Resistenza n. 1 - anno 2007

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Editoriale Le radici della nostra democrazia A l Consiglio nazionale dell’ANPI, che ha tenuto una sessione di lavori il 17 e 18 marzo scorsi a Riccione, e’ stata avanzata ed approvata una proposta politica di solida iniziativa, evitando una concezione puramente difensiva, per sottolineare con forza che nei “valori della Resistenza vi sono le radici e il futuro della democrazia italiana ed europea”. Vecchi partigiani e giovani (che numerosi, questi ultimi, si iscrivono all’ANPI) avvertono con preoccupazione i segni di una crisi politica e di identita’, che vede manipolazioni e cancellazioni della memoria della Resistenza e dei principi e valori della Costituzione repubblicana. La grande vittoria del referendum che ha respinto – nel giugno 2006 – la cancellazione di inalienabili diritti costituzionali, ha messo in evidenza che vi sono partiti politici sempre piu’ lontani dal sentire popolare, il quale invece vede nella Costituzione, nel diritto al lavoro, nella giustizia sociale, nella previdenza, nell’istruzione pubblica e laica, nell’ eguaglianza e nella pace, i fondamentali di un futuro piu’ giusto e libero. U na lunga carrellata, ma non di corsa, nelle 165 pagine del libro- catalogo della mostra che, in novembre 2006, l’ANPI Provinciale, la Cineteca, la Segreteria generale dell’Archivio Storico e il Comune di Bologna hanno dedicato al 60° anniversa- rio del conferimento alla nostra città della Medaglia d’Oro al Valor Militare. Ad appuntare il massimo simbolo nel gonfa- lone comunale (seconda medaglia dopo quella del 1898 col titolo di “città bene- merita” del Risorgimento e ultimamente, sempre d’oro, al “valor civile” per come ha saputo affrontare la strage del 2 agosto 1980 alla stazione FS) fu, sessant’anni fa, il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola. Avvenne il 24 novembre 1946 con una memoriabile manifestazione in Piazza Maggiore con la partecipazione di cittadi- ni, Forze Armate, formazioni partigiane ancora con le uniformi dell’anno prima che salutarono la vittoria. E nella stessa giorna- ta venne celebrata, sui luoghi stessi in cui Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno V - Numero 1 - Aprile 2007 Vittoria sul nazifascismo Bologna, 21 Aprile 1945. L’accoglienza entusiasta delle Forze Armate italiane in Via Rizzoli sotto le due Torri e delle truppe Alleate. Enrico Gualandi Presidente vicario ANPI Bologna, membro della Segreteria nazionale > segue a pag. 8 > segue a pag. 8 Libro-catalogo su “Bologna città partigiana” Una medaglia d’oro al V. M. costata venti mesi di lotta

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno V - Numero 1 - Aprile 2007

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Editor ia le

Le radicidella nostrademocrazia

Al Consiglio nazionaledell’ANPI, che ha tenuto unasessione di lavori il 17 e 18

marzo scorsi a Riccione, e’ stata avanzataed approvata una proposta politica disolida iniziativa, evitando una concezionepuramente difensiva, per sottolineare conforza che nei “valori della Resistenza visono le radici e il futuro della democraziaitaliana ed europea”.Vecchi partigiani e giovani (che numerosi,questi ultimi, si iscrivono all’ANPI)avvertono con preoccupazione i segni di unacrisi politica e di identita’, che vedemanipolazioni e cancellazioni dellamemoria della Resistenza e dei principi evalori della Costituzione repubblicana.La grande vittoria del referendum che harespinto – nel giugno 2006 – lacancellazione di inalienabili diritticostituzionali, ha messo in evidenza che visono partiti politici sempre piu’ lontani dalsentire popolare, il quale invece vede nellaCostituzione, nel diritto al lavoro, nellagiustizia sociale, nella previdenza,nell’istruzione pubblica e laica, nell’eguaglianza e nella pace, i fondamentalidi un futuro piu’ giusto e libero.

Una lunga carrellata, ma non dicorsa, nelle 165 pagine del libro-catalogo della mostra che, in

novembre 2006, l’ANPI Provinciale, laCineteca, la Segreteria generaledell’Archivio Storico e il Comune diBologna hanno dedicato al 60° anniversa-rio del conferimento alla nostra città dellaMedaglia d’Oro al Valor Militare. Adappuntare il massimo simbolo nel gonfa-lone comunale (seconda medaglia dopoquella del 1898 col titolo di “città bene-merita” del Risorgimento e ultimamente,

sempre d’oro, al “valor civile” per come hasaputo affrontare la strage del 2 agosto1980 alla stazione FS) fu, sessant’anni fa, ilPresidente della Repubblica Enrico DeNicola. Avvenne il 24 novembre 1946 conuna memoriabile manifestazione in PiazzaMaggiore con la partecipazione di cittadi-ni, Forze Armate, formazioni partigianeancora con le uniformi dell’anno prima chesalutarono la vittoria. E nella stessa giorna-ta venne celebrata, sui luoghi stessi in cui

Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno V - Numero 1 - Aprile 2007

Vittoria sul nazifascismo

Bologna, 21 Aprile 1945. L’accoglienza entusiasta delle Forze Armate italiane in Via Rizzoli sotto le due Torri e delle truppe Alleate.

Enrico GualandiPresidente vicario ANPI Bologna,membro della Segreteria nazionale

> segue a pag. 8 > segue a pag. 8

Libro-catalogo su “Bologna città partigiana”

Una medaglia d’oro al V. M.costata venti mesi di lotta

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Organizzate dal Comitato provincialedella Resistenza della lotta di liberazione,così manifestazioni celebrative con ilseguente programma:

Sabato 21 aprile• Palazzo d’Accursio (Cappella Farnese),

ore 9.30, incontro di conoscenza sulruolo del Servizio sanitario durante lalotta di liberazione a Bologna; presiedeGianni Sofri, presidente del Consigliocomunale di Bologna. Introduzione diWilliam Michelini, presidentedell’Anpi provinciale. Interventi diMauro Maggiorani, direttore Isrebo, suBologna 1943-45; Simona Salustri,Isrebo, su La geografia del sostegnosanitario alla Resistenza; Roberta Mira,Isrebo, su Il contributo dei medici eparamedici.

• Chiesa di Santo Stefano, ore 9.30, depo-sizione di corone al lapidarium deicaduti, con picchetto militare

• Piazza Maggiore, ore 19.30, concertocon la partecipazione di Macaco(Spagna), Offlage disco pax, GiancarloFrigieri

Mercoledì 25 aprile• Piazza Nettuno, ore 10.30, alzabandie-

ra con picchetto militare e deposizionedi corone cui seguirà la celebrazioneufficiale: oratore Vasco Errani, presi-dente della Regione Emilia-Romagna

• Provincia di Bologna – via Zamboni13, ore 12, ricevimento delle rappresen-tanze dell’antifascismo

• Giardino di Porta Saragozza, ore 12,omaggio alla memoria delle personeomosessuali trucidate nei campi di ster-minio nazisti.

• Piazza Maggiore, ore 15, concerto dibande musicali

• Piazza Nettuno, ore 19, ammaina ban-diera

Nell’ambito delle legittime rico-struzioni revisioniste della sto-ria, non ci lasciano indifferenti

formulate con lo specifico intendimentodi mettere in discussione e di negare ilvalore militare, politico e morale dellalotta di liberazione condotta dai partigia-ni italiani.Esemplare per gettare fango sullaResistenza è stata ed è ancora la vicendadell’attentato patriottico di via Rasella inuna Roma presunta “città aperta”, occu-pata militarmente dai nazisti e il conse-guente massacro delle Fosse Ardeatine,ordinato da Hitler.Per la chiarezza e la verità sugli oltre 100eccidi di Marzabotto avvenuti nell’autun-no del 1944, è risultata provvidenziale, perquanto occasionale, l’apertura degli “arma-di della vergogna” e quindi la lettura degliarchivi in essi rinchiusi per decenni.

Ciò ha permesso, attraverso un processocelebrato dal tribunale militare di LaSpezia, di redigere la relativa sentenzaemessa il 3 gennaio 2007, dalla quale risul-tano inequivocabilmente smentiti tutticoloro che sono stati coinvolti e sono tutto-ra impegnati ad indicare nei partigiani laresponsabilità di essere stati causa dei mas-sacri del 1944 a Marzabotto e dintorni.Non solo. Dall’immediato dopoguerrasulla morale di Mario Musolesi, coman-dante della Brigata “Stella Rossa” , sonorincorse le più false ricostruzioni. Lemotivazioni della sentenza che il 13 gen-naio scorso ha condannato all’ergastolo 10SS, sono esplicite al riguardo: MarioMusolesi non fu ucciso da alcuno dei“suoi” partigiani, come ha narrato il par-roco di Sasso Marconi don Dario Zanini,dopo essersi recato da Padre Pio per avereinutilmente conferma del delitto com-

piuto e del nome dell’esecutore – ovvia-mente un capo partigiano (vedi DarioZanini, Marzabotto e dintorni, 1944).Il “Lupo” (Mario Musolesi) cadde il 29settembre 1994 – il primo giorno in cuipersero la vita circa 750 persone in unoscontro a fuoco con il portaordini di JosefBauman, comandante della Prima com-pagnia del Battaglione Reder e fra i diecicomandanti dell’ergastolo.Bauman riportava l’episodio già nel suolibro di memorie “Allo stesso passo” e loaveva confermato al processo a Redertenutosi a Bologna nel 1957.

Con la sentenza, insieme alla pena dell’er-gastolo, si condannarono gli imputati alpagamento di una provvisionale pari a 12milioni, circa 11 mila euro, per ognifamiliare delle vittime dagli avvocatiAndrea Speranzone e Manrico Sonetti, 50mila euro per Regione Emilia Romagna,Provincia di Bologna, Comuni diMarzabotto, Monzuno e Grizzana dallegale Giuseppe Giampaolo per laPresidenza del Consiglio.I legali di parte civile non si fermaronoqui. Lo hanno ribadito sabato 7 novembrenella sala del Consiglio Comunale diMarzabotto con la partecipazione di oltre200 familiari dei caduti.Sessantatre anni di attesa per otteneregiustizia hanno prodotto ben più dannidi quelli liquidati dalla sentenza del 13gennaio 2007.

E. A. ■

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Il processo del Tribunale Militare di La Spezia

Una volta per tutte la verità su MarzabottoLe motivazioni indicano nella ferocia delle SS naziste laresponsabilità del massacro di inermi abitanti. Ha un nomel’uccisore di Mario Musolesi, capo della brigata Stella Rossa: è il tedesco Josef Bauman. Fine delle ignobili speculazioni.

Si festeggia la Liberazione

GOVERNO DELLA CITTÀ

La concorde azione dei partiti politici chedurante l’occupazione nazifascista avevaanimato la Resistenza rese possibile già nellostesso giorno della liberazione di dare vita algoverno dei gangli vitali della città.Ingentissimi i problemi, soprattutto concer-nenti il rifornimento dei generi alimentari,la salute della popolazione, un tetto per isinistrati, i servizi pubblici. Il Comitato diliberazione nazionale, a firma del presiden-te Antonio Zoccoli (Partito liberale) e delsegretario Verenin Grazia (Partito sociali-sta) emanò il decreto di nomina nella caricadi prefetto Gianguido Borghese (Partitosocialista), questore Romolo Trauzzi(Partito d’Azione), Giorgio Melloni(Democrazia Cristiana) presidente dellaDeputazione provinciale, MassimilianoAlberini Quaranta (Partito liberale) presi-dente della Commissione economica regionale– poi Camera di commercio. ■

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Sette giorni di quel-la straordinaria pri-mavera del 1945

combattendo da Faenzaa Bologna. Così il per-corso della “Brigatapatrioti Maiella” duran-te l’offensiva finaled’aprile che, scardinatoil dispositivo tedescolungo il torrente Senio,dalle colline dell’Adriatico, aveva come obiet-tivo primario la città capoluogo emiliana.Le operazioni su vasta scala iniziarono il gior-no 10, precedute da terrificanti bombarda-menti aerei e d’artiglieria; componevano l’8°Armata inglese soldati di continente: neoze-landesi, canadesi, sudafricani, indiani, nepale-si, polacchi, reparti greci ed ebraici. E, perorgoglio del rinato esercito italiano di libera-zione, i Gruppi di combattimento “Friuli” e“Cremona”, in quest’ultimo incorporati i par-tigiani romagnoli di Bulow e delle altre bri-gate emiliane ( 36°, 62°, “Stella Rossa”), fio-rentine e romane. Nonché i volontari abruzze-si della Maiella, protagonisti tra il 1 e il 6dicembre 1944 della liberazione diBrisighella. Questa formazione (un migliaiodi uomini) ricevette a Faenza l’ordine dientrare in campo il giorno 14 aprile 1945 diprimo pomeriggio con l’intera dotazione diautoblindo, armi pesanti e individuali, veico-li ausiliari per il trasporto munizioni e viveri,ambulanze della sanità, cucine da campo. Leavanguardie dovevano farsela coi gruppi tede-schi di contenimento, il loro cannoneggia-mento, con le mine, con i corsi d’acqua priva-ti dei ponti fatti saltare dai guastatori.Gli ultimi combattimenti prima di Bolognaavvennero a Idice e Villa Marescotti, poi allaMaiella, già in vista di Bologna, a San Lazzarodi Savena, fu imposto l’alt per lasciare il passoalla divisione polacca “Kressowa”, la quale intal modo per prima entrò in città. Anche gliabruzzesi provarono l’amarezza subita da altrireparti italiani scesi combattendo dalSanterno, dall’Idice, dal Savena ma “incom-

prensibilmente” frenati dagli strateghi politi-ci alleati.Calorosissimo fu peraltro il premio loro serba-to dai bolognesi quando entrarono dalle porteMaggiore e Santo Stefano per sfociare in viaRizzoli e in piazza, vedendo sulle divise i sim-boli e i colori italiani. Un titolo di onore aivolontari abruzzesi venne riconosciuto quan-do il vice comandante Domenico Troilo vennechiamato a salire in Palazzo d’Accursio, doveil governo militare alleato incontrava laGiunta comunale del sindaco Dozza già inse-diata per nomina del CLN e del CUMER.

La “banda Maiella” (questo il nome in origi-ne), era formata da gruppi di “ribelli”, giova-ni dei paesi e dei borghi che , per sottrarsi allachiamata alle armi del governo fantoccio

repubblichino,, si eranodati alla macchia sullemontagne. Da qui iprimi scontri a fuoco e lesanguinose rappresaglienazifasciste. A darecompattezza alla forzaspontanea nell’autunno-inverno 1943, fu unavvocato, Ettore Toilo(divenuto prefetto di

Milano dopo la liberazione, poi, iniziata la“guerra fredda”, rimosso perché emanazionedella Resistenza), il quale riuscì inoltre adottenere dagli alleati la possibilità di far vive-re al Maiella come brigata combattente conun sostanziale ruolo autonomo, quadri diri-genti propri, seppure nell’ambito dell’8°Armata britannica.L’itinerario della Brigata si è dispiegato lungole colline dell’Abruzzo settentrionale, delleMarche, di Romagna, del Bolognese, irroran-dolo col sangue di 55 caduti e di 131 feriti, dicui 36 mutilati.Le tappe significative: Civitella, Selva,Pizzoferrato, Lama, Cingoli, Poggio SanMarcello, Montecarotto, Pesaro, MonteCastellaccio, Brisighella, Monte Mauro,Monte della Volpe, Bologna, Asiago.Dopo la liberazione di Bologna, un contin-gente ha proseguito l’avanzata fino adAsiago, mentre il grosso è rifluito a CastelSan Pietro dell’Emilia (oggi Terme) per ilriposo. A metà luglio la “Brigata patriotiMaiella” è tornata a Brisighella per accomia-tarsi dalla popolazione del paese da essa libe-rato a prezzo di aspri combattimenti. È statoun incontro di intensa commozione poichéha coinciso anche con la cerimonia di sciogli-mento della Brigata.A testimonianza dei valori e dei sacrifici pro-fusi durante la lotta di liberazione, allaBrigata è stata conferita la medaglia d’oro alValor militare, ed ai suoi uomini 15 meda-glie d’argento, 43 di bronzo, 144 croci diguerra.

R. B. ■

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Le tappe del martirio

“Nulla più temevano, più nulla aveva-no da perdere”: così è stato scritto deigiovani patrioti della Brigata Maiella,che, partiti dall’Abruzzo, giunsero,combattendo al fianco dell’8° Armatainglese, a Bologna, anch’essi accoltinel largo abbraccio della popolazione.Li aveva spinti a continuare la lotta,

pur essendo la loro terra già liberata, lavolontà di contribuire alla totaledistruzione della macchina disumanadel nazifascismo.Questa la sintesi dei massacri compiu-ti dagli alpenjager tedeschi nell’area incui si formarono le prime bande abruz-zesi: Torricella Peligna, paese di 3000abitanti, 100 civili uccisi;Pietrapensieri, zona di Roccaraso,massacrati tutti in un sol giorno tuttii 130 bambini, vecchi, donne uominidella frazione; passati per le armi a

Sant’Agata 40 contadini abitanti; incontrada La Riga eccidio di 12 perso-ne. E ancora: Lama e Torricella distrut-te con l’esplosivo e col fuoco all’80%;per il 95% abbattute le case di CivitaLuparella.Ma non solo: la furia teutonica si con-sumò in stupri, razzie di bestiame,devastazione di coltivi e boschi perprivare i sopravvissuti di ogni possibi-lità di vita.Pagine di storia terribile e non suffi-cientemente conosciute. ■

UN PARCO PER IL RICORDO

Il parco attrezzato per il servizio del nuovoinsediamento abitativo delimitato dalle vieVladimir Ilic Lenin, Barbacci e KarlMarx (Quartiere Savena) viene dedicatoalla Brigata patrioti Maiella. Lo scopri-mento della targa avviene il 20 aprile alleore 18, con la partecipazione del sindacoSergio Cofferati, consiglieri del Savena, unadelegazione della Fondazione BrugataMaiella, cittadini, nonché della sezioneANPI e i rappresentanti delle associazionidemocratiche.

“Brigata patrioti Maiella”

I volontari abruzzesi alla liberazione di Bologna

Dalle bande spontanee di “ribelli” alla formazione compatta di combattenti al fianco del 8° Armata inglese

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Il 21 aprile 1945 bersaglieri e fantiitaliani participarono alla libera-zione di Bologna: la popolazione li

accolse in delirio. Essi avevano nelcuore e nelle menti un brano di storiadel nostro paese.Tardite dalla monarchia e dagli alticomandi, sottoposte al violentissimoattacco degli “alleati” tedeschi, leForze Armate italiane hanno subitonel territorio nazionale e oltre i confi-ni una sorte mai conosciuta prima. Èaccaduto l’8 settembre 1943. Ma alcrollo dell’intera impalcatura militaree al dissolvimento hanno reagito, sep-pur con esito sfortunato, importantiunità con decisioni autonome.Vanno ricordati sempre, anche per ilvalore simbolico, gli episodi della ten-tata difesa di Roma e di Cefalonia conle altre isole dell’Egeo e nei Balcani; inEmilia si ebbero aspri combattimentia Piacenza e Parma. Solo nei primi duegiorni, come è documentato dalMinistero della Difesa, ben 3000 mili-tari di tutte le armi caddero nell’Italiainvasa dai tedeschi, in Grecia, inJugoslavia, in corsica. Altre migliaiavennero falciati per rappresaglia inquelli seguenti.Contingenti di nostri soldati e ufficia-li, reso impossibile il reintro in patria,presero posto in Albania e inJugoslavia nelle file della Resistenza inquei paesi. Consistente il fatto jugosla-vo, dove dallo scioglimento delleDivisioni “Venezia” e “Taurinense”venne costituita il 2 dicembre 1943 aPljevlja, in Montenegro, la Divisioneitaliana “Garibaldi” che venne inseritacome Unità dell’Esercito Italianonell’Esercito popolare di liberazione

jugoslavo, mantenendo i propri quadridi comando. Essa rientrò nell’Italialiberata nel febbraio 1945. Pressochèintegri i reparti dislocati in Sardegna

(la sola defezione quella di un batta-glione di paracadutisti della“Nembo”, il XII, che seguì i tedeschiin Corsica), i quali saranno subito nellenuove Forze Armate combattenti sulfronte italiano.Un capitolo di altissimo significato èquello dei nostri militari fatti prigio-nieir dai tedeschi nei giorni infaustidel settembre 1943. Trasportati neicampi di concentramento inGermania, Austria, Polonia e classifi-cati con la qualifica di “internati” oltre600.000, furono presto sottoposti aduna pressante azione, con un misto direstrizioni nel regime di vita e di pro-

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I Gruppi di combattimento del nuovo esercito il 21Aprile 1945 a Bologna

Sorpresa! Quei liberatori parlavano in italianoFanti e bersaglieri (ingiustamente fermati alle porte della città)riscattarono l’amore nazionale dopo il tradiimento dell’8 settembre.Una lunga storia di sacrifici e di sangue

I paracadutisti della “Nembo”lanciati alle spalle dei tedeschi

Nella notte precedente la liberazione di Bologna,tra il 20 e il 21 aprile, partivano da un aeroportodella Toscana 14 aerei da trasporto americanoDouglas Dakota, carichi di paracadutisti italiani- Missione Harring - destinati a sabotare puntistrategici nelle retrovie dei tedeschi in ritirata sullestrade della pianura verso il Po. Tra di essi vi eranoquelli del I Squadrone da ricognizione della“Folgore” e un centinaio di uomini della “Nembo”,che, schierati fino a poche settimane prima a CasolaValsenio, avevano accettato volontariamente di farparte della rischiosissima impresa. Dalla localitàromagnola erano stati trasportati a RosignanoMarittima, presso Livorno, per il necessario adde-stramento.La ricerca dei luoghi per i lanci fu non poco compli-cata e comportò molte ore di volo. La “semina” dei

paracadutisti toccò terra a Sant’Agostino, PoggioRenatico e Mirabello nel Ferrarese, Mirandola inprovincia di Modena, Poggio Rusco e Revere nelMantovano. Dieci uomini della pattuglia “O” ven-nero lanciati in territorio di San Pietro in Casale,estremo nord della provincia di Bologna. I tedeschise ne accorsero e aprirono il fuoco quando ancora gliitaliani erano in aria, alcuni furono colpiti amorte, il maggior numero riuscì ad atterrare edingaggiò il combattimento. In questa fase due para-cadutisti rimasero uccisi, uno dei quali, poco menoche diciannovenne, abruzzese di Pizzoferrato(Chieti), era stato nella “Banda partigiani dellaMaiella” e con il passaggio del fronte aveva insi-stentemente chiesto di essere accolto tra i paracaduti-siti della “Folgore”.Gli altri riuscirono a salvarsi grazie alla prontacollaborazione di contadini, i quali li aiutarono atrovare rifugio e salvezza nelle aree palustri dellazona, base della 2^ Brigata Sap “Paolo”.

I due volti della città.

In via Rizzoli, a sinistra, le masserizierecuperate dalla casa bombardata.

Sopra: bersaglieri del “Legnano” in piazzaMaggiore.

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paganda nazifascista, per indurli adarruolarsi nei ranghi della Repubblicadi Salò, per avere in cambio il ritornoa casa, a patto di firmare il seguentetesto: “Aderisco all’idea repubblicanadell’Italia repubblicana fascista e midichiaro volontariamente pronto acombattere con le armi nel costituen-do nuovo esercito italiano del Ducesenza riserve, anche sotto il comandosupremo tedesco, contro il comunenemico dell’Italia repubblicana fasci-sta del Duce e del Grande ReichGermanico”.Una minimissima parte cedette alleprofferte. La quasi totalità dei deporta-ti tenne alti la dignità e l’onore,pagando la scelta con venti mesi difame, freddo, malattie che causaronoattorno ai 40.000 morti.

Nell’Italia meridionale già liberatainiziò la ripresa al fianco delle potenzealleate. Già il 16 ottobre 1943, vale adire appena poco più di un mese dopoil tracollo, il nostro paese ottenne ilriconoscimento di “cobelligerante”,previa dichiarazioen di guerra allaGermania ed all’impiego di risorse inuomini e mezzi nello sforzo bellico., lequali consistevano, all’epoca, nel I rag-gruppamento Motorizzato, costituitouna ventina di giorni prima (27 set-tembre 1943, San Pietro Vernoticopresso Lecce) con reparti delleDivisioni “Legano”, “Mantova”,“Piceno” e del 51° Corpo d’Armata; inquel 65% della Marina Militare cheera riuscita a raggiungere le basi allea-te nel Mediterraneo (5 corazzate, 9incrociatori, 11 cacciatorpediniere, 22torpediniere, 19 corvette, 37 sommer-gibili) a prezzo di dure perdite sotto ibombardamenti tedeschi. Altri naviglisi erano autoaffondati o sabotati dagliequipaggi; nei 246 velivolidell’Aeronautica Militare che affluiro-no in Puglia, Sicilia, Sardegna con2000 uomini, oltre ai carabinieri,guardie di Finanza, personale dellaCroce rossa militarizzata. Tutti questisegmenti hanno concorso a dare spes-sore alle nuove Forze Armate di libera-zione sia nelle operazioni belliche che

di supporto. Nei venti mesi successivifurono 47.000 i caduti al fronte duran-te la risalita della penisola.Il I raggruppamento Motorizzato ebbeil durissimo, sanguinoso battesimo delfuoco il 6 dicembre 1943 aMontelungo, nel Garigliano. Seguì lasua evoluzione iin Corpo Italiano diLiberazione, che nell’estate del 1944concorse a sospingere i tedeschi alMetauro nelle Marche e a portarsi aridosso della Linea Gotica,dall’Adriatico alla catena appenninica.Il 31 luglio 1944 in vista della ipotiz-zata fase risolutiva della guerra inItalia - che si sarebbe invece concretiz-zata solo alla fine dell’inverno, dopo lalunga stagione delle operazioni su

vasta scala – il CIL venne ristrutturatoin Gruppi di Combattimento, ciascu-no di 9500 uomini comprendenti fan-teria, artiglieria, genio, sanità, logisti-ca, officina. Nel marzo 1945 erano cosìdislocati: nello scacchiere della 5^Armata americana, il “Legnano” sulfronte montano dell’Idice e il“Folgore” su quello del Santerno; inquello dell’8^ Armata britannica sulfronte del Senio, con il “Friuli”nel-l’area collinare a sud della via Emilia eil “Cremona” in quella di pianura.Nei reparti militari italiani eranoentrati a far parte a tutti gli effetti,specie nel “Cremona” e nel “Legnano”,i partigiani di varie provincie e regio-ni (tra cui quelli delle BrigateGaribaldi 36^ e 62^, della “StellaRossa”, composte soprattutto da bolo-

gnesi e imolesi, nonchè i ravennatidella 28^ Bulow), una volta superatele sospettose tergiversazioni politichedei comandi alleati e l’ostilità di talu-ni ambienti militari legati alla castamonarchica.L’offensiva finale scattò il 10 aprile sulfronte dell’8^ Armata sull’intera lineadel Senio, dopo una preparazione(“allucinante”, ha scritto in un suosaggio il generale Franco Barbolini,allora giovane ufficiale del “Friuli”)con 36 ore di fuoco di artiglieria e di1600 aerei da bombardamento. I fantidel “Cremona” furono i primi a varca-re i munitissimi argini del torrente adAlfonsine, sviluppando l’offensiva conle altre forze sulla direttrice veneta. Il“Friuli” mosse in collina davanti aRiolo Terme; il “Folgore” scese ilSanterno da Tossignano. Entrambi idue gruppi, in colonne separate maparallele, si aprirono la strada perBologna combattendo duramente perdieci giorni attraverso i rilievi a montedella via Emilia. Il giorno 14 entrò inmovimento anche il fronte americanolungo la nazionale della Futa-Raticosa,partendo da Livergnano a MonteAdone e dalla media valle dell’Idice,virando in quelle dello Zena e delSavena. Ancora dall’Appennino gliamericani in due direttrici: la valle delLavino - tagliate la Bazzanese e la viaEmilia - con obiettivo il Po ad Ostigliae un itinerario pedemontano verso lecittà emiliane al nord.I Gruppi di combattimento italianidovettero affrontare la micidiale resi-stenza tedesca a Casalecchio dei Conti eal torrente Gaiaina in territorio diCastel San Pietro, vinta dopo diversigiorni anche corpo a corpo, a prezzo dimolte vite umane. Sulle alture diMonterenzio, alla parrochhia Vignale,caddero 20 assaltatori della “Legnano”.Infine Bologna, nella mattina del 21aprile (dopo una forzata sosta ordinataper far passare altre truppe alleate)l’ingresso in Bologna dalle porteMaggiore e Santo Stefano e l’entusia-stica accoglienza dei cittadini, unendoin un unico caldo abbraccio soldati epartigiani. ■

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Bologna, 21 aprile 1945.L’ingresso in città della Brigata patrioti

Maiella in Via Mazzini

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Già da un paio di anni, ma conforma ufficiale dall’inizio di que-sto anno 2007, aggiornando il

proprio statuto, l’Associazione nazionalepartigiani d’Italia (ANPI) ha aperto le suesedi a tutti i democratici chiamando inparticolare a sé le nuove generazioni perproseguire insieme quel pacifico percorsoche porti ad una compiuta e concretaapplicazione la Costituzione repubblicana.A Bologna una decina di ragazze e ragazzifanno parte del Consiglio direttivo provin-ciale. L’ANPI, nata nel giugno 1944 in pienosvolgimento di guerra di liberazione nel cen-tro nord occupato, in questi trascorsi lunghianni ha fondato la proprio saldezza nei prin-cipi di libertà, del diritto e della pace. L’impegno continuo della nostra associa-zione, è stato da sempre per la difesa degliideali antifascisti e contro ogni tentazione(anche mascherata) di sopraffazione, tenta-tivi di golpe, ha fronteggiato l’azione ter-

roristica e stragista, così come i folli pro-positi di lotta armata, tutti tesi ad annul-lare le istituzioni e le funzioni democrati-che nate dalla Resistenza e sancite dallaCarta Costituzionale.Antifascismo significa attribuzione disovranità al popolo che la esplicitamediante il Parlamento, e la centralità delParlamento (parole del Presidente LuigiScalfaro) è il presupposto imprescindibiledella Costituzione repubblicana.L’Italia di questo nuovo millennio non èesente dai pericoli che si rivelano di conti-nuo se scema lo spirito ereditato dall’anti-fascismo in taluni settori della società e da

un voluto e falso revisionismo storico, checon evidente strumentalità ha il fine disporcare la Resistenza e sminuire, se nonvanificare, le terribili e non dimenticabilicolpe di un fascismo che precipitò l’Italianella catastrofe della miseria, della morte edell’infamia. Tutto ciò è seria fonte di pericolo per la sicu-rezza e la pacifica coesistenza di questo paese. Alla vigilia di questo sessantaduesimoanniversario del 25 Aprile, come partigia-ni facciamo appello ai giovani e ai demo-cratici di tutte le correnti politiche o diopinione, o di associazioni della vita civilecui sta a cuore la democrazia e la conviven-za nel pieno dei propri diritti costituziona-li, di essere vicini alla nostra Associazioneper vivere insieme la battaglia democrati-ca e pacifica che realizzi i valori di libertà,che sono propri della Carta Costituzionaleitaliana.

Ermenegildo Bugni■

Un tam tam della memoria perrestituire al ricordo della città iragazzi e le ragazze che persero la

vita nei giorni della Resistenza a Bologna.Avete foto, immagini dei partigiani bolo-gnesi? Inviatecele: saranno pubblicate econtribuiranno ad arricchire l’archivio delMuseo della Resistenza, aperto al pubbliconelle sale di via S. Isaia 18.

Un tam tam della memoria per restituireal ricordo della città i ragazzi e le ragazzeche persero la vita nei giorni dellaResistenza in città e provincia. L’iniziativanasce da un’idea di Mauro Felicori, respon-sabile delle nuove istituzioni museali delComune di Bologna, che vuole unire lacapacità di fare memoria collettiva con inuovi orizzonti dati dalla tecnologia.L’obiettivo è quindi quello di chiamare aduna raccolta il più ampia possibile, di fotoe immagini dei partigiani bolognesi. Perfarlo servirà l’aiuto di parenti e amici deglistessi che, se vorranno, potranno mettere adisposizione le foto dei propri cari, andan-dole a cercare nei cassetti dove, certamen-te con amore, le hanno conservate in que-sti oltre 60 anni.Unire immagini di giovani a passeggio perle vie di Bologna, di ragazze ad una gita,di operai davanti al cancello di una fabbri-ca, risalenti anche a soli pochi mesi primadei terribili giorni dell’occupazione tede-

sca e fascista, vuole essere un modo perdare uno spessore umano alle storie deicombattenti nelle brigate partigiane. La raccolta delle immagini dei caduti aBologna è un rito antico: iniziarono lemadri e le sorelle dei partigiani nei giorniimmediatamente dopo la Liberazione,apponendo le foto sul muro di piazzaNettuno (luogo della fucilazione da partedella brigata nera fascista che con tragicodileggio definì “posto di ristoro per gappi-sti”), dove ora c’è la grande vetrata dedica-ta al Sacrario.La famiglia di Amos Facchini nel 1932Oggi è già possibile, basta un click sul sito

www.certosadibologna.it, conoscere volti ebiografie dei caduti sul sito ma ad esse sivuole aggiungere altre immagini. Dagliuffici di via Oberdan si fa quindi un appel-lo a questa ricostruzione della memoriache sarà anche un modo per ritrovare scor-ci e situazioni della Bologna tra gli anni‘20 e ‘30, quando i partigiani erano bam-bini e ragazzi tra scuola e amici. La ricercaè naturalmente estesa a tutti i Comunidella provincia di Bologna, dove fu moltoforte il movimento partigiano.

La raccolta delle foto e dei documenti e laloro digitalizzazione si svolgono all´IstitutoParri, via Sant´Isaia 18, il martedì e il gio-vedì dalle 15.30 alle 18.30, e il venerdìdalle 9.30 alle 12.30. Info: 0513397211(telefono), 0513397272 (fax).

A. S. ■

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Appello ANPIai giovani:

venite con noi!

Il tam tam della memoria,le vostre foto dei partigiani

COME SI TROVÒ BOLOGNA

L’eredità lasciata dai vent’anni di fascismo edei cinque di guerra comprensivi dei venti mesidi tallone nazista fu terribile, ben comprensi-bile quindi l’entusiasmo dei bolognesi quel 21aprile 1945. Lutti e distruzioni: Bolognaaveva subito 32 pesanti bombardamenti (94le incursioni in complesso), con in totale 2481morti e 2074 feriti. Ingenti le distruzioni delpatrimonio storico, delle strutture civili, degliedifici d’abitazione (1300 case distrutte,8000 danneggiate), dell’apparato industria-le (su 1271 aziende ben 468 inattive, 340parzialmente attive).

L’afflusso in città di persone delle zone monta-ne del fronte e delle retrovie, nonché della cam-pagna determinò una crescita esplosiva di abi-tanti: mezzo milione rispetto alla media di318 mila anteguerra (ed ai 200 mila dellaprima metà del 1944 quando si verificò ilfenomeno dello sfollamento in campagna cau-sato dai bombardamenti). I possidenti terrieridi Bologna fecero arrivare i contadini e bestia-me (stalle divennero androni e piani nobili deipalazzi senatoriali, i giardini interni e spiaz-zi pubblici depositi di letame) con grave nocu-mento per l’igiene della città. ■

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Già all’indomani dell’armistiziodell’8 settembre 1943 in CasermeRosse di Bologna vennero concen-

trati i militari italiani rastrellati dai tede-schi prima della deportazione inGermania.I soldati che cercavano di tornare a casavenivano catturati alla stazione ferroviariadi Bologna Centrale, nel momento in cuiscendevano dai treni. Successivamentequesti uomini, scortati da tedeschi e fasci-sti, venivano condotti a piedi a CasermeRosse, da cui sarebbero partiti a decine dimigliaia per i lager tedeschi, caricati sucarri bestiame piombati nei treni sullalinea di Cintura ferroviaria che scorre apoca distanza.In Caserme Rosse i militari che tentavanodi fuggire erano fatti segno di colpi difucile. Chi non veniva ucciso subito e veni-va catturato, veniva messo al muro e fuci-lato. Lo stesso trattamento era riservato acoloro che davano aiuto a chi voleva tenta-re la fuga. A Caserme Rosse c’era un climadi terrore che veniva brutalmente impostoai militari italiani di ogni arma.Fra i prigionieri di Caserme Rosse transi-tarono anche migliaia di carabinieri, fracui i carabinieri romani, prelevati dai tede-schi dopo che il 6 ottobre 1943 il mare-sciallo Graziani li aveva fatti disarmare.Questo episodio accadde qualche giornoprima del rastrellamento nazista nel ghet-to ebraico di Roma. I carabinieri romanipagarono così la loro indisponibilità al

rastrellamento degli ebrei. I fascisti tradi-rono i carabinieri e li consegnarono disar-mati agli occupanti tedeschi, sapendo chenel breve periodo sarebbero stati deporta-ti.Ai primi del ‘44, terminata la fase delrastrellamento dei militari già in armiall’epoca dell’armistizio, in Caserme Rosseci fu un fortissimo accanimento della“repubblica” fascista di Salò verso i giova-ni in età di leva, in particolare le classi1924-25 che furono richiamate per essereal servizio dell’occupante tedesco. I tede-schi in realtà più che combattenti cercava-no manodopera gratuita da avviare allosfruttamento nel dispositivo di produzionebellica in Germania e nelle campagne, persostituire a costo nullo i militari nazistichiamati alle armi. Praticamente tutti igiovani abili per Salò che giunsero aCaserme Rosse furono destinati al lavoroforzato in Germania, subendo anch’essiuno sfruttamento bestiale e disumano. Chiinvece godeva di minore vigoria fisica e diminore salute era destinato alla Todt, sem-pre come manodopera gratuita da sfrutta-re, per il consolidamento dei sistemi diprotezione passiva tedeschi per rallentare obloccare nella loro avanzata le forze arma-te Alleate.La ricerca affannosa di nuovi deportati perla Germania portò a metà del 1944 airastrellamenti a tappeto prima nelleMarche ed in Toscana, poi a settembre-ottobre in Emilia Romagna. Tutte le stra-

gi nazifasciste erano accompagnate daferoci rastrellamenti verso la popolazionecivile, con i molteplici scopi di fare terrabruciata attorno alla Resistenza, di semi-nare terrore e di raccogliere quanti piùuomini e donne possibile da avviare ai luo-ghi di detenzione e transito, in cui veniva-no selezionati e divisi i prigionieri per laGermania da coloro che sarebbero statiutilizzati nei lavori forzati in Italia. Fraquesti centri di raccolta è ormai certo cheil grande primato negativo, per la nume-rosità dai transiti dall’Italia, spetti aCaserme Rosse. Secondo don GiulioSalmi, che fu cappellano dei rastrellati diCaserme Rosse, nel solo periodo giugno-settembre 1944 essi furono almeno36.000. Il campo cessò l’attività a seguitodel bombardamento aereo americano del12 ottobre 1944. Quel giorno i morti incittà furono 400. Numerosi morti e feritianche a Caserme Rosse, obiettivo di unasquadriglia di bombardieri.A Caserme Rosse solo recentemente è statoindividuato nel muro di recinzione latonord-est il luogo in cui avvenivano le fuci-lazioni: il muro è crivellato di colpi.Quindi non solo selezione e deportazione,ma anche sicuri episodi di eliminazione. Inuna pubblicazione su Caserme Rosse delloscorso febbraio è stato lanciato un appello.L’invito ai rastrellati e deportati diCaserme Rosse ed ai loro familiari è dicomunicarci i loro ricordi. Scriveteci ilvostro nome, indirizzo e telefono ad ANPIBolognina, via di Corticella 145, 40129Bologna, ci metteremo in contatto per lavostra testimonianza.

Armando Sarti Presidente ANPI Bolognina

7 -

Caserme Rosse: c’è ancoraqualcosa da conoscere!

Il generale statunitense Clark, coman-dante della V° Armata americana e dalnovembre 1944 del Gruppo Armate

Alleate in Italia, il 3 maggio 1945 diramòai partigiani italiani il seguente proclama:“Patrioti! Ora che la guerra è finita, sentoil dovere di rivolgere a voi, che con lavostra azione tanto avete contribuito alconseguimento della vittoria, il mio pro-fondo compiacimento.Siete stati degni delle nobili tradizionilasciate in retaggio dai martiri e dagli eroidel Risorgimento Italiano.Avete dato alla causa della civiltà demo-

cratica quanto era in vostro potere. Nonsarà dimenticato”.

Dal canto suo, il colonnello ingleseHewitt, comandante della n.1 SpecialForce - Sezione Italiana, scrisse, tra l’altro,nel rapporto segreto al Quartier generaledelle Forze Alleate: “…il contributo deipartigiani alla vittoria degli Alleati inItalia è stata di grande rilievo e ha di granlungo superato le previsioni più ottimisti-che. Con la forza delle armi hanno contri-buito a sconfiggere la resistenza militare emorale del nemico numericamente molto

superiore a loro. Senza le vittorie dei parti-giani non ci sarebbe stata una vittoriadegli Alleati così totale, in tempi cosìbrevi e così poco dispendiosa in termini divite umane”.Questa è la storia documentata, al di là distrumentalità e puerili invenzioni.

Messaggi dei comandanti americano e inglese

“Partigiani, avete contribuito a battere il nazifascismo”

L’ANPI IN COMUNETra la fine del 1945 e il 24 marzo 1946Bologna ebbe un Consiglio comunale “consulti-vo”, cioè non eletto dai cittadini poiché le primeelezioni vere e proprie si svolsero appunto alcu-ni mesi dopo, nell’anno successivo. Fu una “faseponte”, che consentì di porre mano ai problemiimpellenti della città. Di quel Consiglio feceroparte 80 membri: 10 per ognuno dei 6 partitipolitici, il sindaco i 13 assessori, nonché 6nominati dall’ANPI di Bologna.

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Mentre forze politiche che hannorappresentato un punto fermo per il rispettodei principi costituzionali stannointiepidendo la loro coerenza antifascista,assistiamo ad iniziative apologetiche delfascismo e del nazismo in Italia ed inEuropa; assistiamo all’attacco di un bloccoconservatore che alimenta unqualunquismo anticostituzionale dicontinua aggressione alle istituzionidemocratiche ed ai diritti di cittadinanza.Occorre reagire dando un significato nuovoal 25 aprile, anniversario della

Liberazione; occorre vigilare e proporre unmovimento unitario per il rispetto el’applicazione della Costituzione; occorrefare opera di divulgazione storica e dieducazione civile (ad iniziare dallascuola) in occasione del sessantesimoanniversario dell’Assemblea Costituente;occorre far vivere i Comitati che ricordanole decine di migliaia di partigiani, dimilitari ed alleati che caddero perun’Italia ed un Europa libere edemocratiche.È necessario che i giovani e gli antifascisti,a cui abbiamo aperto le porte dell’ANPI,si approprino di una conoscenza piena ereale di una delle pagine migliori dellastoria italiana e ne facciano vivere i valorinel presente, rinnovando l’intrecciounitario, nazionale e popolare, dellaResistenza, con uno Stato capace dirisvegliare partecipazione democratica edimpegno etico.

E.G.

si svolse, la battaglia di Porta Lame del 7novembre 1944.Dicevamo del libro-catalogo “Bolognacittà partigiana”, a cura di Paola Furlan,Angela Tromellini, Lino “William”Michelini. Un lavoro fatto con estremacura editoriale e precisione nella scelta enella didascalizzazione delle immagini,che vanno a merito dei promotori e deicuratori. Perchè da sfogliare non di corsa?Per l’ottimo motivo che gli occhi del let-tore si trovano davanti 157 fotografie, ingran parte inedite, più piantine dei luoghidi riferimento, manifesti, lettere riprodot-te dagli originali. Il volume è aperto dauno scritto del sindaco Sergio Cofferati etermina con la motivazione che giova sem-pre ricordare. È la seguente: “Città parti-giana fedele alle antiche eroiche tradizioninon volle soggiacere alla prepotenza deltedesco invasore e col sangue purissimo dimigliaia dei suoi figli migliori con le suecase distrutte ed epici diuturni combatti-menti sostenuti con le armi strappate alnemico, fu all’avanguardia dell’imparilotta e nella insurrezione che, nell’albaradiosa dell’aprile 1945, portò la Patriaalla riconquista della sua libertà.”(Settembre 1934 – Aprile 1945)

Suffragano il suddetto testo, riportato sul

marmo di Piazza Nettuno fissato accantoal Sacrario dei Caduti della Resistenza(2052 formelle con fotografie e nomi),queste cifre: partigiani combattenti14.425, di cui 2212 donne; partigiani feri-ti 945; patrioti arrestati 6543; fucilati perrappresaglia 2350; morti nei lager nazisti828.

La prima sezione del libro mostra il qua-dro impressionante delle distruzioni cau-sate adi bombardamenti aerei anglo-ame-ricani (stazione FS, Ospedale Maggiore -all’epoca in via Riva Reno presso l’attualepalasport, Archiginnasio, sede de “Il restodel Carlino”, teatro del Corso, via Lame,Palazzo della Mercanzia), corredate dalmanifesto con l’ubicazione dei rifugi incittà. Poi la sezione dedicata alla vita deicivili nei rifugi, nelle strade (significativala foto di via Rizzoli col carretto contenen-te le povere masserizie di una famigliasinistrata e il carro agricolo colmo diforaggio trainato dai buoi). Seguono fotodei bolognesi che si procurano legna daardere tagliando alberi nei viali e nei par-chi “unicamente di diamento non superio-re ai cm 20”, come impone il Consiglioprovinciale di economia corporativa, pre-via autorizzazione del Comando tedesco.E ancora aspetti della vita grama dei sini-strati, delle file per una ciotola di mine-strone, davanti ai negozi semisguarniti.Crude anche le foto dei posti di bloccotedeschi alle 12 porte delle mura di circon-vallazione (la cosiddetta “sperrzone”, ovve-ro città chiusa). Bellissime le immaginidel capitolo dedicato al giorno della libe-razione con i bolognesi ad accogliere congioia i soldati alleati e italiani, assieme aipartigiani. Seguono quelle dolorose dellanascita del Sacrario di Piazza Nettuno, conmadri, spose, fidanzate e figli che fissano almuro delle fucilazioni le foto dei loro caritrucidati dai fascisti.Siamo ormai al dopo. Ed ecco le pagine deiprimi passi della democrazia: il voto alledonne, le elezioni amministrative, il nuovoConsiglio comunale, la vita che riprende(divertente la partita di calcio giornalisti-attori di teatro), il referendum del 2 giu-gno 1946 che sancì l’avvento della repub-blica (votò il 90,49% dei 231.816 bolo-gnesi aventi diritto: repubblica 67,72%,monarchia 32,26%; su scala provinciale,repubblica al 75,10%). Infine la copiosadocumentazione fotografica della cerimo-nia della Medaglia d’Oro alla città diBologna del 24 novembre 1946, unita aquella celebrativa della battaglia di PortaLame del 7 novembre 1944.L’ultima pagina reca un commosso ricordodello scrittore Luigi Arbizzani, ex parti-giano, che tanta intelligenza e fatica hadedicato all’Anpi bolognese ed alla ricercastorica.Un’opera, dunque, che meritoriamente siè venuta ad aggiungere ai lavori realizzatinel tempo e che si offre alle giovani gene-razioni per far conoscere il costo dellademocrazia e a stimolo per farla vivere eprogredire. ■

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RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax 051.235615Direttore responsabile: Enrico GualandiRegistrazione al Tribunale di Bologna n. 7331 del 9 maggio 2003Stampa: Tipografia Moderna s.r.l., Via deiLapidari 1/2, 40129 BolognaTel. 051.326518 - Fax 051.326689

> segue EDITORIALE da pag. 1

> segue MEDAGLIA D’ORO da pag. 1 SINDACO E GIUNTA

Il Cln regionale Emilia Romagna designò il21 aprile 1945 sindaco di BolognaGiuseppe Dozza, poi confermato dalGoverno militare alleato. La Giunta comunale della liberazione rap-presentativa dei partiti del Cnl fu così com-posta: tre vice sindaci con Mario Forcellini(PdA), Artemio Pergola (Psi), AngeloSenin (Dc). Assessori effettivi: GiovanniBordoni (Psi), Giovanni Bortolotti (Pri),Ersilio Colombini (Pci), DomenicoComandini (Dc), Mario Martini (Pli),Emilio Vivaldi (Pli), Jonio Zuffi (Psi).Supplenti: Giuseppe Beltrame (Pci), PietroValenza (Pri).Il sindaco Dozza, il prefetto Borghese, il pre-sidente Zoccoli salutarono i bolognesi dalbalcone del palazzo d’Accursio pavesato coltricolore e le bandiere degli Alleati.

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