REOADER Magazine N.94 -Dicembre 2015 · RELOADER Magazine -Dicembre 2015 3 Ad ogni modo la cultura...

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  • RELOADER Magazine n. 94 - Dicembre 2015 Via di San Giovanni in Laterano 84 - 00184 Roma www.reloaderitalia.it [email protected] Tel: +39 06 7049.5320 Fax: +39 06 62.27.05.44

    n. 94 - Dicembre 2015 Sommario

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    Storie di riciclo

    Camilla Castaldo: “La carta si trasforma senza mai smettere di sorprendere“

    In Primo Piano

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    RAEE

    La gestione dei rifiuti all’interno di Enti ed imprese      Vito la Forgia

    I nuovi obiettivi di raccolta RAEE secondo il D.Lgs. n. 49/2014              Germano Margiotta                                                                                                          

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    25 Gli Speciali

    Daniele Roscino Avetrani Managing Partner ‐ ecosostenibile.eu Managing Partner ‐ DRAP International 

    I fattori critici di successo dell’impronta ambientale

    Energie r innovabi l i

    Tecnologie innovative per la mobilità elettrica: Autobus elettrici a ricarica istantanea Palma Maranò

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    Economia Circolare e Urban Mining                 Fabio Potenza

    COP21 ‐ Emissioni climalteranti: perché non si parla                di ottimizzazione dei trasporti?                       Paolo Serra 

    Le città più smart d’Italia? Premia la media dimensione!  Palma Maranò 

    Domotica: la casa smart a portata di dito Mirko Turchetti

    Torna il MEETING TRANSPORT & LOGISTICS, in contemporanea con LOGISTIKA Meeting

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    Ambiente e Società

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    Si apre il 2016 che, a quanto ci

    dicono, sarà l’anno della ripresa

    economica per il nostro Paese.

    Speriamo che sia anche l’anno

    in cui ci si potrà avvicinare ai

    possibili traguardi sociali ed

    ambientali, per rendere la

    qualità della nostra vita

    migliore e più giusta.

    Con quest’augurio

    RELOADER saluta

    i suoi lettori.

    Buon Natale !

  • titolo dell'articolo già racconta tut‐to  di  quanto  stiamo,  brevemente, per parlare. Brevemente, si, perché 

    l’argomento è  vasto più  che mai ed ormai se ne parla in tutte le salse ed in tutti i colori (vi  ricordo  che    alcuni  articoli potete  ritro‐varli  andando  a  fare un  salto  sul mio blog www.ambienterifiuti.wordpress.com,  sul quale siete come sempre tutti i benvenuti). Sarà  per  deformazione  professionale,  sarà perché mi  piace  essere preciso  ed  incisivo nel mio  lavoro, ma secondo me  la gestione dei  rifiuti  nelle  nostre  aziende  è  ben  lungi dall'essere corretta e tale da evitare sanzio‐ni di qualche tipo in caso di controllo. Innanzitutto è necessario sottolineare che, a differenza di quanto si crede,  la gestione dei  rifiuti  all’interno  di  enti  ed  imprese,  di qualsiasi  tipo, che non è molto diversa dal 

    fare  la  raccolta  differenziata  in  casa (almeno per i primi passi), passa attraverso due fattori fondamentali: 1) Cultura ambientale del personale; 2)  Conoscenza  delle  normative  ambientali inerenti la corretta gestione dei rifiuti (ecco la vera differenza). La prima  incide  in tutte le nostre azioni quotidiane, dal non gettare il mozzicone di sigaretta per terra, alla sepa‐razione dei rifiuti in casa per poterli avviare ad un corretto recupero (e qui si badi bene non vogliamo parlare di tutto ciò che acca‐de a valle della raccolta differenziata  e del‐le  tante  lamentele  che  spesso  sento:  “Io faccio la differenziata in casa, ma vedo che i netturbini gettano  tutto  in un unico casso‐ne”. Queste sono altre  faccende di cui pri‐ma o poi ci occuperemo per capire se sono leggende metropolitane oppure no). 

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    RAEE

    RELOADER Magazine - Dicembre 2015 3

    Ad ogni modo  la cultura ambientale del per‐sonale è probabilmente  il punto   fondamen‐tale su cui basare una corretta gestione dei rifiuti affinché siano differenziati e riposti nei giusti  contenitori.  Già  perché  è  necessario sapere che a seconda del  tipo di  rifiuto che dobbiamo gestire varia il tipo di contenitore. Per  fare  dei  semplici  esempi,  rifiuti  acidi,  o batterie al piombo, o tubi fluorescenti al ne‐on ecc... hanno un loro specifico contenitore che  impedisce  ad  eventuali  acidi,  liquidi  ed altro di  fuoriuscire  tutelando  l'ambiente cir‐costante e la sicurezza dell'uomo. Non dobbiamo mai dimenticare infatti che la gestione dei rifiuti viaggia spesso di pari pas‐so con la sicurezza sul lavoro e che pertanto questi  non  possono  essere  considerati  due compartimenti stagni, ma il vostro consulen‐te per la gestione dei rifiuti (che possibilmen‐

    te  non  sia  il  conducente  degli  automezzi dell’azienda di  trasporto come  spesso acca‐de) deve collaborare e coordinarsi con  il vo‐stro consulente per la sicurezza sul lavoro. Il secondo punto verte  invece sulla sensibili‐tà  delle  tasche  aziendali,  ossia  se  non  vuoi spendere denaro in sanzioni è bene mettersi in regola con la gestione dei rifiuti. Purtroppo  ad  oggi,  nonostante  la  cultura della gestione del  rifiuto  speciale  si  stia dif‐fondendo, assisto ancora a scene paradossa‐li in cui le aziende gettano i loro rifiuti specia‐li tra i rifiuti urbani arrecando di fatto un dan‐no alla  collettività e  commettendo un  illeci‐to.  Ciò  avviene  a  causa  della  scarsa  cono‐scenze delle norme, e delle disinformazione e purtroppo anche per furbizia di alcuni che credono così di  risparmiare. Tuttavia vi pos‐so garantire che non è così, in quanto duran‐

    La gestione dei rifiuti all’interno di Enti ed imprese  Vito la Forgia, Ambiente & Rifiuti  Consulenza Tecnica per la gestione dei rifiuti

     Il 

    https://ambienterifiuti.wordpress.com/https://ambienterifiuti.wordpress.com/

  • te i controlli la prima domanda che viene po‐sta è come vengono gestiti i rifiuti ed è diffi‐cile  immaginare un’azienda  che  abbia un  li‐bro cespiti, per fare un esempio banale, non abbia  più  le  apparecchiature  elettriche  in carico  e  nessun  documento  con  cui  dimo‐strare  lo  smaltimento.  Idem dicasi per  le a‐ziende  che  gestiscono  imballaggi  e  la  loro gestione, quando giungono a  fine vita è al‐quanto misteriosa ed oscura semplicemente perché  sono  finiti nel contenitore della  rac‐colta urbana. Non  si  è  ancora  compreso  che  durante  la propria attività è  sì vero  che  si  sostengono delle spese nell'acquisto delle materie prime e si ottengono dei ricavi dalla vendita di beni e servizi, ma che  il prezzo di vendita di que‐sti beni prodotti deve contenere al suo inter‐no anche i costi di smaltimento (ossia i costi di  smaltimento  fanno  parte  dei  costi  di un’azienda come può esserlo il commerciali‐

    sta  e  la  fornitura  elettrica  e  che  pertanto questi  costi  devono  essere  coperti  con  la vendita dei propri beni e servizi). Potrà  sembrare  poco  elegante  dirlo ma  la gestione dei  rifiuti, come quella per  la  sicu‐rezza sul lavoro, ha un costo. Ha un costo in termini di gestione operativa: 1.  Caratterizzazione  e  classificazione  dei  ri‐

    fiuti; 2.  Organizzazione  del  deposito  tempora‐

    neo; 3.  Gestione del deposito temporaneo; 4. Registrazioni di carico e scarico rifiuti; 5.  Controllo della validità delle autorizzazio‐

    ni dei fornitori; 6. Compilazione  del  formulari  di  identifica‐

    zione rifiuti; 7.  Gestione  del  SISTRI  (finché  sarà  in  vita 

    …); 8. Presentazione del MUD. Quanti di voi  lettori,  leggendo questo breve 

    5 6 RELOADER Magazine - Dicembre 2015 RELOADER Magazine - Dicembre 2015

    elenco, è convinto di svolgere correttamen‐te tutti i passaggi? Siete  certi  che  la  vostra  gestione  dei  rifiuti sia corretta? Come vedete gli adempimenti sono  tanti, e questi sono solo alcuni, ed è bene che ogni azienda sia in grado di gestirli con del perso‐nale  qualificato.  Purtroppo,  vedo  troppo spesso  imprenditori utilizzare del personale non formato e non informato che viene desi‐

    gnato alla gestione dei rifiuti come se la que‐stione rifiuti fosse un  inconveniente che de‐ve  essere  in  qualche  modo  appioppato  a qualcuno, quando invece è importante saper gestire bene  i propri  rifiuti anche nell'ottica di un risparmio economico o di un eventuale guadagno. Si  parla  di  guadagno  e  di  risparmio  perché un  buon  consulente  che  vi  affianchi,  potrà essere  in grado di valutare  i vostri  rifiuti ed 

  • Dovrebbe essere  contenuta nel decreto  legge Milleproroghe  la  proroga  di  un  anno dell’operatività del SISTRI. Il contributo annuale va comunque versato entro  il 30 aprile prossi‐mo, ma le relative sanzioni che, nelle intenzioni del  Governo,  dovrebbero  continuare  a  essere 

    regolate dalle norme in vigore, sono rinviate. Una proroga necessaria, spiegano dal ministero dell’Ambiente, per completare  la procedura di affidamento del servizio di tracciabilità dei rifiu‐ti al nuovo concessionario. Dunque  l’operatività del SISTRI è  rinviata, me‐diante proroga del doppio  regime per  tutto  il 2016. La nuova  scadenza  sarebbe dunque  il 31 dicembre 2016. Si  delinea  dunque  una  proroga  annuale  solo parziale, analoga a quella del 2015.  

    7 8 RELOADER Magazine - Dicembre 2015 RELOADER Magazine - Dicembre 2015

    indicarvi fornitori meno dispendiosi o sarà in grado di  individuare  impianti di recupe‐ro che siano in grado di non farvi pagare il costo di smaltimento dei rifiuti. Non sono rari  i casi  in cui si è verificato che alcuni ri‐fiuti fossero stati classificati “per sbaglio” come  pericolosi,  ottenendone  quindi  un costo di gestione, quando  invece poteva‐no essere classificati come rifiuti  non peri‐colosi (a valle delle valutazioni e delle ana‐lisi) e  si è ottenuta quindi una gestione a costo zero. E' vero che nel nostro Paese tra tasse, bal‐zelli ed oneri di vario tipo è diventato com‐plicato  lavorare,  ma  se  qualcuno  desse un'occhiata alle sanzioni che potrebbe su‐bire a  fronte di quanto gli costerebbe ge‐stire correttamente  i propri  rifiuti con po‐chi e  semplici accorgimenti, probabilmen‐te ci si renderebbe conto che vale  la pena gestirli  bene  questi  benedetti  rifiuti.  In fondo noi oggi parliamo di rifiuti, ma que‐sti altro non sono che una risorsa per  il ci‐clo produttivo visto che gran parte di essi oggi  è  possibile  riciclarli.  E’  necessario cambiare  la visione dei nostri scarti ed  ini‐ziare  a  vederli  come  risorse  che  possono essere riutilizzate da chi è specializzato nel farlo. Ovviamente  sono  a  vostra  disposizione per  poter  scambiare  qualche  idea  in  pro‐posito e fornirvi qualche suggerimento su come  ridurre  i  vostri  costi  di  gestione  o migliorare quello attuale. Un buon consu‐lente è un buon investimento.  

    I nuovi obiettivi di raccolta RAEE secondo il D.Lgs. n. 49/2014 Avv. Germano Margiotta  

    C on  la  rapida  espansione del mer‐cato e l’accorciarsi dei cicli di inno‐vazione  dei  prodotti,  le  apparec‐chiature  sono  sostituite  sempre più  rapi‐damente, contribuendo così a determina‐re  un  accrescimento  esponenziale  della presenza di apparecchiature elettriche ed elettroniche.  Per  far  fronte  a  questa  problematica, l’Unione Europea ha come noto introdot‐to  un’apposita  disciplina  sui  rifiuti  di  tali apparecchiature  (c.d.  RAEE)  basata  sul principio di precauzione e di prevenzione (direttiva  2012/19/UE),  attuata dal nostro ordinamento con  il D.lgs.  14 marzo 2014, n. 49.  In particolare,  l’art.  14 del Decreto Legislativo,  individua  in  modo  chiaro  e preciso gli obiettivi di raccolta differenzia‐ta  dei  RAEE,  che,  ai  sensi  del  D.Lgs. 152/2006  (Codice  dell’Ambiente),  sono considerati a tutti gli effetti rifiuti.  Come  primo  passo,  entro  il  31  dicembre 2015,  dovrà  essere  raggiunto  un  tasso medio di  raccolta differenziata dei RAEE provenienti  dai  nuclei  domestici  pari  ad almeno 4 chilogrammi  l’anno per abitan‐te. La  raccolta deve avere ad oggetto  le apparecchiature  elettriche  ed  elettroni‐che originate dai nuclei domestici e di ori‐gine commerciale,  istituzionale e di altro tipo,  analoghe,  per  natura  e  quantità,  a quelle dei nuclei domestici.  Dal  1  gennaio  2016  invece  l’obiettivo  di raccolta evolve: dovrà essere conseguito un  tasso minimo di  raccolta pari almeno al 45%, calcolato sulla base del peso totale dei RAEE  raccolti  in  un  dato  anno  ed  e‐spresso  come  percentuale  del  peso me‐dio  delle  apparecchiature  elettrice  ed  e‐lettroniche  immesse  sul mercato  nei  tre anni precedenti. È  inoltre stabilito un au‐mento graduale della raccolta fino al rag‐giungimento, a partire dal 1 gennaio 2019, 

    del tasso del 65% del peso medio delle apparec‐chiature  immesse sul mercato o,  in alternativa, l’85% del peso dei RAEE prodotti nel  territorio nazionale. Al  fine  di  realizzare  questi  obiettivi,  i  Comuni devono  assicurare  la  funzionalità  e l’adeguatezza  dei  sistemi  di  raccolta  differen‐ziata dei RAEE provenienti dai nuclei domestici tenendo conto della densità della popolazione e  garantendo  l’accessibilità  ai  relativi  centri di raccolta. All’interno di quest’ultimi devono es‐sere  pertanto  individuate  apposite  aree  desti‐nate al deposito preliminare dei RAEE domesti‐ci, che,  in un secondo momento, vengono affi‐dati ad impianti accreditati ed autorizzati. I Comuni che non possiedono un centro di rac‐colta  idoneo  a  ricevere  i  RAEE,  hanno  invece l’obbligo  di  sottoscrivere  un’apposita  conven‐zione  per  destinare  le  apparecchiature  ad  un altro Comune. Inoltre, anche i produttori, indivi‐dualmente  o  attraverso  i  sistemi  collettivi  cui aderiscono, possono  contribuire organizzando 

    e gestendo sistemi di raccolta RAEE provenienti dai nuclei domestici. La disciplina stabilisce dun‐que  le misure  e  le  procedure  da  attuare  per proteggere  l’ambiente e  la salute umana, ridu‐cendo  il volume dei  rifiuti da smaltire e contri‐buendo all’uso efficiente delle risorse.   La normativa ha infatti come obiettivo di preve‐nire  la perdita di risorse preziose, tramite  le o‐perazioni  di  controllo,  pulizia,  smontaggio  e riparazione, grazie alle quali i prodotti possono essere nuovamente utilizzati.  Il monitoraggio della  corretta attuazione delle disposizioni ed del raggiungimento del tasso di raccolta prefissato dal D.Lgs. n. 49/2014 è affi‐dato all’ISPRA, cioè all’Istituto Superiore per  la Protezione e la Ricerca Ambientale. 

    SISTRI: verso la proroga delle sanzioni 

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    Si avvicina a grandi passi il momento in cui le nostre città potranno  disporre di veicoli elet‐trici  per  il  trasporto  pubblico  ad  autonomia praticamente illimitata in quanto equipaggiati con  batterie  quasi  sempre  cariche.  Questo grazie alla ABB  che nel novembre  scorso ha presentato  a  Kortrijk  alla  fiera  Busworld  un sistema di ricarica rapido automatico per au‐tobus,  in  grado  di  rivoluzionare  il  trasporto urbano sul piano dell’utilizzo dei mezzi a zero emissioni. Il nuovo sistema realizzato, richiedendo tem‐pi di  ricarica nell’ordine di  soli 4‐6 minuti,  si prefigge  proprio  l’obiettivo  di  superare  uno dei principali ostacoli  fino ad oggi  incontrati per una effettiva diffusione  su  larga  scala di autobus elettrici consistente nella  loro bassa autonomia  e  nei  lunghi  tempi  di  ricarica  in‐compatibili con le esigenze del servizio e con un  loro  utilizzo  su  linee  ad  alta  frequenza. Concettualmente  la  realizzazione  eredita  da una parte la tecnologia di conversione AC/DC delle  soluzioni  Terra  e dall’altra  alcune  solu‐zioni per  la  ricarica dei bus sperimentate nel progetto TOSA, nato nel 2013 dalle esigenze espresse dal sistema di trasporto pubblico di Ginevra di  sperimentare metodologie opera‐tive meno inquinanti sul piano ambientale. Il sistema di ricarica (sviluppato in Italia pres‐so  lo  stabilimento  di  Terranuova  Bracciolini AR), è compatibile con bus elettrici ed elettri‐ci‐ibridi  e  adotta  lo  standard  internazionale identificato dalla norma IEC 61851‐23, che for‐nisce i requisiti per le stazioni di ricarica velo‐ce  in  corrente  continua  per  veicoli  elettrici, con particolare riferimento alla comunicazio‐

    ne di controllo tra stazione e veicolo. La con‐formità  a  questa  normativa  garantisce  non solo  il  rispetto dei criteri di sicurezza ma an‐che  il  futuro  supporto  dell’intera  industria automobilistica. Le batterie da autotrazione degli autobus ur‐bani, per il gravoso servizio che devono assol‐vere,  non  sono  ancora  in  grado  di  coprire l’intero fabbisogno giornaliero: hanno neces‐sità  pertanto  di  ricevere  ricariche  anche  du‐rante la giornata. Il sistema realizzato da ABB consiste in una serie di mini cariche (rabbocchi)effettuate  nell’arco dell’operatività giornaliera della durata di soli 4‐6 minuti da effettuarsi  in corrispondenza dei  capolinea.  In queste  fer‐mate  infatti dovranno essere operative delle stazioni  di  ricarica  munite  di  una  struttura verticale su cui sarà stato montato, in posizio‐ne rovesciata, un normale pantografo, in tut‐to simile a quelli utilizzati per treni o tram.  Sul  tetto  dell’autobus  è  invece  prevista l’installazione di una  interfaccia leggera  costitui‐ta  da  4  barre  di contatto  di  peso limitato  al  fine di  incidere  il meno  possibile sulla massa  to‐tale del veicolo e  non  pregiudi‐carne l’efficienza energetica.  La sequenza del‐le  operazioni  di 

    Energie rinnovabili

    10 RELOADER Magazine - Dicembre 2015

    ricarica  è  semplice  e  si  può  schematizzare  in questi passaggi: Comunicazione  via  wireless  dell’autobus 

    alla stazione di ricarica in prossimità del suo arrivo; 

    Automatico  abbassamento del pantografo nella posizione ottimale predeterminata; 

    ?Esecuzione dei controlli di sicurezza previ‐sti dal protocollo; 

    Erogazione di una  ricarica veloce ma  suffi‐ciente  ad  ampliare  l’autonomia  del mezzo garantendo  la  possibilità  di  un’operatività dei bus praticamente 24 ore su 24, 7 giorni su 7. 

    ABB  precisa  che  il  sistema  per  la  sua  stessa concezione può facilmente integrarsi nei siste‐mi di trasporto urbano esistenti e richiede sol‐tanto l’installazione di infrastrutture di ricarica rapida presso i capolinea. Le potenze di ricari‐ca  concepite  secondo  una  logica  modulare possono essere da 150, 300 o 450 kW. Il progetto che avrà  la sua prima applicazione nel 2016 con autobus elettrici  ibridi Volvo nel sistema di  trasporto pubblico del Lussembur‐

    go, prevede anche servizi di diagnostica e ge‐stione  con  aggiornamenti  software da  remo‐to. Un ulteriore passo nello  sviluppo di  infra‐strutture di ricarica  in grado di  favorire  la dif‐fusione dei veicoli elettrici è poi rappresentato dall’accordo, annunciato e  ribadito al  recente eCar  Tech  di Monaco  di  Baviera,  tra  ABB  e Microsoft per  la  realizzazione congiunta di u‐na piattaforma di nuova generazione che au‐menti la disponibilità dei servizi di ricarica per i clienti. L’obiettivo è offrire una costante e sta‐bile  connessione,  in  grado  di  garantire l’accesso al punto di  ricarica a  tutti gli utenti abilitati. Tutte  le  stazioni di  ricarica ABB  con‐nesse  al  cloud  Azure  di Microsoft  potranno aggiungere anche specifici servizi a valore ag‐giunto,  a  cui  operatori  e  gestori  delle  reti  di ricarica potranno  fare  riferimento per amplia‐re  la  loro  offerta.  La  collaborazione  con Microsoft  utilizzerà  inoltre  tecnologie  di  ap‐prendimento artificiale e di analisi predittiva in modo  che  la  nuova  piattaforma  sia  pronta  a recepire future innovazioni.  Palma Maranò (fonte: Veicoli elettrici)     

    Autobus elettrici a ricarica istantanea

    Tecnologie innovative per la mobilità elettrica

  • Camilla Castaldo – Event & Wedding Planner

    La carta si trasforma senza mai smettere di sorprendere

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    Storie di Riciclo

    RELOADER Magazine - Dicembre 2015

    Sono nata a Napoli. Qui ho studiato ar-chitettura nutrendomi della passione per tutto ciò che è stato e si è trasfor-mato nel tempo senza sparire, semplice-mente adattandosi a ciò che preesisteva, un muto discorso che lento fluisce. Sin da piccola qualsiasi oggetto non utiliz-zato attirava la mia attenzione, molti tra questi li ho guardati, immaginati e ri-pensati mentre altri, in attesa di una i-spirazione, li ho conservati. L’ho sempre saputo, ma me ne sono re-sa conto solo con il trascorrere degli an-ni: il mio elemento è la carta! Non l’acqua, non la terra, ma la carta. Il suo odore mi appartiene, le sue trame mi affascinano, il suo vissuto mi conquista. La scelgo, la cerco, la incontro e la con-

    servo con amore. Le ho dedicato un mo-bile intero: carte colorate o fantasiose, serie per le occasioni istituzionali, fatte a mano per quelle ricercate, realizzate con altre carte per dare profondità e sostan-za al tempo. Un giorno, sono andata ad aprire quel mobile. La carta può sembrare fragile tanto da credere di non poter utilizzarla che per scrivere ma a chi sa amarla re-gala infinite possibilità: piegare, tagliare, incollare, ogni foglio può diventare altro e trasformarsi. Nei lavori di allestimento la carta è diventata la padrona e mi stupi-sco di quanto possa essere “strutturale”. Fiori colorati decorano pareti, origami schermano lampade, messaggi tridi-mensionali donano significato. Quando la sua forma non è più perfetta e il suo colore non più lucido, allora, si trasfor-ma diventando di nuovo foglio o cellu-losa pronta a rientrare nel ciclo della na-tura. Scegliere le carte è impegnativo, bisogna aver la pazienza di trovare quel-la giusta e così mi ritrovo a conservarne anche piccoli pezzetti. L’amore per le cose che si trasformano nel tempo mi accompagna nel modo di guardare il mondo … e così qualche mese fa ho scelto un nuovo spazio di lavoro, un vecchio deposito dove raccogliere carte e oggetti per i quali pensare nuove vite.

    Uno sweet table un po’ particolare: una valigia, foderata con una carta fiorata di ispirazione vintage e arricchita di due ghirlande con pizzi di tessuto ed  in carta,   accoglie tutte  le boule. Sulle  lettere tridimensionali realizzate  in carta sono applicati fiori realizzati con carte colorate e decorate. Farfalle in origami, nastri di pizzo e fiori di carta decorano le boule ricche di dolcezze. Sul fondo una lavagnetta con un augurio per gli sposi : “ LOVE IS SWEET”! 

    Camilla Castaldo è socia di EnterprisinGirls  www.camillacastaldo.it

    http://www.enterprisingirls.com/http://www.camillacastaldo.it/

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    Ambiente e società

    RELOADER Magazine - Dicembre 2015

    vita riducendo a monte  i costi di smaltimento finale. Il riciclo dei microprocessori (ICC ‐ inte‐grated circuit chip) risulta un interessante op‐zione per  ridurre  l'impatto ambientale che  la loro estrazione comporta (emissioni di CO2 e agenti  chimici  nocivi  per  l'ambiente)  con il vantaggio di recuperare metalli preziosi e ter‐re rare. Il riciclo di questi componenti rappre‐senta una risorsa per il territorio e l'economia. Adottare strategie di riciclaggio innovative e a basso  impatto  ambientale porterà  ad  un mi‐glioramento delle condizioni ambientali a livel‐

    lo globale.  Un passo fondamentale è la carat‐terizzazione di questi  componenti  a  fine  vita per una concreta individuazione delle materie prime secondarie presenti.  In questa prospet‐tiva  lo sviluppo di strategie on‐line per  il rico‐noscimento degli scarti, provenienti dai rifiuti elettronici (e‐waste), in grado di effettuare un controllo di qualità del materiale  trattato op‐pure  rilevamenti/monitoraggi  durante  le  fasi di  riciclaggio,  rappresenta un vantaggio com‐petitivo,  risultando una soluzione efficace ed affidabile con bassi costi di utilizzo.   F. P. 

    Gli  Il crescente benessere degli stati occiden‐tali e la crescita esponenziale di quelli orientali come la Cina e l'India, è proporzionale al con‐sumo di energia e materie prime che quotidia‐namente vengono utilizzate. Le nuove tecno‐logie negli ultimi dieci anni hanno cambiato in modo  radicale  il mondo delle  comunicazioni, accelerando il commercio, le importazioni e le esportazioni  di materie  prime.  Infatti  il  pro‐gresso  tecnologico  e  lo  sviluppo  industriale, hanno portato un  incremento dei consumi di materie prime e dei  relativi beni di consumo, grazie anche al miglioramento delle condizioni economiche  e  di  vita,  che  comportano  una esponenziale produzione di  rifiuti.  Inoltre  so‐no  cresciute  le  problematiche  connesse all’integrazione  delle  attività  relative  alla  ge‐stione dell’intera filiera dei rifiuti, vista la diver‐sità dei prodotti di consumo e la loro comples‐sità  tecnologica comportano una conseguen‐te complessità nella gestione (raccolta, tratta‐mento e  smaltimento) di un numero  sempre maggiore di  rifiuti che non sono  recuperati e quindi valorizzati. Basti pensare a come lo svi‐luppo delle città,  la richiesta di energia e  l'im‐piego di materiali (come  i materiali da costru‐zione)  rappresenti  un metabolismo  in  conti‐nua e costante evoluzione dove i flussi di ma‐terie prime e  scarti  circolano  in  modo  conti‐nuo  e  programmato,  quasi  come  un  vero  e 

    proprio ecosistema vivente. Quindi uno studio dei  flussi  ci  permette  di  intervenire  in modo mirato verso una programmazione sostenibile di  decommissioning  e  di  sviluppo  verso  effi‐cienti  sistemi  di  gestione  integrata  del  ciclo dei rifiuti per le aree urbane. L'integrazione di sistemi innovativi per il riciclaggio dei materiali risulta di fondamentale importanza per colma‐re le oscillazione dei costi delle materie prime impiegate. Per esempio un vantaggio compe‐titivo ottenuto dal riciclo dei rifiuti elettronici è  la  presenza  di metalli  preziosi  e  terre  rare contenuti al loro interno, che se correttamen‐te  recuperate,  possono  rappresentare  una risorsa  reale per  l'economia  europea  rappre‐sentando  un  materiale  immediatamente  di‐sponibile su mercato, pertanto solo nel 2012 il 35%  (3,3 milioni di tonnellate) di rifiuti elettro‐nici  sono  stati ufficialmente  recuperati, men‐tre ben il 65% (6,2 milioni di tonnellate) è stato gestito  in  modo  illegale  oppure  identificato come  indifferenziato [1]. Quindi  il concetto di economia  circolare  rientra  nell'approccio  di “urban  mining”,  che  individua  nelle  grandi città rilevanti scorte di materiali (come anche nelle  discariche)  rappresentando  una “miniera” disponibile per il riutilizzo [2]. Appa‐re  quindi  di  fondamentale  importanza  una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, però suc‐cessiva  alla  prevenzione  del  prodotto  a  fine 

    RELOADER Magazine - Dicembre 2015

    ECONOMIA CIRCOLARE e

    di Fabio Potenza Ingegneria Elettrica, dei Materiali e delle Nanotecnologie, Università di Roma “La Sapienza” , DICMA 

    [1]  Countering  Weee  Illegal  Trade  (CWIT),  finanziato  dall’Unione  Europea  e  realizzato  da  Interpol,  United  Nations University (UNU), gli  istituti United Nations  Interregional Crime and Justice Research e Compliance Risks,  l’associazione Weee Forum, l’associazione Cross‐Border Research e la società Zanasi Partners. [2] Paul H. Brunner. Urban Mining, A Contribution to Reindustrializing the City. Journal of Industrial Ecology, Volume 15, Number  3, pp. 339‐341. 

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    L’annuale rapporto della Banca Mondiale, dal 2010 riporta  i dati del Logistics Perfor‐mance Index  (LPI), che  fornisce una valu‐tazione  multidimensionale  delle  perfor‐mance logistiche di 155 paesi in termini di costi della  logistica, dotazione  infrastrut‐turale, qualità dei  servizi  logistici ed effi‐cienza dei processi di sdoganamento.  Nel 2014 i Paesi con il più elevato livello di LPI sono  risultati  la  Germania  (indice  4,12), l’Olanda  (4,05),  l’Inghilterra  (4,01)  e  Sin‐gapore  (4,01).  Nella  Top  10  di  questo ranking  ci  sono  anche  Belgio,  Svezia  e Norvegia,  non  propriamente  “potenze economiche”. L'Italia si colloca al 20° po‐sto  (indice  3,69).  Un  aspetto  curioso  di tale  classifica  sta  nel  fatto  che  essa non tiene  in  alcun  conto  i  due  fattori  che  ri‐guardano  la  sostenibilità  ambientale  dei processi  logistici:  la  quantità  di  energia consumata  per  tonn./Km  (o,  in  caso  di stoccaggio,  per  tonn./giorno)  e  le  emis‐sioni  climalteranti  connesse  alle  attività logistiche. Vale la pena di ricordare che la logistica  si  compone  di  varie  attività,  di cui  quella  di  trasporto  è  solo  una  parte, 

    quali  il  deposito,  il  confezionamento,  la formazione ordini, le operazioni doganali, ecc. Al summit sul clima COP 21 di Parigi si par‐la di moltissime soluzioni tecniche finaliz‐zate  alla  preservazione  del  pianeta,  ma tutte, nessuna esclusa, sono il risultato di un confronto, che si assume vantaggioso, tra  i  risparmi e  i corrispondenti costi am‐bientali. Prendiamo ad esempio  i pannelli fotovoltaici:  si  consuma energia per pro‐durli, per trasportarli, per montarli, per la manutenzione. Producono energia per 20 (?) anni, di cui pare che i primi quattro sia‐no necessari per  recuperare  l’energia già spesa,  alla  fine  dei  quali  sarà  necessario spendere  ulteriore  energia  per  lo  smon‐taggio,  il trasporto e  il trattamento di re‐cupero. Pur non essendo nessuno  in con‐dizione  di  quantificare  esattamente  tale bilancio energetico, appare evidente che esso è appesantito da costi notevoli. Ana‐logo andamento è riscontrabile per le pa‐le eoliche e le altre produzioni di “energie rinnovabili”.  La  stessa,  tanto  decantata, raccolta differenziata comporta un aggra‐

    vamento delle emissioni legate al ritiro e al trasporto dei rifiuti, in quanto è neces‐sario  che  un  automezzo passi per  tre o quattro volte nello stesso punto. È singo‐lare, e per certi versi  inspiegabile, che  la COP 21 non si occupi affatto del peso del‐la  logistica  sull’andamento  climatico  del pianeta.  La  DG  Tren  della  Commissione Europea valuta che un terzo dell’energia prodotta  nel  pianeta  Terra  sia  utilizzata per la mobilità di merci e persone: si può pertanto assumere che un terzo delle e‐missioni  climalteranti  sia  attribuibile  ai trasporti,  la cui domanda globale cresce continuamente al ritmo del 4/5% all’anno. Statistiche  attendibili  (Fondazione  ITL Bologna)  denunciano  che  in  Italia  il  32% dei  piccoli  e  il  43%  dei  grandi  autocarri viaggiano  vuoti.  In  una  battuta,  cara  a Giovanni Leonida, la merce più trasporta‐ta è l’aria. Da ciò si può facilmente intuire quanto potrebbe valere per la sostenibili‐tà  ambientale  l’aumento,  anche  se  solo 

    di dieci punti percentuali, del coefficiente di  riempimento dei mezzi di  trasporto e dei magazzini  di  stoccaggio:  si  abbatte‐rebbero  le  emissioni  climalteranti,  si  ri‐durrebbero  i mezzi circolanti e  le conge‐stioni viarie. E ciò senza dover sopporta‐re  alcun  costo  ambientale,  producendo anzi  effetti  collaterali  virtuosi,  come  ad esempio  la minor usura dei mezzi di tra‐sporto. Il motivo per cui a Parigi non si sia tratta‐to di questo argomento, dovendo esclu‐dere    a priori  l’ottusità dei partecipanti, non può  che  risiedere nella  convinzione generale che  la dissaturazione dei mezzi e  dei magazzini  sia  un  fatto  inevitabile. Questo non è vero.  Per  essere  economica  e  sostenibile,  la logistica  deve  essere  condivisa:  solo attraverso  un’integrazione  ottimizzata e  sistemica  tra  i  due  flussi  (diretta  e  in‐versa)  si  riuscirà a  raggiungere  la massi‐ma saturazione dei mezzi. E soprattutto 

    Emissioni climalteranti: perché non si parla di ottimizzazione dei trasporti? Paolo Serra 

  • 17 RELOADER Magazine - Dicembre 2015 18 RELOADER Magazine - Dicembre 2015

    evitare che  il risparmio di energia, otteni‐bile  dal  recupero  delle materie  prime  ri‐spetto  a  quella  necessaria  per  la  loro  e‐strazione,  sia  sovrastato  dall’incremento dei costi, ambientali ed economici, di rac‐colta,  trasporto  e  smaltimento  dei  rifiuti da  cui  provengono.  Il  raggiungimento  di quest’obiettivo,  seppure  non  facile,  ha bisogno di due precondizioni: 1] Cambiare la normativa attuale, che non è assertiva in  tal  senso. Due esempi: per  il  ritiro e  il trasporto dei RAEE  in procedura semplifi‐cata si impone l’utilizzo di mezzi di massa a pieno carico di 3,5 tonnellate, la cui por‐tata  di  carico  utile  è  di  circa  20  quintali. Ciò obbliga le imprese di distribuzione che raccolgono più di 3,5  tonn./mese a distri‐buire  su  due  viaggi merce  che  potrebbe essere  ritirata  con  un  solo  viaggio  di  un mezzo  più  grande,  magari  elettrico.  Se‐condo esempio: è vietata  la commistione tra RAEE e apparecchi nuovi: ciò obbliga a utilizzare due mezzi diversi per  la  conse‐gna del nuovo e  il ritiro del vecchio appa‐recchio restituito dal cliente, vietando per legge  una  ottimizzazione  che  si  realizze‐rebbe quasi automaticamente.  2] Adotta‐

    re  un  profondo  cambiamento  culturale: smettere  di  perseguire  lo  sviluppo  com‐petitivo, ma  godere  del  vantaggio  colla‐borativo che si può ottenere solo operan‐do  in un sistema a  rete. Come è noto  in‐fatti, la catena logistica, quando non è co‐stituita da una supply chain governata da un leader, richiede la partecipazione coor‐dinata di molti attori, profondamente di‐versi  tra  loro,  in  termini  di  strategie,  re‐sponsabilità ed efficienza, che tendono a privilegiare  i propri  interessi  immediati  in una  sorta  di  competizione,  nella  quale  il più  debole  resta  penalizzato,  anche  a  ri‐schio di  compromettere  l’affidabilità e  la puntualità del servizio. Una volta realizza‐te  queste  due  condizioni,  si  potranno  a‐dottare quegli strumenti che consentono di distribuire su ciascun attore della filiera logistica  il valore aggiunto  in stretta pro‐porzione con il contributo effettivamente apportato,  annullando  la  legge  del  più forte e, quel che è più  importante, realiz‐zando quella condivisione che è alla base per il miglioramento della saturazione de‐gli spazi. Sembra un’utopia, ma si può fa‐re!   P.S. 

    Sono Milano,  Bologna,  Firenze  e Modena  le città italiane più smart  secondo l’indagine ICity Rate 2015 – realizzata  lo scorso ottobre da FO‐RUM  PA  con  la  collaborazione  di  Openpolis.  Gli  indicatori per  la valutazione sono sette: e‐conomy, living, environment, people, mobility, governance  e  la  new  entry  legality.  Spicca  al vertice Milano  per  le  dimensioni  economica, living, people  (dove è prima) e  la buona posi‐zione sui temi dell’ambiente (dove è 24a), della mobilità (dove ottiene il 4° posto anche grazie alla  ciclabilità e alla propensione alla mobilità collettiva), della governance (dove è 12a). Me‐tà classifica, invece, per la dimensione Legality dove  il  70°  posto  è  dovuto,  soprattutto,  alla diffusione della microcriminalità, al numero di giornalisti minacciati e all’incidenza,  in provin‐cia, di comuni commissariati.  Roma,  invece, mantiene posizione  sostanzial‐mente di vertice per le dimensioni economy (3° posto), people (9°), living (12°) e mobility (18°), ma  perde  importanti  posizioni  in  governance (34°), environment (85°) e, soprattutto si posi‐ziona al 97° posto per la variabile legality che la fa scendere alla 21a posizione perdendo ben 9 

    posti rispetto al 2014. Colpisce di questa classi‐fica che sei delle dieci città al top non sono cit‐tà metropolitane, ma città di medie dimensioni che però vanno a costituire, di fatto, l’ossatura più robusta del nostro sistema urbano. Sono le nuove piccole capitali a volte molto più dinami‐che e performanti delle grandi città metropoli‐tane. E non si tratta delle semplice equazione del “piccolo è bello”, basata sui parametri del‐la qualità della vita ma, molto spesso, di risul‐tati che provengono da caratteristiche struttu‐rali importanti. La lettura territoriale ripropone la ben nota dicotomia Nord‐Sud. La prima città del mezzogiorno  in  classifica è Cagliari  in 60a 

    posizione, che ‘soffre’ per consumo di energia elettrica, dispersione della rete  idrica, accessi‐bilità  terrestre,  partecipazione  elettorale  e mancanza  di  strumenti  di  pianificazione  am‐bientale. Al contrario, le variabili su cui eccelle sono  l’incidenza del verde urbano,  la propen‐sione  alla mobilità  collettiva,  l’offerta  di  tra‐sporti pubblici  locali,  l’attivismo del non profit sui social network. Matera – capitale della Cul‐tura  2019  –  è  77esima,  Crotone  è  fanalino  di coda.  Palma Maranò 

    Le città più smart d’Italia? Premia la media dimensione!

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    Che  l'edilizia  sia  in crisi è un  fatto or‐mai antico: dal 2008 al 2014  il settore delle  costruzioni  ha  perso  il  17%  del proprio  fatturato.  Nonostante  ciò  si registra  un  incremento  degli  investi‐menti destinati agli  impianti di tipo e‐lettrico,  elettronico  e  meccanico  in‐stallati nelle nuove costruzioni. A dirlo 

    sono  i  risultati  della  ricerca  Anie/Anima che sottolinea come questo ti‐po  di  investimenti  rappresentino,  ad oggi,  il  14,4% del  costo globale per  la costruzione di un nuovo edificio, men‐tre  in passato erano pari al solo 9,8%. Ad  ulteriore  conferma  di  questa  ten‐denza arrivano i dati dell'Osservatorio 

    del  Centro  Ricerche  Economiche  So‐ciali di Mercato per  l'Edilizia e  il Terri‐torio  (Cresme),  il  quale  ha  messo  a confronto e misurato la differenza fra gli edifici tradizionali e quelli che inclu‐dono  elementi  di  innovazione.  Un'a‐nalisi che non solo conferma la cresci‐ta degli  'edifici  innovativi', ma  ribadi‐

    sce anche come l'incremento interessi soprattutto  l'utilizzo delle nuove  tec‐nologie nei prodotti per la sicurezza, il risparmio energetico ed  il benessere. In merito al futuro, infine, per il mer‐cato  dell'impiantistica  si  attende un'ulteriore  incremento  del  33,1%  e nel  prossimo  quinquennio,  a  fronte 

    Domotica: la casa smart a portata di dito

    di  un  incremento  del  15,7%  del  valore della  produzione  nel  settore  delle  co‐struzioni. E' altresì atteso un incremen‐to per l'impiantistica a più alto grado di innovazione  del  47,7%,  valore  che  po‐trebbe  raggiungere  il 69%  in caso di  ri‐mozione dei vincoli di natura burocrati‐ca ed economica.  In questo scenario è 

    la  domotica  a  ricoprire  il  ruolo  di leader, con una crescita del 34% nell'ul‐timo  quinquennio. Ma  perché  dovreb‐be essere applicata questa tecnologia? Grazie alla domotica è possibile connet‐tere tutti i componenti e le funzionalità presenti nella nostra abitazione, crean‐do un vero e proprio sistema capace di 

    far dialogare tutti gli elementi tra di lo‐ro e di gestirli in maniera intelligente, in modo che questi  si attivino o disattivi‐no  ad  un  determinato  evento.  La  do‐motica perciò si affida anche alla tecno‐logia dell'Internet of Things  (IoT). A  ti‐tolo  esemplificativo  dell'integrazione dei  vari  dispositivi,  la  domotica  può consentire di ridurre la temperatura del riscaldamento, abbassare  le  tapparelle e  spegnere  tutte  le  luci  all'attivazione dell'impianto  anti  intrusione.  Quelle che  possono  apparire  come mere  co‐modità  che  permettono  all'utente  di fare meno azioni e di conseguenza me‐no  fatica,  in  realtà  hanno  uno  scopo ben preciso e molto  importante:  ridur‐re gli sprechi e, di conseguenza,  i con‐sumi. Un obiettivo non trascurabile, se si considera che  si è da poco conclusa la COP21 con la firma di un accordo per salvaguardare  il pianeta e che  in Euro‐pa  ben  il  40%  dell'energia  è  assorbito dal settore civile. Una percentuale che potrebbe crescere ulteriormente, sia in considerazione  dei mutamenti  climati‐ci, sia del fatto che le persone chiedono condizioni  di  comfort  sempre migliori all’interno  della  propria  abitazione  e degli ambienti di lavoro. Un esempio di incremento di consumi? Semplice: basti pensare all'estate e all'energia assorbi‐ta  dai  condizionatori  che  causano  dei veri e propri picchi di richiesta elettrica; se questi dispositivi non  fossero utiliz‐zati  correttamente  (e.g.  rimanessero accesi quando non necessario) è intuiti‐vo comprendere come si avrebbero dei 

    Installare nella propria abitazione tutti gli elementi integrati al fine di creare una rete intelligente, capace di ridurre gli sprechi, consentire risparmi, migliorare il comfort e salvaguardare il pianeta.

    di Mirko Turchetti

  • I più diffusi protocolli della domotica

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    consumi elettrici maggiori e consuma‐re più energia significa anche doverne produrre di più. Per questa ragione  lo sfruttamento  della  climatizzazione  in modo  intelligente,  è  uno  degli  ele‐menti cruciali per la domotica, così co‐me  la gestione dell'impianto di  illumi‐nazione.  A questo punto sorge spontaneo chie‐dersi quale sia il vantaggio per il citta‐dino  che  utilizza  soluzioni  di  domoti‐ca. Allo stato attuale anche il solo ren‐dere chiari al consumatore gli assorbi‐menti  dei  singoli  elettrodomestici  in tempo  reale,  lo  porta  a modificare  il proprio stile di vita ed a ridurre  i suoi consumi del 10%.  Oltre a ciò consenti‐re agli elettrodomestici, specialmente quelli energivori, di comunicare tra lo‐ro permette tanto di evitare inutili so‐vraccarichi  dell'impianto  elettrico, quanto  di  programmarne  il  funziona‐mento  scegliendo  le  fasce  orarie  di minor costo.  Inoltre, secondo una se‐rie  di  studi  indipendenti  svolti  attra‐verso  delle  dimostrazioni  sul  campo, l'impiego di soluzioni per  il controllo dei soli  impianti di condizionamento ed  illuminazione  può  portare  ad  un risparmio  che  va  dal  19  al  25%:  un sensibile  risultato che consente un  ri‐torno  di  2  o  3  anni  sull'investimento per  l'installazione  di  impianti  intelli‐genti.  Questa  possibilità  di  rientro  è data  anche  dalla  progressiva  riduzio‐ne dei costi delle soluzioni di domoti‐ca e dagli  investimenti che  le  imprese  produttrici  stanno  facendo  al  fine  di 

    proporre  integrazioni sempre più fun‐zionali.  In conclusione la domotica è una real‐tà  sempre più concreta,  le cui poten‐zialità sono molteplici: non  rimane al‐tro  che  attenderne  l'evoluzione  per comprendere quanto ancora sarà pos‐sibile risparmiare con il suo utilizzo. 

    ModBus Basato sul collegamento multipunto in seria‐le  RS485, ModBus  è  oggi  un  protocollo  im‐plementato  da  diverse  apparecchiature  di controllo. Pur essendo nato come protocollo proprietario  (Modicon),  è  stato  successiva‐mente trasformato in uno standard aperto in quanto, oltre a non richiedere royalty, risulta semplice  e  flessibile.  Modbus‐IDA,  inoltre, mette a disposizione l’infrastruttura necessa‐ria  per  ottenere  e  condividere  informazioni sui protocolli, la loro applicazione e la certifi‐cazione.  Tipico  dell’automazione  industriale e  di  facile  impiego,  questo  standard  viene utilizzato da sistemi o apparati chiusi per co‐municare con l’esterno.  

    BACnet BACnet  (Building  Automation  and  Control Network) è il nome del protocollo sviluppato da  ASHRAE  (American  Society  of  Heating, Refrigeration and Air Conditioning Engineers Inc.). Ha l'obiettivo di imporsi come protocol‐lo  aperto  ed  interoperabile  per  la  Building Automation. Per  tale  ragione, BACnet è  ap‐plicabile a tutti  i tipi di edificio ed a tutte  le discipline  controllate: HVAC,  sicurezza,  con‐trollo  accessi,  incendio,  tecnologico,  illumi‐nazione, elettrico … Tutto ciò  implica, ovvia‐mente  la compatibilità tra tutti  i sistemi che si riconoscono in questo standard. Per  ottenere  un  simile  risultato BACnet  im‐piega una combinazione di cinque diversi tipi di  tecnologie  di  trasmissione  (tra  cui  Lon‐Works,  seriale  RS485,  Ethernet),  è  indipen‐dente  dall’hardware  ed  utilizza  qualunque mezzo  trasmissivo. Gode  inoltre  il vantaggio di  una  programmazione  ad  oggetti,  posizio‐nandosi  ad  un  livello  intermedio  tra  Bus  di comunicazione e controllo e può assolvere a compiti di regolazione e supervisione stessa. 

    LonWorks / LonMark La  tecnologia  LonWorks  è dell’americana  E‐chelon Corporation. Dal 1994, con la costitu‐zione  LonMark  International per  la  standar‐dizzazione dei  sistemi  che  si  riconoscono  in tale  tecnologia, è stata creata un'associazio‐ne con l’obiettivo di certificare che i prodotti di varie case siano  interoperabili e risponda‐no  alle  specifiche  dello  standard.  L'EIA (Electronic  Industries  Alliances),  con l’integrazione nello standard americano EIA‐709, ha fatto propria questa tecnologia, ren‐dendo  lo  standard  LonWorks  accessibile  a tutti ed  il cui uso non prevede  il pagamento di alcuna royalty. LonWorks è oggi uno degli standard  di  fatto,  riconosciuto  dai  princi‐pali  produttori  mondiali,  ed  il  consorzio LonMark  garantisce  la  conformità  agli standard dei  vari prodotti e ne  garantisce l’interoperabilità. Alcuni sistemi proprietari, in  particolare,  prevedono  la  comunicazione con  l’esterno proprio  tramite questo proto‐collo.  LonWorks  viene  infatti  utilizzato,  sia per il “comando” sia per la supervisione, con prodotti di regolazione termotecnica ed elet‐trica,  così  come  per  impianti  speciali,  per  il telecontrollo e per l’automazione industriale. 

  • menti  individuali d’affari tra  i Direttori Logisti‐ca delle più importanti aziende italiane e le So‐cietà più qualificate del momento  in grado di fornire  soluzioni  competitive  nei  Trasporti  e Logistica  Distributiva,  Servizi  di  Logistica, Supply Chain Management e Movimentazione 

    industriale.  Dedicato  a  tutti  i  decisionali  che hanno  sempre meno  tempo per  iniziative ou‐tdoor,  l’appuntamento  di  MILANO  2016  è strutturato  su due giornate  a porte  chiuse di incontri  one‐to‐one  e  conferenze  di  estrema attualità.  L’obiettivo  principale  dell’evento  è 

    Dopo  il successo dell’ultima edizione torna a Milano la due giorni di incontro tra domanda e offerta di  logistica e trasporto,  il MEETING TRANSPORT  &  LOGISTICS,  giunto  alla  sua ventiduesima  edizione,  in  contemporanea con  LOGISTIKA  Meeting.  La  convention 

    d’affari  su  Trasporto,  Logistica  e  Supply Chain Management per  il mercato nazionale è un evento ormai consolidato nel panorama degli  appuntamenti  dedicati  ai  decisionali della logistica:  nelle prestigiose sale del Mar‐riott  di MILANO  si  svolgono  2000  appunta‐

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    mettere  direttamente  in  contatto  al  più  alto livello manageriale la Domanda e l’Offerta per mezzo di appuntamenti mirati e senza perdite di tempo. Gli  incontri vengono selezionati pri‐ma  della manifestazione  dagli  stessi  parteci‐panti, ricavando così per ognuno un notevole beneficio  tempo‐costo‐contatto  lontano  dal caos dei saloni espositivi.  

    METODOLOGIA ORGANIZZATIVA  La Scheda di Registrazione Ogni partecipante compila all’atto della regi‐strazione una scheda informativa che gli per‐mette di presentare  la propria società e  indi‐care  le  soluzioni  ricercate  o  evidenziare  le competenze proposte. Il Dossier Tecnico E’  il documento  indispensabile che  raccoglie 

    in maniera dettagliata  le  informazioni essen‐ziali per  la corretta scelta degli appuntamen‐ti. Raggruppa le presentazioni di ogni società e viene  inviato a tutti  i partecipanti 15 giorni prima della convention. La Scelta Sulla base del dossier  tecnico  ricevuto, ogni partecipante  seleziona  personalmente  gli interlocutori  della  controparte  che  desidera 

    incontrare  durante  la  convention  con  un  ap‐puntamento privato  e  confidenziale della du‐rata media di 30 minuti. Il Planning Dopo aver ricevuto le scelte effettuate da ogni partecipante,  il nostro centro  informatico ela‐bora il piano individuale di incontri per ciascun iscritto, redatto secondo  le preferenze  indica‐te e le proprie disponibilità di orario.  

    L’evento è organizzato da  Meeting  International,  società  leader  specia‐lizzata  nell’organizzazione  di  eventi  b2b  con appuntamenti programmati. Per ulteriori informazioni contattare: Segreteria Organizzativa    22mo MEETING TRANSPORT & LOGISTICS – LOGISTIKA MEETING Telefono: 011.19466802  Email: [email protected];   Web Site: www.meetingtransport.com 

    L’evento ha il patrocinio di 

  • lore economico; il patrimonio intangibi‐le  della  sostenibilità  o  la  capacità  di trarvi  il meglio  in  termini  di  apprendi‐mento,  le performance ambientali e  la qualità  di  rapporto  con  il mercato,  di‐ventano una  risorsa di  inestimabile va‐lore. La sostenibilità per  le aziende  ita‐liane si sta sempre più trasformando da scelta etica a vera e propria  leva di bu‐siness in grado di incrementare fattura‐to e competitività sul mercato. E’ quan‐to emerge da una ricerca realizzata da Doxa Marketing Advice  su un panel di 

    300 imprese. Secondo l'istituto di ricer‐ca, per 7 aziende su 10 gli  investimenti apportati in sostenibilità hanno portato benefici  in  termini di  fatturato  (69%) e competitività (70%), oltre che di reputa‐zione  (82%). Le aziende  italiane ogget‐to della ricerca mostrano una maggiore familiarità con il concetto di sostenibili‐tà, con il 71% del campione che dichiara di farla rientrare all’interno delle strate‐gie aziendali e  il 74% delle  imprese che prevede all’interno del proprio organi‐co  un  responsabile  della  sostenibilità. 

    RELOADER Magazine Inserto n.11/2015

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    La Le risorse intangibili sono divenu‐te  la  chiave  del  successo  nell'era dell'ipercompetizione  perché  quan‐do le imprese non sono più in grado di  basare  la  propria  strategia  sulla 

    costruzione di barriere di prodotto o di mercato, solo ciò che è così intan‐gibile  da  diventare  specifico  patri‐monio  delle  singole  organizzazioni può contribuire alla creazione di va‐

    di Daniele Roscino Avetrani,   Managing Partner ‐ ecosostenibile.eu Managing Partner ‐ DRAP International 

    http://ecosostenibile.eu/

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    Tra le iniziative adottate da parte delle imprese  italiane,  l’analisi della  Carbon Footprint  (ossia  la  quantificazione  e‐quivalente di CO2 e di  altri gas  ad ef‐fetto  serra  associati  al  ciclo  di  vita  di una  organizzazione/prodotto)  è  uno degli  strumenti  ritenuti  stay‐on  busi‐ness ed utilizzati per la valutazione del‐le  performance  ambientali  (approccio Life‐Cycle Assessment o LCA). L’analisi del ciclo di vita dei prodotti permette di valutare le emissioni di gas ad effet‐to  serra  in  tutte  le  fasi di produzione rendendo  possibile  l’individuazione  di criticità  lungo  la  filiera.  A  seguito  dei risultati della  fase di contabilizzazione e di un’analisi di costo‐efficacia, segue l’individuazione  di  misure  e  di  azioni necessarie alla riduzione dell’impronta attraverso la realizzazione di interventi lungo  il ciclo di vita del prodotto sele‐zionato. 

    Business Case – L’impronta ambienta‐le della produzione per GDO DRAP International ha realizzato un pro‐getto  per  la  valutazione  dell’impronta ambientale  legata  alla  produzione  di una gamma prodotti presso uno stabi‐limento di una Impresa Multinazionale con l’obiettivo di sviluppare una meto‐dologia di analisi secondo norme inter‐nazionali e programmare misure di  ri‐duzione  della  stessa  impronta  attra‐verso progetti di efficienza energetica. Lo  studio  ha  l’obiettivo  di  valutare la  Carbon  Footprint  associata  al  ci‐clo  di  vita  di  una  linea  specifica  di prodotti  all’interno  di  uno  stabili‐mento  dell’Impresa  Multinazionale e commercializzati nella GDO. I confi‐ni  del  sistema  analizzato  compren‐dono  tutte  le  attività  che  vanno dall’approvvigionamento  delle  so‐stanze  presenti  nella  formulazione 

    dei prodotti a quelle che costituiscono gli imballaggi, fino all’uso e smaltimen‐to.  I dati utilizzati per  la  realizzazione dei modelli LCA dei prodotti sono rela‐tivi ad uno specifico periodo tempora‐le,  valutando  eventuali  scostamenti negli anni x‐1 ed x‐2. Al fine di rendere l’analisi  rappresentativa  della  realtà aziendale  esaminata,  per  la  maggior parte dei processi di trasformazione e trasporto  sono  stati  utilizzati dati pri‐mari  che,  raccolti  sul  campo,  garanti‐scono  il miglior grado di specificità, ri‐servando  l’utilizzo  di  dati  secondari, reperiti cioè da banche dati e da pub‐blicazioni, principalmente a quelle atti‐vità  non  sotto  il  diretto  controllo dell’organizzazione.  La  fase  iniziale  di studio del ciclo di vita di un prodotto è l’analisi  dell’inventario,  scopo  della quale è quello di ricostruire la via attra‐verso cui il fluire dell’energia e dei ma‐teriali  permette  il  funzionamento  del sistema  produttivo  in  esame.  Per  cia‐scuno dei prodotti analizzati viene for‐nita una descrizione delle fasi del ciclo di  vita,  specificandone  per  ciascuna l’approccio scelto e  le principali assun‐zioni. 

    1.  Produzione materie prime e package Per  ragioni  di  riservatezza  aziendale non  è  stato  fornito  il  dettaglio  delle componenti della linea di prodotti ana‐lizzati, ma classi omogenee di specifica formulazione in cui ricadono le sostan‐

    ze  utilizzate.  Per  quel  che  riguarda package  principale  e  secondario, l’analisi  è  effettuata  su  dati  primari (contenitore, Mq cartone) mentre per l’imballaggio  terziario,  che  è  general‐mente costituito da una pedana  in  le‐gno e da un film in PET, l’impatto lega‐to  alla  fabbricazione  non  viene  consi‐derato  in quanto utilizzato per diversi cicli  di  delivery.  Relativamente  al  tra‐sporto delle materie prime è preferibi‐le  analizzare  dati  primari  riguardo  ai fornitori  (sede e distanza dallo stabili‐mento), alla  tipologia, al consumo au‐tomezzi  ed  al  fattore  di  saturazione degli stessi. 

    2.  Produzione e confezionamento L’analisi  per  le  attività  coinvolte  nel processo  industriale  riporta nel detta‐glio  i  consumi  energetici  dello  stabili‐mento.  Le  attività  sono  stesse  sono distinte  in  categoria  definita  diretta quando  i  consumi  ad  esse  associate sono  imputabili  direttamente  al  pro‐cesso  produttivo,  ovvero  indirette quando  comprendano  i  consumi delle attività non strettamente correlate al pro‐cesso produttivo  all'interno dello  stabili‐mento  (es.  riscaldamento/illuminazione locali  dello  stabilimento,  uffici  ammini‐strativi, mensa,  elettricità  per  compu‐ter etc.). Tali consumi sono successiva‐mente  ripartiti  e  imputati  alla  linea di prodotti   mediante criteri di allocazio‐ne sulla massa, basati più nello specifi‐

    Le  tre  principali  impronte ambientali nel ciclo di vita di  un  prodotto:  Carbon Footprint  (quantifica  le emissioni  di  gas  serra  e  si misura in kg di CO2 equiva‐lenti);  Water  Footprint (quantifica  i  consumi delle risorse  idriche,  secondo  le diverse modalità di utilizzo e di misura in metri cubi di acqua  virtuale);  Ecological Footprint (quantifica  i con‐sumi  di  terreno  biologica‐mente  produttivo  e  si mi‐sura in gha=global hectar). 

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    co su driver consistenti. 3.  Distribuzione A  valle  della  produzione,  il  prodotto finito  viene  distribuito  verso  centri  di distribuzione di proprietà dell’impresa Multinazionale  e  contractor  per  fasi con picchi di vendita. Anche per  la di‐stribuzione  è  preferibile  far  ricorso  a dati primari  relativi alle distanze con  i centri di  immagazzinamento, alle tipo‐logie di veicoli adoperati e al carico an‐nuo trasportato. 4.  Fase d’uso e smaltimento Per  la  fase  legata all’uso del prodotto per  GDO  si  considerano  i  risultati  di studi sull’impatto ambientale realizzati da  Nielsen  e  certificati  da  PWC  Eco. Per  la  destinazione  degli  imballaggi  a fine vita,  il riferimento è  invece  lo sce‐nario CONAI degli imballaggi anno 2011 che analizza:  Discarica:  tale processo  comprende 

    gli  impatti  legati alla  raccolta dei  ri‐fiuti e al  loro conferimento  in disca‐rica  oltre  che  le  fasi  di  gestione  e manutenzione della stessa; 

    Termovalorizzazione: comprende gli impatti  legati alla  raccolta dei  rifiuti ed il loro conferimento nel sito in cui avverrà  la  termovalorizzazione,  ol‐tre che  la successiva combustione e lo  smaltimento  dei  rifiuti  prodotti dall’operazione; 

    Riciclo:  comprende  unicamente  le fasi di raccolta dei rifiuti e  il conferi‐mento al sito di trattamento. 

    5.  Analisi dei risultati Per procedere con la stima dell’impatto, i  risultati dell’analisi vengono poi  ripor‐tati  alle  seguenti  categorie    secondo  i fattori  di  caratterizzazione  riportati nell’Annex  B  del  General  Programme Instructions” del sistema internaziona‐le  EPD®  IEC  (www.environdec.com) per:  Consumo di risorse;  Consumi idrici;  Consumi Energetici;  Potenziale di Riscaldamento Globale 

    (Global  Warming  Potential  ‐ GWP100; 

    Acidificazione, ovvero  l’abbassamento del pH di  suoli,  laghi,  foreste, a causa dell’immissione  in  atmosfera  di  so‐stanze acide (es. “piogge acide”); 

    Potenziale di degrado della fascia di ozono; 

    Potenziale  di  formazione  di  smog fotochimico; 

    Eutrofizzazione, vale a dire l'aumen‐to  della  concentrazione  delle  so‐stanze nutritive  in ambienti acquati‐ci,  essenzialmente  composti  a base di fosforo e di azoto; 

    Rifiuti e Rifiuti Pericolosi. Nel caso analizzato il desktop dei risul‐tati ha mostrato chiaramente come  la maggior parte della  Carbon  Footprint sia da attribuire alla produzione ed alle materie prime utilizzate; in quest’ottica, il miglioramento delle performance am‐bientali del prodotto deve considerare 

    in maniera prioritaria la fase di proget‐tazione del prodotto. L’analisi di sensi‐tività è effettuata con  il metodo Mon‐tecarlo, necessaria per  valutare  il gra‐do  di  incertezza  che  necessariamente caratterizza  l’utilizzo di dati  secondari per  la modellizzazione delle fasi di up‐stream  e downstream. Per  tutti  i dati primari non è stata attribuita  incertez‐za  in  quanto  derivanti  da misurazioni puntuali. 6.  Energy efficiency & offsetting Le  soluzioni  utilizzate  più  di  sovente 

    sono relative a  interventi di efficienta‐mento energetico e di recupero del ca‐lore; cambiamenti sulla generazione di energia con  l’uso di fotovoltaico, sola‐re termico,  impianti di co e tri genera‐zione;  scelte  di  riciclaggio  e  riutilizzo, probabilmente  le  migliori  nel  nostro Paese. Il recupero è funzionale a ridur‐re il consumo di materia prima e perciò di  conseguenza  il  consumo  di  carbo‐nio. La misure di  riduzione delle emis‐sioni dei prodotti può essere ottenuta effettuando  degli  interventi  diretta‐

    ecosostenibile.eu ‐ Social  footprint 

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    ecosostenibile.eu ‐ Telecommunication Network Service  ecosostenibile.eu ‐ Sustainable Healthcare 

    Ecosostenibile.eu è un’iniziativa di DRAP  International, una start‐up  innovativa nata come spin‐off del Ministero dell’Ambiente Italiano dagli inizi del 2015 opera dalla sede di Roma e dal competence center di Belgrado. Gli esperti di ecosostenibile.eu hanno curato l’analisi dell’impronta ambientale di prodotti/servizi e value chain in organizzazioni complesse nei settori del turismo (Le Fay, Orascom in Egitto, Via‐reggio Super Yachts), dello sport (Fluminense in Brasile), del tessile (Benetton in Algeria, Osklen in Bra‐sile,  Brunello  Cucinelli,  Gucci),  dell’industria  (Pirelli  in  Brasile,  L’Oreal,  Mapei),  dell’agroalimentare (Eataly, Coop, Valfrutta, Venchi, Eridania), delle acque (San Benedetto, PepsiCo, Carlsberg, Lurisia), del 

    vitivinicolo  (Antinori, Masi,  Tasca d’Almerita, Venica &  Venica), dell’energia  (Enel, Angelantoni  Indu‐stries,  Maccaferri  in  Serbia),  delle  banche  (Unicredit,  Intesa  Sanpaolo,  BCC),  delle  automobili (Lamborghini, Dallara), dei  trasporti  (Autostrade per  l’Italia, Autovie Venete, Autodromo di Monza), delle ICT (Telecom Italia, SAP), del farmaceutico (Sanofi‐Aventis), del caffè (Illy, Lavazza), della gestione dei rifiuti (Gruppo Veritas Venezia), della grande distribuzione (Dico, Auchan, Chep, Carrefour) oltreché nel settore pubblico (Comune de Venezia, Università Ca’ Foscari di Venezia, Tor Vergata di Roma, della Calabria). 

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    mente sul ciclo di produzione, quali in‐stallazione di  fonti  rinnovabili, sostitu‐zione  di  macchine  obsolete,  integra‐zione  della  logistica  e  della  mobilità. Nel caso in cui un’azienda non è in gra‐do di raggiungere l’obiettivo di riduzio‐ne  delle  fonti  di  emissione  all’interno del  proprio  sistema,  può  utilizzare  gli offset,  i quali vengono generati ester‐namente con altri progetti virtuosi. Nel caso analizzato, DRAP International ha indicato diverse opzioni con progressi‐vi impegni di budget ed è stato selezio‐nato  il  re‐engineering di parte del pro‐cesso  produttivo  in  quanto  obsoleto, col  l’obiettivo di  un  risparmio del  32% del consumo di energia; nel medesimo periodo  abbiamo  provveduto  ad  uno swap del provider di energia ottenen‐do benefici dovuti all’utilizzo di energi‐a  rinnovabile  certificata  e  pertanto neutralizzando per  il 48% gli  indicatori di performance ambientale. 7. Social FootprintL’obiettivo dell’Impronta Sociale è co‐municare  agli  stakeholders,  ai  poten‐ziali  nuovi  clienti  sul  mercato  e/o  al consumatore  la  “storia”  e  l’impatto sociale del prodotto, l’artigianalità del‐lo  stesso,  le  persone  coinvolte  nella sua realizzazione e una serie di aspetti sociali  connessi.  Per  il  prodotto dell’Impresa  multinazionale  abbiamo indicato  diverse metriche  per  identifi‐care  la grandezza dell’organizzazione, elementi  demografici  delle  persone 

    coinvolte  e  il  tipo  attività  e  processo partendo  dalle materie  prime  sino  al prodotto finito evidenziando che:  Le  informazioni  sugli  aspetti  sociali

    di un prodotto sono di interesse per il consumatore; 

    E’  possibile  utilizzare  indicatori  so‐ciali connessi specificamente al terri‐torio e al Paese di produzione; 

    Le  imprese  hanno  l’opportunità  disviluppare  una  comunicazione  tra‐sparente per il mercato e i consuma‐tori. 

    Le  persone/organizzazioni  che  lavora‐no  attorno  ad  un  prodotto  possono organizzare progetti sociali a beneficio della popolazione locale o l’ambiente e queste  metriche  permettono  di  dare una dimensione ai progetti sviluppati. 8. Green Marketing & CommunicationLe attività di consulenza non si conclu‐dono  in produzione, per diffondere  la cultura  low‐carbon abbiamo coinvolto i  dipendenti  dell’Impresa  Multinazio‐nale  in  una  competizione  tra divisioni dove  abbiamo  studiato  le  abitudini  al consumo CO2 attraverso alcune App. I risultati sono stati talmente apprezzati che  in questo momento stiamo  realiz‐zando una nuova App per  rivolgere  le richieste anche ai consumatori ed otte‐nere una segmentazione più aderente ai  driver  della  sostenibilità.  Gli  step successivi  chiaramente  riguardano  le leve green marketing:  sviluppare nuo‐ve features del prodotto, promuoverlo 

    adeguatamente  e  comunicare  in  ma‐niera  innovativa;  per  questo  ci  siamo affidati molto al Web e per non dimen‐ticare  il rapporto vis‐a‐vis con  il cliente abbiamo realizzato il Go‐live CO2 Coun‐ter che permette di valutare in ogni mo‐mento  e  su  ogni  device  (smartphone, maxi schermo, App, Web, etc) quanto il  progetto  stia  risparmiando  CO2 all’ambiente.  Oggi il 62% dei consumatori identifica il concetto  di  green  con  quello  di  Bio (nel  2010  erano  il  54%) mentre  il  76% pensa  che  sia  assimilabile  al  concetto di  sostenibile.  Come  utilizzare  quindi 

    l’informazione  per  istruire  i  clienti  su queste  tematiche? Quale  ruolo  gioca‐no  i media  in questo  contesto? Quale ruolo  invece  dovrebbero  svolgere  le aziende nell’istruire  i clienti  su queste tematiche? Noi  di  DRAP  International siamo convinti che  la cultura della  so‐stenibilità inizia con l’educazione e con la formazione.  Senza la partecipazione di tutti i player (governi,  università,  centri  di  ricerca, imprese, media, consumatori) sarà dif‐ficile vincere  la partita più  importante. E la COP21 di Parigi ne è la dimostrazio‐ne.   D. R. A. 

    ecosostenibile.eu ‐ Events sustainability 

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    A good quality paper may be considered for publication in IEEE Transactions on

    Industrial Informatics subjects to further rounds of review

    IEEE International Conference on Industrial Technology

    (ICIT2016)

    Special Session on

    “Sea, Sun and Wind: new perspectives for the renewable energy and their integration with the smart grids”

    organized by

    Principal Organizer: Giambattista Gruosso, [email protected] Dipartimento di Elettronica Informazione e Bioingegneria Politecnico di Milano Italy

    Call for Papers The use of renewable energy systems is becoming increasingly widespread and the challenges that this brings are really fascinated. First of all the issue of forecasting and integration of production with smart grids. At the same time the development of new devices for generation of energy conversion systems and mechanisms for capturing energy is the field in which the battle of efficiency is fought. Last but not least is the need to interact with storage systems and supervision. This session will be an opportunity for discussion in order to stimulate further research in the field.

    Topics of interest include, but are not limited to:

    Wind, solar, and wave energy systems

    integrated renewable systems

    energy storage devices and systems

    offshore underwater converters

    power management, modeling, simulation

    grid interconnection

    Mechatronics systems

    supervision and control system

    Submissions Procedure: All the instructions for paper submission are included in the conference website http://www.icit2016.org

    Deadlines: Reception of full paper: September 30, 2015 Paper acceptance notification: December 1, 2015 Camera ready paper reception: January 10, 2016

    RELOADER Magazine n.94 Dicembre 2015

    mailto:[email protected]://www.icit2016.org/