Ambiente e società - Reloader Italia · Londra - Olimpiadi a zero rifiuti Focus Logistica e...
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Giugno 2012
Energie rinnovabili
9 Recupero energetico e Rinnovabili - I rapporti di ENEA:
Saperne di più sui termovalorizzatori Rinnovabili, efficienza e smart grid per uscire dall'impasse
Numero 56
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Londra - Olimpiadi a zero rifiuti
Focus Logis t ica e Sostenib i l i tà
IFLWA - ROME LOWE 2012
L’opinione di Primo Mastrantroni, Segretario Nazionale Aduc
La sostenibilità viene dal mare - L’intervista con Logimar
E’ nato il movimento “GUERRIGLIA PALLET”
Il futuro del Sistema Rifiuti: Sostenibilità e gestione integrata:
due asset per un moderno sistema di gestione dei rifiuti
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Ambiente e società
Il Ministro Profumo premia l’inventiva e l’impegno dei giovani del Sud
Il messaggio di Ecopneus: non aspettiamo gli incentivi per lavorare
La raccolta dei RAEE in Italia funziona? La spy story di Altroconsumo
La nuova Direttiva UE sui Rifiuti Elettronici è giunta in porto
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RAERAERAEEEE
Associazione RELOADER onlus 00185 Roma ‐ Viale Carlo Felice 89
Gli SpecialGli SpecialGli Specialiii 20
Storie di riciclo
11 Bijoux fatti di cannucce per un’estate anticonvenzionale
Girotondo di cannucce.
Un laboratorio creativo per imparare il riciclo
Rifiuto hi-tech: quando sostenibilità economica e ambientale coincidono Lor is P ietre l l i , ENEA-UTTAMB
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RAEERAEERAEE Il Ministro Profumo premia l’inventiva
e l’impegno dei giovani del Sud
Con i “Progetti di innovazione sociale” il MIUR ha inteso promuovere la partecipazione delle generazioni più giovani, sotto i 30 anni, residenti nelle regioni dell'obiettivo Convergenza, al pro‐cesso di diffusione di una cultura innovativa in tema di Smart Communities. Si mirava alla messa a punto di idee tecnologicamente innovative per la soluzione nel breve‐medio periodo di specifi‐che problematiche presenti nel tessuto urbano di riferimento. I progetti ammessi al finanzia‐mento, provenienti da Calabria, Campania, Sicilia e Puglia, si propongono di promuovere l’innovazione e lo sviluppo sostenibile e garanti‐re servizi più efficienti e vicini alle esigenze dei cittadini nei settori sanitario, turistico ‐ culturale, della mobilità e dell’efficienza energetica. Nel tempo record di un mese l’Ufficio Autorità di Ge‐stione PON, diretto dal Dr Fabrizio Cobis, ha pro‐ceduto con la selezione delle proposte proget‐tuali. Le 58 idee vincitrici del bando Social Inno‐vation sono poi state premiate dal Ministro Fran‐cesco Profumo, il 7 giugno scorso, con una bella cerimonia presso la sede del Ministero dell'Istru‐zione, dell'Università e della Ricerca in Viale Tra‐stevere. Bella la cerimonia perché bella era l’atmosfera: si leggeva allegria contenuta e un po’ stupita, mista a genuina emozione sulle facce dei ragazzi alle prese con l’esperienza inconsue‐ta di incontrare un Ministro che ne ha ascoltato
le idee ed ha parlato con loro amichevolmente e in assoluta assenza di retorica. Il Ministro ha av‐valorato il principio dell’importanza della ricerca allargata ai giovani che ha mosso il bando, defi‐nendolo un’operazione di palestra sul tema della Social Innovation. Questa costituisce ormai una ulteriore linea di ricerca che si aggiunge alle al‐tre, presente anche nel prossimo Frame Pro‐gramme europeo. In merito alla situazione italia‐na, secondo il Ministro lo scenario presenta 4 punti di debolezza ed ha proceduto ad illustrarli in maniera asciutta. 1) L’ambiente della ricerca costituisce un sistema chiuso in cui è difficile en‐trare. 2) Si avverte una diffusa mancanza di tra‐sparenza, a cominciare dai bandi che sono trop‐po complicati e redatti in maniera difficile, com‐prensibile agli addetti ai lavori ma non alla più ampia comunità: “un Paese che parla un linguag‐gio di semplicità e chiarezza diventa un Paese mi‐gliore”. 3) E’ indispensabile cominciare a valoriz‐zare la capacità delle persone e del loro impe‐gno, altrimenti l’Italia è condannata a perdere ancora competitività. 4) Abbasso i ritardi e le proroghe che sono costume assai diffuso da noi: ritardi nel conseguire gli attestati formativi, ritar‐di nelle risposte da parte dell’istituzione, riferiti in particolare ai bandi, con la conseguenza, tra le altre, che l’innovazione contenuta nei program‐mi sia già superata all’atto della loro realizzazio‐
58 progetti ammessi al finanziamento sugli oltre 180 presentati dagli “under 30” al
MIUR nell'ambito dell'Avviso “Smart Cities and Communities and Social Innovation”.
Premiato anche “OSSERVARAEE”, un progetto che nasce e si sviluppa nell’aula di un
Master di II livello sulla logistica integrata organizzato dall’Università di Palermo con il
patrocinio ed il contributo di RELOADER. Marina Melissari
Per i “Progetti di innovazione so‐ciale” le risorse a disposizione (40 milioni di euro) a valere sul PON R&C 2007‐2013, sono per il 50% a carico del FESR e per il re‐stante 50% a carico del Fondo di Ricerca.
A lato Il Ministro Profumo ha alla sua sini‐stra l’Ing. Sarmi di Poste Italiane e alla sua destra il Dr Emanuele Fidora, Di‐rettore Generale per il Coordinamen‐to e lo Sviluppo della Ricerca, insieme al Dr. Fabrizio Cobis, Dirigente dell’Ufficio Autorità di Gestione PON.
ne. Gli input forti emersi dalle parole del Ministro, diretti ai collaboratori ed alla comunità, sono: con‐cretezza e rapidità delle risposte e condivisione. Una prova che le risposte possono essere rapide sta nel‐la puntualità con cui il MIUR ha selezionato i pro‐getti dei due bandi che si riferiscono alle Smart Ci‐ties, di cui uno è questo riservato ai giovani. In tema di concretezza, l’indicazione è “innovare nei fini, ma anche nei mezzi”. Perciò, affinché i progetti ap‐provati possano immediatamente usufruire del fi‐nanziamento, il Ministro ha siglato nel corso della premiazione un protocollo di intesa con Poste ita‐liane, con l’obiettivo di rendere efficiente ed effica‐ce l’erogazione dei contributi, attraverso la gestio‐ne delle operazioni finanziarie da parte di Banco Posta, sollecitata a stringere i tempi. L’ultima esor‐tazione è quella di condividere, concetto che ci è familiare, vale a dire fare rete tra tutti i progetti ap‐provati, molti dei quali complementari tra loro: con‐divisione e scambio di esperienze e competenze nella fase di sviluppo come in quella di dissemina‐zione dei risultati, utilizzando tutti gli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, come atto di generosità verso i propri concittadini ed il Paese.
In basso Maurizio Pulitano, uno dei tre giovani Ingegneri palermitani che hanno presentato il progetto OS‐SERVARAEE ammesso al finanziamento, mostra l’assegno consegnatogli dal Ministro. Il progetto intende realizzare una piattaforma di rete per la gestione efficiente del ritiro e recupero dei RAEE nella città e nella provincia di Palermo.
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RAEERAEERAEE Il messaggio di Ecopneus: non aspettiamo gli incentivi per lavorare
Il rapporto di sostenibilità, presentato dal Pro‐fessor Marco Frey dell'Università Sant'Anna di Pisa, sintetizza i risultati ottenuti da Ecopneus nella raccolta e nel recupero dei Pneumatici Fuori Uso (PFU), senza tralasciarne l'aspetto economico. I dati, raccolti dal 7 settembre al 31
dicembre dello scorso anno, dicono che l'impe‐gno del consorzio è stato ripagato tanto che la quantità di PFU raccolti a fine 2011 (72.468 ton) è pari a circa il 10% in più di quella prevista (66.453 ton). In contrasto con questo risultato sono invece i dati relativi al recupero che, come sottolineato dall'Amministratore Delegato di Ecopneus Corbetta, mostrano ancora una di‐screpanza ampia tra i PFU che finiscono al recu‐pero energetico (63%) e quelli destinati al recu‐pero di materiali (32%). Inoltre, parte dei PFU raccolti in Italia (5%) devono essere spediti all'e‐stero, per mancanza di strutture idonee al loro trattamento, comportando una perdita di ric‐chezza, di opportunità di occupazione e di ma‐terie prime seconde per il nostro Paese. Questo, tuttavia non è il solo aspetto da migliorare: un altro problema pressante è quello dell’illegalità che, tra le criticità del sistema, risulta essere, e non solo per il settore dei PFU, l’ostacolo più complesso da superare. E’ stato calcolato che ogni anno almeno 100mila tonnellate di coper‐toni dismessi sono abbandonati ovunque e ogni mese sono tolti alla natura 7 ettari di prato per far posto a discariche in cui lasciarli. Oltre al dan‐no alla’ambiente che è davvero elevato, si calco‐la che il giro d’affari dei trafficanti di rifiuti sia di circa 400 milioni annui. Enrico Fontana, respon‐sabile dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente e del progetto “Copertone selvag‐gio”, dipinge un quadro aderente e cupo della situazione, mostrando i risultati delle operazioni
Il consorzio basa la sua affermazione sui dati del primo rapporto di sostenibilità, appena pre‐
sentato a Roma, che illustra i risultati delle operazioni degli ultimi 4 mesi del 2011 in cui non
erano ancora vigenti i contributi previsti dal DM 82/2011, introdotti l’11 maggio 2012. Firmato
anche un accordo con l’Agenzia delle Dogane per combattere la piaga dell’illegalità, nel corso
del convegno “Il valore del riciclo, oltre ciò che si vede. La green economy ha un nuovo attore”.
delle forze dell'ordine dal 2005 ad oggi. Si parla di 1415 discariche illegali di PFU individuate, con un'e‐stensione di oltre 7 milioni di metri quadrati. I dati numerici sono stati accompagnati da cartine dell'I‐talia che quantificavano a livello regionale e comu‐
nale il numero di siti illegali di PFU. E' emerso, tanto per cambiare, che le regioni più colpite da questo fenomeno sono la Puglia, la Campania, la Calabria e la Sicilia. Al danno ambientale va aggiunto quello dovuto ai roghi tossici e quello ingente allo Stato, consistente in una perdita di 140 milioni di euro in entrate e almeno 100 milioni di euro ogni anno per la bonifica delle aree inquinate. Cosa fare per com‐battere e, magari, arginare i comportamenti illega‐li ? Ecopneus ha portato al convegno la sua soluzio‐ne che consiste in un accordo con l'Agenzia delle Dogane. Il consorzio metterà a disposizione i dati
del suo sistema informatico per effettuare controlli e accertamenti sulle movimentazioni transfrontalie‐re di propria competenza e diventerà partner tecni‐co per il monitoraggio dei flussi legati al commercio internazionale di PFU. Un'altra criticità del sistema riguarda i PFU storici, ovvero quelli che giacciono da anni abbandonati in centri di stoccaggio più o meno idonei e rappresentano un grave problema per l'ambiente. Alla bonifica di questi siti sul territo‐rio nazionale sono destinati parte degli utili del con‐sorzio: il primo intervento è stato fatto a Ferrara e il secondo si svolgerà ad Oristano, come sancito dall'accordo firmato con i rappresentanti istituzio‐nali della città sarda. Infine, un esempio di best practice, proveniente dagli USA e presentato da Mark Belshe, Executive Director di “The Rubber Pavements Association”, sul riciclo dei PFU, il cui materiale recuperato è usato nella produzione di un asfalto che offre diversi vantaggi: maggiore durata (fino a 3 volte di più di quello tradizionale), miglior drenaggio della pioggia per una maggiore sicurezza stradale e minore rumorosità. Questo nuovo tipo di asfalto riciclato ha trovato applicazione anche in alcuni zone del Nord Italia. Le conclusioni sono sta‐te affidate alle parole dell’Ingegner Corbetta e del Ministro dell’Ambiente Clini. Il primo ha sottolinea‐to come i contributi per la gestione dei PFU rappre‐sentino un utile strumento per la realizzazione degli obiettivi previsti, ma non siano così indispensabili per lo svolgimento efficiente delle operazioni del consorzio, come dimostrato dal risultato del 2011. Il Ministro Clini, in un rapido intervento, ha apprezza‐to obiettivi e risultati raggiunti ed ha confermato l’impegno del governo nella promozione di un tavo‐lo di lavoro di alto livello con i Paesi dell’Unione Eu‐ropea in merito ai temi della Circular Economy. An‐cora una volta il Ministro Clini ribadisce la sua posi‐zione e sottolinea come sia importante che il ciclo dei rifiuti non sia separato dal ciclo industriale, ma ne diventi parte integrante. M. T.
RELOADER Magazine - giugno 2012 RAEERAEERAEE
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La raccolta dei RAEE in Italia funziona?
La spy story di Altroconsumo
www.altroconsumo.it
I redattori di Altroconsumo si sono messi sulle trac‐ce di quindici apparecchi elettronici in viaggio verso lo smaltimento con un microchip nascosto, per ve‐dere se e come funziona il recupero dei rifiuti. Co‐me farebbe un qualunque cittadino, hanno portato nelle piazzole ecologiche di Milano, Roma e Napoli 15 RAEE: il processore di sei computer vecchi, due frigoriferi a due porte, quattro televisori a tubo ca‐todico, tre lavatrici. All’interno di ogni apparecchio i tecnici di una società aerospaziale, specializzata in telecontrollo, hanno inserito un trasmettitore Gps a batteria, accoppiato a uno Gsm o satellitare, in gra‐do di garantire il controllo a distanza di ogni RAEE. In questo modo è stato possibile seguire il loro e‐satto percorso [se è in movimento o fermo, quali sono le coordinate esatte del percorso e per quanti chilometri ha viaggiato] dalle piazzole municipali fino ai rispettivi impianti, a seconda delle diverse esigenze di trattamento.
Delle quindici prove fatte, dodici sono regolari. E‐merge, insomma, che nelle tre grandi città dell’inchiesta il sistema di gestione dei RAEE funzio‐na. Quasi tutti i rifiuti elettronici, dopo una sosta tecnica in un primo centro di trattamento (dove avviene la separazione delle parti che lo compongo‐no), sono arrivati negli impianti di recupero delle
materie (metalli e plastiche). Qui è terminato anche il viaggio del trasmettitore, che è stato triturato in‐sieme al resto. In 3 casi tuttavia, 2 computer e 1 la‐vatrice si sono verificate delle irregolarità.
Milano 0 Km, 0 CO2 Il computer è stato consegnato all’isola della muni‐cipalizzata Amsa “Muggiano”. E lì è rimasto. Non è stato possibile sapere che fine abbia fatto, ma di certo non è stato trasportato al centro di smalti‐mento, come previsto.
Napoli 12 Km, 6 CO2 Dai Centri di raccolta di Napoli si sono persi l'altro PC e una lavatri‐ce. Il trasmettitore all’interno del computer, consegnato al centro di raccolta Asia di via Ponte della Maddalena, ha subito alcuni tenta‐tivi di manipolazione, ma ha se‐gnalato che il computer è stato spostato diverse volte e poi ha smesso di funzionare, magari per fine carica della batteria: è proba‐bile che un privato lo abbia sot‐tratto dal centro di raccolta Asia.
Potenza 261 Km, 140 CO2 La lavatrice, invece, che era stata consegnata a Na‐poli nella CdR Asia di via S. Gatto, non ha raggiunto l’impianto di trattamento. Si suppone che, dopo alcuni spostamenti (è arrivata a Potenza), sia stata trafugata e sia finita in un centro non autorizzato. Per scoprire in dettaglio percorsi e destini finali dei 15 RAEE del campione scelto basta visitare il sito www.altroconsumo.it dove è riportato l'articolo dell'o‐monima rivista.
Nel giro di un mese l’80% degli
apparecchi arriva a destinazione
e viene trattato correttamente
La nuova Direttiva UE sui Rifiuti Elettronici è giunta in porto
Oltre ai nuovi target di raccolta, comporta anche un forte impulso al reimpiego e riciclo di materiali e componenti recuperati
Dopo l'approvazione del Par‐lamento di gennaio, il Consi‐glio dell'Unione europea ha approvato la nuova direttiva sui RAEE (PE‐CONS 2/12). La revisione delle regole sul re‐cupero dei RAEE, avviata nel 2008 su proposta della Com‐missione Europea, sarà pub‐blicata a breve sulla Gazzetta ufficiale europea e dovrà es‐sere recepita nelle legislazioni nazionali dei 27 entro 18 mesi. In base al testo, approvato dal Consiglio dopo un lungo negoziato con il Parlamento, gli Stati dell'Unione hanno quattro anni di tempo ‐ fino al 2016 ‐ per arrivare a raccoglie‐re, ogni anno, il 45% del peso medio delle apparecchiature elettriche ed elettroniche im‐messe sul mercato nazionale e altri tre anni ‐ entro il 2019 ‐ per raggiungere quota 65%. Per l’Italia significherà racco‐gliere circa 10 chilogrammi a testa. E' richiesto inoltre un miglioramento anche delle prestazioni ambientali di tutti gli operatori coinvolti nel ci‐clo di vita delle AEE (produttori, distributori e consumatori). Le indicazioni
si appuntano sul Design for Disassembly (DfD) : i produt‐tori infatti dovranno orientar‐si ad una modalità di proget‐tazione e produzione degli AEE (apparecchi elettrici ed elettronici) che ne faciliti il disassemblaggio quando di‐smessi o giunti a fine vita , tenendo conto delle esigenze di riparazione, ristrutturazio‐ne, riutilizzo e riciclo. Per con‐trastare l'export illegale dei rifiuti provenienti dall'Unione Europea, si chiede agli espor‐tatori di fornire documenta‐zione atta a dimostrare che il passaggio delle merci in Paesi esterni all'area OCSE sia do‐vuto a esigenze di riparazione o di riutilizzo. Un'altra novità riguarda un ampliamento del campo di applicazione della normativa: si includono i pan‐nelli fotovoltaici, le apparec‐chiature contenenti sostanze che impoveriscono lo strato di ozono e lampade fluore‐scenti contenenti mercurio, che dovranno essere raccolti separatamente e trattati in maniera adeguata sei anni dopo l'entrata in vigore della Direttiva.
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Energie rinnovabiliEnergie rinnovabiliEnergie rinnovabili
Pagina 9 RELOADER Magazine - giugno 2012
Al 31 dicembre 2010 si registrano sul territorio nazionale 53
impianti (costituiti da 102 linee di trattamento) per il tratta‐
mento termico dei rifiuti urbani (RU) e di alcune categorie di
rifiuti speciali, che hanno una capacità nominale complessiva
di 21.693 tonn/giorno. Di questi termovalorizzatori, 50 sono
stati effettivamente operativi nel corso del 2010, essendo
rimasti in esercizio per un periodo sufficientemente prolun‐
gato. La maggior parte degli impianti censiti (30 su 53), tutta‐
via, presenta una capacità di trattamento piuttosto ridotta,
non superiore alle 300 t/g: di questi 6 non superano le 100 t/
g. La capacità nominale media di trattamento dell’intero par‐
co su base annua risulta di circa 135.000 tonnellate, corri‐
spondenti a poco più di 400 t/g. E’ da rilevare comunque che
pur rimanendo praticamente invariato il numero di impianti,
la capacità di trattamento complessiva è passata dalle 5,32
Mt/a del 2005 alle 7,12 Mt/a attuali, con un incremento del
33,8%. L’apparecchiatura di trattamento termico di più larga
diffusione è costituita dai combustori a griglia che rappresen‐
tano oltre l’80% sia in termini di linee installate (82 su 102), sia
di capacità nominale di trattamento. Il resto è suddiviso tra il
letto fluido (9 impianti costituiti da 14 linee, pari al 14,9% in
termini di capacità nominale di trattamento), 5 linee a tambu‐
ro rotante e 1 di gassificazione. Il recupero energetico viene
effettuato nella quasi totalità degli impianti (51 su 53) e pre‐
vede in tutti i casi la produzione di energia elettrica. La pro‐
duzione di energia termica è effettuata nell’ambito di uno
schema cogenerativo (produzione combinata di energia elet‐
trica e termica) su base principalmente stagionale e riguarda
solo 11 impianti, tutti situati nel Nord Italia. La potenza elettri‐
ca installata è pari 782 MW. il trattamento dei fumi, finalizza‐
to alla rimozione delle polveri e dei gas acidi, impiega – singo‐
larmente o in combinazione tra loro – tecniche di depolvera‐
zione (filtri elettrostatici, filtri a maniche, cicloni), rimozione
dei gas acidi (sistemi “a secco”, “a semisecco”, “a umido”) e
rimozione degli ossidi d’azoto (azione selettiva catalitica o
non catalitica). In termini di emissioni in atmosfera gli impian‐
ti, salvo rare eccezioni, rispettano i valori limite previsti dalla
normativa vigente (DLgs 133/2005). Il quantitativo totale di
rifiuti trattati è stato nel 2010 pari a circa 5,70 Mt (+35% rispet‐
to ai livelli del 2004). I rifiuti trattati sono costituiti principal‐
mente da rifiuti urbani indifferenziati (47,8%); da frazione
secca e CDR(combustibile derivato dai rifiuti‐ 34,2%), da rifiuti
speciali (18,0%) che comprendono anche i rifiuti sanitari e le
biomasse. La produzione di energia elettrica ha raggiunto nel
2010 i 3.887 GWh, con un incremento di oltre il 65% rispetto ai
2.346 GWh registrati nel 2004, mentre la produzione di ener‐
gia termica è stata di 1.212 GWh, con un aumento del 116%
rispetto ai 560 GWh del 2004. Si rileva dunque un certo svi‐
luppo del settore del recupero energetico, con particolare
riferimento alla situazione al 2008. Infatti pur essendo la do‐
tazione nazionale rimasta pressoché immutata dal punto di
vista numerico, numerosi sono stati gli impianti oggetto di
revamping, con incremento della capacità complessiva di
trattamento, ma soprattutto della potenzialità di recupero di
energia elettrica e/o termica. Questo fatto, assieme
all’entrata in esercizio dell’impianto di Acerra (il più grande a
livello nazionale e tra i primi anche a livello europeo) ha per‐
messo di conseguire le prestazioni illustrate e, tutto somma‐
to, incoraggianti. Ulteriori segnali positivi sono attesi nel bre‐
ve periodo (2014) allorché saranno operativi gli impianti og‐
getto di interventi di ristrutturazione o ampliamento ovvero
di realizzazione di nuove installazioni, a seguito dei quali si
potrà contare su un ulteriore significativo sviluppo del setto‐
re rispetto alla situazione attuale, sia in termini di capacità di
trattamento (+29,1% espressa come carico termico), sia di
potenzialità di recupero energetico (+30,6% riferito alla po‐
tenza elettrica installata).
Saperne di più sui termovalorizzatori Enea e Federambiente "scattano" la fotografia dello stato di questo settore: anche in Italia è in aumento “l’energia da rifiuti”
Recupero energetico e Rinnovabili
I RAPPORTI
Con il Rapporto Energia e Ambiente [REA], pre‐sentato alla Camera dei Deputati e al Ministro Clini a Roma nell’aprile scorso, l’ENEA indica i percorsi da seguire per la crescita del Paese: maggiore dif‐fusione delle rinnovabili, potenziamento delle in‐frastrutture e di un sistema di smart grid, incenti‐vazione dell’efficienza energetica e risparmio di energia nel settore residenziale e industriale. La domanda globale di energia La crescita dei consumi globali di energia si con‐centra da oltre 10 anni nei Paesi emergenti come India e Cina, che rappresenta la metà della doman‐da mondiale di carbone. Il petrolio continua ad essere la fonte più utilizzata: nel 2009 ha costitui‐to il 33% della domanda primaria, seguito dal car‐bone (27%) e dal gas (20,9%). Le fonti rinnovabili, con una crescita media annua dell’1,8% dal 1990, arrivano a soddisfare il 23% dell’offerta primaria, mentre il nucleare soddisfa il 6% della domanda totale. Dopo la flessione dovuta alla crisi, il 2010 fa già segnare una crescita dei consumi che, secondo il World Energy Outlook 2011, verrà soddisfatta in misura prevalente da combustibili fossili fino al 2035. Evoluzione e scenari Nel 2010 la nostra domanda di energia primaria ha visto una crescita del 4,1% rispetto al 2009. Nel 2010 il peso della fattura energetica è stato di ol‐tre 50 miliardi di euro e più recenti stime dell’Unione petrolifera per il 2011 indicano valori di oltre 60 miliardi di euro. Si conferma la decrescita nel nostro Paese del ricorso al petrolio a vantag‐gio del gas e il significativo aumento delle fonti rinnovabili. In tema di rinnovabili, nonostante la crisi internazionale, la produzione di energia a li‐vello mondiale ha conosciuto uno sviluppo straor‐dinario nel quinquennio 2005‐10, con investimenti mondiali complessivi per 211 miliardi di dollari (+32% rispetto al 2009 e circa dieci volte rispetto al 2004, anno del decollo). In particolare fotovoltai‐co ed eolico hanno fatto registrare un’accelerazione negli scambi commerciali ad un tasso di incremento medio annuo pari a circa 5 volte quello complessivo del settore manifatturie‐ro. Hanno svolto un ruolo centrale per la produ‐zione di queste tecnologie i Paesi asiatici, mentre nell’UE l’adeguamento dell’offerta produttiva in‐terna si è rivelata insufficiente a soddisfare una domanda che si è decuplicata tra 2005 e 2010. Ciò ha determinato un costante aumento in tutti i Pa‐esi UE delle importazioni, che è arrivata a coprire il
62% del totale mondiale del settore. Le dinamiche del commercio internazionale delle rinnovabili ri‐sultano determinate dalla capacità di competitivi‐tà tecnologica e di evoluzione dei sistemi produtti‐vi in grado di adeguarsi al mix energetico derivan‐te da fonti rinnovabili. La situazione in Italia In tale contesto la nostra situazione appare critica: l’Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente fatto ricorso a politiche di incentivi per lo sviluppo delle rinnovabili, ma questo processo, in particolare per la crescita del fotovoltaico e grazie all’aumento delle importazioni di tecnologie rinnovabili, ha provocato un significativo peggioramento del de‐ficit commerciale che ammonta a 11 miliardi di dol‐lari nel 2010 (circa quattro volte e mezzo il valore del 2009). Un quarto del deficit è da attribuire all’interscambio con la Germania, mentre più del 40% è dovuto alla Cina. Il nostro Paese dunque si è mostrato piuttosto deficitario nell’impegno in ri‐cerca pubblica e nella capacità di stimolare e so‐stenere nuove filiere industriali. L’aggravarsi delle situazioni di deficit commerciale può risultare esi‐ziale per la capacità di crescita della nostra econo‐mia. Il perseguimento di una politica energetica di sviluppo delle rinnovabili dovrà perciò accompa‐gnarsi a maggiori investimenti in ricerca energeti‐ca coniugati con politiche industriali volte all’implementazione di settori a maggiore intensi‐tà tecnologica, affinché si affermi una green eco‐nomy che faccia da volano per il miglioramento della competitività del sistema energetico nazio‐nale e per superare la grave crisi economica dei mercati. L’Ing. Giovanni Lelli, Commissario dell’ENEA, ha dichiarato: “Da questi scenari emerge l’esigenza prioritaria di ridurre la dipendenza ener‐getica dall’estero effettuando scelte strategiche nel settore energetico orientate alla green economy, che richiedono un processo di trasformazione tec‐nologica, peraltro già in atto. E’ necessario puntare sulla diversificazione delle fonti, su una maggiore diffusione delle rinnovabili, sul potenziamento delle infrastrutture e di un sistema di smart grid, sull’incentivazione dell’efficienza energetica e sul risparmio di energia nel settore residenziale e indu‐striale. Efficienza energetica, fonti rinnovabili e svi‐luppo delle reti rappresentano pertanto gli stru‐menti chiave per ridurre le emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi europei per l’attuazione di un pro‐cesso di decarbonizzione del sistema energetico ed economico.”
Rinnovabili, efficienza e smart grid per uscire dall'impasse
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Storie di ricicloStorie di ricicloStorie di riciclo
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Bi joux fatt i d i cannucce perBi joux fatt i d i cannucce perBi joux fatt i d i cannucce per un’estate anticonvenzionalun’estate anticonvenzionalun’estate anticonvenzionaleee
Si chiama Federica Fornari, è romana e circa
un anno fa ha visto come le cannucce di plasti‐
ca, alcuni tra gli oggetti maggiormente rap‐
presentativi della nostra cultura usa‐e‐getta,
potevano diventare le materie prime più adat‐
te per creare monili ed accessori eco‐fashion.
Così ha cominciato a raccoglierle, ritagliarle
ed assemblarle artisticamente per creare dei
piccoli gioielli, fino ad ottenere dei risultati
sempre migliori e sempre più apprezzati.
Le sue collezioni si chiamano So Plastic e si
compongono di collane, orecchini, anelli e
bracciali, che è possibile abbinare tra loro per
creare delle vere e proprie parure formate da
gioielli ecosostenibili, dall’aspetto allegro e
divertente che ricordano immediatamente la
stagione estiva.
E’ possibile acquistare onli‐
ne a prezzi accessibili, tra‐
mite Etsy e Blomming, gli
eco‐bijoux di Federica, che
ha dedicato alle sue crea‐
zioni pure una pagina Face‐
book e un blog.
Un laboratorio creativo per imparare il riciclo
Girotondo di cannucce
Laura Marella dal suo blog insegna
ad un gruppo di bambine di 10 an‐
ni a realizzare collane multicolori
di cannucce. L’operazione è piut‐
tosto facile, veloce e divertente:
recuperate tante cannucce di di‐
verso colore, bisogna immaginare
la forma dare alla collana, giocan‐
do sulla combinazione dei colori,
sulla differente lunghezza dei pez‐
zetti di cannucce, sul poter alter‐
nare perline di una collana che ma‐
gari si è rotta. Non resta che ta‐
gliare dalle cannucce tutti i pezzet‐
ti per comporre la collana, creare
la composizione, bucare con uno
stuzzicadenti tutti i pezzetti ed
infilarli in un filo di nylon, oppure
di cotone colorato. A questo pun‐
to basta chiudere con un nodo,
magari scorrevole, così si potrà
regolare la lunghezza e, finalmen‐
te, indossare.
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Ambiente e societ
Ambiente e societ
Ambiente e societ àà à
Londra - Olimpiadi a zero rifiuti
Lo sport e gli eventi che lo celebrano sono ormai
divenuti una importante vetrina di ecosostenibilità
e impegno per la riduzione degli impatti ambienta‐
li. L’idea di realizzare dei Giochi profondamente
rispettosi della natura è nata a cavallo tra la Confe‐
renza di Rio (1992) e le Olimpiadi di Lillehammer
(1994), in un periodo in cui la sensibilità ambienta‐
lista, seppure agli esordi, ha la forza travolgente di
un’idea rivoluzionaria. Il Comitato Organizzatore
ha fatto proprie queste sollecitazioni, con la con‐
vinzione che è possibile dimostrare che i Giochi
possono integrarsi perfettamente con l’ambiente
circostante. Con questa proposta il 24 settembre
del 1993 Sydney si è aggiudicata le Olimpiadi del
2000. Nel corso dei successivi sette anni, il Comita‐
to Organizzatore ha coinvolto progressivamente
le associazioni ambientaliste nella definizione del‐
le linee guida ambientali e nelle decisioni strategi‐
che, linee guida per lo svolgimento di Grandi Even‐
ti sostenibili che sono poi divenute un vero e pro‐
prio paradigma per il futuro. A Sidney nel 2000 si
utilizzò l’energia solare per alimentare gli impianti;
il Villaggio Olimpico e i trasporti pubblici furono
pensati per ridurre le emissioni, diminuendo gli
spostamenti e utilizzando vettori specifici. Il Nuo‐
vo Galles del Sud venne riconvertito da zona indu‐
striale dismessa a un insieme di arene, edifici, aree
umide e parchi naturali, rappresentando una delle
eredità più importanti di quei Giochi. Londra, natu‐
ralmente non può e non vuole essere da meno. E
così ha messo in opera una serie di accorgimenti,
di dispositivi come PAVEGEN, la pavimentazione
che traduce l’energia cinetica dei passi in energia
elettrica, impiego attento e sapiente di risorse idri‐
che ed energetiche. Tra le soluzioni più interessan‐
ti si trova quella che riguarda il destino di impianti,
nati appositamente per l’evento, ma di poca o nul‐
la futura utilità quotidiana. Si parla, per esempio,
del London 2012 Water Polo Arena che ospiterà le
finali olimpiche di pallanuoto nella capitale ingle‐
se. La struttura, in grado di ospitare 5000 spetta‐
tori, è stata costruita in soli 13 mesi nei pressi della
Stratford Station (facilmente accessibile con i
mezzi pubblici), lungo le rive del fiume a Nord del
Centro Aquatics. E’ facilmente riconoscibile nella
skyline londinese per il colore argento e il tetto
realizzato in cuscinetti di PVC [riciclato e privato
degli ftalati], che forniscono un isolamento sup‐
plementare e non favoriscono la condensa. Alla
fine delle Olimpiadi ne è previsto l’abbattimento,
in base al principio del minor impatto possibi‐
le sulla metropoli, insieme ad un piano di riu‐
tilizzo dei materiali di risulta. Altro elemento
interessante riguarda l’impiego dell’acqua. Ci
vorranno circa 3 milioni di litri per riempire le
due piscine (quella di gara e quella di riscalda‐
mento), ma bagni e strutture sanitarie
(rubinetti e docce) sono pensati per ridurre
del 40% il consumo. Probabilmente innovati‐
va la decisione di realizzare un impianto che
non prevede ascensori, ma l’accesso attra‐
verso una serie di rampe utilizzabili anche dai
disabili con sedie a rotelle, ai quali sono desti‐
nati in esclusiva almeno 40 posti. La Water
Polo Arena risponde, almeno nelle intenzioni,
ai pilastri dello sport sostenibile e si inserisce
nella tradizione degli impianti “usa e getta”,
costruiti e poi abbattuti per evitare che di‐
ventino dei “white elephants”, come dicono
gli inglesi per definire un oggetto costoso ma
inutile. Infine, un’ulteriore novità consiste
nell’utilizzo esclusivo di bicchieri e posate re‐
alizzati in Mater‐Bi®, il polimero biodegrada‐
bile e compostabile conforme allo standard
europeo EN 13432 prodotto dalla Novamont.
Si tratta di stoviglie monouso con elevate ca‐
ratteristiche di eco‐compatibilità: contengo‐
no materie prime vegetali – come amidi e oli ‐
e dopo l’utilizzo sono interamente riciclabili
mediante il compostaggio, ha spiegato in una
nota Novamont. il Mater‐Bi® è la nuova fron‐
tiera delle plastiche, nel cui ambito l’azienda
vanta una posizione di primissimo piano, es‐
sendo impegnata da tempo nello sviluppo di
famiglie di plastiche biodegradabili e compo‐
stabili. Tra le prossime sfide dell’azienda c’è
una Bioraffineria di terza generazione che,
partendo dalle colture a basso input
(aridocolture e simili) e dagli scarti, permette
di ottenere polimeri, bio‐lubrificanti e inter‐
medi a basso impatto.
Mirko Turchetti
Un piano di riciclo dei materiali di risulta degli impianti sportivi non più utilizzabili e tavole imbandite con bicchieri e posate in Mater‐Bi®
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Ambiente e societ
Ambiente e societ
Ambiente e societ àà à
La tre giorni romana della convention interna‐zionale IFWLA (International Federation of Wa‐rehousing Logistics Associations), organizzata al palazzo dei Congressi da Assologistica e af‐fiancata dall’Exhibition ROME LOWE, ha punta‐to la lente di ingrandimento sull’innovazione tecnologica dei servizi e sulla qualità di investi‐menti e di strutture e infrastrutture. Ciò che più colpisce è che gli interventi sono stati caratte‐rizzati da un giusto sincretismo tra il linguaggio teorico della scienza e quello applicativo dell’imprenditoria, indicando obiettivi di cresci‐ta economica da coniugare con la sostenibilità ambientale delle operazioni. Questa imposta‐zione, culturale ma fuori da sofisticati concet‐tualismi, può diventare uno dei riferimenti a cui guardare anche per costruire una cultura che diventi coscienza logistica nelle pratiche quoti‐diane. Per citare Giovanna Visco che, in un arti‐colo di Euromerci, espone alcune riflessioni su quanto emerso dalla convention, da decenni si registra un vuoto istituzionale della conoscen‐za logistica, dovuto non solo alla scarsa ester‐nalizzazione del processo logistico dei settori industriali manifatturieri, ma anche alla stessa chiusura settoriale che per anni ha caratterizza‐to complessivamente il comparto. Risulta or‐mai evidente quanto la logistica sia ancora po‐co metabolizzata dai non addetti ai lavori e co‐me, invece, l’efficienza dell’economia richieda un approccio di rete, cioè una visione dal locale al regionale ed al globale e viceversa, sebbene territorialmente competitiva e complessa. A questo proposito le giornate IFWLA hanno of‐ferto un termine di paragone interessante, mo‐strando come le aziende logistiche insediate per il mondo non solo condividano temi analo‐ghi, ma sentano la necessità di integrazione, un elemento innovativo nel panorama competiti‐vo classico tra aziende di uno stesso settore. Come spesso ha rimarcato il Presidente di As‐sologistica Mearelli, in Italia si confonde il tra‐sporto con la logistica, relegata troppo spesso nei ragionamenti dei decisori alla subalternità rispetto al trasporto. Il dispiegarsi dei confron‐ti all'interno dell'IFWLA ha evidenziato quanto i
termini delle discussioni tra addetti ai lavori siano invece esattamente ribaltati: è in base all'esigenze logistiche che deriva la domanda di mercato di trasporto in ter‐mini di modalità, organizza‐zione e quantità. È in base alla logistica del Paese che si determina la capacità com‐petitiva delle singole impre‐se. All'IFWLA hanno parteci‐pato circa 90 delegati pro‐venienti da tutto il mondo. L'agenda dei lavori ha ospitato sessioni sui Parchi logistici e gli in‐terporti, sugli investimenti , sulla city logistics, sull'ICT a supporto dei sistemi logistici. Infine sono state presentate alcune best practices nella sessione moderata da Massimiliano Schi‐raldi di Università Tor Vergata di Roma, con interventi di Federico Oneto ‐ Segretario Gene‐rale di Freight Leaders Council Plus, che ha pre‐sentato il progetto Lean & Green, Alvise Di Ca‐nossa ‐ Chairman of Arterìa, Andrew Forsythe ‐ Managing Director of RediRack UK, Damiano Frosi del Politecnico di Milano. A questa sessio‐ne ha portato il suo contributo anche RELOA‐DER con un intervento a due voci di Marina Melissari e Roberto Zollo che hanno illustrato la Piattaforma ICT RELOAD, progettata e realiz‐zata da SGL Logistica e da TRS del Gruppo The‐orematica. Basata su un modello di Closed Lo‐op Supply Chain, la piattaforma risponde all’obiettivo di sviluppare modalità di integra‐zione dei processi produttivi e distributivi con i processi di logistica inversa, dotati di un più alto grado di compatibilità ambientale ed eco‐nomica, per il recupero dei RAEE (Rifiuti da Ap‐parecchiature Elettriche e Elettroniche) e dei relativi materiali. E’ uno strumento avanzato web based di interoperabilità tra attori diversi, per la gestione di un sistema logistico ottimiz‐zato di ritiro, trasporto e primo trattamento delle lavatrici Whirlpool, prodotte nello stabili‐mento di Napoli e dismesse dai consumatori o giunte a fine vita. V. D.
FOCUS IFWLA 2012 ROME LOWE L’exhibition, predisposta da Fiera di Roma, ha accompagnato la Convention IFWLA. Tra i numerosi espositori anche RELOADER e il CAR ‐ Centro Agroalimentare Roma, che ha organizzato un interes‐sante workshop centrato sulla distribuzione delle derrate alimentari. La logistica è un comparto strategico del valore di circa 103 miliardi di euro annui, che il processo di globalizzazione dei mercati e le proble‐matiche ambientali portano verso un confronto sempre più serrato con le realtà internazionali. Insomma, è uno strumento imprescindi‐bile per la competitività di un Sistema Paese, soprattutto quando si intende contribuire al suo sviluppo sostenibile. Ma per essere davve‐ro efficiente, secondo il CAR, la logistica deve essere anche buona. Il concetto è stato sviluppato nel corso del workshop “La buona logi‐stica unisce l’Italia e la rende più buona ‐ Il valore e i vantaggi della “catena di supporto “ spiegati al consumatore”.
Logistica e Sostenibilità
Un maggio italiano all’insegna della logistica: conferenze, best practice, exhibition, incontri, workshop e dibattiti, tra analisi
della congiuntura attuale, strategie di sviluppo a medio termi-ne e visioni di scenario sugli impatti delle nuove tecnologie
L’opinione di Primo Mastrantroni Segretario Nazionale Aduc
Mi sono sempre chiesto perché le navi merci che
passano per Suez, attraversano il Mediterraneo e
l'Atlantico e approdano a Rotterdam (Olanda).
Non potrebbero, invece, proseguire per l'Adriati‐
co e arrivare a Trieste dove un sistema di traspor‐
ti ferroviari e stradali potrebbe interessare tutto
il settore Nord‐Est dell'Europa? E perché non si
potrebbe far la stessa cosa utilizzando il porto di Genova per il settore Nord‐
Ovest dell'Europa? Abbiamo due autostrade marittime, l'Adriatico e il Tirreno,
poco o punto utilizzate. Eppure, nonostante l'incremento del trasporto maritti‐
mo, il nostro sistema portuale è rimasto sostanzialmente al palo. Qual è il moti‐
vo? Insufficienza delle infrastrutture portuali e terrestri. Il sistema logistico è pol‐
verizzato rispetto a quello integrato di altri Paesi, l'operatività portuale è lenta,
imbrigliata in lacci e laccioli burocratici, finanziari, corporativi e monopolistici.
Eppure l'Italia giace al centro del Mediterraneo con tutte le caratteristiche per
essere il punto di congiunzione tra Nord e Sud, tra Est ed Ovest europeo. Invece,
siamo ripiegati su noi stessi sicché il traffico portuale è, prevalentemente, di inte‐
resse domestico. E' evidente che occorre agire su fronti diversi: la logistica, il po‐
tenziamento e la liberalizzazione (treni) dei sistemi di trasporto, la ristrutturazio‐
ne e l'integrazione dei porti con gli impianti terrestri. Insomma, si tratta di passa‐
re da una "politica" dei trasporti miope a una di respiro internazionale. [email protected]
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Ambiente e societ
Ambiente e societ
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La sostenibilità viene dal mare Ne è convinto Marcello Saponaro, CEO di Logimar - Spedizioni Internazionali
FOCUS Logistica e Sostenibilità
Logimar è un’impresa di spedizioni internazionali marittime, terrestri e aeree, con sede in provincia di Bergamo. E’ un’azienda giovane di professionisti con lunga esperienza, orientata al cliente.
Perché la logistica ha un ruolo fondamentale nell’economia del Paese? E’ senza dubbio, un fattore importante di competi‐tività sui mercati nazionali, europei e mondiali. La crisi economica ha accelerato il processo di riduzio‐ne degli stock in magazzino, al fine di ridurre i costi, portando alla necessità di disporre di una filiera lo‐gistica affidabile e collaudata che possa rifornire rapidamente i clienti.
Oltre il 90% dei trasporti avviene oggi su gomma. Quali soluzioni vede per far fronte all’inquinamento ambientale che ne consegue? La situazione del nostro Paese è particolare da que‐sto punto di vista. Il trasporto su gomma è la meto‐dologia più utilizzata a causa del poco sviluppo del‐le altre modalità. Le cause di ciò sono da attribuirsi alla mancanza o alla cattiva gestione degli investi‐menti, alla burocrazia e ad altre problematiche che
non riguardano esclusivamente il settore logistico. Sfruttare le grandi potenzialità offerte dai trasporti ferroviari, navali, aerei e dall’intermodalità, rappre‐senta la sfida da superare per incrementare la com‐petitività e la sostenibilità della logistica.
Lei ha scritto articoli interessanti sulle autostrade del mare: quali ritiene siano i vantaggi se fossero finalmente una realtà? Le autostrade del mare sono una valida alternativa al trasporto su strada. Si può immaginare il Medi‐terraneo come una grande autostrada, composta da molte più corsie rispetto alle autostrade su terra e percorsa da navi e non da automobili e tir. Questo sistema consente risparmi a livello economico e ambientale. Questi ultimi sono dovuti alla capienza e all’efficienza energetica delle navi, che è maggio‐re rispetto a quella dei camion, grazie alle quali si ha una riduzione del numero di viaggi da eseguire.
Logimar è socio di Ecofriends. Perché si è iscritto ad una rete di eco - imprese? Far parte di Ecofriends significa avere un confronto costruttivo con altri imprenditori e manager attra‐
verso lo scambio di informazioni ed espe‐rienze, specialmente nel campo della soste‐nibilità ambientale, utili per rendere sempre più efficiente e competitiva la propria azien‐da. Al fine di accrescere le potenzialità di questo gruppo e la competitività delle pic‐cole e medie imprese italiane, abbiamo deci‐so di dare il nostro contributo mettendo a disposizione, gratuitamente sul nostro sito (www.logimar.it), un software per l’ottimizzazione del carico dei container ma‐rittimi. Mirko Turchetti
L’intervista E’ nato il movimento “GUERRIGLIA PALLET” per promuovere il pallet come protagonista nella Green Economy
“Forse il termine “Guerriglia” può sembrare un po' troppo forte, per i nostri intenti, ma non ha una valenza negativa: La guerriglia è stata la base per i più importanti movimenti di libertà e di autodeterminazione dei popoli e delle persone. Quello che vogliamo portare avanti sono i valori positivi della protesta civi‐le e sociale contro un sistema di cui non si sa nulla e su cui regna la disinformazione. I no‐stri obiettivi sono la legalità e la salute dell'uomo gridati con forza e determinazio‐ne.” E’ quanto si legge nel comunicato stam‐pa di Palm SpA, che insieme ad un gruppo
di imprese, produttrici, riparatrici e utilizza‐trici di pallet, interessate a promuovere la Green Economy nei prossimi anni, ha dato vita a “GUERRIGLIA PALLET”. I principi gui‐da saranno parte di un manifesto sotto‐scritto dai fondatori del movimento, a cui ha aderito anche EPAL. Guerriglia Pallet vuole essere una campagna attiva per sen‐sibilizzare, ispirare ed orientare comporta‐menti sani e responsabili di tutta la filiera e saper trasferire questi valori attraverso la comunicazione partecipata tra produttori, utilizzatori e cittadini, che vorranno creare le condizioni più favorevoli per migliorare la qualità della vita delle persone e del piane‐ta. L’obiettivo è creare una filiera pallet ma‐de in Italy, per favorire una gestione attiva della risorsa legno locale, creare posti di lavoro nell’agro‐selvicoltura e nelle fabbri‐che di pallet, agevolare l’integrazione dei giovani e quindi il passaggio generazionale nelle nostre imprese, per introdurre un in‐novativo modello di economia che riesca a guardare oltre la crisi. La vita del pallet EUR/EPAL contribuisce a mitigare l’effetto serra. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, ogni singolo pallet ben gestito ri‐sparmia all’atmosfera una quantità totale di 18,4 kg di CO2 equivalente. Solo nel 2010 ne sono state sottratte all’atmosfera 1.229.432 tonnellate, di cui 108.893 in Italia. Il che si‐gnifica che annualmente, grazie al Sistema di Interscambio EPAL, in Europa vengono compensate le emissioni di gas climalteran‐ti equivalenti al fabbisogno energetico del parco residenziale della città di Roma.
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Il grande sviluppo tecnologico che ha carat‐
terizzato gli ultimi decenni e che ha contri‐
buito a migliorare notevolmente il nostro
vivere quotidiano, ha determinato una ele‐
vata produzione di rifiuti tecnologici. Si sti‐
ma che in Italia, la produzione annuale pro
capite di rifiuti hi‐tech sia di circa 14 kg/
abitante (pari al 3‐4% della produzione di
RSU) per un totale di oltre 800.000 t distri‐
buite sull’intero territorio nazionale e del
quale solo una parte (meno di 300.000 t)
viene gestita correttamente. Per assicurare
una corretta gestione dei rifiuti elettronici,
pertanto, nel 2003 sono state emesse Diret‐
tive Comunitarie aventi la finalità di pro‐
muovere il riutilizzo ed il riciclaggio dei rifiu‐
ti derivanti da apparecchiature elettriche ed
elettroniche. Una moderna apparecchiatu‐
ra elettronica può contenere tanti elementi
rari: questo contribuisce a fare dei RAEE
I N S E R T O N . 6/2012
Gli speciali
Con il Patrocinio di importanti Enti e Istituzioni quali Regione Lazio, Pro‐vincia e Comune di Roma, FISE Asso‐ambiente, RELOADER e alcune delle principali Università competenti in materia quali Politecnico di Milano, Università di Urbino Carlo Bò, Uni‐versità di Cassino e Università del Molise, l’iniziativa ha visto la parteci‐pazione di esponenti rilevanti del settore rifiuti. Stefano Laporta, Di‐rettore generale di ISPRA ha ribadi‐to come la discarica sia ancora la forma più diffusa di smaltimento dei rifiuti (quasi il 46% dei rifiuti prodot‐ti), la cui produzione pro capite an‐nua è aumentata nel nostro Paese di 4kg dal 2009 al 2010. Questo nono‐stante le direttive comunitarie e na‐zionali stiano cercando di realizzare una vera “società del riciclo”. La raccolta differenziata dovrà pertan‐to aver sempre più un ruolo chiave per il nostro Paese. Giovanni Fiscon, Direttore Generale AMA, ha potuto affermare che Roma si attesta tra le principali città europee per la raccol‐ta differenziata, cresciuta dal 2007 al 2011 di 135 mila tonnellate con un aumento del 44%. Un approfondi‐mento sul sistema di smaltimento rifiuti è stato fornito dal Vice Presi‐
dente Assoambiente Luciano Pia‐centi, che ha ribadito come il siste‐ma italiano sia tecnicamente ade‐guato alla valorizzazione e recupero di materia e di energia. Gli impianti che trattano i rifiuti sono in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi di diversificazione energeti‐ca dalle fonti fossili che il nostro Pa‐ese si è dato, nel rispetto degli ob‐blighi comunitari sull'energia al 2020 e del Protocollo di Kyoto. Ha parlato di compostaggio Alessandro Filippi di Kyklos, come occasione per co‐niugare due settori produttivi, per‐mettendo di soddisfare il crescente fabbisogno di impiantistica dedicata al trattamento degli scarti e le ne‐cessità di fertilizzazione richieste da un’agricoltura eco‐sostenibile. In questo modo, gli scarti che proven‐gono in modo diretto o indiretto dall’agricoltura, ad essa ritornano dopo un processo di valorizzazione delle componenti organiche conte‐nute. Al recupero e riciclo come pas‐saggi fondamentali per la salvaguar‐dia delle risorse naturali si è riferito Loris Pietrelli dell’ENEA, socio fon‐datore di RELOADER: il suggerimen‐to è considerare le città come una sorta di miniera dalla quale recupe‐
rare i materiali necessari allo svilup‐po (il suo contributo è riportato nell’inserto a lato Gli Speciali). Ma‐rio Grosso del Politecnico di Milano ha rinforzato questo concetto, so‐stenendo che fino a 30.000 tonnel‐late all'anno di alluminio riciclabile saranno potenzialmente recuperabi‐li dalle scorie di termovalorizzazione in Italia al 2020. Un importante con‐tributo ai target di riciclo di questo fondamentale materiale. In ultima analisi – come da conclusioni di Pao‐lo Massarini, Presidente del Comita‐to Scientifico e Direttore di Aria SpA (ACEA risorse e Impianti per l’Ambiente) ‐ Il sistema di gestione dei rifiuti è un sistema industriale del Paese che ha raggiunto oggi un buon grado di maturità. Dopo un periodo di parcellizzazione degli operatori e delle competenze, il set‐tore propone oggi un panel di sog‐getti che sanno ben coniugare i temi industriali con le tematiche di soste‐nibilità ambientale, quali la riduzio‐ne della dipendenza da fonti fossili, la valorizzazione della frazione orga‐nica dei rifiuti con la produzione di compost e una particolare attenzio‐ne allo sviluppo delle attività di recu‐pero e riciclo della materia.
Rifiuto hi-tech: quando
sostenibilità economica e ambientale coincidono Loris Pietrel l i , ENEA-UTTAMB
Due asset per un moderno sistema di gestione dei rifiuti Situazione attuale e linee guida sono emersi dall’iniziativa del 16 maggio scorso a Roma
RELOADER Magazine - Gli Speciali, giugno 2012 Pagina 21 Pagina 22 RELOADER Magazine - Gli Speciali, giugno 2012
rifiuti raccolti in impianti anche molto lonta‐
ni. Flussi di materiali, spesso consistenti, so‐
no attualmente convogliati presso grossi
impianti del Nord Europa, maggiormente
dotati a livello tecnologico rispetto a quelli
nostrani. Solitamente il materiale conferito
viene convertito in oro, argento e rame,
mentre i metalli restanti vanno a costituire
un ulteriore guadagno per il gestore
dell’impianto. Sul territorio nazionale,
l’attività di recupero di metalli preziosi è ef‐
fettuata da aziende che operano da tempo
nel settore orafo: pertanto la collocazione
geografica degli impianti operativi si sovrap‐
pone ai distretti della lavorazione dell’oro
(Arezzo e Vicenza). In questo ambito il rifiu‐
to elettronico viene utilizzato solo per il re‐
cupero del metallo più facilmente estraibile
per via pirometallurgica e quando la sua
percentuale lo consente. A tutt’oggi non
esistono, quindi, impianti in grado di recu‐
perare altri metalli, altrettanto preziosi o di
interesse economico, derivanti da RAEE e,
soprattutto, non esiste alcun impianto inte‐
ramente dedicato al trattamento dei rifiuti
elettronici (tranne, forse, la 3R Metals re‐
centemente nata in Sardegna). Consideran‐
do che in una scheda elettronica si possono
individuare circa 60 elementi fra quelli pre‐
senti nel sistema periodico, si comprende
l’importanza, anche economica, di intra‐
prendere un percorso che non si limiti al re‐
cupero del solo metallo giallo. Il valore ag‐
giunto di un metallo, soprattutto se prezio‐
so o strategico, è fortemente correlato alla
purezza ed è per questo che una volta indi‐
viduata e resa disponibile la fonte (il rifiuto),
si devono applicare tutte le tecnologie inno‐
(Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed E‐
lettroniche) una sorta di minerale urbano
dal quale estrarre materiali ed elementi
strategici. Dal punto di vista ambientale, se
si considera l’elevata impronta ecologica
dell’industria estrattiva (10 g di oro equival‐
gono a 5 tonnellate di roccia scavata, 10 mc
di acqua oltre ai chemicals necessari per
l’estrazione), risulta evidente il risparmio di
territorio associato al concetto di rifiuto co‐
me risorsa. Si calcola che il recupero
dell’oro presente nelle schede elettroniche
dei PC venduti in un anno nel mondo, evite‐
rebbe lo scavo di un buco pari a 15 milioni di
tonnellate di roccia. Considerato, inoltre,
che in un chilo di schede elettroniche si pos‐
sono trovare da 0,2 a 2 grammi d’oro,
l’aspetto economico non può ritenersi tra‐
scurabile. In altri Paesi, infatti, sono state
sviluppate delle vere e proprie industrie de‐
dicate al recupero di materiali dai RAEE: ciò
avviene con un notevole riscontro sia eco‐
nomico che ecologico, grazie al recupero di
materie prime altrimenti destinate alle di‐
scariche.
La situazione nazionale
I presupposti e le motivazioni all’origine di
qualsiasi iniziativa volta a gestire il ciclo di
vita dei RAEE in maniera corretta, dovreb‐
bero ravvisarsi nella volontà di fornire una
soluzione, innovativa e sostenibile in termi‐
ni ambientali ed economici a problematiche
quali la valorizzazione economica degli ap‐
parati elettrici elettronici dismessi, la crea‐
zione di nuove figure professionali e la sal‐
vaguardia delle risorse naturali. Gli operato‐
ri nazionali, che oggi ricevono e smaltiscono
correttamente i RAEE, si limitano a smon‐
tarli per recuperare i macrocomponenti la‐
sciando ad altri operatori, spesso fuori dei
confini nazionali, una fetta consistente del
margine di guadagno. Nell’ambito dei RAEE,
i telefoni cellulari, le schede elettroniche e
le CPU rappresentano una materia prima
molto preziosa che raggiunge quotazioni
elevate, giustificate dai quantitativi di me‐
talli preziosi. Nel caso dei RAEE, quindi, rea‐
lizzando partite ingenti ed omogenee si
possono ottenere guadagni tali da rendere
fortemente vantaggioso il trasferimento dei
Salvaguarda delle materie prime, ovvero riduzione
del fardello ecologico: per l’oro si avrebbe una
riduzione del “buco” pari a 15 Mton di roccia
Impianti in Italia:
di tipo pirometallurgico;
ideati per il recupero di “rifiuti”
provenienti da oreficerie;
dimensioni limitate;
recupero di solo oro e argento.
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vative che permettono di rendere sostenibi‐
le, anche economicamente, il trattamento
del rifiuto stesso. Esiste un assioma, ormai
accettato dagli operatori del settore, se‐
condo il quale l’industria del riciclaggio può
sopravvivere solo grazie ai contributi pub‐
blici. Nel caso dei RAEE bisogna evidenziare
invece che, applicando innovazione tecno‐
logica, è possibile combinare le esigenze
ambientali con quelle economiche. Dal pun‐
to di vista del processo tecnologico, infatti,
l’introduzione di tecniche di separazione
selettiva di tipo idrometallurgico nella filie‐
ra RAEE, costituisce l’elemento non solo in‐
novativo, ma, soprattutto, quello che, ridu‐
cendo l’impatto ambientale, ne determina
un maggiore incremento del ritorno econo‐
mico. Questo è reso possibile, infatti,
dall’elevata selettività raggiungibile e quin‐
di dall’alto grado di purezza ottenibile. Se‐
condo il processo messo a punto in ENEA,
da 1000 kg di schede elettroniche è possibi‐
le ricavare plastiche, vetro, rame, oro, palla‐
dio, platino oltre a terre rare, argento, tan‐
talio ed altri elementi come riportato in ta‐
bella. L’Idrometallurgia è dunque una tec‐
Associazione RELOADER onlus 00185 Roma ‐ Viale Carlo Felice 89
Tel: +39 06 70.49.53.20 Fax: +39 06 70.49.04.7 www.reloaderitalia.it [email protected]
nologia alternativa i cui benefici sono il
completo recupero dei metalli con un eleva‐
to grado di purezza (a cui è associato un
prezzo maggiore); i bassi costi energetici e
la minimizzazione dei rifiuti. I residui inoltre
possono essere considerati “declassificati”
e quindi riutilizzabili (materiali inerti) e, es‐
sendo un processo a freddo, non ci sono
emissioni in atmosfera.
Esprimendosi in termini di “filiera RAEE”
che prenda in considerazione l’intera appa‐
recchiatura e non solo le parti commercial‐
mente più appetibili, sarebbe opportuno
creare una filiera dedicata ai RAEE che pren‐
da in considerazione il riciclaggio dell’intera
apparecchiatura e che preveda impianti op‐
portunamente dimensionati e distribuiti sul
territorio. E la logistica in questo caso risul‐
ta un fattore determinante. Sarebbe oppor‐
tuna una “divisione dei compiti” fra i vari
operatori allo scopo di ottimizzare i recupe‐
ri e produrre più reddito senza incidere
sull’ambiente. La duplicazione a livello loca‐
le o un errato dimensionamento degli im‐
pianti farebbe perdere, infatti, la sostenibili‐
tà economica del ciclo dei RAEE. In altre pa‐
role un impianto di recupero selettivo dei
metalli è sufficiente a trattare un flusso di
materiale proveniente da un numero eleva‐
to di centri di raccolta.
Perché non si trovano telefoni cellulari nei RAEE?
Da 8 tonnellate di telefonini
“buttati in un forno tedesco”
si possono ricavare:
106.000 € in oro
4.000 € in rame
6.000 € in argento
5.000 € in palladio.
Materiale ottenibile da 1000 kg di schede elettroniche
Piombo 18.4 kg Alluminio 27.7 kg Platino 75.2 g
Stagno 27.8 kg Oro 231.5 g Terre rare <100 g
Ferro 46.5 kg Argento 121.0 g Plastica 301 kg
Rame 203 kg palladio 102.1 g vetro 350 kg
Dimensionamento ottimale degli impianti necessari alla creazione della filiera RAEE
RAEE: uno dei pochi casi dove alla
sostenibilità economica si associa
quella ambientale