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COMUNICAZIONE PUBBLICITARIA Prima pubblicità dell’acqua Lete → il punto focale della pubblicità è l’equazione sodio= salutare che si basa su una presupposizione che è un meccanismo per cui l’interlocutore arriva all’informazione voluta senza che la pubblicità debba essere esplicita. Un’altra pubblicità che utilizza la presupposizione è pubblicità dell’Adidas, sfrutta la presupposizione che le gambe delle donne debbano essere “lisce come la seta” (metafora comoda per attirare l’attenzione) per creare scalpore con delle gambe pelose Seconda pubblicità Lete → richiama il primo spot (il fatto che la bollicina sia da sola ricorda la povertà di sodio); utilizza la parola rompibolle, che risulta adeguata al contesto, grazie ad un gioco linguistico che spesso viene utilizzato nelle pubblicità (“chi vespa mangia le mele”). Inoltre ha un ruolo importante la psicologia del colore, il blu ad esempio, richiama la purezza dell’acqua COMUNICAZIONE SOCIALE Spot per i 150 anni dell’Italia → questo spot ha come scopo quello di sottolineare il ruolo della rai nella riunificazione linguistica grazie ad una diffusione più capillare della lingua “comune”; qui il dialetto viene visto come un limite alla comunicazione sociale. In molte pubblicità (nutella, coca cola) compare il dialetto e conferisce una marca d’identità forte , è indirizzata ad un target giovane perché è più incuriosito Negli spot a sfondo sociale vengono spesso utilizzati gli stereotipi che sono concetti socialmente condivisi come ad esempio una donna bionda, bella = oca LA LINGUISTICA La linguistica studia due aspetti: il linguaggio e la lingua, sono due termini diversi tra di lor( come ah esempio deambulazione e passo). Linguaggio verbale umano→ nella nostra testa c’è un contenuto, ad esempio se penso che oggi è una bella giornata adatto il mio pensiero al contesto: a mia mamma posso dire “ara che bella giornata” al mio professore dirò “oggi fa bel tempo” : ciò che ne esce è un linguaggio che fa parte di un sistema condiviso dall’interlocutore.

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COMUNICAZIONE PUBBLICITARIAPrima pubblicità dell’acqua Lete → il punto focale della pubblicità è l’equazione sodio= salutare che si basa su una presupposizione che è un meccanismo per cui l’interlocutore arriva all’informazione voluta senza che la pubblicità debba essere esplicita. Un’altra pubblicità che utilizza la presupposizione è pubblicità dell’Adidas, sfrutta la presupposizione che le gambe delle donne debbano essere “lisce come la seta” (metafora comoda per attirare l’attenzione) per creare scalpore con delle gambe pelose

Seconda pubblicità Lete → richiama il primo spot (il fatto che la bollicina sia da sola ricorda la povertà di sodio); utilizza la parola rompibolle, che risulta adeguata al contesto, grazie ad un gioco linguistico che spesso viene utilizzato nelle pubblicità (“chi vespa mangia le mele”). Inoltre ha un ruolo importante la psicologia del colore, il blu ad esempio, richiama la purezza dell’acqua

COMUNICAZIONE SOCIALESpot per i 150 anni dell’Italia → questo spot ha come scopo quello di sottolineare il ruolo della rai nella riunificazione linguistica grazie ad una diffusione più capillare della lingua “comune”; qui il dialetto viene visto come un limite alla comunicazione sociale. In molte pubblicità (nutella, coca cola) compare il dialetto e conferisce una marca d’identità forte , è indirizzata ad un target giovane perché è più incuriosito

Negli spot a sfondo sociale vengono spesso utilizzati gli stereotipi che sono concetti socialmente condivisi come ad esempio una donna bionda, bella = oca

LA LINGUISTICALa linguistica studia due aspetti: il linguaggio e la lingua, sono due termini diversi tra di lor( come ah esempio deambulazione e passo).

•Linguaggio verbale umano→ nella nostra testa c’è un contenuto, ad esempio se penso che oggi è una bella giornata adatto il mio pensiero al contesto: a mia mamma posso dire “ara che bella giornata” al mio professore dirò “oggi fa bel tempo”: ciò che ne esce è un linguaggio che fa parte di un sistema condiviso dall’interlocutore.

•Lingue storiche-naturali → la lingua è la parte concreta che realizza la facoltà di linguaggio, le lingue storico naturali sono le lingue sviluppate naturalmente nel corso del tempo ad esempio l’esperanto non si è sviluppata in modo spontaneo perciò non lo è . Sono comprese anche lingue ormai morte come il latino.

La linguistica non è una scienza prescrittiva come la grammatica, ma è descrittiva perché cerca di spiegare come sono avvenuti certi cambiamenti o come sono nate certe parole ad esempio può spiegare come l’espressione “ma anche no” è entrata nel linguaggio comune . Non è una disciplina normativa perché cerca di capire le motivazioni di una certa situazione, in tal caso le parole negro- nero- di colore da un punto di vista linguistico si equivalgono e non dice se sia giusto o meno utilizzare una parole piuttosto che un’altra, mentre dal punto di vista sociale hanno dei significati ben diversi.

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Si occupa quindi dei cambi linguistici ad esempio il latino documenta un percorso: la domus diventa il duomo, mentre la casa diventa tale per la sua varietà costruttiva (tetto a triangolo)

La linguistica ha diverse branche:

generale: studia cosa sono, come sono fatte e come funzionano le lingue storica: si occupa di come e perché le lingue cambiano nel tempo tipologica: esplora le diversità delle lingue del mondo, cercando di trovare

modelli di variazione ordinata

Un segno è un’entità costituita da un’espressione e un contenuto: l’espressione è la parte sensibile e cioè percepibile attraverso i sensi; poi è composta dal contenuto che è la componente mentale, vale a dire ciò che concettualizziamo con la mente (il rinvio ad un oggetto, non l’oggetto in sé). I segni sono caratterizzati e classificati secondo due parametri: intenzionalità e motivazione, presentano inoltre diversi gradi di convenzionalità.

-> ad esempio un colpo di tosse: non intenzionale, motivato naturalmente colore nero come segno di lutto: intenzionale, motivato culturalmente suono al telefono con linea occupata: totalmente convenzionale, immotivato

Possono essere divisi in:

i segni naturali vengono definiti indici se non intenzionali e motivati naturalmente, rispondono inoltre ad un una relazione di causa→effetto. Ne sono un esempio: nuvoloni grigi= sta per pioveretracce=passaggio di animali

se un segno è motivato naturalmente, ma viene usato intenzionalmente rientra sotto la categoria di segnale; rispetto all’indice hanno un maggiore grado di convenzionalità

sbadiglio in Italia può essere usato come segno di noia mentre in Cina si sbadiglia perché si ha fame

alcuni segnali sono vocali altri invece non lo sono → ad esempio la danza delle api e lo sbadiglio

La linguistica in conclusione ha una funzione descrittiva ed esplicativa

La linguistica descrive e tenta di comprendere i fenomeni che si manifestano nelle lingue e che possono gettar luce sui mutamenti in atto e sui meccanismi di funzionamento della mente umana → disciplina non normativa

Le lingue sono sistemi di segni

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se l’espressione e il contenuto sono legati da un rapporto di tipo analogico (l’espressione assomiglia al contenuto) si tratta di icone, di solito rimanda ad un’immagine. Qui la convenzionalità è alta

bagno con omino con la gonna= idea stereotipata della donna

sono intenzionali e motivati analogicamente

nei simboli espressione e contenuto sono legati da un rapporto arbitrario e cioè non sono motivati, ma intenzionali perché sono codificabili solo conoscendo una certa cultura

ad esempio il simbolo del comunismo può essere capito solo se si ha una cultura storica

I simboli sono intenzionali e fortemente convenzionali

la categoria più importante sono i segni linguistici:o sono immotivatio sono basati su una mera convenzione specificata culturalmente e

dipendente da una data tradizioneo sono intenzionali: l’emittente parla per comunicare qualcosa e con

il fruitore si condivide un codice e cioè delle regoli comuni

CARATTERISTICHE GENERALI DEL CODICE LINGUA Acquisizione naturale → ogni individuo è in grado grazie alla facoltà di

linguaggio di acquisire la lingua senza che venga insegnata, essa costituirà la lingua madre. Emerge quindi la differenza tra “acquisire” e “imparare”: la lingua viene acquisita in modo naturale dato che l’individuo non viene guidato con un addestramento

Trasmissione culturale → la lingua è anche un veicolo di una cultura e dipende dall’ambiente in cui l’individuo è inserito fin dalla nascita

Carattere storico ed evolutivo → ogni lingua si sviluppa in una certa comunità che si evolve con la lingua stessa, se si trapianta una comunità in un altro luogo la lingua comincia a scomparire fino ad estinguersi ad esempio gli italiani trapiantati in Argentina hanno perso la loro caratteristica linguistica. La lingua ha diverse esigenze comunicative in base alla loro collocazione geografica-climatica ad esempio gli eschimesi utilizzano moltissimi modi per dire neve proprio perché le loro esigente glielo impongono; in generale le comunità più isolate mantengono cementato il loro livello culturale, le lingue romanze più isolate (sardi, rumeni) mantengono alcuni tratti latini come ad esempio domo=casa

Il codice lingua è un insieme di corrispondenza, fissatesi per convenzione, tra un insieme di espressioni e i contenuti che esse veicolano. Tutti i sistemi di comunicazione sono codici, i segni linguistici costituiscono il codice lingua

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La lingua presenta una varietà di codici: 1) le lingue non verbali (come lingue dei segni)

2)i linguaggi artificiali (computer)

3)versi e comportamenti animali

Ciò che ha permesso di sviluppare il linguaggio verbale è una questione fisica: rispetto agli animali l’uomo aveva un adeguato volume del cervello e un’adeguata quantità e plasticità dei collegamenti interneuronali, inoltre possiede un canale fonatorio con conformazione “a due canne” (cavo orale e laringe). È essenziale la presenza della faringe come cavità intermedia che funge da cassa di risonanza

PROPRIETA’ SPECIFICHE

Biplanarità → il segno linguistico possiede due componenti: il significante cioè l’espressione fisicamente percepibile ( ad esempio la parola gatto pronunciata) e il significato ossia il contenuto a cui il significante rimanda e quindi l’informazione da esso veicolata (il concetto di gatto). C’è quindi un’associazione tra suono e concetto: i parlanti di italiano riconducono la catena fonica [‘gatto] che forma il significante gatto ad un significato astratto corrispondente (il concetto di felino domestico).

Arbitrarietà → non esiste nessun legame naturalmente motivato o necessario tra il significante e il significato di un segno, inoltre ogni lingua costruisce in modo diverso le associazioni tra contenuti e espressioni e proprio per questo motivo allo stesso significato possono corrispondere diversi significati e viceversa, se le associazioni tra i due fossero motivate le parole dai suoni simili dovrebbero indicare lo stesso concetto in tutte le lingue: ad esempio la parola loop in inglese e in rumeno lup non corrisponde all’italiano lupo.

Triangolo semiotico →

Le lingue avranno in comune i tratti più legati alla facoltà di linguaggio biologicamente determinata e alle caratteristiche universali della cognizione umana (ad esempio singolare vs plurale), ma differiranno per i tratti più legati alla loro dimensione storico-evolutiva

La capacità comunicativa è comune al mondo animale (zoosemiotica), ma nessun linguaggio animale ha la complessità delle lingue umane perché l’uomo possiede alcune precondizioni anatomiche e neurofisiologiche per l’elaborazione del linguaggio che mancano ad altre specie animali

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Il triangolo semiotico rappresenta la relazione tra significante e significato, la linea continua→ formano il segno

La relazione tra segno e realtà non avviene attraverso il significante, ma grazie al significato: penso ad il concetto e lo trasferisco nella mia realtà ad esempio vedo un gatto e lo concettualizzo nella testa, nello stesso modo se si deve tradurre bisogna sempre far riferimento al significato ad esempio cinema

Esistono 4 livelli di arbitrarietà:

Rapporto tra segno e referente → non esiste legame tra la parola è il significato ad esempio non esiste un legame tra la sequenza di foni [man’d ʒa:re] e l’attività di ingerire cibo

Rapporto tra significante e significato → detta arbitrarietà assoluta, non c’è legame tra espressione è concetto mentale

Rapporto tra forma e sostanza del significato → detta arbitrarietà semantica, ha diverse concettualizzazioni in base al ritaglio di significato, quindi a diverse concettualizzazione corrispondono diverse categorizzazione linguistiche

Rapporto tra forma e sostanza del significante → detta arbitrarietà formale, riguarda i suoni, ogni lingua prende solo alcuni suoni per renderli pertinenti la delimitazione fonica varia da lingua a lingua ad esempio la “erre” inglese, lo schiocco della lingua italiana in Africa e il fono [ʒ] in francese

Il concetto di arbitrarietà è fondamentale è per lo studio scientifico del linguaggio: l’analisi delle strutture linguistiche ad ogni livello rivela che i diversi sistemi rappresentano un modo autonomo di organizzare la realtà, secondo un criterio proprio di ordinamento dell’esperienza; è come se ciascuna lingua, attraverso l’adozione di determinate categorie classificatorie, imponesse ai propri parlanti delle scelte obbligate.

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CONTROESEMPI ALL’ARBITRARIETA’Eventuali somiglianze nelle associazioni tra significante e significato in diverse lingue possono essere dovute a :

1. Parentela genealogica → ad esempio dal latino cattu(m) derivato lo spagnolo gato, l’italiano gatto e l’asturiano gatu

2. Origine onomatopeica → rappresentano icone motivate naturalmente ad esempio il thailandese mèo e l’egiziano miu

3. Iconicità → riguarda la grammatica delle lingue, quando ad esempio il plurale diventa più complesso del singolare (amo, amiamo o cat, cats). E quindi la corrispondenza tra la forma e la funzione delle espressioni linguistiche

4. Fonosimbolismo → è un’ipotesi secondo la quale alcuni suoni tenderebbero ad essere associati con alcuni significati ad esempio la lettera i spesso viene associata con parole piccole (minimo, little) anche se esistono controesempi come big o corto

5. Ideofoni → sono espressioni imitative che descrivono fenomeni naturali o azioni come ad esempio il giapponese poroporo (a dirotto) o lo swahili fofo (dormire profondamente)

6. Reduplicazione → rende l’azione continuativa con parole che si ripetono come nell’azteco mostaj (giorno) e mostaj mostaj (tutti i giorni)

Doppia articolazione→ ogni segno può essere analizzato a due livelli: prima e seconda articolazione. La prima articolazione analizza i segni linguistici in elementi che hanno sempre un significante e un significato come ad esempio fior-e, fior-i. Le unità minime di prima articolazione sono i morfemi: le più piccole unità che possiedono significato, che sia lessicale o grammaticale.

La seconda articolazione è l’unità più piccola che però non possiede significato autonomo, è un semplice suono ad esempio r-o-m-a; anche se spostando/sostituendo questa piccole unità chiamate fonemi si può cambiare il significato.

fiore

fior- → morfema lessicale

-e → morfema grammaticale

Roma

m-o-r-a → cambio i fonemi

t-o-m-a → sostituisco i fonemi

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La doppia articolazione permette una combinatorietà illimitata di entità più piccole in entità più grandi, teoricamente in numero illimitato: sistema economico e altamente produttivo. Pochi fonemi portano a tanti morfemi che si combinano formando numerose parole, a loro volta le parole si combinano in infinite frasi

Trasponibilità di mezzo → lo stesso messaggio può essere trasmesso attraverso diversi mezzi: l’aria quindi il parlare o ascoltare (canale fonico-acustico) e la luce (canale visivo- grafico)cioè attraverso i segni ad esempio se sono in una classe in Italia si può dedurre dalle slides scritte in lingua italiana. Tra i due mezzi il parlato è ovviamente prioritario per tre motivi: motivo antropologico= rispetto alle altre specie motivo ontogenetico= singolo uomo parla prima di scrivere nella sua vita motivo filogenetico= nella storia si è sviluppato prima del parlato Inoltre cambiare mezzo ha dei vantaggi biologici e funzionali:

-anche a distanza e in presenza di ostacoli come ad esempio quando si usa parla al telefono o quando si mandano messaggi -in concomitanza con azioni fisiche e intellettive infatti non è un’attività esclusiva -permettono la localizzazione del messaggio -ha una ricezione “in diretta” ed è quindi mediata perché consente di tener conto del feedback -ricezione fruibile da più destinatari ad esempio può essere usata in funzione di un audience o di una pubblicità -richiede poco energia -è evanescente perché l’orale si perde con il tempo mentre lo scritto ha acquisito priorità sociale ed è diventato uno strumento d’istruzione e di fissazione della cultura

Linearità→ il significante è prodotto con una sequenza nel tempo e nello spazio: G-A-T-T-O, l’ordine è fondamentale sia nella frase che nelle parole ad esempio a Chiara piace Matteo è diverso da a Matteo piace Chiara. Inoltre il significante si sviluppa in una sola direzione diversamente dai segni globali come ad esempio i segni stradali:

non importa se viene realizzata prima la parte blu o quella rossa perché è un segno non lineare

Discretezza→ è la differenza assoluta tra un’unità linguistica e un’altra, c’è un confine preciso tra l’una e l’altra ad esempio [‘rɔ:za] è diverso [‘kɔ:za], una pronuncia intermedia tra le due non significa nulla a metà tra rosa e cosa

Codici non discreti→ la danza dell’addome delle api indica un giacimento di cibo, ha la forma di due anelli congiunti in un’asse centrale.

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La danza comunica l’informazione “c’è un giacimento di cibo”. Di questo giacimento, l’ape può comunicare posizione e distanza rispetto all’alveare: la velocità con cui l’ape percorre l’asse indica la distanza mentre l’angolo che l’asse della danza forma con l’asse verticale indica la posizione. Questo messaggio non può essere paragonato ad un codice linguistico poiché non è discreto: non si può scomporre in unità distinte essendo un codice continuo. Al contrario, le api possono modulare il messaggio cioè variarlo in modo continuo per adattarlo al contenuto che deve comunicare.

Ricorsività→ il linguaggio umano ha regole ricorsive, ovvero regole che si possono applicare al risultato di una precedente applicazione della regola stessa. Ciò permette di creare frasi di lunghezza teoricamente infinita: Maria mi ha colpito, i ragazzi dicono che Maria mi ha colpito, i vicini che credono che Maria mi ha colpito… il limite della ricorsività risiede nelle capacità dell’utente, non in quelle del sistema linguistico

Complessità sintattica→ il sistema linguistico possiede un alto grado di elaborazione strutturale= complessi rapporti funzionali di concatenazione tra elementi disposti linearmente, di cui costantemente intessiamo la trama sintattica. Ha diverse caratteristiche:

Dipendenza dalla struttura: rapporti complessi “a distanza” tra elementi non contigui come ad esempio il libro di Dante sulle strutture sintattiche

Incassature: il cavallo [che corre senza fantino] sta vincendo il palio Discontinuità: sono elementi legati fortemente, ma che non sono

adiacenti come je ne sais pas e anche come i verbi separabili in tedesco

Onnipotenza semantica→ è la potenza di creare messaggi sia che appartengono al campo dell’esistente sia al campo dell’inesistente, inoltre possiamo parlare anche a di qualcosa che non è vicino a noi (distanziamento) e soprattutto siamo liberi di stimoli: non ci sono necessariamente fatti contingenti nella realtà esterna che ci spingono a formulare messaggi. Questa è una caratteristica tipicamente umana perché gli animali posseggono una lista chiusa di messaggi formulati che rispondono deterministicamente in funzione di stimoli esterni.

Le funzioni della lingua→ Jakobson diceva che la comunicazione è ricondotta a 6 elementi, a seconda della focalizzazione le funzioni sono diverse:

1) Funzione emotiva→ sono stanca2) Funzione referenziale→ la lezione è dalle 10 alle 11 (informa)3) Funzione conativa→ chiudi la finestra4) Funzione poetica→ trenta giorni a novembre (qui la forma è più

importante)5) Funzione fàtica→ pronto?! (verifica l’ascoltatore e il messaggio)

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6) Funzione metalinguistica→ spiega la lingua con la lingua Sincronia-diacronia → la sincronia è quella parte dello studio che

riguarda un determinato stato di lingua , il sistema linguistico è quindi fotografato e descritto sulla base dei suoi elementi costitutivi a prescindere dalle condizioni che lo hanno generato. Due esempio di studi sincronici sono : Grossmann con “La formazione delle parole in italiano” con cui vengono esposte le diverse strategie morfologiche per formare nuove parole nell’italiano contemporaneo e diSalvi/renzi “Grammatica dell’italiano antico” che è un volume che descrive le strutture linguistiche dell’italiano nel secolo XII-XIV. La diacronia è lo studio dell’evoluzione delle lingue nel tempo, metto cioè in primo piano l’evoluzione che è prodotta da numerosi mutamenti su tutti i livelli del sistema: morfologico, fonetico, sintattico… si può portare ad esempio il mutamento semantico indotto da cambiamenti nelle cultura materiale come carrus in latino che diventa car in inglese e galera (nave) che diventa galera (prigione) in italiano; il mutamento morfologico può essere indotto dal contatto con un’altra lingua come la parola fronte in siciliano

Astratto-concreto→ nella produzione e nella comprensione del linguaggio esiste una dialettica a tre componenti: sistema linguistico astratto, gli enunciati e gli individui. L’astratto e cioè la langue è un codice in potenza che rimane immutabile, si concretizza nella parole che è l’insieme degli atti del parlare ed è sempre mutevole. Infine ci sono gli individui cioè i parlanti senza i quali la lingua morirebbe( ad esempio ittica).

Competenza-esecuzione→ una dicotomia che si affianca all’astratto-concreto è quella della competenza-esecuzione, la competenza rispecchia infatti l’astrazione poiché è la conoscenza acquisita in modo inconscio delle regole di una lingua, ma è anche l’insieme delle regole grammaticali e di pragmatica che sono alla base del meccanismo di produzione e interpretazione di una data lingua. Dall’altra parte l’esecuzione è l’effetto della produzione di enunciati concreti e l’applicazione concreta delle regole, modulata dall’effetto di altri fattori legati all’attenzione, alla memoria e alla percezione.

Asse sintagmatico e paradigmatico→ i rapporti sintagmatici collegano elementi linguistici compresenti lungo la catena lineare degli enunciati, il fatto di scegliere una parola piuttosto che un’altra influenza gli altri costituenti con maggiori o minori vincoli ad esempio: un/can-e/ attravers-a /l-a/strad-a Quest’asse orizzontale è chiamata asse delle combinazioni. I rapporti paradigmatici riguardano i rapporti che ogni costituente ha con le altre parole che verticalmente avrei potuto utilizzare nello stesso contesto: un cane attraversa la strada quel questo Quest’asse verticale è chiamata asse delle scelte e rappresenta quindi il rapporto tra gli elementi che si realizzano e quelli che si potrebbero realizzare

Ogni atto di parole è il risultato di scelte e operazioni compiute da ciascun parlante lungo i due assi sintagmatico e paradigmatico.

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LA FONETICALa fonetica fa riferimento al significante e si occupa perciò della componente fisica, concreta della comunicazione verbale ossia dei suoni linguistici prodotti dall’apparato fonatorio umano e destinati alla ricezione dell’apparato uditivo. L’unità di base della fonetica è il fono e cioè un qualunque suono linguisticamente articolato come si presenta materialmente quindi considerato nella sua realtà fisica.

L’apparato fonatorio umano permette la fonazione cioè la produzione di suoni linguistici. La maggior parte dei suoni sono egressivi: sono prodotti con l’espirazione di aria dai polmoni, mentre altri sono ingressivi e quindi prodotti mediante inspirazione; questo tipo di suono è tipico delle lingue africane caratterizzate con uno schiocco. Il meccanismo della fonazione prevede 4 fasi: -nella 1° fase l’aria viene espirata dai polmoni e, attraverso la trachea, raggiunge la laringe -nella 2° fase l’aria, che si trova nella

glottide, raggiunge le corde vocali che si muovo regolando il flusso egressivo dell’aria -nella 3° fase il flusso d’aria passa nella laringe: se il velo palatino è abbassato, l’aria passa sia attraverso il naso sia attraverso la bocca; mentre se è abbassato l’aria passa solo tramite la cavità orale -nella 4° fase gli organi della fonazione intervengono nell’articolazione del suono

I suoni possono essere classificati: vocali, consonanti e semivocali/semiconsonanti. Le vocali sono suoni prodotti senza ostacoli al flusso d’aria, le consonanti sono suoni prodotti frapponendo degli ostacoli parziali o totali al flusso d’aria, mentre le semivocali/semiconsonanti sono una categoria intermedia tra i due. In particolare per le consonanti vengono utilizzati tre parametri per identificarle e descriverle:

Luogo di articolazione→ è il punto dell’apparato fonatorio in cui viene articolato un suono, secondo questa classificazione esistono quindi suoni: bilabiali, labiodentali, dentali, palatali, velari, uvulari, faringali, glottidali

Mobili→ labbra, lingua, velo Fissi→ denti, alveoli, palato

In particolare la lingua è l’organo mobile più importante ed è costituito dalla radice, dal dorso e dell’apice. Mentre nel palato si distinguono il palato duro, il velo e gli alveoli

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Modo di articolazione→ è il tipo di ostacolo che si frappone all’aria, secondo questa classificazione esistono suoni: occlusivi, fricativi, affricati, nasali, laterali, vibranti

Coefficiente laringeo→ la presenza della vibrazione delle corde vocali classifica il suono in sonoro (presenza) e sordo (assenza)

L’alfabeto IPA permette di trascrivere foneticamente suoni e parole di qualsiasi lingua, indipendentemente da regola di scrittura e ortografia e nasce per

l’esigenza di standardizzare.

Occlusive: i due articolatori formano uno stretto contatto (occlusione), il rumore è creato al rilascio dell’occlusione e la massa d’aria fuoriesce bruscamente con una breve fase esplosiva, ciò che ne esce è quindi un suono momentaneo

[p] [b] [t] [d] [k] [g] [q] --- [ʔ] ---sorda sonora sorda sonora sorda sonora sorda sonora sorda sonora

Fricative: è presente un’occlusione parziale dell’aria che passa attraverso un piccolo spazio tra gli organi fonatori, questo tipo di suono è un suono continuo

[ɸ] [β] [f] [v] [θ] [ð] [s] [z] [ʃ] [ʒ]

sorda sorda sorda sorda sordasonora sonora sonora sonora sonora

[β] = spagnolo hablar, la vuelta [laˈβwelta];[ɸ] = “gorgia” fiorentina, dove la [p] in posizione intervocalica si spirantizzadivenendo [ɸ]: ad es. la pipa viene pronunciato [la'ɸiɸa]

[ç] -- [x] [ɣ] [χ] [ʁ] [h] ---

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sorda sonora sorda sonora sorda sonora sorda sonora

[ç] = tedesco ich “io” [ɪç] [x] = tipico suono della jota [‘xota] spagnola europea; ted. Buch “libro” [bux] [ɣ] = spagnolo fuego “fuoco” ['fwe:ɣo] [χ] = tedesco doch ”certo, sicuramente” [doχ] [ʁ] = francese standard rien “niente” [ʁjɛ] [h] = inglese he “lui” [hi], high “alto” [haɪ]; gorgia toscana casa [‘ha:sa]

Affricate: prevedono due momenti=una fase occlusiva dove c’è uno stop al passaggio dell’aria, in un secondo momento si ha una fase fricativa è ne esce un rumore di frizione. Essendoci due momenti il suono viene rappresentato con l’unione di due simboli

[pf] --- [ts] [dz] [tʃ] [dʒ]sorda sonora sorda sonora sorda sonora

Nasali: sono suoni sempre continui e sempre sonori; sono dovuti alla chiusura totale in qualche punto della cavità orale

Bilabiale Labiodentale Alveolare Palatale Velare

[m] [ɱ] [n] [ɲ] [ŋ]

[m] = mamma ['mamma] [ɱ] = invidia [iɱ'vi:dja] [n] = nano ['na:no] [ɲ] = gnomo ['ɲɔ:mo], legno ['leɲɲo] [ŋ] = panca ['paŋka]

Vibranti: sono prodotte tramite un ostacolo intermittente perciò il suono che ne esce è sempre sonoro

Alveolare Retroflessa Uvulare

[r] [ɽ] [R]La tipica r italiana è il trillo polivibrante [r]In alcune regioni r francese è un trillo uvulare [R]La retroflessa si ha ad es. nel siciliano Trapani [‘tɽa:pani]; diffusa in India e in Cina

Laterali→ qui l’aria passa ai lati della lingua

Alveolare Palatale Velare

[l] [ʎ] [ʟ]

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Approssimanti→ sono simili alle vocali, ma la pronuncia è più alta. In italiano si trovano solo nei dittonghi

Labiovelare Palatale Labiopalatale[w] [j] [ʯ]

[w]= uovo ['wɔ:vo], cuore ['kwɔ:re] [j]= ieri ['jɛ:ri], fiume ['fju:me] [ʯ] = francese huit [ʯit] ‘otto’

LE VOCALILe vocali sono suoni sempre sonori e non occlusivi, esistono quattro parametri per classificarle e descriverle:

1) Innalzamento del dorso della lingua: vocali alte, medio-alte, medio-basse e basse

2) Anteriorità o posteriorità del dorso della lingua: vocali anteriori, posteriori e centrali

3) Arrotondamento della labbra: vocali arrotondate o non arrotondate4) Passaggio dell’aria attraverso la cavità nasale: vocali nasali

IL TRAPEZIO VOCALICO

Nelle sillabe toniche (accentate) i suoni [o] e [e] possono essere sia chiusi che aperti: il

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sistema è quindi eptavocalico, nel caso delle sillabe atone il sistema è pentavocalico

Le vocali nasali sono assenti in italiano (francese, inglese…), quando una vocale è nasalizzata si aggiunge al suo simbolo una tilde [῀]

ALTRE VOCALI ASSENTI DALL’ITALIANO STANDARD

[ɪ]: ingl. bit “pezzetto”, thin “sottile”; pronuncia siciliana di Milano [mɪ’la:no][ʊ]: ingl. book “libro”, pull “tirare”[æ]: ingl. bad “cattivo”, black “nero”; pronuncia pugliese di Bari[‘bæ:ri]; cf. parmigiano [‘pærma], milanese [fabbri’kætta], [per’kæ][ɑ]: ingl. father “padre”, last “ultimo”; piemontese casa [‘kɑ:za][ə]: “schwa” < ebraico אווש(šěwā’ [ʃəˈwaʔ]) la vocale più diffusa ininglese, cf. the “il”; dialetti dell’Italia meridionale, es. napoletanoguaglione [waʎ’ʎo:nə], sole [‘so:lə][y]: fr. sûr “sicuro”, ted. Blüte "fiore”[ø]: fr. peu “poco”, ted. schön “bello”; genovese figgeu [fid’dʒø][œ]: fr. peur “paura”[ʌ]: ingl. but “ma”, cut “tagliare”

MORFOLOGIA Ci sono lingue che non hanno come unità più piccole i morfemi ma le parole che sono l’elemento intuitivo più piccolo. È difficile definire il concetto di parola perché:

La parola cambia nel confronto tra lingue ad esempio Donaudampfschiffartgesellschaf in tedesco viene tradotta in italiano con più parole “società di navigazione dibattelli a vapore del Danubio”, addirittura lo swahili nitakupenda traduce un’intera frase “io ti amerò”

Esistono parole difficili da definire, ne sono un esempio le parole italiane luna di miele e nontiscordardime perché non sono parole in senso fisico, ma in senso concettuale. Esprimono perciò un costituente semantico

Esiste un prototipo di parola, definita secondo 4 criteri:

1) Coesione interna: non si può inserire altro materiale nella parola ad esempio leone non può essere lieone, alla stesso modo i singoli costituenti hanno un ordine fisso che non può essere cambiato quindi leone e non loene

2) Dopo ogni parola si può potenzialmente fare una pausa

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3) Parola fonologica: una parola fonologica è una sequenza di una o più sillabe avente autonomia dal punto di vista fonologico, non interrotta e caratterizzata da un unico accento primario

4) Pausabilità: lo spazio tra parole può essere considerato come un esempio di pausabilità

Morfemi

Il morfema è l’unità più piccola di significato, per scomporre una parola in morfemi si procede con la prova di commutazione: confronto una parola con altre parole molto simili, che contengano presumibilmente uno o più morfemi che vogliamo individuare, ad esempio prendiamo la parola dentale→ confronto con parole simili come dente, dentista, stradale e trovo i tre morfemi costitutivi dent-, -al, -e Parlando di morfema emerge il concetto di allomorfo che è la variante formale di un altro morfema equifunzionale con cui è in distribuzione complementare e cambia in funzione del suono che segue, è il caso del plurale in inglese cat vs cats e del prefisso negativo in- in italiano che cambia al seguito di un suono (in+ logico= illogico), spesso capita però che un allomorfo si allontani molto dalla base ed è il caso di andavo vs vado. Questo rappresenta un caso estremo di allomorfia che si chiama suppletivismo→ si ha quando, in una serie morfologicamente omogenea, si trovano forme diverse che intrattengono evidenti rapporti semantici senza evidenti rapporti formali; frequentemente è spiegabile con la “coesistenza” di lessemi di origine diversa. Il suppletivismo può essere debole o forte: nel primo caso il rapporto tra le forme è visibili è il caso quindi di cuore vs cardiaco, nel secondo caso le due forme sono completamente diverse come in acqua vs idrico I morfemi possono essere classificati secondo due criteri: funzionalità in base alla funzione dei morfemi e al valore che recano al significato delle parole e posizionalità in base alla posizione che i morfemi assumono nella parola e nel modo in cui contribuiscono alla sua struttura. Secondo la classificazione funzionale si suddividono in lessicali dove i morfemi sono liberi e grammaticali dove i morfemi sono legati, in particolare i morfemi grammaticali si dividono a loro volta in derivazionali (derivano parole da altre) e flessionali (danno luogo a diverse forme di una stessa parola).

Per quanto riguarda la posizione i morfemi possono essere classificati in radice e affissi, in particolare la radice possiede un significato lessicale ed è detta parola contenuto mentre gli affissi contengono un significato grammaticale e vengono chiamati parole funzione. Una parola deve contenere almeno un morfema lessicale (guant-o, can-e) che però non può contenere significato ( can- guant-), fatta eccezione per qualche parola come città, ieri, oggi… i morfemi lessicali si combinano con gli affissi per formare parole. In base alla posizione gli affissi possono essere classificati in:

Prefissi→ morfemi grammaticali aggiunti prima della radice; hanno valore derivazionale ad esempio pre-allarme

Suffissi→ morfemi grammaticali aggiunti dopo la radice; hanno valore flessionale oppure derivazionale. Ad esempio preallarm-e i suffissi sono i più utilizzati in italiano

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Infissi→ sono morfemi grammaticali posizionati all’interno della radice, nella maggior parte dei casi creano una discontinuità. Sono poco numerosi poiché attribuiscono al lessema un significato commutativo caratteristico della “baby talk” come ad esempio cagnone vs cagnolone è un processo morfologico molto raro perché interrompe la radice

Circonfissi→ sono morfemi grammaticali discontinui poiché aggiunti prima o dopo la radice come nel participio tedesco ad esempio tanzen vs getanzt, in italiano ciò che si avvicina di più ai circonfissi sono i verbi parasintetici ad esempio nervo vs innervosire (non esiste nervosire), ma questi sono casi marginali poiché non c’è continuità nel morfema

Transfissi→ è un caso che riguarda le lingue semitiche, qui le parole sono formate da un morfema lessicale poco ricco di tratti semantici, nella radice a tre consonanti viene inserito “a pettine” un morfema grammaticale con la funzione di specificare la parola ad esempio al morfema lessicale sfr con il significato generale di viaggio vengono aggiunti i morfemi grammaticali aai formando la parola safari con il significato più specifico di viaggio tra gli animali. Quindi viene interrotta la continuità della radice

Morfemi non isolabili e non segmentabili

Ci sono parole che non sono isolabili e non segmentabili, in questo caso si parla di morfemi sostitutivi→ si manifestano mediante la sostituzione di un fono ad un altro fono, provocando alterazioni della radice; sono da essa inseparabili ad esempio i plurali inglese irregolari come foot vs feet, in questi casi il significato viene veicolato sia dal morfema lessicale sia da quello grammaticali: sono inscindibili. Esiste un altro esempio di morfemi non isolabili: morfema zero→ fu individuato per la prima volta da Saussure nel suo corso di linguistica, viene definito come assenza di una marca esplicita per veicolare una categoria obbligatoria nella lingua in questione; ne sono un esempio i plurali invariabili dell’inglese come sheep cioè quando il plurale si forma senza aggregazione di materiale, in italiano è il caso dei nomi derivabili da verbo ad esempio da muovere si forma mossa senza aggiunta di materiale come nella maggior parte dei nomi derivabili dove si aggiunge –ment, inoltre si possono inserire in questa categoria anche i plurali invariabili dell’italiano come città, bar… Le parole semplici possono andare incontro a tre tipi diversi di modificazione:

1) Derivazione

È la derivazione è un processo morfologico che porta alla creazione di parole nuove a partire da parole esistenti, questo processo avviene tramite l’aggiunta di morfemi derivazionali in particolare si inseriscono affissi tra la radice e il morfema flessivo mutando cosi il significato ad esempio in-desider-abil-e.

Hanno diverse funzioni:

Aggiunta di informazioni che modificano il valore delle parole→ allarme vs preallarme

Cambiano la classe di appartenenza→ pane vs panificare Creano parole con significato connesso a quello della base→ pane vs

panetteria

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Questo tipo di processo crea una famiglia di parole→ insieme delle parole formate tramite derivazione a partire da uno stesso morfema lessicale.

Questo processo comprende:

Suffissazione→ è il processo più produttivo della lingua italiana Prefissazione→ è un meccanismo che viene usato meno frequentemente,

esprime valori di tipo funzionale-relazionale: determinazione spaziale e temporale (sovrapporre, prebellico), la negazione (amorale, antieroe, inutile, sleale), la quantificazione (multidisciplinare, plurisecolare), la ripetizione (rifare)

Alterazione→ ha una connotazione valutativa, possono cambiare all’interno della parola ma senza cambiare classe di appartenenza; è quindi il caso dei diminutivi, accrescitivi e peggiorativi ad esempio finestrella

Prefissoidi e suffissoidi→ sono morfemi allo stesso tempo lessicali e derivazionali,; hanno valore lessicale, spesso posizione fissa e un significato stabile. A differenza dei suffissi e prefissi (che hanno significato grammaticale), i due veicolano un significato lessicale e derivazionale ad esempio socio-linguistica e zoo-logia, spessi derivano da lingue classiche

2) Composizione

La composizione è un processo che porta alla formazione di parole nuove, costituite da due o più morfemi lessicali quindi riguarda la composizione di parole con una o più morfemi lessicale, tendenzialmente viene usato dal tedesco come Donaudampfschifffahrtsgesellschaft (società dei battelli a vapore del Danubio), ma anche in italiano esistono alcuni esempi come le parole composte portacenere. Ci sono due tipi di composti:

Subordinativi→ la testa del composto viene modificata dal morfema che segue da un complemento o aggettivo ad esempio capostazione (il CAPO della stazione), pescespada (pesce simile ad una spada). Nei composti V+N il nome è l’argomento del verbo che è quindi la testa

Coordinativi→ i due costituenti si trovano sullo stesso piano, nessuno dei due prevale sull’altro: si trovano perciò in una relazione di tipo copulativo. Sono quelle parole che descrivono un oggetto sotto un duplice punto di vista ad esempio sordomuto o portafinestra

3) Flessione

La flessione avviene tramite morfemi flessionali, non modificano il significato lessicale della radice ma lo contestualizzano. Intervengono sulle classe verbali di parole(nome, verbo, aggettivo, articolo) e sulle classi grammaticali (genere, numero, caso, tempo, modo, persona). Esistono due tipi di flessione: ci sono categorie marcate nella parola principale del sintagma ad esempio gli uomini corrono gli uomini sono marcati sul numero e dipendono da se stessi perciò ciò viene detto flessione inerente, mentre corrono è marcato sul numero ma dipende dalla parola principale e viene detta flessione contestuale e dipende quindi dai rapporti sintagmatici che si instaurano con le altre parole.

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Il fenomeno per cui gli elementi della frase si rapportano tra di loro si dice reggenza o accordo.

Nel caso della reggenza→ processo attraverso il quale un verbo o una preposizione assegnano il caso al proprio complemento ad esempio capace e scrivere sono legati tra di loro dalla preposizione di, quindi la parola capace regge la preposizione di, mentre l’accordo→ tutti gli elementi suscettibili di flessione prendono marche congruenti, il genere e il numero creano accordo per esempio la mia bambina piccola, inoltre marcano il confine della parola

SINTASSILa sintassi è il livello di analisi che ha per oggetto la combinazione delle parole e la struttura delle frasi e cioè analizza la disposizione degli elementi. Questo dipende dal contesto, una stessa forma può essere cambiata a seconda dei diversi tipi del contesto ad esempio Luca ama Maria vs Maria ama Luca, il cambio di composizione e di sequenza possono cambiare significato. Le sintassi delle lingue accettano anche frasi senza significato (*= frasi agrammaticali), la spiegazione del perché una certa frase non ha significato viene data da altre regole. Cos’è la frase?→ la più grande unità strutturale nei termini della quale è organizzata la grammatica di una lingua; in generale una frase può essere identificata con una predicazione e quindi sarebbe dire qualcosa di un certo argomento ad esempio Luca mangia una mela generalmente la predicazione è associata ad un verbo ed ad ogni verbo autonomo corrisponde una frase differente; esistono però frasi nominali cioè senza verbo che vengono spesso utilizzati da titoli di giornali ad esempio buona, questa torta. Esistono frasi composte da più predicazione come ad esempio Luca mangia la mela e beve il latte, ciò distingue le frasi in: semplici se formate da un’unica predicazione Luca mangia la mela e in frasi complesse con più preposizioni Luca mangia la mela che aveva appena comprato Le proposizioni si combinano per coordinazione→ le proposizioni sono accostate senza che si pongano relazioni di dipendenza (stesso livello gerarchico) Luca beve il latte e mangia la brioche; e per subordinazione→ le proposizioni sono legate da un rapporto gerarchico, di dipendenza mi sorprendo che tu non sia venuto

SUBORDINATE E COORDINATE

Le coordinate si dividono in coordinative con la congiunzione e, disgiuntive con la congiunzione o e avversative con la congiunzione ma. Mentre per le subordinate lo schema è più complesso:

Subordinate relative

Subordinate avverbiali soggettive

completive oggettive

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Subordinate argomentali oblique

int. indirette

Se il modo del verbo è finito (indicativo, condizionale, congiuntivo) la subordinata viene detta esplicita spero che Antonio venga, se il modo non è finito (gerundio, infinito, participio) viene detta implicita è caduto sciando

Esistono tre macrotipi di subordinate:

1) Relative→ porta informazioni su un nome, lo modifica ed è relativa ad un solo costituente il gatto che vedi è mio spesso viene usato il che, esso funge da sostituto del nome che fa da punto di attacco (o testa). Le subordinate relative sono divise in restrittive che identificano il nome ho incontrato il ragazzo che esce con tua sorella e in appositive che aggiungono informazioni ho visto Giovanni che ti saluta

2) Avverbiali→ rispetto alle relative modificano l’intera frase e danno delle informazioni in più ad esempio sono venuta in università perché hanno spostato la lezione, le avverbiali possono essere di diversi tipi: causali, finali, concessive, ipotetiche, temporali…

3) Argomentali→ vengono distinte in completive che sono rette dal predicato vorrei che venisse il sole e interrogative indirette mi chiedo dove sei stato. Inoltre rappresentano l’argomento del verbo. Le completive si dividono a loro volta in soggetive dove la subordinata è il soggetto mi disturba che tu mastichi così rumorosamente, oggettive dove la subordinata funge da complemento oggetto Mario amerebbe andare al mare e infine ci sono le oblique che dipendono da un aggettivo/nome che potrebbe fungere da complemento di specificazione abbiamo bisogno di bere un po’ d’acqua

L’analisi viene fatta su più livelli, si cambia un elemento per volta ma come divido i pezzi?

Primo taglio: prova di commutazione con una frase simile ma più semplice e così individuo i primi costituenti. Prendendo le due frasi Gianni legge un libro e mio zio mangia una mela, Gianni e mio zio svolgono la stessa funzione perciò sono sintagmi commutabili

Ripeto il ragionamento, confrontando ad esempio legge un libro e ha mangiato la pasta, legge e ha mangiato svolgono la stessa funzione rispetto ad un libro e una mela. Confronto poi un libro e la mela li divido nel sottolivello in cui divido le parole

Al termine dell’analisi ho scomposto la frase nelle singole parole che la costituiscono. Il sintagma è la minima combinazione di parole che funziona come unità della struttura frasale ad esempio a casa di Luca, i sintagmi sono fatti di parole che sono i costituenti ultimi della sintassi. La testa del sintagma è l’elemento minimo che da solo possa fungere da sintagma ad esempio la mia

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casa rossa→ casa assegna il femminile a tutti gli elementi, inoltre assegna il nome a tutto il sintagma

Esistono diversi tipi di sintagmi:

Nominale→ la testa è un nome, nel caso in cui il nome venga sostituito da un pronome è il pronome stesso che funge da testa le signore vecchie

Verbale→ la testa è un verbo vado al parco Aggettivale→ la testa è un aggettivo poco intelligente Preposizionale→ la testa è una proposizione con la matita Avverbiali→ la testa è un avverbio molto bene

Come si individua un sintagma?

Criterio della mobilità→ le parole costituenti del sintagma si spostano assieme nella frase ad esempio mio cugino ha preso la patente settimana scorsa , ma anche settimana scorsa mio cugino ha preso la patente

Criterio della scissione→ un gruppo di parole costituisce un sintagma se può essere separato dal resto della proposizione mediante una frase scissa ad esempio mio cugino ha preso la patente, mio cugino è un sintagma nominale che può stare da solo

Criterio dell’enunciabilità→ un sintagma deve poter costituire un enunciato da solo ad esempio mio cugino/ ha preso/ la patente

Criterio della coordinabilità→ se dei sintagmi sono dello stesso tipo (= sono tutti SN, SV…) possono essere coordinati ad esempio a casa e di Luca sono sintagmi nominali perciò si possono unire

Il sintagma può contenere al suo interno altri sintagmi e a sua volta può far parte di un sintagma più ampio.

Si può analizzare la relazione tra sintagmi su tre livelli:

Ruolo sintattico→ riguarda il ruolo dei sintagmi nella frase: soggetto, predicato, oggetto, complementi i miei quattro gatti in cortile sono troppi soggetto c. stato in luogo predicato Ogni predicato ha un certo numero di argomenti che sono necessari a definire l’azione, ciò è detta valenza, ci sono diverse classi di valenza verbale: Zerovalente→ verbi metereologici che non hanno nessun argomento

come piove Monovalente→ richiedono un solo argomento come camminare: io

cammino Bivalente→ richiedono due argomenti come piacere: a me piaci tu Trivalenti→ richiedono tre argomenti come regalare: io regalo a te una

tazza Tetravalenti→ richiedono quattro argomenti e sono molto rari come spostare: io sposto il libro dalla sedia al tavolo Esistono della eccezioni: alcuni verbi possono omettere una valenza come andrò a Roma e alcuni ammettono diverse valenze ad esempio attaccare è bivalente nel senso di assalire mentre nel senso di appendere è trivalente. Il soggetto è la prima valenza del verbo ed è esterno al sintagma verbale, il

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complemento oggetto è la seconda valenza nel caso dei verbi transitivi; nel caso di quelli intransitivi la seconda valenza viene occupata da un altro complemento. Esistono poi gli elementi circostanziali che sono tutti gli elementi facoltativi, hanno un ordine più libero come Luisa cuoce con pazienza la torta nel forno per tre ore

Ruolo semantico→ Secondo ordine di principi organizzativi che entrano in gioco nella costruzione di una frase: concernono il ruolo svolto dal referente denotato da ogni sintagma all’interno dell’evento rappresentato dalla frase. Il ruolo semantico viene visto come la rappresentazione di una scena, il soggetto non deve essere associato a parola: Michele mangia gli spaghetti Michele è stato licenziato Michele è sempre soggetto (ruolo sintattico), ma dal punto di vista del ruolo semantico non svolge lo stesso ruolo Agente→ entità animata che provoca intenzionalmente l’avvenimento:

Gaia mangia la mela Paziente→ entità subisce l’evento: Gaia mangia la mela Esperiente→ entità interessata da un certo stato o processo psicologico,

emotivo o fisiologico: Gaia ama Michele Beneficiario→ entità che trae beneficio, vantaggio dall'evento descritto:

Gaia ama Michele Strumento→ entità inanimata che è il 'mezzo' attraverso cui l'evento viene realizzato, o che ha un ruolo non intenzionale nella realizzazione: ho aperto la porta con la chiave Quando voglio manipolare un’informazione, manipolo i ruoli sintattici ad esempio il Comune non dirà devi pagare le tasse, ma le tasse devono essere pagate; cambiando ruoli semantici si ha spesso una spersonalizzazione. Le funzioni semantiche sono: Distribuzione dei ruoli semantici nella frase passiva: Paolo è stato picchiato da Luca, qui il soggetto ha il ruolo di paziente Il soggetto non sempre coincide con il ruolo di agente: il sole ha sciolto il ghiaccio (strumento) Anche l’oggetto indiretto corrisponde a diversi ruoli: a Gianni piacciono i film (esperiente

Struttura pragmatica-informativa→ presenta un’interazione con i due livelli precedenti, quando si costruisce un testo si fanno delle scelte i riferimento al rilievo che si vuole dare agli elementi, manipolo le informazioni a seconda delle necessità per formare la comunicazione. Si costruiscono diversi tipi di frasi: Frasi dichiarative: fanno un’affermazione generica neura che può avere

più valori specifici Frasi interrogative: è una richiesta di informazioni, sono marcate in

italiano dall’intonazione Frasi esclamative: esprimono un’esclamazioni (ordini, istruzioni…), sono marcate dall’intonazione

L’aspetto pragmatico ci permette di strutturare la comunicazione, i contenuti possono essere organizzati secondo tema/rema: il primo è ciò su cui si fa

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un’affermazione, l’entità attorno cui si predica qualcosa; generalmente il tema occupa la prima posizione e non sempre coincide con il soggetto della frase.

Luisa va a Milano

Il secondo è la predicazione che viene fatta, l’informazione che viene fornita a proposito del tema. Un’altra opposizione parallela è quella del dato/nuovo, il “dato” è da considerare l’elemento noto o perché precedentemente introdotti nel discorso o perché facente parte delle conoscenze condivise, “nuovo” è l’elemento portato come informazione non nota. Il “dato” spesso coincide con il tema anche se non necessariamente mentre il rema contiene il “nuovo”

Un gatto grigio gioca nel tuo giardino

Un altro elemento importante è il focus che è punto di maggior salienza informativa e di prominenza pragmatica all’interno di una frase, a cui il parlante attribuisce un picco di dinamismo comunicativo; tipicamente, fa parte del rema. In certi casi parte della frase può essere negata

Luisa beve il caffe e non il latte

Un ordine marcato degli elementi presenta un ordine dei costituenti alternativo a quello basico: una data situazione può essere rappresentata concettualmente in diversi modi a seconda del contesto , le lingue possiedono però dispositivi per separare le tre funzioni e mutare o invertire l’ordine non marcato dei costituenti:

Dislocazione a sinistra: presenta una tematizzazione dell’oggetto mettendolo così in rilievo, questo tipo di struttura anticipa all’inizio della frase un costituente riprendendolo con un pronome clitico sul verbo che rappresenta la funzione sintattica il topo lo insegue il gatto lo stesso effetto lo crea la frase passiva poiché tende a mettere il rilievo l’oggetto della frase

Dislocazione a destra: consiste nell’isolare “sulla destra” un costituente, riprendendolo anche qui con un clitico sul verbo e attuando quindi un’inversione dell’ordine naturale tema-rema lo vuole un caffè? È come se fosse una sorta di “ripensamento: il parlante teme di non essere stato chiaro e precisa l'elemento che aveva lasciato espresso solo da un pronome clitico, è una struttura tipica del parlato colloquiale e informale

Frase scissa: La frase viene divisa in due sottounità distinte per portare a focus un costituente, inserendolo nella prima clausola con il verbo essere e seguito dal che, che introduce una pseudorelativa è il gatto che insegue il topo La scissione permette di veicolare l’informazione nuova con maggiore incisività, isolandola dal resto dell’enunciato e mettendola in risalto, spesso con valore contrastivo

La semantica studia il significato fermandosi al concetto astratto e conduce un’analisi di relazione tra i significati, esistono diversi tipi di significato: quello oggettivo o denotativo che è descrittivo perché viene utilizzata una parola neutra condivisa da tutti i membri della comunità come nel caso di gatto; poi

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c’è quello connotativo che è più soggettivo perché associa il significato ad un contesto affettivo, dispregiativo… è legato alle opinioni personali e alla relazione che ho con una data cosa, ne sono quindi un esempio micetto Un’altra distinzione utile è quella tra significato linguistico che è il significato che un termine ha in quanto elemento di un sistema linguistico e quella tra significato sociale che è il significato che un segno può avere in relazione ai rapporti tra parlanti.

Uno dei compiti della semantica è quello di individuare i tipi di relazioni di significato tra i lessemi di una data lingua che possono essere:

o Omonimia: lessemi con lo stesso significante, ma dai significati diversi con nel caso di riso (in un contesto è il cibo mentre in un altro è la risata). Da qui possono essere omografi cioè si scrivono uguali come ancora (cambia accento), oppure possono essere omofoni cioè si pronunciano alla stesso modo come two vs too

o Polisemia: sono parole con tanti significati, tra un significato e l’altro c’è un collegamento, così ricaviamo il perché di un passaggio all’altro come ad esempio capo (può avere il significato di capo del governo, capo di una corda o capo nel senso di testa)

o Sinonimia: le due parole possiedono circa lo stesso significato, ma hanno un lessema diverso come nel caso di iniziare/cominciare, i due lessemi si differenziano a seconda del registro e non sono sempre intercambiabili

o Iperonimo: è un lessema che ne “contiene” un altro come nel caso di fiore/garofano

o Iponimo: è un lessema che rispetto all’altro ha un significato meno esteso ad esempio garofano/fiore

o Meronimo: un lessema è meronimo di un altro lessema nel caso in cui ne faccia parte ad esempio è mano/corpo

Esistono poi relazioni di opposizione tra lessemi:

o Antonimia: rapporto tra lessemi che designano i poli opposti di una scala come nuovo/vecchio

o Complementarietà: rapporto tra due lessemi che sono la negazione l'uno dell'altro come ad esempio parlare/tacere

o Inversione: rapporto tra due lessemi che indicano una stessa relazione semantica, vista da due prospettive opposte come nel caso di comprare/vendere

Ecco alcuni esercizi:

1) Sale (minerale)- sale (verbo)= omofono, omografo, omonimo2) Iena (animale)- iena (persona crudele)= polisemico3) Petalo-rosa= meronimo (l’iperonimo è fiore)4) Princìpi-principi= omografi,5) Ha-a= omofono,6) Uccidere-ammazzare= sinonimi7) Nuovo- vecchio= antonimo8) Fiore-tulipano= iperonimo

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IL LESSICOIl lessico è l’insieme strutturato dei lessemi di una lingua, ossia delle “parole” considerate dal punto di vista del significato, e delle informazioni associate a questi lessemi; è come se fosse il vocabolario di una lingua. Presenta diverse caratteristiche:

È lo strato più esterno della lingua cioè quello più intaccabile e influenzabile da ciò che cambia attorno

È lo strato di lingua più accessibile al parlante È lo strato più ampio della lingua, è l’espressione massima della

produttività della lingua È la parte più aperta e variabile del sistema, essendo connessa con l’attività

esterna Il lessico ha estensione illimitata

Ci sono due ambiti che studiano il lessico: la lessicologia che studia il lessico, della sua storia, delle sue componenti semantiche e morfologiche e la lessicografia che studia dei metodi e della tecnica di composizione dei dizionari, cioè di un’opera che raccoglie e descrive il lessico di una lingua anche se in modo necessariamente incompleto.

Il vocabolario di base dell'italiano ha meno di 7.000 unità ed è costituito da: un vocabolario fondamentale (con circa 2.000 unità e comprende il 90% delle occorrenze lessicali dei testi scritti e parlati), dei lessemi di alto uso (con circa 2.600), dei lessemi di alta disponibilità (con circa1.900). Il lessico di un parlante colta contiene circa 50.000 unità mentre il GRADIT (Grande dizionario italiano dell'uso) contiene circa 270.000 lemmi.

Il lessico di ogni lingua è costituito da due strati principali, in relazione all'origine dei lessemi:

Origine endogena Origine esogena

Esiste quindi una strato ereditario che è lo strato centrale, appartiene alla lingua fin dalle origini ed è la percentuale di lessico che ogni lingua riceve dal suo immediato antecedente ad esempio l’italiano e il francese prendono molti vocaboli dal latino. È impossibile predire con certezza quali lessemi si trasmetteranno dalla lingua madre alle lingue figlie, ma certi elementi sono più stabili di altri come i numerali, i nomi di parentela e i nomi per indicare le parti del corpo. In particolare i termini che derivano dal latino posso arrivare da una latino popolare come mamma e cane oppure arrivano dal latino dotto come ambulante e aureo, c’è un eccezione: è il caso del termine domus cioè casa in latino, nelle altre lingua non viene ripreso il termine tranne in alcune zone come la Sardegna e con il senso di “cupola” in francese dome.

Ci sono parole che derivano da altri sostrati:

A livello del lessico Etrusco→ toponimi in -enna, -ina come Ravenna, Cecina

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Ligure→(prima dell’invasione celtica, VI sec. a.C.): toponimi in e nomi etnici in –asco come Cherasco, bergamasco

A livello della fonetica Osco-umbro→ nesso latino –ND –NN in Campania e Calabria come mundum> romanesco monno, napol. Munne Celtico→ nesso latino -CT> -TT in italiano come noctem>notte

Nello strato dei prestiti emerge un lessico esogeno cioè che viene da fuori, essi possono venire anche da lontano e il cambiamento può avvenire in tanti momenti della storia della lingua. I prestiti più recenti si possono riconoscere per i suoni diversi vedi il caso di computer, mentre se risalgono a tempi indietro saranno più adattati e meno riconoscibili come assassino (dall’arabo hašišiya); i primi segni di adattamento sono i morfemi derivativi. Esistono i prestiti di necessità che entrano nella lingua quando la lingua di arrivo non possiede la parola che possa rendere un nuovo referente:

nuovi alimenti→ carciofo < arabo haršuf, albicocca < arabo al-barquq, melanzana < arabo bādingiān caffè < turco qahve

nuovi indumenti→ giapponese kimono, turbante< turco tülbent

nuovi sport→ kung fu < cin. gongfu

nuove religioni→ muezzin< turco müezzin< arabo mu’adhdhin

mondo del commercio→ tariffa < arabo taarifa, magazzino < arabo makhaazin

Esistono poi i prestiti di ritorno che è un termine che prestato può uscire dall'uso nella lingua che l'ha ceduto e ritornarvi successivamente con un altro significato: così dal francese medievale, dove aveva il significato di “ricordo”, l'inglese mutuò il prestito record che nel nuovo significato di “primato” (sportivo) ritornò al francese che nel frattempo aveva perduto il vocabolo che sta alla base di questo prestito. Con il tempo molti paesi si difesero dai contenuti esteri traducendo tutte le parole estere. Infine ci sono i prestiti di lusso che sono lessemi sinonimi di altri lessemi già presenti nella lingua, non necessari, spesso utilizzati per la particolare sfumatura espressiva che hanno e per aumentare il prestigio di ciò che designano come nel caso show (spettacolo) e babysitter(bambinaio). Esistono poi numerosi adattamenti dei prestiti:

Prestiti adattati→ la lingua che li accoglie ne modifica la forma per adeguarli al proprio sistema morfologico o fonologico come bistecca> beef-steak in inglese

Prestiti non adattati→ mouse, samurai, kimono… Prestiti con integrazioni morfologiche autoctone→ come stagista

(stage+ista dal francese), manageriale(manager+iale dall’inglese) Pseudoprestiti→ sono parole che nella lingua di partenza non esistono

come nel caso di jogging vs footing e camping vs campsite

Il calco è un prestito strutturale, è una parola creata con materiale autoctono su modello straniero, la parola straniera viene tradotta e adattata alla

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morfologia come nel caso di grattacielo (skyscraper) o di guerra fredda (cold war), talvolta sono parziali come terzo Reich (Dritte Reich).

LINGUE DEL MONDOEsistono diversi modi per classificare le lingue:

In base al numero dei parlanti→ le prime dieci lingue più parlate compiono almeno 100 milioni di parlanti mentre l’83% della lingue sono parlate da meno di 100.000 persone. In generale le prime otto lingue coprono il 40% della popolazione mondiale. Questa non è una classificazione utile poiché generalizza troppo, l’inglese parlato in America è diverso dall’inglese parlato in Australia

Cinese 1 miliardoInglese 1 miliardoHindi+ Urdu 900 milioniSpagnolo 450 milioniRusso 320 milioniBengali 250 milioniArabo 250 milioniPortoghese 200 milioniMalese+ Indonesiano 160 milioniGiapponese 145milioni

Classificazione genealogica→ emerge la nozione di famiglia linguistica: insieme di lingue che derivano storicamente da un solo antenato comune (lingua madre), attestato storicamente o ricostruito a partire dalle lingue figlie attestate. Questa classificazione avviene attraverso il metodo comparativo: individuando somiglianze tra le diverse lingue arrivo ad un antenato comune ad esempio dalla somiglianza con la parola padre rispetto alle altre lingue

Famiglia afro-asiatica: circa 240 lingue, diffuse in africa settentrionale, Medio oriente e Corno d’Africa, oltre 400 milioni di parlanti; comprende arabo,ebraico,maltese, somalo e lingue berbere (popolazione nomade)Famiglia austronesiana: oltre 1000 lingue, disperse tra Africa (Madagascar), sud-est asiatico, Oceania: comprende malese, indonesiano, tagalog (Filippine), malgascio (Madagascar), hawaiano, figiano, maori, rapanui(lingua dell’Isola di Pasqua)Famiglia sino-tibetana: circa 300 lingue, parlate in Asia sud-orientale, circa 1.400.000.000 di parlanti; comprende cinese, tibetano, birmanoFamiglia niger-congo: circa 1000 lingue, 350 milioni di parlanti; comprende la maggior parte delle lingue dell’Africa sub-sahariana, tra cui swahili, yorúba, ewe, igbo, etc.

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Classificazione tipologica→ la tipologia linguistica studia la diversità interlinguistica, attraverso il confronto di proprietà grammaticali delle lingue umane, per identificare modelli di variazione ordinata detti tipi, quindi questa linguistica cerca di trovare delle regolarità nelle diverse lingue per accomunarle sotto lo stesso tipo associando caratteristiche simili in diverse lingue. Tutte le 6.900 lingue del mondo sono diverse tra di loro. Eppure, la variazione non è infinita né casuale, ma obbedisce a principi organizzativi generali a cui le lingue si conformano, secondo diverse possibilità che sono comunque limitate e in base alle diversità strutturali e organizzative riscontrate nelle lingue del mondo, la tipologia propone modelli di classificazione in base ad affinità sistematiche. Attraverso la comparazione sistematiche delle lingue gli studio hanno trovato dei principi organizzativi generali e regolari detti universali che si possono ritrovare anche in lingue molto lontane tra di loro poiché non dipendono da rapporti di parentela, ma da sviluppi autonomi simili. Esistono due tipi di universali: assoluti→ tutte le lingue del mondo si comportano allo stesso modo in relazione ad solo parametro ad esempio questi parametri rilevati sono: Tutte le lingue del mondo hanno vocali e consonanti Tutte le lingue del mondo hanno vocali orali Tutte le lingue del mondo hanno una costruzione negativa Tutte le lingue del mondo hanno termini specifici per “occhio”, “mano”,

“bocca” Tutte le lingue del mondo hanno un sistema pronominale composto per

lo meno da due persone

Questi parametri sono spesso dovuti a caratteristiche dell’apparato fonatorio o a fattori neurologici, psicologici o pragmatici.

La classificazione tipologica si suddivide a sua volta in:

Tipologia morfologica

È la tipologia della lingue basata sulla struttura della parola, segue due parametri: l’indice di fusione che è la segmentabilità della parola, ossia il grado di difficoltà con cui viene individuato il confine tra morfemi e l’indice di sintesi che è il numero di morfemi individuabili in una parola. Grazie all’incrocio tra questi due troviamo diversi tipi di lingue:

1) Lingue isolanti→ l’indice di sintesi è minimo: le parole sono perlopiù monomorfemiche e c’è corrispondenza biunivoca tra morfemi e unità semantiche, ogni morfema esprime solo un significato. Non si può parlare di indice di fusione: una parola = un morfema, i morfemi non si combinano tra loro e non ci sono confini tra morfemi, ma solo tra parole. In questo caso quindi è fondamentale l’ordine delle parole e gli indicatori lessicali poiché la morfologia è ridotta al minimo se non del tutto assente, nonostante questo non sono lingue primitive ma sono lingue del tutto sviluppate e complete. In generale nelle lingue isolanti: i nomi non si distinguono per caso, genere e numero, i verbi non

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presentano differenze di persona, numero, tempo, modo e le stesse parole possono fungere come nomi e verbi. Un caso esemplare di questo tipo è il cinese mandarino zuòtiān há xiàyu ieri ancora piovere In ogni caso i tipi sono astrazioni poiché ci sono sempre degli elementi di incongruenza rispetto al tipo perciò nessuna lingua appartiene completamente ad un tipo, ad esempio l’inglese possiede molte caratteristiche delle lingue isolanti, ma non appartiene a questo tipo del tutto.

2) Lingue agglutinanti→ al contrario delle lingue isolanti, le lingue agglutinanti hanno parole molto complesse e lunghe (catena di morfemi); la loro lunghezza è controllata dal fatto che ogni morfema ha una sua forma e una funzione particolare perciò l’allomorfia è ridotta al minimo così come l’indice di fusione. Ad esempio nella lingua turca i casi possiedono sempre la stessa marca (es. genitivo –in) e quindi veicolano sempre lo stesso caso. Altre lingue agglutinanti sono il giapponese, il finlandese, il basco e l’ungherese.

3) Lingue fusive→ queste lingue hanno parole complesse dove i morfemi possono assumere più funzioni, sono frequenti le irregolarità (allomorfia) e l’indice di fusione è massimo mentre quello di sintesi è basso. Questo è il tipo delle lingue indoeuropee.

4) Lingue introflessive→ è un tipo caratteristico delle lingue semitiche, sono lingue a morfologia non concatenativa, che prevedono una flessione interna di radici consonantiche mediante transfissi. Rompe quindi la continuità della radice, i morfemi lessicali generalmente sono radici triconsonantiche con significato generale perciò le consonanti hanno un peso superiore rispetto alle vocali. Ad esempio in ebraico il concetto di scrivere viene veicolato dalla radice ktv da cui poi derivano kotv (lui scrive) ktiva (qualcosa che è stato scritto) …

5) Lingue polisintetiche→ le parole esprimono tutte le relazioni che nelle altre lingue sarebbero espresse da una frase intera, l’indice di fusione è medio dato che molti morfemi possono fondersi, mentre l’indice di sintesi è massimo: all’interno della parola c’è un numero elevato di morfemi

Esiste poi il sottotipo incorporante che è la giustapposizione di più morfemi lessicali in una sola parola

Tipologia sintattica

In base a questa tipologia le lingue vengono classificate in base all’ordine dei costituenti (s-oggetto, v-verbo, o-oggetto), esistono sei ordini logicamente possibili:

1. SVO→ 42% delle lingue, bàbà ra bàtà (papà comprò scarpe)2. SOV→ 45% delle lingue, puella librum legit (ragazza libro legge)3. VSO→ 11-15% delle lingue, taqra’u al-bint al-kitaba (legge ragazza libro)4. VOS5. OVS6. OSV

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Tutti gli ordini dei costituenti si trovano nel WALS che è un vastissimo database che raccoglie sistematicamente informazioni sulle proprietà strutturali delle lingue del mondo, a livello fonologico, morfologico, sintattico e lessicale. I tipi SOV, SVO, VSO coprono da soli il 97% della lingue del mondo, questo perché tipicamente il soggetto coincide con il rema e perché se il soggetto precede il verbo, la frase è più facile da produrre e da comprendere. Esiste poi un principio di precedenza che sottolinea una prominenza e priorità logica del soggetto rispetto all’oggetto, e un principio di adiacenza in cui il verbo e l’oggetto tendono ad essere contigui, data la dipendenza semantica e sintattica dell’oggetto dal verbo. Non esistono tipi puri: ciò che troviamo nelle lingue è spesso un certo tipo linguistico maggioritario e tendenziale che presenta anche varianti di altri tipi che si combinano nella stessa lingua per motivi di evoluzione storica, di contatto e di variabilità.

LE LINGUE D’EUROPALe lingue parlate in Europa possono essere divise nei macro gruppi:

Lingue indoeuropee→ è il gruppo predominante ed è a sua volta suddiviso in vari gruppi tra cui: celtico, germanico, romanzo, baltico, slavo

Lingue uraliche del ramo ugrofinnico come il finlandese e il lappone Lingue altaiche come il turco Lingue caucasiche come il ceceno Lingue semitiche come il maltese

Lingue celtiche

I parlanti del proto-celtico si mossero verso ovest dalla probabile sede originaria degli Indoeuropei, e si sparsero nell’Europa meridionale in Turchia, nell’Italia settentrionale, Francia, Spagna e infine nelle isole britanniche. La prima notizia che si ha dei Celti risale a Ecateo di Mileto, un noto geografo greco che scrisse nel 517 a.C. di una popolazione che viveva vicino a Marsiglia. Oggigiorno le lingue celtiche sono parlate nell’Europa nord occidentale (Irlanda, Scozia, Galles…), tra tutte le lingue celtiche il gallese è l’unica lingua celtica a non essere classificata come “in pericolo” dall’UNESCO

Lingue germaniche

Spesso le tribù germaniche seguirono quelle celtiche, ma si mossero più verso nord. La lingua si sviluppò in tre gruppi chiamati orientale, occidentale e settentrionale in base alla loro distribuzione geografica. Il gotico è l’unica lingua orientale attestata, il runico è considerato come l’antenato del germanico nordoccidentale e delle lingue che si svilupparono in seguito in Scandinavia, mentre il norreno era la lingua degli antichi vichinghi che si stabilirono in Islanda e altrove in Scandinavia. Dal germanico occidentale si sviluppano l’alto e il basso tedesco da cui si evolvono rispettivamente il tedesco e l’inglese moderno. Le lingue germaniche parlate oggi sono:

Islandese Norvegese Svedese Danese

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Tedesco Svizzero tedesco Yiddish Inglese Nederlandese Afrikaans Lingue isolate

Lingue italiche

Le popolazioni italiche si svilupparono in due sottogruppi: sabellici e latino-falisci, il crescente potere delle genti che parlavano latino, culminato nell’Impero romano, di fatto portò all’estinzione di molte delle altre lingue del ramo italico. Con il collasso dell’impero, sopravvisse il latino volgare parlato nelle province, piuttosto che il latino classico, e col tempo si sviluppò nelle lingue romanze. Nel corso del 4-8 secolo, il latino volgare, ormai sottoposto a differenziazione diatopica, si sviluppò in una serie di lingue distinte e non più mutuamente intellegibili. La lingua romanza con il maggior numero di parlanti nativi oggi è lo spagnolo seguito da portoghese, francese, italiano, romeno, catalano e galiziano

Lingue baltoslave

Le lingue slave e baltiche hanno avuto contatti nella loro storia, nessuna lingua slava è attestata fino a metà del IX secolo poiché i popoli slavi non avevano scrittura, in quel momento due monaci con l’intento di evangelizzare i popoli insegnano la scrittura applicando l’alfabeto greco ad una lingua slava prendendo le lettere del maiuscolo greco e da qui creano il nuovo alfabeto cirillico dal monaco Cirillo, se trovano suoni che non esistono in greco prendono lettere dal russo. Mentre la lingua baltica fino al XIV, le due lingue condividono vari tratti linguistici che non si trovano in altre lingue indoeuropee, fatto che suggerisce una fase preistorica comune (comuni leggi fonetiche, innovazioni grammaticali, lessico). Le lingue baltiche oggi sono il lituano e il lettone, mentre le lingue slave sono il russo, ucraino e bielorusso (orientali), ceco, slovacco, polacco, sorabo (occidentali), sloveno, croato, bosniaco, serbo, bulgaro, macedone (meridionali)

Lingue isolate

Il gruppo ellenico è rappresentato da una sola lingua parlata in Grecia e nelle isole dell’Egeo: il greco, che è attestato in una serie di dialetti per più di tre millenni come l’eolico, l’ionico… Altre lingue isolanti sono: l’albanese che è principalmente parlato in Albania, Kosovo e Macedonia, in Italia è parlato dalle comunità arbereshe che è diverso dall’albanese parlato in Albania; solo nel 1909 si ha la fissazione dell’alfabeto mentre la prima grammatica esce nella seconda metà del ‘900 a causa delle varietà linguistiche presenti nel territorio. L’armeno che è parlato in Armenia, contiene molti prestiti dal persiano e la lingua con la quale condivide più

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somiglianze è il greco; è una lingua importante poiché è legata alla chiesa armena e quindi rappresenta una cultura, per questo motivo è una lingua molto protetta.

Esistono poi le lingue altaiche che appartengono al sottogruppo turco che rappresenta la lingua turcofona più parlata, le altre sono il turkmeno, l’azero e il tataro. Per secoli i popoli di lingue turche si sono spostati nell’Eurasia e sono entrati in contatto con le lingue presenti soprattutto con le lingue slave e le lingue mongole.

Fanno parte delle lingue caucasiche il georgiano che è una lingua agglutinante e il ceceno parlato in Cecenia, le parole di origine nativa cecena non sono molte, in compenso hanno molti prestiti dal russo, turco, arabo, persiano e georgiano.

C’è poi il maltese che è una lingua semitica parlata a Malta, è un dialetto arabo imparentato nella regione del Maghreb. Risente di una forte emigrazione dalla Sicilia: circa il 60% di vocaboli proviene dalla varietà regionale di italiano siciliano, ma in linea di massima le parole di uso corrente e legate alla quotidianità derivano dall’arabo mentre quelle legate all’amministrazione, all’istruzione, all’arte e alla cultura derivano dal siciliano. Alcuni esempi:

polizia→ siciliano pulizziìa→ maltese pulizija teatro→ siciliano tiatru→ maltese teatru

Il Basco è una lingua isolata con origini pre-indoeuropee parlata nel nord della Spagna e nell’estremo sudovest della Francia. È considerata come una lingua misteriosa poiché il Basco ha circa il 10% di concordanze linguistiche con i dialetti berberi del Nord Africa e circa un 6% con le lingue caucasiche settentrionali ed è quindi l’unica lingua pre-indoeuropea sopravvissuta nel continente europeo dopo la scomparsa delle altre come l’iberico, il ligure e l’etrusco.

Fanno parte delle lingue non indoeuropee le lingue ugrofinniche che sono diffuse in Europa orientale e settentrionale e sono principalmente l’ungherese, l’estone, finnico e il lappone. Molte di esse si trovano in pericolo o comunque sono prossime all’estinzione; tutte le lingue ugrofinniche hanno in comune un vocabolario di base composto da 200 parole circa che comprende parole relative alla pesca, caccia, renna e piante commestibili; ciò fornisce un quadro particolare delle società proto-ugrofinniche perciò condividono un mondo culturale comune.