Red waltherpps9x21 2013

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WALTHER PPS CAL. 9X21IMI 058 C orreva l’anno 1972 quando la Karl Walther Waffenfabrik presentò sul mercato la PPS, semiauto- matica a chiusura labile camerata per la nuova cartuccia 9x18 Police, figlia della 9x18 Ultra sviluppata dai tedeschi verso la fine della Seconda guerra mondiale e cugina della 9 Makarov, con cui non è assolutamente intercambiabile. L’allora nuova Walther e la SIG-Sauer P230 dello stesso calibro erano figlie di un’idea ricor- rente, ma mai di grande successo: abbina- re la chiusura labile a una munizione di potenza intermedia tra 9 Corto e 9 Para- bellum pur conservando pesi e ingombri abbastanza contenuti. La PPS (Polizei Pistole Super) poteva essere per certi versi considerata nipote della PP e come quella famosissima semiautomatica fu destinata in primo luogo alle forze di polizia, che però non gradirono più di tanto la pro- posta: circa 2mila pezzi furono piazzati con la polizia bavarese, ma per il resto fu un flop perché ormai si era capito che la cartuccia intermedia non “funzionava” e il futuro era nella 9 Parabellum, con armi sia full size sia compatte. Walther Alla Walther hanno capito benissimo che una pistola da portare sotto agli abiti deve essere anche sottile, oltre corta, bassa e leggera. Ovviamente non si deve esagerare perché altrimenti l’arma diventa mal controllabile e la PPS, così si chiama la “tavoletta” in questione, è in effetti, complici chiusure e impugnatura, ben gestibile e ben controllabile anche con le 9x21 più brillanti di Vittorio Balzi Che la PPS sia molto compatta lo si nota bene ad arma impugnata e col caricatore da 6 colpi anche chi ha mani piccole manca dell’appoggio per il mignolo. Nonostante il peso e le dimensioni contenuti, la piccola Walther resta però arma ben con- trollabile e ben gestibile La sogliola di Ulm

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Correva l’anno 1972 quando la Karl Walther Waffenfabrik presentò sul mercato la PPS, semiauto-

matica a chiusura labile camerata per la nuova cartuccia 9x18 Police, figlia della 9x18 Ultra sviluppata dai tedeschi verso la fine della Seconda guerra mondiale e cugina della 9 Makarov, con cui non è assolutamente intercambiabile. L’allora

nuova Walther e la SIG-Sauer P230 dello stesso calibro erano figlie di un’idea ricor-rente, ma mai di grande successo: abbina-re la chiusura labile a una munizione di potenza intermedia tra 9 Corto e 9 Para-bellum pur conservando pesi e ingombri abbastanza contenuti. La PPS (Polizei Pistole Super) poteva essere per certi versi considerata nipote della PP e come quella

famosissima semiautomatica fu destinata in primo luogo alle forze di polizia, che però non gradirono più di tanto la pro-posta: circa 2mila pezzi furono piazzati con la polizia bavarese, ma per il resto fu un flop perché ormai si era capito che la cartuccia intermedia non “funzionava” e il futuro era nella 9 Parabellum, con armi sia full size sia compatte. Walther

Alla Walther hanno capito benissimo che una pistola da portare sotto agli abiti deve essere anche sottile, oltre corta, bassa e leggera. Ovviamente non si deve esagerare perché altrimenti l’arma diventa mal controllabile e la PPS, così si chiama la “tavoletta” in questione, è in effetti, complici chiusure e impugnatura, ben gestibile e ben controllabile anche con le 9x21 più brillanti

di Vittorio Balzi

Che la PPS sia molto compatta lo si nota bene ad arma impugnata e col caricatore da 6 colpi anche chi ha mani piccole manca dell’appoggio per il mignolo. Nonostante il peso e le dimensioni contenuti, la piccola Walther resta però arma ben con-trollabile e ben gestibile

La sogliola di Ulm

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sono essere facilmente convertite al 9x21 e la PPS non ha fatto eccezione venendo distribuita, nell’italico 9, da Bignami, tra-dizionale importatore Walther da tempo immemore. In Italia le licenze di porto di pistola sono abbastanza poche, però c’è anche il bacino di utenza costituito da guardie giurate, polizie municipali, ufficiali di pubblica sicurezza, magistrati, tutti soggetti autorizzati ad acquistare armi e che possono essere interessati a una pistola da portare comodamente sotto agli abiti. Il mercato potenziale per una pistola tipo PPS non sarà enorme, ma esiste e ai potenziali acquirenti auto-rizzati ad andare armati nel quotidiano si possono sicuramente aggiungere oltre ai collezionisti anche alcuni dei “semplici”

appassionati perché la pi-stola da difesa attira talvolta pure quelli che non posso-no portarla e magari oltre

ghese) e utenti con porto d’arma sono un buon mercato in Europa, ma se attraver-siamo l’oceano i numeri fanno un salto incredibile perché gli agenti di polizia hanno meno vincoli nella scelta di armi da portare in servizio, in borghese e come seconda arma, mentre le licenze di porto di pistola (concealed carry permit) sono rilasciate praticamente in tutti gli Stati dell’Unione e il più delle volte con meno restrizioni rispetto al Vecchio Continente. Magari quei concealed carry permit non consentiranno di portare l’arma in un Federal Buiding (anche gli uffici postali sono Federal Building) o in altri posti, ma i numeri complessivi sono enormi, semplicemente impensabili rispetto alla realtà europea. Quasi tutte le 9x19 pos-

camerò la sua PPS anche in 9 Corto, ma con scarso successo, e come 9 Parabellum compatta realizzò la P5, arma che coniugava una chiusura tipo P38 con una catena di scatto a singola e doppia azio-ne caratterizzata, come sulla PPS, dal percussore oscillante che restava disassato rispetto al cane e bloccato fino a quan-do il grilletto non aveva com-piuto parte della sua corsa. La P5 ha avuto un certo successo, ma col tempo sono nate semiautomati-che 9 Parabellum a chiusura stabile più compatte, che hanno reso la 9x19 ancora più appetibile da parte dei poliziotti in borghese e di chi porta la pistola per dife-sa personale. E nel tempo c’è stata anche un’altra rivoluzione: quella dei fusti in tecnopolimero, iniziata con la HK VP70 e portata a compimento dalla Glock 17.

L’arrivo della PPSFacciamo adesso un salto di qualche anno e arriviamo all’Iwa 2007 quando Walther presentò una nuova PPS che con la prima aveva in comune solo le iniziali del nome: in questo caso PPS significa Polizei Pistole Schmal e ha anche un suo significato in inglese come Police Pistol Slim. I cultori della lingua della perfida Albione forse obietteranno che sarebbe stato meglio scrivere Slim Police Pistol, ma, licenze poetiche a parte, il nome PPS significa la stessa cosa, sia in inglese sia in tedesco: pistola per uso di polizia “sottile-stretta-magra”. E in effetti si tratta di un nome particolarmente azzeccato visto che alla Walther hanno ben compreso come una pistola da portare sotto agli abiti non deve essere solo corta e bassa, ma deve essere anche e forse soprattut-to, sottile. Per molti versi parente della Walther P99, la PPS non è una semplice rivisitazione del progetto più anziano, ma è invece un’arma concepita e realizzata ex-novo con uno scopo ben preciso: rea-lizzare una semiautomatica 9x19 quanto più possibile compatta e leggera, ma che sia anche utilizzabile proficuamente su distanze compatibili con l’uso di polizia e nello stesso tempo resti ben controllabile e ben gestibile anche da parte di operatori mediamente allenati. Forze di polizia (sia pure limitatamente a chi opera in bor-

Particolare dell’impugna-tura asciutta, corta e piatta, ma ben modellata e dotata di dorsalini intercambiabili (due a corredo); l’incavo sotto all’elsa favorisce il corretto posizionamento della mano e riduce la differenza di quota tra mano ed asse della canna: in un modo e nell’altro contri-buisce a ridurre l’impenna-mento

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A carrello arretrato la canna rivolge la volata verso l’alto; la chiusura geometrica è infatti del tipo a corto rinculo con canna oscillante o se si preferisce a due gradi di libertà

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alta riduce l’impennamento e questo no-nostante il fatto che visivamente si possa avere l’impressione di un asse della canna piuttosto alto. Da aggiungere che il dorsa-lino è intercambiabiabile così da adattare la presa a mani di diversa taglia, attenzio-ne però a non esagerare montando un dorsalino troppo pronunciato perché si rischia che nel puntamento istintivo la volata vada a “guardare” troppo in alto cosa che ovviamente porta i colpi in alto e quando si mira obbliga a “compensare” obbligando a una posizione del polso che non è naturale.

ottima per la fondinaLa PPS è una vera chicca da portare con fondina inside e anche con fondina esterna lo spessore minimo e la pratica assenza di sporgenze, spigoli e superfici “abrasive” facilitano l’occultabilità e l’e-strazione (indice d’impigliamento mini-mo) e come bonus aggiuntivo riducono i danni a fodere e maglie. 161x112x600: non è un codice segreto da decrittare, si tratta di lunghezza, altezza e peso a cari-catore vuoto che, sommati al mai troppo apprezzato spessore di soli 23 mm fanno della PPS grammi evidenziano senza bisogno di troppe chiacchiere le doti di

portabilità della pistola. Ok, ab-biamo capito, la PPS si porta mol-to bene, ma essendo così piccola e leggera non è che poi quando spa-riamo tenda a scappare di mano e a impennarsi come un cavallo imbizzarrito? La risposta è un no categorico, perché allo sparo l’ar-ma risulta sorprendentemente

Lo scatto della PPS è a semi doppia azione e non prevede l’uso di sicure manuali; la levetta di bloc-co sul grilletto serve a impedire spari per inerzia in caso di caduta dell’arma. In caso di cilecca non si può doppiare la battuta ma dobbiamo agire sul carrello: nelle due foto vediamo il grilletto prima e dopo lo sparo, il trigger reach a percussore armato (grilletto in avanti) è pari a 67 mm

In questa foto sono riuniti tre particolari che contribuiscono all’affidabilità della pistola: rampa (compreso l’ invito sul fusto) di alimentazione non ripida e curata, presentazione alta della prima cartuccia nel caricatore, finestra di espulsione ampia la cui forma complessa è stata pensata per facilitare l’espulsione senza intoppi del bossolo

a tenerla in un cassetto la vogliono usare per tiro informale o semplicemente per giocare un po’. Ma torniamo alla PPS.

Prime impressioniCome abbiamo visto in precedenza, la S di PPS sta per schmal o slim e in effetti appena si ha in mano questa Walther colpisce subito per essere sottile: 23 mm senza variazioni e senza “asperità”. In un mondo dove sembra quasi impossibile realizzare pistole che non siano piuttosto massicce anche quando dovrebbero esse-re delle sub-compatte, il ridotto spessore della PPS colpisce subito positivamente. L’impugnatura è piatta come una tavo-letta e questo potrebbe sollevare qualche dubbio: va bene che un’impugnatura non

bombata facilita la gestione dell’arma sul piano orizzontale, però a volte il troppo stroppia. Non nel caso della PPS perché il calcio è ben modellato, correttamente inclinato per favorire la puntabilità i-stintiva, adeguatamente grippante senza essere fastidioso, dotato di un bell’incavo sotto all’elsa che non solo fa “calzare” me-glio la calciatura, ma favorendo una presa

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dominabile in rapporto al peso (me-rito anche dell’impugnatura e del fusto in polimero che “ammortizza” il rinculo della pistola) e contro i piattini metallici e il bersaglio IPSC i risultati a 5 e 10 metri (distanza canonica per chi scrive quando vuole prendere confidenza con una pisto-la da difesa) sono stati più che buoni fin da subito. Sulla carta sono state sparate sequenze di due colpi iniziando con arma in fondina, e in breve il tempo tra un col-po e l’altro è sceso drasticamente anche se tutti i colpi venivano indirizzati alla testa e non al tronco della sagoma. La “testa” del bersaglio con un bel riferimento cir-colare blu incollato al centro è servita ini-zialmente per verificare le mire (mirino fisso e tacca innestata a coda di rondine portano riferimenti circolari bianchi per l’uso in cattive condizioni di luce e sono ben fruibili anche grazie alla nitidezza e all’indovinato rapporto prospettico), che sono risultate collimate per punto di mi-ra punto d’impatto sulla distanza dei 15 metri, e, quindi, con scarto insignificante sia tirando a 5 che a 10 metri; inoltre, pri-ma di iniziare con le doppiette sulla carta e i piatti sono stati tirati alcuni colpi in lento mirato sempre sulle stesse distanze di 5, 10 e 15 metri e sulla “massima di-stanza” 5 colpi di Fiocchi FMJTC da 123 grani stanno, tirando con appoggio, più o meno entro 4 cm. Si può fare di più e di meglio, ma ferma restando la poca abilità del tiratore, rimane il fatto che per una pistola da difesa 15 metri sono già tanti e comunque posso aggiungere che i ba-rattoli, miei nemici giurati, saltano come birilli anche a 20-30 metri… quando il tiratore fa la sua parte.

messa alla frustaCosa che per chi scrive richiede un po’ più di concentrazione quando si tratta di “essere precisi” poiché lo scatto del-la PPS, più che adeguato per il tipo di arma e corredato di sicura automatica al percussore, è del tipo che possiamo definire a semi doppia azione, ovvero col percussore che è armato parzialmente dal carrello e armamento che viene comple-tato (sono solo pochi millimetri di corsa) dalla pressione sul grilletto. Si tratta in sostanza di uno scatto tipo Glock, che non ha mai riscontrato l’incondizionato favore del vostro pennivendolo, interpre-tato però in stile Walther (è mutuato da

WALther PPS - veLoCItà IN PIedI AL SeCoNdo ed eNergIe CINetIChe

Fiocchi Blak Mamba 100 JtC Colpo più lento: 1219 - Colpo più veloce: 1264 - Velocità media: 1239 - tra colpo più lento e colpo più veloce: 38 - Deviazione standard: 14 - ec calcolata sulla velocità media: 46,9 Kgm (460 J)

Fiocchi 123 JtC Colpo più lento: 1038 - Colpo più veloce: 1073 - Velocità media: 1054 - tra colpo più len-to e colpo più veloce: 35 - Deviazione standard: 16 - ec calcolata sulla velocità media: 42 Kgm (411 J)

Fiocchi top target 124 rAM tC Colpo più lento: 1010 - Colpo più veloce: 1048 - Velocità media: 1032 - tra colpo più lento e colpo più veloce: 38 - Deviazione standard: 14 - ec calcolata sulla velocità media: 40 Kgm (392 J)

Le mire della PPS portano rife-rimenti circolari bianchi per un più rapido allineamento con lu-ce ridotta; indovinato il rapporto prospettico e nitida l’esecuzione di mirino e tacca: il primo è fisso, la seconda innestata a coda di rondine

I n q u e s t a f o t o dall’alto della fine-stra di espulsione con carrello in chiu-sura e colpo in can-na si può notare la finestrella che con-sente di constatare visivamente la pre-senza di una cartuc-cia all’interno della relativa camera

quello della P99QA) e corredato da una codetta del percussore che consente di verificare visivamente lo stato di arma-mento del percussore stesso: la codetta “appare” a filo del carrello quando il percussore è armato e sporge posteriormente mentre premiamo il grilletto. Non ho spa-rato molti colpi con la PPS ma sul fatto che quella pistola funzioni correttamente con qualsiasi cartuccia del commercio e con rica-riche rispondenti alla normativa CIP potrei

mettere la mano sul fuoco. L’arma mi è stata, infatti, prestata da un amico, gran-de appassionato e molto competente, che la usa regolarmente come pistola da portare al seguito e ne è così entusiasta

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da averne acquistate due: una “standard” e una First Edition. Prima ha acquistato ed utilizzato la PPS in allestimento stan-dard, poi si è preso la First Edition che ha accuratizzata e che ora ha sostituito la prima come pistola da porto quotidiano. Insieme, le due Walther hanno macinato migliaia di colpi, anche ricariche, senza mai manifestare il minimo problema, neppure quando volutamente messe alla frusta per verificarne il comportamento in tutte le possibili condizioni. Più test di così si muore. Attenzione a un aspetto, però: il mio amico Antonio (così si chiama il proprietario delle due PPS) tiene pulite e

lubrificate (il giusto, non come l’olio sull’insalata) le pistole che porta addosso e, se questo è sempre da farsi, lo è ancora di più quando si tratta di armi compatte, in particolare quando dentro hanno tante leve e levette, molle e mollette come la PPS.

Affidabilità al 100%Perché le piccole PPS sono così affidabili? Tanto per iniziare lo sono perché si tratta di armi costruite con cura e hanno chiusure (a corto rinculo con canna a due gradi di libertà) ben regolate; a questo si deve aggiungere la rampa di alimentazione curata, la presentazione alta della prima cartuccia nel caricatore e una

finestra di espulsione di forma assi tormen-tata, ma così concepi-ta anche per garantire un’uscita dei bossoli espulsi senza intoppi e senza urti. Anche il caricatore (disponibi-le con capacità di 6, 7 e 8 colpi) ha astuccio, labbra e suola ele-vatrice al di sopra di ogni critica; presenta però un particolare assai strano e direi quasi sconcertante. Si tratta del fondello che sporge posterior-mente oltre l’astuccio ed è dotato di due

denti che, a caricatore inserito, entrano in corrispondenti sedi sul fondo del dorsa-lino così da impedire qualsiasi possibile movimento dello stesso. Vedremo tra poco dorsalino, catena di scatto e smon-taggio, per ora però è impossibile non sottolineare la stranezza e per certi versi l’assurdità di quella suola con la “dentiera”. Ma è mai possibile che si sia realizzata una pistola piatta e senza impicci senza

due caricatori da 6 colpi, i più “corti” tra quelli utilizzabili nella PPS; l’ese-cuzione dell’astuccio e delle labbra è ottima, ma la suola che chiude il fondo dell’astuccio è alquanto impicciosa, perché aggetta posteriormente e per-ché porta i due denti che impediscono qualsiasi movimento d el dorsalino. Con i caricatori più lunghi (cambia solo

il fondello) gli in-gombri crescono e quale che sia la lunghezza del caricatore non è proprio il caso di tenere in tasca quello di scorta

Quando sono a riposo i due rebbi che costituiscono il comando ambidestro di sgancio del caricatore copia-no i bordi della guar-dia del grilletto; con la pressione del dito sull’uno o sull’altro si ha lo sgancio del caricatore: perché l’operazione sia a-gevole è necessario prenderci la mano e “dimenticarsi” il classico sgancio a pulsante delle altre pistole

Questa vista consente di apprezzare la volata (ben eseguita e cura-ta) della canna, ma soprattutto di notare come la pistola sia sottile e prova di spigoli che sporgono: una conformazione ottimale per la comodità di porto, soprattutto con fondina inside

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pensare che nel o nei caricatori tenuti di scorta i “denti” della suola rischieranno di impigliarsi da qualche parte solo a guardarli? Non parliamo poi di tenere in tasca un caricatore (nelle pistole come la PPS la destinazione naturale del carica-tore di scorta è proprio la tasca), in caso di bisogno chi mai lo tirerà velocemente fuori dalla tasca senza che i denti aggan-cino qualche cosa? Da aggiungere, infine, che con i caricatori maggiorati non au-menta solo la lunghezza del caricatore, ma aumentano anche gli ingombri in profondità e in larghezza perché la suola “cresce come la panna” poiché i denti de-vono restare al solito posto anche quando la lunghezza del caricatore cresce.

Lo smontaggio: si parte dal dorsalinoAdesso, per guardare un po’ dentro alla PPS proviamo a immaginare di smon-tarla nelle sue componenti essenziali. Lo smontaggio non può iniziare se prima non togliamo il caricatore, la pistola è, infatti, dotata di un marchingegno che ne impedisce lo smontaggio a caricatore inserito. Tolto il caricatore arretreremo il carrello per verificare la presenza di un colpo in canna e in questo modo armere-mo parzialmente il percussore, che dovrà essere scaricato prima di procedere alla separazione di fusto e carrello. Sulla Glock si preme semplicemente il grilletto, cosa che mi provoca sempre un certo disagio che con operatori fessi o troppo distratti può portare allo sparo di un colpo. Per evitare questo ri-schio, vista l’impos-sibilità di mettere un lampeggiante sul carrello e per mettersi al riparo dalla stupidità del

prossimo (impresa improba e sostanzial-mente inutile, visto che gli stupidi sono sempre al lavoro), diversi produttori han-no scelto strade alternative a quella battuta da Glock; Walther si è inventato il sistema “Quicksafe” che deve comunque essere

preceduto dal controllo della presenza di un colpo in canna e prevede come mossa successiva alla rimozione del caricatore e al controllo della camera di cartuccia… la rimozione del dorsalino, seguita infine dalla separazione “tradizionale” del carrel-

Il robusto percussore si separa facilmente dal carrello per pulizia e lubrificazione; sparando, questo percussore viene prearmato quasi totalmente dal carrello e con la pressione sul grilletto viene fatto arretrare di pochi millimetri per completare l’armamento e consetirne lo sgancio dalla monta di sparo

La PPS scomposta nelle sue componenti fondamentali; si noti il complesso captive delle due molle di recupero coassiali così realizzato per consentire una manovra del carrello più agevole e nello stesso tempo ridurre la velocità delle masse in movimento

Il dorsalino rimosso consente di notare il piolo a sbalzo che, a dorsalino installato, tiene in tensione il guidamolla del dente di scatto andando ad insi-nuarsi nello spazio vuoto che vediamo al centro della parte posteriore dell’impugnatura

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lo (con la canna) dal fusto. Perché togliere il dorsalino? Il dorsalino si deve togliere perché rimuovendolo si provoca l’imme-diata disattivazione del sistema di scatto e l’abbassamento del dente di scatto che così libera in tutta sicurezza il percussore. Sommate questa peculiarità alla sicura che impedisce lo smontaggio a caricatore inse-rito ed avrete un’idea del perché, parlando dell’amico Antonio che pulisce e lubrifica coscienziosamente l’arma, ho aggiunto che il farlo è sempre una necessità, e lo è ancora di più quando si tratta di pistole che dentro hanno tante leve e levette, mol-le e mollette come la PPS. A questo punto viene naturale un’altra domanda: e se il dorsalino non lo tolgo? No problem, la pi-

stola si smonta esattamente come altre che non hanno tutte quelle leve e levette, molle e mollette… quindi se siamo scemi il buco nel muro (se va bene), possiamo farlo lo stesso. Si potrebbe allora pensare che il progettista della catena di scatto avrebbe fatto meglio a non complicare inutilmente la pistola, ma così facendo non si terrebbe conto del fatto che spesso certe caratteristi-che di sicurezza vengono aggiunte prima di tutto per mettersi con le spalle al coper-to di fronte a qualsiasi possibile contesta-zione, anche la più stupida.L’unica notazione riguardo al sistema “Quicksafe” è quella relativa al consiglio di tenere ben lubrificato il meccanismo interno perché le complicazioni meccani-

che che lo stesso implica potrebbero por-tare a una risposta lenta della molla del dente di scatto col conseguente marcato prearmamento del percussore.

Due caricatori in dotazioneFinite le critiche è quasi il momento di chiudere, non prima però di esserci sof-fermaci un attimo ancora sui caricatori. La pistola viene consegnata con due ca-ricatori di differente capacità (e zoccolo inferiore di diversa altezza), mentre una terza “misura” è disponibile su richiesta, ma l’aspetto più interessante non è tanto questo quanto piuttosto lo sgancio cari-catore comandato da due rebbi caricati elasticamente, uno per lato, imperniati alla radice posteriore della guardia para-grilletto. Per sganciare il caricatore si deve premere verso il basso uno dei due rebbi e se questo comando ambidestro si rifà a quello della P99, rispetto allo stesso sono decisamente migliorate ergonomia e fun-zionalità ed i due rebbi sono più lunghi e più comodi da azionare. Certo, se siete abituati al classico pulsante di sgancio faticherete un po’ a prendere l’abitudine col sistema Walther, ma alla fine il tutto diverrà rapido e facile.

Costruttore: Carl Walther GmbH, Germania, www.carl-walther.deDistributore: Bignami, tel. 0471 803.000, www.bignami.itCalibro: 9x21IMI (realizzata anche in .40 S&W)Canna: 6 righe destrorse, lunghezza 81 mmCaricatore: monofilare da 6, 7 e 8 colpiScatto: semi doppia azione, percussore lanciato, sicura al percussore, peso di scatto dichiarato 2.700 gmire: con riporti bianchi, mirino fisso, tacca innestata a coda di rondineFusto: in tecnopolimero con armatura metallica che porta le guide del carrello; impugnatura integrale col fusto corredata di due dorsalini intercambiabiliPeso: 550 g (605 g con caricatore)Dimensioni: lunghezza totale 161 mm; altezza 112 mm con caricatore da 6 colpi; spessore 23 mm; perimetro impugnatura 134 mm; trigger reach 67 mmPrezzo: 883 euro

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La PPS è una pistola per molti versi inconsueta e questo si riflette anche nella sua estetica. Le guide per il montaggio di laser o torcia sotto al dust cover sono, a parere di chi scrive, ben poco utili su un’arma così compatta, però c’è chi le vuole e quindi Walther e tutti gli altri produttori di compatte e sub-compatte con fusto in polimero le offrono come standard, forse anche perché la presenza della guida aumenta la rigidità del dust cover con benefico influsso sull’affidabilità della pistola

Scritte identificatrici (comprese quelle del defunto catalogo na-zionale) e particolare del robusto estrattore nonché del pulsante destro per la separa-zione di fusto e carrel-lo (i pulsanti sono due, uno per lato)

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