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Realizzato con il contributo di Assessorato al Turismo Assessorato alla Cultura

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Assessorato al TurismoAssessorato alla Cultura

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Percorso letterario “De Amicis”

IdeazioneItalia Nostra - Sezione Pinerolese Ettore Serafino

Ricerche e testoMaurizio Trombotto

Impaginazione graficaElena S. Castiglioni e Norman Storello

FotografieR. Caffaro, G. Calliero, C. Marchisio, B. Gagliardi

Illustrazioni di copertina e di accompagnamento al testo tratte dai disegni di Gennaro Amato per l’edizione 1892 de “Alle Porte d’Italia”.

Pubblicazione realizzata con il contributo della Compagnia di San Paoloall’interno del progetto “Pinerolo si racconta”.

Villa La Graziosa (esterno) Foto B. Gagliardi

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Premessa

La città di Pinerolo ed Edmondo De Amicis sono strettamente legati. De Amicis elesse la città come luogo di riposo e di villeggiatura nei mesi estivi e Pinerolo ricambiò questo gradito ospite ricordandone la presenza nella toponomastica intitolandogli una via ed un giardino (nei quali venne collocato il busto commemorativo) e posizionando una targa sulla torretta della villa Maffei.

L’Amministrazione comunale ha ritenuto di rafforzare ed ampliare il ventaglio di percorsi storici e culturali che negli anni hanno offerto la possibilità, a numerosi pinerolesi e non, di conoscere la nostra bella città ed in questo contesto è stata immaginata la proposta di un percorso guidato sui luoghi di De Amicis a Pinerolo. La nostra associazione si è da subito proposta per l’organizzazione di questo nuovo percorso, forte dell’esperienza acquisita in questi anni di impegno a tutela del patrimonio immobiliare di valore storico di cui è ricca la città. Si è cosi costruito un percorso che tiene insieme la lettura di brani tratti da “Alle porte d’Italia”, con la possibilità di ingresso in luoghi non così facilmente accessibili e l’illustrazione di tratti della storia cittadina, che spesso è stata parte integrante di scenari politici e militari ben più ampi.

L’obiettivo è anche di arricchire progressivamente il contenuto dell’offerta contenuta nel percorso della visita guidata, aprendosi e comprendendo, se possibile, anche i capitoli de “Alle porte d’Italia” esterni a Pinerolo: in particolar modo le valli del Chisone e del Pellice.

La targa apposta sulla torre di Villa Maffei.

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Biografia Edmondo De Amicis(Oneglia 21 ottobre 1846 – Bordighera 11 marzo 1908)

Edmondo De Amicis, ligure di nascita, passò buona parte della vita in Piemonte. Si trasferì con la famiglia all’età di due anni, dapprima a Cuneo quindi a Torino, dove frequentò dall’età di sedici anni il collegio militare Candellero, preparando gli esami di ammissione all’Accademia militare di Modena, che frequentò sino all’estate del 1865, licenziandosi con il grado di sottotenente. Nel 1866 combatté nella battaglia di Custoza.Divenne giornalista militare, trasferendosi a Firenze dove assunse la direzione de “L’Italia militare”, organo del Ministero della guerra. Come giornalista collaborò con il giornale “La nazione di Firenze” e raccontò la presa di Roma del 1870. Abbandonato l’esercito viaggiò molto e scrisse diversi libri nella forma di diari di viaggio, tra cui: “Spagna”, “Ricordi di Londra”, “Olanda”, “Marocco”, “Costantinopoli”, “Ricordi di Parigi”.Dal 1871 si stabilì definitivamente a Torino, passando regolarmente le sue vacanze a Pinerolo. Nel 1884 pubblicò “Alle porte d’Italia” dedicato a Pinerolo ed al pinerolese. Nel 1886 pubblicò il libro “Cuore” che lo rese famoso. Dal 1889 si avvicinò al Socialismo al quale aderì ufficialmente nel 1896. Amico di Filippo Turati, collaborò a diversi giornali legati al partito socialista come la “Critica sociale” e “La lotta di classe”.Dopo il successo di Cuore seguirono altri libri come “Sull’Oceano”. Gli ultimi anni di vita furono rattristati dalla morte della madre, dai continui violenti litigi con la moglie e dal suicidio del figlio primogenito Furio.

Disegno diGiuseppe Viello

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Italia Nostra

Italia Nostra nacque nel 1955 a Roma dalla volontà di alcuni tra i più grandi intellettuali italiani, che si mobilitarono contro un ulteriore sventramento del centro storico romano. Umberto Zanotti Bianco, archeologo e ambientalista, è stato il primo presidente nazionale.Da oltre sessant’anni le attività di Italia Nostra hanno contribuito a sostenere nel Paese la “cultura della conservazione” del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti, del carattere ambientale delle città.I “beni culturali”, i centri storici, la pianificazione urbanistica e territoriale, i parchi, l’ambiente, l’energia, il modello di sviluppo del Paese, la viabilità ed i trasporti, i musei, le biblioteche, gli archivi storici sono stati e sono alcuni dei capitoli più importanti dell’attività capillare di Italia Nostra.In questo quadro nel 2008 nacque a Pinerolo il Comitato promotore per la costituzione della sezione di Italia Nostra, fondata nel giugno 2009 e della quale è stato Presidente Honoris causa l’avvocato Ettore Serafino al quale, dopo la morte, è stata intitolata la sezione.Tra le attività si possono annoverare: l’impegno per la conservazione del quattrocentesco palazzo Acaja (cosiddetto) e dell’ex merlettifico Turck, la difesa dell’area di monte Oliveto e la tutela paesaggistica in genere della collina pinerolese, il progetto di un polo della cultura comprensivo di una nuova biblioteca civica come occasione per il recupero dell’ex caserma Bochard, il ridimensionamento delle revisioni del piano regolatore comunale, la tutela dal consumo del suolo e numerose presentazioni di libri sui temi propri dell’associazione. Affreschi in grisalle

all’interno di Palazzo Acaja(R.Caffaro)

Ex-casermaBochard

Particolare degli affreschiCappella di Santa Lucia(G. Marchisio)

Concorso di idee“Lyda Turk” Città d’opera e d’acqua

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INDICE DELLE TAPPE:

1 - Piazzale San Maurizio (ritrovo/inizio itinerario)

2 - La Graziosa Maffei

3 - Palazzo Acaja (cosiddetto)

4 - Monastero della Visitazione

5 - Monumento a De Amicis

6 - Emanuele Filiberto a Pinerolo (sosta P.zza S. Donato)

7 - Cavallerizza Caprilli

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La Graziosa Maffei

Percorrendo viale Gabotto dal piazzale di San Maurizio si giunge a villa Maffei conosciuta anche come “La Graziosa” (già villa d’Aquilant), riconoscibile per la

costruzione a torre in facciata. Confina con l’edificio che oggi ospita la Casa di riposo Jacopo Bernardi e ad ovest è circondata da un muro che fu costruito sul bastione Malicy della fortezza francese (Henri de Saint Martin de Malicy capitano del reggimento delle Guardie e Governatore di Pinerolo dal 1634 al 1650). Il lato occidentale della villa è parte di ciò che rimane del bastione delle fortificazioni francesi ed all’estremità ovest del parco è presente una finta facciata neogotica di castello, dalla quale sporge un terrazzino che dà sulla val Lemina. Dove ora c’è il giardino della villa nel ‘600 sorgeva la fonderia dei cannoni di Luigi XIV.Edmondo De Amicis soggiornò nella villa (allora Accusani) nel 1882 e vi tornò anche nelle due estati successive. Ispirandosi ad alcune delle vicende della storia di Pinerolo, proprio alla Graziosa, scrisse il libro “Alle porte d’Italia”, come ricorda la lapide in marmo collocata al belvedere della villa.

Dal libro “Alle porte d’Italia”:

“Ecco perché finisco il libro sul bastione Malicy. Il giardino della villa Accossani copre il terrapieno dell’antico bastione, dov’era una delle più grandi fonderie della Francia di Luigi XIV. Ad un’estremità di questo muro c’è una finta facciata di castello, dalla quale sporge un terrazzino, che da sull’aperta campagna”. L’interno del parco

di Villa Maffei - La Graziosa (G. Calliero)

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Via al Castello oggi e nell’illustrazione di Amato del 1892. (R. Caffaro)

Palazzo Acaja (cosiddetto)

I quattro principi Acaja (Filippo, Giacomo, Amedeo e Lodovico) governarono da Pinerolo, per circa

centovent’anni, i possedimenti dei Savoia al di qua delle Alpi. Nel 1998-99 Giancarla Bertero e Marco Calliero dimostrarono che il palazzo nel XV secolo era adibito a multidimora, nel senso che ognuno dei tre corpi di fabbrica di cui si compone apparteneva ad uno o due proprietari diversi e che nel secolo XIV non poteva essere un palazzo dei principi in quanto posto al di fuori ed a ridosso delle mura

difensive del Borgo, ovvero della parte alta della Pinerolo medievale.

Nulla sappiamo su chi visse nel ‘500 nel palazzo e sulla committenza degli affreschi che vi sono all’interno che raffigurano, tra gli altri, l’ingresso vittorioso

di Carlo I Savoia in Saluzzo, il beato Amedeo IX Savoia nell’atto di elargizione dell’elemosina ed il cavaliere Marco Curzio che si getta negli inferi per salvare Roma.

Dal libro “Alle porte d’Italia”:

“Era un pezzo che desideravo visitare quel vecchio palazzo, il quale mi mostra tutti i giorni i suoi merli rossi di là dai pini e dai cedri del giardino della bella marchese Durazzo. Uno strano edifizio, veramente, d’una forma che non riuscivo da nessuna parte ad afferrar intera con lo sguardo; coronato di certi merli bizzarri da castello di palcoscenico…” [...] “ Poiché è da sapersi che il palazzo degli Acaja, dopo essere stato un pezzo proprietà privata, e poi ospedale, serve ora di ricovero e di scuola ai giovani valdesi delle valli vicine, maschi e femmine, che vogliono convertirsi al cattolicesimo…”.

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Monastero della Visitazione di Santa Maria

Percorrendo in discesa dal palazzo Acaja (cosiddetto) la via Jacobino Longo si nota in parte l’imponenza del monastero con le sue finestre chiuse da griglie e accanto si intravede la parte superiore della chiesa e di quello che fu il palazzo del Cappellano del monastero (ora abitazione privata) con il suo bel loggiato.Le origini del monastero risalgono al XVII secolo, pochi decenni dopo la nascita dell’ordine delle Visitandine. In una sua visita a Pinerolo nel 1622 San Francesco di Sales ne aveva preannunciato la nascita ricordata con la frase “Qui un giorno vi saranno le mie figlie”. Nel 1634 giunsero a Pinerolo le prime monache di Embrun.Il monastero subì gravi danni durante l’assedio sabaudo del 1693 comandato da Vittorio Amedeo II, il quale contribuì economicamente ai lavori di ricostruzione dopo che Pinerolo tornò ai Savoia nel 1696. Il monastero curò l’educandato di numerose

ragazze della nobiltà sabauda, tra cui Vittoria Anna figlia legittimata di Vittorio Amedeo II, nata dalla sua relazione con la contessa di Verrua. Della comunità facevano parte oltre alle monache, le aspiranti, qualche

ospite benefattrice e le educande, che vennero accolte fino al 1896, quando prevalse l’aspetto contemplativo dell’ordine.De Amicis descrive la storia dell’ospite più illustre del monastero: Anna Carlotta figlia del conte Canalis di Cumiana dal 1730 moglie morganatica del re Vittorio Amedeo II e conosciuta come la marchesa di Spigno. Dal 1732 Carlo Emanuele III obbligò la matrigna a ritirarsi nel monastero sino alla morte.

Il ritratto di Anna Carlotta, marchesa di Spigno,

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Il monumento a De Amicis(R. Caffaro)

Busto a De Amicis

La città di Pinerolo, grata per l’opera Alle porte d’Italia, conferì a De Amicis la Cittadinanza onoraria, nella seduta del Consiglio Comunale del 21 marzo 1884. Con la sua morte nel 1909 la città, insieme con la neonata sezione locale dell’associazione Dante Alighieri presieduta da Alberto Pittavino, decise di dedicargli un busto in bronzo collocato nei giardini antistanti il Tempio valdese. Il busto, modellato dallo scultore Pietro Canonica, è di una volta e mezza la grandezza naturale e raffigura De Amicis nell’età in cui scrisse Alle porte d’Italia. Il busto poggia su di una base marmorea alta due metri su cui è scritta l’epigrafe: “A Edmondo De Amicis Illustratore delle Porte d’Italia XX giugno 1909”.

Nell’occasione dello scoprimento del busto la commemorazione ufficiale fu affidata al prof. Corrado Corradino, per il quale De Amicis fu quasi un fratello tale era il rapporto d’amicizia: “ Egli era il poeta delle cose forti, dai suoi libri si rilevano non solo effetti di pietà e gentilezza, ma impulsi civili all’azione, in virtù dei quali spesso ci soffermiamo a fremere, a sussultare sulle pagine sue, sognando, non letti di muschi e fiori, ma aperti campi di battaglia, ove si possa anche da noi combattere con ogni energia del corpo e dell’anima per la conquista di tutto ciò che fa degna e libera la vita……Dinanzi al busto di De Amicis passeranno i giovani baldi inchinandosi all’evocatore delle sacre memorie locali, rammentandone i fieri ammonimenti. Con dentro le pupille l’immagine di un loro Benavides, lo saluteranno le fanciulle…”.

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Emanuele Filiberto a Pinerolo

Pinerolo, occupata dall’esercito francese di Francesco I nel 1536, assistette, trentotto anni dopo, all’ingresso trionfale di Emanuele Filiberto, il 1 gennaio 1575. Riviviamo questo evento in piazza San Donato.Dal libro “Alle porte d’Italia”:“In quei trentotto anni di dominazione straniera, quel povero paese, trattato come territorio militare, soggetto a mille danni, trascurato dal governo in tutto quello che non riguardava la difesa, minacciato di giorno in giorno dalla guerra, era caduto in una grande miseria. Molti edifizi di Pinerolo erano stati distrutti per ristringere la cerchia dei bastoni. La popolazione della campagna era scemata. Le industrie e le arti erano a terra…”.Il 7 ottobre 1574 il re di Francia Enrico III, cedendo alle costanti pressioni di Emanuele Filiberto, passato alla storia come il vincitore della battaglia di San Quintino, restituì ai Savoia Pinerolo, Savigliano e Perosa.De Amicis ricostruisce, attraverso gli occhi e le parole di Evelina figlia del notaio Lombriasco, l’ingresso di Emanuele Filiberto: “Venne finalmente quel sospiratissimo primo dell’anno. Partito da Torino, col suo grande corteo, il 31 dicembre, il Duca doveva pernottare a Vigone ed entrare in Pinerolo il primo di gennaio, avanti mezzogiorno. Spalancando le finestre la mattina presto, Evelina gettò un’esclamazione di dolore e di dispetto: la piazza San Donato, i tetti, i rilievi delle case, tutto era bianco, e nevicava ancora, radamente…Il corteo era alla porta di Torino…Tutti i visi erano rivolti verso il fondo di via del Duomo…”.

Il personaggio di Evelina nella rievocazione su un balcone in P.zza S. Donato

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La Cavallerizza Caprilli.

Cavallerizza Caprilli

La Cavallerizza Caprilli, con la sua ampia pianta rettangolare di 35 metri per 80, è stato a lungo il maneggio coperto più grande d’Europa. Costruita nel 1910 (risale a due anni prima la stipula dell’atto di cessione gratuita dell’area da parte dell’Amministrazione Comunale a favore dell’Amministrazione militare), all’inizio del 2017 è entrata a far parte del patrimonio comunale della città di Pinerolo. È intitolata al capitano di cavalleria Federigo Caprilli, che proponendo il suo “metodo naturale” di cavalcare perfezionò, migliorandolo significativamente, il sistema di equitazione in uso alla fine dell’ottocento.Con il metodo Caprilli, presentato ufficialmente al Concorso Ippico Internazionale di Torino del 1902, i cavalieri seguono “naturalmente”, con la posizione del busto inclinato in avanti, l’equilibrio naturale del cavallo senza porre ostacoli alla spontaneità dei suoi movimenti, ottenendo in questo modo delle prestazioni decisamente migliori di quelle ottenute in precedenza.

L’origine della presenza a Pinerolo della Scuola militare di equitazione risale al 1849 e la città fu scelta, dopo la sconfitta nella Prima guerra d’Indipendenza, per la sua consolidata tradizione militare. Nel 1868 venne istituito il corso magistrale superiore di equitazione, che determinò per decenni la presenza a Pinerolo di una forza di 600 uomini e di 500 cavalli, con l’ingrandimento dell’area di addestramento di Baudenasca. In questo contesto si inserisce il capitolo “La scuola di cavalleria” dell’opera“Alle porte d’Italia”.

L’interno della Cavallerizza Caprilli

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Informazioni e prenotazioni:Italia [email protected] +39 349 4161060

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Accedendo al sito www.visitapinerolo.it e alla web app è possibile scaricare due audioguide alla scoperta del “Centro Storico” e di “Pinerolo Città della Cavalleria”.

Città della Cavalleria

Fortezza di Francia

Pinerolo sacra

Street art

Percorso De Amicis

Visita ecumenica

Altre visite guidate