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L’avanzamento della rivolu- zione socialista consiste nello sviluppo dell’organizzazione e dell’aggregazione della classe operaia e, attraverso di essa, del resto delle masse popolari attorno al partito comunista e del loro orienta- mento a lottare contro il siste- ma politico borghese fino a costituirsi in un nuovo Stato (la dittatura del proletariato). Oggi in Italia la rivoluzione socialista avanza tramite l’in- fluenza e la direzione che il movimento comunista cosciente e organizzato via via conquista sulle organizzazioni operaie e popolari: in una prima fase, la fase in corso, promuovendone la formazio- ne, il coordinamento e l’azione per costituire un loro governo d’emergenza (quello che chia- miamo Governo di Blocco Popolare) e poi, nella fase suc- cessiva, guidandole a orientare l’attività di questo governo e a difenderne l’esistenza contro l’aggressione, il boicottaggio e il sabotaggio della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e della loro quinta colonna nel nostro paese: il Vaticano, la Confindustria e il resto delle organizzazioni della borghesia imperialista, la mafia, la camorra, la ndranghe- ta e le altre organizzazioni cri- minali. Nella prima fase di quest’opera, nel campo della sinistra borghese, noi comuni- sti dobbiamo fare i conti con quelli che deviano le lotte distogliendole dall’obiettivo della costituzione del Governo di Blocco Popolare (a destra, nella raccolta di voti e nella “buona amministrazione” o a sinistra, in rivendicazioni pura- mente economiche); nella seconda fase con quelli che oscillando ed esitando 1,5 € Organo del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) [email protected] www.carc.it RESISTENZA Resistenza - Anno 23 - dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54 Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - sip il 30/08/17. Per abbonamenti e sottoscrizioni: CCB Intestato a Gemmi Renzo – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018 1917-2017: celebriamo il centenario della Rivoluzione d’Ottobre studiandone il bilancio, per condurre alla vittoria la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista Anno 23 n.9/2017 la rivoluzione socialista in italia lottare oggi, con gli insegnamenti della rivoluzione d’ottobre, per costruire il futuro Il socialismo unica soluzione al marasma tutto il potere alle organizzazioni operaie e popolari Lo scorso luglio è uscito il numero 56 de La Voce del (nuovo)PCI. Per presen- tarne i contenuti ci concentriamo su un articolo, utile a comprendere il movi- mento oggettivo della società capitalista verso il comunismo: Piano nazionale Industria 4.0 e sinistra borghese (pag.42) e ne riportiamo degli stralci. “Alla metà del 2016 il governo di Matteo Renzi ha lanciato con grande clamore il suo “Piano nazionale Indu- stria 4.0”(…). Il clamore è tanto, i suoi promotori e propagandisti la chiamano “quarta rivoluzione indu- striale” e proclamano che cambierà tutti gli aspetti del processo produtti- vo. Fanno persino balenare l’idea che sia l’uscita dalla crisi. (…) Il “piano” apre la via alla corsa dei capi- talisti, con relativo retroterra di favori, corruzioni e intimidazioni, all’acquisi- zione di benefici fiscali (per il periodo 2018-2024 prevede 13 miliardi di euro di sconti fiscali) e finanziamenti pubbli- ci (altri 10 miliardi per lo stesso perio- do), ognuno per aumentare il suo capita- le. Per beneficiarne, ogni impresa dovrà mostrare di fare investimenti nella ricer- ca, lo sviluppo e la messa in opera di nuove tecnologie capaci di migliorare i processi produttivi in termini di aumento della produttività per lavoratore impie- gato direttamente nell’impresa, di ridu- zione dei costi di produzione per l’im- presa, di flessibilità della produzione e di miglioramento della qualità dei pro- dotti: il tutto misurato in denaro. (…) Tutte le innovazioni produttive previste nel piano sono tecnicamente fattibili. (...) La ricerca scientifica e tecnologica e in generale il complessi- vo bagaglio di conoscenze che l’uma- nità ha accumulato (e che attualmente è in mano alla borghesia) permettono certamente un salto qualitativo della capacità produttiva. Con Industria 4.0 e la “nuova rivoluzione industriale” vi sarebbe una superiore e più avanzata applicazione alla produzione del patri- monio di conoscenze generali acquisito dall’umanità. (…) Questi progressi delle forze produttive nelle mani dei capitalisti hanno però effetti di tutt’altro genere rispetto a quel- li che avranno nel socialismo e nel comunismo. (...) Il capitalismo ha gran- demente sviluppato il carattere collettivo assunto dalle forze produttive. Ma resta sempre un sistema basato sulla valoriz- zazione del capitale del singolo capitali- sta o della singola azienda o gruppo di aziende, l’una contro l’altra e sull’esclu- sione della massa dei lavoratori dalle attività specificamente umane. Il tempo libero che lo sviluppo delle forze produt- tive crea, la borghesia lo trasforma in disoccupazione, esuberi, licenziamenti. È la contraddizione che come un cancro corrode il capitalismo, la contraddizione tra forze produttive e rapporti di produ- zione, quindi tra lo sviluppo di forze produttive sempre più collettive e la pro- prietà individuale dei mezzi di produzio- ne e della forza-lavoro industria 4.0 e rivoluzione socialista Antefatto. “Lo sciopero del 16 giugno scorso indetto da Cub, Sgb, Si Cobas, Usi-ait, Slai Cobas per l’inte- ro comparto del trasporto pubblico e privato contro le privatizzazioni, in unità con i lavoratori del settore della logistica dove il trasporto delle merci utilizza in forma massiccia il supersfruttamento della manodo- pera immigrata, è stato un grande successo per la importante risposta data dalle singole organizzazioni. Un fatto ancor più significativo è rappresentato dal- l’adesione di tanti altri lavoratori che, aldilà dell’ap- partenenza sindacale, hanno colto l’occasione dello sciopero per manifestare il proprio malessere e il pro- prio dissenso verso le politiche economiche e sociali del governo. La massiccia adesione ha dato fastidio a chi governa, ai poteri forti e ai sindacati compiacenti, che invece di cogliere il malessere sociale montante, pensano di limitare ulteriormente il diritto di sciopero già pesantemente messo in discussione nel pubblico impiego e nei servizi pubblici in genere”. Questo è uno stralcio del documento con cui Cub, Sgb, Si Cobas, Usi-ait, Slai Cobas convocano lo sciopero generale nazionale del 27 ottobre prossimo, dopo gli attacchi di CGL, CISL, UIL, UGL, governo e “con- sulenti del lavoro” (“bisogna impedire che “un sinda- catino” blocchi il paese). Il 23 settembre si terrà a Milano un’assemblea nazionale per preparare “Uno sciopero che non sia dei soli proponenti, ma che coinvolga nuovi soggetti singoli e collettivi che condividano l’analisi e le pro- poste e disponibili eventualmente ad arricchirle con proprie indicazioni”. Lo sciopero generale del 27 ottobre e le spinte al rinnovamento del movimento sindacale Una premessa in tre punti. Il paravento dietro cui la borghesia imperialista nasconde il carattere dittatoriale del suo ordina- mento sociale (pochi dirigono l’intera società secondo i loro interessi particolari e decidono delle sorti di tutti gli altri) è la libertà individuale: ognuno può decidere a seconda delle proprie con- vinzioni, dei propri gusti, del proprio interesse, ognuno può approfittare come meglio ritiene delle opportunità che la società offre. Ma, appun- to, la società gli offre solo le scelte che fanno gli interessi dei capitalisti. L’ordinamento sociale, il sistema politico e il sistema giuridico di ogni paese imperialista sono il riflesso dei rapporti economici (che funzionano secondo leggi socialmente oggettive), l’economia dirige il resto della vita sociale e la legge suprema è il profitto del capitalista (che agisca in prima persona o tramite suoi amministratori, che sia industriale, finanziere o banchiere non cambia). In conclusione tutta la società è sottomessa al profitto dei capitalisti e funziona in ragione del loro profitto. La “democrazia borghese” è la dit- tatura dei capitalisti sulle masse popolari. L’esistenza di una classe dominante ristretta e conservatrice e di classi oppresse è ben più anti- ca dell’esistenza del capitalismo, ma proprio in ragione dello sviluppo che il modo di produzio- ne capitalista ha fatto fare all’umanità, questa è giunta al punto in cui può eliminare la divisione in classi della società e può iniziare una fase nuova del suo processo di sviluppo, della sua storia. Più precisamente, lo sviluppo dell’uma- nità è arrivato a un punto tale che il mancato superamento della divisione in classi, il manca- to superamento del modo di produzione capita- lista, è la principale causa del marasma in cui il mondo è immerso, è la causa delle afflizioni della grande maggioranza della popolazione mondiale, è la causa delle guerre, dei saccheggi, dell’emigrazione e delle distruzioni. Le condizioni oggettive (cioè economiche) per il superamento del capitalismo esistono già dall’ini- zio del 1900 e gli sconvolgimenti che scuotono il mondo indicano che l’instaurazione del sociali- smo è necessaria e urgente per scongiurare una guerra mondiale di proporzioni maggiori di quel- le (1914-1918 e 1939-1945) in cui la borghesia ha trascinato l’umanità a causa della prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capita- le (1900-1945). Instaurare il socialismo è indi- spensabile anche per porre fine alla catastrofe ambientale in corso. Un punto fermo e due considerazioni. Per cambiare il corso delle cose bisogna cam- biare il modo di produzione. In particolare biso- gna eliminare il cardine su cui si basa il modo di produzione capitalista (il profitto, che ha il suo presupposto nella proprietà privata dei mezzi di produzione ) e sostituirlo con un altro cardine: la proprietà collettiva dei mezzi di produzione. Praticamente questa trasformazione consiste nell’abolire la situazione in cui cosa produrre, quanto produrre e come produrre è deciso dal capitalista in base al suo interesse, a cosa gli conviene per aumentare il suo capitale e instau- rare la situazione in cui cosa produrre, quanto produrre e come produrre è deciso democratica- mente e in modo trasparente dalle masse popo- lari secondo i loro bisogni, i loro interessi e le loro aspirazioni, cosa che ha il suo presupposto nel fatto che le masse popolari si rendono, per coscienza e organizzazione, capaci di farlo. Cambiare il modo di produzione, a sua volta, è una questione politica che non si realizza “vin- cendo le elezioni”, che non dipende dalla buona volontà di un capitalista o di un gruppo di capita- listi “illuminati” (le leggi del capitalismo sono socialmente oggettive, prescindono cioè dalla volontà di ogni singolo capitalista né i capitalisti possono agire come un corpo unico dato che per loro natura sono concorrenti tra loro). Cambiare il modo di produzione può essere solo il risultato di un’imposizione delle masse popolari alla classe dominante, di un atto di forza che ha come condi- zione necessaria la sostituzione della democrazia borghese (la volontà di un capitalista vale più della volontà di milioni di lavoratori: come ricordò nel 1947 De Gasperi a Togliatti, per governare un paese - capitalista, ma questo De Gasperi non lo disse - ci vuole l’accordo di chi ha i soldi) con la dittatura del proletariato. La tra- sformazione del modo di produzione richiede cioè una rivoluzione in campo politico, attraverso cui le classi oppresse diventano la nuova classe dirigente della società. Il punto fermo del ragio- namento è che l’unico modo per fare fronte al continuo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro per milioni di persone, per fare fronte alla devastazione ambientale, per usare al servizio del benessere delle masse popolari le conoscenze, i mezzi e le risorse di cui l’umanità già dispone, l’unico modo per mettere fine al regime dell’arbi- trio, delle discriminazioni, delle umiliazioni e delle privazioni è la rivoluzione socialista che instaura la dittatura del proletariato sulla base della quale le aziende capitaliste (almeno le prin- cipali) vengono da subito espropriate, trasformate in aziende pubbliche e gestite secondo un piano nazionale dalle organizzazioni operaie e popolari e viene promossa la partecipazione delle masse popolari, al massimo grado via via possibile, alla gestione della società intera. Una considerazione di carattere storico. La lotta per la conquista del potere da parte della classe operaia e delle masse popolari è stata il motore della storia degli ultimi 200 anni, - segue a pag. 7 - Siamo in una fase storica di guerre e di rivoluzioni. La borghesia imperialista dirige la società, le mani- festazioni distruttive del suo dominio (del vecchio mondo) sono esperienza diffusa, diretta e imme- diata delle masse popola- ri che le subiscono quoti- dianamente. Non occorre alcuna particolare scien- za per vederle e provarle. Ma nel presente, nel marasma in cui versa la società, esistono anche i presupposti del sociali- smo, i “mattoni” con cui costruiremo l’edificio del nuovo mondo: i principa- li sono il legame di tutti i lavoratori ognuno dei quali da solo non produ- ce più nulla, ma è agente di una struttura incom- mensurabilmente più produttiva in confronto a tutte le epoche preceden- ti, lo sviluppo delle scienze naturali e delle tecniche che sono alla base di questo sistema produttivo, la cultura generale, il legame prati- co e reale tra tutti i paesi e i popoli del mondo. Ma per vedere questi poten- ziali “mattoni” del mondo futuro, bisogna scavare nella realtà, ci vuole una scienza. La concezione comunista del mondo (il marxismo- leninismo-maoismo) è anche questo. La sinistra borghese rifiuta questa scienza e contempla le manifesta- zioni del vecchio, vede solo le brutture e le distruzioni. Denuncia i mali del presente, si lamenta che “le cose vanno sempre peggio”, alimenta fra le masse popolari rassegnazione e disfattismo, si combina con il Papa e le sette spi- rituali e religiose, lascia spazio alla disperazione di cui si servono i fauto- ri della mobilitazione reazionaria. A chi vuole farla finita con il capitalismo non basta e non serve lamentarsi. Dobbiamo rivoltare contro la bor- ghesia imperialista le contraddizioni prodotte dal suo dominio sulla società (sono altrettante manifestazioni della sua debolezza che dob- biamo imparare a usare). Dobbiamo rac- cogliere lo sdegno, l’in- dignazione e la ribellio- ne delle masse popolari contro di esse per tra- sformarli in organizza- zione, in coscienza, in educazione alla lotta di classe: in mobilitazione rivoluzionaria fino a instaurare del sociali- smo. “ Gettare uno sguardo lungimirante sulle cose del mondosignifica questo. A livello internaziona- le, fra le mille manife- stazioni caotiche e con- traddittorie del “clima da fine impero” della borghesia imperialista ci soffermiamo su due dimostrazioni della guerra verso cui la clas- se dominante conduce il mondo. - segue a pag. 2 - - segue a pag. 2 - - segue a pag. 3 - - segue a pag. 4 - A CENTO ANNI DALLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE IL MOVIMENTO COMUNISTA RINASCE IN TUTTO IL MONDO Il 12 agosto si è svolto, alla Festa nazio- nale della Riscossa Popolare di Massa, il dibattito sugli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre. Hanno partecipato e mandato i loro saluti: - il (nuovo)PCI, - il Fronte Nazionale Democratico (Filippine), - Adan Chavez, Ministro della Cultura della Repubblica bolivariana del Venezuela, - Amarilys Gutierrez Graffe, Console della Repubblica bolivariana del Venezuela ARTICOLO A PAGINA 5 RE09(17)1-8_+RE 1-4 11.12 04.qxd 01/09/2017 11:33 Pagina 2

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L’avanzamento della rivolu-zione socialista consiste nellosviluppo dell’organizzazionee dell’aggregazione dellaclasse operaia e, attraverso diessa, del resto delle massepopolari attorno al partitocomunista e del loro orienta-mento a lottare contro il siste-ma politico borghese fino acostituirsi in un nuovo Stato(la dittatura del proletariato). Oggi in Italia la rivoluzionesocialista avanza tramite l’in-fluenza e la direzione che ilmovimento comunistacosciente e organizzato via viaconquista sulle organizzazioni

operaie e popolari: in unaprima fase, la fase in corso,promuovendone la formazio-ne, il coordinamento e l’azioneper costituire un loro governod’emergenza (quello che chia-miamo Governo di BloccoPopolare) e poi, nella fase suc-cessiva, guidandole a orientarel’attività di questo governo e adifenderne l’esistenza control’aggressione, il boicottaggio eil sabotaggio della comunitàinternazionale dei gruppiimperialisti europei, americanie sionisti e della loro quintacolonna nel nostro paese: il Vaticano, la Confindustria e

il resto delle organizzazionidella borghesia imperialista, lamafia, la camorra, la ndranghe-ta e le altre organizzazioni cri-minali. Nella prima fase diquest’opera, nel campo dellasinistra borghese, noi comuni-sti dobbiamo fare i conti conquelli che deviano le lottedistogliendole dall’obiettivodella costituzione del Governodi Blocco Popolare (a destra,nella raccolta di voti e nella“buona amministrazione” o asinistra, in rivendicazioni pura-mente economiche); nellaseconda fase con quelli cheoscillando ed esitando

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Organo del Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

[email protected] www.carc.it

RESISTENZAResistenza - Anno 23 - dir. resp. G. Maj - Redazione c/o Centro Nazionale del P.CARC: via Tanaro 7 - 20128 Milano; tel./fax 02.26.30.64.54

Reg. Trib.MI n. 484/19.9.94 - sip il 30/08/17. Per abbonamenti e sottoscrizioni: CCB Intestato a Gemmi Renzo – IBAN: IT79 M030 6909 5511 0000 0003 018

1917-2017: celebriamo il centenario della Rivoluzione d’Ottobre studiandone il bilancio, per condurre alla vittoria la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista

Anno 23 n.9/2017

la rivoluzione socialista in italialottare oggi, con gli insegnamenti della rivoluzione d’ottobre, per costruire il futuro

Il socialismounica soluzione al marasma

tutto il potere alle organizzazioni operaie e popolari

Lo scorso luglio è uscito il numero 56de La Voce del (nuovo)PCI. Per presen-tarne i contenuti ci concentriamo su unarticolo, utile a comprendere il movi-mento oggettivo della società capitalistaverso il comunismo: Piano nazionaleIndustria 4.0 e sinistra borghese(pag.42) e ne riportiamo degli stralci.

“Alla metà del 2016 il governo diMatteo Renzi ha lanciato con grandeclamore il suo “Piano nazionale Indu-stria 4.0”(…). Il clamore è tanto, isuoi promotori e propagandisti la

chiamano “quarta rivoluzione indu-striale” e proclamano che cambieràtutti gli aspetti del processo produtti-vo. Fanno persino balenare l’idea chesia l’uscita dalla crisi. (…)Il “piano” apre la via alla corsa dei capi-talisti, con relativo retroterra di favori,corruzioni e intimidazioni, all’acquisi-zione di benefici fiscali (per il periodo2018-2024 prevede 13 miliardi di eurodi sconti fiscali) e finanziamenti pubbli-ci (altri 10 miliardi per lo stesso perio-do), ognuno per aumentare il suo capita-

le. Per beneficiarne, ogni impresa dovràmostrare di fare investimenti nella ricer-ca, lo sviluppo e la messa in opera dinuove tecnologie capaci di migliorare iprocessi produttivi in termini di aumentodella produttività per lavoratore impie-gato direttamente nell’impresa, di ridu-zione dei costi di produzione per l’im-presa, di flessibilità della produzione edi miglioramento della qualità dei pro-dotti: il tutto misurato in denaro.(…) Tutte le innovazioni produttivepreviste nel piano sono tecnicamentefattibili. (...) La ricerca scientifica etecnologica e in generale il complessi-vo bagaglio di conoscenze che l’uma-

nità ha accumulato (e che attualmenteè in mano alla borghesia) permettonocertamente un salto qualitativo dellacapacità produttiva. Con Industria 4.0e la “nuova rivoluzione industriale” visarebbe una superiore e più avanzataapplicazione alla produzione del patri-monio di conoscenze generali acquisitodall’umanità. (…) Questi progressi delle forze produttivenelle mani dei capitalisti hanno peròeffetti di tutt’altro genere rispetto a quel-li che avranno nel socialismo e nelcomunismo. (...) Il capitalismo ha gran-demente sviluppato il carattere collettivoassunto dalle forze produttive. Ma resta

sempre un sistema basato sulla valoriz-zazione del capitale del singolo capitali-sta o della singola azienda o gruppo diaziende, l’una contro l’altra e sull’esclu-sione della massa dei lavoratori dalleattività specificamente umane. Il tempolibero che lo sviluppo delle forze produt-tive crea, la borghesia lo trasforma indisoccupazione, esuberi, licenziamenti. È la contraddizione che come un cancrocorrode il capitalismo, la contraddizionetra forze produttive e rapporti di produ-zione, quindi tra lo sviluppo di forzeproduttive sempre più collettive e la pro-prietà individuale dei mezzi di produzio-ne e della forza-lavoro

industria 4.0 e rivoluzione socialista

Antefatto. “Lo sciopero del 16 giugno scorso indettoda Cub, Sgb, Si Cobas, Usi-ait, Slai Cobas per l’inte-ro comparto del trasporto pubblico e privato contro leprivatizzazioni, in unità con i lavoratori del settoredella logistica dove il trasporto delle merci utilizza informa massiccia il supersfruttamento della manodo-pera immigrata, è stato un grande successo per laimportante risposta data dalle singole organizzazioni.Un fatto ancor più significativo è rappresentato dal-l’adesione di tanti altri lavoratori che, aldilà dell’ap-partenenza sindacale, hanno colto l’occasione dellosciopero per manifestare il proprio malessere e il pro-prio dissenso verso le politiche economiche e socialidel governo. La massiccia adesione ha dato fastidio achi governa, ai poteri forti e ai sindacati compiacenti,che invece di cogliere il malessere sociale montante,

pensano di limitare ulteriormente il diritto di scioperogià pesantemente messo in discussione nel pubblicoimpiego e nei servizi pubblici in genere”. Questo èuno stralcio del documento con cui Cub, Sgb, SiCobas, Usi-ait, Slai Cobas convocano lo scioperogenerale nazionale del 27 ottobre prossimo, dopo gliattacchi di CGL, CISL, UIL, UGL, governo e “con-sulenti del lavoro” (“bisogna impedire che “un sinda-catino” blocchi il paese).

Il 23 settembre si terrà a Milano un’assembleanazionale per preparare “Uno sciopero che non siadei soli proponenti, ma che coinvolga nuovi soggettisingoli e collettivi che condividano l’analisi e le pro-poste e disponibili eventualmente ad arricchirle conproprie indicazioni”.

Lo sciopero generale del 27 ottobree le spinte al rinnovamento del movimento sindacale

Una premessa in tre punti.Il paravento dietro cui la borghesia imperialistanasconde il carattere dittatoriale del suo ordina-mento sociale (pochi dirigono l’intera societàsecondo i loro interessi particolari e decidonodelle sorti di tutti gli altri) è la libertà individuale:ognuno può decidere a seconda delle proprie con-vinzioni, dei propri gusti, del proprio interesse,ognuno può approfittare come meglio ritienedelle opportunità che la società offre. Ma, appun-to, la società gli offre solo le scelte che fanno gliinteressi dei capitalisti.

L’ordinamento sociale, il sistema politico e ilsistema giuridico di ogni paese imperialista sonoil riflesso dei rapporti economici (che funzionanosecondo leggi socialmente oggettive), l’economiadirige il resto della vita sociale e la legge supremaè il profitto del capitalista (che agisca in primapersona o tramite suoi amministratori, che siaindustriale, finanziere o banchiere non cambia).In conclusione tutta la società è sottomessa alprofitto dei capitalisti e funziona in ragione delloro profitto. La “democrazia borghese” è la dit-tatura dei capitalisti sulle masse popolari.

L’esistenza di una classe dominante ristretta econservatrice e di classi oppresse è ben più anti-ca dell’esistenza del capitalismo, ma proprio inragione dello sviluppo che il modo di produzio-ne capitalista ha fatto fare all’umanità, questa ègiunta al punto in cui può eliminare la divisionein classi della società e può iniziare una fasenuova del suo processo di sviluppo, della suastoria. Più precisamente, lo sviluppo dell’uma-nità è arrivato a un punto tale che il mancatosuperamento della divisione in classi, il manca-to superamento del modo di produzione capita-lista, è la principale causa del marasma in cui ilmondo è immerso, è la causa delle afflizionidella grande maggioranza della popolazionemondiale, è la causa delle guerre, dei saccheggi,dell’emigrazione e delle distruzioni.

Le condizioni oggettive (cioè economiche) per ilsuperamento del capitalismo esistono già dall’ini-zio del 1900 e gli sconvolgimenti che scuotono ilmondo indicano che l’instaurazione del sociali-smo è necessaria e urgente per scongiurare unaguerra mondiale di proporzioni maggiori di quel-

le (1914-1918 e 1939-1945) in cui la borghesiaha trascinato l’umanità a causa della prima crisigenerale per sovrapproduzione assoluta di capita-le (1900-1945). Instaurare il socialismo è indi-spensabile anche per porre fine alla catastrofeambientale in corso.

Un punto fermo e due considerazioni.Per cambiare il corso delle cose bisogna cam-biare il modo di produzione. In particolare biso-gna eliminare il cardine su cui si basa il modo diproduzione capitalista (il profitto, che ha il suopresupposto nella proprietà privata dei mezzi diproduzione ) e sostituirlo con un altro cardine: laproprietà collettiva dei mezzi di produzione.Praticamente questa trasformazione consistenell’abolire la situazione in cui cosa produrre,quanto produrre e come produrre è deciso dalcapitalista in base al suo interesse, a cosa gliconviene per aumentare il suo capitale e instau-rare la situazione in cui cosa produrre, quantoprodurre e come produrre è deciso democratica-mente e in modo trasparente dalle masse popo-lari secondo i loro bisogni, i loro interessi e leloro aspirazioni, cosa che ha il suo presuppostonel fatto che le masse popolari si rendono, percoscienza e organizzazione, capaci di farlo. Cambiare il modo di produzione, a sua volta, èuna questione politica che non si realizza “vin-cendo le elezioni”, che non dipende dalla buonavolontà di un capitalista o di un gruppo di capita-listi “illuminati” (le leggi del capitalismo sonosocialmente oggettive, prescindono cioè dallavolontà di ogni singolo capitalista né i capitalistipossono agire come un corpo unico dato che perloro natura sono concorrenti tra loro). Cambiare ilmodo di produzione può essere solo il risultato diun’imposizione delle masse popolari alla classedominante, di un atto di forza che ha come condi-zione necessaria la sostituzione della democraziaborghese (la volontà di un capitalista vale piùdella volontà di milioni di lavoratori: comericordò nel 1947 De Gasperi a Togliatti, pergovernare un paese - capitalista, ma questo DeGasperi non lo disse - ci vuole l’accordo di chi hai soldi) con la dittatura del proletariato. La tra-sformazione del modo di produzione richiedecioè una rivoluzione in campo politico, attraversocui le classi oppresse diventano la nuova classe

dirigente della società. Il punto fermo del ragio-namento è che l’unico modo per fare fronte alcontinuo peggioramento delle condizioni di vita edi lavoro per milioni di persone, per fare frontealla devastazione ambientale, per usare al serviziodel benessere delle masse popolari le conoscenze,i mezzi e le risorse di cui l’umanità già dispone,l’unico modo per mettere fine al regime dell’arbi-trio, delle discriminazioni, delle umiliazioni edelle privazioni è la rivoluzione socialista cheinstaura la dittatura del proletariato sulla basedella quale le aziende capitaliste (almeno le prin-cipali) vengono da subito espropriate, trasformatein aziende pubbliche e gestite secondo un pianonazionale dalle organizzazioni operaie e popolarie viene promossa la partecipazione delle massepopolari, al massimo grado via via possibile, allagestione della società intera.

Una considerazione di carattere storico. La lottaper la conquista del potere da parte della classeoperaia e delle masse popolari è stata il motoredella storia degli ultimi 200 anni,

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Siamo in una fase storicadi guerre e di rivoluzioni.La borghesia imperialistadirige la società, le mani-festazioni distruttive delsuo dominio (del vecchiomondo) sono esperienzadiffusa, diretta e imme-diata delle masse popola-ri che le subiscono quoti-dianamente. Non occorrealcuna particolare scien-za per vederle e provarle.Ma nel presente, nelmarasma in cui versa lasocietà, esistono anche ipresupposti del sociali-smo, i “mattoni” con cuicostruiremo l’edificio delnuovo mondo: i principa-li sono il legame di tutti ilavoratori ognuno deiquali da solo non produ-ce più nulla, ma è agentedi una struttura incom-mensurabilmente piùproduttiva in confronto atutte le epoche preceden-ti, lo sviluppo dellescienze naturali e delletecniche che sono allabase di questo sistemaproduttivo, la culturagenerale, il legame prati-co e reale tra tutti i paesie i popoli del mondo. Maper vedere questi poten-ziali “mattoni” delmondo futuro, bisognascavare nella realtà, civuole una scienza. Laconcezione comunistadel mondo (il marxismo-leninismo-maoismo) èanche questo.La sinistra borgheserifiuta questa scienza econtempla le manifesta-zioni del vecchio, vedesolo le brutture e ledistruzioni. Denuncia i

mali del presente, silamenta che “le cosevanno sempre peggio”,alimenta fra le massepopolari rassegnazione edisfattismo, si combinacon il Papa e le sette spi-rituali e religiose, lasciaspazio alla disperazionedi cui si servono i fauto-ri della mobilitazionereazionaria. A chi vuole farla finitacon il capitalismo nonbasta e non servelamentarsi. Dobbiamorivoltare contro la bor-ghesia imperialista lecontraddizioni prodottedal suo dominio sullasocietà (sono altrettantemanifestazioni dellasua debolezza che dob-biamo imparare ausare). Dobbiamo rac-cogliere lo sdegno, l’in-dignazione e la ribellio-ne delle masse popolaricontro di esse per tra-sformarli in organizza-zione, in coscienza, ineducazione alla lotta diclasse: in mobilitazionerivoluzionaria fino ainstaurare del sociali-smo. “Gettare unosguardo lungimirantesulle cose del mondo”significa questo.

A livello internaziona-le, fra le mille manife-stazioni caotiche e con-traddittorie del “climada fine impero” dellaborghesia imperialista cisoffermiamo su duedimostrazioni dellaguerra verso cui la clas-se dominante conduce ilmondo.

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A CENTO ANNI DALLA RIVOLUZIONE D’OTTOBREIL MOVIMENTO COMUNISTA RINASCE IN TUTTO IL MONDO

Il 12 agosto si è svolto, alla Festa nazio-nale della Riscossa Popolare di Massa,il dibattito sugli insegnamenti dellaRivoluzione d’Ottobre. Hanno partecipato e mandato i loro saluti:- il (nuovo)PCI, - il Fronte Nazionale Democratico(Filippine), - Adan Chavez, Ministro della Culturadella Repubblica bolivariana delVenezuela, - Amarilys Gutierrez Graffe, Consoledella Repubblica bolivariana delVenezuela

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R E S I S T E N Z Apag. 2 Resistenza n. 9/2017

Gli attentati di Barcellona (19 agosto)e di Turku (Finlandia, 18 agosto). Nel primo sono morte 15 persone permano di un “commando” che ha usatoun furgone lanciato sulla folla di turi-sti. Nel secondo due persone sonomorte accoltellate per mano di un gio-vane immigrato che ha colpito a casofra la folla. Entrambi gli attentati sonostati rivendicati dall’ISIS attraverso isuoi canali informatici. Il primo atten-tato è opera di un gruppo organizzato.Il secondo e gli altri analoghi, oramaiquasi quotidiani in Europa e negliUSA, sono azioni di individui o piccoligruppi che, stante l’attuale debolezzadel movimento comunista, trovanonella causa propagandata dall’ISIS edal clero reazionario islamico la ban-diera e la forma della ribellione allabarbarie a cui il sistema imperialistasottopone sia le masse popolari deipaesi arabi e musulmani, e più in gene-rale dei paesi oppressi, sia gli immigra-

ti negli stessi paesi imperialisti. Labandiera e le parole d’ordine sono reli-giose, ma la matrice reale è sociale.Chi di noi italiani conosce la “guerradel brigantaggio” (1861-1880) sa cheallora anche in Italia la rivolta dei con-tadini meridionali contro le angheriefeudali e per la terra ebbe il patrociniodelle forze clericali e reazionarie. Nona caso a volte la “pratica religiosa” deicombattenti islamici presenta pecchevistose e a volte si tratta di europei eamericani convertiti. È “in nome didio” che il clero musulmano recluta isuoi militanti, ma è contro l’emargina-zione e l’isolamento, le discriminazio-

ni e l’oppressione razziale che unaparte delle masse popolari dei paesioppressi, degli immigrati nei paesiimperialisti e degli autoctoni si mobili-ta. Per un’analisi più approfonditadegli attentati nelle metropoli imperia-liste ad opera della forze della resisten-za dei paesi arabi e musulmani riman-diamo all’articolo Dieci tesi sullasituazione attuale e sulla tendenza allaguerra pubblicato nel gennaio 2016disponibile su www.carc.it, di cuiriprendiamo qui un breve stralcio. “Laborghesia e il suo clero approfittanodelle condizioni favorevoli alla mobili-tazione reazionaria delle masse popola-ri nella ‘guerra contro il terrorismo’.Le organizzazioni e le forze che neipaesi oppressi, devastati e aggreditidalla comunità internazionale e daisuoi governi resistono alle operazionidevastanti e alle spedizioni criminalidei governi dei paesi imperialisti, por-tano la guerra nei paesi imperialisti conle armi di cui dispongono: gli attentatisono le armi di cui esse dispongono.Finché sono mobilitati e diretti daigruppi reazionari e guidati dalle ideo-

logie reazionarie che oggi sono allatesta della resistenza dei paesi oppressiai gruppi imperialisti, anche i combat-tenti che la resistenza arruola nei paesiimperialisti, non possono fare dimeglio. Solo la rinascita del movimen-to comunista e lo sviluppo della rivolu-zione socialista nei paesi imperialistidaranno anche a questi combattenti unaltro indirizzo e metodi di lotta seletti-vi e più efficaci”.

L’annuncio dell’invio di nuovi soldatiUSA in Afghanistan (20 agosto), leesercitazioni militari in Corea del Sud(21 agosto) e le minacce di intervento

militare contro il Venezuela bolivaria-no. Abbiamo più volte trattato su Resi-stenza della crisi del sistema politicodegli USA di cui l’elezione di Trump èun effetto e di cui oggi la sua presiden-za è lo sviluppo. Fra scandali, silura-menti e sostituzioni in corsa, l’ammini-strazione Trump cerca di consolidarsiportando fuori dal paese le contraddi-zioni interne e promuovendo una poli-tica aggressiva per mantenere il domi-nio degli USA nella comunità interna-zionale dei gruppi imperialisti e perchéi gruppi imperialisti USA continuino aestorcere sovrapprofitti all’estero. La“guerra globale contro il terrorismo” sipresta allo scopo: a fronte del ritiro dei10mila soldati USA dall’Afghanistanpromesso da Obama e giurato daTrump durante la sua campagna eletto-rale, Trump annuncia invece l’invio dialtri 8mila soldati sul campo, ufficial-mente per “chiudere i conti con i tale-bani”, obiettivo mancato nei precedenti16 anni di guerra, un tempo che non haeguali in nessuna guerra degli USA.Non vincono in Afghanistan, ma rilan-ciano: dopo le minacce alla Corea del

Nord, gli imperialistiUSA allestiscono una frale più grandi esercitazionimilitari dalla guerra diCorea (1950-1953) adoggi, congiuntamente conl’esercito della Corea delSud, per un totale di68mila soldati mobilitati.Nel frattempo, contro lavittoria delle forze rivolu-zionarie nel referendumsulla Costituente inVenezuela (30 luglio),Trump non ha lesinatominacce di interventomilitare per destituireMaduro, a fronte dei rei-terati fallimenti delladestra golpista venezue-lana che pure opera concontinuità e grande

dispiegamento di mezzi e risorse daoltre un anno.

A livello nazionale, le manifestazionidella guerra di sterminio non dichiaratache la borghesia imperialista (nelnostro paese i vertici della RepubblicaPontificia) conduce contro le massepopolari sono innumerevoli e continue.Il degrado e lo stato di abbandono delterritorio, dell’ambiente e delle città. Ilgiorno (24 agosto) della retorica, dellebugie e dei falsi dati sull’avanzamentodei lavori nelle zone terremotate, nelprimo anniversario del terremoto nelCentro Italia, mentre in TV andava in

onda la farsa sul “grande sforzo” per laricostruzione, un terremoto di magnitu-do ridicola (3,6) ha devastato Ischia.Quelle nuove macerie, accumulatesulle vecchie dell’Aquila, sulle vecchiedi Amatrice, Accumoli, Norcia, accu-mulate su quelle dell’hotel Rigopiano,quei nuovi morti (“miracolosamente”solo 2) hanno infranto il muro dimelassa tenuto insieme con le lacrimedi coccodrillo di politicanti, vescovi especulatori: il nostro paese è stato ed èamministrato da una manica di sciacal-li che in nome del profitto, proprio edegli amici degli amici, sono disposti acondannare a morte centinaia dimigliaia di persone, appellandosi allafatalità, alla tragica occasione, all’e-mergenza imprevedibile. La campagnacontro “l’abusivismo” è la beffa che siaggiunge al danno: scaricano sullamassa della popolazione di Ischia chenon aspetta e rispetta le iniziativecomunali (“abusivismo”) l’effettodell’onnipotenza e dell’avidità deglispeculatori immobiliari e degli indu-striali dell’edilizia che non applicanole tecniche antisismiche!Le morti per malasanità, sono diventa-te nei mesi estivi l’argomento di crona-ca che ha sostituito le morti sul lavoro:combinati con il razzismo strisciante(nel caso della morte di Ibrahim Man-neh a Napoli) o conditi dalla retoricasulla tragica fatalità (come nel caso diAntonio Scafuri sempre a Napoli), losmantellamento del diritto alle curemediche e al soccorso, la privatizzazio-ne dei servizi pubblici, le speculazioni,i tagli alle strutture e al personale sonoormai una manifestazione costantedella legge (che vale anche in caso dipericolo di vita) per cui se uno ha isoldi per pagare può curarsi, altrimentino (e quindi può morire). La violenza e l’accanimento razzistacontro immigrati e rifugiati sono statipreparati a dovere con mesi di propa-ganda di regime da parte dei media, ilterreno è stato infine fecondato a livel-lo legislativo con il decreto Minniti-Orlando e nelle settimane estive si èmostrato nelle sue forme più evidenti:l’operato della Polizia e dei Carabinierie l’iniziativa dei gruppi reazionari. Del primo è manifestazione emblema-tica lo sgombero (23 agosto) violentoe intimidatorio dell’accampamento inPiazza Indipendenza, a Roma, che irifugiati e i movimenti per la casaavevano allestito dopo lo sgomberodel palazzo in cui da alcuni anni vive-vano centinaia di persone: dalla matti-na idranti, manganellate, cacciaall’uomo per “ripulire le strade dellacittà” dalla vergogna più ingombrante

per mafiosi, palazzinari, nobiltà nera ecardinali: i poveri. Della seconda sono simbolo le minaccedi Forza Nuova e di Matteo Salvini con-tro un prete, Massimo Biancalani, reo diaver accompagnato in piscina gli immi-grati che accoglie nelle strutture dell’as-sociazione “Amici di Francesco” aPistoia e gli atti intimidatori contro gliimmigrati, rei di essere andati in piscina.Oltre a questo, sono numerosi i casi discritte murarie, blocchi, minacce, atten-tati contro strutture in cui gli immigratialloggiano: ognuna di esse è precisamanifestazione della tendenza a spinge-re gli elementi più abbrutiti e disperatidelle masse popolari a prendersela conchi sta peggio di loro, anziché con icomuni aguzzini, con i responsabilimateriali e morali del degrado e dell’op-pressione in cui vivono.

Mobilitazione reazionaria delle massepopolari (guerra fra poveri), tendenzaalla guerra imperialista e guerra disterminio non dichiarata sono treaspetti della stessa china a cui la clas-se dominante costringe le massepopolari e la società intera. Hannoun’origine comune (la crisi generaleper sovrapproduzione assoluta dicapitale) e una comune, unica, solu-zione: la rivoluzione socialista. Chi spera di scongiurare la guerra impe-rialista senza mettere fine alla guerra disterminio contro le masse popolari, vivedi illusioni. Chi spera di “arginare”, limi-tare o “debellare” gli atti di guerra che lemasse popolari dei paesi oppressi porta-no nelle metropoli imperialiste senzadebellare l’oppressione e le aggressioni acui sono sottoposte e il sistema economi-co e sociale dei paesi imperialisti che neè responsabile, prima o poi finisce perdare ragione agli emuli di Oriana Fallacie ai teorici dello “scontro di civiltà”. Chinei paesi imperialisti non promuovemanifestazioni contro le autorità impe-rialiste che hanno scatenato e alimentanola guerra, ma contro “i terroristi” per leloro azioni di guerra, favorisce la mobili-tazione reazionaria delle masse popolarie la continuazione della guerra. Ci sono solo due “civiltà” che si stannoscontrando oggi: la civiltà arcaica ereazionaria del pugno di ricchi chedomina il mondo e la civiltà nuovadella classe operaia e delle massepopolari che deve farsi strada, combat-tendo, per affermarsi e fiorire. È unoscontro fra l’inciviltà del profitto perpochi e la civiltà del benessere e delladignità per tutti. È uno scontro fra lavecchia civiltà del capitalismo moren-te, dell’imperialismo e la nuova civiltàdel socialismo.

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stessa. (…) Questo rapporto antago-nista è la ragione per cui oggi la bor-ghesia può solo continuare a devasta-re interi territori con l’inquinamento,il saccheggio delle risorse e la guerra;è la ragione per cui milioni di personesono costrette a emigrare, decine dimigliaia di esse affogano nel Medi-terraneo, nel Golfo del Messico e neimari dell’Asia; è la ragione dei campidi concentramento in cui vengonoconfinati i migranti di ogni angolodel mondo e dell’abbrutimento mora-le e intellettuale, dello sbandamentodi milioni di elementi delle massepopolari nei paesi imperialisti comel’Italia, delle aziende delocalizzate echiuse e delle case abbandonate, deiterritori lasciati al degrado e all’ab-bandono, delle tonnellate di merciprodotte e mandate al macero nellediscariche e negli inceneritori, ecc.L’unico modo con cui la borghesiapuò affrontare le contraddizioni checrea questo rapporto antagonista è indefinitiva la guerra, attraverso laquale distruggerà ingenti quantità diuomini, ricchezze e forze produttiveoggi “improduttivi”: infrastrutture,schiere di disoccupati, intere città efabbriche, ecc. La crisi è la manife-stazione di questo antagonismo chenecessita di essere superato.

(…) Di fronte al marasma attuale e alfuturo disumano e di guerra verso ilquale la borghesia spinge le massepopolari, la sinistra borghese è impo-tente perché non vede oltre l’orizzonte

del capitalismo. L’approccio di questisignori è favorito dalla loro collocazio-ne di classe, ma l’elemento unificantedella cultura che guida la loro condottaè la concezione della Scuola di Fran-coforte che la borghesia ha largamentediffuso nei paesi imperialisti durante ilperiodo del capitalismo dal voltoumano (1945-1975) per occupare lospazio che non poteva essere occupatodalle concezioni clericali del mondo.Le teorie francofortesi alla base del-l’analisi della società attuale, invecedella contrapposizione, del rapportodialettico e antagonista tra forze pro-duttive e rapporti di produzione, pon-gono la “sussunzione” dei rapporti diproduzione nelle forze produttive: “laclasse operaia è integrata nel siste-ma”, predicavano Toni Negri e i suoipadri operaisti (Raniero Panzieri,Asor Rosa, Sergio Bologna e soci).Secondo questa teoria la società capi-talista (nella sua fase imperialista) èun sistema in cui le parti sono organi-camente funzionali tra di loro e “imali della società” non derivano dairapporti di produzione, ma dalle forzedi produzione sociali, collettive,“moderne”: la disoccupazione futurasarà il frutto dell’Industria 4.0 e nondel fatto che la proprietà dei mezzi diproduzione è nelle mani dei capitali-sti. Posta quella base, le soluzioni chene derivano non superano l’orizzontedella società borghese: o distruzionedelle macchine e non utilizzo dellatecnologia (una visione neo-luddistache la sinistra borghese si guarda peròbene dall’affermare in maniera decisae pratica) o una radicalizzazione dellelotte, che cambia referenti (un vago“blocco sociale” o altri soggetti rivo-

luzionari al posto della classe operaia)e metodi, ma non supera l’orizzontedella società borghese. Da questa stes-sa matrice, ovvero dall’illusione chein definitiva si possa convivere pacifi-camente coi capitalisti, vengono leteorie della “decrescita felice” e lebaggianate che vi orbitano intorno. In conclusione, una parte degli espo-nenti della sinistra borghese non faaltro che lamentarsi, dimenarsi e dibat-tersi in denunce della cattiveria deipadroni e della brutalità del loro siste-ma. Tutti veri “i mali del mondo” cheessi denunciano, ma dato che non pro-muovono la soluzione che la classeoperaia e le masse popolari oggi devo-no costruire e dato che quelli di essiche si proclamano comunisti rifuggonodallo svolgere il ruolo di promotoridella rivoluzione socialista che è pro-prio dei comunisti, con la denuncia alungo andare aprono la strada a sfidu-cia, disfattismo, rassegnazione, dispe-razione e all’abbrutimento dell’“ognu-no si salvi come può”, a meno che noicomunisti ci gioviamo anche della lorodenuncia per mobilitare una parte cre-scente delle masse popolari nella rivo-luzione socialista. Un’altra parte degli esponenti dellasinistra borghese fantastica di nicchievirtuose per eletti e promuove gruppidi volonterosi che si rifugiano incomunità, a praticare la decrescita feli-ce ai margini della società borghese dacui attingono quello che l’economia akm zero e la produzione con mezzi pri-mitivi non danno.Una terza parte approfitta anche delletrasformazioni del contenuto del pro-cesso lavorativo impliciti nell’Indu-stria 4.0 per proclamare che la bor-

ghesia con l’innovazione tec-nologica e la globalizzazioneha creato un nuovo modo diproduzione, che non ha nientea che vedere con il modo diproduzione capitalista descrittoda Marx, i suoi antagonismi ele sue classi . Sarebbe unmondo tutto nuovo: “la situa-zione è completamente diver-sa” è il loro ritornello. E gliesponenti della sinistra borghe-se vi sguazzano sottolineandounilateralmente, da empiristi,un aspetto o l’altro. L’impor-tante è che non si parli deipaesi socialisti, del socialismodel XX secolo, della rivoluzio-ne socialista, della prima onda-ta della rivoluzione proletaria edei suoi insegnamenti.

(…) L’Industria 4.0 confermala tendenza oggettiva dellasocietà capitalista ad andareverso il comunismo. Ma questosalto in avanti non può avveni-re spontaneamente, aspettandolo,supponendo che è qualcosa cheavverrà e che ai comunisti sta il com-pito di “cogliere l’occasione” quandosi presenterà. Il salto in avanti, epoca-le, è la direzione della storia che lacarovana del (nuovo) PCI ha assuntocome suo compito storico: la costru-zione della rivoluzione socialista el’instaurazione del socialismo in Ita-lia. (…) Oggi abbiamo già (nei paesiimperialisti) le basi economiche estrutturali della futura società:costruire una società socialista vuoldire adeguare i rapporti di produzionee le istituzioni della società al caratte-re sociale, collettivo, delle forze pro-

duttive già esistenti. Chi afferma chebisogna “tornare indietro” o che biso-gna continuare in una imperitura lottaper il miglioramento delle condizionidi vita, è un illuso o un imbroglione.La società borghese già offre le pos-sibilità economiche di garantire atutti condizioni di vita dignitose, ade-guate al livello di civiltà raggiunto ecompatibili con la natura e l’ambien-te: la discriminante è la contraddizio-ne tra classe dominante e classe ope-raia. L’antagonismo di queste dueclassi è quello che la sinistra borghe-se cerca di nascondere, non volendoassumersi l’onere di contribuire alsuperamento del capitalismo.

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indeboliranno l’attività del Governo diBlocco Popolare. In questa lotta si sele-zioneranno, tra gli esponenti e gli orga-nismi della sinistra borghese e tutti quel-li che si dichiarano oppositori del corsodelle cose, quelli capaci di trasformarsi eandare fino in fondo, fino alla vittoriadella rivoluzione socialista. Questo è ilcorso della rivoluzione socialista per cuinoi comunisti oggi lottiamo, il corso chepermette alle masse popolari italiane diprevenire la mobilitazione reazionaria ela guerra verso cui invece per forza dicose per sua natura spinge la borghesiaimperialista.È di grande utilità per noi comunisticapire oggi come il partito di Lenin e diStalin un secolo fa, in Russia, ha fattoavanzare la prima rivoluzione socialistagiovandosi, con fermezza di obiettivi econ duttilità tattica, della nascita e del-l’attività dei Soviet. Una descrizioneefficace e sintetica della linea seguita dalpartito bolscevico tra il febbraio e l’otto-bre 1917 è contenuta nello scritto di Sta-lin “La Rivoluzione d’Ottobre e la tatti-ca dei comunisti russi” che riportiamodal n. 55 di La Voce del (n)PCI.“Che cosa sono i Soviet? “I Soviet -diceva Lenin già nel settembre 1917 -costituiscono un nuovo apparato stataleil quale in primo luogo apporta unaforza armata di operai e di contadini,non staccata dal popolo come il vecchioesercito permanente, ma strettamentelegata al popolo, incomparabilmente piùpotente del vecchio esercito dal punto divista militare e insostituibile dal punto divista rivoluzionario. In secondo luogo,questo apparato stabilisce con le masse,con la maggioranza del popolo, un lega-me così stretto, così facilmente control-labile e rinnovabile che si cercherebbeinvano qualcosa di simile nel vecchioapparato statale. In terzo luogo, questoapparato, grazie al fatto che i suoi fun-zionari sono eleggibili e revocabili,secondo la volontà popolare e senza for-malità burocratiche, è infinitamente piùdemocratico di tutti i precedenti. Inquarto luogo, esso garantisce un solidolegame con le professioni più diverse,facilitando così l’applicazione delleriforme più varie e più profonde senzaalcuna burocrazia. In quinto luogo, essoè la forma d’organizzazione dell’avan-guardia degli operai e dei contadini -cioè della parte più cosciente, più ener-gica, più progressista delle classioppresse - e permette perciò a tale avan-guardia di elevare, di istruire, di educaree di trascinare nella propria scia tutta lamassa gigantesca di queste classi che

fino ad oggi sono rimaste completamen-te fuori della vita politica e della storia.In sesto luogo, esso permette di unire ivantaggi del parlamentarismo con quellidella democrazia diretta e immediata,cioè di riunire nella persona dei rappre-sentanti eletti dal popolo il potere legi-slativo e il potere esecutivo. In confron-to al parlamentarismo borghese, questoè un progresso di importanza storicamondiale nello sviluppo della democra-zia... Se la forza creatrice popolare delleclassi rivoluzionarie non avesse genera-to i Soviet, la rivoluzione proletaria[l’instaurazione della dittatura del prole-tariato] in Russia sarebbe una causadisperata perché il proletariato nonpotrebbe conservare il potere con il vec-chio apparato statale e non si può crearedi colpo un nuovo apparato”. Ecco per-ché i bolscevichi si aggrapparono aiSoviet, in cui videro il principale anelloorganizzativo, che rendeva più facilel’organizzazione della Rivoluzioned’Ottobre e la creazione di un nuovo epotente apparato, l’apparato dello Statoproletario. La parola d’ordine: “Tutto ilpotere ai Soviet!”, dal punto di vista delsuo sviluppo intrinseco, ha attraversatodue fasi: la prima (fino alla sconfitta deibolscevichi nel luglio, durante il periododel dualismo del potere) e la seconda(dopo la sconfitta della rivolta di Korni-lov). Durante la prima fase, questa paro-la d’ordine significava: rottura del bloc-co dei menscevichi e dei socialisti-rivo-luzionari con i cadetti, formazione di ungoverno sovietico composto di mensce-vichi e di socialisti-rivoluzionari (perchéi Soviet erano allora socialisti-rivoluzio-nari e menscevichi), libertà di agitazioneper l’opposizione (ossia per i bolscevi-chi) e libertà di lotta dei partiti in seno aiSoviet, contando i bolscevichi di riusci-re, con questa lotta, a conquistare iSoviet e a modificare la composizionedel governo sovietico attraverso uno svi-luppo pacifico della rivoluzione. Questopiano, naturalmente, non significava ladittatura del proletariato, ma esso facili-tava, senza dubbio, la preparazione dellecondizioni indispensabili per assicurarela dittatura stessa, poiché, spingendo alpotere i menscevichi e i socialisti-rivolu-zionari e costringendoli a mettere in pra-tica la loro piattaforma antirivoluziona-ria, si affrettava la rivelazione della veranatura di questi partiti, si affrettava illoro isolamento, il loro distacco dallemasse. La sconfitta subita dai bolscevi-chi nel luglio arrestò, però, questo svi-luppo, diede il sopravvento alla controri-voluzione dei generali e dei cadetti egettò nella sue braccia i socialisti-rivolu-zionari e i menscevichi. Questa circo-stanza costrinse il partito a ritiraremomentaneamente la parola d’ordine“Tutto il potere ai Soviet!”, per lanciarla

di nuovo in un nuovo periodo ascenden-te della rivoluzione. La disfatta dell’in-surrezione di Kornilov [il generale Kor-nilov, capo dello Stato Maggiore nomi-nato dal governo conciliatore di Keren-ski, il 25 agosto 1917 lanciò le truppe alui fedeli su Pietrogrado contro Keren-ski, ma fu bloccato proprio dalla mobili-tazione di truppe e di massa promossadai bolscevichi] aprì la seconda fase. Laparola d’ordine “Tutto il potere aiSoviet!” fu di nuovo attuale. Ma alloraquesta parola d’ordine non aveva più lostesso significato che nella prima fase. Ilsuo contenuto era cambiato in modoradicale. Ora questa parola d’ordinesignificava: rottura completa con l’im-perialismo e passaggio del potere ai bol-scevichi, perché i Soviet erano già bol-scevichi nella loro maggioranza. Oraquesta parola d’ordine significava che larivoluzione metteva capo direttamente,mediante l’insurrezione, alla dittaturadel proletariato. Inoltre, questa parolad’ordine significava ora l’organizzazio-ne della dittatura del proletariato, la suacostituzione in Stato. L’inestimabilevalore della tattica della trasformazionedei Soviet in organi del potere stataleconsisteva nel fatto che essa strappavaall’imperialismo masse di milioni dilavoratori, smascherava i partiti deimenscevichi e dei socialisti-rivoluziona-ri come strumenti dell’imperialismo econduceva queste masse, per così dire,per via diretta, alla dittatura del proleta-riato. Quindi: politica di trasformazionedei Soviet in organi del potere statale,come condizione essenziale per l’isola-mento dei partiti conciliatori e per la vit-toria della dittatura del proletariato: taleè la terza particolarità della tattica deibolscevichi nel periodo della preparazio-ne dell’Ottobre”.

Non lasciamoci fuorviare dalla diversitàdel contesto. La lezione attuale per noi èche il partito comunista può e deve gio-varsi del movimento spontaneo dellemasse popolari per portare la loro partecosciente e organizzata a costituire conil partito comunista la dittatura del pro-letariato, il sistema politico del sociali-smo, passaggio necessario per arrivarealla società comunista, senza più nédivisione in classi sociali né Stato.

Nella rivoluzione socialista in corso inItalia, la relazione fra partito comunista,classe operaia e masse popolari è sinte-tizzata nel promuovere (ad opera del par-tito comunista) la formazione delle orga-nizzazioni operaie nelle aziende capitali-ste e delle organizzazioni popolari nelleaziende pubbliche, nelle scuole e nellezone d’abitazione e nel portarle ad assu-mere nella pratica il ruolo di nuove auto-rità pubbliche, cioè a diventare quegliorganismi che individuano i principali

problemi che affliggono le masse popo-lari, indicano le soluzioni da adottare emobilitano il resto delle masse popolariad attuarle, anche senza avere ancora unproprio governo centrale, anche in con-trasto con le autorità della RepubblicaPontificia, quindi rendendo il paese ingo-vernabile a esse. In altre parole le orga-nizzazioni operaie e popolari devonodiventare gli organismi a cui le masse siaffidano, come lo furono i Soviet in Rus-sia. La formazione di queste organizza-zioni, il loro coordinamento, la loro ini-ziativa sono il fattore decisivo della lottaper la costituzione del Governo di Bloc-co Popolare e dell’avanzamento dellarivoluzione socialista.

Spontaneamente, cioè a causa delle con-traddizioni della società capitalista e suiniziativa autonoma della parte avanzatadelle masse popolari, esiste già un vastonumero di embrioni di organizzazionioperaie e popolari anche dove si faancora fatica a vederle. In genere in ogniazienda di medie dimensioni esiste ungruppo anche ristretto di operai attenti aiproblemi dell’azienda e del paese. Inogni aggregato sindacale di base esisteuno “zoccolo duro” che si fa carico delfunzionamento dell’organismo. In ognimovimento esiste un nucleo promotore.In ogni quartiere esiste un gruppo di abi-tanti che si dà da fare sulle problemati-che della zona. In ogni scuola esistonostudenti propensi a mobilitarsi. L’inter-vento del nostro partito nelle aziende,nelle scuole, nei quartieri mira appunto aindividuarli, a farli emergere, a stabilireun contatto con loro e a svilupparne l’at-tività perché da embrioni si trasforminoin organizzazioni effettive. Esiste già un certo numero di organizza-zioni operaie e popolari già formate, sul-l’onda delle mobilitazioni contro glieffetti della crisi: dai movimentiambientali e contro il degrado del terri-torio alla lotta per la casa, dalla lottacontro l’applicazione dell’infame CCNLdei metalmeccanici del novembre 2016alla mobilitazione contro la riformaRenzi della Costituzione, dalla lotta perl’acqua pubblica a quella per la difesadella sanità per tutti, dalla lotta per l’i-struzione di qualità per tutti alla lottacontro la limitazione della rappresentan-za sindacale, del diritto di sciopero,degli altri diritti conquistati, per la difesadel posto di lavoro. Ma spontaneamente,cioè senza legame con il movimentocomunista cosciente e organizzato, laparte già organizzata della classe operaiae delle masse popolari si attiva princi-palmente in ottica difensiva, di resisten-za e una parte importante della sinistraborghese tenta di limitarne l’attivitàentro i confini della rivendicazione edella protesta. Per passare dalla difesa

all’attacco, per assumere il ruolo dinuove autorità pubbliche, è necessarioche il legame fra il movimento comuni-sta cosciente e organizzato e le organiz-zazioni operaie e popolari si rafforzi e sisviluppi. Come?La spinta è da due punti e converge suun obiettivo. Da una parte il partitocomunista (nel nostro paese la Carova-na del (nuovo)PCI: P.CARC e(nuovo)PCI) impara a dirigere e a orien-tare il movimento pratico delle massepopolari organizzate, impara a valoriz-zare le inesauribili forze che vengonodalla ribellione delle masse popolari e atrasformare la ribellione in mobilitazio-ne rivoluzionaria. Dall’altra parte queglioperai, quei lavoratori, quegli studenti,quelle donne, quegli elementi dellemasse popolari che nella pratica orien-tano le masse popolari, devono diventa-re promotori della mobilitazione rivolu-zionaria, promuovendo la costituzionedel Governo di Blocco Popolare. Nel nostro paese coloro che si definisco-no “comunisti”, che hanno la bandierarossa nel cuore, sono alcune decine dimigliaia di persone, più probabilmentealcune centinaia di migliaia. Gli eredi deirevisionisti moderni (Togliatti, Berlin-guer) e la sinistra borghese cercano didistoglierli dall’obiettivo della costituzio-ne di un governo di emergenza popolareconvogliandone l’attività alcuni nell’in-serimento nelle istituzioni borghesi (darevoti e poltrone agli esponenti della sini-stra borghese, mandarli a fare la “spondapolitica” nelle istituzioni della Repubbli-ca Pontificia), altri in mille discussioniastratte dalla lotta politica in corso (sucome si potrebbe vivere felici e contentirestando nel capitalismo: le nicchie, ilrisanamento ambientale, la rivoluzioneche scoppierà, ecc.). Questo con la rivo-luzione socialista che stiamo conducendoe di cui c’è bisogno non ha nulla a chevedere. Come non vi ha nulla a chevedere la gara a “chi è più comunista” o“chi è più di sinistra”.La situazione economica, politica, socia-le e ambientale è disastrosa. Cambiare ilcorso delle cose in senso positivo, scon-giurare la guerra imperialista, bloccarela strada alla mobilitazione reazionaria èpossibile se le forze migliori di questopaese si mobilitano per costituire ilGoverno di Blocco Popolare: questa è lapratica su cui si costruisce l’unità deicomunisti e di quanti sono decisi a porrefine al catastrofico corso delle cose.Tutto il potere alle organizzazionioperaie e popolari oggi significacostituire il Governo di Blocco Popo-lare. In questo oggi consiste la lottaper instaurare il socialismo, la rivolu-zione socialista in Italia.

tutto il potere alle...

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Nel numero scorso di Resistenzaabbiamo spiegato i problemisopraggiunti nell’organizzazionedella Festa nazionale dellaRiscossa Popolare a Napoli (lega-ti alle contraddizioni, alle reticen-ze e al legalitarismo dell’ammini-strazione De Magistris) e del con-seguente spostamento della festanazionale a Massa. A Napoli, inluglio, si è svolta una festa dicarattere interfederale (ha coin-volto e mobilitato forze oltre laFederazione Campania) in cuiabbiamo promosso il dibattito“Attuare le parti progressistedella Costituzione per prendere inmano le redini del paese”, di por-tata nazionale, a cui hanno parte-cipato decine di organismi popo-lari e a margine del quale si sonotenute importanti riunioni di coor-dinamento fra di loro. A Massa siè svolta la festa nazionale: duedibattiti (di cui uno di carattereinternazionale) e sette tavolitematici, molti dei quali promossie organizzati da organismi popo-lari o da aggregati che si occupa-no di specifiche tematiche. A pre-messa di un breve bilancio politi-co delle feste, ringraziamo i com-pagni e le compagne che, nume-rosi, hanno raccolto l’appello lan-ciato anche sul numero scorso diResistenza a sostenere le Festedella Riscossa Popolare organiz-

zativamente ed economicamente.Il successo in termini politici,economici e organizzativi di que-ste manifestazioni è il risultato diuna mobilitazione vasta e capilla-re, anch’essa dimostrazione dellarinascita del movimento comuni-sta nel nostro paese.

Per avere un’idea della portatadelle Feste della Riscossa Popo-lare, bisogna combinare alcuniaspetti: la partecipazione attivadegli operai tanto nei dibattiti enei tavoli tematici quanto nel-l’organizzazione di molte attivitàe nell’allestimento della festanazionale; la partecipazione deigiovani, studenti delle scuolesuperiori e università, ma anchepromotori di organismi territo-riali che operano fuori dallescuole; la partecipazione degliimmigrati che hanno discussodella lotta per un lavoro utile edignitoso; la partecipazione didelegazioni di partiti e organiz-zazioni comuniste straniere dalleFilippine, Turchia, Afghanistan,Venezuela (vedi l’articolo apag. 5); la promozione dellasolidarietà di classe verso i rivo-luzionari prigionieri a cui sonostate inviate cartoline e lettere;lo sviluppo della collaborazionefra P.CARC e (nuovo)PCI attra-verso le riunioni di formazionepolitica e discussione che ogni

squadra di lavoro ha organizzatofra i turni e nei momenti di ripo-so. Infine l’orientamento unita-rio emerso dai dibattiti e daitavoli riguardo alle linee di svi-luppo: numerose le discussioni ei confronti che si sono conclusicon la decisione di costituireorganismi, aggregati e coordina-menti sui temi sui quali sono giàattivi, in modo da rafforzare lamobilitazione comune (vedi gliarticoli a pag. 4 e 6).In ultimo, va sottolineata la parte-cipazione di molti compagni ecompagne di altre organizzazionie di altri partiti che hanno collabo-rato, sono stati disponibili a lavo-rare nelle squadre, a partecipareattivamente alla vita collettivadella comunità che si è costituitanella feste; compagni e compagneche hanno toccato con mano illegame fra ciò che si dice e ciòche si fa (e come ciò che si dice sitraduce in pratica).

Molti articoli di questo numero diResistenza riprendono gli argo-menti dei dibattiti e dei tavoli tre-matici o ne riportano gli aspettiprincipali, questo dimostra la ric-chezza dei contenuti politici dellefeste, li riprendiamo e rilanciamoperché si tratta a tutti gli effetti diun contributo al che fare? oggi percostruire la rivoluzione socialistanel nostro paese.

un sintetico bilancio delle feste di riscossa popolare

Il 14 agosto, alla Festa nazionale della Riscos-sa Popolare, si è svolto un dibattito a cuihanno partecipato decine di operai da tutta laToscana e da altre parti d’Italia e alcuni espo-nenti sindacali di FIOM, SGB, Cobas e Sinda-cato Lavoratori in Lotta. Lo spunto per ildibatto lo hanno dato gli operai della Rationaldi Massa e della ex-Lucchini di Piombino:lotta che sta investendo anche operai di altrefabbriche (Eaton di Massa, chiusa dai padroniamericani anni fa) nella prospettiva di costitui-re una cooperativa che rilanci la produzione, laprima; lotta di lungo corso, articolata in molte-plici iniziative promosse dal Comitato Artico-lo 1 – Camping CIG, la seconda.I compagni che sono intervenuti sulle due espe-rienze non hanno nascosto le difficoltà con cuioggi devono fare i conti per proseguire e svilup-pare la mobilitazione, difficoltà connaturate alfatto che la lotta non è una semplice “contrappo-sizione” fra le parti in causa, ma in entrambi icasi necessita che gli operai assumano un ruolonuovo e superiore, diventino promotori anchedelle soluzioni al problema, cosa di non pococonto nel caso della Ratioinal e cosa assai piùarticolata nel caso della ex-Lucchini. Rinaldo, per la Rational, ha evidenziato che ipassi compiuti con l’occupazione della fab-brica, il riavvio delle macchine, l’appello allasolidarietà che ha richiamato nel piazzale del-l’azienda migliaia di persone, la costituzionedel comitato dei famigliari degli operai e lapromozione del coordinamento con gli operaidelle altre aziende della zona impone che “ilnucleo” della Rational assuma fino in fondola responsabilità di orientamento e direzione

della mobilitazione che deve comprendere, aquesto punto, anche la lotta per ottenere imezzi (pratici ed economici) per avviare lacooperativa che salvaguarderebbe posti dilavoro e ne creerebbe di nuovi. E’ una lottapolitica strettamente legata al governo delterritorio, all’orientamento dell’Amministra-zione comunale (succube del governo centra-le e dei mille vincoli burocratici e ammini-strativi o intraprendente per affermare gliinteressi degli operai e delle masse popolari?)e alla valorizzazione di tutte quelle compo-nenti che possono avere un ruolo positivo(Legacoop, Sindacato, ecc.), tenendo bene amente che il centro di tutto il processo sonogli operai. Il discorso è stato ripreso da Fran-co, un operaio delle ditte in appalto della GE(ex Pignone) di Massa, che in particolare hamesso in evidenza il ruolo della classe ope-raia rispetto alle decisioni politiche delleamministrazioni locali: se la classe operaia simuove trascina con sé il resto delle massepopolari e per convinzione, per convenienzao per fare buon viso a cattivo gioco, le auto-rità locali sono costrette ad attivarsi. Claudio e Alessandro di Articolo 1 - CampingCIG hanno riportato la ricca esperienza di mobi-litazione degli operai piombinesi rispetto allemasse popolari, in particolare nella trattazionedella contraddizione fra lavoro e salute (che nelcapitalismo si presenta sempre sotto forma diricatto), ma si sono soffermati anche su altreriflessioni interessanti e importanti: ad esempiola loro esperienza diretta dimostra che gli operai“non si sono mobilitati per il Sol dell’Avvenire,

Problemi, soluzioni e prospettive: gli operai discutono del loro ruolo e dei loro compiti

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R E S I S T E N Z Apag. 4 Resistenza n. 9/2017

ma su questioni immediate e con-crete” e che nel corso di quellemobilitazioni si sono trovati a fareragionamenti sulla strada da intra-prendere, ragionamenti che hannoalimentato la necessità di scegliere“da che parte stare” e hanno scelto.Ad esempio comprendendo il lega-me fra la lotta per il lavoro e lalotta contro le spese militari e latendenza alla guerra, parteciopandoal presidio contro l’ampliamento diCamp Derby, la base USA, a Livor-no il 2 giugno scorso. Gli operai di Piombino sono i promo-tori di un coordinamento nazionaledegli operai della siderurgia che rac-colga l’avanguardia dei lavoratori diquel settore: la loro esperienza insegnache nessuno si può salvare da solo,questo vale dentro una singola aziendae vale a maggior ragione per gli operaidelle tante aziende di un intero com-parto di cui i capitalisti hanno decreta-to la morte lenta nel nostro paese. Una riflessione di particolare impor-tanza ed efficacia è stato il contribu-to di Stefano della Ginori di SestoFiorentino, un intervento sulla storiadel legame fra movimento operaio emovimento comunista dal BiennioRosso alla Resistenza, fino alla lottadegli ultimi anni per difendere la

Ginori, dalla chiusura. In particola-re il compagno si è soffermato sullanecessità di costruire nelle aziendel’unità degli operai non solo e nontanto a partire dalla lotta sindacale,ma dall’aspetto politico: prima chelavorare alla costruzione del sinda-cato, bisogna lavorare nelle aziendeper costruire comitati di Partito,questa è la base materiale per ognialtro tipo di unità, perché è il Partitola principale arma degli operai,come dimostra la storia del movi-mento comunista e dello stesso PCI. Altri temi dibattuti, che qui permotivi di spazio accenniamo soltan-to, la mobilitazione per la difesadella libertà di sciopero e la stradaper trasformare le lotte difensive inlotte offensive, argiomenti a cuihanno dato il loro contributo anche irappresentati sindacali presenti. In conclusione, ci sono signori chedisquisiscono sul fatto che la classeoperaia non esiste più e in genere siuniscono al coro di quelli che vedo-no solo “le cose che vanno semprepeggio”. Quando gli operai discuto-no di politica, si confrontano sulleloro esperienze di lotta politica e suiproblemi che incontrano, ragionanosulle loro radici e sulle loro prospet-tive, noi pensiamo che questo sia unsegnale, non solo una risposta aquei signori di cui sopra, ma unsegnale del nuovo che sta nascendofra le macerie, le rovine, le contrad-dizioni e i problemi del vecchio.

Alla Festa nazionale della RiscossaPopolare abbiamo ospitato il tavolotematico dei piccoli produttori, pro-mosso dall’azienda agricola Chinde-mi, cui hanno partecipato e inviatosaluti numerosi agricoltori, allevatori,cooperative e realtà autorganizzate,dalle Alpi alla Sicilia.Riportiamo alcune riflessioni e le lineedi sviluppo emerse, consapevoli dell’im-portanza di intervenire come comunistianche in questo settore produttivo dove,abbiamo scoperto, batte un cuore rosso.Mossi dallo sdegno verso il modo diproduzione distruttivo per le massepopolari e per l’ambiente, ma anche dacondizioni oggettive per cui se il lavoronon c’è “te lo devi inventare”, unnumero crescente di elementi dellemasse popolari sceglie di percorrerestrade alternative alle condizioni di vitae di lavoro precarie, alla disoccupazio-ne e allo sfruttamento dell’aziendacapitalista (“il ritorno all’agricoltura”lo chiama la stampa borghese).Piccoli produttori che si trovano benpresto a dover fare i conti con le diffi-coltà della società contro cui combatto-no (impossibile costruirsi un’isola feli-ce!): nonostante producano beni di qua-lità e servizi utili alla collettività (a par-tire dal fatto che preservano e curano ilterritorio in cui lavorano, spesso lorecuperano dallo stato di abbandono)

vengono vessati dalle istituzioni locali edal governo nazionale con tasse e vin-coli penalizzanti (lunghe attese peravere i permessi per fabbricare strutturenecessarie al loro lavoro, espropri odevastazione dell’ambiente circostantea favore delle grandi opere inutili, mache gonfiano di profitto i portafogli deipadroni e delle organizzazioni crimina-li), vengono schiacciati dalla grandedistribuzione e dai debiti con i pesceca-ni delle banche e della finanza. In sinte-si, queste esperienze sono la dimostra-zione che l’idea di uscire dalla crisi delcapitalismo attraverso la promozione diun “socialismo come nicchia o insiemedi comunità alternative” non è possibi-le, cozza con la realtà oggettiva.Da qui la necessità di organizzarsi, diaprirsi all’esterno, oltre il proprio orticel-lo, l’ambito militante e di volontariato; laricerca di collaborazione e la costruzionedi reti che si sostengano secondo relazio-ni basate su principi solidali, mutualisti-ci, soprattutto allargate ad altri settoridelle masse popolari che vivono e lavo-rano nel territorio e al movimento popo-lare; da qui anche la necessità di pro-muovere un modo di produzione checombini la tradizione e la scienza conl‘obiettivo di migliorare la qualità di vitae di lavoro dei produttori.Oltre a uno stimolante confronto,dalla discussione sono emerse impor-

tanti linee di sviluppo per favorire ilcontributo, in termini di organizza-zione e mobilitazione, dei piccoliproduttori al cambiamento dellasocietà: oltre a fare la mappatura sututto il territorio nazionale con l’ob-biettivo futuro di creare un portaletelematico, si è proposto di sviluppa-re ulteriormente le reti già esistentinon solo da un punto di vista com-merciale, ma soprattutto da un puntodi vista tecnico, scientifico, umano epolitico. Legato a questo punto èemersa comunque la necessità difavorire la creazione, lo sviluppo e ilconsolidamento di reti di distribuzio-ne alternative alla filiera della grandedistribuzione, legandosi anche alleaziende medio-grandi che però favo-riscono i piccoli produttori, rispettan-do la tutela del lavoratore e del terri-torio. In questo ragionamento siinserisce l’obiettivo di creare nuoviposti di lavoro utili e dignitosi, nelrispetto dell’ambiente.A conclusione del tavolo è stato stesodai partecipanti un comunicato di solida-rietà agli operai della Rational di Massae a quelli che hanno partecipato al dibat-tito operaio del 14 agosto (vedi l’articoloa pagina 3): una dimostrazione concretadel riconoscimento del ruolo fondamen-tale della classe operaia e della tendenzapositiva a uscire dalla “nicchia”.

problemi, soluzioni e...

segue da pagina 3

Allevatori e piccoli agricoltori

“Dalla nicchia all’attacco, per costruire l’alternativa”

In risposta all’appello lanciato da Cub,Sgb, Si Cobas, Usi-ait, Slai Cobas stacircolando un documento firmato dadecine di operai e lavoratori, delegatisindacali e non, che si intitola “Appelloper la formazione di un fronte unico sin-dacale di classe per un’azione generaledi lotta di tutta la classe lavoratrice indifesa della libertà di sciopero”. I pro-motori affermano “Industriali e finanza,coi loro partiti di governo e opposizione,coi loro potentissimi mezzi stampa etelevisivi, coi loro sindacati complici,deridono la lotta di classe facendola pas-sare come un’anticaglia del passato e alcontempo si adoperano per limitarel’uso dello sciopero fino al punto da ren-derlo – se compiuto in termini di legge –inutile, così da poter continuare a com-batterla, questa guerra, contro una classelavoratrice disarmata.L’unico modo per impedire che l’armadello sciopero ci venga strappata dimano è quello di impiegarla. Una partedel sindacalismo di base ha proclamatoper il 27 ottobre lo sciopero generale ditutta la classe lavoratrice.Una delle ragioni del successo dellosciopero del 16 giugno è stato il soste-gno ad esso di un ampio fronte sindaca-le. La lotta in difesa della libertà di scio-pero è una questione ancor più generale

ed importante di quelle che mosseroquello sciopero e necessita perciò dellacostruzione di un FRONTE UNICOSINDACALE ancora più ampio, checoinvolga tutti i sindacati di base cheancora non vi hanno aderito ed anche leopposizioni di sinistra dentro la Cgil.Ci rivolgiamo quindi:- agli iscritti e i militanti sindacali ditutte le organizzazioni sindacali di baseaffinché si battano per porre finalmentefine al settarismo della maggior partedelle loro dirigenze che da anni impedi-sce azioni sindacali unitarie in grado didispiegare scioperi davvero potenti;- agli iscritti e i militanti sindacali delleorganizzazioni sindacali che ancoranon hanno dato adesione allo sciopero– l’Unione Sindacale di Base, la Confe-derazione Cobas e gli altri minori –affinché la pretendano dalle loro diri-genze, affinché partecipino all’Assem-blea nazionale del 23 settembre a Mila-no indetta per la sua costruzione e, inogni caso, affinché aderiscano e sosten-gano apertamente questo sciopero;- agli iscritti e i militanti dei sindacatiche già hanno proclamato lo scioperoaffinché si facciano sostenitori dell’ul-teriore allargamento del fronte sindaca-le alle organizzazioni che ancora nonvi hanno aderito, subordinando al prin-cipio pratico dell’unità d’azione deilavoratori le questioni che da questeorganizzazioni li dividono;- agli iscritti e i militanti delle opposizio-ni di sinistra dentro la Cgil affinché ade-

riscano e sostengano apertamente questosciopero, battendosi contro questo attac-co alla libertà di scioperare volto adindebolire tutto il sindacalismo di classee a rafforzare la gabbia del sindacalismocollaborazionista e la sua unità entro cuirinchiuderli;- a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratoriaffinché abbraccino questa giornata dilotta, aderiscano allo sciopero e s’impe-gnino alla sua preparazione per la suamigliore riuscita”.

Prospettive. Lancio dello scioperogenerale, mobilitazione per la sua prepa-razione e per la sua riuscita, spinta all’u-nità delle forze sane, combattive e dibase del movimento sindacale sono pro-mettenti ingredienti delle mobilitazioniche si svilupperanno nel prossimoautunno e a cui il P.CARC parteciperà eche sosterrà. Per “arricchire con nostreindicazioni” il processo in atto, comechiedono i promotori dello sciopero del27 ottobre, condividiamo una riflessionee affermiamo un orientamento.La riflessione contiene un invito a chioggi giustamente propone e promuoveun percorso comune nel campo sindaca-le, alcuni di loro (in particolare la CUB)furono nel 2008/2009 promotori delPatto di Base con l’USB e altri sindacatiper condurre comunemente la resistenzaagli attacchi che i padroni portavanosulla scorta delle manifestazioni dell’ini-zio della fase acuta della crisi. Il Patto diBase si dissolse, pure dopo mobilitazioni

partecipate, per lostesso motivo difondo, in condizioni econ manifestazionidiverse, per cui siesaurì il ruolo che laFIOM assunse dopo ilreferendum di Pomi-gliano (2010/2011): leresistenze e le reticen-ze dei promotori adassumere un ruolopolitico, oltre che sindacale, cioè unruolo che ponesse la mobilitazione sin-dacale al servizio della costituzione di ungoverno di emergenza delle organizza-zioni operaie e delle organizzazionipopolari. La lotta puramente sindacalenon ha prospettive di vittoria su ampiascala nel regime capitalista (ogni conqui-sta è particolare e temporanea) e pergiunta in un periodo di profonda crisicome quello attuale. Ottenere vittorie suampia scala e durature, difendere i diritti,le tutele e le conquiste e ottenerne dinuove è il risultato di una lotta principal-mente politica. Questo è l’orientamentograzie al quale ogni tentativo di unità nelcampo sindacale può svilupparsi e assol-vere al suo compito. Discende da questariflessione l’orientamento con cui soste-niamo e contribuiamo alla costruzionedello sciopero generale del 27 ottobre: losciopero generale è un ottimo messaggio,la sua riuscita è un’ottima prova di com-battività e di forza degli operai e deilavoratori, ma l’aspetto decisivo è la con-

tinuità nella mobilitazione. I grandi sfor-zi per la riuscita dello sciopero generaledevono produrre la costituzione di orga-nizzazioni operaie e di organizzazionipopolari, il loro coordinamento con quel-le già esistenti, promuovere la loro ini-ziativa di organismi che si occupanodelle aziende e che escono dalle aziende.In questo modo, oltre che una spina nelfianco, lo sciopero è anche un seme nelterreno che i padroni saccheggiano e chela crisi devasta, quel terreno che gli ope-rai, i lavoratori e le masse popolari orga-nizzate possono imparare a coltivare e dicui godranno dei frutti. Pertanto, il nostro contributo si riassu-me in una parola d’ordine: fare dellosciopero generale l’occasione per pro-muovere la costruzione di organizza-zioni operaie e di organizzazioni popo-lari che si occupano delle aziende eche escono dalla aziende per governarei territori e contribuire alla costituzionedel Governo di Blocco Popolare.

Lo sciopero...

dalla prima

Da gennaio a luglio abbiamo condottouna campagna, cioè una mobilitazionestraordinaria di tutti gli organismi e imembri del partito, per imparare meglioe in modo più sistematico a- fare in modo che ogni lotta e ogniprotesta che appoggiamo o promuovia-mo, quale che sia il risultato praticoimmediato, faccia sorgere un’organiz-zazione operaia o popolare formata dauno, due, tre o più persone che conti-nua a esistere anche quando la lotta ola protesta è finita,- individuare per ogni organizzazioneoperaia e popolare le iniziative che èin grado di prendere e che accresce-ranno le sue forze e risorse e allarghe-ranno e rafforzeranno la sua influenzae autorità; le persone che è in grado direclutare; le relazioni che è in gradodi sviluppare; gli appigli che il conte-sto presenta su cui è in grado di farleva e di cui è in grado di giovarsi; lebrecce che il campo nemico presentain cui è in grado di infiltrarsi e attra-verso cui è in grado di irrompere egrazie alle quali è in grado di acuire lecontraddizioni dei nemici,- mobilitare la sinistra dell’organismo ad

agire, a sfruttare le possibilità d’azioneche abbiamo individuato e via via edu-carla a individuarle essa stessa,- fare in modo che ogni lotta serva alanciare un’iniziativa di livello supe-riore (per il raggio d’azione, per ilnumero di elementi delle masse popo-lari che coinvolge, per le contraddizio-ni che apre nel campo nemico, per gliobiettivi che persegue, ecc.),- reclutare gli elementi migliori di ogniorganizzazione operaia e popolare e for-nire a ognuno le conoscenze e i mezziper crescere e diventare comunisti. Nell’ambito di questa campagna, lasezione di Torino ha iniziato a interveni-re sistematicamente alla FCA di Mira-fiori con diffusioni di Resistenza evolantinaggi. Abbiamo scoperto che ilWorld Class Logistic (WCL) di Nola, ilreparto confino a 20 km da Pomiglianodove a partire dal 2008 la FCA ha spedi-to 316 operai (iscritti allo Slai Cobas ein secondo luogo alla FIOM o affetti damalattie causate dai ritmi di lavoroall’interno della stessa FCA), non è uncaso isolato. Anche a Mirafiori c’è unreparto confino, in cui gli operai entranoed escono dalla porta 33: anche qui si

tratta di operai sindacalmente attivi, unaquindicina di iscritti alla ConfederazioneCobas e altrettanti iscritti all’USB, e dioperai che l’azienda ha spremuto e stor-piato fisicamente o mentalmente (quelliche chiama “a ridotta capacità lavorativa- RLC”, come se si trattasse di macchi-nari mal funzionanti); anche qui sonotenuti a fare niente: ogni tanto viene por-tata una cassa di bulloni, che devonosvuotare, contare e poi rimettere nellacassa. E altri operai ci hanno detto chedei reparti confino ci sono anche in altristabilimenti FCA: chiediamo a tutti icompagni e i lettori che ne sono a cono-scenza di mandarci informazioni preci-se. Non dobbiamo permettere che ipadroni operino in segreto!I reparti confino sono un vecchiovizio degli aguzzini FIAT. Aris Accor-nero, nel suo libro FIAT confino (Edi-zioni Avanti, 1959), racconta la storiadel reparto che Valletta, quando aseguito degli accordi segreti con DeGasperi, Toglietti & C. gli passò lapaura che nel 1945 lo aveva fatto scap-pare in Svizzera, istituì a Torino incorso Peschiera alla fine del 1952. Loaveva chiamato Officina Sussidiaria

Ricambi (OSR), gli operai lo ribattezza-rono Officina Stella Rossa: i 130 operaiche, in più riprese, vennero mandatiall’OSR erano quasi tutti (salvo alcunidel PSI) quadri del PCI e della FIOMCGIL, molti dei quali avevano parteci-pato alla Resistenza contro il nazifasci-smo, come comandanti, come combat-tenti o staffette, in montagna e nelleSAP (alcuni di loro avevano anchediretto la difesa delle fabbriche FIAT

dalle distruzioni delle truppe tedesche). Dal 1952 al 1957, la ORS svolse effetti-vamente il ruolo di “stella rossa”. Glioperai della OSR, infatti, non solo lotta-rono incessantemente per i loro interessiimmediati: contro le manovre dellaFIAT di mettergli contro gli altri operaie la cittadinanza presentandoli come deifannulloni (rimisero in funzione, batta-gliando costantemente per avere

I reparti confino, vecchio vizio degli aguzzini FIAT

Valletta voleva isolarli dal grosso deilavoratori in vista delle elezioni dellecommissioni interne, gli organismi dirappresentanza dei lavoratori (nel 1954la FIAT riuscirà a far eleggere daglioperai una commissione interna dovela FIOM era in minoranza, usandomassicciamente l’arma del ricatto: gliamericani avrebbero interrotto le com-messe alla FIAT e quindi la FIATavrebbe chiuso se la maggioranzarestava alla FIOM; arrivò al punto daspedire a casa alle mogli lettere terrori-stiche in cui minacciava la disoccupa-zione se i mariti avessero continuato avotare FIOM). E per di più c’era inballo anche la battaglia contro la legge-truffa (che assegnava il 65% dei seggi

in Parlamento al partito o gruppo dipartiti apparentati che avessero rag-giunto il 50% più uno dei voti) con cuila DC di De Gasperi contava di assicu-rarsi in controllo assoluto del Parla-mento alle elezioni del giugno 1953. Ieri come oggi, i reparti confino indi-cano che i padroni non osano licenzia-re tout court gli operai avanzati, pertimore che gli altri operai, che ingoia-no con amarezza il confinamento deiloro compagni di lavoro, reagiscano inmaniera energica ai licenziamenti.Mettono quindi in opera, spalleggiatida politicanti e da sindacalisti corrotti,un processo di lento isolamento checontano di terminare con l’espulsione.

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pag. 5Resistenza n. 9/2017R E S I S T E N Z A

Circa cento partecipanti, tre delegazioniestere, compagni e compagne delP.CARC e di altri partiti e organizzazio-ni comuniste e antimperialiste (PRC,Programma 101, Coordinamento Comu-nista Versilia – Livorno per il Marxi-smo–Leninismo), operai, studenti eimmigrati hanno preso parte al dibattitocon cui abbiamo avviato la campagnaper il Centenario della Rivoluzioned’Ottobre “Il segnale dell’Aurora”.Un’iniziativa che ha avuto, oltre allalarga e variegata partecipazione, trepunti di forza in particolare:- un’impostazione che ha superato gliaspetti meramente “celebrativi” e haconsentito di far emergere alcuni degliinsegnamenti principali di quella espe-rienza, insegnamenti che costituisconola rotta per avanzare nella rivoluzionesocialista oggi. La necessità del partitocomunista, il legame fra comunisti eclasse operaia, il carattere universaledella strategia della Guerra PopolareRivoluzionaria;- una sintesi, emersa tanto dai contributi

dei principali relatori intervenuti a nomedel P.CARC (Pietro Vangeli, il Segreta-rio Nazionale, e Paolo Babini, ilResponsabile delle Relazioni Internazio-nali e del Centro di Formazione) quantodagli interventi delle delegazioni stranie-re: la classe operaia e le masse popolaridi tutto il mondo confidano nella vitto-riosa mobilitazione degli operai italianie delle masse popolari italiane per avan-zare nella rinascita del movimentocomunista internazionale, in particolarela rivoluzione socialista in un paeseimperialista, come è l’Italia, è il migliorcontributo ai processi rivoluzionari inatto nei paesi oppressi;- una ricostruzione scientifica, materia-lista storica, della nascita e dello svi-luppo dell’Unione sovietica e dei primipaesi socialisti fino al loro crollo (vedil’articolo Le tre fasi dei primi paesisocialisti a pag. 8), in contrasto con letesi promosse dai denigratori del socia-lismo e dei dirigenti del movimentocomunista tanto in voga anche nellaparte più collaborazionista con la clas-

se dominante della sinistra borghese.Ricchi gli spunti di riflessione portati daicompagni che sono intervenuti a nomedelle loro organizzazioni o singolarmen-te, ne nominiamo tre che legano anchegli altri a un filo comune: la necessità dicontrastare disfattismo e pessimismo(Mazzei di Programma 101), la neces-sità della formazione politica contro ilsenso comune corrente che porta acquaal mulino della mobilitazione reaziona-ria (Ceccarelli del CoordinamentoComunista Versilia), la necessità di pro-muovere la conoscenza dell’esperienzadei primi paesi socialisti e i motivi delloro crollo (Burresi del PRC).Pubblichiamo uno stralcio del saluto aldibattito inviato dal compagno Ulisse,Segretario Generale del (nuovo)PCI,infine, che riafferma l’importanzadella concezione comunista del mondoe del ruolo di educatori, formatori eorganizzatori degli operai avanzati edegli elementi avanzati delle massepopolari che i comunisti devono assu-mere per mobilitare le larghe masse

alla lotta rivoluzionaria:“Ancora oggi il nostro principale eimmediato compito è elevare in tutti icompagni che vogliono porre fine alcatastrofico corso delle cose la cono-scenza e l’assimilazione della conce-zione comunista del mondo e la capa-cità di tradurla nelle situazioni partico-lari in cui operano e di applicarla con-cretamente. È indispensabile non soloper renderli capaci di prendere la dire-zione della classe operaia e delle massepopolari, ma anche solo perché persi-stano nel proprio proposito. Oggi siavvicinano a noi persone attratte dallamemoria dell’eroismo e delle conqui-ste del vecchio movimento comunista,persone generose dedite alle lotterivendicative, persone affascinate dallepotenzialità delle masse popolari orga-nizzate, persone curiose di capire doveva il mondo, persone afflitte dal maledi vivere che vogliono sentirsi meglio.Noi dobbiamo accoglierli tutti ma aognuno dobbiamo insegnare la scienzae l’arte di trasformare il mondo e faravanzare la rivoluzione socialista. Solocosì diventa comunista. Il corso dellecose è oggi così catastrofico in ogni

campo e le situazioni create dalla bor-ghesia imperialista così gravi che chi silascia andare alle impressioni che lasua esperienza diretta e le narrazioni, isuoni e le immagini diffuse dai mezzidi comunicazione di massa e da Inter-net suscitano di momento in momentoin lui, o diventa cinico o si dispera. Ciòche caratterizza noi comunisti è cheinvece abbiamo un’analisi del corsodelle cose, ne conosciamo la ragione eattuiamo una linea per venirne a capo.Proprio perché queste (analisi, causa elinea) le abbiamo ben ragionate e leabbiamo definite a ragion veduta,ognuno di noi agisce serenamente eattua al meglio delle sue capacità ilcompito che gli è assegnato nel pianod’azione del partito. Molti sono nel mondo i focolai di com-pagni che già lottano per la rinascitadel movimento comunista. Noi augu-riamo a tutti voi di contribuirvi facen-do proprio il patrimonio del marxismo-leninismo-maoismo. Il futuro è del comunismo! Quanto piùcombatteremo con scienza e con arte,tanto più rapidamente avanzeremoverso la vittoria!”.

gli insegnamenti della Rivoluzione d’ottobreIl dibattito del 12 agosto alla Festa nazionale della Riscossa Popolare

I partecipanti all’iniziativa sul Centenario dellaRivoluzione d’Ottobre alla Festa nazionale dellaRiscossa Popolare del Partito dei Comitati d’Ap-poggio alla Resistenza – per il Comunismoesprimono solidarietà alla Repubblica PopolareDemocratica di Corea, al Partito che la guida e atutto il suo popolo, che ha dato e dà all’avanzataverso il socialismo a livello internazionale uncontributo importante con la sua rivoluzione,con la solidarietà ai popoli in lotta, con la resi-stenza contro l’imperialismo. Vogliamo che nelnostro paese la fermezza della Repubblica Popo-lare Democratica di Corea sia considerata comeun baluardo per il movimento che avanza versoil comunismo a livello internazionale, un puntodi riferimento e un punto di partenza.Combattiamo la campagna di denigrazione e falsi-ficazione della vostra esperienza rivoluzionaria

che si accompagna alle minacce reiterate di inter-vento militare da parte degli imperialisti USA, ecombattiamo anche tutti quelli che ugualmente ladenigrano e falsificano riducendola a un residuodel passato, di un comunismo dato per morto,denigrazione particolarmente diffusa nei paesiimperialisti. Contro le denigrazioni, le falsificazio-ni e le diversioni degli imperialisti, valgono i fatti.I comunisti nordcoreani hanno saputo far fronteall’aggressione degli imperialisti USA, chenell’occupazione del paese si sono macchiati dicrimini atroci come quelli degli occupanti giap-ponesi prima di loro, sono riusciti poi a far fron-te alle pressioni e alle aggressioni dell’imperiali-smo e alla guerra del 1950-53, sono riusciti aricostruire il paese e a non farsi coinvolgere dalcrollo o cambiamento di colore del resto deiprimi paesi socialisti.

Oggi due barriere si oppongono alle aggressionidegli imperialisti. Una è di natura politica, quellaprincipale, ed è l’unità tra il Partito del Lavoro diCorea e il popolo della nazione. Questa unità siforgia in base alla concezione che guida il Partito,e merita di essere studiata. L’altra barriera è ildeterrente militare: la Repubblica Popolare Demo-cratica di Corea prosegue il programma di raffor-zamento delle sue forze armate, un elementopotente di dissuasione nei confronti dei gruppiimperialisti e delle loro mire, l’aggressione e l’oc-cupazione militare, la distruzione e lo smembra-mento delle nazioni, come è accaduto in Jugosla-via, in Iraq, in Libia e altrove.È nostro impegno, quindi, educare la classe ope-raia del nostro paese e le masse popolari, a partiredai loro elementi avanzati, a guardare con piùattenzione all’esperienza della rivoluzione sociali-sta della Corea del Nord, e a trarne insegnamento.

Allo stesso tempo, ci impegniamo ad avanzareverso il socialismo nel nostro paese. Questo è ilcontributo più alto che possiamo dare alla Repub-blica Popolare Democratica di Corea, e che i par-tecipanti all’iniziativa odierna si impegnano adare. Allo stesso tempo, auspichiamo che sirafforzino i legami tra chi porta avanti la lotta perla rivoluzione socialista nel nostro paese e chiporta avanti la lotta per avanzare nella costruzionedel socialismo nella Repubblica Popolare Demo-cratica di Corea, ci impegniamo perché questoavvenga e diventi un punto di forza contro l’attac-co contro il vostro paese da parte della Comunitàinternazionale degli Stati imperialisti a cui ilgoverno del nostro paese partecipa integralmente.Viva l’esperienza rivoluzionaria della Repub-blica Popolare Democratica di Corea!Il comunismo è il futuro dell’umanità!Viva il socialismo!

Solidarietà con la Repubblica Popolare Democratica di Corea

Dal Venezuela: fare la rivoluzione in Italia!Buon pomeriggio, compatrioti delmondo. Parla Adan Chavez. Approfittodi questo mezzo per esprimervi quantosegue: l’ultimo attacco dell’impero nor-damericano ha l’effetto di rafforzare ilnostro impegno con la libertà e la sovra-nità del nostri popoli, la lealtà con l’ere-dità di Chavez. Non ci intimidiranno:noi non abbiamo paura. Gridiamo anchenoi, come fanno tutti i popoli in Ameri-ca e nel mondo: “Yankees Go Home”.D’altra parte, continua a essere difficileper loro continuare a mantenere attra-verso la guerra mediatica “il mondo alcontrario”, anche se non sottovalutiamoquello che fanno. Parlano di democraziae sono fascisti. Noi che siamo qui inVenezuela, stiamo applicando quanto èstabilito dalla nostra Costituzione, lavera democrazia partecipativa e fondatasul ruolo da protagonista delle massepopolari. I popoli del mondo sappianoche non abbiano alcun dubbio: l’As-semblea Nazionale Costituente è sovra-na, e il governo del Presidente Maduroè un governo veramente democratico.Per questo più di 8 milioni di venezue-lani e venezuelane, il 30 di luglio sonoandati a votare per l’Assemblea Nazio-nale Costituente: per la pace, per lalibertà e la sovranità popolare.Continue-remo a combattere. Ripeto: non abbia-mo paura. Avanzeremo costruendo ilnostro socialismo bolivariano.Un grande abbraccio a tutte e tutti.Adan Chavez, Ministro della Cultura

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La compagna Amarilys Gutierrez Graffeha illustrato gli sviluppi della situazionein Venezuela e ha aggiunto una rifles-sione di grande importanza: “Sonomolto felice di essere qui con voi. Noistiamo aspettando che l’Italia avanzi, sirisvegli, che apra gli occhi e che facciala rivoluzione. Non possiamo più aspet-tare. Noi stiamo facendo di tutto, maabbiamo bisogno di voi. Non possiamopiù stare a braccia conserte. C’è bisognodi formazione politica e quindi dobbia-mo continuare a studiare. Dobbiamoessere uniti, indipendentemente dai pen-sieri diversi: l’obiettivo fondamentale èfare la rivoluzione. So che voi salvereteil mio paese. Io non sono venuta quicadendo dal cielo ma sono venuta con

un obiettivo e io credo in voi perché miavete mostrato fermezza, perché hovisto che il popolo italiano è un popolorisoluto, che i lavoratori hanno dignità enon la perdono. Devono andare avanti enon arrendersi. Io spero con il cuore chenon perdano questa opportunità dellaloro vita, perché noi stiamo resistendo aicontinui attacchi degli imperialisti USAe consolidando il potere popolare conogni sforzo, ma abbiamo bisogno di voi.Dobbiamo essere uniti e fare la rivolu-zione mondiale. Le cose non possonocontinuare così: fino a quando devonomorire esseri umani? Fino a quandocontinueremo a perdere terreno? Fino ache punto il capitalismo ci deve distrug-gere? Ora basta! Deve sgorgare dalnostro essere, come un potente fuoco!Dobbiamo essere uniti e continuare adifendere quello che è nostro fino alsocialismo e il comunismo. Per favore,non arrendetevi, io credo in voi e nelvostro impegno: il Venezuela, l’Ameri-ca Latina e tutto il mondo hanno biso-gno della forza italiana.”

Dalle Filippine: legarsi stretta-mente agli operai, ai contadini eal resto delle masse popolari!Il Fronte Nazionale Democratico delleFilippine invia calorosi saluti di solida-rietà al Partito dei Comitati di Appoggioalla Resistenza – per il Comunismo d’I-talia, per l’organizzazione dell’iniziativadi celebrazione del Centenario dellaRivoluzione d’Ottobre all’interno dellaFesta Nazionale della Riscossa Popolareil 12 agosto 2017 a Massa (Italia). Noi sosteniamo il vostro obiettivo ditrarre dagli insegnamenti della storicaRivoluzione d’Ottobre ciò che serve percostruire la rivoluzione socialista, in par-ticolare riguardo al vostro lavoro rivolu-zionario in Italia.Vi auguriamo il massimo successo nelcelebrare il Centenario della Rivoluzio-ne d’Ottobre, in questa occasione conrappresentanti rivoluzionari di altripaesi, il Venezuela, la Turchia e il nordKurdistan e le Filippine.Per noi, nelle Filippine, il Centenariodella Rivoluzione d’Ottobre è un’occa-sione speciale ed è un’opportunità perintegrarci e legarci piùprofondamente con gli operai, i contadi-ni, le donne, i giovani, i poveri dellecittà, i nativi e tutti gli altri settori in

lotta, per sconfiggere l’imperialismo, ilfeudalesimo e il capitalismo burocratico.Dobbiamo affrontare questioni concretecome le violazioni dei diritti umani delregime di Duterte e dei militari, tramitela legge marziale dichiarata da Duterte aMindanao e come lo sfruttamento eoppressione che si sono intensificaticontro i lavoratori, i contadini, i nativi,le donne, i giovani e i poveri delle città.Mobilitiamo le masse in vaste campagneper rafforzarne le organizzazioni e persostenere la costruzione di nostri organidi potere politico in 71 province, su untotale di 82. Con il vasto e forte soste-gno delle masse, il partito rivoluziona-rio, l’esercito popolare e il FronteNazionale Democratico stanno coglien-do vittorie rivoluzionarie significative.Inoltre, approfittiamo di questa occasio-ne, della celebrazione del Centenariodella Rivoluzione d’Ottobre, per tenereconferenze all’estero, per rafforzare l’or-ganizzazione dei nostri lavoratori immi-grati oltre oceano e la solidarietà conaltre organizzazioni internazionali.Esprimiamo ancora una volta il nostro

apprezzamento per il sostegno solidaleche date ai nostri lavoratori immigrati inItalia. Rinnoviamo i nostri calorosi augu-ri di successo per la vostra celebrazionedel Centenario della Rivoluzione d’Otto-bre. Vi auguriamo altre vittorie per ren-dere il vostro legame con le masse lavo-ratrici in Italia sempre più profondo, ecosì dare solidità ulteriore alla crescitadelle vostre forze rivoluzionarie. Luis G. JalandoniResponsabile delle relazioni internazio-nali, Fronte Nazionale Democraticodelle Filippine

Dall’Afghanistan: imparando dainostri errori vinceremo!Sono N. e vengo da Torino dove colla-boro con il Partito dei CARC. Sono originario dell’Afghanistan, dadove sono dovuto scappare per via dellaguerra e delle mie idee politiche. Penso che la Rivoluzione d’Ottobre siaun esempio importante per i rivoluziona-ri di tutto il mondo. L’insegnamento piùimportante è che i lavoratori uniti nelPartito comunista possono conquistare ilpotere e farla finita con il capitalismo e

l’imperialismo. Oggi in Italia come inAfghanistan c’è bisogno della rinascitadel movimento e di una nuova ondatadella rivoluzione proletaria. Nel mio paese i comunisti e in partico-lare i maoisti erano molto forti. Possoportare alcuni esempi. In occasione delPrimo Maggio, fino a 150.000 personepartecipavano alle manifestazioni orga-nizzate dai maoisti. Tuttavia, nonostan-te il movimento maoista fosse moltoforte, da questo movimento non è natoun Partito Comunista maoista all’altez-za della situazione e alla fine le classireazionarie hanno preso la testa dellaresistenza alla guerra e all’imperiali-smo. I reazionari, i talebani, sono unbraccio dell’imperialismo e per gli USAsono la scusa per continuare ad occupa-re il nostro paese. Allo stesso tempo ireazionari, i talebani, devono combatte-re gli imperialisti se vogliono averel’appoggio della gente. Oggi i comunisti nel mondo sono debo-li, ma stanno rinascendo, anche inAfghanistan. Cari compagni, imparandodai nostri errori vinceremo.

Conferenza sul Centenario della Rivoluzione d’Ottobre Amsterdam 23 e 24 settembre 2017

L’ILPS (International League of Peo-ples Struggle), che riunisce organismidi tutto il mondo, organizza il 23 e 24settembre una conferenza sul Centena-rio della Rivoluzione d’Ottobre. Si trat-ta della più importante iniziativa inter-nazionale legata alle celebrazioni del100° Anniversario della RivoluzioneSovietica, promossa da un aggregatoprossimo a un influente e autorevolePartito Comunista, quello delle Filippi-ne. L’iniziativa è importante per varimotivi fra cui il fatto che il PC delleFilippine, che da decenni dirige laguerra popolare rivoluzionaria in quelpaese, riconosce il maoismo cometerza superiore tappa del pensierocomunista e lo assume come guida perl’azione, aspetto che lo rende un puntodi riferimento nel dibattito sui compitidei comunisti e sulle prospettive dellarinascita del movimento comunista alivello internazionale. Infatti, i temidella conferenza sono i più adatti allo

sviluppo del dibattito politico ancheper quanto attiene la rinascita delmovimento comunista nei paesi impe-rialisti: “le conquiste della Rivoluzioned’Ottobre (l’esame degli eventi chiavee delle condizioni della Rivoluzioned’Ottobre e le conquiste del primoStato socialista; l’impatto immediato ea lungo termine della Rivoluzioned’Ottobre; gli insegnamenti che si sonoestesi al mondo intero); il tradimentodei revisionisti e le sue conseguenze:insegnamenti da trarre e condivideredall’inversione di tendenza della Rivo-luzione d’Ottobre (l’ascesa al poteredel revisionismo in URSS e negli altripaesi socialisti, i fattori che hanno datoadito all’ascesa del revisionismo intutte le sue forme: come questi hannoostacolato lo sviluppo del movimentosocialista e del movimento della classeoperaia in generale, l’impatto a lungotermine dell’inversione di tendenzarevisionista nel movimento socialista,nei partiti proletari e nei movimentirivoluzionari e anti-imperialisti nelmondo); la Grande Rivoluzione Cultu-

rale Proletaria contro l’ascesa del revi-sionismo moderno (cosa cercò di con-quistare la Grande Rivoluzione Cultu-rale Proletaria, gli insegnamenti dellasua sconfitta nella Repubblica Popola-re Cinese); il valore che i principi dellaRivoluzione d’Ottobre mantiene control’imperialismo e per il socialismo(esame della situazione internazionalepresente, valutazione delle forze rivo-luzionarie presenti, dei movimenti diliberazione nazionale diretti da comu-nisti e di altri movimenti sociali, ilcompito di ricostruire partiti proletaririvoluzionari, la fiducia nelle prospetti-ve della prossima ondata delle lotterivoluzionarie e nell’avanzata delsocialismo che ne seguirà)”.

Parteciperemo con una delegazioneper portare quanto la Carovana del(nuovo)PCI ha elaborato su questiargomenti e confidiamo che i contenu-ti di questa conferenza saranno di sti-molo alle attività e alle iniziative chepromuoveremo nel corso della campa-gna nazionale “Il segnale dell’Aurora”(vedi Resistenza n. 7-8/2017).

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R E S I S T E N Z Apag. 6 Resistenza n. 9/2017

A margine e a seguito del dibattito“Attuare le parti progressiste dellaCostituzione per prendere in mano leredini del paese” svolto il 15 luglionell’ambito della Festa della RiscossaPopolare si sono tenute due importantiiniziative, a opera di organismi chehanno partecipato alla discussione, chene sono sviluppo pratico.

A margine del dibattito è nato il Comi-tato Nazionale a difesa della Salute edella Sanità Pubblica. Comitati ope-ranti in varie parti d’Italia si sono riunitisulla base della comune volontà di attua-re l’articolo 32 della Costituzione, sulloscambio di esperienze, sul confrontorispetto ai metodi di lotta scelti da ognu-no e sulla possibilità di unificare glisforzi. Il Comitato Sanità del Molise hamesso a disposizione il lavoro informati-co che ha prodotto, una piattaformanecessaria alla gestione dei dati e delleinformazioni necessarie allo sviluppodell’attività comune; il Comitato dellaCampania ha contribuito con i dati epi-demiologici regionali e nazionali (inclu-si dati AGENAS, ISTAT, Registrotumori), in attesa che il Governo, in basealla legge sulla accessibilità ai dati sani-tari, li renda disponibili ai Comitati e,

sulla scorta dell’esperienza del Comitatoper la difesa del San Gennaro, ha pro-mosso l’assunzione del ticket socialecome forma di lotta condivisa da esten-dere in tutto il paese. Esportare il ticket sociale in tutta Ita-lia. Più volte il Comitato San Gennaroha bloccato la cassa-ticket dell’ospedaleper protestare contro il costo troppo ele-vato delle prestazioni sanitarie e controil rifiuto da parte delle Autorità di ascol-tare le proposte del Comitato e dei lavo-ratori per riqualificare l’ospedale in basealle esigenze territoriali. Mentre il Comitato bloccava la cassa-ticket, i lavoratori effettuavano uno scio-pero alla rovescia, lavorando per quegliutenti che non potevano permettersi laspesa per il servizio, per garantire loro lecure. La mobilitazione è stata duramenteattaccata dalle autorità (tentativi disgombero poliziesco, denunce e intimi-dazioni), ma la risposta alla repressioneè stata ancora più decisa: il rilancio della“rivota dei ticket” conta oggi l’adesionedi decine di medici e infermieri non soloa Napoli, ma in tutto il paese.

A seguito del dibattito del 15 luglio, ilComitato Vele di Scampia e il Cantiere167, che in quella discussione hanno

riportato la loro esperienza di interventosul quartiere e di intervento sull’ammini-strazione Comunale, hanno rilanciato lamobilitazione con “La riscossa di Scam-pia”, un’iniziativa svolta il 4 agosto. Al dibattito del 15 luglio, fra i moltiinterventi, quelli del Comitato Vele delCantiere 167 hanno trattato di come apartire da una specifica mobilitazione peril diritto alla casa sia possibile interveniresull’Amministrazione comunale perimporre un piano complessivo di riquali-ficazione di un quartiere. Qualcuno puòpensare che si tratti di una cosa facile,data la natura dell’Amministrazione DeMagistris, in verità il prezioso contributoche viene dalla loro esperienza riguardail fatto di imparare a dividere chi nel-l’Amministrazione lavora genuinamenteper gli interessi delle masse popolari echi dichiara di farlo a parole, ma operanel senso opposto. Cioè, ci dicono i com-pagni, bisogna imparare a distinguere idiscorsi dalla pratica, bisogna iniziare aconcepire che di fronte agli interessidelle masse popolari “non c’è procedura,burocrazia, iter o ufficio tecnico chetenga”, che spesso sono lo scoglio controcui si infrangono i “buoni propositi” diquesto o quell’amministratore. Il Comitato Vele si è poi rivolto diret-

tamente alle organizzazioni operaie epopolari perché in ogni lotta abbianoin testa che a essere garantiti debbanoessere sempre gli interessi delle massepopolari e che per imporre la propriavolontà oltre a lottare bisogna misu-rarsi con l’elaborazione di una solu-zione alternativa, anche mobilitandotecnici e amministratori. Questo approccio, unito a un profondosenso di appartenenza alle masse popo-lari, ha permesso al Comitato Vele divincere le battaglie che si è posto negliultimi anni fino a generare nuovi organi-smi: lo stesso Cantiere 167 e il Comitatodei Disoccupati di Scampia. Questi gliorganismi che hanno subito rilanciatodopo il dibattito uno sciopero al contra-rio (24 luglio) per ripulire degli spaziverdi del quartiere lasciati in stato diabbandono e che hanno rilanciato, insie-me al nostro Partito, con il dibattito “Lariscossa di Scampia” del 4 agosto, il per-corso di coordinamento delle organizza-zioni operaie e popolari napoletane:hanno partecipato alla discussione ancheil Sindacato Lavoratori in Lotta, ilComitato San Gennaro, il CollettivoISIS di Quarto e altre realtà cittadine. Dalla discussione sono emersi tantiesempi d’ingovernabilità che si diffondesui territori: dal ticket sociale per laSanità, alle ribellioni fiscali, dalle occu-

pazioni delle case, all’insubordinazionealle autorità dello Stato, fino agli sciope-ri alla rovescia e al moltiplicarsi diAmministrazioni Locali in rottura con ilgoverno centrale. È emersa una generaletendenza a rovesciare il rapporto traautorità borghese e autorità popolare. Icomitati popolari devono accettare lasfida di dirigere il processo e orientaregli elementi avanzati delle amministra-zioni, dei sindacati e della società civilea dare forza e forma di legge a quanto lemasse popolari indicano, bisogna farvalere i loro interessi contro quelli dipadroni, affaristi e speculatori, bisognaimporre con la mobilitazione ammini-strazioni locali di emergenza.

Sia gli sviluppi della lotta per il dirittoalla sanità pubblica e gratuita che quellidella lotta per il governo dal basso delterritorio dimostrano che dove c’è qual-cuno che la promuove, la resistenza sisviluppa e si diffonde. Non importa inquanti si è all’inizio, quello che contasono la tenacia e la convinzione nel met-tere al centro gli interessi delle massepopolari. Questo è il principale insegna-mento che viene dal legame fra il dibatti-to promosso il 15 luglio alla Festa dellaRiscossa Popolare e la pratica delle orga-nizzazioni operaie e popolari che vihanno partecipato, da protagoniste.

Da napoli due esempi di coordinamento, iniziativa e riscossa popolare

Alla Festa nazionale della RiscossaPopolare si è tenuta una discussionesulla situazione della scuola pubblica esulle prospettiva delle mobilitazioni delprossimo autunno. Occupare e uscire dalle scuole. Ladiscussione è entrata nel concreto grazieall’analisi dell’esperienza di tre colletti-vi che ben traducono nella pratica lalinea di occupare (cioè occuparsi deiproblemi, delle contraddizioni, deglieffetti più evidenti della crisi) e uscire(cioè legarsi alle masse popolari del ter-ritorio, alle organizzazioni operaie epopolari del resto del paese, in generalealla lotta di classe per costruire un alter-nativa politica ai governi della classedominante) dalla scuola.Riguardo all’occupare, è stata riportatal’esperienza dell’Assemblea dell’Univer-sità Statale di Milano, un’organismo natoda circa un anno per rispondere ai pro-blemi pratici che gli studenti devonoaffrontare; dalla raccolta delle risposte aun questionario elaborato appositamente,era emerso che uno dei principali proble-mi fosse il caro-libri, pertanto l’Assem-blea ha organizzato una serie di iniziativeper finanziare l’acquisto di uno scannercollettivo e ha attivato un servizio gratui-to per il reperimento di testi e dispense.

Riguardo all’uscire, un compagno hariportato la sua esperienza di interventoin una scuola superiore di Milano, l’Al-lende, e il tentativo di promuovere l’or-ganizzazione degli studenti fuori dallascuola, negli scioperi al contrario pro-mossi da Gratosoglio Autogestita perlegare la lotta al degrado dei quartiericon quella per un lavoro utile e dignito-so. Il compagno ha specificato che sitratta di un intervento ancora all’inizio,embrionale, ma ha suscitato molto inte-resse fra i partecipanti al tavolo perchéha messo in evidenza le potenzialitàdella scuola come centro di mobilitazio-ne del territorio in cui l’istituto è inserito. Il terzo esempio, quello dell’ISIS diQuarto (NA) combina le spinte a occu-pare e a uscire dalla scuola: il CollettivoISIS si è mobilitato nel corso dello scor-so anno scolastico per far riattivare il tra-sporto per i ragazzi disabili che era statosospeso. Per farlo ha dovuto uscire dallascuola, relazionandosi con le istituzioni econ le aziende di trasporti, indicando lasoluzione e “costringendo” il Comune adapplicarla. Questo percorso ha portato ilCollettivo a divenire un’autorità all’inter-no della scuola e chi oggi ha un qualun-que problema o una questione da affron-tare vi si rivolge. La vittoria della batta-

glia ha spinto Preside e Autorità a unareazione scomposta culminata con labocciatura politica di Emanuele Fiadone(vedi Resistenza n.7-8/2017 “Sulla boc-ciatura …”) contro cui è in corso unabattaglia che sta coinvolgendo studenti intutta Italia che esprimono solidarietà neisuoi confronti.

Alternanza scuola-lavoro e unità stu-denti-operai. Molti interventi si sonosoffermati sull’alternanza scuola-lavoro,soprattutto in relazione alle due principa-li contraddizioni che alimenta: - la contraddizione tra capitale e lavoro(l’alternanza scuola-lavoro è un modoper garantire ai padroni manodopera acosto zero);- le contraddizioni “in seno al popolo”,perché gli studenti vengono usati comesostituti dei lavoratori. Esemplare il casodi un nostro compagno che non è statorichiamato dal ristorante in cui lavoravaperché per la stagione estiva i proprietarihanno impiegato, gratuitamente, i ragaz-zi di un Alberghiero; ma lo stesso mec-canismo avviene in tanti settori.La sintesi emersa dal dibattito è che biso-gna trattare la seconda contraddizionealla luce della prima, che è la principalecontraddizione della società borghese.Quindi sviluppare il legame tra studenti e

operai, costruendo iniziative comuni,intervenendo nelle aziende dove si svol-ge l’alternanza scuola-lavoro e portandogli operai dentro le scuole, alimentandolo scambio di esperienze rispetto allalotta di classe.

Risultato importante del tavolo è statoquello di aver riunito esponenti dellediverse componenti della suola (studen-ti, insegnanti e genitori), superando lalogica del corporativismo e affrontandola contraddizione tra giovani-adulti, inparticolare la contrapposizione studenti-insegnanti, radicata nel movimento stu-dentesco. La necessità di unione tra stu-denti, insegnanti e genitori è stata infattiun’altra questione emersa più voltenella discussione come la “Buona Scuo-la” e gli attacchi all’istruzione pubblicain generale, che mortificano tanto glistudenti quanto gli insegnanti, a mettereentrambe le categorie “sulla stessabarca”, spingendole mano a mano allamobilitazione comune e al coordina-mento. Un processo che spontaneamen-te non si sviluppa oltre un grado ele-mentare, sta agli elementi avanzati diognuno di questi settori alimentarlocoscientemente. Questo primo risultatodel tavolo, quindi, è una piccola, ma

valida, prova in questo senso.

Sono infine emerse alcune linee di svi-luppo per il prossimo anno scolastico:organizzare iniziative che alimentano illegame tra studenti e operai, ad esempiotra gli operai Rational e il Collettivo Stu-denti in Lotta di Massa che ha partecipa-to attivamente alle loro mobilitazioni.Sperimentare ed estendere l’uso di que-stionari all’interno delle scuole comestrumento d’inchiesta tra studenti e inse-gnanti (per capire da dove partire ad“occuparsi della scuola”), riprendendo esviluppando l’esperienza dei Gruppi diAzione Proletaria (vedi Resistenza n.3/2016) come già i Giovani per la Cultu-ra Proletaria di Napoli stanno provando afare; estendere la solidarietà a EmanueleFiadone e la mobilitazione contro la suabocciatura politica; infine sviluppare illegame fra la mobilitazione studentesca ela lotta per il socialismo. Il tavolo si èconcluso sottolineando come la difesadella scuola pubblica debba necessaria-mente legarsi alla lotta di classe nel suocomplesso, alla lotta per il socialismo.Non si può infatti pensare di salvaguar-dare l’istruzione pubblica con successomentre il resto della società va allo sfa-scio, in un contesto di crescente degradomateriale e morale che vede milioni digiovani disoccupati, il progressivo sman-tellamento della pubblica amministrazio-ne e la classe dominante attaccare in ognicampo le conquiste delle masse popolari.

tavolo per il diritto all’istruzione pubblica

studenti e docenti sulla stessa barricata, contro la buona scuola e l’alternanza scuola-lavoro

Poema pedagogico è un romanzo-verità: è la storia di una colonia penaleper criminali minorenni creata e gestitadalla polizia politica comunista inUcraina orientale negli anni venti delsecolo scorso. Se dovessi dire in poche parole ai lettoridi oggi chi è il suo autore, AntonSemenovyč Makarenko, direi senza esi-tazione che è un pedagogo e un pedago-gista sovietico, un costruttore del primopaese socialista, un costruttore del primoStato socialista della storia, un costrutto-re dell’Unione Sovietica: uno Stato basa-to sull’alleanza di operai e contadinidiretta dagli operai. Non quindi un edu-catore di ragazzi e di giovani, un profes-sionista sia pure brillante del “reinseri-mento nella società” di ragazzi criminali,delinquenti, drogati e comunque disadat-tati e asociali, il sostenitore di un metodoparticolare di insegnamento, di rieduca-zione o di “reinserimento sociale” (...).In primo luogo Makarenko è quindi uncostruttore del primo paese socialistache racconta come ha diretto un gruppodi ragazzi criminali, delinquenti, spessodrogati e comunque disadattati e aso-ciali, non a “reinserirsi nella società”,ma a trasformarsi in attori della costru-zione del socialismo in un paese dove,sotto la guida del partito comunista diLenin e di Stalin, gli operai, una picco-la minoranza della popolazione, aveva-no preso il potere e dirigevano la massa

della popolazione a costruire un paesesocialista, base rossa della rivoluzioneproletaria mondiale (…).I lettori (…) troveranno in quest’ope-ra spunti fecondi per riflessioni inmolti campi. Il primo campo è la costruzione delsocialismo in Unione Sovietica neglianni Venti e Trenta, sotto la guida diLenin prima e poi di Stalin. (...) I metodiche egli usa sarebbero incomprensibili ei risultati che ottiene genererebbero fru-strazione nei lettori e in particolare inquelli che sono oggi in Italia impegnatiin sforzi educativi familiari o professio-nali, nelle istituzioni pubbliche o in ini-ziative di volontariato, se non tenesseroconto che Makarenko racconta di unosforzo educativo condotto in condizionidifficili ma nel contesto di una societàche lo richiede, che ne ha bisogno, chesta tutta trasformandosi nella stessa dire-zione a cui l’opera educativa tende. Chidei nostri lettori, dopo aver letto Poemapedagogico leggerà L’era di Stalin diAnne Luise Strong o I primi paesi socia-listi di Marco Martinengo (entrambidisponibili presso le Edizioni RapportiSociali) vi troverà descritto lo stessomondo a cui appartengono la coloniaGor’kij e la Comune Dzeržinskij, solovisto nel suo insieme, in termini di ricor-di di viaggio da Strong e in termini disaggio da Martinengo. È velleitario cer-care di educare all’altruismo un bambino

che vive in un mondo di lupi rapaci:quello che gli serve ed è possibile fare èeducarlo a diventare un rivoluzionario. Illibro di Makarenko, prima di essere unincitamento ad adottare metodi pedago-gici, è quindi incitamento a fare la rivo-luzione socialista nel nostro paese.Il secondo campo è l’indirizzo pedagogi-co nell’Unione Sovietica degli anniVenti e Trenta. I lettori di Poema peda-gogico si troveranno alle prese con unalotta acuta tra contrastanti indirizzi peda-gogici. In particolare tra l’indirizzo pro-mosso da Makarenko e l’indirizzo liber-tario prevalente nelle istituzioni scolasti-che nel cui contesto opera la coloniaGor’kij. È del tutto comprensibile chenelle istituzioni educative sovietiche l’in-dirizzo libertario avesse preso ampiedimensioni dopo la Rivoluzione d’Otto-bre. Occorre immedesimarsi nel contestostorico concreto, per comprendere leragioni, e gli aspetti anche positivi, dellospirito libertario che animava molti mae-stri d’avanguardia in quegli anni. Nellescuole zariste aveva dominato una disci-plina da caserma e da seminario. Imigliori maestri avevano lottato control’oppressione della personalità umanache le autorità imponevano. “Basta conla disciplina da caserma!”: era la parolad’ordine che, giustamente e naturalmen-te, risuonava nella nascente scuola sovie-tica. Era necessario travolgere le resi-stenze del vecchio mondo, far entrarenelle aule una ventata di libertà, farnascere negli allievi il senso della criticae dell’indipendenza di giudizio. Vi era in

tutto ciò un aspetto positivo, un’esigenzagiusta: l’esigenza di farla finita con unadisciplina puramente esteriore, di liqui-dare ogni forma di supina sottomissione,ogni forma di avvilimento della persona-lità dell’allievo. Ma vi erano anche deigrossi pericoli, giacché questa giusta esi-genza di disciplina cosciente e di libertàsi mutava spesso in un “rivoluzionari-smo” romantico e puramente negativo,conduceva al mito libertario dell’assolu-to autogoverno degli allievi nella scuola,al mito naturalistico dello sviluppo spon-taneo della personalità del fanciullo: indefinitiva al fatalismo, ogni cosa puòessere solo quello che è. Si giunse talvol-ta, per combattere l’autorità caporalescae la disciplina da caserma, a negare qual-siasi autorità al maestro, a ripudiare qual-siasi forma di disciplina, a condannarequalsiasi “intervento dall’alto” da partedegli insegnanti. (…)Il terzo campo è la partecipazione allarivoluzione socialista italiana e l’inseri-mento nella futura società socialista ita-liana dei giovani di oggi, del 2017. Moltidei futuri lettori di Poema pedagogicosono certamente coscienti e probabil-mente preoccupati dell’abbrutimentomorale e intellettuale che la borghesiaimperialista e il suo clero fomentano apiene mani nei bambini, nei ragazzi e neigiovani. Trascuriamo qui che borghesia eclero spesso concorrono allo stesso risul-tato (distogliere dalla rivoluzione sociali-sta) con ruoli diversi: la prima facendodell’abbrutimento mercato, il secondodeplorando, esortando e promuovendo

opere di carità. È possibile oggi portaretanti giovani abbrutiti a partecipare allarivoluzione socialista? Riusciremodomani a inserirli nella costruzione delsocialismo? Poema pedagogico avvalorale tesi di noi comunisti, ma dice ancheche la trasgressione non è di per sé rivo-luzionaria. È solo sintomo della putrefa-zione della vecchia società che nonaccetta di morire. Solo chi promuove larivoluzione è in grado di trasformare itrasgressivi in rivoluzionari.

Elvira Mensi - Edizioni Rapporti Sociali

Introduzione a “Poema Pedagogico”

Poema pedagogico A. S. MakarenkoERS e RSP, 2017416 pagg. - € 25,00

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pag. 7Resistenza n. 9/2017R E S I S T E N Z A

da quando il capitalismo è giunto al suo mas-simo livello di sviluppo (aveva cioè datoall’umanità tutto quello che di positivo pote-va dare nella sua evoluzione) ed è entrato incrisi (deve essere soppiantato dalla societàsocialista, di cui il capitalismo stesso ha crea-to i presupposti). Nel 1917 la rivoluzionesocialista in Russia ha impresso alla storiauna svolta decisiva: la classe operaia, direttadal suo partito comunista e alla testa dellealtre classi delle masse popolari, ha conqui-stato il potere, ha instaurato il primo paesesocialista della storia, ha resistito ai tentatividi rovesciamento, al sabotaggio e alle aggres-sioni militari, ha innescato la prima ondatadella rivoluzione proletaria mondiale, funzio-nando da sua base rossa, ha permesso all’u-manità, impersonata dagli operai e dallemasse popolari dell’Unione Sovietica, dicompiere i primi passi verso la società comu-nista. Dall’Ottobre del 1917 la società umananon è più stata la stessa, la prospettiva di unasocietà di “liberi ed eguali” senza più classisociali, senza sfruttamento, senza la cappadelle superstizioni e dei dettami della preisto-ria umana ha fatto capolino nella storia degliuomini. Dall’Ottobre del 1917, dalla costitu-zione dell’Unione Sovietica e poi del campodei primi paesi socialisti, la lotta di classe, ilmotore dell’evoluzione umana e del progres-so, ha avuto un esempio a cui ispirarsi e unosbocco chiaro a cui approdare.

Una considerazione di carattere politico. I suc-cessi di quella esperienza hanno confermatoche le analisi e le tesi di Marx ed Engels eranogiuste. Di più: hanno dimostrato che poteva esi-stere una società senza proprietà privata, senzasfruttamento, diretta dalla classe operaia e dallemasse popolari in modo da soddisfare i lorobisogni e da garantire i loro interessi, potevaesistere una società che si approcciava al restodel mondo con la solidarietà di classe e la colla-borazione e la cooperazione fra popoli. I limitie gli insuccessi di quella esperienza, le contrad-dizioni irrisolte, la decadenza e infine il crollodell’Unione Sovietica e del campo dei primipaesi socialisti (1989-1991) sono tutt’altro chela manifestazione del fallimento “di un’idea chenon può essere tradotta in pratica”. Sono invecefonte inesauribile di insegnamento per chicerca, oggi, una soluzione al marasma provoca-to dalla crisi, per chi vuole farla finita con ilcapitalismo e le sue catastrofiche conseguenze.

Dalla combinazione dei successi della Rivolu-zione d’Ottobre, dell’Unione Sovietica e deiprimi paesi socialisti con gli insegnamenti chederivano dal bilancio dei limiti che ne hannocausato il crollo e hanno portato all’esaurimen-to della prima ondata della rivoluzione proleta-ria mondiale, possiamo e dobbiamo trarre quan-to serve oggi ai comunisti, agli operai e agli ele-menti avanzati delle masse popolari per ripren-dere il cammino che i comunisti e la classe ope-raia russa avevano aperto all’umanità nel 1917e che Mao Tse-tung e milioni di contadini eoperai cinesi avevano cercato di proseguire conla Rivoluzione Culturale Proletaria (1966-1976), e spingerlo fin dove non è arrivato nelcorso della sua storia: all’instaurazione delsocialismo nei paesi imperialisti.

Quattro tesi sul che fare qui e ora. Il bilanciodella prima ondata della rivoluzione proletariamondiale innescata dalla Rivoluzione d’Ottobreci consegna verità più solide e durature delleopinioni, dei lamenti e delle speculazioni intel-lettualoidi della sinistra borghese, più solide edurature delle suggestioni ribellistiche deglianarchici, più realistiche delle chiacchiere deiconciliatori e dei riformisti.

1. L’unica soluzione positiva per la classe ope-raia e per le masse popolari alla crisi del capita-lismo è l’instaurazione del socialismo attraversouna rivoluzione socialista che culmina con l’in-staurazione del potere delle masse popolariorganizzate intorno al partito comunista, l’elimi-nazione del potere della borghesia e del clero ela loro espropriazione. E per fare la rivoluzionesocialista è necessario che la classe operaiaabbia il suo stato maggiore, il partito comunista,ma un partito che sia all’altezza dei suoi compitistorici. Questo significa che sia guidato (e i suoimembri si aggreghino, siano selezionati conquesto criterio e formati a questo scopo) dallaconcezione comunista del mondo, che abbia unagiusta analisi della situazione, una strategia euna tattica per la rivoluzione socialista.

2. La rivoluzione socialista non è un’insurre-zione che scoppia quando una scintilla più omeno accidentale fa esplodere il malcontentogenerale e diffuso delle masse popolari. Larivoluzione socialista è il percorso che portaall’instaurazione del socialismo e ha la formadi un’accumulazione graduale di forze attorno

al partito comunista fino a invertire il rapportodi forze e soppiantare la borghesia imperialista.Va condotta come una guerra (anche se unaguerra di tipo particolare, una guerra popolare,rivoluzionaria e che dura il tempo necessarioper arrivare alla vittoria) a cui il partito comu-nista si dedica con ogni sua forza materiale eintellettuale, con ogni sua risorsa, a cui formacostantemente il suo esercito politico compostoda operai ed elementi avanzati delle massepopolari. È una guerra che non inizia quandol’esercito rivoluzionario è già composto epronto, ma con la costituzione del partitocomunista (cioè dello stato maggiore dellaguerra) che ha come compito la costruzionedell’esercito rivoluzionario nel corso dellaguerra, battaglia dopo battaglia e campagnadopo campagna, fase per fase.

3. La crisi del capitalismo provoca il generale ecomplessivo peggioramento delle condizioni divita per tutte le classi delle masse popolari(compreso l’impoverimento della media e pic-cola borghesia), ma l’unica classe che può sop-piantare la borghesia imperialista nella direzio-ne della società è la classe operaia. Questo nonper “un atto di fede” alle teorie di Marx edEngels, ma in ragione del ruolo che la borghe-sia stessa assegna alla classe operaia nellasocietà capitalista. È quella che fa “girare ilmondo”, che produce i beni e i servizi necessaria tutta la popolazione, è quella che già lavora inun contesto strettamente collettivo, in cui illavoro di un uomo dipende dal lavoro dimigliaia di altri (sia esso manuale o intellettua-le: da chi opera alla pressa in fabbrica o allacassa di un centro commerciale, a chi è addettoall’attivazione, al controllo, alla manutenzionedelle macchine). È quella in cui ogni individuosenza il collettivo non è in grado di svolgere ilproprio compito, ma che come collettivo faquello che nessun individuo è in grado di fare.

4. Il partito comunista è il motore della rivolu-zione socialista, la forza della rivoluzione socia-lista sono le masse popolari organizzate. Ilcuore della guerra popolare rivoluzionaria dilunga durata è l’aggregazione delle massepopolari organizzate (in particolare della classeoperaia) nel campo rivoluzionario, la costruzio-ne del nuovo potere che soppianta il vecchio, latrasformazione delle organizzazioni operaie epopolari in nuove autorità pubbliche, cioè inorganismi che fanno valere gli interessi dellemasse popolari in alternativa e in antagonismocon le vecchie autorità borghesi fino a soppian-tarle nella direzione e gestione della società.

La rivoluzione socialista in Italia. La crisieconomica e politica che grava sul nostro paeseè manifestazione particolare della crisi generaledel capitalismo, una crisi complessiva che gravasu ogni paese imperialista (non è vero che inGermania, negli USA, in Francia, in Giapponeecc. la crisi non c’è…) e che coinvolge ognialtro paese del mondo, i paesi oppressi e i cosid-detti BRICS (chi gridava al “miracolo dei paesiemergenti” deve oggi fare i conti con la realtà).La fase storica in cui viviamo è fase di guerreimperialiste e di rivoluzioni socialiste e il nostropaese non fa eccezione. Anzi, stante la sua parti-colarità politica, la commistione di poteri fraVaticano, imperialisti USA e sionisti, imperiali-sti franco-tedeschi, organizzazioni criminali chevige dal 1945 (quella caratteristica per cui lodefiniamo Repubblica Pontificia), il nostropaese è un anello debole della comunità interna-zionale degli imperialisti, un anello che piùfacilmente di altri si può spezzare. Spezzare l’a-nello di quella catena è l’obiettivo che ci ponia-mo, consapevoli che il primo paese che faràquel passo, aprirà la strada alla classe operaia ealle masse popolari di tutti gli altri paesi delmondo, come la Rivoluzione d’Ottobre ha aper-to la strada alla prima ondata della rivoluzioneproletaria mondiale.

Instaurare il socialismo in Italia, fare dell’Italiaun nuovo paese socialista, è possibile. È impre-sa difficile, a partire dal fatto che fino ad oggiil socialismo non è mai stato instaurato in nes-sun paese imperialista, quindi abbiamo di fron-te un compito storico. Ma per quanto difficile,è possibile ed è l’unica soluzione positiva allacrisi del capitalismo.La Carovana del (nuovo)PCI di cui il P.CARCfa parte è qualcosa di più dell’embrione di par-tito comunista che serve per fare la rivoluzione.È un’area politica che ha fondato la sua esisten-za sulla combinazione di teoria (bilancio dellaprima ondata della rivoluzione proletaria mon-diale, bilancio del movimento comunista in Ita-lia, bilancio del movimento rivoluzionario deglianni ‘70 del secolo scorso, elaborazione dellastrategia e della linea per condurre la lotta poli-tica rivoluzionaria nel nostro paese oggi) e pra-tica (resistenza alla repressione e ai tentativi diannientamento da parte delle autorità borghesi,costruzione del partito comunista clandestino -il (nuovo)PCI, costruzione del P.CARC a livel-lo nazionale, sedi, organismi di massa, legamecon la classe operaia, legame con gli studenti,gli immigrati, le donne, legame con le lotteambientali e tutte le lotte di civiltà e benessere).Nel movimento rivoluzionario italiano e inter-nazionale P.CARC e (nuovo)PCI promuovonola lotta ideologica contro il disfattismo e l’atten-dismo, contro le posizioni di chi afferma che“fare la rivoluzione non è possibile” e di chiritiene che “bisogna aspettare che la rivoluzionescoppi”. Perchè il socialismo non cade dal cieloe la rivoluzione socialista, spontaneamente, nonsi sviluppa. Mille mobilitazioni, anche radicali,contro il cattivo presente non garantiscono chela classe operaia e le masse popolari trovino lastrada per prendere il potere. Anzi, mille mobi-litazioni, e a maggior ragione se generose, radi-cali, di massa, se non contribuiscono alla rivo-luzione socialista, alla vittoria, alla conquistadel potere, portano inevitabilmente acqua almulino della classe dominante, alla mobilitazio-ne reazionaria perché seminano rassegnazione,sfiducia, disperazione.

La Carovana del (nuovo)PCI promuove la rivo-luzione socialista in Italia attraverso la lotta perla costituzione del Governo di Blocco Popola-re. Il Governo di Blocco Popolare è l’obiettivotattico di questa fase. Esso combina l’organiz-zazione delle masse popolari (in organizzazionioperaie e in organizzazioni popolari) in sensorivoluzionario - attenzione: non significa chesono già tutti comunisti; significa che si orga-nizzano e si mobilitano per trovare soluzionipositive ai problemi e agli effetti della crisi,contro la tendenza della rassegnazione o dellaguerra fra poveri - con il fatto che iniziano giàda subito a operare come nuove autorità pubbli-che, iniziano a porsi come classe dirigente dellasocietà (vedi l’articolo “Tutto il potere alleorganizzazioni operaie e popolari” a pag. 1).

Conclusioni. Il paravento dietro cui la bor-ghesia imperialista nasconde il carattere ditta-toriale del suo ordinamento sociale è la libertàindividuale: ognuno può decidere a secondadelle proprie convinzioni, dei propri gusti, delproprio interesse, ognuno può approfittarecome meglio ritiene delle opportunità che lasocietà offre. Chi per vivere è costretto alavorare, chi nonostante lavori non riesce piùa vivere dignitosamente, chi è già entratonella categoria degli esuberi e un lavoro nonce l’ha più o non lo ha mai trovato, chi si èvisto strappare le tutele e le conquiste ottenutecon decenni di lotte come la sanità gratuita edi qualità, il diritto all’istruzione, il diritto avivere in un ambiente salubre, loro e moltialtri sanno che non è vero. Sappiamo che nonè vero: può “scegliere” solo quello che il capi-talista vuole. Nella società borghese le libertàdelle masse popolari finiscono dove e quandofiniscono i soldi, finiscono dove iniziano gliinteressi dei capitalisti. La fase storica in cui viviamo e il periodo cheabbiamo di fronte, le condizioni oggettive, ren-dono sempre meno “normale” e possibile esempre meno “morale” cercare riparo, nascon-dersi, sperare di salvarsi da soli, sperare discamparla in qualche modo; la classe operaia ele masse popolari hanno una sola vera libertàche è sempre giusta anche quando è ostacolatae vietata dalla legge: organizzarsi e lottare, lot-tare per prendere il potere e vincere. La rivoluzione socialista non scoppia e nelnostro paese è già iniziata. Perché inizia quandoun gruppo di comunisti, anche piccolo, vuolefarla, si dota dei mezzi (intellettuali, ideologici,morali e pratici) per farla e si mette a promuo-vere l’organizzazione degli operai e delle massepopolari per farla.A questa impresa vi chiamiamo a partecipare:vi chiamiamo ad essere protagonisti dellariscossa popolare, della rinascita del movimen-to comunista che volterà pagina nella storia del-l’umanità. Vi chiamiamo a prendere parte allarivoluzione socialista che la Carovana del(nuovo)PCI sta conducendo in Italia.

“I bolscevichi non disponevano e non pote-vano disporre nel marzo 1917 di un esercitopolitico già pronto. I bolscevichi vennerocostituendo quest’esercito (e questo lavorovenne a termine verso l’ottobre 1917) soltan-to nel corso della lotta e dei conflitti di classedall’aprile all’ottobre 1917, lo vennero costi-tuendo attraverso la manifestazione di aprile,attraverso le manifestazioni di giugno e diluglio, attraverso le elezioni alle Dume rio-nali e urbane, attraverso la lotta contro Kor-nilov e con la conquista dei Soviet. Un eser-cito politico non è un esercito di soldati.Mentre il comando militare entra in guerracon un esercito già pronto, il partito devecostituire il proprio esercito nel corso dellalotta stessa, nel corso dei conflitti di classe, amano a mano che le masse stesse si rendonoconto, per propria esperienza, della giustezzadelle parole d’ordine del partito, della giu-stezza della sua politica” - G. Stalin La Rivo-luzione d’Ottobre e la tattica dei comunistirussi (pubblicato in La Voce n. 55 pag. 60).

la rivoluzione socialista...

dalla prima

“1. Ad ogni livello (centra-le, regionale, provinciale,comunale, di zona, di unitàproduttiva, di azienda, discuola, di istituzione, ecc.)tutto il potere (legislativo,esecutivo, giudiziario, eco-nomico, militare, di poli-zia, cultura, istruzione,ecc.) appartiene a un unicoConsiglio (assemblea,camera) composto di dele-gati eletti e revocabili inqualsiasi momento e senzaeccezione dai propri eletto-ri. Ogni Consiglio nomi-nerà e revocherà i propriorgani di lavoro.

2. Collegi elettorali sono leunità lavorative, le aziende,le scuole, le istituzioni,ecc. Dove queste sonotroppo piccole per esprime-re un delegato, sono rag-gruppate su base territoria-le. Hanno diritto di vototutti quelli che svolgono unlavoro socialmente utile,riconosciuto come taledalla collettività, indipen-dentemente dall’età, dalsesso, dalla nazionalità,dalla religione, dalla lin-gua, ecc. Sono esclusi soloquelli che, avendoli ricono-sciuti come nemici di clas-se, le masse popolari hannoespressamente privato deidiritti politici.

3. Autogoverno ad ognilivello (regionale, provin-ciale, comunale, di zona, diunità produttiva, di azien-da, di scuola, di istituzione,ecc.). Eliminazione di ogniautorità locale nominatadall’alto. I Consigli dilivello inferiore eleggono iloro delegati (revocabili) alConsiglio di livello supe-riore, fino al governo cen-trale. Il sistema dei Consi-gli funziona secondo ilprincipio del centralismodemocratico.

4. Organizzazione genera-le delle masse e assolvi-mento diretto da partedelle organizzazioni dimassa dei compiti di orga-nizzare e gestire aspetticrescenti della vita locale:economia, cultura, sanità,educazione, amministra-zione della giustizia, ordi-ne pubblico, difesa del ter-ritorio, lotta alla controri-voluzione, milizia territo-riale, politica, amministra-zione della giustizia, ecc.

5. Elezione e revocabilità aogni livello dei giudici, deifunzionari dell’Ammini-strazione Pubblica, delleforze armate e della poli-zia, dei dirigenti, degliinsegnanti e di ogni perso-na incaricata di svolgeremansioni pubbliche.

6. Le funzioni di polizia edi forze armate sono svolteda tutta la popolazione chegode di diritti politici.Corpi speciali e professio-nali saranno costituiti soloper combattere la reazionee la controrivoluzione e perdifendersi da aggressioni.Esse operano in appoggioalle masse e rendono contoalle masse del loro operato.

7. Chiunque è delegato asvolgere una funzione pub-blica, è retribuito per essa.Lo stipendio dei delegati diogni ordine e grado comequello dei pubblici funzio-nari non supera quello diun operaio di livello supe-riore. Tutte le attribuzionidi locali, mezzi di trasportoe altro connesso con l’eser-cizio della funzione dei

delegati sono pubbliche econnesse alla funzione enon possono diventare inalcun modo loro proprietàpersonale. I delegati nongodono di alcuna immu-nità: ogni cittadino puòporli sotto accusa di fronteai loro elettori o al Consi-glio che li ha delegati.

8. Scioglimento di ogniorgano dell’attuale Stato,della sua AmministrazionePubblica ad ogni livello(governo, consigli locali,giunte, strutture scolasti-che, sanitarie, previdenzia-li, assistenziali, ecc.), dellesue forze armate, dei suoicorpi di polizia di ognigenere, delle associazionid’arma, degli ordini caval-lereschi e delle congrega-zioni, delle associazionidell’attuale classe domi-nante, delle sue associazio-ni professionali e di ognisua forma di aggregazione. Abolizione dei titoli nobilia-ri e degli appannaggi, delleimmunità e dei privilegiconnessi ad essi. Abolizionedi tutti le istituzioni e i pri-vilegi feudali sopravvissuti(Vaticano, chiese, mensevescovili, enti di beneficen-za, massonerie, ordini, ecc.).Annullamento del Concor-dato e dei patti con cui perconto della borghesia impe-rialista il fascismo ha costi-tuito il Vaticano e che ilregime DC ha rinnovato.Alle persone che lavoranonegli organismi sciolti èassicurato il necessario pervivere ed esse sono impie-gate in lavori confacenticon le loro attitudini e coni bisogni della società.

9. Revoca di ogni dirittopolitico e civile per tutti imembri della vecchia classedominante. Repressione diogni tentativo della borghe-sia di restaurare il suo pote-re e i suoi privilegi, di usarela sua autorità morale e deisuoi mezzi per influenzarele masse e la vita sociale.

10. Separazione assolutadello Stato e della PubblicaAmministrazione dallechiese. Parità di diritti pertutti i culti. Libertà di pro-fessare ogni culto e religio-ne. Libertà di non profes-sarne alcuno e di propa-gandare l’ateismo.

11. Eliminazione di tutte labasi straniere e della presen-za di forze armate e di corpipolizieschi e spionistici stra-nieri. Annullamento di tutti itrattati stipulati dal vecchioregime, ivi compresi quelliche creano il nuovo “spaziovitale” dei gruppi imperiali-sti franco-tedeschi (UE,ecc.). Espulsione di tutti irappresentanti ufficiali edegli esponenti a qualsiasititolo di Stati esteri che nonsi attengono alle disposizio-ni delle nuove Autorità, checercano in qualsiasi modo diinfluenzare le masse e lavita sociale o la cui presenzanon è più necessaria. Divie-to a ogni cittadino italianodi intrattenere rapporti conStati o pubbliche ammini-strazioni straniere senza ren-dere pubblico il rapporto.Collaborazione con i movi-menti rivoluzionari e pro-gressisti di tutto il mondo”(dal Manifesto Programmadel (nuovo)PCI, “Il pro-gramma per la fase sociali-sta”, pagg.226-228).

Cosa sarà la dittatura del proletariato in Italia

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R E S I S T E N Z Anumero 9 - 2017pag. 8

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un minimo di attrezzatura, macchinariche erano rottami vecchi e inutilizzabi-li), contro le discriminazioni salariali(non veniva loro corrisposto, a differen-za degli altri operai, il premio di produ-zione), contro le sanzioni disciplinari ele minacce con cui la FIAT cercava difiaccarli, contro l’esistenza del repartoconfino. Ma fecero anche della ORS unluogo di formazione politica (leggevanoe discutevano l’Unità e i materiali chearrivavano dalle sezioni del PCI) e uncentro di propaganda a livello cittadino

e nazionale, svolsero verso gli operaidegli altri stabilimenti FIAT un’azionecostante di educazione alla coscienza diclasse e comunista, alla solidarietà diclasse e internazionalista e alla mobili-tazione contro i soprusi padronali e perl’affermazione dei diritti dei lavoratori.Qualche esempio: nel 1953 scioperaro-no ripetutamente, mandarono lettere diprotesta e animarono le mobilitazionicontro la legge-truffa; a marzo fecerouna fermata in occasione dei funerali diStalin; a giugno inviarono lettere di pro-testa al presidente della Repubblica epoi all’ambasciata americana contro lacondanna a morte dei coniugi Rosen-berg e scioperarono quando la condannavenne eseguita. Nel 1954 scioperarono

contro la designazione di Scelba a presi-dente del Consiglio; mandarono comu-nicati di protesta contro la strage nellaminiera di Ribolla provocata dall’incu-ria della Montecatini e si fermarono inoccasione dei funerali delle vittime;scioperarono, manifestarono e fecerocollette a sostegno delle lotte contro ilicenziamenti negli altri reparti dellaFIAT. Nel 1955 sostennero i professoridelle scuole medie, i lavoratori dellepanetterie e gli operai della Lancia inlotta a Torino; mandarono telegrammidi solidarietà ai lavoratori della OCI edella Grandi Motori di Modena perl’occupazione della fabbrica contro ilicenziamenti; manifestarono control’attentato dinamitardo ai danni della

sede CGIL a Roma. Nel 1956 fecerouna colletta per le mondine in scioperoe mandarono al presidente del Consiglioun ordine del giorno in solidarietà conle categorie contadine in lotta; in segui-to all’aggressione anglo-francese all’E-gitto mandarono un ordine del giorno algoverno italiano perché scindesse leproprie responsabilità da quelle deigoverni di Francia e Inghilterra e chia-marono le organizzazioni sindacali aprendere iniziative unitarie per coordi-nare l’azione dei lavoratori in difesadella pace; diffusero un comunicato disolidarietà all’Humanité contro l’atten-tato fascista al Partito comunista france-se e al suo giornale; andarono in delega-zione a sostenere le operaie della Poletti

che avevano occupato la fabbrica. Il PCI ormai diretto dalla criccaTogliatti, Berlinguer, Napolitano & C.non li valorizzò né poteva valorizzarlicome bandiera per sollevare gli operai,i lavoratori, i disoccupati, i contadini ditutto il paese contro i padroni. Feceistituire una commissione parlamentared’inchiesta… allo stesso modo in cui ilsuo epigono Bertinotti ha fatto di fron-te alle mobilitazioni popolari contro ilgoverno Berlusconi dopo la mattanzaal G8 di Genova. Con il risultato chenel 1957 Valletta dovette chiudere ilreparto confino. Tutti gli operai dellaORS furono licenziati, ma il loroesempio venne raccolto nel 1960 daglioperai di piazza Statuto!

I reparti confino...

Il Centenario della Rivoluzione d’Otto-bre è un’ottima occasione per alimentareil dibattito sugli insegnamenti che l’e-sperienza dei primi paesi socialisti cilascia in eredità e su come usarli perpromuovere la rinascita del movimentocomunista. Per trarre questi insegna-menti bisogna prima comprendere lanatura della società socialista, unasocietà differente da quella borghesequanto questa lo è da quella feudale.

Il socialismo è una società che si reggesu tre pilastri, tra loro strettamente lega-ti: dittatura del proletariato, trasforma-zione delle aziende capitaliste in azien-de pubbliche gestite dai lavoratorisecondo un piano trasparente e demo-craticamente deciso, partecipazione cre-scente delle masse popolari alle attivitàpropriamente umane, in primo luogoalla gestione della società.E’ una società di transizione, dal capita-lismo al comunismo, i cui avanzamentisi misurano nella formazione di quellaassociazione mondiale dei lavoratori, edelle istituzioni e organismi in cui siarticola, capace di dirigere l’interomovimento economico e spirituale dellasocietà, relegando “l’intera macchinastatale nel posto che da quel momento lespetta, cioè nel museo delle antichitàaccanto alla rocca per filare e all’ascia dibronzo.” come scriveva Engels in L’ori-gine della famiglia, della proprietà pri-vata e dello Stato. Nel corso di questa transizione la lotta diclasse non è conclusa, ma continua: que-sto è uno degli insegnamenti sintetizzatoda Mao Tse-tung analizzando l’espe-rienza dei primi paesi socialisti. Anchese non esiste più la borghesia imperiali-sta che domina la società borghese, è lanuova borghesia che sorge nella societàsocialista, composta dalla destra dei diri-genti del Partito, dello Stato e delleorganizzazioni di massa, che resisteall’avanzata verso il comunismo e opera

per ritornare indietro, al vecchio, al capi-talismo. Dall’esito di questa lotta fra ilnuovo e il vecchio dipende la direzioneverso cui marcia la società socialista. E’quindi sul rafforzamento del reciprocolegame dei tre pilastri su cui si fonda lasocietà socialista e sull’avanzamentodella transizione al comunismo chebisogna valutare l’esperienza dei primipaesi socialisti.

I denigratori dei primi paesi socialisti nespacciano l’esperienza come se fosse“un tutt’uno”: spacciano il crollo deiprimi paesi socialisti come il naturaleesito delle premesse poste fin dallaRivoluzione d’Ottobre; attraverso le dif-ficoltà e le contraddizioni che la classeoperaia ha incontrato nel dirigere unpaese, uno stato e la società intera (delresto non era mai successo) concludonoe propagandano che “il comunismo è unideale irrealizzabile perché contrario allanatura umana”. Questa manipolazionedella verità (perché è vero che i primipaesi socialisti hanno dovuto fronteggia-re contraddizioni e difficoltà, come èinevitabile per qualunque cosa nonabbia dei precedenti consolidati nellastoria) poggia sul fatto che l’UnioneSovietica di Lenin e di Stalin, dellemobilitazioni di massa e dell’emulazio-ne socialista, dei piani quinquennali chela portano in pochi decenni da paesefeudale a prima economia mondiale(nonostante le costanti e terribili aggres-sioni subite), della vittoria sul nazifasci-smo e dell’allargamento del camposocialista ad un terzo dell’umanità,viene messa sullo stesso piano dell’U-nione sovietica di Kruscev e dei suoisuccessori, della “via pacifica al sociali-smo”, della progressiva corruzione,della sostituzione della dittatura del pro-letariato con “il governo di tutto il popo-lo”, della sostituzione della produzioneal servizio del benessere delle massepopolari con la produzione per concor-

rere con gli USA; la Cina della GrandeRivoluzione Culturale Proletaria vienemessa sullo stesso piano della Cina delleZone Economiche Speciali.

Tre fasi dei primi paesi socialisti.Per comprendere la storia dei primipaesi socialisti per ciò che realmente èstata, e per trarne quindi insegnamentiutili a promuovere la rinascita del movi-mento comunista cosciente e organizza-to, bisogna invece distinguerne le diffe-renti fasi caratterizzate dal senso di mar-cia della società socialista. Utilizziamo ilManifesto Programma del (nuovo)PCI(da pag. 87 a pag. 93) per individuare leforme e il contenuto di ogni fase:“La prima fase è iniziata con la conqui-sta del potere da parte della classe ope-raia e del suo partito comunista. Essa ècaratterizzata dalle trasformazioni cheallontanano i paesi socialisti dal capitali-

smo e dai modi di produzione precapita-listi e li portano verso il comunismo. Èla fase della “costruzione del sociali-smo”. Questa fase per l’Unione Sovieti-ca è durata quasi 40 anni (1917-1956),per le democrazie popolari dell’Europaorientale e centrale circa 10 anni (1945-1956), per la Repubblica popolare cine-se meno di trent’anni (1950-1976)”. (…) Quali sono stati i principali passiin avanti? Ruolo dirigente del partitodella classe operaia e creazione di unsistema di dittatura del proletariato;mobilitazione delle masse ad assumerecompiti nella Pubblica Amministrazio-ne (organizzazioni di massa e partitocomunista); internazionalismo proleta-rio e sostegno alla rivoluzione proletariain tutto il mondo; eliminazione dellaproprietà privata delle maggiori struttu-

re produttive, eliminazione dei rapportimercantili tra le principali unità produt-tive: assegnazione dei compiti produtti-vi e delle risorse tramite il piano, distri-buzione pianificata dei prodotti tra set-tori e unità produttive; trasformazionedelle attività individuali (contadini, arti-giani, ecc.) in attività cooperative;obbligo universale di svolgere un lavorosocialmente utile (…).La seconda fase è iniziata quando irevisionisti moderni hanno conquistatola direzione del partito comunista einvertito il senso della trasformazione. Èla fase caratterizzata dal tentativo diinstaurare o restaurare gradualmente epacificamente il capitalismo. Non ven-gono più compiuti passi verso il comu-nismo. I germi di comunismo vengonosoffocati. Si dà spazio ai rapporti capita-listi ancora esistenti e si cerca di richia-mare in vita quelli scomparsi. Si riper-

corre a ritroso il cammino percorso nellaprima fase, fino alla patetica propostadella NEP fatta da Gorbaciov alla finedegli anni ottanta! Questa fase si è aper-ta per l’URSS e le democrazie popolaridell’Europa orientale e centrale grossomodo nel 1956 ed è durata fino alla finedegli anni ‘80, per la Repubblica popo-lare cinese si è aperta nel 1976 ed èancora in corso. (…) I passi indietrocompiuti nella seconda fase dei paesisocialisti sono individuabili con lo stes-so criterio usato per individuare i passiavanti compiuti nella prima fase: aboli-zione delle misure che tutelavano lanatura di classe del partito (“partito ditutto il popolo”) e del sistema politico(“Stato di tutto il popolo”) e aperturaagli esponenti delle classi privilegiate;

fine delle campagne di mobilitazionedelle masse ad assumere nuovi e piùampi compiti in campo economico, poli-tico e culturale; integrazione economica,politica e culturale dei paesi socialistinel mondo imperialista: sostituzionedella convivenza pacifica tra paesi aregimi sociali diversi e del sostegno allarivoluzione proletaria con la competizio-ne economica, politica e culturale tra ipaesi socialisti e i paesi imperialisti;introduzione dell’autonomia finanziariadelle aziende; ampliamento della pro-prietà individuale (nelle campagne, nelcommercio al dettaglio, nelle prestazionilavorative tra privati); abolizione del-l’obbligo universale di svolgere un lavo-ro socialmente utile (…).La terza fase è la fase del “tentativo direstaurazione del capitalismo a qualsiasicosto”. È la fase della restaurazione sugrande scala della proprietà privata deimezzi di produzione e dell’integrazionea qualsiasi costo nel sistema imperialistamondiale. È la fase di un nuovo scontroviolento tra le due classi e le due vie:restaurazione del capitalismo o ripresadella transizione verso il comunismo?Questa fase si è aperta per l’URSS e ledemocrazie popolari dell’Europa orien-tale e centrale grosso modo nel 1989 edè ancora in corso”.

Perchè e come sono crollati i primipaesi socialisti?Risponderemo alla domanda tornandosull’argomento anche nei prossiminumeri di Resistenza, per consentire aicompagni che hanno la bandiera rossanel cuore di liberarsi, malgrado la loroadesione alla causa del socialismo siagenuina, dell’influenza delle tesi e delleconcezioni dei denigratori del sociali-smo e dei primi paesi socialisti. Per ilmomento riteniamo utile una sintesi chediscende dall’analisi delle tre fasi deiprimi paesi socialisti: la principale causa interna dell’inversio-ne di marcia dei primi paesi socialisti èstata la debolezza della sinistra (la partepiù dedita alla causa del comunismo) delmovimento comunista che, non avendouna comprensione adeguata delle forme,delle condizioni e dei risultati della lottadi classe in corso, lasciò la direzione inmano alla destra (la nuova borghesia chesorge nei paesi socialisti);la principale causa esterna del loro crol-lo è invece la mancata rivoluzione socia-lista nei paesi imperialisti, fattore che haenormemente accresciuto le difficoltàdei primi paesi socialisti nel procedereverso il comunismo.

Le tre fasi dei primi paesi socialisti e le cause del loro crollo“Per ricavare dall’esperienza dei primi paesi socialisti gliinsegnamenti che essa contiene bisogna valutare i paesisocialisti con le categorie che sono loro proprie. Bisogna inparticolare evitare di misurare i paesi socialisti col metro diquelli capitalisti”. I primi paesi socialisti, M. Martinengo Edizioni Rapporti Sociali - 2003

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