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RASSEGNA STAMPA Sanità, welfare socio-sanitario e Terzo Settore sui quotidiani nazionali, locali e testate online 4 11 aprile 2016

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RASSEGNA STAMPA Sanità, welfare socio-sanitario e Terzo Settore

sui quotidiani nazionali, locali e testate online

4 – 11 aprile 2016

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AUTISMI E CASTEL MONTE

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Il direttore dell'Ulss 9 di Treviso, nonchè commissario delle Ulss 7 e 8della Marca trevigiana, Francesco Benazzi, su invito del presidentedell'impresa sociale cooperativa Castel Monte, GiuseppePossagnolo, ha visitato "Casa del Campo" a Cavaso del Tomba. Lanuova comunità alloggio residenziale, unica nel suo genere, cheospita persone adulte affette dalla sindrome dello spettro autistico.Referente scientifico della stessa è Lucio Moderato(psicologo/psichiatra, professore di Psicologia all'università Cattolicadi Milano e ideatore del progetto "Superability").

Il presidente della cooperativa Possagnolo, ha illustrato al direttoreBenazzi che Castel Monte è una cooperativa sociale, di tipo A) e B),ai sensi della legge 381/1991.Attiva da oltre venticinque anni nell'assistenza socio-sanitaria, sioccupa sia della gestione di strutture residenziali, sia di servizi socio-assistenziali domiciliari."Casa del Campo" è una realtà fortemente voluta dalla Castel Monte,che per attivarla ha impegnato 1.700.000 delle proprie risorseeconomiche. Ora attorno ad essa vuole costruire un "progettoautismo" che veda anche un diffuso servizio di assistenzadomiciliare, utile alle persone affette dal disturbo di autismo e alleloro famiglie.

Inoltre, tra le priorità lavorative del "progetto autismo" della CastelMonte c'è la formazione degli operatori. Per questo la cooperativa,insieme e in collaborazione con la "Fondazione Sacra Famiglia-Centro di formazione Moneta", ha organizzato nei mesi dimaggio/luglio 2016 un "Percorso formativo per operatoridell'educazione ed abilitazione di persone autistiche".

Comunicato stampa

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Francesco BenazZiafiacooperafiva• •

Cavaso1 direttore dell'Ulss 9, e commissario delleUlss 7 e 8 della Marca trevigiana, Francesco

Benazzi, su invito del Presidente dell'impresasociale cooperativa Castel Monte, dottor Giu-seppe Possagnolo, ha visitato "Casa del Cam-po" a Cavaso del Tomba. "Casa del Campo" èla nuova comunità alloggio residenziale, uni-ca nel suo genere, che ospita persone adulteaffette dalla sindrome dello spettro autistico."Casa del Campo" è stata attivata dalla CastelMonte, ed opera in collaborazione con l'Ulss 9e con quelle delle provincie di Treviso e Bellu-no, ed è in grado di ospitare 10 persone adul-te. Referente scientifico è il prof. Lucio Mode-rato (psicologo/psichiatra, professore di psi-cologia all'università Cattolica di Milano e i-deatore del progetto "Superability"). Il presi-dente della cooperativa Possagnol ha illustra-to al direttore Francesco Benazzi, la realtàdella Castel Monte, cooperativa sociale di tipoA e B, ai sensi della legge 381/1991. Attiva daoltre 25 anni nell'assistenza socio sanitaria, sioccupa sia della gestione di strutture residen-ziali, sia di servizi socio assistenziali domici-liari. "Casa del Campo" è una realtà forte-

mente voluta dalla Castel Monte, che per atti-varla ha impegnato 1.700.000 delle proprierisorse economiche. Ora attorno ad essa vuo-le costruire un "progetto autismo" che vedaanche un diffuso servizio di assistenza domi-ciliare, utile alle persone affette dal disturbo diautismo e alle loro famiglie nel loro accudi-mento giornaliero. Inoltre tra le priorità lavo-rative del "progetto autismo" della CastelMonte c'è la formazione degli operatori. Unaformazione continua di quantità e qualità. Perquesto la cooperativa, insieme con la "Fonda-zione Sacra Famiglia-Centro di formazioneMoneta", ha organizzato, per i mesi di mag-gio/luglio, un "percorso formativo per opera-tori dell'educazione ed abilitazione di personeautistiche". Sono due corsi, uno base di 32 ore,e uno di perfezionamento di 20 ore. Il presi-dente della Castel Monte Giuseppe Possagno-lo ha rilevato che "l'incontro è stato un'ulte-riore testimonianza positiva dell'importanzadella collaborazione, nell'ambito e rispettodelle singole e proprie competenze, tra il mon-do dell'impresa sociale e il pubblico nella ge-stione del welfare e della sussidiarietà sociale".

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30/3/2016

La coop sociale Castel Monte promuove un percorso formativo per operatori che assistono personeautistiche

È promosso dalla coop sociale di tipo A e B “Castel Monte” di Montebelluna, associata a Legacoop Veneto, assieme alla fondazione Sacra Famiglia onlus, e con ilpatrocinio dell’Ulss 8, il “Percorso formativo per operatori dell’educazione ed abilitazione di persone autistiche”, che si svolgerà dal 6 maggio al 2 luglio prossimi a

Fanzolo di Vedelago, in provincia di Treviso, presso villa Emo.

Obiettivo del corso, fornire a operatori educativi, sociali e sanitari, insegnanti, genitori, familiari e tutori di persone autistiche gli strumenti per promuovere un contesto educativoche favorisca l’apprendimento, lo sviluppo cognitivo, sociale, motorio, affettivo e relazionale. Direttore scientifico del corso, il professor Lucio Moderato, psicologo e

psicoterapeuta, docente di psicologia all'Università Cattolica di Milano e ideatore del progetto “Superability”.

Il percorso completo prevede 13 moduli: 8 per il corso base, della durata di 32 ore, e 5 per il corso di perfezionamento, di 20 ore. Le giornate formative si terranno il venerdì

dalle 14.30 alle 18.30 e il sabato dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00 nei giorni 6, 7, 20 e 21 maggio, 24 e 25 giugno, 1 e 2 luglio 2016.

Per le cooperative, gli enti, le fondazioni, le associazioni che iscrivono 5 partecipanti è riservata una tariffazione agevolata.

Per iscriversi è necessario scaricare il modulo di iscrizione dal sito www.castelmonteonlus.it (sezione News/eventi), oppure in allegato alla presente news, e inviarlo alla

segreteria organizzativa:

dottoressa Barbara Chiesurin, tel. 0423/302922; fax 0423/609375; mail [email protected]

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2/4/2016 nelpaese.it - BAMBINI E AUTISMO: I RIFLETTORI SUL MICROBIOTA

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BAMBINI E AUTISMO: I RIFLETTORI SUL MICROBIOTA

Salute e Ambiente

Giovedì, 31 Marzo 2016 13:40

Il 2 aprile la giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo. Secondo l'Organizzazione

Mondiale della Sanità, nel mondo almeno 1 bambino su 160 è affetto da Disturbi dello Spettro

Autistico (DSA). Nuovi studi clinici hanno dimostrato una stretta correlazione tra intestino e

cervello. Parla Susanna Esposito, presidente dell'Associazione Mondiale per le Malattie

Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid).

Il prossimo 2 aprile si celebra la nona edizione della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo,

sindrome definita dagli esperti come una combinazione tra predisposizione genetica o ereditarietà e molteplici

cause esterne, molte delle quali sconosciute.

Esistono, infatti, infinite combinazioni della sindrome del Disturbo dello Spettro Autistico (DSA) i cui sintomi, si sa,

compaiono di solito entro i primi tre anni.

Sebbene l'autismo continui, quindi, ad essere un disturbo spesso difficile da diagnosticare e su cui rimane molto

ancora da scoprire, alcuni recenti studi internazionali hanno aperto nuove interessanti prospettive che evidenziano

come un'alterazione del microbiota intestinale, cioè il patrimonio genetico dei batteri che servono al nostro

organismo per i processi vitali, strettamente correlata allo sviluppo neurocomportamentale sia un fattore

determinante nello sviluppo dei sintomi dell'autismo.

"I dati di ricerche nel modello animale, in bambini con disturbi dello spettro autistico e nei loro familiari – sottolinea

la prof.ssa Susanna Esposito, direttore dell'Unità di Pediatria ad Alta Intensità di Cura della Fondazione IRCCS Ca'

Granda, Ospedale Maggiore Policlinico dell'Università degli Studi di Milano e presidente dell'Associazione Mondiale

per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici, WAidid – hanno dimostrato che sintomi gastrointestinali e

alterazioni nel microbiota siano spesso associati a disturbi neuro-comportamentali nei pazienti affetti da autismo. Il

microbiota riveste nell´intestino importanti funzioni fisiologiche quali la maturazione del sistema immunitario, la

degradazione di macromolecole alimentari complesse, la detossicazione, la produzione e l´assorbimento di

vitamine e minerali, e influenza anche il comportamento. Il sistema immunitario ha sviluppato degli strumenti per

convivere con il microbiota, ma anche per tenerlo sotto controllo. Quando questo controllo viene meno, avviene la

disbiosi, cioè una de-regolamentazione delle comunità batteriche che non si manifesta sempre con diarrea o stipsi,

ma può portare ad altri disturbi infiammatori, in alcuni casi come chiara patologia infiammatoria gastro-intestinale

ma anche come allergie, obesità o diabete e, non ultimo, l'autismo".

La possibilità di interventi specifici per modificare la qualità del microbiota apre, quindi, la prospettiva ad una serie

di nuovi approcci terapeutici nel trattamento dei sintomi dell'autismo, tra cui l'utilizzo dei probiotici.

"Nuovi studi clinici – precisa Susanna Esposito – hanno dimostrato che i probiotici, vale a dire i batteri buoni come

quelli che sono presenti nello yogurt, possono avere un potenziale terapeutico nel disturbo dello spettro autistico.

L'idea che intervenendo sulla flora batterica si possa contribuire a migliorare i sintomi dell'autismo e dei disturbi

comportamentali rappresenta un progresso davvero straordinario e porta alla necessità di ricerche mirate".

Secondo i dati dell'Istituto Superiore di Sanità, oggi si stima che in Italia una prevalenza attendibile del disturbo sia

di circa quattro su mille bambini e che il disturbo colpisce, per ragioni ignote, i maschi 3 o 4 volte più delle femmine.

"Siamo molto felici - dichiara Fabiana Sonnino, presidente di Tutti giù per Terra Onlus – di poter assistere a continui

progressi e nuove scoperte sui Disturbi dello Spettro Autistico. In occasione della Giornata Mondiale della

Consapevolezza sull'Autismo vogliamo ribadire l'importanza di una diagnosi precoce, per poter attivare i migliori

interventi abilitativi adeguati ai bisogni di ogni persona con disturbo dello spettro autistico ed efficaci a migliorarne

la qualità della vita. E' questa anche l'occasione per rassicurare mamme e papà sottolineando ancora una volta

come, sebbene le cause dell'autismo siano in gran parte sconosciute, non esista alcuna prova scientifica che

dimostri un possibile legame tra il vaccino contro il morbillo, i vaccini in generale e il disturbo autistico".

Redazione

quotidianosanità.it

Venerdì 01 APRILE 2016

Giornata Mondiale Autismo. Il mondo si tingedi blu. In Italia 100mila casi diagnosticati

Domani si celebra la nona Giornata internazionale. Da New York a Rio deJaneiro molti saranno i monumento che si coloreranno di blu, il colore sceltodall’Onu per l’autismo. In Italia, ad iniziare dalla facciata di PalazzoMontecitorio, saranno tante le piazze ed monumenti a tingersi. Dal 28 marzoal 6 aprile con un SMS Solidale al 45507. VIDEO – LISTA EVENTI

Il 2 aprile, in occasione della IX Giornata Mondiale della Consapevolezza sull'Autismo, alcuni deimonumenti più importanti del mondo – come l’Empire State Building di New York e il Cristo Redentore diRio de Janeiro - si tingeranno di blu, il colore scelto dall’ONU per l'autismo, per ricordare che tuttipossiamo contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone affette da sindrome dello spettroautistico e delle loro famiglie, sostenere la ricerca scientifica, che permetta di individuare sempre piùprecocemente questo disturbo fin dai primissimi mesi di vita e di scoprire nuovi efficaci interventi percurarlo. Le inziative. In Italia, ad iniziare dalla facciata di Palazzo Montecitorio, saranno tante le piazze edmonumenti, grazie alla collaborazione di ANCI - Associazione Nazionale Comuni Italiani, che siillumineranno o avranno un segno blu. Nelle piazze i tanti volontari racconteranno il quotidiano, il sensodi solitudine, talvolta, di isolamento, che le famiglie di una persona con sindrome dello spettro autisticoavvertono. Il video della FIA sarà trasmesso sui Totem dell’ENAC – Ente Nazionale per l’Aviazione Civile presentinegli aeroporti nazionali e diffuso attraverso i canali informativi di Assaeroporti e degli aeroporti diAlghero, Bergamo, Catania, Cagliari, Firenze, Lamezia Terme, Napoli, Olbia, Pescara, Pisa, Roma eTrieste. La giornata sarà anche caratterizzata dall'incontro delle più importanti cariche dello Stato con alcunerealtà che si occupano di autismo in Italia. Per un panorama più completo delle manifestazioniorganizzate nelle diverse città italiane: www.fondazione-autismo.it La RAI - Radio Televisione Italiana, grazie al Segretariato Sociale, dedicherà un ampio spazio a questatematica su tutte le sue reti. Il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca è promotore di unconcorso rivolto ai singoli studenti, gruppi o classi delle scuole di ogni ordine e grado, che promuove laconsapevolezza e la conoscenza della sindrome dello spettro autistico e favorisce l'inclusione scolasticadelle persone con questo disturbo. Dal 28 marzo al 6 aprile con un SMS Solidale al 45507 è possibile sfidare l'autismo donando 2 Euro dacellulari personali TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile, CoopVoce e Tiscali oppure allo stesso numeroda telefono fisso con 2 Euro con Vodafone e TWT e 2 o 5 Euro da TIM, Infostrada, Fastweb e Tiscali. I 'pochi' numeri sull'autismo. Dalle ultime stime degli Stati Uniti un bambino su 88 soffre di sindromedello spettro autistico, un dato cresciuto di 10 volte negli ultimi 40 anni. Il numero dei maschi conautismo è di 4-5 volte superiore a quello delle femmine. In Italia (fonte: Società italiana dineuropsichiatria dell'infazia e dell'adolescenza) circa 100 mila bambini e adolescenti hanno ricevuto unadiagnosi di autismo: un bambino su 100, con una frequenza 4 volte più alta fra i maschi. I farmaci

specifici contro questo disturbo non esistono, mentre ve ne sono pochi che danno modesti risultati esoltanto per alcune manifestazioni associate all'autismo. La sindrome dello spettro autistico è passato da essere un disturbo gravemente invalidante, in cui solo il25% delle persone diagnosticate arrivava a sviluppare comunicazione verbale negli anni 80, al circa75% dei soggetti diagnosticati, di oggi, in grado di sviluppare comunicazione verbale con unconseguente cambiamento di sviluppo ed una riduzione della disabilità nell'arco vita. In meno di 70 anni,dalla classificazione del disturbo, l'impatto sulle persone con ASD in termini di miglioramento dellaqualità di vita è stato notevole. La sindrome dello spettro autistico è caratterizzata da deficit nella interazione, nella comunicazionesociale e da comportamenti ripetitivi e interessi ristretti. All’autismo si aggiungono spesso comportamentiproblematici, talvolta intollerabili, quali l’aggressività immotivata verso di sé o verso gli altri. Oggi, liberatoil campo dalle false ipotesi che colpevolizzavano i genitori o le persone con autismo, si pensa che perdare un chiarimento sulle cause dell’autismo sia necessario ricorrere allo studio delle interazioni frafattori genetici ed i fattori biologici e chimici esterni. Recentemente è iniziata una ricerca internazionale,che ha l'obiettivo di individuare alcune malattie rare non ancora note e di poter diagnosticare quellenote che non hanno una diagnosi effettiva. Si auspica che tale ricerca individui anche alcune cause chedeterminano la sindrome dello spettro autistico.

Spot campagna #s�dAutismo 2016

quotidianosanità.it

Venerdì 01 APRILE 2016

Veneto. Autismo: anagrafe dei servizi, tavolodi monitoraggio e lavoro di rete. Ecco cosa fala Regione

“C’è un grande lavoro di sensibilizzazione e di ascolto da fare con le famiglie,gli esperti, i medici, gli operatori sociali, gli insegnanti, il mondo delvolontariato. Perché l’autismo è una sfida ancora in parte misteriosa e vaaffrontata con lavoro di squadra e risposte flessibili". Così l'assessore alsociale, Manuela Lanzarin, ha testimoniato l'attenzione della Regione versole persone affette da disturbi dello spettro autistico.

“C’è un grande lavoro di sensibilizzazione e di ascolto da fare con le famiglie, gli esperti, i medici, glioperatori sociali, gli insegnanti, il mondo del volontariato. Perché l’autismo è una sfida ancora in partemisteriosa, ma sempre più presente nella nostra popolazione, e va affrontata con lavoro di squadra erisposte flessibili. I dati statistici ci dicono che i disturbi dello spettro autistico sono 3-4 volte più frequentirispetto a trent’anni fa”. L’assessore al sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, ha scelto ilconvegno “In rete pro autismo”, organizzato alla Gran Guardia di Verona dall’Azienda universitariaintegrata e dalle associazioni delle famiglie, alla vigilia della Giornata mondiale di consapevolezzasull’autismo, per testimoniare l’attenzione della Regione Veneto alle persone affette da disturbi dellospettro autistico e annunciare i prossimi interventi in materia di programmazione dei servizi. “Giovedì 14 aprile convocherò il tavolo tecnico regionale sull’autismo – ha confermato l’assessore – permonitorare l’applicazione delle linee guida regionali varate a fine 2012 e riprendere il lavoro divalutazione comparata sullo stato dei servizi per bambini, adolescenti e adulti affetti da questo tipo didisturbi”. Il tavolo, al quale siedono rappresentanti della Regione (area servizi sociali e tutela della salutementale), direttori sociali delle Ulss, esperti delle sindromi autistiche e rappresentanti delle associazionidei familiari, dovrà monitorare il funzionamento della rete territoriale, dai pediatri di base ai teammultidisciplinari per l’età evolutiva e adulta, ai servizi residenziali e semiresidenziali, e dà indicazionisull’applicazione delle linee guida con l’obiettivo di individuare e promuovere i migliori metodi ditrattamento psicoeducativo e pratiche condivise di integrazione tra servizi. “Vogliamo predisporre una vera e propria anagrafe dei servizi e delle esperienze nei diversi territori – haprecisato l’assessore – per offrire alle famiglie e alle persone affette dai disturbi dello spettro autisticotutte le opportunità di diagnosi, trattamento e percorso educativo-assistenziale. Dallo scorso anno idisturbi dello spettro autistico sono compresi nei livelli essenziali di assistenza garantiti dal serviziosanitario nazionale, ma le sindromi dell’autismo sono diverse tra loro, presentano diversi gradi dicomplessità e impongono una fortissima integrazione tra cure sanitarie e interventi sociali. Le famigliehanno bisogno di sostegno, accompagnamento, educatori professionali specializzati, strettacollaborazione con la scuola e il territorio. Attorno ai 1800 ragazzi veneti con diagnosi accertata diautismo, ai bambini che stanno manifestando i primi sintomi di possibili sindromi autistiche, e agli adultiche convivono con questa forma di disabilità intellettiva, va costruita una rete di professionisticompetenti e di ambienti accoglienti che possano scalfire il muro di silenzio e di incomunicabilità che liimprigiona e sostenere le famiglie nel loro difficile compito”.

“I numeri dell’autismo appaiono in crescita costante – ha sottolineato l’assessore – e impegnano ilsistema sanitario e sociale a investire di più in prevenzione, ricerca, interventi educativi e rieducativi,sostegno alle famiglie, percorsi di vita indipendente per gli adulti e per quanti non hanno più unafamiglia di riferimento. La Giunta intende valutare con grande attenzione anche la richiesta di attivare uncentro regionale di riferimento per la ricerca e lo studio sull’autismo, ponendosi nel ruolo di catalizzatoredi risorse pubbliche e private attorno a progetti specifici di interscambio europeo. La Regione Venetovuole essere in prima fila, insieme al mondo associativo, per offrire una risposta di cura eaccompagnamento ai disabili autistici e alle loro famiglie”.

quotidianosanità.it

Venerdì 01 APRILE 2016

Disabilità. Due ospedali su tre senza percorsiprioritari e il 78% non è attrezzato per ladisabilità mentale, motoria e sensoriale

Presentati i numeri della prima Indagine nazionale sui percorsi ospedalieriper le persone con disabilità Cronico divario tra Nord e Sud Italianell’applicazione del diritto alla cura. “Troppe le barriere materiali eculturali che negano l’accoglienza. Oltre il 78% degli ospedali non prevedespazi adatti di assistenza per le persone con disabilità intellettiva, motoria esensoriale”. L’INDAGINE

“L’ospedale non è un posto per disabili: in Italia quasi due strutture sanitarie su tre non hanno unpercorso prioritario per i pazienti con disabilità che devono fruire di prestazioni ospedaliere e oltre il 78%degli ospedali non prevede spazi adatti di assistenza per le persone con disabilità intellettiva, motoria esensoriale. In sostanza, l’attesa al pronto soccorso, un esame invasivo per diagnosticare una malattia, ladegenza in reparto, situazioni che rappresentano disagi per qualsiasi paziente, si trasformano in un veroe proprio ostacolo per chi vive in una condizione di fragilità. Sono le cosiddette “barrieresanitarie”. Barriere che rischiano di essere insormontabili soprattutto negli ospedali del Mezzogiorno esono la prova di un ennesimo divario tra Nord e Sud della nostra penisola: basti pensare che perpersone con disabilità cognitiva sono previsti percorsi sanitari nel 29% degli ambulatori e dei reparti delNord Italia contro il 6,5% di quelli del Sud”. E’ quanto emerge dall’Indagine conoscitiva sui percorsi ospedalieri per le persone con disabilità,realizzata dalla onlus Spes contra spem, in partenariato con l’Osservatorio Nazionale sulla Salutenelle Regioni Italiane dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in collaborazione conla Fondazione Ariel e con il contributo di Fondazione Umana Mente del Gruppo Allianz.

L’indagine, la prima in Italia che cerca di far luce, in modo sistematico, sulla disparità dei trattamentisanitari tra persone con e senza disabilità, è stata presentata oggi, presso l’Istituto Superiore di Sanità,da Luigi Vittorio Berliri, presidente di ‘Spes Contra Spem’, Walter Ricciardi presidente dell’IstitutoSuperiore di Sanità e direttore dell’Osservatorio, Alessandro Solipaca, segretario scientifico del’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane e Nicola Panocchia, coordinatore scientificoProgetto “Carta dei diritti delle Persone con disabilità in Ospedale” di Spes contro spem.Sono intervenuti tra gli altri: Silvia Dodero, Esperta Comitato Interministeriale per i DirittiUmani, Vincenzo Falabella, Presidente della FISH (Federazione Italiana SuperamentoHandicap), Carlo Francescutti, Coordinatore comitato tecnico scientifico “Osservatorio Nazionale sullacondizione delle persone con disabilità” presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, FilippoGhelma, Dirigente Medico Responsabile U.S.D. DAMA (Disabled Advanced Medical Assistance)Ospedale San Paolo di Milano, Teresa Di Fiandra, Dirigente del Ministero della Salute, AdeleL’imperio, sorella di una persona con disabilità, Antonio Malafarina Presidente onorario dellaFondazione Mantovani Castorina ,Rita Visini, Assessore Politiche sociali, Sport e Sicurezza RegioneLazio. A moderare la tavola rotonda “Diritti uguali per tutti significa risposte diverse per ciascuno” ilgiornalista Marco Piazza. In Italia le persone disabili si recano in ospedale il doppio delle volte rispetto a quelle senza disabilità,

ma i nosocomi italiani, tranne iniziative isolate, ancora non prevedono percorsi di cura personalizzati.

Infatti, i principali obiettivi dell’Indagine - che prende le mosse dalla “Carta dei Diritti delle Persone conDisabilità in Ospedale” - sono: sensibilizzare la politica della sanità sulle problematiche relative alricovero ospedaliero delle persone con disabilità e descrivere la situazione attuale delle strutturerispetto ai criteri, previsti dalla Carta, di accessibilità, personalizzazione e coordinamento dei percorsisanitari. I RISULTATI DELL’INDAGINE.Nella ricerca vengono raccolte e analizzate le risposte ad un questionario inviato via web ad uncampione di 814 strutture ospedaliere (ASL, Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari, IRCCS - Istitutidi Ricerca e Cura a carattere Scientifico) individuate su tutto il territorio italiano, tra gennaio e settembre2014. Dieci domande a risposta chiusa sulla presenza di misure, presidi,percorsi clinicoassistenziali e figure professionali per verificare le modalità di accesso e di cura delle persone condiverse tipologie di disabilità.

FLUSSO PRIORITARIO. Solo in poco più di un terzo delle strutture (36%) è previsto un percorsoprioritario per i pazienti con disabilità che devono fruire di prestazioni ospedaliere. La percentuale piùelevata di strutture con un flusso prioritario si riscontra nelle regioni del Centro (45,5%), quella piùbassa nel Mezzogiorno (19,4%).

PUNTO UNICO DI ACCOGLIENZA. Solo il 16,8% delle strutture ha un punto unico di accoglienza per lepersone con disabilità. Il punto unico di accoglienza è presente nel 20,9% delle strutture del Nord,mentre tale quota non raggiunge il 13% degli ospedali del Centro-Sud ed Isole.

MAPPE A RILIEVO PERCORSI TATTILI. Nessuna struttura ha mappe a rilievo per persone non vedenti,mentre solo il 10,6% è dotato di percorsi tattili. I percorsi tattili sono assenti negli ospedalimonitorati nelle regioni del Mezzogiorno, mentre sono presenti in circa il 13% di quelli del Centro-Nord.

DISPLAY LUMINOSI per le persone con deficit uditivo. Sono presenti nel 57,8% degli ospedali. Lapercentuale scende al 45,2% in quelli del Mezzogiorno.

LOCALI E/O PERCORSI AD HOC Solo il 12,4% dei Pronto Soccorso - e nessuno nell’Italia Meridionale -ha locali o percorsi adattiper visitare pazienti con disabilità intellettiva.

La percentuale sale, invece, se consideriamo gli ambulatori e i reparti: qui i percorsi clinico assistenzialie locali dedicati per visitare e assistere persone con disabilità intellettiva/cognitiva sono presenti nel21,7% delle strutture che hanno risposto all’indagine. Anche in questo caso si evidenzia una forteforbice nord sud (29% contro 6.5%).

Migliora, invece, la situazione per quanto riguarda la presenza della figura del case manager (previstanel 61,5% delle strutture); e la grandissima maggioranza degli ospedali (95,7%) ha risposto diconsentire la permanenza, oltre l’orario previsto per le visite, del caregiver della persona con disabilità.Buone notizie anche sul fronte degli incontri tra la governance dell’ospedale e le rappresentanze delleassociazioni familiari delle persone con disabilità.

“Paradossalmente in ospedale una persona con disabilità rischia di diventare disabile due volte, perchéper avere diritti uguali a tutti gli altri ha bisogno di risposte diverse. - afferma Luigi Vittorio Berliri,Presidente di Spes contra spem -Prendersi cura di una persona significa riconoscere che davanti houna Persona, con la sua dignità. È solo “diversa” non più complicata di altre”.

“Due strutture sanitarie su tre sono impreparate ad accogliere persone con disabilità. E' un dato, quellofornito da questo studio, che deve farci riflettere sull'importanza di insistere nella costruzione di unsistema che punti alla centralità della persona nei servizi di cura e assistenza - afferma WalterRicciardi, Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità - Siamo perciò lieti di ospitare questa primaindagine nazionale che può diventare senz'altro un punto di partenza per censire non solo la qualitàdell'offerta di cura ma anche il suo livello di umanizzazione.”

quotidianosanità.it

Sabato 02 APRILE 2016

Autismo. D’Ambrosio Lettieri (CoR): “Oraattuare la legge”

E’ quanto si deve fare per evitare che la Giornata mondiale si traduca “nellapura e semplice autocelebrazione delle cose fatte”. “E’ certamente una buonanotizia l’ipotesi che arriva dal Ministero della Salute di aumentare il Fondonazionale di 50 milioni per coprire i Livelli essenziali di assistenza-Learelativi all'autismo, ma occorre capire come saranno distribuiti, a cosasaranno destinati”.

“Perché la Giornata nazionale di consapevolezza dell’Autismo non si trasformi nella pura e sempliceautocelebrazione delle cose fatte, occorre che tutti i livelli decisionali, dal Governo al Parlamento alleRegioni, lavorino ad un piano operativo che renda possibile l’attuazione concreta del piano nazionaleapprovato lo scorso anno, che era solo un punto di partenza. Come ci dimostrano i dati che abbiamorilevato anche grazie all’indagine conoscitiva sul sistema sanitario nazionale realizzata in CommissioneSanità del Senato, non basta che una patologia sia inserita nei Lea perché le prestazioni sanitarie sianoeffettivamente garantite. Su questo fronte è certamente una buona notizia l’ipotesi che arriva dal Ministero della Salute diaumentare il Fondo nazionale di 50 milioni per coprire i Livelli essenziali di assistenza-Lea relativiall'autismo, ma occorre capire come saranno distribuiti, a cosa saranno destinati e quali sono imeccanismi che saranno messi in campo per evitare che una legge doverosa per le 500mila famiglie alleprese con una patologia difficile come l’autismo, resti quella delle buone intenzioni considerato che i fattisi fanno con le risorse professionali adeguate che assistano le famiglie coinvolte – e dunque sarebbeutile confrontarsi sullo sblocco dei vincoli al contenimento della spesa sul personale – e con fondi adhoc per la ricerca. Diagnosi precoce, formazione, abilitazione-riabilitazione, informazione per promuovere buone prassi infamiglia, nei vari contesti sociali e l’inclusione nel mondo del lavoro, supporto alla ricerca, personalespecializzato: questi sono i punti su cui mi sento di investire anche il governo regionale pugliese chequalche giorno fa ha approvato il regolamento che sovrintende alla predisposizione della retemultidisciplinare di assistenza per le persone autistiche che, lo ricordo, sono soprattutto bambini (inPuglia 2431, circa 100mila in Italia). La crisi economica e le restrizioni alla sanità pubblica stanno pregiudicando le condizioni di accesso aiservizi sanitari, soprattutto fra le categorie più deboli e nelle regioni più in difficoltà, aggravando le giàimportanti diseguaglianze sociali e territoriali esistenti nel Paese. Allora, perché non si riveli uno scatolone vuoto, questa legge deve contribuire davvero a migliorare laprevenzione, la diagnosi, l’assistenza e la qualità della vita dei pazienti affetti dai disturbi dello spettroautistico, a riconoscerne esplicitamente gli effetti invalidanti e a incentivare la ricerca, promuovendoanche la conoscenza di una malattia attorno alla quale girano ancora molti pregiudizi. Dunque,l’impegno comune prosegua in questa direzione”. Lo dichiara in una nota il sen. Luigi d’Ambrosio Lettieri (CoR), componente Commissione Sanità delSenato.

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RIFORMA TERZO SETTORE, IL COMMENTO DI RETI E ASSOCIAZIONI

Venerdì, 01 Aprile 2016 10:25

C'è chi parla di una "svolta epocale"; chi di "un testo complessivamente buono, anche se rimangono alcune zone

d'ombra" e chi, infine, di "un atto di fiducia verso i giovani". Il giorno dopo l'approvazione al Senato del ddl di riforma

del Terzo settore sono tante le voci che si alzano dal mondo delle associazioni e della politica, e che esprimono

soddisfazione, pur con qualche riserva. Il testo, che ha avuto il via libera ieri, disciplina sia l'impresa sociale che il

servizio civile universale.

Per Pietro Barbieri portavoce Forum sulla riforma del Terzo settore è "molto buono l'articolo sull'impresa sociale ed

il complesso lavoro di sistematizzazione e riordino di tutto il quadro normativo che ha caratterizzato per trent'anni il

nostro mondo". "In un testo complessivamente positivo, certamente rimangono alcune zone d'ombra e qualche

dubbio – aggiunge - che però confidiamo di fugare durante la fase di redazione – auspicando tempi rapidi per il

nuovo passaggio del ddl alla Camera dei Deputati –dei decreti legislativi, momento decisivo per delineare lo

schema normativo effettivo in cui gli Enti di Terzo Settore dovranno operare, e nel cui iter chiediamo, come

rappresentanti dei destinatari delle norme, di poter essere ancora coinvolti e ascoltati."

La Cnesc (Conferenza nazionale enti di servizio civile) parla di "un atto di fiducia verso i giovani". "Il testo colloca

finalmente il Servizio Civile Universale nell'alveo costituzionale del diritto dovere di promuovere la pace con modalità

civili e non armate e a questo riconduce gli altri riferimenti alla Costituzione, che fissa il diritto dei giovani, italiani e

stranieri residenti in Italia di vivere questa esperienza, che potenzia il servizio civile all'estero in direzione anche di

un servizio civile europeo, che stabilisce una governance statale dopo i conflitti e le duplicazioni causate dal decreto

legislativo 77 del 2002, che apre la strada ad una sburocratizzazione e semplificazione per le organizzazioni

accreditate di partecipare al Servizio Civile Universale – sottolinea l'organizzazione -. Restano incognite sia sul

finanziamento (a cominciare dal 2017) che sulle concrete modalità di salvaguardare la funzione educativa e

formativa con i giovani e di costruzione di un partenariato con le organizzazioni accreditate, a cominciare da quelle

del Terzo Settore". Anche Cnesc auspica, inoltre, che dopo lunghi mesi di stallo, l'iter parlamentare si concluda con

la terza e definitiva lettura alla Camera e che già prima dell'estate possano iniziare i lavori per il decreti delegati.

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Sulla stessa scia anche il Csvnet. "Con questa riforma i Centri di servizio diventano riferimento per il volontariato di

tutto il Terzo settore", sottolinea il presidente Stefano Tabò. Il testo, spiega, "non limita più le funzioni dei Centri di

servizio alle sole organizzazioni di volontariato definite dalle legge 266 del 1991, ma afferma che i CSV sono

finalizzati a fornire supporto tecnico, formativo e informativo per promuovere e rafforzare la presenza e il ruolo dei

volontari nei diversi enti del Terzo settore. È un'evoluzione importante – sottolinea – alla quale il legislatore fa

corrispondere l'altra grande novità, ovvero il 'il principio della porta aperta': tutte le organizzazioni del Terzo settore

potranno concorrere alla conduzione dei Csv, la cuigovernance dovrà comunque rimanere in capo alle

organizzazioni di volontariato, che devono rappresentarne la maggioranza, attraverso una gestione democratica

partecipata e radicata territorialmente".

Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà confcooperative parla di una "svolta epocale per il settore. Ora –

chiede - scatti countdown per il varo definitivo perché il paese ha bisogno di nuove energie sociali. Secondo Guerini,

infatti, la riforma sarà in grado di non tradire le attese "se creerà le condizioni per generare innovazione e sviluppo

sociale soprattutto attraverso la possibilità di rispondere ai tanti bisogni insoddisfatti nel settore del welfare, e la

creazione di nuove opportunità occupazionali, grazie alle nuove previsioni sulle imprese sociali, in particolare per i

giovani». "L'allargamento dei settori per le imprese sociali, la possibilità di attrarre capitali e finanziamenti "pazienti"

(con basso rendimento e a lungo termine) per nuovi servizi, la semplificazione e la chiarezza delle procedure per

acquisire la qualifica sono novità importanti – continua Guerini – che devono trovare nei decreti legislativi gli

strumenti più idonei per avviare una nuova fase. Dalla riforma – conclude - ci aspettiamo l'avvio di una stagione

nuova in cui i cittadini abbiano l'opportunità per auto-organizzarsi e rispondere ai propri bisogni partecipando

attivamente".

Redazione (Fonte: Redattore Sociale)

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MESSINA. Tra le migliaia di bandiere colorate ce n’è una gialla di un gruppo di ragazzi ar-gentini con la firma di Papa Francesco. Mime-tizzata tra le decine di familiari di vittime che gli fanno corona dietro il palco, c’è una donna coraggiosa che ha deciso di aiutare il baby kil-ler delle cosche che le ha ucciso il figlio. Don Luigi Ciotti ha appena finito la sua appassio-nata orazione dal palco che domina Piazza Duomo e dice: «Questa è la nostra forza, centi-naia di migliaia di persone, oggi mi dicono 350.000 in tutte le piazze d’Italia, che hanno deciso di mettere la faccia in questa battaglia e Francesco idealmente con noi con la sua fir-ma sulla bandiera di Libera. La nostra forza è la forza di questa madre, che è andata oltre il dolore della perdita del suo unico figlio e, in-sieme al marito, ha deciso di lavorare per sal-vare quell’altro ragazzo che glielo ha ucciso».

Don Luigi, che cosa significano queste 350.000 persone in piazza in un Paese do-ve ogni giorno magistratura e forze dell’or-dine arrestano mafiosi, tangentisti, cor-rotti?«Significano il grido forte che si alza da un

Paese dominato da mafia e corruzione, paras-siti di un sistema che si autoalimenta e che co-stringe milioni di persone a vivere sotto la so-glia di povertà. Ma voglio anche dire che, se dopo tanti anni siamo ancora qui a parlare della potenza della mafia, vuol dire che il pro-cesso di liberazione non è ancora terminato e c’è da fare un grande lavoro di mobilitazione delle coscienze perché nessuno si rassegni agli abusi di potere, alla corruzione, all’eva-sione fiscale. Anche perché è un momento in cui ci sono alcune cose che mi preoccupano».

Cosa la preoccupa particolarmente?«La corruzione nel nostro Paese è molto for-

te. La crisi economica ha fatto sì che anche la massoneria abbia ripreso potere, dove ci so-no capitali da investire e lobby che diventano protagoniste di processi finanziari. Faccio mio l’allarme del procuratore della Corte dei Conti e dico che di fronte a tutto questo non sono possibili ambiguità. Per questo auspico che il Parlamento mantenga gli impegni pre-si su alcuni argomenti che ci stanno molto a cuore, dalla riforma della legge che regola la gestione dei beni confiscati alla legge in favo-re delle vittime innocenti, e sottolineo inno-centi, delle mafie fino alla legge che istituisce il 21 marzo la Giornata in ricordo delle vitti-me di tutte le mafie. Che, lo ricordo, sono i 900 nomi che sono risuonati oggi, uno per

uno, in tutte le piazze d’Italia ma anche in al-cune carceri e la notte scorsa persino a Città del Messico».

È preoccupato anche dalle crepe nel fronte antimafia? «Bisogna stare molto attenti. Qui si rischia

di fare la guerra all’antimafia invece che alla mafia. Per quel che riguarda Libera dalle ac-cuse documentate ci difendiamo, su quelle generiche possiamo discutere, alle diffama-zioni risponderemo in tribunale».

Oggi ha avuto parole molto dure sull’accor-do tra l’Europa e la Turchia sui migranti.«Un accordo umiliante, frutto dell’ipocrita

distinzione tra profugo di guerra e migrante economico, come se la guerra non fosse frut-to di interessi economici o non avesse conse-guenze economiche».

È vero che ha intenzione di cambiare no-me a Libera?«Assolutamente no. Tutt’al più potremmo

aggiungere qualcosa al sottotitolo. Non più solo “contro” le mafie ma anche “per” qualco-sa. Qualcosa che dica no all’inganno della me-moria di circostanza e che indichi l’impegno a realizzare gli ideali per cui le vittime delle mafie sono vissuti. Per non dimenticare mai che sono tutti morti per la democrazia, per la libertà di tutti noi».

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TORINO. Trentamila a Messina, scelta per la manifestazione principa-le. Ma anche diecimila a Torino, quindicimila ad Aversa, quarantami-la a Napoli, ottomila a Reggio Emilia. Manifestazioni in tutte le città d’Italia, da Roma a Firenze, da Imperia a Cagliari. Con lo slogan “Ponti di memoria e luoghi di impegno”, Libera e l’associazione Avviso pub-blico hanno portato in piazza 350mila persone nella giornata della memoria per le vittime innocenti delle mafie. Un’occasione per non di-menticare: alle 11 in punto, dai palchi di tutta Italia, è iniziata la lettu-ra dei 900 nomi degli italiani uccisi dalle organizzazioni mafiose. Una lettura in cui si sono succeduti sindaci, assessori, magistrati, agenti, artisti e tantissimi studenti.

«Per troppo tempo — ha ricordato a Torino l’ex procuratore Gian-carlo Caselli — si è ritenuto che le mafie fossero relegate in una sola parte del Paese. Proprio in questa città, con l’assassinio del procurato-

re capo Bruno Caccia da parte della n’drangheta ci siamo dovuti accor-gere, già negli anni ‘80, che le mafie sono radicate anche al Nord». Al corteo di Torino ha partecipato anche la figlia del procuratore ucciso, Cristina. Al dibattito tra i magistrati e gli inquirenti piemontesi pro-mosso da Libera era presente l’attuale procuratore, Antonio Spataro: «È necessario — ha detto — diffondere nella società una conoscenza più approfondita delle organizzazioni mafiose e della loro cultura per meglio combatterla». «Le organizzazioni criminali hanno cambiato strategia — ha detto a Messina Rosy Bindi, presidente della Commis-sione antimafia — uccidono meno, ma sono più capaci di dissimulare la loro illegalità nel mondo legale».

La giornata contro le mafie è servita anche a portare in piazza le 1.600 associazioni che aderiscono a Libera, l’organizzazione fondata da don Ciotti che si preoccupa di riutilizzare i beni confiscati in tutta Italia ai boss delle organizzazioni criminali. Un’occasione per dare vi-sibilità alle decine di migliaia di volontari che quotidianamente lavo-

rano, incuranti del rischio di vendette da parte di chi si è visto sottrar-re i beni acquistati con i denari ottenuti dai traffici illeciti. «Una delle conseguenze della legge sulla possibilità di riutilizzare i beni confisca-ti — ha ricordato Caselli nel dibattito di Torino — è stata quella di to-gliere ai mafiosi l’argomento di propaganda che almeno la mafia dà la-voro, mentre lo Stato confisca le terre e impedisce che vengano lavora-te. Oggi, invece, associazioni come Libera permettono di lavorare quelle terre e rappresentano un segno di speranza, la dimostrazione che cambiare si può». «Ora — è stato ricordato dal palco di Messina — è necessario un passo ulteriore: l’approvazione al Senato della legge che confisca i beni anche a chi è riconosciuto colpevole di corruzione». La giornata è stata anche una risposta indiretta alle polemiche degli ultimi mesi, nate da un dissidio all’interno dell’associzione siciliana: «Il fine di Libera non è Libera, ma l’impegno per il bene comune», ha ammonito don Ciotti chiudendo il suo intervento a Messina.

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La sfidaDa Messina a Bolzano grandemobilitazione per ricordare i 900nomi delle persone uccise dallacriminalità organizzata. Mogli efigli che stringono in mano la fotodei loro cari. Don Luigi Ciotti,presidente di Libera: «Siamo quiancora una volta per dire che é ilnoi che vince».

«Parole per ingannare, per non dire, per uccidere tra-dendo la funzione delle parole che è unire». É partitada questo la riflessione di monsignor Antonino Ra-spanti, vescovo di Acireale e amministratore aposto-lico di Messina nel corso della Veglia interconfessio-nale di domenica sera che ha anticipato la Giornatadella memoria anche con la lettura dei 900 nomi del-le vittime innocenti di mafia.«Solo con la parola – ha sottolineato – possiamo entra-re nel cuore dell’altro. Ma spesso la parola è usata come

una bomba per annientare l’altro, per sopprimere la suaesistenza». Poi il vescovo Raspanti si è rivolto alla ma-dre di una vittima che aveva denunciato di non aver a-vuto giustizia. «Non so se noi uomini saremo mai capa-ci di trovare verità, ma quello che lei ci ha detto è un ini-zio di verità e giustizia. Libera il cuore e rinnova le paro-le di Gesù coi due ladroni». Parole, dunque, per fare me-moria. «Quei nomi sono parola e ci hanno ricordato "spet-tacolo", ma grazie al fatto che siamo qui ce ne andiamoripensando, battendoci il petto, per non farli cadere nel-l’oblio, che è il traditore della parola». E allora deve es-sere preso un impegno perché «parlare non salva le vit-time ma apre alla speranza, al futuro e ci unisce».

(A.M.M.)

Il vescovo «Solo la parola che unisceci lascia entrare nel cuore dell’altro»

PIETRO GRASSOPresto la Giornata per legge

«Un giorno di memoria, 365d'impegno. Un numero enorme, chefa rabbrividire» scrive su Facebook ilpresidente del Senato, Pietro Grassoche ricorda, uno ad uno, i nomi dellevittime delle mafie. «Spero presto cheil Parlamento completi l'iter diapprovazione del ddl che istituirà il 21marzo come Giornata della memoriadelle vittime»

ROSY BINDICosche, cambio di strategia

«La mafia ha cambiato strategia,uccide meno, ma è più capace dipenetrare dissimulando la sua illegalitàdentro il mondo legale» ha detto ilpresidente della Commissioneantimafia, Rosy Bindi. «In questomodo aggredisce la vita sociale – haaggiunto – ed è fonte principale didiseguaglianza e cattiva crescita eocme tale va combattuta».

ANTONIO MARIA MIRAINVIATO A MESSINA

Messina sono stati circa 50mila asfilare per le vie e le piazze per laXXI Giornata della memoria e del-

l’impegno in ricordo delle vittime inno-centi delle mafie promosso da Libera eAvviso pubblico. Ma almeno altre 350mi-la in duemila località del Paese hanno par-tecipato a iniziative nel corso delle qualié stato letto l’elenco di 900 vittime inno-centi di tutte le mafie. Coinvolte scuole,parrocchie, associazioni, fabbriche e per-fino carceri dove alcuni detenuti hannochiesto di poter leggere quei nomi. Unascelta sintetizzata nello slogan della Gior-nata: "Ponti di memoria, luoghi di impe-gno". Qui a Messina ad aprire il corteopiù di 500 familiari delle vittime prove-nienti da varie regioni ma anche da Mes-sico, Argentina e Tunisia, perché la vio-lenza mafiosa non ha confini. In mezzo atante mamme e papà, mogli e figli chestringono in mano le foto dei loro cari,don Luigi Ciotti, pre-sidente di Libera. «Sia-mo qui ancora unavolta per dire che é ilnoi che vince». E difronte alle recenti ac-cuse a Libera replicafermo: «Non ci saràfango, diffamazione ocalunnia che ferme-ranno il nostro impe-gno». Dietro i familia-ri decine di gonfalonie di sindaci con la fa-scia tricolore, la buonapolitica, la migliore ar-ma contro mafia ecorruzione. E poi illungo serpentone colorato di associazio-ni e scuole, nel quale spicca l’azzurro de-gli scout dell’Agesci. Ci sono anche alcu-ni ragazzi della giustizia minorile che donLuigi ha incontrato sabato. Uno di loro,coinvolto in un gruppo mafioso, raccon-ta il suo percorso di cambiamento, frut-to degli incontri proprio con alcuni fa-miliari delle vittime. Il ragazzo ha ascol-tato le loro storie, ha visto i luoghi dei de-litti e ora spiega la sua scoperta: «Ma que-sti ai quali credevamo, allora non sonouomini d’onore!». Davvero la testimo-nianza può vincere le mafie quando lamemoria si fa impegno. «Noi – dice Vi-viana Matrangola, figlia di Renata Fonte,assessore di Nardò uccisa nel 1984 – rap-presentiamo quell’Italia che non sta aguardare, che si sporca le mani». «Quan-do perdi qualcuno – spiega Stefania Gras-so, figlia di Vincenzo, imprenditore di Lo-cri ucciso nel 1989 – é come una buca.Puoi metterci le transenne o riempirla di

Aamore e di impegno. Quello che ho tro-vato in tutti voi. Non ci potrò cadere per-ché siamo insieme». É quello che rac-contano nell’incontro dei familiari che hapreceduto la marcia. Un corteo lungo,molto più del previsto, abbracciato dallacittà. Con segni molto forti. Come quelloche compare sul campanile della parroc-chia di S. Maria del Carmine. Un grandestriscione con la scritta "Sì al Vangelo noalla mafia". E mentre passa il corteo lecampane suonano. La piazza del Duomoche non riesce a contenere così tanta gen-te. Dal palco il presidente di Avviso pub-blico, Roberto Montà, ricorda «le decinedi amministratori locali che hanno datola vita e quelli che anche quest’anno han-no subito attentati o intimidazioni». PoiDaniela Marcone, responsabile del set-tore memoria di Libera, figlia di France-sco, direttore dell’ufficio imposte di Fog-gia ucciso nel 1995, introduce la letturadell’elenco delle vittime. «Noi ricordiamoquei momenti di morte ma anche quellidi vita, il loro sorriso che oggi vediamo in

voi. No, non sonomorti, loro sono vivi!».Tocca poi proprio aifamiliari e ai ragazzidelle associazioni leg-gere i 900 nomi. L’ulti-mo é Vincenzo Ago-stino, al quale la mafiaha ucciso il figlio Ni-no, poliziotto, la nuo-ra Ida e il bimbo cheportava in grembo.«Perché finalmente laverità possa illumina-re la giustizia» dice o-ra al microfono dopoaver letto gli ultimi no-mi. E poi quasi urla:

«Senza la verità non c’é giustizia!». Paro-le che riprende anche don Ciotti. «Ab-biamo bisogno di tanta verità che vuol di-re dignità per tutti». Una verità «che ci po-trà costare ma dobbiamo avere il corag-gio di cercarla e pretenderla, costi quelche costi». È il senso di questa giornata.«Il nostro Paese ha bisogno di ponti cheallarghino le coscienze e traghettino lasperanza. Non dobbiamo rassegnarci amafie e corruzione». Anche con segniconcreti. Così chiede la rapida approva-zione della riforma dei beni confiscati edella legge che istituisce la Giornata del-la memoria, anche se «preoccupa» chealla parola vittime sia stato tolto l’agget-tivo «innocenti». Ma serve soprattutto «unchiarimento netto sulle priorità che Par-lamento e Governo devono darsi». Poitorna a rivendicare. «Il fine di Libera nonè Libera ma il bene comune. Questa é lanostra Italia, questo siamo noi!».

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Alcuni tra i tantissimi studenti che hanno preso parte alle manifestazioni di ieri in tutta Italia

LUCIA CAPUZZI

o perso la casa, due auto e i risparmi di26 anni di lavoro. Non mi importa deisoldi. Mi addolora profondamente che

tutti questi sacrifici non siano serviti a ritrovare mionipote…». Víctor Rolón viveva a Houston fino a cin-que anni fa. Poi, il 17 febbraio 2011, il nipote Adrián,è scomparso a Urapán, nello Stato di Michoacán,nel Messico centrale dove lavorava come agente dipolizia. Aveva 31 anni. Di fronte all’indifferenza del-le autorità – che hanno subito insabbiato il caso –la madre Georgina ha chiesto aiuto al fratello, emi-grato negli Usa. E Víctor ha lasciato tutto ed è ac-corso. Si è improvvisato avvocato, investigatore, an-tropologo forense per recuperare il “nipote perdu-to”. Adrián, però, non è ricomparso. Il giovane è u-no degli almeno 27mila desaparecidos – secondodati ufficiali – dei dieci anni di narco-guerra messi-cana. Giovani, donne, anziani, professionisti, di-soccupati, ingoiati nella battaglia tra gruppi crimi-nali che si affrontano per il controllo del territoriocon la complicità di “pezzi” corrotti di Stato. Una tragedia invisibile a livello internazionale. A cuiLibera ha deciso di dar voce, portando in Italia, inoccasione della Giornata della memoria e dell’im-pegno in ricordo delle vittime innocenti delle ma-fie, una delegazione di familiari degli scomparsi dalMessico. Come Víctor. Come Yolanda Morán, ma-dre di Dan, desaparecido sette anni e tre mesi fa inOaxaca. O Fernando, padre di Yunuelle, universita-

ria di 19 anni, sparita il 12 giugno scorso, mentre direcava in facoltà a Città del Messico. O, ancora, Ro-sario Villanueva, madre di Óscar, scomparso inCoahuila il 15 giugno 2009. Insieme a loro, vari at-tivisti da Messico, Argentina e Bolivia, rappresen-tanti delle realtà associative coinvolte in “AmericaLatina Alternativa Social-Alas”, la rete promossa daLibera International in undici Paesi della ragioneper contrastare il dilagare della criminalità attra-verso la costruzione di una cultura della legalità nel-la società. Da giorni, familiari e attivisti percorronola Penisola, per far conoscere la realtà messicana. Ilpotere è dilaniato dalle mafie. Dal 2006, le vittimedella violenza sono ormai oltre 200mila, mente glisfollati hanno raggiunto quota 250mila. E i desapa-recidos aumentano di giorno in giorno. Nel solo Sta-to di Guerrero – lo stesso dove sono spariti i 43 stu-denti di Iguale – sono state scoperte, nell’ultimo an-no e mezzo, 250 fosse clandestine, piene di corpi nonidentificati. Il governo, però, minimizza. «Afferma-no che si tratta di casi isolati. Ma non è così. Le au-

torità sono complici. O perché collaborano per inarcos o perché ne hanno troppa paura per agire»,racconta ad AvvenireYolanda. Risultato: «L’impunitàè del 98 per cento. Vuol dire che 98 delitti su centonon vengono nemmeno indagate. Lo Stato non cirende giustizia. È insensibile al nostro dolore. Perquesto abbiamo necessità dell’aiuto internaziona-le: solo la “pressione” del mondo può convincerloa fare qualcosa», aggiunge Fernando. Non è facile per l’opinione pubblica globale com-prendere il fenomeno dei desaparecidos in Messi-co. A differenza delle dittature militari degli anniSettanta, i narcos – e i loro alleati all’interno delle i-stituzioni – non fanno scomparire oppositori poli-tici, reali o presunti. La sparizione è utilizzata per“terrorizzare” la popolazione, in modo che non col-labori con le mafie rivali. O come metodo di reclu-tamento forzato. O peggio, ancora, per alimentarealtri traffici illegali: da quello degli organi, alla pro-stituzione alla pedofilia. I narcos, infatti, sono ormaivere e proprie multinazionali del crimine, attive in26 tipi di delitti. «Non ci arrendiamo», conclude Víc-tor. E, ad una delle tante platee di ragazzi incontra-te in questi giorni, dice: «Abbiamo, però, necessitàdel vostro aiuto. La droga, con cui le mafie messi-cane si sono arricchite, si consuma in gran partenel Nord del mondo, Italia inclusa. Pensate che perogni grammo di cocaina “sniffato”, state compran-do ai narcos una pallottola con cui uccideranno unaltro giovane come voi»

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Tragedia invisibile

Giovani, donne, anziani,professionisti, disoccupati, ingoiatinella guerra tra gang per il territorio

Scuole, parrocchie eassociazioni per le stradee le piazze di tutta Italiahanno letto i nomi delle

persone uccise dallemafie. A Messina più di

500 familiari hannoricordato i propri cari con la società civile

LAMEZIA

Ndrangheta, maxisequestro di beniPresi 500 milioni al clan IannazzoAttività commerciali e imprenditoriali per 500 milioni di eu-ro riconducibili alla cosca Iannazzo di Lamezia Terme so-no stati sequestrati ieri dal Gico della Finanza di Catan-zaro. Sigilli al centro commerciale "Due Mari" oltre che avarie realtà imprenditoriali a Lamezia, Cosenza, Vibo Va-lentia e Reggio. Gran parte sono legate all’imprenditoreFranco Perri, ritenuto vicino alla cosca lametina. La rea-lizzazione del centro commerciale è legata a doppio filoalla guerra tra clan che insanguinò Lamezia a partire dal2003. La struttura determinò nuovi assetti che avrebbe-ro spostato l’epicentro dell’economia locale dal centrodella città. Decine di commercianti avrebbero trasferitole attività in quella zona, passando sotto il controllo de-gli Iannazzo e quindi sottraendo ai Torcasio, egemoni aCapizzaglie, la possibilità di controllare le estorsioni. «Sa-ranno garantiti i livelli occupazionali delle attività com-merciali e sarà garantita la fruibilità per la popolazione»,ha chiarito il procuratore facente funzioni di Catanzaro,Giovanni Bombardieri.

Narcos, il dolore dei desaparecidos In Italia i parenti delle persone fatte sparire dai cartelli messicani

omenico Gabriele, detto Dodò,ragazzino crotonese di quasi11 anni, giocava a calcetto colpapà la sera del 25 giugno

2009, quando fu ferito a morte dalla lupa-ra di un sicario di ’ndrangheta, che stavasparando a un altro giocatore. Nicola Cam-polongo, di Cassano all’Jonio (Cosenza),detto Cocò, aveva solo 3 anni quando, il 25gennaio 2014, scomparve insieme al non-no Peppe e alla 27enne Ibtissam, tutti ucci-si e poi carbonizzati nella Fiat Punto in cuiviaggiavano. Invece, Andrea Savoca aveva4 anni quando, nel 1991 a Palermo, un kil-ler di cosa nostra sparò al padre Giuseppe,uccidendo anche lui. Sono alcune delle 108storie di giovanissime vittime di mafia, rac-contate nel saggio «Al posto sbagliato» (Rub-bettino), del giornalista calabrese BrunoPalermo. Un libro toccante e prezioso, per-ché aggiunge un altro mattone al muro del-la memoria, civile e morale, sui misfatti del-

le organizzazioni mafiose. A partire dal ti-tolo, ispirato dalle parole dei genitori diDodò, Francesca e Giovanni, che (amareg-giati dal luogo comune di cronaca, secon-do cui si muore perché ci si trova per sba-glio in mezzo ai proiettili) osservano: «Nonc’è un posto sbagliato» né un momento sba-gliato «per una vittima innocente», perché«al posto sbagliato ci sono sempre gli as-sassini, i mafiosi, i criminali».Il libro demolisce una volta di più il mitomenzognero, autocostruito dalle stesse ma-fie, degli "uomini d’onore" che non tocca-no donne e bambini: «Non è vero e non lo

è mai stato – argomenta Palermo –. Che o-nore c’è nel prendere una bambina di duemesi e sbatterla contro un muro» o nello«strangolare, sciogliere nell’acido e nellosparare alla nuca a innocenti creature?». Ilprimo delitto è quello della 17enne Ema-nuela Sansone, nel 1896 a Palermo, l’ulti-mo quello di Domenico Petruzzelli, 2 anni,nel 2014 in Puglia. In 200 pagine, si sgranaun lungo rosario di dolore, intriso del san-gue di vicende più note – Nicholas Green,Giuseppe Di Matteo o Annalisa Durante –o sepolte dall’oblìo, come la «bimba mainata», di cui erano in attesa i siciliani Ida

Castelluccio e Nino Agostino, ammazzatida cosa nostra nel 1989. L’elenco sarebbestato più lungo, osserva Palermo, se si fos-sero «aggiunti i bambini, e sono tanti, scam-pati miracolosamente ad agguati, o quelliche ancora oggi portano nel corpo» i segnidi ferite ricevute.Colpire i bambini, ammonisce nella pre-fazione il presidente di Libera don LuigiCiotti, «è l’offesa più grave alla vita», unasottrazione di futuro per l’intera comu-nità, una perdita a cui si può dare signi-ficato solo con la «ricerca di verità e giu-stizia» (perché «gran parte degli omicidie delle stragi di mafia sono ancora impu-niti») e col «fare memoria». È proprio l’in-tento del libro che, conclude l’autore,«vuol essere una sorta di coscienza tasca-bile da portarsi dietro ogni giorno, per-ché nessun altro debba piangere e stra-ziarsi dietro una bara bianca».

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DIl libro: «Al posto sbagliato»

La menzogna dell’«onore»e quei 108 minori uccisi

VINCENZO R. SPAGNOLO

8 Martedì22 Marzo 2016P R I M O P I A N O LA SFIDA

DELLA MEMORIA

Mafia, in 400mila per dire noIeri la Giornata di Libera che ricorda le vittime innocenti

l’UnitàMartedì, 22 Marzo 20168

Maxi sequestro da 500 milioni alla ‘Ndrangheta

R.I.

Dalle scarpe al cemento, dalle con-cessionarie di auto alla grande distri-buzione, la cosca di ‘ndrangheta Iannazzo di Lamezia Terme aveva costruito negli anni un vero e pro-prio impero economico. Protagoni-sta della prima guerra di mafia negli anni ‘80, la cosca si è via via trasfor-mata sino a costituire un esempio tipico di «mafia imprenditoriale», capace di avvalersi di un fittissimo reticolo di imprese, sia in territorio calabrese che nazionale, intestate o comunque riconducibili ad espo-

pio filo al boss Vincenzino Iannazzo, capo dell’omonima cosca. «A fronte di commesse per lavori edili, fornitu-re di materiali e assunzioni di sogget-ti indicati dalle cosche - ha spiegato il tenente colonnello Michele Di Nun-no, comandante del Nucleo di Pt della Guardia di finanza di Catanzaro che ha condotto le indagini ed eseguito il maxisequestro - Francesco Perri ha ottenuto la protezione della cosca che gli ha garantito il monopolio econo-mico della grande distribuzione nel territorio lametino».

Il patrimonioOltre alle quote societarie del centro commerciale i finanzieri hanno posto sotto sequestro 92 immobili, 27 veico-li, 25 quote societarie e 25 complessi

nenti della famiglia. Un patrimonio stimato in circa mezzo miliardo di euro posto sotto sequestro ieri mat-tina dal Gico di Catanzaro con l’ope-razione «Nettuno», uno dei provve-dimenti più importanti nella lotta ai patrimoni della criminalità organiz-zata calabrese. Tra i beni sequestrati c’è il cen-tro commerciale “Due Mari”, il più grande della Calabria lungo la stata-le 280 “dei due mari”, tra Catanzaro e Lamezia Terme, di proprietà dell’im-prenditore Francesco Perri, già fini-to in carcere in seguito all’operazione “Andromeda” dello scorso maggio e poi scarcerato e sottoposto a obbligo di presentazione alla polizia giudizia-ria. Secondo gli inquirenti, Perri è un «imprenditore colluso» legato a dop-

aziendali riferibili a 16 imprese attive in tutta la Calabria. Il pm Elio Roma-no le definisce «imprese mafiose nel cui patrimonio aziendale rientrano, quali componenti anomale dell’av-viamento, la forza di intimidazione del vincolo associativo mafioso e la condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva». Il procura-tore facente funzioni di Catanzaro Giovanni Bombardieri ha assicura-to che saranno garantiti «sia i livelli occupazionali esistenti, sia la fruibi-lità delle attività commerciali poste sotto sequestro. Niente sarà chiuso. Sono stati individuati professionisti che avranno il compito di far prose-guire le normali attività commercia-li e ci sarà solo un passaggio di con-segne di carattere amministrativo».

Operazione Nettuno del Gico di Catanzaro contro la cosca Iannazzo di Lamezia Terme

Il centro commerciale Due Mari. Le attività sequestrate non chiuderanno. Foto: Ansa

Un patrimo-nio enorme, tipico di una mafia ormai«imprendi-trice»

Incontro con 120 studenti, Sabella e un imprenditoreche ha detto ‘no’ al pizzo

R.I.

«Dipende da noi». Questo il messaggio lanciato ieri da Pierfrancesco Diliber-to in arte Pif, artista siciliano noto per il film “La mafia uccide solo d’estate”, nel ritirare il premio don Diana asse-gnatogli nel 2015 (l’anno scorso non poté essere presente alla cerimonia di consegna). «Spersso mi chiedono se persone come Giovanni Falcone o don Peppe Diana sono morte inutilmente. Rispondo che dipende da noi. Se apro un negozio e dico subito ‘no’ al pizzo, allora vuol dire che don Diana non è morto inutilmente». Ma in questo Paese non è facile essere e restare one-sti. La giornalista messicana Danie-la Rea Gomez, che nel proprio Paese scrive dei narcotrafficanti rischian-do quotidianamente la vita, ha trova-ot un parallelismo tra «il sacrificio di don Diana e quello di tanti preti mes-sicani che sono spesso le uniche voci contro la violenza dei narcos, anche se qualcosa a livello governativo si sta muovendo».

Insieme agli studentiNon è stato l’unico momento di con-fronto di Pif sui nodi del contrasto

alle organizzazio-ni mafiose e sulla cultura della legali-tà. Pif infatti è sta-to protagonista in diretta da Palermo di una trasmissione di Radio 2 tutta dedi-cata al 21 marzo, con un incontro con 120 studenti della scuo-la Diaz-Madre Tere-sa di Calcutta, ma anche un’intervista ad Alfonso Sabella,

magistrato ed ex membro del pool antimafia di Palermo che si è detto ottimista: in Sicilia lo Stato è oggi più forte e la mafia più debole, c’è dun-que la speranza che le cose possano cambiare. Quindi con la storia iberio Bentivoglio, un imprenditore calabre-se che in vent’anni di lotta e di rifiuto di pagare il ‘pizzo’ è diventato un’ico-na della lotta alla ‘ndrangheta. Come ha resistito? «Continuando ad avere rabbia - è stata la risposta -. All’inizio ero una mosca bianca, invece quello che facevo era la cosa più normale. ai ragazzi dico: ‘Per favore, incazzatevi. Incazzatevi di piu’. Dateci un po’ di forza a noi anziani. Facciamo rete. E se non basta la rete, facciamo tappeto, con le maglie ancora piu’ strette. Se il popolo si incazza, le mafie hanno per-so’». D’accordo con le frasi di Bentivo-glio, alla fine della trasmissione Pif ha quindi lanciato da Radio2 l’hashtag #incazzatevi.

L’artista siciliano: dipende da noi far sì che il sacrificio di don Diana non sia inutile

E Pif a Radio2 da Palermo lancia l’hashtag «incazzatevi»

ranze», spiega infatti il presidente di Libera, «in Italia serve una grande riforma delle coscienze». «Ciascuna di queste vittime ha seminato dolore ma soprattutto speranza e siamo qui a raccoglierla», rilancia la presiden-te della Commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi mentre ricorda a tutti che «la mafia ha cambiato stra-tegia, uccide meno ma è più capace di penetrare dissimulando la sua illega-lità dentro il mondo legale». Davan-ti a un nemico tanto forte, il monodo dell’antimafia è sembrato a un cer-to punto indebolirsi, vessato da criti-che. «Attenzione a non fare più guer-ra all’antimafia che alla mafia - replica allora don Ciotti -: dalle accuse circo-stanziate ci si può difendere, di quel-le generiche si può parlare, dalle diffa-mazioni ci difenderemo in tribunale». Quindi l’invito alle istituzioni perché

R.I.

Novecento nomi. Tanti sono queli del-le vittime innocenti della mafia. Ieri alle 11 sono risuonati come un monito ineludibile in decine e decine di piaz-ze e poi in scuole, parrocchie, carce-ri, nella ventunesima giornata loro dedicata promossa da Libera e Avvi-so Pubblico. Mentre ben 350 mila per-sone con una fortissima presenza di giovani sono scese in strada a manife-stare, il corteo principale a Messina. Una giornata di ricordo e riflessione, in cui comunque il vicepresidente del-la Camera Luigi Di Maio non ha volu-to rinunciare a rilanciare la contrap-posizione tra le parti, dopo gli attac-chi al Pd lanciati sabato sulla tomba di don Diana sui fondi per le vittime che non sarebbero arrivati: «Ho det-to solo la verità. La replica di Renzi fa parte della polemica politica». Un punto su cui è intervenuto giocofor-za anche don Luigi Ciotti, facendo un po’ di chiarezza: «I fondi ci sono», ha spiegato, certo «bisogna accorcia-re i tempi e non penalizzare i bisogni e le necessità concrete di chi è vitti-ma di mafia». Mentre un’altra polemi-

ca esplode a Ostia, dova Casapound attcca - proprio il 21 marzo - la spiaggia libera gestita da Uisp e Libera,

La giornata e le iniziative promos-se da Libera e Avviso Pubblico si con-fermano molto partecipate. Non solo a Messina: si sfila a Napoli in 40 mila, a Torino in 10 mila, in 8 mila a Reg-gio Emilia, in 15 mila ad Aversa e anco-ra a Firenze, Imperia, Fano, Roma, Sestu (Ca), Chieti, Imperia, Potenza, Foggia. Ci sono i parenti delle vitti-me, ciascuno con una storia indele-bile scritta addosso che vorrebbe e dovrebbe diventare patrimonio col-lettivo: l’anziano padre del poliziotto ucciso, i familiari del cronista assas-sinato oltre vent’anni fa e di chi è sta-to messo a tacere perché aveva visto troppo. Giovani e studenti sono oltre 100 mila, una componente importan-te, l’emblema stesso della possibilità di un futuro in cui non trovino spa-zio mafia e corruzione definite da don Ciotti come «parassiti di un sistema che distrugge la nostra società. Non sono un corpo estraneo ma un cor-po che noi stessi alimentiamo». Ma il filo rosso vuole essere quello della speranza: «Abbiamo voluto chiama-re questo momento ‘Ponti di memoria e luoghi di impegno’ perché il nostro Paese ha bisogno di ponti che allarga-no le coscienze e traghettano le spe-

facciano la loro parte, «serve un’acce-lerazione dei tempi e un chiarimento netto sulle priorità che Parlamento e Governo devono darsi».

Succede intanto che a Ostia qualcu-no proprio il 21 marzo «scelga di stare dalla parte sbagliata», denuncia il pre-sidente Pd Matteo Orfini. Lo fa plate-almente Casapound (che già a Ostia, ricorda Orfini, «organizza manife-stazioni insieme agli Spada, sempre in nome della legalità»), occupando la spiaggia che l’associazione di don Ciotti e la Uisp hanno reso libera, sot-traendola al giro di interessi che gra-va sul litorale. «Casapound sceglie da che parte stare: tra abusivismo, infil-trazione mafiosa e chi lotta per la lega-lità, tifa sempre per i primi», accusa il senatore Pd Franco Mirabelli, mentre il collega Stefano Esposito, componen-te della Commissione parlamentare Antimafia, chiama in causa anche i 5 stelle: «La mafia a Ostia mostra i muscoli e invia Casapound, con il plauso del clan Spada, a occupare una spiaggia affidata a Libera. È inquietan-te il silenzio di Virginia Raggi, candi-data a sindaco di Roma di quel Movi-mento che proprio a Ostia ha sempre appoggiato la finta antimafia che face-va copia e incolla delle dichiarazioni del clan Spada e che negava la solida-rietà alla giornalista Federica Angeli».

Don Ciotti dopo le polemiche sui fondi alle vittime: «Ci sono, accelerare i tempi»

In 350mila in piazza con LiberaMa a Ostia Casapound l’attacca

Un momento del corteo di Torino. Moltissimi i giovani ieri nelle piazze, oltre 100 mila. Foto: Ansa

La spiaggia gestita dall’associazione occupata dagli estremisti, il Pd: «Perché Raggi tace?»

«Casapound aveva già organizzatomanifesta-zioni con il clan Spada»

Italia IL PROCURATORE SPATARO

«Studiare in modo scientifico la mafia al Nord»

«Se la conoscenza delle mafie al Nord è ormai diffusa, anche perché ci sono condanne per migliaia di persone. bisognerebbe passare a un’altra fase dell’antimafia. Il problema oggi è che abbiamo bisogno di una conoscenza molto seria, quasi scientifica, di come

opera la mafia al Nord. Non dobbiamo più porci la domanda se questa ci sia o no. Non ogni fenomeno criminale è mafioso e qualificando come tale ogni reato si fa un favore ai veri mafiosi»: così il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, a un convegno di Libera all’università di Torino.

La mappa

Fonte: Confiscati Bene

I beni confiscati alla mafiaImmobiliAziende

Totalebeni confiscati

Valle d'Aosta

6-6

Piemonte

50534

539

Liguria

771996

Lombardia

1.621297

1.918

Toscana

20834

242

Friuli V. G.

403

43

Trentino A. A.

171

18

Emilia Romagna

25752

309

Marche

526

58

Umbria

705

75

Abruzzo

2697

276

Sardegna

25112

263

Lazio

1.656523

2.179

Campania

3.008685

3.693

Sicilia

10.2041.200

11.404

Calabria

2.830340

3.170

Basilicata

389

47

Puglia

2.222265

2.487

Veneto

1806

186

Molise

6-6