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Rassegna stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA del 19 gennaio 2020

Estratto da “LA SICILIA”

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Estratto da “LA SICILIA”

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Estratto da “LA SICILIA”

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Estratto da “LA SICILIA”

VITTORIA

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Estratto dal GIORNALE DI SICILIA

Palermo-Catania, partono le denunce

Antonio Giordano palermo

Il caso delle autostrade siciliane a rilento rischia di finire anche nelle aule dei tribunali mentre una nuova tegola si abbatte sulla viabilità autostradale con la chiusura, a marzo, dello svincolo di Enna per lavori per i prossimi due anni. Cronaca di disagi annunciati. La coda giudiziaria arriva dai tribunali di Catania, Caltanissetta e Palermo dove il Codacons ha presentato un esposto-denuncia alle rispettive procure. Nel documento l'associazione dei consumatori ha deciso di denunciare l'Anas «quale responsabile della mancata manutenzione» dell'autostrada A19 Palermo-Catania, che ha determinato, da ultimo il caos ed i gravi disagi per l'uscita obbligatoria al bivio Resuttano dell'A19 con incidenti a camion causati dalla precarietà del percorso alternativo che ha provocato il blocco di 60 tra tir, camion, autobus lungo la sp19.

«Il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha alzato la voce contro questa vergogna, ma non basta, si sta abusando della pazienza dei siciliani- commenta l'avvocato Carmelo Sardella, dirigente dell'Ufficio legale Codacons Sicilia - ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità politiche. Inoltre, è sotto gli occhi di tutti che l'Anas, società per azioni il cui socio unico è il ministero dell'Economia, quale concessionario per la gestione e manutenzione dell'A19 non ha rispettato l'obbligo di attuare il progressivo miglioramento e adeguamento dell'autostrada».

Codacons chiede alle procure di Catania, Caltanissetta e Palermo di indagare per i reati di rifiuto di atti d'ufficio e attentato alla sicurezza dei trasporti, accertando se è stata messa in pericolo la pubblica incolumità in ragione del venire meno delle condizioni di sicurezza relative alla circolazione dei veicoli sul tratto autostradale in questione». Inoltre, è stato istituito un Comitato utenti vittime autostrade siciliane per avviare azioni legali e procedimenti risarcitori in favore degli utenti delle autostrade siciliane. «Quel poco di economia che resiste in Sicilia, rischia di essere ulteriormente penalizzata dalle autostrade siciliane che cadono a pezzi», commenta il presidente regionale dell'associazione, Giovanni Petrone. Disagi annunciati per i lavori che saranno realizzati allo svincolo di Enna dove il tratto di strada rimarrà chiuso per due anni per lavori di rifacimento strutturale. L'inizio dei lavori, a cura di Anas, costo 15 milioni di euro, è previsto per la fine di marzo con prevedibili impatti sulla viabilità. Sono in fase di individuazione le strade alternative che dovrebbero consentire il transito verso il capoluogo. L'intervento ad Enna come tutti i lavori lungo l'autostrada che collega Palermo con Catania (otto i cantieri contemporaneamente aperti nell'ultimo censimento disponibile di settembre 2019) fanno parte di un piano di manutenzione straordinaria della rete Anas realizzato per recuperare un gap manutentivo causato dalla scarsità delle risorse degli anni passati. L'importo complessivo stanziato per interventi di manutenzione programmata nel piano quinquennale Anas ammonta a 1 miliardo e 100 milioni di euro, dei quali 870 milioni di euro per un piano straordinario di riqualificazione dell'autostrada A19 che dovrebbe concludersi nel 2022. L'arteria lunga 192,8 km, conta ben 219 opere d'arte tra ponti e viadotti - per uno sviluppo complessivo di circa 59 km pari al 31% dell'intero tracciato -, 28 gallerie di lunghezza complessiva di circa 8 km, pari al 12% del tracciato, e 19 svincoli. Il piano Anas prevede 84 interventi su ponti, viadotti, gallerie e svincoli che «consentiranno un generale miglioramento degli standard di servizio ed un notevole innalzamento del livello di sicurezza della circolazione» scrivono dall'Ente nazionale.

(*AGIO*)

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Estratto dal GIORNALE DI SICILIA

Cancelleri: «Se si avviano le revoche, il Cas è a rischio»

Paolo Picone Agrigento

«Le condizioni delle strade non solo della provincia di Agrigento, ma dell'intera Sicilia, sono da vergogna assoluta». Lo ha detto il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Giancarlo Cancelleri in Prefettura ad Agrigento, nel corso del vertice convocato a una settimana di distanza da quella che si preannuncia come la più imponente manifestazione di sensibilizzazione in provincia di Agrigento, organizzata da un cartello sociale di cui fanno parte la Curia, la Prefettura, sindacati, sindaci, istituzioni ed associazioni. La protesta è in programma sabato prossimo alle 11 sulla statale 640, dalla rotonda Giunone alla rotonda San Pietro.

Che il governo di Roma non intenda restare fermo lo si è capito al termine di un altro incontro che Cancelleri ha avuto a Gela, quando ha puntato l'indice sul Consorzio autostrade siciliane. «Se si apre la stagione delle revoche delle concessioni autostradali - ha detto il viceministro nisseno - voi capite bene dove si potrebbe arrivare in Sicilia con le condizioni in cui versano le nostre autostrade. Perché devo dire che il Cas - ha aggiunto - sta un tantino peggio di Autostrade per l'Italia». Cancelleri ha però voluto precisare subito che «su questo tema ci sarà un approfondito ragionamento» in seno al governo e ai partiti della maggioranza. La vicenda delle revoche, venuta alla ribalta dopo il crollo del ponte Morandi di Genova, è al centro dell'agenda politica nazionale.

Ieri mattina il componente del governo incontrato il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, e gli organizzatori della manifestazione, per poter spiegare loro cosa sta facendo l'esecutivo nazionale per superare la mancanza di collegamenti stradali degni di tale nome. L'incontro è servito agli amministratori comunali per anticipare il documento che sarà sottoscritto sabato prossimo con l'elenco di tutte le criticità che ciascuna comunità vive.

«L'isolamento - ha dichiarato Cancelleri - è inaccettabile. Posso dire con orgoglio che abbiamo finalmente sbloccato i lavori della Agrigento-Caltanissetta e la completeremo. Sulla Palermo-Agrigento, purtroppo, abbiamo perso un mese. Eravamo riusciti a trovare con Cmc un'impresa cui affidare i lavori, ma la trattativa è saltata per un problema economico. Ci siamo rimessi al lavoro e stiamo riallacciando i rapporti con altre ditte». L'ambizioso obiettivo è che già a gennaio si possa trovare una soluzione e firmare i contratti.

Infine, le provinciali. «Abbiamo finalmente dato ampi poteri - ha spiegato Cancelleri - al commissario delle strade provinciali che avrà poteri derogatori sul codice degli appalti. Per utilizzare gli oltre 400 milioni di euro che sono fermi, potrà istituire una cabina di regia e completare l'iter di realizzazione delle opere». Deciso anche il nome del commissario, dopo il tira e molla delle scorse settimane: confermato il provveditore delle opere pubbliche di Sicilia e Calabria, Gianluca Ievolella.

Al Consorzio autostrade siciliane c'è un altro fronte caldo, quello delle rivendicazioni dei lavoratori, che hanno annunciato uno sciopero per il 29 gennaio. Ieri la risposta della Regione. L'assessore ai Trasporti Marco Falcone ha dichiarato che «le attese dei lavoratori del Cas riguardo i contratti di lavoro potranno essere rispettate solo attraverso la trasformazione del Consorzio autostradale da ente pubblico non economico a ente pubblico economico». Falcone aggiunge che «l'impegno che assume il governo Musumeci è di inserire, nella prossima legge di stabilità regionale, la norma che trasformerà l'abito giuridico del Cas, norma che dovrà poi essere accolta dall'Ars. Già in passato il governo regionale mise in campo il progetto, ma l'iniziativa fu bloccata in aula dalle opposizioni». (*PAPI*)

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Estratto dal GIORNALE DI SICILIA

Trapani, voli a bassa... quota Il biglietto più caro è 45 euro

Giacomo Di Girolamo trapani

Prezzo blindato, a basso costo, per le tratte dall'aeroporto di Birgi. Trapani-Trieste e Trapani-Parma 45 euro, Trapani-Brindisi, Trapani-Ancona, Trapani-Perugia e Trapani-Napoli tutti 35 euro. Sono i tetti massimi dei costi dei voli che partiranno dall'aeroporto «Vincenzo Florio», secondo quanto previsto dal bando per la continuità territoriale, tante volte in passato auspicato, ed ora finalmente firmato dal ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli. Assieme ad un analogo bando che riguarderà (questo ancora non è stato firmato) l'aeroporto di Comiso, saranno resi disponibili circa 50 milioni di euro per garantire prezzi calmierati per i due scali.

Presupposto della «continuità territoriale», è infatti, il requisito di Servizio pubblico essendo la rappresentazione di uno di quegli strumenti legislativi che hanno lo scopo di garantire il trasporto dei cittadini abitanti in regioni disagiate per rafforzare la coesione tra le diverse aree del Paese, superando appunto, gli svantaggi connessi alla marginalità territoriale.

Le compagnie che parteciperanno al bando, che è già in fase di pubblicazione, potranno, inoltre, presentare offerte anche di importo minore sui prezzi fissati (viene fatta una distinzione tra residenti e non residenti, ma per entrambe le categorie rimangono fissati quelli i tetti massimi per i biglietti) se otterranno, in cambio, sostegno finanziario pubblico. Un ruolo importante per l'approvazione del bando avrebbe recitato il viceministro dei 5 stelle Giancarlo Cancelleri.

Raggiante il presidente di Airgest, la società che gestisce il «Vincenzo Florio», Salvatore Ombra. «La notizia era da tempo nell'area e l'aspettavamo con fiducia - afferma - Ora ritengo che sarà possibile entro luglio avere contezza di quali compagnie e quanti voli effettivamente potranno essere operativi da e per Birgi. È comunque un primo risultato - continua Ombra - del lavoro che hanno fatto la Regione Siciliana, e per essa il presidente Nello Musumeci, ma anche il nostro aeroporto, in direzione di un concreto incremento dei flussi verso il territorio provinciale».

Che per la continuità territoriale erano stati già compiuti tutti gli adempimenti, tant'è che «attendiamo entro il primo febbraio la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta europea», lo aveva ribadito non più tardi dello scorso 28 dicembre, durante una visita istituzionale in aeroporto l'assessore ai Trasporti, della Regione, Marco Falcone, accompagnato dagli assessori al Turismo, Manlio Messina, e alle Attività Produttive, Mimmo Turano dal dirigente generale del dipartimento Infrastrutture, Fulvio Bellomo, e dal deputato Eleonora Lo Curto. Nei giorni precedenti la giunta presieduta da Musumeci, aveva dato il via alla convenzione tra il Dipartimento regionale del Turismo ed Airgest, impegnando contestualmente 9,351 milioni di euro, per gli anni 2019 e 2020, per incentivare gli accordi con le compagnie aeree per l'apertura di nuove rotte.

«Esprimiamo compiacimento per l'epilogo di una vicenda che per mesi, insieme all'assessore alle Infrastrutture Falcone, abbiamo seguito con particolare impegno - ha commentato Musumeci - Ma è solo il primo passo. La vertenza sul caro-voli, per gli altri aeroporti dell'Isola, infatti, prosegue. Abbiamo già chiesto al governo nazionale di attivare le procedure, previste dalla legge 388/2000, affinchè anche gli aeroporti di Palermo e Catania possono godere degli stessi benefici per i collegamenti con Roma e Milano. In tal senso, siamo pronti a investire altre risorse per ridurre i disagi dei siciliani».(*GDI*)

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Estratto dal GIORNALE DI SICILIA

Esami specialistici e visite mediche, detrazione solo per i pagamenti tracciabili

Angelo Meli

Le visite e gli esami medici ora si pagano solo con pagamenti tracciabili. Attenti al contante, per non perdere il bonus fiscale sulle spese sanitarie bisogna scegliere con cura la modalità di pagamento. La norma è attiva dal primo gennaio, come scrive il Sole 24 ore, quando è entrata in vigore la manovra varata a fine anno dal Parlamento. Impone di pagare con bancomat e altri mezzi tracciabili le spese detraibili al 19 per cento, altrimenti niente bonus fiscale. Nella stretta sono coinvolte una quindicina di agevolazioni. Ma l'effetto più rilevante si avverte sul bonus per le spese mediche - farmaci, visite, esami e così via - utilizzato nella dichiarazione Irpef da quasi 19 milioni di italiani, i due terzi di coloro che presentano il 730 e il modello Redditi. Anche perché, proprio per gli oneri sanitari, viene delineata una doppia corsia dalla legge di Bilancio: il contante può ancora essere usato per i medicinali, i dispositivi medici e le prestazioni sanitarie rese da strutture pubbliche o private accreditate al Servizio sanitario nazionale; per tutte le altre spese mediche detraibili è invece necessario pagare con mezzi tracciabili (bancomat, carte di credito, carte prepagate, bonifici, assegni bancari e circolari o altri sistemi).

La novità è passata un po' inosservata tra le famiglie, ma ha già iniziato a far discutere commercialisti, tributaristi e addetti ai Caf. Ad esempio, una visita specialistica presso un libero professionista non può più essere saldata in contanti. Mentre l'acquisto di un cuscino ortopedico con marcatura Ce - in quanto dispositivo medico - ammette ancora il cash. Chi non ci fa caso rischia di scoprire solo tra più di un anno di non aver diritto allo sconto fiscale. Cioè quando, nel 2021, andrà a dichiarare redditi e spese sostenuti quest'anno. Ma non solo. Bisognerà anche capire come dovrà essere documentata la modalità di pagamento, tenuto conto che medici, farmacie e altri operatori comunicano già al Sistema tessera sanitaria (Sts) molte tipologie di spese mediche. Che poi confluiscono nella dichiarazione dei redditi precompilata. Tra l'altro, dal 1° gennaio la comunicazione delle spese a Sts include anche l'indicazione dello strumento di pagamento (contanti o mezzo tracciabile).

Le prossime istruzioni dell'Agenzia delle Entrate saranno fondamentali, sottolineano gli addetti ai lavori. Per altri sconti fiscali che non ammettono il contante - dal bonus mobili alle erogazioni liberali - al contribuente viene chiesto di conservare le ricevute dei bonifici, le ricevute di avvenuta transazione per i pagamenti con carte, la documentazione di addebito sul conto corrente. Oltre, naturalmente, al giustificativo della spesa (scontrino, ricevuta o fattura). Quando si versa con assegno, poi, la circolare 13/E/2019 richiede che la modalità di pagamento risulti anche dalla ricevuta. Cosa che peraltro succede già da tempo nel caso dello scontrino «parlante» con il codice fiscale. Questa stretta, sottolineano gli esperti del Sole 24 Ore, produrrà un incentivo in più ad accettare la dichiarazione precompilata così com'è, per quei contribuenti che non hanno grandi modifiche da far valere. Ma c'è anche un'altra facile previsione, peraltro contenuta nella stessa relazione tecnica alla manovra: molti italiani perderanno per strada i bonus. L'Erario stima di risparmiare 496 milioni di euro, includendo le altre detrazioni al 19 per cento. Cifra tutt'altro che inverosimile, se si considera che il bonus sulle spese mediche - al lordo della franchigia di 129,11 euro - va da 728 euro per chi dichiara un reddito inferiore a 15mila euro annui a 1.825 euro per chi supera i 75mila euro. Per evitare di dover andare a caccia di estratti conto tra un anno, quindi, è consigliabile conservare la prova del pagamento sin da ora. E, in ogni caso, chiedere lumi al commercialista di fiducia.

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Estratto dal GIORNALE DI SICILIA

Libia, ora Haftar gioca la carta del petrolio Chiusi i rubinetti

Salvatore Lussu ROMA

All'ultima curva, il percorso della conferenza di Berlino sulla Libia sembra nuovamente ingarbugliarsi, con l'esito che appare destinato a rimanere incerto fino alla fine. A far virare all'improvviso la strada verso una salita, alla vigilia, sono state soprattutto le voci che si sono rincorse fino all'ultimo circa una possibile defezione del premier di Tripoli Fayez al-Sarraj. Eventualità smentita dal governo tedesco, che crede alla riuscita dell'appuntamento e secondo cui entrambi capi delle fazioni libiche - Sarraj e il generale Khalifa Haftar - sono arrivati nella capitale tedesca. Anche se nemmeno dall'esecutivo di Angela Merkel si spingono ad assicurare che i due siedereanno insieme al tavolo delle trattative.

A creare tensione è stata poi la chiusura di 5 terminal petroliferi del golfo della Sirte, arrivata dietro ordine di Haftar, che ha bloccato il 70% della produzione nazionale. Una mossa tesa a prosciugare le finanze dei rivali di Tripoli bloccando le esportazioni ma probabilmente, vista la tempistica, mirata anche a fare sentire tutto il peso dell'uomo forte di Bengasi sulle trattative in corso nella capitale tedesca. L'iniziativa, ha ammonito la missione Onu in Libia, rischia di avere «conseguenze devastanti» soprattutto per il popolo libico. Sul terreno, poi, c'è stata anche una nuova violazione del cessate il fuoco denunciata dalle forze di Sarraj, secondo cui l'aviazione Haftar ha bombardato, senza fare vittime, un obiettivo vicino a Misurata.

Intanto, mentre proseguono i contatti tra le cancellerie per limare gli ultimi dettagli - c'è stata anche una telefonata tra Merkel e il premier Giuseppe Conte - il documento su cui nella capitale tedesca lavoreranno fino all'ultimo minuto gli sherpa delle cancellerie traccia per il paese nordafricano un percorso che mira alto: si va da un immediato cessate il fuoco all'insediamento, dopo regolari elezioni, di un nuovo governo libico unitario, passando per il disarmo delle milizie, la formazione di un esercito unico, la cessazione delle ingerenze straniere nel Paese e l'embargo sulle armi. Da fare rispettare anche con sanzioni a livello del Consiglio di sicurezza dell'Onu per chi non dovesse adeguarsi.

Con ogni probabilità è proprio il riferimento al nuovo esecutivo che dovrebbe nascere in Libia ad avere creato problemi con Sarraj. L'uomo di Tripoli, esponente dell'unico governo riconosciuto dalle Nazioni Unite, in questa road-map delineata a Berlino dovrebbe farsi da parte per lasciare spazio ad altri. Tra i nomi che circolano come possibili papabili per prendere il suo posto, anche se lo scenario appare ancora molto fluido, ci sarebbe quello di uno dei suoi uomini, il suo ministro degli Interni Fathi Bashagha.

La preoccupazione di Sarraj pare riflettersi anche nelle parole del suo maggiore sponsor politico e militare, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Alla vigilia della conferenza, il sultano di Ankara ha ammonito la comunità internazionale che se il «governo legittimo» di Tripoli dovesse cadere c'è il rischio di «creare terreno fertile per il terrorismo». La bozza delle conclusioni punta peraltro a ridimensionare anche il ruolo giocato finora dalla Turchia, quando nel testo si chiede l'immediata «cessazione di tutti i movimenti militari a sostegno delle parti in conflitto». Comprese dunque le truppe inviate da Ankara a sostegno di Sarraj.

Nel percorso ambizioso delineato nelle conclusioni della conferenza di Berlino, alla fine il punto di caduta immediato che potrebbe emergere, facendo segnare un primo risultato dell'iniziativa, è forse quello indicato dal ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, che continua ad auspicare «un accordo sul cessate il fuoco» e che «non si inviano più armi in Libia».

E intanto si registrano delle defezioni. La Tunisia ha rifiutato l'invito del governo tedesco alla conferenza di Berlino perchè invitata «troppo tardi». Lo ha reso noto un comunicato del ministero degli Esteri tunisino, in cui si ringrazia comunque il governo tedesco ma si lamenta la mancata partecipazione ai lavori preparatori della Conferenza, pur essendo in prima linea per interessi dettati dalla vicinanza geografica. E da parte sua il governo marocchino ha espresso sgomento per non essere stato invitato alla conferenza di Berlino sulla Libia soprattutto in considerazione del ruolo avuto dal governo di Rabat nel raggiungimento dell'Accordo politico libico, il cosiddetto Accordo di Skhirat, quello che -fa notare- costituisce «l'unico quadro politico per risolvere la crisi in Libia».