Rassegna 21 ottobre

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pagina 4 Giovedì 21 ottobre 2010

Ottobre 2009:

la Consulta boccia

lo scudo per il premier

I l primo tentativo (non riuscito)di porre le piùalte cariche dello Stato al riparo da iniziativegiudiziarie durante il loro mandato risale al

settembre del 2002, ad opera del deputato dellaMargherita Antonio Maccanico. Successivamente ilLodo Maccanico divenne il Lodo Schifani tramutatonella legge 140/2003 il 22 giugno 2003, secondo laquale non potevano essere sottoposte a processi

penali le più alte cariche dello Stato. Tuttavia, con lasentenza numero 24 del 20 gennaio 2004 la Cortecostituzionale bocciò questa versione del Lodo,dichiarandolo incostituzionale. Il 26 giugno 2008 ilministro della Giustizia del nuovo governo Berlusconi,Angelino Alfano, ha presentato al Consiglio dei ministriun nuovo disegno di legge, sempre allo scopo dimettere al riparo le più alte cariche dello Stato da

iniziative giudiziarie durante il loro mandato, masuperando i motivi di incostituzionalità alla base dellasentenza 24/2004 della Consulta. Nonostante il nuovotesto recepisse le principali obiezioni dei giudicicostituzionali, come ebbe modo di osservare ancheGiorgio Napolitano, il 7 ottobre 2009, con la sentenzan. 262/2009, la Corte costituzionale sanzionò comeincostituzionale anche la nuova versione del Lodo.

di Sara Nicoli

P iù giustizia per tutti. Il Ca-valiere riappare ed è subi-to annuncio spot: “La ri-forma della giustizia è pra-

ticamente completata e saràpresentata al Consiglio dei mini-stri della prossima settimana”.Solo martedì, Angelino Alfanoaveva presentato a Fini un cano-vaccio di ipotesi di riforma perpunti, sui quali il presidente del-la Camera aveva posto un secco“prima vediamo l’articolato poidirò se ci stiamo”. Dunque, è an-cora tutto per aria, ma l’impor -tante è dare l’impressione chesia l’esatto contrario. Anche acosto di dire di voler riprendereil ddl intercettazioni perché"non è possibile non poter par-

lare al telefono". Il Cavaliere ètornato, ma il suo problema nonè certo legato a come verrà scrit-ta la riforma della giustizia, né acosa diranno gli altri, in primoluogo la Lega che, comunque,pare non aver particolare inte-resse per la materia. “A bb i a m osottoposto la riforma a tutte leforze politiche – ha chiarito co-munque il Cavaliere – per trova-re un accordo definitivo”. L’im -portante, per Silvio, è avere il vialibera dei finiani. Che, a quantosi apprende, venderanno assaicara la pelle. Come? Da un paiodi giorni, da quando cioè i finia-ni hanno detto sì alla retroattivi-tà dello scudo per le Alte carichedello Stato come contenuto nelnuovo Lodo Alfano (che ieri, incommissione al Senato, ha se-

gnato il passo a causa dell’ostr u-zionismo dell’opposizione) siparla di un patto politico che ifiniani vorrebbero stringere conBerlusconi in cambio di un vialibera anche alla riforma dellag iustizia.

Un patto per arrivarealle urne nel 2013

IL PATTO prevederebbe lo slit-tamento delle urne a fine legisla-tura (2013), ma con la ricandida-tura dei finiani nell’ambito di unalista unica per poi andare comun-que a gruppi separati nel nuovoParlamento, benché “fe d e ra t i ”come è un po’ oggi per la Lega.Questo, ovviamente, lasciandointatta l’attuale legge elettorale inmodo da consentire al Cavalieredi avere nuovamente un Parla-mento schierato con lui e, dun-que, le porte del Quirinale spalan-cate. Con Fini, in questo caso, ov-viamente in rampa di lancio versoPalazzo Chigi. Uno scenario che,comunque, non tiene conto di al-cune pesanti contingenze. La pri-ma è la scadenza del 14 dicembre,quando la Corte costituzionaleboccerà il legittimo impedimen-to, lasciando il Cavaliere senzascudo per i suoi processi. L’ipote -si è quella di tirare fuori una leg-gina che blocchi la Consulta e inquesto caso i finiani faranno pe-sare parecchio il loro voto. Non acaso hanno tenuto a ribadire an-che ieri che per loro non è in pre-

visione nessuna leggina ad hoc,né alcuna ripresa dell’iter del pro-cesso breve. E quanto alla riformadella giustizia, questa non dovràin alcun modo sembrare punitivaper la magistratura, altrimentiniente placet. I passaggi per giun-gere a un accordo appaiono quin-di piuttosto stretti, ma senza unpatto, l’idea che la maggioranza eil governo possano reggere a lun-go sotto un perenne tira e mollasulla giustizia non convince nes-suno e terrorizza Berlusconi chenon vuole farsi logorare in alcun

modo. Ecco che,dunque, il Cavalie-re ieri sera, durantela riunione del’uffi -cio di presidenzadel partito, si è con-centrato sul “pianoB”, cominciandocioè a ridisegnare ilPdl in modo da pre-pararsi –e prepara-re il partito –a quel-

MAGGIORANZA (?)

la che sembra ancora l’ipotesi po-litica più probabile: il ricorso alleurne anticipate per fine marzo2011. Solo che qualcosa non è an-dato per il verso giusto a PalazzoG ra z i o l i .

La rivoluzioneter ritoriale

PER TUTTA la giornata di ieri sisono susseguiti gli incontri perpreparare una sorta di ‘rivoluzio -ne territoriale’, con l’avvio deicongressi dal 2011 e l’elezione di-retta dei coordinatori comunali eprovinciali, ma il documento pre-parato da Denis Verdini non haraccolto i consensi desiderati, an-zi. “È solo stato trovato un mec-canismo nuovo –diceva un depu-tato Pdl – di pura autodifesa perconservare il potere e consolida-re le correnti”. Un malcontentoche per il Cavaliere potrebbe por-tare anche a una vera e propria

diaspora verso Fli. Sarebbero giàuna decina i deputati Pdl orientatia guardare “dall’altra parte”, e gi-rano già i nomi di alcuni esponen-ti berluscones come Boniani e To-ro. Insomma, nonostante i tenta-tivi di restyling, il Pdl appare chia-ramente un partito in grande dif-ficoltà con il Cavaliere apparente-mente incapace di dare nuovapropulsione ai suoi. Che, invece,non sono d’accordo ormai su nul-la. E questo nonostante le smen-tite di prammatica che mirano afar vedere quello che non c’è, unpartito “coeso e forte – per dirlacon Giorgia Meloni – che voglia-mo far crescere tutti insieme”.Chissà se, comunque, ce ne sarà iltempo prima del voto, perché isondaggi parlano di consensi inpicchiata. Per Crespi Ricerche, ilPdl è sceso al 28%, perdendo unulteriore 0,2%, mentre la Legaavrebbe guadagnato un punto(salendo al 14%) e Fli sarebbe sta-bile intorno all’8%.

“A bbiamo depositato tre scatoloni conle copie delle firme false”. Parole di

Marco Cappato, eurodeputato della lista Boni-no-Pannella, all'uscita dal Tribunale di Milano.Le firme appartengono alla lista “Per la Lombar-dia”, presentata alle ultime elezioni regionali daRoberto Formigoni. “Un’operazione da Repub-blica delle Banane”, dice Cappato, che ieri è tor-nato a chiedere le dimissioni del governatore. Iradicali hanno spiegato: “473 sono firme false,244 invalidate dall'Ufficio elettorale, 526 invali-

de per vizi di autenticazione”. Con la periziacalligrafica in mano, Cappato ha parlato di“firme inventate”, “doppie” e “di veggenti”(“per le quali i certificati elettorali sono statiacquisiti in data antecedente alle autentica-zioni”). Irregolarità che porterebbe ad ap-pena un migliaio le firme valide: numeroche non avrebbe permesso alla lista ‘Per laLombar dia’ di partecipare alle elezioni.

DAI RADICALI di Gaetano Pecoraro

“Firme falseper Formigoni”

Una decina di deputatipidiellini sarebbero prontia girare le spallea Berlusconi e passare conil presidente della Camera

LA RISPOSTA Alla lettera dei legali della società BPLUS GIOCOLEGALE

Per loro “il Fatto” ha sbagliato. Ma non sanno dirci dove

IL RITORNO DEL CAIMANO È UNO SPOT:“È PRONTA LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA”

È crisi tra le anime del Pdl: voto anticipato e sopravvivenza?

Un’immagine del premier Berlusconi (FOTO ANSA)

di Antonio Padellaro

I l 6, 8 e 9 ottobre abbiamo pubblicatotre servizi concernenti gli affari che gi-

rano intorno alle slot machine e tutte e trele volte la società BPLUS GIOCOLEGALEci ha inviato lettere nelle quali, lamentan-do una diffamazione nei confronti “del si-gnor Francesco Corallo” definito dai suoilegali, “la persona chiave dell’organizza -zione della Bplus, maggiore concessiona-rio operante nel settore delle new slot”, cicomunicava l’“avvio di denunzia penale erichiesta di risarcimento danni”. In nes-suna delle tre lettere veniva specificatoquale falsità vi fosse nei tre servizi e purvolendo dare notizia di questa manifesta-ta intenzione, non siamo stati in grado didar conto in cosa avremmo sbagliato oquale notizia fosse non rispondente al ve-ro, oppure quale non avesse un interesseper la pubblica opinione e, infine, se sifosse travalicato in qualche modo il limitedella correttezza formale nell’esporre le

tematiche affrontate.Il 15 ottobre, una lettera di uno studiolegale di Londra (ovviamente scritta in lin-gua inglese) speditaci via fax, riprendevail discorso della diffamatorietà e, dopoaver riassunto brevemente l’indicazionedei tre servizi pubblicati, aggiungeva: “Ilnostro cliente nutre il grande timore che vistiate accingendo a pubblicare gli stessiarticoli o articoli simili contenenti mate-riale diffamatorio identico o analogo.Qualsivoglia ulteriore pubblicazione dellostesso materiale e/o di materiale analogoriguardante il nostro cliente costituireb-be, ai sensi della legge inglese, un ulte-riore caso di diffamazione a mezzo stam-pa consentendo di avanzare un’altra ri-chiesta di risarcimento per i danni subi-ti”.Anche questo studio legale non faceva mi-nimamente menzione di fatti, circostan-ze, situazioni che potessero in qualchemaniera essere considerate diffamanti o,comunque, illecite. La parte più bizzarra

(non sapremmo definirla diversamente)riguarda la conclusione di questa lettera:“Sia la precedente pubblicazione chequalsivoglia eventuale e futura pubblica-zione di tali articoli contenente materialediffamatorio sono inaccettabili per il no-stro cliente e, stando così le cose, è ne-cessario che voi vi impegniate, sottoscri-vendo l’allegato modulo che deve essercirestituito entro le 16 del 18 ottobre 2010,a non riferire, pubblicare o mettere in cir-colazione alcun precedente o nuovo ar-ticolo contenente lo stesso materiale e/omateriale analogo a quello già pubblicatoin relazione al nostro cliente”.L’“allegato modulo”, poi, è qualcosa didifficile qualificazione. “Il legale rappre-sentate del Fatto Quotidiano” d ov re b b esottoscrivere una Dichiarazione di Impe-gno con la quale, premesso che la pub-blicazione dei tre servizi in questione èdiffamatoria della BPLUS GIOCOLEGA-LE e/o dei suoi dirigenti, direttori e/o di-pendenti o qualsivoglia altra persona, per

evitare un’azione legale per il risarcimen-to dei danni conseguenti alla pubblicazio-ne dei servizi giornalistici in questione, siimpegna:a) a non pubblicare né ora né in futuromateriale dello stesso e/o analogo con-tenuto...;b) a consegnare entro e non oltre il 23ottobre tutte le copie degli articoli diffa-matori e tutti i documenti in nostro pos-sesso custodia o controllo relativi al con-tenuto dello stesso articolo;c) a ritirare entro il 23 ottobre tutte le co-pie degli articoli che abbiamo distribuito;d) a far avere entro il 23 ottobre una di-chiarazione giurata sottoscritta da unrappresentante legalmente autorizzatoche attesti l’adempimento delle richiesterelative ai punti che precedono;e) a corrispondere in misura ragionevolele spese legali sostenute.Neppure questa lettera del legale ingleseconteneva un pur minimo cenno a “fa t t i ”falsi e/o diffamatori, né specificava cosa

non avremmo dovuto più pubblicare. Ilche equivale a dire “Guai a voi se vi per-mettete di rifare il nome di Francesco Co-rallo o quello della BPLUS GIOCOLEGA-LE”.Abbiamo difficoltà a fare, nel nostro pae-se, libera informazione e c’è chi vuole ap-provare leggi che la rendano ancora piùdifficile. Se ci si mettono anche avvocatiinglesi che nemmeno vogliono dirci in co-sa avremmo sbagliato, siamo - come suoldirsi - alla frutta. I giornali, però, vengonoletti anche da alcuni Procuratori della Re-pubblica e dall'Aams, l'ente statale cheha il compito di controllare il gioco e delquale la Bplus è concessionario. Forse idirigenti dell'Aams e i magistrati possonoporsi la domanda se sia lecito inviare let-tere del tipo di quelle da noi ricevute daparte di un concessionario dello Stato ita-liano per la riscossione dei tributi erariali.Se qualcuno di loro volesse leggerle nellaloro interezza, siamo pronti a farglielo fa-re .

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IL TIRRENO Pagina 7 - Attualità LA POLEMICA Legge salva-leghisti l’Idv: Calderoli a casa

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ROMA. «Le leggi ad personam non le fa solo Berlusconi, ma anche la Lega. Il ministro Calderoli è intervenuto in prima persona, mentendo al Parlamento, e facendo in modo che fosse indebitamente abrogato un reato per il quale sono attualmente rinviati a giudizio 36 esponenti della Lega». Con queste parole, Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera annuncia, in una conferenza stampa assieme ad Antonio Di Pietro, la richiesta di dimissioni di Calderoli. Al centro dell’accusa dell’Idv, l’abrogazione di una norma sulle “associazioni di carattere militare con scopi politici” che riguarda 36 esponenti e dirigenti leghisti rinviati giudizio per la vicenda della costituzione della cosiddetta «Guardia padana». La mozione di sfiducia ripercorre la vicenda ricordando che il 13 ottobre l’Italia dei Valori ha interrogato, durante un question time, il ministro Calderoli sull’argomento. Donadi riferisce che il ministro gli rispose «in modo sarcastico». In seguito, si legge nella mozione Idv, il ministro della Difesa ha chiesto a Palazzo Chigi la rettifica sollecitata dll’Idv. Ma a tale rettifica si è opposto il ministero di Calderoli.

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IL TIRRENO Pagina 3 - Montecatini L’assessore regionale Scaletti: «Puntare sul benessere senza trascurare le cure e adeguarsi al dinamismo dei privati» Grotta Giusti fattura più del doppio di Terme Spa DAVID MECCOLI MONTECATINI. Grotta Giusti che fattura più del doppio delle Terme di Montecatini le quali, insieme alle altre grandi strutture (Chianciano e Casciana), perdono nel 2009 il 2% negli arrivi e si piazzano al ventiseiesimo posto a livello nazionale sul fronte dei ricavi. Sono i dati (un po’ allarmanti) emersi nel corso di un convegno sulle terme toscane. «Nel 2009 il termalismo toscano ha tenuto, nonostante la crisi. A fine 2010 ci attendiamo una lieve flessione e anche il 2011 sarà un anno difficile. Il settore rappresenta una porzione importante del movimento turistico regionale e ritengo che le prospettive per una sua crescita esistano, a patto che riusciamo a fare sistema. Certamente serve un deciso cambio di passo, soprattutto ai grandi stabilimenti termali pubblici, che devono adeguarsi al dinamismo mostrato da quelli privati». È questo l’invito che l’assessore regionale al turismo, Cristina Scaletti, ha rivolto agli operatori del settore riuniti ieri a San Giuliano per il convegno dedicato a “Toscana & Terme: tra sostenibilità e competitività”. «Le località che possiedono questa vocazione - ha aggiunto l’assessore - puntino a recuperare la loro capacità di proporre trattamenti sanitari, mentre le altre devono rapidamente riconvertirsi al wellness, che rappresenta il modo per intercettare fasce di utenti più giovani». Il sistema toscano sta solo ora cogliendo l’opportunità rappresentata dalla richiesta di prestazioni legate al benessere e alla cura del corpo, com’è testimoniato dalle terme sensoriali a Chianciano e dai lavori alla piscina termale alle Leopoldine di Montecatini. «Si tratta - ha precisato Scaletti - di scelte giuste, ma non possiamo ritenere che da sole bastino a risolvere i problemi del termalismo. È necessario puntare sul wellness senza trascurare le capacità di cura del termalismo: la Toscana è in grado di offrire entrambe queste tipologie di prestazioni». San Casciano per ricavi, con i suoi 12 milioni di euro, si colloca al quinto posto in Italia e al primo in Toscana, seguita in regione da Grotta Giusti, che con più di 10 milioni di euro è ottava in Italia. Solo quarta Montecatini (4,5 milioni di euro) che è ventiseiesima a livello nazionale. Tutte le società leader in Italia, è emerso dal convegno, gestiscono anche un albergo termale. Per ciò che riguarda il movimento turistico, Montecatini ha subito un calo notevole (-12,3%), mentre le “grandi terme” (Montecatini, Chianciano e Casciana) nel 2009 hanno registrato un calo degli arrivi legati al servizio sanitario del 2,9% e un calo complessivo della clientela dello 0,7%. Le previsioni indicano nel 2010 e nel 2011 una diminuzione media annua dello 0,5% del comparto termale tradizionale e un aumento di quello benessere tra il 2% e il 3%. Lo sviluppo del benessere avverrà, dal 2012, a un tasso compreso tra il 3% e il 5%. Intanto le Terme fanno un bilancio della presenza in Bts, che giudicano “una grande vetrina”, che ha consentito di «far conoscere l’architettura termale agli operatori» e di incontrare 22 buyers.

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LA NAZIONE Pagina 9 – Rosignano «Studenti penalizzati dall’orario dei bus ma l’Atl non fa nulla» ROSIGNANO — L’ASSESSORE al patrimonio e ai paesi collinari, Luca Simoncini, ha scritto di nuovo al dottor Bastogi, responsabile servizi Atl, per sollecitare la soluzione dei problemi di trasporto degli studenti di Nibbiaia, Gabbro e Castelnuovo che frequentano le superiori a Solvay. Simoncini, che già il 24 settembre aveva inviato una nota alla Provincia e all’Atl per sottolineare questo problema, è tornato sulla questione dato che i problemi sono rimasti irrisolti. «Egregio dottor Bastogi — ha scritto Simoncini — le comunico che continuano ad esserci problemi di trasporto per gli studenti degli istituti scolastici superiori di Rosignano che abitano nelle frazioni collinari di Gabbro, Castelnuovo e Nibbiaia. I ragazzi, in base alla riforma scolastica, escono alle 14: considerato che l’ultimo pullman passa davanti alle scuole alle 13.35 e che, come da verifiche fatte, quello successivo passa con la linea 1 dalle zona 5 Strade - Pescine alle 13.59 con prosecuzione fino al Vignone a Marittimo, dove i ragazzi devono scendere e prendere la linea 4 per tornare a casa, le chiedo di intervenire per permettere agli studenti di poter prendere la corsa direttamente davanti alle scuole visto che attualmente devono usufruire di permessi di uscita anticipata con problemi evidenti per la frequenza delle lezioni». SIMONCINI ha anche contattato l’assessore ai trasporti Daniele Donati, impegnato in Provincia proprio per questioni inerenti questo argomento, affinché possano essere risolti al più presto i disagi degli studenti delle frazioni collinari.

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IL TIRRENO Pagina 4 - Cecina «Continuano i problemi per gli studenti che abitano in collina» Simoncini torna a sollecitare l’Atl ROSIGNANO. Una nuova lettera per sollecitare la risoluzione dei problemi di trasporto degli studenti delle frazioni collinari di Nibbiaia, Gabbro e Castelnuovo che frequentano gli istituti superiori di Rosignano Solvay. L’ha inviata ieri mattina l’assessore Luca Simoncini al dottor Bastogi, responsabile dei servizi Atl. Simoncini, che già il mese scorso aveva inviato una nota alla Provincia e ad Atl per sottolineare questo problema, è tornato sulla questione dato che i problemi non sono stati ancora risolti, anche in considerazione delle richieste pervenute dai genitori dei ragazzi. «Continuano a esserci problemi di trasporto - si legge nella lettera - per gli studenti degli istituti scolastici superiori di Rosignano che devono recarsi nelle frazioni collinari di Gabbro, Castelnuovo e Nibbiaia. Come lei ben sa i ragazzi, in base alla riforma scolastica, escono alle 14. Considerato che l’ultimo pullman passa davanti alle scuole alle 13.35 e che, come da verifiche fatte, il pullman successivo passa con la linea 1 dalla zona Cinque strade-Pescine alle 13.59 con prosecuzione fino al Vignone a Rosignano Marittimo, dove i ragazzi devono scendere e prendere la linea 4 per tornare a casa, le chiedo di intervenire per permettere agli studenti di prendere la corsa direttamente davanti alle scuole in orario compatibile con le esigenze scolastiche, visto che attualmente devono usufruire di permessi di uscita anticipata con problemi evidenti per la frequenza delle lezioni».

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LA NAZIONE Pagina 14 – Arezzo S. Giovanni. Quattro turbine a immersione per una produzione di 3000 megawatt Centrale Enel pronta fra 3 anni Presentato il progetto dell’impianto idroelettrico all’ex Colonia di GIORGIO GRASSI IERI ERA un’idea, oggi é un progetto, domani sarà una centrale idroelettrica. E l’Arno ne sarà la culla, per farla crescere, darle la forza vitale per il suo funzionamento e la produzione di energia pulita. Parliamo della nuova centrale idroelettrica che sta per sorgere sul fiume Arno a San Giovanni, all’altezza dell’attuale traversa Enel, nel tratto compreso tra l’ex Colonia ed il ‘missile’ di livello con la centrale termoelettrica a turbogas di Santa Barbara. Alcuni dati. Progetto e costruzione da parte dell’Enel. La nuova centrale produrrà 3.358 MWh/anno, una potenza efficiente di 1.105 kW, un salto utile corrispondente alla potenza massima (istantanea) di metri 5,24, un bacino imbrifero di 2.706, 93 kmq. E ci saranno quattro turbine ad immersione sulla golena sinistra. La nuova centrale idroelettrica, il cui progetto é già stato presentato alla provincia di Arezzo ed al comune di San Giovanni Valdarno, attende adesso tutte le procedure necessarie per le autorizzazioni, impatto ambiente ed altro, e dovrebbe entrare in funzione fra tre anni, ai primi del 2014. La notizia viene dall’assessore all’urbanistica Marco Spadaccio, che spiega: «L’Enel ha presentato il progetto per la realizzazione di una piccola centrale idroelettrica sull’Arno a San Giovanni, produrrà 3.358 Mwh/anno. RIENTRA NEL QUADRO del programma di realizzazione, come anche a Firenze, di una serie di centrali idroelettriche sul fiume Arno, dove ci sono le traverse, come appunto ne esiste una a San Giovanni. Fu costruita negli anni ’70 e per il raffreddamento della centrale di Santa Barbara». Ed ancora Spadaccio: «Fa parte della politica di questa amministrazione, incentivare in ogni modo energie rinnovabili e pulite. Presto ci sarà la conferenza dei servizi per le valutazioni. E forse saranno richieste delle piccole modifiche al progetto, perché vogliamo un po’ di spazio per realizzare una pista ciclabile, con tutti i collegamenti, e compreso il terzo ponte sull’Arno». E l’assessore aggiunge: «E sui tempi di realizzazione si parla di circa tre anni. La nuova centrale avrà un minimo impatto sull’ambiente. La realizzazione avverrà a fianco della traversa, sotto la golena sulla sponda sinistra del fiume». E quindi conclude l’assessore: «Qui una parte dell’acqua verrà deviata, e ci sarà un salto di oltre cinque metri. L’acqua passerà attraverso quattro turbine, produrranno in maniera continua energia idroelettrica. Sono turbine ad immersione, sotto il livello della golena. A fianco sarà costruito un fabbricato tecnico».

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LA NAZIONE Pagina 9 – Pistoia Comune “Rallentatori pericolosi”, respinta la mozione Betti IL CONSIGLIO comunale ha respinto la mozione sui dossi presentata dal capogruppo dell’Idv, Andrea Betti (foto). Secondo la mozione tutti i dossi, cunette o passaggi pedonali rialzati, andrebbero aboliti perché pericolosi e sostituiti con moderni sistemi di rallentamento.

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Quella casa

vista Colosseo pagata

“a sua insaputa”

S i dimise il 4 maggio scorso, dopo averresistito poche settimane allo scandalodella casa acquistata a Roma in via del

Fagutale con movimenti di denaro ancora da chiarire.Dal 4 maggio scorso Claudio Scajola non è piùministro per lo Sviluppo economico (il suo posto èstato preso, cinque mesi dopo, da Paolo Romani). Ful’architetto Angelo Zampolini, considerato vicino a

Diego Anemone, imprenditore della “cricca” deiGrandi Eventi, a tirare fuori il suo nome e collegarloall’appartamento di proprietà delle sorelle Barbara eBeatrice Papa venduto nel 2004. Per quell’acquistoerano stati utilizzati anche 80 assegni ottenutidall’architetto versando 900 mila euro in contantipresso un’agenzia della Deutsche Bank e intestati alleproprietarie dell’abitazione. In base alle

testimonianze raccolte, i pm di Perugia ipotizzanoche sia stato lo stesso architetto a consegnare gliassegni al ministro. Agli atti dell’indagine anche ledeposizioni delle sorelle Papa. Queste hanno riferitoche gli assegni circolari vennero consegnati loro daScajola al momento della vendita della casa. Hannoquindi indicato in un milione e 700 mila eurol'importo complessivo della vendita.

di Ferruccio Sansainviato a Imperia

U n’inchiesta nel cuore delregno di Scajola: Imperia.Su un porto costato quasiduecento milioni e nato

dalla volontà dell’ex ministro,realizzato da una società guida-ta da suoi amici e fedelissimi. LaProcura di Imperia sta stringen-do i tempi. Un fascicolo affidatoai pm Alessandro Bogliolo e Ma-ria Antonia Di Lazzaro. A moltisono tremate le vene dei polsi asentire una frase circolata neigiorni scorsi in ambienti giudi-ziari: “Stiamo lavorando, nonguardiamo in faccia nessuno”.Per Claudio Scajola la nuova in-chiesta è un macigno sospesosul suo rientro in politica. Il suosogno? Puntare ai vertici delPdl. E ha già fissato una data:gennaio. La Procura è vicina a ti-rare le fila anche se filtrano sol-tanto voci. Scajola si è sempredichiarato padre di questo pro-

getto contestatissimo. Un’ope -razione immobiliare faraonicarealizzata da Francesco Bellavi-sta Caltagirone, imprenditoreamico del ministro già dal lon-tano 2003 quando sorvolaronoin elicottero la zona del cantiereinsieme con Gianpiero Fiorani,che in Liguria sperava di reinve-stire i soldi delle sue scalate.

DA ALLORA il porto è andatoavanti come un incrociatore,mentre il legame tra Caltagironee Scajola si stringeva anche conla cordata Alitalia. Nella terra diScajola nessuno osava metterebecco. E quando qualcuno si op-poneva, come l’allora responsa-bile della Cgil, Claudio Porchia,veniva insultato: “Caro Porchia,non sei il sindaco di Imperia, seiil capo di un gruppo parassitarioche non conta un tubo e nonprende un voto”.Ma poi ecco che qualcosanell’impero di “u ministru” hacominciato a scricchiolare. Tut-

to cominciò quando Paolo Verdae Beppe Zagarella (Pd) presenta-rono un esposto contro un gi-gantesco capannone che stavacrescendo in mezzo al porto. LaProcura affida la perizia all’archi -tetto Elena Colciago. Il suo stu-dio contiene un passaggio pe-sante: “Per la configurazione delreato di abuso edilizio, è irrile-vante che la costruzione sia statacompletata in ogni sua parte es-

sendo sufficiente il solo iniziodelle opere”. Secondo gli investi-gatori, il capannone ha un volu-me di 52.509 metri cubi invecedi 40.928.Ma la Procura chiede l’archivia -zione. Ecco, però, la svolta: il giprespinge e l’indagine va al pmBogliolo. Intanto l’aria in città ècambiata. Perché? Bellavista Cal-tagirone, in un’intervista adAlessandro Cassinis del SecoloXIX, non usa giri di parole: “Damaggio è stato un susseguirsi dia t t a c ch i ”. Insomma, da quandoScajola si è dimesso, sarebbe co-minciato il terremoto.Gli investigatori, partendo dalcapannone, mettono il naso intutti i documenti dell’operazio -

Nei forzieri dello Ior i conti della “cricca”NELLE CARTE DELL’INCHIESTA SPUNTA IL NOME DI DON EVALDO BIASINI, IL “DON BANKOMAT” DI ANEMONE

ne porto. Dai progetti ai conti.Formalmente ci sono indagatisoltanto per le questioni urbani-stiche, la società non è stata chia-mata in causa. Però emergono vi-cende che, a prescindere dal ri-lievo penale, vanno chiarite.

A COMINCIARE dalla com-posizione della società divisa intre quote detenute dall’Acqua -mare che fa capo a Caltagirone(33 per cento), dal Comune diImperia (un altro terzo) e da im-prenditori locali tra cui risultavaanche Pietro Isnardi, suocero diMarco Scajola (nipote del mini-stro), fino a pochi mesi fa vice-sindaco della città. Insomma, ilcomune è socio nell’opera su cuidovrebbe vigilare. Amministra-tore delegato è Carlo Conti, brac-cio destro di Scajola e uomo difiducia di Caltagirone. Non solo:Paolo Calzia, per decenni segre-tario del Comune di Imperia dicui Scajola e un fratello sono statisindaci, si è dimesso dalla presi-denza della Porto di Imperia do-po aver ricevuto un avviso di ga-ranzia. Un altro fedelissimo, co-me l’attuale primo cittadino Pao-lo Strescino e Luigi Sappa (pre-sidente della Provincia), strenuidifensori dell’opera. Molti stor-cono il naso: “Il Comune ha spa-lancato le porte ai privati”, rac-conta Paolo Verda (Pd). E puntail dito sugli oneri di urbanizzazio-ne: “Per un porto da centinaia dimilioni sapete quanto è entratonella casse pubbliche? Nemme-no un euro”.È soltanto l’inizio. Quando scop-pia lo scandalo della Cricca,emerge che Angelo Balducci nel2008 era stato nominato presi-dente della Commissione cheverificava la conformità del por-ticciolo alla concessione dema-

Tempesta sul portodel regno di Scajola

LA PROCURA DI IMPERIAINDAGA SUI LAVORI PER LO SCALO

niale. Una scelta voluta dagli entipubblici guidati dai fedeli di Sca-jola.Nel giugno scorso, intanto, i tec-nici della Regione redigono unrapporto allarmante: “L’ultimocertificato di pagamento emes-so stima in 145,8 milioni il costodelle opere marittime, valore as-solutamente non congruo ri-spetto al progetto approvato, ilcui costo era stato stimato in29,3 milioni”. Il documento con-clude: “La Commissione ritieneche il comportamento del con-cessionario costituisca una vio-lazione degli obblighi previsti”.La società di Caltagirone speci-fica: “Le maggiori spese sono do-vute alle migliorie nella qualità e

nella bellezza dell’opera. Co-munque saranno a carico dei pri-va t i ”. A Imperia qualcuno trema.Anche perché l’operazione, chesembrava una miniera d’o ro ,mostra alcune crepe: posti barcainvenduti, imprese subappalta-trici che lamentano ritardi neipagamenti. A qualcuno invecedei contanti sarebbero stati of-ferti posti barca e appartamentirealizzati dall’Acquamarcia vici-no al golf club di Tortona.

NON BASTA: “C’è la questio-ne dei movimenti terra. Da ungiorno all’altro ci siamo visti cre-scere in mezzo al porto una mon-tagna. Materiale utilizzato per laspiaggia di cui non sappiamo lap rove n i e n z a ”, accusa Verda. In-somma, che cosa è quella “ter ra”su cui si pianteranno gli ombrel-loni? A tirare il filo ne viene su unaltro: le imprese e le famiglie, al-cune già note agli investigatori,che avrebbero partecipato a de-molizioni e movimento terra.Anche di questo si starebbe oc-cupando la Procura che nei gior-ni scorsi ha fatto volare un elicot-tero per scattare foto dei nuovimoli. E gli imperiesi con il nasoall’insù per vedere gli investiga-tori che volavano sul regno diScajola.

Le operemarittimedovevanocostare 29,3milioni. Oggi lastima parladi145,8

FURBETTI E FURBATE

Ettore Gotti Tedeschi

C’è posto per teBerlusconi e Scajola: il premier

punta ancora su SciabolettaFOTO ANSA

Nel 2008il presidentedellaCommissionedi verificaera AngeloBalducci

di Rita Di Giovacchino

D alle carte dell’accusa sulpresunto riciclaggio di de-

naro allo Ior, spunta il nome diEvaldo Biasini, il famoso “p a d rebancomat”, presidente dell’en -te missionario Congregazionedel Preziosissimo Sangue, cuiricorreva il costruttore DiegoAnemone quando aveva biso-gno urgente di contanti (ed erameglio che non risultasseroprelevati dal suo conto in ban-ca). Non ci sono soltanto i 23mln di euro prelevati dal contodel Credito Artigiano, nell’ot -tobre scorso (nonostante fossegià stato bloccato dall’Unità diinformazione finanziaria dellaBanca d’Italia) a dimostrare ildisinvolto “modus operandi”dell’Istituto per le opere di Re-ligione, o Banca vaticana, co-

me viene definito. Per vincereil primo round di fronte al Tri-bunale del Riesame contro il ri-corso, presentato dal presiden-te dell’istituto Ettore Gotti Te-deschi e dal direttore generalePaolo Cipriani (entrambi inda-gati per violazione della norma-tiva antiriciclaggio della Ue, di-venuta legge nel 2007) è basta-ta ai pm Nello Rossi e StefanoRocco Fava una memoria in cuisono descritte in modo detta-gliato tre operazioni sospettedella “va l a n g a ”già accertata. Lavalutazione è di investigatore.

C’È, ad esempio, un’operazio -ne del novembre del 2009, chefa riferimento ad assegni per300 mila euro, negoziati su unconto Ior presso la filiale di Uni-credit in via della Conciliazio-ne, da tal Maria Rossi indicata

dalla banca come la mamma diun anziano reverendo, titolaredel conto medesimo. Peccatoche la signora, per motivi ana-grafici, non potesse essere lamadre del prelato. Infatti le in-dagini hanno poi dimostratoche la donna usava un nome difantasia e che i fondi proveniva-no da una una banca di San Ma-rino. Il vero destinatario era unnoto faccendiere, utilizzatore fi-nale di ingenti somme che glipervenivano presso lo stessoistituto.

LA SECONDA operazione ri-guarda invece un prelievo di600 mila euro presso una sededi Intesa San Paolo, sempre neipressi del Vaticano. Una sommanon astronomica, comunquesostanziosa, di cui lo Ior non in-dicava la precisa destinazione

fatto salvo un vago riferimento amissioni religiose. Non c’è dastupirsi perché sullo stesso con-to, hanno poi scoperto gli inve-stigatori, sono transitati conanaloghe modalità nel solo2009 ben 140 milioni di euro incontanti.

PER TORNARE a Don Eval-do Biasini, personaggio ormainoto dopo lo scandalo che hatravolto la Protezione civile, varicordato che veniva indicatonell’inchiesta della procura diPerugia sui Grandi Eventi: comecustode dei “fondi neri” del co-

struttore Diego Anemone. An-che se in questa vicenda nonsembra coinvolto in operazionisospette. Ma il fatto che sia statocitato è sospetto. Quasi un se-gnale ai giudici del Riesame, sucosa può emergere dal monito-raggio a tappeto che la Procuradi Roma ha già disposto su tuttigli istituti bancari per rintrac-ciare conti Ior e ricostruire tuttii movimenti finanziari che fan-no capo alla Banca vaticana.Molti personaggi coinvolti nel-lo scandalo, a partire da AngeloBalducci, disponevano di unconto presso la Banca vaticanao comunque di un corridoioprivilegiato per operazioni fi-nanziar ie.

PADRE FEDERICO Lom -bardi, il portavoce della SantaSede, ha manifestato grande

S C I A B O L E T TA prontoper coordinare il Pdl

È stato il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Clau-dio Scajola è tornato in gran forma a Palazzo Grazioli per

l’ufficio di presidenza del Pdl più delicato degli ultimi mesi.La sua presenza ha avvalorato l’ipotesi che il Cavaliere vedain lui l’uomo giusto a cui affidare in tempi molto brevi ilcoordinamento unico del partito. Anche a costo di indire intempi rapidi un congresso per cambiare lo Statuto e con-sentire un “d ove ro s o ” ricambio al vertice. I colonnelli, in-fatti, sono ormai l’uno contro l’altro armati e anche ieri,nonostante le smentite di rigore, gli ex An avrebbero di-scusso per chiedere che i posti lasciati vacanti da chi haaderito a Fli vengano ricoperti comunque da ex An. S .N.

Il portavocedella SantaSedemanifesta“grandes t u p o re ”per l’indagine

Giovedì 21 ottobre 2010

PORCATA ARMATALodo Calderoli per salvare le “Guardie Padane”

sotto processo. L’Idv: abusi e bugie al Parlamento

La denuncia del “Fatto”:

il colpo di spugna

nascosto tra 1085 norme

M agia dei decreti “omnibus”. Queicarrozzoni affollati di norme che lamaggioranza usa per stravolgere leggi

e codici. L’ultimo scandalo l’ha sollevato MarcoTravaglio nell’editoriale del 2 ottobre scorso sul il Fatto(“Lodo Lega, la banda armata non è più reato”). Doveracconta dell’ultimo “Codice dell’o rd i n a m e n t om i l i t a re ”. Nella sue pieghe (ben 1085 norme), si

nasconde la vergogna della cancellazione di un Dl del‘48 che punisce col carcere da 1 a 10 anni “chiunquepromuove, costituisce, organizza o dirige associazionidi carattere militare, le quali perseguono, ancheindirettamente, scopi politici” e si organizzano percompiere “azioni di violenza o minaccia”. La“semplificazione” salva 36 leghisti rinviati a giudizio perbanda armata a Verona per le “Camice verdi”.

Paolo Mondani, autore dello scoop di Report

“Su Antigua non ci fermeranno”stupore per la decisione presadal tribunale del Riesame, cheieri nel respingere il ricorso diGotti Tedeschi e Cipriani, haconfermato il sequestro caute-lativo dei 23 milioni di euro sulconto del Credito Artigiano.“Certamente si tratta di un pro-blema interpretativo informa-le”, ha spiegato padre Lombar-di. Una linea di difesa ribaditaanche in una nota ufficiale del-la Santa Sede. Insomma lo Iornon intende recedere da quan-to ha sempre affermato: “Nes -suna irregolarità, è soltanto unequivoco, chiariremo tutto”.Ma come abbiamo visto le cosenon stanno così. E la decisionedel collegio, composto dai giu-dici Claudio Carini, GiovannaSchipani e Alessandra Boffo,sembra preoccupare il presi-dente Gotti Tedeschi che al mo-mento si trincera con un secco“no comment”.Anche se, qualche ora dopo,parlando con i giornalisti, lan-cia un laconico messaggio: “Misento un po' depresso”.

FURBETTI E FURBATE

di Caterina Perniconi

L e leggi ad personamnon sono più solo perBerlusconi. Se 36 espo-nenti politici della Lega

sono coinvolti in un proces-so per “associazione militareper scopi politici” hanno as-solutamente bisogno di unLodo. A costo di mentire da-vanti al Parlamento per rea-lizzarlo. Ieri l’Italia dei Valori

ha denunciato il ministro perla Semplificazione normati-va, Roberto Calderoli e hachiesto le sue dimissioni peraver dichiarato il falso in aulaa Montecitorio.

DOPO UN ARTICOLOuscito sul Fatto Quotidiano, ilpresidente dei deputatidell’Idv, Massimo Donadi, hapresentato un’inter rogazioneparlamentare sulla vicenda,alla quale Calderoli ha rispo-sto la scorsa settimana. L’a r-ticolo spiegava come nel de-creto omnibus entrato in vi-gore il 9 ottobre, denominato“Codice dell’O rd i n a m e n t oM i l i t a re ”, ci fosse una normafatta apposta per abrogare lapena che prevedeva da 1 a 10anni di carcere per “ch i u n q u epromuove, costituisce, orga-nizza o dirige associazioni dicarattere militare, le qualiperseguono, anche indiretta-mente, scopi politici”. Ovve-ro un decreto che mentrecancella numerose normeinutili viene usato per camuf-fare la depenalizzazione di unreato gravissimo,e attuale tanto daesistere un pro-cesso in corsocontro le famose“Camicie Verdi”padane (che finoa qualche mese favedeva imputatianche il leaderdel Carroccio,Maroni, Borghezio e Spero-ni). Il ministro, davanti al Par-lamento e in diretta televisi-va, ha affermato che è statauna commissione tecnica,istituita appositamente conun decreto ministeriale dalgoverno Prodi nel 2007, a rea-lizzare il Codice e non il suoministero. Ha dichiarato an-che che, dopo l’a p p rova z i o-

ne definitiva da parte del Con-siglio dei ministri e la pubbli-cazione in Gazzetta ufficiale,il governo non poteva salvaredall’abrogazione il decretocon una semplice modifica inGazzetta, trattandosi di modi-fica sostanziale.Ma ieri sia Roberto Calderolisia Massimo Donadi hanno ri-cevuto una lettera del consi-gliere di Stato Vito Poli, expresidente del comitatoscientifico citato dal mini-stro, che dopo aver ascoltatola risposta all’inter rogazioneparlamentare ha ritenuto ne-cessario denunciarne i conte-nuti: “Nessun componentedel comitato scientifico –scrive Poli – ha proposto (oinserito nel relativo elenco)l’abolizione del decreto inquestione”. L’inser imentodello stesso nel Codice “c o-stituisce evidente errore ma-teriale risultando assoluta-mente incoerente, dal puntodi vista logico-giuridico”. Eper quanto riguarda la possi-bilità di rettificare l’errore Po-li dichiara che la procedura

“tempestivamente attivatadal Capo dell’Ufficio legisla-tivo del ministero della Difesae condiviso dalla Presidenzadel Consiglio” è stata interrot-ta per “esplicito diniego op-posto dall’ufficio legislativodel ministero per la Sempli-ficazione normativa”. Insom-ma, la norma è stata proposta,inserita e difesa dagli uominidi Calderoli.

ANTONIO DI PIETRO haannunciato un esposto inprocura per i reati d’a buso

dopo una “porcata ministe-r iale” e un’immediata mozio-ne di sfiducia. Donadi ha in-formato con una lettera an-che la presidenza della Re-pubblica: “Poiché ritengo lalettera del consigliere Poli si-curamente attendibile, neconsegue che il ministro Cal-deroli avrebbe non solo men-tito al Parlamento e al Paese,ma che, verosimilmente, sa-rebbe intenzionalmente in-tervenuto dapprima per in-cludere quel reato tra le nor-me da abrogare e successiva-mente per assicurarsi chel’abrogazione entrasse in vi-go re ”. Tra l’altro il danno nonè rimediabile. Perché il fattoche questa legge sia stata pro-mulgata permette agli impu-tati di invocarla, per fa v o rre i ,anche qualora venisse can-cellata. “Dagli atti parlamen-tari si evince la mia totaleestraneità e non responsabi-lità riguardo a quanto mi vie-ne contestato” ha rispostoCalderoli. In ogni caso i suoicompagni di partito sono sal-vi.

Un decreto“ad Legam”varato con frodeMa lo scudoper gli amicidel Carroccioè assicurato

Camicie verdiTra i 36 rinviati a giudizio per

banda armata figurano l’exsindaco di Milano Marco

Formentini, Gian Paolo Gobbosindaco di Treviso e il deputato

Matteo Bragantini (FOTO ANSA)

di Carlo Tecce

I l sito di Repor t festeggia i 5milioni di telespettatori

per la puntata su Antigua e leville di Berlusconi con un ar-ticolo e una foto scaramanti-ca: il monoscopio della Rai,

l’immagine fissa utilizzata ne-gli anni ‘70. E domenica scor-sa per un momentino, quasiun minuto, il segnale è scom-parso nelle province di Mila-no, Brescia, Monza e Lecco.Poteri paranormali di Nicco-lò Ghedini, l’avvocato di Ber-

lusconi che aveva martellatola Rai e Repor t sin dal mattinooppure del ministro PaoloRomani che l’ha definita unatrasmissione odiosa. Il gior-nalista Paolo Mondani, auto-re dell’inchiesta, tranquilliz-za i telespettatori (meno il go-

verno e il Pdl): “Andiamoavanti perché siamo solo al-l'inizio. La domanda è una: achi ha dato i 22 milioni Ber-lusconi? E poi resta l’opacitàche circonda la storia, chenon è finita, anzi peggiorataperché l’avvocato Carlo Po-stizzi ci dice che dietro la so-cietà controllante di FlatPoint c’è solo lui, consideratoun fiduciario. Un signore no-to alle cronache italiane peraver avuto un ruolo in unacontestazione nella quale erachiamato in causa GianpieroFiorani con la sua Bpm swiss.Se Postizzi dichiara la storiachiusa, mi sembra più cheaperta. Come il caso BancaAr ner”. A tutta dritta, insom-ma. Ma come? “In che Rai sia-mo, mi chiedi? Diciamo chel’aria di Antigua era più lim-

pida. È troppo ingiusto volerchiudere un programma pri-ma di averlo visto, se qualcu-no giudica Repor t odioso è inpieno diritto di pensarlo edirlo. Ci sta che ci siano per-sone che non amano Repor t.Finché possiamo, cerchiamoil fondo nelle nostre inchie-ste e ci preoccupa soltanto difare bene il nostro mestiere.Questo tipo di lavoro ha biso-gno delle condizioni giuste,perché lungo e faticoso. Mac’è interesse a occultare la ve-rità sulla Banca Arner e le sueoperazioni, ad esempio. Ilgiornalista deve mettere il sa-le sulla coda di chi comanda,chiunque sia. In Italia siamoabituati a gossip, balleriniche parlano di crisi cinese, letorte in faccia di politici. Ri-cominciamo da qui”.

“Storia opaca:non è ancorac h i a roa chiBerlusconiabbia dato 22milioni di euro”