ragazzi miei, sta nell’essere se stessi fino in fondoperché scava nel profondo nell’anima di...

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anno IV 01/2013 gennaio/febbraio/marzo MASSIMO CARLOTTO ALESSANDRO GASSMAN GIULIO SCARPATI CLAUDIO CASADIO PATRIZIA VALDUGA VALTER MALOSTI FEDERICA FRACASSI FAUSTO PARAVIDINO WILLIAM SHAKESPEARE FERDINANDO BRUNI RODDY DOYLE GIORGIO GALLIONE MARINA MASSIRONI DENIS DIDEROT SILVIO ORLANDO CHRISTINE NöSTLINGER ELIO DE CAPITANI CRISTINA CRIPPA ARISTOFANE TEATRO DUE ROBERTO SCARPETTI CéSAR BRIE l’arte, ragazzi miei, sta nell’essere se stessi fino in fondo Paul Verlaine

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anno IV 01/2013gennaio/febbraio/marzo

MassiMo Carlottoalessandro GassManGiulio sCarpatiClaudio Casadiopatrizia ValduGaValter MalostiFederiCa FraCassiFausto paraVidino

WilliaM shakespeareFerdinando Bruniroddy doyleGiorGio GallioneMarina Massironidenis diderotsilVio orlando

Christine nöstlinGerelio de CapitaniCristina CrippaaristoFaneteatro dueroBerto sCarpettiCésar Brie

l’arte, ragazzi miei, sta nell’essere se stessi fino in fondoPaul Verlaine

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L’evirazione dal logo e dal viso di Puccini dell’irridente e pun-tuto orecchio verde da elfo, per alcu-ni è ancora una ferita aperta, pure dall’Elfo-Puccini è impossibile non farsi sedurre. Ci si va volentieri per-ché, una volta collaudato l’orienta-mento interno tra le varie sale (chi si perde sempre, è solo tonto o le segnalazioni potrebbero essere più soccorrevoli?), si apre un luogo ami-chevole e istruttivo. Gradevole da ve-dere, confidenziale da frequentare. Benfatto e pratico. Si vede e si sente bene: non si mordicchiano le ginoc-chia stando seduti né si provocano rumori molesti bilanciando il peso

da una chiappa all’altra. Pare una cosa scontata ma chi frequenta sale e auditorium milanesi, sa che non lo è. Vale per il pubblico. A giudicare dalla naturalezza di chi lavora con la parola in palcoscenico, se ne av-vantaggia chi recita. Si vedono e si ascoltano bene testi che di solito si ignorano o esistono solo per lettura individuale, e non sempre in lingua nazionale. E la misura diversa della sale ne ha fatto un luogo ideale an-che per la musica che a Milano non

ha spazi modulabili: suona più in-vogliante ciò che si ascolta da pochi metri (e, a volte, il gesto non è acces-sorio o frivolezza) e senza poltrone vuote attorno.Per la nostra generazione di teatrofi-li ‘orfani’ del Piccolo Teatro - non in senso concreto ma ideale: negli anni settanta, la stagione resistenziale e di apostolato gramscian-brechtiano di via Rovello era archiviata, e si contavano classici, allori e plausi istituzionali - l’Elfo ha rappresentato uno dei supplementi/complementi milanesi inderogabili di formazione teatrale. Per autori e testi dai conte-nuti scomodi, da discutere, ma che

davano subito alla testa, op-pure di classici ribaltati nella confezione ma indagati con fi-ducia e lealtà. Il trasloco bor-ghese poteva cambiare l’Elfo e la sua storia un po’ contro, come la vec-

chia sede, ma sistematica e viva. Radicarsi nel cuore dello shopping meno edificante ha indotto un’attua-lità per così dire ambientale, quasi social-antropologica. L’ingresso, tra vetrine di negozi di musica e tele-fonini, un atrio d’hotel e i tavolini all’esterno di un bar, è già palcosce-nico. Facile, poi, capire che anche il teatro fatto dentro è vita quotidiana, non un’astrazione.

Angelo Foletto

perché elfo

l’elfo è un trimestrale edito da teatridithalia società Cooperativa teatro dell’elfo impresa socialecorso buenos aires 3320124 milano

direttore responsabile barbara caldarini

redazione flora cucchi, nicola manfredi veronica pitea, diana sartori

progetto grafico plum (plumdesign.it)

registrazione tribunale di milano, n. 5 del 4 gennaio 2010

stampa arti grafiche bianca e voltavia del santuario – 20060 trucazzano (milano)

gennaio 2013distribuzione gratuita

teatro dell’elFo 1973/2013 in questa foto: la bottega del caffe 1991

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elFo puCCini | sala Shakespeare15 – 20 gennaioore 20.30 (domenica ore 15.30)

OSCURA IMMENSITàdi Massimo Carlotto | regia alessandro Gassmancon Giulio scarpati, Claudio Casadioteatro stabile del Veneto

«Giustizia, vendetta, perdono, pena. Questi sono i temi universali - sintetizza con precisione MAS-SIMO CARlOTTO - di un progetto narrativo nato come romanzo, che ha trovato oggi una sua articolazione naturale come testo teatrale. Quando venne pubblicato in Italia, il romanzo provocò, nel senso migliore del ter-mine, un intenso e lacerante dibattito. Nella pièce, a differenza del romanzo, sono forte-mente presenti i sentimenti contrastanti che ho potuto cogliere negli anni. Oscura immen-sità non lascia scampo. Alla fine ognuno è costretto a prendere posizione, a non eludere le domande che i due personaggi, Raffaello Beggiato (interpretato da ClAUdIO CASAdIO) e Silvano Contin (GIUlIO SCARpATI), carnefice e vittima, pongono con la forza disarmante dei destini contrapposti e ineluttabili. Chi deve

perdonare colui che ha commesso un delitto e che sta scontando una pena detentiva o è rinchiuso nel braccio della morte? I familiari della vittima o lo Stato? O entrambi?La ragione, la politica, la religione, la filosofia non sono ancora riuscite a dare una risposta esauriente e in grado di soddisfare coloro che hanno sofferto il danno irreparabile della per-dita di un loro caro, per mano assassina, per-ché prevalgono sentimenti ancestrali che of-fuscano, accecano, trasformando l'esistenza in una oscura immensità. La nostra società è incapace di lenire il dolore di coloro che hanno subìto tale torto. La comunità in cui vivono tende a escluderli, a condannarli a un ergastolo di dolore, solitudine e livore perché la punizione del reo non è mai soddisfacente.La vendetta, la più dura e terribile, rimane come unica soluzione di razionalizzazione del lutto, di possibile via a un futuro diverso. Non vi è nulla di inventato nell'Oscura im-mensità. Per costruire i due personaggi ho incontrato de-cine di parenti di vittime, di condannati. La necessità di una realtà implacabile, che abbattesse il muro dell'ipocrisia, mi ha costretto a un viaggio nell'oscurità di dolori immensi. Come il dolore di Silvano Contin ormai incapace di ritrovare il filo di un'esistenza fondata su va-lori positivi. Questa è la durissima lezione di queste storie. Raffaello Beggiato è l'altra fac-cia della medaglia. Reo di un delitto odioso ha diritto a una seconda possibilità? Scrivere questa pièce è stata un'avventura professio-nale e umana importante e coinvolgente. Mi sono ritrovato davanti alla pagina bianca con il timore di "liberare" la carica di emozioni, raccolte negli anni in giro per il mondo. Per fortuna la magia della scrittura teatrale che ti catapulta in un palco immaginario ha estratto parola dopo parola dall'oscura immensità per riuscire a raccontarla».

noir, figlio minore della tragedia

Il romanzo L’oscura immensità della morte diventa spettacolo, riscritto per la scena dall’autore e diretto da AlESSANdRO GASSMAN.Lo interpretano Giulio Scarpati e Claudio Casadio

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«La scena, cupa e livida, si apre a illuminare, su di uno sfondo di tenebre, la violenza implacabile di un mondo contrassegnato da ostilità e da sordi rancori, presupposto che mina la convivenza di una città qualsiasi, di ieri, di oggi e di sempre. Nella tragedia di Romeo e Giulietta la città assume il nome di Verona e si rivela emblema delle rivendicazioni e delle pretese che generano i conflitti fra chi detiene il potere, nelle sue varie forme. Al centro di tali conflitti si colloca quel mondo di adulti cui si contrappone la gioventù innocente dei due protagonisti; un mondo adulto che sembra riconoscere solo il linguaggio della minaccia e della violenza. Di qui il duello tra gli affiliati delle due potenti famiglie rivali con cui si apre la tragedia, interrotto dall’apparire minaccioso di un altro potere, quello del principe di Verona, che si impone sulla scena anche fisicamente, su un livello più alto. Questa antitesi fra alto e basso, insieme a quella fra oscurità e luce, rivelano una delle linee-guida della messa in scena di Ferdinando Bruni: la volontà di mettere in evidenza, con rigorosa e sistematica coerenza, i contrasti e i conflitti che costituiscono la tessitura drammatica del Romeo e Giulietta.Fedele, di una fedeltà che si pone al servizio di un testo noto per lo stereotipo dell’amore ideale, una traduzione originale, con un linguaggio aderente al testo scespiriano, scorrevole nelle scelte espressive, libero da interpretazioni idealizzanti, che possono allontanare dalla naturale attualità di un classico che, come scriveva Calvino, quanto più si crede di conoscere per sentito dire, tanto più, quando si legge davvero, si trova nuovo, inaspettato ed inedito.Shakespeare trasforma una tragedia lirica in una tragedia moderna, nella quale la purezza di un amore assoluto, proprio della giovinezza, vissuto come sogno e gioco, si scontra con il mondo complesso degli adulti, fatto di volgarità quotidiane, nobiltà disinteressate e assurda violenza. Ecco allora che, fin dal primo atto - grazie alla traduzione, ai ritmi veloci della recitazione, al dinamismo acceso della rappresentazione, al commento musicale che esalta la tensione drammatica – lo spettacolo consente di cogliere i molteplici contrasti del testo. La vitalità di questa edizione si rivela così strumento fondamentale per comprendere come per Shakespeare l’amore autentico sia la via per conoscere il volto vero della vita che, a volte, ci fa fare i conti con la sua spietatezza».

Alessandro Mazzini, Professore Liceo Classico A. Manzoni (Milano) e assiduo frequentatore dell’Elfo Puccini

Odi etamo

Torna all’Elfo il classico dei classici, il testo scespiriano che in-fiamma da sempre le platee di tutto il mondo. Per FERdINANdO BRUNI e per la compagnia dell’Elfo Romeo e Giulietta è lo spettacolo ca-postipite di una linea artistica che racconta, con testi sia classici che contemporanei, lo scontro/incontro tra vecchie e nuove gene-razioni. Romeo e Giulietta è quasi un inno alle tante giovani vittime inconsapevoli di un cinico potere adulto. Uno spettacolo che pulsa e che si rinnova nel cast per dare sem-pre spazio a giovani interpreti a partire dai protagonisti: AlEjANdRO BRUNI OCAñA, già co-nosciuto dal pubblico dell’Elfo per i diversi ruoli interpretati (dalla Salomè fino a Rosso) è il nuovo Romeo e CAMIllA SEMINO FAvRO (apprezzata interprete di Shopping&Fucking e Racconto d’inverno) è Giulietta.Due nomi storici della Compagnia inter-pretano i ruoli cruciali della Balia e di Frate Lorenzo (IdA MARINEllI e lUCA TORACCA) e, novità di questa edizione, Ferdinando Bruni quello di Capuleti.

elFo puCCini | sala Shakespeare29 gennaio – 24 febbraioore 20.30 (domenica ore 16.30)

ROMEO E GIUlIETTAdi William shakespeareregia, traduzione e costumi di Ferdinando Bruniteatro dell’elfo

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La donna che sbatteva nelle porte è un romanzo amaro e lieve, bellissimo e struggente, che racconta la storia di Paula, una donna di 39 anni con già troppa vita alle spalle. Padre misogino e madre sot-tomessa, Paula già da adolescente ha voglia di fuggire da una famiglia che non la sa amare e da una scuola che la etichetta come una ragazzina stupida e amorale. Tutto cambia quando, qualche anno dopo, Paula diventa la “signora” Spencer, la moglie di Charlo, il bello del quartiere, sicuro, vincente, carismatico. Lui la fa sentire amata, rispettata, temuta. Charlo è la felicità, il sesso, la speranza, il riscatto. Poi arrivano i figli, Charlo perde il la-voro e la vicenda precipita improvvisamente nelle profondità di un dolore fisico e psico-logico, dove lo sbattere la testa nelle porte diventa per Paula metafora per nascondere la violenza subita dal marito. Narrato da ROddy dOylE (l’autore di The commitments, The snapper, Paddy Clarke ha ha ha!) con una sensibilità e una rara capacità di aderire all’universo femmi-nile (quasi una metamorfosi), il romanzo è diventato un monologo diretto da GIORGIO GAllIONE, ideale per il talento e la pensosa leggerezza di MARINA MASSIRONI. Un viaggio duro ma vitalissimo, potentemente attuale. Costruito come un appassionante flash back, si apre con l’immagine della protagonista sul prato di casa, tra bottiglia rotte ed elettrodome-stici logori, che ripercorre la propria storia.

«È vero, purtroppo è una vicenda molto comune. Però il tono e l’approccio di Doyle è particolare perché scava nel profondo nell’anima di questa donna. Il carico emotivo l’ho subito e lo subisco anche ora, a quasi due anni dal debutto. E non può che essere così. Il personaggio si muove in una dimensione non del tutto lucida e offre una partitura emotiva complicata».

«Si, ed è un’interpretazione assolutamente coerente al testo di Doyle, dove non c’è autocommiserazione, non ci sono né sentenze né rivendicazioni. La protagonista ripensa alla sua vita, dall’adolescenza al matrimonio, fino alle violenze e all’abisso dell’alcool, col distacco della memoria. Nel monologo si arriva anche a sorridere, non c’è tragedia. O meglio: porto in scena una storia tragica, ma nel senso moderno del termine. A tratti felicità e sorriso si intrecciano al dramma disegnando il ritratto di una donna difficile da dimenticare».

elFo puCCini | sala Fassbinder5 – 24 febbraioore 21.00 (domenica ore 15.30)

lA dONNA CHE SBATTEvA NEllE pORTEdi roddy doyle © roddy doyle, 1996 © ugo Guanda editoredrammaturgia e regia Giorgio Gallioneteatro dell’archivolto

Ritratto di donna in un interno

MARINA MASSIRONI pORTA IN SCENA UN TESTO dI ROddy dOylE

Marina, anChe nei panni di paula

non rinunCi alla leGGerezza

e all’ironia...

raCConti una storia più CoMune

di quanto si è soliti pensare.

Ma le esperienze a Cui deVi dare

VoCe sono Molto intiMe. è diFFiCile

aFFrontare questo personaGGio?

lA MORTE TI FA BEllA

se volete vedere come il teatro possa diventare poesia e come la poesia possa farsi teatro, non perdetevi lA CORSIA dEGlI INCURABIlI. Il merito di questa rara reazione alchemica va in egual misura ai versi di pATRIzIA vAldUGA e alla splendida interprete, FEdERICA FRACASSI, attrice tra le più premiate di questi anni, qui diretta da vAlTER MAlOSTI.

Un monologo denso squarciato da lampi lirici che svelano paesaggi dell’anima: l’anima di chi sta morendo, ma anche di chi si oppone al conformismo, all’omologazione e quindi per la società è morto. Federica Fracassi è bravissima, dolce nel ricordo, rapita nella poesia, furiosa nell’invettiva. Magda Poli, CORRIERE DELLA SERA

Lo spettacolo allestito da Malosti scorre sospeso tra Beckett e Testori... nell’approccio del regista, lo spettacolo non è più racconto, riflesso di una sghemba attualità, ma puro esercizio di forza espressiva, applicato a questa materia magmatica, che passa senza sosta dall’invettiva al pianto. Il resto lo fa quella magnifica attrice che è Federica Fracassi. Renato Palazzi IL SOLE 24 ORE

elFo puCCini | sala Fassbinder16 – 20 gennaioore 21.00 (domenica ore 16.00)

lA CORSIA dEGlI INCURABIlIdi patrizia Valduga | regia di Valter Malostiteatro di dioniso

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Il nipote di Rameau di Denis Diderot, capolavoro satirico della seconda metà del settecento è la para-bola grottesca di un musico fallito, cortigiano convinto, amorale per vocazione. Sedicente nipote del famoso musicista jEAN pHIlIppE RAMEAU, compositore di ruolo alla corte di Luigi XV, il protagonista della pièce è uno sbruffone, uno scroccone indefesso e che si muove “come un topo nel formaggio” nei salotti della capitale francese. In questo di-vertentissimo dialogo è il filosofo stesso che raccoglie le sue confessioni, sciorinate senza pudori, quasi con onestà. «Nella sua imbarazzante assenza di prospet-tive edificanti, nella riduzione della vita a pura funzione fisiologica riesce in maniera paradossale a ribaltare la visione del bene e del male, del genio e della mediocrità, della natura umana e delle possibilità di redimerla- riepiloga SIlvIO ORlANdO che produce, dirige e interpreta questo prezioso spettacolo. Ra-meau si è offerto attraverso i secoli come un nitido archetipo di libero servo, innocua foglia di fico per padroni a tolleranza varia-bile. Il testo manca dai nostri teatri dagli inizi degli anni novanta, un ventennio di profonde mutazioni nel corpo della nostra società ci-vile; le contorsioni intellettuali di Rameau quindi assumono nuovo e violento impatto e nuovi motivi di aspro divertimento ». E ag-giunge: «Non c’è stato bisogno di attualizzare l’originale. È già attuale!»

Ieri come oggi alla corte dei potenti

Spettacolo ben ambientato nel Caffè della Reggenza, con dialoghi tra un “Lui” che è Jean-François Rameau (nipote del musicista) e un “Io” che è l’autore. Lo sporco lavoro di dire cose scomode se lo accolla questo nostro grande interprete della medietà umana e per suscitare comica ripugnanza Orlando calza una parrucca logora, usa toni melliflui per apologie di delinquenza, adulazione e inettitudine. Bravissimo. In sintonia con lui Amerigo Fontani (Diderot con aplomb) e Maria Laura Rondanini (un’inventata Juliette plebea). Rodolfo Di Giammarco, LA REPUBBLICA

Questo, per venire all’interprete, penso sia ciò che ha attratto Silvio Orlando: una figura che gli offriva l’opportunità di operare variazioni «serie» sul tema della sregolatezza, della buffoneria, dello smisurato: quasi che ciò che aveva accennato nei suoi tanti personaggi potesse venire alla luce, rivelare una parte di sé, un suo vero, occulto sentimento. Franco Cordelli, CORRIERE DELLA SERA

elFo puCCini | sala Shakespeare26 febbraio – 10 marzoore 21.00 (domenica ore 15.30)

Il NIpOTE dI RAMEAUdi denis diderotregia di silvio orlandoCardellino srl

l’arte di essere

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elfopuccini

3 – 31 dicembre | sala FassbinderFerdinando Bruni, ida Marinellielena russo arManAlICE UNdERGROUNdda lewis Carroll | regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongiateatro dell’elFo

18 dicembre – 13 gennaio | sala Shakespearepaolo poliAQUIlONIdue tempi di paolo poli da pascoliproduzioni teatrali paolo poli

21 - 22 dicembre | sala Bausch

lA GENTIlE ClIENTElAaudiodramma di andrea Bajaniregia di sergio FerrentinoFonderia Mercury

11 - 12 gennaio | sala Bausch

l’ETICA dEl pARCHEGGIO ABUSIvOaudiodramma dielisabetta Bucciarelli regia sergio FerrentinoFonderia Mercury

15 – 20 gennaio | sala ShakespeareGiulio sCarpati, Claudio CasadioOSCURA IMMENSITàdi Massimo Carlotto | regia alessandro Gassmanteatro stabile del Veneto

16 – 20 gennaio | sala FassbinderFederiCa FraCassiCORSIA dEGlI INCURABIlIdi patrizia Valduga | regia Valter Malostiteatro di dioniso

pUGlIA IN SCENA A MIlANO22 - 27 gennaio Compagnia del sole GuerraBottega degli apocrifi else29 gennaio - 3 febbraio Fibre parallele Furie de sanGhediaghileev teatro lenÒr

29 gennaio – 24 febbraio | sala Shakespeare

ROMEO E GIUlIETTAdi William shakespeare | regia Ferdinando Bruniteatro dell’elFo

5 – 24 febbraio | sala FassbinderMarina MassironilA dONNA CHE SBATTEvA NEllE pORTE di roddy doyle | drammaturgia e regia Giorgio Gallioneteatro dell’archivolto

26 febbraio – 10 marzo | sala ShakespearesilVio orlandoIl NIpOTE dI RAMEAUdi denis diderot | regia silvio orlandoproduzione Cardellino srl

27 febbraio – 10 marzo | sala Fassbinder

EXITdi Fausto paravidino | regia Fausto paravidinoteatro stabile di Bolzano

5 – 17 marzo | sala BauschCristina CrippaIl BAMBINO SOTTOvUOTOdi Christine nöstlinger | regia elio de Capitaniteatro dell’elFo

12 – 24 marzo | sala Shakespeare

lE RANEdi aristofane Fondazione teatro due

18 marzo – 14 aprile | sala Fassbinder

vIvA l’ITAlIAdi roberto scarpetti | regia César Brieteatro dell’elFo

2 – 14 aprile | sala Shakespeare

Il vENTAGlIOdi Carlo Goldoni | regia damiano Michielettoteatro stabile del Veneto

3 – 21 aprile | sala BauschCorinna aGustoni, luCa toraCCaNEl BUIO dEll’AMERICAdi Joyce Carol oates | regia di Francesco Frongiateatro dell’elFo

15 – 21 aprile | sala Fassbinder Valerio apreaMOMENTI dI TRASCURABIlE FElICITàdi Francesco piccolo | regia Valerio apreaassociazione Città teatro

16 – 21 aprile | sala ShakespeareGiuseppe BattistonGianMaria testaITAly di Giovanni pascoliproduzioni Fuorivia

23 aprile – 1 maggio | sala Shakespeare

NOME dI BATTAGlIA lIAtesto e regia renato sartiteatro della Cooperativa

2 - 12 maggio | sala Shakespeare

FACCIAMO CHE ERO IOdi e con Maurizio lastricoregia Gioele dixBananas

3 – 12 maggio | sala Fassbinder

TEATRO dEllE AlBE / RAvENNA TEATRO3 - 8 maggio pantani9 e 10 maggio ruMore di aCque11 e 12 maggio ouVerture alCina

14 – 26 maggio | sala Fassbinder

BABIlONIA TEATRI 14 - 19 maggio the end21 - 26 maggio pinoCChiodi Valeria raimondi e enrico Castellani

23 - 26 maggio | sala Shakespeare

URGEdi e con alessandro Bergonzoniproduzione allibito

3 – 29 giugno | sala Fassbinder

SHOppING & FUCKINGdi Mark ravenhill | regia Ferdinando Bruniteatro dell’elFo

10 giugno – 6 luglio | sala Shakespeare

NUOvA pROdUzIONE regia elio de Capitaniteatro dell’elFo

ottobre – luglio | Sala Bausch

NUOvE STORIEpER UN NUOvO TEATRO

IN TOURNÉE26 febbraio - 25 marzo rosso7 - 31 gennaio iMproVVisaMente, l’estate sCorsa12 gennaio - 14 aprile the history Boyswww.elfo.org/calendario/20122013/tournee.html

stagione 12/13

9 febbraio, ore 15.30, sala Shakespeare

SOUNd MUSIC! 2013lA FIlARMONICA dEllA SCAlA SINFONIA N. 41 IN dO MAGG.

jUpITER dI w.A. MOzARTwww.filarmonica.it

26 marzo, ore 21, sala Shakespearesentieri selvaggi presenta

lUNApARK ENSEMBlEwww.sentieriselvaggi.org

27 marzo, ore 21, sala Shakespeare

AREA IN CONCERTOwww.elfo.org/eventi/2013/20130327/area.html

note a MarGine

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Biglietteria Elfo Puccini c.so Buenos aires 33, Milanotel. 02.00.66.06.06 www.elfo.org - [email protected] lunedì a sabato 10.30/19.30 domenica 14.30/19.30

Prezziposto unico € 30.50riduzione convenzioni € 27riduzione giovani (fino ai 25 anni) e anziani (dai 60 anni) € 16 il martedì posto unico € 20 nuove storie € 15

Abbonamenti Coppia 7 spettacoli a scelta per due persone intero € 196 (€ 14 a tagliando), ridotto giovani < 25 – anziani > 60 € 168 (€ 12 a tagliando)priMa settiMana € 70 (€ 10 a tagliando) abbonamento personale per 7 spettacoli, valido esclusivamente per le prime 6 replichepriMa settiMana Coppia € 140 (€ 10 a tagliando) 7 spettacoli a scelta per due persone, valido esclusivamente per le prime 6 replicheCarnet 9 ingressi a scelta libera € 171 (€ 19 a tagliando)

Carta reGalo 2 biglietti utilizzabili senza vincoli per tutti gli spettacoli in stagione € 61

nuoVe storie abbonamento personale per 7 spettacoli € 70

Per le scuoleintero € 12aBBonaMento sCuola 3 spettacoli € 30 (€ 10 a tagliando)aBBonaMento ClassiCi romeo e Giulietta + le rane + il ventaglio € 27 (€ 9 a tagliando) Da concordare presso l’ufficio promozione e scuole: tel 02.00.66.06.33 – [email protected]

Prenotazioni onlinei biglietti possono essere prenotati scrivendo a [email protected] o compilando il form sul sito www.elfo.org

Acquisti telefonicii biglietti si possono acquistare anche telefonicamente con carta di credito allo 02.00.66.06.06 (senza costi aggiuntivi) e ritirare entro 30 minuti prima dell’inizio dello spettacolo.

Call center Vivaticket by Charta all’ 899.666.805 (servizio a pagamento)

Acquisti onlinei biglietti e gli abbonamenti possono essere acquistati online sul sito www.elfo.org e su www.vivaticket.it con carta di credito o bancomat (ritiro la sera stessa, entro 30 minuti dall’inizio dello spettacolo)

La signora Bartolotti, donna decisamente anticonvenzionale, alle-gra e un po’ sbadata, con la mania di ordinare campioni gratuiti e offerte speciali, riceve un pacco a sorpresa da una fabbrica sperimen-tale. Il contenuto: un bambino sottovuoto. Apri il barattolo, versi una soluzione nutritiva e l’esse-rino grinzoso contenuto lì dentro si trasforma in un bambino di sette anni, anzi nel bambino modello: affettuoso, benedu-cato e gentile. Ma la fabbrica ha inviato il pacco al destinatario sbagliato e vuole indietro il suo prezioso prodotto... Una fiaba esilarante e geniale capace di coinvolgere un pubblico tra-sversale e di ogni età come quello che segue da sempre CHRISTINE NöSTlINGER, ironica e surreale autrice di letteratura per l’infanzia (Premio Internazionale Hans C. Andersen). CRISTINA CRIppA, un’intensa, giocosa e pungente Berta Bartolotti, ha fatto proprio il testo della Nöstlinger, riadattan-dolo in un monologo teatrale. E con la com-plicità registica di ElIO dE CApITANI è riuscita a far rivivere le voci e le sfumature di tutti i personaggi: dal Signor Giuseppe, alla piccola Kitty, fino al suo amato Marius, grazie anche al bellissimo fondale di FERdINANdO BRUNI, che coopera al dispiegarsi della storia.

elFo puCCini | sala Bausch5 – 17 marzoore 19.30 (domenica ore 17.00)

Il BAMBINO SOTTOvUOTOdi Christine nöstlinger adattamento di Cristina Cripparegia elio de Capitaniteatro dell’elfo

abbonamenti e prezzi

una storia diVertente sulla MaGia di essere BaMBini e sull’iMportanza di riManere se stessi

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Per due settimane si accendono le luci sulla vetrina Puglia in scena a Milano, una scelta di proposte rappresentative delle poetiche e del percorso teatrale delle migliori compagnie della regione. Il programma articolato su due sale, Bausch e Fassbinder, comprende quattro formazioni il cui lavoro sta diventando man mano bene comune nazionale. Aprono la rassegna Else della compagnia BOTTEGA dEGlI ApOCRIFI e Guerra della COMpAGNIA dEl SOlE (22-27 gennaio). Il primo rimette in vita La signorina Else di SCHNITzlER, partendo dallo spazio interiore della protagonista, che moltiplica attorno a sé personaggi e stati d’animo, rendendo visibile un popolo intero. Il nodo è un piccolo problema

CoMpaGnie, autori, spettaColi da sCoprire o da rinContrare

Nel mese di febbraio tre nuovi appuntamenti della rassegna Nuove storie: un’indagine sulla relazione tra famiglia, scuola e società è il cuore di La palestra ore 18:00 (5-10 febbraio), testo teatrale d’esordio del romanziere GIORGIO SCIANNA, con la regia di vERONICA CRUCIANI. Da Scampia invece Petitoblok (12-17 febbraio), della compagnia pUNTA CORSARA cresciuta sotto la guida di Marco Martinelli e del Teatro delle Albe, un’originale e divertente interpretazione di alcune maschere napoletane, tra farsa e realtà. Un folle e divertente testo di COpI, La giornata di una sognatrice (26 febbraio-3 marzo), è l’ultima produzione di pHOEBEzEITGEIST TEATRO, inconsueto gruppo teatrale milanese, molto attivo anche in ambito performativo e delle arti visive.

economico da risolvere, non c’è mica bisogno di farne una tragedia, di sicuro non c’è bisogno di spargere la voce... In Guerra, lo svedese lARS NòREN prova a raccontare cosa accade quando un conflitto finisce e arriva la tanto sognata pace. Una famiglia cerca di lasciarsi alle spalle tutte le ferite aperte: danni collaterali, è la definizione con cui si licenzia tutto ciò che resta e spesso non ha voce. Mai retorico, sempre essenziale, lo spettacolo regala un finale commovente e catartico: anche dal punto più basso, dalla caduta più rovinosa ci si può alzare. Furie de sanghe di FIBRE pARAllElE e Lènor di dIAGHIlEv TEATRO sono gli altri due appuntamenti della vetrina pugliese (29 gennaio-3 febbraio). Impostasi ormai all’attenzione di critica e pubblico, Fibre Parallele indaga le responsabilità personali legate indissolubilmente a quelle collettive e l’omertà che copre delitti antichi e nuovi. L’azione si svolge nel profondo sud, archetipico e infelice, in una terra difficile e dura dove i rituali famigliari si fanno claustrofobici ed esasperati fino a diventare veri riti tribali o a esplodere nella violenza. Lenòr è Eleonora de Fonseca Pimentel, una delle prime donne giornaliste in Europa, portoghese d’origine, napoletana d’adozione, nasce da un racconto di ENzA pICCOlO e dalle voci di tanti illustri ammiratori. Un esempio di “teatro civile” che dà corpo, voce e forza emotiva alle vite di uomini e donne da ricordare, un’esistenza esemplare, appassionata e faticosa, che ci parla ancora oggi, con grande forza, di libertà e giustizia, di amore e dignità.

LA nuovA scenA pugLiese

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«Alcune coincidenze portano al nord. Stavo vedendo uno spettacolo di Jon Fosse, il titolo è E la notte canta, Jon Fosse è uno scrittore Norvegese che mi piace molto e non mi assomiglia per niente, mi piace molto da tanto tempo, la sua pièce incominciava benissimo. Io copio spesso, così, per cominciare, poi vado avanti come mi viene. Quella volta era Jon Fosse.Sono tornato a casa e ho cominciato nello stesso modo: c’è un uomo che legge, una donna che lo guarda e che dopo un po’ gli chiede cosa legge o qualcosa del genere. Si scopre che sono una coppia e che c’è qual-cosa che non va. Da lì in poi è tutto diverso. È andata che ho cercato di aiutare questa coppia a capire cosa c’era che non andava ed è una cosa che non è mai facile da capire. C’entrano un sacco di cose: la politica, i figli,

Fausto paraVidino raCConta la Crisi di Coppia

il non averli, il sesso, la gelosia, nel loro caso persino una storia di cal-zini. Mi sono divertito a conversa-re con loro. Il primo atto è così: loro un po’ si parlano e un po’ parlano al pubblico (che al momento di scrivere ero solo io). Poi c’è un al-tro atto tutto diverso. La loro storia non funziona più e allora quei due cercano se stessi fuori di casa, così facciamo la conoscenza con altri due personaggi. Terzo atto: resa dei conti. Resa dei conti non nel senso di vendette, nel senso dram-maturgico, i conti devono tornare, quel che s’è seminato si deve rac-cogliere, se c’è un fucile in scena prima della fine sparerà… quelle cose lì. Qui fucili non ce n’è, ci sono i calzini, ci sono un sacco di gelati, c’è la politica, il vino, Woody Allen, l’Iraq, i figli, il non averne. Con gli attori si è fatto un bel lavoro, NICOlA pANNEllI mi era grande quando io gli ero piccolo e abbiamo condivi-so tante scorribande, SARA BERTElà

l’ho sempre conosciuta ma non avevamo mai effettivamente lavorato insieme, con dAvIdE lORINO abbiamo studiato e lavorato in varie occasioni, ANGElICA lEO l’ho conosciuta qui e mi è subito diventata punto di vista proprio per questo. Grazie a loro e insieme a loro ho scoperto come mai i personaggi si chiama-vano A, B, C e D invece di avere dei nomi. Erano dei contenitori e N, S, D e A li hanno riempiti del loro. È come quando si scrive sulle improvvisazioni senza gli svantaggi di quando di scrive sulle improvvisazioni. Con la scenografa e la costumista condividiamo ormai un lungo percorso, il musicista è sta-to un incontro nuovo, bello e stimolante, i tecnici vanno in scena anche loro, sono con-tento che lo facciano e anche loro mi sembra che se la spassino come si deve».

Fausto Paravidino

elFo puCCini | sala Fassbinder27 febbraio – 10 marzoore 21.00 (domenica ore 16.00)

EXITnovità di Fausto paravidinoregia Fausto paravidinoteatro stabile di Bolzano

questioni di aFFari interni

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Quale miglior veicolo della commedia greca per riflettere sul ruolo politico della cultura, dell’arte, della poesia e del teatro nella società civile?Il nucleo storico degli attori del TEATRO dUE di Parma prende di petto, ma con comicità e leggerezza, questa cruciale questione, fir-mando una regia collettiva. Le rane parla di una società in deca-dimento, di Atene nel 405 a. C., una città in mano alla corruzione: lentamente si sgretola quella che per secoli era stata considerata la radice della modernità e un prezioso caso di raffinatezza culturale. ARISTOFANE ingaggia Dioniso, Dio del teatro e della doppiezza, e lo manda nell’Ade alla ricerca degli antichi po-eti-tragediografi che, resuscitando, possano restituire alla città i valori perduti. Come si può salvare una città che non sa distinguere il bene dal male? si chiede Aristofane e ci chiedono gli attori di Teatro Due. La risposta non è semplice ma l’umorismo e l’ironia di questo antico ed attualissimo testo condu-cono il pubblico, al ritmo di un sirtaki, in un viaggio agli inferi surreale e sgangherato, alla ricerca delle verità a cui la politica, ieri come oggi, pare non credere. Un viaggio per la salvezza della polis, che Aristofane crede attuabile attraverso il teatro. Quale miglior occasione per risco-prire Aristofane, utilizzando la nostra con-temporaneità tutta, alla ricerca dei nostri Eschilo e Euripide? Come nelle migliori commedie greche, il re-sponso è affidato al voto del pubblico.

Chi siamo, dove stiamo andando?

Per riflettere sulle contraddizioni e sulla crisi di valori, è più utile un film come Accattone o come Schindler’s list?E’ meglio affidarsi incondizionatamente alla forza dirompente dei giovani che vedono nei vecchi stanchezza e corruzione, o alla saggezza e morigeratezza dei vecchi che vedono nei giovani assenza di radici e di interessi? Ma se i giovani sono già disponibili a farsi corrompere e i vecchi non sono più morigerati? Se alla dialettica si è sostituita la rissa? Se alla volgarizzazione dei grandi problemi, la demagogia? Se non ci sono più intellettuali di supporto alla politica? Se la politica non produce più interesse per gli intellettuali?Se il futuro non è più una meta?

Se il passato appare solo come una cassaforte di tesori perduti?Se le acque sempre burrascose delle democrazie sono diventate stagnanti e pian pian risalgono in superficie, dal fondo, gli escrementi?Se il sarcasmo di Woody Allen è il cinico specchio del presente? Gigi Dall’Aglio

elFo puCCini | sala Shakespeare 12 – 24 marzoore 21.00 (domenica ore 15.30)

lE RANEdi aristofaneinterpretato e diretto da roberto abbati paolo Bocelli Cristina Cattellani, laura Cleri, Gigi dall’aglio luca nucera,tania rocchetta, Marcello Vazzoler

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Un testo inedito, un nuovo autore e un teatrante di lungo corso come CÉSAR BRIE (regista e attore argentino di casa a Milano) ci raccontano un fatto di cronaca del passato, uno degli episodi più oscuri ed emblematici della storia del nostro paese. Perché il teatro sia sempre un’esperienza ne-cessaria e al centro della scena ci sia sempre l’essere umano. «Rispetto agli spettacoli definiti di teatro ci-vile - ci spiega l’autore, ROBERTO SCARpETTI - in Viva l’Italia non c’è un narratore onni-sciente che conduce gli spettatori nei segreti e nei retroscena di un fatto storico: in questo caso la Storia è narrata in prima persona dai personaggi che l’hanno vissuta. Una dram-maturgia storica, pensata in forma di mono-logo, anzi di cinque monologhi intrecciati tra loro a ricostruire un quadro d’insieme.

LE MORTI DI FAUSTO E IAIO 35 ANNI DOPO L’ambizione di uno spettacolo pensato in questa maniera, è quella di far rivivere al pubblico il passato come fosse presente, con tutte le emozioni, i sentimenti, la dispera-zione, i pensieri e le aspettative di persone reali, persone che sono state coinvolte in qualcosa più grande di loro, mentre la vita di tutti i giorni andava avanti, come se non fosse successo niente.La storia raccontata da Viva l’Italia è quella delle morti di Fausto e Iaio, due diciottenni milanesi frequentatori del centro sociale Leoncavallo, uccisi a colpi di pistola la sera del 18 marzo 1978, due giorni dopo il rapi-mento di Aldo Moro da parte delle BR.Ma la prigionia del leader della DC non è solo il contesto storico in cui è avvenuto il duplice omicidio di Fausto e Iaio: le indagini sulle Brigate Rosse si intrecciano con la morte dei due ragazzi del Leoncavallo. Fausto Tinelli, infatti, abitava in via Montenevoso 9, esatta-mente di fronte al civico 8, dove c’era un covo dei brigatisti, mentre all’ultimo piano del suo palazzo c’era un punto di osservazione dei servizi segreti.I personaggi protagonisti di Viva l’Italia sono Fausto stesso, Angela, la madre di Iaio, Gior-gio, uno dei tre assassini, il commissario della Digos titolare dell’inchiesta, Salvo Meli, e un giornalista dell’Unità, Mauro Brutto che, ossessionato dalla vicenda, comincia a condurre indagini indipendentemente dalla polizia. Tutti e cinque i personaggi messi in scena sono ispirati a persone realmente esi-stite e le loro vicende, su cui è stato creato un carattere di finzione, sono il risultato della rielaborazione di fatti realmente accaduti. Il lungo lavoro di documentazione che ha portato alla stesura di Viva l’Italia, ol-tre a essersi basato sui libri pubblicati sull’ar-gomento, ha potuto contare sull’aiuto e sulla collaborazione di Maria Iannucci, sorella di una delle due vittime e presidente della “Asso-ciazione amici e familiari di Fausto e Iaio”».

elFo puCCini | Sala Fassbinder18 marzo - 14 aprile ore 21 (domenica ore 16)

vIvA l’ITAlIA lE MORTI dI FAUSTO E IAIOdi roberto scarpetti | regia César Brieteatro dell’elfo

un giovane drammaturgo racconta questa storia tutta italiana

«Letto il testo, non abbiamo avuto dubbi: era bello e ci riguardava molto direttamente. L’Elfo aveva sede, in quegli anni, al Leoncavallo. E Fausto e Iaio con Maria venivano alle nostre prove.Ci è sembrato naturale proporlo a Cesar Brie. Era lì con noi e ha vissuto quelle vicende in prima persona. Attendiamo con orgoglio la nascita di questo evento all’Elfo Puccini». Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani

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