R.A. marzo 2012

52
Rivista Trimestrale Anno 25 marzo 2012 · N 1 Regina Apostolorum www.nsaitalia.org nsa Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli Sped. in abb. post. art. 2 · Comma 20 lettera C · Legge 662/96 - Milano MESSAGGI AL MONDO RIPROGETTARE con nuove forme di IMPEGNO La mancanza della mia TERRA CHE CERCATE? Lettera aperta ai giovani

description

R.A. marzo 2012

Transcript of R.A. marzo 2012

Page 1: R.A. marzo 2012

Rivista TrimestraleAnno 25 marzo 2012 · N 1

Regina Apostolorum

www.nsaitalia.org

nsaSuore Missionariedi Nostra Signora d e g l i A p o s t o l iIL MANDATO

MISSIONARIO

schedaSp

ed. i

n ab

b. p

ost.

art.

2 · C

omm

a 20

lette

ra C

· Le

gge

662/

96 -

Mila

no

visitate il nostro sito www.nsaitalia.orgSiamo presenti inFrancia · Irlanda · Italia · Olanda

Argentina · Canada

Algeria · Benin · BotswanaBurkina Faso · Ciad · Costa D’Avorio Egitto · Ghana · Libano · Niger Nigeria · Tanzania · Togo

MISSIONEBoni� co (IBAN) IT36 PO56 9601 6020 0000 6007 X52, intestato a Provincia Italiana Congregazione Suore Missionarie N. S. Apostoli

N.S.A MILANOSede Provinciale Via Accademia, 15 · 20131 Milano tel: 02.70600256 · fax: [email protected] www.nsaitalia.org

N.S.A AIRUNOVia Solaro,19 · 23881 Airuno LCtel: 039. 9943 080 Animazione Missionaria Via Solaro, 21 · 23881 Airuno LC tel: 039. 9271 125 · [email protected]

N.S.A BARDELLOPiazza Trieste, 5 · 21020 Bardello VAtel: 0332.743379 · 0332.746246 Cenacolo

N.S.A MARINOVia Colizza, 56 · 00047 Marino Laziale RMtel: 06.93661138 · fax. 06.93800157

N.S.A MONTESACROVia Picco dei Tre Signori, 7 · 00141 RomaTel/Fax 06.86800182

N.S.A FERIOLEVia Vergani, 40 · 35033 Feriole di Bresseo PDTel. 049.9900494 · [email protected]

Indirizzi

ALGERIA sr FERRARIO Flora

sr CATAPANO Sandra5 Rue des Fréres Ould Ahcéne · 31007 EL MAQQARI ORANO

T. 00213 041 282218 · fl [email protected]#@yahoo.it

BURKINA FASOsr COMI Alma

B.P.264 DIABO T. 00226 40 77 50 12 · [email protected]

TCHADsr ALBERTI Margherita

B.P. 152 SARH T. 00235 68 13 51 · [email protected]

TOGOsr PROFUMO Etta

B.P. 36 KOLOWARE - SOKODE T. 00228 90 37 144 · [email protected]

COSTA D’AVORIOsr MARTINELLI Marisa

03 B.P. 332 ABIDJAN 03 ADJAME T. 00225 20 37 12 52 · [email protected]

sr. SCHIAVON Annamaria B.P.113 FERKESSEDOUGOU

T. 00225 36 86 80 02 · [email protected] GEROSA Enrica

sr BOLZAN Giuliana B.P. 44 GAGNOA · T.00225 32 77 27 24

[email protected] · [email protected] BIASINI Mariangela

B.P. 35 KADIOLO MALI T. 00225 36 86 70 72

sr SANGALLI Piera B.P. 158 ABIDJAN 18

T. 00225 21248720 · [email protected]

MESSAGGI AL MONDO

RIPROGETTAREcon nuove forme

di IMPEGNO

La mancanzadella mia TERRA

CHE CERCATE?Lettera aperta ai giovani

PROCLAMARE ED INSEGNARE IL VANGELOIl mandato missionario che i discepoli hanno

ricevuto dal Signore (cf. Mc 16, 15) contiene un esplicito riferimento alla proclamazione e all’in-segnamento del Vangelo. Il compito della Chiesa consiste quindi nel realizzare l’annuncio e la tra-smissione del Vangelo, che è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm. 1, 16) e che in ultima istanza si identifica con Gesù Cristo (cf. 1 Cor. 1, 24). Il Vangelo è una Parola viva ed efficace, che opera ciò che dice. È una perso-na: Gesù Cristo come Parola definitiva di Dio, fatta uomo.

TRASMETTERE LA FEDEÈ favorire l’incontro fra gli uomini e Gesù Cristo. È creare in ogni luogo e in

ogni tempo le condizioni perché questo incontro tra gli uomini e Gesù Cristo av-venga. Il fine della trasmissione della fede, il fine della evangelizzazione è di portare «per Cristo al Padre nello Spirito» (Ef 2, 18) è questa l’esperienza della novità del Dio cristiano. In questa prospettiva trasmettere la fede in Cristo significa creare le condizioni per una fede pensata, celebrata, vissuta e pregata.

AGOSTINO PLANQUE E IL SUO METODO MISSIONARIOUna intensa vita spirituale: più si è santi più si è missionari: “La vita spirituale non

è altro che l’unione intima con Dio, più sarà forte ed intima, più la vita sarà abbondan-te. Vivete in Dio e per Dio. È il modo migliore per trovare la gioia, perché Dio è verità e amore”.

“La libertà assolutamente necessaria è la libertà dal peccato! Ogni giorno noi do-mandiamo a Dio che il suo Nome sia santificato, che il suo Regno venga, che si faccia la sua volontà… non dimentichiamo ciò che vogliono dire queste parole. Perché qui c’è la giustizia e la vera libertà dei figli di Dio. Volere tutto ciò è il solo bene”.

L’amicizia con Cristo: amato, imitato, servito: “Cercate in tutto Gesù Cristo, il vostro migliore amico ed unico appoggio. La vita di Gesù contiene tutto quanto ci è necessario per giungere alla santità: deve essere la nostra meditazione quotidiana”.

“Nella vita si incontrano difficoltà e pene, esse sono la croce e la croce ci unisce a Gesù,colui ci rende forti nella nostra debolezza. Gesù è con noi per darci riposo e farci sperimentare la libertà dei figli di Dio…”

Page 2: R.A. marzo 2012

Nel momento in cui tu hai fatto di tutto

per separarti da Dio, dei cristiani ti

hanno lasciato solo. A motivo dell’unità

che ci lega, io mi considero responsabile.

È di Dio che sei stato privato, è Dio che

dovrei restituirti. Ma tu sai che la Fede

non posso, non possiamo donarla. Devo

cercare di darti Dio in un altro modo. Tu

crederai o non crederai, come vuoi. Io

terrò Dio accanto a te. Cristo ha detto,

ed è il nocciolo di tutta la vita cristiana,

di amare Dio con tutto il nostro cuore e

più di tutto, e di amare tutti gli uomini

come noi stessi. È questo il modo in cui

ha voluto che noi fossimo cristiani. E

questo amore che prendo con me per

tornare accanto a te (…). Con lui tutto

inizia e tutto finisce con «Amerai» che è

un ordine assoluto. Tutto inizia così dal

basso, così concreto, e così materiale

e corporale, che puoi volerlo: amare è

versare un bicchiere d’acqua a chi ha

sete, dar da mangiare a chi ha fame,

dare un ricovero a chi è senza. È essere

in prigione col prigioniero, all’ospedale

vicino al malato. È avere il cuore distrutto

da ogni preoccupazione ogni pena, ogni

dolore dell’altro. È essere un fratello per

ciascuno e un fratello per tutti, è vivere

con gioia per loro e per loro morire.

(Testo scritto in occasione della grande missione che ebbe luogo a Clermont-Ferrant nel corso del 1961 e rivolto ad un ateo.)

La sola porta che si apre sulle nozze di

Dio, con i suoi amici è la porta

dell’amore, della sollecitudine fraterna.

A questa porta Madeleine Delbrel è

rimasta affezionata per tutta la vita: ha

atteso paziente all’esterno, non si è

stancata di bussare, l’ha aperta per far

entrare chi era fuori, l’ha varcata per

uscire incontro a chi era rimasto

escluso. Tenere Dio accanto a quelli di

cui lei si faceva prossimo. Cosi con la

sua vita è stata capace di realizzare

quello che lei stessa auspicava: che

Cristo ci insegni a riconoscerlo dove

egli è e a portarlo dove egli non é.

Madeleine Delbrel (1904-1964),

poetessa, assistente sociale, mistica, è

una delle più singolari figure spirituali

del XX secolo.

AP

PU

NTA

MEN

TI

Pellegrinaggio SMA-NSA

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

11.00 Celebrazione Eucaristica

12.30 Pranzo al ristorante (Prezzo 17,00 €). È prevista una sala per accogliere coloro che porteranno

il pranzo al sacco

14.45 Testimonianze dei nostri missionari/e di ritorno dall’Africa

16.00 Partenza

Domenica 29 aprile 2012Santuario della Madonna del CarmineSan Felice del Benaco • lago di Garda

Per informazioni e prenotazioni: P. Toni - Sr. Marta . 049 9900494 . [email protected]

P. Andrea . 010 307011 . [email protected]. Martina . 02 70600256 . [email protected]

Come arrivare: Da Milano: Prendere l’autostrada A4, uscire a Brescia Ovest, continuare sulla SP BS11, prendere l’uscita in direzione Verona/Salò, continuare seguendo la direzione per Salò (SS 45BIS), proseguire seguendo le indicazioni per San Felice del Benaco.Da Genova: Dall’autostrada A7, seguire la direzione per Piacenza, continuare sull’autostrada A21 fino a Brescia Centro, seguire la direzione per la SS 11 Verona/Mantova, uscire in direzione Verona/Salò, proseguire in direzione di Salò percorrendo la SS 45BIS, continuare seguendo le indicazioni per San Felice del Benaco.Da Brescia: Percorrere la SP BS11 in direzione Centro/Tangenziale Sud, uscire in direzione Verona/Salò, continuare in direzio-ne di Salò percorrendo la SS 45BIS, proseguire seguendo le indicazioni per San Felice del Benaco. A

PPU

NTA

MEN

TIAn

nunc

iazio

ne. A

bsid

e, p

ittor

e M

aest

ro d

i S. F

elic

e 14

86

Completa e conserva questa scheda che ti accompagnerà per i prossimi numeri

RiflettiQual è il tuo rapporto con il Vangelo? Com’è presente nella tua preghiera e nella

tua vita di ogni giorno?Hai letto almeno una volta per intero i quattro Vangeli? Il Nuovo Testamento… la

Bibbia?Quali sentimenti suscita in te l’espressione “intimità” con Cristo, “stare” con Gesù? Qual è il tuo modo di annunciare trasmettere la tua fede nel contesto in cui vivi?

Le tue fatiche…

PregaTi benediciamo Signore per il dono della fede, per i credenti, antichi e

nuovi, che hanno ascoltato la tua Parola. Ti lodiamo per la terra buona dove è caduto il seme del Vangelo producendo il trenta, il sessanta e anche il cento per uno. La tua Parola veramente illumina e riscalda, ci parla nell’oggi della vita, ci spinge sui sentieri del tuo Regno. Per il miracolo della tua Parola, inesauribile nutrimento di fede, lascia che ti ringraziamo, Signore! Per il fuoco che essa ha fatto ardere nel nostro petto e nel petto di tanti, ti benediciamo, nostro Dio! Perché per noi e per tanti Parola di vita eterna, che ha alimentato la fede, ha tenuto accesa la speranza, ha nutrito la carità anche in ore difficili, ti rendiamo grazie, Signore! Lampada ai passi del tuo popolo è la tua Parola che cammina nella notte del tempo. Ti rendiamo grazie per quel tanto di luce, che di volta in volta hai voluto concederci perché procedessimo nell’umiltà e nella verità, nella consolazione spirituale e nella speranza. AMEN

(Card. Carlo Maria Martini)

Page 3: R.A. marzo 2012

Editoriale

Carissimi amici,ho trovato “semplicemente” e “straor-

dinariamente” missionario il Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2012. Vi propongo alcuni passaggi significativi: • fissare lo sguardo sull’altro, prima di tutto su Gesù, e ad essere attenti gli uni verso gli altri, a non mostrarsi estranei, indifferenti alla sorte dei fratelli.• Anche oggi risuona con forza la voce del Signore che chiama ognuno di noi a pren-dersi cura dell’altro. Anche oggi Dio ci chiede di essere «custodi» dei nostri fratelli (cfr Gen 4,9), di instaurare relazioni carat-terizzate da premura reciproca, da attenzio-ne al bene dell’altro e a tutto il suo bene … l’essere fratelli in umanità e, in molti casi, anche nella fede, deve portarci a vedere nell’altro un vero alter ego, amato in modo infinito dal Signore. Se coltiviamo questo

sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, così come la miseri-

cordia e la compas-sione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore.

• L’attenzione all’altro com-porta deside-rare per lui o per lei il bene, sot-to tutti gli aspetti: fi-

sico, morale e spirituale Il bene è ciò che

suscita, protegge e promuove la vita, la fraternità e la comunione. La responsabili-tà verso il prossimo significa allora volere e fare il bene dell’altro, desiderando che anch’egli si apra alla logica del bene; inte-ressarsi al fratello vuol dire aprire gli occhi sulle sue necessità.• Il «prestare attenzione» al fratello com-prende altresì la premura per il suo bene spirituale … in vista della salvezza eterna. • I discepoli del Signore, uniti a Cristo me-diante l’Eucaristia, vivono in una comunio-ne che li lega gli uni agli altri come membra di un solo corpo. Ciò significa che l’altro mi appartiene, la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza. Tocchiamo qui un elemento molto profondo della comunione: la nostra esistenza è cor-relata con quella degli altri, sia nel bene che nel male; sia il peccato, sia le opere di amo-re hanno anche una dimensione sociale.• Attenzione agli altri nella reciprocità è anche riconoscere il bene che il Signore compie in essi e ringraziare con loro per i prodigi di grazia che il Dio buono e on-nipotente continua a operare nei suoi fi-gli. Quando un cristiano scorge nell’altro l’azione dello Spirito Santo, non può che gioirne e dare gloria al Padre celeste (cfr Mt 5,16). L’attenzione reciproca ha come scopo il mutuo spronarsi ad un amore ef-fettivo sempre maggiore, «come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio» (Pr 4,18).• Di fronte ad un mondo che esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore, tutti senta-no l’urgenza di adoperarsi per gareggia-re nella carità, nel servizio e nelle opere buone (cfr Eb. 6,10).A tutti l’augurio di un cammino quare-simale fecondo e santo che ci porti alla gioia di Pasqua.

La Redazione

Essere fratelliin UMANITÀ

Page 4: R.A. marzo 2012

Rivista TrimestraleAnno 25. n. 1

Direttore Responsabile: Sr. Fiorina TagliabueAutorizz. Tribunale di Varesen. 185 del 5.10.1966

Sped. in abb. post. art. 2Comma 20 lettera CLegge 662/96 - Milano

c/c n. 19349216

Redazione:Via Accademia, 1520131 MilanoTel. 02.70.600.256Fax 02.70.63.48.15http://www.nsaitalia.ite-mail: [email protected]@libero.it

Suore NSA BardelloPiazza Trieste, 521020 Bardello (VA)Tel. 0332.74.33.79Fax 0332.74.59.56

Stampa e grafi ca: Jona srlPaderno Dugnano (MI)

ASSOCIATA ALLAassociazionestampa missionariaitalianaiscritta all’unionestampaperiodica

Garanzia di riservatezzaIl trattamento dei dati viene svolto nell’ambito della banca dati della Rivista Regina Apostolorum e nel rispetto della legge 675/96 sulla tutela dei dati personali; la quale assicura che essi non sono trasmessi a soggetti terzi alle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli. Chiuque desiderasse comunicare la cancellazione o modifi che può farlo inviando un fax alla redazione: n. fax 02.70.63.48.15.

OBIETTIVI DEL MILLENNIONei suoi obiettivi sanitari, “Medici con l’Africa Cuamm” è impegnato in particolar modo per: • Eliminare la povertà estrema e la fameIl traguardo: dimezzare, entro il 2015, la percentuale di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno e di persone che soffrono la fame.• Raggiungere l’istruzione primaria universaleIl traguardo: assicurare, entro il 2015, che in ogni luogo i bambini e le bambine siano in grado di portare a termine un ciclo completo di istruzione primaria. • Promuovere l’uguaglianza di genere e I’empowerment delle donneIl traguardo: eliminare la diseguaglianza di genere nell’istruzione primaria e secondaria preferibilmente entro il 2005 e a tutti i livelli di istruzione entro il 2015. • Diminuire la mortalità infantileIl traguardo: ridurre di due terzi, entro il 2015, il tasso di mortalità infantile al di sotto dei cinque anni d’età. • Migliorare la salute maternaIl traguardo: ridurre di tre quarti, entro il 2015, il tasso di mortalità materna. • Combattere l’Hiv/Aids, la malaria e le altre malattieIl traguardo: arrestare, entro il 2015, e invertire la tendenza alla diffusione dell’hiv/aids, della malaria e di altre malattie, quali la tubercolosi. • Sviluppare un partenariato globale per lo sviluppoSono stati 189 stati i membri delle Nazioni Unite che nel 2000 hanno sottoscritto la Dichiarazione del Millennio con la quale si sono impegnati a costruire un partenariato per lo sviluppo, attraverso politiche e azioni concrete volte a eliminare la povertà. Assicurare la sostenibilità ambientaleIl traguardo: integrare i principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi dei paesi, arrestare la perdita delle risorse ambientali, dimezzare il numero di persone che non hanno accesso all’acqua potabile.

Il CUAMM e i suoi 60 anni di storia

Contatti: Medici con l’Africa Cuamm • via S. Francesco 126 • 35121 Padova 0039 049 8751279 0039 049 8751649 • [email protected]

Page 5: R.A. marzo 2012

Sommario

Messaggi al mondo12 RIPROGETTARE

con nuove forme di IMPEGNO

Dalla parte di32 La mancanza della mia

TERRA

Profi li22 SE IO FOSSI

COPTO

Vita nsa4 Un pellegrinaggio,

una BENEDIZIONE

Camminando...18 Parola d’ordine

CREATIVITÀ

Adesso parliamo noi38

42

CHE CERCATE?Lettera aperta ai giovani

“Tra POPOLI d’ONORE”

La CASA dell’AMORE

46

Dalla missione26 Un’AMICIZIA

che si MOLTIPLICA

Una CHIESA sempre più ECUMENICA

30

Il CUAMM e i suoi 60 anni di storia

Contatti: Medici con l’Africa Cuamm • via S. Francesco 126 • 35121 Padova 0039 049 8751279 0039 049 8751649 • [email protected]

Page 6: R.A. marzo 2012

Vita nsa

affiorano dai campi, dal lago di Tiberiade, dal deserto di Giuda, da Gerusalemme… mi sembra di essere ritornata a casa. I vangeli hanno un’altra dimensione, sono molto più concreti. Ora vedo dove Maria ha avuto la prima visita dell’angelo e dove ha avuto la seconda, non è difficile vederla salire alla fonte, magari passando davanti alla casa di Giuseppe. L’aver visto le loro grotte mi riconcilia con la grotta della na-scita di Gesù. È normale, Maria non poteva partorire sul davanti della grotta in mezzo a tutti; nel locale dietro, dove si tengono gli animali è al riparo, è nell’intimità.Dopo la visita alla Basilica dell’Annun-ciazione, che racchiude la grotta, la casa di Maria. Dopo aver visitato il museo della Basilica, siamo stati alla chiesa di San Giuseppe che racchiude la sua casa. Mi sono seduta là a guardarlo lavorare e vedevo Maria e Gesù con lui, nella vita quotidiana. Inutile dire che ho pregato per tutte le famiglie, specialmente per le gio-vani coppie e per quelle in difficoltà.

Questo viaggio, davvero una be-nedizione! Sono felice di averlo potuto fare. È stato un risalire

verso le mie radici spirituali, alle sorgenti limpide della tradizione cristiana. “La casa dell’amico non è mai lontana” dice un proverbio africano. E chi mi è più amico di Gesù? Lui il Signore della mia vita. Si va a trovare l’amico per fargli piacere ma anche per conoscere la sua fa-miglia, i vicini, i luoghi dove abita, come si vive, e tutto questo per amarlo di più, per capirlo meglio. È così che spiego il mio grande desiderio di voler fare questo pellegrinaggio, di andare a conoscere la sua terra là dove ha vissuto. E questo si-curamente mi aiuta a continuare, con for-za, speranza e più entusiasmo e amore, il cammino quotidiano.È stupendo l’incontro con la terra di Cri-sto, con le strade e i villaggi attraversati da Lui, vedere quello che Lui ha visto, camminare dove Lui ha camminato con gli echi delle sue parole e dei suoi atti che

Un pellegrinaggio,una BENEDIZIONEGerusalemme

Page 7: R.A. marzo 2012

5

Un pellegrinaggio,una BENEDIZIONE

Siamo saliti al Monte Carmelo, visitato il santuario di Murhaka, piccolo ma molto bello, semplice, dove si stava bene con Gesù presente. Non solo Elia ha avuto la fortuna di vedere il Signore … Abbiamo attraversato il lago di Tiberiade, quante volte Gesù l’ha fatto con i suoi discepo-li, quante volte si è fermato sulle rive di questo lago. Ecco anch’io sono stata lì. Ci siamo fermati a Tabga dove Gesù ha mol-tiplicato i pani e dove ha preparato la co-lazione per i suoi discepoli delusi per una notte di pesca infruttuosa. Dove ha chie-sto a Pietro: “mi ami?” questa domanda era rivolta anche a me… cosa dire? Come rispondere senza raccontar bugie? Signo-re io vorrei tanto amarti, averti come il Si-gnore della mia vita ma vedi le mie debo-lezze… guarda ti prego il fondo del mio cuore ed aumenta la mia fede. Al monte delle Beatitudini l’ho sentito ripetere il suo insegnamento proprio tutto per me. Ci siamo fermati a Cafarnao, alla casa di Pietro che era poi diventata la casa di

Gesù, perchè è lì che avevano l’abitudine di fermarsi. A Cafarnao un centurione ro-mano si avvicina a Gesù per parlargli del suo servo che soffre terribilmente. Gesù è pronto ad andare da lui per guarirlo. Ne approfitto per presentargli i tanti ammala-ti che conosco e che vivono momenti ter-ribili perché non si vede una possibilità di guarigione. Penso in modo particolare a David, agli ammalati di AIDS seguiti a Bethanie, a Maingara, a Kolowaré, a Fer-ké… e affido al Signore anche quelli che non conosco. Siamo andati a Bania alle sorgenti del Giordano, un fiume caro a Gesù, è andato lì per farsi battezzare da Giovanni. Ho rinnovato le mie promesse battesimali e ho camminato un po’ lungo questo piccolo fiume, sono passata sotto il ponte romano anche Gesù ha visto tut-to questo. Il Monte Tabor, che splendore! Aveva ragione Pietro di voler fare tre ten-de e rimanere lì! Abbiamo celebrato nella cappella di Elia, la tenda che Pietro non ha potuto fare. Abbiamo incontrato la co-

Page 8: R.A. marzo 2012

Vita nsa6

munità “Mondo X” che si occupa del luo-go. Bravi giovani che escono dalla droga, hanno scelto bene il luogo, qui sono tra-sfigurati, cambiati, rinnovati.A Cana abbiamo visto il luogo del mira-colo. Vedo Maria indaffarata a servire e Gesù con i suoi amici fanno festa. Qui molte coppie si sono ridetti il loro sì. Ho pregato per i fidanzati, gli sposi, le coppie in difficoltà, le coppie che convivono sen-za matrimonio.Da Nazareth, attraverso la Samaria, an-diamo a Gerusalemme, passando per Na-blus e visitiamo il pozzo di Giacobbe. Ho bevuto dell’acqua che anche Gesù ha be-vuto un giorno, stanco del viaggio si era fermato qui e l’aveva chiesta alla samari-tana. Visita al Monte Sion, a san Pietro in Gallicantu, Pietro è qui che ha rinnegato Gesù. Penso ai perseguitati per la loro fede, per i martiri che hanno il coraggio di non abbandonare Gesù…Alla casa di Caifa, mi ha impressionato la scala per la quale Gesù è salito e sce-so, legato, insultato questa è la vera scala santa per me. È come se fosse presente. Andiamo al Cenacolo. Mi è spiaciuto per il gran disordine e baccano: un gruppo di francesi occupano tutte le panche dispo-nibili, il loro accompagnatore, un prete credo, parla come se si dirigesse a 500 persone, dopo 20” è ancora lì. Aspetto di trovare un po’ di calma. Mi arrendo e mi metto in un angolino e rivedo Gesù per l’ultima Cena lo vedo lavare i piedi degli apostoli, ascolto le sue parole piene di tri-stezza. Giuda se ne va. È da qui che parte per il Gethsemani. Prego per i preti amici, per quelli in difficoltà. Eccolo che ritorna dopo la risurrezione per portare la pace.Prego perché la pace vera copra la ter-ra cominciando da questo Paese. C’è un bell’ulivo in bronzo all’interno, proprio qui dove sono seduta, che simboleggia

credo, la pace di Gesù. Vedo Maria riuni-ta qui con i discepoli in preghiera, aspet-tando lo Spirito Santo. Prego per il nostro istituto, per la Chiesa che qui è nata, e poi mi ricordo della mia cresima. Passiamo alla chiesa Dormitio della Ver-gine. Bella chiesa dedicata alla Madon-na. Terminiamo con la Messa al Cenaco-lino. Andiamo al Monte degli Ulivi: mi impressiona essere dove Gesù è salito al cielo anch’io guardo in alto, forse cre-do di vederlo c’è l’edicola giustamen-te dell’Ascensione. C’è poi la chiesa di Betfage, dove Gesù è salito sull’asinello per l’entrata trionfale in Gerusalemme. Anch’io sono fra la folla. C’è poi il mo-nastero del Paternoster. Appena entro vedo alla mia destra al secondo quadro il Padre Nostro in mooré è stato messo lì perché lo vedessi subito e non mi dimen-tichi del Burkina L’ultimo quadro che vedo è il Padre Nostro in milanese! C’è il luogo dove Gesù ha insegnato la Preghie-

Gruppo al completo

Page 9: R.A. marzo 2012

7

ra. È anche il luogo dove Gesù ha pianto per Gerusalemme. C’è anche la tomba di Maria, nella necropoli. Al Getsemani c’è la basilica e la grotta dell’arresto. La pas-sione di Gesù è iniziata qui. I suoi senti-menti si palpano in questo luogo, il suo martirio inizia e per che cosa se non per salvare noi poveri peccatori che viviamo come se Lui non fosse mai esistito Si-gnore abbi pietà di noi! Signore perdo-naci, davvero non sappiamo quello che facciamo, non sappiamo chi tu sei e non conosciamo di quale amore ci ami, con quanta passione ci vuoi felici. Misericor-dia Signore e grazie per tenere viva in me la memoria del tuo Martirio. Ti presento tutta l’umanità perché tutti siamo pecca-tori: salvaci!La Piscina Probatica dove Gesù ha guari-to il paralitico. Sicuramente, questa pisci-na, era una sorgente termale come ce ne sono in questa zona. Davvero Gesù si è occupato di tutti, nelle più svariate situa-

““

Sabato 19 novembre è stata per

me la giornata più importante

di tutto il pellegrinaggio: la

Nascita e la Morte di Gesù. Al

mattino, dopo la messa nella

grotta di san Gerolamo, non

lontana dalla grotta dove Gesù

è nato, sono scesa alla grotta

della Natività. Inginocchiarmi e

baciare la stella, ringraziare,

lodare, pregare in quei pochi

minuti in cui ho potuto

rimanerci. La folla tanta (…).

Poi una capatina alla Chiesa al

Campo dei pastori. Ecco i

piccoli che sono stati invitati

dagli angeli ed hanno risposto

con fi ducia alla chiamata ed

hanno il privilegio di essere i

primi ad adorarlo. Ad Ein Karim,

alla basilica della Visitazione di

Maria a Elisabetta. Bello

sedermi lì dove certamente

tutte e due si sono sedute a

raccontarsi le cose di Dio, a

condividere le loro speranze,

timori, l’attesa …

Page 10: R.A. marzo 2012

Vita nsa8

zioni. Sono io attenta ai tanti bisogni delle persone che mi circondano? Li so vedere? Prego per gli ammalati soli, abbandonati, per le persone anziane nelle case di ri-poso, delle nostre suore di Bardello, Ai-runo, Marino… Tutti abbiamo bisogno di un sorriso, di una carezza, di una paro-la, proprio come Gesù ha fatto sempre a chiunque. Grazie per questo insegnamen-to. Apri Signore il mio cuore, liberami da me stessa. La Chiesa di Sant’Anna molto bella. È importante perché è lì che Maria è nata. Penso a tutte le mamme incinte, perché tutto vada bene per loro e per i ne-onati, i bambini abbandonati, che trovino persone capaci di amarli di custodirli di proteggerli come fu per Maria in questa casa.Via Dolorosa. Qui inizia la salita di Gesù al Calvario. Purtroppo la via crucis non è stata preparata dal gruppo. Siamo di corsa, mi dispiace. C’erano chiesette sul cammino dove potevamo entrare e prega-re un istante e invece no, via di corsa. Cer-co di viverla da sola ma non è questo che mi aspettavo. Vedo gruppi di pellegrini che pregano bene, che fanno seriamente la via crucis ed ho voglia di unirmi a loro, un gruppo è tedesco, l’altro italiano. For-se noi, come preti e suore, diamo tutto per scontato, come se non avessimo più senti-menti… Alla fine entriamo nella Basilica del Santo Sepolcro tanta gente, liturgie dei vari gruppi e non si può andare né al sepolcro né sul calvario. Riesco giusto ad inginocchiarmi alla pietra dove è stato de-posto il corpo di Gesù e mi trovo lì con Giuseppe d’Arimatea, Nicodemo arrivato con 30 chili di aromi per prepare il corpo di Gesù alla sepoltura, c’è sicuramente Maria la Madre e le altre donne che la sor-reggono, Giovanni. Mi fa male vedere che gli apostoli non ci sono, sono due disce-poli che si occupano del corpo di Gesù.

Cosa avrà pensato Maria vedendo questo? Poveri apostoli! Non erano certo pronti al martirio. Meno male che poi verrà lo Spi-rito per ristabilire un po’ d’ordine. Vedo su quella pietra i corpi martoriati dei mar-tiri per la fede e anche per gli altri uomini uccisi per motivi politici o semplicemente per cattiveria, odio, o addirittura per amo-re, gelosia. Vedo il corpo di Ben laden, di Gheddafi, di Alfonse, di tutte le vittime delle atrocità di Abidjan. Loro non hanno avuto nessuno che preparasse il loro cor-po per la sepoltura.Sabato 19 novembre è stata per me la giornata più importante di tutto il pelle-grinaggio: la Nascita e la Morte di Gesù. Al mattino, dopo la messa nella grotta di san Gerolamo, non lontana dalla grotta dove Gesù è nato, sono scesa alla grotta della Natività. Inginocchiarmi e baciare la stella, ringraziare, lodare, pregare in quei pochi minuti in cui ho potuto rimanerci. La folla era tanta e allora bisognava uscire per lasciar entrare gli altri pellegrini che aspettavano. Poi una capatina alla Chiesa al Campo dei pastori. Ecco i piccoli che sono stati invitati dagli angeli ed hanno ri-sposto con fiducia alla chiamata ed hanno il privilegio di essere i primi ad adorarlo. Ad Ein Karim, alla basilica della Visita-zione di Maria a Elisabetta. Bello sedermi lì dove certamente tutte e due si sono se-dute a raccontarsi le cose di Dio, a con-dividere le loro speranze, timori, l’attesa. Lì oltre al pozzo di Elisabetta c’è anche la pietra dietro la quale Elisabetta ha nasco-sto Giovanni durante la persecuzione di Erode. È il luogo dove Elisabetta ha vis-suto con il bambino. L’incontro di Maria ed Elisabetta è avvenuto qui, ma Giovanni è nato un po’ più distante, dunque forse la casa era là e qui il pozzo.Al ritorno a Gerusalemme non era tardi e così, Marghe e io, siamo andate alla Basi-

Page 11: R.A. marzo 2012

9

lica del Santo Sepolcro, dove siamo scese alla tomba di Gesù e poi su al Calvario. Che emozione. Essere lì, toccare, baciare quelle pietre sulle quali il corpo di Gesù è stato martoriato, dove Gesù ha sofferto e ci è rimasto per delle ore e poi là nel silen-zio della tomba il suo corpo ha riposato. Il sudario, gli angeli. Tutto questo presen-te lì dove anch’io sono stata, quello che anch’io ho toccato. Sono rimasta senza parole. Non avevamo più niente da dirci. Il cuore era troppo pieno di gratitudine, di gioia ma nello stesso tempo di dolore. Come si può vivere tante emozioni con-trastanti nello stesso momento?Spianata del Tempio, il palazzo trasfor-mato in moschea, Aqz, la moschea della pietra, i colonnati, l’edicola dell’ascen-sione di Maometto, la vista della città. Tutto straordinario. Scendiamo al Muro Occidentale. Anch’io mi ero preparata la mia preghiera scritta su un minuscolo

biglietto da mettere nel muro: preghiera per la pace a partire da qui. Sono stata im-pressionata nel vedere le numerosissime ragazze che pregavano al muro. Mi sono trovata accanto ad una ragazza che con il suo libretto in mano, appoggiata la testa al muro piangeva, singhiozzando. Anche a me le lacrime sono scese. Quanta pietà ho visto. Ragazze che sembravano nate solo per pregare, per essere qui come testimoni di una fede. Probabilmente era il tempo della ricreazione, erano tutte in divisa, arrivavano da due punti della piazza in gruppetti, ma una volta arrivate qui, dopo essersi lavate le mani alla fontana ognuna partiva per conto suo e non era una pre-ghiera di qualche minuto la loro.Passiamo al Cardo, alla città vecchia, quartiere ebreo. Al pomeriggio andiamo a Betania. Per arrivarci abbiamo dovuto fare un grande giro costeggiando “il muro della vergogna” (non so se si chiama

Basilica dell’Annunciazione, Galilea

Page 12: R.A. marzo 2012

Vita nsa10

Suor Piera e suor Margherita con alcuni partecipanti al pellegrinaggio

forte a Bethanie di Fada, agli ammalati, al personale.Lunedi, in viaggio per Haifa, ci siamo fermati a Wadi Qelt, nel deserto, per la messa. Era ancora presto. Emozionan-te, bello. Ho pensato al mondo, mi è sembrata una messa sul mondo a causa degli spazi attorno a noi. A Masada e a Qumran, agli scavi del monastero degli Esseni, dove sono state ritrovate delle pergamene dell’AT, Isaia quasi comple-to. A Gerico, al monte della Quarantena o delle Tentazioni, dove Gesù è venuto per 40 giorni per vivere in intimità col Pa-dre. Non siamo saliti al monte, l’abbiamo solo guardato dal basso, peccato. Ci sono due monasteri, uno a mezza costa e uno in cima al Monte. Abbiamo visto il Sico-moro di Zaccheo e poi la Fonte di Eliseo. Al Sicomoro ho pensato a Gesù che inter-pellava Zaccheo. Gesù è passato da lì. Io non sono salita sull’albero ma sicuramen-te Gesù mi ha visto lì e mi ha chiamata. All’entrata di Gerico Gesù ha guarito un cieco, ho pensato a Cristina, Rino e tutti

“Siamo andate alla Basilica del

Santo Sepolcro, dove siamo scese alla tomba di Gesù e poi su al Calvario. Che emozione.

Essere lì, toccare, baciare quelle pietre sulle quali il corpo di Gesù è stato martoriato, dove

Gesù ha sofferto e ci è rimasto per delle ore e poi là nel

silenzio della tomba il suo corpo ha riposato. Il sudario, gli angeli…. Tutto questo presente

lì dove anch’io sono stata, quello che anch’io ho toccato.

Sono rimasta senza parole. Non avevamo più niente da dirci. Il

cuore era troppo pieno di gratitudine, di gioia ma nello

stesso tempo di dolore. Come si può vivere tante emozioni contrastanti nello stesso

momento?

proprio così ma per me lo è!). Sono sta-ta contenta di poter vedere questo luogo dove Gesù amava venire perché incontra-va degli amici ed era sempre ben accolto. Anche lui aveva bisogno di amicizia, con-forto, tenerezza, attenzione e questo mi piace. Ho camminato un po’ fra le mura del vecchio villaggio. Ho pensato forte

Page 13: R.A. marzo 2012

11

i tanti ammalati che conosco che hanno bisogno di essere aiutati da Gesù come il cieco. Ci siamo fermati per quattro gior-ni ad Haifa alla Stella Maris, il convento dei carmelitani dove abbiamo vissuto un tempo di ritiro con Padre Saverio sulla ri-cerca di Gesù nei Vangeli. Partendo per Tel Aviv, la collina fiorita, passiamo da Jaffa: dove Pietro ha risuscitato Tabita. Lidda dove Pietro guarisce Enea. Ci fer-miamo ad Emmaus, luogo tenuto dalla communauté dell’Emmanuel. Bellissimo posto. Bello ritrovarsi così, in compagnia dei due discepoli e di Gesù per vederlo ancora una volta spezzare il pane per noi. Bello il luogo, silenzoso, che porta alla preghiera. Qui Gesù si è fatto prossimo dei due discepoli scoraggiati, con la sua Parola e con le spezzare del pane, ha ri-scaldato loro il cuore, li ha rinfrancati, e da questo incontro, da queste parole e da questo banchetto nasce la missione: ripar-tono a Gerusalemme senza indugio. Ecco cosa mi spinge alla missione: La prossi-mità promessa, la Parola, l’Eucaristia e

allora anch’io posso ripartire con gioia, forza e coraggio. Al Kibbuz Lavi, aperto nel 1954, abbiamo avuto la fortuna di ave-re come guida la signora Eva, di origine svizzera, che ha scelto di venire a vivere qui in ricordo dei suoi genitori, morti ad Auschwitz. Loro erano molto religiosi e sovente le parlavano della Terra Promes-sa. Siamo stati anche al museo dell’Olo-causto Yad Vashem, impressionante. Pec-cato di non aver avuto tempo per vedere la Sinagoga della Memoria.Sabato, partendo per Tel Aviv ci siamo fermati a Neve Shalom - Wahat as-Salam (Oasi della Pace). Il nome di questo vil-laggio è preso dal libro di Isaia 32,18 “il mio popolo abiterà un’oasi di pace”. Non abbiamo avuto una guida per la visita. Ma conoscendo un po’ lo scopo di questa co-munità sono contenta di esserci passata. È un villaggio dove vivono insieme dei Giudei e dei Palestinesi (musulmani e cri-stiani) tutti cittadini d’Israele. Dal 1977 delle famiglie hanno scelto di vivere qui insieme nell’uguaglianza e l’amicizia, convinte che le loro differenze invece di essere causa di conflitti, possono essere, al contrario, sorgente di arricchimento. I membri del villaggio vogliono dimostrare così la possibilità di coesistenza svilup-pando una comunità sociale e culturale, fondata sull’accettarsi mutualmente, il rispetto e la cooperazione nella vita quo-tidiana. Attualmente al villaggio ci sono 60 famiglie ma più di 300 sono in lista di attesa nella speranza di raggiungere la comunità. Le attività importanti della co-munità sono: il nido, la scuola materna e la scuola elementare, poi la scuola della Pace, e il Centro Spirituale. Questa comu-nità ci dice che la Pace è possibile, senza muri e senza armi, abbattendo i pregiudizi e apprezzando ognuno i valori dell’altro.

Suor Piera Sangalli, NSA

Page 14: R.A. marzo 2012

Messaggi al mondo

con nuove forme dicon nuove forme di

IMPEGNOIMPEGNO

RIPROGETTARERIPROGETTARE

Page 15: R.A. marzo 2012

13

Pubblichiamo alcuni stralci del DISCORSO DEL SANTO PADRE AL CORPO DIPLOMATICO ACCREDITATO PRESSO LA SANTA SEDE

““

Non dobbiamo scoraggiarci ma

riprogettare risolutamente il

nostro cammino, con nuove forme di

impegno. La crisi può e deve essere

uno sprone a rifl ettere

sull’esistenza umana e

sull’importanza della sua

dimensione etica, prima ancora che

sui meccanismi che governano la

vita economica.

RIPROGETTARERIPROGETTARE

Page 16: R.A. marzo 2012

Messaggi al mondo14

Il momento attuale è segnato purtrop-po da un profondo malessere e le di-verse crisi: economiche, politiche e

sociali, ne sono una drammatica espres-sione. A tale proposito, non posso non menzionare, anzitutto, gli sviluppi gravi e preoccupanti della crisi economica e fi-nanziaria mondiale. Questa non ha colpi-to soltanto le famiglie e le imprese dei Pa-esi economicamente più avanzati, dove ha avuto origine, creando una situazione in cui molti, soprattutto tra i giovani, si sono sentiti disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni ad un avvenire sereno, ma ha inciso profondamente anche sulla vita dei Paesi in via di sviluppo. Non dobbiamo scoraggiarci ma riprogettare risolutamen-te il nostro cammino, con nuove forme di impegno. La crisi può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione eti-ca, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica: non soltan-to per cercare di arginare le perdite indivi-duali o delle economie nazionali, ma per darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità.Desidero ricordare che gli effetti dell’at-tuale momento di incertezza colpiscono particolarmente i giovani. Dal loro ma-lessere sono nati i fermenti che, nei mesi scorsi, hanno investito, talvolta duramen-te, diverse Regioni. Mi riferisco anzitutto al Nord Africa e al Medio Oriente, dove i giovani, che soffrono tra l’altro per la po-vertà e la disoccupazione e temono l’as-senza di prospettive certe, hanno lanciato quello che è diventato un vasto movimen-to di rivendicazione di riforme e di parte-cipazione più attiva alla vita politica e so-ciale. È difficile attualmente tracciare un bilancio definitivo dei recenti avvenimenti

e comprenderne appieno le conseguenze per gli equilibri della Regione. L’ottimi-smo iniziale ha tuttavia ceduto il passo al riconoscimento delle difficoltà di questo momento di transizione e di cambiamen-to, e mi sembra evidente che la via ade-guata per continuare il cammino intrapre-so passa attraverso il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Il rispetto della persona deve essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà so-ciale si trasformino in semplici strumen-ti per conservare o conquistare il potere. Invito la Comunità internazionale a dialo-gare con gli attori dei processi in atto, nel rispetto dei popoli e nella consapevolezza che la costruzione di società stabili e ri-conciliate, aliene da ogni ingiusta discri-minazione, in particolare di ordine religio-so, costituisce un orizzonte più vasto e più lontano di quello delle scadenze elettorali. Sento una grande preoccupazione per le popolazioni dei Paesi in cui si susseguono tensioni e violenze, in particolare la Siria,

Page 17: R.A. marzo 2012

15

dove auspico una rapida fine degli spar-gimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso tra gli attori politici, favorito dal-la presenza di osservatori indipendenti. In Terra Santa, dove le tensioni tra Palestinesi e Israeliani hanno ripercussioni sugli equi-libri di tutto il Medio Oriente, bisogna che i responsabili di questi due popoli adottino decisioni coraggiose e lungimiranti in fa-vore della pace. Ho appreso con piacere che, in seguito ad un’iniziativa del Regno di Giordania, il dialogo è ripreso; auspico che esso prosegua affinché si giunga ad una pace duratura, che garantisca il dirit-to di quei due popoli a vivere in sicurezza in Stati sovrani e all’interno di frontiere sicure e internazionalmente riconosciute. La Comunità internazionale, da parte sua, deve stimolare la propria creatività e le iniziative di promozione di questo proces-so di pace, nel rispetto dei diritti di ogni parte. Seguo anche con grande attenzione gli sviluppi in Iraq, deplorando gli attenta-ti che hanno causato ancora recentemente la perdita di numerose vite umane, e in-coraggio le sue autorità a proseguire con fermezza sulla via di una piena riconcilia-zione nazionale.

Il Beato Giovanni Paolo II ricordava che «la via della pace è la via dei giovani» poiché essi sono «la giovinezza delle na-zioni e delle società, la giovinezza di ogni famiglia e dell’intera umanità». I giovani, dunque, ci spronano a considerare seria-mente le loro domande di verità, di giu-stizia e di pace. Pertanto è a loro che ho dedicato l’annuale Messaggio per la ce-lebrazione della Giornata Mondiale della Pace, intitolato “Educare i giovani alla giustizia e alla pace”. L’educazione è un tema cruciale per ogni generazione, poi-ché da essa dipende tanto il sano sviluppo di ogni persona, quanto il futuro di tutta la società. Essa, perciò, costituisce un com-pito di primaria importanza in un tempo difficile e delicato. Oltre ad un obiettivo chiaro, quale è quello di condurre i gio-vani ad una conoscenza piena della real-tà e quindi della verità, l’educazione ha bisogno di luoghi. Tra questi figura anzi-tutto la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo con una donna. Questa non è una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società. Pertanto, le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità. Il contesto familiare è fondamentale nel percorso educativo e per lo sviluppo stesso degli individui e degli Stati; di conseguenza occorrono po-litiche che lo valorizzino e aiutino così la coesione sociale e il dialogo. È nella fa-miglia che ci si apre al mondo e alla vita e, come ho avuto modo di ricordare du-rante il mio viaggio in Croazia, «l’apertu-ra alla vita è segno di apertura al futuro». In questo contesto dell’apertura alla vita, accolgo con soddisfazione la recente sen-tenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che vieta di brevettare i proces-si relativi alle cellule staminali embrio-nali umane, come pure la Risoluzione

Page 18: R.A. marzo 2012

Messaggi al mondo16

dell’Assemblea Parlamentare del Consi-glio d’Europa, che condanna la selezione prenatale in funzione del sesso.(…) Continuando la nostra riflessione, un ruolo altrettanto essenziale per lo svilup-po della persona è svolto dalle istituzioni educative: esse sono le prime istanze a collaborare con la famiglia e faticano a compiere il compito loro proprio se viene a mancare un’armonia di intenti con la realtà familiare. Occorre attuare politiche formative affinché l’educazione scola-stica sia accessibile a tutti e che, oltre a promuovere lo sviluppo cognitivo della persona, curi la crescita armonica del-la personalità, compresa la sua apertura al Trascendente (…) In tale prospettiva, ben si comprende come un’efficace ope-ra educativa postuli pure il rispetto della libertà religiosa. Questa è caratterizza-ta da una dimensione individuale, come pure da una dimensione collettiva e da una dimensione istituzionale. Si tratta del primo dei diritti umani, perché essa espri-me la realtà più fondamentale della per-sona. Troppo spesso, per diversi motivi, tale diritto è ancora limitato o schernito. Non posso evocare questo tema senza an-zitutto salutare la memoria del ministro pachistano Shahbaz Bhatti, la cui infati-cabile lotta per i diritti delle minoranze si è conclusa con una morte tragica. Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato. In non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margi-ni della vita pubblica; in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni. Talvolta, sono costretti ad abbandonare Paesi che essi hanno contri-buito a edificare, a causa delle continue tensioni e di politiche che non di rado li relegano a spettatori secondari della vita nazionale. In altre parti del mondo, si ri-scontrano politiche volte ad emarginare

il ruolo della religione nella vita sociale, come se essa fosse causa di intolleran-za, piuttosto che contributo apprezzabile nell’educazione al rispetto della dignità umana, alla giustizia e alla pace. Il ter-rorismo motivato religiosamente ha mie-tuto anche l’anno scorso numerose vitti-me, soprattutto in Asia e in Africa, ed è per questo, come ho ricordato ad Assisi, che i leaders religiosi debbono ripetere con forza e fermezza che «questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione». La religione non può esse-re usata come pretesto per accantonare le regole della giustizia e del diritto a van-taggio del “bene” che essa persegue. In questa prospettiva, sono fiero di ricorda-re, come ho fatto nel mio Paese natale, che per i Padri costituenti della Germania la visione cristiana dell’uomo è stata la vera forza ispiratrice, come, del resto, lo è stata per i Padri fondatori dell’Europa unita. Vorrei inoltre menzionare segnali incoraggianti nel campo della libertà re-

Page 19: R.A. marzo 2012

17

ligiosa. Mi riferisco alla modifica legisla-tiva grazie alla quale la personalità giuri-dica pubblica delle minoranze religiose è stata riconosciuta in Georgia; penso an-che alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in favore della presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche ita-liane (…). Nel continente africano, che ho nuovamente visitato recandomi re-

centemente in Benin, è essenziale che la collaborazione fra le comunità cristiane e i Governi aiuti a percorrere un cammino di giustizia, di pace e di riconciliazione, in cui i membri di tutte le etnie e di tut-te le religioni siano rispettati. È doloroso constatare che tale meta, in vari Paesi di quel continente, è ancora lontana. Penso in particolare alla recrudescenza delle violenze che interessa la Nigeria, come hanno ricordato gli attentati commessi contro varie chiese nel tempo di Natale, agli strascichi della guerra civile in Costa d’Avorio, alla persistente instabilità nella Regione dei Grandi Laghi e all’urgenza umanitaria nei Paesi del Corno d’Africa. Chiedo, ancora una volta, alla Comunità internazionale di aiutare con sollecitudi-ne a trovare una soluzione alla crisi che dura da anni in Somalia.Infine, mi preme sottolineare che una educazione rettamente intesa non può che favorire il rispetto del creato. Non si possono dimenticare le gravi calamità naturali che, nel 2011, hanno colpito va-rie zone del Sud-Est asiatico, e i disastri ambientali come quello della centrale nucleare di Fukushima in Giappone. La salvaguardia dell’ambiente, la sinergia tra la lotta contro la povertà e quella con-tro i cambiamenti climatici costituiscono ambiti rilevanti per la promozione dello sviluppo umano integrale. Pertanto auspi-co che, in seguito alla XVII sessione della Conferenza degli Stati Parte alla Conven-zione ONU sui cambiamenti climatici, da poco conclusasi a Durban, la Comunità internazionale si prepari alla Conferen-za dell’ONU sullo sviluppo sostenibile (“Rio+20”) quale autentica “famiglia del-le Nazioni” e, perciò, con grande senso di solidarietà e di responsabilità verso le generazioni presenti e per quelle future.

Benedetto XVI

““

Il rispetto della persona dev’essere al centro delle

istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fi ne di ogni

violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle

richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà sociale si

trasformino in semplici strumenti per conservare o

conquistare il potere. Invito la Comunità internazionale a dialogare con gli attori dei

processi in atto, nel rispetto dei popoli e nella consapevolezza che la costruzione di società

stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione,

in particolare di ordine religioso, costituisce un

orizzonte più vasto e più lontano di quello delle scadenze

elettorali.

Page 20: R.A. marzo 2012

Camminando...

Positivo il bilancio dell’anno 2011 dedicato alle famiglie; all’appro-fondimento del rapporto tra cultu-

ra e nuove tecnologie; al contributo dei vescovi alla riscrittura degli statuti na-zionali dell’insegnamento cattolico; una riflessione sull’assemblea domenicale e la riaffermazione del significato di questa celebrazione con la partecipazione effetti-va fedele alla messa; i temi dell’ecologia e dell’ambiente, il rispetto e insieme la di-fesa, dei simboli e valori cristiani. Il car-dinale André Vingt-Trois ha chiuso l’as-semblea plenaria della Conferenza epi-scopale francese, riunitasi a Lourdes dal 4 novembre, riassumendo i principali temi trattati durante l’incontro sottolineando la vitalità della Chiesa di Francia, testi-moniata, in particolare, dalla creazione di un nuovo gruppo di lavoro e dal rinnova-mento di più di due terzi delle presidenze delle commissioni e dei consigli. «Queste elezioni, ha detto, non sono il gioco delle sedie musicali di un’associazione, ma la trasmissione di sei anni di lavoro eccle-siale su campi vitali (liturgia, catechesi, ministeri, movimenti, famiglia e società, bambini e giovani, ecumenismo, relazioni interreligiose, comunicazione, diritto ca-nonico), la trasmissione a volti nuovi che seguiranno una scia e daranno un rinno-vato impulso». La novità più interessante è forse l’istituzione del gruppo di lavo-ro chiamato: «Ministri ordinati e fedeli laici: quale presenza dei cattolici nella società contemporanea?». Alla guida è stato chiamato monsignor Eric de Mou-lins-Beaufort, vescovo ausiliare di Parigi e membro della Commissione dottrinale della Conferenza episcopale. L’organi-smo composto da presuli ed esperti, do-vrà animare la riflessione in quest’ambito durante le prossime assemblee plenarie, soprattutto, come ha spiegato monsignor

Parola d’ordineCREATIVITÀ

CREATIVITÀ

Page 21: R.A. marzo 2012

Bernard Podvin, portavoce dei vescovi, attraverso proposte tese a dare dinamismo alla presenza della Chiesa nella società contemporanea.Sulla vita religiosa in Francia, sui suoi mutamenti, sulla sua vitalità, hanno fatto il punto, a Lourdes, il vescovo di Nancy e Toul, Jean Louis Papin, Presidente della Commissione per la vita consacrata, pa-dre Jean-Pierre Longeat e suor Florence de la Villeon, rispettivamente presidente e vice-presidente della Conferenza dei reli-giosi e delle religiose di Francia (Corref). Per lungo tempo, si legge in una sintesi dell’incontro, le congregazioni religiose hanno prosperato senza un intervento epi-scopale particolare. Rispondendo a biso-gni specifici della società, secondo il pro-prio carisma, le fondazioni hanno spesso fatto da sole. Adesso che la crisi delle vocazioni riguarda anche la vita religiosa, i vescovi francesi vogliono lavorare assie-me alla Corref per promuovere nuove ini-

ziative e dare ulteriore slancio. La parola d’ordine è «creatività»: la Corref la porrà al centro dell’assemblea generale del no-vembre 2012, mettendo in evidenza come la vita religiosa dia ancora prova di auda-cia profetica davanti alle sfide dell’epoca attuale. Ma serve più visibilità, soprattut-to nei confronti delle nuove generazioni. Padre Longeat ha portato l’esempio di nuove fondazioni, come nella diocesi di Coutances et Avranches, dove una comu-nità internazionale accoglie i turisti sul-le spiagge dello sbarco in Normandia, di comunità composte da più congregazioni (come la casa dell’“Arche” a Toul che aiuta le famiglie dei detenuti), di iniziati-ve ecumeniche quali sono quelle proposte dalle diaconesse di Reuilly, protestanti, e dalle suore di Santa Clotilde, cattoliche, a Parigi. Il presidente della Corref ha insistito sul ruolo dei laici associati (40.000, cioè tan-ti quanto i religiosi), grandi collaboratori delle congregazioni con le quali condivi-dono la spiritualità e il carisma del fon-datore. Congregazioni che sono anche straniere. Al riguardo Monsignor Papin ha fornito cifre significative: 101 comu-nità femminili, nate da 80 congregazioni, installaste in 40 diocesi; e 44 comunità maschili in 23 diocesi. I componenti ven-gono dall’Europa: (Polonia); dall’Asia (Vietnam e India), dall’Africa, arrivati in Francia dopo l’appello di un vescovo o in virtù di un gemellaggio tra diocesi.

Osservatore Romano

La parola d’ordine è «creatività»: la Conferenza dei

religiosi e delle religiose di Francia la porrà al centro

dell’assemblea generale del novembre 2012, mettendo in

evidenza come la vita religiosa dia ancora prova di audacia profetica davanti alle sfi de

dell’epoca attuale. Ma serve più visibilità, soprattutto nei

confronti delle nuove generazioni.

Page 22: R.A. marzo 2012

ggi ha senso parlare di nuova evangelizzazione nella misu-ra in cui ci permette di renderci conto che l’umanità continua ad avere biso-gno della proclamazione del Vangelo, pur ostinandosi a chiudersi nella sua indifferenza e a conoscere Gesù, il Si-gnore. E la risposta potrà giungere solo dall’opera missionaria vissuta in modo radicale da ogni singolo cristiano.

Da San Paolo, che nella sua prima lettera ai Co-rinzi affermava che per il suo essere apostolo, il compito di evangelizzare era essenziale, quando diceva: “Guai a me se non predicas-si il Vangelo!”, fino all’ultima parola del Santo Padre Benedet-to XVI, che ci ricorda l’urgen-za di annunciare Cristo ai nostri contemporanei, noi missionari abbiamo avvertito sem-pre l’urgenza di annunciare il Vangelo come qualcosa che nasce in contempo-ranea con il nostro essere cristiani. Non a caso, infatti, la Chiesa si è riconosciu-ta da sempre missionaria per essenza.

Oggi le domande che la realtà ci pone sono troppo esigenti e non permet-tono risposte a metà. Ci viene chiesto di dire cosa significa essere cristiani nel mondo dell’economia, della politica, della cultura. Ci viene chiesto di dare risposte alla ricerca quasi frenetica del senso della vita, di offrire possibilità al-ternative ai difficili rapporti esistenti tra

ggi ha senso parlare di nuova evangelizzazione nella misu-O

Alla nuova evangelizzazione è chiesto di rendere evidente,

nel mezzo di una grande diversità di situazioni, la persona di Gesù come

l’unico capace di illuminare e di dissipare le tenebre che sembrano impedire la contemplazione della

bellezza che è Dio in mezzo ai suo popolo.

gli esseri umani e di costoro con tutta la creazione e farlo partendo dal Vangelo. Ci viene chiesto di mostrare Dio con la nostra vita, senza bisogno di moltiplica-re i discorsi su di Lui.

Oggi sembra che ciò che è impor-tante dell’evangelizzazione supera no-tevolmente la dimostrazione della bontà di cui il Vangelo è portatore.

Alla nuova evangelizzazione è chie-sto di rendere evidente, nel mezzo di

una grande di-versità di situa-zioni, la persona di Gesù come l’unico capace di illuminare e di dissipare le tenebre che sembrano impe-dire la contem-plazione della bellezza che è Dio in mezzo ai suo popolo. La riflessione sul tema della nuo-va evangelizza-zione, partendo dalla prospetti-

va missionaria, credo ci porti a definire che oggi non è possibile essere missio-nari come si era trenta o quaranta anni fa. Saltano alla vista l’esigenza di qua-lificazione, di preparazione o di specia-lizzazione che possono intimorirci, per-ché sicuramente ci rendiamo conto che il missionario dei nostri tempi non potrà improvvisarsi e il vero evangelizzatore non avrà risposte per tutti gli scenari che gli si presentano, ma potrà essere luce e fermento ovunque sia capace di vivere la fede in tutta la sua radicalità.

P. Enrique Sàchez G. Mccj

Page 23: R.A. marzo 2012

Auguri di Buona Pasqua a voi e alle vostre famiglieSuore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli

“Tu sei il

Volto della

bontà e della

misericordia:

per questo vuoi

salvarmi!

Dentro di me ci

sono le tenebre:

vieni con la tua limpida luce.

Dentro di me c’è tanto egoismo:

vieni con la tua sconfinata carità”

+ ANGELO COMASTRI

Page 24: R.A. marzo 2012

Profi li

Se io fossi coptoSe io fossi coptoSe io fossi coptodi Tarek Heggy

L’autore, noto intellettuale

egiziano amante della libertà

vera per tutti, è da sempre uno

dei più strenui difensori della

minoranza copta. Questo suo

testo, scritto originariamente

nel 2007, è ancora

attualissimo. E profetico.

Page 25: R.A. marzo 2012

23

Se io fossi coptoSe io fossi coptoSe io fossi coptoSe fossi un copto infrangerei i cie-

li d’Egitto e del mondo con le mie grida denunciando il clima di

oppressione in cui i Copti egiziani vivo-no oggi.Se fossi un copto comunicherei al mon-do intero le ingiustizie che molti copti hanno subito a partire dal 1952 e hanno impedito loro di occupare ruoli ammini-strativi e politici che meritano.Se fossi un copto griderei con tutto il fiato in gola contro le enormi ingiusti-zie che fanno sì che io paghi tasse che vengono poi versate dallo Stato ad Al-Azhar che non ammette i copti in nessuna facoltà.Se fossi un copto esprimerei tutta la mia rabbia perché devo pagare tasse usate per costruire decine di moschee quando lo Stato egiziano non ha mai pa-gato una lira per la costruzione di una sola chiesa a partire dal 1952, con l’uni-ca eccezione di una donazione attuata 40 anni fa dal Presidente Nasser per la co-struzione della cattedrale di san Marco ad Abbaseya.Se fossi un copto leverei la voce per l’as-senza di un solo copto in molti consigli

Page 26: R.A. marzo 2012

Profili24

legislativi nell’Egitto contemporaneo.Se fossi un copto scriverei un articolo dietro l’altro per descrivere il modo in cui i mezzi di informazione ignorano le mie esigenze e le feste religiose come se la popolazione copta in Egitto non esi-stesse.Se fossi un copto farei sapere al mondo intero che la storia copta non è debita-mente considerata nei curriculum sco-lastici egiziani e che lo studio della lin-gua araba a scuola non consiste più nello studio di testi letterari, poesie, romanzi, drammi e racconti brevi, bensì nello stu-dio della sacra scrittura islamica che vie-ne giustamente insegnata nelle classi con studenti musulmani.Se fossi un copto avrei mobilitato il mondo intero per fare notare le difficoltà che i copti hanno per ottenere il permesso

“Tarek Heggy è uno degli scrittori più creativi e prolifici nel mondo arabo”.

Prof. Shibely Telhami, Maryland University, USA

“Heggy is the most systematic social critic currently active in Egypt”.

Emmanuel Sivan

“Heggy è il critico più sistematico sociale attualmente attivo in Egitto”. Emmanuel Sivan

"Tarek Heggy is an encyclopedic reader in all fields of knowledge, a writer, intellectual and political analyst, a man of letters and an artist who has developed deeply into the vast seas of literature and art, an international petroleum expert and a politician".

Kamal Al-Mallakh

“Tarek Heggy è un lettore enciclopedico in tutti i campi del sapere, uno scrittore, intellettuale e analista politico, uomo di lettere e un artista che ha sviluppato in profondità nel vasto mare della letteratura e dell'arte, esperto internazionale di politica e di petrolio”.

Kamal Al-Mallakh

a costruire una chiesa (con i propri fon-di non con i proventi delle tasse che loro stessi pagano).Se fossi un copto porterei all’atten-zione dell’opinione pubblica mondia-le i commenti oltraggiosi fatti da alcuni scrittori musulmani sui copti, quali il loro convincimento che i copti non devono as-sumere il governo pubblico, che devono pagare la gizya e che non devono servire nell’esercito. Tradurrei gli scritti oscu-rantisti quali il testo assurdo del Dr. Mo-hamed Emara, finanziato da Al-Azhar, il cui finanziamento proviene dalle entrate fiscali, comprese quelle pagate dai copti, che sono vilipesi in libri pubblicati a spe-se dello stato.Se fossi un copto avvierei una campa-gna sia interna sia esterna in cui si chie-de l’eliminazione della voce “religione”

Page 27: R.A. marzo 2012

25

disastro personale invece di legge dello statuto personale (in arabo statuto si dice ahwal, ma se la lettera h viene pronun-ciata gutturalmente il significato diventa disastro).Se fossi un copto farei sapere al mondo intero che la questione copta in Egitto è solo una delle manifestazioni di una for-ma mentale che è diffusa in questa regio-ne del mondo e chiamerei l’umanità intera a costringerla a ritornare sui propri passi e abbandonare questo cammino oscuro e pericoloso.

Traduzione dall’arabo di Valentina Colombo

dalla carta d’identità egiziana. Perché mai una persona che vuole avere a che fare con me deve sapere la mia religione?Se fossi un copto avvierei una cam-pagna contro la burocrazia egiziana che ha consentito alla legge dello statu-to personale per non musulmani di re-stare chiusa in un cassetto per quasi un quarto di secolo, facendo sì che i copti la chiamino scherzosamente la legge del

Il testo è stato raccolto nel volume di Tarek Heggy,

Le prigioni della mente araba, trad. it., Marietti, Milano 2010.

Page 28: R.A. marzo 2012

Dalla missione

Un’amicizia che si moltiplica

Page 29: R.A. marzo 2012

27

Gli 84 “nipotini” di Zorgho

Un’amicizia che si moltiplica

Un’amicizia di lunga dataConosco Amèlie da quasi dieci anni. Da quando ragazzina alle elementari è venuta da noi, a Diabo, per chiedere alla comu-nità di aiutarla a continuare gli studi. Sua madre, vedova, con molti altri figli, non possedeva i mezzi necessari per portarla ad un diploma che le permettesse di avere un lavoro.D’accordo con le altre consorelle, ho ini-ziato a seguire Amèlie, cercando anche di conoscerla meglio per verificare la serietà del suo cammino. E il cammino è stato buono: la giovane si è impegnata a fondo (risultando spes-so prima della classe), ha conseguito il diploma di insegnante delle elementari e finalmente, dopo tanto faticare, ha da due anni una classe sua.Durante il periodo degli studi, Amèlie ha

Page 30: R.A. marzo 2012

Dalla missione28

saputo maturare come donna e come cri-stiana: serietà di comportamento, lettura quotidiana della Bibbia, preghiera perso-nale, partecipazione regolare alla vita del-la parrocchia. Mi scrive: “Amo la preghiera attraverso la quale so come comportarmi nella vita di ogni giorno. La parola di Dio è il mio pane quotidiano”. Aggiungo anche la riconoscenza ed ami-cizia nei miei confronti e della comunità. Amicizia che resiste al passare del tempo e che ci ha permesso di intrattenere uno scambio che arricchisce entrambe.

A Zorgho: una classe allegra e sovraffollataAmèlie insegna a Zorgho, grosso villag-gio a circa 50 km da Diabo. Gli abitan-ti sono in maggioranza musulmani, ma esiste anche una parrocchia ed è presen-

te una comunità di religiose: le Suore di “Notre-Dame du Lac”.Ecco alcuni stralci delle ultime lettere in cui Amèlie racconta quello che vive “Mi piace il mio lavoro, lo vivo con entusia-smo cerco di essere corretta e assidua, mi assento solo se strettamente necessario”. “La mia classe è di 84 fra ragazzi e ragaz-ze (43 maschi e 41 femmine) e richiede un impegno continuo che svolgo con tutte le mie forze, lavoro duramente, ma sono serena. Voglio bene ai miei alunni e mi sforzo di trattarli tutto allo stesso modo, senza pre-ferenze, aiutando quelli che sono più po-veri o maggiormente in difficoltà… Nella mia classe i musulmani sono 51, i cattoli-ci 30, i protestanti 3. Ciò non mi impedisce di dare loro anche una formazione religiosa: quando parlo di Dio ricordo loro che siamo fatti a sua

Amélie

Page 31: R.A. marzo 2012

29

immagine e quindi tutti figli del Signore Onnipotente.Ho una preferenza per i bambini e gli an-ziani…quando vedo una vecchietta penso subito a mia nonna che mi ha allevata e educata. Era profondamente buona: che Dio l’abbia nella sua pace”.

L’amicizia che genera solidarietàLo scambio e l’amicizia con Amèlie si è naturalmente “prolungata” ai suoi alunni: è stato spontaneo per me interessarmi a loro, conoscerli meglio, scrivere, ricevere foto e notizie… È nata così l’idea di un “gemellaggio” fra di noi che ha suscitato entusiasmo fra i ra-gazzi, molta gioia in me e negli amici ed amiche che condividono il mio amore per l’Africa. Amèlie è attenta alle necessità dei suoi alunni e cerca di aiutare discretamente i

più bisognosi. Prima di Natale ha organiz-zato una festicciola in cui i ragazzi hanno cantato e ballato, condividendo qualche dolcetto comperato al mercato! Una bel-la festa di bambini poveri, ma ricchi di vitalità che sanno godere anche delle più piccole cose. Ecco quindi un semplice ritratto di quelli che chiamo i “nipotini” di Zorgho. I qua-li, neanche a farlo apposta, chiamano me “Jaaba”, cioè “nonna”… e va bene…che cosa non farei per l’Africa! Da piccole cose ne possono nascere grandi: penso a questi ragazzi che fanno esperienza di rapporti che attraversano continenti, etnie, religioni e che porteran-no, speriamo, nel cuore e nella mente la certezza che è possibile vivere e costruire rapporti fraterni e di solidarietà.

Suor Marisa Bina, NSA

Amélie con i suoi bambini

Page 32: R.A. marzo 2012

Dalla missione

Una CHIESA sempre più ecumenica

minoranza nel più grande Stato del conti-nente africano. “Nella terra di S. Agostino, nel III secolo la cristianità era fiorente ma dopo diverse colonizzazioni islamiche è sopravvissuta solo grazie alla trasmis-sione della fede di generazione in ge-nerazione. Nel secolo scorso ha poi subito due perdite: la prima, per la partenza di un imponente nume-ro di fedeli francesi, rimpatriati dopo l’indipendenza dell’Al-

geria, nel 1962, e successivamente per la privazio-ne di molte pro-

Parla suor Sandra Catapano che da qualche anno vive la realtà del paese musulmano dove i credenti in Cristo rappresentano l’1% della popolazione: “La Chiesa è la casa di tutti”.

di Ilaria Nava

Come vivono i cristiani in Algeria, dove rappresentano circa l’1% della popolazione in un Paese a

maggioranza musulmana? Qui a Orano, i cristiani sono un’esigua

Page 33: R.A. marzo 2012

31

“Durante le grandi feste poi, dopo le ce-lebrazioni, tutti restano all’interno del Centro intitolato al nostro emerito vesco-vo, monsignor Pierre Claverie, ucciso nel 1996, per condividere la fraternità di un pasto di festa preparato alternativamente dai vari gruppi. Con alcuni responsabili delle comunità etniche poi, sosteniamo il parroco per la visita dei migranti ricove-rati in ospedale. Numerose sono anche le nascite in questi ultimi mesi, e le richie-ste dei genitori, anche di altre confessioni cristiane, per il battesimo dei neonati”.Anche il consiglio pastorale diocesano è ecumenico, con 25 membri, tra cui 5 re-sponsabili di altre confessioni religiose, tutti partecipanti alla vita dell’unico luo-go cristiano raggiungibile, la parrocchia di S. Maria. Tra loro anche alcuni giova-ni, come Tiaret: “L’ultima volta - ricorda suor Sandra - ci ha raccontato la sua gioia nel veder nascere un piccolo gruppo di preghiera tra i giovani protestanti. I giovani della nostra comunità parteci-pano alla loro preghiera e i protestanti

condividono con i nostri giovani l’Eucaristia del venerdì, e così av-viene anche nella città di Tlem-cen. Non è raro sentirsi dire che “la Chiesa cattolica, qui in terra algerina, è la nostra famiglia, è

il luogo della nostra inte-grazione!”.

prietà e attività. Ora è un’umile presenza, socialmente amata da molti, e ufficialmen-te tollerata”. Ma, inaspettatamente, è l’im-migrazione a vivificare il cristianesimo in Algeria. Sei anni fa l’arrivo di numerosi cristiani provenienti da altri Paesi africani sub sahariani, studenti o emigrati per lavo-ro, è una realtà che ha interrogato e solle-citato la comunità di Orano e che alimenta il desiderio di conoscenza e condivisione tra le varie confessioni: “La nostra parroc-chia, la cattedrale di S. Maria, ha aperto le porte alle centinaia di fedeli della chiesa evangelica e pentecostale, protestante, agli egiziani copto-ortodossi e copto-cattolici, a migliaia di emigranti lavoratori asiatici, ai quali mancano sia un luogo di culto au-torizzato sia dei responsabili in loco. Così ci s’incontra nella nostra chiesa che acco-glie, dopo la celebrazione, differenti grup-pi di preghiera.

Page 34: R.A. marzo 2012

Dalla parte di32

Dalla parte di

La mancanza della mia

Di origine siciliana, nel 1993 si laurea all’Università “La Sapienza” di Roma in Scienze Politiche, indirizzo politico-internazionale, discutendo una tesi in ambito di tutela dei diritti umani. Perfeziona gli studi presso l’Università di Padova, frequentando la Scuola di Specializzazione in Istituzioni e tecniche

di tutela dei Diritti Umani, diretta dal Prof. Papisca e successivamente, a Roma, frequentando diversi corsi di perfezionamento in diversi ambiti (in diritto islamico dei diritti umani, in progettazione e fundraising, GOPP, ecc.).Dal 1998 lavora al Consiglio Italiano per i Rifugiati, CIR Onlus, rivestendo diversi ruoli e

TERRATERRAMaria Giovanna Fidone

Page 35: R.A. marzo 2012

33

La mancanza della mia

responsabilità (operatrice nella sezione legale, responsabile dell’ufficio progettazione e coordinatrice di progetti nazionali ed europei). Svolge attività di ricerca, con pubblicazioni tematiche in diritto dell’immigrazione e tutela dei rifugiati su riviste nazionali ed europee; è consulente e docente per la

materia immigrazione e asilo presso Enti pubblici (Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno - SSAI, Sistema nazionale di Protezione per Richiedenti asilo e rifugiati- SPRAR, Provincia di Roma e altri Enti locali, Corsi universitari, ecc.) e privati (Centri di accoglienza per stranieri, Scuole di formazione

professionale, Associazioni di tutela, Patronati, ecc.). Ha acquisito una considerevole esperienza sui temi connessi alla migrazione, asilo, tutela dei diritti umani e sviluppo, anche con la partecipazione a Colloqui e Seminari di studio presso Università e Associazioni di ricerca europei e del Mediterraneo.

a cura di Maria Giovanna Fidone

Nell’ambito del fenomeno della globalizzazione le migrazioni assumono

un signifi cato determinante in relazione alla promozione di uno sviluppo economico equi-librato, al progressivo supe-ramento delle disuguaglianze sociali, al rispetto della persona umana e al buon funzionamen-to delle strutture democratiche. Sebbene il processo di glo-balizzazione abbia ridotto le barriere spazio-temporali fra i

Page 36: R.A. marzo 2012

Dalla parte di34

vari popoli, gli effetti del pro-cesso di globalizzazione tutta-via, oltre ad implicare un’ac-celerazione della circolazione e dell’interscambio di merci, persone e conoscenze, ha condotto anche allo scontro ed al dialogo fra culture diverse. Da qui la doppia lettura delle migrazioni come fenomeno positivo o negativo per i popoli: se da una parte infatti si ten-de a neutralizzare il fenomeno migratorio dai paesi poveri a quelli industrializzati, con lo spostamento delle aziende nei paesi in via di sviluppo evi-tando così il peso economico e sociale della presenza dei migranti nel proprio territorio, dall’altra parte non può non considerarsi l’apporto cultura-le, sociale ed economico che i migranti contribuiscono a dare ai paesi di accoglienza.La migrazione di per sé rappre-senta l’alternativa all’impossi-bilità di vivere nel proprio pae-se, per una serie di cause: allo stesso tempo la migrazione è un fattore di sviluppo là dove rappresenta l’unico canale di ingresso nel circuito economi-co dei paesi industrializzati.Certamente all’interno del fe-nomeno della globalizzazione, generalmente analizzato se-condo gli effetti negativi che sta producendo si deve legge-re, a mio parere, anche un’ac-cezione positiva e non solo sostanzialmente economica: la globalizzazione si presenta

come lo sviluppo spontaneo di una fittissima rete di strut-ture associative transnazionali, operanti a fini di comunicazio-ne, cooperazione e solidarietà sulla base della consapevolez-za di un comune destino dei popoli e della condivisione del medesimo nucleo di valori, i diritti umani riconosciuti dalle Convenzioni giuridiche inter-nazionali. Da qui il ruolo propo-sitivo della persona, “straniero o cittadino” nella comunità locale e internazionale, per la promozione e la tutela dei di-ritti umani, ad ogni livello.E proprio in relazione alla promozione e tutela dei diritti umani ad ogni livello, che non si può non considerare anche una particolarissima categoria di migranti, i rifugiati, avendo in comune con i primi soltanto l’aspetto del partire dal proprio paese di appartenenza, nolenti tuttavia a spostarsi e costretti spesso a vivere là dove non avrebbero mai pensato di vivere! E, a differenza di un comune migrante, il rifugiato non può avvalersi all’estero della protezione delle autorità diplomatiche del suo paese! Certamente, spesso la diffe-renza fra i migranti economici e i rifugiati non è così facile da riconoscere, soprattutto quan-do la fuga avviene da Paesi in cui la povertà è perpetuata dal sistema politico.Il rifugiato è quindi chi ha come unica via di sopravvivenza, la

fuga; ha l’unica speranza di ri-cevere una degna accoglienza; e come alternativa all’esilio, accettare il proprio destino di morte.Secondo la definizione giuri-dica internazionale, elaborata nell’ambito delle Nazioni Unite (ONU), così come espressa a Ginevra nel 1951 nella Con-venzione relativa allo sta-tus di rifugiato all’art. 1, il rifugiato è chi… “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, cittadinanza, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuo-le, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese”.Le cause della fuga possono

Page 37: R.A. marzo 2012

35

ni in carica, ritenendo che il responsabile della persecu-zione debba essere il gover-no dello Stato, escludendo dunque altri eventuali “agenti di persecuzione”. Tuttavia, in seguito al mutare delle situa-zioni politiche internazionali, l’interpretazione “ristretta” al solo governo in carica come unico persecutore riconosciu-to, è mutata, lasciando spazio anche alla valutazione dell’in-cidenza per il rifugiato di al-tri “agenti di persecuzione” (come accaduto, per esempio, alcuni anni fa nella vicenda dell’Algeria, dove appunto l’agente di persecuzione era estraneo all’apparato gover-nativo, essendo invece costi-tuito da gruppi parastatali non riconosciuti dal governo).Negli anni recenti, del resto, in seguito alla perdita dell’equi-librio politico mondiale nuovi fatti hanno contribuito a ren-dere insuffi ciente la defi ni-zione generale di Rifugiato, così come stabilita dalla Con-venzione di Ginevra: le sem-pre più numerose guerre fra Stati o fra etnie all’interno di uno stesso Stato e i disastri conseguenti anche a livello ambientale, hanno portato la comunità internazionale a in-terrogarsi sulla necessità di un allargamento della defi nizione generale. La grande maggio-ranza dei rifugiati non fugge solo da atti mirati di perse-cuzione individuale, bensì

““““

“Il giorno seguente presi l’aereo diretta in

Venezuela, sola. Non sapevo che non avrei più rivisto mio nonno.

Superai le formalità dell’aeroporto con le reliquie della nonna strette al petto […]

Avevo anche una borsa di plastica con

un pugno di terra del nostro giardino

con l’idea di piantare i nostri

nontiscordardimè da qualche parte.

[…] L’aereo si alzò attraverso uno strato

di nubi e pochi minuti più tardi sorvolava i picchi innevati della

Cordigliera delle Ande. Quelle cime bianche

che spuntavano fra le nuvole invernali

furono l’ultima immagine che vidi

della mia patria. Tornerò, tornerò,

ripetevo come una preghiera.”

(Isabel Allende, Paula, Feltrinelli, Milano 1995,

p. 225).

essere molteplici, individuate comunque nella persecuzione basata sull’identità del rifugia-to (razza, nazionalità, apparte-nenza ad un gruppo sociale), o sulle sue convinzioni (religione o opinione politica). Deno-minatore comune, defi nito e accettato tradizionalmente dagli Stati fi rmatari della Con-venzione di Ginevra del 1951, è la persecuzione personale da parte dello Stato di citta-dinanza, sia esso il governo in carica, siano anche gruppi parastatali (gruppi armati di opposizione al governo) sui quali lo Stato non riesce ad avere alcun controllo. L’inter-pretazione generale dell’art. 1 della Convenzione da parte degli Stati fi rmatari ha sempre comunque ristretto l’ambito di applicazione ai soli gover-

Page 38: R.A. marzo 2012

Dalla parte di36

massa. L’esigenza di protezio-ne internazionale del rifugiato nasce infatti dalla violazione dei suoi diritti, accompagna-te dalla chiara responsabilità dello Stato di cittadinanza che viene meno al suo dovere di difesa dei suoi cittadini.La necessità della fuga resta l’unica alternativa ad una vita altrimenti costretta a rinunce e sofferenze: in regimi autoritari o alle prese con confl itti arma-ti, dove sono forti le tensioni d’ordine politico, economico, etnico o sociale, nei quali il rispetto dei Diritti umani non costituisce certamente priorità di governo, la non uniformità o conformità al regime, per idee, razza, religione, stato sociale, signifi ca incapacità di vivere degnamente, signifi ca soffe-renze, rinunce, l’incapacità di trovare un lavoro e una resi-denza sicura, convivere con una paura costante di preca-rietà nella quale improvvisa-

““““

“Ho 28 anni, ho

combattuto per la

libertà del mio paese

e durante le

manifestazioni e gli

scontri ho perduto

parzialmente l’uso del

braccio destro;

ho deciso quindi di

fuggire e di rifugiarmi

in Italia poiché la

situazione era

diventata troppo

pericolosa per la mia

incolumità e per

quella della mia

famiglia: temevamo

persecuzioni e arresti

a causa della mia

partecipazione a

quelle manifestazioni.

Alcuni miei compagni

sono stati infatti

portati via dalla

polizia poco dopo la

mia fuga”. (Da: CIR, Richiedenti asilo e

rifugiati chi siete?, Roma,

1994, p. 55)

da, massicce violazioni dei diritti umani, pulizia etnica, coinvolgimento dei civili in operazioni militari, violenze generalizzate, gravi turba-menti dell’ordine pubblico che sconvolgono radicalmente la vita quotidiana e minaccia-no la sopravvivenza. Molti Sta-ti africani e dell’America latina hanno esteso già questa de-fi nizione a quanti si ritrovano in questa condizione, ricono-scendo così lo stretto legame che unisce la condizione di rifugiati con le violazioni dei diritti umani. La protesta o la resistenza di fronte a violazioni dei diritti dell’uomo può provocare rap-presaglie o assumere essa stessa forme violente; il perpe-tuarsi di violazioni accompa-gnate dalla violenza, che porta ad ulteriori violazioni e ad un clima generalizzato di paura, rappresenta la sequenza che di frequente produce l’esodo in

Paesi che ospitano rifugiati • Fine 2009

Italia

Svezia

Francia

U.K.

Kenya

Giordania

Germania

Siria

Iran

Pakistan

54.965

81.356

196.364

269.363

358.928

450.756

593.799

1.054.466

1.070.486

1.740.700

Page 39: R.A. marzo 2012

37

mente può accadere qualcosa di incomprensibile alla perso-na o ai suoi familiari. Sul piano concreto non bisogna dimenticare che nel mondo, nel 2010 il numero dei rifugiati è stato di 43,3 milioni (si tratta del numero più alto dalla metà degli anni novanta!) secondo le stime dell’ACNUR-UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), che ha un mandato specifi co delle Na-zioni Unite per la protezione e assistenza di questa categoria. Infatti nell’ampia defi nizione di rifugiati sono senza dubbio ricompresi coloro che stanno ancora chiedendo il riconosci-mento dello status di rifugiato e della protezione internazionale in generale (secondo la defi ni-zione che ne ha dato l’Unione Europea in una sua Direttiva, la n 83 del 2004 applicata in tutti gli Stati membri), i cd. richie-denti asilo - asylum seekers ; coloro che, ottenuto lo status, hanno tuttavia deciso di rien-trare nel proprio paese per una situazione di ristabilita sicurez-za, returnees; e gli sfollati in-terni, che non hanno cioè oltre-passato la frontiera nazionale ma necessitano di protezione da parte della comunità inter-nazionale, internally displaced people-IDP. Dopo la disgregazione del regime sovietico, i rivolgi-menti storico-politici sfociati in crisi negli anni ’90 quali la Ex-Jugoslavia, la Somalia, la

Cecenia, la Liberia, e anche di recente memoria come i fatti occorsi in Tunisia e in Egitto, la comunità internazionale ha anche constatato che i mo-vimenti di rifugiati non sono fenomeni strettamente legati solo a cause di natura politica e di persecuzione individuale: oggi la grande maggioranza di rifugiati abbandona il pro-prio paese di origine a causa di una violenza generalizza-ta, massicce violazioni dei diritti umani, che mettono in pericolo le popolazioni civili.Da ormai oltre 10 anni in Euro-pa l’obiettivo è di “conservare e sviluppare l’Unione quale spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia assicura-ta la libera circolazione delle persone insieme a misure ap-

propriate per quanto concerne i controlli alle frontiere ester-ne, l’asilo, l’immigrazione, la prevenzione alla criminalità e la lotta contro quest’ultima” (trattato di Amsterdam del 1997). Da quanto emerge è neces-sario evidenziare quanto im-portante sia il ruolo della co-munità internazionale, chia-mata, consapevolmente, ad intervenire quando lo Stato di cittadinanza diventa incapace o non disposto volontariamen-te a garantire ai suoi cittadini i diritti umani e le libertà. Se per il principio di sovranità na-zionale, l’ingerenza negli affari interni di uno Stato è spesso vietata, essa è obbligatoria in-vece nei casi in cui la vita e la sicurezza delle popolazioni è messa a repentaglio. Il Codice internazionale dei Diritti umani, in questo caso, è obbligatorio e prevale su ogni altro vincolo internazionale! “…Tu lascerai ogni cosa diletta più caramente; e questo è quello strale che l’arco dell’esilio pria saetta. Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale…”

(Dante - Paradiso canto XVII vv. 55-60)

Maria Giovanna Fidone(Consiglio italiano per i Rifugiati)

fi [email protected]

“Vivere come rifugiato signifi ca la mancanza

della mia terra e anche la mancanza

dell’esprimermi come essere umano, in tutto

quello che posso e che voglio, il diritto di lottare per quello che

vogliamo…”.(a cura di E.A. Hein Alocco

La moglie di Lot. Vivere in esilio, Edizioni Lavoro,

Roma 1996, p. 82)

Paesi che ospitano rifugiati • Fine 2009

1.740.700

Page 40: R.A. marzo 2012

Adesso parliamo noi

CHE CE RCATE?M

etterci in ascolto dei vostri desi-deri, delle vostre attese … anche delle vostre paure … non è cosa

sempre facile, quando a parlare poi siamo noi, missionari e missionarie insieme a qualche laico … tutti adulti. La doman-da “Che cercate?” l’abbiamo a un cer-to punto sentita indirizzata a noi, in tono anche un po’ provocatorio: “Ma in fondo che cosa cercate da questi giovani?” … Così invece di scrivere il solito “articolo soap” ho pensato che sarebbe stato più in-teressante - e sicuramente più stimolante per la sottoscritta - scrivervi una lettera … magari leggendola vi vien voglia di rea-gire e così tra di noi può iniziare o conti-nuare un dialogo … chissà … io ci provo.

Carissime/i, mi è stato

chiesto dalla redazione della

nostra rivista “REGINA

APOSTOLORUM” di

scrivere due righe sul

Forum che si è tenuto qui in

Casa SMA-NSA di Feriole

a fine anno e che aveva

per oggetto di riflessione

proprio voi, giovani.

“Che cercate? - Giovani

e Missione” era il

titolo scelto per

queste giornate.

proprio voi, giovani.

“Che cercate? - Giovani

Lettera

Page 41: R.A. marzo 2012

39

CHE CE RCATE?Non a caso ho scelto questa foto che ve-dete! Guardarla ogni tanto mi aiuterà … è molto significativa per me … tre giovani sorridenti, “belle” che mi hanno accom-pagnata in un viaggio in Benin, l’estate scorsa … sono l’immagine che vorrei

aperta ai giovaniportarmi dentro di voi … scrivendovi … Parto allora (alla Fabio Fazio) con un elenco di dieci parole che esprimono ciò che voi dite di voi stessi (da un questio-nario intitolato “Giovani e Missione” a cui una sessantina di voi ha risposto):

1. VITA la mia … dono, consapevolezza di sé, quotidianità … Vangelo …

2. FEDE ricerca, credere nell’amore, work in progress … non so …

3. GLI ALTRI gioia dell’incontro, amicizia, in rete

4. GRUPPO star bene, conoscersi, profondità … aiuto reciproco …

5. SERVIZIO impegno per gli altri, volontariato

6. SCELTA coerenza, realizzarmi, mettermi in gioco, paura del “per sempre” (???)

7. MISSIONE essere solidali, conoscenza di altri popoli, condivisione, testimonianza

8. PARTENZA desiderio profondo, per arricchirmi, decidere … con altri ...

9. ISTITUZIONI rifiuto … comunicazione difficile …

10. RELIGIONI rispetto, pari valore …

6.

7.

8. 9.

Lettera

Page 42: R.A. marzo 2012

Adesso parliamo noi40

Vi riconoscete? Oppure vi ritrovate me-glio in queste altre? È ciò che si dice della vostra generazione (diciamo 15-34 anni?). Si parla di:Crisi del desiderio. Si dice che non sogna-te più alla grande, ma che vi accontentate di soddisfare bisogni rispondenti al “tutto, qui, subito” … i vostri desideri rischiano di essere precari … inconsistenti …Sfilacciamento delle identità. Nascete già individualisti, “figli unici”. Desiderate essere autentici, volete realizzarvi … ave-te un buon livello di tolleranza e di rispet-to verso gli altri, ma per non far soffrire e soprattutto per non soffrire ...Luoghi diversi. Il virtuale corrisponde alla realtà per voi. Si dice che “vivete uno spazio dilatato e un tempo istantaneo”. Le amicizie su facebook per voi sono reali! Diversamente. Giovane è chi ha il cervel-lo che lavora in modo diverso: link, iper-testo, rizoma, smart, zapping … Corpo. Voi attraverso il corpo dite quel-lo che siete. Volete provare le cose, fare esperienza a una temperatura emotiva, affettiva talvolta molto alta. Mettete una certa enfasi sulla sessualità e anche sulla cura di voi stessi.Apertura al religioso. Amate le esperien-ze religiose forti, come le GMG, i pel-legrinaggi (tipo santuari) e poi cercate esperienze di fraternità dove trovate ca-lore, comprensione, dove potete condi-videre in verità … l’unione fa la forza, insomma!Ecco … questo è quanto in sintesi ci è stato raccontato di voi … non male direi!Quello che abbiamo capito poi, noi mis-sionari, è che non è scontato che voi com-prendiate il linguaggio con il quale talvol-ta ci rivolgiamo a voi. Ad esempio parole come “ad gentes” “ad vitam” “ad extra” sono di un altro pianeta! Anche il termine Missione, che per noi è così ovvio … non

è tale per voi, anzi, talvolta ci contestate il modo in cui lo usiamo …! Non parliamo poi di … vocazione missionaria!Insomma a questo punto devo dirvi che … avremmo proprio tanto da imparare gli uni dagli altri … io da voi sicuramente e non solo come usare adeguatamente face-book!

“Che cosa è veramente importante? C’è qualcosa per cui vale la pena spendere la vita? Perché è così vitale per alcuni partire … incontrare … annunciare?”

Voi ci chiedete di essere delle persone VIVE, che sanno VIVERE quello che di-cono e che lo trasmettono con quello che sono … con la loro passione … non è for-se così? Don Raffaele, un nostro caro amico sa-cerdote, che già ci aveva aperto gli occhi sulla realtà che voi vivete, ci ha aiutato a

di soddisfare bisogni rispondenti al “tutto, qui, subito” … i vostri desideri rischiano

Nascete già individualisti, “figli unici”. Desiderate

te un buon livello di tolleranza e di rispet-to verso gli altri, ma per non far soffrire e

non solo come usare adeguatamente face-book!

partire … incontrare … annunciare?”

Voi ci chiedete di essere delle persone

già individualisti, “figli unici”. Desiderate essere autentici, volete realizzarvi … ave-te un buon livello di tolleranza e di rispet-

“Che cosa è veramente importante? C’è qualcosa per cui vale la pena spendere la vita? Perché è così vitale per alcuni partire … incontrare … annunciare?”

Voi ci chiedete di essere delle persone

Page 43: R.A. marzo 2012

41

focalizzare qualche PUNTO DI INCON-TRO … tra il vostro mondo e il nostro, quello cioè della Missione.Questa volta sono tre le parole che, se-condo lui, potremmo cercare di vivere INSIEME:La narrazione. Ho già sperimentato con alcuni di voi quanto sia bello e importante raccontarsi in verità. Dire ciò che ci sta a cuore. Quando narri qualcosa fai già una professione di fede … affermi che la tua storia ha un senso e vale la pena essere detta a chi ti ascolta. E questo ti aiuta a mettere insieme pezzi di storia, frammen-ti di vita che altrimenti resterebbero insi-gnificanti. Chi narra ordina nel tempo le cose. Che bello!La fraternità. Anche questa è una pa-rola che ha una forte risonanza in me … in noi … “Un discepolo disse: «Tutti i maestri dicono che il tesoro spirituale si scopre attraverso la ricerca solitaria.

Quindi, perché siamo qui tutti insieme?» «Siete tutti uniti perché la foresta è sem-pre più forte di un albero solitario» ri-spose il maestro. «La foresta conserva l’umidità, resiste agli uragani, e aiuta il suolo ad essere fertile. Ma ciò che rende forte un albero sono le sue radici. E le radici di una pianta non possono aiutare un’altra pianta a crescere. Essere uniti insieme per uno stesso scopo significa permettere a ogni persona di crescere alla sua maniera, e quello è il cammino di quelli che desiderano essere vicini a Dio»”.L’esperienza. Fare esperienza insieme di annuncio del Signore all’ambiente giova-nile che non ne sente parlare o che se ne è allontanato. Che significa dialogo ma anche trovare delle occasioni per dire la nostra fede, senza vergogna … e dirla in-sieme. Tutto questo perché l’altro, gli altri a loro volta si dicano …Personalmente ho sempre tanta voglia di conoscervi … di imparare da voi … e - perché no! - di mettermi in gioco con chi di voi ha voglia di impegnarsi e di metter-si in gioco. Il COME lo possiamo inven-tare insieme. So che alcuni/e ci stanno già pensando … Il Gruppo Ad Gentes (GAG) per esem-pio ha preso sul serio questa proposta di “mettersi in gioco insieme” … c’è qual-cun altro che ci sta? A chi è interessato propongo di scriver-mi a questo indirizzo: [email protected] o di cercarmi su facebook sot-to lo stesso nome, scrivendo GAG … giu-sto per riconoscerci. Così mi aiuterete ad addomesticarmi a questo strumento a voi così familiare.A presto dunque! Buona avventura …

Sr. Marta Pettenazzo, NSA

Page 44: R.A. marzo 2012

Adesso parliamo noi

“Benvenuti tra la mia gente!” Così Suor Alma ci ha accolto a brac-cia aperte alle porte di Ouaga-

dougou, la capitale del Burkina Faso. Gli occhi pieni di luce, la voce carica di entu-siasmo, in men che non si dica abbiamo capito da dove provenisse quell’inconsue-ta energia, quell’incontrollabile orgoglio per una terra all’apparenza arida e contra-ria alla vita. “La bellezza di una terra sta nella gente che la abita”, diceva un famoso filosofo, e mai frase potrebbe essere più azzeccata per descrivere il Burkina Faso, nessuno sbocco sull’Oceano, orizzonti di fuoco e savana brulicante, ma scrigno di un popolo unico al mondo, uomini d’onore dal cuore immenso, onesti e laboriosi, sempre pronti alla condi-visione ed all’accoglienza.Diabo, così si chiama la par-rocchia che ci ha accolto, conta quasi 45.000 anime sparse in più di 40

Viaggio in Burkina di don Giancarlo e i suoi ragazzi

“Tra POPOLId’ONORE

villaggi nel raggio di una ventina di chi-lometri dal centro. La vita è dura, la gente ha ben poco con cui vivere, l’acqua scar-seggia e le scuole faticano a sorgere, ma negli sguardi di tutti si può leggere chiaramente una im-mensa energia, un as-soluto rifiuto ad arrendersi a

Page 45: R.A. marzo 2012

43

quella povertà che non deve minimamente graffiare nemmeno i sogni dei più deboli, dei bambini, dei malati.

Un innato senso del progresso comune ed una lucida con-

sapevolezza che solo

tutti insieme, convivendo come fratelli (ed ovviamente anche con il nostro aiuto) un futuro migliore è possibile, è certezza. Suor Alma, con l’aiuto di altre sorelle e di Padre Sylvain, sta facendo tanto, tantissi-mo, sia dal punto di vista sociale, sia da quello Evangelico. Con i nostri occhi abbiamo visto la pas-

sione con cui questi missionari costru-iscono, osservano, educano, soprat-tutto i bambini, il futuro di queste

terre. Nei nostri dieci giorni li abbiamo affiancati

nelle loro atti-vità, accom-pagnandoli nei villaggi più lontani

Viaggio in Burkina di don Giancarlo e i suoi ragazzi

POPOLIPOPOLIONORE”

Page 46: R.A. marzo 2012

Adesso parliamo noi44

per la celebrazione della Messa e la festa che ne consegue, visitando i pozzi d’ac-qua e le strutture costruite grazie agli aiuti economici provenienti dall’Italia, intratte-nendo le centinaia di bambini accorsi per la catechesi e la distribuzione del riso… Le cose belle da raccontare sarebbero migliaia, ma sono ancora troppo poche. Il bisogno di acqua è tanto, la necessità di altre scuole è fondamentale, i servizi ospedalieri e di assistenza non riescono a stare al passo con le epidemie e le malat-tie tipiche soprattutto della stagione delle piogge, che decimano la popolazione, af-fondando i loro artigli nelle carni soprat-tutto dei più deboli, i bambini.Le iniziative di Suor Alma sono ancora molte, ed indispensabile è il nostro aiu-to, poiché visibilmente si riesce a vedere come l’attività di queste persone straor-dinarie abbia notevolmente migliorato le condizioni di vita di queste persone accoglienti e generose, senza distinzione di sesso o religione. Sì, perché fuori dalle capanne non c’erano solamente cristiani ad accoglierci e ringraziarci, ma anche

““

… La vita è dura, la gente ha ben poco con cui vivere,

l’acqua scarseggia e le scuole faticano a sorgere, ma negli

sguardi di tutti si può leggere chiaramente una immensa

energia, un assoluto rifi uto ad arrendersi a quella povertà che

non deve minimamente graffi are nemmeno i sogni dei più deboli, dei bambini, dei malati… Con i

nostri occhi abbiamo visto la passione con cui questi

missionari costruiscono, osservano, educano,

soprattutto i bambini, il futuro di queste terre.

Page 47: R.A. marzo 2012

45

nulla pronta a donarti ciò che di più impor-tante può avere: le galline, come gesto di ringraziamento. Queste sono le cose che purtroppo non si trovano nei telegiorna-li, non si leggono sui quotidiani. Il bene, l’amore vero esiste ancora ed andrebbe reimpiantato in quelle terre a quanto pare “evolute”, “civilizzate”, accecate da una folle corsa all’arricchimento personale e materiale.Sono persone come Suor Alma che van-no ringraziate, a nome di tutti, per le cose che sta portando in mezzo a quella povera gente, e per le cose che ancora a noi ci permette di riportare in Italia. Grazie, o per meglio dire nella lingua lo-cale, Barkà!”

Diego, Davide, Marco e Don Giancarlo

Don Giancarlo e i suoi ragazzi

musulmani, uniti tutti insieme in una pa-cifica convivenza, dove il rispetto recipro-co e l’amore per la vita vengono al primo posto. Un inchino, un sorriso, un timido “bonjour”, un’innata educazione che in Italia si va via via perdendo, gente senza

Page 48: R.A. marzo 2012

Adesso parliamo noi

La casadell’AMOREdell’

Page 49: R.A. marzo 2012

47

La casadell’AMORE

Trentasette anni fa abbiamo avuto la gioia di avere un figlio che abbiamo chiamato Emanuele.

Nato a sette mesi, dopo il parto, ha presen-tato dei problemi respiratori gravi. Non ce l’ha fatta ed è volato in cielo. Nel Signore abbiamo trovato la forza di superare que-sto momento e di credere nuovamente alla vita avendo avuto in seguito altri tre figli. Qualche anno fa, Elsa mia moglie in-coraggiata da alcuni amici, mi ha detto: “Noi abbiamo aiutato i nostri figli a cre-scere, ad avere una casa dove abitare, ma non abbiamo costruito una casa a Ema-nuele”. Ci siamo, allora, rivolti ad alcune organizzazioni impegnate in progetti di sviluppo e di promozione umana. Il pro-getto umanitario che ci è sembrato fosse più vicino alla nostra sensibilità è stato quello di arrivare a realizzare una ma-ternità in Ciad (Africa), alla periferia di

N’Djamena, la capitale. Qui, la Congre-gazione delle Suore di Notre Dame des Apotres (Nostra Signora degli Apostoli) monitorava e accompagnava, grazie a un piccolo ambulatorio, le mamme in gravi-danza. Questo centro sanitario però non offriva a queste donne un luogo assistito per il parto. In sostanza, al momento del parto le mamme venivano rinviate alle loro case con rischi elevati sia per i nasci-turi che per loro stesse a causa delle con-dizioni di degrado igienico e di assenza di assistenza specialistica.La maternità ora porta il nome di: “Casa di Emanuele”. La prima bambina, venuta alla luce proprio il giorno dell’inaugura-zione di questa nuova struttura, non ha fatto in tempo ad entrare … è nata sul-la soglia. Si chiama Maria Irene. Subito dopo sono nati altri due bambini: Ema-nuele ed Emanuela. Da allora sono sta-ti 420 i neonati e le mamme che hanno potuto usufruire dell’assistenza di Suor Emilienne Soubeiga, medico ostetrico e Direttore del Centro. “Il piccolo seme che è caduto in terra ha portato molto frutto! La Grazia del Signore ha fatto meravi-glie”. Nella Celebrazione Eucaristica abbiamo sentito risuonare profondamente dentro di noi alcune parole del Vangelo. Innanzi-tutto ci siamo sentiti dei privilegiati. “Per-ché noi? Quali i nostri meriti per avere la grazia di essere questa mano aperta di Dio che si fa accoglienza di coloro che sono nel bisogno? Eppure il Signore ha guardato, come per Maria, alla nostra pochezza, ci ha presi per mano e ci ha resi testimoni della Sua potenza. Abbiamo sempre creduto che il Signore ci amasse tanto avendoci dato Emanuele ma ha voluto sconvolgerci dimostrandoci che il suo Amore vale molto di più, vale centi-naia di figli!

Page 50: R.A. marzo 2012

Adesso parliamo noi48

Abbiamo pensato a Maria e Giuseppe, re-spinti da tutti perché non c’era posto per loro nell’albergo. Se avessero bussato alla porta della Casa di Emanuele, e avesse-ro chiesto: “C’è posto per noi?”. Sicu-ramente si sarebbero sentiti rispondere: “Certamente! Questo posto è stato pre-parato per voi, perché è stato preparato per tutti i poveri, i bisognosi della terra”. Ogni volta che nasce un bambino, per noi ora, è come se nascesse di nuovo Gesù”.Un altro segno forte è stata la presenza di tanta gente, non solo utenti della ma-ternità, non solo il personale, ma suore di varie congregazioni che ci hanno dato la dimensione di una chiesa aperta ed acco-gliente, capace di fraternità e comunione, nel riconoscimento delle diversità.Ma ci ha ancor più stupito che il tutto era stato organizzato dal personale, che si è sentito il beneficiario in prima persona

della “Casa di Emanuele”. Persone che amano questo lavoro e desiderano dedi-carsi agli altri con impegno e passione.A loro Elsa ha lasciato il mandato di far sì che questa maternità divenga sempre più una “Casa” accogliente, fraterna, attenta alle persone che ne hanno maggiormen-te bisogno. La Casa dell’Amore, in cui si possa respirare l’amore di Dio per tutti gli uomini. Tutto il nostro soggiorno è sta-to arricchito di regali meravigliosi. Ogni persona ci ha accolto come un dono. Ci ha fatto sentire che eravamo attesi come fossimo “in famiglia”. Abbiamo cono-sciuto suore appassionate, gioiose, felici della fede in Gesù e per le opere che Egli compie per mezzo loro. Autentiche sorel-le, che sembravano da sempre parte del nostro affetto e della nostra amicizia.

Davide Jacchetti

Page 51: R.A. marzo 2012

Nel momento in cui tu hai fatto di tutto

per separarti da Dio, dei cristiani ti

hanno lasciato solo. A motivo dell’unità

che ci lega, io mi considero responsabile.

È di Dio che sei stato privato, è Dio che

dovrei restituirti. Ma tu sai che la Fede

non posso, non possiamo donarla. Devo

cercare di darti Dio in un altro modo. Tu

crederai o non crederai, come vuoi. Io

terrò Dio accanto a te. Cristo ha detto,

ed è il nocciolo di tutta la vita cristiana,

di amare Dio con tutto il nostro cuore e

più di tutto, e di amare tutti gli uomini

come noi stessi. È questo il modo in cui

ha voluto che noi fossimo cristiani. E

questo amore che prendo con me per

tornare accanto a te (…). Con lui tutto

inizia e tutto finisce con «Amerai» che è

un ordine assoluto. Tutto inizia così dal

basso, così concreto, e così materiale

e corporale, che puoi volerlo: amare è

versare un bicchiere d’acqua a chi ha

sete, dar da mangiare a chi ha fame,

dare un ricovero a chi è senza. È essere

in prigione col prigioniero, all’ospedale

vicino al malato. È avere il cuore distrutto

da ogni preoccupazione ogni pena, ogni

dolore dell’altro. È essere un fratello per

ciascuno e un fratello per tutti, è vivere

con gioia per loro e per loro morire.

(Testo scritto in occasione della grande missione che ebbe luogo a Clermont-Ferrant nel corso del 1961 e rivolto ad un ateo.)

La sola porta che si apre sulle nozze di

Dio, con i suoi amici è la porta

dell’amore, della sollecitudine fraterna.

A questa porta Madeleine Delbrel è

rimasta affezionata per tutta la vita: ha

atteso paziente all’esterno, non si è

stancata di bussare, l’ha aperta per far

entrare chi era fuori, l’ha varcata per

uscire incontro a chi era rimasto

escluso. Tenere Dio accanto a quelli di

cui lei si faceva prossimo. Cosi con la

sua vita è stata capace di realizzare

quello che lei stessa auspicava: che

Cristo ci insegni a riconoscerlo dove

egli è e a portarlo dove egli non é.

Madeleine Delbrel (1904-1964),

poetessa, assistente sociale, mistica, è

una delle più singolari figure spirituali

del XX secolo.

AP

PU

NTA

MEN

TI

Pellegrinaggio SMA-NSA

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

11.00 Celebrazione Eucaristica

12.30 Pranzo al ristorante (Prezzo 17,00 €). È prevista una sala per accogliere coloro che porteranno

il pranzo al sacco

14.45 Testimonianze dei nostri missionari/e di ritorno dall’Africa

16.00 Partenza

Domenica 29 aprile 2012Santuario della Madonna del CarmineSan Felice del Benaco • lago di Garda

Per informazioni e prenotazioni: P. Toni - Sr. Marta . 049 9900494 . [email protected]

P. Andrea . 010 307011 . [email protected]. Martina . 02 70600256 . [email protected]

Come arrivare: Da Milano: Prendere l’autostrada A4, uscire a Brescia Ovest, continuare sulla SP BS11, prendere l’uscita in direzione Verona/Salò, continuare seguendo la direzione per Salò (SS 45BIS), proseguire seguendo le indicazioni per San Felice del Benaco.Da Genova: Dall’autostrada A7, seguire la direzione per Piacenza, continuare sull’autostrada A21 fino a Brescia Centro, seguire la direzione per la SS 11 Verona/Mantova, uscire in direzione Verona/Salò, proseguire in direzione di Salò percorrendo la SS 45BIS, continuare seguendo le indicazioni per San Felice del Benaco.Da Brescia: Percorrere la SP BS11 in direzione Centro/Tangenziale Sud, uscire in direzione Verona/Salò, continuare in direzio-ne di Salò percorrendo la SS 45BIS, proseguire seguendo le indicazioni per San Felice del Benaco. A

PPU

NTA

MEN

TIAn

nunc

iazio

ne. A

bsid

e, p

ittor

e M

aest

ro d

i S. F

elic

e 14

86

Completa e conserva questa scheda che ti accompagnerà per i prossimi numeri

RiflettiQual è il tuo rapporto con il Vangelo? Com’è presente nella tua preghiera e nella

tua vita di ogni giorno?Hai letto almeno una volta per intero i quattro Vangeli? Il Nuovo Testamento… la

Bibbia?Quali sentimenti suscita in te l’espressione “intimità” con Cristo, “stare” con Gesù? Qual è il tuo modo di annunciare trasmettere la tua fede nel contesto in cui vivi?

Le tue fatiche…

PregaTi benediciamo Signore per il dono della fede, per i credenti, antichi e

nuovi, che hanno ascoltato la tua Parola. Ti lodiamo per la terra buona dove è caduto il seme del Vangelo producendo il trenta, il sessanta e anche il cento per uno. La tua Parola veramente illumina e riscalda, ci parla nell’oggi della vita, ci spinge sui sentieri del tuo Regno. Per il miracolo della tua Parola, inesauribile nutrimento di fede, lascia che ti ringraziamo, Signore! Per il fuoco che essa ha fatto ardere nel nostro petto e nel petto di tanti, ti benediciamo, nostro Dio! Perché per noi e per tanti Parola di vita eterna, che ha alimentato la fede, ha tenuto accesa la speranza, ha nutrito la carità anche in ore difficili, ti rendiamo grazie, Signore! Lampada ai passi del tuo popolo è la tua Parola che cammina nella notte del tempo. Ti rendiamo grazie per quel tanto di luce, che di volta in volta hai voluto concederci perché procedessimo nell’umiltà e nella verità, nella consolazione spirituale e nella speranza. AMEN

(Card. Carlo Maria Martini)

Page 52: R.A. marzo 2012

Rivista TrimestraleAnno 25 marzo 2012 · N 1

Regina Apostolorum

www.nsaitalia.org

nsaSuore Missionariedi Nostra Signora d e g l i A p o s t o l iIL MANDATO

MISSIONARIO

scheda

Sped

. in

abb.

pos

t. ar

t. 2

· Com

ma

20 le

ttera

C ·

Legg

e 66

2/96

- M

ilano

visitate il nostro sito www.nsaitalia.orgSiamo presenti inFrancia · Irlanda · Italia · Olanda

Argentina · Canada

Algeria · Benin · BotswanaBurkina Faso · Ciad · Costa D’Avorio Egitto · Ghana · Libano · Niger Nigeria · Tanzania · Togo

MISSIONEBoni� co (IBAN) IT36 PO56 9601 6020 0000 6007 X52, intestato a Provincia Italiana Congregazione Suore Missionarie N. S. Apostoli

N.S.A MILANOSede Provinciale Via Accademia, 15 · 20131 Milano tel: 02.70600256 · fax: [email protected] www.nsaitalia.org

N.S.A AIRUNOVia Solaro,19 · 23881 Airuno LCtel: 039. 9943 080 Animazione Missionaria Via Solaro, 21 · 23881 Airuno LC tel: 039. 9271 125 · [email protected]

N.S.A BARDELLOPiazza Trieste, 5 · 21020 Bardello VAtel: 0332.743379 · 0332.746246 Cenacolo

N.S.A MARINOVia Colizza, 56 · 00047 Marino Laziale RMtel: 06.93661138 · fax. 06.93800157

N.S.A MONTESACROVia Picco dei Tre Signori, 7 · 00141 RomaTel/Fax 06.86800182

N.S.A FERIOLEVia Vergani, 40 · 35033 Feriole di Bresseo PDTel. 049.9900494 · [email protected]

Indirizzi

ALGERIA sr FERRARIO Flora

sr CATAPANO Sandra5 Rue des Fréres Ould Ahcéne · 31007 EL MAQQARI ORANO

T. 00213 041 282218 · fl [email protected]#@yahoo.it

BURKINA FASOsr COMI Alma

B.P.264 DIABO T. 00226 40 77 50 12 · [email protected]

TCHADsr ALBERTI Margherita

B.P. 152 SARH T. 00235 68 13 51 · [email protected]

TOGOsr PROFUMO Etta

B.P. 36 KOLOWARE - SOKODE T. 00228 90 37 144 · [email protected]

COSTA D’AVORIOsr MARTINELLI Marisa

03 B.P. 332 ABIDJAN 03 ADJAME T. 00225 20 37 12 52 · [email protected]

sr. SCHIAVON Annamaria B.P.113 FERKESSEDOUGOU

T. 00225 36 86 80 02 · [email protected] GEROSA Enrica

sr BOLZAN Giuliana B.P. 44 GAGNOA · T.00225 32 77 27 24

[email protected] · [email protected] BIASINI Mariangela

B.P. 35 KADIOLO MALI T. 00225 36 86 70 72

sr SANGALLI Piera B.P. 158 ABIDJAN 18

T. 00225 21248720 · [email protected]

MESSAGGI AL MONDO

RIPROGETTAREcon nuove forme

di IMPEGNO

La mancanzadella mia TERRA

CHE CERCATE?Lettera aperta ai giovani

PROCLAMARE ED INSEGNARE IL VANGELOIl mandato missionario che i discepoli hanno

ricevuto dal Signore (cf. Mc 16, 15) contiene un esplicito riferimento alla proclamazione e all’in-segnamento del Vangelo. Il compito della Chiesa consiste quindi nel realizzare l’annuncio e la tra-smissione del Vangelo, che è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm. 1, 16) e che in ultima istanza si identifica con Gesù Cristo (cf. 1 Cor. 1, 24). Il Vangelo è una Parola viva ed efficace, che opera ciò che dice. È una perso-na: Gesù Cristo come Parola definitiva di Dio, fatta uomo.

TRASMETTERE LA FEDEÈ favorire l’incontro fra gli uomini e Gesù Cristo. È creare in ogni luogo e in

ogni tempo le condizioni perché questo incontro tra gli uomini e Gesù Cristo av-venga. Il fine della trasmissione della fede, il fine della evangelizzazione è di portare «per Cristo al Padre nello Spirito» (Ef 2, 18) è questa l’esperienza della novità del Dio cristiano. In questa prospettiva trasmettere la fede in Cristo significa creare le condizioni per una fede pensata, celebrata, vissuta e pregata.

AGOSTINO PLANQUE E IL SUO METODO MISSIONARIOUna intensa vita spirituale: più si è santi più si è missionari: “La vita spirituale non

è altro che l’unione intima con Dio, più sarà forte ed intima, più la vita sarà abbondan-te. Vivete in Dio e per Dio. È il modo migliore per trovare la gioia, perché Dio è verità e amore”.

“La libertà assolutamente necessaria è la libertà dal peccato! Ogni giorno noi do-mandiamo a Dio che il suo Nome sia santificato, che il suo Regno venga, che si faccia la sua volontà… non dimentichiamo ciò che vogliono dire queste parole. Perché qui c’è la giustizia e la vera libertà dei figli di Dio. Volere tutto ciò è il solo bene”.

L’amicizia con Cristo: amato, imitato, servito: “Cercate in tutto Gesù Cristo, il vostro migliore amico ed unico appoggio. La vita di Gesù contiene tutto quanto ci è necessario per giungere alla santità: deve essere la nostra meditazione quotidiana”.

“Nella vita si incontrano difficoltà e pene, esse sono la croce e la croce ci unisce a Gesù,colui ci rende forti nella nostra debolezza. Gesù è con noi per darci riposo e farci sperimentare la libertà dei figli di Dio…”