Marzo-Aprile 2012

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Periodico di cultura, politica e attualità - www.primopiano.info - Numero 3/4 - Marzo/Aprile 2012 - Anno XVII - N. 159 - Sped. in abbonamento postale 70% filiale di Bari Marzo - Aprile 2012 2,00 euro

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Periodico Bitontino

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di Mimmo Larovere e Pasquale Bavaro

Partiamo con un po’ di numeri. Che da sempre hanno il potere di rivelare l’essenza più profonda di una questio-ne, molto meglio di tante parole. Non soltanto nello sport o in economia, ma anche in politica.

4: i candidati sindaci che si sfideran-no alle prossime elezioni del 6-7 mag-gio per conquistare l’ambita poltrona di Palazzo Gentile (esattamente la metà di quanti si presentarono ai nastri di par-tenza alle amministrative del 2008, in nome del desiderio di superare eccesive frammentazioni di programmi e propo-siti operativi). 22: le liste presentate in appoggio ai vari concorrenti al ruolo di primo cittadino (in aumento rispetto alle 17 della scorsa tornata elettorale, anche per effetto del fiorire sulla scena politica di nuovi partiti e movimenti e dell’istan-za di rinnovamento correlata alle diver-se liste civiche sul palcoscenico locale). 486: i concittadini in competizione per i 24 scranni di consigliere comunale (un vero record nella storia recente della cit-tà, da salutare come simbolo di una vo-lontà sempre più diffusa di offrire il pro-prio contributo al rilancio del territorio bitontino). 2: i concorrenti alla carica di sindaco che si riconoscono nell’area e nei valori del centrosinistra (il dirigen-te Michele Abbaticchio, sostenuto da Cambio Generazionale Vero, Partito So-cialista Italiano, Progetto Comune, Gio-vani con Michele Abbaticchio, Labora-torio Bitonto, Italia dei Valori, Sinistra Ecologia e Libertà, Rifondazione Comu-nista e Città Democratica, ed il prof. Pa-olo Intini, appoggiato da La Puglia per Vendola, la lista Paolo Intini sindaco, Alleanza per l’Italia, Moderati e Popola-ri, Alleanza di Centro, Movimento per le Autonomie, Unione di Centro e Partito Democratico), come conseguenza diret-ta del sostanziale fallimento del tavolo unitario di confronto della coalizione e della difficoltà ad individuare un can-didato in grado di rappresentare le di-verse anime dello schieramento. 1: per un verso, il portacolori del centrodestra nella competizione elettorale (la prof.ssa Carmela Rossiello, con al suo fianco Nuovo Psi, Futuro e Libertà per l’Italia, Movimento Schittulli e Popolo della Li-bertà); per altro verso, l’autentico out-sider nella corsa alla fascia tricolore di primo cittadino (il rag. Agostino Abba-ticchio, portavoce della Confederazione Duosiciliana, in fiera opposizione alla partitocrazia tradizionale).

“Primo piano” ha riunito attorno ad un tavolo i quattro possibili successo-ri del prefetto Raffele Valla, non tanto per offrire loro l’ennesima tribuna dalla quale declamare programmi ed ambi-zioni, quanto per discutere con incisivi-tà sulle strategie da porre in campo per la rinascita del nostro comune.

La città sembra aver perduto la sua identità e fatica a ritagliarsi un ruolo da protagonista. Da cosa occor-re ripartire per ricostruire l’immagi-

ne di Bitonto e riaffermare il valore del nostro territorio?

Paolo Intini. Le priorità non pos-sono che individuarsi nei giovani e nel centro storico. Il borgo antico, in par-ticolare, oggi relegato a mero quartiere periferico, va rilanciato da un punto di vista economico e culturale, varando

un piano agevolato per l’insediamento di attività produttive e costituendo una rete di aree di parcheggio nelle zone cir-costanti, da affidare in gestione magari a cooperative giovanili. In questo modo, sarà possibile intervenire al contem-po sul problema occupazionale e sulla questione sicurezza, anche attraverso l’insediamento di una stazione di po-lizia municipale nel cuore della parte storica della città ed una politica di se-rio investimento sulla formazione della coscienza civica del cittadino.

Carmela Rossiello. Occorre riparti-re con decisione dallo sviluppo econo-mico della città, dedicando un crescente impegno al favorire l’apertura di attività artigianali tipiche all’interno del borgo antico, anche per mezzo di una diversi-ficazione nel regime tributario applicato rispetto agli esercizi commerciali di altri quartieri e di un’attenta programma-zione di un cartellone variegato e per-

manente di manifestazioni da svolgere nella parte storica, come una mostra-mercato all’aperto. Il rilancio, inoltre, non può non passare dall’inserimento stabile del nostro comune nei circuiti turistici regionali e nazionali, dalla va-lorizzazione delle produzioni agricole nostrane, dalla garanzia sul territorio di

adeguati standard di sicurezza, grazie al ritorno alla polizia di prossimità e ad un efficace coordinamento tra le forze dell’ordine.

Agostino Abbaticchio. La vera sfida per il futuro è ripartire dall’educazione dei bitontini, nell’ottica di incrementare il sentimento di appartenenza ad una comunità e di amore per la città, con la creazione di centri di aggregazione sociale nei quali i giovani abbiano la possibilità di confrontarsi e crescere in-sieme. La rivalutazione della cultura ri-chiede anche l’istituzione di una società mista pubblico-privato per la gestione di attività tese al miglioramento dell’im-magine del nostro comune all’esterno, la condivisione dei saperi, il rispetto autentico per le tradizioni ed i prodotti della nostra terra, il recupero dei mo-numenti più significativi della storia bitontina. La nostra proposta, infine, è dar vita ad una moneta popolare, che

STRATEGIE A CONFRONTOLe ricette dei candidati sindaci per il rilancio della città

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Michele Abbaticchio. Lo snodo es-senziale per il futuro della città è rap-presentato dalla valorizzazione delle periferie, comprese le frazioni di Palom-baio e Mariotto, partendo da una rin-novata concezione della sicurezza non soltanto come ordine pubblico da ga-rantire con mezzi repressivi, ma anche come realizzazione di misure specifiche volte al recupero di soggetti svantaggia-ti, da impegnare in opere di pubblica utilità al servizio dell’intera comunità. In tale sistema, un ruolo importante po-trà rivestire la riqualificazione dei beni confiscati alla mafia, da consegnare a cooperative ed associazioni giovanili per l’avvio di attività artigianali e produtti-

ve, così da liberare finalmente le ener-gie positive della nostra comunità, e la valorizzazione di uno specifico ufficio per i fondi comunitari, dedicato tra l’al-tro alla promozione del partenariato tra ente pubblico ed imprenditoria privata ed alla tutela della legalità nel rapporto con i soggetti economici della città.

Tutti questi propositi, tuttavia, dovranno inevitabilmente confron-tarsi con le lentezze e le inefficienze della macchina amministrativa e bu-rocratica. In che modo è possibile af-frontare e risolvere questi problemi?

Paolo Intini. Alla luce della mia esperienza professionale, appare impre-scindibile oggi un’opera di ammoderna-mento di strutture e strumenti della gestione amministrativa, potenziando l’informatizzazione dei servizi e della co-municazione con i cittadini, attraverso efficienti politiche di e-government, che consentono al tempo stesso una ridu-

zione dei costi ed un miglioramento de-gli standard qualitativi. Occorre poi pia-nificare una massiccia riorganizzazione dell’attività della macchina comunale, assegnando magari una posizione orga-nizzativa ai funzionari più capaci, ed un complessivo ripensamento dei mecca-nismi di comunicazione e condivisione delle idee tra le varie ripartizioni.

Carmela Rossiello. L’organizzazio-ne comunale deve essere ammoderna-ta e concepita in maniera radicalmente differente rispetto al passato, a partire dall’adozione di un codice etico di com-portamento in materia di qualità rela-zionali nei confronti dell’utenza e dalla completa digitalizzazione dei servizi ero-gati. La trasparenza nell’adozione degli atti, poi, richiede la creazione di un re-ale contatto tra il personale dei diversi uffici, nella direzione di una maggiore

compartecipazione delle informazioni. In tema di organico comunale, infine, il nostro schieramento intende puntare con decisione sulla logica della premia-lità in rapporto con gli obiettivi concre-tamente raggiunti, nonché percorrere la strada della stipula di contratti di lavo-ro part-time o a scavalco con i dirigenti di altre pubbliche amministrazioni.

Agostino Abbaticchio. Occor-re pensare il comune come una vera azienda, nella quale l’efficienza non può che costituire il primo parametro di ri-ferimento dell’operato dei singoli fun-zionari e dirigenti. La nostra volontà è attivare un canale sempre più intenso di collaborazione con le tante intelli-genze che lavorano all’interno dei poli universitari, nell’intento di perseguire la duplice finalità di migliorare l’orga-nizzazione complessiva della struttura amministrativa con un cambio deciso di metodologia di servizio, ed offrire nuovi

sbocchi occupazionali a soggetti, anche bitontini, in attesa solo di un’opportu-nità di crescita e maturazione.

Michele Abbaticchio. Ritengo, an-che sulla scorta dell’incarico dirigen-ziale ricoperto all’interno del comune per circa un anno e mezzo, che il pro-blema reale del personale sia quello di scadenzare le priorità: è indispensa-bile, infatti, per la futura amministra-zione selezionare con cura le questioni più importanti da affidare alla gestione delle valide professionalità che già oggi operano nell’ambito della struttura. A questo deve accompagnarsi un sapien-te ricorso all’articolo 14 del contratto collettivo nazionale in materia di enti locali del 1999, che consente la stipula di convenzioni a tempo parziale con di-pendenti in servizio presso altri enti, ed una rinnovata capacità di intercettare

fondi comunitari e spendere concreta-mente le somme così ottenute.

Uno dei drammi che incombono sulla nostra città è certamente la mancanza di occupazione, con con-seguente allargamento della fascia di popolazione in stato di povertà. Vi sono i presupposti per arginare un si-mile declino?

Paolo Intini. In tale ambito, occor-re in via prioritaria superare la logica dell’assistenzialismo, con i contributi a pioggia finora elargiti che dovranno essere convertiti in compensi per lavori prestati al servizio della comunità tut-ta, per esempio nella custodia di spazi verdi. Fondamentale sarà poi valorizza-re fino in fondo le potenzialità della rete del terzo settore, che è in grado tra l’al-tro di assicurare uno sbocco occupazio-nale a tanti bitontini in grave difficoltà. Come pure, risolvere l’atavico problema del pagamento dei fornitori del comune,

Da sinistra, Carmela Rossiello, Michele Abbaticchio, Pasquale Bavaro e Mimmo Larovere di Primo piano, Agostino Abbaticchio e Paolo Intini. Foto R. Schiraldi

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in attesa da troppo tempo del riconosci-mento economico per l’attività prestata, e far ripartire lo sviluppo del territorio, a partire dal mondo dell’edilizia.

Carmela Rossiello. La questione del lavoro è strutturalmente collegata alla necessità di rimettere in moto l’e-conomia locale, varando un piano com-plessivo di riorganizzazione dell’area artigianale, con una parziale apertura all’insediamento di attività commer-ciali ed una sua intima interrelazione con la zona Asi, il cui sviluppo diviene essenziale per gli interessi dei piccoli e medi imprenditori bitontini. Sotto il profilo sociale, invece, sulla scia degli anni passati intendiamo potenziare una serie di servizi di assistenza e solida-rietà, nella direzione per esempio della salvaguardia dell’infanzia, del sostegno all’ingresso nel mondo del lavoro dei soggetti diversamente abili e della lotta alle tante forme di povertà.

Agostino Abbaticchio. Le armi per combattere la disoccupazione sono co-stituite dallo sport, con l’avvio di pro-getti per la creazione di manifestazioni di richiamo regionale e nazionale, l’a-gricoltura, per esempio incentivando la diversificazione delle produzioni agrico-le, l’artigianato e la musica. Il comune è chiamato a farsi carico delle esigenze e dei bisogni del cittadino, ripensando le politiche sociali e gli strumenti di con-trasto alla povertà: un aiuto alle classi meno abbienti potrà giungere dall’intro-duzione della già ricordata moneta po-polare, anche per rimediare alle dram-matiche carenze del sistema economico nazionale.

Michele Abbaticchio. Un passaggio cruciale in tale ambito si avrà in occa-sione della programmazione del Piano Sociale di Zona per il triennio 2013-2015, con l’attenzione che dovrà con-centrarsi sulla creazione di un ampio spettro di possibilità occupazionali e di opportunità di servizio retribuito per i soggetti in serie difficoltà finanziarie e familiari. Inoltre, ribadita la necessità di un definitivo rilancio della zona Pip e di un chiarimento sul significato stesso

della zona Asi, la mia idea, in continuità con quanto iniziato dalla giunta Pice, è puntare sul modello toscano, investen-do sul nostro territorio e sui nostri pro-dotti, stimolando lo sviluppo di aziende agricole ed artigiane ed abbracciando la logica dell’autogestione dei beni cul-turali, incomprensibilmente chiusi in giorni festivi e fasce serali, anche grazie ad un attivo partenariato con l’impren-ditoria privata.

Lo sviluppo della città, comunque, risulta pesantemente condizionato dalla difficoltà di costruire un clima di diffusa sicurezza.

Paolo Intini. La sicurezza urbana è un valore di fondamentale importanza per la comunità bitontina, per il quale sono necessari interventi tra loro inte-grati, nella direzione di consolidare in particolare il rapporto diretto tra forze dell’ordine e cittadini. Di qui la proposta di riattivare l’ufficio di polizia municipa-le nei locali di piazza Cattedrale, rispon-dendo così ai bisogni della collettività nella logica della prossimità. Essenzia-le, poi, installare un sistema efficiente di telecamere per la videosorveglianza del territorio, assicurare all’utenza un servizio h.24 pronto ad intervenire in caso di segnalazione, predisporre un piano di monitoraggio delle strade nelle ore serali, anche attraverso una turna-zione tra le varie forze di polizia, senza dimenticare l’importanza di investimen-ti mirati nella formazione di giovani ed adulti alla legalità ed al rispetto delle norme.

Carmela Rossiello. Il clima di sicu-rezza in città può essere ripristinato, stante la ben nota carenza di uomini e mezzi in dotazione alle forze dell’ordine, solo attraverso la promozione del coor-dinamento tra le varie istituzioni pre-poste sul territorio a garantire la tutela dell’incolumità del cittadino. Un inter-vento utile ed a costo zero, sul punto, potrebbe essere l’adozione da parte del competente questore di circolari dirette ad autorizzare l’impiego delle guardie giurate degli istituti di vigilanza anche in compiti di sorveglianza delle nostre

strade, come già accade in molti comu-ni del nord Italia. Un’attenzione partico-lare dovrà essere riservata per un verso alla formazione dei ragazzi alla legalità, d’intesa con i vari istituti scolastici, e per altro verso alla sicurezza rurale, al fine di combattere i troppi furti di rac-colto che ancora oggi si registrano nelle campagne.

Agostino Abbaticchio. In materia di sicurezza, la paura della collettività si traduce inevitabilmente in una diffusa omertà, che conduce il singolo a nutri-re scarsa fiducia nella tutela assicurata dalle forze dell’ordine e ad evitare perciò di denunciare i reati che subisce o cui assiste. La prima misura da attuare, pertanto, è proprio recuperare l’anello debole della società, rappresentato da quei tanti ragazzi che, vuoi per man-canza di lavoro vuoi per una precaria educazione al rispetto dell’altro ricevu-ta in famiglia, finiscono per foraggiare le attività della microdelinquenza, con conseguente incidenza negativa sul be-nessere della cittadinanza e sulle poten-zialità di sviluppo del nostro comune.

Michele Abbaticchio. La nozione di sicurezza in città è legata non soltanto alla necessità di riorganizzare il corpo di polizia municipale, anche attraver-so l’assunzione di operatori a tempo determinato, e di promuovere il coor-dinamento con le altre forze dell’ordi-ne, ma anche all’urgenza di recuperare tanti cittadini provenienti da percorsi di emarginazione sociale, avviando borse lavoro e progetti specifici per porre tali soggetti a disposizione del bene comu-ne. Il nostro programma, inoltre, allo scopo di andare incontro alle proble-matiche delle varie zone del territorio, prevede l’approvazione, da parte del consiglio comunale, del primo regola-mento per l’istituzione dei comitati di quartiere, chiamati ad interagire con l’amministrazione centrale ed a farsi promotori dei bisogni e delle proposte di una porzione della città, supportandoli nel diventare vero presidio di controllo a tutela delle famiglie e dei giovani.

In passato sono state soltanto

Carmela Rossiello Michele Abbaticchio

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strumento di demagogia elettorale, ma le frazioni di Palombaio e Mariot-to necessitano senz’altro di interven-ti specifici, volti a superare l’attuale condizione di marginalità.

Paolo Intini. Il nostro piano per le frazioni mira appunto a far sentire le comunità di Palombaio e Mariotto parte integrante della vita della città, attraver-so misure semplici ed efficaci: stimolare quanto più possibile il decentramento in loco dei servizi pubblici, garantire la presenza di un delegato della società di riscossione dei tributi per uno o due giorni la settimana, istituire un presi-dio attivo di polizia locale, completare la realizzazione delle reti infrastrutturali ed avviare un catasto delle masserie, al fine di inserire le due realtà nel relati-vo circuito turistico di rilievo didattico e culturale. Dedicando altresì energie e fi-nanziamenti alla risoluzione del proble-ma dell’edilizia scolastica nelle frazioni.

Carmela Rossiello. Le comunità di Palombaio e Mariotto, che inopinata-mente sono state utilizzate dai comuni limitrofi come contenitori abitativi per liberarsi di soggetti assai pericolosi per l’ordine pubblico, meritano attenzione maggiore rispetto al passato, sotto il profilo della sicurezza, di collegamenti più efficienti con il centro di Bitonto e con il capoluogo, della crescita economi-ca, attraverso piani mirati per assicura-re una più ampia visibilità ed attrattiva alle bellezze naturali ed alle risorse eno-gastronomiche che ne caratterizzano il territorio. Occorre, altresì, mettere in campo un programma di ridefinizione dell’urbanistica e del decoro complessi-vo delle frazioni.

Agostino Abbaticchio. Il program-ma per il rilancio delle frazioni non può certo limitarsi alla valorizzazione del settore agricolo, bensì deve abbraccia-re anche lo sviluppo delle attività spor-tive, posizionando impianti adeguati nel territorio di Palombaio e Mariotto, la predisposizione di un cartellone di spettacoli da organizzare nei due centri, l’introduzione di masserie didattiche da promuovere nella rete turistica regiona-

le e nazionale. In più, le due realtà de-vono essere sempre più in contatto con la città di Bitonto, ed in tale direzione proponiamo di aprire un ufficio distac-cato del sindaco, funzionante e dinami-co, in grado di assicurare una risposta tempestiva alle esigenze delle comunità delle frazioni.

Michele Abbaticchio. Premesso il mio forte imbarazzo verso quanto è sta-to negato alle frazioni in tanti anni di politica bitontina, le azioni da program-mare vertono sulla valorizzazione della vivibilità nelle aree rurali, sul ripristino di un autentico e condiviso sentimento di comunità e sulla crescita dei prodot-ti tipici di quei territori. La nostra idea, in particolare, è trasformare le struttu-re agricole che insistono nel bacino di Palombaio e Mariotto in punti di degu-stazione per turisti e visitatori, rispet-tando anche nell’edilizia ed urbanistica delle frazioni l’immagine di centri della tradizione nostrana, non intaccati dalle strutture architettoniche della moder-nità o dalla cementificazione selvaggia.

In conclusione, una domanda squi-sitamente politica. In caso di succes-so elettorale, in base a quali criteri sarà formata la squadra di governo e quale sarà il primo provvedimento in adozione?

Paolo Intini. I componenti della giunta verranno selezionati in base ai fondamentali requisiti della competen-za, trasparenza e serietà, senza esclu-dere il ricorso a personalità della socie-tà civile qualora nel contesto dei partiti della coalizione non ritrovassi per alcu-ne deleghe questi tre presupposti mo-rali ed etici. La prima misura da varare riguarderà il pagamento dei fornitori dell’ente locale, nel doveroso rispetto della correttezza operativa, e l’avvio del piano di dismissione del patrimonio co-munale.

Carmela Rossiello. I miei futuri compagni d’avventura devono condivi-dere le linee guida della trasparenza, della concretezza gestionale, della capa-cità di comunicare con gli altri asses-sori e soprattutto di interfacciarsi con

la collettività, liberandosi dalla logica vincolante del rispetto delle indicazioni dei partiti o delle percentuali di consen-si raccolte. Non a caso il primo provve-dimento che la giunta presenterà sarà l’adozione di un codice etico di compor-tamento da parte di chi amministra la cosa pubblica, al fine di stimolare l’in-nalzamento nella qualità delle relazioni con i cittadini e dei servizi offerti.

Agostino Abbaticchio. Alla luce della mia posizione di fiero distacco dai partiti tradizionali, la futura giun-ta dovrà essere composta da personali-tà capaci di coniugare cuore e cervello, assicurando la giusta dose di passione nell’affrontare le problematiche della città ed un’indispensabile razionalità, competenza e concretezza nelle scelte operative. I primi interventi da mettere in cantiere saranno rivolti all’apertura di un tavolo di concertazione con gli im-prenditori locali, allo scopo di compren-derne le reali esigenze, alla creazione di un comitato etico per monitorare l’atti-vità dell’amministrazione ed all’istitu-zione di un albo dei “lontani”, dedicato a tutti i bitontini che sono stati costretti ad abbandonare la propria famiglia e la propria città.

Michele Abbaticchio. Ho già sot-toscritto con movimenti e partiti che appoggiano la mia candidatura un ac-cordo etico, nel quale si prevede che i futuri assessori dovranno possedere competenze tecniche specifiche e farsi carico di una porzione ben determinata del territorio, da curare nella relazioni, nelle comunicazioni e negli interventi. La volontà poi è di introdurre delle mo-difiche rispetto allo standard delle de-leghe, costituendo un assessorato alla sicurezza ed alla legalità ed un assesso-rato all’occupazione e al lavoro. Il punto di partenza dell’azione amministrati-va non potrà che essere rappresentato dall’approvazione di un piano delle pri-orità, diretto ad individuare le questio-ni più urgenti sulle quali intervenire, le misure da intraprendere ed i tempi di realizzazione.

Paolo Intini

Agostino Abbaticchio

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Due facce di una stessa medaglia chiamata illegalità. Due tenaglie che stritolano con forza il senso di sicurezza percepito nella collettività. La macrocri-minalità e la microdelinquenza.

Entrambi fattori che incidono in ne-gativo sulle potenzialità di sviluppo del-la città e sullo stato di benessere della popolazione.

Sul primo versante, dopo alcuni mesi di relativa calma, il sangue è tornato a scorrere per le nostre strade, ed il timo-re di una nuova escalation nella guerra tra clan è forte tra le forze dell’ordine. A finire sotto i colpi dei sicari, che hanno esploso almeno quattro colpi di revolver a distanza ravvicinata, il trentunenne Emanuele Giampalmo, giovane pusher noto negli ambienti dello spaccio di dro-ga.

L’agguato si è consumato nei vicoli del centro storico, all’incrocio tra via Antonio Planelli e vico San Luca, nei pressi di porta La Maya, in una zona “calda” per il traffico degli stupefacenti. La vittima, deceduta poco dopo la spa-ratoria presso l’ospedale San Paolo di Bari, era accompagnato nella circostan-za da Michele Vitariello, rimasto ferito di striscio ad un tallone.

Le indagini degli inquirenti del locale commissariato di polizia si stanno con-centrando su alcuni esponenti di spic-co della criminalità organizzata, forse desiderosi di impartire una lezione al Giampalmo per alcune sue “manovre” non troppo condivise nel settore del commercio della droga.

L’ultimo episodio di sangue, comun-que, ha riacceso in città l’allarme delin-quenza, che ingenera nella collettività vivi sentimenti di paura ed alimenta un clima di triste omertà.

“Quello che più preoccupa e lascia perplessi -si legge in una nota del Comi-tato sicurezza e legalità, sorto all’inter-no dell’associazione Più Valore onlus- è l’atteggiamento apparentemente indif-ferente della comunità bitontina e delle sue tante componenti, che, di fronte a fatti criminali ormai quasi giornalieri, non si indigna più. La criminalità trova in tale indifferenza generale terreno fer-tile per le sue attività illecite. Davanti a questi episodi, invece, non ci può esse-re delega della responsabilità, ma tutti quanti dobbiamo impegnarci a fare la nostra parte, anche minima, affinché Bitonto salga alla ribalta della cronaca finalmente solo per la sua storia e cul-tura”.

Nelle ultime settimane, poi, oltre al borgo antico, anche altri quartieri (su tutti, quello nord, nei pressi di via Am-miraglio Vacca) sono stati pesantemen-te presi di mira da bande di minoren-ni, che pongono in essere reati di ogni genere: dal danneggiamento del patri-monio pubblico al furto di auto e negli appartamenti, dallo spaccio di droga al vandalismo.

Con l’omicidio Giampalmo il rischio di una nuova faida tra clan

Sangue al “mercato” della droga“Contro questa diffusa illegalità use-

remo il pugno duro -assicura il dirigen-te del commissariato di polizia France-sco Triggiani- e gli autori di simili atti delinquenziali, anche se al di sotto dei 18 anni, sperimenteranno l’amara real-tà del carcere. Non è possibile tollerare questo clima di perenne infrazione delle regole, al quale tuttavia contribuisce la quasi totale assenza di collaborazione da parte della gente. Il cittadino assai di rado offre il proprio sostegno all’operato delle forze dell’ordine, anche attraverso la semplice denuncia dei crimini, e non manifesta alcuna forma di reazione alle scorribande della delinquenza. Esem-pio lampante di questa situazione si è avuta in occasione dell’episodio della si-gnora anziana investita da un’auto: no-nostante il tutto si sia verificato in pie-

di Pasquale Bavaro

no centro, nessuno sembrava in grado di riferire sull’accaduto. Soltanto dopo alcuni giorni ed anche grazie ad una campagna di sensibilizzazione messa in campo dagli organi di stampa, una denuncia anonima è giunta presso i no-stri uffici, consentendoci in poche ore di individuare il responsabile del fatto”.

Una nota positiva, in conclusione: da inizio anno sono aumentate le segnala-zioni di vittime di stalking. Un dato che testimonia il diffondersi della tendenza (soprattutto nelle donne) a non accetta-re più passivamente le violenze fisiche e psichiche compiute nei loro confronti, ma (anche in virtù delle recenti innova-zioni normative, con la codificazione di un’autonoma figura di reato) ad usci-re dall’ombra ed a perseguire i propri aguzzini.

Il commissario Francesco TriggianiFoto R.Schiraldi

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“Il mio impegnoper la legalità”

Mentre la macchina elettorale gira a pieno regime, per l’ex sindaco Raffaele Valla è tempo di bilanci.

A quasi due mesi dallo scioglimen-to anticipato del consiglio, l’ex prefetto torna a Palazzo Gentile, per un ultimo incontro con la stampa. L’obiettivo, illu-strare i risultati del proprio mandato.

“Mi sento tradito e pugnalato alle spalle -attacca Valla- ma ho la certezza di aver sempre agito in buona fede. In questi quattro anni non mi sono mai ser-vito della politica. Al contrario, ho cerca-to di servirla con alacrità e amore, senza mai piegarmi a proposte indecenti”.

Dure le critiche ad alcuni consiglie-ri “che hanno fatto soltanto demagogia senza mai mostrare interesse per la cit-tà”.

“Questa gente -ha proseguito-, che

di Michele Cotugno

Valla fa il bilancio del proprio mandato

vive da tempo nell’illegalità, ha cercato di infangare il mio nome senza riuscirvi. Mi sono scontrato con tutti coloro che perseguivano logiche ‘particolari’, pro-prie del sottobosco della politica. Ma, soprattutto, non ho mai fatto prevalere l’illegalità”.

“La mia ambizione, sin dall’inizio, è stata dare lavoro ai concittadini. Sono stato io e la mia famiglia a far giungere i fondi strutturali per i cantieri di piaz-za Cavour e di San Domenico. Per non dire dei fondi Piru, dell’avvio della 167 e dell’accordo con lo Iacp, per 28 alloggi di edilizia popolare”.

E, ancora: “ho adottato la variazione in zona commerciale dell’area Pip, il pia-no di lottizzazione di via Lazzati e quello per il risanamento dell’80% degli edifici scolastici; ho approvato il progetto per

il park and ride e il completamento del piano urbano del traffico. Sono andato a Milano e a Roma per la tappa del giro d’Italia”.

Ma ecco che l’amarezza per l’affronto della sfiducia riprende il sopravvento.

“Avrei dovuto mandare in carcere tut-te le persone che mi hanno offeso ed at-taccato, ma che ho salvato soltanto per la mia grande umanità. E, forse, avrei dovuto lasciare prima”.

Le ultime battute riguardano il futu-ro.

Smentendo le voci di una sua rican-didatura, Valla annuncia il suo ritiro dalla scena politica. Ma non, certo, il suo disimpegno come cittadino interes-sato alle sorti della città. “Continuerò a vigilare affinché a Bitonto non trionfi l’il-legalità”, conclude l’ex prefetto.

Nella foto l’ex sindaco Raffaele Valla

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CORSIVETTO

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Cinque verifiche. Quindi-ci milioni di redditi non di-chiarati. Tre milioni di Iva recuperati.

È il bilancio dell’attività di verifica, svolta dalla tenenza della guardia di finanza, nei primi tre mesi dell’anno.

Un’attività ramificata e minuziosa che oggi, grazie anche alla confisca di beni detenuti illegalmente, rap-presenta un forte deterrente nella lotta alla criminalità organizzata.

A spiegarlo è Giuseppe Rinaldi, comandante delle fiamme gialle, che sottolinea, tra l’altro, la proficua colla-borazione con il Gico (Grup-po investigativo criminalità organizzata), che ha condot-to, negli ultimi mesi, ad una serie di risultati particolar-mente significativi.

Merito dell’ampia attua-zione data alla legge 575\75 (disposizioni antimafia e

misure di prevenzione), mo-dificata con decreto-legge 230/89, che ha consentito di confiscare beni provenien-ti da attività illecite.

“Ci avvaliamo di questa normativa -spiega il tenente Rinaldi- soprattutto nei con-fronti di quanti sono stati coinvolti in reati, ricollegabi-li ad attività di stampo ma-fioso. Osserviamo, inoltre, la situazione patrimoniale delle famiglie e anche di in-censurati ricollegabili ai clan mafiosi. Dal gennaio scor-so abbiamo già sequestrato appartamenti, terreni e auto riconducibili a tre soggetti le-gati al clan Conte”.

Ma se l’attività della guar-dia di finanza oggi risulta ben più efficace lo si deve, soprattutto, alla facilità degli accertamenti finanziari.

Nel 2011 sono stati recu-perati 24 milioni di euro di IVA non versata, una somma

di Michele Cotugno

che quest’anno appare desti-nata ad essere largamente superata.

“L’evasione è una piaga spaventosa , acuitasi nel corso degli anni. Un fe-nomeno che alligna anche tra numerosi professionisti. Ma oggi, grazie ai nuovi mezzi a disposizione, come i sistemi in fo rmat i c i , che ci permet-tono di incro-ciare migliaia di dati relativi alla situazione finanziaria, la lotta all’evasione o all’elusio-ne si rivela decisamente più fruttuosa”.

“Per non dire dell’intensi-ficazione dei controlli presso bar, negozi, centri scommes-

PROFESSIONISTI NEL MIRINO S’intensifica la lotta all’evasione fiscale

se, con l’intento non solo di ripianare le sacche di evasio-ne ma anche di dissuadere quanti abbiano intenzione

di frodare il fisco”.

Nonostan-te i dati al-larmanti, c’è spazio anche per notizie di segno positi-vo.

“Oltre le ingenti som-me recupera-te -conclude Rinaldi- van-no registrate le denunce e le segnalazio-

ni, soprattutto da parte di giovani, per scontrini e fat-ture non rilasciati. Il segno evidente di un ben diverso atteggiamento culturale”.

Il comandante Giuseppe Rinaldi

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Una giornata particolare, martedì 6 marzo, lontano dai banchi di scuola, ma ben comodi su quelli del Consi-glio regionale per gli alunni della 2^A e 2^B dell’Istitu-to Comprensivo “Modugno – Rutigliano”, accompagnati dalle docenti Anna Ferrante, Maria Murgolo e Francesca Somma.

Una lezione di educazione civica “sul campo” è una op-portunità insolita.

“Non capita spesso di po-ter sedere sulle poltrone che contano, insieme ad una del-le massime cariche istituzio-nali pugliesi. Abbiamo cono-sciuto il presidente, Onofrio Introna, che ci ha accolto con infinita simpatia, tra-smettendoci alcune informa-

Primo pianoBITONTO

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“Parlamentari per un giorno”

zioni sull’attività dell’assem-blea”, è il resoconto di una cronista d’occasione, Chiara Malerba (2^B) .

Il presidente del consiglio regionale, dopo essersi sof-fermato con i ragazzi e i loro insegnanti e aver con loro si-mulato una seduta consilia-re, ha invitato tutti a tornare per un ulteriore contatto con gli organi della democrazia, per poter assistere ad una seduta con i nostri assesso-ri, consiglieri di maggioranza e di minoranza nell’esercizio del loro mandato.

“Una esperienza di vita democratica, di cittadinanza consapevole davvero innova-tiva ed entusiasmante che ha offerto la possibilità di ac-quisire conoscenze più vaste

IL FATTO

sulla politica, un mondo per noi studenti così distante, permettendoci di appassio-narci ad essa e di arricchire il nostro bagaglio culturale” sono le conclusioni di Chia-ra.

I ragazzi delle due clas-si colgono l’occasione per esprimere un sentito gra-zie alla dirigente scolastica, prof.ssa Angela Pastoressa che, sempre attenta ai bi-sogni formativi dei “suoi ragazzi”, instancabilmente sollecita e sprona tutti a pro-gettare e realizzare iniziative come questa.

Gli alunni delle classi 2^A e 2^B dell’Istituto Comprensivo “Modugno-Rutigliano”

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CONTROCORRENTEdi Mimì Luiso

Sono passati ormai circa cin-que mesi da quando si è insedia-to, non tanto a furor di popolo quanto di Napolitano, il governo dei professori tecnici presieduto dal prof. Mario Monti.

Solo cinque mesi e pare quasi lontana anni luce la pe-ricolosa meteora del cavaliere di Arcore. Che, poi, a ben guar-dare, al Berlusca andava attri-buita, con maggiore logica, la decorazione di asiniere, vista la sua abilità di “guidare” la gran massa di somari che in lui hanno creduto, chi per opportunismo, chi per smania di protagonismo, chi per questo e chi per quello e molti senza se e senza ma.

Indubbiamente è merito dell’attuale governo l’aver abo-lito la coltivazione “in loco” delle banane, quelle che, se le introduci in bocca ti fanno somi-gliare a quelli che della banana fanno il proprio emblema e il proprio metodo (di vita); se poi delle banane fai altro uso, ma-gari un po’ più a sud della bocca, ti ritrovi innaturalmente posi-zionato, congestionato e muto. A dir poco.

L’unico vantaggio (se così si può dire) sta solo nella morbi-dezza della banana, per cui la sua introduzione ovunque non ha bisogno di additivi.

Cessate, come pare, le ri-dicole e penose apparizioni di Berlusconi sulle scene nazionali e internazionali, cessati i suoi piagnistei sulle spalle di papà Obama, cessati i sorrisetti ironi-ci e ammiccanti del Caio o della Tizia, oggi tutti i media si affan-nano a dire che il nostro Paese ha riconquistato il terreno della dignità e del rispetto, perduti senza gloria, e si è riaffacciato sul set di quelli che contano con una rinnovata dose di serietà, tanto da ritrovarsi dove s’era smarrito prima,

Alla calma mefitica e neb-biosa dentro cui ci eravamo persi, a causa delle bugie det-te ad ogni pie’ sospinto dall’e-stemporaneo capo di governo di prima, alla convinzione (falsa) di essere fuori e al di sopra di ogni crisi (tutto va ben, madama la marchesa…), è subentrato lo tsunami del governo Monti. Ed è stato anche improvviso o addirittura imprevedibile, se è vero che si è cominciato con una leggera pioggerella caduta dal cielo degli occhi della For-nero. Poi, invece, una sventola, una mitragliata, un fuoco a tutto

Banane e carote spiano. Tasse in aumento, tagli di varia misura di qua e di là, cintole da stringere più di quan-to già non lo fossero.

In mezzo a questa gragnola di colpi bassi (come i ceti che più ne stanno risentendo) si è for-mata una specie di consorteria di ex nemici, alleatisi col gran capo dando vita a un bislacco quadrumvirato (Monti, Alfano, Casini e Bersani) che qualcuno, parafrasando il titolo di un film di Colizzi, ha battezzato “I quat-tro del de profundis”. Le “Ave Maria” sono rimaste confinate nelle giaculatorie di qualche po-vero esorcista, nell’illusione di scacciare il maligno.

I sindacati pare abbiano ritrovato una qualche unità (persa durante l’oscurantismo berlusconiano) ma, per certi versi, ognuno continua a parlare la propria lingua senza curarsi dei linguaggi degli altri. D’altro canto non mi pare che Bonan-ni e lo stesso Angeletti abbiano poi dato in passato chiare prove di determinazione e di intransi-genza.

Il punto di partenza o, se volete, la rampa di lancio dei missili governativi consiste nel fin troppo conclamato pericolo di default, di caduta nel baratro, di fare la fine della Grecia. Per il bene dell’Italia, si è detto e si dice, perché l’Italia viva si è scritto e si scrive.

Per salvare questo bene supremo i grossi partiti hanno sacrificato i propri beni supremi delle vecchie ed eterne rivendi-cazioni. La Lega è stata sempre contraria ma, visto il terremoto che di recente l’ha colpita, fa-rebbe bene a sparire e sarebbe il primo atto di una certa digni-tà. L’Idv di Di Pietro, anche per coloro che non l’accusano di ec-cessivo giustizialismo, è forma-ta in fondo da quattro gatti che da soli non graffiano.

Insomma, a parte Casini, abituato ad indossare l’abito di volta in volta più comodo (per lui), sia Alfano che Bersani sono costretti a recitare parti sco-mode, spesso opposte a quelle che avrebbero esibito prima e, in tal modo, incassano colpi che sicuramente hanno rifles-si e contraccolpi negativi sulle rispettive fasce di elettorato. La grinta di Bersani alla fine si rivela simile a quella di John Wayne vecchio, stanco e malato in un suo famoso film.

Va notato, peraltro, che tra

qualche giorno si terranno le elezioni amministrative in tanti centri e, siccome i nostri politi-ci si sbracciano più in vista del successo elettorale del momen-to che per l’interesse, di più lar-go orizzonte, del Paese, si co-mincia a notare qualche crepa qua e là (come quando il troppo è troppo). Specie in materia di lavoro, tale fenomeno è avver-tito a tal punto che la Fornero, asciugate le lacrime di un mo-mento, minaccia duramente la caduta del governo se non si fa come dice lei.

Va chiarito, in realtà, che l’attuale non è un governo tecni-co, anche se è formato da gente tecnicamente preparata. Quan-do si fanno delle scelte siamo di fronte alla politica, altro che!

Se, per esempio, per far sol-di, si deve aumentare il prezzo dei carburanti, se, ancora, per impinguare le casse, si deve raschiare il barile lì dove è più facile farlo, che bisogno c’era di chiamare tanti professoroni accademici togati e paludati? Anche un modesto governo di politici l’avrebbe saputo fare. Colpire i redditi più bassi, av-ventarsi su quelli su cui è impos-sibile evadere è roba alla por-tata anche di politici di medio calibro.

Combattere seriamente l’a-stronomica evasione fiscale col fumo negli occhi dei blitz del-la finanza in qualche esercizio commerciale e non, invece, con il ripristino del reato penale del falso in bilancio è una scelta, una mossa che non deve dan-neggiare chi la sua abolizione l’ha voluta e ora se ne serve come arma di ricatto. Non è po-litica questa? La riforma della Rai imbottita di partiti politi-ci, soprattutto di derivazione berlusconiana, giace in un di là da venire, se e quando. Cosa si fa per non offrire al mondo il tragico spettacolo di decine di piccoli esercenti e imprenditori che, di fronte alla mancanza di lavoro, dietro le porte serrate delle banche, hanno deciso di ammazzarsi? La disoccupazio-ne, specie quella giovanile, è seconda solo a quella smisurata della Spagna.

Ma i grandi capitali, l’e-scamotage dei paradisi fiscali, quelli no, non si toccano. Altro che governo tecnico. Mi sem-bra più un governo politico-pa-dronale, quello che lascia alle banche e ai ricchi e potenti le

prerogative di continuare a re-citare da primi attori.

Patetico Napolitano quando afferma che chi evade le tasse non è degno di essere chiamato italiano. Chi deve evadere eva-de senza dar peso alla sua carta d’identità o al passaporto. Cre-de davvero il nostro Presidente che la sua giaculatoria possa romanticamente scalfire l’ani-ma di chi ha da pensare ad ogni costo agli affari suoi?

La crisi esiste, perché ne-garlo? Se Berlusconi la negava facendo riferimento ai ristoran-ti affollati e agli aerei senza neanche un posto libero, Monti & Co. l’ammettono, soprattutto, per giustificare le loro manovre predatorie contro i meno ab-bienti. I quali, detto per inciso, costituiscono una fascia larghis-sima della popolazione. A costo-ro si riducono le già magre pen-sioni, agli occupati si allungano i tempi lavorativi, ai disoccupati non pensa nessuno. Dei milioni di euro di finanziamento di cui godono partiti ed ex partiti non si parla se non quando vengono fuori un Lusi o un Belsito. E, no-nostante ciò, una vera riforma etica del fenomeno è roba di là da venire, se e quando.

Passata la buriana, tutto cambierà nel più gattopardesco dei modi. Bossi avrà le sue ville, nuove o ristrutturate, il Trota, tra una Porsche e un’Audi, con-tinuerà a comprare un titolo di studio altrimenti inaccessibile con le proprie attitudini intel-lettuali. Scajola si arricchirà ancora “a sua insaputa”, Ber-sani e Di Pietro invocheranno una nuova legge elettorale che abroghi la porcata di Calderoli. Anzi, lo stanno facendo ma la ri-forma che prospettano è tutt’al-tro che una vera riforma.

Siamo ingolfati di mafia, di ndrangheta e camorra. Ora c’è che tutta la Penisola è invasa da corrotti e corruttori. Si tratta di una quarta associazione crimi-nosa oppure di proliferazioni di quelle esistenti?

Per tornare, e chiudo, al go-verno Monti, si dice che chi co-manda deve usare il bastone e la carota. Il bastone c’è e tutti vediamo quanto fanno male i suoi colpi. Quanto alla carota, ho l’impressione che la si usi non tanto come una banana da cibo… e, purtroppo, a differen-za della banana, è dura e soda.

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Sono trascorsi poco più di tre mesi dall’insediamen-to del Forum delle consul-te, importante strumento di partecipazione attiva alla vita della città previsto dal nostro statuto comunale. La sua costituzione è avvenuta con forte ritardo a causa di intoppi amministrativi e bu-rocratici, che nascondevano forse anche una scarsa pro-pensione dei vertici comu-nali ad aprirsi con incisività alle istanze dell’associazio-nismo e della società civile. Malgrado ciò, il Forum si è dimostrato fin da subito vi-vace e propositivo, in termini di suggerimenti operativi e segnalazione di problemati-che avvertite nel-la collettività. Ab-biamo incontrato il presidente di tale organismo, il prof. Vincenzo Schiraldi, già do-cente di scuola media primaria, figura di spic-co del variegato mondo cultura-le cittadino e da tanti anni anima e guida della so-cietà sportiva di pallavolo “Vol-leyball Bitonto”.

Presidente, da quali realtà è composto il Fo-rum delle con-sulte?

Il Forum com-prende attual-mente al suo interno i rap-presentanti del-le dieci consulte indicate dallo statuto comu-nale: consulta degli anziani, dell’ambiente e del territorio, della cultura, delle donne, dello sport, delle forze econo-miche e sociali, del volonta-riato, delle libere professioni, dei giovani e dei problemi del lavoro. Di recente, poi, il consiglio comunale ha ap-provato la costituzione di al-tre due consulte, quella degli immigrati e quella per la di-sabilità. Nel mio incarico di presidente, in rappresentan-za della consulta dello sport, sono affiancato dal vicepre-sidente Giuseppe Cazzolla, della consulta dell’ambiente e del territorio, e dal segre-tario Francesco Brandi, della

Il punto sulle attività del Forum delle consulte con il presidente Vincenzo Schiraldi

In ascolto del cittadinoconsulta dei giovani.

Quali sono le funzioni del Forum?

Come tutte le consulte, anche il Forum non ha po-tere deliberativo, ma soltan-to consultivo in materia di adozione degli atti comuna-li. Il suo compito precipuo è ascoltare la voce dei citta-dini e suggerire all’ammini-strazione possibili interven-ti nell’ambito del bilancio di previsione e consuntivo dell’ente locale. Può, inol-tre, pungolare il consiglio comunale su problemi che riguardano il territorio, per esempio in relazione alla via-bilità ed al piano regolatore. Infine, potendo accedere ai

documenti comunali, l’orga-nismo può concretamente vigilare su quanto gli impe-gni presi vengano poi effetti-vamente rispettati dalla clas-se politica. Non ci limiteremo nel nostro operato ad essere semplici notai, ratificando le decisioni amministrative, ma proveremo ad essere sem-pre propositivi, ad elaborare nuove idee per far crescere la città.

Anche se siete attivi solo da pochi mesi, qual-che primo risultato l’avete conseguito.

Certo. La prima iniziativa del forum è stata istituire la casella di posta elettronica comunale forum.consulte@

comune.bitonto.ba.it, così da evitare la circolazione di inviti cartacei. Le comu-nicazioni, in questo modo, raggiungono i destinatari in tempi più rapidi e con un minor spreco di carta e soldi. Purtroppo non abbiamo po-tuto fare altro, perché il gior-no in cui il nostro assessore di riferimento, Vincenzo Fio-re, in qualità di responsabile alla comunicazione e parte-cipazione, avrebbe dovuto presentarci il bilancio di par-tecipazione, è intervenuta la crisi di governo, che di fatto ci ha impedito di proseguire i lavori.

Nel corso della vostra attività avete incontrato ostacoli o difficoltà?

Abbiamo notato con ram-marico che non tutti i mem-bri del forum sono sempre presenti ed attivi alle nostre riunioni, rendendo più com-plesso il nostro lavoro. Forse non tutti hanno avocato a sé la responsabilità di que-sto importante organo con-sultivo. Tuttavia, malgrado alcune defezioni, siamo una bella squadra, molto giovani-le e determinata, soprattutto grazie al contributo di alcu-ni componenti, particolar-mente vivaci nel formulare idee ed avanzare proposte. La nostra attività, comun-que, risulta pesantemente condizionata dalla ben nota carenza di fondi nelle casse comunali.

Quali sono stati i rap-porti con l’amministrazio-ne Valla?

Il sindaco si è dimostra-to particolarmente entusia-sta fin dal giorno del nostro insediamento, dichiarando di credere molto nel ruolo del Forum ai fini di una ge-stione della cosa pubblica maggiormente legata alle esigenze del territorio. Il Fo-rum ha rappresentato per il primo cittadino un’occasione di ascolto della cittadinanza, con uno spirito di aperta col-laborazione, nella costante ricerca di un metodo di par-tecipazione efficace. Valla, tra l’altro, ha ribadito a più riprese la sua volontà di es-sere maggiormente presente alle riunioni ed alle attivi-tà del nostro organo, anche se di fatto non è riuscito a dar seguito a tale proposito a causa dei molti impegni

istituzionali. Ora, a seguito della caduta della giunta, in forza di quanto previsto dal regolamento comunale, il Forum dovrebbe rimanere attivo fino alla costituzione del nuovo. Non sappiamo, però, cosa deciderà il nuovo sindaco, il quale potrebbe anche riconfermare l’attuale costituzione della nostra re-altà, visto che sono trascorsi appena pochi mesi dalla sua genesi.

Intanto, continuate a lavorare alacremente. Cosa bolle in pentola per il futu-ro?

Abbiamo chiesto ad ogni consulta di individuare tre proposte concrete per la cre-scita della città, che sono poi confluite in un unico docu-mento da sottoporre all’at-tenzione dei quattro candi-dati sindaci, nel corso di un incontro aperto al pubblico. Un modo per conoscere me-glio i quattro concorrenti alla carica di primo cittadino, ma anche per esortare l’elettora-to ad un voto più consapevo-le e responsabile. Le priorità individuate dalle consulte spaziano dalla costruzione di un centro polivalente per an-ziani alla creazione di nuovi spazi verdi e di piste ciclabili funzionali, dalla riqualifica-zione della biblioteca comu-nale all’apertura di asili nidi e sportelli di ascolto per le famiglie, dall’abbattimento delle barriere architettoni-che al completamento del processo di informatizzazio-ne degli uffici comunali ed all’avvio di corsi di orienta-mento al mondo del lavoro.

Perchè, in definitiva, il Forum delle consulte è im-portante per la vita civile e politica della città?

Perché rappresenta la voce dei cittadini e funge da intermediario tra la gente e l’amministrazione. Il Forum avrebbe dovuto esprimere anche il difensore civico, una figura importantissima per la città che è stata soppressa a livello nazionale, probabil-mente per ragioni economi-che. Tuttavia, se davvero vi è la volontà politica di credere in questo importante organo, esso può risultare molto effi-cace nel raccogliere le istan-ze della collettività e tradurle in interventi concreti ed effi-caci sul territorio.

di Chiara Colamorea

Vincenzo Schiraldi

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ACIdi d’UVA

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Si è inaugurata il 14 apri-le, in occasione della XIV Settimana della Cultura, presso la galleria naziona-le “Devanna”, la mostra “Di seta e d’argento. L’andrienne di santa Maria Maddalena nella parrocchiale di Uggia-no la Chiesa”.

Per la prima volta, dopo il recente restauro, viene espo-sto il prezioso abito femmini-le: un’andrienne, una veste del Settecento, che trae ori-gine dall’ambiente teatrale parigino e diviene, in segui-to, di gran moda alla corte francese e, successivamente, presso le altre corti europee. Non si sa per quale via, pre-sumibilmente una donazione di cui però è difficile stabili-re la data, l’abito sia giunto alla parrocchiale di Uggiano la Chiesa, per vestire il simu-lacro di santa Maria Madda-lena.

Il restauro, finanziato dalla comunità parrocchiale dlla cittadina leccese, è stato eseguito da Gabriella Bozzi sotto l’alta sorveglianza del-

la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoan-tropologici della Puglia, con-dotta da Antonella di Marzo e da Fulvia Rocco.

All’evento sono interve-nuti Fabrizio Vona, Soprin-tendente ad interim per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, e Nuccia Bar-bone Pugliese, diret-trice della Galleria Nazionale della Puglia, don Enzo Vergine, parro-co della chiesa di Santa Ma-ria Maddale-na di Uggiano la Chiesa.

Un gran-de merito va riconosciuto a don Enzo Vergine, il quale ha sa-puto valorizza-re e conservare con cura la veste nella sua parrocchia, consentendo di realizzare un ulteriore recupero dell’im-

menso p a t r i m o n i o tessile della

regione.R ipor -

tata ai suoi vo-

l u m i origi-

n a -r i ,

l ’ a n -drienne induce immediata-mente, per i raffinati disegni e colori delle stoffe, simili ai

Di seta e D’argentoricami e alle porcellane fine-mente decorate del tempo, il ricordo ed il confronto con gli esemplari documentati nei dipinti di autori francesi del XVIII secolo, nei quali i temi di lusso-moda-seduzione, elegantemente rappresenta-ti, si intrecciano con atmo-sfere rarefatte.

Il catalogo raccoglie i con-tributi di coloro che hanno reso possibile il recupero del-la veste e ne hanno promos-so la valorizzazione; dall’in-tervento di Nuccia Barbone Pugliese, la quale si sofferma sul rapporto lusso-moda nel Settecento, al saggio di Ma-ria Pia Pettinau Vescina, la quale conduce una puntua-le analisi della veste della Maddalena, ai testi di Fulvia Rocco, Gabriella Bozzi, Lu-igi Spezzacatene, Antonella Di Marzo fino all’interven-

to di don Enzo Vergine sul-la figura della Maddalena e a quello di Filippo Giacomo Cerfeda.

L’andrienne della Maddalena alla galleria “Devanna”

di Carmela Loragno

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Non è bastato nemmeno il messaggio d’amore e di pace della Pasqua a fermare i disegni scellerati ed ignobili dei malfatto-ri nostrani. Capaci, con le loro deprecabili “imprese”, di rovinare il clima gioviale del-le festività pa-squali, anche a chi con le poche risorse a disposi-zione si sforza di fare del bene al prossimo.

A finire que-sta volta nel mirino dei delin-quenti, i volontari dell’associazione “L’Anatrocco-lo”, presiedu-ta da Mimmo Bellifemmine e composta da ra-gazzi disabili e dai rispettivi genitori. Obiettivo di questa importante realtà è permettere ai soggetti diversamente abili di affrontare e superare le tante barriere (architettoniche e cultura-li) che quotidianamente incontrano sul loro cammino. Attraverso le armi potenti della

Una sorpresa per niente dolceRubate 80 uova di Pasqua all’associazione “L’Anatroccolo”

condivisione, dell’autostima e del sostegno vicendevole.

L’organizzazione cittadina è stata vitti-ma di un increscioso episodio, proprio nel mezzo della settimana santa, quando già

si respirava per le strade l’aria lie-ta e festosa della Pasqua ormai alle porte.

Dopo aver parcheggiato la propria auto nei pressi della Villa comunale, il presi-dente Bellifemmine si allontanava per pochi minuti. Un lasso di tempo bre-ve, ma sufficiente ai ladri per impos-sessarsi del veicolo e delle ottanta uova

di cioccolato riposte sul sedile posteriore ed all’interno del bagagliaio e far perdere le loro tracce.

Un gesto deplorevole, poiché i dolci ti-pici della tradizione pasquale erano desti-nati alla vendita a scopo di autofinanzia-

di Michele Cotugno

Errata corrigeCon riferimento all’articolo pub-

blicato sullo scorso numero di “Primo piano”, “Una corona di eventi - La Sa-cra Spina nella chiesa di San Dome-nico”, si precisa che la realizzazione dell’evento si deve anche alla delega-zione cittadina dell’Ordine equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro, rap-presentata da Michele Naglieri.

mento delle iniziative dell’associazione e, dunque, per continuare nella nobile opera di assistenza ai ragazzi disabili. Alla me-stizia dell’accaduto, poi, si accompagna un elemento altrettanto inquietante: il fatto si è verificato in pieno centro, in un orario di elevato traffico veicolare e pedonale, ma nessuno sembra aver assistito al furto. L’en-nesima, triste conferma del clima di pesante omertà che tiene prigioniera la collettività bitontina.

La speranza di ritrovare la “dolce” refur-tiva è legata alla possibilità che alcune te-lecamere, installate in zona, abbiano ripreso l’episodio, consentendo di dare un volto ai malfattori, perora ignoti e già ritualmente denunciati dal presidente dell’associazione presso il locale commissariato di polizia.

La vicenda ha lasciato senza parole i ge-nitori dei ragazzi diversamente abili, men-tre i volontari hanno manifestato tutto il loro disappunto parlando di “triste episodio, che penalizza una volta di più soggetti già chiamati a vincere la sfida quotidiana contro la disabilità ed il pregiudizio”.

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IL DIFENSORE CIVICO

di Franco Castellucci

Votazioni: istruzioni per l’usoIl Viminale ha nelle scorse

settimane ufficializzato le date nelle quali si svolgeranno le operazioni di voto (i prossimi 6 e 7 maggio), mentre l’eventuale ballottaggio si celebrerà il 20 e 21 dello stesso mese.

In Provincia saranno 12 i comuni interessati da nuove elezioni amministrative. La metà sono oggi commissariati: oltre a Bitonto, Gioia del Colle, Gravina in Puglia, Sammichele di Bari, Santeramo in Colle e Terlizzi. I restanti 6 enti locali (Alberobello, Castellana Grotte, Giovinazzo, Polignano a Mare, Sannicandro di Bari e Turi) tor-nano alle urne alla scadenza na-turale della legislatura.

Una novità importante di questa tornata elettorale è rap-presentata dalla riduzione del numero dei consiglieri e degli assessori: la legge 26 marzo 2010 n. 42, infatti, ha stabili-to che, a partire dal 2011, nei comuni superiori a 30.000 abi-tanti (come appunto il nostro), i componenti dell’assise consilia-re passano da 30 a 24 e i mem-bri della giunta da 10 a 7.

COME SI ELEGGONO IL SINDACO E IL CONSIGLIO COMUNALE.

La prima operazione è con-sistita nella presentazione delle candidature, attraverso il depo-sito delle liste dei concorrenti alla carica di consigliere comu-nale e delle collegate candida-ture al ruolo di primo cittadino. Secondo la normativa di riferi-mento, ciascuna lista deve esse-re sottoscritta da non meno di 200 e da non più di 400 eletto-ri, nei comuni con popolazione compresa tra 40.001 e 100.000 abitanti, e l’ufficializzazione delle candidature deve essere effettuata presso la segreteria generale del comune dalle ore 8 del trentesimo giorno alle ore 12 del ventinovesimo giorno an-tecedenti la data delle elezioni. In occasione di questa consul-tazione elettorale, tuttavia, si è previsto che i suddetti termini fossero leggermente anticipati, con le varie liste che sono state consegnate nelle mani del se-gretario comunale nei giorni 2 e 3 aprile.

L’elezione del sindaco è contestuale a quella dei compo-nenti del consiglio comunale. È eletto primo cittadino il candi-

dato che ottiene la maggioran-za assoluta dei voti validi. Nel caso in cui nessun pretendente alla poltrona di sindaco ottenga tale risultato, si procede ad un secondo turno di votazione, a distanza di due settimane. Sono ammessi al ballottaggio i due candidati che hanno ottenuto al primo turno il maggior numero di voti. Nell’ipotesi di perfetta parità nelle preferenze, partecipa al ballottaggio il can-didato collegato con la lista (o il gruppo di liste) che ha consegui-to la maggiore cifra elettorale complessiva. In caso di perdurante parità, è ammesso al secondo turno di con-sultazioni il candidato più anziano di età.

Per i due concor-renti che danno vita al ballottaggio resta-no inalterati i colle-gamenti con le liste dichiarati al primo tur-no. Essi hanno tuttavia facoltà, entro i sette giorni successivi allo svolgimento del primo turno, di ufficializzare l’appoggio da parte di ulteriori liste. Al secon-do turno è proclamato sindaco il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti.

L’attribuzione dei seggi del consiglio comunale viene effet-tuata dopo l’elezione del primo cittadino, con l’assegnazione del premio di maggioranza alla lista (o gruppo di liste) collega-te al candidato sindaco eletto. Al riparto dei seggi non sono ammesse le liste che abbiano ottenuto al primo turno meno del 3% dei voti validi. I seggi sono assegnati proporzional-mente, con il metodo delle di-visioni successive (cosiddetto metodo d’Hondt).

Se un candidato al ruolo di primo cittadino ottiene il suc-cesso già al primo turno, alla lista o gruppo di liste ad esso collegate, che non abbiano già conseguito il 60% dei posti con-siliari, ma abbiano raggiunto al-meno il 40% dei voti validi, vie-ne assegnato il 60% dei seggi, sempre che nessuna altra lista o gruppo di liste abbia superato il 50% delle preferenze.

Qualora invece un candidato primo cittadino sia eletto al se-condo turno, alla lista o gruppo

di liste collegate che non abbia-no conquistato almeno il 60% degli scranni dell’assise consi-liare, viene attribuito il 60% dei seggi, sempre che nessuna altra lista o gruppo di liste ab-bia già superato nel primo turno il 50% dei consensi validi.

Sono proclamati consiglieri, in primo luogo, i candidati sin-

daco non eletti, collegati a lista che abbia ottenuto almeno un seggio, e successivamente i can-didati di ciascuna lista secondo l’ordine delle rispettive cifre in-dividuali (in base ai voti di pre-ferenza).

DURATA IN CARICA DEL SINDACO E DEL CONSIGLIO COMUNALE

Il sindaco e il consiglio co-munale durano in carica per un periodo di cinque anni. Chi ha ricoperto per due mandati con-secutivi la carica di sindaco, allo scadere del secondo quinquen-nio, non è immediatamente rie-leggibile nelle stesse funzioni, a meno che uno dei due mandati abbia avuto una durata infe-riore a due anni, sei mesi e un giorno, per causa diversa dalle dimissioni volontarie.

ELEZIONI COMUNALI 6 - 7 MAGGIO 2012

ORARIO DI VOTAZIONE - MODALITÀ DI VOTO - OPE-RAZIONI DI SCRUTINIO

Le operazioni di voto si svol-geranno, in occasione del primo turno di votazione, dalle ore 8 alle ore 22 di domenica 6 mag-

gio 2012 e dalle ore 7 alle ore 15 di lunedì 7 maggio 2012.

L’eventuale ballottaggio avrà luogo dalle ore 8 alle ore 22 di domenica 20 maggio 2012 e dalle ore 7 alle ore 15 di lunedì 21 maggio 2012.

La scheda, di colore azzur-ro, reca i nomi e i cognomi dei candidati alla carica di sindaco,

al cui fian-co sono r i p o r t a t i i contras-segni del-la lista o delle liste c o l l e g a t i al singolo candidato.

L’elet-tore può votare:

• per una delle liste, bar-rando il re-lativo con-trassegno; il voto così e s p r e s s o si intende attribuito

anche al candidato sindaco col-legato;

• soltanto per un candidato sindaco, segnando il relativo no-minativo; in questo caso, il voto è assegnato solo al candidato alla carica di primo cittadino;

• per un candidato sindaco e contestualmente per una del-le liste collegate; la preferenza così indicata è valida sia per il candidato alla poltrona di primo cittadino sia alla lista prescelta;

• per un candidato sindaco e contestualmente per una lista non collegata; il voto così mani-festato è attribuito sia al candi-dato alla carica di primo citta-dino sia alla lista non collegata (cosiddetto voto disgiunto).

L’elettore potrà manifestare una sola preferenza per un can-didato al ruolo di consigliere co-munale, scrivendone il nomina-tivo (solo il cognome o, in caso di omonimia, il cognome e nome e, ove occorra, data e luogo di nascita). Per il ballottaggio, in-vece, il voto si esprime esclusi-vamente barrando il nominativo del candidato prescelto.

Le operazioni di scrutinio delle schede per le elezioni am-ministrative verranno effettuate subito dopo la chiusura dei seg-gi.

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Gratuitamente hai avuto Gratuitamente dai

FRANCESCO ACQUAFREDDA al Comune di Bitonto

Michele Abbaticchio Sindaco

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DOLCEAMAROdi Mario Sicolo

Forse, Renato Curcio, qua-rant’anni dopo, ci ha fregato un’altra volta.

Già, l’ex leader e fondatore delle Brigate Rosse -il nome d’ascendenza resistenziale, sin-tetizzato nella tremenda sigla Br, non indicava certamente fanciulli, spesso di buona, buo-nissima famiglia, armati di primule e orchidee-, nei giorni scorsi è stato ospite della nostra città. E poteva dare di più.

Nel foyer del Traetta ha par-lato di immigrazione con cogni-zione di causa e profonda cono-scenza della storia.

Il viaggio traverso i secoli è partito dall’Unità d’Italia per approdare sino ai giorni nostri.

Senza risparmiare niente e nessuno. Atteggiamenti discri-minatori, dubbie figure che han-no incrementato il sentimento razzistico come il criminologo Cesare Lombroso ed il dottor noiano Nicola Pende, le con-suete e orrende leggi inique di marca fascista.

Dopo un incipit barbugliante -affiorava alle sue labbra, per caso, un sussulto di coscienza?-, il sociologo ha preso ad affabu-lare, come ai bei tempi, una pla-tea per la maggior parte silen-ziosamente adorante. Strideva un po’ l’iconografia curiosa del-la scena: tra gli astanti potevi scorgere giovani e meno giovani vestiti esattamente come il Re-nato Curcio degli anni Settanta tra una giacca consunta ed un maglione liso, persino qualche kefiah. Il tutto mentre il rela-tore insigne somigliava sempre

“Dissociazione identitaria”

più ad un pacioso Cino Tortorel-la, alias mago Zurlì.

Il trucco, in definitiva, resta-va sempre quello, ma l’effetto era un altro. Dacché, a lungo an-dare, le sue parole scivolavano inesorabili sopra palpebre pese.

Illuminante è stato, per vero dire, quando ha preso a discet-tare di identità e alterità, di “io e noi” e “voi e tutti gli inquilini” che abitano dentro l’anima di ognuno, rendendo inutile qualsi-asi distinzione di colore di pelle o di credo religioso. Esemplare.

Tuttavia, avrebbe potuto

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dare una luce diversa alla se-rata se, quando ha parlato della “dissociazione identitaria” da lui vissuta durante gli anni del carcere, fosse andato coraggio-samente più a fondo.

Spieghiamo. Nei giorni del regime di semilibertà, Curcio ha ricordato che poteva pure uscire dal penitenziario, solo che, all’ora prestabilita, doveva farci ritorno. A chiunque ami la libertà, tedia doverci rinuncia-re. Specie se forzatamente (di-menticando che un po’ se l’era meritato. Transeat).

Così, ha definito “odioso” quell’io interiore che lo richia-mava al rispetto delle regole e quasi lo trascinava con forza di nuovo in cella.

Bene, ci chiediamo oggi solo questo: non doveva forse ap-parirgli ancor più detestabile quell’io, che, se proprio non ha premuto il grilletto contro qual-cuno, comunque ha esortato al-tri a compiere l’efferato gesto, magari con parole fascinose (colpa, questa, ancor più delit-tuosa)?

L’intervento di Renato Curcio presso il foyer del teatro

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“La vita è la vita, difendi-la!”. L’ultimo verso della poesia “Vivi la vita” di Madre Teresa di Calcutta racchiude in tutta la sua semplicità il messaggio lanciato dal progetto “Dedicato a te”.

Una raccolta di fondi per l’associazione Apleti, l’Associa-zione pugliese per la lotta alle emopatie e tumori nell’infanzia, e una manifestazione di sensibi-lizzazione sul tema.

L’iniziativa, cui ha aderito il primo circolo didattico “N. Fornelli”, ha visto la partecipa-zione degli alunni delle scuole dell’infanzia De Amicis, Papa Giovanni, Collodi e Maria Gra-zia Murgolo. Ed è proprio alla piccola Maria Grazia, scompar-sa qualche anno fa a causa di una leucemia, che si è ispirato l’intero progetto.

A curarne ogni dettaglio

“DEDICATO A TE”

l’insegnante referente, la ma-estra Emanuela Terlizzi, par-ticolarmente commossa dalla partecipazione attiva e sentita dimostrata dai piccoli alunni. Sono stati loro, in un incontro, presso la chiesa di S. Cateri-na, a intonare canti sulla vita, sull’amicizia, sulla speranza.

Presenti, oltre al dirigente scolastico Francesco Bellezza, anche la presidente dell’asso-ciazione Apleti, Monia Pinza-glia, e il dott. Francesco De Leonardis, medico pediatra on-cologo del Policlinico barese.

Grazie a questa iniziati-va sono stati raccolti a favore dell’Apleti dalla vendita di uova di Pasqua più di 3000 euro, cui si aggiungono anche i contri-buti delle aziende locali: Intini Traslochi, Ottica Perrini, Essedi Shop di Michele Minenna, Area Servizio Agip di E. Lavacca, Ex-

pert Elettronica, Linea Ufficio di via Matteotti.

“Un momento di festa – ha raccontato Emanuela Terlizzi –. I bambini si sono sentiti molto coinvolti in questa iniziativa e l’hanno affrontata con grande energia e positività. Abbiamo voluto sensibilizzare anche le famiglie sul tema della malat-

di Carmela Loragno

tia, ma lo abbiamo fatto con grande delicatezza e leggerez-za. E in questo i piccoli sono stati davvero grandi”.

A concludere la serata l’in-tervento della mamma della piccola Maria Grazia Murgolo, la signora Irene, che ha letto per l’occasione una commoven-te storia dedicata alla figlia.

“Imparate a sentirmi – ha detto, citando la protagonista della favola - perché io parlerò con una voce nuova, una voce che non si ascolta con le orec-chie, ma col cuore. Sia sempre aperto il vostro cuore ad acco-gliere le mie risate”.

Intanto, la maestra Ema-nuela Terlizzi annuncia che ini-ziative di beneficienza come questa si ripeteranno anche nei prossimi anni, coinvolgendo non solo il primo circolo didattico “N. Fornelli”, ma tutte le scuo-le, oltre le famiglie e i diversi soggetti impegnati nel sociale. “La sinergia tra realtà sociali diverse – ha sottolineato – non-ché la sensibilizzazione dei più piccoli sul tema della solidarie-tà e dell’impegno rappresenta-no i primi passi per la realizza-zione di traguardi importanti. Bisogna credere fermamente che ognuno di noi può essere ca-pace di grandi conquiste, perché siamo tutti chiamati a parteci-pare a questo grande progetto di costruzione di una comunità migliore”.

Da sinistra, Monia Pinzaglia, il dott. Francesco De Leonardis, mamma Irene, don Gianni, EmanuelaTerlizzi

I bambini delle scuole dell’infanzia protagonisti di un progetto in ricordo della piccola Maria Grazia

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I Backjumper, del frontman bitontino Francesco “paCMan” Bellezza, hanno realizzato, nel-le scorse settimane, il primo minitour internazionale della loro carriera: il “White, Black and the Lies Between European Tour”.

Svizzera, Francia, Belgio, Olanda e Germania, dodici gior-ni no stop di asfalto macinato, aneddoti da raccontare, deva-stazioni musicali, brividi forti e, soprattutto, tanto divertimento.

“È stata sicuramente l’e-sperienza musicale più bella che abbiamo mai fatto; in così, poco tempo abbiamo conosciu-to persone fantastiche e visto posti con i quali non saremmo mai venuti in contatto senza la musica che suoniamo, e che cer-chiamo di esportare quanto più possibile”, racconta Francesco,

Backjumper in tour

Musica senza frontiere

fiero negli occhi, emozionato nel cuore.

“Come per ogni altra band del sud Italia -prosegue con or-goglio- il solo fatto di arrivare al confine con la Svizzera si-gnifica partire un giorno prima, guidare per 10 ore filate, una notte intera. Basterebbe que-sto a scoraggiare qualsiasi band senza scorza, senza passione. A maggior ragione che spesso ‘la spesa non vale l’impresa’…”.

Ma i ricordi più dolci di paC-Man sono per l’epilogo dell’in-dimenticabile esperienza.

“Chiudendo il tour in Ger-mania -spiega- ci siamo resi conto di come le divisioni impo-ste dalla guerra fredda abbiano lasciato solchi socio-culturali tanto profondi da diversificare il modo di vivere dei tedeschi ben oltre il fatidico 1989. I con-

certi qui sono stati intensi e il solo camminare per le strade ti lasciava immaginare perfetta-mente come stavano le cose pri-ma della caduta del ‘muro’ con negozi chiusi sul presto, strade spesso deserte e poca gioventù per le strade”.

In territorio teutonico, i Back hanno toccato Chemnitz,

di Giuseppe Urbano

Norimberga e Kaufbeuren.“Il pubblico affollava così

tanto il tavolinetto del merchan-dise che cd, magliette e adesivi sono andati esauriti negli ultimi due concerti”, conclude Ciccio sorridendo.

Una magica avventura sicu-ramente da ripetere.

Foto Silvia Minenna

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Se s’interrogassero alcu-ni diciottenni sulla posizio-ne della donna nella politica cittadina, la maggioranza di loro risponderà che il gentil sesso ricopre un ruolo me-ramente secondario rispetto agli uomini. In diretta conti-nuità con quanto ritengono accaduto in tutti i decenni precedenti della nostra sto-ria.

Quasi a smentire quest’i-dea così radicata, il maestro Marco Vacca, memoria stori-ca della nostra città e diret-tore dell’Università dell’an-ziano, in occasione della festa dell’ 8 marzo, ci tratteg-gia le figure di alcune donne particolarmente significati-ve del passato recente della nostra comunità, che hanno fatto del bene sociale la loro ragione di vita e dell’epoca in cui sono vissute una costan-te tendenza al progresso.

A partire dal dopoguer-ra, qual’era l’idea che la gente aveva di una donna socialmente impegnata?

Gianni Baget Bozzo scri-veva a proposito delle donne della prima metà del 1900 parole assai illuminanti: “Le donne comuni, non le reli-giose, si videro affidate un compito di influenza cristia-na sulla società, sulla scuo-la, sulla famiglia, che esalta-va la loro iniziativa di donna e permetteva di mettere in luce le qualità specifiche che le competevano”. La prima bitontina laureata, Anna De

EROINE DI CASA NOSTRAdi Cristiana Francesca Toscano

Renzio, è un fulgido esempio di tale ideale di donna. Nac-que a Bitonto nel 1889 e si laureò a Padova nel 1912, consacrò la sua vita alla co-struzione di una nuova chie-sa e di una nuova scuola, che contribuì, soprattutto nei primi anni Cinquanta, alla formazione di giovani donne istruite, non necessariamen-te religiose, protese alla cura del bene comune ed al cari-tatevole aiuto al prossimo.

Un esempio tangibile di tale suo impegno al servi-zio degli ultimi?

Nel 1941, la segretaria del Fascio Femminile di Bitonto inviò ad Anna De Renzio uno specifico riconoscimento per il lavoro svolto come coordi-natrice delle dodici parroc-chie cittadine nell’assistenza ai feriti di guerra.

Il 2 giugno 1946, gli italiani votarono il refe-rendum popolare per deci-dere tra repubblica e mo-narchia, con le donne che per la prima volta in Italia poterono recarsi alle urne. Come reagirono i bitontini a tale cambiamento?

Il 1946 fu un anno dav-vero intenso di cambiamenti politici, e le donne bitontine ne presero parte attivamen-te. Ad esempio, il 24 giugno il palazzo comunale fu inva-so da cittadine in protesta contro il rincaro dei beni di prima necessità. Tornando al referendum, in città il 53% degli elettori furono donne.

Questo in parte era dovuto al fatto che a quel tempo, dopo la guerra, la maggior parte della popolazione era di ge-nere femminile, ma è anche da ricondurre ad un’attenta campagna di sensibilizzazio-ne messa in campo in quella circostanza. Tale processo continuò anche negli anni successivi, e in un artico-lo del “Filo d’oro” dell’aprile del 1948 si trova critto che “la donna in genere è più sensibile dell’uomo a certi richiami della coscienza e il voto delle donne vale quanto quello dell’uomo”.

Il “Filo d’oro”?Sì, era un mensile che

durante la seconda guerra mondiale l’Azione Cattolica Bitontina estese tra la comu-nità diocesana e i giovani in guerra, la cui testata espri-meva graficamente il deside-rio di avvicinare alla chiesa cittadina che era allontanato dal conflitto. Infatti, un “filo d’oro” collegava l’immagi-ne della nostra Cattedrale a quella di navi o aerei da guerra; nel dopoguerra, in-vece, il filo terminava in uno scudo crociato.

Nel 1946, si tennero an-che le elezioni amministra-tive?

Precisamente. Il comu-ne di Bitonto aveva 40 con-siglieri da eleggere e sette liste elettorali, nelle quali figuravano i nomi di alcune candidate di Dc, Psi e Pc, come Teresa D’Urso, Maria

Labianca, Marta Castro, M. Gaetana Barone, Dorotea Laforgia e Margherita Sicolo.

Andando avanti con gli anni, vi è qualche altro evento che vide protagoni-ste le bitontine?

La GFAJ - Gioventù Fem-minile dell’Azione Cattolica, Anna De Renzio, l’Unione Donne, guidata da Concetta Fanunzio, la Gioventù Fem-minile e FUCI, dirette da An-gela Labellarte e dalla dott.ssa Concettina Carbone, la prof.ssa Vulpis, dirigente del Movimento Laureati, e l’in-segnante Carmela Barone, dirigente del Movimento dei Maestri, assieme al comitato civico presieduto da Domeni-co Saracino, si mobilitarono negli anni in varie occasioni a difesa degli interessi della comunità cittadina.

Alla luce di tutto que-sto, quindi, lei crede che la donna sia stata protagoni-sta della storia della nostra città?

Assolutamente sì. Vi sono sempre state figure di spicco nell’impegno solidale, come in quello civile. Ma anche le cittadine comuni sentivano di far parte di un presente che cambiava; nel 1950, ad esempio, si verificò una gros-sa mobilitazione in favore dei braccianti bitontini, e il 12% dei manifestanti erano don-ne.

Nella giornata delle donne, Marco Vacca passa in rassegna le concittadine più illustri

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La lotta alla camorra può e deve diventare un imperativo. Ne sono convinti la libreria del Teatro, l’associazione “Sole” e il Comitato cittadino per la le-galità che hanno presentato il libro “Il cancro sociale: la ca-morra. La storia di un prete che non ha mai mollato” sull’attivi-tà di don Luigi Merola.

All’incontro, moderato dal giornalista Michele Peragine, sono intervenuti lo stesso Me-rola, Giuseppe Scelsi, sostituto procuratore presso la procura generale di Bari, Michele Ca-gnazzo, criminalista e respon-sabile dell’Osservatorio regio-nale sulla legalità, Francesco Triggiani, vicequestore aggiunto della Polizia di stato, Fabio For-nelli, ideatore del “Bitonto Art Festival” e del progetto “Spazio sociale”, e il commissario pre-fettizio Pasquale Minunni.

Don Luigi Merola presenta il suo libro a Palazzo Gentile

Cittadini consapevoli per battere la camorra

Il libro racconta il forte im-pegno profuso nel contrasto alle criminalità organizzate da don Luigi Merola nelle periferie di Napoli. “La camorra si può sconfiggere se ci svegliamo e prendiamo consapevolezza dei nostri doveri di cittadini”, è il messaggio lanciato dal parroco anticamorra.

Ad ottobre del 2000, don Luigi Merola viene nomina-to parroco di San Giorgio, nel quartiere Forcella a Napoli. Nei successivi sette anni, si batte per sottrarre il quartiere dalla morsa della criminalità organiz-zata.

Nel 2003 fa smantellare le telecamere posizionate dai clan e consegna al questore un video, che documenta lo spac-cio di droga a Forcella. Da quel momento inizia la sua vita “blindata”. Nel 2004 gli viene

di Giuseppe Perrulli

assegnata la scorta, che defini-sce “i miei angeli terreni”. La sua missione a Forcella è segna-ta anche dalla tragica fine della giovanissima Annalisa Durante, vittima innocente di un agguato camorristico.

Ignorando gli inviti a man-tenere un profilo basso, don Luigi nell’omelia del funerale di Annalisa attacca duramen-te la camorra e, nonostante le minacce, prosegue il suo impe-gno per sensibilizzare i cittadini contro la criminalità organiz-zata. Nel quartiere Arenaccia, in un edificio confiscato al boss di Brancaccio, promuove la na-scita della fondazione “A voce d’e creature”, che si occupa di ragazzi a rischio e, in particola-re, di quanti si sono allontanati dalla scuola. Nel 2007, lascia la “trincea” per trasferirsi al ministero dell’Istruzione, dove

lavora per un progetto volto alla diffusione della cultura della le-galità nelle scuole.

Nel 2010 è nominato consu-lente della Commissione parla-mentare antimafia.

Attualmente, don Luigi Me-rola è parroco di San Borromeo alle Brecce e cappellano della stazione ferroviaria di Napoli Centrale.

“I docenti devono tornare a fare i missionari -esorta Mero-la- perché la cultura è l’unico strumento in grado di indeboli-re vecchie gerarchie consolida-te come quelle della camorra”. Diviene, dunque, essenziale che la società civile si trasformi da spettatrice a protagonista, dif-fondendo il culto della legalità.

Nella foto di Rosanna Schiraldi,l’intervento di don Luigi Merola

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Giunsero dalla Francia nel 1852, occupandosi, da subito, della gestione dell’or-fanotrofio “Maria Cristina di Savoia” e dando una scossa innovativa all’attività assi-stenziale. Attive e silenzio-se, divennero figure familiari per le strade della città, con i loro caratteristici copricapi, bianchi e svolazzanti, che le fecero paragonare ad angeli misericordiosi.

Erano le “Figlie della Cari-tà”, suore presenti ovunque ci fosse bisogno di loro: negli ospedali e nelle scuole, lungo le strade e nelle prigioni.

La congregazione era sta-ta fondata nel 1633 da Vin-cent Depaul (Vincenzo De’ Paoli) la cui missione sacer-dotale, completamente dedi-cata ai poveri, richiama alla memoria quella di san Fran-cesco d’Assisi.

L’ascolto del prossimo, sofferente come l’immagine di Cristo, fece di lui un so-stenitore del valore della ca-rità nella vita con gli altri, es-sendo convinto che l’amore di Dio si esprime attraverso l’amore del prossimo.

Nel 1884 nasce in città l’associazione delle “Dame di Carità”, che san Vincenzo aveva fondato già nel 1617 a Chatillon-le-Dombez.

Suore e dame cominciaro-no così ad operare insieme, intervenendo nell’immediato con aiuti di tipo materiale, quali la distribuzione di vi-veri, ma anche approfonden-do le cause del disagio, per migliorare le modalità degli interventi.

I vincenziani costituisco-no una preziosa risorsa per

La carità, il dono più preziosodi Rosanna Schiraldi

Un volume ricostruisce l’opera dei vincenziani in città

la comunità e il loro impegno gode del riconoscimento de-gli organismi ufficiali.

Nelle scorse settimane, presso la sala degli specchi, a Palazzo Gentile, il gruppo di volontariato vincenziano ha presentato il volume “Le opere di San Vincenzo De’ Paoli a Bitonto”, a firma di Michele Muschitiello e Ma-rino Pagano per le Edizioni Secop, in occasione dei 160 anni di attività.

Il libro, i cui ricavi saran-no devoluti in beneficenza,

descrive l’impegno dei figli e delle figlie dell’ordine nella nostra città e delle varie con-gregazioni fondate da San Vincenzo, così come dei laici.

Un’opera che porta un importante contributo alla storia nazionale di tutti i gruppi di volontariato vin-cenziano. Marino Pagano ha coordinato gli interventi del-le personalità intervenute, a cominciare da Pasquale Mi-nunni, commissario straor-dinario del Comune, Stella Sanseverino, consigliera di

Parità alla Provincia, Piera Rutigliani, presidente del gruppo di volontariato vin-cenziano, Paola Santorelli Ciriello, vicepresidente regio-nale dell’associazione, padre Pasquale Rago, missionario vincenziano e suor Rita Bla-si, figlia della Carità.

Dopo la relazione di Mu-schitiello e il saluto dell’ar-civescovo, mons. France-sco Cacucci, tutti i presenti hanno letto la “Preghiera dei Vincenziani” del missionario padre Giuseppe Menichelli.

Un evento lieto come la fe-sta del papà non può che stimo-lare tutto l’affetto e la creati-vità dei bambini. A raccogliere tanto entusiasmo ci ha pensato “Una… teca per tutti”, che si è fatta promotrice di un concor-so di poesia per gli alunni delle elementari.

Pronte hanno risposto all’ap-pello le scuole Caiati, Cassano, Fornelli e Modugno-Rutigliano: il centro di socializzazione di via Mazzini è stato letteralmen-te sommerso da più di trecento elaborati. Una partecipazione così ampia, che ha costretto gli organizzatori a cambiare il giorno della premiazione, fis-sato inizialmente al 19 marzo, festa del papà, e la location.

Un concorso di poesia per la festa del papà

UN AMORE IN vERSICosì, il 21 marzo, giornata

mondiale della poesia (felice coincidenza), ad accogliere il numerosissimo pubblico è stata l’aula magna dell’istituto com-prensivo Modugno-Rutigliano.

L’arduo compito di esami-nare le poesie è stato affidato ad una giuria competente, for-mata dalla dott.ssa Giovanna Moretti, dal prof. Pasquale Mossa, dall’ins. Lucy Cavezza-le e dal poeta Domenico Fer-rovecchio. Due le categorie: la prima, riservata ai bambini fino alla terza elementare, ha visto premiati a pari merito France-sco Castro e Nicola Papappicco, alunni della III A dell’istituto Modugno-Rutigliano, con la loro ins. Giuseppina Benassi; sul po-

dio della seconda categoria, per le classi successive, è sa-lita Iris Castellaneta, alunna della IV D dell’elementare Caiati, accompagnata dall’ins. Francesca Mastronicola.

Due i premi speciali: il pri-mo assegnato alla classe I E della scuola Fornelli, coordi-nata dall’ins. Angela Perrino, il secondo alla scuola dell’in-fanzia del II circolo didattico, sotto la guida dell’educatrice Grazia Bruno. Tanta la sod-disfazione degli alunni, degli insegnanti e dei genitori: so-prattutto dei papà, protagoni-sti assoluti della giornata ed esempi imprescindibili nella vita.

di Domenico Schiraldi

Il tavolo dei relatori nell’incontro a palazzo Gentile

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Ci risiamo. L’obelisco ca-rolino, realizzato da Carlo di Borbone, all’indomani della famosa battaglia di Biton-to, e posizionato al centro di piazza “26 Maggio 1734”, nel luogo dove si svolse lo scon-tro tra le truppe spagnole e quelle austriache, determi-nante per la guerra di suc-cessione polacca e per la ricostruzione del regno me-ridionale, è stato imbrattato dai soliti ignoti.

Fu il gen. Giuseppe Car-rillo, conte di Montemar, a far progettare e costruire l’o-belisco tra gli ulivi del campo di battaglia. L’ingegnere del genio Giuseppe Medrano fu incaricato del progetto, men-tre i lavori furono diretti dal tenente colonnello France-sco Rorro e dall’ing. Gioac-

L’obelisco “rivisitato” dai soliti ignoti

di Pasquale Fallacara

chino Magliano, coadiuvati dal sacerdote bitontino Ni-cola Pasquale Valentino, so-prannominato “priscizzo”.

Oggi, alla vigilia del 278° anniversario della leggenda-ria battaglia, le quattro lapi-di marmoree con le iscrizioni dettate dal Tanucci, ministro di Carlo III, dedicate rispet-tivamente a Filippo V, re di Spagna, delle Indie e delle Due Sicilie, a Carlo III, in-fante di Spagna, re di Napoli e di Sicilia, duca di Parma e Piacenza, al gen. Giuseppe Carrillo, conte di Montemar, e all’esercito spagnolo, appa-iono sfregiate da innumere-voli scritte.

L’ennesimo scempio con-sumato sotto gli occhi di tutti. L’ennesimo sfregio al patrimonio culturale, passa-

LA CITTA’ DELLA PIETRA

La memoria sfregiata

to nell’indifferenza generale. Eppure di un recupero del vetusto monumento si parla da anni. Esiste un progetto redatto dal liceo scientifico che attende di essere posto

in pratica. Che cosa si atten-de a realizzarlo?

[email protected]

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“Ritornare al primo amore” è il tema dei tre incontri, promossi dalla chiesa del Crocifisso in occasione della Pasqua.

Relatore, padre Marcelo Barros, 66 anni, brasiliano, monaco benedettino, biblista e teologo della liberazione.

Al centro della sua riflessione le ra-gioni della crisi del mondo attuale, a cui viene contrapposto il ritorno ad una spiritualità collettiva.

Una proposta che non si discosta dai principi della dottrina cristiana, ma che li proietta verso nuovi orizzonti di spe-ranza e unità.

Il tema del “ritorno al primo amore” è legato all’esperienza del reinnamora-mento dell’uomo verso Dio; un progetto che non può non transitare attraverso l’esperienza di una chiesa “pasquale”, intesa come una comunità in cammino, che guarda al futuro ed è aperta al dia-logo.

Una chiesa della “resistenza”, “alter-nativa”, che sia in grado di affrontare le difficoltà del mondo in cui viviamo; ma che, soprattutto, sia capace di testimo-niare il progetto di Dio in mezzo a tante sofferenze.

La chiesa pasquale è una chiesa del-

Marcelo Barros ospite della parrocchia del Crocifisso

Il futuro è una chiesa pasquale

la libertà e della liberazione; libera da una religione imprigionata nelle proprie tradizioni ma anche dalle sovrastruttu-re ideologiche della cultura dominante.

Padre Marcelo Barros, autore di oltre una quarantina di saggi tradotti in tutto il mondo, è stato ordinato sacerdote nel 1969 dall’arcivescovo dei poveri mons. Helder Camara, di cui è stato stretto collaboratore. Ha fondato il monastero dell’Annunciazione a Goias, nel centro del Brasile, ed è autore di 40 volumi di cui 11 tradotti in Italia.

Lo abbiamo intervistato al termine delle sue conferenze.

Quanto ha inciso la vicinanza con mons. Helder Camara nella sua for-mazione spirituale?

Ero molto giovane quando ho comin-ciato a collaborare con Helder Cama-ra. Egli mi ha aperto a due dimensioni importanti del “lavoro della Chiesa”. La prima, è che la nostra missione è reli-giosa ma anche sociale, politica, uma-na. La seconda, è l’apertura sincera del-la chiesa cattolica alle altre chiese e alle altre religioni.

Lei ha fondato il monastero dell’Annunciazione a Goias, nel cen-

tro del Brasile…Io sono stato il primo coordinatore

per vent’anni, dal 1985 al 2005. Il mo-nastero, in realtà, era una comunità molto piccola, debole, fragile, e l’ordine benedettino ha deciso alla fine di chiu-dere il monastero.

Quali sono i suoi progetti?Sono impegnato ad aiutare i mona-

steri che esistono ad aprirsi di più al mondo, ad animare le comunità lai-che, a vivere una vita di spiritualità più profonda. Il monachesimo, in realtà, non ha bisogno di un convento, di una struttura; ha bisogno, soprattutto, di una comunicazione mondiale tra tutti i credenti. Io penso ad un monachesimo moderno, laicale e non clericale. L’idea è quella di un “monastero invisibile”, senza un edificio, senza una gerarchia, senza una regola, se non il Vangelo di Gesù riletto a partire dagli esclusi del mondo. Il “monastero invisibile” è un cenacolo della resistenza, una picco-la comunità viva, con un’attenzione ai problemi del mondo e con una cono-scenza sociale più critica.

di Angela Ubaldino

Don Vicenzo Cozzella, parroco del Crocifisso, introduce padre Marcelo Barros. Foto M.Robles

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Ok, siamo d’accordo, il titolo dell’articolo e’ inquietante ed anche inutilmente allar-mante. Ma e’ di una specie di epidemia che si tratta. Ocra o impero, cedro o fluo,

qualunque sia la tonalita’ o la sfumatura, il giallo impazza nelle vetrine e sugli scaffali delle boutique della citta’. 1. Tshirt Odi et Amo (99 Euro, Sgaramella Boutique - Via della Repubblica Italiana). 2. Tshirt 4giveness (65 Euro, Suite 43 - Via della Repubblica Italiana). 3. Giacchino Jucca stile Chanel misto lana e cotone fiammato (199 Euro, Sgara-

-mella Boutique - Via della Repubblica Italiana). 4. Doppiopetto Peuterey (379 Euro, Giallo - Via della Repubblica Italiana). 5. Giacca VDP (787 Euro, Menfi&Faro - Via G. Matteotti). 6. Tshirt Who’s Who (179 Euro, Menfi&Faro - Via G. Matteotti). 7. Gonna in pizzo giallo impero firmata Pinko (165 Euro, Malibu’ - Via F. Cavallotti ang. Via R. Gomez). 8. Maglia lavorata fishnet di Try Me (135 Euro, Miss Terry - Via della Repubblica Italiana). 9. Abito anni ‘50 Celyn B (228 Euro,

Malibu’ - Via F. Cavallotti ang. Via R. Gomez). 10. Top smanicato in viscosa Trou Aux Biches (160 Euro, Suite 43 - Via della Repubblica Italiana). 11. Cardigan Who’s Who (247 Euro, Menfi&Faro - Via G. Matteotti). 12. Pantaloni VDP (275 Euro, Menfi&Faro - Via G. Matteotti).

13. Abito con nastro in raso nero in vita di Celyn B (420 Euro, Malibu’ - Via F. Cavallotti ang. Via R. Gomez). 14. Decolte’ Elisabetta Franchi (299 Euro, Malibu’ - Via F. Cavallot-

-ti ang. Via R. Gomez). 15. Pochette Follow me by Mirella Scalzo (100 Euro, Miss Terry - Via della Repubblica Italiana). 16. Sneakers Soisire Soiebleu, tomaia foulard e lacci in raso blu (169 Euro, Suite 43 - Via della Repubblica Italiana). 17. Borsa in pelle trapuntata con borchie applicate Due di Picche (179 Euro, Suite 43 - Via della Repubblica Italiana). 18. La borsa di Pomikaki Tokyo (70 Euro, Sgaramella Boutique - Via della Repubblica Italiana) e’ priva delle fibbie che vedete: si tratta di una stampa eseguita sulla pelle, applicata su canvas. Per finire, la col- -lana qui intorno e’ in vendita presso l’anzi citata -lana qui intorno e’ in vendita presso l’anzi citata boutique Menfi&Faro (70 Euro).

Febbre Gialla

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Ha i tratti della ricerca certosina ma, allo stesso tempo, accessibile a tutti, l’opera “Gli evirati cantori e il mito di Orfeo”, a firma di Vin-cenzo Villani.

Villani, tenore afferma-to a livello internazionale, ha all’attivo interessanti lavori sulla tecnica del canto e dell’arte sceni-ca.

L’ultimo è uno studio sul tema dei castrati, i celebri can-tanti che, avendo su-bito un intervento di orchiectomia (aspor-tazione di uno o di en-trambi i testicoli) prima della pubertà, possedeva-no particolari ed altissime capacità vocali.

Il fenomeno divenne ben pre-sto di costume, espressione di un’epo-ca di burle, lazzi e cicisbei, ma anche dei soprusi del sollazzo degli agiati.

Fenomeno che l’autore ama associa-re al mito di Orfeo, poeta e musico della

di Marino Pagano

Tracia, figlio di Apollo e della musa Cal-liope, ispiratore di musicisti (sulle

opere a lui orientate Villani si sofferma parecchio).

L’agile libro ap-profondisce e pre-

senta al lettore le biografie arti-stiche di alcuni tra i più noti castrati. Cita-to più volte, ad esempio, il bitontino Gaetano Ma-jorano, so-pranista, det-to il Caffarelli

o il Caffariello (1710–1783).

Allievo del com-positore napoletano e

grande maestro di canto Nicola Porpora, visse e girò a

lungo per tutto lo Stivale. Probabilmente ispiratore e maestro

del Farinelli (l’andriese Carlo Broschi, amico e collaboratore del Metastasio, di

Ritratto a tutto tondocui si parla molto nel volume), compa-re nel romanzo storico “Un grido fino al cielo”, della scrittrice statunitense Anne Rice.

Anche Caffarelli fu vicino a Metasta-sio. Fu inoltre amatore anche di donne e assai chiacchierato per i suoi capricci e il carattere irascibile e bizzoso.

Al centro del testo anche altri nomi: Gaspare Pacchierotti, Girolamo Cre-scentini, Giovanni Battista Velluti (che lavorò col Rossini e che cantò arie dalle opere di Tommaso Traetta), Alessandro Moreschi.

Fu, costui, l’ultimo castrato famoso, morto nel 1922.

Un Motu proprio del papa Pio X, datato 1903, già aveva contribuito ad evitare ogni “profanità” durante le esi-bizioni del bel canto.

Ma era stato, nel XIX secolo, il Ro-manticismo, con opere basate sulla di-stinzione tra voce maschile e femmini-le, a provvedere alla crisi del mito dei castrati. Un’appendice finale dedicata al tema “Gluck e Calzabigi. La riforma del melodramma” chiude egregiamente il bel lavoro di Villani.

Nel volume di Villani un’accurata biografia di Caffarelli

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Non si perdono mai coloro che amiamo perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere.Nel dolce ricordo di una vita serena trascorsa insieme, continuiamo a portare nei nostri cuori l’immenso amore che ci hai trasmesso.

Anniversario

ARCANGELO RIZZI22.4.2005 -22.4.2012

Vaga stordito il ricordo di te nella nostra menteStordito perché gli occhi non vedonopiù quello che la mente cerca.Presente e vivido il ricordo di te nei nostri cuoriCuori che hai marchiato a fuocoCon il tuo sorriso,con la tua generosità, con la tua dispo-nibilità, con il tuo AMORE.Forte e sicura la certezza del tuo vivere la VITA ETERNA,sicura la certezza della tua beatitudinesicura la certezza di rincontrarti in Cielo…un giorno.Figlia, Sorella, Zia, “mamma” e “non-na”…Ruoli che hai interpretato E vissuto magistralmente, lasciando un vuoto che nessuno mai potrà più colmare.Ti abbiamo amata perché hai saputo farti amareE continueremo ad amartiaffinchè chi ci circonda possa capireQuale grande, meraviglioso, incontenibile sentimento siaL’AMORE in cui ci hai fatto vivere.Sei e sarai sempre nei nostri cuori!

I nipoti e i pronipoti

Anniversario

IRENE MUNDO15/10/1926 - 28/01/2012

A dieci anni dalla sua scomparsa,il figlio Michele con Maria Fumaroli, i nipoti Pierfrancesco, Matteo con Grazia Morgese e la piccola Marianna, la ricor-dano con immutato rimpianto a quanti la conobbero e la stimarono in vita.

Anniversario

VINCENZA SARCINELLI ved UVA

4.4.2002 - 4.4.2012

Cara Teresa,sono passati ormai 10 anni dalla tua scomparsa. La tua assenza a volte è stata dura.Ma anche nei momenti più disperati abbiamo avvertito la tua presenza, perché ti sentiamo vicino come un angelo che guida i nostri passi; ti chiediamo di farlo sempre, perché è troppo forte l’amore che ci lega. Ti vogliamo bene.La tua famiglia

Anniversario

TERESA MAGGIO4.4.2002 -4.4.2012

Cara bisnonna Concetta,il tuo ricordo sarà sempre nei nostri pensieri. Tutto parla ancora di te nella casa della nonna. Noi sappiamo che anche dall’alto dei cieli tu veglierai su di noi.Ti ricorderemo sempre con infinito affetto e tenerezza

Daniele e Debora

Anniversario

MARIA CONCETTA UNGARO21.04.24 -12.4.2012

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VINCENZA SARCINELLI ved UVA

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Schivo, ombroso, apparentemente distante. Se non lo conoscessi da tanti anni (una decina) conti-

nuerei a pensare che Franco Tullo non ha nessuna voglia di uscire allo scoperto, di mostrare il suo lavoro.

In realtà, il suo scudo è fatto della stessa materia dei suoi lavori: aria, brezza, sospiri. Che scorrono anonimi tra le dita solo a chi non sa ascoltare.

Franco Tullo non ha nessuna voglia di farsi capire per forza; a lui non importa dichiarare, rivelare; piuttosto preferisce affidarsi a quell’immaginazione, a quel mondo sotterraneo e silenzioso cui attinge per dar vita alle sue creazioni.

Il silenzio… È proprio una delle arterie principali del suo lavoro, della sua personale filosofia.

Riflessione, incanto, tumulto e silenzio.Lo stesso che aleggia pesante e pregno nei suoi lavori.Da autodidatta, Franco si avvicina alla pittura, alla

scultura, all’assemblage.Quest’ultima, la scelta estetica che guida i suoi ultimi

lavori, piccoli scrigni di vite recuperate da morte certa.Franco raccatta, recupera, scova tra tutto ciò che più

nulla avrebbe da dire, se non fosse per la sua ostinata voglia di rimettere in gioco ciò che altri buttano via. E li accosta insieme, con amorevole intento, secondo logiche intime e palesemente occulte, ottenendo scatole che rac-chiudono un nuovo universo dell’essere. Miraggi, missive inconfessate, creature fantastiche.

È proprio in questo rinvenimento, spesso casuale, altre volte ricercato, che nasce quel magico rapporto di scam-bievole necessità tra artista e opera.

Eggià, perché non sono solo quegli oggetti scaricati senza pena a ricevere una seconda chance, ma è soprat-tutto l’artista che sugge da essi linfa per procedere nel suo percorso. Franco ha, in qualche modo, bisogno di quegli scarti (carta, legno, plastica, vetro, ferro…) per animare e dare un senso alla sua frenetica ricerca.

L’object trouveau, così, acquista una dignità netta-mente superiore alla sua originale funzione d’uso, perché un foglio di legno malmesso diventa petalo, un bullone occhio, un ceppo corda scossa al vento.

Franco supera la pratica del riciclo, verso una riscrit-tura e una risignificazione del manufatto pensosa e più concettuale. Ogni scatola allude, invita alla riflessione, schianta. E dichiara senza pretese.

La consistenza varia, come variano peso e forma degli oggetti, che nell’operazione dell’artista si perdono nel nuo-vo universo di senso.

Tutto è capovolto, compresso, dilatato e traccia linee di una meditata e dura introspezione. Secondo un pro-cedimento che ha radici dada, tutto diventa potenziale, tutto si azzera, tutto si mescola acquistando nuova veste semantica. L’artista produce ciò che lo rappresenta, che segna un momento, un ricordo, un desiderio. E attinge a quella straordinaria folla di anonimi volti del nulla che grazie alla sua lirica attesa si rianimano in una veste rin-novata.

LA GALLERIA

La pittura e gli assemblage di Franco Tullo

Paesaggiinteriori

di Lucia Anelli

Nelle foto due tele di Franco Tullo e alcune “scatole”

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di Marino Pagano

Sei mesi a Gerusalemme, a stretto con-tatto con la storia e l’arte orientale.

Federico II, puer Apuliae ma innanzitut-to stupor mundi, non poteva restarne indif-ferente.

Ecco, così, che Castel del Monte, mera-vigliosa struttura da lui voluta nelle terre della Murgia, non sfugge anche ad un’ideale primogenitura orientale.

Sull’edificio federiciano si è detto di tut-to, probabilmente troppo.

Si tratta di un’affascinante architettura collocabile in un tempo storico ben preciso. La parola, allora, vada agli storici o agli ar-chitetti.

Dunque, se si vorrà leggere di Castel del Monte come opera storica medievale, si dovranno leggere Giosuè Musca, Raffaele Licinio, Franco Cardini. Se, invece, si vor-ranno approfondire gli aspetti artistici, ecco gli studi, tra gli altri, di Maria Stella Calò Mariani e Gioia Bertelli.

Giuseppe Fallacara e Ubaldo Occhinegro sono due architetti.

La loro teoria, benissimo esposta nel volume “Castel del Monte, nuova ipotesi comparata sull’identità del monumento” (Gangemi editore), è più o meno la seguen-te: l’esprit de geometrie dello svevo sarebbe stato rivolto nientemeno che all’edificazio-ne di una sorta di centro benessere ante-litteram.

Un hammam, insomma, come gli omo-nimi complessi termali in cui ancora oggi i musulmani effettuano i loro lavacri spiri-tuali e rituali. L’ipotesi funzionale si sposa anche assieme ad una serie effettiva-mente sorprenden-te di anomalie della struttura.

Dunque, il co-siddetto castello sa-rebbe stato pensato come tempio per la cura e la riabili-tazione del corpo, “progettato come un padiglione ove esercitare le arti mediche e farma-ceutiche”. Ma le prove?

I nostri autori sciorinano uno ad uno gli elementi a favore della tesi (che sta riscuotendo successo ma anche aperte contrarietà tra i medievisti, uno su tutti proprio il professor Licinio).

Ci si potrebbe chiedere, ad esempio, come venisse prodotto il calore, necessario ad un ambiente del genere. Sul modello dei bagni siriani, pare si sfruttassero i camini presenti nelle varie sale dell’edificio, utili a riscaldare l’acqua e a diffondere il vapore.

Un interessante saggio degli architetti Fallacara e Occhinegro

Castel del Monte svelato

C’è da dire, in effetti, che molti degli in-dizi proposti fanno sorgere qualche dubbio anche ai più trinariciuti sostenitori delle tesi tradizionali, per lo più attenti a che ogni te-oria, pur seducente, non appaia slegata dal contesto storico. Ma vediamoli, questi indizi.

Il toponimo antico, tanto per cominciare, vale a dire prima dell’edificazione della struttura, era noto come Santa Maria del Monte Balneo-lo, per via di un monastero cister-cense insistente sulla collina e per la presenza, nei pressi, di un or-mai sparito tor-rente, l’Aveldium.

Un toponimo che prefigura e conferma l’esi-stenza di acqua nella zona, dunque. Passiamo agli spazi interni.

Parole di Fallacara e Occhinegro: “Si è ritenuto per molto tempo che le sale non avessero una gerarchia, eppure a fronte di una evidente uguaglianza morfologica, fa riscontro una disomogeneità nella disposi-

zione degli elemen-ti funzionali come i camini ed i servizi igienici, la dimen-sione delle finestre e l’ubicazione delle stanze e delle scale nelle torri”.

E così, seguen-do il percorso di un eventuale fruitore dell’hammam, nel libro si spiega la “logica motivazio-ne funzionale” che volle l’edificazione del complesso.

L’atrio ottago-nale doveva essere il frigidarium del palazzo, con al cen-

tro la scomparsa vasca per lavarsi e puri-ficarsi, “una sorta di primo passaggio del percorso termale per l’imperatore e la sua corte”.

Ecco poi le cisterne, le modanature, le volte, le porte, i camini, le panche.

Il libro, infine, è ricco di illustrazioni, ri-sultando coinvolgente anche per questo.

Sopra e a destra, due immagini di Castel del Monte. Foto G. Lo Porto

Gli arch. Giuseppe Fallacara e Ubaldo Occhinegro, autori del saggio. Foto G. Lo Porto

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Carla Regina sarà pro-tagonista di “Terra promes-sa”, programma di una delle principali reti della tv olan-dese.

Una splendida occasione per presentare “Le cose che non ti ho detto, pagine qua-lunque in un giorno qualun-que”, il nuovo spettacolo con cui l’artista sta compiendo un tour, che ha toccato an-che Bitonto, la sua città na-tale.

Mezzosoprano, Carla, dopo un periodo di quattro anni, trascorso a Milano, per conseguire il diploma di mu-sica vocale da camera e can-to lirico, nel ‘98 si è trasferi-ta ad Amsterdam, in Olanda, realizzandosi con successo nella vita e nel lavoro.

L’artista in tour con “Le cose che non ti ho detto”

CARlA SI “CONfESSA”

Numerosi i progetti che la vedono autrice e protagoni-sta. L’ultimo, dal titolo “Etni-ca”, è una sorta di filo rosso che lega le melodie orientali, quelle napoletane e le sono-rità dei neri d’America.

Ma la cantante ha dato vita anche ad una fondazio-ne, “Voice Actually”, che si occupa della realizzazione di progetti teatrali, che fondono musica e arte: i brani vocali fanno da sottofondo a mo-stre d’arte o a videoinstalla-zioni. Con la sua fondazione conta di allestire spettacoli anche qui a Bitonto.

Nell’attesa di questi pro-getti, Carla ha reso omaggio alla sua città con la serata svoltasi presso la chiesa di San Giorgio, nel borgo anti-

di Maria Grazia Lamonaca

co. Uno spettacolo, scritto, diretto e interpretato dalla stessa Regina, che unisce musica e recitazione.

Accompagnata al piano-forte da Emanuele Modugno e alla chitarra da Roberto Lisi, la cantante ha alternato l’esecuzione di brani di Ha-endel, Rossini, Traetta, Ca-valli, Cesti, Ives, Sting e Pino Daniele con la recitazione di testi da lei stessa concepiti. Brani che parlano dell’espe-rienza maturata, della scelta di trasferirsi in Olanda, della nascita della figlia, del senso della vita.

Lo spettacolo, realizzato in collaborazione col Comu-ne, Centro Ricerche e Fra-tres, ha avuto l’obiettivo di sostenere il progetto “Ma-

ternità Lia Speranza”, pro-mosso dalla Società missioni africane per raccogliere fondi da destinare alla costruzione di un ospedale in Angola.

Nell’attesa, dunque, della puntata sull’artista bitonti-na di “Terra promessa”, da guardare in streaming sul sito del canale Nederland2, invitiamo i lettori a visitare il sito personale (www.car-laregina.com) e quello della sua fondazione (www.voice-actually.com). Sarà l’occa-sione per scoprire il talento e i progetti di una delle voci più interessanti della scena culturale contemporanea.

Nella foto, Carla Regina col chitarrista Roberto Lisi

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STARBENE

del dott. Pasquale Lovero

Per ematuria s’inten-de, in generale, la presen-za di sangue nelle urine.

Si parla di microema-turia o di macroematuria, nei casi in cui, rispetti-vamente, la presenza di globuli rossi è rilevabile soltanto all’esame micro-scopico del sedimento uri-nario o le tracce di sangue nelle urine sono visibili ad occhio nudo.

Il fenomeno è più fre-quente nel sesso femmini-le con un rapporto di 3:1 e tende a crescere, come frequenza, in entrambi i sessi, nella quarta e quin-ta decade di età.

Esistono, inoltre, for-me di pseudoematuria, dovute a sostanze colo-ranti di varia natura ed origine, come emoglobi-nurie, mioglobinurie, por-firinurie, o all’effetto di farmaci come rifampicina,

Ematuria, diagnosi e rimedifenacetina, metronidazolo, eparina, anticoagulanti.

La macroematuria può essere legata a problemati-che mediche oppure a cause prettamente urologiche.

Tra le prime (più rare) ricordiamo alcune glomeru-lonefriti, nefropatie tubulari (ad esempio, la necrosi da avvelenamento), la panarte-rite nodosa, le epatopatie, la coagulazione intravascolare disseminata, l’emofilia.

Tra i problemi urologici che danno origine a macro-ematuria, ricordiamo tutta una serie di patologie del-la donna e dell’uomo, più o meno frequenti.

Ogni tratto delle vie escretrici può causare ema-turia e, dunque, la diagnosi viene effettuata sulla base di un accurato esame anamne-stico, di analisi di laborato-rio, di tecniche di imaging. Tra le principali patologie

che danno luogo ad ematu-ria ricordiamo il carcinoma della vescica, la calcolosi urinaria, la cistite, i tumori della prostata e prostatici, il carcinoma renale, i traumi dell’apparato urinario, la Tbc urinaria, il cistorettocele, la ptosi renale, le malformazio-ni renali.

I tumori della vescica rap-presentano la più frequente causa di macroematuria nell’uomo.

In un soggetto di mezz’e-tà affetto da ematuria iso-lata, senza altri sintomi, è necessario eseguire l’esame delle urine con ricerca cito-logica e poi anche l’ecografia dell’apparato urinario. Se all’eco dovesse risultare una neoformazione aggettante nel lume vescicale, occorre effettuare una cistoscopia con resezione endoscopica della neoformazione e suc-cessivo esame istologico. Se

all’eco, invece, si riscon-trasse una neoformazione renale, si deve ricorrere alla Tac dell’apparato uri-nario, ad un esame radio-logico del torace e ad una scintigrafia ossea total body, al fine di escludere eventuali metastasi.

Attualmente, ferme re-stando le indagini clinico-anamnestiche del medico di medicina generale, l’ac-curatezza delle metodiche diagnostiche a nostra di-sposizione, consente una diagnosi abbastanza pre-cisa, per la scelta della te-rapia più adatta, volta alla rimozione della causa.

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Per il quarto anno consecu-tivo, l’arch. Gianfranco Spada si cimenta, con successo, nell’or-ganizzazione della “Settimana Traetta”, appuntamento ormai irrinunciabile per i numerosi fans del nostro più celebre com-positore.

Una kermesse itinerante (dal 30 marzo, giorno della na-scita di Traetta nel 1727, al 6 aprile, data della sua scomparsa nel 1779) tra Venezia, Londra e Valencia, divisa in cinque sezio-ni tematiche, con cui il nostro concittadino, da anni residente in Spagna, cerca di ricostruire la vita del musicista e della so-cietà in cui operava.

“Fil rouge” dell’iniziativa il “Traetta recorded”, un omag-gio ai cinquant’anni della musi-cassetta.

“Un mezzo -spiega Ganfran-co Spada- che ha rivoluzionato l’ascolto della musica e ne ha permesso la democratizzazione sia in ambito professionale sia amatoriale. Numerose sono le registrazioni su musicassetta di composizioni di Traetta; per

Quarta edizione della “Settimana Traetta”

Un cult per i fans di Traetta

di Domenico Schiraldi

anni, l’unico modo per conosce-re le sue opere. Il leitmotiv di questa edizione è il riascolto delle principali registrazioni, tratte dal fondo digitale del Progetto Traetta.com”.

Ma la “Settimana Traetta” è stata anche l’occasione per ce-lebrare una serie di anniversari: i sette anni di attività del Traet-ta.com; i 250 anni dalla prima rappresentazione della “Sofo-nisba” alla corte di Manheim (1762), oltre che dell’ “Ales-sandro nelle Indie” a Reggio Emilia e di “Zenobia” a Roma; i tre anni di Tommaso Traetta e Traetta Society in Facebook.

La cerimonia di chiusura ha visto la premiazione, presso lo storico Caffè Florian a Venezia, di Alan Curtis, classe 1934, mu-sicologo e direttore d’orchestra americano, “per il suo costante impegno nella riscoperta del patrimonio melodrammatico europeo ed in particolare per avere riportato per primo, in epoca moderna, sulle scene ve-neziane della Fenice il ‘Buovo d’Antona’ ”.

Sopra il manifesto della rassegna. Sotto, il maestro Alan Curtis, vincitore del premio collegato alla Settimana Traetta

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PERISCOPIO

L’uomo come risorsa Dante ritrovato

La sede di Universus Csei, a Bari, ha ospitato l’incontro per la presentazione del volume “La pianificazione strategica a misura d’uomo” di Roberto Lo-russo.

Già autore di altri libri sui processi di innovazione e ap-prendimento continuo, l’autore ha affrontato un tema di gran-de attualità, “La pianificazione strategica”, interrogandosi sul ruolo che l’uomo, inteso come risorsa, deve ricoprire avendo come obiettivo la realizzazione del bene comune.

Lorusso, inoltre, offre validi suggerimenti sul percorso da intraprendere per raggiungere

l’eccellenza. L’obiettivo è va-lorizzare la risorsa uomo, come elemento centrale di qualsiasi processo economico e di svilup-po, rivoluzionando il pensiero comune, secondo cui il denaro, il Pil e il profitto a tutti i costi costituiscono la preoccupazione principale di ognuno.

Una tematica di grande in-teresse, come testimoniato da una serie di quesiti posti dal fol-to uditorio, seguiti agli interven-ti di Nicola Costantino, rettore del Politecnico, Mariella Pap-palepore, presidente del terzia-rio innovativo di Confindustria Bari e BAT, e Giancarlo Tanucci dell’università di Bari.

“La Compagnia del Fau-no”, con la regia di Pino Pe-trosillo, por-ta in scena, presso l’isti-tuto Gorjux di Bari, “La Divina Com-media”.

Un viaggio originale e coinvolgente dall ’ Inferno al Purgatorio al Paradiso, realizzato attraverso il lin-guaggio della musica, della danza e della poesia.

Un’esperienza che, in-tegrando la classica me-

t o d o l o g i a scolastica, consente di avvicinare i ragazzi del-le scuole secondarie al capola-voro dan-tesco ma anche di iniziare un p e r c o r s o

interiore alla riscoperta del senso più autentico dell’a-more.

Arte al femminileS’intitola “Trapped” la

personale di Christina Cal-bari in corso all’ARTcore Gallery di via De Rossi, 94 a Bari.

Un’iconografia, dichia-ratamente femminile, sud-divisa dall’artista greca in due sezioni: i disegni Game Traps e le fotografie Unfol-ding Absence.

Due modalità espressivi che raccontano, attraverso acquerelli e fotografie, il di-sagio della donna, in par-ticolare nel passaggio tra la giovinezza e l’età adulta, quando l’identità si forma e si trasforma.

Le donne o le ragazze ap-paiono intrappolate in con-torsioni di corpi e di pensieri,

quasi incatenate mentre ten-tano disperatamente di spic-care il volo.

Spesso ammassate e

di Salvatore Lorusso di Salvatore Lorusso

di Salvatore Lorusso

Il giorno 15 marzo 2012 presso l’Università di Bari Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, si è laurea-ta Rosa Delvino, discutendo la tesi dal titolo “Legislazione del turismo – Dialogo interculturale e interreli-gioso tra Oriente e Occidente in seno all’Unione Europea”

Relatore Docente Chiar.mo Prof. Ivan Ingravallo

Felici e orgogliosi del traguardo raggiunto lo annunciano i genitori

Vincenzo e Grazia, la sorella Dania, il fidanzato Nicola.Abbiamo sempre creduto nelle tue potenzialità e ora ne

abbiamo avuto conferma.Un abbraccio e un futuro radioso da tutti noi, Dottoressa.

Il 20 marzo presso la facoltà di Economia e Commercio dell’Univer-sità degli Studi di Bari si è brillan-temente laureata Venerina Perrini, conseguendo la Laurea Magistrale in Consulenza Professionale per le aziende, discutendo la tesi dal titolo: “Il contraddittorio nella fase dell’ac-certamento”

Relatore il chiarissimo prof. Anto-nio Uricchio

I genitori Mariella e Arcangelo, la sorella Patrizia, il fidan-zato Michele, le nonne e zia Agata augurano alla neo dottores-sa un radioso futuro professionale.

LAUREA LAUREA

omologate nell’apparente volontà di restare unite, si mostrano come un tutto in-distinto, composto di pezzi

tenuti tra loro da un unico abbraccio forte e stretto e sempre senza volto.

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La raccolta differenziata, come si sa, è l’unica seria strada da percorrere ai fini di un’effettiva e soprattutto consapevole conversione in risorsa del rifiuto.

L’ultimo dato relativo alla percentuale di raccolta differenziata effettuata nel-la città di Bitonto (gennaio 2012) reca la percentuale del 21,57%.

Si tratta di una cifra che segna passi avanti significa-tivi, seppur sempre insuffi-cienti a che davvero la dif-ferenziata sia sentita come obbligo civico-morale da par-te di tutti i cittadini.

Ricordiamo, ad esempio, che la percentuale imposta dalle vigenti norma-tive europee, nazio-nali e regionali per una differenziata de-gna di questo nome si attesta al 40%.

Intanto, però, si segnalano buone notizie in arrivo dal-la Regione Puglia in merito proprio alla raccolta differenzia-ta.

È noto infatti che il Comune di Biton-to, ad agosto 2011, ha proposto un inte-ressante progetto di potenziamento del-la raccolta integra-ta dei rifiuti. Siamo nell’ambito dell’Asse II del PO Fesr 2007-2013, indirizzato proprio all’avanza-mento e migliora-mento della gestione dei rifiuti mediante il rafforzamento delle strutture volte alla raccolta del differen-ziato.

Per decisione del-la Regione Puglia, Bitonto ha più che superato il “seve-ro” esame delle isti-tuzioni, vedendosi così destinataria del considerevole finan-ziamento di 236.571 euro.

Il passo succes-sivo prevede che Re-gione e Comune sot-toscrivano assieme un protocollo d’inte-sa per l’avvio pratico e fattivo delle varie attività finanziate.

Ma quali le misu-

DIFFERENzIATA, AvANTI TUTTAUn finanziamento della Regione per potenziare i dati e la qualità della raccolta

re previste e da mettere in atto?

Innanzitutto la partenza di una campagna di promo-zione del tema della diffe-renziata ancora più capillare e mirata di quelle già svolte negli scorsi anni e mesi, as-sieme ovviamente ad un si-stema efficace e sempre più scientifico di rilevamento dei conferimenti.

Strategico e determinante sarà, inoltre, estendere sen-sibilmente l’area in cui è già attivo il cosiddetto servizio porta a porta.

Seguono i necessari con-trolli e riscontri della pro-duzione dei rifiuti e del corretto conferimento degli

stessi presso gli uffici pubblici e le scuole.

Ci si potreb-be chiedere come agire nel concre-to, con quali stru-menti-strumenta-zioni.

Ebbene, la scienza e la tec-nologia oggi ven-gono in soccorso.

Un impian-to ad infrarossi, posizionato sui bidoni della diffe-renziata, consen-tirà, addirittura, di seguire e monitorare i rifiuti di ogni singola utenza laddove è in

vigore il porta a porta.

Ma lo sco-po non è cer-to meramen-te coercitivo: sono infatti previsti rico-n o s c i m e n t i per i cittadini più virtuosi e corretti.

La diffe-renziata è un obbligo civico, certo, ma for-se un’impo-stazione che

riconosca i meriti al cittadi-no più sensibile può fare al nostro caso.

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