Qui Summaga, n 86, 2013

72

description

Il bollettino della parrocchia di Summaga di Portogruaro chiuso in redazione il 3 giugno 2013.

Transcript of Qui Summaga, n 86, 2013

Page 1: Qui Summaga, n 86, 2013
Page 2: Qui Summaga, n 86, 2013
Page 3: Qui Summaga, n 86, 2013

1 1

Don Giuseppe, parroco

Il giorno 11 ottobre 2012, cinquantesimo anniversa-rio dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, è iniziato l’anno della fede.

È questo per ogni cristiano un forte invito ad inter-rogarsi sull’autenticità e profondità del proprio credo; che non passi invano e che, per tanti, non si riduca all’ “espletamento di pratiche religiose”, senza la verifica sincera della propria posizione di fronte a Gesù risorto. Sì, perché la fede è proprio la fiducia in Dio, fattosi uomo, morto e risorto per ognuno di noi! È credere in Dio quale si è rivelato, amore assoluto, verità di relazione!

Fede o scienza? Siamo tutti tentati di “dimostrare” le verità di fede, ma Dio, l’Ente Supremo, onnipo-tente e onnisciente come può essere capito dall’uo-mo, piccola creatura, limitata, in balia degli even-ti… ?

Proviamo a partire dal nostro “bisogno di senso”: chi siamo e perché esistiamo? Possiamo risponde-re con le scoperte della scienza, ma la scienza si ferma di fronte al mistero della causa prima; un razionalismo angusto non può arrivare a spiegare la verità dell’anima, il dono d’amore… non spiega neppure l’amore terreno. Nell’umana avventura dell’innamorarsi o dell’essere innamorati infatti entra in gioco un “quid” indefinito che fa scattare la scintilla.

La fede è questa scintilla che fa appello al cuore! È un atto di abbandono totale nelle braccia dell’Altissimo.

È un movimento che avviene però nella reciproci-tà: l’uomo si avvicina a Dio e Dio si avvicina all’uomo. L’episodio della Samaritana al pozzo ci ricorda che solo quando lei avrà attinto potrà otte-nere quell’acqua viva e sacra che le permetterà di non avere più sete. Dio vuole che facciamo il pri-mo sforzo: attingere l’acqua dal pozzo, cioè avvici-narci a Lui, pregare e ascoltare la sua Parola. Solo così può venirci incontro e colmarci della sua gra-zia che estingue la nostra sete e la nostra agitazio-ne. Lui si dona a noi, noi , ricambiando il suo amo-re, sperimentiamo la pace, sveliamo il mistero, il significato della nostra esistenza!

Chi crede in Dio fa la sua volontà, produce opere di carità, accetta il progetto fatto dall’onnipotente su di lui: “Chi rimane in me e io in lui, dà molto frutto, perché senza di me non potete far nulla… Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato”.

L’invito e l’augurio di questo anno della fede è quello di prestare attenzione alla voce dell’anima: le vie che portano alla fede sono più semplici, più umane di quanto pensiamo.

Ci manca, molte volte, la capacità di meravigliarci dell’“onnipotenza del Creatore, che ha fatto tutte le cose” e delle sue creature chiamate all’eternità!

“È futile discutere su questioni religiose. Ci vuole un desiderio personale di cercare la verità

con atteggiamento umile. Maria Santissima , nell’incontro con santa Elisabetta, ci ricorda che

la rivelazione di Dio è nascosta ai sapienti e ai saggi ma facilmente accessibile ai semplici”.

Cardinale John Henry Newman

Page 4: Qui Summaga, n 86, 2013

2

Ci impegniamo noi e non gli altri,

unicamente noi e non gli altri…

Ci impegniamo

senza giudicare chi non s'impegna,

senza accusare chi non s'impegna,

senza condannare chi non s'impegna,

senza disimpegnarci perché altri non s'impegnano…

Il mondo si muove se noi ci muoviamo,

si muta se noi mutiamo,

si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura.

La primavera incomincia con il nuovo fiore,

la notte con la prima stella.

Ci impegniamo per trovare un senso alla vita,

a questa vita, alla nostra vita,

una ragione che non sia una delle tante ragioni

che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore.

Si vive una volta sola

e non vogliamo essere "giocati"

in nome di nessun piccolo interesse…

Ci interessa perderci

per qualche cosa o per qualcuno

che rimarrà anche dopo che noi saremo passati

e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.

Ci impegniamo

a portare un destino eterno nel tempo,

a sentirci responsabili di tutto e di tutti,

ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare,

verso l'amore.

Ci impegniamo

non per riordinare il mondo,

non per rifarlo su misura, ma per amarlo;

per amare

anche quello che non possiamo accettare,

anche quello che non è amabile,

anche quello che pare rifiutarsi all'amore,

poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore

c'è insieme a una grande sete d'amore,

il volto e il cuore dell'amore.

Ci impegniamo

perché noi crediamo all'amore,

la sola certezza che non teme confronti,

la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

Ci impegniamo noi e non gli altri,

unicamente noi e non gli altri…

Ci impegniamo

senza giudicare chi non s'impegna,

senza accusare chi non s'impegna,

senza condannare chi non s'impegna,

senza disimpegnarci perché altri non s'impegnano…

Il mondo si muove se noi ci muoviamo,

si muta se noi mutiamo,

si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura.

La primavera incomincia con il nuovo fiore,

la notte con la prima stella.

Ci impegniamo per trovare un senso alla vita,

a questa vita, alla nostra vita,

una ragione che non sia una delle tante ragioni

che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore.

Si vive una volta sola

e non vogliamo essere "giocati"

in nome di nessun piccolo interesse…

Ci interessa perderci

per qualche cosa o per qualcuno

che rimarrà anche dopo che noi saremo passati

e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.

Ci impegniamo

a portare un destino eterno nel tempo,

a sentirci responsabili di tutto e di tutti,

ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare,

verso l'amore.

Ci impegniamo

non per riordinare il mondo,

non per rifarlo su misura, ma per amarlo;

per amare

anche quello che non possiamo accettare,

anche quello che non è amabile,

anche quello che pare rifiutarsi all'amore,

poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore

c'è insieme a una grande sete d'amore,

il volto e il cuore dell'amore.

Ci impegniamo

perché noi crediamo all'amore,

la sola certezza che non teme confronti,

la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

Ci impegniamo noi e non gli altri,

unicamente noi e non gli altri…

Ci impegniamo

senza giudicare chi non s'impegna,

senza accusare chi non s'impegna,

senza condannare chi non s'impegna,

senza disimpegnarci perché altri non s'impegnano…

Il mondo si muove se noi ci muoviamo,

si muta se noi mutiamo,

si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura.

La primavera incomincia con il nuovo fiore,

la notte con la prima stella.

Ci impegniamo per trovare un senso alla vita,

a questa vita, alla nostra vita,

una ragione che non sia una delle tante ragioni

che ben conosciamo e che non ci prendono il cuore.

Si vive una volta sola

e non vogliamo essere "giocati"

in nome di nessun piccolo interesse…

Ci interessa perderci

per qualche cosa o per qualcuno

che rimarrà anche dopo che noi saremo passati

e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.

Ci impegniamo

a portare un destino eterno nel tempo,

a sentirci responsabili di tutto e di tutti,

ad avviarci, sia pure attraverso un lungo errare,

verso l'amore.

Ci impegniamo

non per riordinare il mondo,

non per rifarlo su misura, ma per amarlo;

per amare

anche quello che non possiamo accettare,

anche quello che non è amabile,

anche quello che pare rifiutarsi all'amore,

poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore

c'è insieme a una grande sete d'amore,

il volto e il cuore dell'amore.

Ci impegniamo

perché noi crediamo all'amore,

la sola certezza che non teme confronti,

la sola che basta per impegnarci perpetuamente.

Don Primo Mazzolari Don Primo Mazzolari

Page 5: Qui Summaga, n 86, 2013

3

Chiara Amirante Comunità Nuovi Orizzonti

“Ho sempre cercato qualcosa capace di dare un senso profondo alla mia esistenza

Mi dicevo: ho una vita sola, voglio spenderla per qualcosa di grande!”

Chiara Amirante, nasce a

Roma il 20 luglio 1966.

Nel suo cuore l’affetto

per Gesù si manifesta

molto presto, al punto da

desiderare di ricevere, a

soli 5 anni, la prima co-

munione. Terminate le

scuole superiori, decide

di entrare in una comuni-

tà del “Movimento dei

Focolari”, completando

contemporaneamente gli

studi a Scienze Politiche.

Sono anni in cui sente

crescere il desiderio di

dedicarsi agli ultimi,

quando una gravissima

patologia la colpisce agli

occhi e la riduce presso-

ché alla cecità costringen-

dola a tornare alla vita in

famiglia. È in questo pe-

riodo di sofferenza che Chiara intuisce il disegno di Dio

a cui si affida chiedendo un “segno”. Dopo un momento

di preghiera intensa, giunge la guarigione improvvisa e

completa. Chiara non ha più dubbi: immediata è la scel-

ta di dedicarsi ai ragazzi di strada. Per due anni è alla

Stazione Termini, incontrando giovani soli, emarginati,

schiavi della droga, dell’alcolismo, nel mercato-

schiavitù della prostituzione, implicati in varie forme di

devianza e criminalità. Nel 1992 organizza un’equipe di

evangelizzazione: «Non è possibile parlare di nuo-

va evangelizzazione senza nuovi evangelizzatori, cri-

stiani rinnovati ogni giorno dal vangelo, perché siano

testimoni efficaci nella quotidianità. Per essere nuovi

evangelizzatori bisogna "rinascere dall'alto", con la con-

sapevolezza che i propri doni personali devono essere al

servizio del comune dono della fede, perché si rinasce in

un Corpo comune: la Chiesa! In fondo si tratta di for-

marsi alla scuola dell'unico Maestro per esserne disce-

poli nell'oggi storico in cui siamo chiamati.

Vogliamo fare nostra la parola di S. Paolo:

«Non è infatti un vanto annunciare il vangelo;

è un dovere: guai a me se non evangelizzo!»

(Corinzi 9,16)

Dopo aver fondato

nel 1993 l’Associa-

zione di volontaria-

to onlus Nuovi

Orizzonti, nel 1994

apre il centro nella

zona di Trigoria,

accogliendo i ragaz-

zi in difficoltà gratuitamente e basandosi sull’abbando-

no alla divina Provvidenza. Gli stessi ragazzi accolti

sentono l’urgenza di impegnarsi in una pastorale di

evangelizzazione di strada, alcuni (di cui molti prove-

nienti dalla strada) si impegnano con promesse di po-

vertà, castità, obbedienza e gioia. Il 13 dicembre 1998 a

Roma Chiara organizza la prima missione di strada di

quindici giorni a cui partecipano 200 giovani e nel feb-

braio del 1999 apre il centro Arcobaleno dell’Amore,

primo centro di evangelizzazione di strada, prima acco-

glienza, orientamento e prevenzione. Le sue iniziative

danno il via ad una nuova metodologia pastorale di

evangelizzazione di strada. Molte Diocesi invitano

Nuovi Orizzonti per poter realizzare esperienze simili,

coinvolgendo diverse realtà ecclesiali, avviando scuole e

centri di evangelizzazione. Il progetto e impegno di

Chiara Amirante ha nel 2004 un particolare riconosci-

mento da Papa Giovanni Paolo II, da cui è nominata

Consultore del Pontifico Consiglio della Pastorale per i

Migranti e gli Itineranti. Tale incarico è stato rinnovato

fino ad oggi da Papa Benedetto XVI. L'8 dicembre 2010

il Pontificio Consiglio per i Laici, presieduto dal Cardi-

nale Stanisław Ryłko, ha riconosciuto Nuovi Orizzonti

come Associazione internazionale privata di fedeli di

diritto pontificio. Il 4 ottobre 2012 il Centro Francescano

Internazionale di Studi per il Dialogo fra i Popoli ha

conferito a Chiara Amirante il XX Premio Internazionale

per il Dialogo fra i Popoli e le loro Culture “San France-

sco e Chiara d’Assisi”.

Page 6: Qui Summaga, n 86, 2013

4

Lo stemma Rezzonico

Sulla cappa del caminetto della

sala da pranzo della canonica di

Summaga è riprodotto lo stem-

ma della famiglia Rezzonico. Vi

fu riportato una cinquantina di

anni fa, nei primi anni Sessanta

del secolo scorso, in occasione

dei lavori di ristrutturazione

della canonica, essendo parroco

don Natale Quattrin. Lo stemma

riprende quello ricamato in una

preziosa pianeta in broccato cu-

stodita in abbazia, sormontato

dal cappello cardinalizio.

Lo stemma è un richiamo a due

importanti personaggi legati alla

storia dell’abbazia in quanto

suoi abati commendatari: Carlo

Rezzonico (Venezia 1693 - Roma 1769) e il suo

omonimo nipote (Venezia 1724 - Roma 1799). Car-

lo senior, presto avviato alla carriera ecclesiastica,

ebbe il primo incarico nel 1714 con la nomina ad

abate commendatario di Summaga; nel 1743 fu

consacrato vescovo di Padova e il 6 luglio 1758 fu

eletto papa assumendo il nome

di Clemente XIII. Poco dopo, egli

assegnò la commenda al nipote

Carlo, nominato cardinale il 2

ottobre 1758.

La famiglia Rezzonico si era tra-

sferita da Como a Venezia nel

1638 e, operando nel campo della

finanza internazionale, accumulò

in pochi decenni un ingente pa-

trimonio, divenendo una delle

più ricche famiglie veneziane e

nel 1687 anche nobilomeni, me-

diante l’acquisto del patriziato

contro il versamento di 100.000

ducati nelle casse della Repubbli-

ca, esauste per le spese sostenute

nella guerra contro i Turchi. La

nobile casata conobbe l’apice del

suo successo negli anni Cin-

quanta del XVIII secolo: nel 1750

acquistò il palazzo a San Barna-

ba e nel 1758 un suo esponente

ascese al soglio pontificio.

L’acquisto del palazzo, la cui

costruzione era stata iniziata nel

1649 dal massimo esponente del

barocco veneziano Baldassarre

Longhena per la famiglia Bon

ma non compiuta, voleva essere

il segno della raggiunta forza

economica e politica. I Rezzoni-

co ne affidarono il completa-

mento a Giorgio Massari, uno

dei più affermati architetti

dell’epoca, e la decorazione in-

terna a grandi artisti, quali Tie-

polo, Crosato, Guarena. Massari creò un insieme di

ambienti da parata consoni alla ricchezza e al pre-

stigio della casata: nel 1758 vi si celebrarono grandi

feste prima per il matrimonio di Lodovico, nipote

di Carlo, con Faustina Savorgnan (gennaio), poi

per l’elezione a papa di Carlo (luglio).

In Palazzo Rezzonico, oggi sede

del Museo del Settecento Vene-

ziano, l’accesso da terra porta

allo scalone d’onore che immette

nel grandioso salone da ballo,

fastoso per affreschi e decorazio-

ni, un poema figurato in onore

della famiglia. Di fronte all’in-

gresso, al centro della parete

maggiore, campeggia tra pan-

neggi dorati lo stemma dei Rez-

zonico, stemma che ritroviamo

un po’ ovunque nella dimora, sia

affrescato che scolpito.

Nei codici marciani sulle armi

delle nobili famiglie, lo stemma è

così descritto: “Inquartato: nel pri-

mo di rosso alla croce d’argento; nel

secondo e nel terzo di nero, alla torre

Cappa del caminatto della canonica

Stemma sulla pianeta in broccato

Page 7: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

5

d’argento cimata da una torricella dello stesso; il quarto

di rosso a quattro sbarre d’argento; sul tutto uno scu-

detto d’oro timbrato da una corona d’oro all’antica e

caricato di un’aquila bicipite nera coronata d’oro.”

È da notare che negli stemmi dipinti del Palazzo il

secondo e il terzo non sono neri, ma azzurri (e così

a Summaga), con riportato in cima il motto “Si

Deus pro nobis”.

La combinazione di figure e colori con cui una fa-

miglia decideva di rappresentare se stessa per esse-

re subito riconosciuta aveva rimandi e significati

precisi. Se lo stemma non è “parlante”, cioè non

porta segni suggeriti dal nome della famiglia (per

esempio: il delfino per i Dolfin), i significati non

sempre sono per noi comprensibili se non abbiamo

documentazione in proposito. Nel caso nostro ho

trovato aiuto in una dotta discussione nel Forum “I

Nostri Avi” dell’Istituto Araldico Genealogico Ita-

liano (www.iagi.info).

Ecco la spiegazione, tutta però al condizionale.

Primo quarto: “di rosso alla croce d’argento” indiche-

rebbe lo stemma di Como (riferimento territoriale)

che deriverebbe dalla croce di San Giovanni Batti-

sta, di parte imperiale.

Secondo e terzo quarto: “d’azzurro alla torre d’argen-

to” indicherebbe lo stemma della famiglia della

Torre, a un ramo della quale apparteneva come

feudo il borgo di Rezzonico, oppure la famiglia di

Andrea Erecco, figlio di Guido della Torre, dal

quale ebbe origine un ramo della famiglia della

Torre, che verrà chiamato della Torre Rezzonico;

in ogni caso: riferimento ai Torriani.

Quarto quarto: “di rosso a quattro sbarre d’argento”

non ne è chiaro il significato, a meno che non indi-

chi la Casa d’Austria, normalmente segnalata dalla

banda rosso e argento.

Scudetto centrale: “aquila bicipite nera coronata d’o-

ro” indicherebbe la nomina a Baroni del Sacro Ro-

mano Impero che nel 1665 con proprio diploma

l’Imperatore Leopoldo I conferì a Carlo, nonno del

futuro papa, e al di lui fratello Aurelio, il primo a

trasferirsi a Venezia nel 1638; il titolo fu meritato

grazie alla loro conduzione degli affari legati alle

regie miniere di mercurio di Idria in Slovenia.

Da cardinale, il primo Carlo Rezzonico adottò uno

stemma tutto suo: l’arma di famiglia spostata tutta

nella parte destra (con le bande della quarta parti-

zione invertite nella pendenza, forse per ragioni

estetiche), la metà sinistra occupata da bande tra-

sversali rosse e argento tagliate da una orizzontale

azzurra.

Si tratta di un richiamo allo stemma Corsini, in

quanto egli era stato fatto cardinale nel 1737 da pa-

pa Clemente XII, al secolo Lorenzo Corsini. Man-

tenne questo stemma come vescovo di Padova dal

1743; una volta divenuto Clemente XIII, tornò a

quello di famiglia.

Nota: oltre che dal sito citato, le notizie sono tratte da:

A. Zorzi P. Marton I Palazzi veneziani, Udine 1989

F. Pedrocco Ca’ Rezzonico. Museo del Settecento veneziano,

Venezia 2001

AA.VV. Clemente XIII Rezzonico. Un papa veneto nella Ro-

ma di metà Settecento, Padova 2008

Amalia Ruzzene

Stemma da cardinale del futuro Clemente XIII

Page 8: Qui Summaga, n 86, 2013

6

A bordo delle metafore d’antan

Il linguaggio dialettale, appreso in paese fino a po-

chi anni fa come lingua materna, era pieno di

espressioni figurate: similitudini (es. bon come ‘el

pan), metafore (es. tirà zo dae spese), metonimie (es.

là de ‘a ciesa, per indicare qualsiasi ambiente par-

rocchiale) e altre figure retoriche connesse

(sineddoche, allusione, sinestesia, ecc.). Eppure era

un linguaggio povero di parole, relative so-

prattutto all’ambiente rurale e domestico. Sapeva

accogliere termini da varie tradizioni linguistiche

(dalle striche, tedesche come il trincar, al garbin ara-

bo, passando attraverso gli svariati calchi di voci

latine e neolatine, celtiche, longobarde, ecc.) e li

adattava al proprio vocabolario esclusivamente

orale, fin dov’era possibile riceverli: sarebbe diffici-

le, ad esempio, accostare il significato attribuito ad

oggetti serrati “bei (o ben) ciusi” a quello del termi-

ne anglosassone assonante – ma dalla pronuncia

più labiale, e dal contenuto molto diverso – messo

in voga da una ministra fautrice d’una stretta

“ciusa” alle pensioni (per le generazioni successive

alla sua).

Questa inventiva di sapore poetico, spesso anoni-

ma, era un patrimonio diffuso senza copyright.

Non c’era il problema di mettere (e cercare) una

firma sotto le nuove espressioni brillanti, talora

folgoranti, coniate per abbigliare la comunicazione

interpersonale. Chi le componeva si accontentava

di gustare la soddisfazione nel sentirle riprese da

altri. Quel linguaggio figurato si è inevitabilmente

trasformato, ed in parte perduto, con i notevoli ac-

celerati mutamenti culturali e sociali degli ultimi

decenni. Comunque rimane una preziosa testimo-

nianza della ricchezza umana e della sapida fanta-

sia di quanti ci hanno preceduto. Ci limitiamo a

pochi esempi. Si pensi alle molte similitudini d’uso

comune, quali: magro come un stec, bagna(t) come un

pitùs, lis come l’oio, drit (o indrisà) come un mànego de

scova, tirà a baìn, far come ‘na rùmoa, girar come ‘na

tròtoa (o ‘na girandoa), corer come un lièvro, ingosà

come ‘na rassa, star come un osel in cheba. Talora cor-

rono su un evidente sfondo religioso: savèr come

l’Ave Maria, o star come Cristo in crose riferito ad

una persona che soffre, in contrasto stridente con

chi, alla domanda «come va?», rispondesse «da

Dio», intendendo dire che se la passa bene.

Alcune similitudini idiomatiche sono difficilmente

traducibili nei concetti della cultura “alta”: màt co-

me un sestòn si riferisce probabilmente al fatto che

nel cesto non c’è nulla di dritto; restar come un mona

(simile a restar de stuc, ossia interdetto, e ben diver-

so da far el mona) segnalava una inattesa delusione.

Accade l’inverso per chi definisce come l’oro un esi-

to o la propria situazione attuale, analogamente al

più sbrigativo «puìto» (inteso come “bene”: il che

induce sospetti sul livello di pulizia normale nelle

case d’una volta). Una similitudine particolare era

quella di una mia zia la quale, dopo aver visitato

Page 9: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

7

per la prima volta Parigi più di 60 anni fa, impres-

sionata dal traffico di auto e mezzi pubblici - da

noi ancora quasi inesistente - lo paragonava ad «un

sac verto de masonète». Non capisco ancora che cosa

intendessero esattamente dire “i grandi” quando

ironizzavano sul repentino cambio d’umore di

qualche bambino/a cantilenando prima el pianth

dopo el rit, come ‘a mussa de S. Vit. Però una ragazza,

che aveva confidato a mia nonna d’essersi innamo-

rata di un giovane, intuiva bene il senso dei para-

goni ricevuti in cambio della confidenza: «Te piàseo

davero? Parché se ‘l te piase l’è bel come ‘l sol, sennò l’è

brut come ‘a fame.»

Se è vero che i contorni del mondo per ciascuno

coincidono con quelli del proprio linguaggio, l’a-

nalisi della parlata paesana e della sua duttilità fi-

gurale può fornire spunti per considerazioni che

travalicano l’aspetto linguistico. In fondo conti-

nuiamo a parlare anche il linguaggio di coloro che

ci hanno preceduto; ne facciamo rivivere il mondo

attraverso le parole, ma soprattutto osserviamo il

mondo assumendo il loro sguardo attraverso il

lampo illuminante delle loro immagini. Perciò vale

la pena di soffermarsi di tanto in tanto sulla ine-

sauribile creatività di espressioni figurate - in un

lungo corteo di metafore, allusioni, metonimie, si-

nestesie, ecc. - che infioravano il dialetto dei nostri

paesi, spesso condivise e scambiate con quelle del-

le zone circostanti, e che restavano in voga anche

quando perdevano il loro significato originario. Il

termine tosato, ad esempio, è una metonimia utiliz-

zata a vasto raggio: secoli fa indicava il giovane

che non aveva ancora raggiunto l’età per avere

barba e capelli allungati… esattamente il contrario

di quanto accadeva 40 anni fa (senza pensare al

suo adattamento femminile tosàta, tosa).

Quella creatività di metafore prosegue ininterrotta

ancor oggi in tutti i luoghi d’incontro, attinta alle

svariate fonti d’una cultura sempre più globalizza-

ta. Tuttavia, raccogliere e fissare alcune tracce di

quella del secolo scorso aiuta a penetrare nei segre-

ti del mondo passato. Era un complimento sentirsi

dire te son un canòn quando il cannone era ritenuta

ancora un’arma portentosa e insuperabile, mentre

era meno positivo definire qualcuno ‘na bronsa

cuèrta (che magari fa par sot come ‘e patate). Per i

bambini che si avventuravano a giocare lungo i

fossi - o sul ghiaccio che vi si formava d’inverno -

era frequente ciapàr el lus, senza pescare alcun luc-

cio, ma rischiando invece di prenderle rientrando a

casa (e posti di fronte all’alternativa, se trascurava-

no la scuola: savèr o sapàr). Per un grande era imba-

razzante tegnèr el mocul a qualcuno; mentre era

quasi inevitabile subire talvolta ‘na onta e ‘na spon-

ta. Ma preferiva restare affaccendato in una condi-

zione quotidiana nella quale l’è tut un muìn, piutto-

sto che ridursi tut ossi o a essere un mort in piè.

Le metafore valevano talvolta da sveia-baùchi, se

non venivano maneggiate con cura. L’avevano ap-

preso a proprie spese alcuni giovani che si ritrova-

vano di sera nella stalla di mio nonno. Quest’ulti-

mo, quando lasciava la compagnia per andare a

letto, era solito dire che andava a bordo: costruendo

la metafora su un’allusione, annunciava d’andare

“sotto le coperte”, come in nave si va

“sottocoperta”. Ma ai giovani sfuggiva l’arguto

accostamento. Quando si recarono per la prima

volta da soli a Venezia, vollero provare un viaggio

in vaporetto. In attesa d’imbarcarsi, s’inserirono

nel tramestio di passeggeri in procinto di salire

sull’imbarcazione, però il grido «a bordo!» risuo-

nato proprio in quel mentre li inchiodò, rendendoli

perplessi e stupefatti su quanto stava lì accadendo.

Confabularono a lungo tra loro, irresoluti sul da

farsi. Intanto il cambio passeggeri si ripeteva, sem-

pre accompagnato dal fatidico «a bordo!». Final-

mente uno di loro decise di rivolgersi a qualcuno

del personale dei traghetti: «Scusi… per favore… si

potrebbe parlare con il comandante del vaporetto?

Mi indica dove si potrebbe trovare?» «A bordo», fu

la risposta sorpresa. Non poteva essere più scon-

certante. Ma fu anche benefica, perché li costrinse

ad aprire gli occhi, e a salire finalmente in vapo-

retto… fuor di metafora.

R.S.

Page 10: Qui Summaga, n 86, 2013

8

Frontiere del Nuovo Umanesimo

Chi di noi non è rimasto ammirato di fronte ai ca-

polavori di Leonardo da Vinci, Michelangelo,

Raffaello, Tiziano? Ammirato e stupito che in un

breve volgere di tempo, tra la seconda metà del

Quattrocento e il Cinquecento, sia nata in Italia una

civiltà in cui l’Uomo abbia espresso una creatività

tanto piena e potente, una capacità assoluta di do-

minare la realtà con piglio così audace! Negli stessi

anni scrivevano poeti e prosatori, operavano con

spregiudicatezza uomini di governo animati gli

uni da un grande senso della bellezza, gli altri da

una spregiudicata energia!

Questo “miracolo” fu reso possibile da quello che

sulla scorta della riscoperta del mondo greco e lati-

no fu definita l’humanitas, un complesso di valori

in cui si fondevano la libertà e l’autonomia dell’in-

dividuo ma anche l’impegno civile e la capacità di

progettare il futuro della società con strumenti di

conoscenza sempre più rigorosi.

Oggi, invece, l’Uomo appare smarrito, lacerato dal-

le contraddizioni, chiuso spesso in un individuali-

smo che è solo frutto dell’egoismo. È un Uomo ap-

piattito sul presente, senza memoria del proprio

passato, orfano di un futuro.

Quest’Uomo non può oggettivamente ricomporre

quell’“unità del mondo” che caratterizzava l’espe-

rienza dell’Umanesimo e del Rinascimento.

Le filosofie e i drammi della Storia del Novecento

ci hanno lasciato l’eredità di un “io” diviso all’in-

terno e al di fuori di sé. Anche la scienza moderna,

dopo le utopie positivistiche di fine Ottocento, pro-

cede per sintesi parziali limitandosi a descrivere ed

ipotizzare fenomeni ed abdicando alla pretesa di

attingere ai principi fondanti della realtà.

In questo contesto, dunque, ha ancora senso parla-

re di “humanitas”? E in caso affermativo, quali sono

le “nuove frontiere” di questo concetto, i campi in

cui si stanno giocando le scelte decisive? Oggi pro-

prio perché attraversiamo un periodo di profonda

crisi dell’humanitas e dei valori ad essa connessi, a

maggior ragione, si deve rilanciare con urgenza

l’impegno!

“Uomini di buona volontà”, per usare l’espressio-

ne evangelica, al di là di differenze sociali, econo-

Raffaello - Scuola di Atene

Page 11: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

9

miche, etniche ed ideologi-

che dovrebbero sentirsi chia-

mati a raccolta per garantire

un futuro alle nuove genera-

zioni.

Quali sono le “nuove fron-

tiere” dell’humanitas?

L’avvento di una società

multietnica e multireligiosa

in un contesto di globalizza-

zione ha posto tutta una se-

rie di problemi inerenti alla

ridefinizione di questo con-

cetto.

Si impone, dunque, la neces-

sità di un dialogo attivo e

paritario, che presuppone

una comprensione più pro-

fonda delle ragioni dell’al-

tro, una volontà di costruire

insieme una piattaforma di

valori e di regole condivisa

da persone e comunità di

diversa etnia, nazionalità,

religione, senza pretese di

integrazioni forzate o di im-

posizioni ideologiche da

qualunque parte provengano.

I pericoli dell’integralismo (spesso ostentato come

purezza di valori, baluardo di civiltà) e quelli del

fondamentalismo sono sotto gli occhi di tutti!

Ognuno cerca legittimamente la propria humanitas

nelle proprie radici, nella propria storia, nei propri

valori (purché tutto ciò non venga manipolato ed

ideologizzato dall’esterno da leader fanatici e privi

di scrupoli).

Dove sta allora il limite di questa riappropriazione

di identità? Essenzialmente nel rispetto degli altri,

nella necessità di non ripiegarsi sulla propria iden-

tità, sentita come unica e totalizzante ma di aprirsi

all’humanitas della convivenza.

Un altro campo nel quale questo concetto si misura

e si ridefinisce è il rapporto tra etica ed economia.

Senza voler demonizzare l’economia, resta il fatto

che assistiamo ad una crescente prevalenza nella

teoria, e ancor più nella pratica, del fattore econo-

mico con tutte le distorsioni del capitalismo finan-

ziario che nega concetti di giustizia sociale, equità,

cooperativismo.

Una rifondazione di valori

dovrebbe essere finalizzata

alla proposizione di nuove

strategie economiche, volte a

creare condizioni di svilup-

po socialmente più eque,

rispettose dell’ambiente e

tese ad una riduzione dello

spaventoso gap tra i Paesi

ad alta industrializzazione e

i Paesi del Terzo Mondo.

Finora si è sempre pensato

allo sviluppo in rapporto

all’espansione dei consumi.

Oggi però viviamo una evi-

dente contraddizione : da un

lato si espandono alcuni

consumi di beni percepiti

come status symbol come

quelli tecnologici, dall’altro

calano i consumi di beni di

prima necessità come quelli

alimentari.

Gli stili di vita che il mercato

propone e che hanno ancora

forte potere attrattivo non

sono più compatibili con le

reali possibilità economiche di quel tradizionale

ceto medio che è stato risucchiato nell’area della

precarietà e della nuova povertà.

Questa crisi dei consumi che si aggraverà sempre

più porterà inevitabilmente alla necessità di creare

nuovi modelli di sviluppo che richiederanno inve-

stimenti non solo economici ma anche “culturali”

in termini di creatività ed innovazione.

“Avere o essere?”: questi i termini del dilemma

posto da Erich Fromm nel suo famoso saggio del

1976. E la risposta era inequivocabile: di fronte al

dilagare dell’”avere”, in tutte le sue declinazioni,

era necessario per l’intellettuale tedesco ripensare

all’essenza dell’esistenza umana.

Nella società contemporanea caratterizzata dalla

filosofia dell’ apparire, costantemente veicolata dai

mass media e passivamente assimilata da larghi

strati sociali, questo appello si impone come uno

dei fondamenti del Nuovo Umanesimo.

Roberto Coccolo

Locandina Artes Renascentes 2009-2013

(Urbino settembre 2012 - Roma 2013)

Page 12: Qui Summaga, n 86, 2013

10

Da comunicazione a rete sociale Guardare con attenzione alle tecnologie multimediali

Mi ha incuriosito, ma

ancor più sollecitato il

tema proposto da Bene-

detto XVI per la 47^

Giornata mondiale delle

Comunicazioni, celebra-

ta a gennaio 2013: “Reti

sociali: porte di verità e di

fede; nuovi spazi di evan-

gelizzazione”. Già parlare

di “reti sociali” credo

sia oggi una novità asso-

luta per quanto riguarda

i pronunciamenti papali,

come del resto ricordo,

nei primi anni sessanta,

in piena atmosfera conciliare, un altro termine

che entrava nel linguaggio dei padri e che era

destinato ad implementare il vocabolario uffi-

ciale dei documenti ecclesiali: “ Comunicazioni

sociali “. Un percorso, durato sì 50 anni, ma de-

stinato oggi (reti sociali) come allora

(comunicazioni sociali) a modificare continua-

mente il nostro rapporto con i mondi che ci cir-

condano. Si pensi solo in questo lasso di tempo

quante rivoluzioni sono sbocciate, quante bar-

riere e muri sono crol-

lati, mentre il sistema

della comunicazione

diventava ogni giorno

più pervasivo e per-

suasivo, entrando nel-

le nostre case e nella

nostra quotidianità.

Insomma un nuovo

tessuto connettivo,

come qualcuno lo ha

definito, cucito addos-

so ad ognuno di noi,

una sorta di abito

mentale di questi tempi in cui la comunicazione

ha finito per modificare anche il nostro modo di

vivere e di pensare. Sembra persino diventato

banale parlarne, ma chi avrebbe mai immagina-

to oggi – ad esempio – che il corredo informati-

co sia ormai sempre più presente nella scuola,

elementari comprese? Ovvio che anche le tecno-

logie, se utilizzate male, presentino limiti e ri-

schi, ma non va mai dimenticato come in questo

universo che avanza senza sosta e mete, le “reti

sociali“ possano rap-

presentare davvero

anche delle “porte

d’ingresso”, uno stru-

mento da cui partire

verso un obiettivo

molto impegnativo

che porti alla verità e

alla fede. L’interattivi-

tà, l’universo digitale

possono davvero rap-

presentare una oppor-

tunità, una occasione

favorevole anche per

Page 13: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

11

Gigi Villotta

evangelizzare e rievangelizzare. Una domanda

che si è posta anche la Chiesa locale, nell’aper-

tura dell’anno della fede al palasport di Porde-

none. E’ stato pure ribadito che l’incontro di-

retto e personale rimane il rapporto da privile-

giare nelle relazioni, ma “le voci” pur sempre

hanno bisogno di “porte“ ed alcuni atti del Con-

cilio Vaticano II hanno già fatto da “portavoce”

per il mondo della comunicazione. Sono so-

prattutto i giovani i principali fruitori dei mo-

derni strumenti informatici, quindi diventano i

destinatari privilegiati di questa sfida lanciata

con l’indizione dell’an-

no della fede. L’invito

del Papa e dei vescovi è

chiaro: “Riscoprire il

cammino della fede per

mettere in luce con sempre

maggiore evidenza la gioia

ed il rinnovato entusiasmo

dell’incontro con Cristo”.

Per riuscire in questo

intento, come fare ad

intercettare e ad inclu-

dere un mondo così

complesso e distratto

come quello giovanile?

Da tempo se lo stanno

chiedendo soprattutto i

responsabili della pasto-

rale giovanile attraverso

tutta una serie di inda-

gini e verifiche atte a

capirne di più e conseguentemente mettere in

campo metodologie nuove per attuare i pro-

grammi più idonei allo scopo. Se in tutti c’è con-

sapevolezza che parlare oggi di Cristo ai giova-

ni sia alquanto difficile, ci si sta comunque sem-

pre interrogando su quali forme nuove e più

motivanti orientarsi per intercettare la loro

“sete“. Su questo punto il dibattito è ancora più

che mai aperto, ma è opinione comune che biso-

gnerà partire dalle loro situazioni concrete. Per

fare questo si dovrà puntare di più sulla

“parola”, dando forse meno importanza alle di-

namiche di animazione che rimangono pur

sempre elementi imprescindibili per ogni azio-

ne educativa. Si stanno sempre facendo più

strada proposte di esperienze concrete di carità

e momenti di confronto con testimoni autentici

e credibili, per diventare a loro volta testimoni,

mutuando il tema della prossima GMG

(Giornata mondiale della Gioventù) a Rio de

Janeiro. Ma l’anno della fede, come ha ricordato

anche il vescovo Pellegrini, non deve scadere in

un tempo celebrativo, fatto solo di grandi eventi

e raduni, ma deve essere momento privilegiato

per “abitare“ e per “camminare“. Due bei verbi

da declinare, meditare

e incarnare. Guardan-

do soprattutto ai gio-

vani, che davvero oggi

sembrano essere senza

domicilio, è un invito

pregnante ed impe-

gnativo per tutti, se

autenticamente ci sen-

tiamo e vogliamo fare

Chiesa. Per questo da-

re voce alla Parola si-

gnifica dare peso an-

che alla parola casa,

alla casa-chiesa fatta di

ospitalità, accoglienza,

ascolto, dialogo, come

ha scritto recentemente

un nostro parroco. Ec-

co perché dobbiamo

tutti assieme scoprire e

riscoprire quella casa dell’ascolto chiamata

Chiesa che quotidianamente si fa compagna di

viaggio. Le strade per arrivarci sono tante, ma

se la Fede è cammino può davvero diventare

compagna di strada, perché è legata indissolu-

bilmente alla nostra vita. Meno esteriorità, for-

malità e perbenismo, più autenticità e testimo-

nianza se vogliamo allora mettere in discussio-

ne le nostre certezze e dare più spazio alle do-

mande e alle sorprese che quotidianamente ci

interpellano.

Page 14: Qui Summaga, n 86, 2013

12

Le dimissioni di Benedetto XVI “L’ho fatto per amore della chiesa”

Le ragioni di un gesto che ha sorpreso il mondo

L’11 febbraio, mentre si stava lavorando per la stesura

del nostro bollettino, una notizia "rivoluzionaria" ha

lasciato stupito e perplesso il mondo intero, il papa, Be-

nedetto XVI, ha annunciato la sua rinuncia al ministero

di Vescovo di Roma, successore di San Pietro:

“Non ho le forze, è per il bene della Chiesa”.

GRAZIE di cuore, Benedetto per l’amore che ci hai do-

nato, per la fede che hai dimostrato e la speranza che ci

hai proposto con l’esempio e le parole.

Il 265° Papa della Chiesa cattolica, fu eletto il 19 aprile

2005, già anziano, proprio quando meditava di ritirarsi

nel silenzio di un monastero, a pregare e a scrivere. In

molti si aspettavano da lui, papa tedesco, un certo

“distacco”, mentre nel tempo ci ha conquistato con la

sua “ferma” dolcezza, una grande mitezza e umiltà.

Il pontificato di papa Ratzinger, in particolare, il suo

magistero dottrinale, ha sempre avuto al centro la figura

di Gesù e il problema della Fede, ma nei suoi sette anni

di ministero, Benedetto XVI, ha dovuto affrontare sfide

gravose e con coraggio ha fatto scelte di trasparenza,

perché il volto della Chiesa non fosse deturpato dalle

“sozzure” umane e dalla “zizzania”. E’ interessante rile-

vare che la comunicazione della sua decisione è avve-

nuta proprio nell’anno dedicato alla nuova evangelizza-

zione, quasi a indicare che è arrivato il tempo di ridare

vigore alla Chiesa e al suo ruolo di guida etica e spiri-

tuale nel mondo. Il suo pontificato ha tracciato un solco

nitido sulla via del rinnovamento, perché la Chiesa sia

più vicina e solidale agli uomini del nostro tempo, pron-

ta anche a riconoscere le proprie colpe.

Il professor Cacciari, filosofo e accademico, parla di un

Papa che si umilia e chiede alla Chiesa di “fare peni-

tenza”.

Chiarisce ed illustra la scelta come “scandalo”: scanda-

lo è quando non ci si comporta come tutti, giudicando e

conservando il potere. E continua:

«Papa Benedetto ha visto il principe di questo secolo che dice:

”Se mi adori, tutto questo sarà tuo!” ed ritornato all’Es-

senziale. Il Papa ci invita a tornare a riascoltare la Parola di

Dio, alla “buona novella”».

«Il Signore mi chiama a salire sul monte» ha detto il Pa-

pa, «Ciò non significa abbandonare la Chiesa. Anzi, se

Dio mi chiede questo è proprio perché possa continuare

con la stessa dedizione e lo stesso amore con cui ho cer-

cato di farlo fino ad ora».

Il suo ritiro è un gesto dopo il quale nulla potrà più es-

sere come prima! L.M.

Page 15: Qui Summaga, n 86, 2013

13

“L’uomo… domini la terra”

M.G.

“Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di

Dio lo creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fe-

condi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggioga-

tela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli

del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla

terra»” (Genesi 1,27-28).

La religione cristiana è stata spesso accusata

dal movimento ecologista di essere stata, se

non l’origine, certamente la giustificazione di

un atteggiamento dispotico e predatorio nei

confronti della natura. L’accusa si riferisce in

modo diretto, anche se ingenuo, al passo bibli-

co sopra riportato. In realtà il racconto biblico,

ad un’analisi più attenta, e con riferimenti ad

altri passi della Scrittura, più che pensare all’uomo

come dominatore della terra, lo descrive come custode

ed amministratore, come il pastore che custodisce ed

amministra il suo gregge. Ed il pastore sa che la sua

sopravvivenza dipende dalla cura con la quale tiene

in vita le sue pecore… La Bibbia perciò non autorizza

l’uomo a sfruttare in maniera indiscriminata il creato,

anzi, invita l’uomo a prendersene cura con amorevo-

lezza.

Questo invito è rivolto ad ogni uomo. Anche a noi di

Summaga. In questi ultimi decenni il nostro piccolo

paese ha cambiato volto: le periferie, un tempo cam-

pagna aperta, sono ora attraversate da grandi strade,

occupate da aree industriali; sono notevolmente au-

mentate le abitazioni ed è stato riqualificato anche il

centro gravitante attorno all’abbazia. Sono stati fatti

molti interventi utili, necessari, alcuni anche pregevo-

li da un punto di vista architettonico/urbanistico. Ma,

forse, ci siamo dimenticati che il nostro paese, Sum-

maga (“sopra l’acqua”), ha avuto sempre un rapporto

vitale, lungo i secoli, con il fiume Reghena. In un cer-

to senso il fiume, assieme all’abbazia, è “la nostra ani-

ma storica”, ma sembra che ci si ricordi di lui solo

quando è necessario per irrigare i campi, durante i

periodi di siccità, o quando, dopo piogge insistenti,

rischia di esondare… Da buoni custodi ed ammini-

stratori, dovremmo invece ristabilire un rapporto vi-

tale con il fiume Reghena, magari frequentandolo con

i nostri bambini, facendo lunghe passeggiate accanto

a lui durante la bella stagione… ne avremmo sicura-

mente benefici, fisici e spirituali. Il

Reghena appare oggi un fiume ab-

bandonato a se stesso, eppure chi ha

avuto l’opportunità di guardarlo da

vicino, magari lungo il percorso del-

la marcia organizzata dal gruppo “I

cento passi” lo scorso 21 ottobre, sa

che può regalare degli angoli mera-

vigliosi. Ci auguriamo che qualcu-

no, con buona volontà, prenda l’ini-

ziativa di sollecitare gli enti che lo

“tutelano” ad intervenire, per resti-

tuire il Reghena al suo paese. E sia-

mo sicuri che il nostro paese impa-

rerà a prendersene cura.

Page 16: Qui Summaga, n 86, 2013

14

Una finestra sul mondo Da Melbourne, Australia...

Era il 21 marzo del 2007 quando mi sono imbarcata su

un volo per l'Australia con l'idea di fare un'esperienza

all'estero insieme a Marco, il ragazzo con il quale volevo

condividere la mia vita. Ricordo di avere detto alla mia

famiglia (e lo pensavo veramente!) che sarebbe stato per

un anno, al massimo due… Ne sono passati quasi sei ed

è proprio dall'Australia che vi scrivo. Qualcosa di que-

sto Paese lontano deve avermi davvero conquistata, se

sono ancora qui. Provo a raccontarvi di cosa si tratta.

Prima di tutto mi ha conquistato Melbourne, la città in

cui vivo. È una metropoli di 4 milioni di abitanti, ma

veramente a misura d'uomo. È una città giovane, ha

solo duecento anni di storia, ma è viva e vibrante, la

scena culturale è molto attiva e la popolazione è multiet-

nica e multiculturale come da nessun'altra parte al mon-

do. Il tasso di disoccupazione è bassissimo, il mondo del

lavoro funziona in modo meritocratico, la gente è molto

rilassata e si gode all'aria aperta il tempo libero… Ci

sono parchi, attività sportive di ogni genere e le giornate

non sono mai vuote.

La natura qui è straordinaria: c'è il cuore rosso del Pae-

se, con deserti e strade che per migliaia di chilometri

non fanno neanche una curva; ci sono coste dolci e sab-

biose e altre più frastagliate e rocciose; c'è l'oceano con

la grande barriera corallina; c'è l'estremo nord con le

foreste tropicali. Le città principali sorgono tutte lungo

la costa, perché il centro dell'Australia è una distesa di

terra rossa molto calda e poco ospitale.

Melbourne è la seconda città per dimensioni, dopo Syd-

ney, e si trova nella costa sud-orientale.

È bello passeggiare per le strade della città e respirare la

diversità della gente: ci sono indiani con il turbante, sud

americani con la pelle olivastra e africani dalla pelle ne-

ra. Ci sono europei di ogni Paese: italiani, greci, turchi.

Ci sono anche molti asiatici: cinesi, giapponesi, vietna-

miti, indonesiani. L'Australia è un po' casa di tutti…

anche se nel presente le leggi che regolano l'immigrazio-

ne sono molto ferree e il trattamento che nel passato i

colonizzatori occidentali hanno riservato agli aborigeni,

la popolazione indigena d'Australia, non è qualcosa di

cui andare fieri. Nel 2007, poco dopo il nostro arrivo, il

Primo Ministro australiano ha posto le scuse ufficiali del

Governo per la prima volta, ma purtroppo la loro condi-

zione è molto marginale nella società e si fa ancora trop-

po poco per cambiare le cose.

Ma torniamo alla mia esperienza. A pochi mesi dal mio

arrivo ho trovato il lavoro che sognavo: come giornali-

sta in una radio multiculturale che trasmette su tutto il

territorio nazionale australiano in 68 lingue diverse, ri-

volgendosi a tutte le comunità linguistiche del Paese.

Io lavoro per il programma in italiano: mi sveglio presto

al mattino e alle 5:30 sono già in radio, preparo il noti-

ziario e alle 8:00 vado in onda. Poi registro qualche in-

tervista per il programma del giorno successivo, copren-

do i fatti di attualità che riguardano l'Italia, l'Australia e

il resto del mondo, oppure eventi culturali in corso nelle

città australiane, mostre, concerti, rappresentazioni tea-

trali, eventi sportivi.

Federation Square (Melbourne)

Radio SBS: www.sbs.com.au/italian

Page 17: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

15

Devo ammettere che in realtà sono tante le cose dell'Ita-

lia che mi mancano: a partire dalla mia famiglia, i miei

genitori, mio fratello, mia nipote, i miei parenti, gli ami-

ci di sempre, quelli con cui ho condiviso l'infanzia e l'a-

dolescenza, quelli che rimangono ancora i grandi veri

amici. Mi manca condividere la quotidianità e gli avve-

nimenti importanti con gli affetti più cari, e sono tante le

occasioni in cui vorrei farmi sentire più vicina.

Ma per fortuna non mi è mai mancato l'appoggio dei

miei familiari, e allora diventa tutto più facile, quando

sai che le persone a cui vuoi bene sono felici della tua

felicità anche se così lontana.

E quindi un anno è presto diventato due, due sono di-

ventati tre… Io e Marco ci siamo sposati e due anni fa è

arrivato Pietro, il piccolo italo-australiano che ha riem-

pito ancora di più le nostre giornate!

E se le nostre famiglie continuano a viziarci con almeno

una visita all'anno mi sa che ci fermeremo ancora un

pochino…

Un abbraccio a tutti e vi garantisco che è sempre splen-

dido arrivare a Summaga e sentirsi subito a casa, anche

dopo tutti questi anni!

Virginia Padovese

Marco e Pietro

Page 18: Qui Summaga, n 86, 2013

16

Summaghesi in Australia

Gianduzzo

Miglioranza

Milan

Padovese

Piccolo

Tony, nato a Bundaberg nel 1960,

sposato padre di quattro figli, già

da piccolo aveva le idee chiare sul

suo futuro professionale: in terza

elementare era deciso a diventare

medico e nel 1983 si è laureato in

medicina e poi specializzato in urologia. Da più di

quindici anni è esperto molto stimato nella dia-

gnosi e nel trattamento del cancro alla prostata,

calcoli renali e sterilità maschile. Attualmente è

socio dell’ Australasian Royal Colloge of Surgeons

e membro della Società di Urologia dell’ Australia

e nuova Zelanda.

Troy, nato nel 1971, padre di due

figli, anche lui urologo, ha studia-

to con il professor Inderdir Gill

negli Stati Uniti e con Christopher

Eden nel Regno Unito, autorità

leader mondiali nella chirurgia

robotica e laporoscopica. Specializzato nel tratta-

mento del cancro alla prostata e lo screening, non-

ché nel trattamento di altre neoplasie urologiche

come cancro al rene e della vescica. Ha ricevuto

numerosi riconoscimenti e premi sia nazionali che

internazionali.

www.troygianduzzo.com www.sunshinecoasturology.com.au

Da qualche anno è

entrata nel nostro

vocabolario la parola

“globalizzazione”,

ma i Summaghesi

hanno realizzato

questo termine già

da molti anni con

l’andare per il mon-

do in cerca di lavoro

e alla scoperta di

nuove culture. I no-

stri emigranti si sono

fatti sempre onore e

hanno dimostrato la

loro intelligenza e il loro spirito d’iniziativa in mol-

ti campi, come testimonia la pubblicazione

“Emigrazione dal Veneto Orientale tra ‘800 e ‘900”.

Giovanni Gianduzzo , inventore del Tropical Wine,

si considera ”fautore

delle Nazioni Unite”

con la sua famiglia

che affonda radici in

varie nazioni.

Sappiamo che Gio-

vanni è emigrato nel

1955, partito con un

contratto di tagliato-

re di canna da zuc-

chero, è diventato

produttore di vino di

frutta. Ora Giovanni

si è ritirato dalla pro-

fessione, con qualche

rimpianto, perché i figli hanno preso altre strade:

Tony e Troy, che rivendichiamo come “eccellenze

summaghesi”, sono medici specialisti in campo

urologico e andrologico. LM

Page 19: Qui Summaga, n 86, 2013

17

Consiglio Pastorale Parrocchiale Sunto riunioni CPP

Le ultime riunioni del Consiglio Pastorale Parroc-

chiale, si sono incentrate sulle pressanti difficoltà

finanziarie della nostra parrocchia, problema que-

sto ampiamente condivisibile anche dalle realtà

limitrofe.

Il forte calo della frequenza alle celebrazioni, la

mancanza della sensibilità all'offerta per la chiesa

nel caso di celebrazioni particolari, tempo addietro

alquanto in uso, ha portato a dover purtroppo di-

scutere anche delle modalità per uscire da questa

situazione.

Ed ecco che pur iniziando ogni incontro con riferi-

menti riguardanti il Piano Triennale Pastorale della

Fede, ed espressamente sul fatto che il 2012/2013 è

l'anno dedicato a "vivere la Fede", ben presto si

doveva virare su argomentazioni purtroppo meno

spirituali.

A malincuore si è dovuto rinunciare alla prezio-

sa presenza del sacrista, che sarà sostituito da

un gruppo di volontari che, turnandosi, cerche-

ranno di espletare le funzioni che erano di sua

competenza.

Il nostro quarantennale bollettino parrocchiale

"Qui Summaga" come si evince facilmente, su-

birà un ridimensionamento nelle uscite in quan-

to le offerte raccolte durante la distribuzione

non riescono a coprire le spese. Per il conteni-

mento delle stesse, il lavoro specifico del

"laboratorio di grafica" sarà svolto all'interno

della nostra redazione: giovani generosi hanno

dato la loro disponiblità a svilluppare nuove

competenze informatiche e si impegneranno a

fornire il servizio necessario per poter andare

direttamente in stampa.

Altro punto dolente, in quanto di forte spesa, è

il riscaldamento della nostra bella abbazia. Il

Consiglio Pastorale Parrocchiale ha espresso la

volontà di continuare a rendere confortevole il

partecipare alle funzioni, cercando di recupera-

re in qualche modo i fondi.

Stiamo attraversando un momento veramente

difficile in cui ognuno può essere utile alla colletti-

vità; si auspica una doverosa "corresponsabilità",

mettendo a disposizione degli altri i nostri "talenti"

personali in favore di tutta la comunità.

Amate la giustizia

con la stessa sete di chi cammina nel deserto.

Preferite le ricchezze della povertà

alle miserie a cui conduce il benessere moderno.

Jorge Mario Bergoglio

Il segretario, Fiorella Bellamio

Page 20: Qui Summaga, n 86, 2013

18

La settimana in montagna del coro “Le Rondinelle”

Anche quest’anno, il coro “Le

Rondinelle” è andato a Tramonti

di Sotto per passare una settima-

na di riposo e relax.

Il 24 giugno, alle ore 16.00, sia-

mo partiti, accompagnati dai

nostri genitori, per iniziare la

nostra settimana di svago tra le

montagne di Tramonti, ospitati

nella casa “Cristo Re”.

Il motivo conduttore della setti-

mana è stato “Sister Act 2”. Noi

cantori, dopo aver visto il film, ci

siamo impegnati moltissimo,

ogni giorno, provavamo la recita

ed i balletti, proposti dalle nostre

animatrici. Le giornate che ab-

biamo trascorso, sono state liete,

ricche di divertimento, amicizia

e dialogo tra tutti.

Come ogni anno, abbiamo fatto

la dura (e stancante) camminata

fino a Tramonti di Sopra, sop-

portando il sole che picchiava.

Però, è stata piacevole perché

eravamo tutti insieme a giocare

alla mitica “Battaglia Navale”.

Dopo la camminata, ci è stata

preparata la grigliata, buona e

gustosa come sempre, dai nostri

paesani sostenitori che, come

ogni anno, partendo da Summa-

ga con tutto l’occorrente, ci cuci-

nano costa, salsiccia, pollo, pata-

tine fritte e polenta. A nostra

sorpresa, la passeggiata e la gri-

gliata, sono state di mercoledì.

Divertente ed emozionante è

stato il torneo di ping-pong che

ha coinvolto tutti noi, ma so-

prattutto Don Umberto che ha

battuto tutti!!

La settimana si è

conclusa il 1° lu-

glio, innanzitutto

con la Santa Mes-

sa celebrata nella

casa “Cristo Re”

da Monsignore

Umberto con tutti

i genitori, parenti

ed amici, poi con

l’attesa recita, che

ha visto protago-

nisti anche i nostri

genitori quali componenti di un

improvvisato coro nella spetta-

colare esibizione di un canone a

tre voci “Fra Martino”.

Con questo articolo, vorremmo

ringraziare le animatrici per il

lavoro che hanno svolto.

Un ringraziamento alle nostre

cuoche Ines e Argentina che

ogni anno ci preparano gustose

pietanze, ma soprattutto le indi-

menticabili torte.

Ma la nostra gratitudine va alla

direttrice dei cori, colei che ogni

anno organizza questa splendi-

da settimana. Grazie Maristella

per i momenti felici che ci fai

passare… Con affetto

Carolina S. – Carolina N.

Giulia ed Elisabetta

Page 21: Qui Summaga, n 86, 2013

19

ACR 2012 Non sprecare il tuo tempo!!

Dopo mesi e mesi di prepa-

rativi e un po’ di imprevisti,

era arrivato il giorno della

partenza per il campo scuo-

la. Destinazione: Nonta di

Socchieve. Anche se timoro-

si per l’avventura che stava

per iniziare, domenica 5

agosto siamo partiti, pieni

di energia, voglia di diver-

tirci e fare nuove conoscenze. Si perché ha intra-

preso questo viaggio con noi la parrocchia di Barco

-Pravisdomini. Nonostante noi di Summaga fossi-

mo in netta minoranza numerica (solo in 10, educa-

trici comprese) siamo riusciti a formare un gruppo

bellissimo, numeroso e affiatato, anche grazie al

gruppo ACG di Barco-

Pravisdomini che ha

condiviso con noi la

settimana. Ogni giorno

uno dei personaggi prin-

cipali del videogame

Super Mario ovvero Ma-

rio, Luigi, la principessa

Peach e il funghetto

Toad, proponeva ai ra-

gazzi giochi e attività

sempre diversi legati al

tema della giornata, noi educatori volevamo che i

ragazzi alla fine della settimana riuscissero a capire

l’importanza di ritagliarsi un momento nell’arco

della giornata per la preghiera e la riflessione per-

sonale. Per aiutarli a rag-

giungere questo obiettivo,

durante la settimana, sono

stati introdotti loro degli

oggetti, come il diario per-

sonale, e il significato che

dovremmo dare all’orga-

nizzazione della giornata e

all’ascolto di noi stessi e

degli altri. Ogni sera il

gruppo ACG, aiutato da

noi educatori, proponeva

giochi, balli e tanti scherzi

che però non hanno impe-

dito ai ragazzi più grandi

di infrangere le regole e

ricevere fantasiose puni-

zioni dal capo campo e i

suoi validi assistenti. La

buona riuscita di questo

campo è stata possibile

grazie a un gruppo educatori che fin dall’inizio

della programmazione si è rivelato affiatato come

pochi, ciò ha facilitato anche i ragazzi nel legare fin

da subito tra loro, nonostante fossero di fasce d’età

molto differenti. E’ stato, infatti, il primo campo

nella storia dell’Azione Cattolica, nel quale l’età

dei partecipanti andava

dai 6 ai 19 anni. Un rin-

graziamento speciale va

a Don Luca Buzziol che

ci ha accompagnato in

quest’avventura con la

sua simpatia, dinamicità

e complicità (è stato una

fonte inesauribile d’idee

per scherzi e punizioni)

e che ci ha permesso di

avere ogni giorno un

momento di preghiera e riflessione sulla Parola del

Signore. Un doveroso ringraziamento a tutti i ra-

gazzi che hanno partecipato alla settimana, in par-

ticolar modo a Christian, Camilla, Alice, Anna,

Francesca, Marco, Francesco e Andrea, che hanno

reso questo campo bel-

lissimo e indimenticabi-

le e che hanno saputo

trasmettere tanto anche

a noi educatori!!

Grazie a tutti!!!

Alessia e Rachele

Page 22: Qui Summaga, n 86, 2013

20

Che cosa vuoi che io faccia per te? (Mc 10,51)

In sette giorni 33 giovanissimi hanno provato a da-

re una risposta a questa domanda, imparando ad

interrogarsi, ad approfondire la conoscenza di se

stessi e la loro relazione con Dio.

23-29 luglio 2012, Casa di Cristo Re a Tramonti di

Sotto, 33 giovanissimi, 1 assistente, 1 capo campo,

7 educatori, 1 direttrice, 1 cuoco, 1 aiuto cuoco, 4

inservienti e 1 mascotte!! Così si componeva quello

che è stato uno dei migliori campi che io abbia mai

vissuto. Tutto è iniziato con una telefonata a mag-

gio: “Elena vuoi fare da capo campo quest’anno?”.

Paura, emozione, soddisfazione, ansia, felicità si

sono alternati e dopo una breve riflessione, la ri-

sposta è arrivata da sola, come avrei potuto rinun-

ciare a questa opportunità? Dopo una lunga e an-

che difficile programmazione durata circa due me-

si, siamo partiti, timorosi, ma con un unico pensie-

ro in testa: il bene e la felicità dei giovanissimi pri-

ma di tutto. E così è stato!

23 luglio lunedì: arrivare ad un campo e l’equipe

educatori non ti permette di conoscere i tuoi com-

pagni, non fa le presentazioni, fa indossare a tutti

una maglietta bianca anonima, fa lavorare i ragazzi

divisi per parrocchie… da che mondo e mondo un

campo scuola che si rispetti non è mai iniziato in

questo modo! L’unica cosa che ha contraddistinto i

ragazzi è stata la risposta fornita alla domanda

“Che cosa vuoi che io faccia per te?” scritta su un

biglietto e conservata tutta la settimana in cappella.

24 luglio martedì: i ragazzi durante la mattinata si

sono sfogati in un bellissimo gioco di conoscenza

di se stessi contro gli educatori, i quali correndo

hanno perso preziosi anni di vita! Durante il pome-

riggio, invece, ognuno di loro, dopo aver ricevuto

una bellissima lettera da parte di uno dei propri

educatori, aveva il compito di scrivere tre lettere:

una al compagno che aveva caratteristiche più si-

mili alle proprie, una a quello che le aveva opposte

e l’ultima ad un compagno che non si era ben inte-

grato. Mostrare interesse verso gli altri, spendersi

per conoscere e lasciarsi conoscere non è una cosa

che viene spontanea, ma è una cosa che ciascuno di

loro ha provato a fare.

25 luglio mercoledì: ti conosci abbastanza? La serie

di test a cui sono stati sottoposti i ragazzi ha mo-

strato diversi profili e ha messo in luce ciò che di

Page 23: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

21

meglio ognuno di loro ha! Ma saranno stati sinceri?

Una volta scoperto ciò che li rende uno diverso

dall’altro, ogni ragazzo ha decorato la maglietta

bianca anonima che indossava il lunedì, in modo

da renderla più simile a sé. La natura delle persone

però si dice esca nei momenti di difficoltà ed è sta-

to in piazza che abbiamo lasciato soli i ragazzi

nell’affrontare l’incontro con un mendicante, inter-

pretato da un amico dell’equipe. Ognuno di loro

ha reagito istintivamente in modi diversi capendo

che non sempre ciò che si dice di essere (generosi,

buoni, gentili) si è in realtà.

26 luglio giovedì: prima o poi un po’ di movimento

bisogna farlo e neanche la pioggia ci ha fermati!

Tramonti di Sotto – Tamar – Palcoda – Tramonti di

Sotto. Quattro ore di cammino, di divertimento, di

stanchezza, di riflessione hanno dato il via a quella

che si sarebbe rivelata la giornata più lunga. Una

volta rientrati ci aspettava una bella doccia calda e

un po’ di meritato riposo. E no ragazzi, mica è un

campo relax! Doccia, cena e tutti pronti per una

nuova attività, inedita per molti, la veglia di adora-

zione notturna. Divisi a gruppi ogni ragazzo medi-

tava, per circa un’ora, davanti al Santissimo, ri-

flettendo su se stesso, sul campo, sul cammino su

tutto ciò che la mente gli suggeriva, andando a tur-

no a svegliare il gruppo successivo.

27 luglio venerdì: mantenendo il clima che la ve-

glia aveva creato, la mattina è stata caratterizzata

dalla celebrazione delle Confessioni. Nel pomerig-

gio invece i giovanissimi si sono cimentati nella

preparazione della “cena trapper”: chi preparava i

grissini, chi la carne, chi il fuoco, chi il dolce, ognu-

no aveva il proprio compito e ognuno ha contribui-

to a rendere magica una cena fatta di cose semplici.

28 luglio sabato: ascoltare la testimonianza di

quattro persone: una mamma, un parroco, un assi-

stente sociale e un educatore, che raccontano quale

risposta Dio abbia fornito loro alla domanda “Che

cosa vuoi che io faccia per te?”, sentire la loro rea-

zione a questa risposta, i cambiamenti che la loro

vita ha subito, è stato uno dei momenti forti del

campo, dai quali ogni ragazzo ha tratto spunto per

riuscire a dare anch’egli una risposta e prendersi

un impegno per il futuro. Il pomeriggio è stato tea-

tro di un torneo di giochi a squadre il cui premio

finale erano le tanto attese… Docce!! Il campo si è

poi concluso con il cerchio attorno al fuoco nel

quale ognuno di noi ha ringraziato per i momenti

vissuti e ha bruciato i foglietti scritti il lunedì, con-

tenenti la risposta alla domanda che ci ha accom-

pagnati.

È difficile raccontare così in poche parole le emo-

zioni, i sentimenti, le sensazioni provate, l’espe-

rienza vissuta, i momenti di gioia e di difficoltà, le

incomprensioni e le soddisfazioni, le lacrime e i

sorrisi, solo chi c’era sa com’è stato questo campo,

a dir poco eccezionale!

Un grazie di cuore ai nostri giovanissimi summa-

ghesi, Alessandra, Anna, Celeste, Eliana, Elisa,

Giovanna, Giulia, Giulia, Giulia, Massimiliano e

Valeria per le soddisfazioni che ci hanno dato; alla

mia super co-educatrice, ma soprattutto amica, He-

le, assieme alla quale ho condiviso una settimana

meravigliosa; al resto dell’equipe, compagni fon-

damentali di questo cammino; a Marta, direttrice

perfetta ed attenta; a Roberto e Valeria, cuochi de-

gni della rivista “Gambero rosso”; a Chiara, Eleo-

nora, Stefano e Romano per averci serviti e riveriti

per sette giorni; a Francesco, nostra mitica mascotte

e donatore di gioia e sorrisi; a Don Enrico per esse-

re stato una buona guida per questo campo ed infi-

ne al Signore che dall’alto, come dice qualcuno, ha

messo una grande mano su questo campo!

Elena

Page 24: Qui Summaga, n 86, 2013

22

Liberiamo Peter e Trilli Grest 2012

Nel periodo dal 20 al 26 agosto, noi giovanissi-

mi di Summaga, dopo lunghe serate trascorse

insieme a progettare, costruire, colorare, fare e

disfare, pensare, scrivere delle giornate diver-

tenti per i nostri 53 iscritti, abbiamo animato

l’Estate ragazzi 2012!

Anche quest’anno, visto il grande successo

avuto la scorsa estate, abbiamo riproposto le

giornate lunghe il martedì e il giovedì dalle 10

alle 19, mentre gli altri giorni abbiamo anima-

to “solo” i pomeriggi dalle 15 alle 19. Oltre ai

giochi ogni giorno proponevamo ai ragazzi

diversi sport come il calcio, la pallavolo, il bal-

lo e a grande richiesta quest’anno anche il sal-

to in lungo. Il primo giorno, i bambini sono stati

proiettati nel magico mondo di Peter Pan, ma pre-

sto hanno assistito alla sua cattura e a quella della

sua fatina Trilli da parte del temibile Capitan Un-

cino. Così, una volta entrati ne “L’Isola che non

c’è”, attraverso la spaventosa bocca del coccodril-

lo, hanno dovuto affrontare e superare ogni gior-

no una lunga serie di prove, recuperare degli og-

getti utili il giorno successivo, per poter liberare i

loro eroi, capendo però anche l’importanza di va-

lori necessari al loro scopo e alla loro vita quali il

rispetto, la collaborazione, lo spirito di squadra e

la fiducia.

Il martedì, prima giornata lunga, grazie alla sve-

glia recuperata lunedì, durante la mattina le squa-

dre si sono sfidate nel gioco dell’oca gigante! Do-

mande, prove, lanci di dadi e spostamenti di pedi-

ne hanno animato la mattinata fino a quando una

delle squadre è arrivata all’ultima casella recupe-

rando il baule con il tesoro dei Pirati! Nel pome-

riggio invece i giochi a stand hanno tenuto banco

e occupato i nostri ragazzi.

Il mercoledì è stata una giornata trascorsa a far

capire ai nostri ragazzi l’importanza della collabo-

razione, dello spirito di squadra e degli altri com-

pagni. Dopo il lancio da parte del nostro Capita-

no, nella prima parte si sono sfidati tutti

contro tutti in tre differenti giochi. Nella

seconda parte, invece, hanno giocato

divisi a squadre agli stessi giochi, com-

prendendo l’importanza dell’avere a

fianco i propri amici per poter vincere le

sfide.

Il giovedì i bambini si sono immedesi-

mati in Capitan Uncino, provando a

svolgere le attività con una sola mano.

Divisi nelle squadre, muniti di pennelli

e tanta fantasia, hanno costruito e deco-

rato le barche della flotta di Uncino che

avrebbero poi usato nell’attività pomeri-

diana. Dopo aver pranzato con un’otti-

Page 25: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

23

ma pastasciutta e dei buonissimi panini con

l’hamburger preparatici con tanto amore da Mari-

stella e Argentina, come una grande flotta, si sono

incamminati, ognuno dentro la propria barca e

con la mappa recuperata il giorno prima, lungo le

vie del paese alla conquista degli ingredienti ne-

cessari a creare la polverina magica di Trilli, ri-

chiesta da Uncino per liberare i due prigionieri.

Ogni squadra ha affrontato con grande coraggio e

successo le prove a cui i marinai di Capitan Unci-

no le han sottoposte, indovinelli, percorsi, ostaco-

li… ritrovandosi alla fine tutti insieme di nuovo al

punto di partenza per unire le polverine recupera-

te in un unico grande vaso da consegnare al catti-

vo.

Il venerdì, però, il pirata non riesce proprio a

mantenere la parola data. Getta così in mare i gio-

vani avventurieri che, per quel giorno, hanno do-

vuto affrontare le prove in balia dell’acqua e del

sapone! Il divertimento e la fatica sono stati tanti e

il timone, a fine giornata, era stato coraggiosa-

mente recuperato.

Nonostante i grandi sforzi profusi durante la setti-

mana, le prove superate, gli oggetti conquistati,

Capitan Uncino venerdì sera non aveva ancora

liberato Peter Pan e Trilli.

Una speranza, però, era ancora accesa nei cuori

dei nostri ragazzi e in quelli dei Bambini dell’isola

perduta. La domenica, infatti, avrebbero avuto

l’ultima occasione per liberare i loro eroi, ma solo

dopo aver pedalato a lungo!

Con il dubbio e l’indecisione sulla partenza, noi,

grandi e piccini, ci sono incontrati nello spiazzo

davanti alla chiesa ma, con forza di volontà e un

po’ di pazzia, nonostante le intemperie, alle 8.00

siamo partiti a cavallo della nostre due ruote. Ab-

biamo pedalato sotto le nuvole, sotto la pioggia,

ma divertendoci un sacco e una volta arrivati a

destinazione, nel parco Collodi presso Teson, con

grande sorpresa di tutti siamo stati accolti da un

sole inaspettato. Don Giuseppe ha celebrato la

Messa che noi abbiamo animato con i canti prova-

ti durante la settimana e poi ci siamo riuniti per

mangiare tutti insieme una buonissima pasta-

sciutta offerta dai volonterosi cuochi! Nel pome-

riggio i ragazzi hanno dovuto affrontare le ultime

prove, anche assieme ai loro genitori, per poter

finalmente permettere a Peter Pan e Trilli di ritro-

vare la loro libertà e soprattutto per permettere

loro il rientro nella tanto amata “Isola che non

c’è”! Il rientro a casa è stato una corsa contro il

tempo per riuscire a sfuggire alla pioggia che in-

combeva su di noi, ma che ci ha graziati fino

all’arrivo a Summaga.

Così siamo tornati tutti nel mondo reale, con un

po’ di malinconia, ma con tanta felicità, e ci siamo

dati appuntamento al prossimo anno.

Ringraziamo per la perfetta riuscita di questa

settimana don Giuseppe, che ci ha permesso di

occupare gli spazi parrocchiali e che ha celebrato

la Messa della domenica; Maristella e Argentina,

che hanno cucinato per bambini, ragazzi e giovani

il martedì e il giovedì; Massimo, che ci ha suppor-

tati suonando la chitarra durante le prove di canto

settimanali e nella Messa; i cuochi, che ci hanno

preparato il pranzo della giornata conclusiva; i

nostri capi-animatori, che hanno diretto la

“baracca”; e infine il Signore Dio, che ha vegliato

su di noi ogni istante dalla programmazione alla

domenica conclusiva e che ha permesso la buona

riuscita di questo grest.

Alessandra ed Eliana

Page 26: Qui Summaga, n 86, 2013

24

Summaga in bici 2012

Domenica 26 agosto, ore 06:00. Suona la sveglia!

Oggi c’è la pedalata, incontro conclusivo, ormai da

qualche anno, dell’Estate Ragazzi.

Il tempo sembra bello, ma la felicità dura ben poco,

in qualche minuto, in-

fatti, il cielo si copre di

nuvole e iniziano a cade-

re le prime gocce.

Per una volta il meteo ha

avuto ragione! Sotto una

pioggia intensa, si sono

fatte ormai le otto, tanto

che siamo già in ritardo,

di un’ora, sulla tabella di

marcia. Tutto è pronto, i

furgoni sono carichi e i

“summaghesi in bici”

attendono notizie con-

fortanti.

Purtroppo, si sta pensando di far rientrare tutti a

casa, non è possibile partire, ma proprio quando

stavo per comunicare, che la manifestazione sareb-

be saltata, ecco cessare la pioggia, si apre un picco-

lo spiraglio di luce nel cielo, e in un momento, i più

piccoli, sono gia in sella alle loro bici.

E’ bastato uno sguardo. Via! Si parte!!

Il programma della pedalata di quest’anno preve-

de di visitare le campagne della bonifica del Lon-

con, terre sconosciute per molti, che un tempo era-

no totalmente impraticabili e solo grazie ad un’im-

ponente opera di bonifica è stato possibile costrui-

re e soprattutto coltivare, merito dei nostri nonni e

bisnonni, che con pala e carriola, hanno prosciuga-

to quelle terre.

Poco dopo la partenza ci troviamo ad attraversare

la zona industriale di Summaga per sbucare poi in

via Bandoquerelle ed entrare, da lì a poco, in via

Traghetto, nel vivo della bonifica.

Il paesaggio che si apre subito agli occhi di tutti è

vastissimo e desolato, campi, campi e ancora cam-

pi; è vero, non si può negarlo, ma queste terre, un

tempo paludi, hanno dato lavoro alle famiglie per

generazioni, e continuano ad essere coltivate

tutt’ora, hanno sfamato migliaia di persone ed han-

no permesso alla nostra comunità di arrivare ai

giorni nostri.

Dopo aver attraversato via Traghetto usciamo in

via Spareda, percorria-

mo tutta la strada e

giungiamo al radar me-

teorologico dell’ARPAV (Azienda Regionale per la

Prevenzione e Protezione

Ambientale del Veneto), il

programma prevede di

fermarsi per osservare,

da vicino, quella strana

struttura che rileva e for-

nisce al centro meteo di

Teolo (PD), le informa-

zione necessarie per po-

ter fare le previsioni meteo; purtuppo però il tem-

po ha ricominciato a fare i capricci e ci troviamo

costretti a continuare senza fermarci.

Prossima destinazione: l’idrovora Sette Sorelle. Co-

sì dopo qualche chilometro arriviamo al luogo sim-

bolo della bonifica, per bellezza, grandezza e po-

tenza: l’impianto idrovoro Sette Sorelle, costruito

nel 1929, un tempo abitato dal macchinista e ora

completamente automatizzato, ma ancora funzio-

nante. Il Consorzio di Bonifica del Veneto Orienta-

le ci ha dato la possibilità di visitare la struttura,

ma prima, merenda!

Parcheggiate le bici sull’argine del fiume ecco gio-

vani e meno giovani dirigersi verso il gazebo alle-

stito dal nostro Elio, subito pronto a distribuire,

con l’aiuto delle sue collaboratrici, ciambelle e thè

fresco.

Finalmente dissetati e con la pancia piena, quindi,

in ottime condizioni per prestare attenzione, se-

guiamo il racconto del nostro compaesano, Gian-

franco Pavan, che presa la parola, ci spiega la sto-

ria della bonifica e il funzionamento dell’impianto

e dopo averci fatto visitare la struttura, risponden-

do alle mille domande che gli sono state poste, ci

raggiunge sul ponte, dove nessuno distoglie lo

Page 27: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

25

sguardo dal fiume, in attesa di vedere l’avvio

dell’idrovora. Questi aspetti più tecnici, magari,

poco interessanti, per qualche signora, hanno

catturato positivamente l’attenzione e la curiosità

dei maschietti.

Ed ecco che ricomincia piovigginare, tutti in sella,

ripartiamo!

Don Giuseppe ci aspetta per la messa.

Al ritorno abbiamo accorciato un pò il percorso ma

siamo riusciti ad attraversare lo stesso alcuni dei

viali alberati, nei quali il comune di Concordia Sa-

gittaria, ha piantato un albero per ogni bambino

nato, tanto che alcuni dei nostri bambini e ragazzi,

oggi Summaghesi, hanno potuto ritrovare il loro

albero.

Siamo arrivati, eccoci alla fine di questa lunga stra-

da di sassi (ricordiamoci che siamo “in mezzo ai

campi”), entriamo di nuovo in via Bandoquerelle,

ancora pochi metri e arriviamo presso l’area verde

di Teson. Una breve pausa, poi, tutti a messa!

Nel frattempo i nostri cuochi preparano il pranzo:

pastasciutta, affettato e formaggio, acqua e vino e

tanti tanti dolci!!

Il pomeriggio è trascorso all’insegna dei giochi e

delle attività organizzate dai ragazzi e dagli anima-

tori, per chiudere in allegria la giornata. Abbiamo

appena il tempo di mangiare una fetta di anguria,

che dobbiamo risalire velocemente in sella alle bici,

pronti a scappare a casa e questa volta di corsa,

infatti, quelle nuvole che ci hanno “graziato” per

tutta la giornata, adesso, sono pronte a scatenarsi.

Appena arrivati a Summaga, ecco scendere la piog-

gia ma ormai siamo a casa. La giornata si è conclu-

sa molto meglio di quanto potessimo sperare.

Con 150 partecipanti la pedalata è stata un succes-

so, una bellissima giornata e, magari,

qualcuno ha anche potuto scoprire qual-

cosa di nuovo.

Vorrei ringraziare tutti coloro che

hanno collaborato alla buona riusci-

ta di questa giornata, in particolare,

l’Associazione Viviamo Summaga,

il dott. G.Paulon e G. Pavan del

Consorzio di Bonifica e la CRI.

Grazie anche a tutti voi che avete

partecipato, arrivederci al prossimo

anno.

Riccardo

Page 28: Qui Summaga, n 86, 2013

26

Vacanze meritate? Coro Ermens

Con il suono festoso delle nostre campane, il “Coro

Ermens” si prende un meritato, temperante, giusto e

sereno riposo. Ed il salutarci con l’armonia dei sacri

bronzi sembra che il do, re, mi, fa ecc. accompagni e

saluti questo speciale gruppo, ad una lunga festosa

vacanza.

Si parte lasciando: afa, sudore e respiro affannoso.

Man mano che percorriamo il lungo tragitto, le

montagne ci fanno vedere sempre più l’intenso ver-

de che le corona, ma che belle!

Prima galleria, nel suo lungo budello che ci ingoia,

silenzio, ed un po’ di turbamento, alla fine ecco che

il godimento di un teatro ammirevole porta quanto

di più bello possano vedere i nostri occhi, si respira

un’altra aria fresca, salubre ed i polmoni si aprono.

Si corre, tra una curva e l’altra, sempre scenari vari

e caratteristici, illumina e fa immenso questo creato.

Finalmente arrivati. Ah, è quello il cinque stelle sul

quale possiamo rimembrarci e godere le nostre va-

canze?

Va là, Maristella, non potevi scegliere un posto più

bello, più lussureggiante, più caro, fermalo anche

per l’anno prossimo, a Dio piacendo… La direttrice

ancora una volta ha fatto centro, congratulazioni.

I villeggianti stupiti di tanta bellezza e comodità:

camere singole, doppie con bagni all’avanguardia

per ogni necessità, saloni accoglienti per qualsiasi

attività, spazi verdi per assaporare il silenzio; mora-

le alle stelle.

Mangiare, passeggiate da scegliere e ovunque le

trovi, sempre scenari belli, diversi, fantastici.

È ancora prestino, ma subito dopo la colazione c’è

un mondo da scoprire, il sole all’orizzonte ci fa go-

dere il luccichio della rugiada, è una vista di im-

mense perline che luccicano al primo bagliore, vere

perle della natura. Si cammina, ci si ferma ad ammi-

rare quanto il creato ci propone: paesaggi di favola,

balconi fioriti, casette linde, fresche di intonaci va-

riopinti…

Ora caliamoci e veniamo a noi: colazione abbondan-

te con pane, latte fresco, frutta, marmellate ecc.; a

pranzo una varietà di pietanze che al solo vederle ti

stuzzicano la voglia di assaporarle tutte; a cena ogni

ben di Dio che termina con l’ultimo caffè corretto; e

poi e poi… che giocate a carte, che barzellette del

funambolesco “Bartali”, ridere da crepare, più di

qualcuno ha fatto ricorso al n° 100.

E per non smentirci, ci siamo anche dilettati nelle

prove di canto, se no, che coro siamo!

Mi fermo qui. Un grazie alla promotrice, ai camerie-

ri e ai diversi volontari, che siamo sempre noi, per

questo e per quello che ci è stato servito.

Concludo con un plauso a tutto il “Coro Ermens”,

perché uscire dal calduccio della propria casa, in

particolare nella stagione fredda, per venire alle

prove, non sempre tira. È quanto volontariamente,

quel che possiamo fare, e questo per dare un tono

spirituale e sentito a tutta la Liturgia della nostra

Comunità di Summaga, dal Santo Natale alla Pa-

squa e nelle altre domeniche dell’anno liturgico, ma

soprattutto nell’ultimo saluto ai nostri cari trapas-

sati. Il “Coro Ermes”

…dopo un pranzo abbondante…

…che tristezza… bisogna rientrare

Page 29: Qui Summaga, n 86, 2013

27

Viva la mamma

Anonimo

Quando Dio decise di creare la mamma, era già

al sesto giorno di lavoro e stava facendo ore di

straordinario. Discreto, giunse un angelo che disse:

“Questa qui te ne sta facendo perdere di tempo, eh?”.

L'Onnipotente rispose: “Si, ma deve essere diversa e

ha bisogno di tanti particolari. Per esempio, deve avere

un bacio capace di guarire tutti i mali e sei paia di ma-

ni”. L'angelo scosse incredulo la testa: “Sei paia?”.

“Il difficile non sono le mani, ma le tre paia di occhi che

una mamma deve avere”.

“Così tanti?” si stupì l'angelo.

“Proprio così” disse Dio. “Un paio per vedere attraver-

so le porte chiuse quando domanda «Che state combi-

nando, bambini?», anche se lo sa già. Un paio dietro la

testa per vedere tutto quello che non dovrebbe vedere,

ma che deve sapere. Il terzo paio di occhi serve per vede-

re il figlio che si è cacciato nei guai e dirgli, senza pro-

nunciare una parola, che lo capisce e gli vuole bene. E

tanti altri particolari ancora…”.

L'angelo, sfiorandogli gentilmente un braccio, cer-

cò di dare un suggerimento al Padre Eterno: “C'è

troppo lavoro per un giorno solo. Va’ a dormire. Finirai

domani!”. Rispose il Signore: “Non posso. Ormai sono

a buon punto; ho quasi finito. Ne ho già una che guari-

sce da sola se è malata, può preparare un pranzo per sei

persone con mezzo chilo di carne tritata e riesce a tener

fermo sotto la doccia un bambino di

nove anni”.

L'angelo girò attorno al model-

lino di madre, esaminandola

bene, “È troppo tenera!” disse

poi con un sospiro. “Ma è resi-

stente!” ribatté subito il Signore.

“Tu non hai idea di quello che può

fare e deve sopportare una mam-

ma!”. “Sa pensare?” chiese l'an-

gelo. “Non solo, ma sa fare anche

un ottimo uso della ragione e sa

trovare una soluzione per ogni co-

sa” ribatté il Creatore.

A quel punto l'angelo si accorse

di qualcosa sul volto della don-

na, si chinò sul modello, passò un dito sulla guan-

cia e subito dichiarò: “Qui c'è una perdita!”, ma il

Signore lo corresse: “Non è una perdita. È una lacri-

ma. Le serve per esprimere gioia e tristezza, soddisfazio-

ne e delusione, dolore e solitudine, il magone e l'orgo-

glio”. “Ma sei davvero un genio!” esclamò l'angelo

compiacendosi: “Hai davvero pensato a tutto!”. Con

sottile malinconia, Dio aggiunse: “Non ce l'ho messa

io quella cosa lì: sono stati i figli!”.

È vero. Tutte le mamme sono un capolavoro di

Dio. La nostra, poi, nessuno se ne abbia a male, lo è

ancora di più.

Page 30: Qui Summaga, n 86, 2013

28

Domenica 13 maggio 2012 12 bambini alla loro Messa di prima Comunione

Il tempo non lasciava presagire niente di buono

nella mattina di domenica 13 maggio, la tempera-

tura rispetto ai giorni precedenti si era notevol-

mente abbassata, ma i 12 bambini che dovevano

vivere la loro Messa di prima Comunione, sono

riusciti a sconfiggere anche le nuvole.

I bambini sono arrivati trepidanti e felici, al suono

delle campane sono entrati in chiesa accompagnati

da Don Giuseppe, dove li attendevano genitori e

parenti visibilmente commossi.

Il coro “Voci dell'Abbazia” ha fatto da stupendo

sottofondo a tutta la liturgia, sottolineandone i mo-

menti salienti e i bambini seduti attorno alla mensa

hanno animato con semplicità la loro Messa, segno

che avevano capito l'importanza di quel momen-

to: ricevere Gesù sotto i segni del pane e del vino

consacrati. Durante l'Offertorio bambini e genitori

hanno preparato la mensa a festa e donato delle

offerte per le necessità della parrocchia. Al mo-

mento di ricevere l'Eucarestia i loro volti erano tesi,

ma poi felici e rasserenati.

Un grazie particolare ai bambini che in questo an-

no catechistico hanno seguito con impegno e co-

stanza il percorso per conoscere e approfondire la

Messa in ogni sua parte, alla loro simpatia e ai loro

genitori che li hanno accompagnati e sostenuti.

L'augurio è che l'entusiasmo di questi ragazzini

resti vivo anche in tutte le volte che incontreranno

Gesù nell'Eucarestia.

1ª fila in alto da sinistra:

Davide Stival, Camilla Banini, Alessandro Como, Gioia Dell'Anno, Federico Di Bernardo,

Alberto Bonora, Simone Moretto

2ª fila in basso da sinistra:

Andrea Daneluzzi, Giulio Bonfada, Andrea Tesolin, Diana Di Pietro, Stefano Venezian

Diletta, catechista

Page 31: Qui Summaga, n 86, 2013

29

Il grande giorno

Francesca Fabbro e

Alessandro Bellomo

Lucia Bravin e

Igor Salluzzo

Serena Lazzaretto e

Fabio Valerio

Nicoletta Zamberlan e

Alessio Doratiotto

Page 32: Qui Summaga, n 86, 2013

30

I nostri auguri a…

Anniversario di

cinquant’anni

di matrimonio

Si festeggiano le

Nozze d’Oro

Luigi e Luigina Barbon

nel giorno del loro

cinquantesimo

anno di matrimonio

In tanti…

…per i quaranta

anni di matrimonio

Nozze di Smeraldo

Page 33: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

31

Bruno Bandiziol

ha festeggiato

sessant’anni…

Buon compleanno Bruno!

I sessant’anni

della classe del 1952

24 novembre 2012

Festa per il

venticinquesimo

Anniversario

di matrimonio

Nozze d’Argento

Page 34: Qui Summaga, n 86, 2013

32

Lauree Congratulazioni a...

Laureata in Infermieristica l'11 dicembre

2012 all’Università degli Studi di Trieste.

Titolo della tesi: "Adattamento sociale

del paziente Schizofrenico".

Sara Fagotto

Laureata all’Università degli Studi di Padova l’11 ottobre 2012,

Dott.ssa in Scienze Psicologiche dello Sviluppo e dell'Educazione.

Tesi di laurea: "Missioni di Pace all'Estero”.

Lo scopo del lavoro è stato quello di illustrare la situazione che si

trova a vivere la famiglia del militare impegnato in missione all'e-

stero, ponendo particolare attenzione alla realtà infantile. Nello spe-

cifico sono state analizzate le modalità in cui avviene la reintegra-

zione del militare all'interno della propria famiglia dopo una lunga

assenza.

Rachele Roman

Laureata a Trieste il 13 dicembre 2012 in Matematica con 110.

Tesi di laurea: "Invarianti delle forme binarie".

Sara Erbetti

Page 35: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

33

Dottoressa in Scienze e Tecnologie multimediali

all’Università degli Studi di Udine il 5 febbraio 2013.

Titolo della tesi: "Il turismo parla social: il linguaggio

del turismo 2.0".

La tesi di laurea indaga le nuove strategie di web mar-

keting turistico. In una società in cui internet è al cen-

tro delle nostre vite anche il turismo risente di questo

cambiamento e il modo di pubblicizzare una località o

un impianto turistico viene totalmente rinnovato e non

si accontenta più dei canoni classici del turismo tradi-

zionale.

Martina Sivieri

Laureata all’Università degli Studi di Trieste in Scienza

Inferimieristica il 12 novembre 2012.

Tesi di laurea: “La relazione terapeutica con l’infermiere:

il vissuto del paziente emodializzato”.

Clara di Pietro

Alla Facoltà di Educazione Professionale di Udine, nel no-

vembre 2012 ha conseguito la laurea con tesi: “La ribaltazione

cognitiva in un gruppo di anziani con demenza”.

Il progetto, portato avanti durante il tirocinio alla Casa di Ri-

poso “G. Francescon“ di Portogruaro, si propone di stimolare

l’orientamento (spaziale, temporale e personale) delle signore

coinvolte attraverso gli esercizi cognitivi, ma anche il tono

dell’umore (ricordando episodi positivi della propria vita e

condividendoli con il gruppo). I risultati sono strati positivi

soprattutto per quanto riguarda il secondo aspetto; quando si

ha a che fare con una malattia come la demenza anche riuscire

a regalare un po’ di serenità in più rispetto al solito è un gran

traguardo!

Eleonora Piccolo

Carissima Clara, gioiamo con te per questo bel traguardo raggiunto.

Da sola e con fatica hai conquistato una meta ambita. Puoi dirti sod-

disfatta, anche i tuoi cari. Ti auguriamo ogni Bene e che tu possa

svolgere il lavoro che ti attende con competenza, passione, fatica e

adeguazione, perché prendersi cura di chi soffre è una missione. E tu

lo sai. Hai tutte le carte in regola per affrontarlo.

Congratulazioni: le Zie Pasqualina e Angela.

Page 36: Qui Summaga, n 86, 2013

34

Ti racconto... La bonifica del bacino Reghena

L’articolo completo è reperibile sul sito: issuu.com/quisummaga/docs/conversando_reghena

(Continua) Se questo è il tuo desiderio allora ti rac-

conterò la storia della bonifica che porta il tuo nome

e come tutte le storie belle comincerò dicendoti: cor-

reva l’anno 1973 ed ero giovanissima quando sono

stata assunta dai Consorzi di Bonifica Riuniti fra Ta-

glio e Livenza di Portogruaro e si è aperto dinanzi a

me il “mondo” della bonifica di questo territorio che

non conoscevo. Sono entrata nell’archivio di questo

Ente, che offriva i servizi tecnico-amministrativi a

tutti i singoli Consorzi del territorio che avevano

aderito al raggruppamento, in punta di piedi, per

non disturbare il riposo del “passato” custodito,

sotto una leggera coltre di polvere, in tanti vecchi

scaffali, “tempio” questo della storia di paesi e di

uomini dagli albori della riconquista delle terre alla

palude ai giorni nostri. Questo archivio infatti con-

servava la storia del Consorzio di Bonifica

“Lugugnana” che copriva il territorio in sinistra del

Lemene”; dei Consorzi di Bonifica sulla destra Leme-

ne fino al Fiume Livenza: “Bandoquerelle-Palù Gran-

de”, “Lison”, “S.Osvaldo”, “Loncon”, “Sette Sorelle”,

”Ottava Presa”, “Sansonetta-Sesta Presa- Palangon”,

e quello “del Bacino Reghena” che copre il tuo terri-

torio, il più piccolo, ma che è anche quello nato pri-

ma di tutti. Come tutti i giovani, anch’io ero curiosa,

attenta nell’ascoltare chi sapeva più di me, ansiosa di

conoscere e di imparare. Ascoltavo sbalordita la sto-

ria di un passato che mi sembrava molto lontano e

che invece era ancora presente nei primi decenni del

novecento, passato che aveva visto questo territorio

ancora una sconfinata, triste, desolata palude, plaga

dove moriva l’irruenza dei fiumi in piena nel loro

precipitarsi a valle contrastati dall’impeto delle più

forti mareggiate e che nascondeva l’insidia di un tra-

gico male che fiaccava le forze dell’uomo e che spe-

gneva tante vite umane: la malaria. Anche la tua val-

le, quella che tu hai inciso e plasmato nell’ultimo

tratto del tuo percorso, come mi hai in precedenza

raccontato, si distendeva, e non per limitate zone, a

soli 90 centimetri sopra il livello del mare distante, in

linea retta, circa 28 km., con la conseguenza dell’im-

paludamento perenne di buona parte del suo territo-

rio nonché dell’allagamento di vaste aree in conco-

mitanza di periodi piovosi anche di modesta entità.

Pure la tua valle era dunque una triste palude sep-

pur diversa dalle paludi del comprensorio dei Con-

sorzi limitrofi che apparivano fruscianti mari verdi

di giunchi e canne ondeggianti al battere dei venti;

era invece un perenne acquitrino, fracido habitat

ideale per la nefasta anofele, che, allargandosi ad

occidente, estendeva i suoi “tentacoli” fino alle mura

di Portogruaro. Forse non lo sai che ancora oggi, alla

“porta occidentale” di Portogruaro vi è un capitello

dedicato alla Madonna del Palù, nome questo con il

quale veniva indicata la palude dove oggi sorge lo

stadio Piergiovanni Mecchia. Nella mia voglia di co-

noscere il passato, in archivio scovai la relazione

“studi e proposte relative alla bonifica dei paludi nel

Distretto di Portogruaro” del 1883 nella quale era

stato esposto, in tutta la sua gravità, il quadro della

situazione igienica e, quale eloquente riferimento del

dominio delle febbri malariche, erano stati riportati i

rilevamenti sul consumo di chinino nei vari comuni

interessati, unico rimedio per combattere questa infe-

zione. Da quella data dovettero passare parecchi an-

ni prima che i proprietari interessati alla bonifica si

unissero in Consorzi per affrontare tutte le proble-

matiche relative, da un lato, all’aspetto igienico, e

dall’altro, prettamente economico, per la riconquista

del territorio alla palude ammorbata di malaria e

destinarlo all’agricoltura. Infatti il progetto dei lavori

per la bonifica del tuo territorio con la costituzione

del Consorzio del Bacino che porta il tuo nome

“Reghena” è datato 22 ottobre 1902. Al progetto se-

guì il Regio Decreto in data 7 ottobre 1904, con il

quale venne costituito il Consorzio Speciale per l’ese-

cuzione della bonifica del suddetto Bacino.

Scavo canali

Page 37: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

35

Fece seguito poi il progetto datato 19 ottobre 1904 e

come il precedente, portava la firma dell’ingegnere

Antonio Del Prà. Ho ritrovato il filo della storia del

tuo bacino solamente nell’anno 1912 e di questo stes-

so anno è la stesura del progetto definitivo della bo-

nifica che prevedeva, quale primo intervento, il con-

tenimento delle tue acque che spesso esondavano,

entro due grandi arginature lungo tutto il tuo percor-

so conclusivo per una estensione di ben sette chilo-

metri; il progetto, in successione, prevedeva: l’escavo

di canali perimetrali di raccolta delle acque scendenti

irregolarmente dai fondi laterali più elevati, loro ar-

ginatura dal lato della bonifica e discesa, pure fra

argini, attraverso la palude fino a raggiungere il tuo

corso in punti appropriati; l’escavo di due canali in-

terni, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra, per

lo scolo delle acque piovane; la costruzione di due

impianti idrovori di sollevamento delle acque all’e-

stremo sud dei canali stessi. L’entrata in guerra

dell’Italia fermò l’inizio di tutte le opere di bonifica

del territorio comprese quelle del tuo Bacino e con la

successiva disfatta di Caporetto tu hai sicuramente

assistito alla ritirata del nostro Esercito e all’invasio-

ne delle truppe nemiche che passarono proprio sul

tuo ponte della allora strada provinciale diretti verso

il Piave. Non avrai “mormorato” come il Piave, ma

sono sicura che le tue acque si saranno dipinte di

foschi colori. Ma se ingloriosa è stata la ritirata, vitto-

riosa è stata invece l’entrata delle truppe italiane in

Portogruaro che avvenne il 2 novembre 1918, in par-

te da S. Agnese e in parte, proprio attraverso il tuo

ponte a Summaga e tutto il tuo “Palù”. Ricuperati gli

atti progettuali dopo i disastri provocati dall’invasio-

ne nemica, l’esecuzione dei lavori fu giudicata ecces-

sivamente onerosa, in quanto numerosi ostacoli si

presentavano per l’escavo dei canali interni e preci-

samente: due speroni elevati ed estesi di terreno

ghiaioso, il centro abitato di Summaga e dopo di

questo un terzo sperone, due linee ferroviarie, la

strada provinciale Mestre – Portogruaro che è

l’attuale Statale 53. L’Amministrazione Consorziale

allora addivenne alla decisione di suddividere i pro-

gettati due bacini, uno alla tua destra e uno alla tua

sinistra, rispettivamente in altri due bacini e, per esi-

genze sopravvenute, con una nuova suddivisione

creare definitivamente tre bacini sulla tua destra e tre

bacini sulla tua sinistra e precisamente:

sulla destra del Reghena

Primo Bacino a Monte TIEPOLO

Primo Bacino a Valle SUMMAGA

Quarto Bacino SAN GIUSTO

sulla sinistra del Reghena

Secondo Bacino a Monte CAMPEIO

Secondo Bacino a Valle MASATTA

Terzo Bacino PALU’

Negli impianti idrovori dei Bacini di cui sopra, fu

progettata l’installazione di otto gruppi pompe-

motore uno per ogni impianto tranne per i due ulti-

mi Bacini, San Giusto e Palù, ai quali venivano asse-

gnati due gruppi; per far muovere detti motori fu

previsto il collegamento di ogni singolo impianto

con una linea elettrica da 6.000 volts, energia elettrica

che sarebbe stata fornita dalla Società del Cellina e

trasformata in ogni singolo sito a 220 volts.

Per maggior precauzione, non potendo escludere

eventuali interruzioni della fornitura elettrica da par-

te della Società del Cellina anche se di non lunga du-

rata ma egualmente con conseguenze gravi, il Con-

sorzio deliberò di comprendere nel progetto anche la

costruzione di un impianto autonomo di produzione

di energia elettrica di riserva, costituito da un alter-

natore azionato da un motore Diesel della potenza di

240 cavalli e nelle adiacenze, la costruzione di un

fabbricato adibito ad abitazione del personale di

macchina e custodia con annessa officina. Il rispar-

mio però non fu sufficiente in quanto i costi per le

Tracimazione dell’argine esterno Tiepolo

Macchinario idrovoro

Page 38: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

36

opere della tua arginatura in

destra e sinistra e per una este-

sa di ben sette chilometri supe-

ravano ogni possibilità econo-

mica e pertanto questa fu enu-

cleata. Tutto quanto sopra ri-

portato era contenuto nel nuo-

vo progetto datato 30 ottobre

1920 e nei successivi progetti di

variante. Questi progetti, come

tutti i precedenti, erano stati

redatti dall’Ingegnere Antonio

Del Prà e volendo conoscere

meglio questo progettista chiesi

notizie; mi fu detto che la pro-

gettazione della bonifica di

tutto il territorio fu affidata a

due ingegneri di Portogruaro: l’ingegnere Ettore de

Götzen che operò sulla sinistra Lemene fino al Cana-

le Taglio e da Portogruaro al mare nel comprensorio

del Consorzio di Bonifica Lugugnana, e l’ingegnere

Antonio Del Prà che operò invece sulla destra Leme-

ne fino al Fiume Livenza, progettando tutte le opere

del Bacino Reghena. Due figure queste di grande in-

telligenza e capacità sulle quali però non posso

soffermarmi per mancanza di tempo ma che, tu devi

assolutamente sapere, hanno modificato la geografia

del “distretto di Portogruaro” con opere di eccellen-

za tecnica. Terminata la guerra, constatati gli aumen-

ti dei costi intervenuti per la realizzazione della boni-

fica e non rimosso ancora l’ostacolo economico della

costruzione delle arginature, il Consorzio, nel voler

dar corso alle opere, inoltrò la

richiesta di partecipazione da

parte del Comune di Portogrua-

ro, interessato alla bonifica per

ragioni igieniche in quanto i ter-

reni palustri circondavano anche

il centro abitato da quasi tutti i

lati. A sua volta il Comune solle-

citò l’intervento del Commissaria-

to delle terre liberate, istituzione

sorta nell’immediato dopoguer-

ra, che per conto dei Comuni in-

teressati e della Provincia e con

l’impiego della manodopera di-

soccupata provvide alla esecu-

zione dei lavori di arginatura.

Era l’anno 1921, l’anno di una

deprimente e profonda crisi che

aveva avuto gravi ripercussioni

sul proletariato, producendo

più di mezzo milione di disoc-

cupati. Così poté prendere

l’avvio l’esecuzione di tutte le

opere principale e complemen-

tari, sempre progettate e dirette

dall’Ingegnere Del Prà, opere

che vennero poi collaudate il 4

maggio 1937. E passarono gli

anni anche quelli della Secon-

da Guerra Mondiale e la boni-

fica fu sempre mantenuta atti-

va e sopravvisse a tante allu-

vioni. Si succedettero le Ammi-

nistrazioni, gli ingegneri pro-

gettisti e Direttori dei Lavori

anche in relazione alla adesio-

ne data dal Consorzio al Raggruppamento che for-

mava i Consorzi Riuniti di Portogruaro, Ente questo

creato per unificare i servizi tecnico-amministrativi

senza peraltro togliere l’autonomia giuridica di

ognuno dei Consorzi aderenti. Il vecchio e piccolo

Consorzio che porta il tuo nome non ha subito nel

tempo molte variazioni. Ha solamente cambiato se-

de, assieme agli altri, nel 1978 e a me, nella nuova

Sede, è stato consegnato un grande archivio con

scaffalature metalliche scorrevoli, moderne, nelle

quali ho depositato tutto l’archivio del settore ammi-

nistrativo. Nello stesso anno i vecchi Consorzi Riuni-

ti fra Taglio e il Livenza hanno lasciato il posto al

Consorzio di Bonifica Pianura Veneta tra Livenza e

Tagliamento che ha inglobato nel suo perimetro il

limitrofo Consorzio di Bonifica di

San Michele al Tagliamento e,

senza tener conto dei bacini idro-

grafici dei corsi d’acqua interes-

sati, ha fissato il limite nord del

suo territorio di competenza con

il confine amministrativo regio-

nale. Successivamente la vasta

urbanizzazione della periferia

ovest i Portogruaro ha imposto il

potenziamento dell’impianto

idrovoro Summaga e l’arginatura

della zona compresa dalla ferro-

via a Portogruaro e via Volpare;

la modifica delle torrette delle

cabine di trasformazione di tutti

gli impianti per l’ammarraggio

dei nuovi cavi di fornitura dall’E-

NEL dell’energia elettrica in so-

Page 39: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

37

stituzione dell’antica linea a

6.000 volts, torrette brutal-

mente elevate e coperte a ter-

razzo, così come tu le hai de-

scritte nel racconto del tuo

percorso. Inizia l’era delle

automazioni, dei comandi e

controlli a distanza e anche i

piccoli impianti della tua bo-

nifica sono stati comandati

elettronicamente da una cen-

trale operativa e il personale

addetto al loro funzionamen-

to e controllo ha cessato ogni

sua funzione. Però non posso

non ricordare proprio il più

umile ma indispensabile con-

tributo di molti incaricati al

funzionamento degli impianti

idrovori, ma non ti voglio

nemmeno fare un elenco di

nominativi che oramai poco direbbero e che, tra l’al-

tro, anche una sola mia involontaria dimenticanza

potrebbe far tanto dispiacere; ti voglio invece dire

che era un lavoro senza orari, lavoro che a volte si

prolungava per tante e tante ore ininterrotte secondo

la necessità del prosciugamento. Non vi era cambio o

sostituzione per loro, tanto è vero che questi idrovo-

risti, a volte, per interrompere il prolungato servizio,

si sdraiavano per brevi momenti di riposo su una

piccola branda accanto alle pompe, svegliandosi di

soprassalto se il rumore del motore cessava o modifi-

cava il suo ritmo, segnale questo di avaria. Da notare

che, data la modesta retribuzione di cui godevano,

questo impegno era sempre accoppiato, per arroton-

dare, ad altro lavoro, generalmente agricolo o in offi-

cina meccanica che dovevano sospendere ogniqual-

volta ve ne fosse la necessità. Ma, ripensandoci, se da

un lato non ho nominato alcuno per ricordali tutti,

dall’altro non posso fare a meno di raccontarti un

tragico fatto occorso il 3 giu-

gno del 2010 nella lontana

Anatolia. Ti chiederai che atti-

nenza ha ciò con il racconto

della bonifica? Con la bonifica

ha un nesso in quanto uno

degli assuntori che si chiama-

va Piccolo Luigi, nato il 9 no-

vembre del 1887 a Gruaro e

successivamente trasferitosi a

Summaga, il 15 agosto del

1924 assunse l’incarico di

idrovorista dell’impianto di

Summaga. Luigi si sposò con

Anna Calderan ed ebbero sei

figli: Maria, Umberto, Anto-

nio, Onelia, Olga e Onorina.

Maria, che lavorava nella fi-

landa di Portogruaro un gior-

no fece amicizia con una com-

pagna di lavoro una certa

Giovanna Padovese che a sua volta le fece conoscere

il fratello Natale in occasione di uno dei suoi rientri

da Milano dove lavorava presso la casa discografica

“La voce del padrone”. Sfociò l’amore e si sposarono

e dal loro matrimonio nacquero Armando, Benito-

Alessandro e Luigi che porta lo stesso nome del

nonno. E Luigi, scelta la via del sacerdozio, divenne

Monsignore, Vescovo e Vicario Apostolico in Tur-

chia e purtroppo il 3 giugno 2010 morì Martire per la

sua Chiesa. Sono certa che anche tu hai visto Sum-

maga piangere uno dei figli migliori e io ho voluto

dividere con te la mia commozione. Scusami per la

digressione, e proseguendo il mio racconto, nel 2010

anche il Pianura Veneta è cessato ed è subentrato il

Consorzio di Bonifica Veneto Orientale del quale per

poco tempo ho fatto parte. Mi sembra di averti rac-

contato tutto quello che io sapevo e vorrei aggiunge-

re solamente che di quel complesso “ingranaggio”

che sono stati e che sono i Consorzi di Bonifica di

Portogruaro, io ho l’orgoglio di averne fatto parte, di

essere stata una delle tante, seppur modeste, ruote

dentate che lo hanno mosso e oggi, che ho cessato il

mio lavoro, mi sento pienamente soddisfatta e felice.

Ora ti saluto, caro Reghena, ti ringrazio ancora per

aver, per un momento, sostato per raccontarmi la tua

storia e per ascoltare quella della Bonifica del tuo

Bacino; continua la tua pacifica corsa verso il mare

che accoglierà, come da sempre, le tue acque, confu-

se con quelle del Fiume Lemene.

Lucia Segato Reghena 1953

Page 40: Qui Summaga, n 86, 2013

38

Medjugorje

Ogni mese in abbazia si effettua

un incontro di preghiera secondo

il metodo di Medjugorje.

Messaggi della Madonna di Medjugorje

“Cari figli, v’invito a riflettere sul vostro futuro.

Voi state creando un nuovo mondo senza Dio,

usando solo le vostre forze ed è per questo che

non siete contenti, e non avete la gioia nel cuore.

Questo tempo è il mio tempo perciò, figlioli, vi

invito di nuovo a pregare. Quando troverete l’u-

nità con Dio, sentirete la fame per la sua parola,

e il vostro cuore, figlioli, traboccherà di gioia.

Testimonierete ovunque l’amore di Dio. Io vi be-

nedico e vi ripeto che sono con voi per aiutarvi”

“Cari figli, vi voglio invitare a cominciare da og-

gi a vivere una nuova vita. Voglio che compren-

diate che Dio ha scelto ognuno di voi nel suo pia-

no di salvezza per l’umanità. Voi non potete ca-

pire quanto grande sia la vostra persona nel dise-

gno di Dio. Perciò, cari figli, pregate affinché riu-

sciate a comprendere il piano di Dio. Io sono con

voi perché possiate realizzare tutto.”

Pellegrinaggio Pradipozzo - Summaga

Page 41: Qui Summaga, n 86, 2013

39

Combattenti e Reduci

I soci combattenti e simpatizzanti che nel corso del

2012 ci hanno lasciato sono: Ottorino Fagotto, Bru-

no Bravin, Giorgio Bergamo (Savà), Marisa Miglio-

ranza in Di Palma, Umberto Faorlin, Danilo Drigo,

Ester Pellarin ved. Ferrari e Giovanni Giuseppin,

presidente negli anni 1966-67.

In questo 2012 hanno ricevuto il “Diploma di Fe-

deltà” per i combattenti che hanno compiuto 90

anni i soci Luigi Goi e Umberto Faorlin, conferito

alla memoria in segno di riconoscenza e di attacca-

mento ai doveri sociali e civili in quanto Umberto è

scomparso il 26 Aprile. Il quattro Novembre, Festa

dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate, la comuni-

tà ha partecipato attivamente alle manifestazioni,

in particolare nei momenti salienti della celebrazio-

ne in Abbazia e nella commemorazione degli even-

ti patriottici. Le bandiere, delle varie sezioni com-

battentistiche e d’arma, poste accanto al sacro mar-

mo del Monumento, sventolando all’aria di una

bella giornata, pareva dessero il saluto a quanti per

la Patria immolarono la loro giovane vita.

... Un grazie col cuore a tutti coloro che morendo e combattendo per la nostra Patria

terra ci hanno lasciati eredi della Libertà

Andavano cercando tramonti sereni

tra case e campi che avevano il suono

del metallo corrusco e mai rinverdivano

…fluivano gli anni e i sogni

ma negli sguardi restavano opache pupille

e l’eco svanita di un nome

…Libertà

Affioravano a lembi i sorrisi nell’esile velo

del tempo

e chiedevamo chi eravamo…

dove eravamo

che odoravano di ruggine e sangue i corpi

stesi a raccogliere l’ultima goccia di sole

magri e slavati

Ginevra - Corteo del IV Novembre 2011

…dov’erano i baci mancati e la madre di

tutte le madri… Dio… emarginato e impotente

che morivi ogni giorno insieme a noi…

…ti udimmo un mattino sventolare nel vento

Libertà…

abbracciata a pensieri possenti… dei padri

sfioravi il cammino…

e in quel telaio intricato di spine

cogliemmo la nenia più dolce di te che tessevi

e cantavi

come quando eravamo bambini…

ci avvolsero le parole della nostra terra

e i colori della bandiera

…immersi pregammo

respirando sorsi lunghi di Libertà AlRo

Luigi Goi

Page 42: Qui Summaga, n 86, 2013

40

Raduno nazionale dei Bersaglieri

E’ la sera del rientro, 18 giugno: siamo già in Vene-

to e al microfono della corriera i responsabili del

gruppo, Franco Lisandro e Rino Aggio, sono ai sa-

luti, ai ringraziamenti, alle scuse (…se ce ne fosse

bisogno!). Le piume dei cappelli fanno cornice al

soffitto della corriera, fra confezioni di ricordini e

bottiglie di vino.

Il gruppo è costituito da Bersaglieri di Pramaggio-

re, di San Michele al Tagliamento, di Summaga di

Portogruaro: alcuni sono amici di lunga data, si

incontrano nei raduni e nelle feste organizzate dal-

le varie Sezioni. Altri, pochi, sono alla prima espe-

rienza: ci si può non essere mai visti, ma nasce im-

mediato un sentimento di amicizia, di solidarietà,

di condivisione. Lo abbiamo visto ad Orvieto, nella

prima tappa del nostro viaggio; i passeggeri delle

tante corriere in sosta, ti sorridono, ti salutano per

quella stessa meta indicata sui berretti, nelle scritte

sulle magliette, sui finestrini, e così fino a Roma

dove, sulla via Aurelia, è fissato il nostro punto

cremisi.

Sabato abbiamo gustato la bellezza della Roma An-

tica, il Colosseo e il Foro Romano. Il pomeriggio è

dedicato alla Roma turistica: piazza di Spagna e

Trinità dei Monti, Piazza Navona con la fontana

del fiumi del Bernini, la Fontana di Trevi, via Con-

dotti per la gioia delle Signore…

La sera è serata di fanfare.

Autorità in Piazza del Popolo

“E… di passo, di corsa, siam Bersaglier…” e

il sole cocente non ci spaventa!!

I fanti piumati, in visita a Roma, lasciano la loro

impronta sulla scenografica scalinata di

Trinità dei Monti

Page 43: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

41

Ritroveremo le fanfare nella sfilata di domenica a

Latina per il 60° Raduno nazionale dei Bersaglieri.

A ridosso delle transenne abbiamo incontrato alcu-

ni veneti discendenti di quei coloni che negli anni

trenta si sono trasferiti nell’Agro Pontino per la

bonifica del territorio.

L'Opera Nazionale Combattenti si occupò della

gestione dei terreni e dei poderi che venivano

via via costituiti, affidandoli in concessione a

coloni provenienti per la stragrande maggioran-

za dalle regioni, allora povere e sovraffollate,

del Veneto e del Friuli. Al centro dei vari poderi,

venivano costruite delle case coloniche (circa

4000), molte delle quali tuttora abitate dai di-

scendenti dei "pionieri". Sotto le arcate del pa-

lazzo municipale di Latina, ancora oggi, si pos-

sono leggere i nomi dei coloni migrati in quegli

anni.

A questo proposito sono venuta a conoscenza di

un simpatico episodio che testimonia la presen-

za in loco di summaghesi e, ancor oggi, nell’e-

lenco telefonico compare il cognome Drigo…

Intanto il Raduno ha raggiunto la fase della corsa,

è il momento in cui i vecchi generali e tutti i bersa-

glieri, graduati e non, con le medaglie al petto, ri-

cordano i loro giorni da protagonisti e lo speaker

scandisce i nomi di tutte le sezioni di Bersaglieri

d’Italia.

Sotto il palco delle Autorità sfilano i nostri giovani

di ieri e di oggi tutti al passo di corsa! “siamo gio-

vani dentro, le gambe ancora corrono come mosse

da una molla, - ci dicono con orgoglio-, siam Ber-

saglieri!”.

Nel pomeriggio abbiamo approfondito la nostra

cultura sull’Agro Pontino con un tuffo nella storia

di Terracina e di Sabaudia. Il mattino successivo,

giorno di rientro a casa, visita ai musei Vaticani,

Chiesa e Piazza San Pietro. Ad Orte ritroveremo la

fanfara di San Giorgio di Nogaro e un concerto di

musica bersaglieresca da brivido; col brivido ab-

biamo esultato per la vittoria agli europei della no-

stra nazionale di calcio sull’Irlanda del Trap…

Il resto, tutto il resto, è storia già scritta!

L’Agro Pontino L’itinerario continua con la visita di

Roma antica

Foto di gruppo al Foro Romano

Visita alla Città del Vaticano e ai suoi

magnifici Musei

Lucia

Page 44: Qui Summaga, n 86, 2013

42

La vera storia della

Nascita del Calcio Summaga

Negli ultimi tempi, alcuni

organi di stampa hanno

pubblicato articoli sulle

origini del Calcio Summa-

ga, tutti inesatti. La Nuova

Venezia del 23/07/2012

riportava che la squadra,

dopo aver giocato esclusi-

vamente partite amichevo-

li, solo a partire dal

1967/68 ha partecipato per

la prima volta al campio-

nato provinciale di 3° cate-

goria con la presidenza di

Dino Mio e giocando sul

campo di via Santa Elisabetta. Nulla di più sba-

gliato: il primo campionato della storia del Calcio

Summaga fu disputato nel campo parrocchiale di

Pradipozzo nel 1965-66 con la presidenza di Bep-

pino Mio; il fratello Dino a quei tempi non si inte-

ressava di calcio ma esclusivamente della sua

squadra ciclistica MobiMio. E’ vero soltanto che

dal 1960 al 1965 il sottoscritto, Aldo e Mario Rossi,

Natalino Vignando, Luciano e Luigino (Iuti) Fa-

gotto, Beppino Pellarin, John Milan, Adelino Na-

scinben, Aldino, Anselmo e Franco Lisandro, Bru-

no Marzinotto, Nivio Falcon, Giorgio Boccalon,

mio cugino Mario Piasentin ed altri, mentre erava-

mo tesserati per squadre della zona quali l’Aurora

Pio X, il Villanova, il Giussago, il Lugugnana, il

Cinto, il Morsano, l’Azzano X, ecc., avevamo for-

mato una squadra non ufficiale per disputare, con

la maglia rossoblu del Genoa, partite amichevoli e

tornei: ricordo con particolare piacere il Trofeo

Don Bosco, vinto a San Donà di Piave battendo in

finale la squadra locale con tre gol del grande

“Bartali” (Natalino Vignando), sui primi due lan-

ciato magistralmente da mio cognato Beppino Pel-

larin, e col sottoscritto che ha avuto l’onere e l’ono-

re di francobollare con feroce determinazione quel

Gianfranco Bedin che l’anno dopo passò all’Inter

di Helenio Herrera; abbiamo vinto anche tornei a

Torre di Mosto, Concor-

dia, La Salute ed altri an-

cora. Fu proprio al ritorno

dopo la finale di La Salute

che il sottoscritto, Aldo e

Mario Rossi e Natalino

Vignando, durante la sosta

per un’abbuffata di angu-

ria, decidemmo di formare

una squadra da iscrivere

alla FIGC di Roma per po-

ter partecipare regolar-

mente ai campionati.

La nostra iniziativa fu ac-

colta con entusiasmo da

Beppino e Toni Mio, Zini Falcon, Ice Trevisan,

Carlo Giavedoni, Sandro Biancardi, Egidio Milan,

Stelvio Empolini, Alfredo Nascinben ed Aldo Pic-

colo. Beppino Mio fu nominato presidente, Mario

Rossi vicepresidente ed il sottoscritto segretario

(ruolo che avevo già ricoperto nel Calcio Porto-

gruaro) e grazie a tale esperienza e conoscenza

della procedura, ho provveduto a perfezionare la

pratica di affiliazione alla FIGC ed a tesserare, ol-

tre a molti dei giocatori sopra indicati, Giorgio

Delle Vedove, Luciano Faggioni, Vitalino Baldo e

qualche ragazzo da fuori paese (potrei aver di-

menticato qualcuno e me ne scuso, ma sono passa-

ti cinquant’anni!). Non avevamo un campo dove

giocare (quello di via Santa Elisabetta addirittura

ancora non esisteva), così siamo andati a Pradi-

pozzo a parlare con Don Gildo che ci ha gentil-

mente concesso il suo, pur esprimendo la sua con-

vinzione, dimostratasi poi errata, che non potessi-

mo farcela. Il campo non era nemmeno recintato,

così lo abbiamo contornato con tre file di ferro zin-

cato. Non esistevano spogliatoi: per cambiarci di-

sponevamo di una minuscola stanza con delle

panche e per lavarci solo di un rubinetto all’ester-

no con acqua fredda, che utilizzavamo con qual-

siasi condizione atmosferica. Già nel primo cam-

pionato abbiamo avuto grosse soddisfazioni, come

Prima squadra ufficiale del Calcio Summaga

Page 45: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

43

quella di vincere 5 a 0 in trasferta contro la capoli-

sta Fossalta di Portogruaro, fra l’altro col bocia Vi-

talino Baldo in porta al posto dell’infortunato

Franco Lisandro, tanto che il corrispondente del

Gazzettino commentò sbalordito quella clamorosa

vittoria. Ci siamo tassati per acquistare divise da

gioco, scarpette e sostenere le spese delle trasferte.

Non avevamo nemmeno l’allenatore ed ognuno si

preparava come e quando poteva (io andavo addi-

rittura la sera a Cordovado dove c’era il campo

illuminato e l’ex allenatore dell’Aurora Pio X

Vittorio Gavagnin). Tutti i venerdì sera ci riuniva-

mo nella grande cucina dei Rossi per discutere e

decidere la formazione da mandare in campo la

domenica. Ogni volta Biancardi se ne usciva col

suo rovigoto “Beh, qua no gh’è un paro de salami”, al

quale faceva eco Zini con “Però ghe voria anca do

botilie de bianco” e la magnifica e munifica signora

Wanda era sempre pronta ad offrirci il tutto. A

metà marzo, quasi alla fine del campionato, Zini,

che assomigliava fisicamente e si sentiva anche un

po’ Valcareggi tanto da voler imporre le sue idee

quando si trattava di decidere la formazione,

sbottò: “Ragazzi, sono contento perché finalmente ho

capito cos’è il fuorigioco” (SIC). Bisogna ammettere

che era proprio un grande tecnico (alla fine ascol-

tavamo soprattutto il parere di Mario e Natalino)!

Mario Rossi, dopo aver acquistato il terreno in via

Santa Elisabetta per conto del Comune di Porto-

gruaro anticipando di

tasca propria tutti i

soldi, che gli sarebbe-

ro stati rimborsati so-

lo dopo qualche anno,

assunse la presidenza.

Allestì il campo a nor-

ma, installò l’illumi-

nazione, creò il setto-

re giovanile e vinse

due campionati por-

tando la squadra dal-

la 3° alla 1° categoria.

Quindici anni dopo,

nel 1980, entrò in so-

cietà Dino Mio, dap-

prima con la pubblici-

tà e poi, su proposta

di Mario che voleva

lasciare perché troppo preso dai suoi impegni in

politica e dalla presidenza dell’Associazione Com-

mercianti, accettò di assumere la presidenza. Ma-

rio lasciò a Dino una società ben strutturata, con

molti tesserati e senza chiedere alcun indennizzo.

Il presidente Mio, se ricordo bene nel 1990, forte

dell’esperienza acquisita con il Calcio Summaga e

delle sue risorse economiche, rilevò il Portogruaro

Calcio, fece la fusione Portogruaro-Summaga ed

arrivò a conquistare la serie B facendo conoscere la

minuscola Summaga a tutta l’Italia calcistica ed a

misurarsi con squadroni leggendari come il Tori-

no. Tuttavia, questo grande sogno non si sarebbe

potuto realizzare senza l’iniziativa mia, di Aldo,

Mario e Natalino in primis, unitamente a Beppino

e Toni Mio, Zini, Ice, Carlo, Sandro, Egidio, Stel-

vio, Alfredo ed Aldo. Questa è la vera storia, do-

cumentata, della nascita del Calcio Summaga e

tutto ciò mi riempie di orgoglio e soddisfazione

per essere stato uno dei quattro fondatori della

società, anche se ai festeggiamenti per il 25° dalla

fondazione, i nuovi dirigenti hanno invitato cani e

porci tranne il sottoscritto, non so se per dimenti-

canza o volutamente. Purtroppo ogni favola ha

una fine, così i successori del presidentissimo Dino

hanno avuto la bella pensata di eliminare il Sum-

maga dal binomio, lasciando solo il nome Porto-

gruaro e decretando così la fine del Calcio Sum-

maga, cancellandolo dal panorama nazionale e

tradendo una storia di

cinquant’anni. Fortu-

natamente un nuovo

gruppo di appassiona-

ti, capitanato da Fiore

Chiarioni, ha creato

una nuova Società

Calcio Summaga, par-

tendo da zero come

noi cinquant’anni fa,

ricominciando dal

campionato provincia-

le di 3° categoria

2012/2013, ridando

vita al terreno di gioco

di via Santa Elisabetta.

Ferruccio Piasentin

Summaghese D.O.C.

Anno 1968-69

Da sn in alto: Guido Boccalon (massaggiatore),

Alfredo Nascinben (dirigente),

Claudio Miglioranza, Luciano Bravin,

Aldo Rampazzo, Franco Lisandro, Pietro Dorigo,

Vittorino Grego, Beppino Mio (presidente).

Da sn in basso: Luciano Faggioni, Fervido Mason,

Carlo Anselmo Mio, Aldino Lisandro,

Adelino Nascinben, Gianni Zanon.

Page 46: Qui Summaga, n 86, 2013

44

Curiosando in Internet

Nel n° 81 del nostro bollettino è stato presentato il portale Luoghi Misteriosi a cura di Isabella Dalla Vec-

chia e Sergio Succu in cui appare un ampio servizio sulla chiesa di Summaga intitolato “I disegni nascosti

dei cavalieri templari”. In esso si trova un'ampia trattazione degli affreschi, in particolare di quelli del sacel-

lo; cavalieri e altri soggetti profani suscitano la curiosità dei due studiosi che si stupiscono della presenza

di queste figure in ambiente sacro.

Rivisitando il portale, abbiamo trovato una citazione degli stessi nell'articolo dedicato alla chiesa di Poz-

zoveggiani in provincia di Padova. Riportiamo parti significative del testo e immagini che colpiscono per

la similarità agli affreschi di Summaga.

La storia

La chiesa di San Michele Arcangelo si tro-

va a cinque chilometri da Padova, sulla

strada per Bovolenta, nella frazione Poz-

zoveggiani. Questo nome deriva da Pu-

teus Vitaliani, dove Puteus significa

“pozzo” (sul lato sud è presente infatti un

pozzo) e Vitaliani “di Vitaliano”, ricco

proprietario terriero, padre di Santa Giu-

stina. L'edificio venne costruito nel XII se-

colo sopra una cella memoriale del VI - VII

secolo di forma cubica. Nonostante varie

ristrutturazioni, la chiesa conserva lo stile

iniziale bizantino con forte influenza caro-

lingia. Il muro ha una distribuzione di

mattoni a spina di pesce, una metodologia

costruttiva già abbastanza avanzata per

l'epoca.

All’interno sono presenti splendidi affre-

schi romanici del X-XIII secolo che rico-

prono la cella memoriale (antico edificio) e

l’abside. I più antichi sono le immagini

degli Apostoli che si trovano nelle arcate.

Nel catino absidale emerge un Cristo Pan-

tocreatore nella mandorla con attorno i

quattro evangelisti. Vi è anche il simbolo

del Cristo, un pellicano che dà nutrimento

col proprio sangue ai piccoli. Nella parte

inferiore vi sono cavalieri in armatura.

"Il maestro che ha operato nell’abside conosceva con probabili-

tà le opere e i lavori “veneti”, lo confermano i tentativi di

“imitazione” di quel linguaggio bizantino orientale presente a

Venezia e nelle terre influenzate dal suo dominio culturale.

Così come si sono riscontrate vicinanze, d’iconografia e di sti-

le, con i più importanti centri culturali della terraferma nell’a-

gro portogruarese: Aquileia, Concordia Sagittaria, Sesto al

Reghena, utili parametri di raffronto per stabilire differenze e

vicinanze"

Tesi di laurea di Patrizia Alunni

Page 47: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

45

LM

I cavalieri dietro l’altare Nella fascia inferiore dell'abside, quella più in pros-

simità del suolo, sono rappresentati a "sinopia" cava-

lieri in duello, animali e figure zoomorfe e antropo-

morfe. Questo gruppo figurativo poco ha a che fare

con le sacre immagini soprastanti, essendo rappre-

sentazione "a sé", senza un riferimento sacro o nar-

rativo, simile e quasi identica ai cavalieri presenti

nella chiesa di Summaga, sempre in Veneto. La fa-

scia di San Michele Arcangelo si trova nella zona più

sacra della chiesa, dietro l'altare. Perché sono stati

rappresentati a "sinopia" cavalieri in duello all'inter-

no di un luogo sacro? Uomini a cavallo che nulla

hanno a che fare con guerre sante, templari o santi

guerrieri, personaggi sconosciuti con scudi e lance,

attorniati da animali e figure antropomorfe?

Le figure zoomorfe Abbiamo, a parti-

re da sinistra: un

leone, un pavone

cacciato da una

figura metà uomo

e metà uccello,

due cavalieri in

duello, una ci-

vetta piccola e

una più grande e altri volatili di varie dimensioni.

La civetta/gufo è un simbolo raro e poco rappresen-

tato all'interno delle chiese, essendo prettamente un

simbolo pagano perché fortemente legato alla Dea

Atena in quanto richiama saggezza e conoscenze

antiche. Pensiamo che gli affreschi meritino una

visita.

Foto affreschi di Pozzoveggiani Foto affreschi di Summaga

Page 48: Qui Summaga, n 86, 2013

46

Alla scoperta del territorio Con “Le signore dei ciclamini” - 31 maggio 2012

Ariis Quante volte abbiamo sognato di visitare luoghi

incantevoli, ricchi di storia e poesia, e abbiamo so-

spirato perché irraggiungibili… mentre potevamo

ammirare posti altrettanto

incantevoli e interessanti

vicino a casa nostra! Ariis

è uno di questi, piccolo

borgo a pochissimi chilo-

metri da Rivignano. Qui

si trovano la famosa Villa

Ottelio-Savorgnan con il

suo splendido parco e

l’acquario delle specie

ittiche d’acqua dolce del

Friuli-Venezia Giulia e

qui, il 31 maggio, le si-

gnore dei ciclamini sono andate alla scoperta di

questo antico “feudo” che riserva molte sorprese…

Il Parco dello Stella è inserito nell’ambiente delle

risorgive, occupa 638 ettari, dei quali ⅓ è rappre-

sentato da elementi naturali di valore (boschi, prati

stabili, acque) e la restante parte da coltivi. Un tem-

po, fino a poco più di 50 anni fa, la zona era rico-

perta da arativi, praterie umide e paludi, ricche di

orchidee e altre specie rare e da pochi alberi posti

ai margini dei prati.

Nell’acquario permanente delle specie di acqua

dolce, quotidianamente visitato da appassionati e

scolaresche, sono presenti una quarantina circa di

specie ittiche, dieci delle quali assumono un parti-

colare rilievo in quanto sono endemiche, vivono

cioè esclusivamente nell’area padana o circum-

adriatica (Tel. 0432-774147).

Villa Ottelio - Grande costruzione, esaltata dal co-

lore rosso intenso del mattone, si specchia nelle

acque del fiume Stella. Sappiamo con certezza che

nel 1257 esisteva ad Ariis un castello che venne

dato in feudo dal Patriarca Gregorio di Montelongo

alla Famiglia di Wrusberg. Dopo alterne vicende il

castello passò in proprietà al Conte di Gorizia che vi

insediò i Signori di Ariis. Nel 1336 divenne proprie-

tà dei Signori Savorgnan fino al 1492 . Dopo l'erezio-

ne della fortezza di Palmanova, costruita dalla Se-

renissima contro l'invasione turca del XVII secolo, il

maniero perse il suo peso

strategico e in seguito la

villa si trasformò in

un'attiva azienda agricola.

Pochi sanno che proprio

in questo angolo di Friuli

si sono incontrati Giu-

lietta e Romeo e che que-

sti luoghi hanno assistito

alla nascita di questa ro-

mantica e sfortunata sto-

ria d’amore.

E’ stato il prof. Cecil H. Clough, studioso inglese di

fama internazionale, a ricostruire la vera storia dei

due amanti.

Page 49: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

47

Il 26 febbraio 1511 nel palazzo di famiglia, durante

una festa in maschera, Lucina Savorgnan del Mon-

te, allora quindicenne, fa il suo debutto in società e

lo fa cantando, suonando e ballando in un modo

che incanta il capitano di cavalleria Luigi da Porto,

legato ai Savorgnan per parte materna.

Lucina e Luigi vivono un breve, ma intenso amore,

contrastato dalla rivalità delle famiglie. In segreto

si fanno promessa di matrimonio, promessa che

non viene mai concretizzata, poiché Luigi nella

notte tra il 18 e il 19 giugno 1511, combattendo per

la Serenissima contro gli imperiali, resta grave-

mente ferito in una battaglia presso il Natisone.

Costretto a ritirarsi nella sua villa di Montorso Vi-

centino, apprende delle nozze combinate di Lucina

con Francesco Savorgnan Della Torre. Nel ricordo

struggente della promessa d’amore fatta a Lucina,

compone una novella, la “Giulietta e Romeo”, am-

bientando la vicenda a Verona con una finzione

letteraria creata a posta per coprirne l’origine auto-

biografica.

Alla fine del 1500, la Novella giunse

nelle mani di William Shakespeare che

la traspone in un dramma teatrale di

valore e risonanza mondiale.

La visita è particolarmente suggerita ai

giovani… chissà che passeggiando nel

parco, lungo lo Stella, sboccino nuove

storie d’amore, questa volta romantiche

sì, ma più fortunate!

Per tutti gli altri è d’obbligo una sosta al

Principato di Ariis, antica osteria me-

dioevale.

Infine, alla “Sagre dala Bisate”, a luglio,

si possono degustare ottimi piatti in un

ambiente suggestivo.

Romeo e Giulietta, la vera storia parte dal Friuli

LM

Page 50: Qui Summaga, n 86, 2013

48

A piedi sulla via di Castelmonte 29 Settembre 2012

Castelmonte, un luogo mistico, e per chi come me è

cresciuto con la legenda del “Diaul” che sul ponte

di Cividale sfida Maria in una sorta di “gara di ve-

locità” a chi arriva prima in cima, anche un po' mi-

sterioso. Quand’ero piccola capitava piuttosto fre-

quentemente che la domenica pomeriggio la pro-

posta fosse: “'ndemo a Castelmonte?”. All'epoca

non capivo proprio tutto questo entusiasmo, poi

crescendo per fortuna Qualcuno mi ha illuminata

ed ora è diventato, oltre che un luogo di preghiera,

raccoglimento e devozione anche un posto pieno

di ricordi.

Anni fa, quando ancora ero una giovinetta, parte-

cipai ad un pellegrinaggio a piedi organizzato dal-

la forania proprio a Castelmonte. Con me c'era an-

che Elena, mia fidata compagna di merende in Ac.

Da tempo parlavamo di riproporre l’esperienza ai

nostri giovani, ricordando con entusiasmo ed emo-

zione quella vissuta qualche anno prima, fino a

quando abbiamo fissato la data: 29 settembre 2012,

pellegrinaggio “A PIEDI SULLA VIA DI CASTEL-

MONTE”. Perchè è sempre così, se non si fissa una

data non si inizia mai ad organizzare! E allora via

con la programmazione della giornata.

Primo step: PROVARE LA CAMMINATA. Non

preoccupatevi, dissi, vado io a provarla! E così sa-

bato 25 agosto, con quaranta gradi all’ombra, io e

l’altra mia compagna di merende Chiara, siamo

partite di buon mattino come esperte camminatrici,

un’ora e cinquanta minuti dopo eravamo in cima,

fiere come non mai.

Secondo step: PROGRAMMARE IL PERCORSO. Il

clima non doveva essere quello di una semplice

passeggiata, ma di un pellegrinaggio da vivere in-

tensamente e con consapevolezza. Erano necessa-

rie delle soste lungo il cammino nelle quali riflette-

re e pregare insieme Maria.

Terzo step: LOGISTICA. Programmare partenze,

arrivi, trasporti, materiali, prendere contatti con il

Santuario, Messa, cena e tutto quanto serviva per il

corretto svolgimento della giornata.

Fatto tutto ciò, non restava che partire.

Ritrovo presso il piazzale della nostra Abbazia alle

ore 13:45. Settembre si sa, è un po’ come marzo,

pazzerello, e così tutti col naso all’insù a scrutare i

grandi nuvoloni grigi che affollavano il cielo. Pre-

visioni meteo a dir poco pessime minavano la buo-

na riuscita della giornata. La domanda più fre-

quente era: “Don, Lei che ha agganci molto in alto,

ha pregato perché non piova?”. Eravamo 45 in

tutto, 30 giovani ed una quindicina tra mamme,

papà, zii, cugini, nonni e amici. Siamo saliti in pull-

Page 51: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

49

man e così è iniziata la nostra avventura. Alle 15:45

dopo un breve momento di preghiera introduttivo

e qualche piccola raccomandazione abbiamo ini-

ziato la salita a piedi. Il primo quarto d’ora è il

tratto più faticoso, i più allenati sono partiti “in

quarta”, fosse stato per loro avremmo fatto il pelle-

grinaggio in mezz’ora! Al chilometro 3,6 prima so-

sta di preghiera. La nostra vita è un cammino, fatto

di tratti più duri in salita e tratti invece più sempli-

ci in discesa. La “storia della matita” di Coelho è

stata la base della riflessione. Possiamo fare grandi

cose, ma non dobbiamo dimenticare che esiste una

mano che guida i nostri passi, Dio. La matita a vol-

te dev’essere temperata, è un’azione che le dà

sofferenza, ma ne esce più appuntita. Dobbiamo

imparare a sopportare i dolori per essere uomini

migliori. Il tratto della matita può essere cancellato

con una gomma. Correggere un comportamento è

utile per mantenere la retta via. Ciò che è impor-

tante della matita è la grafite. Dobbiamo sempre

guardare ciò che accade dentro di noi. La matita,

infine, lascia sempre un segno, per questo dobbia-

mo avere coscienza di ogni nostra azione. Al termi-

ne della riflessione, aperti gli ombrelli, siamo ripar-

titi pregando affinché smettesse di piovere. Pre-

ghiere esaudite per fortuna. Al chilometro 5,0 sosta

ristoro di un quarto d’ora con tè freddo, brioches e

cioccolata e poi via di nuovo in cammino. Al chilo-

metro 6,5 seconda sosta di preghiera, con tema l’O-

melia che il Santo Padre Benedetto XVI ha fatto in

occasione dell’Assunta. Dio è la casa dell’uomo e

Maria unita a Dio non si allontana da noi, non va

su una galassia sconosciuta, ma è vicinissima a noi

e noi quel giorno ci sentivamo vicinissimi a Lei.

Riaperti gli ombrelli ci siamo diretti alla meta del

nostro pellegrinaggio, il Santuario della Beata Ver-

gine di Castelmonte. Erano circa le 18:15. Per chi ne

sentiva il bisogno c’era la possibilità di riconciliarsi

con la confessione o di pregare nella Chiesa del

Santuario.

Alle 19:00 Santa Messa tutta per noi presso la Cap-

pella del Borgo, gentilmente messa a disposizione

dai frati, celebrata da Don Giuseppe che non

smetterò mai di ringraziare per la sua fondamenta-

le presenza in questa occasione.

Dopo la celebrazione cena al sacco ed infine un

momento conclusivo in cerchio stile “sabato sera al

campo scuola”, tra canti, bans, preghiere e ringra-

ziamenti attorno ad un fuoco che ha scaldato anche

i nostri cuori. La nostra giornata si è conclusa con il

canto “La gioia”, tutti in cerchio e tutti abbracciati,

adulti, giovani e giovanissimi.

Per me è stata un’esperienza straordinaria. Il mio

ringraziamento va a tutti quelli che hanno accolto

l’invito a trascorrere un sabato diverso in nome di

Maria, ad Elena, Matteo, Riccardo e Chiara che ho

trascinato con me nella programmazione ed orga-

nizzazione di questo evento che spero diventi una

tradizione e, come sempre, a Qualcuno che da las-

sù guida i nostri passi.

Valeria

Page 52: Qui Summaga, n 86, 2013

50

Come Eravamo

Qualche giorno prima di lasciarci il nostro amico

Giancarlo ricordò con orgoglio “La castagnata”

degli anni settanta…

Giovani entusiasti si apprestano a mettere sul fuo-

co una “farsora” appositamente approntata per

cuocere le castagne.

Con entusiasmo e allegria i “fuochisti” girano le

caldarroste.

Francesco assiste divertito alla “cottura” di Mario e

Renata!

Giancarlo Zamberlan, Renzo

Gaiatto, Giulietta Zamberlan

e Mario Piasentin

Da sinistra:

Da sinistra: Bruno Salotto, Giancarlo

Zamberlan, Francesco Pauletto,

Mario Piasentin, Flavio Tesolin

Da sinistra: Mario Piasentin, Francesco

Pauletto e Renata Tonello

Alcune Associazioni, Gruppi e amici hanno rac-

colto la somma di € 1˙200,00 da devolvere in be-

neficienza in memoria dell’amico Giancarlo

Zamberlan. La famiglia ha destinato l’offerta

all’Hospice - Casa di Riposo Opera Pia “G.

Francescon” di Portogruaro.

La famiglia Zamberlan intende ringraziare sen-

titamente per tale gesto di solidarietà, tutte le

Associazioni, Gruppi ed amici che hanno raccol-

to tale somma, dimostrando ancora una volta

affetto nel ricordo di Giancarlo, nello specifico:

Amici degli Animali

Amici delle Bocce

Associazione “Viviamo Summaga”

A.V.I.S. - Gruppo Summaga

Bar Ristorante “Gravina”

Donne del Mercatino

Due Amici

Emporium Brichese Lino

Milan Club Summaga

Pro Summaga per il Natale

Ragazzi dell’A.C.R. e A.C.G.

Famiglia Zamberlan

Page 53: Qui Summaga, n 86, 2013

51

Un altro weekend - 11ª castagnata

Siamo giunti all'undicesima edizione della casta-

gnata, cornice dell'ormai abituale festa d'autunno,

che vede due weekend ricchi di iniziative, dove,

anche quest'anno, migliaia di persone hanno potu-

to assaporare la nostra cucina e danzare con i no-

stri complessi.

12, 13 e 14 ottobre: un altro weekend! Quest'anno ci siamo spinti negli USA, tre giorni di

musica e cibo americano, dal classico hamburger al

pollo fritto, passando per un

contorno di fagioli alla texa-

na! Prelibatezze che poco

hanno a che fare con il voler

mantenere una linea per-

fetta, ma che sono forti ten-

tazioni, alle quali almeno

una volta si può cedere. An-

che se niente sarà mai come

i “radici e fasioi”, abbiamo

voluto far conoscere le tradizioni culinarie di que-

sto grande paese che è gli Stati Uniti d'America.

Non si può parlare di Stati Uniti, però, senza un

adeguato sottofondo musicale e così, venerdì 12,

grande spettacolo dei ragazzi del liceo “Marco Bel-

li” di Portogruaro, che hanno cantato e ballato sul-

la base delle grandi colonne sonore dei più famosi

film americani di tutti i tempi. Ma può esserci

America senza un tocco di musica country? Ov-

viamente no, infatti, il gruppo “Fool Brand” ha

intrattenuto decine di persone facendole ballare

sulle note delle più famose canzoni Country ameri-

cane. Come nei veri saloon del west si beveva whi-

sky e si giocava a poker, qui da noi, si beve caber-

net e si gioca a briscola. Ben 64 coppie si sono sfi-

date in una gara senza precedenti. Per concludere

alla grande, domenica 14, è stata la volta del grup-

po “Big Evolution Band”. Proprio big. Quasi trenta

musicisti sono saliti sul palco per questa serata

all'insegna della musica jazz, altra icona della mu-

sica americana.

Si è chiuso così il weekend dedicato agli Stati Uniti

d'America, chissà dove finiremo il prossimo anno,

forse vicino a casa, o forse, ancora più lontano.

Al prossimo anno!

18, 19, 20 e 21 ottobre: 11ª Castagnata Dopo un weekend ricco di emozioni, trascorso tra i

Canyon e le praterie del Texas, ascoltando Rocky

mountain high e mangiano bistecche di bisonte,

eccoci ritornare a casa, di nuovo nella nostra Sum-

maga.

Abbiamo aperto in maniera

festosa quest'undicesima Ca-

stagnata con un evento che,

ormai da quattro anni, dà un

tocco di stile alla nostra festa:

Summaga Fashion Style.

Sfilata di moda, dove i mo-

delli erano i nostri ragazzi

che si sono contesi il titolo di

miss e mister Summaga 2012. Tante le novità que-

st'anno, a partire dalla passerella, completamente

rivista e rinnovata, passando poi ai negozi di abbi-

gliamento del portogruarese, per finire con i piace-

voli intermezzi dei ballerini di “Arte Danza” e del-

le danzatrici del ventre.

Giunti alla fine della serata, non poteva mancare la

proclamazione dei nuovi miss e mister Summaga,

congratulazioni a Martina e Michele, che tra gli

applausi delle centinaia di persone presenti, hanno

chiuso quest'edizione di Summaga Fashion Style.

Il venerdì grande serata, rivelatasi migliore di

quanto osassimo sperare: concerto reggae con il

gruppo, famoso in tutta europa e vincitore dell'Ita-

lian Reggae Contest nonchè terzo all'European Reggae

Contest: i Mellow Mood.

Page 54: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

52

Moltissimi i giovani (e non solo) che hanno affolla-

to il nostro capannone e tutta l'area circostante per

due ore di spettacolo. Un evento nuovo che ha da-

to una scossa al nostro paese, sfuggendo alla solita

monotonia.

Il sabato è stato dedicato al ballo liscio con l'orche-

stra i “California”, tante le persone che hanno

riempito la pista e molte di più quelle che si sono

sedute ai tavoli a mangiare le prelibatezze della

nostra cucina: costate, polletti, baccalà, trippe e

molto altro.

La domenica inizia di buon’ora, le strade del cen-

tro si riempiono di bancarelle ed espositori, alle

8:00 i marciatori iniziano la loro corsa di 5, 12, e per

i più atletici, 21 km. La mattinata trascorre tran-

quilla, poi, a mezzogiorno, ecco i summaghesi en-

trare nel capannone per il consueto appuntamento

con il pranzo paesano. Quest'anno i nostri cuochi

hanno deciso di preparare un menù a base di oca,

compresi dolce e caffè, allietato dai canti dei “Los

Bafos”.

Dopo pranzo la festa si è riversata nelle vie del

paese. Molte famiglie sono uscite per una passeg-

giata, portando i bimbi al pozzo di San Patrizio e

sui giochi gonfiabili, che sono stati allestiti in piaz-

za. Attrazioni per tutti i gusti e tutte le età, dalle

auto alle moto, dai trenini alla mostra fotografica,

dalle bancarelle della frutta a quelle dei fiori, per

concludere con uno degli spettacoli più interessan-

ti: la trebbiatura del frumento con le macchine

dell'epoca.

Il pomeriggio passa veloce, le tavole sono di nuovo

pronte e le griglie calde. La cena è servita.

Tantissime le persone che si sono ritrovate nel ca-

pannone per mangiare e ballare, fino a tarda sera,

con i balli di gruppo della “scuola di ballo Europa”.

Novità di quest’anno sono stati i fuochi d’artificio,

spettacolo che ha chiuso in bellezza questa festa

d'autunno.

L'Associazione Viviamo Summaga, ringrazia

tutti coloro che hanno reso possibile questa ma-

nifestazione.

Grazie a tutti voi che avete partecipato.

Vi ricordiamo che quest’anno termina il mandato

del direttivo dell’associazione, se qualcuno deside-

rasse entrare a far parte nel nuovo consiglio lo fac-

cia sapere, sarà così candidato per le votazioni.

Nuove forze e soprattutto nuove idee sono neces-

sarie per continuare a crescere.

per l'Associazione Viviamo Summaga

Riccardo

Page 55: Qui Summaga, n 86, 2013

53

Capodanno alternativo

Quest’anno proprio non

ce la sentivamo di festeg-

giare il capodanno con la

solita cena e per le mega

feste in piazza o in disco-

teca ormai non abbiamo

più l’età. Così, sfogliando

distrattamente Internet

per vedere quali fossero

le varie iniziative in pro-

gramma per la notte più

lunga dell’anno, l’atten-

zione viene catturata da

una proposta alternativa:

la 34^ Marcia della Pace di Zuglio (UD).

Perché no?

Detto, fatto! Lunedì 31 verso sera siamo partiti in

quattro alla volta della Carnia. Il ritrovo è fissato in

piazza del Museo a Zuglio alle ore 20.30, da dove,

alle 21.00, parte il cammino di pace percorrendo, a

piedi torce alla mano, le stradine che dalla piazza

del piccolo paese montano portano alla più storica

delle pievi carniche: quella di San Pietro.

Il cammino era organizzato in tre tappe, in ciascu-

na delle quali è stato proposto un brano del mes-

saggio del Papa per la 46^ Giornata Mondiale della

Pace (1° Gennaio), si è cantato e pregato assieme e

si è ascoltata una riflessione-testimonianza sul te-

ma della pace, dell’accoglienza e del rapporto con

l’altro.

Le testimonianze sono state veramente toccanti:

nella prima tappa Sabine De Cecco Wilding, magi-

strato presso il tribunale di Villach (Austria), ci ha

parlato delle famiglie in difficoltà; nella seconda

don Pierluigi Di Piazza, parroco di Zugliano e re-

sponsabile del Centro Balducci e con lui di Fayed

Mohamed, ragazzo siriano, ospite presso il Centro

Balducci, ci hanno parlato di cosa sia in concreto

essere operatori di pace oggi; nella terza della

dott.ssa Fulvia Loik, responsabile socio sanitaria

dell’ASS 3 e con un’esperienza di lavoro in Africa,

ci ha parlato del rapporto con l’altro, soprattutto

quando è diverso da noi.

All’arrivo alla Pieve di S.

Pietro verso le 23.30 è

quindi iniziata la celebra-

zione dell’Eucarestia,

presieduta dall’Arcive-

scovo di Udine, mons.

Andrea Bruno Mazzocca-

to, che ha concluso le ri-

flessioni sulla pace e l’ac-

coglienza suggerendoci

Maria quale modello

ideale dell’operatore di

pace.

Come degna conclusione

un simpatico momento di semplice e festosa convi-

vialità presso la Polse di Cougnes, adiacente alla

pieve, dove scambiarsi gli auguri e riscaldarsi un

po’ con una fetta di panettone e un bicchiere di vin

brulé.

Sarà stata l’emozione della prima volta; saranno

state le riflessioni proposte che il cammino, con-

dotto in rigoroso silenzio, ha dato tempo e modo di

meditare; sarà stato il ritrovarsi assieme a tanti al-

tri, apparentemente sconosciuti ma con cui senti di

condividere la fede che ti ha condotto lì; sarà stata

la luna, sorta proprio appena lasciato Zuglio a illu-

minarci il cammino fino a San Pietro; certo è che

questo capodanno ci è veramente rimasto nel cuo-

re. Appuntamento quindi tra un anno a Zuglio per

la 35^ Marcia della Pace; come potremo mancare?

Massimo e Clarissa

Pieve di San Pietro (notturno)

Pellegrini summaghesi alla partenza

Page 56: Qui Summaga, n 86, 2013

54

Cose di casa nostra 2012

5 maggio - Raccolta di indumenti usati per la Ca-

ritas diocesana da parte dei nostri giovani passati

di casa in casa.

6 maggio - Gita in Slovenia delle "Signore del

mercatino": Pirano, Portorose e , al ritorno, visita al

Castello di Duino.

12 maggio - Secondo autolavaggio in parrocchia

organizzato dai giovani di A.C.G. per autofinan-

ziamento delle loro attività.

17 maggio - Consegna ufficiale da parte dell'am-

ministrazione comunale di Portogruaro di tutti i

lavori di arredo eseguiti nell'area abbaziale.

20 maggio - Accoglienza in comunità del bambino

Van Hai Simonatto, accompagnato dai genitori e

dai familiari.

22-26 maggio - S. messa in onore di S. Rita da Ca-

scia con la benedizione delle rose nella chiesetta

"Madonna della Pace", in Via Villa e presso la chie-

setta di Santa Elisabetta.

26 maggio - Gradita visita all'abbazia di un folto

gruppo di ex sindaci del Friuli Venezia Giulia.

31 maggio - Uscita primaverile delle "Signore dei

ciclamini" (foto a destra): visita ad Ariis e vivaio

“Susigarden” ad Aiello del Friuli. Pomeriggio tra

cultura e natura che ha permesso ai partecipanti di

trascorre alcune ore in compagnia. Verso le 20,

Don Giuseppe ha convinto la comitiva a rincasare:

dopo lo spuntino, ci si sarebbe fermati molto vo-

lentieri anche a cena in qualche nuovo posticino

accogliente tra pensieri “romantici” e canti folclori-

stici diretti da don Umberto.

2 giugno - Secondo anniversario della morte di

mons. Luigi Padovese: il Coro Ermes, le Voci

dell’Abbazia e il Coro Sezionale “A.N.A.” Udine

hanno creato una particolare atmosfera alla serata

in ricordo di questo nostro martire. Si è intanto

concluso ad Adana, da cui dipende Iskenderum, il

processo a Murat Altun, condannato a 15 anni di

carcere. In questa vicenda giudiziaria rimangono

molti lati oscuri, primo fra tutti il movente che

spinse Altun a uccidere il vescovo, che per anni

aveva aiutato sia lui sia la sua famiglia. Il vicario

apostolico dell’Anatolia era una delle personalità

più in vista e stimate del Paese, soprattutto dal

fronte islamico-moderato al governo.

7 giugno - Santa messa serale e processione della

festa del Corpus Domini. La solennità del Corpus

Domini è una delle principali solennità dell'anno

liturgico della Chiesa cattolica. La venerazione del

Santissimo Sacramento nacque in Belgio nel 1246

per ravvivare la fede dei fedeli e per espiare i pec-

cati commessi contro il Sacramento dell'eucarestia.

13 giugno - S. messa serale con processione aux

flaubeaux e benedizione del pane per venerare S.

Antonio di Padova.

Page 57: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

55

21 giugno - Solstizio d’estate: “Le signore dei ci-

clamini” si sono ritrovate nel parco di Giorgio e

Francesca per bruciare il mazzetto delle erbe profu-

mate, composto l’anno scorso, e festeggiare l’arrivo

dell’estate. Il nostro compaesano, Roberto Alessan-

drini, ha esposto e illustrato le sue ammiratissime

opere pittoriche, accompagnate da altrettanto sug-

gestive poesie. Quando poi la notte si è illuminata,

elfi e fate sembravano abitare il luogo che è appar-

so veramente magico, con grande “meraviglia”

delle ospiti.

Luglio - Corso estivo di ricamo e cucito: anche

quest'anno per tutto il mese di luglio diverse bam-

bine e ragazze si sono applicate in lavori personali

che hanno esposto nella mostra del 5 agosto: com-

plimenti!

14 luglio - XVIII anniversario della consacrazione

della chiesetta "Madonna della pace". S. messa se-

rale e rinfresco preparato dalla borgata nell'ospita-

le cortile delle vetrerie Buoso.

18 luglio - Recita del S. rosario presso il capitello in

Via delle Abbazie nell'anniversario delle apparizio-

ni della Madonna a S. Teresa Labouré. Sempre

squisita l'ospitalità della famiglia Giorgio Scala.

15 agosto - Pranzo di ferragosto: una bella compa-

gnia di "superadulti" per il terzo anno si è ritrovata

da Toni a Mezzomonte. Nel viaggio di andata, è

stata fatta una sosta a Polcenigo per visitare il chio-

stro di San Giacomo.

Volontari del comune si sono messi a disposizione

per portare con una navetta gli ospiti sul sacrato

della chiesa parrocchiale e documentarli sulla sto-

ria e l’arte del posto. Un mini concerto all’organo

del seicento ha allietato la visita, con grande sor-

presa degli ospiti. La giornata si è conclusa con la

partecipazione alla S. messa nel santuario della

Santissima di Coltura.

16 agosto - S. messa serale presso la chiesetta

"Madonna della pace" in onore di S. Rocco che, dal

Medioevo in poi, viene invocato come protettore

dal terribile flagello della peste. Il suo patronato si

è progressivamente esteso al mondo contadino,

agli animali, alle grandi catastrofi come i terremoti,

alle epidemie e malattie gravissime. Oggi rappre-

senta un grande esempio di solidarietà umana e di

carità cristiana, nel segno del volontariato.

20-26 agosto - Settimana finale dell'"Estate ragazzi

2012": tanti partecipanti si sono ritrovati a giocare

nello spirito di sana competizione e divertimento.

Page 58: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

56

30 agosto - Concerto d'arpa nel contesto del festi-

val portogruarese della musica: grande entusiasmo

per gli ascoltatori che hanno riempito l'abbazia.

30 settembre - Annuale pellegrinaggio degli adul-

ti alla Madonna di Castelmonte. Il sacramento

della Penitenza e dell'Eucarestia hanno portato nei

cuori dei nostri pellegrini serenità e forza per per-

severare ogni giorno nel bene.

7 ottobre - Festa della "Madonna del Rosario". Si è

svolta la consueta processione con la statua della

madonna. L'origine della Madonna del Rosario è

stata attribuita all'apparizione di Maria a San Do-

menico nel 1208. La festa fu istituita con il nome di

"Madonna della Vittoria" da papa Pio V a perenne

ricordo della battaglia di Lepanto, svoltasi appunto

il 7 ottobre del 1571. Il successore, papa Gregorio

XIII la trasformò in festa della "Madonna del Rosa-

rio". La Vergine è rappresentata con una veste az-

zurra e una corona del Rosario tra le mani.

14 ottobre - Inizio dell'anno catechistico. Alla S.

messa delle 10 è stato dato il mandato ai catechisti,

agli educatori di A.C.R. e A.C.G. ed agli animatori

liturgici.

Avvento - Incontro di catechesi tutti i lunedì sera

per gli adulti di tutta l’unità pastorale.

Si è svolto l’argomento “Vivere la fede: credo in Dio

Padre, credo in Gesù Cristo, credo nello Spirito Santo,

credo alla Chiesa”.

Ogni domenica due classi del catechismo hanno

animato la S. messa delle ore 10 con segni e servizi.

Anche quest’anno la “cassapanca dell’amore” collo-

cata nella navata di sinistra dell’abbazia è stata

riempita di generi alimentari da mani e cuori gene-

rosi.

16 dicembre - Novena-veglia di Natale animata

dall’ACR: una bellissima rappresentazione dell’an-

nunciazione e nascita di Gesù che ha coinvolto i

partecipanti.

23 dicembre - Benedizione dei Gesù Bambino

che sono poi stati posti a Natale nei nostri presepi

in famiglia.

Alla sera, si è svolto il grande “Concerto di Natale”

applaudito e apprezzato da tutti i presenti con i

cori parrocchiali “Le Rondinelle”, “Voci dell’abba-

zia” e il “Coro Ermens”.

La dottoressa Maddalena Casarotto - Dall’Oro dal-

la Tanzania, augurandoci buon Natale e anno nuo-

vo, ci ha domandato di sostenere un progetto di

sviluppo: mantenere agli studi due infermieri per

diventare uno strumentista e l’altro ostetrica.

Il progetto è stato attuato grazie alla pronta gene-

rosità dei summaghesi.

Page 59: Qui Summaga, n 86, 2013

57

Corrispondenza Suora Daniela

Niem, Settembre 2012

Suor Daniela e i bambini di una classe

elementare.

Niem, Giugno 2012

Suor Daniela da inizio alla “festina” di fine an-

no scolastico. I bambini si esibiscono in canti,

danze e recite alla presenza di tutto il villaggio.

Niem, Giugno 2012

Suor Daniela con il

piccolo Hamadou,

rimasto orfano di

mamma con altre

due sorelline.

Page 60: Qui Summaga, n 86, 2013

58

La festa della Domenica

I giorni della settimana passano rumorosi, sembra-

no tutti uguali. Gli impegni di lavoro scandiscono

inesorabili il tempo con una sequenza che ti ferma

la vita. La sensazione di essere dentro a un sistema

sempre più complesso, staccato da ciò che conta

veramente. È come se tutto ciò che è al di fuori

di noi avesse preso una velocità che ci costringe a

inseguire, altrimenti ci sentiamo esclusi dai giochi,

dal mondo. Una trottola, una trottola sì, che gira,

gira, gira sempre più forte.

Un vortice che comprime la vita, le fa perdere il

senso, la fa evaporare così... puff.

Si ha la falsa illusione di governare le cose e invece

sono loro a governare noi. Tutto cambia in nome

della modernità, ma cambiare non è sempre un

bene. Essere persone consapevoli è bene. Siamo

tutti presi a costruire nuovi bisogni da soddisfare

per avere sempre più cose

da fare, inseguendo un'idea

di felicità che non è reale,

autentica. Abitudini e con-

formismo, forze sottili ma

ingombranti che plasmano i

nostri comportamenti e ci

fanno prigionieri di un siste-

ma consumistico che ci to-

glie invece che dare. Perdia-

mo piano piano ciò che ve-

ramente siamo, la nostra

vera natura, la semplicità, la

gioia della festa, dell'acco-

glienza.

Penso ad esempio ai negozi

aperti anche la domenica,

così non si ha neanche il gu-

sto di fare con ciò che si ha.

Tutto è alla portata di tutti,

non desideriamo più, non

assaporiamo l'attesa.

Un tempo, non molto lonta-

no, la vita esprimeva signifi-

cati diversi.

Nelle nostre zone tipicamente rurali il lavoro nei

campi consumava le braccia.

Ogni cosa che veniva realizzata era conquistata

con la fatica. Fatica che ti faceva sentire parte

di quella cosa. Le alzate al mattino prendevano

d'anticipo la luce del giorno.

I mestieri erano infiniti, una lista lunghissima che ti

avrebbe seguito fino a sera.

Una pausa, dove i lavoratori si riposavano un po',

quando la terra, compagna fedele di viaggio, sem-

brava dormisse. In realtà lavorava "sotto", si prepa-

rava per darci i suoi frutti. C'era una semplicità,

un'armonia, una lentezza eterna in quei gesti, che

esprimevano l'uomo nella sua essenza. Si respirava

in sintonia con la Natura.

Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, saba-

to, Domenica. Il sabato già si entrava in un'altra

dimensione del tempo.

Era lì vicino a qualcosa che

attendevi, carico di sensa-

zioni impalpabili, leggere.

Le incombenze, le fatiche si

dipanavano pian piano e si

lasciavano felicemente di-

strarre dal pensiero della

festa, del giorno nuovo che

stava per arrivare: la Dome-

nica! Già al mattino ti senti-

vi diverso, l'atmosfera era

fatta di calma; si respirava

una spiritualità in quel gior-

no speciale, dove gli uomini

si fermavano e si concede-

vano del tempo per loro...

per gli altri. I profumi della

cucina ti facevano pregusta-

re il buon cibo che avrebbe

avuto il posto d'onore nella

tavola vestita con la tovaglia

più bella. C'era l'abito della

domenica che se ne stava

riposto con cura nell'arma-

dio e durante la settimana [Foto Cordiale Marson]

Page 61: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

59

quando lo aprivi ti ricordava che la festa sarebbe

arrivata. Ora lo avresti indossato. Quel vestito, solo

lui, ti faceva sentire un "signore".

Diverso dal "cava e meti" di tutti i giorni. Anche gli

indumenti davano valore alla festa e dignità alla

persona. C'era poi un suono che faceva vibrare l'a-

ria, entrava in ogni luogo. Un tocco profondo e me-

lodioso animava tutto ciò che c'era dentro e fuori

di te. Ti prendeva di sorpresa, se non eri lì con l'o-

recchio teso in attesa di sentirle suonare. Le campa-

ne... Che gioia quelle note che riempivano il cuore,

ti sollevavano i piedi quando ti incamminavi verso

la chiesa, con il piacere di avvicinarti a Dio, di do-

narti a Lui e vivere l'intima sensazione di essere

un'unica cosa. Chissà da dove arriva questa nostal-

gia di un tempo, e quanti di voi si riconoscono in

questo atavico radicamento, in questo racconto. La

vita di un tempo era fatta di memorie da conserva-

re. Dopo la messa un senso di serenità ti conduce-

va verso casa, sola o in compagnia di altre voci che

avevano condiviso con te quel momento. Chi al-

lungava un po’ la strada e si fermava in pasticce-

ria per le pastine da gustare in famiglia... Che buo-

ne! Erano deliziose, non si mangiavano tutti i gior-

ni. Un giorno di distensione che ti regalava nel pri-

mo pomeriggio la sorpresa di veder arrivare qual-

cuno. Al suono di una bicicletta, di un motorino o

di una macchina si guardava dalla finestra per sco-

prire chi era. Un parente, un amico, una persona

cara che non vedevi da un po'. Montava la gioia, si

aprivano le porte, un sorriso si prendeva il gusto di

essere il primo gesto, un abbraccio quasi a scam-

biarsi un'appartenenza che ti faceva sentire lì in

quel luogo. Era tuo quel momento, non c'era la

fretta, nemica del vivere "sano". Si facevano acco-

modare nella stanza più ordinata della casa e se

c'era qualcosa fuori posto non importava. Ora se

non è tutto perfetto non ci si fa quasi trovare. E'

triste come le cose abbiano preso il sopravvento

sulle persone, come se fossero loro ciò che d'impor-

tante abbiamo da mostrare. Intorno ad un tavolo si

tessevano relazioni, non serviva essere bombardati

da mille informazioni per vivere umanamente; ci si

scambiava il vivere quotidiano con una saggezza

che è custodita nella semplicità di quella vita, di

quella gente. Un bicchiere di vino novello riempiva

di soddisfazione il padrone di casa quando veniva

gustato con tutti quei "versi" e apprezza-

to dall'ospite. Una tovaglietta ricamata con sopra

un piattino ben fornito del dolcetto fatto in casa, di

savoiardi, o di un amaretto. Nella rinuncia possia-

mo riassaporare quel piacere dell'avere quando si

ha poco, del giorno di festa che non è tutti i giorni,

della fame che ci accompagna a tavola e ci fa gusta-

re ogni piatto come fosse il piatto di un Re!

…Scivolava così quel giorno speciale.

Arrivava la sera, si rientrava nelle proprie case

portando con sé le vite degli altri: segreti che ti era-

no stati affidati e avevano sciolto il "groppo" a

qualcuno, consigli ricevuti o dati, difficoltà da su-

perare di una vita fatta di fatica, ma anche di ri-

compense, di futuro, di speranza… e la promessa

che la domenica sarebbe tornata. Le porte si sareb-

bero di nuovo aperte alla gente. Si sapeva che

quando si diceva «Ti vengo a trovare» era vero.

Buona domenica a tutti!

Recensioni

Gigliola Biason

Page 62: Qui Summaga, n 86, 2013

60

L’impiego dell’Echinacea per le difese immunitarie

risale agli Indiani dell'America del Nord, i quali se

ne servivano per uso interno nel trattamento delle

infezioni, le febbri, contro il raffreddore, la tosse, le

malattie da raffreddamento e il mal di gola; per

uso esterno contro le morsicature dei serpenti, per

disinfettare e rimarginare ferite e ustioni.

Deve il suo nome alla brattea (foglia modificata

dalla cui ascella si sviluppa un fiore o un'infiore-

scenza) rigida e acuminata denominata “echinos”,

dal greco riccio, che protegge i suoi splendidi fiori

rosa. Successivamente, intorno al 1915, la scienza

medica mise in evidenza il meccanismo d’azione

della pianta sul nostro sistema immunitario.

Oggi viene ampiamente utilizzata nella prevenzio-

ne e nel trattamento delle malattie da raffredda-

mento ed è considerata il sostegno naturale alle

nostre difese, specie contro le malattie infettive.

I principi attivi sono contenuti principalmente nel-

la radice e comprendono polisaccaridi, flavonoidi,

derivati dell’acido caffeico (acido cicorico ed echi-

nacoside), glicoproteine, alchilamidi, polieni ed un

olio essenziale.

L’Echinacea aumenta la resi-

stenza dell'organismo alle in-

fezioni, con un'attività immu-

nostimolante e antivirale.

Essa possiede un'attività an-

tinfiammatoria cortisone simi-

le, nonché antibatterica.

Esercita un'azione locale che ritarda la diffusione

delle infezioni attraverso i tessuti.

Per uso esterno, i vari componenti dell'echinacea

producono un effetto antinfiammatorio su pelli

arrossate, ferite o ustionate.

Sulle pelli pruriginose, affette da foruncoli e acnei-

che produce un benefico effetto curativo.

Agisce su piaghe di varia origine comprese quelle

da decubito, su piccole ferite e geloni ulcerati.

Viene consigliata nelle malattie virali in genere,

come nell'herpes, e nelle micosi.

L'uso per via orale dell'echinacea può essere utile

sia nella stagione che precede le influenze, a scopo

preventivo e di rafforzamento del sistema immuni-

tario, sia durante la malattia stessa, per la sua azio-

ne sui macrofagi e sui linfociti T e B.

Va usata con prudenza nelle malattie autoimmuni,

TBC, AIDS, sclerosi multipla.

Dosi elevate possono talvolta causare nausea e ver-

tigini.

Forme d’uso Con l'echinacea è possibile preparare un decotto,

mettendo a bagno a freddo un cucchiaio di radice

( 5 g circa) per ogni tazza d'acqua.

Il preparato va quindi fatto bollire a fuoco modera-

to, coperto, per 10 minuti circa.

Una volta filtrato, il decotto si utilizza nella dose di

tre tazze al dì in caso di infezioni.

Se si vuole ottenere un effetto

preventivo risulta più agevole

l'uso della tintura madre.

Esistono in commercio prepa-

rati per bambini a base di

echinacea, spesso in associa-

zione al propoli e alla vitami-

na C; anche per loro è possibi-

le ottenere un'azione preventiva o curativa avendo

cura di rispettare le diverse dosi.

Consigli E' possibile ottenere una pomata all'echinacea an-

che in casa, mescolando 10 g di tintura madre e 90

g di lanolina, fino ad ottenere un prodotto omoge-

neo.

Naturopatia

Echinacea

Echinacea angustifolia DC

Echinacea Pallida Nutt.

Echinacea purpurea Moench

Drigo Cinzia

Page 63: Qui Summaga, n 86, 2013

61

Il volto dei nostri bambini

Andrea Cusin

Diego Mio Giorgia Specchia

Sara Chiarotto

Tommaso Fava

Pietro Cavallaro

Page 64: Qui Summaga, n 86, 2013

62

Anagrafe Parrocchiale

BATTESIMI

Pietro Cavallaro di Stefano e Perdichizzi Giovanna

Sara Chiarotto di Gianluca e Silvia Padovese

Andrea Cusin di Devis e Serena Fagotto

Celeste Falvo di Paolo e Cristina Nosella

Tommaso Fava di Massimo e Lorenza Fagotto

Mattia Marrocu di Marco Bruno e Jasmine Maria Corazza

Diego Mio di Paolo e Alessia Stival

Giorgia Specchia di Gianmario e Alessandra Mio

MATRIMONI

Alessandro Bellomo con Francesca Fabbro

Federico Marzella con Cecilia Vignando

Andrea Pavan con Ester Amore

Igor Salluzzo con Lucia Bravin

Fabio Valerio con Serena Lazzaretto

DEFUNTI

Drigo Danilo † 2-6-2012

Cuzzolin Giovanni † 30-6-2012

Arreghini Evelino † 7-7-2012

Bellamio Franco † 27-7-2012

Giuseppin Giovanni † 27-7-2012

Pellarin Ester † 25-8-2012

Corrà Antonia † 17-10-2012

Zanon Ida † 23-10-2012

Zoia Stefano † 30-10-2012

Dal Ben Severino † 31-10-2012

Romanin Vittorio † 01-11-2012

Marzinotto Antonietta † 12-11-2012

Pascotto Lucia † 01-12-2012

Zucchetto Ines

† 03-12-2012

Page 65: Qui Summaga, n 86, 2013

63

Quando ci incontrammo la prima volta, uno splendido

sole filtrava tra le casette (loculi) e ci stampava sul muro

davanti a noi, proprio sopra un vaso di fiori... secchi.

Tua mamma e mia moglie si salutarono fermandosi a

parlare del loro quotidiano, così che anche noi appro-

fittammo per dirci qualcosa.

Mi accorsi subito del tenero sorriso che ti attraversava il

volto: andava oltre ogni nostra parola, e in quegli occhi

così dolci tramutavi la sofferenza in velata e (per me)

incomprensibile serenità.

Parlavi, senza mai dare atto a un lamento, senza mai

citare del tuo male, e intanto guardavi quei fiori rinsec-

chiti che pareva s'illuminassero.

Io ascoltavo, colpito dalle parole intelligenti che dicevi e

dall'umanità che portavi dentro, e osservandoti nel sen-

sibile ritardo delle mani, non riuscivo a dare risposta ai

miei perché, se non quella di un disegno lassù, fatto ap-

posta. E allora mi chiedevo: come mai che tanti di noi in

salute, benestanti, fossimo ogni giorno immersi in pia-

gnistei, tristi... ansiosi nello sguardo... sempre in fretta,

senza mai riflettere un momento, in cerca di chissà co-

sa... come mai? Chi sei tu pensai... e tutte quelle persone

buone provate dalla sofferenza... chi siete voialtri che

non usate neppure il pretesto della tristezza, del dolore

che vi attanaglia, per essere compresi, anzi… Fu così che

percepii il peso della mia ingratitudine verso la vita e il

convincimento che fra noi due, il vero D... ero io... era-

vamo noi cosiddetti “normali"… Chi può dire, allora,

dove si arrestano i diritti della volontà sulla nostra natu-

ra fisica… chi può stabilire fin dove l'anima trionfi sul

nostro fisico, per riunire tutte le forze ammortite e con-

centrate in un istante supremo… ?

Diceva Renato Descartes (Cartesio) nel suo "Discorso sul

metodo":

- … questo che dico "io", dunque, cioè, l'anima, per ciò

sono quel che sono, è qualcosa d'interamente distinto dal cor-

po, ed è anzi tanto più facilmente conosciuto che, anche se il

corpo non esistesse, non perciò cesserebbe di essere tutto ciò

che è. -

Caro Stefano, vado al cimitero, quando non c'è gente,

per portare un saluto ai miei cari: agli amici, ai cono-

scenti, e quando passo davanti alla tomba che aveva i

fiori rinsecchiti, vedo che ci sono sempre fiori freschi,

bianchi e gialli, qualche volta rossi, contornati da foglie

dal verde intenso.

Mi fermo un attimo, e scuotendo lievemente la testa sor-

rido, pensando che la nostra esistenza è fatta proprio

così, come quei fiori, una volta freschi, una volta secchi,

tante volte germoglio.

Alle esequie c'erano tantissime persone commosse e tra

di esse tanti amici tuoi, anch'essi provati dal destino.

A te e a loro, se mi è permesso, vorrei dedicare questa

poesia come piccolo segno di ringraziamento per la le-

zione ricevuta, e per aver contribuito a farmi capire che

nella vita di ogni uomo, e in ogni caso, c'è sempre un

seme che germoglia in bellezza. Grazie.

Ciao Stefano!

Sei stato un esempio di vita per tutti noi!

Ti vogliamo bene!

Una testimonianza e un grazie

Al.Ro.

Perché D…

Qualcuno si fermi a chiedere

quale luna vegli nella notte

se il tuo sonno

è simile all'odore dei fiori

... che stringevi nelle dita

... il lieve movimento delle mani

nel mare delle altre

alzate in un saluto

... l'intreccio che voleva sciogliersi

in un volo

... mai da solo il gesto

il ruotare del tuo infinito dentro

Così ti guardavo

quando chiudevi gli occhi

concentrando il tempo

in un passo ritmico

su di una linea immaginaria ...

e perdendomi con te

da padre vedevo ...

vedevo la perfezione del tuo sorriso

che mi ha straziato il cuore

di bellezza.

Dalla poesia di Stefano:

“Mondo”

"Io, la voglio guardare

dritta negli occhi

la vita di questo mondo.

Io ci voglio provare

a dare una svolta a questo mondo

Page 66: Qui Summaga, n 86, 2013

64

In ricordo di

Bruno Goi L’undici settembre

scorso, dopo lunghe

sofferenze è deceduto

in Francia Bruno Goi.

Le sue origini erano

summaghesi ed egli

era affettuosamente

innamorato del nostro

Qui Summaga, che gli

ha permesso di tenere

sempre nel cuore e nel

ricordo la terra d’origi-

ne. Il padre Attilio Goi

aveva sposato Antonietta Rocco; insieme decise-

ro negli anni ’20 di emigrare in Francia, scarseg-

giando nell’Italia del I dopoguerra il lavoro e

sperando nella buona sorte, e si stabilirono a

Chambery. In questo nuovo paese costruirono,

con molti sacrifici e fatica, un modesto laborato-

rio di lavorazione del legno. Non passò molto

tempo che il lavoro di Attilio venne apprezzato

non solo in città, ma anche al di fuori della regio-

ne, e la fama della sue capacità arrivò fino a Pari-

gi tanto che lo stesso Presidente della repubblica

francese, Charles de Gaulle, volle che zio Attilio,

divenuto ormai maestro d’arte, costruisse per lui

il letto matrimoniale. Terminata l’opera, de

Gaulle ne fu così soddisfatto ed entusiasta che

premiò l’artista con un attestato d’onore e con

una medaglia, raffigurante lo stemma di fami-

glia. Nel corso degli anni, furono diversi gli Ita-

liani che bussarono alla sua porta e che furono

da lui amorevolmente ospitati: zio Attilio si pro-

digava sempre per trovare un’occupazione

adatta alle loro capacità. Quando zia Antonietta

tornava a Summaga, quasi annualmente, ci rac-

contava che la loro casa era sempre a disposizio-

ne dei compatrioti in cerca di fortuna. Alla mor-

te di Zio Attilio, le consegne furono passate al

figlio Bruno, anche lui divenuto nel frattempo

maestro d’arte e restauratore di mobili, ricercato

come il padre per la sua bravura. La sua diparti-

ta ci lascia ora un grande dolore, ma anche un

bellissimo ricordo della sua amicizia, della sua

bontà e della sua generosità. I cugini e parenti

tutti di Summaga e dei paesi limitrofi esprimo-

no alla moglie Jeannine, alla nuora Catherine e al

figlio Patrick la loro vicinanza e tutto il loro

affetto.

Bruno Conte A dieci anni dalla sua dipartita, la famiglia com-

memora commos-

sa il caro Bruno.

Anche il bollettino

di Lugugnana, in

segno di ricono-

scenza per la sua

testimonianza di

vita cristiana, gli

ha dedicato un

sentito ricordo.

Nato in Brussa nel

1933, si trasferì con

la famiglia negli anni ’50 a Summaga, in via Ca-

variol. Si sposò con Marcella Ciuto nel 1958 e

dalla loro unione nacquero tre figli. La sua è sta-

ta sempre una presenza discreta, ma molto im-

pegnata in famiglia, nelle opere di carità, nel CP

e nell’Ass. dei Coltivatori Diretti 3P.

Juti dello zio Rico

Page 67: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

65

Severino Milan In questo numero del

bollettino parrocchiale

volevamo dar voce ai

Summaghesi emigrati

in Australia per cono-

scere la loro storia, il

paese in cui si sono sta-

biliti e rinforzare così il

legame che ancora ci

unisce.

Con dolore abbiamo

recentemente appreso la

triste notizia che uno di loro, Severino Milan, ci

ha lasciato per sempre e riposerà in quella terra

così lontana da quella che gli diede le origini.

Molti ancora lo ricordano negli anni dell’infanzia

e della giovinezza nella casa di via villa, con i

fratelli Egidio, Dino e la sorella Maria.

Severino Milan, nato a Summaga il 17 ottobre

1931, terzogenito di Giovanni e Virginia Massi-

gnani, emigrò in Australia nel 1955, affascinato

dai racconti di amici e altri parenti emigrati. Ar-

rivato nel Queesnsland con contratto, dopo un

lungo periodo di duro lavoro, si trasferì a Home

Hill e nel 1959 sposò Maria, una ragazza di origi-

ne siciliana da cui ha avuto cinque figli: Lucia,

John, Alan, Richard e Sandra.

Lavoratore instancabile, alla fine degli anni ses-

santa è riuscito ad acquistare alcuni terreni, ma

solo nei primi anni novanta è iniziato il periodo

più felice della sua vita, con la coltivazione della

canna da zucchero. Uomo dai molti interessi,

amante della natura e dello sport ci ha lasciati

nell’ottobre 2012 dopo due anni di malattia,

amorevolmente assistito dai numerosi famigliari.

Lo ricordano con affetto i parenti tutti.

St. Giovanni 14 1-6

Gesù disse ai suoi discepoli:

“Non lasciate che il vostro cuo-

re sia turbato; abbiate fede in

Dio e abbiate fede anche in me;

nella casa del padre mio ci sono

molte dimore.”.

Page 68: Qui Summaga, n 86, 2013

66

Li ricordiamo con amore

nella preghiera

Lucia Pascotto in Zordan

n. 24-04-1927

m. 01-12-2012

Antonietta Marzinotto

ved. Baldo

n. 08-03-1922 m. 12-11-2012

Severino Dal Ben

n. 28-08-1932

m. 31-10-2012

Vittorio Romanin

n. 29-09-1924

m. 01-11-2012

Stefano Zoia

n. 10-01-1944

m. 30-10-2012

Ida Zanon

n. 23-05-1924

m. 23-10-2012

Ester Pellarin

n. 17-06-1931

m. 25-08-2012

Antonia Corrà

n. 06-03-1920

m. 17-10-2012

Antonietta (Assunta) Rossi

ved. Curelli m. 17-08-2012

(Azzano Decimo)

Franco Bellamio

n. 28-08-1951

m. 27-07-2012

Arreghini Evelino n. 30-01-1943

m. 07-07-2012

Giovanni Giuseppin

n. 26-06-1920

m. 27-07-2012

Giovanni Cuzzolin

n. 27-07-1932

m. 30-06-2012

Danilo Drigo

n. 26-03-1937

m. 02-06-2012

Ugo Zanin

n. 06-06-1935

m. 01-04-2012

Ines Zucchetto

ved. Babbini

n. 28-11-1910 m. 03-12-2012

Page 69: Qui Summaga, n 86, 2013

QUI SUMMAGA

67

Giulio Gottardo

n. 05-09-1930

m. 27-06-1970

Aimone Drigo

n. 15-04-1945

m. 22-09-1973

Zulian Deris

n. 28-05-1923

m. 13-02-2000

Severina Bottos

in Zoppelletto

n. 29-12-1916 m. 6-11-1982

Marino Zoppelletto

n. 07-11-1941

m. 01-09-2002

Giuseppe Drigo

n. 19-03-1914

m. 10-05-2008

Silvio Bandiziol

n. 18-04-1934

m. 09-11-2009

Zoppelletto Germano

n. 14-04-1908

m. 02-10-2009

Maria Teresa Segato

in Gobbato

n. 25-06-1943 m. 29-07-2011

Lina Lazzarini

ved. Zanet

anni 96

Chies Agnese in Zanin

n. 25-12-1939

m. 18-08-1999

Ricordiamo anche...

“Ti penso,

ti voglio bene e,

come in vita,

ti sono ancora accanto”

San Bonaventura 1221

Page 70: Qui Summaga, n 86, 2013

68

Pensioni: Le nuove regole A cura del Patronato Inas Cisl di Portogruaro

via Liguria 39/d

Lo scorso anno il governo Monti ha presentato e fatto ap-provare dal Parlamento una nuova riforma del sistema pensionistico. I cambiamenti introdotti, che interessano sia gli uomini che le donne, dipendenti (pubblici e privati) ma anche gli auto-nomi (agricoltori, artigiani, ecc.) sono numerosi e radicali. I principali riguardano l’età di pensionamento (spostata in avanti) e l’aumento della quantità di contributi necessari per beneficiare della pensione. Le nuove regole prevedono anche che il diritto alla pensio-

ne non ci sia più fissato in modo stabile ad un’età anagrafi-ca o ad una quantità di contributi. Entrambi i requisiti cam-biano nel tempo in quanto collegati alla “speranza di vita”: la durata prevista della vita media delle persone. Dal 1 gennaio 2012 abbiamo poi due tipi di pensione: quel-la di vecchiaia e quella “anticipata” che sostituisce la pen-sione di anzianità. Sulla base di queste premesse vediamo come cambia la pensione di vecchiaia (quella di cui si ha diritto in base alla nostra età anagrafica avendo almeno 20 anni di contributi).

LA PENSIONE DI VECCHIAIA

Età per l’ accesso alla pensione comprensiva del primo adeguamento alla speranza di vita

(già indicato dalla legge in 3 mesi a partire dal 2013)

Infine: i lavoratori che hanno maturato i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2011 vanno in pensione

Donne dipendenti

privato

Uomini autonomi o dipendenti

privato o pubblico e

Donne pubblico

Donne autonome

Dal 2012 62 anni 66 anni 63 anni e 6 mesi

Dal 2013 62 anni e 3 mesi 66 anni e 3 mesi 63 anni e 9 mesi

Dal 2014 63 anni e 9 mesi 66 anni e 3 mesi 64 anni e 9 mesi

Dal 2016 * 65 anni e 3 mesi 66 anni e 3 mesi 65 anni e 9 mesi

Dal 2018 * 66 anni e 3 mesi 66 anni e 3 mesi 66 anni e 3 mesi

Dal 2019 ** 66 anni e 3 mesi 66 anni e 3 mesi 66 anni e 3 mesi

Uomini Donne

Dal 2012 42 anni e 1 mese 41 anni e 1 mese

Dal 2013 42 anni e 5 mesi 41 anni e 5 mesi

Dal 2014 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi

Dal 2015 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi

Dal 2016 * 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi

* da aggiungere ulteriore adeguamento speranza di vita (ipotesi + 3 mesi)

** da aggiungere ulteriore adeguamento (ipotesi + 2 mesi)

Si può conseguire una pensione anticipata in presenza dei seguenti requisiti contributivi

LA PENSIONE ANTICIPATA

Quantità di contributi previdenziali

Sempre dal 1 gennaio 2012 abbiamo anche altre due novità: Non ci sono più le “finestre mobili” per l’accesso alla

pensione; L’importo di pensione per le anzianità contributive suc-

cessive al 1 gennaio 2012 verrà calcolato con il sistema contributivo.

Altra importante novità: dal 1 gennaio 2018 l’assegno so-ciale si potrà ottenere a 66 anni di età (più l’adeguamento determinato dall’incremento della speranza di vita).

Infine: i lavoratori che hanno maturato i requisiti pensioni-stici entro il 31 dicembre 2011 vanno in pensione con le vecchie regole e poi ci sono anche i cosiddetti “esodati sal-vaguardati”. Un consiglio per tutti, specie per chi è (o era) vicino alla pensione: rivolgersi ad un patronato per verificare la pro-pria situazione è più che opportuno e non costa niente!

Page 71: Qui Summaga, n 86, 2013
Page 72: Qui Summaga, n 86, 2013