Questa sera camminavo nel silenzio della città, che...

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Questa sera camminavo nel silenzio della città, che sembrava addormentata. L’ unico suono che percepivo era il lieve fruscio delle foglie agitate dal vento, alcune si lasciavano cullare da quella brezza e dopo la loro danza leggiadra si adagiavano a terra. Una di loro, errando più a lungo, si allontanava, percorreva la via, la seguì con lo sguardo e la vidi posarsi sulla strada, delicatamente, non passò un secondo e fu calpestata. Quante cose fragili ci circondano ogni giorno, quanto è grande il rischio di veder scomparire in un attimo ciò che ci sembrava eterno, un amore, un’amicizia, una vita. La società in cui viviamo, i valori che sentiamo di possedere spesso pongono molti di noi davanti alla necessità di prendere decisioni che ci lasciano profondamente combattuti tra l’ispirazione, la coerenza morale e i rischi che tali scelte comportano. Il senso di giustizia, l’appartenenza ad una cultura che individua nel principio di uguaglianza il suo fondamento, non riduce il timore provocato dal fatto di esporsi personalmente ed entrare in contrasto con persone o idee. Il dilemma tra la spinta ad assumere comportamenti virtuosi e la paura dei pericoli che possono esserne originati è una situazione generale, presente e diffusa in ogni epoca. La storia, infatti, ci ha fornito una lunga galleria di eventi, periodi oscuri, pagine dolorose per l’umanità intera, caratterizzati solo da iniquità ed interesse personale. Per ognuno di essi, quante lacrime, quanto dolore, quanti sorrisi spenti, quanto odio,

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Questa sera camminavo nel silenzio della città, che sembrava

addormentata. L’ unico suono che percepivo era il lieve fruscio

delle foglie agitate dal vento, alcune si lasciavano cullare da

quella brezza e dopo la loro danza leggiadra si adagiavano a

terra. Una di loro, errando più a lungo, si allontanava,

percorreva la via, la seguì con lo sguardo e la vidi posarsi sulla

strada, delicatamente, non passò un secondo e fu calpestata.

Quante cose fragili ci circondano ogni giorno, quanto è grande

il rischio di veder scomparire in un attimo ciò che ci sembrava

eterno, un amore, un’amicizia, una vita. La società in cui

viviamo, i valori che sentiamo di possedere spesso pongono

molti di noi davanti alla necessità di prendere decisioni che ci

lasciano profondamente combattuti tra l’ispirazione, la

coerenza morale e i rischi che tali scelte comportano.

Il senso di giustizia, l’appartenenza ad una cultura che

individua nel principio di uguaglianza il suo fondamento, non

riduce il timore provocato dal fatto di esporsi personalmente

ed entrare in contrasto con persone o idee.

Il dilemma tra la spinta ad assumere comportamenti virtuosi e

la paura dei pericoli che possono esserne originati è una

situazione generale, presente e diffusa in ogni epoca. La storia,

infatti, ci ha fornito una lunga galleria di eventi, periodi oscuri,

pagine dolorose per l’umanità intera, caratterizzati solo da

iniquità ed interesse personale. Per ognuno di essi, quante

lacrime, quanto dolore, quanti sorrisi spenti, quanto odio,

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quante case rimaste vuote, fredde, quanti sguardi tristi, quante

parole gelate, quanti silenzi. L’unico flebile raggio di sole,

l’unica speranza è la mano tesa che si volge pietosa verso tanta

sofferenza, la stretta solida che non può estinguere il dolore, ma

infonde il coraggio per tentare di affrontarlo. Sono i giusti,

figure del nostro passato, del nostro presente e del nostro

futuro, purtroppo non siamo capaci di immaginare che le

iniquità possano un giorno cessare per sempre, ma possiamo

sperare che esisterà in eterno chi ha la forza di contestarle.

Il concetto di giustizia sin dai tempi antichi è stato

profondamente difeso e rispettato da figure rimaste storiche:

Socrate, il grande filosofo che ha segnato in modo indelebile la

storia del pensiero occidentale fu considerato il più giusto tra

gli uomini, si narrava che fosse l’uomo più saggio sulla terra,

predicava la necessità di apprendere, l’importanza

dell’educazione: solo chi conosce, chi ragiona e possiede la

capacità di giudizio può comportarsi rettamente, agire in modo

giusto. Il male deriva dall’ignoranza, chi opera l’ingiustizia lo

fa poiché è incapace di comprendere le conseguenze delle sue

azioni. Sarebbe bello poter affermare che sia vero.

Morire per un’idea, per una convinzione, per mantenere la

propria rettitudine, non è forse un primo sviluppo di quella

coerenza morale che è l’essenza stessa della giustizia?

Quanti altri grandi uomini le epoche ci hanno tramandato,

uomini che sono stati in grado di capire gli errori della società

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che li circondava, che non si sono sottomessi al giogo della

forza e hanno volto il loro sguardo verso coloro che ne erano

schiacciati. “È cosa iniqua non stendere la mano verso chi è

caduto.”, diceva Seneca e ancora, in epoca Romana, i Gracchi;

non importa se hanno agito in nome di un ideale, per una

predisposizione d’animo o per altre ragioni, ciò che sappiamo è

che si sono battuti, donandoci un grande esempio di coraggio,

tanto che ancora oggi ricordiamo le loro frasi, ci

rammarichiamo per la loro morte e narriamo, studiamo di loro.

Nei tempi più vicini a noi, la figura dei Giusti ha assunto un

significato ancora più profondo, essi sono coloro che hanno

lottato, hanno corso rischi e, talvolta, hanno pagato in prima

persona, non per un idea ma per salvare la vita di uomini,

donne, bamibini indifesi, innocenti. Senza dubbio il periodo in

cui queste figure divengono la vera fonte di speranza sono i

dolorosi anni delle leggi razziali, della guerra e della

deportazione. Essi erano donne e uomini come tanti, che

sapevano perfettamente a che cosa andavano incontro, ma il cui

senso di giustizia e di amore per i loro simili fu più forte della

paura della morte. Figure come Giacomo Matteotti, Giorgio

Perlasca,! "skar Schindler agendo in modi diversi, battendosi

contro avversari differenti, ma sempre contrastando

l’ingiustizia, sprezzando il pericolo, hanno salvato vite. Non

sono rimasti in silenzio, come spettatori passivi del dramma che

li circondava, non si sono fermati davanti alle minacce, poiché

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credevano fermamente nella giustizia e con il loro operato

hanno dimostrato come si può vincere la paura per assolvere ad

una missione nobile.

Tuttavia la battaglia dei Giusti non è ancora finita, nell’epoca

contemporanea quanta gente si trova ancora sotto i soprusi,

sottomessa allo stato di terrore inflitto dalle organizzazioni

criminali, quali la Mafia. Anche in questo contesto grandi

personalità, grandi uomini si sono distinti per il loro coraggio e

la loro forza e non si può non ricordarli, a tale proposito

possiamo citare i giudici Falcone e Borsellino, non sono passati

vent’anni dalla loro morte, eppure il ricordo di questi eroi e

della loro battaglia in nome della giustizia è destinato a vivere e

deve essere diffuso, comunicato. Chiunque, tutti dobbiamo

uscire dal silenzio, dalla sottomissione perché è nostro dovere,

come è nostro diritto vivere ed essere liberi. Non rassegnamoci

alle situazioni che ci circondano, dobbiamo avere il coraggio di

cambiarlo il mondo, non predichiamo di valori con parole

astratte che non riconosciamo, ma lottiamo per affermarli nella

realtà in nome della moralità, della giustizia, della pace. Ellen

Johnson Sirleaf, Leymah Gbowee e Tawakkul Karman, ecco tre

nomi che possiamo associare a questa idea di lotta e di coraggio,

destinatarie del Premio Nobel per la Pace, queste tre donne portano

avanti in questi anni quel messaggio di giustizia e pace che è ciò che

deve spingerci e guidarci, non rimaniamo in silenzio davanti a

violenza e repressione, è questo il messaggio che i Giusti nei secoli ci

hanno insegnato: credere, sperare, agire, realizzare perché

“Chiunque salvi una vita salva il mondo intero.” (Talmud)

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Lettera agli uomini

Molti sostengono che la mia data di nascita sia il 1689, alcuni raccontano sia

avvenuta esattamente un secolo dopo, altri ipotizzano l’ anno zero, altri ancora

sono sicuri che sia nata nel secolo d’ oro della Grecia, la grande età di Pericle.

In verità, so che vi sembrerà strano, ma neppure io sono a conoscenza della

data precisa della mia nascita, infatti esisto da quando è nato il primo uomo e

nessuno mi ha mai saputo dire con precisione quando tutto ciò sia avvenuto.

Sono vecchia, molto vecchia e piuttosto malconcia ultimamente, anche se in

verità non sono mai stata nel pieno della salute, poiché ho vissuto una vita

travagliata e pericolosa, ho rischiato parecchie volte la morte, più volte sono

stata imbavagliata e torturata per essere indotta al silenzio, ho ferite sul corpo

che mi ricordano le mie battaglie, i miei nemici e i miei fratelli, ma nonostante

tutto questo sono ancora viva. Per voi uomini a volte sembro non esistere,

sembro essere solamente un frutto dell’ immaginazione o il risultato di

racconti mitici di qualche scrittore con troppa fantasia, mentre in realtà faccio

parte del vostro essere: posso migliorare le vostre condizioni e posso rendervi

felici, ma solo se migliorate le mie e mi rendete felice a vostra volta. Tra me e

voi uomini c’è una reciprocità assoluta, siamo uniti da un legame intrinseco.

Purtroppo negli ultimi tempi pare che ve ne siate scordati e, rassegnati, mi

invocate, spesso con dei soprannomi buffi che non capisco, altre volte con

attributi altisonanti che mi fanno onore. E mi pregate, mi supplicate e gridate

il mio nome quasi voleste risvegliarmi da un pesantissimo sonno o forse

resuscitarmi da una morte data per indiscutibile. Criticate la religione, criticate

l’ amore, avendo il coraggio di puntargli contro il dito, convinti che loro siano

i miei aguzzini. Criticate addirittura me, affermando con una strana sicurezza

che io sono scappata quando il bisogno era evidente e l’ aiuto più necessario.

Ma solo voi siete i responsabili. Sono stata sempre presente, nei momenti

gloriosi e nei momenti bui, hanno eretto statue in onore del mio nome e hanno

provato a cancellarmi dalle menti degli uomini, ma non sono mai scomparsa.

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Forse, per voi, risulta più semplice affermare che non esisto piuttosto che

cercarmi? E rassegnarsi placidamente a un male piuttosto che soffrire per

cercare di migliorare il mondo? Ora, agonizzante sul letto, per trascorrere le

monotone giornate di convalescenza lascio che i ricordi riaffiorino e

sgorghino dalla penna, in modo che vi possa testimoniare direttamente le mie

opinioni nei vostri confronti, stirpe ingrata che non siete altro. Capirete che

esisto, che mi avete trascurata, che molte cose sarebbero andate diversamente

se mi aveste accolta in modo diverso. Capirete che, se non aveste divinizzato

dei falsi valori, partoriti dal ventre imperfetto della vostra razza, e se solo li

aveste riconosciuti come tali, io non mi troverei in queste condizioni. E

sebbene siate una povera specie, siete dotati di due dei doni più preziosi che si

possano ricevere, la vita e la ragione, i quali se usati a sproposito possono

mutare, diventando pericolosi strumenti di distruzione. La ragione vi ha

portato a distinguere il buono dal cattivo, il maturo dal marcio; l’ abuso di

questa vi ha portato a chiamare ciò che deriva dal male con altro nome, se

utile al proprio particolare, a considerare il bene in modo negativo se porta a

sofferenze e sforzi, a fingere di essere giusti.

Parlate spesso dei giusti, in effetti, con smania e presunzione di far parte di

quel glorioso gruppo, di cui purtroppo la maggioranza di voi non farà mai

parte. In realtà vi vorrei parlare di loro, dato che io dovrei saperne qualcosa.

Tuttavia prima mi piacerebbe fare una domanda: giusti, sì, ma nei confronti di

che cosa? Sicuramente nei confronti di ciò che è giusto, che sembra un’

ovvietà in questi termini. La giustizia si plasma e si forma attraverso la

ragione. Essere giusti, quindi, consiste nel seguire la propria ragione, che

precedentemente ci rivela la verità: avere il coraggio di fare quello che la

nostra natura razionale ci suggerisce, in altre parole. Giusti, inoltre, significa

essere contrari a tutto ciò che è male. Parlare dei giusti significa parlare del

bene e, tuttavia, dacché il male esiste perché esiste il bene, ritengo opportuno

prendere in considerazione una particolare idea di male, ovvero quella per cui

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tutto ciò che è opposto al bene è non essere. Probabilmente chi ha avuto

questa idea la intendeva in una differente maniera, ma si può applicare

concretamente questo concetto anche a voi uomini. Che cos’è il non essere

nell’ uomo? Il non essere è la non presa di posizione, il nascondersi, il

mancare in senso assoluto o il mancare di una determinata azione richiesta.

Chi “non è” cade nella voragine della propria vuotezza interiore, che non può

essere colmata se non con l’ essere, che equivale alla verità. Ecco chi è il

giusto: chi segue la ragione e la verità come fari, interrogandosi sul perché

decide di assecondarle. E’ fondamentale, infatti, che conosca il motivo della

sua scelta, poiché il bene e il giusto si contraddistinguono dal male per la

ferma volontà e decisione che li animano. Giustizia, inoltre, equivale a verità.

Chi è vero nei confronti di se stesso e degli altri è giusto, ovvero chi ha la

dignità di sostenere la verità, una verità più o meno profondamente nascosta

dentro ogni uomo sulla terra. A queste condizioni i giusti risultano veramente

pochi, come purtroppo testimoniano i fatti.

Infatti si è preferito spesso nascondersi alla verità, così evidente come è

evidente l’ aspetto malefico e crudele di ciò che avete lasciato accadere nella

storia del mondo. E’ proprio per questo che coloro che sono stati giusti

risplendono come rare stelle nell’ oscurità, poche ma assai luminose. La loro

luce è un premio al coraggio che hanno avuto nel seguirmi, fidandosi

ciecamente. Hanno valore in quanto esempi per gli altri, dacché voi uomini,

quando la vostra mente non è perversa e del tutto priva di ragione, seguite le

stelle per orientarvi.

Ed è proprio questa luce che mi tiene viva, nonostante gli anni e le disgrazie

che mi sono capitate. Ci sono stati uomini gloriosi che sono stati capaci di

stare al mio fianco, sebbene questo togliesse loro famiglia, amici e persino la

vita. Si tratta indubbiamente di eroi, il cui coraggio diventa nutrimento per le

nuove generazioni, di uomini e donne che hanno saputo difendere la loro

dignità. Tra questi giusti ci sono alcuni nomi che ricordo meglio, dal momento

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che sono di personaggi piuttosto recenti e la loro storia mi ha appassionato in

modo particolare.

Ricordo un grande uomo italiano dello scorso secolo, si chiamava Giorgio

Perlasca. Costui riuscì a salvare oltre cinquemila ebrei durante la fase brutale

dello sterminio tedesco.

Ricordo Angelo Rotta, un arcivescovo italiano che salvò migliaia di ebrei con

falsi certificati di battesimo, ricordo tutti gli altri oppositori del regime nazista,

in Italia, in Europa e in America.

Ricordo artisti e scrittori, che con le loro opere si opposero al regime

comunista e parlarono dei gulag senza nascondere la verità. Ricordo il viso di

ogni giusto che cadde sulla terra fresca senza più vita nelle vene, dopo che il

piombo di qualche fucile cercava di ricacciare dentro idee troppo scomode e

libere. Ricordo l’ orgoglio di opporsi, pur sapendo con certezza che questo

avrebbe comportato la morte. Ricordo ogni bambino, ogni loro lacrima, ucciso

dal peso del male prima che dalle pallottole. Come germogli appena nati

furono falciati dal metallo, stroncati come i loro sogni, le loro aspirazioni, il

loro futuro. Tuttavia alcuni hanno trovato la forza di resistere, di ritrovare il

coraggio nel rinascere. E così, da germogli che erano, sono diventati alberi:

monumenti vivi del coraggio. E ogni uomo ha potuto ripararsi alla loro ombra,

che infondeva speranza.

Capisco che risulta difficile per voi uomini seguire un ideale che spesso

sembra persino troppo astratto per essere raggiunto, ma abbiate la

ragionevolezza di ricercarmi nella concretezza dei popoli, nel vostro cuore,

nella vostra interiorità. Uomini e donne, siate innocenti e ragionevoli, siate

umani con voi stessi. Fatelo per il vostro bene e anche per il mio, ne sarei

molto lieta, dal momento che ora risiedo malata da anni nella mia dimora.

Attendo speranzosa delle risposte.

Giustizia

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Lettera agli uomini

Molti sostengono che la mia data di nascita sia il 1689, alcuni raccontano sia

avvenuta esattamente un secolo dopo, altri ipotizzano l’ anno zero, altri ancora

sono sicuri che sia nata nel secolo d’ oro della Grecia, la grande età di Pericle.

In verità, so che vi sembrerà strano, ma neppure io sono a conoscenza della

data precisa della mia nascita, infatti esisto da quando è nato il primo uomo e

nessuno mi ha mai saputo dire con precisione quando tutto ciò sia avvenuto.

Sono vecchia, molto vecchia e piuttosto malconcia ultimamente, anche se in

verità non sono mai stata nel pieno della salute, poiché ho vissuto una vita

travagliata e pericolosa, ho rischiato parecchie volte la morte, più volte sono

stata imbavagliata e torturata per essere indotta al silenzio, ho ferite sul corpo

che mi ricordano le mie battaglie, i miei nemici e i miei fratelli, ma nonostante

tutto questo sono ancora viva. Per voi uomini a volte sembro non esistere,

sembro essere solamente un frutto dell’ immaginazione o il risultato di

racconti mitici di qualche scrittore con troppa fantasia, mentre in realtà faccio

parte del vostro essere: posso migliorare le vostre condizioni e posso rendervi

felici, ma solo se migliorate le mie e mi rendete felice a vostra volta. Tra me e

voi uomini c’è una reciprocità assoluta, siamo uniti da un legame intrinseco.

Purtroppo negli ultimi tempi pare che ve ne siate scordati e, rassegnati, mi

invocate, spesso con dei soprannomi buffi che non capisco, altre volte con

attributi altisonanti che mi fanno onore. E mi pregate, mi supplicate e gridate

il mio nome quasi voleste risvegliarmi da un pesantissimo sonno o forse

resuscitarmi da una morte data per indiscutibile. Criticate la religione, criticate

l’ amore, avendo il coraggio di puntargli contro il dito, convinti che loro siano

i miei aguzzini. Criticate addirittura me, affermando con una strana sicurezza

che io sono scappata quando il bisogno era evidente e l’ aiuto più necessario.

Ma solo voi siete i responsabili. Sono stata sempre presente, nei momenti

gloriosi e nei momenti bui, hanno eretto statue in onore del mio nome e hanno

provato a cancellarmi dalle menti degli uomini, ma non sono mai scomparsa.

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Forse, per voi, risulta più semplice affermare che non esisto piuttosto che

cercarmi? E rassegnarsi placidamente a un male piuttosto che soffrire per

cercare di migliorare il mondo? Ora, agonizzante sul letto, per trascorrere le

monotone giornate di convalescenza lascio che i ricordi riaffiorino e

sgorghino dalla penna, in modo che vi possa testimoniare direttamente le mie

opinioni nei vostri confronti, stirpe ingrata che non siete altro. Capirete che

esisto, che mi avete trascurata, che molte cose sarebbero andate diversamente

se mi aveste accolta in modo diverso. Capirete che, se non aveste divinizzato

dei falsi valori, partoriti dal ventre imperfetto della vostra razza, e se solo li

aveste riconosciuti come tali, io non mi troverei in queste condizioni. E

sebbene siate una povera specie, siete dotati di due dei doni più preziosi che si

possano ricevere, la vita e la ragione, i quali se usati a sproposito possono

mutare, diventando pericolosi strumenti di distruzione. La ragione vi ha

portato a distinguere il buono dal cattivo, il maturo dal marcio; l’ abuso di

questa vi ha portato a chiamare ciò che deriva dal male con altro nome, se

utile al proprio particolare, a considerare il bene in modo negativo se porta a

sofferenze e sforzi, a fingere di essere giusti.

Parlate spesso dei giusti, in effetti, con smania e presunzione di far parte di

quel glorioso gruppo, di cui purtroppo la maggioranza di voi non farà mai

parte. In realtà vi vorrei parlare di loro, dato che io dovrei saperne qualcosa.

Tuttavia prima mi piacerebbe fare una domanda: giusti, sì, ma nei confronti di

che cosa? Sicuramente nei confronti di ciò che è giusto, che sembra un’

ovvietà in questi termini. La giustizia si plasma e si forma attraverso la

ragione. Essere giusti, quindi, consiste nel seguire la propria ragione, che

precedentemente ci rivela la verità: avere il coraggio di fare quello che la

nostra natura razionale ci suggerisce, in altre parole. Giusti, inoltre, significa

essere contrari a tutto ciò che è male. Parlare dei giusti significa parlare del

bene e, tuttavia, dacché il male esiste perché esiste il bene, ritengo opportuno

prendere in considerazione una particolare idea di male, ovvero quella per cui

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tutto ciò che è opposto al bene è non essere. Probabilmente chi ha avuto

questa idea la intendeva in una differente maniera, ma si può applicare

concretamente questo concetto anche a voi uomini. Che cos’è il non essere

nell’ uomo? Il non essere è la non presa di posizione, il nascondersi, il

mancare in senso assoluto o il mancare di una determinata azione richiesta.

Chi “non è” cade nella voragine della propria vuotezza interiore, che non può

essere colmata se non con l’ essere, che equivale alla verità. Ecco chi è il

giusto: chi segue la ragione e la verità come fari, interrogandosi sul perché

decide di assecondarle. E’ fondamentale, infatti, che conosca il motivo della

sua scelta, poiché il bene e il giusto si contraddistinguono dal male per la

ferma volontà e decisione che li animano. Giustizia, inoltre, equivale a verità.

Chi è vero nei confronti di se stesso e degli altri è giusto, ovvero chi ha la

dignità di sostenere la verità, una verità più o meno profondamente nascosta

dentro ogni uomo sulla terra. A queste condizioni i giusti risultano veramente

pochi, come purtroppo testimoniano i fatti.

Infatti si è preferito spesso nascondersi alla verità, così evidente come è

evidente l’ aspetto malefico e crudele di ciò che avete lasciato accadere nella

storia del mondo. E’ proprio per questo che coloro che sono stati giusti

risplendono come rare stelle nell’ oscurità, poche ma assai luminose. La loro

luce è un premio al coraggio che hanno avuto nel seguirmi, fidandosi

ciecamente. Hanno valore in quanto esempi per gli altri, dacché voi uomini,

quando la vostra mente non è perversa e del tutto priva di ragione, seguite le

stelle per orientarvi.

Ed è proprio questa luce che mi tiene viva, nonostante gli anni e le disgrazie

che mi sono capitate. Ci sono stati uomini gloriosi che sono stati capaci di

stare al mio fianco, sebbene questo togliesse loro famiglia, amici e persino la

vita. Si tratta indubbiamente di eroi, il cui coraggio diventa nutrimento per le

nuove generazioni, di uomini e donne che hanno saputo difendere la loro

dignità. Tra questi giusti ci sono alcuni nomi che ricordo meglio, dal momento

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che sono di personaggi piuttosto recenti e la loro storia mi ha appassionato in

modo particolare.

Ricordo un grande uomo italiano dello scorso secolo, si chiamava Giorgio

Perlasca. Costui riuscì a salvare oltre cinquemila ebrei durante la fase brutale

dello sterminio tedesco.

Ricordo Angelo Rotta, un arcivescovo italiano che salvò migliaia di ebrei con

falsi certificati di battesimo, ricordo tutti gli altri oppositori del regime nazista,

in Italia, in Europa e in America.

Ricordo artisti e scrittori, che con le loro opere si opposero al regime

comunista e parlarono dei gulag senza nascondere la verità. Ricordo il viso di

ogni giusto che cadde sulla terra fresca senza più vita nelle vene, dopo che il

piombo di qualche fucile cercava di ricacciare dentro idee troppo scomode e

libere. Ricordo l’ orgoglio di opporsi, pur sapendo con certezza che questo

avrebbe comportato la morte. Ricordo ogni bambino, ogni loro lacrima, ucciso

dal peso del male prima che dalle pallottole. Come germogli appena nati

furono falciati dal metallo, stroncati come i loro sogni, le loro aspirazioni, il

loro futuro. Tuttavia alcuni hanno trovato la forza di resistere, di ritrovare il

coraggio nel rinascere. E così, da germogli che erano, sono diventati alberi:

monumenti vivi del coraggio. E ogni uomo ha potuto ripararsi alla loro ombra,

che infondeva speranza.

Capisco che risulta difficile per voi uomini seguire un ideale che spesso

sembra persino troppo astratto per essere raggiunto, ma abbiate la

ragionevolezza di ricercarmi nella concretezza dei popoli, nel vostro cuore,

nella vostra interiorità. Uomini e donne, siate innocenti e ragionevoli, siate

umani con voi stessi. Fatelo per il vostro bene e anche per il mio, ne sarei

molto lieta, dal momento che ora risiedo malata da anni nella mia dimora.

Attendo speranzosa delle risposte.

Giustizia

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Lettera agli uomini

Molti sostengono che la mia data di nascita sia il 1689, alcuni raccontano sia

avvenuta esattamente un secolo dopo, altri ipotizzano l’ anno zero, altri ancora

sono sicuri che sia nata nel secolo d’ oro della Grecia, la grande età di Pericle.

In verità, so che vi sembrerà strano, ma neppure io sono a conoscenza della

data precisa della mia nascita, infatti esisto da quando è nato il primo uomo e

nessuno mi ha mai saputo dire con precisione quando tutto ciò sia avvenuto.

Sono vecchia, molto vecchia e piuttosto malconcia ultimamente, anche se in

verità non sono mai stata nel pieno della salute, poiché ho vissuto una vita

travagliata e pericolosa, ho rischiato parecchie volte la morte, più volte sono

stata imbavagliata e torturata per essere indotta al silenzio, ho ferite sul corpo

che mi ricordano le mie battaglie, i miei nemici e i miei fratelli, ma nonostante

tutto questo sono ancora viva. Per voi uomini a volte sembro non esistere,

sembro essere solamente un frutto dell’ immaginazione o il risultato di

racconti mitici di qualche scrittore con troppa fantasia, mentre in realtà faccio

parte del vostro essere: posso migliorare le vostre condizioni e posso rendervi

felici, ma solo se migliorate le mie e mi rendete felice a vostra volta. Tra me e

voi uomini c’è una reciprocità assoluta, siamo uniti da un legame intrinseco.

Purtroppo negli ultimi tempi pare che ve ne siate scordati e, rassegnati, mi

invocate, spesso con dei soprannomi buffi che non capisco, altre volte con

attributi altisonanti che mi fanno onore. E mi pregate, mi supplicate e gridate

il mio nome quasi voleste risvegliarmi da un pesantissimo sonno o forse

resuscitarmi da una morte data per indiscutibile. Criticate la religione, criticate

l’ amore, avendo il coraggio di puntargli contro il dito, convinti che loro siano

i miei aguzzini. Criticate addirittura me, affermando con una strana sicurezza

che io sono scappata quando il bisogno era evidente e l’ aiuto più necessario.

Ma solo voi siete i responsabili. Sono stata sempre presente, nei momenti

gloriosi e nei momenti bui, hanno eretto statue in onore del mio nome e hanno

provato a cancellarmi dalle menti degli uomini, ma non sono mai scomparsa.

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Forse, per voi, risulta più semplice affermare che non esisto piuttosto che

cercarmi? E rassegnarsi placidamente a un male piuttosto che soffrire per

cercare di migliorare il mondo? Ora, agonizzante sul letto, per trascorrere le

monotone giornate di convalescenza lascio che i ricordi riaffiorino e

sgorghino dalla penna, in modo che vi possa testimoniare direttamente le mie

opinioni nei vostri confronti, stirpe ingrata che non siete altro. Capirete che

esisto, che mi avete trascurata, che molte cose sarebbero andate diversamente

se mi aveste accolta in modo diverso. Capirete che, se non aveste divinizzato

dei falsi valori, partoriti dal ventre imperfetto della vostra razza, e se solo li

aveste riconosciuti come tali, io non mi troverei in queste condizioni. E

sebbene siate una povera specie, siete dotati di due dei doni più preziosi che si

possano ricevere, la vita e la ragione, i quali se usati a sproposito possono

mutare, diventando pericolosi strumenti di distruzione. La ragione vi ha

portato a distinguere il buono dal cattivo, il maturo dal marcio; l’ abuso di

questa vi ha portato a chiamare ciò che deriva dal male con altro nome, se

utile al proprio particolare, a considerare il bene in modo negativo se porta a

sofferenze e sforzi, a fingere di essere giusti.

Parlate spesso dei giusti, in effetti, con smania e presunzione di far parte di

quel glorioso gruppo, di cui purtroppo la maggioranza di voi non farà mai

parte. In realtà vi vorrei parlare di loro, dato che io dovrei saperne qualcosa.

Tuttavia prima mi piacerebbe fare una domanda: giusti, sì, ma nei confronti di

che cosa? Sicuramente nei confronti di ciò che è giusto, che sembra un’

ovvietà in questi termini. La giustizia si plasma e si forma attraverso la

ragione. Essere giusti, quindi, consiste nel seguire la propria ragione, che

precedentemente ci rivela la verità: avere il coraggio di fare quello che la

nostra natura razionale ci suggerisce, in altre parole. Giusti, inoltre, significa

essere contrari a tutto ciò che è male. Parlare dei giusti significa parlare del

bene e, tuttavia, dacché il male esiste perché esiste il bene, ritengo opportuno

prendere in considerazione una particolare idea di male, ovvero quella per cui

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tutto ciò che è opposto al bene è non essere. Probabilmente chi ha avuto

questa idea la intendeva in una differente maniera, ma si può applicare

concretamente questo concetto anche a voi uomini. Che cos’è il non essere

nell’ uomo? Il non essere è la non presa di posizione, il nascondersi, il

mancare in senso assoluto o il mancare di una determinata azione richiesta.

Chi “non è” cade nella voragine della propria vuotezza interiore, che non può

essere colmata se non con l’ essere, che equivale alla verità. Ecco chi è il

giusto: chi segue la ragione e la verità come fari, interrogandosi sul perché

decide di assecondarle. E’ fondamentale, infatti, che conosca il motivo della

sua scelta, poiché il bene e il giusto si contraddistinguono dal male per la

ferma volontà e decisione che li animano. Giustizia, inoltre, equivale a verità.

Chi è vero nei confronti di se stesso e degli altri è giusto, ovvero chi ha la

dignità di sostenere la verità, una verità più o meno profondamente nascosta

dentro ogni uomo sulla terra. A queste condizioni i giusti risultano veramente

pochi, come purtroppo testimoniano i fatti.

Infatti si è preferito spesso nascondersi alla verità, così evidente come è

evidente l’ aspetto malefico e crudele di ciò che avete lasciato accadere nella

storia del mondo. E’ proprio per questo che coloro che sono stati giusti

risplendono come rare stelle nell’ oscurità, poche ma assai luminose. La loro

luce è un premio al coraggio che hanno avuto nel seguirmi, fidandosi

ciecamente. Hanno valore in quanto esempi per gli altri, dacché voi uomini,

quando la vostra mente non è perversa e del tutto priva di ragione, seguite le

stelle per orientarvi.

Ed è proprio questa luce che mi tiene viva, nonostante gli anni e le disgrazie

che mi sono capitate. Ci sono stati uomini gloriosi che sono stati capaci di

stare al mio fianco, sebbene questo togliesse loro famiglia, amici e persino la

vita. Si tratta indubbiamente di eroi, il cui coraggio diventa nutrimento per le

nuove generazioni, di uomini e donne che hanno saputo difendere la loro

dignità. Tra questi giusti ci sono alcuni nomi che ricordo meglio, dal momento

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che sono di personaggi piuttosto recenti e la loro storia mi ha appassionato in

modo particolare.

Ricordo un grande uomo italiano dello scorso secolo, si chiamava Giorgio

Perlasca. Costui riuscì a salvare oltre cinquemila ebrei durante la fase brutale

dello sterminio tedesco.

Ricordo Angelo Rotta, un arcivescovo italiano che salvò migliaia di ebrei con

falsi certificati di battesimo, ricordo tutti gli altri oppositori del regime nazista,

in Italia, in Europa e in America.

Ricordo artisti e scrittori, che con le loro opere si opposero al regime

comunista e parlarono dei gulag senza nascondere la verità. Ricordo il viso di

ogni giusto che cadde sulla terra fresca senza più vita nelle vene, dopo che il

piombo di qualche fucile cercava di ricacciare dentro idee troppo scomode e

libere. Ricordo l’ orgoglio di opporsi, pur sapendo con certezza che questo

avrebbe comportato la morte. Ricordo ogni bambino, ogni loro lacrima, ucciso

dal peso del male prima che dalle pallottole. Come germogli appena nati

furono falciati dal metallo, stroncati come i loro sogni, le loro aspirazioni, il

loro futuro. Tuttavia alcuni hanno trovato la forza di resistere, di ritrovare il

coraggio nel rinascere. E così, da germogli che erano, sono diventati alberi:

monumenti vivi del coraggio. E ogni uomo ha potuto ripararsi alla loro ombra,

che infondeva speranza.

Capisco che risulta difficile per voi uomini seguire un ideale che spesso

sembra persino troppo astratto per essere raggiunto, ma abbiate la

ragionevolezza di ricercarmi nella concretezza dei popoli, nel vostro cuore,

nella vostra interiorità. Uomini e donne, siate innocenti e ragionevoli, siate

umani con voi stessi. Fatelo per il vostro bene e anche per il mio, ne sarei

molto lieta, dal momento che ora risiedo malata da anni nella mia dimora.

Attendo speranzosa delle risposte.

Giustizia

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