“q.b. quanto basta per andare, stare e… tornare a teatro” · Questa “enciclopedia” nel...

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“q.b. quanto basta per andare, stare e… tornare a teatro”

è un progetto di educazione alla visione e all’ascolto a cura di SILVIA COLLE E LUCIA VINZI

realizzato nell’ambito del progetto Teatro&Scuola dell’ENTE REGIONALE TEATRALE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

in collaborazione conASSOCIAZIONE 0432 THÈÂTRE NUMÉRIQUE (Udine)con il sostegno e il patrocinio diMINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI

REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA

con il patrocinio diDIREZIONE REGIONALE PER L’ISTRUZIONE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

PROVINCIA DI GORIZIA - PROVINCIA DI TRIESTE - PROVINCIA DI UDINE

illustrazioni di GIANLUCA BUTTOLO - stampa POLIGRAFICHE SAN MARCO

FONTI E RINGRAZIAMENTI

Nello stendere questi appunti, abbiamo attinto a piene mani non solo alla nostra esperienza di 20 anni di Teatro&Scuola, ma al lavoro di Mafra Gagliardi, autrice, fra le tante, di una ricerca sulle dinamiche della ricezione infantile a teatro realizzata in oltre 15 anni su stimolo anche dell’ETI Ragazzi (Ente Teatrale Italiano) i cui risultati sono stati sintetizzati e pubblicati a cura delle edizioni Titivillus (PISA- 2007) con il titolo “Nella bocca dell’immaginazione. La scena teatrale e lo spettatore bambino”. Di tanti ragionamenti, di tante conversazioni cui abbiamo assistito e partecipato sull’argomento, questo studio ci è sembrato quello più coincidente allo stile di Teatro&Scuola, al nostro pensiero e alle nostre intuizioni.Ci auguriamo che la prof. Gagliardi che ringraziamo, apprezzi la nostra personale sintesi.

Via Marco Volpe 13 – 33100 Udine Tel. 0432 224214 Fax 0432 204882 [email protected] www.teatroescuola.it

UNA PREMESSA

Nei libri di ricette si trova spesso l’indicazione q.b. – quanto basta: serve a dire e non dire, a suggerire quanto di un ingrediente è necessario aggiungere. Il “basta” è dettato dall’abilità, dal gusto, dalla necessità di chi in quel momento si appresta a realizzare la ricetta.Abbiamo preso spunto da questa piccola sigla, che richiama un concetto importante, la capacità dell’operatore di delimitare e dare un senso al “quanto basta”, per proporre questa iniziativa di Teatro&Scuola dedicata all’educazione alla visione.

Obiettivo del progetto è favorire il giusto atteggiamento di ascolto nei bambini affinché l’esperienza dello spettacolo possa essere la migliore possibile. Il progetto non è dunque dedicato all’analisi dello spettacolo in quanto tale, ma piuttosto a favorire comportamenti e atteggiamenti di apertura e, appunto, di ascolto che permettono al bambino e al ragazzo di godere dell’esperienza completa dell’andare a teatro nel migliore dei modi, lavorando sul coinvolgimento emotivo che necessariamente nei bambini - e non solo - la visione di uno spettacolo dal vivo comporta.

Andare a teatro, infatti, significa recarsi in un luogo dedicato esclusivamente alla visione dello spettacolo, un luogo che ha i suoi riti, le sue regole. Si entra, ci si siede, le luci si spengono, inizia lo spettacolo è il tempo si sospende… poi gli applausi e le luci che si riaccendono

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SOMMARIO

Andremo a Teatro!pagina 6

Prima dello spettacolo: creare l’attesapagina 13

È giunto il momento: a Teatro!pagina 18

Dopo lo spettacolo: il tempo dell’elaborazionepagina 20

Invitopagina 23

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ANDREMO A TEATRO!

PERCHÉ PROPORRE AI BAMBINI UNO SPETTACOLO TEATRALE E PER DI PIÙ PROPORLO NELL’AMBITO

DELLE ATTIVITÀ SCOLASTICHE?

Ci sono molte ragioni per vivere insieme ai propri alunni questa esperienza. Stare a teatro non è come andare al cinema o guardare la televisione, c’è qualche cosa in più e di diverso:

è dal vivo: accade qui ed ora fra coloro che agiscono sulla scena e coloro che assistono. E proprio per questo è irripetibile, irriproducibile ed ha un termine. è un’esperienza che si vive in gruppo, in comunitàè gratificante ed è una festaè il luogo dove la finzione si realizza come progetto e non come prodotto stimola la fantasia

Proporre uno spettacolo nell’ambito delle attività scolastiche poi è riconoscere alla Scuola la sua funzione di “alfabetizzazione estetica” dei bambini. La Scuola, infatti, offre la possibilità di un primo approccio teatrale senza nessuna discriminazione di status culturale e/o economico, svolgendo un’importante attività formativa.Le proposte ludiche e culturali rivolte all’infanzia tendono a privilegiare un “consumo” sempre più solitario e passivo. Andare a teatro, solo anche considerando l’aspetto comunitario dell’esperienza, è un valore. Le caratteristiche di omogeneità che si ritrovano in ambito scolastico (età, livello di scolarizzazione, rapporti di amicizia…) favoriscono poi la comunicazione e contribuiscono a costruire nella classe un vissuto, anche emozionale, condiviso.

MA CHE TIPO DI ESPERIENZA È QUELLA CHE ANDIAMO A PROPORRE AL BAMBINO?

Andare a teatro al pari di altre occasioni di incontro con l’Arte è prima di tutto un’esperienza estetica. Nel senso che è un’esperienza che si percepisce con i sensi e dove le emozioni funzionano cognitivamente.

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Non vi è nulla di utilitaristico in questa esperienza. Non ha alcun valore pratico. Ma è comunque importante. È un modo diverso di costruire la propria cultura, di acquisire conoscenze.

MA L’ESPERIENZA DELLO SPETTATORE-BAMBINO È LA STESSA DELLO SPETTATORE-ADULTO IN

GENERALE E DELLO SPETTATORE-INSEGNANTE IN PARTICOLARE? IN ALTRE PAROLE ASSISTEREMO

DAVVERO ALLO STESSO SPETTACOLO?

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Ognuno di noi si rapporta all’arte in maniera del tutto personale. Perché è personale il nostro “sentire”. In generale:

- lo spettatore-adulto mentre assiste ad uno spettacolo è tutto preso dal meccanismo narrativo; è sempre un passo avanti rispetto alla scena, si muove lungo un piano orizzontale fatto di scansioni narrative organizzate in un intreccio. Mentre guarda, cerca spesso CONFERME delle sue conoscenze e cerca di intuire lo sviluppo della storia. In altre parole, legge DIACRONICAMENTE lo spettacolo sistemandolo lungo una linea di consequenzialità logica.Il suo interesse principale è il linguaggio, il testo rappresentato. Solo in seconda battuta si concentra sulla rappresentazione, cioè sulla “forma dello spettacolo”.

- lo spettatore-bambino invece è catturato prima di tutto dalla forma del racconto; poi via via, dalla prima infanzia alla pre-adolescenza, si aggiungeranno la capacità di comprensione e la valutazione della trama e del testo, aumenterà il piacere di connettere le scene fra loro e la capacità di interiorizzare le vicende rappresentate, … Ma nello sguardo dello spettatore bambino, le modalità della rappresentazione prevalgono sul racconto stesso; la qualità degli oggetti in scena e la loro collocazione nello spazio ne catturano l’attenzione molto prima della trama, e il racconto non è altro che una costellazione di frammenti che si susseguono e che possono essere anche slegati semanticamente. Ha, in altre parole, una lettura SINCRONICA dello spettacolo. Collegare questi frammenti non è così importante. Non cerca conferme delle sue conoscenze, anzi è aperto allo stupore, al nuovo, cerca lo scarto fra l’attesa e la conferma.

QUINDI MENTRE L’ADULTO SEGUE LA STORIA, IL BAMBINO GUARDA ALLA FORMA DELLA STORIA.

CIÒ CHE NE RISULTERÀ SARÀ DUNQUE UN’ALTRA COSA…

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STARE A TEATRO È POI SVOLGERE UN’INTENSA ATTIVITÀ IMMAGINATIVA.

L’immaginazione va intesa come l’abitudine ad animare, dilatare, intensificare, approfondire, ma anche a complicare, deformare, stravolgere le immagini proposte dallo spettacolo, inserendo in esso le suggestioni emergenti dal proprio vissuto. È quasi come stare davanti ad uno specchio. Ma necessariamente lo specchio davanti all’adulto mostra cose diverse da quello davanti al bambino.

Innanzitutto perché lo spettatore-bambino e lo spettatore-adulto non condividono la stessa “enciclopedia” di riferimento cioè il bagaglio di conoscenze ed esperienze al quale ci riferiamo per dare senso, decodificare l’esperienza. Questa “enciclopedia” nel bambino poi, molto più che nell’adulto, è consultata attraverso una logica non-lineare, fatta di associazioni.Il linguaggio metaforico del teatro in generale, ed in particolare del teatro ragazzi (che pratica forme di evocazione piuttosto che di rappresentazione) risponde perfettamente a questa vocazione dell’infanzia: lo spettatore-bambino è perfettamente in grado di colmare lo scarto fra rappresentazione e presentazione metaforica. E in un contesto mediatico dove i segni sono fortemente codificati, proporre ai bambini una forma di comunicazione dove ogni significante corrisponde ad una pluralità di significati risulta essere una scelta ancora più importante.

Per un bambino l’esperienza della visione si sovrappone naturalmente a quella di partecipazione, anche fisica. Il bambino abolisce la distanza fra platea e scena per istituire un NUOVO SPAZIO UNICO. È co-protagonista dello spettacolo e in lui i meccanismi psicologici di identificazione e di proiezione agiscono più profondamente rispetto all’adulto.In più la partecipazione allo spettacolo avviene in forma empatica. Il bambino entra molto più velocemente in sintonia emozionale con l’evento teatrale decifrandone anche i segni non verbali. E l’esperienza dell’andare a teatro diventa per lo spettatore-bambino un’esperienza che si carica di componenti AFFETTIVE.

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È molto probabile quindi che insegnante e alunno a teatro non vivano proprio la stessa esperienza.

QUINDI: QUALE È IL RUOLO CHE L’INSEGNANTE DEVE GIOCARE IN QUESTA AVVENTURA?

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Ciò che sicuramente l’insegnante non deve pensare è che la sua esperienza di spettatore-adulto sia sufficiente ad orientare il suo ruolo di mediatore. Questo per tutto ciò che abbiamo detto più sopra. È importante che l’insegnante si cali nel ruolo di OSSERVATORE attento delle reazioni dei suoi allievi: analizzare questi comportamenti lo aiuterà a comprendere come lo spettacolo è stato percepito e a lavorarci sopra.Creerà poi le condizioni per cui il bambino possa interrogarsi sul senso della sua esperienza di spettatore cercando strategie affinché tale esperienza continui a risuonare nella sua interiorità suscitando altre immagini, altre parole, altre storie.

“Godere di un’opera d’arte o di un suo momento è, infatti, ritrovarla fuori sede. Solo in quel istante il circolo di comprensione è perfetto e l’arte si salda alla vita.” (E. Montale)

Per fare ciò è importante dilatare il tempo della fruizione dello spettacolo inglobando i tempi dell’ATTESA e i tempi dell’ELABORAZIONE.Questo lavoro lo facciamo insieme, SCUOLA E TEATRO, INSEGNANTI E ORGANIZZATORI

TEATRALI.

“q.b. quanto basta per andare, stare e… tornare a teatro” è la ricetta che vi proponiamo di seguito con una serie suggerimenti e di materiali.Si tratta di indicazioni generali, che non si riferiscono ad uno spettacolo specifico, ma riguardano la globalità dell’esperienza dell’andare a teatro.

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PRIMA DELLO SPETTACOLO – CREARE L’ATTESA

Creare l’attesa è uno degli elementi fondamentali per attivare un clima di ascolto e di attenzione. “Andremo a teatro!” questo è l’annuncio da condividere.Ma cosa dire? Quali informazioni fornire agli alunni sullo spettacolo? E come dosarle?Le informazioni che scegliamo di dare devono comunque avere l’obiettivo principale di RENDERE POSSIBILE L’ESPERIENZA.Certamente la LOCANDINA è importante; nessuno di noi sceglierebbe di andare ad uno spettacolo di cui non conosce almeno:

TITOLO – COMPAGNIA – QUANDO E DOVE

Tenendo conto del disinteresse dei bambini per la trama, non è poi così importante parlarne. Questi elementi “base” sullo spettacolo sono sufficienti per creare la giusta attesa dell’avvenimento facendo insieme alcuni semplici percorsi e giochi.

IL TITOLO

È la prima associazione, la prima consultazione della nostra “enciclopedia” privata di riferimento. FANTASTICARE SUL TITOLO, per esempio anche con una semplice attività di brain storming, ci aiuta a capire quali sono i riferimenti e le associazioni che i bambini mettono in atto, le aspettative sui contenuti, ecc… Il cinema e la TV sono ovviamente il primo modello di riferimento. Giocare con il titolo è dunque un’occasione per stimolare altre associazioni, suggerire altri modelli, ampliare il contesto di riferimento dei bambini. In altre parole aggiungere voci all’“enciclopedia”.E magari, perché no, è anche l’occasione per interrogarsi sul proprio modello, sul proprio contesto di riferimento personale cui facciamo riferimento come spettatori.

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LA COMPAGNIA

Il termine “compagnia” evoca immediatamente nei bambini, ma non solo, una situazione fatta da più persone, che vanno d’accordo fra loro - nel senso che sono legati da rapporti di amicizia oltre che di lavoro - che viaggiano da un luogo all’altro. L’idea di compagnia teatrale e del lavoro degli attori, infatti, che a ben guardare permane inconsciamente non solo nei bambini ma anche negli adulti, è molto vicina all’idea di teatro popolare, di attività circense, di mestiere, più di quanto non sia vicina all’idea di un teatro fatto da professionisti legati esclusivamente da rapporti di lavoro per la realizzazione di un progetto artistico comune. Al lavoro del teatrante si associa una componente festosa, comica ed affettiva: proprio perché l’attore si suppone lavorare in una compagnia di amici, si presume anche si stia divertendo – e con lui tutti i membri dello staff organizzativo - e che abbia come obiettivo il divertimento degli spettatori. Quest’idea è talmente radicata che, per esempio, il teatro di narrazione, che in genere coinvolge solo la figura del narratore, stenta ad essere considerato “vero teatro”, teatro di serie A.FANTASTICARE SULLA COMPAGNIA, tenendo conto di questi preconcetti, è un altro punto di osservazione delle aspettative che i bambini ripongono nell’andare a teatro.PERSONALIZZARE LA COMPAGNIA infine, cioè dare un nome e una provenienza ai suoi membri, crea una migliore disposizione all’ascolto tenuto conto che la compagnia avrà occasione di rispondere e di interagire con i bambini prima e dopo lo spettacolo, confermando o ribaltando le aspettative.Per i più piccoli poi – ma non solo - il sapere che qualcuno viene per loro, e solo per loro, a raccontare qualche cosa, rafforza la componente affettiva già fortemente presente.

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QUANDO E DOVE

Tempo e spazio sono informazioni importanti e necessarie per dare una dimensione e una localizzazione dell’attesa. Può essere poi l’occasione per parlare del TEATRO come edificio, come CONTENITORE

dello spettacolo composto di diversi ambienti destinati a varie attività che costruiscono la liturgia dello stare a teatro (ingresso, foyer, biglietteria, guardaroba, sala, palco, …).Si tenga conto che il rapporto e la rappresentazione dello spazio, non solo scenico, è un punto di osservazione molto frequente nei bambini. L’edificio teatro è di per sé una componente forte dell’esperienza.

UN’ULTIMA NOTA SULL’ANNUNCIO. Alcune osservazioni testimoniano che i bambini, soprattutto i più piccoli, vogliono condividere questa attesa, ma in generale tutta l’esperienza, soprattutto con la propria famiglia, prima ancora che con i propri compagni e con gli insegnanti. Suggeriamo dunque di utilizzare la comunicazione alle famiglie come un’occasione di condivisione fra i bambini e i loro riferimenti affettivi primari. Attirare la collaborazione delle famiglie, infatti, è attivare una possibile quanto importate cassa di risonanza dell’esperienza dei bambini.Suggeriamo infine di intraprendere con i bambini alcune semplici attività che favoriscono comportamenti di attenzione e di ascolto. Perché il dialogo fra arte e bambino sia possibile, infatti, il bambino deve essere preparato; e non in termini di contenuto, ma nella sua educazione al sottrarsi al rumore di fondo costituito dal bombardamento, soprattutto mediatico, di informazioni e di stimoli, legato più al consumo rapido e superficiale che alla fruizione e alla partecipazione, che spesso impedisce la concentrazione. In altre parole, DEVE ESSERE EDUCATO AL SILENZIO, ALLA LENTEZZA, ALL’OZIO, AGLI INIZI E

ALLA FINE, ALL’ACCOGLIERE IL BUIO, A PERMETTERSI, IN ALTRE PAROLE, DI ENTRARE NELLO SPAZIO

ALTRO, NON SOLO IN SENSO FISICO, DEL TEATRO.In particolare preparare al buio, soprattutto i più piccoli è importante: il buio in sala è un passaggio, una soglia, un varco che apre su uno spazio, un tempo e un luogo diverso. Equivale all’inizio dello spettacolo, al “C’era una volta” delle favole. Ma come ogni nuovo inizio può spaventare.

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E’ GIUNTO IL MOMENTO: A TEATRO!

Andare a teatro è un rito con i suoi passaggi fondamentali: l’arrivo, il biglietto, l’entrata in sala, il buio, l’inizio.Compito dell’organizzazione dedicata all’infanzia è cercare di creare un’accoglienza che configuri il teatro come luogo accogliente, un ambiente dove l’ascolto non è casuale, ma è un progetto e non è legato al puro consumo.Di questo aspetto ci siamo occupati attraverso una formazione del personale di sala dedicato al progetto Teatro&Scuola: i nostri operatori, infatti, accoglieranno gli alunni, con l’aiuto anche di Gianluca, il personaggio testimone del progetto q.b, con una breve animazione, poco più di un benvenuto, il cui scopo principale è decomprimere l’eccitazione dell’arrivo a teatro e favorire la concentrazione fornendo nel contempo alcune “regole” per la convivenza a teatro.

Ora siamo pronti. Buio in sala. VIA!

Ecco, lo spettacolo inizia e persone vere, che abbiamo già conosciuto per nome, sono lì per noi sul palco. Inizia il dialogo. Ognuno al suo posto. L’insegnante si cala nel suo ruolo di osservatore attento dei comportamenti dei propri alunni. Tenendo conto di alcune sostanziali differenze fra come noi adulti stiamo a teatro e di come ci sta un bambino.Mentre l’adulto si preoccupa di delimitare precisamente il proprio spazio in sala (l’adulto preferisce il posto numerato, non vuole cercare un suo spazio, e generalmente non desidera entrare in contatto con i vicini di sedia), e cerca la posizione più comoda in considerazione del fatto che dovrà stare fermo per un po’, il bambino ha bisogno di partecipare all’esperienza con tutto il suo corpo: cambia continuamente postura fino ad arrivare addirittura ad un “mimetismo corporeo” con chi agisce sulla scena, cerca il contatto e il confronto con i compagni, sente l’impulso di intervenire verbalmente. L’atteggiamento del bambino a teatro è dunque l’atteggiamento del pubblico del teatro popolare, un pubblico che partecipa.

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La compagnia non solo lo sa, ma considera questa partecipazione parte importante del proprio lavoro e spesso stimola l’intervento verbale. Ovviamente si deve tendere all’equilibrio fra la tolleranza e soprattutto la comprensione di questi comportamenti e il controllo di quelli che non dipendono da questa forma di partecipazione ma piuttosto da una mancanza di partecipazione. Comunque sia ogni comportamento è ricco di significati.Teniamo inoltre conto di questa forte componente fisica: si dovrà prevedere una forma di decompressione di questa energia in eccesso.

ALCUNI APPUNTI SULL’OSSERVAZIONE DELLO SPETTACOLO.

Se è nostra opinione che l’insegnante abbia il compito principale di concentrarsi sull’osservazione degli alunni durante lo spettacolo, ovviamente sarà anche spettatore.Uno spettatore educato e preparato a guardare lo spettacolo sotto molti punti di vista. Oltre a testo, trama, sviluppo dell’intreccio l’insegnante dovrà porre l’attenzione sull’osservazione degli aspetti estetici, legati detto alla forma della rappresentazione (linguaggio, scenografie…) che sono di grande ed immediato impatto sullo spettatore-bambino.Per questo sarà fornita una scheda specifica sui singoli spettacoli che vuole mettere in luce anche alcuni punti di attenzione o di riflessione legati più alla messa in scena, alla forma e non solo ai contenuti presentati.

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DOPO LO SPETTACOLO – IL TEMPO DELL’ELABORAZIONE

L’esperienza è stata molto coinvolgente. Emozionante. Ha coinvolto le nostre emozioni e ci ha convocati con tutto il nostro vissuto. È importante far sfogare e raccogliere il fiume di sensazioni immediate: a questo scopo le compagnie del Teatro Ragazzi, quasi sempre, si fermano alla fine dello spettacolo per incontrare il pubblico. È un rito diverso fra attori e spettatori che abbatte programmaticamente e definitivamente la distanza fra scena e platea che si riconoscono reciprocamente come parte della stessa esperienza. È un momento importante che permette ai bambini di fissare alcune cose nella memoria; non c’è da preoccuparsi se si svela la finzione, se il gioco è scoperto: i bambini sapevano anche prima della loro esistenza. È il momento in cui gli oggetti acquistano la loro fisicità, gli attori la loro personalità; è il “e vissero felici e contenti” che rilassa alla fine della storia.

Ma non solo. C’è bisogno di spazio e di tempo, di ripristinare una distanza, quasi un distacco dall’esperienza per poterla elaborare. È dunque bene prima lasciar sedimentare per poi far riemergere, tenendo conto che per un bambino (ma vale anche per gli adolescenti) è difficile riuscire a verbalizzare tutto questo impasto di emozioni. Infatti, le emozioni, i sentimenti si affidano prevalentemente ai codici non verbali. Di questa esperienza rimangono impressi colori, suoni, lo stupore dell’alternanza buio-luce; nella classifica dei bambini delle cose memorabili appaiono nell’ordine: la scenografia - ed in particolare gli oggetti di scena- la musica, le singole scene rispetto all’intera rappresentazione, le singole battute rispetto alla trama, elemento quest’ultimo che compare davvero in fondo alla lista. Quando appare.Uno strumento che può essere utile a far riemergere l’esperienza è la METAFORA; suggerire ad esempio come punto di partenza la domanda: “VEDERE LO SPETTACOLO È STATO COME…”

aiuta a istituire relazioni con altre esperienze (concrete o immaginarie) nelle quali il bambino può riconoscere elementi comuni all’esperienza vissuta a teatro.

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Ogni attività suggerita deve quindi avere lo scopo non tanto di decifrare lo spettacolo, quanto di permettere al bambino di sistemare l’esperienza nel proprio vissuto e a ritrovarla.Si può suggerire ad esempio di DISEGNARE LA SCENA PREFERITA CIOÈ DI TRADURRE IN

NARRAZIONE VISIVA, IN FORME ASTRATTE LO SPETTACOLO; OPPURE SCEGLIERE PAROLE CHIAVE DA

CUI FAR PARTIRE LIBERE ASSOCIAZIONI.Sono tutte proposte che possono essere sperimentate.A questo scopo ai bambini all’uscita dallo spettacolo sarà consegnata una cartolina su cui lavorare in libertà. Abbiamo scelto una cartolina che ci aspettiamo di ricevere da voi per mantenere vivo il rapporto, il dialogo che si è aperto con i bambini cui cercheremo di rispondere con impegno.Un’ultima nota: come detto i bambini vorrebbero comunicare l’esperienza vissuta alla propria famiglia; suggeriamo quindi di riprendere il contatto anche in questa fase coinvolgendo le famiglie nell’elaborazione di quanto avvenuto.

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ANDIAMO A TEATRO!

a vedere lo spettacolo

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il giorno

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alle ore

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nel teatro di

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