Puzzle aprile 2016

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ANNO IV - N. 3 - APRILE 2016

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- Forum Day al Bramante-Genga- Centro per l’Impeigo “Vs” InformaGiovani- Festa della Donna- Meloncino in che mondo nascerai?- Dizionario Bsarès / 3- Pesaro Abbandonata. Arriva la mappa- Vedi Pesaro? Laboratorio di riqualificazione urbana- Edilizia scolastica e potere- DAMS- Captain Pesaro- Il Marz- Cos’è un referendum- Trivelle SI o NO?Copertina realizzata da Guido Brualdi Retro-copertina realizzato da Laura Filippini

PUZZLE

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L’edizione cartacea la tro-vi all’InformaGiovani del Comune di Pesaro e alla Biblioteca San Giovanni in via Passari 102

Ci trovi anche on-line su http://magazinepuzzle.blogspot.it

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FORUM DAY AL BRAMANTE-GENGA

Andrea Cecchini

Lo scorso 15 Marzo si è svolto il Forum Day 2016 all’istituto tecnico economico tecnologico Braman-te-Genga di Pesaro. L’iniziativa ha dato l’opportunità agli studenti di partecipare ai numerosi incontri con ospiti esterni attivi sul nostro territorio e a livello nazionale, di prendere parte a corsi e a tornei. La giornata si è conclusa la sera, con la visione di film in italiano o in lingua , accompagnati da bibite e pop-corn.

Abbiamo parlato con Matteo Rom-bolini, rappresentante di Istituto da tre anni e quindi esperto di questo evento che è ormai tradi-zione per la nostra scuola.

Come si è svolta la mat-tinata e quali incontri si sono tenuti ?La mattinata è stata organizzata su 3 fasce orarie da un’ora e mezza ciascuna, durante le quali gli stu-denti hanno avuto la possibilità di partecipare ad incontri con esperti esterni provenienti dal mondo del

lavoro, dalle banche, dalle forze dell’ordine, dallo sport, dalla politi-ca, dall’università, dal mondo delle associazioni e tanto altro ancora.

Come è nata l’idea dell’Au-togestione ?L’idea dell’Autogestione è nata nel lontano 2012 quando, a seguito della proposta di legge cosiddetta “aprea”, nel nostro istituto si decise di optare, come forma di protesta alternativa all’occupazione messa in atto dagli altri istituti, per l’Au-togestione (che in parole povere è una occupazione legalizzata). Il mio predecessore Marco Rondina riu-scì ad organizzare un evento mol-to interessante e così negli anni successivi, divenuto rappresentan-te di Istituto al suo posto, decisi insieme ai miei colleghi di portare avanti questa iniziativa che ormai è diventata tradizione.

Qual è la tua opinione sulla partecipazione e sulla re-azione che hanno i ragaz-zi nei confronti di questo evento ?Devo ammettere che non è mai stato semplice coinvolgere i ragaz-zi attivamente in questa esperien-za. In questi tre anni da rappre-

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sentante ho cercato di attuare un percorso di crescita; negli ultimi due anni abbiamo dato la possibi-lità di dipingere e ristrutturare le aule di modo da avere adesso una buona percentuale di classi più bel-le e accoglienti, ma soprattutto con l’intento di coinvolgere in prima persona i ragazzi. L’attività pratica, lo sporcarsi le mani, sono secondo me il metodo più efficace per otte-nere l’attenzione dei ragazzi anche sul piano “teorico”. Quest’anno ab-biamo deciso di fare un ulteriore passo in avanti rimuovendo la tinteggiatura delle aule e moltipli-cando così il numero degli incontri tra cui poter scegliere. Gli studenti hanno reagito positivamente nono-stante la giornata fosse strutturata in maniera più “seria” degli anni precedenti e con meno momenti di svago, partecipando ed interve-nendo attivamente durante i corsi e soprattutto mantenendo sempre un atteggiamento rispettoso e cor-retto. Si può dire quindi che la mia opinione sulla reazione dei ragazzi sia assolutamente positiva.

Consiglieresti ai rappre-sentanti che verranno dopo di te di ripetere que-

sta esperienza ?Indubbiamente si. Ricordo però a coloro che vogliano intraprendere questa strada e dedicarsi in futuro all’organizzazione di questo evento che bisogna dedicarvisi con impe-gno e soprattutto mai farsi cogliere impreparati. La più grande diffi-coltà dell’Autogestione è proprio questa, organizzare tutto minuzio-samente e con precisione in modo da non lasciare alcun margine di errore.

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Tante persone confondono i Centri per l’Impiego con gli In-formaGiovani. Vediamo insie-me le principali competenze di entrambi i servizi:

i Centri per l’Impiego sono uffici pubblici presenti su tutto il territorio nazionale che offrono una molteplicità di servizi legati esclusivamen-te al mondo del lavoro e alla formazione, rivolti sia a citta-dini che ad aziende. I principali sono: orientamento alla persona rispetto al lavoro e ai corsi di formazione, colloquio di pre-selezione e incontro doman-da-offerta, organizzazione di tirocini formativi, consulenza alle aziende, collocamento delle persone disabili e appartenenti alle categorie protette, rete Eu-res etc.Perché iscriversi: puoi iscriverti se cerchi lavoro, se hai almeno

Centro per l’Impiego “vs” InformaGiovani

InformaGiovani Pesaro

16 anni e se hai assolto l’obbligo scolastico (devi avere frequen-tato almeno 10 anni della scuola dell’obbligo) Come e dove iscriversi: dovrai presentarti personalmente al Centro per l’Impiego in base alla tua residenza (a Pesaro si trova in Via Luca della Robbia n. 4). Se sei minorenne dovrai essere accompagnato da un ge-nitore. I tuoi dati, le tue compe-tenze, le tue disponibilità lavo-rative verranno inseriti in una banca dati. Queste informazioni potranno essere costantemente aggiornate e saranno utilizzate per promuovere la tua candida-tura presso i datori di lavoro del territorio.Gli InformaGiovani, sono servizi gratuiti, generalmente gestiti dai comuni, che offrono ai giovani la possibilità di ricer-care informazioni necessarie per orientarsi fra i tanti setto-ri di loro interesse e compiere scelte consapevoli.Si possono trovare informazio-

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ni non solo sul lavoro e for-mazione ma anche sul tempo libero, sulla mobilità europea, sull’associazionismo e volonta-riato e su altri argomenti che riguardano il mondo giovanile.Per quanto riguarda il settore lavoro, l’ InformaGiovani non effettua preselezioni cioè, a dif-ferenza del Centro per l’Impie-go, non raccoglie candidature al fine di selezionare personale per aziende in cerca di lavorato-ri ma pubblica semplicemente sulla sua bacheca e sul proprio sito, le offerte di lavoro proposte direttamente da ditte e privati verificando che corrispondano a un effettivo posto di lavoro e che siano formulate nel modo più chiaro possibile.Dove andare: a Pesaro l’Infor-maGiovani si trova presso la Biblioteca San Giovanni (Via Severini - entrata Caffè Lette-rario), al contrario del Centro per l’Impiego, non occorrono appuntamenti, né iscrizioni, vi potete rivolgere direttamente alle operatrici.

Mi rivolgo non solo ai gentiluo-mini che l’hanno regalata e alla ragazze che l’hanno ricevuta, ma anche a coloro che si sono ritro-vati immersi in quell’odore tanto nauseabondo quanto inconfondi-bile del fiore simbolo della festa della donna. Vi siete mai chiesi perchè proprio la mimosa? Eb-bene, l’usanza di regalare questo fiore risale al 1946 quando due attiviste dell’Udi (unione donne italiane) Rita Montagna (moglie di Palamiro Togliatti) e Teresa Mattei proposero di adottare questo fiore come simbolo di questa giornata. La mimosa fu scelta perché fiorisce a marzo, è molto economica ed accessibile a tutti, caratteristiche in netto con-trasto con i principi consumi-stici che oggi stanno divorando questa festa. Venne scelta anche perché capace di crescere, nono-stante la sua apparente fragilità, anche su terreni difficili. Quale miglior simbolo per rappresen-

FESTA DELLA DONNA

Giorgia Waitz

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tare la donna? Ma vi siete mai chiesti quando e come nasce la festa della donna? Secondo una leggenda molto celebre le origini di questa festa si legano al ricor-do di un gruppo di operaie di un’industria tessile newyorkese, la Cotton, morte in un incendio nell’ambito di una serie di pro-teste contro le condizioni di la-voro alle quali erano costrette a sottomettersi. Ma si tratta solo di una leggenda, appunto. In realtà la festa fu istituita nel 1909 dal Partito Socialista americano, in

pieno clima di rivendicazione del suffragio femminile.In Italia, per iniziativa del Partito comunista, la prima festa del-la donna si celebra nel 1922. L’8 marzo fu scelto poichè quello stesso giorno del 1917, a San Pie-troburgo, le donne marciarono lungo le strade “per il Pane per la Pace”, chiedendo a gran voce la fine della guerra e manifestan-do per i propri diritti. Questa protesta fu ciò che diede avvio alla Rivoluzione di Febbraio, alla successiva destituzione dello

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zar e all’attribuzione del diritto di voto alle donne. Quindi ora sorge spontanea la domanda: da dove nasce l’uso, del tutto avulso dai principi fondanti della festa, di identificare nell’ 8 marzo una giornata per prenotare un bel ri-storante, scambiarsi regali “parti-colari” tra amiche, ballare, bere, e magari passare anche una serata in compagnia di uno spogliarel-lista, insomma, trasgredire? A questa domanda non sono pro-prio riuscita a trovare risposta. Mi piace pensare che forse tutto questo abbia in fondo in fondo un alone attinente alla festa, forse tutto questo è un grido sfrenato della propria libertà conquistata. Ma se davvero noi donne sia-mo libere io mi prendo, come affermava Rosa Luxemburg, la libertà di dissentire! Mi rifiuto di mangiare alle spalle di donne che hanno sofferto, hanno lottato, hanno vissuto e sono morte per un ideale, quello di dimostrare che la Donna (e prego di leggere la D maiuscola con consapevo-lezza) non è né più né meno di un uomo e come tale degna di

averne gli stessi diritti. Mi rifiu-to di far finta che una di quelle donne vittime di soprusi, stupri, perché ritenuta inferiore e con-siderata come un mero oggetto di consumo, potevo non essere io. Mi rifiuto. Mi rifiuto di indie-treggiare, rinunciare, dimentica-re. Mi rifiuto di non pretendere una vita diversa per l’universo femminile che ancora la attende. Vi lascio con una frase tratta dal film Suffragette, che spero vi inviti a riflettere. Racchiude in se una fortissimo grido nei con-fronti di un mondo che ancora tace davanti a certe realtà, a volte nemmeno tanto lontane da noi: «Ricordate, siamo in ogni casa, siamo metà della razza umana, non potete fermarci”.

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Accendo la TV su Rainews 24 come ogni mattina e, come ogni mattina, lo faccio senza quasi pen-sarci, giusto per vedere la rassegna dei giornali del giorno. Si parla delle elezioni per il sindaco di Roma. È da giorni che se ne parla e ormai tutte le fazioni politiche hanno pre-sentato il loro candidato. E fin qui guardo le notizie nel solito dormi-veglia mattutino quando ecco che arriva qualcosa di “interessante”. Giorgia Meloni, fondatrice del par-tito di destra Fratelli D’Italia vuole candidarsi come sindaco della ca-pitale. Se vi foste dimenticati, lei è, per intenderci, quella che al Family day aveva annunciato la sua gravi-danza (nonostante non sia sposata, logica che va contro l’idea di fami-glia tradizionale) come se dicesse a un festival vegano “hey ragazzi! Mi sono appena mangiato una fio-rentina al sangue! , giusto per citare la Littizzetto. Insomma la Meloni sta per diventare mamma e vuole concorrere per le elezioni a capo di Roma. Cosa succede all’Italia? Da dove viene questa ventata di ven-

MELONCINO, IN CHE MONDO NASCERAI ?

Ilaria Sartini

tunesimo secolo tutto d’un tratto? Non eravamo fermi agli anni ’90 di Berlusconi? E le Mara Carfagna? Dove si nascondono? Dove sono finiti I bei tempi in cui i ministri avevano calendari hot nel curricu-lum? A noi piacevano così! “Sii bel-la e sorridi” non era lo slogan della femmina italiana? Sarà che il film “Suffragette” ha fatto I suoi effetti…Ah ma per fortuna ecco che tutto torna alla normalità: il commento di Bertolaso (candidato sindaco per Forza Italia) mi riporta alla cara e tranquilla realtà, crogiuolo di pater-nalismo e maschilismo <La Meloni non è in grado di concorrere per una carica così importante, date le sue condizioni>. Non manca poi Berlusconi stesso che afferma che a livello lavorativo la maternità ser-ve o no a qualcosa? Effettivamente gli sbalzi ormonali, i pensieri sem-pre rivolti al pargolo e la poppata di mezzogiorno sono ostacoli a cui tutte le madri incorrono… che for-tuna invece gli uomini! Loro non hanno il ciclo ulna volta al mese, loro non devono badare alla casa, mettere a letto I bambini e fare la calzetta! Per fortuna che esistono loro per occuparsi della politica senza tante noie come invece han-

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immagini riprese dai programmi televisivi delle ore di punta dove si vedevano ragazze seminude gattonare per terra ridacchiando alle battute sessiste del condutto-re. Questo è stato il dopo scuola di molti di noi negli ultimi vent’anni. Chi non si ricorda delle veline di Striscia la Notizia o della biondona di Gira la ruota? Le parole di Bertolaso non dovreb-bero neanche scandalizzarmi date le circostanze e le radici socio-cul-turali da cui provengono. Eppure… eppure mi chiedo a cosa servirà laurearmi, fare un master, magari anche una seconda laurea e qual-che stage non pagato, quando poi rimarrò incinta e il mio capo (sì, perchè in Italia il 74% dei vertici di

no le donne. Eggià… in effetti si è visto come un uomo sposato con una normale vita coniugale, con tante imprese da gestire oltre la vita politica (e soprattutto non in crisi di mezza età!) come il Cava-liere Silvio sia riuscito a trainare il Belpaese, a plasmare una genera-zione di italiani con solidi principi, idee proprie, con alte ambizioni e soprattutto senza stereotipi di genere (della serie “donna in casa lavora e chiava”). Ricordo ancora il brivido che mi ha percorso quando quasi tre anni fa ho visto per la prima vol-ta il video-documentario “Il corpo delle donne” dei giornalisti Lorella Zanardo, Marco Malfi Chindemi e Cesare Cantù. Un carrellata di

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DIZIONARIO BSARÈS / 3

Matteo Renzi

EEsagerè (vb.) = esagerare. Verbo regolare della 1°a: mè a jesàger, tè t’esagerèv,lò l’esaferarà, esagerànd, esagerèd. “S’è, l’è cum a dcì vojatre, a ‘n avè da esagerè prò”.

Esultè (vb.) = esultare. Verbo regolare della 1°a : mè a jesùlt, tè t’esultèv, lò l’esultarà, esultànd, esultèd.

Eceziunèl (agg.) = eccezionale. Aggettivo della 2a cl.

FFacultatìv (agg.) = facoltativo. Aggettivo della 1° cl. Femm. Sing. Facultatìva

Fadghè (vb.) = faticare. Verbo regolare della 1°a: mè a fadìgh, tè te fadghèv, lò ‘l fadigarà, fadgànd, faghèd. “Parchè a fadghè è fatiga”.

Fermèda (la) = fermata; pl. le fermèd. “Arcurdèv, a javè da scenda ma la terza fermeda”

uffici o aziende sono uomini) mi dirà che proprio il mese prossimo voleva darmi una promozione, ma date le circostanze…Il femminismo è obsoleto e le Fe-men sono delle egocentriche. Ecco sì. Non abbiamo bisogno delle fem-ministe che ci dicono che “oltre le gambe c’è di piu”. Non abbiamo bisogno neanche delle quote rosa, tanto non le capiamo. Non sono mai stata una fan delle quote rosa, perchè penso che i posti debbano essere assegnati in base al merito e che i sessi non esistano. In real-tà mi rendo conto che noi, il no-stro popolo, è come un bambino: dev’essere educato, e le quote rosa servono a educarci, a farci capire che una mamma è in grado di fare anche politica e che i bambini a letto li può mettere anche il padre. Non sono mai stata una fan nean-che di Giorgia Meloni e della sua politica, ma spero che dopo questa sua “(dis)avventura” cambi almeno un po’ le sue idee sulla teoria gen-der.

Il film “Suffragette” è molto bello, e se non vi piace la trama andate a vederlo comunque, le attrici sono belle e sorridono.

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Pesaro AbbandonataArriva la mappa

Una mappa per domarli, una mappa per trovarli, una mappa per ghermirli, e dal buio liberarli, sono queste le parole che avrebbe potuto usare Tolkien se mai aves-se dovuto riassumere una parte del progetto SPINGI PESARO. In effetti in questi mesi, in una Pesaro che a quanto pare in fatto di edifici abbandonati e luoghi da riscoprire ha poco da invidiare alle rovine della Terra di Mezzo, vari cittadini si stanno facendo utili strumenti della collettività nello scovare e segnalare edifici, parchi, aree industriali, tetti, scale e tanto altro che potrebbero essere risiste-mati a vantaggio della nostra città.Noi ci siamo intrufolati nelle se-grete stanze dove queste segna-lazioni diventano punti su una mappa. Una mappa che potrete consultare anche voi sul sito dell’InformaGiovani del Comu-ne di Pesaro con tutti i luoghi, le relative foto e soprattutto le idee di ogni cittadino per rilanciarli.Di partecipazione ce n’è stata pa-recchia e fra i “mappatori” il 25%

per ora sono stati studenti delle superiori, tantissimi i giovani in generale dai 14 ai 34. I luoghi più segnalati si trovano per lo più in centro (66%) e per il 51 % risul-tano inutilizzati degradati e da ri-strutturare, ma c’è anche un 15% che secondo i cittadini è sottouti-lizzato. La cosa più interessante sono però le numerose proposte che emergono dalla mappatura molte delle quali sono orientate al settore turistico-ricettivo e all’ag-gregazione giovanile, tante in par-ticolare le idee per manifestazioni ed eventi in grado di riattivare gli spazi per breve tempo. Segno che la nostra città ha voglia di ri-scoprire luoghi e rilanciarli con attività nuove. Gli spazi ci sono, le idee stanno arrivando, speriamo ci sia anche la volontà, soprattutto dei giovani, di mettersi in gioco.Intanto anche tu puoi contribuire segnalando un luogo ed un’idea.

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EDILIZIA SCOLASTICA E

POTERE

Timoteo Tiberi

Articolo lungo e impegnativo, da leggere solo se almeno una volta hai avuto freddo a scuola.Dopo le vacanze di Natale le scuo-le hanno accolto gli studenti con un “bel freschino” e ovviamente da bravi difensori dei propri di-ritti gli studenti più avveduti si sono lanciati in accorati appelli al caldo, non risparmiando insulti

VEDI PESARO?LABORATORIO DI RIQUALIFICAZIONE

URBANA

Lorenzo Tinti, Mattia Rossi

La mancanza di atteggiamento cri-tico è virale nella società di oggi, e ciò che dovrebbe cambiare è l’ap-proccio interpretativo nei confron-ti delle cose e degli spazi. Le persone rimangono lo stimolo più forte per contrastare il degrado; sono fonte di idee, proposte, intuizioni, ed è la mancanza di questi fattori a confe-rire sterilità a spazi urbani dimen-ticati. Per riequilibrare i rapporti è necessario il coinvolgimento della società per far sì che i cittadini acquisiscano una consapevolezza critica riguardante gli spazi della loro città. Questo processo diventa fondamentale quando applicato su chi uno spazio lo vive e lo rende vivo a sua volta, osservando e im-maginando. Miscela, laboratorio di sperimentazione creativa, cerca di innescare questo sguardo trasver-sale attraverso il Laboratorio di Riqualificazione Urbana. Durante due giornate di lavoro verranno fornite agli studenti del liceo ar-

tistico Mengaroni e dell’istituto tecnico Bramante Genga basi te-oriche per poter ripensare alcuni spazi della città, da mettere in pra-tica lavorando su alcuni dei luoghi estratti dall’attività di mappatura del progetto SpingiPesaro. La con-cretizzazione degli insegnamenti appresi avverrà sotto il tutorato di studenti dell’Università di Ferrara e di professori universitari come gli architetti Simone Gheduzzi, Gastone Primari e Fabio Pradarelli che seguiranno i diversi gruppi.

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questa incertezza? Perché nessuno sa se è successo o meno, nessuno conosce adeguati sistemi per veri-ficarlo e soprattutto nessuno avrà nemmeno pensato a tale possibi-lità. Questo accade perché lo stu-dente sull’edilizia scolastica non ha nessun potere, non perché non possa averne ma semplicemente perché non è mai venuto in mente a nessuno di chiederlo. Il problema è stato così affrontato sempre e solo al bisogno, curandone i sin-tomi e non le cause. Infatti per i termosifoni spenti qualcuno sarà stato pronto alla manifestazione di piazza, che, fra l’altro, avrebbe avu-to grande seguito. Ma la verità è che manifestare per i termosifoni è un errore. Se la provincia avesse dei soldi dovrebbe stanziarli sull’al-berghiero o su una delle altre scuo-le al limite della sicurezza, perché una scuola insicura è prioritaria ad una non molto calda. Sì, manifesta-zioni se ne sono fatte tante, anche molto serie e strutturate, io stesso e altri ne abbiamo organizzate per anni. Ma non così e non su proble-mi che restringevano il campo, ma che anzi lo ampliavano. Se c’è la voglia di manifestare, costruiamo una piattaforma seria, da portare

a tutti i possibili responsabili tec-nici e politici della cosa. La verità a mio giudizio? PER FORTUNA CHE ERA FREDDO! Trovare la scuola calda sarebbe stato possibile solo se la Provincia avesse tenuto i riscaldamenti accesi. Questo sa-rebbe costato ben 14 giorni di ri-scaldamento acceso e dunque da pagare (con i soldi di tutti)! Senza contare il relativo danno ambien-tale! Questo per dire, non che lo studiare con le dovute condizioni ambientali non sia un diritto, ma che prima di lamentarsi occorre acquisire una visione più genera-le delle questioni e non pensare solo alla situazione individuale. Si dirà anche che, ad esempio, alcuni termosifoni sono rotti da sempre e si potrebbe aggiustarli con poco. Ancora una volta, a fare certi in-terventi è la Provincia, organo che pur non eccellendo, non ha lasciato proprio a zero le spese per l’edilizia scolastica, ma che si deve occupare di molti più licei di quello che fre-quentate. Se un liceo di montagna avesse avuto i termosifoni rotti e la provincia avendo poco budget avesse aggiustato quelli invece dei vostri vi sareste lamentati allo stes-so modo? Forse si forse no. Perchè

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giuste informazioni né per valu-tare le scelte, né per formulare proposte alternative che si tradu-cano in scelte migliori. Si produce un’alienazione (cioè separazione) totale tra lo studente e le politiche di intervento di cui diventa fru-itore passivo e non decisore atti-vo. Non si sa quanti soldi ci sono, non si conoscono tutti i problemi da gestire con gli stessi fondi, non si possono indicare le priorità dal punto di vista di chi vive la scuola. Finchè lo studente non avrà parte-cipazione diretta alle decisione, un confronto vero e accesso alle infor-mazioni non potrà individuare le vere radici del problema sbattendo all’infinito con quel “non ci sono i

in piazza.È necessario analizzare il problema nel dettaglio: bilancio provinciale, incontro e confronto con l’En-te, verifica della opere eseguite e promesse. Allora la critica sarà efficace. Scendere in strada per i termosifoni o per la singola pa-lestra o per la vernice delle aule così a caso senza analisi è inutile e produce solo confusione nell’opi-nione pubblica rafforzando l’Ente. Il vero problema è la mancanza di potere degli studenti sulla que-stione, per via della loro esclusione della gestione dei fondi dell’edilizia scolastica. Una esclusione che non permette agli studenti, in primis ai loro rappresentanti, di avere le

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no stati i migliori e i più condi-visibili fra quelli possibili perché anche noi avremo preso parte alla scelta, conquistando piccoli spazi di potere. A marzo il freddo è finito, mentre il succo del pro-blema, l’esclusione degli studenti dalla decisione, resta. Se non hai partecipazione alla decisione non hai potere, sei vittima, che cam-pa sperando nel benevolo ascolto di coloro che il potere ce l’hanno.Il Tavolo Studenti di Pesaro incon-trerà il Presidente dela Provincia Tagliolini a fine aprile per parlare proprio di edilizia scolastica. Que-sto è un passaggio importante, ma non basterà se i rappresentanti e gli studenti dietro di loro non prenderanno coscienza delle possi-bili implicazioni di un così piccolo passo e non inizieranno ad intter-rogarsi sul loro ruolo e sul loro po-tere decisionale.

soldi”, evidente scusa, eppure inat-taccabile argomento. Conquistare dunque spazi di potere attraverso l’accesso alla corretta informazione e la partecipazione ai processi deci-sionali, che si traduce nelle seguen-ti richieste concrete: 1) Incontri pe-riodici con i i rappresentanti della Provincia per informarsi sull’ef-fettivo budget e le idee di spesa, 2) Possibilità di rivedere insieme alcune scelte e di formulare pro-poste alternative, 3) Incontri per ricevere aggiornamenti sugli inter-venti. Tutto questo viene già fatto, ma senza studenti, motivo per cui non sapete perchè siete al freddo o senza palestra né quando e come il problema sarà risolto.Ecco perché, se proprio si dovrà andare in piazza, l’unica occasione di farsi sentire non andrà spreca-ta per chiedere il termosifone, nè per chiedere la pace nel mondo. Si chieda invece di sedersi ad un tavolo con Tagliolini e aiutarlo a decidere. Allora si sarà guadagnata un posizione tutta nuova da cui muovere le richieste studentesche. Questo non aggiusterà tutti i ter-mosifoni domani e forse mai, però renderà tutti consapevoli che le scelte e gli interventi fatti saran-

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DAMS

Claudia Fontana

Sono una matricola universitaria fuori sede che ha scelto il DAMS a Bologna (discipline dell’arte, della musica e dello spettacolo, per chi non lo sapesse) e non sa ancora bene il perché. Spinta da una profonda indecisio-ne tra lo studiare lettere moderne e arti visive, in piena crisi esisten-ziale e a metà tra il continuare la mia carriera scolastica o sceglie-re di oziare da qualche parte nel mondo che non fosse casa mia ho infine scelto di fare il DAMS. Se siete orientati su questa facoltà non aspettatevi che i vostri genito-ri siano d’accordo, gli spezzerete il cuore perché già vi immaginavano avvocati o dottori anche se nelle materie scientifiche avete sempre avuto la media del 4.8. (conosco persone che nonostante questo sono riuscite ad entrare a profes-sioni sanitarie quindi non perde-tevi d’animo e non lasciate che la Meredith Grey/Derek Sheperd che è in voi si scoraggi).Bando alle ciance, Il DAMS, per il primo anno offre un piano di stu-

di molto semplice, per un totale di cinque esami: tre nel primo se-mestre e due nel secondo. Dovre-te frequentare un corso per ogni disciplina: teatro, arte (o fotografia), letteratura italiana, cinema e mu-sica. Dal secondo anno vi verrà chiesto di specializzarvi in uno dei rami precedentemente elenca-ti (per ulteriori approfondimenti consultare il sito dell’università di Bologna, sezione piani didattici, se riuscite a capirci qualcosa).Le lezioni sono piacevoli e per nul-la pesanti, vi potrebbe capitare di trovarvi persone che si portano il cane a lezione o che le lezioni stes-se si interrompano a causa di una manifestazione e che i prof lascino entrare tranquillamente i manife-stanti ma non vi spaventate: piano piano ci farete l’abitudine.Come per tutte le facoltà di lettere e beni culturali il DAMS non vi darà una speranza lavorativa, ne-anche minima, ma non vi preoc-cupate nemmeno per questo per-ché quando farete gli inservienti nel bagno di un autogrill almeno saprete distinguere il David di Do-natello da quello di Michelangelo (forse).

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CAPTAIN PESARO

C’è un nuovo eroe che gira su Face-book per tutti gli sfortunati amici di Guido Brualdi che si sono tro-vati almeno una volta in bacheca il petto nudo e palestrato di Cap-tain Pesaro. Incuriositi da questo nuovo eroe locale siamo andati a parlare con Guido per capire cosa ci aspetta.Chi non ti conoscesse cosa dovreb-be sapere su di te? Niente di specia-le e di spettacolare, ho solo 18 anni. Quando ne avrò 40 potrò raccon-tare dei tempi in cui portavo i ca-pelli mossi e lunghi e del fatto che mi lamentavo di avere i baffi che mi crescevano poco e lentamente.

Chi è invece Captain Pesaro? Captain Pesaro è comparso una notte davanti al mio letto. I suoi grandi occhi bianchi penetranti mi hanno fissato fino a che, con la sua voce baritonale, mi ha inti-mato di disegnarlo e di fargli pub-blicità. Dice che non è molto bravo col marketing. I suoi poteri sono ancora un mistero per me, ma so per certo che che spara raggi laser dal naso quando starnutisce. Il suo scudo è una Pizza Rossini, la sua

arma è la Maionese, e il suo fedele aiutante è un carlino di nome Rest!

Lo definiresti un eroe positivo o negativo?Dipende dai punti di vista...è in-sieme negativo e positivo. E’ un supereroe che va in palestra, ama tatuarsi, visitare posti esotici...in-somma,un Pesarese. Un Pesarese che ama battersi contro il provin-cialismo. No in verità è solo un montato.

Cosa rappresenta dunque questo personaggio di fronte ai pesaresi? Captain Pesaro, a parte gli scherzi, è un personaggio creato con l’in-tenzione di esprimere la natura dei pesaresi, giocando con i difetti più comuni, prendendosi anche un po’ in giro e ridendo dello stereotipo incarnato da questo super eroe.

Tornando al Guido studente e ar-tista, nel lanciarti in queste crea-zioni e provare a diffondere le tue opere che sfide hai affrontato e Mi fa venire i brividi essere chiamato “artista”....Allora,gli stimoli sono tan-ti, perchè prendere un pennarello in mano e cominciare a disegnare muscoli e maschere ti ricorda di

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quando eri bambino e ci si sente un po’ idioti...quando finisci il dise-gno e ne sei soddisfatto,capisci che forse non ti devi sentire idiota. Lo sei e basta.

Cosa dobbiamo aspettarci per il fu-turo da Captain Pesaro? Vedremo mai un vero fumetto? E soprat-tutto, se qualcuno non potesse più vivere senza la sicurezza di averlo a fianco, dove si possono trovare

immagini e poster dell’eroe? Un futuro pieno di novità sicuramen-te! Sono già al lavoro su una storia a fumetti dove lui è uno dei prota-gonisti,ma non posso ancora stabi-lire una data di pubblicazione. Per adesso sto pubblicizzando sul mio profilo Facebook i Poster a colori in formato A3 e fra poco comincerò a disegnare la nuova serie!Per chi vo-lesse averne una copia mi può con-tattare direttamente su Facebook!

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IL MARZ

Giulia Striglio

Tante tradizioni preserva il nostro territorio; ma molte di esse vengo-no dimenticate o ignorate.Ci troviamo già in quaresima e il 18 marzo è un giorno particolare, dove l’odore di fumo si inizia a sentire nell’aria, luci qua e la nella campagna caratterizzano il territo-rio. Basta uno spiazzo, un’aia, una piazza, un giardino per festeggiare una ricorrenza tipica della roma-gna e nord delle marche: il “marz”, o anche chiamato “fogheraccia di San Giuseppe”.Questa festa ha origini molto an-tiche dove i celti chiedevano al cielo raccolti propizi. Il valore che la civiltà contadina ha attribuito in-vece è quello di ricordare il giorno di San Giuseppe e festeggiare tutti insieme l’inizio della stagione pri-maverile.Questo è il periodo in cui si esegue la potatura degli ulivi perciò il 18 si accendono dei grandi fuochi per bruciare tutti i residui di potatura, assi di legno ecc.Si faceva anche lungo la costa bru-ciando però tutto cio che il mare

aveva accumulato lungo le spiaggie a causa delle mareggiate invernali.La fogheraccia è un momen-to conviviale e di aggregazio-ne al quale tutti sono invitati.Solitamente ogni quartiere prov-vedeva alla preparazione del pro-prio falò e vi partecipava tutta la popolazione.L’emozione è grande; l’attesa dell’ac-censione, l’odore di carne sulla gri-glia, il buon vino da condividere. Tutto fatto con semplicità.Ci si scalda intorno a questo gran-de fuoco accompagnati da della buona musica realizzata da suona-tori locali.È a suon di valzer, polke e saltarelli che si passa la serata.Non mancano poi gli stornelli dei bravi improvvisatori dove in fon-do, c’è sempre un po’ di umorismo.La festa continua fino a tarda not-te; i bambini giocano si scherza e si ride tutti insieme aspettando le primi luci dell’alba che caratteriz-zano il cielo e che accompagnano piano piano lo spegnimento del fuoco.Ognuno ritorna a casa canticchian-do qualcosa sentito durante la sera o semplicemente salutando i pochi superstiti.

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COS’È UNREFERENDUM ?

Cercando di essere più chiari e semplici il referendum è una vo-tazione che chiama i cittadini ad approvare o meno determinate proposte. A livello nazionale esisto-no referendum di due tipi: costitu-zionali e abrogativi. I referendum costituzionali si svolgono quando occorre approvare una modifica alla Costituzione. Prima le Came-re approvano una modifica e poi i cittadini sono chiamati a votare per stabilire se accettarla, dunque si vota sì se si accetta la legge e no se non la si vuole. Il referendum di Aprile invece è un referendum abrogativo ovvero volto ad annul-lare una legge. Le Camere votano una legge e, se 500 mila cittadini o 5 consigli regionali non si trovano d’accordo con tutta la legge o con alcune sue parti possono richiede-re il referendum. I cittadini a que-sto punto sono chiamati a votare contro la legge, per questo spesso si dice che si vota sì per dire no e no per dire sì, poichè la domanda sarebbe “vuoi eliminare la legge X?”. Nel caso di questo referendum

ad esempio votando sì si elimina la possibilità di rinnovo di alcune concessioni prevista dalla nuova legge, votando no, invece, si accet-ta la nuova legge e si consente il rinnovo delle concessioni. Votare è semplice, occorre recarsi presso i propri seggi elettori come per le elezioni e presentarsi con un do-cumento d’identità e soprattutto con la tessera elettorale. Se avete 18 anni forse ancora non vi è arri-vata, di solito arriva a casa proprio in occasione di un voto, altrimenti si va a chiedere in Comune. È im-portante procurarsela, altrimenti non si potrà votare e si farà un bel danno al referendum per via del quorum. Il quorum è un numero di votanti da raggiungere in tutta Italia per rendere valida la vota-zione (50%+1 degli avanti diritto). Per questo non andare a votare ad un referendum è sbagliato, si po-trebbe impedire di raggiungere il quorum impedendo così a tutti gli altri di scegliere con relativo impo-verimento della democrazia e delle nostre tasche, perchè organizzare le votazioni costa, anche se non si raggiunge il quorum.

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TRIVELLE SI O NO?

Laura Filippini

Il 17 Aprile, Domenica, siete tutti invitati a partecipare alle votazio-ni del referendum sulle trivelle. E’ un’occasione rara e preziosa per ognuno di noi, un’occasione per esprimere la nostra opinione e parlare direttamente al gover-no, un’opportunità molto più concreta di molte manifestazio-ni e decisamente più coerente delle sentenze al bar sotto casa. La domanda che ci verrà posta

riguarderà il nostro mare, la no-stra economia ed il nostro ruolo nella politica: ci chiederanno se vogliamo permettere alle compa-gnie petrolifere che operano nei nostri mari di prolungare i loro permessi fino all’esaurimento dei pozzi o se vogliamo che le loro attività si interrompano con lo scadere delle concessioni e che i pozzi chiudano (in cinque, dieci o vent’anni, a seconda dei pozzi). Nei mari italiani ci sono 135 pozzi gestiti da Eni, Edison e Rockhop-per. Il referendum coinvolge solo 92 di essi, quelli che si trovano entro 12 miglia dalla costa, e non

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decide nulla sulla costruzione di nuove trivelle, che sono già vie-tate dalla legge. A favore del SI e del NO si sono creati due schie-ramenti, rispettivamente il NO TRIV e il “ottimisti e razionali”. I no triv sostengono che è necessa-rio dare al governo un segno del fatto che l’Italia è pronta per pas-sare all’energia pulita, anche con-siderando che dal 2004 al 2015 la produzione energetica rinnovabi-le del paese è arrivata al 17% del totale, e che è ormai ora di ab-bandonare i combustibili fossili con tutte le loro problematiche. Quelli a favore del SI sostengono inoltre che le trivelle provocano danni al turismo, anche se non è un fatto dimostrato visto che la maggior parte delle trivelle italiane si trovano nei mari della Romagna che non ha problemi di turismo, e all’ambiente, avvalen-dosi di un’indagine dell’ISPRA che rileva un aumento degli agenti chimici inquinanti vicino alle trivelle oltre il limite conces-so, limite che però gli “ottimisti e razionali” dicono riferirsi alle ac-que ad un miglio dalla costa. Le motivazioni del SI sono quindi

più politiche che ambientali, i no triv stessi infatti riconoscono le scarse probabilità di un disastro ambientale e gli ottimisti e ra-zionali sottolineano come sia più rischioso per il nostro mare farvi circolare le navi che dovranno soddisfare il nostro bisogno di petrolio. Chi andrà a votare do-vrà tenere conto anche del fatto che è necessario passare all’ener-gia pulita ma che è impossibile farlo da un giorno all’altro, che questo referendum non risolve la situazione in nessun caso per-chè il percorso è molto più lungo e difficile. Non basta solo un no all’energia fossile in un referen-dum ma è necessario un no al consumo ed allo spreco ogni mo-mento di ogni giorno.

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