Puzzle aprile-maggio 2015

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puz zle IL NUOVO MODELLO DI INFORMAZIONE ANNO III N.3 - APRILE/MAGGIO 2014/15

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Puzzle aprile-maggio 2015 Terzo numero del giornale delle scuole superiori di Pesaro dell'anno scolastico 2014/2015

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ommarioUNIVERSO SCUOLA

- Sabato o non sabato?3

- Orso d’ora a Wem Wenders10

CINEMA

- Reperti Urbani8

- I Giona sulla Luna8

CITTA’ E ASSOCIAZIONI

- Incontri ravvicinati7

FERMATA UFO

- Il Golem6

LIBRI E LETTERATURA

- Parlare ai giovani: Incontro con il Procuratore nazionale antimafia5

- Interviste agli apprendisti ciceroni delle giornate FAI5

- Consigli per l’università3

- Gioco consigliato: Hanabi12

- HAVAH / HISELECTROBLUEVOICE split e dintorni12

- Splashdown Music Fest12

- Prima che arrivi l’estate11

RISIKO

- Gli effetti della crisi14

- Pena di morte e pregiudizi raziali negli stati uniti13

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Manca qualcunoIl governo Renzi si appresta a varare l’ennesima riforma della scuola, dopo aver già presentan-to una proposta, La Buona Scuola; che ha visto ministri e delegati del governo girare l’Italia e molti docenti e qualche studente avvenutar-si nei meandri della consultazione on-line. Il minstro Giannini va in giro rivelando in varie occasioni piccole parti di questa riforma che pare un bell’insieme di slo-gan ma ancora oscura nella sostanza e so-prattutto pare non aver recipito le critiche di chi ha partecipato alla consultazione. Ancora più imbarazzante il ministro del lavo-ro, Poletti, che ultimamente si è lasciato anda-re a strane dichirazioni sul rapporto fra scuo-la e lavoro. Ha persino detto che il problema della scuola sarebbero i tre mesi di vacanze estive, troppi a suo dire e da sostituire con un mese di formazione, intesa dal ministro come lavoro gratuiro. Ignaro sia del fatto che l’Italia è uno dei paesi europei con più ore di presen-za in classe obbligatoria sia che già molti stage si svolgono nel periodo estivo e soprattutto del fatto che per frequentare gli stage (lavori non pagati) molti studenti non possono la-vorare veramente. Cioè gli viene impedito di lavorare per imparare a farlo. E’ il caso dell’al-berghiero di Pesaro dove molti alunni non sa-ranno assunti per la stagione estiva pechè per un messe saranno impegnati a lavorare grais, entrando nel mercato del lavoro troppo tardi. Però a Pesaro manca qualcuno. Qualcuno che parli di queste cose, studenti che si docu-mentino su questi fatti e che facciano sentire le proprie opinioni favorevoli o contrariE su queste questioni. In altri anni , per altre rifor-me, la realtà studentesca pesarese ha saputo distinguersi. Oggi i vecchi hanno lasciato il passo ai nuovi, nuovi che però per ora sono mancanti. Come giornale siamo a disposizio-ne delle realtà studentesche autonome o dei singoli studenti che cerchino spazi di discus-sione su questi temi e sulla Scuola.

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- Un giro per le giornate di Primavera del FAI4

BUON LAVORO

S

- Come e dove cercare lavoro15

MUSICA

DAL MONDO

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ommario

to il caos per via degli orari degli auto-bus, ma poi spiegato il cambiamento alla ditta di trasporti, gli orari degli autobus sono stati modificati a misura di quelli della scuola. Inoltre anche se fra i con-tro c’è che nelle ultime ore si è più stanchi e meno concentrati, si è visto che i prof vengono incontro agli studenti riducen-do il carico in quelle ore. Su questo punto fra i contro c’è la perplessità sul fatto che per venire incontro alla stanchezza degli studenti i prof riducano e semplifichino il programma, riducendo le conoscenze acquisibili dagli studenti in vista di un futuro lavorativo o universitario. Infine una problematica particolare riguarda

niverso Scuola

Il presidente delle Provincia Taglioli-ni ha più volte avanzato la proposta di chiudere le scuole superiori il sabato mattina a partire dall’anno scolastico 2015-2016. Qualche Consiglio d’istitu-to, alcuni genitori e parecchi prof han-no già iniziato a discutere vivacemente quella che pare non essere una semplice questione di risparmio economico sul riscaldamento (motivazione principale addotta dalla provincia. Anche al Tavolo Studenti i rappresentati d’istituto si sono confrontati sul tema cercando di indi-viduare pro e contro generali di questo importante cambiamento, tenendo pre-sente i vantaggi e gli svantaggi possibili in ogni singola scuola che vi invitiamo a trovare e segnalare ai vostri rappresen-tanti in vista di un possibili incontro con Taglioni per discutere del tema. La chiu-sura del sabato non ha conseguenze solo d’orario ma anche didattiche e tecniche, soprattutto per quanto riguarda pranzo e trasporti. Fra i contro è emerso che dovendo aumentare le ore di ogni gior-no per recuperare quelle del sabato si tornerebbe a casa più tardi. Ritardo che aumenterebbe esponenzialmente per chi viene da fuori. D’altro canto fra i pro qualcuno ha fatto notare che per chi vie-ne da fuori tornare tardi è un peso, ma fare un viaggio in meno il sabato sarebbe un vantaggio. Stare di più a scuola e tor-nare dopo stanca comunque di più i ra-gazzi che fra l’altro avrebbero meno tem-po ed energie da dedicare allo studio a casa e a sport e altri impegni pomeridia-ni e serali. Fra i pro ci sarebbe un giorno in più in cui riposare e studiare e, per gli sportivi, si tratterebbe di non dover più giustificarsi il sabato per poter parteci-pare alle gare o partite. Inoltre chi lavo-ra potrebbe farlo anche il venerdì sera senza problemi d’orario. L’aberghiero ha già adottato questo orario ed è stato utile ascoltare i loro rappresentati su pregi e difetti del sistema. I primi tempi c’è sta-

Sabato o non sabato? Questo è

il problema

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U

Tavolo Studenti

di soddisfare una domanda di parecchie centinai di ragazzi in un perimetro non troppo distante dalla scuola. Il proble-ma è grande, e sicuramente bisognerà ragionarci su, tenendo conto anche del fatto che è una novità mai sperimentata se non dall’alberghiero, scuola che non si sta trovando male esclusi i disagi e la disorganizzazione iniziale, e d’altro canto tenendo anche conto delle caratteristiche di ogni scuola. Per ora si auspica da parte dei rappresentanti che la decisione fina-le sia presa valutando tutti i pro e contro anche da parte di genitori e insegnanti e che sia possibile per ogni scuola scegliere in base alle sue problematiche specifiche.

Lorenzo Tinti

Consigli per l’università

Il primo anno di architettura è novi-tà, cambiamento, paura, bellezza.novità di metodo, di rapporto, di stu-dio, cambiamento/i di casa, di amici-zie, di luoghi, paura di mettersi (ve-ramente) in gioco, bellezza.Studiare architettura è un po’ come giocare con il mondo, l’architetto deve saper spaziare in ogni ambito della realtà e la deve sapere ideare, disegnare, progettare.Approcciarsi con l’università è diffi-cile se non si cambia modo di conce-pire lo studio: alle superiori si studia per la verifica, per l’interrogazione, all’università lo si fa per il piacere di farlo, per il piacere di scoprire un qualcosa di nuovo. Io studio presso il dipartimento di ar-

chitettura di Ferrara (prima in Italia secondo le pilotate classifiche univer-sitarie) che è una piccola eccezione nel panorama del nostro paese.La facoltà che frequento ha il pregio di essere piccola, curata e, soprattut-to, con pochi studenti.Qui si respira un clima sereno e di-vertente anche se gli stimoli della città emiliana non potranno mai rag-giungere quelli di metropoli come Firenze e Milano. Scegliere architettura significa sce-gliere di disegnare giorno e notte, di studiare, di schizzare, di immergersi completamente in una materia che è affascinante quanto complicata, sti-molante quanto distruttiva.

Architettura

il pranzo. Infatti allungare l’o-rario e prevedere magari dei rientri comporterebbe per le famiglie e gli studenti la spe-sa aggiuntiva di alcuni pran-zi. Questo da un lato intacca la gratuità (già per nulla tale) della scuola, ma soprattutto per alcuni istituti sarebbe un problema vista l’assenza non solo di mense, ma anche di ristoranti, chioschi, supermer-cati, pizzerie, kebab.... in grado

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Un giro per le Giornate di Primavera del FAIFrancesco Tancini e Matteo Rombolini - Bramante

Sabato 21 e Domenica 22 Marzo si sono svolte le “Giornate di Primavera” 2015 del FAI, in questa 23° edizione, il Fondo Am-biente Italiano ha permesso ai cittadini di visitare oltre 780 siti in tutto lo Stivale normalmente inaccessibili al pubblico e noi abbiamo colto l’occasione per andarci e riportarvi la nostra tes-timonianza.

Il nostro tour è iniziato da Palazzo Del Monte Baldassini, un gioiello perfettamente mimetizzato nel centro storico della nos-tra città, all’estremità di via San Francesco verso piazzale Mat-teotti, e di cui in pochi conoscono il fascino. Il palazzo infatti è abitato tutt’ora dalla famiglia Baldassini e quindi non visitabile, tuttavia, per questa edizione, è stato aperto alla cittadinanza dopo oltre vent’anni. Abbiamo avuto la fortuna di essere accolti da Fiammetta Malpassi, a capo della delegazione FAI di Pesaro, e di essere guidati dagli ammirevoli studenti del Liceo Classico “Mamiani” che hanno saputo spiegarci dettagliatamente non solo la storia del palazzo e delle sue vicissitudini negli anni, ma anche traghettarci negli splendidi giardini all’italiana che si cel-ano dentro la cinta muraria. Ci siamo poi spostati nel parco degli Orti Giuli, orgoglio della città in quanto uno dei primi esempi ottocenteschi di giardini pubblici in Italia. Qui siamo stati accompagnati nella visita dai lodevoli studenti dell’ITG Genga e dell’Istituto Agrario Cecchi, i quali ci hanno spiegato che il parco fu costruito su iniziativa e finanziamento del conte pesarese Francesco Cassi, in onore del cugino Giulio Perticari, e che si presentava in maniera diversa da come lo vediamo adesso, in particolare per l’orto botanico che vi era nella parte bassa del parco, in una concavità delle mura proprio dove adesso si trova il celebre relitto di quello che si pensa dovesse essere un bar e che invece, come di routine, rimane uno dei tanti esempi di cantieri eterni della nostra città.Sempre all’interno degli Orti Giuli, dal 1861, si trova l’ Osser-vatorio Valerio,che abbiamo visitato guidati dai liceali dello Scientifico Marconi e da alcuni universitari volontari del FAI, anche loro abilissimi nel donarci informazioni sul passato dell’osservatorio e sulla sua funzione attuale e nello spiegarci dettagliatamente lo scopo e il funzionamento di tutti gli stru-menti in esso contenuti.Non abbiamo avuto modo di visitare personalmente gli altri due siti (la Biblioteca Oliveriana e il Palazzo dell’Economia Corporativa )ma sappiamo che anche li gli studenti-ciceroni sono stati formidabili e che il FAI ha saputo creare inimitabili momenti di formazione e informazione. In definitiva possiamo dire che queste due giornate hanno sa-puto regalare grande stupore ai cittadini che le hanno vissute attivamente, nonché grande orgoglio per tutti i pesaresi che hanno potuto rivedere i gioielli della loro città splendere (al-meno per due giorni). Il nostro, e qui parliamo per conto di tutta la cittadinanza, più sentito ringraziamento va ai volontari del FAI, che durante tutto l’anno si fanno paladini della cultura e dell’arte, e si trovano a combattere mostri come l’incuria e l’abbandono, ottenendo, come in questo caso, gloriose vittorie. È stato meraviglioso vedere diverse generazioni di volontari collaborare insieme per riportare alla luce inestimabili tesori che ci portano la testimonianza di coloro che hanno fondato e reso celebre la città di Pesaro , ma è stato inevitabile anche rendersi conto di quanto il nostro enorme patrimonio artisti-co e culturale sia trascurato dalle autorità che ci governano, e quanto esso sia vicino all’orlo del baratro. Per questo il nostro più grande invito va a tutti voi cari lettori, nella speranza che possiate imparare a conoscere la nostra storia, e a diventarne testimoni, e perché no, che possiate prendere parte anche voi alla prossima iniziativa !

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Claudia Boccalini e Matteo Primavera del Cecchi

È la prima volta che fate i ciceroni alle giornate FAI ? Si è la prima volta.Come ci siete arrivati ?Tramite il nostro insegnante di produzioni vegetali che ci ha propos-to di partecipare e volontariamente abbiamo deciso di partecipare Quale è stata la preparazione per queste giornate ?Siamo venuti qui un paio di volte con delle guide del FAI e dell’Acca-demia Agraria che ci hanno spiegato tutto, ci hanno fatto fare un giro illustrativo e poi dato dei documenti su cui studiare con i quali noi abbiamo elaborato dei discorsi.Come vi trovate in questa prima esperienza ?È piacevole parlare con la gente e spiegargli cose che non sanno sulla loro città, in particolare dal punto di vista storico. È anche molto bello poter rispondere alle loro domande e curiosità.La gente rimane stupita di quello che gli raccontate sul parco ?Si c’è un grande stupore tra la gente durante i nostri racconti, in parti-colare riguardo il lato storico-militare del parco dal quale rimangono molto affascinati. Consigliereste questa esperienza ad altri ragazzi dopo di voi ?Si assolutamente.

Alessandro La Torraca del Mamiani

E’ la prima volta che fai il cicerone alle giornate di primavera del FAI ?Si, questa è la prima esperienza come apprendista Cicerone alle gior-nate FAI.Di che cosa ti sei occupato in questa edizione ?Nella prima giornata di Primavera FAI ho collaborato ad illustrare i giardini e gli esterni di palazzo Baldassini a Pesaro. Un commento su questa esperienza ?Trovo che sia un’occasione da cogliere al volo, perché si ha la possi-bilità di conoscere cose nuove e di vedere luoghi che non capita cer-to di vedere tutti i giorni. Questa esperienza ha inoltre una ricaduta formativa formidabile perché studiare le cose sui libri, o impararle toccandole con mano, ha un effetto totalmente diverso.Trovi che sia formativo per i ragazzi partecipare a queste iniziative ?È stata importantissima, non solo per l’opportunità di visitare bellis-simi scenari artistici ma anche per una crescita personale e collettiva.Consiglieresti questa esperienza ai tuoi amici ?Si, vorrei consigliare a tutti questo tipo di esperienza in quanto l’Italia è detentrice della maggior parte del patrimonio artistico mondiale e perciò è doveroso conoscere ciò che siamo e avere la consapevolezza del valore che i beni artistici rappresentano per il nostro paese.

Interviste agli apprendisti ciceroni delle giornate del FAI

Parlare ai giovani:Incontro con il

Procuratore nazionale antimafia

Andrea Zanzottera - MarconiVenerdì 20 marzo 2015, davanti al teatro sperimentale di Pesaro una folla di giova-ni blocca il passaggio. Le teste alte al cielo a fissare il fenomeno eclittico, che capita all’incirca ogni 20 anni, scandiscono il tempo, aspettando l’incontro con il pro-curatore nazionale antimafia. Molti non sanno precisamente che ruolo abbia la figura del procuratore né tanto meno chi sia Franco Roberti. Dopo qualche minu-to di attesa mentre il fiume di ragazzi si sistema, il Professor De Carolis prende la parola introducendo brevemente l’in-contro, organizzato in occasione della Settimana della Legalità. Grandi autorità prendono parte a questo confronto de-terminandone quindi il valore. A seguito dei ringraziamenti del sindaco Matteo Ricci e di numerosi sguardi attoniti dei sempre più impazienti ragazzi, prende

finalmente la parola il Pm Roberti. La conversazione è scandita da un botta e risposta fra alcuni rappresentanti delle scuole e il magistrato, sempre composto, con risposte chiare, concise e mai fuori tema. Domande e risposte vengono in-tervallate da momenti di riflessione sulle tante vittime della mafia, alcune anche molto vicine allo stesso Roberti, con canzoni e brevi dialoghi musicati. Nelle quasi due ore di incontro il Magistrato è riuscito a trasmettere sia la passione per il suo lavoro che la difficoltà e le tensioni che caratterizzano il suo quotidiano. Alla sempre più frequente domanda “Lei ha paura?”, Roberti svia, parlando dell’ l’im-portanza del suo ruolo. Un Procuratore antimafia ha paura, l’ostile fa paura, ma non può farsi sopraffare. Ha fatto nume-rose volte intendere che la sua figura è sempre più reale e attiva. Forse la mafia non uccide più come venti anni fa, però

la corruzione è sempre più radicata e na-scosta all’interno dello Stato, colpendo, in maniera diretta o involontaria, anche quelle persone di cui nessuno avrebbe dubitato. Allude numerose volte, parlan-do del suo incarico, a Falcone e Borsel-lino, sentendosi fortunato di ricoprire il ruolo che spettava a loro, “Se anni fa fossero stati nominati loro procuratore nazionale antimafia, probabilmente par-leremo di questi fenomeni al passato”. Sul finire dell’incontro il suo ringraziamen-to verso i giovani ha fatto intendere che senza il nostro sostegno per lui sarebbe tutto più difficile; le fatiche del lavoro legale devono servire per raggiungere ed insegnare una società giusta, senza corruzione. Solo a seguito del via libera della sua scorta ha potuto abbandonare il palco accompagnato da una lunga ova-zione di applausi e di ringraziamento per la grande occasione donataci.

Francesco Tancini e Matteo Rombolini - Bramante

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Il GolemFederico Russo - Genga

Mi ricordo di quando ero piccolo, era tutto così semplice.Mi sedevo sulle gambe di nonna, mi facevo cullare e lei mi raccontava storie per tenermi a bada.Avevo 3 o 4 anni credo.Una storia in particolare mi rimase impressa tra le tante, quella del Golem. Nonna era solita raccontarmi storie inventate, ma questa, a suo dire, non lo era.Parlava di questo gigante di argilla, forte e ubbidiente, che veniva usato come servo, come bracciante, ma soprattutto come difensore. ‘Difensore di cosa?’ vi chiederete voi. Difensore del ghet-to, difensore del ghetto di Praga.Si, ghetto, ho 16 anni e sono ebreo. Ho 16 anni, sono ebreo, e in questo momento mi trovo ad Auschwitz.Beh, non proprio in questo momento, ad Auschwitz mi mi ci trovo da ben 3 anni, da quando degli uomini in di-visa irruppero in casa nostra e ci portarono forzatamente qua.Io, mamma, e papà.Mamma non la vedo più da quel giorno.Papà è morto 1 anno fa, era vecchio, non ha retto molto a lungo.Nonna diceva poi, che una volta un rabbino, usando il potere della Cabala, il potere delle parole, creò talmente tanti Golem che perse il controllo, e uno di essi ribellan-dosi distrusse tutto ciò che gli capitava per le mani.Cosi, il rabbino, decise, una volta ripreso il controllo, di nasconderlo nella soffitta della Sinagoga Vecchia-Nuova del quartiere ebraico di Praga.

I golem prendevano vita scrivendo loro sulla fronte ‘emeth’, verità.I golem morivano scrivendo loro sulla fronte ‘meth’, mor-te.Nonna me le ripeteva sempre queste parole, diceva che seppur diverse sono collegate tra loro.Mi diceva che la verità infatti, andava difesa anche a costo della morte.Il mio sogno, da 3 anni a questa parte, è scappare e andar-lo a liberare.Ogni tanto ci penso, scappo, scappo da qui e vado a pren-dere il Golem. Scappo, lo faccio per mamma e papà, per nonna che mi raccontava le storie, e per tutti coloro che sono costretti, insieme a me, ad essere trattati come be-stie.Il mio sogno da 3 anni a questa parte è scappare e andarlo a liberare, ma forse non ce n’è più bisogno. Non serve scappare, qua ormai è tutto tranquillo.I cattivi in divisa da qualche giorno nemmeno ci sono più.Qui ormai, tutto tace.In lontananza sento rumori, sento parlare una lingua che non conosco.Intravedo uomini, anche loro in divisa, ma diversa dalle solite.Qualcuno dei pochi che tra noi comprende la loro lingua dice che vengono per salvarci.Forse il Golem che da 3 anni tanto sogno di liberare, ora come ora non serve.È il 27 Gennaio 1945, è tutto finito.

PragaEmeth, veritàMeth, morte

ibri e LetteraturaL

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ermata UfoFVirginia Schianini

quello che però può nuocere alla salute sono le ripercussioni psicologiche. Di solito ciò che è successo viene cancella-to dalla memoria, ma i ricordi possono manifestarsi con dei flashback dove si ricorda di aver assistito ad avvenimen-ti inspiegabili, oppure nel soggetto può nascere un’ ossessione irrazionale per gli UFO e gli extraterrestri, si fanno sogni molto vividi anche ad occhi aperti riguardo a essi; un fatto interessante che potrebbe indicare di essere stati oggetto di rapimento è avere una forte sensazi-one di ansia e panico quando si vedo-no certe immagini o fotografie di alieni, ciò accostato ad inspiegabili vuoti di memoria e sogni particolari; si potreb-be anche sviluppare improvvisamente una coscienza cosmica o una propen-sione a riflessioni molto profonde, che irrompono nei momenti più tranquilli della giornata, il tutto insieme ad una sensazione di familiarità con lo spazio e verso esseri provenienti da altri mondi. Ovviamente non basta questo a pro-vare che siete stati protagonisti di un incontro ravvicinato, il più delle volte sono necessarie visite psicologiche, sedute di ipnosi, per far riaffiorare i ricordi vividi di un vero “rapimento”. So che è difficile credere ad avven-imenti straordinari come questi, si tende a ritenere che i “rapiti” siano dei pazzi, disturbati mentalmente, o dei mitomani, ma qui si tratta di studi ap-profonditi fatti studiosi e scienziati, non da fanatici qualunque; la maggior parte dei più illustri uomini di scienza ammette l’esistenza di esseri extrater-restri. E’ ovvio che poi bisogna saper distinguere delle vere e proprie bu-fale da fatti documentati e plausibili. (Tutte le informazioni di questo articolo sono state tratte dal libro “Incontri rav-vicinati tra umani ed extraterrestri” di Richard J. Boylan).

Incontri Ravvicinati

Finalmente è arrivato il momento di introdurre l’argomento che tanto atten-devo di illustrarvi, quella serie di eventi incredibili, bizzarri, che forse possono essere interessanti solo per i veri fanatici come me. Esatto, sto parlando di loro, i fantomatici “incontri ravvicinati”, o me-glio ancora i famosi “rapimenti alieni”. Lo so, questi sono argomenti un po’ del-icati, per molti è difficile poterci credere. In questo campo esistono studio-si, scienziati, che da decenni si im-pegnano ad indagare sugli incontri ravvicinati, per trovare spiegazioni plausibili, e per adesso sono riusciti a darci numerose teorie ed elementi chi-ave interessanti, tuttavia nulla di certo. Ma procediamo per ordine: gli incontri ravvicinati si suddividono in primo, sec-ondo, terzo e quarto tipo: quelli di pri-mo tipo si riferiscono all’ avvistamento di un veicolo alieno a terra, quelli di secondo riguardano l’avvistamento del velivolo a terra, ma questo deve lascia-re segni del suo passaggio, poi ci sono quelli di terzo tipo, dove deve essere avvistata anche un’ entità extraterrestre, ed infine vi sono quelli di quarto tipo, i più interessanti, che comprendono ap-punto i rapimenti. ( Ciò fu definito dall’ astronomo americano J. A. Hynek ). Or-mai sapete già che l’evento significativo che influenzò il mondo fu l’incidente di Roswell, ma è solo dalla metà degli anni sessanta che si iniziò a pensare ad una copertura da parte dei governi più po-tenti, ed è anche da qui in poi che us-cirono libri e film che servirono a man-tenere accesa l’attenzione di molti sull’ esistenza degli extraterrestri, nel corso degli anni avvenire: testi da ricordare sono sicuramente “Intruders” di B. Hopkins e “Communion” di W. Strie-ber, poi come non citare il film “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Spielberg, o le avventure degli agenti Mulder e Scul-ly in X-Files. Si arriva quindi agli anni novanta, dove l’argomento dei rapimen-ti giunge finalmente nel mondo acca-demico, alla Harvard Medical School. Insomma questo fenomeno ha tocca-to ogni campo letterario, scientifico ed

artistico, ormai dopo migliaia di doc-umentazioni, sperimenti e indagini di ogni tipo, si possono descrivere i punti salienti e gli elementi che contraddis-tinguono gli incontri ravvicinati più veritieri: prima di tutto, è bene sapere che gli incontri non hanno ore o per-sone prestabilite, poiché ci sono tes-timonianze per ogni ora del giorno e della notte, e non vi sono preferenze di etnie, persone ricche o povere, giovani o anziani; non ci sono nemmeno dei particolari luoghi prediletti ( se non per qualche eccezione di cui parleremo più avanti). Un elemento accomunante è invece lo scopo di queste visite, che è sempre quello di educare, comunicare, insegnare o sperimentare, apparente-mente senza intenzioni negative. Un altro punto in comune è che general-mente la visita (o il prelievo) viene fat-ta su una sola persona, preferibilmente mentre si trova isolata, ma se invece vi è la presenza di altri individui nelle vicinanze, che magari dormono o si sono allontanati, essi non si accorgono di nulla. Dalle statistiche e studi deriva anche che l’aspetto ordinario degli alie-ni è proprio quello dell’ extraterrestre per antonomasia, il piccolo Grigio, con il corpo esile, la testa voluminosa e gli enormi occhi, questo è del tutto plau-sibile visto che cerebralmente sarebbe-ro molto più avanzati di noi, potendo comunicare anche telepaticamente. Fatto interessante, ma anche inquietante, è la paralisi parziale: essa si verifica quan-do l’umano scelto deve essere trasporta-to all’ interno della nave madre, per dei test o altre procedure specifiche, e si tro-va in una situazione dove le sue funzioni vitali funzionano perfettamente, come il battito cardiaco o il respiro, ma non possono in alcun modo fare movimen-ti bruschi o scappare (forse per evitare che scappi o che compia atti violenti). Le pratiche eseguite sugli umani “rapi-ti” non hanno ripercussioni negative, possono essere ferite, lividi, e talvolta sono state documentate delle misteriose guarigioni da malattie gravi, è successo che qualche donna sia rimasta incinta,

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Dopo averli accolti in copertina per vari numeri ci siamo decisi a presentarvi questi benedetti Giona sulla Luna. Perciò siamo andati a scovarne uno, Guido Brualdi (in copertina questo nu-mero), per fargli qualche domanda e per capire cos’è la loro realtà di giovani studenti che cercano di fare arte in città. Cos’è Giona sulla Luna? E’ un duo formato da me e Leonar-do. Ci occupiamo di disegno, arte figurativa in generale e creazio-ne di attività che coinvolgano il più possibile le persone attorno a noi. Come e quando siete nati? Siamo nati circa un anno fa, da un’idea mia e di Leo e dalla voglia di mettersi in gioco. Quali sono le motivazioni che vi han-no spinto a fare arte insieme? Volevamo attivarci cercando di coinvol-gere anche i nostri amici, senza vincolare nessuno, ma provando ad esprimerci sot-to uno stesso nome senza però prendersi troppo seriamente: quello che facciamo, lo facciamo per divertirci e promuoverci.Quali attività avete già realizzato? Siamo partiti con una mostra in cui ab-

I Giona sulla Luna

biamo esposto i nostri lavori alla libreria Didot in via Passeri, per poi proseguire con un live painting (“Forsepainting”)al Jumpout del 2014 dove ogni persona poteva disegnare ciò che voleva su un pannello condiviso da tutti. Sempre l’an-no scorso abbiamo partecipato allo Zoe Microfestival, dove oltre ai nostri lavori esposti, troneggiava una grande scultura di un uomo in metallo, che essendo cava all’interno, veniva riempita di giorno in

giorno di rifiuti dal pubblico.Quali sono i vostri progetti per il futuro? Beh,oltre a realizzare le copertine di Puzzle, abbiamo vari progetti perso-nali (Giona sulla Luna si occupa anche di promuovere le iniziative singole di ognuno di noi), probabilmente parteci-peremo a Woodschool e saremo a Zoe Microfestival! Cosa consigliate a giovani come voi che vogliano esprimersi artisticamente?Beh, essendo noi stessi alle prime armi,-non ci sentiamo di fare i “maestri” e dare consigli... noi vogliamo solo esprimerci, divertirci e far divertire, incuriosendo con iniziative originali. Potrebbe essere un buon presupposto anche per qualcu-no interessato come noi all’arte.Secondo voi Pesaro offre possibilità e spa-zi d’espressione? Prima di tutto bisogna parlare di spirito d’iniziativa dei singoli, pensiamo, anche se è un pò una frase fatta, che “volere è potere”, bisogna essere determinati ed insistere, che poi Pesaro è piena di gente carina disposta ad aiutare chi ha voglia di fare qualcosa... in più gli eventi non mancano e la disponibilità per mettersi in mostra c’è eccome, basta sapere tro-vare e cogliere le opportunità che si pre-sentano!

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Timoteo Tiberi

Cos’è RE/UR, come e da chi nasce?

RE/UR è un Associazione che nasce dal-la passione di 5 persone per tutto ciò che può rientrare nella definizione di “arte” e che ha come obiettivo quello di arricchire la città di Pesaro con interventi artistici e pittorici di ogni tipo e forma. Noi non siamo né writer né graffitari, sia-mo solo persone che hanno a cuore la di-mensione estetica della città. La nostra volontà è quelladi trasformare il brutto ed il grigio in colore e forme; la ne-cessità di far capire ad ogni cittadino che la città gli appartiene e che come tale deve essere vissuta anche con lo sguardo.

REPERTI URBANI nasce a Pesaro

l’associaizone RE/URCecili Ferilli - Mamiani

Città e Associazioni

foto: Aurora Belli

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Come siete arrivati alla creazione di un’associazione? Quali sono le opere da voi realizzate in precedenza?

Prima della nascita dell’associazio-ne avevamo già operato in forma non “ufficiale” realizzando diverse opere nella città. Per esempio, nell’anno 2012, è sta-ta realizzata presso la biblioteca S. Giovanni di Pesaro la scritta “legge-re è sognare per mano altrui” con la quale si commemoravano i primi 10 anni di vita della biblioteca. Nell’anno 2013 sono state ideate e realizzate diverse scritte in dialetto pesarese che sono “comparse” in diversi punti della città. Tali scritte hanno smosso la collettività la qua-le, con stupore, si è riconosciuta in frasi molto spesso usate nella quoti-dianità sentendosi così coinvolta in modo attivo. Sempre nel 2013 ci siamo occupati di un oggetto che involontariamente era divenuto il simbolo del porto di Pesaro: il Tetrapode. L’idea era quel-la di prendere tale oggetto, grigio e rappresentativo delle lungaggini che attanagliano la realizzazione delle pubbliche opere, in qualcosa di bello e piacevole. Riprendendo le maioliche del ceramista Pesarese Molaroni, il tetrapode ha potuto go-dere di nuova vita e rappresentare la nascita del primo Reperto Urbano.

Di solito le istituzioni classificano writing e street art come vandalismo. Come siete riusciti a fare in modo che approvassero il vostro progetto?

Grazie alla realizzazione delle opere sopracitate abbiamo guadagnato la fiducia della Pubblica Amministra-zione, che ci ha permesso di presen-tare alla comunità il progetto PUG,

durante l’estate del 2014.

Raccontateci qualcosa su questo progetto Il progetto PUG (Pesaro Urban Graffiti) mira alla realizzazione di vere e proprie “ve-trine d’autore” appartenenti alla città, che doneranno a Pesaro un ulteriore valore ar-tistico e permetteranno, di riflesso, ad ogni singolo cittadino spettatore di arricchirsi di una nuova consapevolezza artistica. Il progetto PUG vuole aggiungere una nuo-va dimensione artistica allo stile di vita quotidiano.

Avete mai ricevuto critiche riguardanti il fatto che il vostro progetto fosse affiliato al Comune e quindi “legalizzato”? Molti pen-

sano che l’illegalità sia l’elemento chiave del writing e che coloro che collaborano con le istituzioni siano dei “venduti”.

Ciò che ci interessa non è la realizzazione di “graffiti legalizzati”, ma l’arricchimento del tessuto urbano con veri e propri interventi artistici d’autore. Il writing è solo una delle tante forme di espressione urbana la quale, per sua natura, vive nell’illegalità e non è tra i nostri obiettivi cambiare la natura di tale fenomeno.

Il progetto PUG vuole aggiungere una nuo-va dimensione artistica allo stile di vita quotidiano.

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inema (tedesco)C

Ogni appassionato di cinema co-nosce i premi Oscar, ma non tutti sanno che esistono altre rassegne e festival cinematografici che io ritengo anche più importanti (ma questi sono pareri strettamente personali). Anche quest’anno nel-la città di Berlino ha avuto luogo il festival internazionale del cine-ma di Berlino (conosciuto anche come Berlinale) dove uno dei re-gisti più importati del mondo del cinema e soprattutto del cinema tedesco è stato premiato con l’or-so d’oro alla carriera. Il regista in questione si chiama Wim Wen-ders, con tutta probabilità uno dei registi più importanti che la Germania abbia mai avuto. Pro-babilmente uno degli esponenti più importanti (forse il più impor-tante) del Nuovo Cinema tedesco. Per questo avvenimento sono sta-ti ridigitalizzati due dei suoi film più belli, ovvero “Il cielo sopra Berlino” e “Paris,Texas”, ma io vo-glio concentrarmi sul primo. “Il cielo sopra Berlino” è un film del 1987, girato in una Berlino anco-ra divisa, che racconta la storia di Damiel, un angelo visibile solo dai bambini, che col passare del tem-po osserva sempre più affascinato la vita dei berlinesi. Piano piano, ascoltando i pensieri di molte per-

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Orso d’oro a Wim Wenders regista di “Il cielo sopra Berlino”

Tommaso Della Fornace - Isa Urbino

sone, riflettendo su tutta la sua vita passata con il suo amico Cas-siel (anche lui un angelo) e essersi innamorato di una trapezista di nome Marion, decide finalmente di diventare un essere umano. In uno dei capolavori indiscussi di Wim Wenders troviamo molta poetica sopratutto in alcuni par-ticolari movimenti di camera che esegue: ad esempio fa oscillare la camera con dei lenti movimenti quando Damiel si ritrova accanto a un ferito in strada. Il film è in-triso di poesia anche per il fatto che la sceneggiatura è stata scritta sia da Wim Wenders sia da Peter Handke, poeta austriaco, infatti durante tutto il film in sottofondo viene recitata una delle poesie più belle del poeta: Lied Vom Kind-sein. Una particolarità del film è il fatto che sia stato girato per metà in bianco e nero, e dal momento che Damiel diventa un umano il film diventa a colori anche se a essere sinceri ogni tanto durante il bianco e nero appare il colore e viceversa. Con questo film Wim Wenders riscopre una parte della sua Germania in un film che non solo racconta ma soprattutto de-scrive Berlino e la sua storia. In-credibilmente bello.

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inema (tedesco) RÈ arrivata la primavera e la Ludoteca Pesaro in Gioco è entrata nel suo ul-timo mese di attività. Il primo sabato di Maggio probabilmente sarà l’ultimo per la stagione 2014/2015, ma questo non significa che le nostre iniziative per quest’anno cesseranno del tutto. Anche se nei mesi estivi non ci si vedrà più tutti i sabato sera alla Biblioteca delle 5 Torri in Largo Volontari del Sangue, cercheremo di soddisfare la vostra voglia di giocare. Ad esempio, stiamo partecipando, in-sieme ad altre associazioni, agli incon-tri preparatori per il Pesaro Comics and Games che si svolgerà anche quest’anno a fine Agosto a Rocca Costanza. Abbia-mo aderito con entusiasmo alle edizioni precedenti e anche questa estate saremo parte integrante del ricco calendario di eventi.Intanto abbiamo vissuto un mese di Marzo molto intenso. Abbiamo dedica-to un’intera serata alla beneficenza, rac-cogliendo 254 euro per l’ANT. Oltre alla raccolta fondi, abbiamo sensibilizzato tutti i ludici su tutto quello che l’ANT fa per i malati di tumore del territorio, un lavoro che merita sempre di essere soste-nuto.Passando dal serio al faceto, è iniziata la fase di qualificazione al Campionato Na-zionale di Bang! E in Ludoteca Pesaro in Gioco abbiamo organizzato un torneo utile per guadagnare punti per la classifi-ca nazionale. Anche quest’anno il nostro territorio si presenta con un gruppetto di giocatori molto competitivi che se trova-no costanza nei risultati potrebbero non solo qualificarsi per le finali di Lucca, ma anche riportare il titolo nella provincia di Pesaro-Urbino. E in tema di Campiona-ti Nazionali, non dimentichiamo che il campione nazionale di Seasons è pesa-rese ed è riuscito ad entrare nel circuito nazionale muovendo i primi passi nella nostra ludoteca. In Ludoteca Pesaro in Gioco si organiz-zano tornei di tutti i tipi. Nel sabato pri-ma della Pasqua abbiamo organizzato un torneo multi-gioco grazie alla collabora-zione con l’Associazione Ludica Gima-

giokè. Un torneo aperto a tutti, ma non per tutti. Il livello infatti è stato molto alto e i giochi scelti per il torneo erano altamente strategici. Però, come si dice spesso, un gioco s’impara meglio parte-cipando a un torneo, dove ci si può con-frontare con ludici più esperti e imparare così qualche trucco del mestiere. Quindi, se vi sentite competitivi a un gioco e vo-lete confrontarvi con avversari di valore, venite a trovarci e a scoprire se il vostro livello e davvero così alto. Se invece non siete competitivi non importa, abbiamo spazio e giochi adatti a tutti.Abbiamo poi lavorato per al-largare il nostro parco giochi. Abbiamo sondato mercatini virtuali e negozi di ogni tipo per trovare giochi sempre nuovi e classici intramonta-bili, così da poter essere ogni sabato una ludoteca ideale, dove è impossibile annoiarsi. In particolare, ci piace sotto-lineare il fatto che tra i ringra-ziamenti del gioco Stay Away viene citata la Ludoteca Pesa-

ISIKO... e poi vediamo

Prima che arrivi l’estate

HANABInumero o il colore delle carte in mano al compagno. I suggerimenti sono limi-tati e quindi meglio non sprecarli.All’apparenza Hanabi sembra un gioco facile, la meccanica non ha niente di complicato, ma dopo averlo provato scoprirete che non è poi così semplice arrivare a 25.

Giocatori: da 2 a 5Durata partita: 20 min circaDifficoltà: facileVoto: 7 /10

tratta infatti di un cooperativo, in cui i giocatori devono collaborare tra loro per vincere. L’interazione è dunque il punto di forza di Hanabi, dove si vince solo grazie al gioco di squadra.Hanabi è un gioco di carte insoli-to. Lo scopo è quello di giocare 25 carte, 5 carte per 5 colori, nella giu-sta sequenza. La difficoltà, e la vera particolarità del gioco, è che ogni giocatore vede le carte degli altri ma non le proprie. Per far giocare la carta giusta al proprio compagno si possono dare dei suggerimenti, che però possono riguardare o il

GIOCO CONSIGLIATOOgni numero un gioco da provare

Ludoteca Pesaro In Gioco

Aperta tutti i sabato sera dalle 21.00 alle 03.00

Presso la biblioteca delle cinque torri, Largo Volo-

ntari del Sangue n.9

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Luca Ciuffoni - Pesaro in Gioco

La tradizione vuole che la polvere da sparo sia nata in Cina e venisse usata per creare fuochi d’artificio. Con Hanabi andiamo proprio in Oriente e lo scopo del gioco è quello di creare lo spettaco-lo pirotecnico più sbalorditivo. Se non siete amanti dei giochi compe-titivi, Hanabi è quello che fa per voi. Si

ro in Gioco. Infatti, anche noi lo abbiamo testato prima che venisse pubblicato. Stay Away, Hanabi (vedi box) e altri gio-chi da tavolo saranno sempre presenti nei nostri tre armadietti. Per conoscerli basta chiedere a un ragazzo dello staff che con una rapida spiegazione vi permetterà su-bito di entrare nel vivo del gioco.

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importante per quanto riguarda la scena emocore italiana in quanto componente di due gruppi quali La Quiete e i Raein , dove lo troviamo seduto sullo sgabello dietro la batteria a menare su tamburi e piatti come non mai. Havah vede invece Camorani cimentarsi nella chitarra con risultati che lo portano ad essere uno dei progetti più originali e sorprenden-ti in assoluto degli ultimi anni in Italia. Partendo da “Settimana”, considerato ad ora il suo capolavoro, rinnovandosi con una decisa influenza new wave in “Du-rante un assedio”, ci propone nello split, tramite cinque tracce, un crescere di que-sta anima new wave con qualche piccolo richiamo al primo album che troviamo nella canzone “Gelo”. Gli His Electro Blue Voice sono invece una band Lombarda con l’attivo di 4 dischi che fin ad ora era passata inosservata ai miei occhi. Si è ri-

velata però una bella scoperta, un sound che non si sente spesso. Stiamo parlando di un mix post punk, noise e wave per niente scontato e indifferente. Unica loro traccia presente nello split è “Tartlas”, con un peso di 20 minuti che ti lasciano saturo di suono una volta conclusi. Due band quindi interessantissime e uno split che lo è altrettanto. Da un mese e mezzo circa si è concluso il tour che li ha portati a suonare in Francia, Germania e Svizze-ra. In breve uno split da non farsi sfug-gire, che potete comodamente trovare su Youtube all’interno del canale dell’eti-chetta Maple Death Records o sul profilo Bandcamp della stessa. Inoltre gli Havah suoneranno il primo maggio Dalla Cira all’interno della seconda edizione dello Splashdown Music Fest, ma di questo vi parlerà il buon Marco Roscetti nell’arti-colo sottostante.

usica

Questa volta getteremo lo sguardo su uno split, più precisamente quello usci-to circa un mese fa per la nuovissima e freschissima etichetta indipendente bo-lognese Maple Death Records. Stiamo parlando di ‘Havah / His Electro Blue Voice 12” Split’, uno split inaspettato che mi ha lasciato personalmente soddisfat-to. Ma approfondiamo le due band che hanno solcato questo LP. Havah è un progetto di Michele Camorani, pilastro

HAVAH / HISELECTROBLUE-VOICE split e dintorni

SPLASHDOWN MUSIC FESTSeconda edizione per lo Splashdown Music Fest, l’appuntamento del primo maggio pesarese organizzato dall’associa-zione Splashdown che comprende al suo interno i direttori artistici dei club della provincia e le realtà regionali che durante l’anno creano eventi culturali di qualità: Circolo Mengaroni (Pesaro), Dalla Cira (Pesaro), Enoteca di Lunano (Lunano),

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MDiego Pagnini - Mengaroni

01-05-2015 Dalla Cira Fuoritema (Urbino), Grà (Pesaro), Il Na-scondiglio (Urbania), NuFabric (Fermo), Officine delle Erbe (Pesaro), Periferica – Associazione Culturale (Pesaro), Pesaro Feste. Media partner della rassegna sa-ranno La Caduta (Fabriano), Radar (Pa-dova) e XXX Fuorifestival (Pesaro) che affiancheranno nella comunicazione e promozione dell’evento il team del festi-

val. Anche quest’anno l’evento si svolgerà nella splendida location in riva al mare presso la spiaggia antistante Dalla Cira a Pesaro. Il festival proporrà una program-mazione che unirà alcune delle realtà del panorama alternativo italiano ed estero alle proposte musicali del territorio. Sdra-iati comodamente sulla spiaggia potrete ascoltare a partire dalle 11 del mattino fino a sera la seguente line up in ordine sparso: Sick Tamburo, Be Forest, Exit Verse (Geoff Farina/Karate), Sycamore age, Havah, Universal Sex Arena, Lilies on Mars, Camillas, Rusvelt, Phia, Orange Lem. Il tutto tra stands di food and be-verage, dj set, mostre fotografiche e mer-catini. Ingresso gratuito.Per informazioni: www.splashdownmusicfest.it [email protected] www.facebook.com/splashdownmusi-cfest Instagram: Splashdownmusicfest

foto: Marco Roscetti

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Dal Mondo

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È sempre stato un tema caldo e al centro di accesi dibattiti, se sia giusto o meno togliere la vita ad un prigioniero. Certa-mente non lo è, affermerebbero la mag-gior parte delle persone, ma la vera que-stione sale in superficie quando si parla di aggressioni o omicidi. È giusto, togliere la vita ad una persona per la propria difesa personale? Se si, in quali casi? È giusto togliere la vita ad una persona come puni-zione per un crimine? Il dibattito si pro-trae da molto tempo. L’Illuminismo, du-rante il diciassettesimo secolo, ha portato un nuovo, più umano e compassionevole modo di pensare. Nel 1764, l filosofo, giu-rista e politico italiano, Cesare Beccaria, pubblicò un breve trattato dal titolo «Dei delitti e delle pene», nel quale si schierava a favore di sistemi giuridici più equi, coe-renti con il pensiero razionale ed illumi-nato sviluppato in Europa; la stessa cor-rente filosofica influenzò pesantemente anche la Dichiarazione di Indipendenza e la Costituzione degli Stati Uniti d’Ame-rica. Per la prima volta un intellettuale si schierava contro la pena capitale. È certa-mente un tema delicato che richiede di-screzione e diplomazia nella trattazione, specialmente negli Stati Uniti odierni, dove il fattore razziale gioca un’importan-te ruolo in molti dei casi. Dando un’occhiata ad alcune sempli-ci statistiche dal sito dell’FBI, possiamo notare come la percentuale di Afroame-

Pena di morte e pregiu-dizi razziali nel sistema giudiziario americano

Enrico Giunta - Marconi

ricani arrestati nel 2011 per omicidio volontario sia leggermente più alta della percentuale di persone di «razza caucasi-ca» arrestate per lo stesso crimine (47.9% contro il 48%), nonostante gli afroame-ricani costituiscano solamente il 12.6% della popolazione statunitense (secondo il censimento governativo del 2010). La proporzione di afroamericani arrestati per lo stesso crimine si innalza drammati-camente se prendiamo in considerazione la fascia d’età dei minori di 18 anni. An-che se non siamo in grado di conoscere i veri dati riguardanti il crimine, dal mo-mento che questi sono riferiti solamente agli arresti, queste statistiche rimangono abbastanza eloquenti e denotano come gli afroamericani siano più propensi a com-mettere crimini violenti. La ragione non è di certo una teoria biologica, infondata e pseudo-scientifica legata alla razza o all’et-nia dell’individuo, come alcuni potreb-bero sostenere. È ormai risaputo che le comunità afroamericane negli Stati Uniti sono spesso segregate e impoverite, e non hanno a disposizione le stesse opportu-nità delle comunità bianche di periferia quali lavoro, supporto finanziario per l’e-ducazione e la sanità. Tutti questi fattori contribuiscono fortemente alla nascita di gangs e criminalità organizzata, l’uso di droghe e la diffusione di crimini violenti ad essa legati. Tante altre statistiche e casistiche singo-le, suggeriscono la presenza di un forte pregiudizio razziale nel sistema giuridico e nelle sue decisioni. Proporzioni simili a quelle già menzionate sono osservabili nella popolazione del «braccio della mor-te» negli Stati Uniti: 41.6% Afroamericani, 43,2% Bianchi/caucasici. E non è tutto; le cose diventano davvero interessanti quan-

risultanti in una sentenza di pena capi-tale, uno schiacciante 93% degli imputati è afroamericano. Dopo aver visto queste statistiche, ho pensato ad alcuni casi dei quali avevo già sentito parlare in prece-denza. Troy Davis, afroamericano, è stato giustiziato dallo Stato della Georgia nel 2011 per l’omicidio di un agente di polizia bianco nonostante ci fossero seri dubbi riguardo la sua colpevolezza. Il processo contro di lui si basò completamente su de-posizioni incongruenti fra loro. Molti de-gli stessi testimoni, hanno affermato sotto giuramento e davanti alla corte, di essere stati costretti da alcuni agenti di polizia a firmare dichiarazioni contro lo stesso Troy Davis. Il medesimo schema esecuti-vo può essere individuato nella condanna a morte di Reggie Clemons in Missouri. Bisogna ricordare che entrambi gli stati hanno un’eredità sudista e schiavista che grava sulle proprie spalle. Dall’altro lato, il rimanente 7 percento for-mato da imputati caucasici è così piccolo a causa del problema inverso, come nel caso di Trayvon Martin. Il 26 Febbraio 2012, alle ore 19.00, Trayvon Martin, afroame-ricano di diciassette anni, stava tornando a casa, nella Florida centrale, dopo esser stato ad un supermercato a pochi isolati di distanza. George Zimmerman, ventot-tenne responsabile per la sicurezza della piccola comunità di case, chiamò il 911 per riportare la presenza di una persona dal comportamento sospetto, che si rive-

do osserviamo il numero di perso-ne giustiziate per omicidi interraz-ziali negli Stati Uniti a partire dal 1976 - data in cui la pena capitale fu nuovamente istituita da molti degli stati membri dell’Unione dopo la decisione della Corte Suprema di sospenderla nel 1972. Su 291 casi

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Gli effetti della crisi

Margherita Bruscia - CecchiLa crisi sta mettendo in ginocchio sempre più paesi nel mondo e sta anche diventan-do uno dei problemi più dai media.Infatti si sente spesso parlare di questo ar-gomento e questo accade perché sembra una situazione irreversibile, alla quale bi-sogna trovare ancora una soluzione.La Grecia è, forse, uno dei paesi europei più afflitti dalla crisi. Nel paese ellenico, circa l’80% dei minori ospitati negli or-fanotrofi non è orfano, ma proviene da una famiglia che non riesce a dar loro da mangiare. L’abbandono in istituto dei ra-gazzi avviene volontariamente da parte dei genitori, i quali desiderano che i loro figli abbiano una vita dignitosa e qualcosa da mangiare almeno tre volte al giorno.Per molti ragazzi la situazione è molto più critica. Infatti, secondo alcune associazio-ni che si occupano d’infanzia, il 10% dei bambini greci è a rischio malnutrizione. Pertanto, in alcune scuole, le lezioni di educazione fisica sono state abolite.Nel paese circa il 65% degli adulti in età inferiore ai 25 anni è senza lavoro. Come se non bastasse gli stipendi sono diminuiti del 30% e le tasse sono aumentate a dismi-sura.L’aumento delle imposte fa diminuire la produzione dei beni, favorendo sempre più la disoccupazione. Un circolo vizioso.Avendo meno soldi in tasca la popolazione è costretta a modificare il proprio stile di vita. Un cambiamento è avvenuto, ad esem-

pio, nell’alimentazione. Un sondaggio di Coldiretti ha dimostrato che, oggi, circa 3 abitanti su 4 acquistano cibo per strada. Lo “Street Food” o “cibo del tempo di crisi” si è trasformato in un’alternativa all’esigenza quotidiana di nutrirsi in quanto ha prezzi molto più abbordabili rispetto ai ristoranti. Sebbene molte persone rimangano dell’i-dea che la crisi abbia solo aspetti ed effetti negativi (suicidi, perdita del lavoro ecc.), bisogna sapere che Albert Einstein non la pensava proprio così.Per lui la crisi può essere “una grande be-nedizione per le persone e le nazioni per-ché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l’incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare so-luzioni e vie di uscita ai propri problemi” (da A. Einstein, Il mondo come io lo vedo, 1931). L’agricoltura può essere una risposta po-sitiva alla crisi. Molte persone, tra le quali tanti ragazzi, vedono questa attività come un punto di forza per come dimostra l’au-mento delle iscrizioni agli istituti agrari (tra cui quello a Villa Caprile, a Pesaro). Da una terra sana e priva di concimi o di sostanze chimiche si ricavano prodotti pri-mari buoni da cui creare alimenti più com-plessi e anche idee per potersi affermare nel futuro. L’Italia ha superato crisi più importanti. Si

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lerà essere proprio il giovane Martin. Zimmerman sparò al ragazzo durante una colluttazione tra i due, secondo la sua versione. La polizia arrivò pochi minuti. Zimmerman fu interrogato alla stazione di polizia quella notte. La sua versione includeva numerose in-congruenze ma non fu mai testato per alcuna prova del DNA e fu lasciato li-bero di andare a casa, con la sua pistola in tasca, mentre il corpo di Trayvon fu portato via dalla polizia ed etichettato come anonimo. Più tardi, George Zim-merman fu dichiarato non colpevole da una Corte dello Stato della Flori-da a causa di alcune controverse leggi conosciute come «Stand your ground laws» riguardanti la difesa personale e che lo avrebbero autorizzato a sparare durante la presunta aggressione, per altro priva di testimoni. La domanda che sorge spontanea è: cosa sarebbe successo se Trayvon fosse stato bianco?Recentemente, il 2 maggio dello scor-so anno, anche il presidente Obama ha preso una posizione rigida contro la pena di morte e il pregiudizio razziale che interferisce con la giustizia effetti-va. «Ciò che è successo in Oklahoma è davvero preoccupante» ha detto, ri-ferendosi all’esecuzione di un uomo di colore. Il condannato non è morto velocemente come garantito dalla pro-cedura a causa del collasso di una vena che ha impedito al farmaco dell’inie-zione letale di entrare in circolo. Il pre-sidente ha anche aggiunto: «Abbiamo visto significativi problemi - pregiu-dizio razziale, applicazione impari ed ingiusta della pena di morte, situazio-ni in cui c’erano individui nel braccio della morte che sono poi stati scoperti essere innocenti». In conclusione, si può dire che dopo aver ricercato questi fatti, la mia opi-nione è che siamo ancora lontani dal far coincidere la realtà con quel sogno di cui parlò Martin Luther King, non solo negli Stati Uniti ma in tutto il mondo. È compito delle nuove gene-razioni quello di costruire un mondo più equo ed onesto dove ognuno possa avere le stesse opportunità ed essere trattato allo stesso modo davanti alla legge.

risolleverà anche questa volta. Nul-la è impossibile.Partendo dalla terra sono stati in-ventati nuovi lavori, come il perso-nal trainer per fare il giardinaggio e l’orto in casa … Adesso il lavoro va aumentando. Infatti molte ditte estere preferisco-no far produrre ciò di cui hanno bisogno nel nostro paese perché la manodopera è eccellente e di qua-lità. Perciò, come dice Einstein “lavoria-mo duro, perché l’unico vero peri-colo della crisi è la tragedia che può conseguire al non voler lottare per superarla.”

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uon Lavoro...lavoro. Il concorrente “privato” del Centro per l’impiego è l’Agenzia per il lavoro. La differenza è, oltre che nello status pubblico/privato, nella possi-bilità per ciascuno di poter iscriversi contemporaneamente a tante Agenzie per il lavoro quante se ne desidera, mentre l’iscrizione al CPI è limitata a quello della sola provincia di residen-za. L’Agenzia per il lavoro offre lavoro “somministrato”, cioè a termine e prov-visorio, sebbene in seguito il rapporto possa trasformarsi in lavoro indetermi-nato rapportandosi direttamente con l’azienda in cui si finisce a lavorare.

INFORMAGIOVANISono servizi comunali gratuiti che for-niscono informazioni e primo orien-tamento su argomenti di interesse giovanile, come il lavoro, formazione, mobilità europea, ecc... Per quanto ri-guarda la ricerca di lavoro, all’Infor-maGiovani (a Pesaro è all’interno della Biblioteca San Giovanni, Via Passeri n.102 – tel. 0721-387775) si possono trovare informazioni sulle tecniche di ricerca del lavoro, annunci di lavoro, concorsi pubblici, tirocini, servizio ci-vile, opportunità di lavoro occasionale ecc...Tutte le informazioni si possono tro-vare sul sito internet www.informa-giovani.comune.pesaro.pu.it anche se è consigliabile recarsi personalmente all’InformaGiovani per ricevere un orientamento più mirato.

CERCARE LAVORO SU INTERNETSicuramente avvalendosi di Internet si utilizza uno strumento molto ricco che consente di risparmiare tempo e

Cercare lavoro oggi è un lavoro a tutti gli effetti e spesso si vive questa ricerca come un disagio, soprattutto quando dopo un certo tempo passato a sforzar-si in questo senso, non si riesce a tro-vare un lavoro o magari nemmeno ad arrivare alla fase di colloquioIl primo passo per cercare lavoro è chiarirsi le idee, affrontare con calma questa ricerca e soprattutto conoscere le regole per dosare ed indirizzare bene le proprie forze. A questo scopo diamo una serie di consigli pratici e servizi del territorio ai quali rivolgersi per proce-dere correttamente alla ricerca di lavo-ro:CENTRI PER L’IMPIEGO E AGEN-ZIE PER IL LAVOROIn Italia a svolgere attività di interme-diazione di manodopera vi sono sia soggetti pubblici, come i Centri per l’Impiego (a Pesaro è in Via Luca del-la Robbia n.4 tel. 0721-3592800) sia soggetti privati come ad esempio le agenzie per il lavoro (consultare l’elen-co delle agenzie del territorio sul sito dell’InformaGiovani - www.informa-giovani.comune.pesaro.pu.it/index.php?id=9170). L’iscrizione ad entrambi è gratuita.Il Centro per l’Impiego, ha al proprio interno un servizio di orientamento e prima accoglienza. Contattare il Cen-tro per l’impiego è il primo passo da compiere per entrare nel mondo del

Come e dove cercare lavoro

Hanno lavorato a questo numero...

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Giornalisti:Francesco Tancini (Bramante)Matteo Rombolini (Bramante)Margherita Bruscia (Cecchi)Federico Russo (Genga) Cecilia Ferilli (Mamiani)Enrico Giunta (Marconi)Andrea Zanzottera (Marconi)Diego Pagnini (Mengaroni) Tommaso Della Fornace (ISA Urbino)

Lorenzo Tinti (esternoTimoteo TIberi (esterno)Virginia Schianini (esterno) InformaGiovani Pesaro (esterno)Ludoteca Pesaro in Gioco (esterno)Splashdown Music Fest staff(esterno)

Se vuoi contattarci scrivi a:

[email protected]

Redazione: e correzione:Cecilia FerilliImpaginazione:Timoteo Tiberi, Diego PagniniCopertina Veronica Guerra (Giona Sulla Luna)Retro copertina: Giacomo Barbieri (Giona Sulla Luna)

BInformaGiovani

Comune di Pesaro risorse ed accedere ad un alto numero di offerte di lavoro e ai siti delle aziende che interessano. Si può quindi cercare il sito di tali aziende per procedere alla candidatura e visitare la sezione “job” o “lavora con noi”. Preventivamente è opportuno comunque visitare anche la sezione “chi siamo”, cioè cercare di capire a chi ci si sta rivolgendo nel caso si voglia proporre una candidatu-ra. Sempre sul Web inoltre si possono consultare siti dedicati al lavoro (sul sito dell’InformaGiovani è possibile trovare alcuni indirizzi utili www.in-formagiovani.comune.pesaro.pu.it/in-dex.php?id=9155) Anche i social networks (Facebook...) se utilizzati nel modo più opportuno, possono essere validi strumenti per la ricerca del lavoro. Bisogna innanzitut-to prestare attenzione e capire come le aziende li utilizzano per reclutare i can-didati, in modo da far sì che diventino una vetrina per presentarsi e aumenta-re la propria visibilità.

Come è evidente, oggi i canali disponi-bili per candidarsi ad un profilo lavo-rativo e per cercare occupazione sono tra i più disparati. La cosa migliore è percorrerli tenacemente tutti, senza distinzioni: muovendosi su più fronti è più probabile ottenere dei risultati ra-pidamente.

Per maggiori informazioni rivolgersi all’InformaGiovani.

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