PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

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CI SIAMO! Abbiamo deciso di realizzare un nuovo giornale on-line per gli iscritti della FP PIEMONTE, un giornale che informi su quanto la nostra categoria, in ambito regionale e nazionale, mette in campo in un periodo così difficile per il Pubblico Impiego. Una fase difficile per il settore pubblico in Italia e in Europa, un attacco mai visto prima contro il lavoro pubblico, imposto dalla BCE e assunto, nei provvedimenti legislativi, dai Governi di ogni nazione. Il Governo Berlusconi prese la decisione di toglierci il Contratto Nazionale di Lavoro fino a tutto il 2014, di ridurre il numero degli occupati con il blocco del turn-over, di bloccare gli avanzamenti e gli aumenti a livello aziendale. Stiamo ora assistendo alla più grande trasformazione e riorganizzazione dello Stato sul territorio. Il tutto avviene senza un vero confronto con i cittadini che sono i fruitori dei servizi e con i lavoratori dipendenti. Adesso entra di prepotenza anche la parola “esuberi”, a descrivere una situazione che si intende gestire attraverso una mobilità che non prevede più, come succedeva in passato, il passaggio da Ente a Ente, ma semplicemente il licenziamento. Molti, a partire dal Ministro della Funzione Pubblica, comunicano, attraverso i giornali, i numeri di questi esuberi. Il Governo Monti ha varato, il 25 novembre scorso, l DPCM su quelli delle Funzioni Centrali prevedendo una riduzione dei dipendenti nella misura di 7.416 persone. E identica potrebbe essere la situazione per gli Enti Locali. In un momento di grande trasformazione delle Istituzioni nazionali e locali, ci auguriamo che questo giornale possa essere uno strumento utile Vogliamo esserci, in questa campagna elettorale, per sottoporre all'attenzione del mondo politico le nostre proposte per avere un Paese diverso, un Paese rinnovato negli assetti, che eroghi servizi di qualità sempre crescente, che investa nella ricerca, nell’innovazione e nel lavoro pubblico, partendo da un nuovo piano occupazionale che riqualifichi il personale, che riqualifichi il welfare e che porti finalmente al rinnovo dei contratti nazionali, ancora fermi dal 2009. In un momento di grande trasformazione delle Istituzioni nazionali e locali, per rafforzare il bisogno e il desiderio di esserci, in un momento di crisi così terribile, per questi e gli altri motivi già detti, abbiamo pensato e ci auguriamo che questo giornale possa essere uno strumento utile. GIOVANNI ESPOSITO Segretario Generale FP CGIL PIEMONTE

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periodico della Funzione Pubblica CGIL Piemonte

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CI SIAMO! Abbiamo deciso di realizzare un nuovo giornale

on-line per gli iscritti della FP PIEMONTE, un

giornale che informi su quanto la nostra

categoria, in ambito regionale e nazionale,

mette in campo in un periodo così difficile per il

Pubblico Impiego.

Una fase difficile per il settore

pubblico in Italia e in Europa, un

attacco mai visto prima contro il

lavoro pubblico, imposto dalla

BCE e assunto, nei provvedimenti

legislativi, dai Governi di ogni

nazione.

Il Governo Berlusconi prese la decisione di

toglierci il Contratto Nazionale di Lavoro fino a

tutto il 2014, di ridurre il numero degli occupati

con il blocco del turn-over, di bloccare gli

avanzamenti e gli aumenti a livello aziendale.

Stiamo ora assistendo alla più grande

trasformazione e riorganizzazione dello Stato

sul territorio. Il tutto avviene senza un vero

confronto con i cittadini che sono i fruitori dei

servizi e con i lavoratori dipendenti.

Adesso entra di prepotenza anche la parola

“esuberi”, a descrivere una situazione che si

intende gestire attraverso una mobilità che non

prevede più, come succedeva in passato, il

passaggio da Ente a Ente, ma semplicemente il

licenziamento. Molti, a partire dal Ministro della

Funzione Pubblica, comunicano, attraverso i

giornali, i numeri di questi esuberi.

Il Governo Monti ha varato, il 25 novembre

scorso, l DPCM su quelli delle Funzioni Centrali

prevedendo una riduzione dei dipendenti nella

misura di 7.416 persone. E identica potrebbe

essere la situazione per gli Enti Locali.

In un momento di grande trasformazione delle Istituzioni

nazionali e locali, ci auguriamo che questo giornale possa essere uno strumento utile

Vogliamo esserci, in questa campagna

elettorale, per sottoporre all'attenzione del

mondo politico le nostre proposte per avere un

Paese diverso, un Paese rinnovato negli

assetti, che eroghi servizi di qualità sempre

crescente, che investa nella ricerca,

nell’innovazione e nel lavoro pubblico,

partendo da un nuovo piano occupazionale

che riqualifichi il personale, che riqualifichi il

welfare e che porti finalmente al rinnovo dei

contratti nazionali, ancora fermi dal 2009.

In un momento di grande trasformazione delle Istituzioni nazionali e locali, per rafforzare il bisogno e il desiderio di esserci, in un momento di crisi così terribile, per questi e gli altri motivi già detti, abbiamo pensato e ci auguriamo che questo giornale possa essere

uno strumento utile.

GIOVANNI ESPOSITO

Segretario Generale FP CGIL PIEMONTE

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N. 0 – febbraio 2013 In attesa di autorizzazione richiesta al Tribunale di Torino in data 29/1/2013

Il primo numero di PubblicoeFuturo è nato dai pensieri e dalle penne di:

EMANUELA CELONA Giornalista

VINCENZO DILEO Segretario Reg.le Sanità

GIOVANNI ESPOSITO Segretario Generale Reg.le

ROBERTO GALASSO Segretario Reg.le Funzioni Centrali

DEBORAH LUGLI Redattore

SERGIO NEGRI Giornalista Direttore

MARA POLITI Segretaria Reg.le Sicurezza

GABRIELLA SEMERARO Segretaria Reg.le Terzo Settore

DONATELLA TURLETTI Segretaria Organizzativa

Le fotografie sono prodotte dalle compagne e dai compagni della categoria Tutte le altre immagini sono prelevate dal web nel rispetto delle normative vigenti

Grafica e impaginazione Deborah Lugli Prodotto in proprio Funzione Pubblica CGIL PIEMONTE 10152 Torino, Via Pedrotti, 5 Chiuso il 20 febbraio 2013

SOMMARIO

• Ci siamo! Giovanni Esposito

• Lo sguardo di Rossana a cura di Deborah Lugli 3

• Cota-Monferino allo sbando. Nel baratro la sanità piemontese Vincenzo Dileo 4

• L’imbarazzo della scelta Roberto Galasso 6

• Intervista a Cesare Damiano Sergio Negri 8

• Esonerati ma non troppo Donatella Turletti 10

• Dalla crisi si esce rafforzando il welfare Gabriella Semeraro 11

• Situazione comparto sicurezza e soccorso pubblico in Piemonte Mara Politi 13

• Una politica di “genere”: Monica Cerutti Emanuela Celona 15

• Spes ultima dea Deborah Lugli 17

• Taccuino 20

• Pubblico in rete 21

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Lo sguardo di Rossana

Apriamo il primo numero, e lo stesso faremo con i prossimi, con lo “sguardo” di Rossana Dettori, Segretaria Generale Nazionale FP CGIL, a mo’ di finestra aperta sul mondo del lavoro, della politica, dell’economia e della società che nelle prossime pagine verrà osservato dal punto di vista delle compagne e dei compagni che operano sul territorio regionale lavorando fiduciosi per un possibile cambiamento.

La Pubblica La Pubblica La Pubblica La Pubblica Amministrazione Amministrazione Amministrazione Amministrazione eeee la scure dei tagli. la scure dei tagli. la scure dei tagli. la scure dei tagli.

Di tale inaccettabile politica non sono tollerabili

neppure più i toni retorici.

Che il blocco del turnover sia il viatico per il

rilancio dello sviluppo e dell’occupazione, è

impossibile dirlo senza cadere nell’assurdo. La

Funzione Pubblica non si tira certo indietro di

fronte alla necessità di discutere di risorse e di

riorganizzazione della P.A. ma ancora il Governo

non ha dimostrato alcuna disponibilità alla

discussione e alla contrattazione.

Un vero peccato. Perchè l’ambito di discussione

sarebbe davvero ampio. Per ogni risorsa

necessaria a ribilanciare i conti, è possibile

ragionare ad esempio sulla riforma degli enti

locali, che non va rifiutata a priori. Per rilanciare

poi lo sviluppo e l’occupazione, la Funzione

Pubblica è disposta ad affrontare lo stretto nodo

delle assunzioni meritocratiche e trasparenti,

della ridefinizione di concorsi a livello regionale,

senza negare di fatto la necessità di

un’innovazione seria che si basi sulla valutazione

delle carenze e delle eccedenze struttura per

struttura. Infatti, non sempre, come appare, il

personale è in esubero: è necessario invece

considerare con attenzione i settori in cui le

carenze sono destinate poi a ricadere

pesantemente non solo sui numeri occupazionali,

ma anche direttamente sul patrimonio culturale,

artistico e storico di questo Paese. Urge poi

riaprire il pubblico impiego ai giovani meritevoli e

provvedere alla definizione dei contratti precari.

Investire, scommettere, osare proposte di riforma

coraggiose, fuori da qualunque retorica che in

tempi di campagna elettorale raggiunge livelli

insormontabili e insopportabili.

http://www.cgil.it/RassegnaStampa/articolo.aspx?ID=9951

... per non parlar di .. per non parlar di .. per non parlar di .. per non parlar di donne...donne...donne...donne...

Se si volesse poi considerare la questione del

lavoro femminile nella P.A. il quadro si aggrava

decisamente: valutando i numeri fino al 2011, in

due anni le donne impiegate nel pubblico sono

diminuite di 40.000 unità.

Esse, poi, rivestono ruoli dirigenziali per un

risicato 40%, a meno che non si voglia gioire di

un 60% che invece le vede precarie.

E ritornando alla retorica politica ed elettorale,

sarebbe interessante capire come si possa

sperare che le nostre donne possano votare per

le destre che sono riuscite, con una delle peggiori

leggi mai approvate, la 40 del febbraio 2004, a

dimostrare la propria integralista misoginia.

Come aspettarsi approvazione da una donna alla

quale non è riconosciuto nè il valore di

lavoratrice, nè quello di sostegno sociale e

materiale della famiglia e dei malati. Donna che

vede sgretolarsi lentamente ogni sostegno

pubblico, come i consultori e i centri antiviolenza,

paradossalmente grazie al sostegno di altre

donne sedute chissà perchè sugli scranni del

Parlamento. Donne che gareggiano per un posto

all’asilo nido, che sopportano drammi familiari

senza appoggio alcuno da parte di un sistema

che lentamente le emargina anche dal lavoro,

negando loro una flessibilità positiva come quella

del part-time. Donne che si trovano risucchiate in

un mondo che si sperava finito di volgari e becere

considerazioni rivolte esclusivamente al loro

corpo, annientandone la dignità, l’autonomia e la

libertà per le quali con tanta fatica hanno

combattuto finora, non potendo ragionevolmente

immaginare che un Paese moderno, europeo,

civile, potesse ricadere in un’arretratezza mentale

e civile di tale portata. http://senza-pubblico-sei-

solo.com.unita.it/politica/2013/02/13/perche-una-donna%E2%80%A6/

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varate prima dal governo Berlusconi e poi da

quello Monti, per gran parte dai tagli al

personale (diminuzione in 21 mesi di oltre

2700 unità tra medici, infermieri, oss., ecc.

ecc.) e dalla riduzione dei servizi ai cittadini a

partire dai mancati ricoveri nelle strutture per

non autosufficienti, dal ritardato pagamento

alle strutture accreditate, alle cooperative

sociali, alle imprese a cui sono affidati gli

appalti. Grazie agli operatori della sanità si è

tenuto in piedi il sistema, nonostante

condizioni di lavoro sempre più difficili e una

continua svalutazione delle professionalità da

parte di chi dovrebbe, invece, tutelare il

proprio patrimonio umano.

L'istituzione, poi, delle Federazioni sanitarie è

servita solo ad aggravare ancora di più il

quadro economico della sanità piemontese.

Le Federazioni sanitarie sono un pastrocchio

legale, un ulteriore carrozzone ideato dalla

fervida mente manageriale dell'Ing. Monferino.

Infatti esse sono società di diritto privato ma,

per la sola funzione acquisti, sono assimilabili

a organismo di diritto pubblico

sovrapponendosi, così, a SCR (Società

Committenza Regionale – un altro carrozzone

regionale), che dovrebbe gestire anch'essa gli

Cota-Monferino allo sbando. Nel baratro la sanità piemontese

Sin dal suo insediamento come Assessore alla

sanità l'ingegner Monferino ha ripetutamente

affermato che avrebbe messo i conti della

sanità a posto ed eliminato gli sprechi

mantenendo inalterata la qualità e la quantità

dei servizi erogati ai cittadini piemontesi.

A distanza di quasi due anni possiamo

affermare, invece, che le scelte messe in

campo da questa Giunta Regionale non solo

non hanno raggiunto il loro obiettivo, ma

stanno mettendo in ginocchio lo stesso

sistema sanitario.

Le manovre finora intraprese dalla giunta Cota-

Monferino (con l'approvazione del Piano di

rientro economico e del nuovo piano Socio-

Sanitario e la messa in rete del sistema

ospedaliero) si sono rivelate strumenti di mero

intervento economico e di ingegneria

organizzativa, che non hanno saputo dare

risposta ai bisogni di salute dei cittadini

piemontesi. Certo è utile, necessario, mettere

in rete gli ospedali per tutelare al meglio la

salute dei cittadini ma non come sta facendo la

Giunta Cota-Monferino senza potenziare la

sanità nei territori, senza tenere conto di ciò

che funziona, in assenza di un reale

coinvolgimento dei cittadini a cominciare dai

sindaci titolari della tutela della loro salute,

delle associazioni professionali, delle parti

sociali.

La chiusura delle emodinamiche di Moncalieri,

Orbassano e dell'ospedale Valdese è un

esempio illuminante.

I risparmi di circa 200 milioni sbandierati come

risultato della propria iniziativa dalla giunta

Cota-Monferino non derivano dalla presunta e,

ad oggi, inattuata riorganizzazione del sistema

sanitario piemontese ma in parte dai tagli

lineari imposti dalle manovre economiche

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acquisti e a Consip, (Centrale Nazionale per gli

acquisti per la pubblica amministrazione).

Ancora: le Federazioni non possono avere

dipendenti propri ma lavorano con dipendenti

pubblici “assegnati” dalle aziende sanitarie,

istituto sconosciuto dal punto di vista

contrattuale. Su di esse, ad oggi, abbiamo una

sola certezza: costano alla collettività

piemontese oltre tre milioni all'anno solo per

esistere e sei nuovi posti di manager

lautamente retribuiti. È falso, a tal proposito,

quanto sostenuto dalla Regione circa i vantati

14 milioni risparmiati con l’avvio della loro

attività. I risparmi derivano da tagli lineari

decisi da manovre economiche nazionali. In

ogni caso le economie di scala si sarebbero

potute ottenere continuando la strada, già

intrapresa dalle aziende sanitarie, con

l'indizione di bandi sovrazonali, individuandone

una come capofila.

Ancor più preoccupante, purtroppo, è l'istituzione

di due fondi immobiliari per risanare in parte

l'enorme debito regionale, in particolare quello

sanitario in cui far confluire la proprietà di tutto il

patrimonio delle aziende sanitarie piemontesi.

Il fondo immobiliare verrebbe affidato ad una

SGR (società gestione risparmio) che lo

metterebbe sul mercato cedendone una

quota pari al 33% a privati “etici”.

Il patrimonio comprende nosocomi,

poliambulatori e uffici ma anche le macchine

per la diagnosi, la gestione dei CUP e di tutti i

servizi collegati alla gestione del patrimonio.

Appare evidente che per monetizzare al

massimo e soddisfare le aspettative degli

investitori privati, si intende procedere alla

esternalizzazione di pezzi “core” del sistema

sanitario, senza curarsi dell’importanza

strategica che le strutture diagnostiche

rappresentano per le attività di degenza e cura

dei cittadini piemontesi.

Si va verso un servizio sanitario sempre più

privatizzato con minor qualità, costi maggiori

con perdita di posti di lavoro e di

professionalità. Il rischio concreto, in buona

sostanza, è la privatizzazione di fatto del

sistema sanitario regionale a cui la CGIL

dovrà opporre un fermo no e mobilitare i

cittadini in difesa di una sanità pubblica e

universale.

La tante manifestazioni, compresa quella di

Venerdì 15 febbraio 2013 a Torino, sono un

ulteriore passo in questa direzione.

Da molti anni, in Piemonte, non avveniva che

tutto il comparto sanitario (medici, infermieri,

dirigenti sanitari, tecnico-professionali

e amministrativi), fosse rappresentato

dai sindacati autonomi o confederali,

e fosse riunito tutto insieme a

protestare e a difendere il sistema

sanitario pubblico. Continuare su

questa strada è inevitabile.

L'istituzione delle Federazioni

sanitarie è servita solo ad aggravare

ancora di più il quadro economico

della sanità piemontese.

VINCENZO DILEO

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L’imbarazzo della scelta

C’è l’imbarazzo della scelta. Proprio così, i tanti

provvedimenti governativi degli ultimi anni, non

ultimi quelli varati dal governo Monti, hanno

cercato in tutti i modi di ridisegnare gli spazi di

intervento del lavoro pubblico intervenendo sul

personale, come d’abitudine, e direttamente

sui servizi erogati alla cittadinanza (segno

concreto di una ritirata dei servizi pubblici di

cui ancora non si vuole cogliere la gravità).

La strada tracciata da Brunetta, con una

controriforma tanto inutile quanto dannosa, è

stata completata da alcuni provvedimenti

dell’attuale, dimissionario, governo.

Sono ormai firmati tre decreti, previsti dalle norme

sulla spending review, che prevedono i primi

7576 esuberi tra i dipendenti dei Ministeri, degli

Enti Pubblici non Economici e degli Enti Parco.

Non lasciarsi ingannare dai numeri (che

sembrano poca cosa), e dalle procedure che

si adotteranno per individuare gli esuberi, può

servire a comprendere fino in fondo qual è

in realtà lo scopo del governo. A colpi di leggi

e decreti (che vivono di vita propria, anche

esulando dallo stesso spirito delle leggi, a

volte) si stanno rideterminando quantità e

qualità dei servizi che la Pubblica

Amministrazione dovrebbe garantire. È

emblematico, da questo punto di vista, il

trattamento riservato dal governo all’INPS. Non

contento, senza un credibile “piano

industriale”, di aver operato l’unificazione in un

solo Ente di INPS INPDAP ed ENPALS, oggi, a

poco più di un anno dalla unificazione e senza

che nulla, o quasi, sia successo dal punto di

vista organizzativo, vengono determinati 3300

esuberi.

L’organico si assesterebbe, quindi, a poco più di

23000 unità (con il più alto rapporto europeo

addetti/cittadini). La cervellotica logica della

spending review, per cui, prescindendo dai

bisogni reali delle Amministrazioni (comunque

10% in meno di spesa per il comparto e 20% in

meno di dirigenti) e, non meno importante, dai

bisogni dei cittadini e dei territori, si operano

tagli lineari sulla base di caratteristiche

individuali dei dipendenti (pensionabilità, pre-

pensionabilità, mobilità volontaria, accesso al

part-time) comporterà, nel caso concreto

dell’INPS, una situazione difficilmente gestibile

in svariate regioni, a partire proprio dal Piemonte,

e in alcune linee di prodotto.

Questo perché la logica di taglio lineare non

opera distinzioni sulle prestazioni da erogare ma

tiene presente il solo dato dei dipendenti di cui

liberarsi.

In Piemonte l’INPS ha molti dipendenti anziani

(contributivamente e anagraficamente) e

quindi è stimabile che il 25% degli addetti

attuali entro il 2014 sarà collocato in

quiescenza. Personale non sostituibile

(spesso memoria storica di una materia, quella

previdenziale, alquanto complessa

e in continua evoluzione che non

potrà essere tramandata ad

alcuno) grazie al blocco del turn-

over e la cui perdita avrà serie

ripercussioni anche sul presidio

territoriale che l’Istituto ancora garantisce.

C’è il rischio, insomma, che una revisione della

spesa così congegnata faccia venire meno,

all’INPS quella prossimità al cittadino, già

compromessa da tempo, che è stata,

storicamente, garanzia di welfare attivo e

propositivo. L’INPS non è un esempio isolato. Il

ridisegno della PA passa sicuramente attraverso

lo strumento della spending review, ma si

afferma in maniera più strisciante con scelte

organizzative delle singole amministrazioni che,

spesso, travalicano le stesse aspettative

governative.

La politica dovrebbe seriamente cominciare ad interrogarsi sull’impoverimento della presenza diffusa dello Stato

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ROBERTO GALASSO

Sintomatico di questo modo di operare è

quanto succede, ad esempio, all’INAIL e

all’Agenzia delle Entrate.

Riorganizzazione dopo riorganizzazione, il

decentramento attuato nel corso degli anni

sta cedendo il passo a un nuovo modello

organizzativo che tende a limitare la presenza

sul territorio. Le chiusure programmate, e in

alcuni casi già attivate, frutto anche del

sempre minore numero di dipendenti, stanno

riproponendo uno schema che prevede il

presidio territoriale più legato ai capoluoghi di

provincia e meno attento ai bisogni delle

periferie. La politica dovrebbe seriamente

cominciare a interrogarsi sull’impoverimento

della presenza diffusa dello Stato.

Riforme come quella chiamata “geografia

giudiziaria”, la spending review, la necessità

delle singole Amministrazioni di riconfigurarsi

anche con nuove modalità di interazione con i

cittadini, ci consegnano un paese in cui la P.A.

si ridimensiona sempre più mentre

intermediari sociali, più o meno ufficiali,

suppliscono al vuoto che si crea.

La buona politica, non quella interessata a fare

tabula rasa del welfare, dovrebbe fare proprio

un programma di rilancio e rafforzamento dei

servizi pubblici, interrompendo la spirale

perversa fatta di blocchi contrattuali e di turn

over, leggi di riduzioni lineari di spesa ed

interventi, rimettendo al centro del proprio

intervento i bisogni del cittadino e il suo

soddisfacimento.

Forse, così, sarà anche possibile ricostruire

quel rapporto di fiducia tra cittadini e Stato

(direi anche tra elettori ed eletti) che, negli

ultimi anni, è andato sempre più logorandosi

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Intervista a Cesare Damiano A Cesare Damiano, candidato per il Partito Democratico capolista alla Camera dei deputati nella Circoscrizione Piemonte 1, abbiamo rivolto alcune domande sui prossimi impegni del Governo di centro--sinistra in caso di vittoria alle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio. I Contratti del Pubblico Impiego non sono stati più rinnovati già da parecchi anni. Il primo a fermarne il rinnovo è stato il Governo Berlusconi–Tremonti nel 2010, che interrompe la contrattazione 2010-12, poi, il blocco, è proseguito con il Governo Monti fino al 2014. Quali sono le proposte del centro-sinistra in materia di contratti del Pubblico Impiego? La nostra priorità è far sviluppare il Paese.

Siamo in recessione e questa condizione causa

l’aumento della disoccupazione e, per un altro

verso, la riduzione del potere d’acquisto degli

stipendi e delle pensioni.

Noi dobbiamo, dunque, invertire questa rotta.

E come?

Uno dei modi per contribuire a uscire da questa

situazione è sicuramente quello di

incrementare il potere d’acquisto delle

famiglie. I casi sono due: il lavoro può essere

autonomo o dipendente e nel caso di lavoro

subordinato dobbiamo occuparci del rinnovo

dei contratti, pubblici e privati.

Se vogliamo occuparci di dipendenti pubblici

un Governo di centro-sinistra deve porsi

necessariamente una domanda: è ancora

possibile prolungare il blocco dei contratti fermi

ormai da quattro, cinque anni?

La risposta non può che essere negativa.

Accanto a questo impegno aggiungerei anche

l’annosa questione del blocco delle assunzioni.

Non si tratta certo di ripristinare

completamente il turnover ma è possibile

contrattare una quota, valutando le situazioni

che hanno una effettiva necessità; anche per

dare qualche risposta ai tanti vincitori di

concorsi (circa 70.000) che attendono di veder

risolta la loro situazione.

Si tratta insomma di riprendere la strada

abbandonata da Berlusconi e cancellata da

Monti che è quella della concertazione con le

parti sociali.

Si può decidere di destinare una quota al

recupero del potere d’acquisto delle famiglie

che sarà reperita dalla lotta alla corruzione e

all’evasione fiscale e contributiva, dalla

dismissione del patrimonio pubblico, dalla

riduzione dei costi della politica, dalla

tassazione delle rendite finanziarie e

speculative.

Lo Stato che si fa impresa e contribuisce ad alimentare un processo virtuoso che può favorire la ripresa ormai non più rinviabile. Lo Stato deve avere un suo ruolo. Lo Stato è

l’imprenditore del lavoro pubblico e l’erogatore

delle pensioni. La mia proposta prevede che,

appena insediati al governo del Paese, entro

l’anno, si cominci a sbloccare l’indicizzazione

delle pensioni che attualmente è ferma a tre

volte il minimo.

A proposito di pensioni qual è l’orientamento del centro-sinistra sulla riforma (si fa per dire) Monti-Fornero? Noi abbiamo sempre sostenuto che, una volta

al Governo, avremmo corretto la riforma delle

pensioni. La riforma Monti–Fornero, che

abbiamo già contribuito a correggere in itinere,

ci lascia, tuttavia, una pesante eredità.

Non c’è solo la questione della rivalutazione

ma, con la necessaria gradualità, dobbiamo

anche trovare le risorse per risolvere la questione

Orologio fluido alla prima esplosione Salvador Dalì 1954

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dei cosiddetti “esodati” (il termine, peraltro, è

riduttivo perché comprende solo una tipologia

di lavoratori mentre ci sono anche quelli in

mobilità, quelli previsti da accordi stipulati

presso il Ministero del Lavoro, altri invece

stipulati a livello nazionale e aziendale che

abbiamo incluso tra coloro che avrebbero

avuto diritto alla pensione secondo le vecchie

regole e che invece si sono visti escludere dalla

riforma).

Per far fronte a queste esigenze si tratta di

agire alimentando, anno dopo anno, le risorse

che abbiamo istituito nella legge di stabilità.

Questo fondo deve rimanere aperto anche se

saranno utilizzate tutte le risorse per

permetterci di far fronte ai casi che mano a

mano si presenteranno. Non guardiamo ora al

2020 ma ai prossimi due anni.

In un recente dibattito, al quale hai partecipato, qualcuno ha fatto un’affermazione che io penso sia fondamentale per un Governo di centro-sinistra: “è necessario conciliare l’Umanesimo con l’Economia”. Qual è la tua opinione in proposito? In questa affermazione c’è la convinzione che

occorra riportare il dominio dell’economia sotto

la politica.

Il tema era già presente in una conferenza del

1942 ad Oxford nella quale si era cercato di

dare una risposta a un interrogativo del tempo:

la libertà è da intendersi come bene universale

di tutti gli individui o solo per qualcuno a cui è

concessa invece la libertà di fare soldi?

Io penso che non sia possibile declinare la

politica in economia politica che rivendichi la

libertà di far soldi a tutti i costi.

La politica non può non occuparsi delle

persone e, dunque, è indispensabile che in

essa sia introdotta una dose di umanesimo per

evitare che diventi indifferente alla sorte degli

uomini e delle donne ma ne favorisca il loro

necessario benessere.

SERGIO NEGRI

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Esonerati ma non troppo

Tutti conoscono la lunga e difficile storia degli

esodati, ma quasi nessuno quella degli

esonerati. Queste lavoratrici e lavoratori che il

Ministro Brunetta nel 2009 volle incentivare

all’uscita dal lavoro per alleggerire le

Amministrazioni Pubbliche di costi del

personale, si trovano in una situazione identica

agli esodati, ma determinata dalla legge.

Mandati a casa con metà stipendio in attesa del

giorno del pensionamento, con tre manovre

pensionistiche in 2 anni, si troveranno entro poco

meno di un mese senza più il lavoro e con una

pensione che si allontana in media da sei mesi a

qualche anno.

In Piemonte sono 160 i dipendenti della Regione In Piemonte sono 160 i dipendenti della Regione In Piemonte sono 160 i dipendenti della Regione In Piemonte sono 160 i dipendenti della Regione

Piemonte e della SanitàPiemonte e della SanitàPiemonte e della SanitàPiemonte e della Sanità che hanno creduto di

poter essere considerati anch’essi

“salvaguardati” e di entrare nei contingenti

previsti dal Decreto Ministeriale del giugno 2012.

Invece il Ministero del Lavoro, “quel Ministero”

della Signora Fornero, emana una circolare per

spiegare l’applicazione della legge sulle nuove

pensioni, e scrive esplicitamente che tali

dipendenti pubblici non sono salvaguardati. Lo

sono invece i dipendenti di Ministeri, Enti Pubblici

non economici (INPS INPDAP INAIL ecc.) e

Agenzie Fiscali.

La motivazione è semplice: l’esonero per questi

lavoratori è stato emesso con Legge Regionale,

mentre il Decreto “salvaguardati” dà copertura

agli esoneri emessi con legge Statale.

In questo caso lo Stato disconosce la Legge

Regionale ed è come se disconoscesse

l’autonomia legislativa delle Regioni che invece

è sancita dalla Costituzione.

A casa con metà stipendio in attesa del giorno del pensionamento, ma il momento si allontana

In Piemonte i lavoratori fanno fronte comune.

Nei prossimi giorni si riuniranno in CGIL per

lanciare una class action, tramite ricorso

amministrativo, per opporsi al rigetto del

Ministero del Lavoro di tutte le domande di

salvaguardia inoltrate nell’autunno scorso.

In contemporanea anche nella Regione Veneto

parte la stessa iniziativa. L’insieme delle

Regioni coinvolte con a capo il Presidente

Errani sta facendo pressione sul Governo

perché cambi idea: in fin dei conti l’insieme

degli interessati non supera il numero di mille, e

ha scadenze dilazionate nel corso dei prossimi

cinque anni. Ben poca cosa sul bilancio

previdenziale. Anche i deputati PD Cesare Damiano

e Maria Luisa Gnecchi sono attivamente

coinvolti nel pressing

governativo, e ritengono

possibile reperire le risorse utili

all’interno delle somme già

stanziate per gli esodati.

La CGIL Funzione Pubblica ha

avviato una interlocuzione con la

Regione Piemonte, coinvolgendo anche le altre

sigle confederali. La Regione ha risposto il 13

febbraio con una delibera che estende il

periodo di esonero fino al raggiungimento dei

nuovi requisiti di pensionamento dei singoli

lavoratori e lavoratrici, in attesa di risposte dal

Ministero.

DONATELLA TURLETTI

The Pilgrim René Magritte 1966

Page 11: PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

11

Dalla crisi si esce rafforzando il welfare

La crisi economica finanziaria e la

globalizzazione senza regole hanno aumentato

la forbice delle differenze economiche e sociali

tra cittadini, famiglie e giovani.

L'Italia, Paese crocevia di popoli e culture,

attraverso la propria Costituzione, si è sempre

contraddistinta in tutto il mondo per la

salvaguardia dei diritti universali di

cittadinanza. Purtroppo oggi si trova ad

affrontare una stagione nella quale l'assenza di

politiche a sostegno della ripresa economica e

dei redditi, nei confronti delle fasce più colpite

dalla crisi, l’ha allontanata dai Paesi più forti

d'Europa avvicinandola sempre più ai Paesi più

deboli.

Le politiche dei tagli indiscriminati sulla spesa

pubblica, inaugurate dall Governo Berlusconi e

continuate dal Governo Monti, dopo 4 anni

hanno disegnato un nuovo Paese

caratterizzato da un aumento della

disoccupazione e della Cassa integrazione.

A partire dal 2008 le risorse economiche

Nazionali afferenti alle Politiche Sociali sono

drasticamente diminuite diventando marginali

rispetto alle esigenze del sistema dei servizi

(negli ultimi 5 anni i tagli hanno raggiunto il

75% delle risorse pubbliche).

Ciò ha determinato la messa in discussione dello

Stato, dell'efficacia degli interventi pubblici e

l'incapacità ad aiutare le persone modificando,

attraverso la legge delega per la riforma fiscale

e assistenziale, la natura del welfare: non si

parla più di un sistema integrato di interventi

sociali rivolti a tutti, a carattere universale, ma

di servizi rivolti a soggetti autenticamente

bisognosi.

Il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali ha

subito dal 2008 ad oggi una significativa

decurtazione passando dai 923,3 milioni di

euro a 69,95 milioni. Solo la recente legge di

stabilità ha destinato 300 milioni al Fondo. Il

Fondo nazionale per la non-autosufficienza, la

cui dotazione finanziaria nel 2010 era di 400

milioni di euro, è stato del tutto eliminato dal

Governo Berlusconi e solo nei giorni scorsi è

stato ripristinato dal Governo Monti con uno

stanziamento di 275 milioni di euro.

Ulteriori tagli di risorse sono state apportate al

Fondo per le politiche della famiglia (da 185,3

milioni a 31,99 milioni) e a

quello per le politiche giovanili

(da 94,1 milioni a 8,18 milioni).

Tutto ciò a livello decentrato ha

comportato la diminuzione

drastica dei trasferimenti alle

Regioni e, di conseguenza, agli Enti Locali

titolari delle funzioni amministrative degli

interventi sociali.

Il Piemonte, tra manovre finanziarie, spending

review, piano di rientro e mancati risparmi sta

vivendo una situazione drammatica; in tutto il

territorio si sta determinando una forte

diminuzione dei servizi alla persona,

l’allungamento delle liste di attesa e l’aumento

del ritardo dei pagamenti delle fatture a tutti i

fornitori di servizi.

Nel 2012 le imprese, dopo 12 mesi di ritardo

nei pagamenti da parte delle ASL, sono entrate

in forte crisi di liquidità; le banche negano loro

il credito e sono a rischio i salari delle

lavoratrici e dei lavoratori e la tenuta della

continuità delle prestazioni socio sanitarie alle

cittadine e ai cittadini.

C'è una forte responsabilità politica: la Giunta

regionale in questi mesi non è stata in grado di

A partire dal 2008 le risorse economiche nazionali afferenti alle Politiche Sociali sono drasticamente diminuite diventando marginali

Page 12: PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

12

trovare soluzioni sufficientemente adeguate

per dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici

del terzo settore privato e delle imprese in

appalto con le ASL.

Il 6 febbraio scorso le lavoratrici e i lavoratori

del Terzo settore privato (oltre 40.000 addetti)

e delle imprese in appalto hanno partecipato

numerosi al presidio organizzato da CGIL, CISL

UIL Funzione Pubblica e Commercio davanti

alla Prefettura. Educatori professionali,

Operatori di Assistenza, addette alle pulizie

presso le corsie degli ospedali, addette/i

mensa tutti insieme, con cartelli e striscioni, a

protestare per rivendicare il diritto al lavoro e al

salario.

Lavoratrici e lavoratori che prestano la loro

opera per salari che si attestano sui

1.100/1.200 euro al mese (tempo pieno) e

500/600 euro (part time).

Lavoratrici e lavoratori che operano nei servizi

essenziali di assistenza e che devono garantire

con il loro lavoro, ogni giorno, la tutela

dell'utenza.

All'incontro in Prefettura con le Organizzazioni

Sindacali e le Centrali cooperative il Direttore

Regionale alla Sanità Sergio Morgagni ha

abbozzato una proposta che noi riteniamo

insufficiente: la Regione verserà alle ASL

maggiormente in crisi (Torino e provincia,

Cuneo e Alessandria) delle quote economiche

aggiuntive prelevate dall'importo totale che

viene destinato alle ASL per il pagamento delle

fatture ai fornitori. È questa una proposta

inadeguata, utile solo a gestire l'emergenza di

questi primi mesi, che danneggerà le aziende

sanitarie che ad oggi si sono rese virtuose.

Manca un progetto politico di garanzia e

salvaguardia di questo settore.

È necessario che la politica si riappropri della

dialettica della solidarietà, partecipando alla

costruzione di nuovi diritti che siano alla base

di un nuovo sistema economico e sociale.

GABRIELLA SEMERARO

Page 13: PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

13

Situazione comparto sicurezza e soccorso pubblico in Piemonte Corpo forestale dello Stato – Polizia penitenziaria – Vigili del fuoco

Da qualche mese abbiamo costituito il

Coordinamento regionale FP CGIL Comparto

Sicurezza, con l’obiettivo di interagire e

coniugare i vari settori lavorativi del personale

operante nelle forze di polizia, al fine di

omogeneizzare, laddove possibile, il nostro

intervento costruendo linee comuni, pur

consapevoli che gli spazi di contrattazione di

secondo livello sono quanto mai ridotti.

Ci preme evidenziare la difficile situazione del

Comparto sul territorio piemontese, mettendo

in campo alcune proposte espresse dalla

Funzione Pubblica CGIL Piemonte.

Uno dei temi predominanti è

costituito dalla cronica carenza

degli organici. Il Corpo

Forestale dello Stato, la

Polizia Penitenziaria e i Vigili

del Fuoco in Piemonte risultano pesantemente

sotto organico, problema che, abbinato alla

sempre minore disponibilità di risorse

economiche e strumentali, determina un

drammatico impoverimento professionale del

comparto, che progressivamente si trova

nell’impossibilità di garantire appieno i servizi

alla cittadinanza. La proposta che da tempo

abbiamo mandato all’amministrazione

regionale e ai parlamentari piemontesi,

nell’illustrare il quadro complessivo con le

relative criticità, prospetta come unica

soluzione quella di assicurare il turn-over del

personale con la richiesta di avvicinamento del

numero degli addetti a quello previsto dalla

pianta organica, nonché operare un riequilibrio

regionale e nazionale. Il Piemonte, in questo

senso, è tra le regioni più penalizzate.

A nostro parere, si potrebbe raggiungere

tale obiettivo scegliendo di incrementare gli

organici attraverso l’assunzione di personale

mirata a superare le difficoltà specifiche

territoriali (vedi concorsi di livello nazionale che

rispondano però alle esigenze piemontesi).

Riteniamo altresì urgente ridefinire i tagli di

risorse economiche operati sul comparto,

ottimizzando e riducendo di conseguenza gli

sprechi e la conseguente dispersione di risorse

umane in attività poco affini ai compiti

istituzionali primari.

È quindi indispensabile avviare una fase di

pianificazione che, coinvolgendo le

rappresentanze dei lavoratori in maniera

vincolante, avvii il processo di unificazione dei

corpi di polizia, salvaguardando le singole

peculiarità e coordinandole in un’ottica di

trasparenza ed efficienza complessiva.

In quest’ambito, è necessario, secondo noi,

partire dalla consapevolezza che gli operatori

della Sicurezza sono lavoratori che devono

godere appieno di tutti i diritti sindacali. Si

tratta quindi di estendere a tutti gli operatori

del comparto, a partire da quelli della Polizia

Penitenziaria, il diritto di associazione e di

sciopero evitando così che le libertà sindacali

vengano compresse per quei corpi che oggi già

ne usufruiscono.

Abbiamo chiesto e ribadito una rivisitazione

della legge 226/2006, che attualmente

prevede che l’assunzione nelle carriere iniziali

nei corpi di polizia venga riservata in esclusiva

a personale militare in ferma breve o

prolungata. Tale metodo di assunzione

determina una discriminazione indiretta nei

confronti del personale femminile,

tradizionalmente meno propenso a prestare

servizio in corpi militari, e anche una

conseguente discriminazione diretta e

anticostituzionale nei confronti di tutti i cittadini

Anche gli operatori della Sicurezza sono lavoratori

ai quali estendere diritti pieni di sindacalizzazione

Page 14: PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

14

italiani, che si vedono negato il diritto di

partecipare a un concorso pubblico per

accedere a un pubblico impiego.

Il Coordinamento regionale Sicurezza FP CGIL

Piemonte a tutti i tavoli di confronto di secondo

livello ha evidenziato anche la problematica

dell’armonizzazione dei requisiti di accesso alla

pensione per il personale dei corpi di polizia e

dei vigili del fuoco, che non tiene

assolutamente in considerazione la specificità

e la peculiarità del lavoro svolto, con inevitabili

ricadute sulla qualità del servizi erogati qualora

si realizzasse la proposta.

Non ultima questione, di rilevante urgenza,

riguarda il blocco dei contratti economici fermi

per il comparto dal 2009 e con incerte

previsioni di sblocco a breve termine.

A fronte delle problematiche sopra esposte, il

Coordinamento Sicurezza FP CGIL Piemonte

auspica che i soggetti preposti si facciano

carico di soluzioni che diano risposte concrete

e quanto più possibile immediate a tutela del

personale operante e a garanzia degli

interventi diretti ad un tema così importante

qual è la Sicurezza.

MARA POLITI

Page 15: PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

15

Una politica di “genere”: Monica Cerutti Nata a Torino, 48 anni, mamma di una bimba di 12 anni, Monica Cerutti è capolista per SEL al Senato. L’abbiamo incontrata per conoscere i temi che porterà in Parlamento nel caso di una sua elezione. Monica tu sei stata – è la Cerutti che chiede subito di passare al “tu” – prima Consigliera di Circoscrizione a Torino, poi Consigliera in Comune e dal 2010 in Regione Piemonte. Quanto è importante per la carriera politica procedere per livelli?

Effettivamente il mio percorso è stato graduale,

a partire dai Comitati Prodi. Mi sono avvicinata

alla politica – come spesso accade – per

diffidenza nei partiti ma nella convinzione che i

meccanismi che non ci piacciono possono

essere cambiati soltanto “dall’interno” e non

rimanendone fuori.

Le competenze che si

acquisiscono nel fare

politica credo siano un

valore: ad esempio, è

importante conoscere

bene la macchina della Pubblica

Amministrazione per poterla amministrare e

cambiare, così come ritengo importante aprire

la politica alle persone della società civile che

si avvicinano attraverso i percorsi più disparati.

Nel mio caso, poi, c’è stato un fatto

contingente: nel 1994 nel mio quartiere,

Mirafiori, aveva vinto alle politiche Silvio

Berlusconi con Meluzzi contro Chiamparino.

Personalmente l’ho vissuto come uno smacco

per un quartiere così popolare e ho pensato

che ci fosse molto da lavorare e che la politica

potesse aver bisogno di me.

Tu sei molto attenta alle questioni di genere e alle politiche sociali. Perché li consideri così importanti?

Perché penso che le donne siano ancora

troppo poche in politica e che possano dare,

invece, un contributo “diverso”. Intendiamoci:

non dico che siano esseri “superiori” ma che

siano diverse dagli uomini, questo sì. Le donne

sono molto concrete e meno disposte a cedere

a certi “rituali” di partito. L’attenzione che

dedico al sociale nasce dal fatto che riguarda

la vita quotidiana: a tutti noi tocca affrontare –

prima o poi – questioni legate all’assistenza

agli anziani o a persone disabili. E per

affrontare situazioni familiari difficili occorre un

adeguato sostegno sociale.

Veniamo all’Ente Regione Piemonte. Ti sei schierata contro la privatizzazione dei beni regionali e l’istituzione del FIR (Fondo Immobiliare Regionale) e del FIS (Fondo Immobiliare Sanità). Perché? Non potrebbero essere una soluzione per coprire il buco della Sanità regionale?

Privatizzare beni pubblici è sempre una scelta

discutibile. Cosa si può risolvere, ad esempio,

privatizzando gli ospedali?

Non siamo – né io né il mio partito – contrari a

qualsiasi privatizzazione

per motivi ideologici ma

perché rappresenta una

politica di corto respiro.

Quando non ci sarà più

nulla da vendere, che si fa?

Una vera politica di risanamento passa

attraverso scelte che individuano priorità

chiare. E le priorità - per noi - sono la Sanità e il

Sociale. Ma non per tagliarli, come ha fatto

finora l’amministrazione Cota.

I tagli servono laddove ci sono sprechi. Ma

incidere sulla Sanità e sui Servizi sociali

significa creare disservizi e lavoratori

disoccupati.

Più disservizi come nel caso dell’ospedale Valdese di Torino?

Sull’ospedale Valdese vengono dichiarati 8 milioni

di euro di risparmio ma in realtà è stato affossato

un modello di cura che funzionava bene e che

era rivolto soprattutto alle donne. Tra l’altro, in

questo momento, l’unità sostitutiva del

Sant’Anna non è ancora attiva. Mi preoccupa che

in nome di presunti risparmi si dirottino persone

con problemi di salute sul privato “low cost”,

distruggendo quella che è la sanità pubblica.

Page 16: PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

16

È su temi come questi che è importante un

decisivo cambio di rotta a livello nazionale che

speriamo avvenga con le prossime elezioni.

Il sistema sanitario nazionale ha bisogno di

profonde revisioni ma non seguendo la logica

dei tagli che pesano sui cittadini e sul

personale che vi lavora. È riduttivo considerare

il nostro sistema sanitario “non economicamente

sostenibile”: affermazioni come questa non

danno lustro a personaggi come Monti. C’è stato un acceso dibattito in Consiglio regionale sul provvedimento della Spending review, soprattutto sul tema del personale dipendente che – almeno a quanto annunciato – potrebbe finire in esubero. C’è questo rischio? Prima di tagliare il personale, andrebbero

considerate altre questioni. Ad esempio, se n’è

parlato molto ma la Giunta Cota non ha fatto

granchè sulle consulenze.

Quante sono? Quanto costano?

E poi c’è da discutere sul

sistema regionale delle

partecipate, su Finpiemonte:

questo non per scatenare una

guerra tra lavoratori, ma per

ipotizzare una razionalizzazione.

E poi, quanti dipendenti regionali sono vicini

alla pensione? È un dato che meriterebbe un

ragionamento. Adottare, invece, un

atteggiamento terroristico minacciando liste di

proscrizione dei dipendenti – senza capire

peraltro chi ne sarebbe stato il compilatore – è

pericoloso a tal punto da generare scelte poco

oculate, come è successo al CSI dove le

persone messe in cassa integrazione non

conoscono i criteri per cui vi sono finite. Grazie

all’ostruzionismo delle forze di opposizione e

alla mobilitazione dei dipendenti, oggi la

Spending review regionale ha subito una

battuta d’arresto che può essere considerata

una vittoria.

Tu sostieni che le donne possano portare in politica più attenzione agli aspetti della vita quotidiana. Quali aspetti terrà più in considerazione Monica Cerutti se verrà eletta al Senato? Quelli di cui abbiamo parlato finora: i diritti

sociali, e quindi livelli essenziali di assistenza e

attenzione sull’efficienza e la qualità del

servizio sanitario. Ma anche il riconoscimento

dei diritti civili: dal matrimonio omossessuale a

tutti gli aspetti legati alla politica di genere e

alla laicità, come il diritto al testamento

biologico. A riguardo, basta pensare che oggi

una piccola percentuale dei medici si dichiara

non obiettore e su loro si concentrano tutte le

richieste di interruzione di gravidanza.

Con questi numeri è impossibile dare piena

applicazione alle Legge 194 che, invece,

riconosce l’autodeterminazione femminile in

caso di gravidanza.

Per fortuna il tema è tornato a essere

dibattutto grazie a un ricorso presentato dalla

CGIL alla Corte europea.

E poi, vorrei occuparmi dei diritti degli animali:

mi piacerebbe combattere la vivisezione, il

commercio illegale dei cuccioli… E mi

piacerebbe riuscire a legiferare sul circo. Non

potremmo avere circhi senza animali?

EMANUELA CELONA

È importante un decisivo cambio di rotta, a livello nazionale, che speriamo avvenga con le prossime elezioni

Page 17: PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

17

Spes ultima dea

“E che cos'era se non il caso ad aver fatto di lui Amerigo Ormea un cittadino responsabile, un elettore cosciente, partecipe del potere democratico, di qua del tavolo del seggio, e non - di là del tavolo -, per esempio, quell'idiota che veniva avanti ridendo come se giocasse?”

(I. Calvino, La giornata di uno scrutatore)

1987, novembre, me lo ricordo ancora.

La prima cabina elettorale della mia vita per

me fu quella dei referendum sulla giustizia e

sul nucleare di ventisei anni fa. Vestita di tutto

punto, emozionatissima, sentivo l’importanza e

la gravità di quel mio primo gesto da cittadina

adulta e, mostrando i miei documenti al seggio,

percepivo la solennità di quello scambio tra me

e lo Stato: mi si chiedeva di partecipare, di

scegliere, forse financo di decidere.

Non era strano essersi vestiti a festa, non era

strano metter su quell’aria un po’ impostata e

comportarsi con un certo distacco e molta

educazione. Per la prima volta il mio Paese

voleva sapere quale fosse la MIA opinione, mi

proclamava titolare di un oneroso dovere e di

un sacro diritto.

Se è vero che odio gli indifferenti, è anche vero

che mal sopporto chi, non partecipando, si

lamenta delle regole del gioco. Chi, non

impegnandosi, rimpiange la sconfitta. Chi, non

rischiando, accusa altri della propria impotenza

e malasorte. Perché della sensazione che vissi

da diciannovenne, che quel gesto che stavo

per compiere avesse un enorme valore, non

solo per me stessa ma fosse gravato della

responsabilità di partecipare alle scelte di tutti,

non mi sono mai disfatta.

Ma non posso, ora che di anni ne ho più di

quaranta, domandarmi se non fosse più

semplice. Forse perché gli anni e l’esperienza

eran davvero pochi, ma forse anche perché la

mia generazione era figlia di quella nata

durante la guerra, e cresceva mentre nel

mondo si acclamavano la pace, si reclamavano

l’uguaglianza delle razze e i diritti delle donne,

esisteva la classe operaia e si parlava di

carceri, manicomi, casa e lavoro. Difficile adesso, dopo trent’anni, pensare che

quel fermento debba risorgere dalle proprie

ceneri, accettare che tanto impegno appaia

cancellato da oltre due decenni di politica di

malaffare.

Arduo immaginare che i ragazzi che oggi hanno

la mia età di allora, possano avvicinarsi alle

urne fieri della Costituzione che glielo

consente, impazienti di partecipare a un

appello che li inscrive nelle ultime righe

dell’elenco della società, privi di una scuola

adeguata, di un lavoro formativo, della

possibilità anche solo di immaginare

l’autonomia del futuro che i nostri genitori,

invece, ci consegnavano come certo, solido,

vicino.

La proposta politica attuale difficilmente può

apparir loro come un mezzo di partecipazione

fattiva nelle scelte del Paese. Non è difficile

immaginare che, nel bailamme di programmi

indefiniti, di promesse facili e mancate, di

casacche scambiate e rinnegate, di assenza

totale di riferimenti e progetti per quello che è il

loro mondo, dall’istruzione all’occupazione,

possano diventare indifferenti loro malgrado e

disimpegnati per desolazione.

Page 18: PubblicoEFuturo - Num. 0 - 20 febbraio 2013

18

Anche a me, dopo l’87, toccarono i voti utili, e

poi quelli di “cuore”, e poi quelli di “testa”.

Anche io feci scelte che ebbero risultati non felici,

nel bene e nel male. Ma ancora mi capitò di

emozionarmi, ancora ebbi la fortuna di aspirare e

credere in qualcosa che ora, mentre affronto

insieme a loro l’ennesima scelta, affonda

fortemente le radici dei miei sogni e dei miei

principi nell’idea di una politica che a scuola mi

insegnarono essere “l’amministrazione della polis”,

la partecipazione di ognuno nello spazio di tutti.

Non è così che la vede quella decina di giovani

a cui ho chiesto un’opinione. Certo, campione

limitato e poco rappresentativo, ma forse poi

non molto se si considera che coloro i quali

hanno deciso di rispondermi appartengono a

una fascia di età che va dai 20 ai 35 anni, con

status lavorativi differenti per ognuno degli

intervistati: tra di loro vi è una giovane

imprenditrice, un ragazzo con un tempo

indeterminato fresco fresco dopo anni di rinnovi,

una collaboratrice a progetto, una disoccupata “a

singhiozzo” con contratti che più che atipici

chiamerei atroci, un giovane manager, una libera

professionista, addirittura un diciassettenne che

ci teneva proprio tanto a dire la sua.

Le condizioni economiche e il livello di

istruzione coprono tutte le fasce: stipendio

medio di 1200 euro, welfare familiare,

integrazioni a “spizzichi e mozzichi” e CUD da

40.000 euro. Lauree, di primo e secondo

grado, diploma superiore e, nel caso del

giovanotto, la tanto raccomandata ragioneria

ancora in corso.

Ho chiesto loro di non preoccuparsi di fornirmi

una tesi circostanziata sulla propria opinione

politica, ma ho presentato una serie di domande

brevi e chiare, tentando di fare il punto sulla

situazione delle ultime settimane di campagna

elettorale da girone dantesco.

Le risposte quindi hanno riguardato l’opinione

sulla Destra e sulla Sinistra, la prospettiva nel

caso di un’ascesa del centro-sinistra o

nell’eventuale ritorno di Berlusconi, che cosa li

abbia delusi della politica e cosa ancora si

aspettino da essa. Quale sia la loro

considerazione di Grillo, di Ingroia, e cosa

ritengano essere in generale la politica.

Purtroppo il quadro non è edificante.

Nella politica ritengono non avere un punto di

riferimento, né materiale, né concettuale, sia

nei principi guida, sia dai leader di partito o di

coalizione. Addirittura essa diventa, agli occhi

di alcuni, un’espressione di incostituzionalità,

perlomeno negli ultimi due decenni.

Interessante notare come il più giovane, il

ragazzo di 17 anni, tenga a sottolineare

l’inutilità, a suo parere, di un’innumerevole

quantità di liste, a fronte di un più utile e logico

bipartitismo.

Generalizzando, sono delusi dalla politica,

considerandola ormai priva di genuinità e di

umiltà e, soprattutto, poco “popolare”,

nell’accezione più nobile del termine: distante

dalle necessità e dalle istanze della gente.

Da essa alcuni di loro ammettono di non

aspettarsi più nulla, sebbene

in qualcuno rimanga la

speranza di poter ancora

esser stupito da un afflato di

vera passione e reale impegno.

Tutt i si augurano decisive

prese di posizione sulle tematiche cogenti e

auspicano decisi cambiamenti economici e

sociali che influiscano sulla vita reale della

cittadinanza.

Proprio per questo, buona parte ritiene più utile

un’alleanza, qualunque essa sia, purché

rappresentazione di una visione coesa che

conglobi le migliori proposte e le idee più

condivisibili di tutti i leader, da Bersani a Monti,

da Grillo a Casini.

Per tutti il reale rinnovamento dovrebbe fondarsi imprescindibilmente sulla volontà di rimettere lo Stato al servizio del cittadino

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19

Berlusconi non viene escluso da questo

immaginifico “gruppo”. Anche a lui alcuni

riconoscono un impegno che probabilmente

non ha ottenuto risultati utili solo a causa di

sbagli grossolani che avrebbe dovuto evitare.

Ma la propensione maggiore è a considerarlo

un “politico per necessità”, che ha messo lo

Stato al proprio servizio, e non viceversa e ha

attirato a sé le preferenze degli elettori che ne

condividevano le esigenze di tornaconto e

vantaggio personale.

Per contro, non ho trovato fortunatamente una

particolare avversione a un eventuale avvento

del centro-sinistra. Si ritiene, come detto, che

la vera rivoluzione non stia nella lista di Ingroia,

né in quella di Grillo, o in una Sinistra Ecologia

Libertà (che appare molto più limpida e

“fresca” ma totalmente ininfluente) ma

nell’unione che fa la forza.

Sebbene non sia quella di marxiana memoria,

è certamente una posizione interessante:

laddove la lista Ingroia viene recepita come

occasione di recupero di trasparenza e onestà,

il leader del Movimento 5 Stelle ritenuto

portatore di ideologie condivisibili ma espresse

con ambiguità e con la faciloneria

dell’aggregazione degli scontenti chiunque essi

siano e Mario Monti la fenice della Democrazia

Cristiana, a tutti loro e agli altri contendenti

verrebbe dato il beneficio d’inventario di una

coalizione allargata, priva di ottusità e

preconcetti.

Sostanzialmente per tutti il reale rinnovamento

degno della loro attenzione e partecipazione

dovrebbe fondarsi principalmente e

imprescindibilmente sulla volontà di rimettere

lo Stato al servizio del cittadino, e non

viceversa, con una ritrovata onestà e una

vicinanza oggettiva alle reali condizioni di vita

degli italiani. Benché non emergano preferenze

nette, la Sinistra e la Destra sembrino concetti

obsoleti e abusati, e vi sia una lieve indolenza

nel giustificare o ammettere mescolanze poco

omogenee, è senz’altro evidente il desiderio di

sentirsi Stato.

Chiunque debba sedere a Palazzo Chigi o a

Montecitorio, se non proprio di sogni si possa

parlare, sembra resistere la speranza di un

Governo trasparente, pulito, vicino.

La possibilità di ricominciare a sentirsi parte di

uno Stato rappresentante reale delle urgenze

dei cittadini e rispettoso del nobile incarico

affidatogli.

Uno Stato che non rinneghi le fondamenta di

democrazia, e le rafforzi con il lavoro.

Che riconosca il popolo sovrano, che rimuova

gli ostacoli che ne limitano la libertà e

l’uguaglianza e permetta di concorrere al

progresso materiale e spirituale della società

Uno Stato che, in questo inverno del 2013, sia

onorato di accogliere tra le sue braccia

democratiche milioni di cittadini che domenica

prossima, nonostante tutto, sentiranno ancora

un po’ di batticuore quando, varcando la soglia

del seggio vestiti di tutto punto, sentiranno che

anche stavolta, ancora una volta, “libertà è

partecipazione”.

DEBORAH LUGLI

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20

Taccuino

8 MARZO 2013

In modo inconsueto, tutte le donne del mondo,

hanno scelto il giorno di San Valentino per

danzare e “sollevarsi” cercando di cambiare il

proprio destino, contro la violenza, per

combattere i maltrattamenti fisici e psicologici,

le mutilazioni genitali, gli incesti e le schiavitù

sessuali. Il 14 febbraio ha voluto rappresentare

il riscatto universale contro il non rispetto,

contro le continue ingiustizie che donne e

bambine subiscono (e purtroppo subiranno

ancora) in tutto il pianeta.

Non solo in Italia, ma anche nel resto d’Europa,

in India, Afghanistan, Angola e negli Stati Uniti,

a passo di danza, un miliardo di donne di ogni

età ed estrazione sociale ha ballato nelle

strade contro questa VERGOGNA. Non a caso è

stato scelto il giorno “dell’amore”, macchiato

dall’ennesima storia di inaudita violenza

dell’atleta Pistorius contro la “sua amata”

compagna. Anche in Piemonte sono state

moltissime le donne che ballando si sono

strette tra loro. Il flash mob mondiale, per noi

promosso da “Se Non Ora Quando”, si è svolto

in contemporanea in altre 50 piazze d’Italia.

Ogni due, tre giorni, un uomo uccide una donna,

la uccide perché la considera una sua proprietà.

“...le donne vogliono rispetto,

l’amore con la violenza e le botte

non c’entra niente. Un uomo che ci

oltraggia e ci picchia non ci ama” ...e

noi, con tutta la nostra forza,

dobbiamo dire BASTA per tutte le

generazioni future.

Mara Politi

ROMA - 23 MARZO 2013

MANIFESTAZIONE NAZIONALE SANITÀ PUBBLICA E PRIVATA

TORINO - 26 MARZO 2013

ATTIVO DELEGATI FP PIEMONTE Partecipa ai lavori Rossana Dettori

TORINO - 28 MARZO 2013

CONVEGNO “SAVE THE DATE” PARCHI BELLA IMPRESA

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Il blog di Rossana Dettori http://senza-pubblico-sei-solo.com.unita.it/

Il sito web della Funzione Pubblica Piemonte http://www.piemonte.fp.cgil.it/index.asp

Il Sito della CGIL nazionale.... http://www.cgil.it/

...e quello della Funzione Pubblica nazionale http://www.fpcgil.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1

Polizze Responsabilità civile per colpa grave http://www.fpcgil.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/22439

Corsi formazione ECM FAD http://www.fpcgil.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/24531

Ai seguenti link è possibile scaricare slides informative sui fondi previdenziali Perseo e Sirio http://www.piemonte.fp.cgil.it/upload/piemonte/SIRIO-pensioni-Completo%20new.pdf http://www.piemonte.fp.cgil.it/upload/piemonte/PERSEO-pensioni%20-CompletoNew.pdf

Dichiarazione di sostegno alla proposta d'iniziativa dei cittadini europei. http://www.fpcgil.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/22740

Pubblico in Rete