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PSICOLOGIA DEL CICLO DI VITA Cap 1 – La psicologia del ciclo di vita La psicologia del ciclo di vita si è sviluppata nel corso degli ultimi due decenni essa è una disciplina che si occupa della descrizione, spiegazione e modificaizone sia del cambiamento intra-personale, sia della stabilità, a partire dalla nascita fino alla morte, oltre che delle differenze delle analogie mostrate dagli individui nel cambiamento intra-personale. 1 IL CAMBIAMENTO E LA CONTINUITÀ Sono 2 elementi contemporaneamente presenti nel ciclo di vita. 2 LO SVILUPPO Lo sviluppo è da considerarsi un processo e non uno stato. THOMAS: individua alcune condizioni quali: quando si ha la sensazione di soddisfare i propri bisogni, quando il comportamento non lede i diritti altrui etc. CHAPLIN @: vede lo sviluppo come una spirare e non come una linea retta. ROGERS: lo interpreta come un’espansione personale che proviene dall’apprendimento e come il risultato dei rischi che si affrontano FORD E LERNER: vedono lo sviluppo come un viaggio. ROGERS: la persona pienamente funzionante ha: - Una crescente apertura alle esperienze - Una crescente consapevolezza del presente - Una crescente fiducia nel proprio organismo 3 LETÀ Occorre considerare anche l’età psicologica, sociale, funzionale e biologica. 4 AGEISM: I PREGIUDIZI SULLETÀ Ageism: è un termine che indica i pregiudizi sugli anziani. 5 LE DIVERSE IMMMAGINI DEL CORSO DELLA VITA Un intreccio di esperienze 6 I PRINCIPI FONDAMENTALI DEL CICLO DI VITA Baltes Inizialmente 4 punti poi divenuti 7 assunti 1. LO SVILUPPO È UN PROCESSO CHE CONTINTUA PER TUTTA LA VITA: 2. UN PROCESSO MULTIDIMENSIONALE E MULTIDIREZIONALE: Lo sviluppo non procede necessariamente in maniera simultanea o equivalente su tutti i fronti. Arcobaleno della vita di Super. 9 ruoli all’inizio è solo 1, quello di bambino, man mano, poi, aumentano. 3. UN PROCESSO CARATTERIZZATO DALLA PLASTICITÀ: la plasticità si riferisce alla possibilità di modificare le traiettorie dello sviluppo individuale. 4. UN PROCESSO CHE COMPRENDE GUADAGNI E PERDITE: 5. UN PROCESSO INTERATTIVO: Lo sviluppo è il risultato 1

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PSICOLOGIA DEL CICLO DI VITACap 1 – La psicologia del ciclo di vita La psicologia del ciclo di vita si è sviluppata nel corso degli ultimi due decenni essa è una disciplina che si occupa della descrizione, spiegazione e modificaizone sia del cambiamento intra-personale, sia della stabilità, a partire dalla nascita fino alla morte, oltre che delle differenze delle analogie mostrate dagli individui nel cambiamento intra-personale.

1 IL CAMBIAMENTO E LA CONTINUITÀ

Sono 2 elementi contemporaneamente presenti nel ciclo di vita.

2 LO SVILUPPO

Lo sviluppo è da considerarsi un processo e non uno stato. THOMAS: individua alcune condizioni quali: quando si ha la sensazione

di soddisfare i propri bisogni, quando il comportamento non lede i diritti altrui etc.

CHAPLIN @: vede lo sviluppo come una spirare e non come una linea retta.

ROGERS: lo interpreta come un’espansione personale che proviene dall’apprendimento e come il risultato dei rischi che si affrontano

FORD E LERNER: vedono lo sviluppo come un viaggio.ROGERS: la persona pienamente funzionante ha:

- Una crescente apertura alle esperienze- Una crescente consapevolezza del presente- Una crescente fiducia nel proprio organismo

3 L’ETÀ Occorre considerare anche l’età psicologica, sociale, funzionale e biologica.

4 AGEISM: I PREGIUDIZI SULL’ETÀ

Ageism: è un termine che indica i pregiudizi sugli anziani.

5LE DIVERSE

IMMMAGINI DEL CORSO DELLA VITA

Un intreccio di esperienze

6 I PRINCIPI FONDAMENTALI DEL

CICLO DI VITABaltes

Inizialmente 4 punti poi divenuti 7 assunti

1. LO SVILUPPO È UN PROCESSO CHE CONTINTUA PER TUTTA LA VITA:2. UN PROCESSO MULTIDIMENSIONALE E MULTIDIREZIONALE: Lo sviluppo

non procede necessariamente in maniera simultanea o equivalente su tutti i fronti. Arcobaleno della vita di Super. 9 ruoli all’inizio è solo 1, quello di bambino, man mano, poi, aumentano.

3. UN PROCESSO CARATTERIZZATO DALLA PLASTICITÀ: la plasticità si riferisce alla possibilità di modificare le traiettorie dello sviluppo individuale.

4. UN PROCESSO CHE COMPRENDE GUADAGNI E PERDITE: 5. UN PROCESSO INTERATTIVO: Lo sviluppo è il risultato dell’interazione

tra individuo e ambiente. BRONFENBRENNER facendo riferimento alle teorie di K. Lewin, propone una visione ecologica più ampia dell’ambiente. Egli definisce l’ambiente come “qualsiasi evento o condizione esterna all’organismo che influenzi o sia influenzato dallo sviluppo della persona”. Egli dipinge l’ambiente alla luce di un ordine gerarchico, che prevede un’organizzazione basata su strutture concentriche ognuna contenuta in quella successiva:

MACROSISTEMA: livello di influenza più vasto che comprende le tradizioni popolari, la lingua e le regole, ossia gli elementi culturali che veicolano i valori e le priorità della società.

ESOSISTEMA: raccoglie i microsistemi e i mesostimeni comprende le maggiori istituzioni di una società: Istruzione, Governo, economia, mass media, religioni

MESOSISTEMA: rete di sistemi personali interattivi di cui gli individui fanno parte: interazioni dei contesti personali (es. quando l’educazione di un figlio influenza o meno la scelta di accettare o rifiutare un lavoro).

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MICROSISTEMA: interazioni tra singoli e il loro ambiente sociale e fisico più immediato: casa, la scuola, lavoro.

6. UN PROCESSO CALATO NELLA REALTÀ STORICA E CULTURALE: 7. UN CAMPO DI STUDI MULTIDISCIPLINARE: antropologia, storia,

sociologia, psico sociale, psicologia, biologia.

14LE PROSPETTIVE

RELATIVE ALLA MEZZA ETA’

C’è la fase del nido vuoto. Può essere immaginata come quel braccio di altalena su cui siedono 2 bambini: la persona oscilla tra l’una e l’altra direzione o mantiene il suo precario equilibrio.

15LE PROSPETTIVE

RELATIVE ALL’ETÀ ANZIANA

TEORIA DEL DISIMPEGNO: CUMMING E HENRY 1961. la teoria ha come fondamento due serie di dati: una relativa ai cambiamenti nella personalità durante l’invecchiamento e l’altra relativa all’interazione dei singoli con l’ambiente. La prima questione emersa è quella relativa al crescere dell’attenzione verso se stessi piuttosto che verso l’esterno; inoltre il numero dei ruoli nei quali l’individuo era impegnato da giovane, diminuiscono. Gli autori sono giunti alla conclusione che nell’età anziana si verifica un processo di disimpegno, e che questo è universale, normale e naturale, ossia la giusta via dell’invecchiamentoTEORIA DELL’ATTIVITÀ: R. HAVINGHURST: questa teoria suggerisce che nell’età anziana le persone raggiungono la massima soddisfazione quando riescono a mantenere i pattern di attività e i valori che avevano caratterizzato la loro vita adulta. MODELLO SVILUPPATO DA BALTES: prevede un generale processo di adattamento che persiste durante tutta la vita, ma che assume un particolare significato nell’età anziana:

1. LA SELEZIONE: concentrare le proprie energie sugli ambiti della vita ritenuti più rilevanti.

2. L’OTTIMIZZAZIONE: strategie che le persone utilizzano per migliorare il loro potenziale.

3. LA COMPENSAZIONE: es. il pianista anziano intervistato da Baltes, che invece di eseguire tutto il repertorio si concentra nell’esecuzione di pochi brani al meglio.

Cap 2 – La raccolta dei dati sulla vita delle persone

1 I METODI* Osservazione: sia naturalistica che controllata* Testimonianze dirette dei partecipanti: interviste, questionari e test.* Autobiografia, racconto, diari, narrazione.

2 I METODI OSSERVAZIONALII

L’oservazione naturalistica può avvenire: DESCRIZIONI DIARISTICHE DESCRIZIONI DI SPECIMEN: sequenze di comportamento. CAMPIONATURA TEMPORALE: es. osservare comportamenti dei bambini

per 30 secondi ogni mezzora. STRATEGIA DI RILEVAZIONE PER EVENTI: es. osservare solo quando il

bambino è aggressivo.

3 METODI BASATI SUL SELF REPORT

I principali metodi di self reporto sono:* Interviste* Questionari* Test standardizzati: Sono questionari concepiti per misurare una serie di

costrutti psicologici come l’intelligenza e la personalità che vengono usati per scopi diagnostici e di ricerca.

4 LA TRIANGOLAZIONE Denzin ha individuato 4 tipi di triangolazione, ai quali Janesick ne ha aggiunto un quinto:

1. Triangolazione delle fonti: impiego di varie fonti di dati. Es. intervista anche ai membri della famiglia.

2. Triangolazione del ricercatore: impiego di varie fonti vari ricercatori.3. Triangolazione metodologica: impiego di vari metodi di ricerca.

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4. Triangolazione teorica: impiego di prospettive multiple per interpretare una sola serie di dati.

5. Triangolazione interdisciplinare: impiego del contributo di fonti, dati e teorie di altre discipline .

5 IL DISEGNO DI RICERCA Riguarda il momento in cui raccogliere i dati.

6 LA RICERCA LONGITUDINALE

Questo studio prevede una ricerca su un gruppo di soggetti che viene seguito nel tempo, ponendo particolare enfasi sui cambiamenti delle caratteristiche che vengono prese in esame.

7 LA RICERCA TRASVERSALE

Nello stesso momento vengono esaminate persone di diverse età. Nel 2000 si esaminano 20enni, 30enni, 40enni.

8LA RICERCA TIME-LAG

(INTERVALLO TEMPORALE)

Prende in esame gruppi di persone della stessa età provenienti da coorti diverse: es. trentenni del ’50, ’60, 70. Viene utilizzato per indagare le differenze di coorte: es. bambini di oggi più obesi.

9 LA RICERCA SEQUENZIALE

Schaie: MODELLO EVOLUTIVO GENERALE: DISEGNO SEQUENZIALE DI COORTE: esamina le sequenze longitudinali in

due o più coorti. Combina le caratteristiche dello studio longitudinale e dello studio basato sul time lag..

SEQUENZA TEMPORALE SEQUENZIALE: esamina i campioni trasversali in 2 o più occasioni. Combina le caratteristiche dei progetti trasversali e dei progetti basati sul time-lag. Es. studio che analizza un campione di trentenni, quarantenni e cinquantenni nel 1990 e un diverso campione di trentenni, quarantenni e cinquantenni nel 2000.

DISEGNO SEQUENZIALE TRASVERSALE:combina le caratteristiche degli studi longitudinali, trasversali e del time-lag. Es. esaminando un campione di trentenni, quarantenni nel ’80, 90 e 2000.

10 IL CAMPIONAMENTOCampione casuale:Campionamento mirato:

11 LA VALUTAZIONE I dati raccolti devono essere il più possibile attendibili.

12 LA VALIDITÀ

4 criteri:1. VALIDITÀ INTERNA: la misura in cui le variazioni di una variabile

dipendente possono essere attribuite alla variazione controllata di una variabile indipendente.

2. VALIDITÀ ESTERNA: si riferisce alla generalizzabilità, vale a dire alla possibilità di estendere i risultati della ricerca anche per altri gruppi e contesti.

3. AFFIDABILITÀ: riguarda la stabilità e la replicabilità dei risultati della ricerca. L’affidabilità è una precondizione della validità.

4. OBIETTIVITÀ: si riferisce alla neutralità della ricerca: il distacco del ricer catore dai dati e l’assenza di preconcetti.

13 L’ATTENDIBILITÀ

GUBA sostituisce i precedenti criteri con: 1. CREDIBILITÀ: impegno prolungato, osservazione continuativa,

discussione di sintesi tra pari, analisi dei casi negativi, soggettività progressiva controllo da parte dei partecipanti, triangolazione e cristallizzazione.

2. TRASFERIBILITÀ3. ADERENZA4. CONFERMABILITÀ:

14 L’AUTENTICITÀ

Lincoln e Guba: per loro, la ricerca è un processo di apprendimento. Per valutare la misura dell’apprendimento occorre considerare 4 aspetti:

Autenticità ontologica: Autenticità educativaAutenticità cataliticaAutenticità tattica:

15 GLI ASPETTI ETICI Il consenso

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DELLA RICERCA

L’inganno La discussione di sintesi Il ritiro della ricerca: i ricercatori devono chiarire ai partecipanti che

possono ritirarsi quando vogliono dalla ricerca. La riservatezza La protezione dei partecipanti La ricerca osservazionale: i partecipanti devono esserne informati. I consigli I colleghi: i ricercatori hanno l’obbligo di controllare anche il lavoro dei

colleghi.Cap 3 – Gli stadi età e le linee della vitaL’approccio basato sugli stadi di età utilizzato per esaminare il percorso della vita rappresenta la posizione trasversale (quasi un’istantanea di un determinato momento), quello tematico la posizione longitudinale (es. come lo sviluppo cognitivo progredisce nel tempo).

1GLI STADI DELL’ETÀ LA

TRAMA DELLO SVILUPPO

1. PRIMA INFANZIA 0-2 anni: già prima della nascita ha inizio l’interazione tra bambino e ambiente. La prima infanzia è caratterizzata da uno sviluppo di rapidità ed estensione veramente sorprendente. Sviluppano abilità motorie, sociali e personali.

2. PERIODO PRESCOLASTICO 2-6 anni: anche questo periodo è caratterizzato da grandi cambiamenti a livello fisico, cognitivo,personale e sociale.

3. INFANZIA: 6-12 anni: questo periodo è caratterizzato da un grande sviluppo cognitivo. La famiglia rimane un contesto importante, ma aumenta il tempo trascorso con i pari.

4. ADOLESCENZA: 12-18 anni: L’adolescenza rappresenta un ponte tra l’infanzia e l’età adulta. Pubertà e spesso conflitti in famiglia.

5. PRIMA ETÀ ADULTA: 18-40 anni: raggiungere l’intimità, operare scelte professionali conseguire successi sul lavoro sono le sfide fondamentali dell’età adulta. Gestire le sfide di questo periodo in maniera positiva può incrementare la fiducia in se stessi e l’indipendenza.

6. ETÀ ADULTA MEDIA: 40-60 anni: in questa fase la memoria può iniziare a diminuire. Rughe, minore prestazioni fisiche, ma spesso è il significato che la società associano a questi cambiamenti che accresce la loro importanza. L’attenzione si rivolge maggiormente verso il mondo interiore.

7. ETÀ ADULTA AVANZATA: 60-75 anni: diminuisce il numero di ruoli sociali e anche in questa fase dovranno essere rinegoziate le relazioni con il partner. Fondamentale è l’accettazione della propria vita per ciò che è e ciò che non sarà più.

8. TARDA ETÀ ADULTA: oltre i 75 anni. Neugarten ha distinto gli anziani giovani dagli anziani anziani.

2 UNA PANORAMICA DEGLI STADI DELL’ETÀ

L’età cronologica fornisce una struttura di base utile per dipingere una panoramica dell’intero corso della vita.

3LE LINEE DELLA VITA:

L’ORDITO DELLO SVILUPPO

CAMBIAMENTO CONTINUITÀ CAOS

4 IL CAMBIAMENTO E IL CORSO DELLA VITA

E’ visto da gran parte della psicologia evolutiva, come una serie di stadi

GLI STADI - LA CONCEZIONE STRUTTURALE DI STADIO : struttura gerarchica. I diversi stadi rappresentano unità complesse e strutturate, cioè unificano ed equilibrano le abilità, le idee e i comportamenti interrelati. Il concetto strutturale di stadio è applicato quasi esclusivamente allos viluppo infandite e adolescenziale, nell’età adulta predomina la concezione maturazionale.

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- LA CONCEZIONE MATURAZIONALE DI STADIO : in questo caso il concetto di stadio si riferisce allo sviluppo maturazionale del potenziale innato negli individui in base a un piano universale caratterizzato da scadenze uniformate.

- LA CONCEZIONE SOCIOCULTURALE DI STADIO : tale concezione riconosce che una cultura delinea una sequenza grezzadi ruoli o di compiti dalla nascita fino alla morte e prevede che l’adattamento a tale sequenza determini i cambiamenti di personalità associati alle età. Kohlberg distingue 2 tipi di stadi socioculturali:

o IL CONCETTO DI RUOLO SOCIALE LEGATO ALL’ETÀ: tale concezione è basata sui ruoli in parte biologici, in parte sociali che l’individuo è chiamato a svolgere in diversi momenti del corso della sua vita.

o IL CONCETTO DI COMPITO DI SVILUPPO: comprende i desideri e gli obiettivi personali e riconosce che questi sono influenzati, ma non totalmente determinati da norme e aspettative sociali.

LE EREE SOVRASTANTIIl corso della vita è

visto come una successione di ere

invece che come una serie di stadi.

1. CRESCITA - MANTENIMENTO E DECLINO : -Super arcobaleno del percorso professionale. Anche la teoria del disimpegno è un modello che identifica un periodo di declino negli ultimi anni della vita.

2. ACQUISIZIONE, SPECIALIZZAZIONE E INTEGRAZIONE : Kolb divide il processo evolutivo in 3 grandi ere:

o ACQUISIZIONE: dalla nascita all’adolescenzao SPECIALIZZAZIONE: comprende l’istruzione formale,

l’addestramento professionale e le prime esperienze di vita adulta in campo personale e lavorativo.

o INTEGRAZIONE: spesso nel passaggio dall’era della specializzazione a quella dell’integrazione si genera un conflitto causato dalle esigenze della società e i bisogni e le aspirazioni personali. Il sé viene sempre più percepito come processo invece che come contenuto. Questa fase non può essere paragonata al declino, perché implica la possibilità di crescita ulteriore.

LA PROGRESSIONE NON NORMATIVA

Questa immagine è coerente con un modello di progressione del corso della vita che propone un percorso potenziale, senza presupporre che tutte le persone percorreranno su di esso il medesimo tratto.

5 LA COERENZA E IL CORSO DELLA VITA

Stabilità e immutabilità, invece del cambiamento. Questo approccio valuta gli elementi costanti. Costa e Mc Crae. Hanno dimostrato la presenza di una considerevole stabilità dopo i ’30 nei 5 tratti della personalità definiti big five:

1. stabilità emotiva2. energia3. apertura mentale4. amicalità5. coscienziosità

La coerenza, però, non implica una totale assenza di cambiamento, così si distingue in:

* COERENZA DI LIVELLO: è un concetto quantitativo che si riferisce alla persistenza della quantità o della forza di un fenomeno nel corso del tempo.

* COERENZA STRUTTURALE: è un concetto qualitativo che si riferisce alla continuità nel tempo della natura del fenomeno oggetto di studio.

* COERENZA PROCESSUALE: riguarda la regolarità della forma del cambiamento e si riferisce al limite entro il quale il corso dello sviluppo di un attributo è coerente tra vari individui.

* COERENZA IPSATIVA: è un concetto intraindividuale cheindica la

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stabilità nella forza relativa degli attributi di una persona, ossia la persistenza di una relazione gerarchica tra le attitudini complementari all’interno di un individuo.

* COERENZA NORMATIVA: si riferisce alla costanza della posizione relativa all’interno di un gruppo in relazione a un particolare attributo.

Il punto è che mentre molti aspetti sono soggetti a cambiamento, alcune cose rimangono più o meno invariate.

6 IL CAOS E IL CORSO DELLA VITA

Come affrontare il disordine. Questo terzo orientamento suppone che noi entriamo nel mondo con un sistema biologico che stabilisce i limiti delle nostre attività, ma non il carattere preciso delle attività stesse.

TRANSIZIONI PSICOSOCIALI: Questa prospettiva si concentra sugli eventi della vita che implicano il cambiamento. Levinson ingloba questo concetto di transizione in un modello dello sviluppo adulto. Per lui la vita è un percorso che si dipana attraverso l’alternarsi di periodi cambiamento e di consolidamento (di solito 5 anni).

NARRAZIONE PERSONALE COERENTE: Il concetto di sviluppo nel ciclo di vita come processo di costruzione della narrazione riconosce appieno l’individualità della persona.

Cap 4 – Le sequenze cumulative

1

GLI STADI DELLO SVILUPPO

PSICOSSESSUALE SECONDO FREUD

ES: parte inconsciaIO: parte consciaSUPER-IO: fulcro della coscienza e moralità

2GLI STADI DELLO

SVILUPPO COGNITIVO SECONDO PIAGET

Gli stadi dello sviluppo cognitivo secondo Piaget: SENSO MOTORIO – 0/2 anni si sotodivide in ulteriori 6 stadi PREOPERATORIO – 2-6/7 anni OPERATORIO CONCRETO – 6-7/12 anni OPERATORIO FORMALE – 12 +

3 IL PENSIERO POSTFORMALE

Piaget non ha ipotizzato un 5° stadio dellos viluppo cognitivo. Kramer: 3 caratteristiche del pensiero postformale:

1. consapevolezza della natura relativa della conoscenza2. Accettazione della contraddizione3. Integrazione delle contradizioni in un insieme dialettivo

Riegel: nell’età adulta, soluzione delle contraddizioni.Basseches: importanza del pensiero dialettico.

4 IL RAGIONAMENTO MORALE

Il ragionamento morale riguarda i tipi di pensiero impiegati dai bambini più grandi e dagli adulti quando si trovano di fronte a dilemmi morali ed etici.

5 LE FASI DELLOS VILUPPO MORALE DI

KOHLBERG

KOHLBERG ha esaminato il come invece che il che cosa pensano le persone. Si è concentrato sul tipo di giustificazioni che le persone addicevano per i loro giudizi morali. Ha identificato 3 diversi livelli di pensiero convenzionale:

PENSIERO PRECONVENZIONALE: se un comportamento debba essere o meno punito.

PENSIERO CONVENZIONALE: la pietra di paragone del pensiero morale del bambino a questo livello passa dalle conseguenze personali del comportamento alle definizioni di ciò che è giusto proposte dai gruppi di riferimento come la famiglia o il gruppo dei pari, nel 2° stadio, il paragone è con le istituzioni (Chiesa, scuola etc…). Tra il 2° stadio del pensiero convenzionale e il primo stadio del livello postconvenzionale possibile che l’individuo attraversi una fase intermedia dello sviluppo morale (messa in discussione delle definizioni di giusto e sbagliato che precedentemente erano state accettate senza riserva).

PENSIERO POSTCONVENZIONALE: in questa fase l’individuo sviluppa

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alcuni standard di comportamento che sono indipendenti dalle posizioni di altre persone e dall’autorita estena, e che possono essere o non essere conformi agli standard convenzionali.

6UNA VOCE DIVERSA: CAROL GILLIGAN

1982

Gilligan in seguito alla sua esperienza di ascolto dei racconti di vari dilemmi vissuti da donne ha elaborato la sua concezione affermando che la donna vive in termini di legami e l’uomo in termini di autonomia. Identifica 3 stadi diversi, ognuno separato da un periodo di transizione:

LA CURA DI SÉ PER LA PROPRIA SOPRAVVIVENZA LA CURA DEGLI ALTRI: cessa l’egoismo e diviene centrale il bene degli

altri. LA CURA DELL’INTEGRITÀ:

Secondo questa studiosa la moralità è imperniata sulle relazioni e non sui diritti.

7

ERIK ERIKSON: LA RISOLUZIONE

SEQUENZIALE DELEL CRISI PSICOSOCIALI

Autore centrale per lo studio del corso della

vita

Il modello di Erikson illustra un individuo in via di sviluppo inserito in una società che a sua svolta è in costante mutamento. Man mano che l’individuo si evolve, la società avanza nuove richieste nei suoi confronti, richieste alle quali l’Io deve cercare di adattarsi. Ogni nuova richiesta provoca una crisi emotiva e una soluzione positiva di tale crisi porta allo sviluppo di una nuova virtù o forza vitale. Tale sviluppo non avviene in odo casuale, ma in base ad un oridne definito. Erikson individua una serie di 8 compiti o crisi:

Età Stadio Crisi Nuova virtù potenziale

Manifestazioni sociali

0-1 Neonati FIDUCIA FONDAMENTALE VS SFIDUCIA

Speranza Religione e fede

1-6 Prima infanzia

AUTONOMIA VS VERGOGNA E DUBBIO

Volontà Legge e ordine

6-10 Età del gioco SPIRITO DI INIZIATIVA VS SENSO DI COLPA

Fermezza di propositi

Economia

10-14 Età scolare INDUSTRIOSITÀ VS SENSO DI INFERIORITÀ

Competenza Tecnologia

14-20 Adolescenza IDENTITÀ VS DISPERISIONE

Fedeltà Ideologia

20-35 Età adulta giovane

INTIMITÀ VS ISOLAMENTO

Amore Etica

30-39 consolidamento in campo professionale

35-65 Maturità GENERATIVITÀ VS STAGNAZIONE

Cura Istruzione, arte e scienza

50-59 mantenere il significato vs rigidità

65+ Età anziana INTEGRITÀ DELL’IO VS DISPERAZIONE

Saggezza Tuelle le istituzioni culturali fondamentali

8 GLI STADI DELLO SVILUPPO

PSICOSOCIALE DI ERIKSON

1. FIDUCIA FONDAMENTALE VS SFIDUCIA: bambino comincia a fidarsi o meno degli altri e di se stesso.

2. AUTONOMIA VS VERGOGNA E DUBBIO: maggiore autonomia perché si possono muovere da soli, ma se sbagliano sviluppano un senso di

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inadeguatezza che porta al dubbio.3. INIZIATIVA VS SENSO DI COLPA: i bambini in questa fase autonomi,

cominciano ad immaginarsi da grandi.Con l’evolversi della coscienza si sviluppa anche il potenziale senso di colpa del bambino che, non solo prova vergogna, ma ha anche paura di essere scoperto.

4. INDUSTRIOSITÀ VS SENSO DI INFERIORITÀ: io sono ciò che apprendo. In questa fase al bambino viene trasmessa idealmente l’industriosità, il rischio è che questa si sviluppi invece in senso di inadeguatezza ed inferiorità.

5. IDENTITÀ VS DISPERISIONE: durante l’adolescenza si cerca di individuare un nuovo senso di continuità e di identità. L pericolo in questa fase è la dispersione dell’identità o la confusione e l’incertezza su ciò che si è e che cosa dsi diventerà.

6. INTIMITÀ VS ISOLAMENTO: in questa fase si sviluppa l’intimità che implica la capacità di abbandonarsi. Il senso di identità faticosamente conquistato viene quindi messo in pericolo e il rischio per evitare tale conseguenza è l’isolamento.

7. GENERALITÀ VS STAGNAZIONE: il fallimento nel conseguire la generatività (es. genitorialità) porta alla stagnazione e all’impoverimento personale.

8. INTEGRITÀ DEL’IO VS DISPERAZIONE: Erikson descrive un Io integrato come il frutto maturo dei primi sette stadi. La mancanza o la perdita di una matura integrità dell’Io porta alla disperazione.

9DAN MCADAMS:

COSTRUIRE LA STORIA DI UNA VITA

Anche McAdams, si concentra sull’identità che per lui è la storia della vita di una persona.

10

LA TEORIA DI MCADAMS DELLO SVILUPPO DELLA

STORIA DELA VITA

MCADAMS costruisce una teoria sucome le nostre identità vengono costruite attraverso la narrazione.

1. IL TONO NARRATIVO: il tono narrativo di una persona viene formulato durante i primi anni di vita ed è influenzato dalla natura della relazione del bambino con il caregiver fondamentale. Un attaccamento sicuro rispecchia un racconto ottimistico.

2. L’IMMAGINARIO: i fermo immagine sono una sintesi di sentimenti conoscenze e sensazioni. Età prescolare.

3. LE LINEE TEMATICHE: il contenuto delle linee tematiche incentrato sul bisogno di potere e di amore che sono secondo questo autore le 2 motivazioni centrali della vita umana. Infanzia. Il conflitto è tra agentività e comunione.

4. LE IMPOSTAZIONI IDEOLOGICHE: nell’adolescenza viene definita l’impostazione ideologica, una serie di credenze che riguardano ciò che è bene e ciò che è male. Mc Adams suggerisce 2 percorsi per comprendere l’impostazione ideologica:

* IL CONTENUTO: agentività/comunione. * LA STRUTTURA: si riferisce alla complessità del sistema di credenza di un

individuo. 5. LE IMMAGINI: durante le prime fasi dell’età adulta 20-30 anni il

compito principale è quello di creare e perfezionare i personaggi o immagini principali. Le immagini sono complessi interiorizzati di persone reali o immaginarie. Alcune immagini sono orientate al potere agentività e altre all’amore comunione.

6. LA CONCLUSIONE GENERATIVA: per le nostre storie, cerchiamo finali che siano anche nuovi inizi, attraverso i quali il nostro sé possa continuare a vivere. Età adulta media.

7. LA VALUTAZIONE DELLA STORIA: in questa fase si passerà soprattutto alla valutazione della storia e ad accettare il sé che abbiamo creato nella storia della nostra vita.

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Cap 5– I compiti di sviluppo

1

ROBERT HAVINGHURST: I

COMPITI DI SVILUPPO CONCRETI

Un compito di sviluppo è definito un compito che emerge in un creto momento nella vita dell’individuo e il cui esito positivo porta al conseguimento della felicità e del successo nei compiti che seguiranno, mentre il fallimento porta all’infelicità, alla disapprovazione da parte della società e all’insorgere di difficoltà con i compiti successivi. Havinghurst considera i compiti di sviluppo come una via di mezzo tra un bisogno individuale e una richiesta della società. Distingue 3 fonti di compiti di sviluppo:

1. LA MATURAZIONE BIOLOGICA: 2. LA PRESSIONE CULTURALE (ASPETTATIVE DELLA SOCIETÀ):3. I DESIDERI, LE ASPIRAZIONI E I VALORI DELL’INDIVIDUO:

H. ritiene che la personalità o il sé, emerge inizialmente dall’integrazione tra forze organiche e ambientali. Evolvendosi, il sé diviene una forza autonoma, capace di orientare lo sviluppo successivo dell’individuo. H. identifica 3 procedure per scoprire e definire i compiti di sviluppo:

L’osservazione L’interrogazione L’introspezione.

H. ha utilizzato tutti questi metodi, per identificare da 6 a 9 compiti di sviluppo per ognuno dei sei periodi che vanno dai primi anni di vita e fino alla tarda maturità.Meno specifiche e meno legate al contesto culturale, sono altre liste di compiti di sviluppo destinate alle diverse fasi della vita proposte da NEWMAN E NEWMAN (42 compiti).GAIL SHEEHY ha constatato che nel breve volgere di una generazione, l’intera forma del ciclo di vita è stata alterata in modo sostanziale, oggi si conclude prima l’infanzia, ma si impiega più tempo a diventare adulti.

2DANIEL LEVINSON L’EVOLVERSI DELLA

STRUTTURA DELLA VITA

La ricerca di Levinson è basata su uno studio approfondito e multidisciplinare condotto su 40 soggetti maschi, reclutati in 4 diversi gruppi in base all’attività professionale. 1969. L’età dei soggetti: 35-45 anni. Dati raccolti con interviste. L’idea di L. del corso della vita è di una sequenza di fasi alternanti di cambiamento e consolidamento ognuna della durata di 7 anni.

3 I PERIODI EVOLUTIVI DELL’ETÀ ADULTAEat: early adult transitino (prima età adulta).Eaw: Entering the adult world (ingresso nel mondo adulto).Att: Age 30 transition (transizione dei 30 anni)Sd: selling down (fase di stabilizzazione.).Mlt: mid-life transitino (transizione della mezza età).Ema: entering middle adulthood (età adulta media).

- Levinson descrive la transizione della prima età adulta Eat come un ponte evolutivo tra l’infanzia e l’adolescenza da un lato e l’età adulta dall’altro. Separazione dalla famiglia di origine

- La fase successiva di ingresso nel mondo adulto Eaw è una fase di costruzione strutturale. Si basa su 2 compiti: 1) esplorare diverse possibilità e tenere aperte varie opzioni 2) desiderio di stabilità che consiste nella creazione di una struttura stabile della vita attraverso le scelte e gli impegni assunti per lo più con la scelta del lavoro e del partner, lo sviluppo di obiettivi di vita e la costruzione di una vita più strutturata.

- La transizione dei 30 anni Att fornisce l’opportunità di modificare la prima struttura della vita adulta. E’ annunciata dalla sensazione che la vita stia diventando più seria e si percepisce il passaggio del tempo.

- Sd fase di stabilizzazione. La struttura della vita viene consolidata ed edificata. L’obiettivo principale è la stabilizzazione. I 2 compiti principali sono: 1) consolidamento della propria nicchia nella società, 2) progresso all’interno dei quella struttura stabile che risulta dal lavoro svolto in occasione del primo compito.

- Transizione della mezza età L’inizio di un nuovo periodo avviene intorno ai 40 anni Mlt la caratteristica di questo periodo è la continuazione del processo di individuazione BOOM (becoming on’s own man).

- C’è bisogno di quasi tutto il periodo Ema: ingresso nell’età adulta media per fissare gli elementi su cui

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costruire la nuova struttura. Questa fase dura fino a quando il compito predominante dell’individuo rimane il tentativo di costruire una struttura soddisfacente della vita.

L. ha definito la fase successiva come transizione dei 50 anni, ma mancano i dati empirici .

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LE EREE DELLA PRIMA ETÀ ADULTA E

DELL’ETÀ ADULTA MEDIA

Sovrapposto al l’idea di fasi alternanti di cambiamento e costruzione è il concetto di ere:

1. L’era preadulta: dal concepimento fino ai 22 anni2. L’era della prima età adulta: dai 17 ai 453. L’era dell’età adulta media: dai 45 ai 604. L’era della tarda età adulta: inizia a 60’5. L’era adulta finale: gli ultimi anni della vita

Il lavoro di LEVINSON si concentra sulla PRIMA ETÀ ADULTA e sull’ETÀ ADULTA MEDIA.

I COMPITI DELL’ERA DELLA PRIMA ETÀ

ADULTA

LEVINSON e collaboratori hanno individuato 4 compiti principali di questa era:1. COSTRUIRE UN SOGNO: individuare il sogno e cercare di realizzarlo.2. CREARE RELAZIONI CON FIGURE DI MENTORI: la funzione più importante

del mentore è sostenere e facilitare il sogno del suo protetto. 3. INTRAPRENDERE UN’ATTIVITÀ LAVORATIVA:4. INSTAURARE RELAZIONI INTIME FINO AL MATRIMONIO E ALLA

FORMAZIONE DI UNA FAMIGLIA.5. COSTRUIRE RELAZIONI DI MUTA AMICIZIA:

LE COMPONENTI DELL’INDIVIDUAZIONE

NELL’ETÀ MEDIA

LEVINSON e collaboratori presentano l’età media come il momento del confronto e della reintegrazione di 4 polarità all’interno delle persone:

1. Giovane/anziano: questi concetti sono solo legati in maniera marginale all’età cronologica, ognuno di noi, è troppo grande o piccolo per fare alcune cose.

2. Distruzione/creazione: il compito di questa era è venire a patti con la colpa che riguarda la ns distruttività verso gli altri e la ns rabbia per la loro distruttività nei ns confronti.

3. Maschile/femminile: 4. Attaccamento/separazione: la separazione prevale quando ci troviamo

nel ns mondo interiore. L’attaccamento è il meccanismo mediante il quale soddisfiamo i ns bisogni di essere impegnati, coinvolti e radicati.

5 LO SVILUPPO DELLA COSCIENZA ADULTA

SECONDO ROGER GOULD

GOULD parla di evoluzione della coscienza adulta nel momento in cui ci liberiamo dei vincoli e dei legami della coscienza infantile. L’individuo deve liberarsi dagli obblighi dell’infanzia e sostituirli da valori e assunti più suoi. Questo processo di crescita e trasformazione ha luogo nel momento in cui vengono corretti i falsi assunti che ci hanno accompagnato fino a quel momento che ci hanno limitato. La prospettiva di GOULD può essere prevista come una serie di compiti di sviluppo legati all’età. I falsi assunti messi in discussione durante l’età adulta:

Tarda adolescenza – inizio 20 anni

Il 1° falso assunto viene messo in discussione

quando lasciamo la casa dei ns.

Apparterrò sempre ai miei genitori e crederò sempre nel loro mondo.

- se diventerò + indipendente sarà una catastrofe.

- Posso vedere il mondo solo attraverso gli assunti dei miei genitori

- Solo loro possono garantire la mia sicurezza- Devono essere la mia sola famiglia- Non possiedo il mio corpo

Durante i 20 anniIl compito da realizzare in questa fase è quello

di diventare sufficientemente

Seguire i dettami dei miei genitori, con volontà e perseveranza, darà probabilmente buoni frutti. Ma se mi sentirò frustrato, confuso o stanco, o in difficoltà, loro verranno e mi indicheranno la strada.

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indipendenti. Sguardo verso l’esterno

- Le ricompense arriveranno automaticamente se faccio ciò che si suppone io debba fare

- Vi è un solo modo corretto di fare le cose- I miei cari sono in grado i fare per me ciò che

io non sono stato capace di fare per me stesso- La razionalità, l’impegno e lo sforzo

prevarranno sempre su tutte le altre forze.

Fine dei 20 anni inizio 30 anni

Sguardo verso l’interno. Il 3° falso

assunto viene messo in discussione d questo confronto con il sé.

La vita è semplice e controllabile. Non vi sono forze contraddittorie significative che coesistono dentro di me

- Ciò che conosco intellettualmente, lo conosco emotivamente

- Sono diverso dai miei genitori nelle cose in cui desidero essere diverso

- Sono in grado di vedere chiaramente la realtà di coloro che mi sono a fianco

- Le minacce alla mia sicurezza nono sono reali

35- 50 anniAttraverso la negazione dei 4 assunti si arriva al

riconoscimento del proprio sé che sarà il centro della ns vita.

Non esiste male in me o morte nel mondo. Ciò che è funesto è stato eliminato

- Il mio lavoro o la mia relazione (per le donne) mi garantisce l’immunità dalla morte e dal pericolo

- Non esiste vita al di là della famiglia- Sono innocente

Cap 6 – Gli eventi e le transizioni dellavita

1 I TIPI DI EVENTI DELLA VITA

Baltes e collaboratori hanno classificato gli eventi della vita in:- NORMATIVI ASSOCIATI ALL’ETÀ: predominanti nell’infanzia- NORMATIVI ASSOCIATI ALLA STORIA: hanno un picco durante

l’adolescenza- NON NORMATIVI: età adulta

GLI EVENTI DELLA VITA COME MARCATORI – LA DESCRIZIONE E LA CLASSIFICAZIONE DEGLI EVENTI

2 LE DIMENSIONI DEGLI EVENTI DELLA VITA

Le dimensioni dell’evento descrivono le caratteristiche oggettive degli eventi stessi.Le dimensioni della percezione riguardano l’impressione soggettiva delle persone toccate dall’evento o dalla loro valutazione degli eventi.Reese e Smyer: 3 dimensioni degli eventi della vita:

1. DIMENSIONE DELL’EFFETTO: risultati o conseguenze degli eventi2. DIMENSIONE DELLA PERCEZIONE: impressione soggettiva3. DIMENSIONE DELL’EVENTO: caratteristiche oggettive

3LE TASSONOMIE

(CLASSIFICAZIONI) DEGLI ENTI DELLA VITA

Una tassonomia tridimensionale degli eventi è stata compilata da Brim e Ryff sulla base di 3 elementi:

1. La probabilità che un evento abbia luogo2. La correlazione dell’evento con l’età cronologica3. Il fatto che l’evento si verifichi per molte persone o per poche.4.

Molte tassonomie degli eventi utilizzano solo una dimensione, la più nota è la Scala di valutazione de riadattamento sociale di Homes e Rahe ai soggetti intervistati veniva chiesto quale tra i 43 eventi classificati in base al grado di stress che provocano, avessero affrontano negli ultimi 12 mesi. La somma delle valutazioni dello stress associato a questi eventi è considerata un indicatore della quantità di stress sperimentato dagli individui e indicatore della probabilità dell’insorgenza di problemi di salute legati allo stress.

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GLI ELEMENTIDELLA VITA COME PROCESSI – LE DINAMICHE DELLE TRANSIZIONI PSICOSOCIALI

L’attenzione si sposta alle esperienze degli individui coinvolti negli eventi. Si possono riscontrare 7 stadi che rappresentano una sequenza generale delle relazioni che accompagnano una grande gamma di transizioni.1 LA PARALISI: fase dello shock, ci si sente sopraffatti, raggelati.2 LA REAZIONE: Esaltazione - minimizzazione3IL DUBBIO SU DI SÉ: la dimensione del dubbio, può emergere con l’ansia, la rabbia o la tristezza. 4ACCETTARE LA REALTÀ E LASCIAR ANDARE: è indispensabile accettare la realtà del cambiamento.5 I TENTATIVI: è un periodo di sperimentazione.6 LA RICERCA DEL SIGNIFICATO: è una fase cognitiva, si cerca di trovare un senso a quanto è accaduto.7 L’INTEGRAZIONE: il processo è terminato quando l’individuo si integra nella nuova realtà.4 FARE FRONTE ALLE

TRANSIZIONI COPING

Schlossberg: ha elaborato un quadro di riferimento che individua 4 gruppi di fattori che influenzano la capacità individuale di affrontare le transizioni: far fronte alle transizioni, 4 punti (le 4 S): SITUAZIONE – SÉ – SOSTEGNO – STRATEGIE.

1. VARIABILE SITUAZIONE: che cosa sta accadendo?1. Elemento scatenante: cosa provoca le transizioni?2. Il momento: in che modo la transizione è associata alle norme sociali e

allo stadio di vita che la persona sta attraversando?3. Il controllo: quali aspetti della transizione posso controllare?4. Il cambiamento di ruolo: la transizione, implica un cambiamento di

ruolo?5. La durata: la transizione è considerata temporanea o permanente?6. Le esperienze precedenti: l’individuo ha vissuto esperienze simili?7. Lo stress associato: quali altre situazioni di stress vive la persona?8. La valutazione: l’individuo considera la transizione in positivo o in

negativo?2. VARIABILE DEL SÉ: A chi sta accadendo?

I fattori del sé importanti per far fronte alle situazioni sono:- RISORSE PERSONALI EDEMOGRAFICHE:

Stato socioeconomicoSessoGruppo etnicoEtà e fase della vitaStato di salute

- RISORSE PSICOLOGICHE:Maturità psicologicaPersonalitàImpegno e valori.

3. VARIABILE DEL SOSTEGNO: Quale aiuto è disponibile?- Le fonti del sostegno: es famiglia, amici, affetti. Importanti sono

quelle definitive da Toffler: zone di stabilità: persone, idee, luoghi, oggetti, organizzazioni.

- Le funzioni del sostegno sociale4. VARIABILE DELLE STRATEGIE: come affrontare la situazione?

- Le strategie riguardano ciò che le persone fanno effettivamente. Sono previsti 4 obiettivi distinti, 2 orientati sull’ambiente e 2 alle persone:

- Coping focalizzato sull’ambiente mediante: o Modifica della situazioneo Fuga per evitare la situazione

- Coping focalizzato sulle persone o Sviluppo di strategie addizionalio Modifica della percezione e della valutazione della

situazione

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Perlin e Schooler individuano ulteriori 4 tematiche ….Cap 7 – La continuità dinamica nelle narrazioniLa più importante alternativa all’approccio del cambiamento ordinato è rappresentata dall’orientamento alla STABILITÀ identificato da GERGEN che, si è concentrato sugli elementi di continuità.

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LA TEORIA DELLA CONTINUITÀ DEL

CORSO DELLA VITA

ATCHLEY parla di continuità statica e di continuità dinamica (che permette una serie di cambiamenti) e identifica una distinzione tra le strutture interne ed esterne.

LA CONTINUITÀ ESTERNA

La continuità esterna si manifesta con la tendenza a vivere in ambienti a noi familiari, con l’esercizio di attività e abilità a noi note e nell’interazione con persone che conosciamo bene. Ad esempio:

La continuità dell’ambiente: La continuità delle relazioni: Le aspettative e le richieste degli ambienti e dei ruoli: gli elementi

coerenti del nostro ambiente fisico, politico e sociale contribuiscono alla continuità esterna delle nostre vite influenzando le situazioni che dobbiamo normalmente affrontare.

Le aspettative e le richieste degli altri: generalmente le persone con le quali interagiamo, si aspettano da noi lo stesso comportamento già messo in atto in precedenza.

LA CONTINUITÀ INTERNA

La continuità interna riguarda il mantenimento di un senso coerente di chi siamo, cioè del sé e dell’identità.

LA ROTTURA DELLE CONTINUITÀ

La continuità esterna è più minacciata di quella interna, comunque, entrambe, possono essere interrotte da fattori di cambiamento di ruolo, trasferimento geografico etc.La continuità ottimale significa che l’individuo considera il grado e l’avvicendarsi del cambiamento in sintonia con la sua capacità di affrontarlo.

2 IL CORSO DELLA VITA COME NARRAZIONE

Invece di sottolineare la continuità, la prospettiva della narrazione punta sull’emplotment, cioè il processo grazie al quale la persona inserisce se stessa come protagonista, in una narrazione significativa, produttiva e soddisfacente. Mc Adams propone:

I CAPITOLI DELLA VITA GLI EVENTI CHIAVE LE PERSONE SIGNIFICATIVE LO SCRIPT FUTURO LO STRESS E I PROBLEMI L’IDEOLOGIA PERSONALE IL TEMA GENERALE DELLA VITA

3 LA FUNZIONE DELLE NARRAZIONI

La costruzione del racconto fornisce un meccanismo per sviluppare e mantenere un senso di identità. Altre funzioni sono di carattere psicologico: autostima e attribuzione altrove di certe responsabilità.

4 LE CARATTERISTICHE DELLA NARRAZIONE

Invece di sottolineare il processo di continuità, la prospettiva della narrazione punta sull’emplotment, cioè il processo grazie a quale la persona inserisce se tessa in qualità di protagonista in una narrazione significativa. Cohel afferma che vi sono 3 trasformazioni nella vita di una persona che agiscono in maniera distruttiva sulla sua narrazione:

1. Transazioni dalla prima alla media infanzia : Passaggio dal pensiero egocentrico al pensiero sociocentrico.

2. Dall’infanzia all’adolescenza : tale periodo è inglobato in quello che Erikson chiama crisi di identità.

3. Dalla prima età adulta all’età adulta media : comprende la valutazione e rivalutazione del sé in relazione al momento e al superamento dei momenti normativi fondamentali stabiliti dalla società.

5 LE FORME DELLA NARRAZIONE

Alcuni esperti in campo letterario affermano che esiste un numero limitato di forme narrative FRYE distingue tra:

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COMMEDIA: Friye la associa alla primavera. ROMANZO: il bene trionfa sul male e viene associata all’estate. TRAGEDIA: autunno SATIRA: inverno

SALMON concorda con l’idea di costruire il corso della vita in maniera diversa secondo i diversi stadi che si attraversano:

6LE FORME NARRATIVE NEI RESCONTI DELLA

MEZZA ETÀ

L’idea generale di Sheehy del corso della vita adulta è paragonabile al romanzo, poiché contempla la lotta per far fronte al conflitto tra 2 forze all’interno del sé: il sogno (forza positiva che origina dalle fantasie infantili) e il sorvegliante interiore (forza negativa che trae origine dalle richieste dei genitori). Questo conflitto raggiunge l’apice nell’età media e l’autore suggerisce di affrontarlo con la speranza. Gould impiega un’altra forma narrativa: la satira.

7 I TEMI NARRATIVI

ROGERS: si concentra su un singolo tema motivazionale: la tendenza alla realizzazione.MCADAMS: si rifà alla distinzione di Bakan tra agentività (potere) e comunione (amore).JACOBS: distingue 3 temi che vengono costantemente rielaborati nel corso della vita: fiducia e dipendenza , autorità e autonomia , cooperazione e competizione .

8 LE TRAME DELLA NARRAZIONE

ELSBREE ha distinto 5 trame generali:1. FONDARE O CONSACRARE UNA CASA:2. IMPREGNARSI IN UN CONTESTO: lottare per raggiungere un obiettivo.3. INTRAPRENDERE IL VIAGGIO: la vita è vista come un viaggio4. SOPPORTARE LA SOFFERENZA: può accadere di dover rompere qualche

rapporto affettivo che può procurare sofferenza5. COSTRUIRE IL FINALE:

9 LA PROSPETTIVA NARRATIVA

La prospettiva narrativa, grazie alla centralità che attribuisce all’individuo come autore della propria storia, ha acquisito un’importanza sempre maggiore.

Cap 8 – L’interventoLa psicologia del ciclo di vita può essere definita come la spiegazione e il cambiamento del corso della vita. L’intervento è l’ultimo ambito e si riferisce al cambiamento e a tutto ciò che ne favorisce o inibisce l’attuazione. Non è possibile offrire consigli prestabiliti sull’intervento ideale.

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L’APPROCCIO EVOLUTIVO VS

L’APPROCCIO PATOLOGICO

L’APPROCCIO PATOLOGICO: agli eventi e alle transizioni della vita considera queste esperienze come momenti di stress. L’intervento in quest’ottica, è volto a limitare lo stress.L’APPROCCIO EVOLUTIVO: considera gli eventi della vita come condizioni di disequilibrio che precedono la crescita e possono favorirne l’attuazione.

2 LE ATTRIBUZIONI DI RESPONSABILITÀ

MODELLO MORALE: il soggetto è ritenuto responsabile del problema e della sua soluzione, l’intervento secondo questo modello enfatizza il sé come fonte di aiuto.

MODELLO MEDICO: il soggetto non è ritenuto responsabile né del problema né della soluzione:; dal paziente ci si aspetta che si assuma la responsabilità di seguire il consiglio dell’esperto.

MODELLO COMPENSATORIO: il soggetto è ritenuto non responsabile del problema, ma responsabile della soluzione. L’intervento è basato a far sì che si aiutino i soggetti ad aiutare se stessi.

MODELLO CHIARIFICATORE: il soggetto è ritenuto responsabile del problema, ma non capace a risolverlo. Le figure che forniscono l’aiuto, prima di tutto chiariscono il problema ai clienti e insegnano loro come dovranno agire per affrontarlo.

3 LE FONTI DI AIUTO GOLAN individua 5 fonti potenziali di assistenza disponibili ad una persona in condizioni di bisogno:

SE STESSA SISTEMA DI AIUTO NATURALE: sistemi di supporto sociale come rete di

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amici e parenti. Kahn e Antonucci hanno parlato dei Convogli di supporto sociale (un convoglio non include tutte le persone che un individuo conosce, ma quelle per lui più importanti in termini di supporto sociale).

SISTEMA DI MUTUO AIUTO: sono costituiti da gruppi di persone che soffrono per lo stesso problema e che sono convinti dell’efficacia del’aiuto dei pari.

SISTEMA DI AIUTO NON PROFESSIONALE: operatori volontari, caregiver della comunità e figure paraprofessionali.

IL SISTEMA DI AIUTO PROFESSIONALE: psichiatri, assistenti sociali.

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I PARAMETRI TECNICI DEGLI INTERVENTI

BASATI SUL CICLO DI VITA

Qualsiasi intervento può essere descritto in relazione ad una serie di parametri chiave che comprendono:

O L’OBIETTIVO: occorre distinguere tra gli interventi diretti al trattamento, alla prevenzione, all’adattamento e all’ottimizzazione.

O I TEMPI DELL’INTERVENTO ASSOCIATI ALL’OBIETTIVO: l’intervento può avere luogo, prima, durante e dopo l’evento, a seconda degli obiettivi posti.

O I LIVELLI DI ANALISI E DI INTERVENTO: analisi dei problemi individuali, nel contesto di piccoli gruppi, organizzazioni, istituzioni, comunità e/o all’interno del sistema culturale.

O LA MODALITÀ DELL’INTERVENTO: può essere di tipo autoritario o concordato.

O LO STILE DI EROGAZIONE DELL’INTERVENTO: c’è lo stile basato sulla modalità di attesa e quello basato sulla modalità di ricerca.

5 LE TASSONOMIE DELL’INTERVENOT

DANISH tipologia di intervento basata sulla componente concettuale e sui tempi dell’intervento.

6UN MODELO PER LA

PRATICA DELL’INTERVENOT

Gli operatori devono essere in grado di stimolare condizioni che favoriscano il raggiungimento di una buona consapevolezza di sé e ad avere più controllo sulle proprie reazioni sugli eventi.

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UN MODELLO GENERALIZZATO PER

LA GESTIONE DEL PROBLEMA E PER LO

SVILUPPO DELLE OPPORTUNITÀ

EGANM preferisce parlare di gestione del problema. Il nucleo del modello di Egan si fonda sull’affermazione che tutti i modelli di aiuto comprensivi aiutano le persone ad affrontare 4 tematiche fondamentali e progressive, ognuna delle quali si divide in 2 fasi:

STADIO 1 – COMPRENDERE LO SCENARIO ATTUALE: porsi domande su cosa stia accadendo. Fasi: esplorazione e focalizzazione

STADIO 2 – DEFINIRE LO SCENARIO PREFERITO: si guarda al futuro. Fasi di ristrutturazione e impostazione obiettivo.

STADIO 3- SVILUPPARE UN PIANO D’AZIONE: riguarda le strategie Fasi di analisi del programma e scelta del programma.

STADIO 4 – PIANO DI REALIZZAZIONE E VALUTAZIONE DEL PROGRESSO: Fasi di implementazione e di valutazione.

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LE APPLICAZIONI DEL MODELLO PM-OD

PROBLEM MANAGEMENT AND OPPORTUNITY

DEVELOPMENT

Questo modello trova un’applicazione più diretta nelle relazioni di aiuto diadiche. Il modello è stato applicato, allo sviluppo delle abilità di problem solving in campo dirigenziale, i cui momenti chiave sono: la sintonizzazione, l’impostazione degli obiettivi, la valutazione del successo, la raccolta di informazioni, le decisioni, la pianificazione, la programmazione delle azioni e la correzione degli errori.

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IL MODELLO PM-OD NELLA GUIDA DI

AUTOAIUTO ALLA SCELTA E AL

ACAMBIOAMENTO DELLA PROFESSIONE

BALLG ha scritto il libro “Manage your own career”, secondo lui la pianificazione professionale, comprende 3 attività:

Rivedere le precedenti esperienze Comprendere la situazione attuale Realizzare le idee e impostare gli obiettivi per il futuro.

9 IL CAMBIAMENTO PIANIFICATO: UN MEZZO PER RAGGIUNGERE UN FINE, NON UN FINE IN SÉ

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10 LO SVILUPPO DELLE ABILITÀ PER LA VITA

Il cambiamento e lo sviluppo, non sono sinonimi. Perché il cambiamento si possa definire evolutivo occorre che vi sia un movimento verso una realizzazione più piena del potenziale personale, un processo che implichi l’acquisizione di nuove abilità, l’incremento della consapevolezza di sé e dei propri valori. HOPSON E SCALLY hanno identificato 4 abilità fondamentali:

1. IO2. IO E TE3. IO E GLI ALTRI4. IO E LE SITUAZIONI SPECIFICHE.

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