Psicologia Del Benessere

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la psicologia del benessere Un Metodo per migliorare la Qualità della Vita Leonardo Milani

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la psicologia del benessere

Un Metodo per migliorarela Qualità della Vita

Leonardo Milani

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la psicologia del benessere

Un Metodo per Migliorarela Qualità della Vita

di Leonardo Milani

Istituto di psicologia del benessereFerrara, 1999

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Leonardo Milani, Psicologo, Docente presso la Scuola diFormazione Professionale dell'Istituto di Psicologia del Benes-sere di Ferrara.

Ha elaborato la "psicologia del benessere", metodo di svilup-po personale che tende alla valorizzazione delle potenzialitàdell'individuo. Pubblicato anche in audiocassette questo metodoè stato inserito in numerosi ambiti formativi, scolastici edaziendali. Dirige l'Istituto di Psicologia del Benessere e attual-mente tiene corsi e stage sui temi dello sviluppo personale.Dal 1993 è docente di "Leadership e Leadership interiore" pressola Scuola di Guerra Aerea dell'Aeronautica Militare Italiana.

Ha collaborato con la Redazione del "Tg Due Salute" e di"Medicina 33" per la realizzazione di servizi legati al tema delbenessere con particolare riferimento alle tematiche che hasviluppato nei corsi tenuti dal 1979.

Svolge il tirocinio per laureati in psicologia per l'Università diBologna.

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L'immagine di copertina riproduce il simbolo del metodo

Indice

La psicologia del benessere 7Filosofia di un metodo di sviluppo personale

Cos'è la psicologia del benessere 11Aspetti filosofici e pratici del metodo

L'ottica sociale 13Autonomia personale nelle scelte e negli obiettivi 12Aspetti tecnici 13Un approccio globale che utilizza la mente 13La psicologia del benessere e la psicoterapia 14Risultati ed esperienze 14

E' possibile migliorarsi?Destino, ereditarietà e cambiamento 15Il carattere come espressione delle false convinzioni 17Realtà oggettiva e soggettiva 18

L'alternativa della mente 21La gestione dello stress

Il ciclo energetico della vita 21Il legame mente-corpo e lo stress 23La scoperta dei neuropeptidi 23Le più recenti ricerche della medicina 24Stress e condizioni di vita 26Perché il rilassamento è un mezzo per crescere 27I benefici del rilassamento 28

Le Memorie e la Personalità 31Le esperienze del passato: padroni emozionali o conte-nitori di ricchezze?Siamo la miglior risposta alla vita 31I quattro livelli di organizzazione del SNC 32Sviluppo personale e ostacoli della memoria 35L'archivio della memoria 36Le cose sono ciò che appaiono 37Una realtà soggettiva legata ai vissuti 38Le difese della personalità: utili, ma obsolete 39Gli engrammi 39

La Mente 45Un meraviglioso strumento per cambiare

ESP: l'esperienza di sintesi percettiva 53L'uso della percezione per migliorare la qualità dellavita

Le applicazioni pratiche 67

Le radici della psicologia del benessere 71

Note 75

Bibliografia 78

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La psicologia del benessere

Filosofia di un Metodo di Sviluppo Personale

Per migliorare la qualità della vita.

L'uomo sembra aver dimenticato la capacità di conoscersi e didirigersi, qualità peraltro che dovrebbe essere naturale.

Vivendo in modo talvolta meccanico e frettoloso ha diminuitola propria consapevolezza a favore di una modalità di vita attentapiù alle soddisfazioni materiali di desideri creati da altri, cheall'ascolto delle proprie esigenze ed aspettative. Pur svolgendocon successo tante attività, spesso paga dei prezzi molto alti perquesta mancanza di consapevolezza.

Molti rinunciano alla propria autorealizzazione credendo dinon essere all'altezza di compiti che invece potrebbero concretiz-zare e spesso si rifugiano nelle illusioni del benessere, che sirivelano tali quando fa capolino quel certo malessere che a voltesi esprime con un indefinibile disagio, a volte con la malinconia,o con veri e propri disturbi.

In effetti ciascuno di noi ha sperimentato che l’energia maldiretta provoca inconvenienti non solo a livello fisico, ma ancheaffettivo e professionale: il corpo ci invia segnali, spessoinascoltati, come il mal di testa, l’insonnia, i disturbi gastrici o lastanchezza, periodi in cui si ha mancanza di motivazione.

In molti casi è addirittura il sonno a rimetterci: durante la notteil cervello rimane ancorato ai problemi da risolvere e il risveglio,se di risveglio si può parlare, non è accompagnato dalla sensazio-ne di essere riposati.

Altre volte i disturbi psicosomatici ci inducono ad un riposoobbligato e a terapie che in effetti non colgono l'essenza e ilmotivo di certi malesseri. Infatti, molte di queste malattie sono laconseguenza della reazione dell'organismo che ha superato lasoglia di sopportazione: ed è così che più viviamo in modostressato, più diventiamo indifesi allo stress stesso.

E' un circolo vizioso. In questi casi cosa si fa?Spesso agiamo seguendo la volontà o la razionalità pensando

di poter imporre al nostro organismo un ulteriore sforzo, ma incerti casi ci sembra di andare in direzione contraria: per esempioquando abbiamo voglia di rilassarci o di abbandonare certepreoccupazioni, spesso continuiamo ad essere preoccupati e arimanere tesi senza una ragione evidente. Il cervello non riescea comandare certi meccanismi che sembrano sotto il controllo diuna parte diversa.

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La volontà è uno strumento straordinario che ha un grandepotere e che ci permette di attivare azioni e comportamenti versoobiettivi personali.

Con la razionalità e la volontà possiamo decidere di fare unmovimento, di mangiare, di prendere un oggetto con la mano, diandare a dormire o di smettere di fumare.

Purtroppo, con la stessa logica non possiamo decidere didormire bene, di digerire efficacemente, di essere rilassati in unasituazione di crisi o evitare di diventare rossi in una situazioneimbarazzante. Anzi, più ci sforziamo, più il problema aumenta.

Ma se lo si desidera perché non accade?Perché più ci si sforza, peggio è?

In realtà ciò che spinge l’uomo all’azione nasce da una“profondità” che ha qualcosa di vago, d’indefinibile.

Quello che realmente fa agire una persona è una convin-zione profonda che oltrepassa le soglie della volontà.

E lottare contro queste convinzioni è impossibile. Purtroppoalcune nostre convinzioni ci sono favorevoli, altre no, altreancora, strutturate a causa di esperienze negative, ci sono ormaipoco utili. E quando ci si rende conto che occorre cambiare, silotta per farlo, ma spesso qualcosa agisce “al di là” di noi; più silotta, più ci si allontana dalla soluzione.

Esiste un "territorio mentale", oltre alla volontà, che ha unpotere decisionale così forte che spesso ha il sopravvento suiprocessi volontari. In questa parte della mente si costruiscono esi determinano le nostre convinzioni, si organizzano e si finaliz-zano i nostri comportamenti.

Questa forza ci muove verso successi o fallimenti, muovel’energia contro di noi o in nostro favore.

All'interno di questo "territorio" ci sono le informazioni chesottendono la vita emozionale e reattiva del nostro organismo, cisono i dati che determinano il nostro stato di salute e dell'autostima:il suo linguaggio è l’immaginazione.

Il cervello umano, con la sua capacità di immaginare, possiedeuna delle cose più importanti per la vita. Siamo dotati di unaimmaginazione così ricca che ci ha permesso di costruire, diconcepire azioni e cose così straordinarie che si tramandano digenerazione in generazione. E’ triste pensare che la stessaintelligenza ci porti a compiere atti o ad avere atteggiamenti chetendono a distruggerci.

Occorre ritornare ad essere consapevoli del nostro potere:attraverso quale strumento lo possiamo fare?

Alcune tecniche, specialmente quelle orientali, hanno forma-to la base delle scuole di pensiero che facevano capo alle variereligioni; altre più recenti, ma con supporti di sperimentazionescientifica più rigorosa, sono nate per andare incontro alleesigenze e alle necessità del nostro modo di vivere.

Tra queste, la psicologia del benessere è quella che puòfornire strumenti e indicazioni riguardo lo sviluppo personale el'automiglioramento.

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Cambiare è in nostro potere: il solo passo da fare è deside-rare di farlo e contattare il programma nascosto dell’intelligenzaper comunicargli l’idea di un miglioramento, solo allora l’ener-gia può essere efficace. Ogni persona, infatti, ha un potenziale dienergia che può portarla a diventare più serena ed equilibrata, ofarla agire perseguendo certi obiettivi senza perdere, in modoassolutamente inutile, energia preziosa.

La maggior parte delle persone non riesce a farlo, probabil-mente non gliel’hanno mai insegnato: il potere e la fiducia chehanno nella loro mente non è sufficiente per far scattare imeccanismi appropriati.

Ma cambiare si può. Serve solo un metodo.

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Cos'è la psicologia del benessere?

Aspetti filosofici e pratici del metodo

Nel panorama dei numerosi metodi che tendono all'au-torealizzazione, la psicologia del benessere vuole essere unapproccio globale all'automiglioramento e allo sviluppo delpotenziale umano.

E' basata su insegnamenti che traggono la loro origine dalleantiche tradizioni di saggezza e contemporaneamente cerca diintegrare le importanti scoperte delle neuroscienze per evolversie rendersi sempre più comprensibile a tutti. Si adatta, in tal modo,al difficile periodo che l'umanità sta attraversando e cerca dicontribuire, con i propri strumenti, a tutte le metodologie che"spingono" l'uomo verso l'agire consapevole. Da questo punto divista la psicologia del benessere può essere definita come unmetodo di automiglioramento, ma è anche qualcosa di più: è unprocesso di crescita che si muove in armonia con i ritmievolutivi della natura.

In particolare cerca di condurre alla scoperta consapevole diquel processo evolutivo che avviene in modo naturale in ciascu-no di noi. Aiuta cioè ogni persona a costruire, in modo autonomo,una personalità che si ponga verso il mondo in modo positivo ecostruttivo, e che sia relativamente libera dalle "zavorre" delleesperienze e memorie negative.

Lo scopo è quello di indirizzare efficacemente le energiepercependosi per come si desidera essere, senza che situazionipassate, avvenimenti o atteggiamenti mentali sbagliati influisca-no nelle scelte di vita.

Scoprire le proprie potenzialità ed aspirazioni aiuta ad aumen-tare la capacità di armonizzarsi con il ritmo spesso sfrenato dellanostra vita e a migliorare la qualità delle nostre relazioniinterpersonali. Quando si è "centrati" in questo modo è più facileanche prendere decisioni che siano realmente in sintonia con inostri desideri più profondi e il nostro senso di giustizia interiore.

E' un ottimo mezzo per conoscersi e comprendere le moda-lità comportamentali e comunicative della propria vita, conlo scopo di potersi dirigere meglio limitando gli errori chefacciamo, spesso inconsapevolmente.

La psicologia del benessere può aiutarci a ritrovare il punto diequilibrio della nostra esistenza e ad attivare i nostri talentinell'affrontare la realtà: è possibile lavorare bene e tranquilla-mente solo quando sensazioni, sentimenti, emozioni, pensieri,immaginazione, intuizione e tutto ciò che ci forma sono inarmonia.

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La strada proposta non passa attraverso la negazione delproprio passato o del proprio modo di essere, bensì attraverso latrasformazione di quella modalità di azione e comportamentoscarsamente efficaci, o che non ci fanno stare bene.

L'ottica sociale

In un mondo dove spesso dobbiamo vivere conflitti interiorie con gli altri, acquista grande utilità tutto ciò che ci può aiutarea conoscerci meglio e a stemperare quelle caratteristiche dellapersonalità che, sotto pressione, diventano atteggiamenti auto edetero-distruttivi. E non parlo solo delle situazioni stressanti checi obbligano a ritmi intensissimi, ma anche del "vuoto esisten-ziale" di cui spesso soffrono anche coloro che apparentementesembrano felici o che vivono nell'agiatezza.

La delusione spesso nasce dallo scoprire che si sono investitele risorse personali per inseguire l'illusione di un benesserefondato sull'acquisizione di beni materiali o su stili di vita magarilontani o in distonia con i propri valori più profondi, valoriappartenuti alle generazioni passate e che oggi sembrano averperduto la loro validità. Il disagio e la confusione nascono dalconflitto tra obiettivi esteriori e aspirazioni interiori e dall'inca-pacità di trovare dentro di sé l'unità.

La psicologia del benessere ha come obiettivo quello difornire degli strumenti autonomi affinché la persona sia in gradodi autocondursi verso una ritrovata armonia, per sapere conmaggior lucidità chi siamo e cosa vogliamo al di là di tutti icondizionamenti esterni. Significa anche riconoscere ed accetta-re che ogni nostra scelta o comportamento è un atto diresponsabilità nei confronti di noi stessi e degli altri. E ciò cheprima veniva vissuto come una insormontabile difficoltà, diven-ta un’eccitante sfida, un viaggio ed un processo, che rendono lavita intensamente viva e completa, sicura e soddisfacente.

Autonomia personale nelle scelte e negli obiettivi

La psicologia del benessere è un metodo che ci permettel'autonoma gestione della nostra intelligenza.

Il suo punto di forza risiede nel fatto che non cerca di proporreun modello rigido e precostituito di come si "dovrebbe" esserepoiché il successo lo si ottiene solo quando aderiamo completa-mente al nostro progetto di vita, diventando ciò che desideriamodiventare. Ciò non significa appagare desideri impossibili, madiventare capaci di essere noi stessi, al meglio, in qualsiasisituazione. Benché incentrata soprattutto sullo sviluppo dellapersonalità, questa metodologia attiene anche all'area spiritualeintesa come potere personale di entrare in contatto profondo conla propria energia riequilibrante; ciò significa che coloro cheintraprendono questo percorso non devono aderire ad alcuncredo particolare e che ciascuno, nell'assoluto rispetto delle

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proprie scelte di vita può usare la propria forza mentale peraiutare se stesso e gli altri secondo fini onesti, giusti e positivi.

Aspetti tecnici

Come si può ben comprendere non si tratta solo di unafilosofia o una corrente di pensiero, ma di una metodologiapratica e concreta che integra le esperienze e le tecniche di variapprocci verso lo sviluppo personale.

L'utilizzo di queste tecniche non è passivo, anzi ogni tecnicaè uno strumento attivo che utilizza la nostra stessa mente permet-tendoci un contatto speciale con il naturale fluire della crescita edello sviluppo. Il risultato della tecnica è la sua scomparsa: devetrasformarsi in un modo di essere, in uno stile di vita.

D'altronde il cambiamento e la crescita personale sono unprocesso continuo ed organico che si verifica continuamente inciascuno di noi, anche se tende ad incontrare degli ostacoli chepossiamo superare attraverso l'uso appropriato di tecniche spe-cifiche. Una volta affrontate le difficoltà iniziali, in cui occorrecombattere contro lo stress e le parti più vulnerabili del nostrocarattere, tutto diventa più semplice e si inizia a prendere co-scienza delle vere potenzialità interiori.

Si possono raggiungere piacere e sicurezza, e questo permettedi avere relazioni interpersonali più efficaci, aumentando lacapacità di comprendere e di ascoltare meglio le proprie esigen-ze, ma anche quelle delle altre persone.

Un approccio globale che utilizza la mente

La psicologia del benessere privilegia l’approccio mentale edorienta i propri sforzi per favorire lo sviluppo ed il rinforzodell’immagine di sé; a questo fine, nella sua evo-luzione, haintegrato anche strumenti che provengono da approcci corporei,psicomotori e situazioni-laboratorio. Questo costituisce un fatto-re importante nella elaborazione tecnica: infatti, solo attraversol'azione fisica è possibile rimemorizzare concretamente certeattitudini positive che fanno parte del bagaglio esperienziale diognuno. Pone l'accento sul valore della visualizzazione intesacome controllo e capacità di dirigere la propria mente.

Attraverso la gestione consapevole dei propri pensieri, per-mette di realizzare due condizioni indispensabili:

• la capacità di essere rilassati che ci permette di avere deibenefici sia sul piano fisico, sia su quello psichico. Questacapacità ci consente di affrontare ogni situazione con equilibrio,qualità indispensabile per una lucida ed obiettiva visione dellarealtà, e di bilanciare le energie somatopsichiche, base delbenessere organico e generale.

• la capacità di dirigere la mente, ed in particolare quelprogramma nascosto dell’intelligenza che muove e dirige leenergie e che può realizzare fisicamente ciò in cui crediamo.

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Con la capacità di dirigere la mente possiamo ottenere unmiglioramento di certe attitudini o abitudini e, fatto più impor-tante, si riesce a migliorare la propria autoimmagine, cioè quel-l'insieme di pensieri e convinzioni che determinano il nostro"stile di vita". Un uso corretto della mente ci può permettere difare scelte migliori per il nostro benessere e per coloro che cicircondano. Soprattutto insegna a credere, sviluppare ed applica-re nel quotidiano le capacità innate della nostra mente.

La psicologia del benessere e la psicoterapia

Sebbene alcuni suoi aspetti debbano necessariamente avereun carattere che si può considerare terapeutico, non si tratta diuna psicoterapia. L’approccio psicologico rappresenta solo unmezzo, non un fine.

Venire a contatto con i conflitti, i preconcetti interiori, imalintesi, le attitudini distruttive, le difese alienanti, le emozioninegative, i sentimenti repressi, è essenziale. Anche la psicotera-pia cerca di realizzare tutti questi obiettivi; tuttavia, mentrequesto è il suo scopo finale, il lavoro della psicologia delbenessere entra nella fase più importante solo dopo che questostadio è stato superato. L'interesse maggiore consiste nell’atti-vare una più ampia coscienza.

Quanto prima si attiva e si utilizza l’inesauribile fonte di forzae d’ispirazione che ciascuno ha dentro sé, tanto più facilmente evelocemente si possono affrontare e sciogliere le ostruzioni e iconflitti1.

Risultati ed esperienze

I risultati che si possono ottenere mediante l'uso di questetecniche variano da persona a persona.

Una cosa certa è che con il rilassamento, così come è statostrutturato, la maggior parte delle persone ritrova la capacità didistendersi e di recuperare energie.

Questo significa che in tempi moderatamente brevi si possonoaffrontare con successo i disagi dei disturbi psicosomatici (maldi testa, disturbi digestivi, ecc...), migliorare la qualità del sonnoe ritrovare il riposo.

Oltre a questo, sperimentare questo metodo significa intra-prendere un viaggio nel nostro universo interiore, affinché sipossa vivere la vita nella sua totalità e pienezza.

Quando siamo più centrati, la gioia e la sicurezza sgorgano dauna profonda sorgente, attraiamo tutta l’abbondanza possibile,senza dipendere da essa. Questa ci arricchisce, soddisfa un nostrolegittimo bisogno, ma non è la sostanza della vita. La sostanza èdentro.

Questo è il viaggio più eccitante, significativo ed importan-te che possiamo fare.

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E' possibile migliorarsi?

Vi è mai capitato di sentire la frase "sono fatto così!"?Oppure "sono nervoso di natura!"?. Credo di sì, anzi spesso

è probabile che anche voi ne abbiate fatto uso.Ne consegue una riflessione: se siamo "fatti" in un certo modo,

è possibile cambiare o migliorarsi?Istintivamente è probabile che ognuno di voi senta che è

possibile; chi mai potrà dire, pensandoci bene, di essere rimastosempre uguale a se stesso, nonostante il tempo che passa e leesperienze fatte?

Ci sono parti del nostro carattere che sembrano evolversi ealtre che ci appaiono sempre uguali a se stesse: per esempio cisono delle situazioni che si ripetono al di là della nostra volontà,altre che si modificano apparentemente anche senza il nostrointervento diretto.

Destino, ereditarietà e cambiamento

Ogni uomo aspira al proprio miglioramento. Già dagli studi diMaslow, descritti nel suo libro 'Personalità e motivazione' si èipotizzato che ogni essere umano tenda all'autorealizzazione. Maperché questa evoluzione si compia in modo consapevole, dob-biamo tenere in considerazione tre fattori (Fig.1) che determina-no la nostra personalità e che limitano o facilitano l'attuazione ditale processo:

• il primo è quello ereditario, la base genetica ricevuta daigenitori;

• il secondo è costituito dall'ambiente, ovvero da queglistimoli esterni che ci vengono forniti dopo la nascita e durantetutta la vita: la famiglia, la società, la scuola, le convenzioniculturali, il tipo di clima, la natura, ecc., elementi che incidonoprofondamente sul nostro carattere.

• il terzo è rappresentato dalla reazione personale, cioè dalnostro modo di reagire agli stimoli che ci provengono dal mondooggettivo.

Se affidiamo la crescita e lo sviluppo della personalità esclu-sivamente ai primi due fattori, il cambiamento non avrà lapossibilità di essere diretto da noi stessi.

Saremo sempre le vittime di un sistema o di eventi su cui nonabbiamo potere di azione, soprattutto nei primi anni di vita,quando siamo completamente dipendenti da situazioni esterne.

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FATTOREAMBIENTALE

FATTOREEREDITARIO

REAZIONE PERSONALE

Fig. 1I Fattori che determinano la Personalità

Il vero cambiamento può svilupparsi esclusivamente facendoleva sulla realtà interiore, sulla reazione personale agli eventi,capacità che ciascuno di noi sente intuitivamente di possedere.

Quando si attiva la reazione personale siamo in grado didirigere la nostra energia, verso una consapevole interpretazionedella realtà, sino allo sviluppo di certe potenzialità e del liberoarbitrio. Seguendo questa logica, l'individuo può concorrere inmodo diretto alla formazione della propria personalità, impo-stando un lavoro di autoeducazione ed utilizzando strumenti peressere protagonista di questa ricerca.

Come mai, se questo è vero, ogni tanto pensiamo "non ce lafaccio, è più forte di me!"?

A volte ci troviamo di fronte a persone che sembrano averaffidato la propria vita ad un atteggiamento fatalista. Sembrache in Italia si spendano miliardi per cercare queste sicurezzenell'oroscopo o attraverso le arti divinatorie. Si cerca di essererassicurati sul proprio futuro non avendo la forza, e forse nemme-no il coraggio, di impostare la propria vita basandosi sull'espe-rienza e sulle proprie forze. Ciò che queste persone cercano è unatteggiamento mentale vincente!

Per credere in se stessi cosa c'è di meglio che conoscere ilfinale che tanto temiamo, specialmente se detto da una personache riteniamo l'essenza della "verità"?

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Non sappiamo più come muovere le motivazioni e le energiedel pensiero per costruire una vita coerente con le nostre poten-zialità e desideri interiori.

Altri invece si fanno condizionare da opinioni altrui.Specialmente nell'infanzia, non avendo strumenti per difen-

derci siamo spesso bombardati da messaggi di svalutazione esiamo considerati dalla cultura commerciale dei "contenitori diprodotti". Attraverso i messaggi pubblicitari, ad esempio, siinsinuano desideri inesistenti, che conducono all'illusione che ilpossedere beni materiali sia l'equivalente della vera autostima.

Quanto può essere deviante pensare che gli oggetti dei proprisogni, ovvero un abbigliamento firmato o l'automobile piùgrintosa, rendano una persona più apprezzabile agli occhi deglialtri!

Spesso la nostra personalità non si esprime secondo una sceltapersonale, ma solo in quanto ci identifichiamo in un particolarepersonaggio.

La nostra identità è fortemente in pericolo se non sistabilizza la propria autostima.

Quante volte sentiamo dire "non sei adatto per fare questo...","non riuscirai mai a combinare niente di buono" oppure messag-gi più crudi e violenti: "sei come tuo padre o tua madre", " nonti abbiamo voluto", "sei nato per caso", o ancora "volevamo unafemmina, un maschio", "da quando ci sei tu questa casa è uninferno". Altre volte sono gli educatori a mancare il compito chesi sono assunti. Spesso purtroppo sentiamo giudizi sulle personeche non si addicono ad un educatore: "Non sei tagliato per questamateria", "resterai un somaro!". Il razzismo ideologico di chipensa di sapere tutto, e in base a questo giudica, blocca cosìfortemente le energie che spesso bimbi e adolescenti si sentonolimitati da una scarsa autostima, una convinzione negativa che liporta a perdere motivazione ed entusiasmo allo studio, intesocome conoscenza, e alla vita di relazione.

Il carattere come espressione delle false convinzioni

Le convinzioni costituiscono la base del carattere, base fun-zionale su cui costruiamo le esperienze. Inevitabilmente, quandoqueste convinzioni sono negative, i tentativi che si compiono perricercare autostima e credibilità contengono poca forza perchépossano compiersi. Quante volte limitiamo le nostre energie ochiudiamo in un cassetto sogni e aspirazioni pensando semplice-mente di non essere "tagliati" per un ruolo che invece intima-mente una parte di noi sente di poter conquistare!

Quanti desideri possono essere sepolti dalla convinzione dinon essere all'altezza, magari perché abbiamo creduto veri igiudizi negativi sulla nostra persona formulati da un altro.

Le convinzioni possono essere un ostacolo non indifferente almiglioramento e all'espressione dei talenti individuali: essecostituiscono una realtà soggettiva che influenza e condiziona larealtà esteriore e quasi sempre il nostro carattere.

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Realtà oggettiva e soggettiva

Spesso siamo abituati a considerare la realtà come la rappre-sentazione fisica di ciò che possiamo vedere attraverso la perce-zione dei sensi. In effetti la realtà è influenzata dalla visionesoggettiva che abbiamo di tali eventi, cioè dal modo in cuiinterpretiamo soggettivamente quel che osserviamo o che ciaccade: il nostro livello soggettivo percepisce una realtà modifi-cata.

Ovviamente la realtà oggettiva ci sembra più concreta diquella soggettiva ed è per questo che per centinaia di annil'osservazione umana si è diretta soprattutto in questa direzione.

Oggi, attraverso l'indagine scientifica, si è potuto appurareinvece che la realtà oggettiva e quella soggettiva sono cosìstrettamente legate che quando una agisce l'altra la segue.

E' un legame indissolubile che ci può permettere di avanzareinteressanti ipotesi sul cambiamento: tutto ha origine dal-l'esperienza soggettiva, perché questa condiziona la rispostadell'organismo.

Immaginiamo un incubo, uno di quei sogni che non vorremmomai avere: quando si sogna si possono avere diverse reazioniemotive. "In conseguenza di certi sogni il corpo reagisce concambiamenti della pressione sanguigna, un'accelerazione dellafrequenza cardiaca, rossori, ci si sente male, ci si sveglia sudati,con il batticuore, in stato di agitazione e si reagisce aggrottandole sopracciglia, con le lacrime o altre manifestazioni fisiche.

I pensieri del sogno possono ingenerare rabbia, e il corporisponde serrando i pugni, respirando affannosamente, digri-gnando i denti e persino piangendo"2.

Durante un incubo il pensiero, anche se non appartiene allarealtà oggettiva, diventa reale per il nostro corpo. Un sogno, puressendo solo un pensiero, genera reazioni fisiche. La situazioneè fantastica, ma le reazioni sono reali.

Perché?La mente sembra non faccia differenza tra un pensiero

coinvolgente e una situazione reale. Non distingue, anzi reagi-sce allo stesso modo. Lo stesso avviene nello stato di veglia, nellavita di tutti i giorni, là dove gli "incubi" non sono più situazionifantastiche, ma prendono forma in quei pensieri e convinzioniche stanno alla base dei nostri stati d'animo.

Ciò che pensiamo di essere condiziona ciò che stiamo viven-do! Ogni volta che la nostra mente "pensa", il nostro organismoattiva una reazione fisica.

Prendiamo l'esempio di una persona magra che si senta grassa.Il suo modo di essere e di rapportarsi agli altri, non sarà il risultatodi quella magrezza riscontrabile oggettivamente ogni volta chesi guarda allo specchio o quando acquista un abito, ma dipenderàquasi esclusivamente da ciò che pensa di se stessa. In altre parolenon vivrà per ciò che è, ma per come pensa di essere: il livellosoggettivo ha "condizionato" la realtà.

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Fig. 2La realtà come espressione del livello soggettivo: le convin-

zioni interpretano e condizionano le situazioni oggettive

Un altro esempio: pensiamo a quei momenti di demotiva-zione e di scarso entusiasmo: l'energia, che dovrebbe portarci aduna reazione vincente, paradossalmente diminuisce e spessoaccade ciò che abbiamo pensato!

Dunque c'è una parte della mente che influisce sui nostricomportamenti: il nucleo delle immagini.

Il nucleo delle immagini (Fig. 2) ha un potere che può esseredirettamente verificato nella realtà: quando si attiva produceeffetti reali. All'interno di questo nucleo si decidono le modalitàdei nostri comportamenti, il nostro agire nella vita, il livello disuccesso o di insuccesso.

Se si potesse contattarlo per verificare quali sono le convin-zioni che ci portano a sbagliare senza volere, a fallire o talvolta,a ripetere le esperienze negative, sarebbe un risultato straordina-rio. Si potrebbero dirigere certe nostre modalità errate, certerisonanze che ci portano verso strade inconsapevoli e riportarlead un funzionamento libero ed ottimale.

La strada per contattarlo è il rilassamento. Vediamo come.

i

livelloOGGETTIVO

livelloSOGGETTIVO

Nucleo delle immagini

RealtàSomatizzazione/ v v

/

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L'alternativa della mente

La gestione dello stress

Il ciclo energetico della vita

Consideriamo la vita come una meravigliosa avventura chel'essere umano compie. Prima della nascita il feto è totalmenteimmerso in uno stato di pace. Questo stato gli permette la crescitalontano dai traumi e dalle difficoltà dell'esistenza, non essendoancora energeticamente pronto ad affrontarle.

Successivamente qualcosa cambia, gli eventi lo portano avivere uno stato di allarme, prodromo di una situazione checambia, si prepara ad un cambiamento. Poco prima della nascital'organismo della madre gli trasmette tutta la tensione necessariaa quel fantastico e duro momento che è il parto. L'allarme sitrasforma in una tensione di vita, una tensione che lo porterà adavere il primo vagito, l'azione.

Ed ecco che dopo aver compiuto l'azione il nascituro puòtornare a rilassarsi, può reimmergersi nello stato naturale, ilrilassamento, che segue ogni azione. L'allarme successivo saràper la prima poppata e la tensione non lo abbandonerà fino aquando lo stomaco non si sarà riempito, per abbandonarsi dinuovo al meraviglioso sonno ristoratore tipico dei bimbi appenanati. In qualche ora si è compiuto un viaggio che ha portato ilbambino a "soggiornare" in ognuna di queste stazioni, tutteindispensabili alla continuazione della vita, quattro fasi (Fig. 3)ricorrenti che dobbiamo comunque affrontare durante l'arcodella nostra esistenza: Rilassamento, Allarme, Tensione, Azio-ne.

• Il rilassamento è necessario all'individuo per scaricare letensioni accumulate,recuperare le energie e permettere all'orga-nismo di ricaricarsi.

• L'allarme è la fase di vigilanza e di attenzione che la naturasuggerisce affinché si possano attuare i meccanismi di adatta-mento. Ci è utile per difenderci dai pericoli, fisici e psicologici,che minacciano il nostro equilibrio.

• La tensione è necessaria per mobilitare tutto l'organismo invista dell'azione imminente.

Una tempesta chimica che abilita l'organismo a gestire piùefficacemente gli sforzi, siano essi positivi o negativi.

• L'azione completa il ciclo, ci permette di utilizzare tuttal'energia. Questa viene mirata verso uno scopo che coinvolge ilcorpo, le emozioni e la mente. Nell'azione lo stato di allarme e ditensione cessano e la natura sospinge l'individuo verso il nuovorilassamento.

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OFig. 3

Il Ciclo energetico della vita

Queste quattro fasi sono ugualmente importanti e necessariealla vita umana e devono susseguirsi in modo armonico.

L'individuo che, opponendosi al corso suggerito dalla natura,indugiasse troppo in una di queste "stazioni" provocherebbeun'alterazione del suo equilibrio biopsichico.

La società moderna privilegia la tensione e l'azione e riducel'importanza degli stati di rilassamento e ciò provoca un certoprosciugamento delle energie. In questo stato di bassa energia iconflitti emotivi non permettono di disciplinare e controllarecerti stati d'animo, la vita rimane in costante stato di allarme el'organismo si stressa creando i presupposti per l'instaurarsi dimalattie psicosomatiche.

Occorre quindi tornare ad orientare le energie rispettando icicli della natura e, visto che lo stato di tensione lo conosciamofin troppo bene, è il caso di sviluppare il nostro interesse perriapprendere come essere rilassati.

Ignorato, negato, inascoltato, il corpo ha imparato a farcipervenire i suoi messaggi attraverso i sintomi dolorosi e lemalattie, la stanchezza e la depressione.

AZIONE ALLARME

TENSIONE

RILASSAMENTO

E

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Il legame mente-corpo e lo stress

Tutti sono in grado di sottostare o resistere ad un certo stress,ma per ognuno è diverso il livello di sopportazione oltre il qualediventa dannoso. Il programma dell'encefalo ipotalamico, chericonosce lo stress quando questo arriva al sistema nervosocentrale, è infatti variabile. Mentre alcuni di noi sono più resi-stenti allo stress, altri si sentono stressati anche quando accadonoeventi di poca importanza; hanno quindi una maggiore stimola-zione perché l'ipotalamo li identifica come stressanti. L'ipotalamoagisce cioè come un "meccanismo omeostatico" intervenendoad aiutare il corpo a mantenere il proprio equilibrio. Questomeccanismo, in alcune persone, è talmente sensibile che ogniminima variazione emotiva viene vissuta come dannosa.

Ma c'è dell'altro! Lo stato di tensione nervosa determinal'abbassamento delle difese immunitarie.

Solo negli ultimi decenni le ricerche ci hanno permesso dipenetrare e comprendere alcuni dei meccanismi che sono allabase del deterioramento della salute fisica a causa dello scarsoadattamento. Si sta facendo luce sul complicato effetto di unostress prolungato sugli ormoni e sul sistema nervoso centraleche, a sua volta, può influenzare ogni sistema dell'organismo, daquello immunitario a quello cardiovascolare.

La scoperta dei neuropeptidi

La psicobiologa Joan Borysenko descrive così le indagini cheil mondo scientifico ha fatto negli ultimi anni a questo riguardo:"Gran parte dei lavori di ricerca sono incentrati su un gruppo dineurormoni definiti neuropeptidi, che vengono liberati dal cer-vello, dal sistema immunitario e dalle cellule nervose in vari altriorgani. Ciò che gli scienziati hanno rilevato è che nelle zone delcervello che sono sede dell'attività emozionale i recettori perqueste sostanze chimiche sono particolarmente numerosi. Allostesso tempo, il cervello ha anche dei siti recettivi atti a esserestimolati da molecole prodotte dal solo sistema immunitario: lelinfoleuchine e le interleuchine. Ciò che vediamo, quindi, è unvasto e intricato sistema di comunicazione a due vie che collegala mente, il sistema immunitario e potenzialmente tutti gli altrisistemi; un percorso attraverso il quale le nostre emozioni (lenostre speranze e i nostri timori) possono influenzare la capa-cità dell'organismo di difendersi"3.

A testimonianza di questo fatto gli studi compiuti successiva-mente ci hanno confermato che esistono delle sostanze il cuicompito è quello di "portare informazioni" dal sistema immuni-tario a quello nervoso e che quindi ci sono delle connessioni tralo stato d'animo della persona e il suo stato di salute.

Altri medici (J. Kiecolt-Glaser, R. Glaser) hanno studiato leconnessioni tra stress da esame e sistema immunitario: prima diun evento importante si manifesta una sostanziale diminuzione

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di attività dei linfociti (i linfociti T o cellule killer): un'importanteclasse di cellule che hanno il compito di riconoscere e ucciderele cellule infettate dai virus, nonché quelle cancerogene.

Oltre a questo la ricerca ha notato anche che durante questostress c'è un rapidissimo calo della produzione di una molecola(interferone) che "stimola la funzione delle cellule killer e di altreclassi di cellule del sistema immunitario"4. La ricerca è ancoralontana dall'essere in grado di spiegare con certezza e scientifi-cità tutti i vari meccanismi legati alla mente e alle sue relazionicon il corpo e con la salute, ma si sta facendo strada l'idea che ilcervello sia un posto privilegiato di comando e di controllodell'intero organismo.

Le più recenti ricerche della medicina

D. Chopra, endocrinologo conosciuto per le sue esperienze diricerca sul rapporto mente-corpo, dichiara a tal proposito: "Me-moria, ricordi, sogni e tutte le altre attività quotidiane della menterestano un mistero profondo per quel che concerne la loromeccanica. Ma ora sappiamo che la mente e il corpo sono comedue universi paralleli. Qualunque cosa accada nell'universomentale deve lasciare una traccia in quello fisico"5.

Resta da sapere attraverso quale meccanismo fisiologico lamente può agire sulle condizioni fisiche. Su questo punto alcuniricercatori (tra gli altri, Peavey, 1982) hanno fornito elementisignificativi per provare come un appropriato training menta-le può esercitare delle influenze positive sulla salute. Negliesperimenti fatti utilizzando tecniche di rilassamento e di imma-ginazione guidata hanno rilevato, in tutti i casi, una maggioreefficacia dei globuli bianchi neutrofili che operano nell'organi-smo.

In queste sperimentazioni gli effetti dello stress venivanomitigati da un efficace adattamento agli eventi, ma anche dal-l'amore e dal sostegno di altre persone.

Spesso la cosa funziona, così come funziona, e in misuranotevole, l'effetto placebo, l'azione terapeutica che possonoesercitare sostanze neutre, vitamine o altre sostanze fisiologiche,quando il paziente le assume convinto che si tratti di un verofarmaco. La fiducia nell'azione del rimedio può mettere in motoun processo di guarigione.

Oggi ci sono prove che anche l'effetto placebo sia solo unadefinizione che nasce dalla nostra incapacità di chiarire i misteridella mente. Già dal 1975, infatti, il mondo scientifico scoprìl'esistenza di sostanze, le endorfine, che si sono rivelate comepotenti analgesici naturali. Queste sostanze prodotte dall'organi-smo intervengono nel momento del dolore e dello stress, maanche nel riso, nel pianto, nell'appetito, quando un brivido dipiacere ci corre giù per la schiena, quando siamo colti dallatristezza oppure quando un evento suscita le nostre emozioni,dunque hanno un significato fondamentale per quasi tutte lefunzioni vitali6.

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Sembra che le endorfine siano emesse in misura maggiorenei momenti di grande piacere, così come negli stati dirilassamento e meditazione.

Se quindi si orienta la nostra mente in modo opportuno sipossono respingere, contrastare e ridurre gli attacchi portati daglistati di tensione.

"L'interrogativo più pressante per noi, quindi, è comericollegarci con la speranza, la fede e l'amore, e come usarequeste condizioni per guarire il corpo con la mente.

Come possiamo superare i condizionamenti che spesso fannosì che ci rinchiudiamo nelle nostre paure, invece di aprirci conamore e all'amore? Al centro di questo processo vi sono letecniche di rilassamento con le quali possiamo raggiungere unpunto di equilibrio interiore in cui la mente diventa tranquilla.

I circuiti dei condizionamenti negativi vengono staccati e lamente è aperta alla formazione di abitudini più produttive"7.

Anche R.K. Wallace e H. Benson "hanno documentato unanalogo stato di riposo totale nelle persone che praticavano lameditazione trascendentale. Studi ulteriori condotti da Bensonhanno dimostrato che questa condizione poteva essere indottaper mezzo di qualsiasi forma di concentrazione mentale chedistraesse l'individuo dalle normali preoccupazioni e ansietà cheoccupano la mente.

Definì questo innato meccanismo ipotalamico la risposta dirilassamento. Quando questa risposta viene sollecitata, la fre-quenza cardiaca e la pressione sanguigna si abbassano brusca-mente. Il ritmo respiratorio e il consumo di ossigeno rallentanoin quanto il fabbisogno energetico diminuisce notevolmente; leonde cerebrali passano ad un ritmo alfa, che corrisponde ad unostato rilassato.

L'afflusso di sangue ai muscoli diminuisce e il sangue vieneinvece inviato al cervello e alla pelle, producendo una sensazionedi calore e di mente vigile ma riposata"8.

Resta da sapere perché l'organismo risponde con una variazio-ne fisiologica ad ogni attacco, fisico o emotivo.

Una risposta ci viene data dall'osservazione medica riguardola soglia emotiva di sopravvivenza. La natura ci ha fornito lacapacità di reagire agli stimoli con una duplice risposta:

• la risposta di rilassamento;• la risposta "di fuga o di combattimento".La risposta di fuga o di combattimento "si è sviluppata con

l'evoluzione milioni di anni fa in quanto assicurava che l'interoorganismo sarebbe stato pronto a reagire al minimo accenno dipericolo.

Questa risposta è tuttora dentro di noi, solidamente collegatacon i sistemi di comunicazione del corpo umano, anche se, nelnostro mondo infinitamente più complesso, il pericolo puòassumere la forma di cambiali non pagate o della noia in unmatrimonio o di qualche inconfessata paura prodotta esclusiva-mente dall'immaginazione.

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Combattere e scappare non sono delle scelte molto utili neiconfronti di simili pericoli. Nonostante ciò, attraverso la rispostadi fuga o di combattimento, l'ansia riesce comunque a indurre unaumento della pressione sanguigna e lo stress attiva dei mecca-nismi che portano alla tensione muscolare e quindi a numerosemanifestazioni dolorose e a disturbi fisiologici"9.

Per questi motivi le capacità difensive dell'organismo siabbassano più facilmente nei soggetti che si reprimono, chevivono in stati di depressione, ansia o che si sentono impotentidi fronte ad una situazione.

Ogni disturbo o malattia, naturalmente, non sono da conside-rarsi semplice questione di causa ed effetto. Possono sì deprime-re la risposta e le funzioni del nostro sistema immunitario, manon sono gli unici motivi dell'insorgere delle malattie, vale a direche non ci ammaliamo ogni volta che siamo "giù di corda", cimancherebbe solo questo!

Un microbo si può trovare nel nostro organismo e non provo-care alcuna malattia finché non siamo esposti ad uno stress.Sembra che lo stress e il microbo siano in egual misura le causedella malattia che non è dovuta nè al germe come tale, nè allenostre risposte adattive (stress), ma all'inadeguatezza diqueste contro il germe.

Stress e condizioni di vita

Crediamo, anche per gli studi effettuati, che lo stress sia unfattore fondamentale fra i tanti fattori che possono far spostarel'equilibrio verso un malessere: ognuno di noi reagisce a suomodo alla tensione psicologica ed è solo il sovraccarico di stressa provocare conseguenze spiacevoli. Tutto dipende dalle condi-zioni di vita (che sono variabili da individuo a individuo) e dallacapacità di resistenza di ciascuno. E' ovvio che ciascuno deimeccanismi citati agisce sempre in concerto con le caratteristi-che ereditarie e le influenze che l'ambiente ha prodotto sul nostroorganismo. E' comunque altrettanto vero che l'aspetto cheinteragisce più fortemente con i fattori determinanti per la saluteè la reazione personale, cioè la modalità con cui affrontiamo glieventi e le situazioni della vita.

E' la percezione dell'evento che lo fa diventare stressanteo meno.

La nostra reazione personale può superare gli ostacoli causatida una eredità genetica svantaggiosa o di un ambiente povero distimolazioni o addirittura carico di violenze.

"Siamo noi a decidere le nostre abitudini di vita: se facciamoo meno del moto, che cosa mangiamo, se fumiamo o beviamo"10.E' fondamentale ricordare che le nostre menti hanno la capacitàdi produrre infinite immagini che per l'organismo sono assoluta-mente reali; immagini che liberano gli ormoni e i neuropeptidiche dicono all'organismo che cosa fare. La maggior parte di noiè incapace di controllare persino quelle fantasie mentali negativeche, in modo consapevole, occupano la nostra mente.

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Perché il rilassamento è un mezzo per crescere

La psicofisiologia ultimamente ha introdotto concezioni deltutto nuove, quali l'evidenziazione del ruolo della sostanzareticolare nella regolazione della veglia, la scoperta dei diversitipi di sonno e dei rapporti fra sonno paradosso e sogno, quelladel contributo dei centri e circuiti nervosi ben definiti neimeccanismi della memoria, degli impulsi e delle emozioni.L'attività bioelettrica del cervello può essere registrata mediantel'elettroencefalografia.

Le onde cerebrali (Fig. 4) hanno forma, ampiezza e frequenzadifferenti a seconda delle condizioni fisiologiche del cervello e,quindi, del tipo di attività del soggetto. Se quest'ultimo dormeprofondamente o è in stato di coma, verranno registrate ondeampie e lente (1-3 cicli al secondo) definite delta.

Il sono più leggero invece è contrassegnato da onde regolari(3-7 al secondo): si tratta del ritmo theta.

Le onde alfa (frequenza di 8-13 cicli al secondo) sono tipichedella "veglia rilassata".

Le onde beta, dal tracciato rapido e poco ampio (15-25 cicli alsecondo), contraddistinguono uno stato di "veglia attiva".

BETA

ALFA

THETA

DELTA

iNucleo delle

immagini

Fig. 4Il rilassamento pone il cervello in una situazione ottimale

per l'apprendimento di una nuova risposta fisiologica

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"Una caratteristica del livello alfa è che permette al cervellodi esprimere, al meglio, le sue funzioni più alte: concentrazione,intuizione, apprendimento e creatività"11. Tali particolari statimentali sono spesso indipendenti dalla volontà e quindi difficilida ottenere in stati di tensione emotiva.

Ogni tecnica di rilassamento profondo permette di ottenere lecondizioni fisiche e psicologiche ottimali per l'utilizzazionedelle funzioni superiori del cervello. Inoltre, associate a tecnichedi focalizzazione, inducono un tipo di funzionamento cerebraleottimale detto "iperfrontalizzazione"12.

Si può affermare che qualsiasi tecnica che tenda a raggiungereuno stato di rilassamento profondo e di visualizzazione mentalesolleciti questo tipo di funzionamento cerebrale: uno stato otti-male per l'attuazione di un proprio programma di sviluppopersonale. Infatti, oltre ad avere significato per la gestione deglieventi stressanti, costituisce la base per riuscire a dominarequelle energie disperse che abbassano la soglia della "sopporta-zione"; è fondamentale quindi nel controllo dello stress e nellatutela della salute psicosomatica.

Quando le nostre energie sono orientate verso pensieri preoc-cupati o atteggiamenti di sconfitta, possiamo far entrare in giocola nostra capacità di rilassamento. Questa condizione fisiologicarigenera e provoca una minor eccitazione del sistema nervosoautonomo che riduce molti sintomi causati, o aggravati dallostress. Poiché stimola una reazione più equilibrata dell'organi-smo, respinge gli attacchi portati dagli stati tensivi. Agisce cioècome un farmaco, producendo effetti diretti sul corpo e ciconduce ad una consapevolezza e ad una visione della realtàlibera da condizionamenti.

I benefici del rilassamento

Con la capacità di essere rilassati, otteniamo dei benefici siasul piano fisico, sia su quello psichico (Fig. 5).

Da un punto di vista fisiologico ci permette il recupero delleenergie per avere una maggiore resistenza allo stress.

Quando il livello di tensione diminuisce, i benefici dell'essererilassati permettono un miglioramento della qualità del sonno,consentendo in molti casi di superare le forme d'insonnia causatedall'eccessivo accumulo di tensione o dalle preoccupazioni cheinvadono i nostri pensieri al momento di addormentarci. Con unacerta serenità interiore si verifica un cambiamento sostanzialenella diminuzione delle risonanze emotive, ovvero di queglistati d'animo negativi presenti in ogni individuo che deve affron-tare una situazione importante, sia essa legata a momenti di crisi,di conflitto o aggressività, sia a momenti positivi quando l'ecces-siva emozione può causare il fallimento di una performance.

Questo risultato è stato utile, per esempio, agli sportivi primadi una competizione, nel trattamento dell'ansia sessuale o in queimomenti di difficoltà dove le eccessive risonanze emotive di-sturbano i risultati, dal semplice diventare rossi, allo stato di

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/ / / / /disagio quando dobbiamo affrontare delle forti responsabilità.

Nell'ambito dei disturbi psicosomatici il rilassamento favo-risce l’attenuazione del dolore, specialmente per tutti i mal ditesta causati da tensione ed in particolare per i disturbi digestivi,per arrivare persino alla risoluzione di alcune malattie; ciòaccade, evidentemente, perché agisce sul potenziamento delledifese immunitarie e sul miglioramento delle funzioni autonomequali la respirazione, la circolazione, la pressione arteriosa, ecc...

Oltre a questi vantaggi, le tecniche di rilassamento, rallentan-do la frequenza delle onde cerebrali, ci permettono di sintonizzarcicon quella parte della mente che ha il compito di dirigere glisforzi volontari e inconsci nella direzione desiderata. In altreparole favorisce il contatto con il Sé profondo; proprio come alcinema, quando le luci si abbassano per permetterci di focalizza-re l'attenzione sul film, così nel rilassamento, lasciando fuori ilmondo esterno e le sue preoccupazioni, abbiamo la possibilità dirivolgerci alla visualizzazione relativa al miglioramento.

Ogni tecnica di rilassamento, quindi, tende a normalizzare ilterreno su cui la salute si attesta: non si prefigge solo di combat-tere le malattie, compito delegato alla medicina, ma di miglioraree sviluppare la persona nella sua globalità. Tutto ciò è moltoaffascinante, anche perché sarebbe la risposta al desiderio diciascuno di noi di conquistare e di mantenere il benessere.

Il nostro vissuto e le memorie possono permettercelo?E' possibile dirigere quelle emozioni e quei pensieri che

sembrano più forti della nostra volontà?Dalle ricerche e dalle esperienze sulla "mente emozionale"

sembra proprio di sì!

Attenuazione dellerisonanze emotive

Miglior funzionamentodegli organi autonomi

Conoscenza di se stessiAutoprogrammazione

Cambiamento(iperfrontalizzazione)

Fig. 5I benefici del rilassamento

/Attenuazionedel dolore OBENEFICI

DEL RELAX

Funzionepsicoimmunologica

Recuperodelle energie

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Le memorie e la personalità

Le esperienze del passato: padroni emozionali ocontenitori di ricchezze?

Siamo la miglior risposta alla vita

Abbiamo visto che il nostro agire dipende dal livello sogget-tivo e da quelle convinzioni che compongono il nostro nucleodelle immagini. Queste convinzioni non sempre ci portano avivere situazioni gradevoli e spesso le scelte che facciamo sonoscelte condizionate dagli eventi della vita; non bisogna pensare,in qualsiasi modo uno si senta, di avere colpe particolari per comeoggi esprimiamo il nostro carattere.

Noi siamo comunque la miglior risposta che abbiamo datoalle situazioni che la vita ci ha offerto. Abbiamo dato il megliodi noi anche se, a volte, non ci siamo sentiti all'altezza delcompito affidatoci o abbiamo accumulato paura di vivere. "Nonvi è infatti chi, nel corso della sua esistenza, non abbia provato larabbia bruciante di una sconfitta senza appello, o la paurosavoragine di una perdita cara. Accettando noi stessi possiamoavere la capacità di accettare la realtà circostante e comprenderea volte il fine imperscrutabile degli eventi della vita.

L'accettazione è la via che conduce all'armonia, senzalasciarsi travolgere dalle asperità di una vita che, a volte, ciappare disarmonica. Essere forti significa soprattutto saper con-vivere con le proprie debolezze. Perché nulla è appreso senzafatica, nulla è lasciato al caso, tutto è necessario.

L'importante è che la nostra intelligenza, la sensibilità e lamaturità, che va di pari passo con l'esperienza, ci rendano ognigiorno maggiormente consapevoli. Questa è l'accettazione: nonribellione, ma trasformazione. Soprattutto dobbiamo ricordareche abbiamo l’assoluto controllo della nostra mente, mente in cuialberga il piano della nostra vita. Quel sogno di forza e felicitàche urla e che aspetta di essere liberato nella vita"13.

Abbiamo anche il dovere di considerare noi stessi in continuaevoluzione. Nonostante gli sforzi fatti da un parte della scienzanel cercare, all'interno del DNA e delle caratteristiche ereditarie,risposte immutabili su come siamo o addirittura sul momentodella nostra morte, non possiamo che ribellarci interiormente acoloro che vogliono fissare il nostro carattere, che invece è incontinua evoluzione e cambiamento.

Giorno per giorno sentiamo di essere diversi: un'esperienza,un incontro, un viaggio ci trasformano, aprono la nostra mente adaltre prospettive, a nuovi modi di essere e di comprendere larealtà.

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Tutto è in movimento. Anche il nostro modo di essere, checerca continuamente di trovare il meglio di se stesso utilizzandostrade diverse e diversi metodi per crescere.

Molti studiosi oggi sono d'accordo nel considerare che, percomprendersi e migliorarsi, non sia più necessario studiare edanalizzare le cause antiche e gli infiniti motivi della nostraesistenza come complessi inconsci, forze nascoste, demoni opersino riflessi condizionati.

Attraverso la conoscenza e la capacità di dirigere la mente, lemoderne tecniche di supporto psicologico riescono a trasfor-mare sensazioni e comportamenti producendo reali cambia-menti nello stile di vita.

Ma è proprio così semplice cambiare associazioni mentali ereazioni alle nostre memorie?

Non è semplice, ma il nostro cervello è programmato perquesto, per plasmare se stesso ed imparare dalle proprie espe-rienze, anche le più negative. E' strutturato per trasformare gliostacoli in opportunità, per avvicinarsi ai talenti ed esprimerliconquistando così un benessere globale. Questo meravigliosoprogramma, in dotazione di ogni essere umano, si serve di unsistema di autoprogram-mazione capace di modificarsi "initinere".

I quattro livelli di organizzazione funzionale del SistemaNervoso Centrale

Per riuscire a svilupparsi ogni essere umano deve vivere delleesperienze. Senza di esse ciò che può elaborare il cervello èinsufficiente per acquisire consapevolezza e sviluppo.

Tutte le esperienze sono sotto il controllo del Sistema Nervosoche possiede una struttura materiale portatrice delle informazio-ni dei vissuti. Grazie alle sue strutture, il Sistema NervosoCentrale (S.N.C.) può rettificare costantemente le informazioniche provengono dalle esperienze: in altri termini, il cervello è unsistema che funziona globalmente poiché organizza l'insiemedelle informazioni secondo le sue priorità, le elabora e le organiz-za in un tutto coerente.

Il cervello, dice il sovietico A.R. Luria, dev'essere consideratocome un insieme funzionale capace di programmare e di piani-ficare in modo finalizzato.

"Questo sistema, è essenzialmente autoregolatore nel sensoche è capace di controllare le sue operazioni e di modificarle infunzione dei cambiamenti che intervengono nell'ambiente.

Questa capacità di autoprogrammazione interessa sia il piùelementare meccanismo, come il riflesso, sia attività più com-plesse come la scrittura, il dover prendere delle decisioni o lasoluzione di problemi. E' resa possibile grazie all'organizzazionedel S.N.C. a quattro distinti livelli (Fig. 6): la nozione non èstrettamente anatomica, si tratta di livelli di organizzazionefunzionale"14.

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Primo livelloIl vissuto è la base funzionale della nostra personalità,

senza vissuto non ci sarebbe conoscenza.L'ambiente non è carico d'informazioni o di conoscenze, è il

soggetto che dà un senso alle informazioni confrontandole conl'informazione esistente, cioè con ciò che ha già integrato ovissuto e che è iscritto nella memoria.

"Nelle interazioni con l'ambiente è il soggetto che è attivo.L'azione è primaria e l'integrazione delle informazioni e i proces-si di conoscenza che ne derivano sono un risultato.

Questo vale per le esperienze psicomotorie (per esempioandare in bicicletta non lo si può certo imparare senza farel'esperienza di andare in bicicletta), ma anche per le esperienzepsicologiche (è impossibile rilassarsi, se si conoscono solamen-te i meccanismi teorici del rilassamento)"15. E' questo il primolivello di funzionamento che ha inoltre il compito della regola-zione tonica ed energetica. Il tronco cerebrale con la formazionereticolata e il sistema limbico, grazie ai loro effetti regolatori,danno una base funzionale ai livelli di organizzazione più com-plessi. I meccanismi della memoria e dell'emotività sono instretta relazione con questo primo livello di organizzazione.

Secondo livelloSulla base dei vissuti la nostra mente organizza le informazio-

ni che riceve ed elabora le risposte all'ambiente e agli altri. Sitratta di un livello di analisi specifica per ogni senso (ottico,acustico, olfattivo, tattile, chinestesico...) che possiede due fun-zioni distinte:

• la selezione dei dati sensoriali registrati;• la combinazione e la riorganizzazione delle diverse

informazioni con lo scopo di interpretare e integrare ulterioricomportamenti.

Terzo livelloProgressivamente, sul primo livello, che costituisce una base

funzionale, e sul secondo livello, che è quello dell'analisi edell'integrazione, va ad aggiungersi e costruirsi un terzo livello:quello della finalizzazione dei comportamenti.

Numerosi ricercatori hanno esplorato il ruolo che esercitanoi lobi frontali a questo livello. Sembra che questo livello diorganizzazione non svolga un ruolo specifico per una particolaretipologia di comportamento, ma che in realtà sia implicato intutte le relazioni, così come in tutti i comportamenti di qualsiasicomplessità essi siano.

Questa organizzazione neuropsichica permette l'autore-golazione e l'autodirezione della condotta, il che significa cheogni persona può, attraverso la propria capacità di dirigerela mente, indirizzare le proprie azioni secondo degli obiettivipersonali prestabiliti.

Il terzo livello utilizza due strumenti per poter svolgere questafunzione:

• l'intenzione, che può essere definita "atto di volontà";

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O

ππ

Regolazione dell'azione

Fig. 6L'organizzazione funzionale del SNC

• l'immaginazione, cioè la capacità di produrre pensieri eimmagini mentali preparatori all'azione.

In termini pratici significa che la volontà e l'immaginazione,agendo sinergicamente, svolgono un ruolo fondamentale nell'at-tivazione di un comportamento. In realtà l'immaginazione fa dasupporto alla volontà, che, da sola, non è sempre in grado dicomandare azioni e comportamenti desiderati ("voglio, ma nonriesco").

snc

4 livello: la mente superiore o legata all'identità del Sé

Creatività, Libertà e libero arbitrio,Genialità e ideazione pura,Mente trascendente

3 livello: la conoscenza e l'autoprogrammazioneFinalizzazione dei comportamenti• Immaginazione:Esperienza di Sintesi Percettiva• Intenzione: atto di volontà

2 livello: l'analisi delle informazioniOrganizzazione delle informazioni• mente razionale e logica• mente emotiva

1 livello: il vissuto (base funzionale)Regolazione tonica ed energetica• Insieme delle retroazioni dell'azione• Azione del soggetto di fronteall'ambiente e alle situazioni

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Spesso ci siamo sentiti dire che "volere è potere", ma quantevolte ci siamo "sforzati" di rilassarci, dormire, non diventarerossi in situazioni di imbarazzo, senza per questo riuscirci?

Non è quindi sufficiente "voler essere rilassati" per riuscire adottenere un reale stato di rilassamento, in quanto la mente noncomprende il linguaggio razionale della volontà, intesa comesforzo, ma ha bisogno dell'immagine mentale per tradursi inazione.

Quarto livelloUna volta che integriamo i nostri comportamenti nella realtà

quotidiana, il cervello passa ad un livello funzionale che trasfor-ma l'atto immaginativo in stile di vita.

In questo livello, il comportamento non è più il risultato di unpensiero o di una immagine mentale, ma diventa un atteggia-mento mentale, che ci permette di compiere spontaneamenteun'azione senza che il cervello intervenga. Questo succede, peresempio quando si guida un'automobile quotidianamente: ilnostro corpo compie tutte le operazioni in modo automatico edil cervello non ha bisogno di comandare tutte le operazionipsicomotorie, in quanto si attuano spontaneamente.

Lo stesso può dirsi riguardo le modalità psicologiche dellanostra vita. Quando il cervello le ha integrate, diventano parte dinoi e si possono esprimere liberamente, senza sforzo.

Questo è lo stile di vita a cui ci riferivamo precedentemente;le qualità integrate nella personalità ci permettono di agire inmodo spontaneo e naturale, di utilizzare i talenti e le potenzialitàche in questo modo possono esprimersi non essendo più bloccateed inibite da convinzioni sbagliate o memorie negative.

Quando il cervello funziona a questo livello, l'attenzione e leenergie possono essere guidate dalla creatività, diventiamo di-sponibili agli stimoli dell'ideazione.

Sviluppo personale ed ostacoli della memoria

I quattro livelli di funzionamento del SNC appena analizzatisi possono esprimere nella loro completezza quando non sonoinfluenzati dalle problematiche legate ai vissuti non risolti.

Se siamo legati a memorie negative, il secondo livello ècostretto a rielaborare i ricordi, immagazzinati nel cervello, finoa quando non si arriva ad un superamento delle emozioninegative legate ad essi.

I comportamenti, in questo caso, non sono il frutto di un attoimmaginativo o volontario, che ci permette di agire nel presente,ma sono la reazione ad uno stato emotivo provocato dallarievocazione di tali ricordi.

Infatti tutto ciò che proviamo viene archiviato nella menteche, elaborando i ricordi, esercita un'influenza sulle azioni esui comportamenti, facendoci trovare di fronte a situazioni chesi ripresentano continuamente nella nostra vita.

L'influenza di tale memoria può essere consapevole.

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Possiamo capire di essere condizionati attraverso quella spe-cie di "discorso interno" che di solito effettuiamo prima diun'azione.

"Tra un evento stimolante e la risposta emotiva nasconopensieri o immagini rapide"16. In un certo senso è come se ilpassato si imponesse sul presente, scatenando reazioni ed emo-zioni a volte incon-trollabili volontariamente.

Quali sono i meccanismi che intervengono ogni volta che lamemoria degli eventi passati condiziona le scelte presenti?

Una recente ricerca ci ha portato nuove informazioni su comeil cervello incamera i ricordi.

L'archivio della memoria

La capacità di apprendere e la memoria sono due facoltàsuperiori; tuttavia, benché abbiano un ruolo straordinariamenteimportante, non sono in grado di controllare e dirigere l'aspettoemotivo nella sua totalità, in quanto dipendono dal sistemalimbico dalla cui evoluzione derivano. Il sistema limbico, insie-me ad altri centri superiori, costituisce il cervello emozionale lecui aree sono collegate alla neocorteccia mediante una comples-sa rete di circuiti: ciò significa che i centri emozionali esercitanouna notevole influenza sugli altri centri del cervello, compresoquello deputato all'attività del pensiero17.

"L'elaborazione dei ricordi non avviene in modo oggettivo, ilnostro ricordo è qualcosa di più complesso: nella nostra mente,oltre ai fatti concreti, viene registrato anche lo stato d'animo etutte le componenti emotive vissute in quel momento"18.

Si deve al neuroscienziato J. Le Doux la scoperta chel'ippocampo e l'amigdala19, due strutture del sistema limbico,hanno un ruolo rilevante nella registrazione dei ricordi e deglistati emotivi.

Così si esprime: "Mentre l'ippocampo ricorda i fatti nudi ecrudi ed è coinvolto nella registrazione e nella comprensionedegli schemi percettivi, l'amigdala ne trattiene, per così dire,il sapore emozionale. Se cercate di sorpassare una macchina suuna strada a doppio senso di marcia ed evitate per poco unacollisione frontale, l'ippocampo ricorderà le specifiche dell'inci-dente, ad esempio le forme o il colore dell'altra auto. Ma saràl'amigdala che da quel momento in poi vi farà sentire ansiosi ognivolta che cercherete di sorpassare in circostanze simili.L'ippocampo è fondamentale per riconoscere in un volto quellodi tua cugina. Ma è l'amigdala ad aggiungere che ti è proprioantipatica"20.

Nei vissuti, le esperienze che più ci hanno coinvolto, sia insenso negativo, sia in senso positivo, attivano le funzionidell'amigdala; quanto più l'amigdala è sollecitata dall'impattoemozionale, tanto più i nostri ricordi lasciano una traccia profon-da.

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Quando parliamo di convinzioni più profonde, esse sonomemorie emozionali archiviate nell'amigdala.

Questa scoperta ci fa comprendere quanto le memorie sia-noin grado di influenzare le nostre scelte e reazioni, soprattutto neimomenti di crisi; e fino a che punto il mancato superamento delleemozioni negative ci induca a riprodurre all'infinito i medesimischemi di comportamento, come se recitassimo un copione,incapaci di mettere in atto una soluzione positiva alternativa.

Le cose sono ciò che appaiono

L'emozione che proviamo, determinata dal sistema limbico,"è assai più rapida di quella razionale, perché passa all'azionesenza neppure fermarsi un attimo a riflettere sul da farsi. La suarapidità le preclude la riflessione deliberata e analitica checaratterizza la mente pensante"21.

Quando scatta l'allarme della paura, ad esempio, l'amigdalainvia la secrezione degli ormoni che innescano la reazione dicombattimento o fuga, mobilita i centri del movimento e attivail sistema cardiovascolare, i muscoli e l'intestino"22.

Ciò costituisce ovviamente un vantaggio della mente emozio-nale, in quanto ci dà la capacità di leggere intuitivamente situa-zioni emotive, di avvertire il pericolo, di "sentire" se una personaci sta mentendo. Tuttavia la velocità di reazione della menteemozionale, unitamente all'interferenza delle memorie passate,può trarci in errore, in quanto non dà il tempo alla menterazionale di filtrare e interpretare l'evento anche da un puntodi vista più obiettivo.

In questi meccanismi entra in gioco la capacità dell'amig-daladi creare associazioni, ovvero di "schedare" come simili dueeventi, uno passato ed uno presente, che possiedono qualcheanalogia. Se la mente emozionale segue questa logica e le sueregole, nella quale un elemento sta al posto di un altro, per essanon è necessario che le cose vengano definite dalla loro identitàoggettiva: ciò che conta è come vengono percepite. Le cose sonociò che appaiono: quel che un evento ci fa ricordare può esseremolto più importante di quel che in realtà esso è.

Come rilevò Le Doux, molto spesso noi paghiamo le conse-guenze della superficialità e frettolosità di questo particolarecircuito neuropsichico che ha un tempo di attivazione così rapidoche non lascia spazio ad una interpretazione più obiettiva; insostanza, anche il ricordo di un vissuto dell'età infantile, soprat-tutto se traumatico, può scatenare emozioni e reazioni forti insituazioni vagamente analoghe a quelle vissute molti anni prima.

"La mente emozionale reagisce al presente come se fosse ilpassato. Il guaio è che, specialmente quando la valutazione èrapida e automatica, può accadere che non ci si renda conto chele cose sono cambiate rispetto alla situazione passata. Qualcunoche ha imparato dalle percosse dolorosamente subite durantel'infanzia a reagire a uno sguardo adirato con grande paura edisgusto, manterrà in certa misura quella reazione pure da adulto,

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anche quando uno sguardo cattivo non comporterà la stessaminaccia"23. Per questo motivo Le Doux ha evidenziato "il ruolodell'amigdala nell'infanzia per confermare quello che è un prin-cipio fondamentale della psicologia, e cioè il fatto che le interazionisperimentate nei primissimi anni di vita impartirebbero una seriedi insegnamenti emozionali basati sull'armonia e i contrasti fra ilbambino e chi si prende cura di lui"24.

Una realtà soggettiva legata ai vissuti

La logica della mente emozionale è particolare: non ha tantoimportanza l'evento in sé, cioè l'aspetto oggettivo, ma come noilo percepiamo affettivamente.

Un esame, una critica, un litigio possono essere poco signifi-cativi emotivamente per una persona, mentre per un'altra sonofonte di malessere, di dolore o apprensione. Questo avviene inquanto la mente emozionale funziona per associazioni ed èquindi in grado di collegare, come abbiamo già detto preceden-temente, una realtà presente ad eventi passati, seppur vagamentesimili, con tutto il bagaglio di sentimenti e reazioni ad essiconnessi.

Come sottolinea Seymour Epstein, "mentre la mente raziona-le istituisce connessioni logiche fra causa ed effetto, la menteemozionale è indiscriminata e collega le cose semplicemente inbase ad aspetti superficialmente simili". Non solo, la menteemozionale si basa sulle convinzioni personali, consideran-dole vere e indiscutibili anche quando la realtà oggettiva lesmentisce.

Pensiamo, ad esempio ad una ragazza carina che si sente bruttae grassa: a nulla valgono le conferme esterne, le prove oggettive,l'immagine reale che lo specchio rimanda. La percezione sogget-tiva del proprio corpo, i sentimenti interiori costituiscono unaverità assoluta più forte dell'immagine oggettiva.

E' evidente che nella "gara" tra cuore e mente il primo sembraavere un ruolo determinante, soprattutto nei momenti crucialidella nostra vita. Sono le emozioni che ci guidano e ci preparanoall'azione quando dobbiamo superare avvenimenti che la ragio-ne, da sola, non potrebbe affrontare.

Le emozioni sono fondamentali anche al fine della nostrasopravvivenza perché si inscrivono nel nostro sistema nervosocostituendo un bagaglio comportamentale a cui possiamo attin-gere in tutte le occasioni. Questo significa che, per la nostrasopravvivenza, può essere utile avere risposte così immediate,anche se talvolta maldestre o da noi giudicate negative.

In effetti, ad una più attenta analisi, "le nostre emozioni ciguidano nell'affrontare situazioni e compiti troppo difficili eimportanti perché possano essere affidati al solo intelletto: sipensi ai momenti di grande pericolo, alle perdite dolorose, allacapacità di perseverare nei propri obiettivi nonostante le frustra-zioni, allo stabilirsi del legame di coppia e alla costruzione delnucleo familiare"25.

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Le difese della personalità: utili, ma obsolete

Ogni stato d'animo, di fatto, ci guida all'azione cercando diproteggerci da situazioni più difficili o pericolose: per superarele sfide quotidiane e per metterci in guardia si erge come difesaper aiutarci a superare certi momenti, utilizzando modalità giàvincenti per la sopravvivenza. Sono come barriere o difese perla tutela del nostro 'Io', difese che utilizzano ciò che hannoimparato nel corso della vita.

Nel caso in cui la realtà ci metta di fronte a scelte difficili, gliinsegnamenti emozionali della vita inviano segnali che aiutanola decisione, eliminando alcune scelte, magari già risultatesconvenienti e mettendone in evidenza altre. Questa decisioneperò, ci "obbliga" ad una modalità di comportamento che, oltrea tutelarci, ci esclude da una libera scelta e da comportamenti cheinvece vorremmo avere. Per esempio la timidezza potrebbe,mettendoci nell'ombra, salvarci da possibili ansie (come il diven-tare rossi o il fare una figuraccia che il nostro 'Io' giudicasconveniente), ma nel contempo può inibirci il desiderio dipartecipare agli eventi in modo più estroverso e libero.

Ci ha salvato da una situazione che avrebbe potuto causaretensioni, ma non ci ha messo nella condizione di superare questadifficoltà. A volte vorremmo superare questi "aiuti", ancheperché spesso la loro utilità, valida nel momento in cui si è vissutauna certa esperienza, oggi può non esserlo più.

La difficoltà che abbiamo dipende dal fatto che si sonoconcretizzate ed organizzate in sistemi di comportamento checostituiscono un tutt'uno con la nostra identità: gli engrammi.

Gli engrammi: abitudini "chimiche" registrate nel cervel-lo

Il nostro corpo-mente non cancella proprio nulla del propriovissuto, conserva nel magazzino della memoria ogni dato, espe-rienza, emozione, gioia o dolore, come pure le reazioni ad essi.Ogni memoria ha una giusta motivazione per esistere, fa partedella nostra storia

Ogni individuo in tutti gli istanti della propria vita, portaappresso questo bagaglio di memorie che ci induce ad agireinconsapevolmente riproducendo gli stessi comportamenti al dilà della nostra volontà. Se consideriamo quale bagaglio emozio-nale possiede ogni persona possiamo dedurre che ogni nostrascelta attinge più o meno consapevolmente all'immagine o allamemoria di un'esperienza passata. Poiché le memorie sonostrettamente legate al vissuto individuale, ci saranno persone conmemorie più o meno positive. E' da tali memorie che attingiamoquando attiviamo i nostri comportamenti in quanto un eventooggettivo va immediatamente a sollecitare, per risonanza, lamemoria a cui tale evento è connesso.

"Ma cos'è un ricordo? E' situato da qualche parte nel nostrocervello, e, in tal caso, dove?

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Qual è il codice neurale per la memorizzazione dei ricordi eper l'accesso ad essi?"26.

Nel tessuto cerebrale ci sono tracce di questi ricordi?I ricordi sono registrati in permanenza e il cervello cataloga i

ricordi di tutta una vita come in un archivio27.

"Se gli scienziati dovessero un giorno scoprire un'esattacorrispondenza fra un gruppo di neuroni e il ricordo della nostraprima comunione, saremmo vicini a sapere in che modo, in unchilo e mezzo scarso di tessuto biologico possa essere contenutauna mente. Al centro di questo problema c'è l'engramma o"traccia mnestica", che nessuno ha mai visto, ma in cui moltepersone credono"28.

L'engramma non è necessariamente una struttura anatomica-mente e visivamente osservabile. Molti ricercatori fino ad oggihanno cercato di carpirne i segreti chimici. Nonostante le ricer-che di Lashley (1956-81) e di Penfield (1975) non sembra per orapossibile stabilire l'esatta localizzazione dell'engramma; alcunisostengono che riguardi l'intera estensione della corteccia cere-brale, altri solo una specifica zona che ancora non è stataindividuata. In effetti ciò che interessa a noi è che l'engramma,presunta registrazione di un evento passato, possa essere unpunto di riferimerimento per la nostra memoria.

L'engramma è una traccia mnemonica che crea un circuitoabituale di reazioni a stimoli esterni simili a situazioni giàvissute: un'abitudine emotiva che agisce automaticamente suicomportamenti. Il suo percorso (Fig. 7) può essere osservatoquando ci troviamo di fronte ad una situazione difficile, simile aquella che in passato ci ha ferito. Questa attiva automaticamenteuna reazione della mente emotiva che può generare pensieri osensazioni di disagio. La reazione chimica che ne deriva costitu-isce il motore di comportamenti che, con tutta probabilità, nonsaranno adeguati. Le azioni, frutto di un disagio, confermerannole memorie negative e si ripeteranno nel tempo, almeno fino aquando non si decide di trasformare l'engramma. Qual è lastrategia che può aiutarci a superare questi condizionamenti?

Cambiare usando il terzo livello del SNC: finalizzare ipropri comportamenti attraverso l'immaginazione e l'inten-zione

In ogni persona vi sono almeno due modalità di reazione allesituazioni:

• una reazione "impulsiva" in cui i sentimenti anticipano osono simultanei ai nostri pensieri: si tratta di una reazioneinvolontaria conseguente ai sentimenti più forti, dovuta al fattoche la mente razionale ha dei processi molto più lenti rispetto allamente emozionale;

• una reazione emotiva prodotta e guidata dai pensieri.E' il caso, ad esempio, della paura prima di un esame o di un

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π π

π

Fig. 7Il circuito dell'engramma

MEMOMEMOMEMO

MEMO MEMO

π

Emozioni

Stimolo

incontro importante: in questo caso siamo consapevoli dei pen-sieri negativi che covano dentro di noi prima di un simile eventoe che impiegano alcuni secondi prima di sfociare in una rispostaemozionale che noi ben conosciamo. Ciò significa che se noi nonsiamo sempre in grado di modificare o dirigere le nostre emozio-ni, soprattutto quando si scatenano improvvisamente, siamoperò in grado di scegliere cosa pensare.

Abbiamo dunque il potere di modificare il nostro atteggia-mento mentale per avere una risposta emotiva diversa.

π

SOLITE AZIONI eCOMPORTAMENTI

REAZIONECHIMICA

MEMORIAEMOZIONALE

NEGATIVA

MEMORIE

PensieriCONFERMAdella Memoria

Negativa

π

MEMORIAMEMOMEMO

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Quanto detto lo possiamo verificare nella realtà di tutti igiorni: se pensiamo ad un avvenimento felice della nostra vitaproveremo sensazioni piacevoli, se ci lasciamo andare a tristiricordi, ben diversi saranno i nostri sentimenti.

Parlare di prevalenza degli engrammi sulla mente non signi-fica quindi rinunciare alla capacità di dirigerci. Vi sono alcunezone del cervello che, a differenza dell'amigdala, intervengonoaffinché vi sia una risposta più produttiva e costruttiva allediverse situazioni della vita. Gli scienziati hanno evidenziato lapresenza di un "interruttore" situato nei lobi prefrontali delcervello, che ha il compito di attenuare le risposte impulsivedell'amigdala.

I lobi prefrontali non hanno solo la funzione di coordinare leinformazioni che giungono alla corteccia cerebrale, e le conse-guenti risposte, ma anche di programmare ed organizzare leazioni in vista di un obiettivo. Ciò è possibile in quanto alcunicircuiti della corteccia registrano e analizzano le informazioni(secondo livello di funzionamento del SNC), le comprendono e,grazie all'intervento dei lobi prefrontali, organizzano la reazioneconseguente (terzo livello). Anche quando è necessaria unarisposta emozionale, i lobi prefrontali si attivano collaborandocon l'amigdala e gli altri circuiti cerebrali.

Essendo il punto di incontro fra pensiero razionale ed emozio-ne, il circuito che collega lobi prefrontali e amigdala è una via diaccesso fondamentale all'archivio contenente tutte quelle prefe-renze ed avversioni che andiamo accumulando nel corso dellanostra vita.

"Le connessioni fra l'amigdala (e le strutture limbiche affini)e la neocorteccia sono al centro di quelle che possiamo definirecome le battaglie o gli accordi di cooperazione fra mente e cuore,fra pensiero e sentimento.

Questi circuiti spiegano come mai l'emozione è tanto impor-tante ai fini del pensiero, sia quando si debbano prendere saggedecisioni, sia quando si tratti di pensare lucidamente"29.

"Le emozioni, allora, hanno un ruolo importante ai fini dellarazionalità. Nel complesso rapporto fra sentimenti e pensiero, lafacoltà emozionale guida le nostre decisioni momento per mo-mento, in stretta collaborazione con la mente razionale, consen-tendo il pensiero logico o rendendolo impossibile.

Allo stesso modo, il cervello razionale ha un ruolo dominantenelle nostre emozioni, con la sola eccezione di quei momenti incui le emozioni eludono il controllo e prendono, per così dire, ilsopravvento di prepotenza"30.

Un primo stadio per la trasformazione:Autoconsapevolezza, riconoscimento ed accettazione

L'autoconsapevolezza, cioè la capacità di riconoscere unaemozione o uno stato d'animo, è l'aspetto vincente della gestionedi noi stessi.

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Il termine autoconsapevolezza, sta ad indicare la continuaattenzione ai propri stati interiori. In questa consapevolezzaintrospettiva la mente osserva e studia l'esperienza, ivi compresele emozioni.

Da osservazioni fatte dal nostro Istituto si è potuto constatareche le persone sicure dei propri sentimenti, siano essi negativi opositivi, hanno maggiore abilità nel coordinare la reazione aglieventi della vita. Riescono ad essere consapevoli di ciò cheprovano verso un'altra persona e riescono a comunicarlo nelmigliore dei modi, cioè senza particolari angosce. Inoltre posso-no prendere decisioni più rapidamente. "Sembra che questaautoconsapevolezza richieda l'attivazione della neocorteccia, eparticolarmente delle aree del linguaggio, che consentono di dareun nome alle emozioni risvegliate. L'autoconsapevolezza non èuna forma di attenzione che, reagendo eccessivamente allepercezioni e amplificandole, venga spazzata via dalle emozioni.

Piuttosto, è una modalità neutrale della mente che sostienel'introspezione anche in mezzo a emozioni turbolente"31.

E' come avere un osservatore interno capace di cogliere glieventi nella loro globalità, di riconoscere le emozioni legate avecchie immagini e situazioni e di indirizzarle verso sentimentinon distruttivi e ripetitivi, ma costruttivi ai fini del raggiungi-mento di un obiettivo.

Questo osservatore, citato anche da numerose altre filosofiedi pensiero, si può manifestare "come un distacco, appenaaccennato, dall'esperienza - una sorta di passo indietro perfermarsi a osservare il quadro, consapevole degli eventi in corsoma non immerso, o perso, in essi.

E' la differenza che passa fra l'essere travolti da una furiaomicida verso qualcuno e il pensare introspettivamente "Ecco,quella che sto provando è collera", anche nel momento stesso incui ne siamo pervasi"32.

Nel momento in cui il nostro osservatore interno si attivaattraverso questa consapevolezza, i circuiti neocorticali del cer-vello cominciano a "monitorare" le emozioni che diventano piùfacilmente gestibili. La consapevolezza dei nostri stati d'ani-mo e dei nostri pensieri ci può rendere protagonisti e nonvittime dei nostri stati emotivi. Questa capacità si può svilup-pare anche attraverso l'uso di tecniche mentali che abbiano ilpotere di aiutarci a gestire le emozioni.

Gestire le emozioni

La capacità di controllare i sentimenti per farli diventare piùaderenti ai nostri desideri sono la base per sviluppare l'auto-consapevolezza.

Le persone, invece, che non hanno tale abilità si trovanosempre a dover svolgere una lotta con sentimenti contrastanti,spesso contraddittori. Per esempio si troveranno a combattere trail desiderio di essere più magri e quello di diminuire l'ansia

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attraverso il richiamo del cibo, mentre le persone che riescono agestire meglio le loro emozioni sembra che possano riprendersipiù rapidamente dalle situazioni difficili della vita, come posso-no essere le sconfitte, i fallimenti o le grandi separazioni.

Una certa capacità di gestire le emozioni negative è anchela base per sviluppare le energie e dirigerle verso uno scopopersonale. Concentrare l'attenzione e trovare motivazioni fortipossono risultare essenziali quando dobbiamo avere, di fronte asituazioni importanti, il controllo di noi stessi.

Anche la realizzazione di sé nasce dalla capacità di reggere ledifficoltà che si incontrano sulla via, dalla sopportazione dellefrustrazioni e dalla capacità di ritardare il momento della vittoria.Questa focalizzazione energetica ci consente pure di ottimizzarele prestazioni, con lo scopo di agire efficacemente con il minimosforzo.

Non significa fare meno lavoro, ma utilizzare le energie inmodo che il nostro agire possa essere il risultato armonico delnostro miglior modo di essere.

Come viene sviluppata questa grande capacità?Attraverso la visualizzazione che può essere una base vincen-

te per trasformare gli stati d'animo dettati dalle emozioni scorret-te ed avvicinarsi alla nuova percezione di se stessi, vero motoredel cambiamento.

Infatti, attraverso la conduzione delle immagini mentali si puòorientare la reazione emotiva scrollandosi di dosso i sentimenti,cambiando prospettiva e stato d'animo. In questo modo, l'auto-consapevolezza delle proprie emozioni è l'elemento costruttivoessenziale di un altro importantissimo aspetto dell'intelligenzaemotiva, ossia la capacità di liberarsi di uno stato d'animonegativo.

"In verità, il saper controllare le proprie emozioni penose è lachiave del benessere psicologico; i sentimenti estremi, emozioniche diventano troppo intense o durano troppo a lungo, minano lanostra stabilità. I momenti difficili, come del resto anche quellipositivi, danno sapore alla vita, ma per farlo devono essere inequilibrio. Infatti, è il rapporto fra emozioni negative e positiveche determina il senso di benessere psicologico, almeno standoa quanto è emerso da alcuni studi sugli stati d'animo condotti sucentinaia di soggetti di entrambi i sessi"33.

Tutte le immagini mentali che alimentano il disagio sonoanche, se ben dirette, un mezzo per dirigersi in altra direzione.

C'è pensiero e pensiero

E' ora di fare una distinzione tra i diversi tipi pensiero chepossiamo realizzare, cioé sapere quale tipo di pensiero è utile peril nostro miglioramento e quale no.

Tutto questo con lo scopo di comunicare alla mente il nostrodesiderio di miglioramento.

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La Mente

Un meraviglioso strumento per cambiare

Cos'è il pensiero?

Pensare è un'attività volontaria, ma è anche qualcosa di più, inrealtà "pensiero" è anche quello che siamo: è la complessasomma di tutta quell'attività cerebrale che va dalla volontà alleconvinzioni profonde.

E' un'attività e, al tempo stesso, un modo di essere. Ognuno dinoi agisce sulla base dei pensieri. I pensieri diventano letteral-mente la nostra esperienza quotidiana.

Il pensiero è l'atto creatore del mondo materiale, anche la sediao la poltrona sulla quale siamo seduti ha preso forma da unpensiero, ogni creazione umana comincia con un pensiero,un'idea, una visione. Di fatto è la base su cui costruiamo la realtà,il contenitore dove si realizza l'idea della realtà34.

Il pensiero non vive solamente dentro di noi, ma il suo poterecreativo si espande al di fuori del corpo e permea tutto ciò che cicirconda. La nostra cultura tende a privilegiare la concretezza,l'esteriorità, l'aspetto fisico, la materia, ma se cerchiamo diampliare le nostre vedute e se possiamo ipotizzare di dare lapriorità ad un pensiero, scopriremo che è in questo atto cheavviene la costruzione della nostra vita, ma anche la trasforma-zione ed il cambiamento.

Infatti il nostro presente ed il futuro sono formati dai pensieriche abbiamo più frequentemente. Diventiamo ciò che pensia-mo e ognuno di noi, per questo, ha la facoltà di agire e creare lapropria storia sulla base delle esperienze.

L'energia segue il pensiero

Stanley Zurawsky, psicologo transpersonale, nei numerosilavori di analisi sull'energia collegata al pensiero, afferma:

"Ogni cosa è energia. Non c'è nulla di solido; tutto vibra alproprio determinato livello di realtà e per quanto la forma sembrisolida, un semplice esame al microscopio rivela che l'oggetto inrealtà è vivo, animato da molecole danzanti che vibrano a unavelocità di poco inferiore a quella della luce.

Poiché tale velocità è estremamente alta ci sembra solido.L'energia è la sostanza stessa dell'universo, e i pensieri sono partedi quella "sostanza".

Per questo l'energia segue il pensiero"35.

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Perciò quando desideriamo qualcosa, dobbiamo ricordare cheil primo passo per realizzarla è quello di orientare il pensiero perconcepirla e concretizzarla. Se i pensieri vivono nel presente, seesistono nel piano delle idee, allora inizieremo ad operare sullabase di questi pensieri per rendere i nostri desideri una realtàfisica oltre che interiore, invece di rimanere passivi ad aspettareche le situazioni ci vengano incontro. La passività non è contem-plata quando si parla di autorealizzazione.

Spesso dubitiamo del fatto che si possa intervenire efficace-mente sulla nostra vita, di conseguenza, impieghiamo la quasitotalità della nostra mente nel formulare, pur inconsciamente,pensieri e sensazioni di sconfitta, finendo in questo modo perfarli crescere nella nostra vita.

Il pensiero può essere concepito in molti modi: esistono ipensieri logici, che attingono ad una concettualità razionale, e ipensieri che sono legati maggiormente agli stati d'animo,cioè che hanno la capacità di osservare gli eventi interiori edoggettivi. Di solito, concetto ormai consolidato dalla maggiorparte delle metodologie che riguardano il cambiamento, il pen-siero logico è valido per elaborare concetti ed astrazioni, ma nonha potere relativamente al nostro miglioramento.

E' per questo motivo che l'attenzione dei programmi di svilup-po personale si sta orientando all'approfondimento di quel parti-colare "pensiero" che sembra il responsabile attivo del nostromodo di essere.

Pensiero ed immagine mentale

Come possiamo diventare consapevoli di questi pensiericoncepiti dalla mente?

La nostra mente li formula tramite un'immagine mentale.Parole, idee, valori, atteggiamenti e opinioni diventano con-

sapevoli per il cervello e la mente attraverso la produzione diimmagini mentali. Esse rivelano lo stile di vita che abbiamoscelto: dall'aspetto fisico al livello di salute, dallo stato finanzia-rio alla qualità dei rapporti affettivi. Pensare alla nostra abitazio-ne ci fa immediatamente "vedere" la casa davanti ai nostri occhi.Pensare ad un albero significa immaginare un albero. Ogni voltache stiamo pensando a qualcosa, stiamo immaginando.

Le immagini mentali sono di diverso tipo.La capacità di formare immagini differisce da un individuo

all'altro. Per esempio ci possono essere individui che pensanoattraverso immagini visive, altri con immagini uditive, altriancora sono maggiormente in relazione con l'odorato, il tatto o ilgusto. Alcuni di noi riescono ad evocare immagini perfettamen-te distinte, chiare quanto l'evento reale, altri utilizzano sensazio-ni (Fig. 8). Ci sono persone infatti che hanno più facilità ad averesensazioni e percezioni corporee (definite immagini chinestesiche,cioè che fanno "sentire" di essere nell'immagine, piuttosto che"vederla").

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/ / / / / /OImmagine

Uditiva

ImmagineTattile

ImmagineOlfattiva

ImmagineVisiva

ImmagineGustativa

ImmagineChinestesica

I DIVERSITIPI DI

IMMAGINIMENTALI

Fig. 8Le immagini mentali

Durante i seminari di psicologia del benessere abbiamo veri-ficato che la maggior parte delle persone utilizza le immaginivisive, anche se tutti i sensi sopra citati svolgono una importantefunzione. Probabilmente questo è dovuto al fatto che la nostracultura ha privilegiato nettamente la "vista" e ha cercato disoffocare gli altri sensi. Per esempio, soffochiamo gli odori dellapelle con mille profumi diventando così insensibili, aggrediamol'armonia dei suoni con rumori di ogni tipo (gli ultimi stilimusicali), il tatto è penalizzato dalle convenzioni sociali checonfonde sessualità con pornografia, contatto con invasione; lapercezione interiore è negata a favore di una razionalità usata piùper soffocare le emozioni che per una reale espressione di sestessi. Ogni persona, con un appropriato allenamento, può co-munque essere in grado di realizzare tutte queste modalità diimmaginazione e, sebbene non esista un modo giusto di formu-lare le immagini, nei capitoli successivi vedremo che la percezio-ne ha una marcia in più rispetto alle altre modalità.

Dove sono immagazzinate le immagini?

Il cervello è stato paragonato spesso ad un computer estrema-mente complesso e dinamico. Si può dire, attraverso una meta-fora, che costruisca un "film" di tutte le situazioni vissute:registra continuamente una miriade di immagini: "queste sonoimmagazzinate in vari 'album' e 'biblioteche' nella nostra mentee spesso sono evocate ed usate a nostro vantaggio o svantag-gio"36.

Non solo, sembra che il nostro cervello possa memorizzarequeste immagini costruendo magazzini della memoria, specificiper ogni gruppo di situazioni similari.

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"Alcune delle prove più evidenti del modo in cui il cervelloimmagazzina i ricordi, nonché le immagini visive e uditive, sonoprodotte nel campo della chirurgia cerebrale. Stimolando alcuneparti del cervello con deboli correnti elettriche hanno fattoemergere immagini mentali di esperienze passate. Tali immaginierano visive o uditive, o l'uno e l'altro, e la stessa immaginepoteva essere evocata ripetutamente, stimolando a più riprese lostesso punto. Sembrerebbe, quindi, che persone, luoghi, scene,eventi e innumerevoli fatti siano 'fotografati' o 'registrati' earchiviati nel cervello"37.

Il fatto importante è che tutti coloro che operano in questocampo hanno sperimentato che queste immagini diventano lanostra realtà interiore ed esteriore: sembra che le immaginimentali abbiano potere sul nostro modo di essere.

Se riusciamo ad apprendere il come e il perché del processo diformazione delle immagini allora siamo a buon punto per rag-giungere i nostri obiettivi.

Le prove scientifiche

"La nozione che le immagini mentali delle attività fisicheprovochino effettivamente dei movimenti muscolari è ormaiampiamente convalidata. Molti atleti usano queste immaginimentali come parte integrante dei loro esercizi di allenamento.Più noi immaginiamo una qualsiasi situazione e più profonda-mente questa andrà a incidere sui circuiti mentali"38.

Ma una delle esperienze di ricerca più significative sul proble-ma mente-corpo è stata presentata da J. C. Eccles ad un Congres-so Internazionale nel 1985: il titolo del lavoro presentato era"Come gli eventi mentali possono influenzare gli eventi nervosi".

Eccles dimostra che i presupposti sui quali la neurofisiologiamoderna fonda le proprie conclusioni vanno ripensati radical-mente: l'io non è un prodotto dell'attività cerebrale, ma alcontrario è il vero motore della complessa catena di reazionichimiche ed elettriche che formano il supporto materiale dellacoscienza. Grazie a studi sulle funzioni della corteccia cerebralee all'originale applicazione della fisica quantistica relativamenteall'interazione tra mente e cervello, egli giunge alla teoria ineren-te il modo in cui si realizzano i movimenti volontari; questa teoriaci riporta al concetto che la mente guida le azioni dell'uomo.

Successivamente numerose prove sperimentali hanno dimo-strato "che gli eventi mentali agiscono attraverso un campoquantico di probabilità, alterando la probabilità di emissionedelle vescicole dai reticoli vescicolari post-sinaptici"39. Appro-fonditi studi in tal senso stabiliscono che le intenzioni mentali,definiti da Eccles "psiconi", possono "efficacemente attivare lacorteccia cerebrale (Beck ed Eccles, 1992)"40.

"Ingvar (1990) ha fornito diverse altre prove sull'attivazionedel cervello umano durante l'ideazione (sensitiva e motoria) e

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questa dimostrazione della straordinaria efficacia del pensierosulla corteccia cerebrale porta alla domanda: com'è stata creataquest'immensa influenza dell'io sul cervello?

La risposta è: attraverso una vita di apprendimento attivo.Lo stadio più precoce è rappresentato dal bambino che, nella

culla, si guarda le mani e impara così a muoverle ogni volta chelo desidera"41. Durante tutta la vita ciascuno di noi ha imparatoad usare il proprio cervello con finezza e capacità42.

Possiamo apprezzare queste qualità quando ascoltiamo conattenzione una musica o esaminiamo un bel quadro o godiamodella bellezza della natura. L'esperienza trascendente evocata dalnostro cervello per mezzo dell'attenzione rappresenta la base delnostro carattere e della nostra personalità.

"Questa spiegazione può essere estesa all'azione di tutte leinfluenze mentali sul cervello, ad esempio nell'esecuzione diun'azione programmata, come in un discorso"43.

Pertanto, molti comportamenti di disagio apparentementeinspiegabili acquistano significato non appena l'indagine psico-logica delinea le immagini mentali che sono stimolate. E' perquesto che capire razionalmente non significa entrare in contattocon la profondità di pensiero che muove le nostre scelte e lenostre azioni, ma solamente ripercorrere passivamente strade giàconosciute.

L'importanza della visualizzazione

"A mano a mano che si scava nel vasto campo delle immaginiinteriori e dei significati soggettivi, i limiti della psicologiabasata sulla connessione Stimolo-Risposta diventano eviden-ti"44.

I sostenitori della "Teoria S-R" (stimolo-risposta) ritengonoche la conoscenza dello stimolo sia sufficiente a prevenirel'abituale risposta comportamentale. Tuttavia, è facile constatareche, ad un medesimo stimolo, persone diverse reagiscono inmodo del tutto personale e che stimoli analoghi, ricevuti in tempie contesti differenti, non necessariamente provochino nell'indi-viduo le sue consuete reazioni.

Cosa intercorre quindi tra lo stimolo e la risposta?Oggi riteniamo che un'immagine, o una serie di immagini,

colleghino lo stimolo alla risposta: questo significa che lo stimo-lo crea una reazione solo se mediata dall'immagine.

"Infatti l'anello mancante tra vari stimoli e risposte sirivela la visualizzazione"45 (Fig. 9).

Che cosa si intende per visualizzazione?La visualizzazione è una raffigurazione mentale consape-

vole di qualcosa che non è realmente presente.Per esempio, attraverso la visualizzazione possiamo facil-

mente richiamare alla mente una stanza della nostra casa, oppureripensare all'ultimo viaggio.

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O

/*

La visualizzazione rivela una delle più importanti zone dellapersonalità permettendo di superare innumerevoli tensioni quo-tidiane. La comprensione del ruolo esercitato nella nostra vitaquotidiana dalla visualizzazione offre la chiave per risolvererompicapo altrimenti insolubili.

"La visualizzazione offre l'opportunità di usare molte nuovecapacità e di esprimere atteggiamenti e caratteri diversi. Natural-mente un evento reale differisce notevolmente da un eventosemplicemente immaginario.

Tuttavia, molti neuroni impegnati a vivere una situazionereale coincidono con quelli interessati dalla propria immagina-zione nel vivere quella data situazione, tanto da provocareun'interazione reciproca. In altre parole, dal punto di vistaneurofisiologico, se guardiamo una matita, il percorso nervosoche collega gli occhi al cervello e al sistema nervoso centrale cipermette di registrare il significato, la percezione e l'esperienzavisiva della matita.

Ora, se chiudiamo gli occhi ed immaginiamo la matita il piùnitidamente possibile, l'immagine della matita stimolerà moltemigliaia degli stessi neuroni che erano interessati nella registra-zione della matita reale.

Perciò, se visualizziamo noi stessi mentre ci comportiamoin un certo modo, si avrà una sovrapposizione con il nostrocomportamento effettivo nella situazione reale.

Quando le persone si immaginano nell'ottenere le cose a cuiaspirano, e quando visualizzano queste immagini continuamen-te, una settimana dopo l'altra, un mese dopo l'altro, la probabilità

Fig. 9La visualizzazione come legame

tra lo stimolo e la risposta

RISPOSTA

VISUALIZZAZIONE

STIMOLO

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che raggiungano gli obiettivi desiderati diventano sempre mag-giori"46.

In sintesi

Il modo più efficace per migliorarsi consiste quindi nelcambiare le immagini mentali che la mente produce di fronte aduno stimolo. Cambiando il modo di pensare possiamo contrasta-re le memorie emotive che, strutturate in engrammi, ci impongo-no reazioni inutili o dannose per la nostra vita.

Ma cominciare a pensare in modo diverso può anche nonessere sufficiente per modificare certe reazioni o certi compor-tamenti indesiderati o semplicemente per migliorarsi attingendoalle proprie potenzialità. L'importante è che queste immaginivisualizzate producano effetti reali: non è solo con la fantasia chesi può cambiare!

Un vero cambiamento si può ottenere solo quando questevisualizzazioni vengono percepite dal cervello come se fosse-ro vere, solo quando si è convinti che una nostra possibilità sipossa attuare, con sforzo e costanza, ma con quella fiducia chedeve permeare ogni sensazione. Il metodo che ci può permettereuna visualizzazione così significativa si chiama "ESP".

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ESP: l'esperienza di sintesi percettiva

L'uso della mente per migliorare la qualità dellavita

Le immagini anticipatrici e la loro influenza nella realtà

Le azioni sono la diretta conseguenza delle immagini: ogninostro comportamento è originato dai pensieri che lo precedono.Non si può avere un sentimento o una sensazione senza primaavere un pensiero.

Se, per esempio, crediamo di non essere capaci di affrontareuna situazione, e pensiamo continuamente a questo aspettonegativo di noi stessi, più facilmente questa convinzione tenderàa realizzarsi. Ogni realtà che viviamo è influenzata dall'idea cheformiamo nella mente prima di intraprendere l'azione.

Questa idea si esprime attraverso un'immagine mentale.I timidi costruiscono continuamente nella propria mente "im-

magini di timidezza" e, continuano a comportarsi in base a queltipo di immagine fino a quando non riescono a cambiare opinionesu se stessi.

Il Dott. Piaget lo aveva intuito ancora negli anni Sessantaattraverso degli studi47 che effettuò riguardo l'immagineanticipatrice.

Dice a questo proposito che "nei matematici, come in tutti icreativi, si ricorre continuamente all'immaginazione perché lementi che dominano meglio le astrazioni sono quelle che riesco-no ad incanalarle in esempi o schemi immaginativi concreti"48.

In altre parole ogni volta che dobbiamo vivere delle situazionioggettive e concrete, nella nostra mente emerge automaticamen-te un pensiero, sotto forma di immagine, che "anticipa" ciò chesuccederà. Non avremo difficoltà ad accorgerci che quandoproviamo qualche sentimento o sensazione importante, diamoforma ad una serie di raffigurazioni o immagini.

Per comprendere meglio questo concetto immaginiamo divivere questa situazione: siamo in una sala gremita per assisteread una conferenza. Improvvisamente il relatore ci interpellachiedendoci di parlare davanti a tutti e porgendoci un microfono.Fermiamo il tempo e osserviamo ciò che succede nel nostrocervello: nella nostra mente viene proiettato un "film anticipa-torio". A seconda della valenza positiva o negativa di questeimmagini, di questo "film", avremo una reazione positiva onegativa.

Se la nostra mente si orienta verso una autosvalutazioneripescando tutte le situazioni negative ('chissà cosa mi succede-

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rà, chissà che cosa ne penseranno gli altri, e se farò unafiguraccia?", ecc...) è molto probabile che la risposta del nostrocomportamento sarà di disagio.

Se invece ci consideriamo all'altezza del compito, la nostrareazione emotiva sarà adeguata e più tranquilla.

Un altro esempio: se si deve affrontare una situazione preoc-cupante, come sostenere un esame, già alcuni momenti o oreprima la nostra mente inizia a prefigurarsi l'esame, l'incontro o ildisagio. Basta pensare alla persona con cui abbiamo litigato epossiamo sentire le emozioni che pervadono il corpo: si percepi-sce il batticuore, il rossore, l'agitazione, ecc...

Alcuni tremano della paura solo al pensiero di dover affron-tare un esame.

Allo stesso modo quando si deve incontrare qualcuno che siama, si gusta in anticipo la gioia di quei momenti che stanno perarrivare ed il batticuore, questa volta eccitante, segue i pensieridi gioia e le sensazioni piacevoli.

Ritenendo di dover incontrare delle sofferenze spesso ciagitiamo nel presente, senza rendersi conto che il futuro non èaltro che lo specchio del presente.

Infatti, fino a che si proietta l’imperfezione di ieri sul domani,si continuerà a ripetere l’esperienza negativa come in un circolovizioso. Il vero avvenire che ci attende è celato dietro le convin-zioni sulla nostra identità, quella convinzione profonda che tantodifficilmente ci lascia in pace.

Dunque il pensiero, attraverso le "immagini anticipatrici",proietta nel futuro il nostro stato d’animo e ci prepara all'azionepiù o meno adeguata.

La mente non distingue la realtà dalla percezione

Il corpo non sa distinguere ciò che sta realmente accaden-do da ciò che è solo immaginato. Se consideriamo tutte leimmagini negative che attraversano la nostra mente ogni giorno,non sorprende che il corpo immagazzini tanta tensione e che idesideri siano sempre così irraggiungibili.

Abbiamo anche visto precedentemente che alcune nostreimmagini caratterizzano e generano le nostre emozioni. Sensa-zioni di tristezza, rabbia e angoscia sono causate da immaginiautodistruttive: se immaginiamo di essere incapaci di superare leavversità, è probabile che finiremo con l'avere difficoltà emoti-ve. Se invece orientiamo la nostra mente, in modo sistematico eripetuto al raggiungimento dei nostri obiettivi, generalmentepotremo trasformare l'immagine mentale in realtà.

Pertanto ciò che dobbiamo cambiare non è il comportamento,ma ciò che chiamiamo immagini anticipatrici. Una volta chequeste riflettono ciò che vogliamo sinceramente essere, le emo-zioni e i comportamenti saranno in sintonia con la qualità di taliimmagini.

Non è facile credere che l'orientamento del nostro pensiero

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possa avere il potere di realizzare quella 'cosa astratta' che sichiama immagine. Eppure, l'esperienza e la sperimentazione ciindica che è proprio così.

Simulazione mentale di un’azione

Quando il cervello simula mentalmente un’azione, esso atti-va le stesse regioni di quando pianifica ed esegue un’azioneintenzionale (Fig. 10).

Nella foto in alto il soggetto sta muovendo le dita della manodestra, mentre nella foto in basso sta simulando mentalmente lostesso gesto. In entrambi i casi si rileva una forte attivazionedell’area “motrice supplementare” della corteccia (a) implicatanella programmazione dell’azione, come pure della parte della“corteccia motoria primaria”(b) dedicata alla mano destra(nell’omuncolo motorio dell’emisfero sinistro).

Questi risultati, ottenuti da Jean Decety, confermano l’ideasviluppata da Rodolfo Llinas, secondo il quale il cervello sarebbein primo luogo un emulatore della realtà.

Fig. 10Il cervello come emulatore di realtà

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Questo significa che il pensiero e l'azione sono, per il cervello,una medesima realtà.

Certamente non tutti i pensieri hanno il potere di lasciaretracce evidenti, né tutti i pensieri si realizzano. Perché questoaccada occorre che si determinino alcune caratteristiche.

Qual'è quindi la strada che ci permette di conoscere la giustamodalità per orientare il pensiero nel modo corretto?

Spesso ci sembra così facile ascoltando i successi o le guari-gioni straordinarie di coloro che, attraverso la fede, la preghiera,la meditazione o qualsiasi pratica, riescono a trasformare leenergie e indirizzarle efficacemente.

Oggi, tra l'altro, si parla speso del pensiero positivo comemetodo vincente. Sarà vero?

Il pensiero positivo funziona?

Le immagini non devono essere il frutto di un'illusione o didesideri prodotti da altri.

Oggi si sta assistendo ad uno sviluppo esponenziale delladivulgazione di concetti che stanno alla base del miglioramento,come ad esempio il pensiero positivo, sia attraverso le pubbli-cazioni, sia attraverso le produzioni cinematografiche.

Anche se questo è di per sè utile perché avvicina molte personeal concetto dell'automiglioramento purtroppo, per altri motivi,ne viene data un'immagine troppo superficiale, sicuramenteaffascinante, ma di nessun utilizzo pratico.

Il pensiero positivo, l'ottimismo e tutte le acquisizioni che ciportano a vedere il mondo meglio di com'è realmente, nonservono a nulla. Non producono cambiamenti. Sono illusionio metodi di vita che non aderiscono nè alla storia di ciascuno dinoi, nè alle personalità: dobbiamo rispettare l'autonomia el'autenticità di ogni individuo.

Dobbiamo mantenere ben salde le radici della nostra identitàcercando nel contempo di migliorarci, ma senza aderire a sistemidi vita o atteggiamenti che non appartengono al nostro modo diessere!

Questo non vuol dire che non si deve aspirare al meglio, anziognuno ha il diritto e il dovere di migliorarsi, ma lo deve fare inmodo autonomo, accettando la propria esistenza e le caratteristi-che che faticosamente ha costruito nel corso degli anni.

Il cambiamento può così essere basato sulla propria mente,sulla propria volontà e autodeterminazione.

Non basta "pensare in positivo" per ottenere risultati concre-ti. Il problema maggiore è quello di produrre immagini che sianoveramente significative e che possano comunicare con il cervelloin modo da controllare e sviluppare gli stati d'animo: dobbiamoessere certi che questa forza si realizzi nell'azione, che producacioè reazioni chimiche, reali e concrete

.Se non c'è reazione fisica, se l'immagine non viene percepita,

non esiste cambiamento.

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dendriti

neuronesinapsi

assone

Fig. 11Le Caratteristiche del neurone

La mente può cercare di orientare in modo diverso le proprieimmagini se riesce a modificare o contrastare certe memorieapprendendo nouvi modi di percepirsi e di visualizzazione. Nellepiù recenti esperienze di neurobiologia si è appreso come ilcervello costruisce le memorie e come, attraverso nuoviapprendimenti, si modifica nel tempo.

Ma come funziona?E come funzionano le cellule cerebrali, i neuroni?

Come il cervello si modifica

"Un tipico neurone ha diverse componenti: ha dei dendriti, uncorpo cellulare, un assone e un numero variabile di terminazioninervose (Fig.11).

I dendriti sono gli elementi del neurone che ricevono i segnaliin entrata, provenienti da altri neuroni. Il neurone riceve informa-zioni dai suoi dendriti e le invia all’assone. L’assone è un lungocavo che trasporta in modo preciso e accurato informazioni finoalle terminazioni nervose, a livello delle quali il neurone comu-nica con il neurone successivo del circuito.

Nella terminazione accade una cosa interessante: un segnaleelettrico porta al rilascio di un segnale chimico, chiamato neuro-trasmettitore, da parte della terminazione presinaptica.

Il neurostrasmettitore diffonde attraverso un piccolo spaziofino a raggiungere la terminazione post-sinaptica della cellulaadiacente. Qui il segnale chimico dà origine a un nuovo segnaleelettrico, denominato “potenziale sinaptico”. Questo potenzialesinaptico può essere di due tipi: eccitatorio o inibitorio.

I potenziali inibitori tendono a sopprimere l’eccitabilità delneurone, impedendogli di condurre l’impulso nervoso. Quellieccitatori, invece, se sufficientemente ampi, daranno origine a un“potenziale d’azione” come questo, garantendo la propagazionedell’informazione fino all’assone"49.

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I neuroni si cercano

"Una delle caratteristiche delle cellule nervose è che, unavolta formate, non si dividono più.

Non appena si differenziano, al termine della divisione cellu-lare, esse cominciano a sviluppare connessioni l’una con l’altra.

Queste connessioni non sono lineari: somigliano piuttosto apiccoli alberi, i cui rami crescono progressivamente durante losviluppo del cervello. Di conseguenza, la rete delle connessionidiventa sempre più complessa nel corso dello sviluppo, inparticolare dopo l’infanzia.

Lo sviluppo delle connessioni neurali è graduale. L’estremitàdistale di una connessione in via di sviluppo ha forma conica.

E' una sorta di ricognitore che consente alla connessione increscita di trovare la propria strada. Questa struttura è chiamata“cono di crescita”. Mentre si muove, il cono di crescita "tasta" lecellule in cui si imbatte, finché non raggiunge e riconosce leproprie cellule bersaglio. Dopo averle riconosciute, il cono siconnette ad esse formando una sinapsi"50.

Apprendimento e modificazioni sinaptiche

"Quest’area, dove il neurone pre-sinaptico dialoga con quellopost-sinaptico, è una regione molto specializzata.

Fig.12Nella Memoria a Breve Termine (b) viene rilasciato un

numero di vescicole sinaptiche maggiore rispetto a qualchemomento prima (a). La Memoria a Lungo Termine viene stabi-lizzata attraverso la formazione di nuove connessioni sinaptiche(c).

a b c

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Quel che è interessante è che l’apprendimento nella memoriaa breve termine causa una modificazione funzionale nella forzadelle connessioni sinaptiche. Ad esempio, in seguito a un certotipo di processo di apprendimento, viene improvvisamente rila-sciato un numero di vescicole sinaptiche maggiore rispetto aqualche minuto prima. Pertanto, il potenziale sinaptico prodottoqui, che potrebbe essere di una certa dimensione, ora diventamolto più ampio, come conseguenza dell’apprendimento, e puòinnescare un potenziale d’azione. Se la sinapsi è abbastanzarobusta, continuerà a stimolare la cellula post-sinaptica per unperiodo nell’ordine dei minuti o delle ore (in altre parole, per ladurata della memoria a breve termine).

Ma se si genera una memoria a lungo termine, accade unacosa alquanto sorprendente: si sviluppano nuovi contattisinaptici (Fig. 12).

La memoria a lungo termine viene, dunque, stabilizzataattraverso la formazione di nuove connessioni sinaptiche nelcervello. Ora, questa idea, e cioè che la memoria a lungo terminecomporti lo sviluppo di nuove connessioni sinaptiche, ha profon-de conseguenze che si ripercuotono sulla nostra vita quotidia-na"51.

L’apprendimento induce modificazioni anatomiche

Attorno al 1860 si scoprì l’esistenza di una rappresentazionecorporea per tutti i muscoli; c'era anche una rappresentazionedella superficie corporea relativa alla sensazione tattile, per tuttii recettori che innervano le mani, le braccia e la superficie delnostro corpo. Fino a poco tempo fa si pensava che queste mappepresenti nel nostro cervello, mappe della superficie corporea,della cute, della retina, dei muscoli, fossero fisse; in altre parole,che uno nascesse con esse e se le portasse dietro per tutta la vita.

Oggi ci rendiamo conto che le cose non stanno così: le mappesono dinamiche. Ciò significa che quando uno suona il piano-forte e si esercita, la rappresentazione delle mani andrà espan-dendosi nel suo cervello a spese di quella di altre regioni.Sappiamo che fra neuroni già connessi possono crearsi nuovicontatti sinaptici aggiuntivi"52.

Ogni ricordo provoca dei cambiamenti anatomici.Se attualmente sappiamo quindi che il cervello si modifica

quando "pensa" e "ricorda", ogni volta che riesce a visualizzarein modo significativo cambia. Probabilmente in futuro le tecni-che di imaging cerebrale ci permetteranno di vedere questicambiamenti, poiché ciò avrà delle profonde conseguenze inmedicina.

"Facciamo un esempio: molti di noi hanno delle buone ragioniper credere che la psicoterapia funzioni e che sia capace dimodificare i comportamenti. Si può ipotizzare che i diversi tipidi nevrosi di cui noi soffriamo sono tutti associati a modificazionianatomiche caratteristiche nel cervello, visibili con le tecniche diimaging cerebrale (NMR o PET).

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E, quindi, si potrebbe anche dimostrare che, se la psicoterapiaproduce dei cambiamenti stabili nel cervello, ciò dipende dalfatto che essa provoca delle modificazioni anatomiche.

Si potrebbe così avere, grazie alle tecniche di imaging cere-brale, la prova concreta del fatto che questi cambiamenti sono ilrisultato della psicoterapia"53.

Il mondo delle percezioni

La percezione è un'immagine mentale coinvolgente vissutaattraverso tutti i sensi.

Assomiglia ad un sogno intensamente vissuto, fatto però dasvegli e consapevolmente. Così come il sogno produce effettireali e reazioni chimiche, così l'atto percettivo, attraverso lamente, produce reazioni fisiche. Quanto più le immagini sarannovissute e coinvolgenti, tanto più avranno la possibilità di esserepercepite come reali. La potenza delle percezioni è reale, sia perl’aspetto negativo, sia per quello positivo.

Purtroppo non si è mai abbastanza consapevoli di come, conla nostra mente, si possano ottenere miglioramenti significativinella nostra vita. Più spesso, anche se in modo del tutto inconscio,si tende ad essere più interessati o occupati di tutto ciò che nonva, anche per le cose più piccole. Continuando a percepirsinegativamente, si riesce ad attirare certe sventure, quasi in unaforma di autoprofezia che proietta il passato o le sofferenze nelpresente.

In pratica la percezione "lavora" per esprimere e concretizzarequelle convinzioni profonde che, senza volere, si manifestano.Spesso purtroppo sono il contrario di ciò che desideriamo.

Percepirsi invece mentre si svolge una qualche azione con lamassima perizia può essere efficace quanto la sua reale esecuzio-ne. Tutti possono farlo, perché la capacità di percepirsi formandoimmagini mentali "è un elemento naturale del sistema nervo-so"54, che si concretizza nei sogni, i quali "utilizzano la visualiz-zazione in modo del tutto naturale"55.

In sintesi l'atto percettivo è una modalità di visualizzazioneche mobilita tutti i centri nervosi e orienta così le proprie energienel formare una 'sensazione' che il cervello vive come reale.

Con l'esperienza di sintesi percettiva si può fare.

L'Esperienza di Sintesi Percettiva

La possibilità di successo dell'Esperienza di Sintesi Per-cettiva (ESP) si appoggia sulla capacità di sospendere momen-taneamente l'esame della realtà, mediante la logica o la raziona-lità, e di "vivere intensamente" l'immagine che la mente produce.

Se il cervello assume uno stato di "veglia rilassata", l'emisferosinistro viene in gran parte disattivato, così "la mente accettacome realtà quello che le viene presentato"56.

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Per riuscire a realizzare una ESP legata all'automiglioramen-to, non serve sforzo, né volontà, intesa come sofferenza, maoccorre solo focalizzare tutte le sensazioni e le immagini cercan-do di vivere con il corpo, la mente e le emozioni ciò che sidesidera realizzare.

O

π

�π

ENGRAMMACHE CONFERMAIL POSITIVO

NUOVEMEMORIEPOSITIVE

Stimolo

ππ

Fig. 13La costruzione delle nuove memorie si basa

sull'Esperienza di Sintesi Percettiva

NUOVE AZIONICOMPORTAMENTI

REAZIONECHIMICA

ESPPERCEZIONE

IMMAGINATIVA

MEMORIE

IMMAGINEPERCEPITA

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L'ESP attivata durante gli stati di rilassamento lascia aperta laformazione di immagini che vengono "vissute": è il principio sucui si basano tutte le tecniche in cui il "credere" è fondamentale.

Tutti i centri nervosi sono aperti al massimo e sono pronti aricevere i vari input che decidiamo di avere: in questo modo sipuò vedere il progetto che abbiamo in mente con tutti i risvoltipossibili. Con l'esperienza possiamo riconoscere gli stati d'ani-mo che inducono ansia e applicare la tecnica per dirigere leenergie nel momento in cui ce n'è bisogno. Una percezione, cioèun'immagine fortemente rappresentata, dà luogo a modifi-cazioni emotive e corporee, a reazioni chimiche che potrannoriflettersi nella realtà esteriore (Fig. 13).

In pratica, la forza ed il potere di questo tipo di visualizzazionisi concretizzano nella possibilità, per ognuno di noi, di allargarele nostre "vedute", accettando ipotesi di miglioramento chenormalmente, con la logica, vengono trascurate ed ampliando lagamma di alternative possibili ai nostri comportamenti o reazio-ni. Quando il cervello riesce a formulare percezioni della propriacapacità di gestire le situazioni critiche agisce "come un frenosull'attivazione neurale alla base di un leggero stato d'ansia.

Probabilmente, l'induzione attiva di tali pensieri può attivareil circuito che inibisce l'innesco della preoccupazione da partedel sistema limbico; allo stesso tempo, l'induzione attiva di unostato di rilassamento, contrasta i segnali ansiogeni che il cervelloemozionale sta inviando a tutto l'organismo"57.

Questo tipo di percezione che sposta l'attenzione dalle situa-zioni negative a quelle a noi più congegnali viene anche descrittocome "reinquadramento cognitivo", che in pratica tende aconsiderare gli eventi da un punto di vista diverso da quello cheviene invece stimolato dalle memorie emozionali. Una procedu-ra particolarmente significativa per far proprio il cambiamentodella percezione della realtà, andando oltre il semplice pensare,e per determinare una sostanziale trasformazione dell'idea cheognuno ha di se stesso, la propria autoimmagine.

Le percezioni (ESP) costruiscono i nuovi engrammi

Con la percezione si mette in moto un cambiamento e larealizzazione non tarderà ad avverarsi. Non basta però avereidee. Molte persone hanno buone idee, ma spesso non le realiz-zano. Per fare correttamente un'esperienza percettiva che sitrasformi in realtà, occorre un intermediario e questo è il coinvol-gimento. Attraverso il coinvolgimento le idee si concretizzanosul piano materiale e agiscono sulla materia.

Studi hanno dimostrato che, se un giocatore di golf si imme-desima, durante l'allenamento, nelle immagini che ha e "perce-pisce" più volte se stesso mentre colpisce con energia la palla ola fa entrare in buca con un colpo difficile, il suo gioco miglioreràrealmente. Molti conoscono questo fenomeno e probabilmentese ne servono di quando in quando, ma potrebbero farlo in modopiù consapevole e sistematico.

(c)

Decety

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Vale a dire per quasi tutte le capacità specifiche: se ci siesercita in qualche cosa, si produce inevitabilmente un effettosulla situazione reale.

Per avvalorare questi concetti oggi, grazie alle modernetecniche di indagine (PET, Tomografia ad emissione di positroni),ci è consentito "di ottenere una mappa dell'attività cerebrale insoggetti impegnati in un qualsiasi compito cognitivo o motorio"58.Il risultato di queste indagini ci conferma che "immaginareazioni motorie mette in attività strutture coinvolte nella realeesecuzione dei movimenti, in particolare quelle responsabilidella preparazione del movimento stesso"59.

I risultati sperimentali dell'ESP

Nell'esperienza condotta dall'équipe di ricerca sulle tecnichedi psicologia del benessere si è constatato che una ripetizionecostante dell'ESP agisce sulla costruzione di un'abitudine,abilita azioni diverse man mano che si utilizza e che si concretiz-za nei comportamenti.

Il modo in cui percepiamo noi stessi modifica le connessionicerebrali che danno origine alle abitudini: nella ripetizione di unacorretta reazione, il cervello tende a sbiadire effettivamente leconnessioni neuronali meno usate formandone di più forti in queicircuiti sinaptici che vengono usati più frequentemente.

Questa percezione, che costituisce un riapprendimento si-stematico di emozioni normali e vincenti, modifica le inclina-zioni emotive e plasma il cervello immagazzinando la nuovaabitudine come se fosse reale, come un'esperienza realmentevissuta che si imprime chimicamente nelle cellule cerebrali.

La corteccia prefrontale, stimolata dall'esperienza di perce-zione, è in grado di dirigere gli impulsi emotivi causati daldisagio, oppure frenarli, cambiando la risposta della personaquando si scatena una reazione emotiva legata all'ansia o aldisagio, anche se una certa reazione rimane sempre.

"In termini cerebrali, possiamo ipotizzare che il sistemalimbico continui a inviare segnali di allarme in risposta alleavvisaglie di un evento temuto, mentre la corteccia prefrontale ele zone ad essa collegate hanno appreso una risposta nuova, piùsana. In breve, le reazioni emotive apprese, anche quelle piùradicate perché acquisite durante l'infanzia, possono essereriplasmate. Questo tipo di apprendimento dura tutta la vita"60.

In altri campi le applicazioni dell'ESP "pongono una basescientifica a sostegno dei programmi avanzati di allenamentosportivo che prevedano non solo prove sul campo, ma ancheun'intensa attività mentale (l'atleta che si concentra prima del-l'azione), ma non solo: nell'ambito della riabilitazione di pazienticon paralisi motoria, questi studi suggeriscono la possibilità diapplicare schemi di terapia che includano, accanto ad esercizifisici, anche esercizi mentali-motori.

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Ad un livello più generale, questa ed altre ricerche dimostranola possibilità di un approccio scientifico allo studio di fenomenipuramente mentali"61.

Lo scopo dell'ESP è quello di offrire ad ogni persona un’oc-casione per il proprio cambiamento e per fare acquisire unamaggiore consapevolezza in modo da riuscire ad avere unavisione della realtà che comprenda anche verità soggettive.

Questa consapevolezza si dovrebbe ottenere attraverso ilcambiamento del modo di percepire la realtà interiore e diconseguenza la realtà esterna. Quando si avverte che non c’è piùil controllo della situazione o che entrano nella mente impulsinegativi, possiamo reagire prontamente e cercare un’altra dire-zione. Ogni percezione "induce una modificazione biologicaoggettivabile nel cervello e, al tempo stesso, ogni modificazionedel cervello, strutturale o funzionale, genera modificazioni nelcomportamento, nei vissuti emozionali e nei modi in cui, nellanostra testa, eleboriamo l'esperienza vissuta"62.

"Questo rapporto di causalità circolare vale non solo per ilcervello, ma per l'insieme dell'organismo: i fenomeni psichiciinducono modificazioni nel resto del corpo e, a loro volta,modificazioni nei grandi sistemi somatici, spesso mediati dalsistema nervoso autonomo"63.

Alcuni autori, come Pancheri, ipotizzano che in un prossimofuturo, quando la ricerca scientifica potrà fornirci ulteriori dati,potrà essere possibile sfruttare appieno certi meccanismi mentaliper la cura di comuni malattie.

Le tecniche di rilassamento, ma soprattutto quelle di visualiz-zazione, che sono capaci di modificare gli impulsi errati che ilsistema nervoso invia al resto del corpo, potranno essere integra-te in un nuovo modello medico, superando i conflitti che oggiesistono tra medicina ortodossa ed alternativa. I vari campi diapplicazione si possono estendere a tutte le attività dell'essereumano, sia di carattere fisico sia psicologico: "emozioni epensieri hanno la possibilità di incidere, se addestrati, nellamodulazione di grandi sistemi di regolazione dell'organismo"64.

Le caratteristiche della ESP

Per essere efficace l'ESP (Fig. 14):• deve essere una visualizzazione formulata in stato di

rilassamentoAbbiamo già esposto come gli stati di rilassamento inducono

il cervello ad un funzionamento ottimale per poter entrare incontatto con il nucleo delle immagini, la nostra realtà soggettiva.La percezione è ben focalizzata quando è vissuta in uno stato dipace interiore.

• deve avere obiettivi chiari ed essere focalizzataNel senso che deve essere orientata ad obiettivi concreti ed

immaginabili e non deve essere influenzata da fantasie, proiezio-ni o disturbi che distraggano la mente.

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• deve essere linguisticamente affermativaUn'immagine mentale anticipatrice può essere visualizzata

solo quando prende in considerazione un oggetto o un'azioneformulati in modo affermativo. Per esempio pensando al mal ditesta, si deve pensare ad una mente sgombra, serena, rilassata enon alla negazione del dolore.

• deve essere coinvolgenteIn grado di determinare uno stato emotivo capace di reazioni

fisiche, ovvero di vibrare con il corpo nell'immagine che stavivendo.

• deve essere seguita da un'azioneMessa in pratica immediatamente, perché solo agendo la

nostra mente può rimemorizzare l'esperienza mentale.Tutte le tecniche sono orientate a "far fare" delle esperienze

positive, con il corpo, le emozioni e la mente.• deve essere ripetuta nel tempoNella ripetizione c'è la possibilità di costruire nuove abitudini

di reazione emotiva e comportamentale.Un engramma può strutturarsi completamente quando il com-

portamento stesso viene ripetuto e viene reso abitudine.Questo si aggiunge al positivo bagaglio di vita, prima attraver-

so il pensiero, poi attraverso un'azione, ed insegnando così aicircuiti emozionali il nuovo modo d'essere.

ORealtàSomatizzazione

IMMAGINE

RILASSATA

CHIARA, NITIDA

AFFERMATIVA

COINVOLGENTE

AGITA

RIPETUTA

Nucleo delleimmagini

1234567

/v

Fig. 14Le Caratteristiche dell'Esperienza di Sintesi Percettiva

i

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ESP e stile di vita

Quando una persona riesce a sperimentarsi in azioni e moda-lità fino ad allora sconosciute, reinterpreta la realtà oggettiva edentra nella massima espressione dell'intelligenza.

Il cambiamento del modo di sentire permette di passare dallasemplice visualizzazione a quello stato in cui la consapevolezzasi fonde con le azioni e nel quale si è assorbiti. Il risultato ècaratterizzato da una prestazione che supera, senza sforzo, ilimiti personali. In questo stato l'attenzione è rilassata; puressendoci altissima concentrazione, l'attivazione e l'inibizionedei circuiti neurali è in perfetta armonia con quanto è richiestodalle circostanze.

Consapevolezza e sviluppo personale

Questa nuova consapevolezza è in pratica la sede della padro-nanza degli eventi e del nostro modo di essere, è la base di ognipercorso di sviluppo personale che determina un nuovo stile divita.

Ciò che abbiamo intenzione di fare con questo patrimoniodipende esclusivamente da noi.

Si può scegliere di vergognarci tutta la vita di esistere, osser-vando l'imperfezione del nostro limitato universo biopsichico,oppure possiamo cercare di rendere luminosa quell'energia men-tale che ci avvicina, quando siamo integrati e centrati, alleenergie che sembra non abbiano fine.

Raggiungendo invece una certa integrazione della personalitànon siamo più obbligati a vivere le esperienze reagendo aglistimoli di altri o di memorie dolorose, ma piuttosto attraverso unaconsapevole condotta d'azione.

E' in quel momento che possiamo realizzare il progetto dellanostra vita, acquisire padronanza nella vita stessa, percepire lanostra forza e il nostro compito.

Nel momento in cui la coscienza si espande possiamo perce-pire come la nostra energia può servire noi stessi, ma anche lepersone intorno a noi, per essere strumenti di crescita e vedere glialtri come partecipanti al medesimo "gioco" di vita. Espanderela propria coscienza può aiutare nel sentirci partecipi all'umanitàintera e a ritenere più importanti gli scopi del Sé piuttosto chedella personalità: avere una forza, una potenza che ci spinga adabbracciare, con armonia, il Piano di Vita che ci caratterizza.

Un nuovo respiro, un nuovo sentirsi, la sensazione dellalibertà dalle zavorre dell'esistenza, la sensazione di essere unici,meravigliosi, insostituibili.

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Le applicazioni pratiche

L'utilizzo delle tecniche di psicologia del benessere

Le tecniche di psicologia del benessere fino ad ora sperimen-tate hanno dato risultati molto soddisfacenti. Ci sono anche dellearee, come ad esempio il rilassamento, dove i risultati sonosbalorditivi.

In sintesi queste sono le aree di applicazione fino ad oggisperimentate con scientificità.

GESTIONE DELLO STRESS

• Rilassamento e recupero delle energie• Rilassamento muscolare• Gestione delle emozioniLo stato di rilassamento permette all'organismo di ricaricarsi

e recuperare le energie ed è molto utile a coloro che, per lavoroo altri motivi, sono impegnati in attività molto che portano astress. Il vantaggio che si ha con questo tipo di rilassamento è lascarica delle tensioni negative e, conseguentemente, la possibi-lità di aumentare la propria capacità di sopportare le frustrazionio le sofferenze.

• InsonniaLe tecniche proposte sono un valido strumento se le cause

sono legate a stress, ma in presenza di problematiche più profon-de è bene consultare uno specialista ed utilizzare questi rilassa-menti come supporto.

Con queste tecniche si possono porre le premesse per ilpassaggio automatico alla fase dell’addormentamento che risul-ta assai facilitata mano a mano che si utilizza questa tecnica.

AREA PSICOSOMATICA

• Mal di testaL’intervento tecnico della psicologia del benessere nei distur-

bi legati al mal di testa è molto efficace e può vantare risultatielevati essendo facile da apprendere.

La sua utilità è centrata per tutti i mal di testa da stress e datensione, soprattutto nei casi in cui la contrazione muscolare ècausata dalle piccole tensioni quotidiane.

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• Malesseri e dolori (mal di schiena, disturbi digestivi,crampi provocati da tensione notturna)

Le immagini combinate con il rilassamento muscolare posso-no sciogliere le tensioni localizzate nei muscoli.

In particolare, questa tecnica è usata nelle tensioni che siscaricano sul sistema digestivo, o si manifestano attraversocrampi notturni o il "digrignare dei denti" (bruxismo).

CAMBIAMENTO DI ABITUDINI SGRADITE

• Controllo del pesoUn'applicazione interessante delle tecniche di psicologia del

benessere è quella relativa al controllo del peso, specialmentequando si tratta di un disturbo che comprende disagi di caratterepsicologico. Questo metodo può essere utilizzato per aiutarsi arealizzare senza fatica una dieta bilanciata prescritta dal dietolo-go.

• Smettere di fumareNessuno può contestare i danni provocati dal fumo anche se

pochi riescono a smettere di fumare. Eppure i metodi e le terapieci sono per buttare via il pacchetto di sigarette.

Chi sta bene difficilmente riesce a smettere da solo, ma nelmomento in cui si è veramente convinti di smettere, allora puòessere di grande aiuto la tecnica di psicologia del benessere. Levisualizzazioni specifiche sono rinforzate da immagini dirivitalizzazione cellulare, in modo che si possa sentire la nuovaenergia già dal primo esercizio.

SVILUPPO DELLA PERSONALITÀ

• autostima• concentrazione e focalizzazione mentale• sviluppo di motricità complesse• comunicare in modo efficace (parlare in pubblico)Le tecniche di automiglioramento sono state applicate con

successo all'interno di training di preparazione specifica.Sono state anche finalizzate per vincere la timidezza, aumen-

tare la propria sicurezza e assertività, comunicare meglio con glialtri, in pubblico o in privato.

AREA SCOLASTICA

• memoria ed apprendimento• paura degli esamiLe tecniche utilizzate sono delle strategie operative per rende-

re più efficace e piacevole l'apprendimento.Oltre a questo, insegnano agli studenti ad affrontare lo stress

e le emozioni che vanificano gli apprendimenti, soprattutto in

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sede di esame o di interrogazione.Inoltre possono aiutare ogni adolescente a gestirsi me-

glio ed in modo autonomo: sicurezza in se stessi, comuni-care meglio con i genitori e con gli insegnanti.

• la relazione e la comunicazione didattica• sviluppo della personalità dell'insegnanteLa metodologia, sperimentata nella realtà scolastica dal

1980, conduce gli insegnanti ad apprendere le condizioninecessarie per la migliore comunicazione nella relazioneeducativa.

AREA SPORTIVA

• miglioramento del gesto tecnico• ottimizzare le prestazioni• automotivazioneIl lavoro sulle tecniche legate al miglioramento della

prestazione sportiva hanno la possibilità di scomporre imovimenti essenziali per l'applicazione di uno schemacorporeo adeguato ai vari "gesti sportivi". Una preparazio-ne psicologica ben condotta, ovviamente, non garantisceil successo, ma l’eliminazione di quei fattori che possonoimpedirlo: attraverso queste tecniche l’atleta può raggiun-gere uno stato di rendimento ideale, evitando i drammaticicali di forma dovuti spesso a cause psicologiche.

AREA DELLA FAMIGLIA

• genitori• figli• coppiaL'iter educativo dedicato alla famiglia permette di com-

prendere meglio quali strategie occorrono per avere unabuona comunicazione con i figli. Inoltre si possono rende-re consapevoli i genitori di come le figure della madre e delpadre influenzino lo sviluppo di una persona.

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Le radici della psicologia del benessere

Quasi tutti i metodi di rilassamento moderni esistenti sonofigli del Training Autogeno di J.H. Schultz, anche se, prima dilui, persino i romani avevano concepito l'idea del rilassamento(relaxare).

La strutturazione delle tecniche più specifiche del rilassamen-to utilizzate per ottenere benessere sulle persone, hanno radiciche affondano in aree culturali diverse tra loro.

L'occidente

Nel nostro mondo le esperienze terapeutiche realizzate daGroddeck, a Baden Baden, da W.B. Cannon, F. Dunbar e H.Flanders negli Stati Uniti hanno cercato di dimostrare le connes-sioni corpo - mente introducendo il termine "medicina psicoso-matica".

Nello stesso momento, F. Alexander elabora queste idee inchiave psicanalitica e W. Reich sviluppa la tecnica dell'analisidel carattere proprio a partire dalle corrispondenze funzionaliesistenti fra tensioni muscolari e disturbo psichico.

Nel 1936 il fisiologo H. Selye elabora il concetto di "stress" edindividua il meccanismo fondamentale nella "reazione d'allar-me".

Ma furono Schultz e Jacobson ad essere i capostipiti di tuttele tecniche strutturate di rilassamento.

Il primo lavoro completo di Schultz esce nel 1932 e quello diJacobson nel 1934, e tre delle opere migliori di Alexander sonopubblicate tra il '24 e il '41.

Schultz, neuropsichiatra di valore che conosceva bene l'ipnosie aveva fatto esperienza personale di analisi, cercava, con ilTraining Autogeno, di ottenere gli stessi risultati di rilassamentoe di calma senza dover ricorrere all'intervento suggestivo.

Il danese Jacobson, invece, che stava compiendo degli studielettromiografici sul sussulto nervoso (registrava il livello ditensione muscolare a riposo e poi durante uno stimolo) scoprìcome, dopo la stimolazione e il conseguente innalzamento deltono muscolare, il ritorno alla norma dello stesso avveniva ad unlivello più basso di quello di partenza. Da qui elaborò una tecnicadi rilassamento costituita dall'alternanza di contrazioni e didecontrazioni muscolari.

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Tra gli altri scienziati che elaborarono tecniche e strumenti perrilassarsi e sviluppare la propria persona, occorre citare Desoille,A. Cayacedo e J. Silva.

Desoille comincia a elaborare le proprie idee sul "Sogno dasvegli guidato" negli anni Venti e pubblica le sue opere fonda-mentali fra il '38 e il '58. Nel corso degli ultimi anni questa pratica(REED) è stata sviluppata in direzioni più psicanalitiche daFretigny e Virel.

A. Cayacedo, invece, ha iniziato ad ideare e a divulgare lasofrologia dal 1960. Da allora la sofrologia ha conosciuto unnotevole sviluppo, specialmente per il rapporto in cui si ponerispetto al campo della medicina e della psicologia. La sofrologiastabilisce un contatto con quegli stati di coscienza che determi-nano le nostre energie.

J. Silva inizia a sviluppare il suo metodo a Laredo, nel Texas,nel 1944 con i propri figli. Il suo scopo era di trovare modi dei peraiutare i suoi figli ad accrescere le abilità nel concentrarsi ericordare le lezioni e quindi migliorare la memoria. Sembra chein modo del tutto casuale abbia ottenuto degli obiettivi ben piùambiziosi di quelli che aveva previsto.

Così dal 1966 iniziò a divulgare in tutto il mondo le tecnichedi visualizzazione e di rilassamento.

L'Oriente

La genialità del pensiero orientale sta nell'intuizione millena-ria di intendere il rapporto corpo-mente.

La tecnica che più di ogni altra ha dato una svolta allacomprensione degli stati di rilassamento e dell'importanza delpensiero è data dalla Meditazione Trascendentale. E' originariadell'India, dove Maharishi Mahesh Yogi è stato educato seguen-do una antichissima tradizione di mantra yoga.

Parlando di tecniche e terapie di rilassamento è importantericordare come l'assunzione di dimensioni transculturali all'in-terno dell'area psicosomatica si definisca, intorno agli anniTrenta, con l'opera di interpretazione di testi classici dellaletteratura orientale, intrapresa da C.G. Jung. In questi anni vadunque posta l'intersezione fra psicoterapie occidentali e orien-tali, tre decenni prima che, da Esalen, sulla costa californiana,questa sovrapposizione venga lanciata come moda.

Le ultime esperienze

Più recentemente i francesi P. Geissmann e R. Durand DeBousingen, entrambi psichiatri e psicanalisti, sono stati tra iprimi studiosi a tentare una rilettura critica e unitaria di un ampioventaglio di tecniche di rilassamento. Un loro libro, pubblicatoin Francia prima del Settanta, convalida, da un punto di vistafisiologico e neuro-fisiologico, le tecniche di rilassamento comeazione terapeutica.

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Le tecniche di Biofeedback derivano invece dalla corrente dipsicologia comportamentista di Skinner, che ha dimostrato l'im-portanza, in psicologia animale ed umana, di quello che eglidefinisce il condizionamento operante, che starebbe alla basedell'apprendimento e dell'abilità manuale quotidiana.

Nel 1972, dopo una serie di conferenze sulla dinamica men-tale di C. Godefroy, in Italia iniziò un programma di ricerca e disviluppo di queste tecniche. Molto simili al Metodo Silva, letecniche di dinamica mentale erano state preparate per la forma-zione dei quadri dirigenti di una grossa multinazionale. Il succes-so che suscitarono fu più alto delle aspettative e, grazie all'inte-resse di Marcello Bonazzola, furono elaborate e sviluppate ancheper i privati. Il punto di forza innovativo fu l'elaborazione dellatecnica dell'autoimmagine e del rilassamento abbinato alla tera-pia dei colori dell'arcobaleno. Rispetto alle altre tecniche, ladinamica mentale ha il vantaggio di essere appresa in tempirelativamente brevi e di poter essere usata autonomamente dopoun breve seminario. Questa autonomia di lavoro permette anchedi elaborare le tecniche in modo assolutamente personale perriuscire a creare un atteggiamento mentale vincente al di là delletecniche.

Nell'ottica dell'utilizzo dell'immaginario un passo fondamen-tale nella ricerca della percezione e del contatto con se stessi èstato dato dagli specialisti e ricercatori dell'Istituto Riza che,attraverso un lavoro mirato alla concretezza, hanno elaboratometodi e tecniche innovative utilizzabili autonomamante intempi brevi.

Le ultime elaborazioni

Nel 1980 inizia l'attività dell'Istituto Ricerche in DinamicheEducative (oggi Istituto di psicologia del benessere) associazio-ne che cerca di introdurre nella Scuola, per i docenti e gli allievi,la formazione basata sullo sviluppo delle potenzialità individua-li. Proprio da queste esperienze scolastiche e per gli incontri fattiin quest'ambito (da P. Vayer a M. Mencarelli), viene elaborata lapsicologia del benessere, che muove le tecniche, fino ad oggicreate, verso una maggiore consapevolezza di sé e dei meccani-smi del profondo.

Rispetto ai metodi da cui proviene (la psicologia umanisticae quella transpersonale), la prerogativa della psicologia delbenessere è data da una maggior profondità dell'atto immagina-tivo, creato soprattutto nell'ambito delle radici della personalità,dell'autoimmagine e nel superamento consapevole delle paure.

Proprio da questa considerazione nel 1990 si elaborò unasostanziale modifica all'autoimmagine. L'esercizio che oggi sipropone mira più alla scoperta di una percezione interiore chenon alla visualizzazione semplice della propria identità. E l'Espe-rienza di Sintesi Percettiva percezione è diventata uno deiprincipali concetti metodologici (ESP).

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Per cercare di far percepire a tutti quella meravigliosa sensa-zione e per ritrovare energie e potenzialità sopite, si è cercatoanche di studiare la forza e l'importanza delle vibrazioni vocalie musicali.

La musica e la voce

Oltre a ciò la psicologia del benessere ha dato spazio ai suoni,alla melodia e ai ritmi della voce favorendo un più ampio accessoai canali di comunicazione della dinamica psichica (F. Massara).

Come la voce di un individuo entra in contatto profondo concoloro che si impegnano in un rilassamento.

Il presente

Oggi numerose possono essere le strade e le metodologie chesi occupano del rilassamento e dello sviluppo della persona,anche la medicina ufficiale ha iniziato a utilizzare queste nuovetecniche per supportare le terapie farmacologiche, specialmentenelle malattie psicosomatiche.

La psicologia del benessere è divulgata in Italia attraversocorsi, seminari e incontri condotti nel quadro delle iniziativedell'Istituto di Psicologia del Benessere.

Il metodo, pubblicato anche in audiocassette, può esseresperimentato attraverso un percorso intensivo, costituito daalcuni incontri, in cui ogni persona può raggiungere i propriobiettivi, attraverso appropriate tecniche, la cui applicazione èautonoma, mai coercitiva e nel pieno rispetto dei tempi e dellescelte personali.

Criteri di gestione

Il metodo "psicologia del benessere" viene condotto da pro-fessionisti autorizzati dall'Istituto e selezionati tra coloro chehanno frequentato la Scuola di Formazione Professionale.Questa rigorosa selezione dei docenti, il continuo aggiornamen-to del materiale didattico e la ricerca scientifica sono la miglioregaranzia della qualità dei corsi.

Informazioni

Per tutte le informazioni che riguardano l'applicazione delmetodo o la frequenza alla Scuola di Formazione occorre rivol-gersi alla Sede Generale:

Via Ravenna 663b, 44040 FerraraTelefono 0532 718570 - Fax 0532 718818E-mail [email protected] internet www.psicologiadelbenessere.it

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NOTE

1 Questa parte è ripresa dal libro riguardo la "Psicosintesi" di Will Parfitt,Xenia ed., 1993. La psicosintesi, creata da R. Assaggioli, è una delle metodo-logie più interessanti riguardo lo sviluppo personale.2 W.W. Dyer, You'll See it when you believe it. Trad.it. "Credere pervedere", Corbaccio, Milano, 1995, p. 60-61.3 Joan Borysenko, Minding the Body, Mending the Mind. Published inarrangement with Addison - Wesley Publishing Company, Reading,Massachusetts, Usa. Trad. it. "Guarire con la mente", Sperling & Kupfer ed.,1991, Milano, p. 21.4 Joan Borysenko, op. cit., p. 25.5 Deepak Chopra, Quantum Healing, Double Dell, Publishing Gruop,1989, Usa, p. 67. Trad. it., "Guarirsi da dentro", Sperling & Kupfer, Milano.6 Per approfondire le informazioni sulle endorfine si consulti F. Bottaccioli,Psiconeuroimmunologia, RED, 19957 Joan Borysenko, op. cit., p. 35.8 Joan Borysenko, op. cit., p. 21-22.9 Joan Borysenko, op. cit., p. 22-23.10 Joan Borysenko, op. cit., p. 25.11 Antonio Caggiano, "Gli effetti sulle malattie psicosomatiche di alcunetecniche di rilassamento profondo e visualizzazioni guidate", Relazione alCongresso Internazionale Mente - Corpo, Il Momento Unificante, organizza-to da Unicopli-RIZA, Milano, 1986.12 "Viene così chiamato quello stato cerebrale analizzato dai prof. Lassen,Ingvar e Skinoy dell'Università di Copenaghen, riscontrato in un soggettorilassato, ma sveglio, mentre svolgeva un'attività mentale consapevole. Essi,per studiare la localizzazione delle funzioni del cervello umano, hannoiniettato nella carotide una quantità standard di Xenon 133 (gas radioattivo).I fotoscintillatori hanno rilevato i dati che, immediatamente elaborati da uncalcolatore, hanno permesso di ottenere i valori del flusso cerebrale. Il lorometodo si basa sui seguenti principi:1) un tessuto può continuare a lavorare solo se gli viene fornito ossigenoe glucosio;2) la richiesta di ossigeno e di glucosio viene soddisfatta da un aumentodi flusso sanguigno.Dunque, per misurare le variazioni del lavoro del tessuto in questione, bastarilevare le variazioni del flusso ematico (maggior flusso= maggiore eccitazio-ne e maggior lavoro espletato). La mappa del flusso cerebrale ottenuta inpazienti in stato di riposo dimostra che il flusso sanguigno della parte frontaledel cervello è di circa il 50% superiore a quello delle altre parti in quelmomento. Da ciò si evince che tutta l'attività cerebrale, in quella situazione,è concentrata nella regione frontale e prefrontale, cioè in quelle zone chepresiedono alle attività di giudizio e programmazione del comportamento eche ci permettono di elaborare concetti e di modificarli, utilizzando leinformazioni provenienti da altre zone cerebrali, non escluso il patrimonio diesperienze immagazzinate nella memoria. La zona prefrontale è, tra l'altro, lasede delle forme più alte di attività mentale e contribuisce a determinare lapersonalità ed il livello globale dell'intelligenza".Antonio Caggiano, op. cit., idem.13 Leonardo Milani, Dario Terracina, questa parte è stata elaborata nel1990 ed è inserita nel testo delle tecniche di psicologia del benessere.14 Leonardo Milani, Lo sviluppo globale della persona secondo l'approc-cio neuropsicologico, Tesi Isef, Bologna, 1978. Per un ulteriore approfondi-mento si può consultare il teso di P. Vayer, Psychosociologie de l'action, Doin,Paris. Trad. it. Psicosociologia dell'azione. Vayer aveva ipotizzato per primoquesta organizzazione funzionale, in seguito Leonardo Milani ne ha indivi-duato una quarta ed ha elaborato lo schema iniziale applicandolo ai sistemipsicologici del cambiamento (1989).15 Leonardo Milani, Paolo Valleriani, L'organizzazione e l'integrazionedelle informazioni e delle conoscenze del sistema nervoso centrale, in "LaVita Scolastica", Giunti Lisciani, Firenze, n.15, 1982-83.16 Dichiarazione di Aaron T. Beck, docente di psichiatria alla School of

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Medicine, Univertiy of Pennsylvania, inserita nel testo di Arnold Lazarus, Inthe mind's eye, Guilford Press, New York, Usa, 1977. Trad. it. L'occhio dellamente, Astrolabio, 1987, p. 32.17 Ferruccio Fazio, La Repubblica, 5 gennaio 1995Per approfondire si può leggere le ricerche di R. Shepard, Università diStanford, California, 1975. Oppure si può vedere la ricerche di una équipeitalo-francese guidata dal Prof. F. Fazio del Cnr- Università di Mialno edell'Istituto San Raffaele pubblicata sulla rivista "Nature".18 Daniel Goleman, Emotional intelligence, Trad. it. Intelligenza emozio-nale, Rizzoli, Milano, 1996, p. 28.19 "Negli esseri umani l'amigdala (un termine derivante dalla parola grecache significa "mandorla") è un gruppo di strutture interconnesse, a formaappunto di mandorla, posto sopra il tronco cerebrale, vicino alla parte inferioredel sistema limbico. Ci sono due amigdale, una su ciascun lato del cervello.L'amigdala umana è relativamente voluminosa rispetto a quella di tutti gli altriprimati (le specie a noi più affini dal punto di vista evolutivo). L'ippocampoe l'amigdala erano due parti fondamentali del rinencefalo che, nel corso dellafilogenesi, diede origine alla corteccia primitiva e poi alla neocorteccia. Oggiqueste strutture limbiche compiono gran parte del lavoro di apprendimento ememorizzazione svolto dal cervello; l'amigdala è specializzata nelle questioniemozionali: se viene resecata dal resto del cervello, il risultato è una eviden-tissima incapacità di valutare il significato emozionale degli eventi - condizio-ne che viene a volte indicata con l'espressione cecità affettiva". DanielGoleman, op. cit., p. 33-34.20 Daniel Goleman, op. cit., p. 40.21 Daniel Goleman, op. cit., p. 336.22 Daniel Goleman, op. cit., p. 36.23 Daniel Goleman, op. cit., p. 341.24 Daniel Goleman, op. cit., p. 340.In una delle ricerche sulle emozioni più significative fra quelle degli ultimidieci anni, LeDoux scoprì che l'architettura del cervello conferisce all'amigdalauna posizione privilegiata in qualità di sentinella delle emozioni capace, al-l'occorrenza, di "sequestrare" il cervello. La sua ricerca ha dimostrato chenel cervello gli input sensoriali provenienti dall'occhio o dall'orecchio viag-giano dapprima diretti al talamo e poi - servendosi di un circuito monosinaptico- all'amigdala; un secondo segnale viene poi inviato dal talamo allaneocorteccia - il cervello pensante. Questa ramificazione permette all'amigdaladi cominciare a rispondere prima della neocorteccia; quest'ultima, infatti,elabora le informazioni attraverso vari livelli di circuiti cerebrali prima dipoterle percepire in modo davvero completo e di iniziare infine la sua rispo-sta, che risulta quindi molto più raffinata rispetto a quella dell'amigdala.25 Daniel Goleman, op. cit., p. 22.26 Judith Hooper, Dick Teresi, The three-puond universe, MacmillanPublishing Company, New York, Usa, 1986. Trad. it. L'Universo della mente,Bompiani, 1987, Milano, p.227.27 Il teorico dell'informazione John von Neumann stimò che i ricordimemorizzati durante una vita umana media dovrebbero ammontare a 2,8-102"[280.000.000.000.000.000.000] bit, supponendo che nulla vada dimenticato.28 Judith Hooper, Dick Teresi, op. cit., p. 227.29 Daniel Goleman, op. cit., p. 47.30 Daniel Goleman, op. cit., p. 49.31 Daniel Goleman, op. cit., p. 69.32 Daniel Goleman, op. cit., p. 69.33 Daniel Goleman, op. cit., p. 79-80.34 W.W. Dyer, op. cit. p. 37.35 Stanley Zurawsky, Know Thyself, Sedona Press, Usa, 1990, p. 45.36 Arnold Lazarus, op. cit., p. 36.37 Arnold Lazarus, op. cit., p. 36-37.38 Joan Borysenko, op. cit., p. 16439 John C. Eccles, How the self controls it's brain. Trad. it. Come l'Iocontrolla il suo cervello, Rizzoli, 1994, Milano, p.100.40 John C. Eccles, op. cit., p. 170.41 John C. Eccles, op. cit., p. 203.

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42 Per approfondire tale ricerca si veda il libro di J.C. Eccles, How the selfcontrols it's brain. Trad. it. Come l'Io controlla il suo cervello, Rizzoli, 1994,Milano, p. 204 e segg.43 John C. Eccles, op. cit., p. 195.44 Arnold Lazarus, op. cit., p. 30.45 Arnold Lazarus, op. cit., p. 31.46 Arnold Lazarus, op. cit., p. 55.47 Si veda il testo di Piaget - Inhelder, L'image mentale chez l'enfant,Presses Universitaries de France, Paris, 1966. Trad. it. L'immagine mentalenel bambino, La Nuova Italia, Firenze, 1974.48 Piaget - Inhelder, op. cit., p. 27.49 Ronald Shone, Visualizzazione creativa, Astrolabio, 1984, p. 27.50 Ronald Shone, op. cit., p. 27.51 Ronald Shone, op. cit., p. 27.52 Daniel Goleman, op. cit., p. 94.53 Ferruccio Fazio, op. cit., idem54 Ferruccio Fazio, op. cit., idem55 Eric Kandel, in Bruno Levy e Emile Servan Schreiber, Isegreti dellamente, Scientific American, 199856 Jean-Pierre Changeux, in Bruno Levy e Emile Servan Schreiber,Isegreti della mente, Scientific American, 199857 Eric Kandel, in Bruno Levy e Emile Servan Schreiber, Isegreti dellamente, Scientific American, 199858 Eric Kandel, in Bruno Levy e Emile Servan Schreiber, Isegreti dellamente, Scientific American, 199859 Eric Kandel, in Bruno Levy e Emile Servan Schreiber, Isegreti dellamente, Scientific American, 199860 Eric Kandel, in Bruno Levy e Emile Servan Schreiber, Isegreti dellamente, Scientific American, 199861 Daniel Goleman, op. cit., p. 253.62 Ferruccio Fazio, op. cit., idem63 Francesco Bottaccioli, op. cit., p. 28964 Francesco Bottaccioli, op. cit., p. 28965 Francesco Bottaccioli, op. cit., p. 300

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