Proteggere i migranti e far cessare le violenze in Libia...società non sono abbastanza orga-nizzate...

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 135 (48.459) Città del Vaticano lunedì-martedì 15-16 giugno 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!]!=!.! Il messaggio di Papa Francesco per la giornata dei poveri Risvegliarsi dal letargo della responsabilità per contrastare il rischio dell’i n d i f f e re n z a di ANDREA MONDA «H o osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sorve- glianti; conosco infatti le sue soffe- renze. Sono sceso per liberarlo». Le parole che Dio, dai rami di un roveto che arde senza consumarsi, rivolge a Mosè nel terzo capitolo del libro dell’Esodo segnano l’ini- zio della storia, di una storia vera- mente umana, una storia di salvez- za. Prima di queste parole non c’era una vera “storia”, l’uomo era solo un elemento naturale in mez- zo ad altri viventi suoi simili, ag- giogato al ritmo ciclico della natu- ra, all’interno di una dura lotta per la sopravvivenza che sfociava sem- pre in una legge, quella del più forte. Gli Egiziani e gli Ebrei. Ora accade un fatto nuovo. Qualcuno, al di sopra della natura, il suo crea- tore stesso, inter-viene, viene den- tro, “scende” per liberare l’uomo di cui prova compassione per la sua “miseria”. Questa discesa avviene perché si realizzano, insieme, tre azioni: osservare, udire, conoscere. E quindi si passa alla liber-azione. Questo è l’inizio della storia di Israele che ha nell’avvento di Cri- sto il compimento, una storia che vede sempre l’uomo protagonista insieme a Dio. «Chi ha creato tut- to senza di te, non salverà te senza di te» ricorda Sant’Agostino. Que- sta storia di salvezza, può avvenire solo con la risposta attiva del- l’uomo, solo se il cammino è un sin-odo, una via percorsa insieme: Dio cammina con il suo popolo che accoglie la sua proposta di li- bertà. Questa storia, come tante altre raccontate dalla Bibbia, avviene sempre, ogni giorno. Dio chiama e propone, l’uomo risponde. Può farlo perché ne è capace, è re- spons-abile. A volte lo fa, ma non sempre, e quando l’uomo non ri- sponde ritorna ad essere un ele- mento solamente naturale. Lo si riconosce dal fatto che mette a dormire la propria responsabilità, la mette “in letargo”. È questa l’espressione che il Papa ha utiliz- zato nel suo ultimo Messaggio per la giornata mondiale dei poveri pubblicato sabato 13 giugno: «Le gravi crisi economiche, finanziarie e politiche non cesseranno fino a quando permetteremo che rimanga in letargo la responsabilità che ognuno deve sentire verso il pros- simo ed ogni persona». Interes- sante questo verbo: “non cesseran- no”, come a dire che lo sviluppo economico, affidato solo agli uo- mini, diventa un naturale “flusso continuo” di gravi crisi, di lotte per il potere al fine di soddisfare l’inestinguibile avidità. Se l’avidità non dorme mai, per realizzarsi ne- cessita che tutto il resto, cioè la coscienza, dorma, stia in letargo in modo che anche la responsabilità dell’uomo si affievolisca fino a scomparire. C’è bisogno di un in- tervento soprannaturale per inter- rompere questo ciclo apparente- mente ineluttabile e questo pun- tualmente avviene grazie al fatto che, come ricordava Pascal, «l’uo- mo supera infinitamente l’uomo». Questo intervento si esprime in un gesto che il Papa ha voluto indica- re come titolo del suo messaggio: il tendere la mano al povero. Un gesto che oggi, anche in questo momento di drammatica crisi, av- viene spesso, ogni giorno, solo che non ce ne accorgiamo. Il Papa cita ben sette esempi di “mani tese”: quella del medico, dell’infermiere, «di chi lavora nell’amministrazio- ne e procura i mezzi per salvare quante più vite possibile», del far- macista, «del sacerdote che bene- dice con lo strazio nel cuore», del volontario, «la mano tesa di uomi- ni e donne che lavorano per offri- re servizi essenziali e sicurezza. E altre mani tese potremmo ancora descrivere fino a comporre una li- tania di opere di bene. Tutte que- ste mani hanno sfidato il contagio e la paura pur di dare sostegno e consolazione». Cosa hanno fatto tutte queste persone? Hanno fatto come Dio: osservato, udito, conosciuto la sof- ferenza, sono accorsi per liberare L’appello del Papa all’Angelus recitato al termine della messa del Corpus Domini Proteggere i migranti e far cessare le violenze in Libia Un appello per la fine delle violenze in Libia e per la protezione dei mi- granti è stato lanciato dal Pontefice al termine dell’Angelus recitato a mezzogiorno di domenica 14 giugno, solennità del Corpus Domini. Ai numerosi fedeli riuniti in piaz- za San Pietro, nel rigoroso rispetto delle distanze di sicurezza imposte a causa della pandemia, il Papa ha confidato di seguire «con grande ap- prensione e anche con dolore la drammatica situazione della Libia», tenendola sempre «presente nella preghiera». Proprio considerando l’aggravarsi della crisi politica, Fran- cesco ha esortato «gli organismi in- ternazionali e quanti hanno respon- sabilità politiche e militari a rilancia- re con convinzione e risolutezza la ricerca di un cammino verso la ces- sazione delle violenze, che porti alla pace, alla stabilità e all’unità del Paese». Alla sua preoccupazione per la si- tuazione generale il Pontefice ha unito anche una preghiera particola- re «per le migliaia di migranti, rifu- giati, richiedenti asilo e sfollati inter- ni in Libia». L’emergenza sanitaria, infatti, «ha aggravato le loro già pre- carie condizioni, rendendoli più vul- nerabili da forme di sfruttamento e violenza. C’è crudeltà» ha constatato con amarezza Francesco, che ha quindi esortato la comunità interna- zionale «a prendere a cuore la loro condizione, individuando percorsi e fornendo mezzi per assicurare a essi la protezione di cui hanno bisogno, una condizione dignitosa e un futu- ro di speranza». Per il Papa «tutti abbiamo responsabilità» e «nessuno può sentirsi dispensato» dall’impe- gno per porre fine alle sofferenze di queste popolazioni. Da qui l’invito alla preghiera rivolto ai fedeli pre- senti in piazza e a quanti hanno se- guito l’Angelus attraverso i mezzi di comunicazione. In precedenza il Pontefice aveva preso spunto dalla liturgia della so- lennità del Corpus Domini per pro- porre una riflessione sull’Eucaristia, mettendone in luce il duplice frutto per la comunità dei credenti: «l’unione con Cristo» e «la comu- nione tra quanti si nutrono di Lui». E se è vero che «è la Chiesa che fa l’Eucaristia», aveva sottolineato, «è più fondamentale che l’Eucaristia fa la Chiesa, e le permette di essere la sua missione, prima ancora che di compierla». A conclusione dell’Angelus, il Pa- pa ha anche voluto ricordare la Giornata mondiale del donatore di sangue, definendola «un’occasione per stimolare la società a essere soli- dale e sensibile a quanti hanno biso- gno». E a questa giornata particola- re ha dedicato poi un tweet postato nel pomeriggio sull’account @Ponti- fex. Lo stesso ha fatto nella mattina di lunedì 15, rilanciando l’hashtag della Giornata mondiale contro gli abusi sugli anziani #WEAAD2020. «La pandemia del #COVID19 — ha scritto — ha evidenziato che le nostre società non sono abbastanza orga- nizzate per fare posto agli anziani, con giusto rispetto per la loro digni- tà e la loro fragilità. Dove non c’è cura per gli anziani, non c’è futuro per i giovani». PAGINA 8 Saltato il summit a Istanbul tra Russia e Turchia Si complica la partita libica NOSTRE INFORMAZIONI CONTINUA A PAGINA 8 TRIPOLI, 15. La crisi libica rischia di aggravarsi notevolmente. E' saltato ieri all'improvviso il vertice fra Tur- chia e Russia in programma a Istan- bul che doveva concentrarsi sulla si- tuazione in Libia. La delegazione russa era già arrivata sabato sera per partecipare ai lavori di un incontro considerato decisivo per raggiungere un patto politico per la fine del con- flitto che si trascina da anni. Nessuna spiegazione, a livello uf- ficiale, sulla cancellazione del sum- mit. Secondo la stampa, tra le due parti non è stato raggiunto un accor- do preliminare. Mosca vorrebbe far ripartire le trattative per una soluzione politica che coinvolga anche Khalifa Haftar, il generale di Bengasi che minaccia Tripoli. La Turchia, che ha un im- portante alleato nel premier Fayez al-Serraj, alla guida del governo ri- conosciuto dall’Onu, si rifiuta di ri- conoscere Haftar come un interlocu- tore politico, soprattutto dopo i suoi ripetuti rifiuti di una tregua chiesta dopo la conferenza di Berlino svol- tasi lo scorso gennaio. Va detto che nelle ultime settima- ne, proprio grazie al sostegno turco, le truppe di al-Serraj sono riuscite a recuperare terreno e riconquistare importanti centri strategici prima nelle mani di Haftar. Dopo i successi militari, il presi- dente turco Recep Tayyip Erdogan intende far proseguire l'offensiva mi- litare verso Sirte e la Cirenaica per accerchiare Haftar e costringerlo alla resa. Una posizione non condivisa da Mosca. E così, data la divergenza di vedu- te registrata nelle ultime ore, i due ministri degli Esteri, il russo Sergei Lavrov e il turco Mevlut Cavusoglu, hanno convenuto al telefono di rin- viare l'incontro addirittura «a una data futura». Tra i punti cruciali sul tavolo del summit saltato c’era anche — affer- mano fonti della stampa internazio- nale — l'intenzione russa di installare due sue basi, una navale e una ae- rea, in Cirenaica. Un asse considerato essenziale da Mosca per potersi affacciare sul Me- diterraneo, dotandosi di una pro- spettiva strategica nuova in chiave anti-Nato. Un altro punto importante, le di- vergenze riguardano infine la cosid- detta iniziativa del Cairo sulla Libia, promossa dal presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Questa proposta estrometterebbe i turchi da ogni attività in Libia con la costituzione di un nuovo Consi- glio presidenziale e quindi la proba- bile sostituzione di al-Serraj. Mosca si è detta favorevole, ma con molte riserve. Netta, ovviamente, l’opposizione di Ankara, che ha evidenti interessi economici in Libia, soprattutto sul piano petrolifero. Poche settimane fa i turchi hanno annunciato l’avvio di trivellazioni al largo del paese africa- no. Trivellazioni contestate da Cipro e dall’Unione europea. Dopo l’uccisione di un altro afroamericano da parte della polizia Esplode la rabbia ad Atlanta PAGINA 3 Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza l’Eminentissi- mo Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Huelva (Spa- gna), presentata da Sua Eccellen- za Monsignor José Vilaplana Blasco. Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Huelva (Spagna) Sua Eccellenza Monsignor Santiago Gómez Sierra, trasferendolo dalla Sede titolare di Vergi e dall’Uffi- cio di Ausiliare di Sevilla. Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Salto (Uruguay) Sua Eccellenza Monsignor Arturo Eduardo Fajardo Bustamante, fi- nora Vescovo di San José de Mayo. Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Caxito (Angola) il Reverendo Padre Maurício Ago- stinho Camuto, C.S.Sp., finora Direttore della Radio Nazionale Cattolica «Radio Ecclesia». Il Santo Padre ha nominato Segretario dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apo- stolica (Apsa) l’Illustrissimo Dot- tor Fabio Gasperini. #CantiereGiovani PER COSTRUIRE E ALIMENTARE UNALLEANZA TRA LE GENERAZIONI PAGINA 4 Nella bidonville di Makoko In Nigeria il covid-19 ha portato la fame ANNA LISA ANTONUCCI A PAGINA 2 A cento anni dalla nascita di Alberto Sordi Il cinismo e la generosità dell’italiano medio PAOLO MATTEI A PAGINA 5 La ricerca dell’unità con riformati e Chiese libere L’arte del dialogo AVELINO GONZÁLEZ A PAGINA 6 ALLINTERNO Fotografia di Daniele Garofani

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 135 (48.459) Città del Vaticano lunedì-martedì 15-16 giugno 2020

.

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!.!

Il messaggio di Papa Francesco per la giornata dei poveri

Risvegliarsi dal letargodella responsabilità per contrastare

il rischio dell’i n d i f f e re n z a

di ANDREA MONDA

«H o osservato la miseriadel mio popolo inEgitto e ho udito il

suo grido a causa dei suoi sorve-glianti; conosco infatti le sue soffe-renze. Sono sceso per liberarlo».Le parole che Dio, dai rami di unroveto che arde senza consumarsi,rivolge a Mosè nel terzo capitolodel libro dell’Esodo segnano l’ini-zio della storia, di una storia vera-mente umana, una storia di salvez-za. Prima di queste parole nonc’era una vera “storia”, l’uomo erasolo un elemento naturale in mez-zo ad altri viventi suoi simili, ag-giogato al ritmo ciclico della natu-ra, all’interno di una dura lotta perla sopravvivenza che sfociava sem-pre in una legge, quella del piùforte. Gli Egiziani e gli Ebrei. Oraaccade un fatto nuovo. Qualcuno,al di sopra della natura, il suo crea-tore stesso, inter-viene, viene den-tro, “scende” per liberare l’uomo dicui prova compassione per la sua“miseria”. Questa discesa avvieneperché si realizzano, insieme, treazioni: osservare, udire, conoscere.E quindi si passa alla liber-azione.Questo è l’inizio della storia diIsraele che ha nell’avvento di Cri-sto il compimento, una storia chevede sempre l’uomo protagonistainsieme a Dio. «Chi ha creato tut-to senza di te, non salverà te senzadi te» ricorda Sant’Agostino. Que-sta storia di salvezza, può avveniresolo con la risposta attiva del-l’uomo, solo se il cammino è unsin-odo, una via percorsa insieme:Dio cammina con il suo popoloche accoglie la sua proposta di li-b ertà.

Questa storia, come tante altreraccontate dalla Bibbia, avvienesempre, ogni giorno. Dio chiama epropone, l’uomo risponde. Puòfarlo perché ne è capace, è re-spons-abile. A volte lo fa, ma nonsempre, e quando l’uomo non ri-sponde ritorna ad essere un ele-mento solamente naturale. Lo siriconosce dal fatto che mette adormire la propria responsabilità,la mette “in letargo”. È questa

l’espressione che il Papa ha utiliz-zato nel suo ultimo Messaggio perla giornata mondiale dei poveripubblicato sabato 13 giugno: «Legravi crisi economiche, finanziariee politiche non cesseranno fino aquando permetteremo che rimangain letargo la responsabilità cheognuno deve sentire verso il pros-simo ed ogni persona». Interes-sante questo verbo: “non cesseran-no”, come a dire che lo sviluppoeconomico, affidato solo agli uo-mini, diventa un naturale “flussocontinuo” di gravi crisi, di lotteper il potere al fine di soddisfarel’inestinguibile avidità. Se l’aviditànon dorme mai, per realizzarsi ne-cessita che tutto il resto, cioè lacoscienza, dorma, stia in letargo inmodo che anche la responsabilitàdell’uomo si affievolisca fino ascomparire. C’è bisogno di un in-tervento soprannaturale per inter-rompere questo ciclo apparente-mente ineluttabile e questo pun-tualmente avviene grazie al fattoche, come ricordava Pascal, «l’u o-mo supera infinitamente l’uomo».Questo intervento si esprime in ungesto che il Papa ha voluto indica-re come titolo del suo messaggio:il tendere la mano al povero. Ungesto che oggi, anche in questomomento di drammatica crisi, av-viene spesso, ogni giorno, solo chenon ce ne accorgiamo. Il Papa citaben sette esempi di “mani tese”:quella del medico, dell’i n f e r m i e re ,«di chi lavora nell’a m m i n i s t r a z i o-ne e procura i mezzi per salvarequante più vite possibile», del far-macista, «del sacerdote che bene-dice con lo strazio nel cuore», delvolontario, «la mano tesa di uomi-ni e donne che lavorano per offri-re servizi essenziali e sicurezza. Ealtre mani tese potremmo ancoradescrivere fino a comporre una li-tania di opere di bene. Tutte que-ste mani hanno sfidato il contagioe la paura pur di dare sostegno econsolazione».

Cosa hanno fatto tutte questepersone? Hanno fatto come Dio:osservato, udito, conosciuto la sof-ferenza, sono accorsi per liberare

L’appello del Papa all’Angelus recitato al termine della messa del Corpus Domini

Proteggere i migrantie far cessare le violenze in Libia

Un appello per la fine delle violenzein Libia e per la protezione dei mi-granti è stato lanciato dal Ponteficeal termine dell’Angelus recitato amezzogiorno di domenica 14 giugno,solennità del Corpus Domini.

Ai numerosi fedeli riuniti in piaz-za San Pietro, nel rigoroso rispettodelle distanze di sicurezza imposte acausa della pandemia, il Papa haconfidato di seguire «con grande ap-prensione e anche con dolore la

drammatica situazione della Libia»,tenendola sempre «presente nellapreghiera». Proprio considerandol’aggravarsi della crisi politica, Fran-cesco ha esortato «gli organismi in-ternazionali e quanti hanno respon-sabilità politiche e militari a rilancia-re con convinzione e risolutezza laricerca di un cammino verso la ces-sazione delle violenze, che porti allapace, alla stabilità e all’unità delPa e s e » .

Alla sua preoccupazione per la si-tuazione generale il Pontefice haunito anche una preghiera particola-re «per le migliaia di migranti, rifu-giati, richiedenti asilo e sfollati inter-ni in Libia». L’emergenza sanitaria,infatti, «ha aggravato le loro già pre-carie condizioni, rendendoli più vul-nerabili da forme di sfruttamento eviolenza. C’è crudeltà» ha constatatocon amarezza Francesco, che haquindi esortato la comunità interna-zionale «a prendere a cuore la lorocondizione, individuando percorsi efornendo mezzi per assicurare a essila protezione di cui hanno bisogno,una condizione dignitosa e un futu-ro di speranza». Per il Papa «tuttiabbiamo responsabilità» e «nessunopuò sentirsi dispensato» dall’imp e-gno per porre fine alle sofferenze diqueste popolazioni. Da qui l’invitoalla preghiera rivolto ai fedeli pre-senti in piazza e a quanti hanno se-guito l’Angelus attraverso i mezzi dicomunicazione.

In precedenza il Pontefice avevapreso spunto dalla liturgia della so-lennità del Corpus Domini per pro-porre una riflessione sull’Eucaristia,mettendone in luce il duplice fruttoper la comunità dei credenti:

«l’unione con Cristo» e «la comu-nione tra quanti si nutrono di Lui».E se è vero che «è la Chiesa che fal’Eucaristia», aveva sottolineato, «èpiù fondamentale che l’Eucaristia fala Chiesa, e le permette di essere lasua missione, prima ancora che dicompierla».

A conclusione dell’Angelus, il Pa-pa ha anche voluto ricordare laGiornata mondiale del donatore disangue, definendola «un’o ccasioneper stimolare la società a essere soli-dale e sensibile a quanti hanno biso-gno». E a questa giornata particola-re ha dedicato poi un tweet postatonel pomeriggio sull’account @Ponti-fex. Lo stesso ha fatto nella mattinadi lunedì 15, rilanciando l’hashtagdella Giornata mondiale contro gliabusi sugli anziani #WEAAD2020.«La pandemia del #COVID19 — hascritto — ha evidenziato che le nostresocietà non sono abbastanza orga-nizzate per fare posto agli anziani,con giusto rispetto per la loro digni-tà e la loro fragilità. Dove non c’ècura per gli anziani, non c’è futuroper i giovani».

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Saltato il summit a Istanbul tra Russia e Turchia

Si complica la partita libica

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CO N T I N UA A PA G I N A 8

TRIPOLI, 15. La crisi libica rischia diaggravarsi notevolmente. E' saltatoieri all'improvviso il vertice fra Tur-chia e Russia in programma a Istan-bul che doveva concentrarsi sulla si-tuazione in Libia. La delegazionerussa era già arrivata sabato sera perpartecipare ai lavori di un incontroconsiderato decisivo per raggiungereun patto politico per la fine del con-flitto che si trascina da anni.

Nessuna spiegazione, a livello uf-ficiale, sulla cancellazione del sum-mit. Secondo la stampa, tra le dueparti non è stato raggiunto un accor-do preliminare.

Mosca vorrebbe far ripartire letrattative per una soluzione politicache coinvolga anche Khalifa Haftar,il generale di Bengasi che minacciaTripoli. La Turchia, che ha un im-portante alleato nel premier Fayezal-Serraj, alla guida del governo ri-conosciuto dall’Onu, si rifiuta di ri-

conoscere Haftar come un interlocu-tore politico, soprattutto dopo i suoiripetuti rifiuti di una tregua chiestadopo la conferenza di Berlino svol-tasi lo scorso gennaio.

Va detto che nelle ultime settima-ne, proprio grazie al sostegno turco,le truppe di al-Serraj sono riuscite arecuperare terreno e riconquistareimportanti centri strategici primanelle mani di Haftar.

Dopo i successi militari, il presi-dente turco Recep Tayyip Erdoganintende far proseguire l'offensiva mi-litare verso Sirte e la Cirenaica peraccerchiare Haftar e costringerlo allaresa. Una posizione non condivisada Mosca.

E così, data la divergenza di vedu-te registrata nelle ultime ore, i dueministri degli Esteri, il russo SergeiLavrov e il turco Mevlut Cavusoglu,hanno convenuto al telefono di rin-

viare l'incontro addirittura «a unadata futura».

Tra i punti cruciali sul tavolo delsummit saltato c’era anche — affer-mano fonti della stampa internazio-nale — l'intenzione russa di installaredue sue basi, una navale e una ae-rea, in Cirenaica.

Un asse considerato essenziale daMosca per potersi affacciare sul Me-diterraneo, dotandosi di una pro-spettiva strategica nuova in chiaveanti-Nato.

Un altro punto importante, le di-vergenze riguardano infine la cosid-detta iniziativa del Cairo sulla Libia,promossa dal presidente egizianoAbdel Fattah al Sisi.

Questa proposta estrometterebbe iturchi da ogni attività in Libia conla costituzione di un nuovo Consi-glio presidenziale e quindi la proba-bile sostituzione di al-Serraj. Moscasi è detta favorevole, ma con molteriserve.

Netta, ovviamente, l’opp osizionedi Ankara, che ha evidenti interessieconomici in Libia, soprattutto sulpiano petrolifero. Poche settimane fai turchi hanno annunciato l’avvio ditrivellazioni al largo del paese africa-no. Trivellazioni contestate da Ciproe dall’Unione europea.

Dopo l’uccisione di un altro afroamericano da parte della polizia

Esplode la rabbia ad Atlanta

PAGINA 3

Il Santo Padre ha ricevuto questamattina in udienza l’Eminentissi-mo Cardinale Leonardo Sandri,Prefetto della Congregazione perle Chiese Orientali.

Il Santo Padre ha accettato larinuncia al governo pastoraledella Diocesi di Huelva (Spa-gna), presentata da Sua Eccellen-za Monsignor José VilaplanaBlasco.

Provviste di ChieseIl Santo Padre ha nominato

Vescovo di Huelva (Spagna) SuaEccellenza Monsignor SantiagoGómez Sierra, trasferendolo dallaSede titolare di Vergi e dall’Uffi -cio di Ausiliare di Sevilla.

Il Santo Padre ha nominatoVescovo di Salto (Uruguay) SuaEccellenza Monsignor ArturoEduardo Fajardo Bustamante, fi-nora Vescovo di San José deMayo.

Il Santo Padre ha nominatoVescovo di Caxito (Angola) ilReverendo Padre Maurício Ago-stinho Camuto, C.S.Sp., finoraDirettore della Radio NazionaleCattolica «Radio Ecclesia».

Il Santo Padre ha nominatoSegretario dell’Amministrazionedel Patrimonio della Sede Apo-stolica (Apsa) l’Illustrissimo Dot-tor Fabio Gasperini.

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R EUN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

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Nella bidonville di Makoko

In Nigeria il covid-19ha portato la fame

ANNA LISA ANTONUCCI A PA G I N A 2

A cento anni dalla nascitadi Alberto Sordi

Il cinismoe la generositàdell’italiano medio

PAOLO MAT T E I A PA G I N A 5

La ricerca dell’unità con riformatie Chiese libere

L’arte del dialogoAVELINO GONZÁLEZ A PA G I N A 6

ALL’INTERNO

Fotografia di Daniele Garofani

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Chiuse da marzo per l’emergenza sanitaria

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In Nigeria il covid-19ha portato la fame

BRUXELLES, 15. Da oggi l’Europa èdi nuovo senza confini. In gran par-te del Vecchio Continente cadonoinfatti le restrizioni sugli spostamentie gli inviti a non viaggiare introdottia metà marzo, sull’onda dell’emer-genza sanitaria da covid-19, e si po-trà cominciare di nuovo a circolareliberamente tra Paese e Paese.

Una data che il Governo italiano,in particolare, ha cerchiato in rossosul calendario, auspicando che pos-sano ripartire quei flussi turistici chealimentano uno dei settori più im-portanti per l’economia del Paese.L’Italia peraltro è stata tra i primi ariaprire le proprie frontiere ai cittadi-ni del resto d’Europa, già dal 3 giu-gno scorso. Una scelta — a n t i c i p a rela riapertura rispetto alla raccoman-dazione del 15 giugno formulata aBruxelles dalla Commissione euro-pea — seguita anche da altri: Bulga-ria, Croazia, Ungheria, Lettonia, Li-tuania, Estonia, Slovacchia e Slove-nia hanno già iniziato nei giorniscorsi a revocare le restrizioni per glistranieri che entrano nei loro Paesi.

Escludendo tuttavia quelli delleNazioni che ritengono ancora nonsicure. La Svezia, addirittura, nonaveva mai chiuso ai cittadini stranie-ri, in linea con l’approccio “morbi-do” tenuto da Stoccolma nella ge-stione dell’epidemia.

Oggi revocano invece le loro re-strizioni la Germania, la Francia, ilBelgio, i Paesi Bassi, la RepubblicaCeca e la Grecia, che ha addiritturafatto un passo in più riaprendo giàfin da adesso anche a diversi Statiextraeuropei: Australia, Cina e Co-rea del Sud. Altri Paesi hanno fattouna scelta diversa, ritardando ancoradi qualche giorno la riapertura. E’ ilcaso dell’Austria, che ha già apertoalla maggior parte dei vicini e cheda domani revocherà le restrizioniper altri 31 Paesi, compresa l’Italia,ma esclusi Portogallo, Spagna, Sve-zia e Regno Unito. La Norvegia hareso noto che da oggi riaprirà i con-fini ai suoi vicini, ad eccezione digran parte della Svezia, che sta an-cora combattendo l’epidemia di co-ronavirus. Madrid, infine, riaprirà lefrontiere con gli altri Paesidell’Unione europea solo il 21 giu-gno, con l’esclusione del Portogallo.

La riapertura quasi generalizzataodierna avrà un effetto immediato etangibile già sui voli da e per l’Ita-lia. All’aeroporto di Fiumicino è pre-visto un aumento dei collegamentiin arrivo e in partenza, con centovoli e dodici Paesi europei collegati.A Milano riaprirà invece il Terminal1 dell’aeroporto di Malpensa, con ol-tre 150 voli previsti.

Passeggeri nell’aeroporto di Vienna (Reuters)

di ANNA LISA ANTONUCCI

Nella bidonville di Makoko,una baraccopoli situata allaperiferia di Lagos, in Nige-

ria, chiamata anche la Venezia ne-ra, villaggio di pescatori sorto nelXVIII secolo, costituito da strutturesu palafitte collegate da canali per-corsi dagli abitanti con canoe in le-gno, vivono circa 100 mila personeche sopravvivono grazie ai ricavidella pesca e della vendita del le-gno.

Tra gli abitanti di Makoko c’èanche Marceline Wanu, 25 anni.Vive lì insieme ai suoi 4 figli chesfama vendendo pesce. Quando ilgoverno nigeriano ha decretato laquarantena, per contrastare la pan-demia di covid-19, vietando a tuttidi uscire di casa, Marceline è statacostretta a non recarsi più al mer-cato. «Ma senza vendere — raccon-ta al sito dell’Onu — non si guada-gna e dunque non ho avuto piùdenaro per nutrire i bambini». «Daquando anche la scuola è chiusa —continua Marceline — i miei figlinon ricevono neanche più il pastoche viene distribuito in classe e ciòè diventato un fardello ulteriore».La famiglia di Marceline dunque èallo stremo, come milioni di altrinigeriani ridotti alla fame dalle ri-percussioni della crisi economicasopraggiunta dopo il coronavirus.

Secondo il Programma alimenta-re mondiale delle Nazioni Unite(Pam), più di 3,8 milioni di perso-ne in Nigeria, impiegate principal-mente del settore informale, sono aforte rischio di perdere il posto dilavoro. E questa cifra potrebbe sa-lire a 13 milioni, se le restrizioni altraffico continueranno per un pe-riodo di tempo più lungo. In unpaese in cui circa 90 milioni di per-sone (46 per cento della popolazio-ne) vive con meno di 2 dollari algiorno, i poveri delle città sono i«più colpiti dalle restrizioni di mo-

vimento per contenere la diffusionedel virus», spiega l’O nu.

Inoltre nel Paese il coronavirusha avuto anche un «enorme impat-to sugli scolari», con circa 39 mi-lioni di bambini e ragazzi costretti,a causa della chiusura delle scuole,a fare a meno delle lezioni, ma an-che dei servizi sanitari offerti dallascuola e senza quel pasto sicuroche quotidianamente consumano inclasse.

Dunque, l’aumento dei casi dicovid-19 nel nord-est della Nigeria,una regione già «scossa dalla vio-lenza da un decennio», è preoccu-pante secondo le agenzie umanita-rie. Le comunità già stremate dalconflitto stanno affrontando una"fame estrema" e sono particolar-mente «vulnerabili agli effetti so-cioeconomici della pandemia». Perquesto l’urgenza delle autorità ni-geriane e dei partner umanitari èquella di mantenere programmi sal-vavita.

Il Pam è dunque impegnato agarantire due mesi di assistenza ali-mentare e nutrizionale nei campiper gli sfollati e alle comunità piùvulnerabili. L’agenzia delle NazioniUnite prevede di aumentare i suoiaiuti per garantire il cibo a 3 milio-ni di persone in Nigeria e forniscesupporto tecnico per rafforzare i si-stemi di protezione sociale gestitidal governo nigeriano.

È stato istituito, ad esempio, unprogramma di alimentazione daasporto per aiutare i bambini du-rante le chiusure scolastiche con ra-zioni da portare a casa. Il servizioè iniziato nella capitale federaleAbuja e nella capitale commercialeLagos a metà maggio e ha comeobiettivo di raggiungere 9 milionidi bambini nei 36 stati del paese.Intanto in Nigeria non si ferma lapandemia da covid-19 e i casi regi-strati dall’Oms sono già 16.085 con420 vittime.

Stati generali:nove capitoliper il rilancio

dell’Italia

ROMA, 15. Sono nove i capitoli deldocumento di indirizzo strategicomesso a punto dalla Presidenza delConsiglio dei ministri italiano con leproposte presentate negli Stati gene-rali, che si concludono oggi a Roma,alle forze sociali.

Molti gli interventi previsti: dauna spinta alla fibra ottica e al 5Gagli incentivi per i grandi progetti diautomazione e intelligenza artificia-le, da un "passaggio più rapido aveicoli meno inquinanti" alle riformenel campo della giustizia e del fisco.

Un Paese completamente digitale— si legge nel documento — ma an-che un tessuto economico più com-petitivo e resiliente per imprese e la-voro. che passa attraverso l’ambien-te, le infrastrutture, la ricerca, il so-stegno alle filiere produttive, un or-dinamento giuridico più moderno eattratente ed anche un’Italia piùequa e inclusiva.

Sul digitale, il capitolo prevedeuna rete nazionale unica in fibra ot-tica e la rete 5G, ma anche voucherper famiglie e imprese finalizzati asuperare il digital divide, una reteunica per le cosiddette “aree bian-che” (nelle quale non è convenienteinvestire per un privato. ndr) e inter-net ultraveloce nelle aree rurali persviluppare l’agricoltura.

Riguardo alle infrastrutture, è pre-visto il completamento della rete fer-roviaria e stradale, la creazione dismart districts sugli snodi come portie aeroporti; la modernizzazione del-la rete idrica con un piano dighe; ilrilancio dell’edilizia urbana e rurale;il potenziamento dell’edilizia peni-tenziario e il completo rilanciodell’impiantistica sportiva.

Per le imprese arriva la confermadel piano 4.0 che viene rafforzato at-traverso anche incentivi per i grandiprogetti di automazione, intelligenzaartificiale, blockchain oltre alla for-mazione per riqualificare i lavoratori,un sostegno all’export italiano e ilcosiddetto reshoring per il rimpatriodelle attività produttive nel Paese.Per i lavoratori è invece prevista latutela del reddito.

Per la pubblica amministrazione leparole chiave sono sburocratizzzionee digitalizzazione, mentre per lascuola è previsto l’adeguamento del-le strutture e nuovi progetti.

Mentre è in calo il numero delle vittime

Usa: preoccupante aumento di nuovi casi

Un cittadino di Boston viene sottoposto al test del covid-19 (Ansa)

Sessanta morti in un duplice attaccodi jihadisti nello stato di Borno

L’America Latina vicina al tetto delle 80.000 vittimeIn Cile nuovo ministro della Sanità

WASHINGTON, 15. Con quasi 2,1 mi-lioni di positivi gli Stati Uniti han-no più di un quarto dei contagiglobali di covid-19, ormai giunti al-la soglia degli 8 milioni. A destareancora molta preoccupazione nelPaese è il dato giornaliero dei nuovicasi che non sembra voler rallenta-re. Nelle ultime 24 ore sono stati ri-scontrati più di 22.000 positivi. Inparticolare, nell’ultima settimana ilnumero di nuovi infetti è aumenta-to di nuovo in oltre un terzo dei 50stati del paese: Alaska, Arizona, Ar-kansas, Carolina del Nord e delSud, Dakota del Nord e del Sud,Florida, Georgia, Hawaii, Kentuc-ky, Michigan, Nevada, New Mexi-co, Oklahoma, Oregon, Texas,Utah, Vermont e Washington. Traquesti il Texas e la Florida, due de-gli stati più popolosi, hanno regi-strato numeri record nella settimanaappena conclusasi.

La Florida ha registrato oltre mil-le nuovi casi ogni giorno da marte-dì scorso e tra venerdì e sabato haaccumulato 2.581 ulteriori infezioni,il più grande aumento giornalierodal 1 ° marzo. Dall’inizio della pan-demia, 75.568 persone hanno con-tratto il virus in Florida e 2.931hanno perso la vita. Secondo gliesperti la causa potrebbe essere col-legata a una precoce riapertura del-le attività, in coincidenza con ilMemorial Day, in cui tradizional-mente prende il via la stagione esti-va Usa.

Per quanto riguarda i decessi percause riconducibili al covid-19 laJohns Hopkins University ha regi-strato oltre 1.100 morti nel Paesenelle ultime 48 ore. Rispettivamen-te 734 tra la sera di venerdì e quelladi sabato, e 382 nelle successive 24

ore, il numero più basso della setti-mana. Il numero complessivo divittime negli States è arrivato a115.732. Dalla fine di maggio, il nu-mero di decessi giornalieri ha supe-rato raramente il tetto delle 1.000unità negli Stati Uniti

SANTIAGO DEL CILE, 15. La regionelatinoamericana si sta apprestandoa superare il tetto delle ottantamilavittime per cause riconducibili alcontagio da nuovo coronavirus. Almomento sono esattamente 79.602 idecessi registrati dalla Johns Hop-kins University in America Latina eCaraibi. Nelle ultime 24 ore sonostati registrati nell’area ben 1.642morti e 46.026 nuovi contagi, chehanno portato il dato complessivodelle infezioni a 1.646.746. Il Brasi-le, pur facendo registrare migliora-menti con crescite più moderate sia

dei nuovi casi che dei decessi, haavuto comunque 17.110 contagi e612 decessi.

Intanto in Cile il governo ha an-nunciato ieri che applicherà unanuova metodologia per il computodei morti. Verranno aggiunte anchele vittime «probabilmente dovute alcovid-19» ha dichiarato il nuovoministro della Sanità ed ex presi-dente del Collegio medico cileno,Enrique Paris, subentrato a JaimeMañalich, rimosso dal presidenteSebastián Piñera e travolto dallepolemiche sulla gestione dell’epide-

mia da coronavirus nel Paese. Se-condo l’ultimo rapporto diffusodalle autorità sanitarie cilene i con-tagiati sono in tutto 174.293 e 3.323i morti. Il Cile si conferma così ilterso Paese dell’America Latina percontagi, dietro a Brasile e Perú, equarto per numero di vittime, pre-ceduto in questo caso anche dalMessico.

L’esecutivo cileno ha siglato ieriun accordo con le forze di opposi-zione per creare un fondo specialedi 12 miliardi di dollari per riattiva-re l'economia e aiutare le famiglie.

ABUJA, 15. In un duplice attacconel nord-est della Nigeria, perpe-trato da miliziani jihadisti duranteil fine settimana, hanno perso la vi-ta almeno 60 persone. Circa 20 sol-dati e 40 civili sono stati massacra-ti, mentre centinaia di altre personesono rimaste ferite. Il bilancio restaperò ancora provvisorio. Alcunefonti locali parlano di oltre 80 mor-ti. Danneggiata dalle fiamme ancheuna struttura di un’o rg a n i z z a z i o n eumanitaria delle Nazioni Unite. Lorende noto un portavoce dell’O nu.I terroristi — appartenenti alla co-siddetta Provincia dell’Africa occi-dentale dello Stato islamico(Iswap), nata a una costola di Bo-ko Haram — hanno assaltato dome-nica la città di Monguno, nello sta-to di Borno. In poche ore hannoucciso quindici persone, tra le qualinove militari. L’attacco è iniziato aNganzai per poi spostarsi a Mon-

guno, vicino al lago Ciad. I mili-ziani, arrivati a bordo di camion epick-up, sono stati costretti alla riti-rata grazie all’intervento di nume-rosi soldati e membri di un’altramilizia appoggiata dal governo.L’esercito nigeriano ha precisatoche le sue truppe e l’a e ro n a u t i c ahanno «respinto con successo» l’at -tacco a Monguno, uccidendo 20jihadisti. In un secondo attacco,ancora più violento, decine di jiha-disti hanno massacrato 38 personenel villaggio di Goni Usmanti.Nell’assalto hanno anche dato fuo-co a un autobus, uccidendo un nu-mero per ora imprecisato di passeg-geri. Si tratta di un duplice raidcompiuto appena pochi giorni do-po che i militanti dello stesso grup-po avevano ucciso almeno 69 per-sone in un attacco nella regione diGubio. Questi ultimi tre attacchisono stati rivendicati dall’Iswap.

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 15-16 giugno 2020 pagina 3

Dopo l’uccisione di un altro afroamericano da parte di agenti bianchi

Esplo dela rabbia ad Atlanta

Morti due caschi blu

Onu sotto attacco in Mali

D ialogotra Israele e Usasulle annessioni

dei Territori

TEL AV I V, 15. Il primo ministroisraeliano Benyamin Netanyahu,il ministro della difesa BennyGantz e quello degli Esteri GabyAshkenazi hanno incontrato ieril’ambasciatore statunitense inIsraele, David Friedman, per di-scutere del progetto di annessio-ne unilaterale di parti dei Territo-ri palestinesi in linea con il pianodel presidente degli Stati UnitiDonald Trump.

Netanyahu prevede di presen-tare il suo progetto di annessionein parlamento a partire dal primoluglio, come previsto dall’a c c o rd odi governo fra il suo partito, ilLikud, e quello Blu e Bianco diGantz. Il ministro della Difesa,che fra un anno e mezzo prende-rà la guida del governo, ha defi-nito il piano Trump «una oppor-tunità storica» per Israele manon ha chiarito se intende ap-poggiare un passo unilaterale.

Secondo quanto scrive il «Ti-mes of Israel», Washington sa-rebbe pronta ad appoggiare Ne-tanyahu ma solo nel caso vi sia ilpieno sostegno da parte di Gan-tz. Il piano Trump è stato dura-mente criticato dai palestinesi ela comunità internazionale. Alcu-ni paesi arabi hanno chiesto algoverno Netanyahu di ripensareil piano delle annessioni. Ancheil movimento dei coloni israelianinei Territori ha contestato ilpiano poiché esso prevede in teo-ria l’istituzione di uno stato pale-stinese.

Si segnala la notizia, intanto,secondo cui il governo israelianosarebbe intenzionato a costruireun nuovo insediamento sulle al-ture del Golan, territorio contesocon la Siria. Questo nuovo inse-diamento — stando a fonti distampa — sarebbe intitolato alpresidente Trump. «Avvieremooggi i passi pratici per costruireRamat Trump (in ebraico: le al-ture di Trump)» ha detto ieri Ne-tanyahu.

WASHINGTON, 15. Un altro afroame-ricano è stato ucciso dalla polizianegli Stati Uniti e un nuovo videoshock è finito sulla rete alimentandole proteste. Ad Atlanta, nella nottetra sabato e domenica, è morto Ra-yshard Brooks, di 27 anni, per i col-pi di pistola esplosi da un agentebianco.

Secondo la ricostruzione fornitadalla polizia, una pattuglia era in-tervenuta per arrestare il giovaneBrooks, sdraiato per terra a dormirein un’area vicino a Wendy's, un fastfood dove si viene serviti in auto.L'uomo, come documentato dal vi-deo girato da una persona che sitrovava in un'auto ferma nel par-

cheggio, ha reagito riuscendo astrappare un “taser” paralizzantedalle mani di un agente, per poitentare di scappare a piedi. A quelpunto i poliziotti gli hanno sparatoalmeno tre colpi di pistola in rapidasuccessione alla schiena, uccidendo-lo. Secondo gli agenti, Brooks nonsarebbe morto sul colpo; il giovanesarebbe stato portato d'urgenza inospedale, dove poi è morto. Secon-do un testimone, invece, l'uomo sa-rebbe stato lasciato agonizzante aterra e portato via solo in un secon-do momento, quando non c'era piùniente da fare.

Sul luogo dell'incidente, dopo ivideo diffusi dai testimoni che han-no fatto il giro del web, si sono ra-dunate decine di persone per chie-dere giustizia e protestare contro imetodi della polizia. Altri manife-stanti si sono radunati al CentennialOlympic Park di Atlanta e in altrezone della città per manifestare con-tro la brutalità degli agenti. Tutteproteste, queste, già alimentate dallauccisione di George Floyd a Min-neap olis.

Durante queste proteste, il risto-rante della catena Wendy's è statodato alla fiamme. I vigili del fuocosono subito intervenuti sul posto,secondo quanto riportato dai mediaamericani. I manifestanti hanno in-franto i vetri delle finestre e lanciato

fuochi d'artificio all'interno del loca-le. Sono circa mille le persone che sitrovavano nei dintorni di Wendy's almomento dell’incendio, ma all'inter-no del ristorante non c'era nessuno.Almeno 36 persone sono state arre-state.

Le indagini per chiarire l'accadu-to sono in corso. L'agente che hasparato ed ucciso Brooks è stato li-cenziato. Lo ha annunciato il porta-voce della polizia della città, CarlosCampos alla Cnn. L'altro poliziottocoinvolto nel caso è stato invece èstato assegnato a lavori d'ufficio. Lapolizia ha anche reso noti foto e no-mi dei due poliziotti, Devin Bro-snan, colui che ha sparato, e GarrettRolfe.

Il capo della polizia di Atlanta,Erika Shields, si è dimessa. Shields,a capo della polizia di Atlanta dal2016, era ritenuta fino a poco fauno dei volti positivi delle forze del-l'ordine dopo essere scesa in piazzaa dialogare con manifestanti perFloyd. Prende le distanze dalla poli-zia di Atlanta lo stesso sindacoKeishe Lance Bottomos. «Non ri-tengo che sia stato un uso giustifica-to di forza» ha detto. Non è ancorastato chiarito se le autorità locali de-cideranno ingenti tagli alle forzedell’ordine, come già deciso da NewYo r k .

L’Unicef rinnovala richiesta

di aiutiper lo Yemen

BA M A KO, 15. Un convoglio dell’Onu è stato attaccatoda uomini armati nel nord del Mali, dove sono attivigruppi jihadisti. Nell’agguato sono deceduti due caschicaschi blu della Missione delle Nazioni Unite in Mali(Minusma). Lo ha reso noto l’Onu in un comunicato,senza rivelare al momento la nazionalità dei due militariuccisi.

Il convoglio logistico di collegamento tra Tessalit eGao è stato attaccato sabato scorso da «individui arma-ti» che hanno ucciso i due soldati «impegnati nellamissione di pace», ha precisato Minusma. L’attacco po-

trebbe essere la risposta dei jihadisti all’assassinio daparte dei francesi del leader di Al Qaeda nel Mahgreb,Abdelmalek Droukdel, ucciso lo scorso 3 giugno.

Per sostenere il processo politico volto a ristabilire lapace e contrastare l’attività degli estremisti nel Paese,l’Onu ha lanciato la missione Minusma, formata da cir-ca 12.000 truppe. La missione è stata avviata nell’apriledel 2013 ed ha nella capitale, Bamako, il quartier gene-rale dell’operazione. Da quell’anno, più di 190 peace-keeper sono morti nel Paese, tra cui circa 120 uccisi inattacchi diretti.

Collo quitra esponentidi Somalia

e Somaliland

MO GADISCIO, 15. Si sono tenutiieri a Gibuti i colloqui tra rappre-sentanti della Somalia e del So-maliland, i quali si sono incontratiufficialmente per la prima voltanel tentativo di trovare una solu-zione alle tensioni tra il governocentrale e l’entità indipendentista.I colloqui — riferisce Mogadiscio— sono stati presieduti dal presi-dente di Gibuti con la partecipa-zione del premier etiope, AbiyAhmed.

Il presidente somalo, MohamedAbdullahi Mohamed si è impe-gnato ad «avviare proficui collo-qui con il Somaliland», ha dichia-rato il suo portavoce.

In passato — ricordano gli ana-listi — sono falliti diversi tentatividi dialogo. A febbraio il premieretiope aveva ospitato un incontroinformale. «La delegazione delSomaliland avrà l’opportunità didire al mondo che il Somalilandha diritto alla sua sovranità», hatwittato il ministero degli Esteridel Paese, non riconosciuto dallacomunità internazionale.

Il Somaliland, ex protettoratobritannico, ottenne l’indip endenzail 26 giugno 1960, ma pochi giornidopo si è unì alla Somalia. Nel1991, dopo anni di guerra conMogadiscio, ha dichiarato l’indi-pendenza dal resto del Paese.

Ex marinecondannato

per spionaggioin Russia

MOSCA, 15. L’ex marine statuni-tense Paul Whelan è stato con-dannato a 16 anni di carcere e ailavori forzati con l’accusa di spio-naggio dal tribunale di Mosca. Loriporta l’agenzia di stampa RiaNovosti. Whelan, 50 anni, era sta-to arrestato nel dicembre del 2018al Metropol Hotel di Mosca doveavrebbe ricevuto una chiavettaUsb con informazioni riservate.Whelan, che ha anche cittadinan-za britannica, canadese e irlande-se, si è sempre proclamato inno-cente. La procura russa — rip ortala stampa — aveva chiesto una pe-na detentiva di 18 anni. Lo scorso29 maggio Whelan era tornato nelcarcere di Lefortovo dopo aversubito un intervento chirurgico.

To r n ala poliomielitein Afghanistan

KABUL, 15. Numerosi casi di po-liomielite sono stati rilevati in Af-ghanistan, in aree che finora eranorimaste libere dalla malattia, dopoche le campagne di vaccinazionesono state interrotte a causa dellapandemia di coronavirus.

La polio si è diffusa soprattuttoin tre province (Balkh, Herat eBadakhshan), che non avevano re-gistrato casi per più di cinque an-ni, ha affermato Jan Rasekh, por-tavoce del Programma afgano dieradicazione della malattia. Il nu-mero di nuovi casi nel Paese restacomunque inferiore rispetto al2019, con 14 casi contro 26.

«Il coronavirus ha aiutato la po-lio a diffondersi oltre le aree ende-miche del sud e del sud-est e orasta minacciando le persone in tut-to il paese», ha affermato Rasekh.

Riunione di emergenza a Seoul dopo una serie di intimidazioni della sorella di Kim Jong-un

La Corea del Nord pronta ad azioni contro la Corea del Sud

SEOUL, 15. Risale la tensione al 38°parallelo. I vertici della sicurezzasudcoreana hanno tenuto ieri unariunione di emergenza a Seoul dopouna serie di intimidazioni nordco-reane. Al vertice hanno partecipatoil direttore della Sicurezza nazionalee i ministri degli Esteri, dell’Unifi-cazione e della Difesa, ha riferitol’agenzia di stampa sudcoreana Yo-nhap, senza fornire altri dettagli.

La riunione arriva dopo chePyongyang ha minacciato di chiude-re le linee di comunicazione con Se-oul. Poche ore prima, citatadall’agenzia di stampa del regimeKcna, Kim Yo-jong, la sorella delleader Kim Jong-un, sempre più in-fluente a Pyongyang, ha dichiaratoche è tempo di «compiere azioni»contro la Corea del Sud, e il compi-to «spetterà ai militari». «Ritengosia l’ora di rompere con le autoritàsudcoreane», ha precisato Kim.

Pretesto della nuova crisi sonostati migliaia di volantini anti regi-me, che attivisti sudcoreani hannomandato verso la Corea del Nordattaccati a palloncini fatti volare ol-tre il confine. Nel corso della riu-nione, il ministro sudcoreano dellaDifesa, Jeong Kyeong-doo, ha chie-sto a Pyongyang di rispettare il pat-to militare intercoreano, ma ha det-to di essere pronto «ad ogni even-tualità». «Il ministero della Difesa— ha precisato — prende l’attuale si-tuazione molto sul serio e segue davicino i movimenti dei militari nor-dcoreani». Kim Yo Jong non haspiegato quale possa essere l’azionecontro Seoul, ma si ipotizza un pia-no per distruggere quello che leistessa ha definito «l’inutile ufficio dicollegamento tra Nord e Sud, chepresto potrebbe andare in macerie».L’edificio si trova nella città nordco-reana di Kaesong, vicino al confine.

SANA’A, 15. «Nello Yemen la ri-chiesta di aiuto non è mai statacosì grande e i fondi così ridotti.Ad oggi, l’appello dell’Unicef perraccogliere 479 milioni di dollariper sostenere i servizi essenziali dibase per i bambini è stato finan-ziato solo al 38 per cento». A in-vocare una risposta rapida, in ter-mini di aiuti e finanziamenti, perrispondere alle esigenze dei bam-bini yemeniti, è stata MarixieMercado, portavoce del FondoOnu per l’Infanzia a Ginevra. Inun comunicato in cui ha reso notoche in mancanza di sostegno eco-nomico l’Unicef non potrà distri-buire alle famiglie kit igienici dibase, fondamentali per prevenirecolera e covid-19, Mercado ha sot-tolineato come per mantenere infunzione i servizi idrici e igienico-sanitari fino alla fine dell’anno,l’Unicef richiede 110 milioni didollari. «Se l’Unicef non riceverà30 milioni di dollari entro la finedi giugno, i servizi essenziali ini-zieranno a interrompersi per 4 mi-lioni di persone», si legge nellanota. Questi fondi consentirebbe-ro all’Unicef di raggiungere altre2,8 milioni di persone che, si pre-vede, avranno bisogno di assisten-za nell’immediato futuro, sia perle conseguenze della pandemia dicoronavirus, che per quelle annosedelle epidemie di diarrea e colera.

In un attacco con un drone nella provincia di Idlib

Uccisi due leader di Al Qaedain Siria

DA M A S C O, 15. Non si ferma la lot-ta al terrorismo in Siria. Due co-mandanti di un gruppo jihadistacollegato alla rete di Al Qaeda so-no stati uccisi ieri in un attaccocompiuto con un drone nella cittàdi Idlib, nel nord-ovest della Si-ria. Lo rendono noto i media lo-cali.

Secondo la stessa fonte, l’attac-co è stato probabilmente condottodagli Stati Uniti, ma un portavocedella coalizione anti-jihadista aguida Usa ha affermato che «nelleultime settimane non sono stateeffettuate operazioni nella Sirianord-o ccidentale».

Secondo il direttore dell’O sser-vatorio siriano per i diritti umani(voce dell’opposizione in esilio aLondra), Rami Abdel Rahmane,«un capo militare giordano, Qas-sam al-Ourdouni e un altro di na-zionalità yemenita, Bilal al-Sanaa-ni, membri di Houras al-Din, so-no stati uccisi da un missile spara-to da un drone contro la loromacchina». Si trattava di due im-portanti esponenti del jihadismo.Houras al-Din è un gruppo colle-gato ad Hayat Tahrir al-Cham,l’ex branchia siriana di Al-Qaeda,molto attiva nella provincia diIdlib, compresa la sua capitaleomonima, nonché nei territoriadiacenti nelle province di Hama,Latakia e Aleppo. Siriani in fila per acquistare il pane Binnish (Afp)

Studenti nordcoreani durante un evento organizzato dal regime a Pyongyang (Afp)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì-martedì 15-16 giugno 2020

ma esplode in una serie di maledi-zioni sublimate da un urlato «c’èqualcuno di là?», per poi sciogliersisottovoce nella «compagnia» di Ge-sù Cristo: incontrato «tutti i giorniin chiesa verso l’una e mezza», «inquelle ore è sempre vuota, io mi sen-to a casa mia» e c’è «il coraggio (…)di farsi le domande vere». D’a l t ro n -de — ha ricordato di recente il Papa— «discutere», «arrabbiarsi», «lotta-re» con Dio non «è una forma dip re g h i e r a » ?

Come in Rembrandt, il Gesù diRancore consola con mano maternae provoca con mano paterna: «miguarda (…) si leva il chiodo da unamano e mi fa una carezza / poi midà uno schiaffo». Perché il Gesù chebeffò Satana sulla Croce (Girard; 1Corinzi 2, 8) chiama Tarek a un«ruolo» arduo: «questo mondo è inmano a un sadico (…) devi ucciderela serpe», ma senza restare «in que-sta pelle» (Ma t t e o , 10, 16), in quanto«il male si è vestito con due straccidi poesia» (Ma t t e o , 7, 15). Di frontealla riluttanza di Tarek, Gesù gli «dàuno schiaffo più forte», garantendoche «nel coro con me / sarà presentelui personalmente»: perché non più«sono» ma «siamo depressissimi»,

umana. Ma la mela «in equilibrio intesta a ogni figlio», da un lato,«porta un’intuizione», un «nuovoaggiornamento», dall’altro lato, «èin mezzo ai falsi frutti, è una finzio-ne». Così, accanto ad alcuni esempipositivi — la caduta del muro, il vol-to non svelato del Figlio dell’Uomo

di Magritte, i saggi proverbi dellanonna — il testo evidenzia tre granditentazioni. Il voler vendere «nemicisempre» dopo l’11 settembre, in no-me di una guerra tra «dèi ansiosi»di primeggiare sin dai «giardini diGiunone»; la «nuova era» scientificae tecnologica il cui esito è impreve-dibile se da irresponsabili «mordia-mo la terra»; l’imposizione gridatadi uno «stacca, mordi, spacca, sepa-ra» che dall’imperativo «àmati» di-venta un impaurito «copriti» e «ca-rica» fino al tragico «spara» — «ta-ta-ta» — del divide et impera.

Se in questo «mondo» l’atterrag-gio di ogni caduta può rivelarsi mor-tale — come nella performance sa-nremese — allora dobbiamo resisterealla «regola» in esso vigente di «nonguardare mai giù se precipitiamo»,pungolandoci (2 Corinzi 12, 7) inve-ce con la domanda: «Che faremodella mela attaccata al ramo?».

«Stacchiamo la coscienza» dal«mistero» che siamo e ci circonda,oppure in questa «guerra psicologi-ca» — come novelli Adamo — rico-minciamo a chiederci «dov’è lei?»; a«parlare con lei» dei reciproci «erro-ri» divisivi, per «camminare insiemesotto questa luce chiara (…) senzal’ansia di una gara»?

«Lei», forse, è nostalgia e attesadella luce dell’Eden: di quel «cieloinfinito» in cui «tutto era unito» e«c’era la festa», ma — regnante lamisericordia — «non serviva l’invi-to». «Lei» sicuramente è profondarichiesta di accoglienza gratuita dellanostra «colpevolezza», unificazionepacificante dell’io-noi «frantumato»,pienezza dei sensi e del senso dellavita. E noi — oggi — sappiamo rico-noscere, accogliere e accompagnarequesta speranza millennial di una vi-ta compiuta?

Il dialogo “corpo a corpo” con Dio nei testi di Tarek Iurcich, alias Rancore

Quell’Eden nascosto in un rap

Germogli nel desertoGli alunni con disabilità e il diritto allo studio

All’Università Europea di Roma

Percorsi per allenarsi al dialogo

Di madre egiziana e padre croatocresciuto nella periferia romana del TufelloTarek si è gradualmente fatto cantoredel confuso rapporto con il divinoche caratterizza i «luoghi dello spirito» umano

di SERGIO VENTURA

A volte solo una Chiesaestroversa, non per di-fendere sé stessa o percercare conferme, può ri-trovarsi tangente alla pa-

rabola artistica di un cantante, TarekIurcich, senza equivocarne il nomed’arte — Rancore — e ben prima cheun suo testo, per due anni di segui-to, sia giudicato il migliore di Sanre-mo. Chi vive i giovani come «luogoteologico» (Christus vivit, 67; 41) co-nosce la portata esistenziale e spiri-tuale del rap e sa che nulla avviene acaso nel processo di crescita del rap-per millennial dal cappuccio che rie-voca il cucullus francescano. Soprat-tutto se quest’ultimo, dopo una qua-rantena vissuta con la «voglia diascoltare e ascoltarsi» perché «stan-no accadendo cose molto importan-ti, alcune visibili e altre invisibili»,decide di evocare ancora — questavolta sui social — il deus ignotus, ilDio “alieno”.

Di madre egiziana e padre croato,cresciuto nella periferia romana delTufello, Tarek si è gradualmente fat-to cantore del confuso rapporto conil divino che caratterizza i «luoghidello spirito» umano. Un rapportoche matura, come nel racconto diPapa Francesco ad una ragazza diSetteville, quando si riconosce in sél’esperienza della notte oscura dellafede: «A destra è tutto nero... A sini-stra è tutto nero... In fondo a que-sto buio c’è una luce è vero, ma die-

tro è tutto nero» — canta ne Lo spaz-zacamino (2010) il ventenne Rancore,ispirandosi a Blake.

Come il vescovo di Roma invitanel suo accompagnamento acco-gliente a «pregare e avere pazienza»,così il sussurrare di Tarek — «più di-co che all’immagine di Dio non cicredo / più trasparente e fragile misento solo e prego» — ci chiede diascoltare Lo spazzacamino come unainvocazione, nonostante — o forsegrazie a — quel rifiuto che, per leipocrisie e i marosi della vita, gridacome Giobbe: «Dio! Dimmi dovesei, troppo lontano dai problemimiei / se io non li avvicino / oggisceglierò le spazzole proprio a punti-no / e sin da piccolo sono il miopiccolo spazzacamino». Se infatti,benché «maschi», si dialoga in silen-zio con il «buio» e il «freddo»dell’«anima»-«camino», per poi pu-lirla da quanto fatto controvoglia di«sbagliato» (Romani 7, 19), alla finesi riceverà in «regalo» un «mondoincantato».

Nessun pelagianesimo, però, inquesta ricerca anti-idolatrica che at-traversa anche S.U.N.S.H.I.N.E. (2015):7 minuti e 48 secondi di canzone,quasi il tempo che impiega la lucesolare per arrivare sulla Terra, là do-ve — nell’assenza dei «nostri veri pa-dri» — lottano «soli appassiti di lu-ce», in preda a una «densa mania disupremazia». Perché quando è«troppa la depressione» e «l’univer-so è già nero», è comprensibile «ge-nerare» e «adorare nuovi soli». Ciònonostante — testimonia Tarek —

«essere belli come il sole non serve /se non brilli più di luce riflessa»,perché «non devi venerare il sole,ma la luce che vedi»: solo grazie alei il «ghiaccio sui tetti / adagio siscoglie» e riceviamo il «coraggio perstare quaggiù».

Questo reincanto luminoso delreale si approfondirà poi in chiavecristologica, senza perdere nulla delcorpo a corpo con Dio. Il «rovo ne-rissimo» professionale e la «scurissi-ma eclissi» storico-cosmica portanoTarek a lacrimare un «sono depres-sissimo» (2018), ma non gli rubanoil gusto dell’invocazione: «a volteprima di dormire faccio una preghie-ra / ringraziando ancora che il miocorpo non si è suicidato». Essa pri-

non ci si salva da soli — o in una éli-te — bensì nel popolo.

Rancore, dunque, sceglie di pre-sentarsi alla kermesse sanremese perfarsi vaso comunicante di un raggiodi Luce dell’Eden (2020), indossan-do una pelle tessuta di strofe in «co-dice» da decrittare, la cui complessi-tà si muove tra l’opporre al tentatore«quante favole racconti» e il ricono-scere che «solo di favole ora mi me-raviglio»: «chi si limita alla logica(…) dopo libera la vipera».

Con un’indagine diacronica Tareksegue con pazienza il percorso oniri-co della mela originaria, per ramme-morare che «ogni scelta crea ciò chesiamo», soprattutto nel kairòs attualeda cui dipende la «destinazione»

Il rapper Rancore in un’illustrazione dedicata al brano «S.U.N.S.H.I.N.E.»

di VIRGINIA DI MAU R O

L’ultimo anno dellamaterna per i geni-tori è ricco di emo-zioni e di paure.Quale scuola sce-

gliere, tempo modulare o tempopieno, anticipare di un anno o se-guire senza fretta la crescita delbambino. Poi all’improvviso la vi-ta può cambiare le domande egravare di allarmanti incertezze.

La trepidazione per l’ingresso inprima elementare lascia il passo al-la preoccupazione di cure medi-che, i mesi sono scanditi da visitein ospedale e le giornate trascorro-no in casa. Tuttavia ogni bambinoha diritto allo studio. La scuola diconseguenza ha il dovere di orga-nizzarsi per garantire, nelle formee nei tempi opportuni, uno deiprincipi fondamentali della Di-chiarazione universale dell’O nu.

In otto anni di insegnamentoho conosciuto alcune madri checon forza lottano per i loro bam-bini con disabilità, per vedere ri-spettati quelli che sono — sempli-cemente — i diritti che la legge ri-conosce. Una grande ammirazioneper queste famiglie e profonde do-mande di fronte al mistero della

quadrimestri. L’Istituto comprensi-vo si organizza, allora, gestendo ri-sorse e materiali per seguire il pro-prio alunno durante la terapia.Abaco, regoli, letterine, laboratoriosui cinque sensi, orologio da co-struire e tessere sui momenti dellagiornata possono aiutare e colorarele fasi dell’a p p re n d i m e n t o .

Sei anni, occhi furbi e un carat-tere da duro come dice lui. «Mi

maggiore il 3 o lo 0?». «Maestra...più piccolo dello zero c’è il -1!».

Nella sua classe lo attendono unbanco e un raccoglitore con le fo-tocopie della settimana, perché,come recita l’ultimo verso di unafilastrocca per bambini, «adessodai guarda in cima che c’è / unastella d’oro che illumina anchete». Foto, video dei compagni, fe-sta di Natale con la preside, mes-saggi audio, potenziamento di let-tura con la referente della ScuolaPrimaria, regali a distanza, visitadelle maestre del team e la volontàdell’Istituto a tutti i livelli di se-guire questo percorso per renderele giornate del bambino il più re-golari possibili.

In una situazione d’e m e rg e n z aper tutta l’Italia, ogni classe diogni Istituto, di ogni ordine e gra-do, passa a un regime d’i s t ru z i o n edomiciliare. La chiusura dellescuole ha lasciato attoniti e ha re-so necessaria l’attuazione di misu-re opportune in tempi celeri. DaNord a Sud, dai docenti a tempoindeterminato a quelli a tempo de-terminato, famiglie e studenti vi-vono una dimensione nuova. Lapaura e la precarietà di questi mo-menti possano renderci solidali euniti, sapendo cogliere nuovi ger-mogli lì dove sembra essersi diffu-so il deserto.

piacciono tutti i colori, ma non miricordo come si fa la S». La suamano, la destra che da poco haimparato a distinguere corretta-mente, stringe con decisione lamatita. Le unghie sono ancora fra-gili, la mascherina lo protegge,l’argento vivo lo fa muovere conti-nuamente sulla sedia facendo sci-volare i cuscini che gli permettonodi arrivare al tavolo. Ama gli ani-mali, soprattutto i “coniglietti”, inumeri e l’inglese. «Dimmi unaparola con la N». «Narvalo». «È

sofferenza dei piccoli, la quale, co-me più volte affermato dal Papa,«è la più difficile da accettare».Situazioni gravi, sostegni privi dicontinuità, classi che diventanopalestre di vita, amicizia e solida-rietà.

Quando però per un alunno ènecessario attendere per il regolareinserimento in classe, la famiglianon può essere lasciata sola. Un si-stema che è ancora carente autoriz-za un progetto di sole sessanta oreda distribuire nell’arco dei due

Quando è necessario attendereper l’inserimento in classe dello studentela famiglia non può essere lasciata solaSono molti i genitori che lottano per vedere rispettatiquelli che sono semplicemente diritti previsti dalla legge

«Prendete in mano la vostra vita efatene un capolavoro». In questeparole di Giovanni Paolo II, rivolteai giovani e sempre attuali, c’è lospirito del Percorso di eccellenzaumana che si è conclusoall’Università Europea di Roma.L’iniziativa, che fa parte delleattività sviluppate dall'Ufficio diformazione integrale, è giunta allasua decima edizione. Come sempreha accompagnato i ragazzi in uncammino alla scoperta di se stessi,per donare autenticità alla loro

esistenza. Quest’anno l’esp erienzadi Eccellenza umana ha avuto unsignificato ancora più profondo,essendosi svolta nel periododell’emergenza sanitaria. La secondaparte del percorso, infatti, si ètenuta in videoconferenza. I giovanil’hanno vissuta come un’o ccasionedi respiro e di apertura verso ilmondo in un periodo difficile diisolamento, come un vero punto diriferimento settimanale nel qualeaffrontare le difficoltà legate allo ckdown, scoprendo e potenziandole proprie risorse interiori erelazionali. Gli incontri sono statitenuti da tre docenti di psicologia,Massimo Marchisio, Paolo Musso eAlessandro Spampinato. Ognunoha toccato il tema della relazionalitàda diversi punti di vista: larelazione con noi stessi, il rapportocon gli altri in un piccolo gruppo(ad esempio la famiglia o gli amici)e la relazione nei grandi gruppi.«Abbiamo cercato di aiutare igiovani a sviluppare relazioniautentiche» spiega Giovanni IntraSidola, responsabile dell’area diEccellenza dell’Ufficio diFormazione integrale dell’ateneo.«Siamo in un’epoca di grandicomunicazioni. Le nuove tecnologieci permettono di entrare in contattofacilmente con persone in ogniparte del mondo. Ma qual è laqualità delle nostre relazioni? In

quale modo comunichiamo con glialtri? I nostri professori hannoriflettuto con i ragazzi su questi edaltri temi, in un periodo in cui lapaura del virus rischia dicompromettere seriamente i rapporticon gli altri». La parola“eccellenza”, per un giovane chefrequenta l’università «non significasemplicemente raggiungere un altorendimento accademico — continuaGiovanni Intra Sidola — ma è uncammino che può portare lostudente a dare il meglio di sé, unavolta scoperti, compresi e accettati ipropri limiti e le proprie risorse, ipropri difetti e le propriepotenzialità, già espresse o meno,con una grande spinta alsuperamento dei limiti e almiglioramento delle potenzialità. Lacomplessità della persona, nonchéla sua unicità e irripetibilità, implicache uno studente possa avere glistrumenti per eccellere nell’ambitoumano, in quello sociale, in quellospirituale o in quello accademico.Pertanto lo studente deve essereguardato nella totalità della suapersona. Deve essere aiutato aguardare se stesso nel suo insieme,per portare alla luce le sue miglioricaratteristiche, in qualsiasi ambitoesse risiedano, cercando diconfrontarsi con i propri limiti e ipropri difetti».

#CantiereGiovaniPER COSTRUIRE E A L I M E N TA R E UN’ALLEANZA TRA LE GENERAZIONI

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L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 15-16 giugno 2020 pagina 5

di PAOLO MAT T E I

Roma, 1920. Sul lato “denoantri” della città, «alcivico 7 di una casa chenon c’è più», come reci-ta la targa in suo ricor-

do, nasce Alberto Sordi. È il 15 giu-gno, il rione “de noantri” è Trasteve-re — tutti gli altri romani, in primis imonticiani, sono i “voartri”, quelliche stanno sulla sponda opposta delfiume — e la targa citata è all’altezzadel civico 12 di via San Cosimato,dirimpetto a un edificio scomparsonel 1929. Scomparso come il popoloche cento anni fa viveva sotto il soledi Roma, “signorinaie”, “fagottari”,“sap onari”, serciaroli”, “l a v a n n a re ”,“monnezzari” e, per dirla con ilGadda del Pasticciaccio, «statali deottavo grado ma pronti a zompa’ nersettimo».

In quel giorno dell’alba degli anniVenti del Novecento viene invece al-la luce un pupo che sarà attore, au-tore, comico, cantante, regista... O,per sintetizzare, «un genio, sicura-mente l’attore più straordinario cheesista oggi in tutto il mondo»,avrebbe affermato senza mezzi ter-mini qualche decennio dopo Rodol-fo Sonego, il grande sceneggiatorebellunese trapiantato a Roma cheper lungo tempo collaborò nella

scrittura di numerosi film del suoamico Sordi. Una filmografia, quelladell’attore e regista capitolino, che intotale conta quasi duecento pellicole,alla cui realizzazione lavorarono, tra

gli altri, uomini di cinema del cali-bro di De Sica, Fellini, Zavattini,Scola, Monicelli, Lattuada, Steno,Zampa, Risi, Comencini, Soldati,Magni...

Moltissimo è stato scritto su Al-berto Sordi. Tantissimo, forse tutto,è stato detto intorno alle sue inter-pretazioni della “m o s t ru o s i t à ” del-l’italiano medio, alla traduzione ci-nematografica del cinismo, dell’op-portunismo, delle ipocrisie, debolez-ze, generosità, paure, viltà del popo-lo del Bel Paese. Ma anche sul mo-do in cui ha rappresentato la suaistintiva e impetuosa generosità, chequalche volta può costargli la vita emagari, «per una lagrimetta», comeil Bonconte dantesco, guadagnargliall’ultimo momento il Paradiso. Unacapacità di introspezione del “carat-tere nazionale”, se mai esista, davve-ro prodigiosa, la cui più profondachiave di lettura è forse rintracciabilenella parola “simpatia”, come accen-nò una volta il regista Furio Scarpel-li: «Sordi prendeva in giro una partedi quegli stessi spettatori e facevaquesto per due motivi. Primo perchéera spinto dall’interesse per la socie-tà, non faceva che osservare i vicini,quelli che passavano per strada equelli che riusciva a sentire con isuoi orecchi e che gli arrivavano alcuore e alla mente (...). L’altro moti-vo è la simpatia. Ecco, la grande for-za etica di Sordi è difficile incontrar-la e descriverla in modo convincen-te... Dietro c’era un grande amoreper il mondo».

Mondo che Sordi osservava dauna prospettiva assai privilegiata:Roma, appunto. Un’inquadratura incampo lungo la cui fecondità sicomprende bene leggendo A Romacon Alberto Sordi. Da Trastevere aKansas City (Roma, Giulio Perrone,2020, pagine 144, euro 18), nelle cuipagine appena pubblicate lo scritto-re e traduttore Nicola Manuppelli,nel dare conto delle proprie esplora-zioni nei luoghi della vita e dellacarriera professionale dell’attore ca-pitolino, finisce per comporre unbaedeker di appunti e riflessioni volu-tamente frammentari ma che via viasi dispongono a formare una sugge-stiva e completa biografia sordiana,dalle prime prove nei teatri di rivista— Valle, Quirino, Argentina — alleperformance radiofoniche — il ConteClaro, Mario Pio —, dal mestiere didoppiatore — l’inimitabile voce diOllio, tra le altre — all’approdo al ci-nema, con un inizio difficile supera-to grazie a una “tigna” (in romane-

sco “t e s t a rd a g g i n e ”) premiata poi daun sempre crescente successo, a par-tire dal magnifico Un giorno in pretu-ra , del 1953, in cui fa la sua primatravolgente apparizione Nando Me-niconi, alias Santi Bailor, il folle pro-tagonista di Un americano a Romadell’anno successivo.

Il libro di Manuppelli è anche unviaggio nella storia del Novecento:dalla prima guerra mondiale al fasci-smo e al secondo dopoguerra (eventimagnificamente raccontati nellagrande trilogia La grande guerra,Tutti a casa e Una vita difficile), dalmiracolo economico (Il boom) alladismissione della prima Repubblica(in qualche modo preconizzata nel1984 con Tutti dentro), dalla fine delsecolo breve ai primissimi vagiti delsuccessivo, quello in cui viviamo,che Sordi fece appena in tempo aintravvedere. Un libro deliberata-mente non filologico ed esplicita-mente “partigiano”, in cui l’a u t o renon si perita di manifestare la pro-fonda simpatia — eccola, ancora, laparola-chiave — per il protagonista.

Le citazioni e gli aneddoti di col-leghi e collaboratori dell’attore dis-seminati in queste pagine aiutanoanche ad accostarsi alla sua vita pri-vata, ma con la discrezione e la deli-catezza che eserciterebbe un vero

amico. Non è semplice l’esistenza diun uomo di successo, e la popolari-tà, per chi la sperimenta quotidiana-mente, è anche uno stimolo alla te-nace difesa della propria spesso resi-duale intimità. Così ha fatto Sordi,dal poeta Pasquale Panella assimila-to alla villa di via Druso, abitatadall’attore dal 1958 fino alla morte,nel 2003. Un edificio nel cuore dellacittà, accanto alle Terme di Caracal-la, una casa che Panella — di cui illibro ospita una sorprendente post-fazione in romanesco nella qualeimmagina dieci film che il registanon realizzò ma che, potendo farlo,avrebbe girato — effigia in un fulmi-neo distico di ossimori: «Pubblica eprivata. / Popolare e riservata».Proprio come chi vi risiedeva. Lagente che le passa vicino sa che èsempre stata la dimora di uno di lo-ro. Di uno che ha osservato e rac-contato in modo inimitabile, senzafalsi moralismi o conniventi indul-genze, le debolezze e i difetti degliuomini, il loro contraddittorio cuoreda sempre ferito, uno che in fondocol proprio lavoro ha saputo regala-re a tutti, “noantri e voantri”, unasorridente, piccola, benedetta spe-ranza. E anche “una lagrimetta” cheavvicina il cielo.

A cento anni dalla nascita di Alberto Sordi

Il cinismo e la generositàdell’italiano medio

un titolo appropriato per l’agire sacramenta-le. Questo carattere intenzionale costituì for-se il motivo della sua diffusa titubanza neldarle scientifica cittadinanza nella rigorosadisciplina teologica».

Causalità, fruttuosità, intenzionalità: sonoquesti gli elementi che hanno meritato allacausalità dispositivo-intenzionale il livello di«una appena onorevole menzione». In ognicaso la sua originalità — rileva l’autore —non è frutto di ardita speculazione ma dionesta sensibilità nei confronti dell’atmosferaculturale del suo tempo. «Abbiamo pensato— dichiara don Vergano — si trattasse di unsingolare progresso della teologia sacramen-taria. E pertanto ci siamo proposti di verifi-care se anche la disciplina metodologica nelcorso dell’Ottocento avesse di fatto risentitodel nuovo clima scientifico dominante, ispi-rato al predominio delle discipline storico-p ositive».

Con certosina pazienza don Vergano sta-bilisce i rapporti che tra loro tennero i teolo-gi della Scuola romana, con l’obiettivo di ri-conoscere le reciproche dipendenze e gli ap-porti originali di ciascuno. Fu Giovanni Per-

Per una teologia al passo con i tempiIl rapporto tra ragione e fede in un saggio di don Giancarlo Vergano

Alberto Sordi in «Tutti a casa»di Luigi Comencini (1960)

Una famosissima scena di «Un americano a Roma» diretto da Steno (1954)

Il cardinale John Henry Newman

Testimonianze di amici e colleghi in un documentario

di GABRIELE NICOLÒ

Sono stati numerosi e faticosi i passitentati nell’Ottocento per rinnova-re il metodo teologico in un’ep o cain cui spesso fede e ragione sem-bravano contrapposte. I ripetuti

tentativi sottintendevano la ferma consapevo-lezza dell’importanza rivestita, per il progres-so del pensiero, dalla felice conciliazione deidue elementi. L’itinerario tracciato da queipassi viene ripercorso da don Giancarlo Ver-gano nel saggio teologico Ragione e fede, dal-la distinzione all’armonia. Una ricerca… nondimenticando Louis Billot (Siena, Cantagalli,2019, pagine 308, euro 21) nato dall’esigenzadi tenere informato il mondo teologico deipiù recenti sviluppi metodologici. Data l’am-piezza dell’ambito della ricerca, lo studio èfocalizzato sul diciannovesimo secolo.

L’occasione-stimolo per questo percorso,spiega l’autore, è stata offerta dalla singolari-tà di una teoria, considerata minore, del car-dinale gesuita Louis Billot, sulla fisionomiadella causalità sacramentale intesa come di-spositivo-intenzionale. Come sottolinea nellaprefazione padre David Koonce, professoredi teologia presso l’Ateneo Pontificio ReginaApostolorum, il volume, «pur trattando teminon facile, si legge volentieri». Sono temitecnici che a prima vista potrebbero interes-sare solo gli specialisti: in realtà don Verga-no riesce a portare il lettore «dentro questomondo sconosciuto grazie all’eleganza e allachiarezza della sua esposizione». L’a u t o reintende individuare gli elementi di metodo-logia teologica dell’Ottocento e inizio delNovecento, che hanno caratterizzato ciò checomunemente viene denominato la Scuolaromana la quale, in alcuni manuali di teolo-gia, viene presentata come una scuola chiusain sé stessa, rigida e altamente speculativa.Lo studio di don Vergano si muove in benaltra direzione, riscattando il ruolo dellaScuola romana rivendicandone la capacità diporsi in ascolto della cultura del suo tempoe in dialogo con le sue istanze più forti epiù urgenti.

Don Vergano, al contempo, intende «riva-lutare» la «proposta» di Billot che ancoraoggi viene relegata «nella sezione aperta adalcune singolarità e provocazioni speculati-ve». «Ci siamo chiesti — scrive l’autore —perché Billot non potesse godere di una

compiuta collocazione con debito risalto del-la sua indagine sacramentaria. Si è temutoche la sua formula dispositivo-intenzionalenon fosse in grado di ricevere solidità e con-ferma dal pensiero tomista? Si è voluta evi-tare una novità troppo ardita o forse non siritenne sufficiente la illustrazione che ne for-nì Billot? Per parte nostra — afferma donVergano — si è cercato di spiegare più a fon-do il senso della formula composita in cui lafunzione dispositiva poteva agilmente risul-tare confacente al tema, mentre la modalitàintenzionale, da sola, non pareva godere di

rone la figura dominante della Scuola Ro-mana all’incirca per mezzo secolo, dal 1824al 1876, con un breve intervallo tra il 1848 eil 1855. Tra i suoi discepoli si annoveranoCarlo Passaglia, Johannes Baptiste Franze-lin. Suoi collegi furono Jospeh Kleutgen eClemens Schrader, a sua volta discepolo diPassaglia. Questi legami farebbero supporreuna uniformità di posizioni. È dato invecedi rilevare che la vicenda che va da Kleut-gen a Schrader è assai ricca di spunti origi-nali e di coraggiose, feconde aperture in gra-do di «affinare ad ogni passaggio la meto-dologia teologica».

La motivazione di fondo che ispira lo stu-dio sulla metodologia del XIX secolo nasceanche dall’impressione che si ricava da pagi-ne correnti della tradizionale storiografiasull’argomento. Si sostiene, ad esempio, chein quel periodo gli indirizzi metodologici siaccoglievano intorno a due modelli: scolasti-co e positivo. Tradizionale e conservatore ilprimo, più rispettoso delle fonti e innovativoil secondo. Al modello positivo si riconduco-no le esigenze del metodo storico-critico.Ora lo svolgimento del tema ha più il tono— osserva l’autore — della dimostrazione di

potrebbero aver affrontato e discusso il pro-blema del metodo teologico e i temi ad essosottesi: rivelazione e fede, dogma e tradizio-ne, l’ontologia tomista.

L’indagine condotta da don Vergano con-sente dunque di scoprire tesi e argomenta-zioni che nelle loro peculiarità contribuisco-no a formare uno stimolante quadro di rife-rimento. Si pensi alla “provo cazione” del se-mirazionalismo di Georg Hermes che coltivòil progetto di elaborare la teologia sul mo-dello di una costruzione scientifica. «Conpedissequa fedeltà a Cartesio — spiega l’au-tore — nell’intento di fornire della Rivelazio-ne una dimostrazione razionale, pose a fon-damento della riflessione sui contenuti dellafede il dubbio positivo e assoluto. Argomen-ta poi don Vergano che la ragione, nel pen-siero di Giovanni Perrone non appartienesolo all’ambito dell’“ancillarità” nei confrontidella teologia, ma gode di una condizione di“analogia” con la fede. Perrone si fa premuradi precisare che mentre nella scienza è datodi scorgere la profonda verità di una propo-sizione, e pertanto è possibile conoscerel’oggetto attraverso le sue cause, nella fedeinvece non si riesce in alcun modo ad attin-

gere la profondità dell’oggetto, ma pure sene raccoglie un indizio, sicuramente certo,dal quale si constata la verità della proposi-zione.

Tra le figure passate in rassegna e fine-mente analizzate figura il cardinale JohnHenry Newman il quale si colloca entro lasfera dei teologi che hanno assimilato pro-fondamente lo spirito delle scienze storiche.«Se — afferma don Vergano — la G ra m m a t i c adell’assenso conduce un’accurata e acuta in-dagine sulla natura dell’assenso di fede delsingolo, precedentemente Lo viluppo delladottrina cristiana aveva avuto lo scopo diesaminare quale tipo di percorso compie laTradizione nel suo progredire». La Tradizio-ne avanza ma non per salti successivi e di-stinti, ma per sviluppo del primo germe of-ferto dal dato rivelato. È nel processo di svi-luppo che è più facile rilevare quale e quan-ta sia l’incidenza del parlare teologico intor-no a Dio nella sempre più aggiornata formu-lazione della dottrina cristiana.

Tradizione, magistero, teologia sono illu-strati come momenti di un’unica vicendastorica, quella della continuità e unità delladottrina cristiana. Mentre il teologo spagno-lo Melchor Cano presentava i dieci loci theo-logici in una pluralità di precisa e ben distin-ta successione, Newman li colloca in unaprospettiva unitaria che li riscatta dalla fram-mentarietà e li considera come fattori di unosviluppo globale. «Si tratta — sottolinea donVergano — di una singolare innovazione nelcampo degli studi teologici che impone undiverso approccio alle verità proposte dallafede». Significativo è quanto scrive Newmanriguardo all’atto di fede, da lui consideratocome una vicenda articolata in diversi mo-menti. «La fede nel cristianesimo è di per sépreferibile alla miscredenza; la fede, benchésia un atto dell’intelletto, nella sua origineappartiene all’ordine morale; è cosa più sicu-ra credere. Dobbiamo, quindi, cominciarecol credere; per quanto poi riguarda i motiviper credere, questi sono per lo più impliciti,lo spirito che è sotto la loro influenza nonha bisogno di averne che una consapevolez-za limitata; d’altra parte, essi consistonopiuttosto in presunzioni e in approssimazio-ni alla verità che in prove esatte e completedi tale possesso».

La fede può essere autentica, piena, certae salvifica anche senza l’intervento della pro-va razionale della teologia.

«La fede — scrive Newman —benché sia un atto dell’intellettonella sua origineappartiene all’ordine morale»

una tesi dottrinale che nonquello di una esplorazionecondotta sulle opere dei teo-logi che hanno caratterizzatoil secolo. Mancherebbe cosìla documentazione storicapositiva. «Ci saremmoaspettati — scrive don Verga-no — di ascoltare dalla vivavoce dei protagonisti comeessi hanno affrontato e inter-pretato il rapporto tra legiuste prerogative del meto-do scolastico e quelle delmetodo positivo. Ma non sidà, lì, alcun riferimento agliautori e alle loro scelte inmateria». Ne consegue allo-ra l’urgenza di interrogaredirettamente l’opera di queiteologi che nell’O ttocento

Andato in onda in prima serata su La7 lo scorso 11giugno, e approdato su Sky Arte il giorno successivo,il bel documentario del regista Fabrizio Corallointitolato Siamo tutti Alberto Sordi? offre unaricchissima antologia di voci e immagini cheripercorrono la vicenda professionale e umana delgrande attore romano. Nei novanta minuti del lavorodi Corallo (prodotto in occasione del centenario dellanascita di Sordi da Dean Film, Surf Film e IstitutoLuce-Cinecittà), alle numerose testimonianze di attori,registi, critici, giornalisti, intellettuali interpellati perla produzione del film – tra i quali Renzo Arbore,Carlo e Luca Verdone, Goffredo Fofi, Michele Serra,Pierfrancesco Favino, Walter Veltroni, VincenzoMollica – si avvicendano con ritmo sostenuto filmatidi repertorio, spezzoni di pellicole, materiale inedito,interviste ricche di pareri e giudizi su vita e opere delprotagonista. Ovviamente la domanda del titolo restasostanzialmente e prevedibilmente inevasa, perchél’uomo non coincide con i personaggi che haincarnato sul set, e i panni che ha indossato nella sualunga carriera cinematografica, al di là di un’eventualee sempre un po’ forzata idea di “identità nazionale”,

sono i più vari. Forse si potrebbe rispondere che inognuno di noi c’è un po’ di Alberto Sordi. Del resto,siamo stati tutti abituati a conoscerlo anche comel’“Albertone nazionale”, e la “storia di un italiano” cheha scritto negli anni con le sue pellicole ambiva araccontare spettacolarmente anche la storia con la essemaiuscola del Bel Paese. Ma, oltre alla riconfermadella capacità testimoniale del suo lungo lavorocinematografico, è proprio l’umanità della persona aemergere con grande intensità nel documentario diCorallo. Gli accenni alla morte della sorella Savina,per esempio, nel 1972, e il conseguente, e da quelmomento sempre più evidente, rarefarsi della suapresenza nelle occasioni mondane, ne sono unesempio. Così come i racconti di chi gli è stato vicinonon solo per lavoro, come Carlo Verdone, che non satrattenere la commozione mentre ricorda che «Albertomi ha voluto un gran bene». E, ancora, il richiamofatto da qualcuno alla sua assoluta contrarietà nel farsapere in giro delle sue abituali e consistentissimeelargizioni economiche per opere di beneficenza.Quelle, confidava, erano le rate per la «mia suite inParadiso». (paolo mattei)

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì-martedì 15-16 giugno 2020

Non senza difficoltà prosegue la ricerca dell’unità con riformati e Chiese libere

L’arte del dialogocome servizio all’umanità

di AVELINO GONZÁLEZ*

I l sessantesimo anniversariodell’istituzione del PontificioConsiglio per la promozione

dell’unità dei cristiani, il 5 giugno2020, offre l’opportunità di rifletteresulle relazioni ecumeniche degli ulti-mi decenni. Questo articolo fa ilpunto della situazione ecumenica nelquadro delle relazioni internazionaliodierne con alcuni partner delle tra-dizioni della Chiesa riformata e delleChiese libere.

La prima serie di conversazioni trail Pontificio Consiglio e le Chiese ri-formate, che affondano le loro radicinella teologia di Giovanni Calvino,ha avuto luogo tra il 1970 e il 1977intorno al tema della riconciliazionedella memoria. Questo tema, che èanche un principio ecumenico segui-to dal Pontificio Consiglio e dai suoiinterlocutori nel corso degli anni,rappresenta una delle metodologiefondamentali del dialogo ecumenico.La sua importanza è davvero consi-derevole poiché attiene alla naturadella Chiesa come organismo viventeanimato dallo Spirito Santo e aventeuna “memoria” collettiva. Questoevidenzia che la Chiesa è più di unsemplice insieme di credenti o diuna mera organizzazione. La “purifi-cazione della memoria passata” èun’attività continua della Chiesa ecomporta un riesame del passatospesso doloroso, attraverso la lentedella memoria e della sofferenza delpartner di dialogo. Ciò implica unricordare insieme. Una valutazioneonesta nella carità e nella verità con-sente il rinnovamento e la conversio-ne e porta con sé la speranza digiungere alla guarigione della me-moria e a un’autentica riconciliazio-ne.

Il primo dialogo cattolico-riforma-to ha affrontato dunque gli stereoti-pi polemici che le Chiese hanno nu-trito le une nei confronti delle altrenel corso dei secoli in uno spirito diopposizione e di antagonismo, ricor-rendo persino a conflitti sanguinosi.La storia ha fortemente condizionatoi modelli di giudizio sociale e cultu-rale tra le nostre due comunità. Ildialogo — sia a livello internazionale

tra il Pontificio Consiglio per la pro-mozione dell’unità dei cristiani e laComunione mondiale delle Chieseriformate, sia a livello nazionale —ha contribuito a eliminare questipreconcetti polemici superficiali e hacondotto a un crescente senso diidentità comune. Il riesame dellastoria che circonda la Riforma haanche messo in luce i complessi svi-luppi ecclesiali e politici che hannoportato alla frattura nella Chiesa fa-cendo una maggiore chiarezza sulladivisione. Uno studio comune dellacontinuità della Chiesa dai tempiapostolici e della visibilità del mini-stero ordinato nella Chiesa ha rivela-to la necessità di approfondire il dia-logo sull’ecclesiologia tra le due tra-dizioni.

Il dialogo cattolico-battista a livel-lo internazionale ha seguito un per-corso simile per quanto riguarda ilmetodo di riesame comune della sto-ria e il superamento di polemiche eincomprensioni reciproche. Non sitratta di un aspetto di poco conto,considerata la lunga storia di anta-gonismo tra cattolici e battisti, spe-cialmente negli Stati Uniti, dove ri-siede oggi la maggior parte dei cen-to milioni di battisti presenti nelmondo. Dal 1984 al 1988 si è tenutoil primo dialogo internazionale tral’Alleanza battista mondiale e il

Pontificio Consiglio intorno al temagenerale «La testimonianza cristiananel mondo odierno». In un rapportopubblicato alla fine delle conversa-zioni, la Commissione congiunta haribadito la testimonianza comune re-sa a Cristo sia dai cattolici che daibattisti, come pure l’impegno comu-ne nella conversione, nella fratellan-za dello Spirito e nella missionemondiale. Il dialogo ha rilevato co-me un simile impegno a favore dellamissione e dell’evangelizzazione ab-bia fatto della tradizione cattolica edella tradizione battista le tradizionicristiane più diffuse nel mondo.Queste conversazioni sono state se-guite da un’altra serie di conversa-zioni tenutesi dal 2006 al 2010; at-tualmente è in corso un terzo ciclodi colloqui sul tema «La dinamicadel Vangelo e la testimonianza dellaChiesa».

Negli ultimi anni è stato ricono-sciuto che le numerose differenze trale diverse comunità cristiane costitui-scono una realtà complementare epersino reciprocamente arricchente,definita “scambio di doni”. Tuttavia,non possiamo negare che una dellemaggiori sfide odierne per il Pontifi-cio Consiglio è rappresentata dallamancanza di un consenso all’internodella comunità cristiana su comedebba intendersi il vero discepolato

cristiano a livello etico-morale. Esistea esempio un crescente disaccordosu questioni bioetiche, vale a direquestioni legate all’inizio e alla finedella vita, quali l’aborto e l’eutana-sia. Ci troviamo anche davanti a unaconsiderevole impasse su tematicheriguardanti la famiglia, l’orientamen-to sessuale e l’ideologia di genere.La natura sociopolitica di questi ar-gomenti rende particolarmente diffi-cile una discussione franca in merito,producendo una lacuna nel dialogo,all’interno del più ampio e fecondopanorama ecumenico. Questa situa-zione solleva una domanda urgente,di fondamentale importanza, datal’interconnessione tra la «crisi etica,culturale e spirituale della moderni-tà», come ha osservato Papa France-sco (Laudato si’, 119): come è possi-bile che due comunità cristiane,ugualmente convinte di essere guida-te dallo Spirito Santo nel loro di-scernimento, giungano a conclusionicosì contraddittorie che vanno oltreuna semplice “differenza di enfasi”?Inoltre, se al bene comune deve es-sere reso un miglior servizio permet-tendo ai fedeli cristiani la massimalibertà di giudizio morale senza al-cun insegnamento prescrittivo o vin-colante, con quale principio etico-morale oggettivo possiamo protegge-re l’ambiente e il mondo dalle forzeguidate dalla téchne in grado di sca-tenare potenzialmente il caos sullaso cietà?

Un altro esempio di difficoltà in-contrata sulla via dell’unità è statomesso in luce durante le recenti con-versazioni trilaterali tra cattolici,mennoniti e luterani (2012-2017).Sebbene per i luterani e per i catto-lici i cappellani militari forniscanoun importante servizio nelle forzearmate, per i mennoniti tale ministe-ro è incompatibile con gli insegna-menti e con lo spirito del Nuovo Te-stamento. Vi è pertanto un sostan-ziale disaccordo sul fatto che la co-munità cristiana sia chiamata a esse-re una “Chiesa di pace”, nel sensostretto dell’adesione al pacifismo inogni circostanza. Il punto fonda-mentale nel caso specifico è capire sequesto disaccordo raggiunge il livel-lo della contraddizione, e se quindi

si tratta di una questione da consi-derare come fonte di divisione per laChiesa.

Nonostante le difficoltà, ci sonograndi segni di speranza. A PapaFrancesco, che ha recitato la pre-ghiera del Padre Nostro in Vaticanoil 25 marzo scorso per implorare lamisericordia di Dio sull’umanità nelmezzo della pandemia del coronavi-rus, si sono uniti leader ortodossi,anglicani e protestanti. E come di-menticare l’altro significativo eventoavvenuto due giorni dopo, il 27 mar-zo, ovvero il drammatico e solitariomomento di preghiera del Papa nel-la piazza vuota di San Pietro, men-tre il bilancio delle vittime in Italiasuperava i 9000 morti? Anche se Pa-pa Francesco era solo nella piazza,milioni di cristiani si sono uniti a luidalle loro case mentre recitava «unapreghiera straordinaria nel tempodella pandemia». Questo segno disolidarietà nel servizio all’umanitàsarebbe stato inconcepibile solo ses-sant’anni fa, quando è stato istituitoil Segretariato per la promozionedell’unità dei cristiani.

Il cammino generale del movi-mento ecumenico negli ultimi decen-ni è stato descritto come un passag-

gio graduale dal conflitto alla comu-nione, un percorso che, sebbene nonsia ancora completo, testimonia l’im-portanza del dialogo nel ridurre ilconflitto e nel cementare la collabo-razione e la pace. Nel mondo di og-gi, in cui il dialogo sta diventandopiù raro e le tensioni globali sono inaumento, i risultati conseguiti dalPontificio Consiglio e dai suoi part-ner di dialogo forniscono un’imp or-tante tabella di marcia. L’arte deldialogo, perfezionata in maniera cosìefficiente nel corso dei decenni, è ungrande servizio a beneficio non solodei cristiani, ma di tutta l’umanità.Come ha osservato Giovanni PaoloII venticinque anni fa, è stato com-piuto un passo avanti, ma l’imp egnoa favore della ricerca dell’unità devecontinuare (cfr. Ut unum sint, 60).Possa lo “Spirito di unità” (Efesini,4, 1-6) aiutarci a perseguire la pienacomunione visibile tra i cristiani, co-me pure la fraternità e la solidarietàin tutta la famiglia umana.

*Officiale per la sezione occidentaledel Pontificio Consiglioper la promozionedell’unità dei cristiani

Molti frutti se è Dio il vignaioloGià pronti i sussidi per la Settimana di preghiera del 2021

ROMA, 15. Sono stati scelti e prepa-rati dalla comunità monastica diGrandchamp, in Svizzera, i testidella Settimana di preghiera perl’unità dei cristiani 2021 che,nell’emisfero nord, si terrà nella tra-dizionale data del 18-25 gennaio (aPentecoste in quello meridionale). Isussidi sono già a disposizione invarie lingue sul sito online del dica-stero vaticano. Il tema scelto, «Ri-manete nel mio amore e porteretemolti frutti» (cfr. Giovanni, 15, 5-9),esprime la vocazione di preghiera,riconciliazione e unità nella Chiesae nella famiglia umana.

La comunità di Grandchamp —informa in una nota il PontificioConsiglio per la promozionedell’unità dei cristiani — riuniscesuore di diverse Chiese e di varipaesi ed è stata fondata nella primametà del XX secolo; sin dall’inizioha avuto stretti legami con la comu-nità di Taizé, in Francia, e conl’abate Paul Couturier, figura fonda-

mentale nella storia della Settimanadi preghiera per l’unità dei cristiani.Attualmente vivono a Grandchampuna cinquantina di suore, impegna-te a cercare la via della riconciliazio-ne tra i cristiani, in tutta la famigliaumana e nel rispetto del creato. Iltema scelto «ha permesso alle suoredi condividere l’esperienza della lo-ro vita contemplativa: rimanerenell’amore di Dio ed essere potatedalla Parola di Dio, il vignaiolo, percrescere spiritualmente». Ispirandosia un’immagine di Dorotheus di Ga-za, monaco palestinese del VI seco-lo, le suore invitano a comprendereche avvicinarsi a Dio nella vita spiri-tuale significa farlo anche nei con-fronti dei fratelli e delle sorelle inCristo, provando una maggiore soli-darietà con il resto del creato. Cosìla fedeltà a Cristo e alla sua chiama-ta alla santità condurrà sempre auna maggiore unità. «Ci auguriamoche questi sussidi possano anch’essiportare frutti, aiutando i cristiani ad

avvicinarsi gli uni agli altri», con-clude il Pontificio Consiglio.

I sussidi, preparati e pubblicaticongiuntamente alla Commissionefede e costituzione del Consiglioecumenico delle Chiese, si basanodunque sull’esperienza della vitacontemplativa della comunità mona-stica svizzera per guidare il credentein un viaggio di preghiera che portifrutti di riconciliazione e solidarietà.«Per decenni — afferma il reverendoOdair Pedroso Mateus, vice segreta-rio generale ad interim del Consi-glio ecumenico delle Chiese nonchédirettore della Commissione fede ecostituzione — le sorelle di Grand-champ hanno accompagnato noi e ilmovimento ecumenico con la loropresenza silenziosa e le preghierequotidiane. Ora abbiamo fatto unpasso avanti e chiesto loro di gui-darci nella preghiera per l’unitàmentre avanziamo nei preparativiper l’assemblea del World Councilof Churches nel 2022».

L’arcivescovo di Canterbury esorta gli anglicani ad agire contro il razzismo

Responsabilità e accoglienzaLONDRA, 15. In un momento delica-to come questo occorre prendersi leproprie responsabilità e continuare apentirsi, agendo per affrontare ipropri fallimenti sul razzismo. Èl’appello rivolto alla Chiesa d’In-ghilterra dall’arcivescovo di Canter-bury, Justin Welby, in relazione allemanifestazioni di protesta del movi-mento «Black Lives Matter» dilaga-te in tutto il mondo dopo la tragicamorte di George Floyd a Minnea-polis, avvenuta lo scorso 25 maggio.

Il presule anglicano ha sottolinea-to come l’entità del razzismo nelmondo oggi sia «orribile», ricono-scendo che egli stesso proviene «daun luogo di privilegio e potere inquanto persona bianca in questopaese». In un video trasmesso suFacebook, Welby ha affermato chela Chiesa d’Inghilterra è stata chia-mata a «riconoscere i suoi errori efallimenti storici» e a mettere in or-dine la sua “casa”. «Sono colpitodagli eventi degli ultimi giorni, sem-pre più — ha dichiarato — e hoascoltato coloro che ne parlavano ri-ferendosi alla propria esperienza diingiustizia in quanto persone di co-lore che vivono in questa nazione. Èorribile, e tuttavia sono anche con-sapevole del fatto che la Chiesa ha isuoi fallimenti. E torno a ripetereche nel Nuovo Testamento Gesù in-vita ad agire contro l’ingiustizia».

I commenti dell’arcivescovo riba-discono le scuse per gli episodi dirazzismo compiuti nella Chiesad’Inghilterra fatte dal Sinodo gene-rale durante l’incontro dello scorsofebbraio, in particolare verso la ge-nerazione windrush, cioè i migrantigiunti nel Regno Unito tra il 1948 eil 1971 dalle colonie e dai paesi delCommonwealth, prevalentementedai Caraibi, e comunque cittadinibritannici. Nel corso dell’assise èstata approvata una mozione nellaquale la Chiesa anglicana «si scusaper il razzismo conscio e inconsciosperimentato da innumerevoli angli-

cani di etnia nera, asiatica e di mi-noranza nel 1948 e negli anni suc-cessivi, quando cercavano di trovareuna casa spirituale nelle parrocchielocali della Chiesa d’Inghilterra».Un ricordo ancora doloroso per glianglicani impegnati che, è scrittonel documento, nonostante questorazzismo compiuto dal clero e da al-tri, sono rimasti fedeli alla Chiesad’Inghilterra e alla loro eredità an-glicana». Per questo motivo nellamozione è stata approvata l’elab ora-zione di uno studio che documentil’impatto negativo sulla Chiesa d’In-ghilterra del razzismo, affidando auna persona esterna l’incarico disuggerire modi affinché l’accoglien-za verso tutti sia davvero completa.

Provvedimenti necessari, frutto diuna profonda riflessione, aveva pun-tualizzato Welby, in cui è doverosoprovare «vergogna della nostramancanza di testimonianza di Cri-sto» e in cui si rimprovera di «nonaver alzato la voce» quando il casolo richiedeva. «Abbiamo danneggia-

to la Chiesa — ha rimarcato al ter-mine del sinodo — e abbiamo dan-neggiato l’immagine di Dio ma, so-prattutto, quelli che abbiamo resovittime, molto spesso inconsciamen-te. Sono personalmente dispiaciutoper coloro che sono stati colpiti datale atteggiamento e per quelli per iquali avrei potuto fare di meglio: mivergogno e spero con tutti voi di fa-re di meglio».

Un cammino di riconciliazioneimprescindibile, che trasformi larabbia e il dolore in pacificazionecon la società. Questo è l’obiettivoda raggiungere, considerato da Wel-by realizzabile solo con la partecipa-zione di tutti, come ha osservato indichiarazioni rilasciate nei giornisuccessivi all’uccisione di GeorgeFloyd. «L’azione della riconciliazio-ne richiede giustizia, non sempliceoblio, e una profonda trasformazio-ne delle nostre società. Il razzismo èun insulto a Dio: tutti a dobbiamofare la nostra parte per eliminarequesto flagello sull’umanità».

I partecipanti a una conversazione teologica tra Pontificio Consiglio e Alleanza battista mondiale

Page 7: Proteggere i migranti e far cessare le violenze in Libia...società non sono abbastanza orga-nizzate per fare posto agli anziani, con giusto rispetto per la loro digni-tà e la loro

L’OSSERVATORE ROMANOlunedì-martedì 15-16 giugno 2020 pagina 7

Colloquio con il superiore provinciale dei camilliani in Benin

La speranza non muore tra covid-19 e malaria

Nomine episcopali

Con una telefonata il Papa incoraggia i partecipanti al pellegrinaggio virtuale da Macerata a Loreto

Il coraggio di guardare oltre

Lettera alle suore del monastero di Santa Rita a Cascia

Cinque rose e una preghiera

Visita del cardinale Turkson nelle periferie romane

Un aiuto ai bambini nomadiper l’emergenza coronavirus

Lutto nell’episcopato

Monsignor Philippe Barakat,arcivescovo di Homs, Emesadei siri, è morto improvvisa-mente in Siria nel pomeriggiodi sabato 13 giugno. Il com-pianto presule era nato il 1°luglio 1952 a Zeidal, nell’a rc i e -parchia di Homs dei Siri, edera stato ordinato sacerdote il15 agosto 1976. Il 29 ottobre2005 era stato eletto alla sedearcivescovile di Homs, Emesadei siri e il 7 maggio dell’annosuccessivo aveva ricevuto l’or-dinazione episcopale. I fune-rali si svolgono martedì 16giugno a Homs.

Da Tor Bella Monaca a Castel Romano,per testimoniare in modo concreto la soli-darietà di Papa Francesco e di tutta laChiesa agli abitanti più bisognosi delle pe-riferie, i cui disagi stanno acuendosi parti-colarmente a causa del coronavirus: conquest’obiettivo, nel pomeriggio di sabato13 giugno, il cardinale Peter Kodwo Ap-piah Turkson, prefetto del Dicastero per ilservizio dello sviluppo umano integrale(Dssui) e referente della Commissione vati-cana voluta dal vescovo di Roma per con-trastare la crisi provocata dalla pandemiada covid-19, si è recato nella sede dell’As-sociazione “21 luglio” in largo Mengaronie al campo rom che sorge lungo la viaPontina, distribuendo medicinali, materialesanitario e pacchi famiglia.

Significativamente la visita si è svoltaall’indomani della presentazione al Vicaria-to di Roma del Fondo Gesù Divino lavo-ratore, istituito dal Pontefice per aiutarequanti rischiano di rimanere esclusi dalletutele istituzionali e hanno bisogno di unsostegno che li accompagni — una vera epropria Alleanza per Roma, il cui proto-collo d’intesa è stato sottoscritto dal cardi-nale vicario De Donatis, dalla sindacaRaggi e dal presidente della Regione La-zio Zingaretti — e nello stesso giorno incui il Santo Padre ha scritto un appassio-nato elogio delle “mani tese” contenutonel messaggio per la prossima Giornatamondiale dei poveri.

«Come ripete spesso Papa Francesco,nessuno deve essere lasciato indietro» haaffermato il porporato nel corso della visi-ta, secondo quanto riferito da un comuni-cato diffuso dal suo Dicastero. «Siamo quioggi — ha spiegato — per testimoniare ilsostegno a tutti coloro che vivono situazio-ni di sofferenza e vulnerabilità, e che spes-so vengono dimenticati, soprattutto inquesto tempo di emergenza sanitaria, so-ciale ed economica». E, ha aggiunto, «ri-cordiamoci che lo sviluppo integraledell’uomo è connesso alla cura del Creato:fallendo nell’uno falliremo anche nell’al-t ro » .

Dapprima nella periferia orientale dellacittà, al Polo di sviluppo educativo e cul-turale “ex Fienile” di Tor Bella Monaca —quartiere difficile, dove pur dovendo quo-

tidianamente fare i conti con criminalità,spaccio, disoccupazione e difficoltà econo-miche di ogni genere, i cittadini sono ani-mati da una grande voglia di riscatto — ilcardinale Turkson ha incontrato i volontaridell’Associazione presieduta da Carlo Sta-solla, organizzatore della visita. Da tempoimpegnata nell’assistenza e nell’accompa-gnamento delle popolazioni rom e sinti, la“21 luglio” realizza ogni settimana, grazie adonazioni private, dai 250 ai 300 pacchialimentari destinati ai bambini da zero atre anni che vivono nelle baraccopoli e neicampi nomadi dell’Urbe, al fine di contra-stare la malnutrizione soprattutto in questotempo di pandemia. Nella circostanza, gra-zie al contributo della Farmacia vaticana,partner della Commissione covid-19 istitui-ta presso il Dssui, il prefetto ha distribuitotremila guanti, seimila mascherine chirurgi-che più altre duecento in stoffa, lavabili;con cinquecento confezioni di paracetamo-lo.

Dopo aver rivolto un cordiale ringrazia-mento a Solla, il porporato ha raggiuntoCastel Romano, dove sono stati consegnatii pacchi famiglia agli abitanti dell’insedia-mento: seicento persone, metà delle qualisono minori. Camminando tra le fatiscentiabitazioni — roulottes, container e barac-che — è entrato in alcune di esse e si è sof-fermato in particolare con due madri chehanno rispettivamente due e tre figli. Anome del Pontefice, ha portato loro e atutti i presenti, compresi i volontari impe-gnati nell’assistenza, il segno del suo pa-terno abbraccio e l’espressione del senti-mento di spirituale vicinanza in questomomento difficile e di prova.

Hanno accompagnato il prefetto del Ds-sui il vescovo Gianpiero Palmieri, ausiliaredi Roma per il settore est e delegato per lacarità, la pastorale dei migranti e dei rom;don Giovanni De Robertis, direttore gene-rale della fondazione Migrantes; monsi-gnor Pierpaolo Felicolo, direttore dellafondazione Migrantes - Roma; e la dotto-ressa Maria Rosaria Giampaolo, dell’O spe-dale pediatrico Bambino Gesù, che con ilcamper ospedaliero del progetto «Non tiscordar di me» da tempo visita regolar-mente le comunità nelle baraccopoli.

«È la prima volta che assisto aun pellegrinaggio virtuale». Nel-la serata di sabato 13 giugno, Pa-pa Francesco è intervenuto tele-fonicamente, per l’ottavo annoconsecutivo, all’edizione numero

42 del pellegrinaggio Macerata-Loreto, che quest’anno però si èsvolta con una modalità ineditaa causa del covid-19.

Francesco si è rivolto diretta-mente «ai cari pellegrini virtuali,

ragazzi e ragazze, uomini, don-ne, tutti voi che siete in questomomento fuori del santuario del-la Madonna di Loreto, la Madredella speranza, la Madre cheaiuta a guardare oltre, in questi

momenti tanto difficili abbiamobisogno di guardare oltre consperanza». E il Papa ha prose-guito il suo intervento con que-ste parole: «Vi sono vicino inquesto pellegrinaggio virtuale eprego con voi e per voi, e voipregate per me. Abbiate corag-gio! I tempi che si avvicinano,dopo questa pandemia, non sa-ranno facili, ma col coraggio, lafede, la speranza potremo andareavanti. Coraggio! Chiedete allaMadonna questo coraggio oggi.Io sono con voi pregando». Perpoi concludere: «Grazie a voi ea tutti coloro che collaborano inquesto pellegrinaggio virtuale.Che il Signore vi benedica, laMadonna vi custodisca. Vi bene-dico e, per favore, pregate perme, non dimenticatelo».

L’edizione virtuale dell’ormaitradizionale pellegrinaggio haavuto luogo soltanto a Loreto,precisamente dalla piazza dellaMadonna fino all’interno dellabasilica della Santa Casa, con ilpassaggio attraverso la portasanta. Erano presenti a questomomento soltanto venti giovani,in rappresentanza delle migliaiadi pellegrini che ogni anno dan-no vita a questo appuntamentospirituale. Con loro c’eranomonsignor Giancarlo Vecerrica,vescovo emerito di Fabriano-Ma-telica, e monsignor Fabio DalCin, arcivescovo prelato di Lore-to. Francesco ha concluso il suomessaggio con un significativosaluto a tutti i partecipanti: «Sie-te i pellegrini della Madonna».

«Che i fratelli e le sorelle segnati dall’afflizioneriprendano ad affluire a codesta oasi di pace perintraprendere nuove strade verso la verità che cifa liberi». È l’auspicio di Papa Francesco per unariapertura del santuario di Santa Rita al flussodei pellegrini che abitualmente giungono a Ca-scia da tutto il mondo. Il Pontefice lo ha affidatoa una lettera indirizzata alla priora del monaste-ro, suor Maria Rosa Bernardinis.

Un filo invisibile di affetto e di preghiera si èinfatti intrecciato nei giorni scorsi tra la cittadinaumbra e il Vaticano: il 22 maggio le religiose ave-vano inviato al Pontefice cinque rose benedette,come da tradizione, in occasione della festa dellapatrona. Un gesto pensato non solo dalle mona-che ma anche dai padri agostiniani per unirsi alPontefice nell’invocare l’intercessione di santa Ri-ta su tutta l’umanità colpita dalla pandemia. Epronta è arrivata la risposta di Francesco, che hafatto giungere all’«intera comunità monastica, ipadri agostiniani e le Apette dell’Alveare di SantaRita» la propria benedizione «quale segno di vi-cinanza e di gratitudine per la preghiera a soste-gno del mio ministero». L’omaggio floreale,«simbolo dei cinque continenti» — si legge nelmessaggio — è stato «deposto ai piedi della Ma-donna» e si è subito trasformato in una preghiera

comune, affinché «l’intercessione della Mammadel cielo e della Santa dei casi impossibili ci ot-tenga di adempiere alla volontà di Dio a cui tut-to è possibile».

Il pensiero del Pontefice, ancora una volta, èandato a chi ha subito le conseguenze del conta-gio da covid-19. «In questo tempo di pandemia— scrive Francesco — annunciamo a tutti che Ge-sù è la nostra unica speranza» e che «nel Signorerisorto il Padre realizza tutte le promesse e ci of-fre la prova più grande della sua fedeltà». Pertan-to, prosegue il Papa, «non ci rassegnamo alla sof-ferenza, né alla morte, ma ci mettiamo in cammi-no per costruire il futuro che Dio vuole realizzareper tutti i suoi figli».

Una rosa, come segno di premura per l’Italia,drammaticamente colpita dal coronavirus, era sta-ta inviata anche al presidente della Repubblica,al presidente del Consiglio, ai presidenti delle re-gioni e ai presidenti delle conferenze episcopaliregionali. E alla vigilia della manifestazione«Porte aperte all’Alveare» (martedì 16 giugno), lesuore hanno particolarmente apprezzato l’atten-zione rivolta da Francesco alle “Ap ette”, bambinee ragazze provenienti da famiglie in difficoltà chevengono accolte e aiutate nella struttura dell’Al-veare di Santa Rita che è parte del monastero.

di GIORDANO CONTU

«A vedere e sentire cosaaccade nel mondoper la pandemia, rin-

graziando il cielo, la situazionein Benin non è per nulla dram-matica». Lo dichiara a «L’O sser-vatore Romano» padre Guy-Gervais Ayite, superiore provin-ciale dei camilliani nel Benin-To-go. Dopo la scoperta del primocaso di contagio a metà marzooggi la situazione è stabile e sicontano 305 persone infette, 188guariti e quattro decessi. La de-cisione del governo di non im-porre il lockdown ha fatto moltodiscutere, ma il religioso spiegache «sarebbe assurdo non rico-noscere l’estrema fragilità econo-mica di queste famiglie. Spessovivono con meno di due euro algiorno e questo poco denaro siottiene solo se si esce di casa lamattina per andare a lavoro. Sipreferisce morire di covid-19piuttosto che di fame: purtropponon si ha scelta».

Malaria e denutrizione, infatti,sono le altre piaghe che affliggo-no il Paese. Così, durante lapandemia, il 17 maggio si sonosvolte anche le elezioni comuna-li. Voto per cui è stato impostol’utilizzo delle mascherine e il di-stanziamento fisico di un metronei seggi elettorali. «In un con-testo socioeconomico come ilnostro dove si teme davvero ilpeggio — spiega il camilliano —le statistiche inducono a un cau-to ottimismo». La maggior partedelle persone contagiate hannodei sintomi leggeri o sono asin-tomatiche. Il sistema utilizzatoper contrastare la pandemia pre-vede l’isolamento dei malati euna profilassi con la clorochinaper loro e per chiunque sia en-trato in contatto con essi. Tutta-via, in Benin ci sono tanti altriproblemi che quasi offuscano ilcovid-19: da marzo a oggi sonostati registrati oltre 1.350 decessia causa della malaria. «Basta gi-rare per i villaggi — racconta pa-dre Guy-Gervais — per notareche meno della metà dei bambi-ni sono scolarizzati a causa dellamancanza di disponibilità econo-miche».

Secondo i dati del Programmaalimentare mondiale (Wfp), inBenin circa il dieci per centodelle famiglie patisce la scarsitàdi cibo, mentre il 32 per centodei bambini sotto i cinque annidi età è denutrito. Altro proble-ma è la bassa alfabetizzazioneche si attesta intorno al 40 per

cento. «Più del 70 per cento deigiovani diplomati non hanno unlavoro e anche mangiare un pa-sto al giorno è difficile», aggiun-ge il missionario, «e d’a l t ro n d eanche quelli che lavorano guada-gnano una miseria, ma di meglionon c’è».

Padre Guy-Gervais vive a Co-tonou, centro economico di oltresettecentomila abitanti che si af-faccia sull’Atlantico e dove, dice,«la situazione negli ospedali del-la città è sotto controllo». Purprendendo le misure di preven-zione minima contro il virus sivive quasi nella normalità. «Cisono stati attimi di panico quan-do sono stai registrati due deces-si: il primo in una clinica privatapoi chiusa per un mese, il secon-do in una struttura pubblica incui hanno serrato un reparto. Idue episodi hanno fatto risalirela soglia di attenzione dal puntodi vista sanitario. «I test con itamponi vengono fatti ma inmodo molto selettivo e troppolimitato», sostiene il missionario.«Del resto i tamponi non sonodirettamente a disposizione degliospedali, ma sono gestiti central-mente dal governo».

Da decenni i camilliani sonoimpegnati in Benin, dove gesti-scono alcune strutture sanitarie el’ospedale La Croix a Cotonou.Molti confratelli sono laureati inmedicina o infermeria e si sonoadoperati subito per contrastarela diffusione del covid-19: adot-tando le linee guida dell’O rga-nizzazione mondiale della sanità(Who) e sensibilizzando i pa-zienti che frequentano i centri.«L’educazione per la prevenzio-ne è l’unico baluardo per evitareil disastro», dice il superiore pro-vinciale, «soprattutto in un pae-se come il Benin che prima delloscoppio della pandemia possede-va meno di 15 respiratori». Il go-verno tiene informata la popola-zione sulle buone pratiche da se-guire e ha imposto l’utilizzo del-le mascherine, mentre guanti etute sono presenti negli ospedalie nelle strutture sanitarie.

Il carisma dei camilliani èquello di servire Dio negli am-malati, anche mettendo in peri-colo la propria vita, come vuoleil quarto voto dell’ordine. Intempo di pandemia, riflette pa-dre Guy-Gervais, «ciò risvegliain noi l’impegno nel cuore diquesta situazione, così come inostri confratelli l’avevano fattovarie volte durante la peste nelcuore dell’Europa». Con il coro-navirus le attività missionarie so-

no cambiate, soprattutto «il mo-do di concepire il triage dei pa-zienti e l’igiene», continua ilmissionario, «consapevoli che lasalvezza collettiva dipende daquesti elementi. Abbiamo rivistoil circuito dei pazienti in ambu-latorio e provato a limitare, nonsenza fatica, le visite dei paren-ti». È grazie ai religiosi se i po-veri riescono più facilmente adaccedere alle cure.

I beninesi sono consapevolidei pericoli del virus: hanno ac-cettato le limitazioni imposte dalgoverno, indossano mascherinedi fortuna e si muovono perquanto è indispensabile. Ciò ac-cade anche in virtù dell’imp or-tanza riconosciuta alla Chiesacattolica locale. Basti pensare al-la fondamentale opera di media-zione compiuta nel 2019 per ri-solvere la crisi politica durante leultime elezioni nazionali. «Unruolo di rilievo che sempre piùqualche mano invisibile prova ascreditare, affogando le sue ge-sta», dichiara il camilliano. Cosìla Conferenza episcopale del Be-nin — che nel 2020 ha festeggia-to trent’anni di storia — ha adot-tato misure d’avanguardia per lalotta al virus che sono state ri-prese dallo Stato. Come in tanteparti del mondo, anche qui datempo non si celebra la santamessa e non si svolgono altre at-tività religiose pubbliche, anchese molte parrocchie hanno presoa farlo in streaming su YouTubeo su Facebook. Sulla radio Im-maculée Conception, invece, laChiesa locale ha messo in pro-gramma le celebrazioni eucaristi-che nelle varie lingue parlate nelPaese. «Si sente dire che a breve

potrebbero anche ricominciareregolarmente le funzioni religio-se», confida padre Gervais.

Nella mappa del rischio pan-demico redatta dall’Africa Centerfor strategic studies, attualmenteil Benin è il quinto Stato africa-no più sicuro. Tuttavia, secondole Nazioni Unite i prossimi mesisaranno decisivi per il continen-te, che dovrebbe raggiungere ilpicco delle infezioni di covid-19.«L’aumento del numero di con-tagi probabilmente non si potràevitare — conclude il missionario— ma la mia speranza è che au-menti il livello di immunità nellapopolazione, che così sarà pro-tetta dalla furia del virus. In uncontesto socioeconomico come ilnostro mi sembra sia l’unica cosasicura che duri nel tempo».

Le nomine di oggi riguardano la Chie-sa in Spagna, in Uruguay e in Angola.

Santiago Gómez Sierravescovo di Huelva (Spagna)

Nato a Madridejos, arcidiocesi di To-ledo, il 24 novembre 1957, è stato ordi-nato sacerdote il 18 settembre 1982 peril clero della diocesi di Córdoba. Haottenuto la licenza in filosofia e scienzedella comunicazione presso l’UniversitàComplutense di Madrid e quella inteologia presso la Pontificia universitàdi Comillas della capitale spagnola. Èstato professore, formatore e vice-retto-re del seminario maggiore di Córdoba,incaricato della pastorale vocazionale,parroco, presidente della commissioneesecutiva della Opera pia SantísimaTrinidad in Córdoba, vicario generale epresidente del consiglio di Caja Sur. Il18 dicembre 2010 è stato nominato ve-scovo titolare di Vergi e ausiliare di Se-villa, e ha ricevuto l’ordinazione episco-pale il 26 febbraio 2011. Nella Confe-renza dei vescovi di Spagna è membrodella commissione per l’evangelizzazio-ne, la catechesi e il catecumenato.

Arturo EduardoFajardo Bustamante

vescovo di Salto (Uruguay)

È nato ad Aiguá, allora diocesi diMinas, il 17 luglio 1961, e ha frequenta-to un liceo militare, poi i corsi di filo-sofia e di teologia al seminario maggio-

re di Montevideo. Ordinato sacerdotel’8 maggio 1988 — da Giovanni Paolo IIdurante la sua visita in Uruguay — p eril clero di Minas, è stato parroco, mem-bro del collegio dei consultori, assesso-re diocesano per la pastorale giovanile,direttore spirituale dei seminaristi mag-giori e nel 2005 è divenuto rettore delseminario maggiore interdiocesano Cri-sto Rey nella capitale Montevideo. Il27 giugno 2007 è stato eletto vescovo diSan José de Mayo, ricevendo l’o rd i n a -zione episcopale l’8 settembre successi-vo. Attualmente presiede la Conferenzaepiscopale uruguaiana.

Maurício Agostinho Camutovescovo di Caxito (Angola)Nato il 26 dicembre 1963 a Colungo

Alto, diocesi di Ndalatando, nella pro-vincia angolana di Kwanza Norte, hacompiuto gli studi teologici a Brazza-ville, nella Repubblica del Congo. Hafatto la professione religiosa nella Con-gregazione dello Spirito Santo il 5 set-tembre 1987 ed è stato ordinato sacer-dote il 28 luglio 1991. Dopo quattro an-ni di esperienza pastorale a livello par-rocchiale nella missione di Landana, indiocesi di Cabinda, è stato rettore pri-ma del seminario propedeutico dei pa-dri spiritani, nella diocesi di Malanje(1995-1999), poi dello scolasticato deipadri spiritani, nelle diocesi di Huam-bo e Benguela (1999-2000). Compiutoun triennio di studi di comunicazionesociale nell’Università Pontificia Sale-siana a Roma, è tornato in patria comecoordinatore della commissione per i

media in seno alla Conferenza episco-pale di Angola e São Tomé - Ceast(2003-2006). Quindi ha diretto l’emit-tente nazionale cattolica «Radio Eccle-sia» (2006-2010), è stato superiore pro-vinciale dei padri spiritani in Angolaper due mandati (2010-2016), e di nuo-vo direttore di «Radio Ecclesia» (dal2016).

Il nuovo segretariodell’Apsa

Fabio Gasperini

Nato a Roma il 17 ottobre 1961, è re-visore contabile, dottore commercia-lista e ha una laurea in economia ecommercio. Ha più di 25 anni diesperienza in servizi di consulenza erevisione contabile presso primarieistituzioni finanziarie: banche, assi-curazioni, società di asset manage-ment, società di intermediazione mo-biliare e società finanziarie. Attual-mente è presidente del consiglio diamministrazione di EY Ad v i s o rS.p.A.; membro del comitato esecu-tivo Advisory Service EMEIA e dell’AIIA(Associazione Italiana Internal Audi-t o rs ); Responsabile europeo del set-tore Banking e Capital Market e Re-sponsabile italiano degli Ad v i s o r yServices per il settore finanziario.

Page 8: Proteggere i migranti e far cessare le violenze in Libia...società non sono abbastanza orga-nizzate per fare posto agli anziani, con giusto rispetto per la loro digni-tà e la loro

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì-martedì 15-16 giugno 2020

quanto è difficile, sa quanto è fragilela nostra memoria, e per noi hacompiuto una cosa inaudita: ci halasciato un memoriale. Non ci ha la-sciato solo delle parole, perché è fa-cile scordare quello che si ascolta.Non ci ha lasciato solo la Scrittura,perché è facile dimenticare quelloche si legge. Non ci ha lasciato solodei segni, perché si può dimenticareanche quello che si vede. Ci ha datoun Cibo, ed è difficile dimenticareun sapore. Ci ha lasciato un Panenel quale c’è Lui, vivo e vero, contutto il sapore del suo amore. Rice-vendolo possiamo dire: “È il Signo-re, si ricorda di me!”. Perciò Gesù ciha chiesto: «Fate questo in memoriadi me» (1 Cor 11, 24). Fa t e : l’Eucari-stia non è un semplice ricordo, è unfatto: è la Pasqua del Signore che ri-vive per noi. Nella Messa la morte ela risurrezione di Gesù sono davantia noi. Fate questo in memoria di me:riunitevi e come comunità, come po-polo, come famiglia, celebrate l’Eu-caristia per ricordarvi di me. Nonpossiamo farne a meno, è il memo-riale di Dio. E guarisce la nostramemoria ferita.

Guarisce anzitutto la nostra memo-ria orfana. Noi viviamo un’epoca ditanta orfanezza. Guarisce la memoriaorfana. Tanti hanno la memoria se-gnata da mancanze di affetto e dadelusioni cocenti, ricevute da chiavrebbe dovuto dare amore e inveceha reso orfano il cuore. Si vorrebbetornare indietro e cambiare il passa-to, ma non si può. Dio, però, puòguarire queste ferite, immettendonella nostra memoria un amore piùgrande: il suo. L’Eucaristia ci portal’amore fedele del Padre, che risanala nostra orfanezza. Ci dà l’amore diGesù, che ha trasformato un sepol-cro da punto di arrivo a punto dipartenza e allo stesso modo può ri-baltare le nostre vite. Ci infondel’amore dello Spirito Santo, che con-sola, perché non lascia mai soli, ecura le ferite.

Con l’Eucaristia il Signore guari-sce anche la nostra memoria negativa,quella negatività che viene tante vol-te nel nostro cuore. Il Signore guari-sce questa memoria negativa, cheporta sempre a galla le cose che nonvanno e ci lascia in testa la tristeidea che non siamo buoni a nulla,che facciamo solo errori, che siamo“sbagliati”. Gesù viene a dirci chenon è così. Egli è contento di farsiintimo a noi e, ogni volta che lo ri-ceviamo, ci ricorda che siamo pre-ziosi: siamo gli invitati attesi al suobanchetto, i commensali che deside-ra. E non solo perché Lui è genero-so, ma perché è davvero innamoratodi noi: vede e ama il bello e il buo-no che siamo. Il Signore sa che ilmale e i peccati non sono la nostraidentità; sono malattie, infezioni. Eviene a curarle con l’Eucaristia, checontiene gli anticorpi per la nostramemoria malata di negatività. ConGesù possiamo immunizzarci dallatristezza. Sempre avremo davanti agliocchi le nostre cadute, le fatiche, iproblemi a casa e al lavoro, i sogninon realizzati. Ma il loro peso nonci schiaccerà perché, più in profon-dità, c’è Gesù che ci incoraggia colsuo amore. Ecco la forza dell’Eucari-stia, che ci trasforma in portatori diDio: portatori di gioia, non di nega-tività. Possiamo chiederci, noi cheandiamo a Messa, che cosa portiamoal mondo? Le nostre tristezze, le no-stre amarezze o la gioia del Signore?Facciamo la Comunione e poi andia-mo avanti a lamentarci, a criticare ea piangerci addosso? Ma questo nonmigliora nulla, mentre la gioia delSignore cambia la vita.

L’Eucaristia, infine, guarisce lanostra memoria chiusa. Le ferite checi teniamo dentro non creano pro-blemi solo a noi, ma anche agli altri.Ci rendono paurosi e sospettosi:all’inizio chiusi, alla lunga cinici eindifferenti. Ci portano a reagire neiconfronti degli altri con distacco earroganza, illudendoci che in questomodo possiamo controllare le situa-zioni. Ma è un inganno: solo l’amo-re guarisce alla radice la paura e li-bera dalle chiusure che imprigiona-no. Così fa Gesù, venendoci incon-tro con dolcezza, nella disarmantefragilità dell’Ostia; così fa Gesù, Pa-ne spezzato per rompere i gusci deinostri egoismi; così fa Gesù, che sidona per dirci che solo aprendoci ciliberiamo dai blocchi interiori, dalle

paralisi del cuore. Il Signore, offren-dosi a noi semplice come il pane, ciinvita anche a non sprecare la vitainseguendo mille cose inutili checreano dipendenze e lasciano il vuo-to dentro. L’Eucaristia spegne in noila fame di cose e accende il deside-rio di servire. Ci rialza dalla nostracomoda sedentarietà, ci ricorda chenon siamo solo bocche da sfamare,ma siamo anche le sue mani per sfa-mare il prossimo. È urgente oraprenderci cura di chi ha fame di ci-bo e dignità, di chi non lavora e fa-tica ad andare avanti. E farlo in mo-do concreto, come concreto è il Paneche Gesù ci dà. Serve una vicinanza

Il Papa celebra la messa del Corpus Domini nella basilica Vaticana

Accanto a chi ha famedi cibo e di dignità

Servono vere e proprie catene di solidarietà per non lasciare solo chi ci sta vicino

L’appello del Pontefice all’Angelus

Proteggere i migranti e far cessare le violenze in LibiaUn appello per la fine delle violenze in Libia e perla protezione dei migranti è stato lanciato dalPontefice al termine dell’Angelus recitato amezzogiorno di domenica 14 giugno. Prima dellapreghiera mariana il Papa aveva offerto ai fedeli —riuniti in piazza San Pietro nel rispetto delledistanze di sicurezza imposte a causa dellapandemia — una meditazione sull’Eucaristiaprendendo spunto dalla liturgia della solennità delCorpus Domini.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Oggi, in Italia e in altre Nazioni, si celebra lasolennità del Corpo e Sangue di Cristo, il C o rp u sDomini. Nella seconda Lettura della liturgiaodierna, San Paolo risveglia la nostra fede inquesto mistero di comunione (cfr. 1 Cor 10, 16-17). Egli sottolinea due effetti del calice condivi-

so e del pane spezzato: l’effetto mistico e l’effettocomunitario.

Dapprima l’Apostolo afferma: «Il calice dellabenedizione che noi benediciamo non è forse co-munione con il sangue di Cristo? E il pane chenoi spezziamo non è forse comunione con il cor-po di Cristo?» (v. 16). Queste parole esprimonol’effetto mistico o possiamo dire l’effetto spiritualedell’Eucaristia: esso riguarda l’unione con Cristo,che nel pane e nel vino si offre per la salvezza ditutti. Gesù è presente nel sacramento dell’Eucari-stia per essere il nostro nutrimento, per essere as-similato e diventare in noi quella forza rinnova-trice che ridona energia e ridona voglia di rimet-tersi in cammino, dopo ogni sosta o dopo ognicaduta. Ma questo richiede il nostro assenso, lanostra disponibilità a lasciar trasformare noi stes-si, il nostro modo di pensare e di agire; altrimen-ti le celebrazioni eucaristiche a cui partecipiamosi riducono a dei riti vuoti e formali. Tante voltequalcuno va a messa ma perché si deve andare,come un atto sociale, rispettoso, ma sociale. Mail mistero è un’altra cosa: è Gesù presente cheviene per nutrirci.

Il secondo effetto è quello comunitario ed èespresso da San Paolo con queste parole: «Poi-ché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti,un solo corpo» (v. 17). Si tratta della comunionereciproca di quanti partecipano all’Eucaristia, alpunto da diventare tra loro un corpo solo, comeunico è il pane che si spezza e si distribuisce.Siamo comunità, nutriti dal corpo e dal sanguedi Cristo. La comunione al corpo di Cristo è se-gno efficace di unità, di comunione, di condivi-sione. Non si può partecipare all’Eucaristia senzaimpegnarsi in una fraternità vicendevole, che siasincera. Ma il Signore sa bene che le nostre soleforze umane non bastano per questo. Anzi, sache tra i suoi discepoli ci sarà sempre la tentazio-ne della rivalità, dell’invidia, del pregiudizio, del-la divisione... Tutti conosciamo queste cose. An-che per questo ci ha lasciato il Sacramento dellasua Presenza reale, concreta e permanente, cosìche, rimanendo uniti a Lui, noi possiamo riceve-re sempre il dono dell’amore fraterno. «Rimanetenel mio amore» (Gv 15, 9), ha detto Gesù; ed èpossibile grazie all’Eucaristia. Rimanere nell’ami-cizia, nell’a m o re .

Questo duplice frutto dell’Eucaristia: il primo,l’unione con Cristo e il secondo, la comunionetra quanti si nutrono di Lui, genera e rinnovacontinuamente la comunità cristiana. È la Chiesache fa l’Eucaristia, ma è più fondamentale chel’Eucaristia fa la Chiesa, e le permette di essere lasua missione, prima ancora che di compierla.Questo è il mistero della comunione, dell’Eucari-stia: ricevere Gesù perché ci trasformi da dentroe ricevere Gesù perché faccia di noi l’unità e nonla divisione.

La Vergine Santa ci aiuti ad accogliere semprecon stupore e gratitudine il grande dono che Ge-sù ci ha fatto lasciandoci il Sacramento del suoCorpo e del suo Sangue.

Al termine della preghiera, dopo l’appello per laLibia, il Pontefice ha ricordato la Giornatamondiale del donatore di sangue, definendola«un’occasione per stimolare la società a esseresolidale e sensibile a quanti hanno bisogno».

Cari fratelli e sorelle,seguo con grande apprensione e anche con dolo-re la drammatica situazione in Libia. È stata pre-sente nella mia preghiera in questi ultimi giorni.Per favore, esorto gli Organismi internazionali equanti hanno responsabilità politiche e militari arilanciare con convinzione e risolutezza la ricercadi un cammino verso la cessazione delle violen-ze, che porti alla pace, alla stabilità e all’unitàdel Paese. Prego anche per le migliaia di migran-ti, rifugiati, richiedenti asilo e sfollati interni inLibia. La situazione sanitaria ha aggravato le lo-ro già precarie condizioni, rendendoli più vulne-rabili da forme di sfruttamento e violenza. C’ècrudeltà. Invito la comunità internazionale, perfavore, a prendere a cuore la loro condizione, in-dividuando percorsi e fornendo mezzi per assicu-rare ad essi la protezione di cui hanno bisogno,una condizione dignitosa e un futuro di speran-za. Fratelli e sorelle, di questo tutti abbiamo re-sponsabilità, nessuno può sentirsi dispensato.Preghiamo tutti per la Libia in silenzio.

Oggi ricorre la Giornata Mondiale del Donatoredi Sangue. È un’occasione per stimolare la socie-tà ad essere solidale e sensibile a quanti hannobisogno. Saluto i volontari presenti ed esprimo ilmio apprezzamento a tutti coloro che compionoquesto atto semplice ma molto importante diaiuto al prossimo: donare il sangue.

Saluto tutti voi, fedeli romani e pellegrini.Auguro a voi, e a quanti sono collegati con i me-dia, una buona domenica. Per favore, non di-menticatevi di pregare per me. Buon pranzo ea r r i v e d e rc i .

Oggi è urgente dar vita a «vere eproprie catene di solidarietà» perprendersi «cura di chi ha fame di ciboe dignità, di chi non lavora e fatica adandare avanti». Lo ha affermato PapaFrancesco all’omelia della messacelebrata nella basilica Vaticanadomenica mattina, 14 giugno, solennitàdel Corpus Domini.

«Ricordati di tutto il cammino che ilSignore, tuo Dio, ti ha fatto percor-rere» (Dt 8, 2). R i c o rd a t i : con questoinvito di Mosè si è aperta oggi laParola di Dio. Poco dopo Mosè ri-badiva: “Non dimenticare il Signore,tuo Dio” (cfr. v. 14). La Scrittura ci èstata donata per vincere la dimenti-canza di Dio. Quanto è importantefarne memoria quando preghiamo!Come insegna un Salmo, che dice:«Ricordo i prodigi del Signore, sì,ricordo le tue meraviglie» (77, 12).Anche le meraviglie e i prodigi cheil Signore ha fatto nella nostra stessavita.

È essenziale ricordare il bene rice-vuto: senza farne memoria diventia-mo estranei a noi stessi, “passanti”dell’esistenza; senza memoria ci sra-dichiamo dal terreno che ci nutre eci lasciamo portare via come fogliedal vento. Fare memoria invece èriannodarsi ai legami più forti, èsentirsi parte di una storia, è respira-re con un popolo. La memoria nonè una cosa privata, è la via che ciunisce a Dio e agli altri. Per questonella Bibbia il ricordo del Signoreva trasmesso di generazione in gene-razione, va raccontato di padre in fi-glio, come dice un bel passaggio:«Quando in avvenire tuo figlio tidomanderà: “Che cosa significanoqueste istruzioni […] che il Signore,nostro Dio, vi ha dato?”, tu rispon-derai a tuo figlio: “Eravamo schiavi[…] — tutta la storia della schiavitù— e il Signore operò sotto i nostriocchi segni e prodigi”» (Dt 6, 20-22). Tu darai la memoria a tuo fi-glio.

Ma c’è un problema: se la catenadi trasmissione dei ricordi si inter-rompe? E poi, come si può ricordarequello che si è solo sentito dire, sen-za averne fatto esperienza? Dio sa

reale, servono vere e proprie catenedi solidarietà. Gesù nell’Eucaristia sifa vicino a noi: non lasciamo solochi ci sta vicino!

Cari fratelli e sorelle, continuiamoa celebrare il Memoriale che guari-sce la nostra memoria — r i c o rd i a m o -ci: guarire la memoria, la memoria èla memoria del cuore —, questo me-moriale è: la Messa. È il tesoro damettere al primo posto nella Chiesae nella vita. E nello stesso tempo ri-scopriamo l’adorazione, che prose-gue in noi l’opera della Messa. Ci fabene, ci guarisce dentro. Soprattuttoora, ne abbiamo veramente bisogno.

Una benedizioneper il mondo

«Signore Gesù, guarda la tuasposa, colmala della tua presenza,e non privarla mai del tuo Corpoe del tuo Sangue». È stata questauna delle intenzioni di preghieraelevate durante la messa nellasolennità del Santissimo Corpo eSangue di Cristo, celebrata daPapa Francesco all’altare dellaCattedra della basilica vaticana,domenica mattina, 14 giugno. Acausa dell’emergenza sanitaria dacovid-19, un numero limitato difedeli ha potuto partecipare alrito, nel giorno in cui la Chiesaloda e onora il Corpus Domini.Nelle altre intenzioni si è pregatoper i sacerdoti, perché sianosantificati dal sacramentoeucaristico; per i governanti,perché il Signore renda «sapientii loro progetti» e li aiuti «nelquotidiano servizio dei popoliloro affidati»; per i seminaristi,perché modellino il loro cuore suquello di Cristo; e per i poveri e isofferenti, affinché siano sostenutidall’amicizia e dalla speranza delSignore e dalla carità fraterna.Dopo la comunione, si è svoltal’adorazione e la benedizioneeucaristica. Al canto del Adoro tedevote, è stato espostonell’ostensorio il SantissimoSacramento. Poi, al canto delTantum ergo, il Papa ha benedettoi presenti — tra i quali il cardinalearciprete della basilica vaticanaAngelo Comastri e il vescovoVittorio Lanzani, delegato per laFabbrica di San Pietro — e quantierano collegati attraverso i mezzidi comunicazione sociale.Dopo le acclamazioni, il diaconoha riposto il SantissimoSacramento, mentre l’assemblea siscioglieva al canto dell’antifonamariana Sub tuum praesidium.

Risvegliarsi dal letargo della responsabilità per contrastare il rischio dell’i n d i f f e re n z aCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

gli altri da quel dolore, o quanto-meno accompagnarli contro un ma-le che faceva di tutto per distrugge-re la possibilità stessa di questacompagnia. Quelle mani tese sonostate le mani di Dio che chiede, peraccarezzare l’uomo, la collaborazio-ne delle mani di altri uomini. Il ge-sto di tendere la mano al povero,osserva il Papa, «fa risaltare, percontrasto, l’atteggiamento di quantitengono le mani in tasca e non silasciano commuovere dalla povertà,di cui spesso sono anch’essi compli-ci. L’indifferenza e il cinismo sonoil loro cibo quotidiano».

Si diventa collaboratori della te-nerezza di Dio o indifferenti nontutto di un colpo ma attraverso un

“cibo quotidiano”. «Non ci si im-provvisa strumenti di misericordia»continua il Papa nel Messaggio: «Ènecessario un allenamento quotidia-no, che parte dalla consapevolezzadi quanto noi per primi abbiamobisogno di una mano tesa verso dinoi. Questo momento che stiamovivendo ha messo in crisi tante cer-tezze. Ci sentiamo più poveri e piùdeboli perché abbiamo sperimenta-to il senso del limite e la restrizionedella libertà. La perdita del lavoro,degli affetti più cari, come la man-canza delle consuete relazioni inter-personali hanno di colpo spalancatoorizzonti che non eravamo più abi-tuati a osservare. Le nostre ricchez-ze spirituali e materiali sono statemesse in discussione e abbiamo sco-perto di avere paura. Chiusi nel si-

lenzio delle nostre case, abbiamo ri-scoperto quanto sia importante lasemplicità e il tenere gli occhi fissisull’essenziale».

Tenere gli occhi fissi, cioè osser-vare. E ob-bedire, cioè mettersi inascolto, perchè c’è un grido nellastoria degli uomini che deve essereascoltato. Così si arriverà a conosce-re le sofferenze degli altri. Questoforse è il passaggio più delicato: ilmondo oggi sembra essere diviso indue parti che tra loro s’ignorano, gliuni non sanno niente della vita de-gli altri, non riescono a trovare unpunto di incontro (questo sarebbe il“luogo” della politica), e il loro ur-tarsi diventa inevitabilmente unoscontro. Ma solo se si conoscono lesofferenze, se le si ri-conoscono, sipuò veramente passare all’azione

del venire incontro, soccorrere, sal-vare. Su questo passaggio il Papaha parole quanto mai nette e ine-quivocabili: «Non possiamo sentirci“a posto” quando un membro dellafamiglia umana è relegato nelle re-trovie e diventa un’ombra. Il gridosilenzioso dei tanti poveri deve tro-vare il popolo di Dio in prima li-nea, sempre e dovunque, per dareloro voce, per difenderli e solidariz-zare con essi davanti a tanta ipocri-sia e tante promesse disattese, e perinvitarli a partecipare alla vita dellacomunità». È un discorso che hasenz’altro conseguenze politiche maprima ancora è profondamenteumano e autenticamente cristiano,rivolto al popolo dei cristiani, cheper loro natura non possono, suquesta terra, sentirsi “a posto”.

SA N TA SEDE

Il Reverendo Monsignore L’ubomír Welnitz,del Clero dell’Associazione clericale Opera diGesù Sommo Sacerdote e Officiale della Peni-tenzieria Apostolica, è stato nominato Ceri-moniere Pontificio.