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PREMESSA

La Demenza è una malattia progressiva che con il tempo porta le persone colpite

ad avere una compromissione delle facoltà linguistiche, mnesiche e logiche.

Esse sono indispensabili sia per modulare il nostro comportamento, in base alle

condizioni ambientali sia per modificare tali condizioni e rispondere meglio ai bisogni,

per una vita autonoma.

Frequentemente la malattia ha un inizio insidioso ed i primi segni di malattia

sono per lo più notati da un familiare e sono rappresentati dalla difficoltà a ricordare

informazioni utili o a ritrovare oggetti di uso quotidiano, creando problemi nello

svolgimento delle normali attività quotidiane.

La persona potrebbe anche apparire confusa, manifestare comportamenti

strani, avere difficoltà nel trovare le parole e nel concludere un discorso in modo

coerente. Questi sintomi impediscono il normale adattamento ai cambiamenti

ambientali.

Per ovviare alla progressiva perdita di capacità cognitive, l’impiego di attività di

stimolazione cognitiva costituisce un intervento mirato per l’attivazione delle capacità

ancora parzialmente presenti, coinvolgendo l’anziano in modo gradevole e rinforzante.

Per far questo diviene indispensabile possedere una adeguata conoscenza dello stato

funzionale, cognitivo, emotivo e comportamentale delle persone che vogliamo

coinvolgere.

Una valutazione precisa e puntuale costituisce quindi il primo passo

indispensabile perché si possa parlare effettivamente di attività di stimolazione.

Quindi durante l’intero decorso della malattia, al fine di limitarne le

conseguenze e di rallentarne l’evoluzione, è possibile ricorrere agli interventi

riabilitativi, che consistono in un complesso di approcci che permettono di mantenere

più elevato il livello di autonomia compatibile con la malattia.

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Ogni intervento programmato deve includere "attività senza sconfitta", fruire

della collaborazione di tutte le figure professionali e dei familiari dei malati.

Gli obiettivi della terapia riabilitativa possono essere riassunti nei seguenti

punti:

Favorire l’utilizzo ed il mantenimento temporaneo delle funzioni residue ;

promuovere il benessere della persona, dando al termine benessere il significato

del "miglior livello funzionale possibile in assenza di condizioni di stress";

risolvere o controllare i problemi comportamentali;

ridurre lo stress di chi assiste.

Il deterioramento cognitivo non si presenta in tutti i soggetti con le stesse

caratteristiche e con lo stesso livello di gravità. La stimolazione cognitiva è un’attività

altamente strutturata, da non confondere con qualsiasi tipo di proposta ludico-

ricreativa e prevede come elemento imprescindibile la conoscenza del livello di

funzionamento complessivo e modulare la proposta di attività in modo da promuovere

l’utilizzo delle capacità ancora sufficientemente conservate.

Nel Centro Diurno per le demenze "Villa Anita" vengono utilizzati dei protocolli

che sono focalizzati su:

la presa in carico medica (neurologica e psicologica) dei pazienti nelle varie fasi di

malattia

la valutazione neuropsicologica

il follow up neuropsicologico dei pazienti

la stimolazione neuropsicologica

la valutazione delle autonomie

la valutazione e il monitoraggio dei parametri vitali del paziente

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la presa in carico delle famiglie

la supervisione delle èquipe

la valutazione e il monitoraggio dello stato emotivo, funzionale e motivazionale del

paziente

la valutazione e la presa in carico fisioterapica del paziente

il lavoro di stimolazione multidisciplinare fatto dai diversi operatori.

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FILOSOFIA DI INTERVENTO DEL CENTRO DIURNO "VILLA ANITA"

Il Centro Diurno utilizza interventi che si fondano sullo studio, sulla analisi,

sulla rielaborazione e sull’adattamento di interventi noti, integrando approcci

differenti, quali: R.O.T., Memory Training (protocolli di intervento di "attivazione

cognitiva"); Terapia di Reminiscenza, Interventi di Validazione (interventi di tipo

psicologico); Validation Therapy (approccio di carattere validante) e il Metodo Gentle

Care (approccio protesico).

Seguendo la logica del miglioramento continuo, si individuano approcci sempre

più efficaci alla gestione della persona affetta da demenza e si offre inoltre anche un

valido supporto alla sua famiglia.

Il Centro Diurno "Villa Anita" si caratterizza per l'utilizzo del Medoto Gentle

Care di Moyra Jones, un approccio di tipo protesico volto alla cura della persona con

demenza, che accoglie e supporta piuttosto che cimentare o sfidare il malato e che ha

come obiettivo principale il benessere, inteso come miglior livello funzionale possibile

per quel singolo malato, in assenza di segni di stress.

Con il sistema Gentle Care le persone, operatori e caregiver, sono intese come

“agenti terapeutici” fondamentali per la persona demente e per questo

necessariamente legati tra loro dalla progettazione e condivisione quotidiana del

programma terapeutico del paziente.

Gli interventi di Gentle Care, in sintesi, si orientano su tre direttrici principali:

Ridurre lo stress, ovvero eliminare o limitare il più possibile le condizioni che

possano creare stress al paziente.

Aumentare il benessere, ovvero individuare gli aspetti e le situazioni che

favoriscono il benessere del paziente (dal soddisfacimento del bisogno di

sicurezza e integrità biologica attraverso controllo del dolore, l’assunzione di

posizioni confortevoli, i riposi adeguati, la conservazione dell’energia al

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soddisfacimento del bisogno di appartenenza alla possibilità di ritrovare

autostima e possibilità quotidiane di autorealizzazione).

Ricercare i punti di forza del paziente e individuare delle protesi per lui più

funzionali attraverso l’ausilio di protesi rappresentate da qualsiasi elemento

(oggetto, spazio, situazione, immagine, suono, musica, attività) che ha un

effetto positivo per il benessere della persona assistita.

Le attività del centro sono ispirate ad una filosofia di cura e assistenza centrata sullapersona, riconosciuta come soggetto attivo, con una storia, un’identità e unapersonalità.

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PRINCIPI ISPIRATORI Il Centro Diurno "Villa Anita", riconosce ai suoi ospiti, ai loro familiari la tutela dei seguenti

diritti:

Centralità della persona: ogni ospite inserito nel Centro, è primariamente una

Persona caratterizzata da una storia e da un’identità personale e sociale;

nell’accoglierlo, il personale s’impegna a valorizzare la totalità del suo essere;

s’impegna altresì, a privilegiare un approccio di tipo dinamico e riabilitativo.

Eguglianza: ogni Ospite del Centro è titolare del medesimo diritto a ricevere

un’assistenza personalizzata, mirata al soddisfacimento dei bisogni

fondamentali nel rispetto della sua patologia, delle sue credenze ed abitudini.

Riconoscimento e valorizzazione della dignità: la vita è degna di cura e

attenzione in qualunque fase del suo ciclo.

Partecipazione: è favorita la partecipazione degli utenti, dei loro Famigliari e

degli operatori alla vita del Centro; l'utente non viene più visto come oggetto di

cura ma bensì come soggetto attivo.

Privacy: le informazioni personali, la documentazione scritta di tutti gli eventi

più importanti, le certificazioni mediche, i progetti personalizzati, i dati relativi

ai redditi, alle pensioni, alle invalidità ecc. sono trattati nel rispetto della

normativa vigente.

Professionalità: tutto il personale operante nei Centri Diurni ha i titoli

professionali per svolgere le mansioni assegnate, frequenta i corsi di

formazione previsti e gli incontri di supervisione, ogni nuova assunzione è

preceduta da un’attenta verifica dei requisiti, richiesti nello specifico ruolo.

Protezione: sono previsti specifici protocolli per tutelare il benessere, la

sicurezza e la salute degli anziani e degli operatori, il rischio di incidenti o danni

agli utenti o al personale è ridotto al minimo.

Efficienza ed efficacia. Il Centro Diurno adotta le misure idonee per

garantire un servizio di qualità ispirato ad efficienza ed efficacia.

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L'organizzazione mira a raggiungere il massimo livello di efficacia delle

prestazioni rese con la maggior funzionalità possibile.

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OBIETTIVI

Il Centro Diurno "Villa Anita" ha fra i suoi obiettivi quelli di:

fare diagnosi, cura e follow up delle varie forme cliniche di deterioramento

cognitivo;

offrire interventi di tipo assistenziale e riabilitativo che rallentino il

decadimento psico-fisico, mediante un’assistenza globale e calibrata su piani di

intervento personalizzati (P.A.I.);

contribuire al riequilibrio dell’intervento farmacologico ed al trattamento della

comorbilità anche al fine di evitare ricoveri impropri e precoci

istituzionalizzazioni e di ridurre la spesa sanitaria complessiva (per farmaci e

assistenza);

controllare/contenere i disturbi del comportamento associati alla demenza,

mettendo a punto strategie assistenziali e di prevenzione finalizzate a

rallentare il progredire della patologia;

supportare le famiglie nell’assistenza continuativa all’ospite, prevenire

situazioni estreme di stress psico-fisico, offrire ascolto e sostegno qualificati

nell’affrontare la malattia anche da un punto di vista psico-relazionale;

promuovere nei famigliari processi cognitivi, comportamentali ed emotivi che

facilitino la gestione appropriata del proprio caro al domicilio al fine di

implementare le capacità dei caregivers di attivare fattori protettivi di

mediazione (gestibilità del paziente in altri contesti);

sviluppare collegamenti strutturati con gli altri servizi della rete ed attivare

sinergie per sviluppare attività di aggiornamento, formazione e

sensibilizzazione alle tematiche connesse alla demenza per prevenire i rischi di

isolamento sociale dell’utente e della famiglia;

creare un ambiente atto a favorire esperienze relazionali e di socializzazione

caratterizzate dalla serenità e dal benessere e a ridurre le forme di

disadattamento che sono alla base dei disturbi comportamentali;

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mantenere e rafforzare l’autonomia dell’utente, stimolando le capacità e le

risorse presenti (motorie, manipolative, esplorative, sensoriali, ricreative);

aiutare la famiglia nella gestione del carico assistenziale garantendole momenti

di sostegno e sollievo;

monitorare l’evoluzione epidemiologica sul territorio e promuovere ricerche sul

deterioramento cognitivo e sulle malattie psicogeriatriche.

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STRUTTURA E DESTINATARI

Il Centro Diurno Integrato per le demenze è sito presso la struttura "VillaAnita" di Terlizzi, una villa ottocentesca posizionata in una strada bene collegata con imezzi pubblici e con un grande parco.

All’interno della struttura sono state completamente eliminate le barrierearchitettoniche; gli spazi comuni all’interno e all’esterno sono usufruibili da tutti gliutenti, al fine di agevolare la socializzazione e la qualità della vita.

Il Centro Diurno "Villa Anita" accoglie:

soggetti in condizione di non autosufficienza, che per il loro declino cognitivoe funzionale esprimono bisogni non sufficientemente gestibili a domicilio perl’intero arco della giornata.

soggetti affetti da demenza, associata o meno a disturbi delcomportamento, non affetti da gravi deficit motori, gestibili in regime disemiresidenzialità, capaci di trarre profitto da un intervento integrato, cosìcome definito dal rispettivo Piano assistenziale individualizzato (PAI).

Non possono essere accolti le seguenti tipologie di pazienti:

malati psichici; soggetti affetti da demenza di grado avanzato, tale da non consentire il

ciclo semiresidenziale di assistenza e le tipologie di prestazioni ivi erogabili; soggetti con disturbi del comportamento di entità tale da compromettere lo

svolgimento delle attività di Villa Anita.I posti disponibili nella struttura sono 30.

Nel Centro Diurno "Villa Anita" viene adottato un approccio alla persona di tipo

globale e una metodologia che privilegia il lavoro di equipe. Le diverse figure

professionali modulano il proprio specifico intervento in integrazione con gli altri ruoli,

condividono gli obiettivi ed individuano comuni strategie e modalità di relazione nei

confronti dell’anziano e dei suoi familiari.

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PROGRAMMI DI STIMOLAZIONE COGNITIVA

Negli ultimi anni l'approccio clinico alle demenze si è modificato radicalmente,

arrivando alla conclusione che l'integrazione di interventi farmacologici e di

stimolazione cognitiva possa determinare un reale miglioramento della qualità della

vita del paziente e della sua famiglia e, in molti casi, rallentare l'evoluzione del deficit

cognitivo .

Le principali strategie e metodiche impiegate nel paziente affetto da demenza

sono molteplici e le attività sono finalizzate a stimolare e attivare competenze

cognitive e mnestiche ancora in atto attraverso la presentazione di esercizi finalizzati

a stimolare il linguaggio, la lettura, la scrittura, la capacità di riconoscere e

denominare oggetti, di associare e classificare le immagini, fotografie, oggetti e

colori.

Le attività che vengono svolte all'interno del Centro Diurno per le Demenze

"Villa Anita" sono quelle di seguito descritte :

1. R.O.T. (Interventi di orientamento alla realtà )

2. Memory Traning (Interventi di stimolazione mnesica)

3. Terapia Della Reminiscenza (Rt)

4. Terapia della Rimotivazione

5. Validation Therapy

6. Mnemotecniche

7. Terapia comportamentale

8. Terapia occupazionale

9. Musicoterapia

10. Laboratorio di cucina

11. Laboratorio di ortoterapia

12. Pet Terapy

13. Doll Terapy

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14. Gite

15. Treno virtuale (in allestimento)

16. Giardino d’Inverno Alzheimer (in allestimento)

1. R.O.T. – (Interventi di Orientamento alla Realtà)

Nei soggetti affetti da demenza, in particolare in quelli con un livello cognitivo

di grado lieve/moderato la ROT, è la più diffusa terapia cognitiva e produce, buoni

risultati. La ROT è finalizzata a riorientare il paziente rispetto a sé, alla propria

storia e all’ambiente circostante.

L’obiettivo fondamentale è quello di ridurre la tendenza all’isolamento rendendo

il soggetto ancora partecipe alle relazioni sociali e all’ambiente che lo circonda.

Tramite ripetitive stimolazioni verbali, visive, scritte, musicali, si possono rafforzare

le informazioni di base del paziente rispetto alle coordinate spazio-temporali ed alla

storia personale. Gli interventi sono rivolti all’orientamento nel tempo,

all’orientamento nello spazio, all’orientamento rispetto a se stessi. Il livello di

stimolazione deve essere modulato rispetto alle risorse del paziente.

2. Memory Training (Ciclo di Esercizi per la Memoria)

Si rivolge tanto ai pazienti affetti da demenza medio-lieve senza associati

disturbi comportamentali quanto ai loro familiari.

L’intervento si propone due obiettivi:

stimolare e migliorare la memoria procedurale del paziente coinvolgendolo

nelle attività di base e strumentali della vita quotidiana;

formare il familiare del paziente al fine di fargli apprendere le tecniche di

stimolazione della memoria procedurale per poter proseguire l’intervento a

domicilio.

3. Terapia Della Reminiscenza (Rt)

La terapia della Reminiscenza consiste in un trattamento psicosociale che

prevede la discussione di attività passate, eventi e esperienze, con la persona o un

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gruppo di persone. Il laboratorio di reminiscenza utilizza, per favorire il riemergere

dei ricordi, video, musica, immagini, libri di storia, oggetti, fotografie, articoli,

letture. Le persone con demenza riescono a rievocare in alcune fasi della malattia

i ricordi della loro infanzia e giovinezza provando piacere nel raccontarli.

I laboratori di reminiscenza vanno incontro alla normale tendenza dell'anziano

di rievocare ricordi del passato e permettono di dare voce e rivivere frammenti della

propria vita, un ascolto attento ed un interesse partecipe sembrano influenzare

l'umore della persona in senso positivo e migliorare l'autostima. La presenza di ausili

(immagini, video, oggetti ecc.) permettono di migliorare la rievocazione.

4. Terapia Di Rimotivazione

La terapia di rimotivazione è una tipologia di intervento cognitivo-

comportamentale che si pone l’obiettivo di rivitalizzare l’interesse del paziente verso

stimoli esterni e relazionali, limitando e contrastando la tendenza all’isolamento. Le

sedute si caratterizzano per la forte direttività dove il paziente viene spronato a

discutere di argomenti di attualità che risultano vicini alla realtà della persona.

Tale terapia si è mostrata particolarmente efficace per quei pazienti che

manifestano sintomi depressivi non gravi o con disturbi dell’umore, indipendentemente

dalla presenza di deficit cognitivi, purché in grado di seguire una conversazione.

5. Validation Therapy

Tale terapia è diretta al miglioramento della comunicazione verbale e non

verbale dei pazienti affetti da patologia di demenza e risulta essere adatta a ridurre

l’agitazione e gli altri problemi comportamentali. È un approccio umanistico che facilita

la soluzione dei conflitti irrisolti degli anziani disorientati, incoraggiandoli

nell’espressione dei loro sentimenti.

L’obiettivo principale è cercare di restituire alla persona disorientata il senso

dell’identità, della dignità, del proprio valore, insieme al tentativo di diminuire il livello

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dello stress e il senso di infelicità, confermando i sentimenti del paziente, senza

analizzare e interpretare.

6. Mnemotecniche

Sono caratterizzate dal recupero di una stessa informazione ad intervalli di

tempo crescente, per rendere il ricordo facilmente accessibile. È il soggetto stesso

ad applicarle mentalmente, dopo averle apprese. Interventi riabilitativi che adottano

questa tecnica si dimostrano efficaci nell’identificazione di oggetti, nell’associazione

nome-faccia, nella collocazione spaziale degli oggetti e nella programmazione di

attività quotidiane.

7. Terapia Comportamentale

La terapia comportamentale si prefigge l'obiettivo di rafforzare

comportamenti positivi e contrastare o limitare le reazioni e i comportamenti negativi.

Tale approccio prevede che i pazienti affetti da demenza possano riconoscere gli

antecedenti di un comportamento o di un disturbo comportamentale come

l'aggressività, il vagabondaggio o l'incontinenza.

L'idea è di modificare tali comportamenti al fine di ottenere una reazione

positiva o un comportamento corretto attraverso il principio del condizionamento

operante, sfruttando cioè la memoria implicita che i pazienti ancora possiedono.

8. Terapia occupazionale

Nell'ambito degli approcci riabilitativi un ruolo di rilievo è svolto dalla terapia

occupazionale che, tramite esprime il concetto secondo il quale l’essere impegnati

costituisce un bisogno primario dell’essere umano e che un’attività svolta in maniera

mirata ha degli effetti terapeutici. Obiettivo della terapia occupazionale è potenziare

la capacità di azione della persona negli ambiti per lei importanti inerenti l’autonomia e

l’indipendenza, la produttività, il tempo libero e la ricreazione nel contesto in cui vive.

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In maniera mirata e orientata alle risorse, la terapia occupazionale fa leva su

attività specifiche, adattamento all’ambiente e consulenza consentendo ai fruitori di

migliorare la propria capacità di azione nella quotidianità, la partecipazione sociale, la

qualità e la soddisfazione di vita individuali.

9. Musicoterapia

Disciplina recente in quanto a impianto scientifico e metodologico, ma

antichissima in quanto prassi, si colloca nel contesto delle arti terapie e comprende un

insieme di tecniche che facilitano la presa di contatto del paziente con il proprio

mondo interno e promuovono nel contempo la consapevolezza dei processi emotivi. La

Musicoterapia, permette di comunicare, con l'aiuto del terapeuta, attraverso un

codice alternativo rispetto a quello verbale partendo dal principio dell'ISO (identità

sonora individuale) che utilizza il suono, la musica, il movimento per aprire canali di

comunicazione ed una finestra nel mondo interno dell'individuo.

10. Laboratorio di cucina

Il laboratorio di cucina, mira all’acquisizione di autonomie, strumenti e

strategie individualizzate per sviluppare iniziativa e creatività oltre che relazioni

positive tra i partecipanti in quest’ambiente domestico. Il laboratorio è un progetto

educativo-riabilitativo globale rivolto a tutti gli utenti (tenendo conto delle differenti

potenzialità).Cucinare è un’attività che racchiude molteplici esperienze in quanto

coinvolge tutti i canali sensoriali (tatto, olfatto, gusto, vista e udito), vari aspetti

cognitivi (programmazione, scelta, dosaggio, scansione di una sequenza, rievocazione di

una procedura, ricordi passati, memorizzazione, attenzione, ecc..), socio-affettivi

(collaborazione, partecipazione attiva ad una attività di gruppo, motivazione, ecc..),

percettivo-motori (tagliare, sminuzzare, impastare, ecc..).

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Gli obiettivi generali del laboratorio sono:introdurre, sperimentare e apprendere

l’utilizzo di piccoli ausili o strategie per cucinare in modo più sicuro ed efficace;

stimolare la creatività, la pianificazione, l’orientamento e l’organizzazione spazio-

temporale e la risoluzione di problemi; incrementare la motricità fine e la

coordinazione oculo-manuale e bimanuale; ideare e creare un ricettario personalizzato;

stimolare la partecipazione e l’instaurarsi di una relazione positiva e costruttiva tra le

partecipanti del gruppo; migliorare l’autostima e la sicurezza nelle proprie capacità.

11. Laboratorio di Ortoterapia

Questa modalità terapeutica permette di prendersi cura di organismi vivi, da

soli o in gruppo, stimola il senso di responsabilità e la socializzazione; combatte

efficacemente il senso di isolamento e di inutilità in persone con handicap fisici molto

gravi o negli anziani soli; a livello fisico sollecita l'attività motoria, migliora il tono

generale dell'organismo e contribuisce ad attenuare stress e ansia. Inoltre, poter

godere della vista di un paesaggio verde aiuta a sopportare meglio il dolore, la

depressione, e addirittura stimola la ripresa dell'organismo in fase di convalescenza.

Tra le finalità terapeutiche:

Ridurre i problemi comportamentali e, in particolare: il disorientamento

spazio temporale, i tentativi di fuga, il girovagare afinalistico (wandering) e

le reazioni catastrofiche;

Ridurre l'uso dei farmaci psicoattivi;

Rallentare il declino delle capacità funzionali;

Stimolare le capacità residue;

Stimolare la memoria remota dei pazienti nei riguardi delle loro attività

precedenti, come ad esempio coltivare l’orto, accudire i fiori, passeggiare

nel giardino, ecc.

Favorire la socializzazione.

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12. Pet Terapy

La pet therapy è una terapia che può “ravvivare” i meccanismi cerebrali

dell’attenzione, stimola il coordinamento psicomotorio, riaccende motivazioni, aiuta a

relazionarsi. Può ridurre i sintomi psicologico - comportamentali perché evoca emozioni

positive, comporta stimolazioni tattili piacevoli e elementi ludici. Il paziente arriva a costruire

con l’animale una relazione non verbale.

13. Doll Terapy o Terapia della Bambola

E’ una terapia all’avanguardia, indirizzata ad affrontare le diverse problematiche

inerenti a disturbi del tono dell’umore e disturbi comportamentali che rendono evidenti le

difficoltà di gestione della persona malata nella sua quotidianità.

La bambola terapeutica presenta particolari caratteristiche (peso, posizione delle

gambe e delle braccia, dimensioni e tratti somatici) che attivano relazioni tattili e di

maternage che favoriscono la gestione e in alcuni casi la diminuzione dei disturbi del

comportamento come agitazione, aggressività, apatia e comportamento motorio non adeguato.

L’efficacia della bambola riguarda sia l’area comportamentale che quella cognitiva,

permette infatti una stimolazione dei processi della memoria. Sollecitando, per esempio, la

memoria procedurale (grazie anche alla vestizione e svestizione della bambola) si attiva una

modalità organizzativa che il paziente, in seguito, trasferisce su di sé con una stimolazione

della memoria e della capacità attentiva.

La bambola evoca dinamiche relazionali proprie dell’infanzia e, in persone con

demenze gravi, in cui vi è una compromissione importante delle funzioni cognitive, essa

diviene uno strumento simbolico, un bambino di cui prendersi cura e che “regala”

emozioni.

14. Gite

Le gite rappresentano uno strumento terapeutico con effetti estremamente

benefici sul paziente affetto da demenza, in quanto influiscono sulla sfera

dell’orientamento personale e cognitivo. Vengono realizzate uscite sul territorio per

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mantenere le attività strumentali di vita quotidiana e per contrastare il rischio di

isolamento ed emarginazione.

Facendo passeggiate immersi in un ambiente naturale l’organismo può attingere

alle frequenze riequilibranti delle tre maggiori fonti di energia della natura, che

permettono di ottenere benessere psico-fisico: la luce, l’energia del sole, il canto

degli uccelli, il rumore del vento, dell’acqua, il contatto con il terreno, i profumi

dell’erba e dei fiori. La passeggiata terapeutica ha il fine di stimolare attraverso la

natura, in un setting tranquillo e colorato tutti i sensi della persona che può

rigenerarsi e acquisire benessere e tranquillità.

Si crea così l’opportunità di una gita, una passeggiata all’aperto che permette al

caregiver di riappropriarsi di uno spazio per sé, affidando ad altri il proprio familiare

che così facendo lo sollevano per alcune ore dalla responsabilità costante della sua

cura. Caratteristica del progetto è che il tutto si svolga in un contesto di

normalità che: è rispettoso della dignità della persona e del suo contesto, lenisce il

disagio nella condivisione di attività ricreative tipiche della vita ‘normale’, ripristina

socialità e limita l’autoisolamento e la solitudine.

15. Il Treno Virtuale (in allestimento)

E’ una terapia non farmacologica innovativa che consente la riduzione e la gestione dei

disturbi del comportamento presenti nella malattia di Alzheimer. Lo studio, che ha permesso

di validarlo come strumento efficace dal punto di vista terapeutico, considera e analizza

l’idea del viaggio come viene percepito dal malato di Alzheimer. Offrire infatti un aiuto

concreto alle persone con questa patologia significa anche uscire dai nostri usuali schemi di

pensiero, accettando la realtà così come viene vissuta dal paziente.

Questa premessa e questa riflessione ci permettono di comprendere quanto uno

strumento di cura apparentemente lontano dai percorsi terapeutici tradizionali, possa essere

un valido supporto alle terapie convenzionali. Il viaggio diventa quindi un momento di fuga, un

viaggio nei ricordi, nel passato che ritorna presente e restituisce serenità e benessere.

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16. Giardino d’Inverno Alzheimer (in allestimento)

Il “Giardino d’Inverno Alzheimer” è uno spazio interamente dedicato alle

esigenze motorie, esplorative e relazionali di questa particolare categoria di Ospiti. É

presente una duplice possibilità fruitiva del “Giardino”, per attività animative guidate

o per il libero wandering dei residenti. Il Giardino arricchisce il più possibile il

presente quotidiano della persona con problemi di demenza di contenuti il più possibile

vitali e stimolanti, attraversando percorsi attivanti la libertà e la fantasia e

ambientazioni più suggestive per la memoria e i vissuti interiori.

Il Giardino d’Inverno Alzheimer è un laboratorio dei sensi ed uno spazio aperto

offerto alle libertà esplorative e manipolative delle persone dementi: è un ambiente

da percorrere in sicurezza e libertà, una realtà liberata da proibizioni e messaggi

difficili da codificare, un luogo dell’accoglienza e della memoria, con licenza di

toccare, manipolare interpretare ogni cosa in sintonia con il proprio presente

interiore.

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PROGRAMMI DI STIMOLAZIONE DI TIPO NEUROMOTORIO

Le attività fisioterapiche hanno l’obiettivo di limitare l’impatto di condizioni

disabilitanti tramite interventi che permettano di conservare il più elevato livello di

autonomia compatibile con una determinata condizione clinica; utilizzare un

approccio multidimensionale che coinvolga più figure professionali, finalizzato a

migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da demenza; riappropriarsi della

coscienza del proprio corpo.

Durante le sedute fisioterapiche il rapporto Fisioterapista–Paziente–Familiari

gioca un ruolo molto importante, in quanto il feeling che si instaura permette una

maggiore collaborazione sia da parte del paziente durante l’esecuzione di queste

attività fisiche, che da parte dei familiari.

Bisogna tener sempre conto della forte componente psicologica che questa

patologia sviluppa sul paziente e non bisogna mai sottovalutarla. Molto importante è il

ruolo del fisioterapista che deve cercare di far capire sia al paziente sia ai suoi

familiari quanto sia importante il movimento del corpo e tutti i benefici che se ne

possono trarre. Gli incontri sono rivolti a Ospiti con un grado di compromissione

medio e lieve e hanno il compito di aiutare l’anziano a compiere quei movimenti che lo

agevoleranno negli atti quotidiani della vita. Il setting è molto informale e ludico e

permette all’Ospite di sperimentarsi ed esercitarsi. L’attività prettamente motoria

si integra con la stimolazione cognitiva soprattutto di tipo spazio-temporale.

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LA VALUTAZIONE COGNITIVA

Il presupposto di ogni intervento di riabilitazione presuppone una diagnosi, che

prevede la descrizione dei sintomi, la valutazione del rapporto che il malato instaura

con l’ambiente circostante dopo l’insorgere della malattia. L’obiettivo della terapia

riabilitativa è la reintegrazione funzionale del paziente nell’ambiente e non il semplice

recupero delle abilità compromesse.

La terapia riabilitativa verrà costruita sulla base dei risultati ottenuti tramite

l’applicazione della batteria diagnostica. L’efficacia del trattamento potrà essere

valutata con la somministrazione della stessa batteria, confrontando i punteggi

ottenuti dopo il trattamento con i punteggi presenti alla baseline, confrontando

statisticamente i risultati.

Ogni intervento programmato deve permettere all’ospite di esprimere al meglio

quello che sa fare; aiutarlo in ciò che non riesce a compiere autonomamente,

graduando il supporto a seconda del suo reale grado di necessità; mantenere per il

maggior tempo possibile le sue capacità intellettive e funzionali, contrastando il grado

di deterioramento della malattia; agevolare i processi di comunicazione e stimolare i

contatti sociali; favorire l’assunzione di significato e ruolo; ridurre lo stress. È

essenziale creare un’atmosfera piacevole in senso estetico, sociale e affettivo, che

aiuti il soggetto a ritrovare elementi familiari e rassicuranti.

Come primo step bisognerà effettuare una valutazione dettagliata delle

funzioni residue, grazie alla quale si potranno distinguere le subunità conservate da

quelle danneggiate.

Tra gli strumenti di valutazione di primo livello più diffusi troviamo:

- Mini Mental State Examination: Test per la valutazione dei disturbi

dell’efficienza intellettiva e della presenza di deterioramento intellettivo. E’

costituito da trenta items che fanno riferimento a sette aree cognitive

differenti: orientamento nel tempo, orientamento nello spazio, registrazione di

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parole, attenzione e calcolo, rievocazione, linguaggio, prassia costruttiva. Il

punteggio totale è compreso tra un minimo di 0 ed un massimo di 30 punti. Un

punteggio uguale o inferiore a 18 è indice di una grave compromissione delle

abilità cognitive; un punteggio compreso tra 18 e 23 è indice di una

compromissione da moderata a lieve, un punteggio pari a 26 è considerato

borderline;

- Severe Mini Mental State Examination: consente di studiare domini cognitivi

altrimenti non esplorabili nei pazienti più gravemente deteriorati, ed è

utilizzato nei soggetti con demenza moderata-severa (con MMSE inferiore a

15) non avendo in questi soggetti l’effetto “pavimento” di molti test

neuropsicologici;

- Milan Overall Dementia Assessment (MODA): Il MODA è stato concepito e

modellato sul quadro cognitivo dei deficit neuropsicologici della Malattia di

Alzheimer, con lo scopo di completare, in termini quantitativi, la descrizione

neuropsicologica di un paziente che viene esaminato per un sospetto di

demenza. Il MODA è strutturato come una rating scale ed è composto da tre

sezioni: una sezione “orientamenti”, una sezione “autonomia” ed una testistica;

- Clock Drawing Test (CDT): Il Test dell’orologio è un utile test nella

valutazione neuropsicologica dell’anziano. I suoi punti di forza sono l’estrema

rapidità d’esecuzione, la facilità nel somministrarlo e l’essere ben accettato

dalla popolazione, anche quella con bassa scolarità. Al soggetto viene presentato

un foglio con un cerchio già disegnato e gli si dice di inserire le ore come se quel

cerchio fosse, per l’appunto, un orologio. Al termine dell’inserimento delle ore,

all’esaminato verrà chiesto di inserire due lancette ( ore e minuti) indicanti un

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determinato orario. I pazienti con demenza, anche iniziale, trovano una certa

difficoltà sia nell’inserimento delle ore per un deficit di strutturazione dello

spazio, sia nell’inserimento dell’ora corretta mostrando, spesso, segni di

mancanza di logica quando disegnano due lancette che indicano le 11 e le 10

ovvero segnando come orario le 10.50 anzichè come riferito dall’esaminatore le

11.10 oppure un altro classico errore è quello si segnare al posto delle 2.45 due

lancette, di cui una verso il 2 e l’altra a metà strada fra le 4 e le 5. La

valutazione quantitativa e qualitativa viene, quindi, fatta sia sul posizionamento

dei numeri e ovvero sulla capacità di pianificare ed organizzare visivamente lo

spazio del disegno, sia sulla logica utilizzata nell’inserimento delle lancette;

- Activities of Daily Living (ADL): La scala di valutazione dell’autonomia nelle

attività di base della vita quotidiana proposta da Katz e coll. (1963) è uno degli

strumenti più utilizzati nel campo della valutazione del paziente geriatrico. Lo

strumento valuta in modo accurato 6 attività di base: fare il bagno, vestirsi,

toilette, spostarsi, continenza urinaria e fecale, alimentarsi. L’indice misura le

differenti abilità del paziente nel prendersi cura di sé e ciascuna è misurata nei

termini di quanto il paziente è funzionale o meno. A ciascuno degli item va

attribuito un punteggio. L’assegnazione del punteggio si basa sul grado di

indipendenza del paziente e sull’eventuale necessità di assistenza o supervisione

durante lo svolgimento del compito. Il punteggio totale viene assegnato come

somma delle attività indipendentemente eseguite;

- InstrumentalActivities of Daily Living (IADL): La scala delle IADL proposta

da Lawton e Brody (1969) valuta la capacità di compiere attività complesse che

vengono normalmente svolte anche da soggetti anziani e che sono considerate

necessarie per il mantenimento della propria indipendenza. È costituita da un

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elenco di otto funzioni complesse che richiedono competenza nell’uso di

strumenti.

- Hamilton depression scale for dementia (HAM-D): la scala è composta da

item che coprono gli aspetti nucleari della depressione. La scelta degli item, il

diverso peso attribuito ad alcuni di essi ed il fatto che la valutazione deve

essere fatta dallo psichiatra, indica con chiarezza che l’obiettivo della scala è

rappresentato dalla depressione grave, eventualmente con componente

psicotica. I criteri di valutazione sono, per la maggior parte degli item, la

risultante dell’integrazione tra l’osservazione obiettiva dei segni e l’esposizione

soggettiva dei sintomi, anche se il criterio di gravità fa riferimento

prevalentemente agli aspetti obiettivi;

- Cornell Scale For Depression in Dementia (CSDD): E’una scala appositamente

disegnata per la valutazione dei sintomidepressivi nei pazienti dementi.La

Cornell Scale utilizza una serie standardizzata di item che sonorilevati

attraverso un’intervista ad una persona che conosce ilpaziente (familiare o

operatore) ed il colloquio semistrutturato conil paziente. Si tratta quindi di uno

strumento osservazionale, che nonrichiede la risposta diretta del paziente.

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INTERVENTO PSICOLOGICO CON LE FAMIGLIE

La famiglia rimane quel luogo di affetti e di protezione, quel serbatoio di saperi ed

abitudini indispensabili nella modulazione del rapporto con la persona malata. La famiglia

riveste quindi sempre, lungo tutti gli snodi del percorso assistenziale, un ruolo prezioso che

necessita di essere valorizzato, sostenuto ed accompagnato da tutta la rete sociale. Sappiamo

bene come la malattia sia caratterizzata da fasi distinte con disturbi che variano da persona a

persona anche con il passare del tempo.

Molto diverso è, ad esempio, prendersi cura di un coniuge nelle prime fasi di malattia,

quando è disorientato, confuso, smemorato, spesso depresso, irrequieto, ancora abituato a

guidare, a prendere decisioni sulla conduzione della vita domestica ma ormai in gravi difficoltà

nel farlo correttamente; o invece nelle fasi più avanzate, durante le quali la persona avrà

attenuato la propria consapevolezza di malattia ed abbandonato la maggior parte delle

autonomie funzionali (mangiare, vestirsi, uscire autonomamente).

Ci troviamo in presenza di condizioni di intenso stress prolungato che mettono a dura

prova la tenuta dei singoli e del sistema famigliare. Il sostegno diventa quindi un intervento

essenziale al fine di consentire al nucleo famigliare un adeguato funzionamento come luogo di

cura. Gli interventi di sostegno devono proporre uno spazio di ascolto e di riflessione

articolato, che consenta inoltre la graduale elaborazione dei cambiamenti in corso ed un

adattamento progressivo alle trasformazioni di vita e di identità. Reazioni emotive comuni e

normali lungo il percorso di cura sono il rifiuto e la negazione di quanto sta accadendo; la

rabbia diretta verso il malato, gli altri, se stessi; il senso di impotenza , di incapacità o di non

efficacia personale; la colpa; la depressione.

E’importante imparare a riconoscere questi sentimenti e le reazioni comportamentali

che da essi derivano. Sovente, il confronto fra famigliari è illuminante attraverso le

possibilità che offre di rispecchiamento e riconoscimento (nell’altro riconosco ciò che è

successo o che sta succedendo anche a me stesso).

Nel Centro Diurno "Villa Anita" si lavora attraverso interventi supportivi di gruppo, che

consentono la creazione di relazioni significative, sul modello dell’auto aiuto, implementando le

capacità di ascolto reciproco, di socializzazione e la possibilità di dedicare un po’ del proprio

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tempo alla cura di sé, senza troppi sensi di colpa. Oltre a conoscere le potenzialità residue,

per proporre e svolgere con successo attività stimolanti e gradevoli per l’anziano, occorre

possedere informazioni particolareggiate su di lui: i suoi gusti, le sue abitudini, gli eventi

significativi della sua vita, le sue convinzioni profonde, i suoi affetti, e così via.

Queste informazioni, significative sul piano emozionale e relazionale, consentono agli

operatori di approcciare la persona nella sua individualità, costruendo attorno a lui un sistema

di riferimenti che riconnettano il presente al passato, la persona che è ora con la sua storia.

La famiglia e gli operatori sono reciprocamente indispensabili per costruire insieme

quell’ambiente accogliente, protettivo e significativo, fatto di luoghi fisici ma anche emotivi e

motivazionali, che solo può determinare la qualità di vita della persona ammalata.

L’intervento psicologico del Centro Diurno per le demenze "Villa Anita" con le famiglie

è focalizzato sostanzialmente su due aspetti:

Intervento focalizzato sull’utilizzo e condivisione con il familiare di strategie concrete

di problem solving nell’affrontare i disturbi cognitivi e comportamentali connessi alla

malattia; (MEMORY CAFE').

E’ importantissimo il contributo dei caregivers e, allo stesso tempo, è

necessario comprendere quanto anch’essi abbiano bisogno di accoglienza, ascolto ed

attenzione. Uno dei compiti che si prefigge "Villa Anita" è proprio quello di occuparsi

del caregiver, sostenerlo, accoglierlo, coinvolgerlo, al fine di “essere insieme” nella sua

cura. E’ importante perseverare nell’osservazione e nello scambio di vedute con chi si

occupa dei malati, diventano così fondamentali il confronto e lo scambio d’informazioni

con i familiari dei pazienti.

Il Memory Café facilita la rielaborazione del vissuto del caregiver, diventa un

momento formativo-informativo dove si ricevono chiarimenti sulla malattia, sulla sua

evoluzione e su comportamenti, interventi ed accorgimenti da adottare.

Intervento di sostegno più profondo in relazione alle dinamiche del lutto ed alla

ristrutturazione e riappropriazione dei legami affettivi connessi ai vissuti di perdita.

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Uno degli aspetti principali dell’intervento psicologico è il percorso di “accettazione

del cambiamento”, (cambiamento non solo legato strettamente ai problemi della

malattia, ma anche al nuovo assetto dei ruoli all’interno della famiglia) in un clima di

contenimento, accettazione, e comprensione, che dovrebbe consentire al familiare di

esplicitare quei vissuti carichi di conflitto e di ambivalenza che rendono pesante e

poco spontaneo un rapporto di aiuto. Un altro aspetto dell’intervento va nella direzione

della ridefinizione e ridistribuzione di quei ruoli cristallizzati che impediscono sia al

familiare che all’anziano, di far fronte alle nuove richieste dell’ambiente, mettendo in

atto strategie positive di adattamento. Pur in presenza di molteplici perdite, vi sono

ruoli che la persona affetta da demenza è in grado di mantenere; è importante che il

familiare e l’utente stesso, possano riscoprirli affinché si possano ripristinare (anche

se non per periodi troppo lunghi) dei piccoli equilibri. La frequenza degli incontri con il

familiare può essere variabile, prevedendo un minimo di ogni quindici giorni ad un

massimo di ogni due mesi. Spesso è il familiare a formulare la richiesta di aiuto, in caso

di forti resistenze e di mancata individuazione del bisogno da parte del familiare, è lo

psicologo che suggerisce incontri programmati. Intervento psicologico formativo-

informativo.

Un altro tipo d’intervento sul familiare riguarda l’organizzazione di corsi di formazione

di gruppo che hanno lo scopo di creare uno spazio di condivisione, confronto e crescita sui

diversi aspetti inerenti la demenza, le cui tematiche possono essere le seguenti:

• Risorse del territorio a favore degli anziani con problemi di demenza ;

• Caratteristiche principali della demenza (aspetti clinici);

• Gestione dell’anziano affetto da demenza: aspetti sanitari, funzionali, occupazionali;

• La relazione fra l’anziano ed i suoi familiari e fra i familiari e l’equìpe: aspettative, richieste,

punti di vista diversi, strategie.

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Referente Psicologa: dott.ssa Angela Uccelli

Contatto e-mail: [email protected]

Contatto telefonico: 346.1045661

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