Professione Salute 2/2015

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aprile 2015 2 Corso accreditato ECM L’apparato gastroenterico tra salute e patologia: ruolo di alimentazione e stile di vita Il microbiota intestinale un meta-organo indispensabile ATTUALITÀ Jobs Act, come funziona e che cosa cambia per le nuove assunzioni INTERVISTA Mandelli (Fofi): «Le farmacie restino presidi sanitari rivolti alla tutela della salute» INTEGRAZIONE ALIMENTARE Magnesio, un alleato per mantenere efficienza fisica e cuore in buona salute SALUTE & BENESSERE Punture di api e vespe in soggetti sensibili possono dare reazioni locali e sistemiche PEDIATRIA E MATERNITÀ Opzioni terapeutiche per contrastare il boom di allergie tra bambini e adolescenti

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Periodico bimestrale di counseling e formazione alla prevenzione

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aprile 20152

Corso accreditato ECM

L’apparato gastroentericotra salute e patologia:ruolo di alimentazionee stile di vita

Il microbiota intestinaleun meta-organoindispensabile

attualitàJobs Act, come funzionae che cosa cambiaper le nuove assunzioni

iNtERViStaMandelli (Fofi): «Le farmacie restino presidi sanitari rivolti alla tutela della salute»

iNtEgRazioNE alimENtaREMagnesio, un alleatoper mantenere efficienza fisicae cuore in buona salute

SalutE & BENESSEREPunture di api e vespein soggetti sensibili possonodare reazioni locali e sistemiche

pEdiatRia E matERNitàOpzioni terapeuticheper contrastare il boom di allergietra bambini e adolescenti

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Professione Salute 3aprile 2015

Sostenibilità: dai tagli linearial principio di appropriatezza

La sanità italiana è tanto eccellente quanto fragile dal punto di vista della sostenibilità economica, tanto che si parla spesso di tagli lineari, razionalizzazioni e quant’altro possa essere utile per garan-tire la sostenibilità di lungo periodo del servizio sanitario nazionale e la tutela della nostra salute.Il problema è che parlare di tagli, spending review e razionalizzazioni esclude automaticamente dal-le scelte i veri protagonisti della sanità, sia pubblica che privata: i medici, dalle cui scelte in realtà di-pende in larghissima parte la spesa sanitaria. È così che qualcuno, prima oltroceano, poi in casa no-stra, ha pensato che la sfida di ridurre la spesa sanitaria garantendo al contempo un buon servizio possa passare, anziché dai tagli dei commissari e dei supermanager, dal coinvolgimento dei medi-ci e dei professionisti della salute e da una loro precisa assunzione di responsabilità. La scommessa è quella di migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi sanitari attraverso la riduzione di pratiche (esami diagnostici e trattamenti) che, secondo le conoscenze scientifiche disponibili, non apportano benefici significativi ai pazienti, ma possono, al contrario, esporli a rischi. Si possono così ridurre gli alti costi del servizio sanitario non attraverso tagli lineari, che rischiano di accentuare ulteriormente le disuguaglianze tra i cittadini, ma intervenendo sulle cause più eclatanti di spreco.La sfida è quella di passare dal concetto di «spending review» di matrice manageriale a quello di «appropriatezza» di natura medica, nella convinzione che fornire servizi o trattamenti non necessa-ri non solo esponga i pazienti a rischi e costi evitabili ma riduca anche le risorse disponibili per gli al-tri. Va in questa direzione il progetto «Fare di più non significa fare meglio» lanciato dal movimento Slow Medicine (www.slowmedicine.it), molto simile a quello già attivo negli Stati Uniti con il nome di «Choosing wisely» (scegliere con saggezza), promosso da quasi sessanta società scientifiche che hanno passato al setaccio la loro pratica clinica e hanno già individuato 320 tra test e trattamen-ti sanitari inutili o superflui. Si tratta di esami e trattamenti non supportati da prove di efficacia, che continuano ad essere prescritti ed effettuati per molteplici ragioni: per abitudine, per soddisfare pressanti richieste dei pazienti, per ti-more di sequele medico-legali, perché spiegare al paziente che non sono necessari richiede più tempo, per interessi economici, perché nelle organizzazioni sanitarie viene premiata la quantità delle presta-zioni. Per cambiare marcia è necessaria una nuova consapevolezza e un’assunzione di responsabilità da parte dei medici, sottoposti a forti pressioni da parte di aziende di prodotti farmaceutici e disposi-tivi medici e condizionati dalla concorrenza di colleghi così scrupolosi da prescrivere raffiche di esami.L’Oms stima che una percentuale della spesa sanitaria compresa tra il 20% e il 40% rappresenti uno spreco causato da un utilizzo inefficiente delle risorse. Nel nostro Paese i riflettori sono puntati ad esempio sugli esami radiologici (secondo gli stessi radiologi solo il 56% sarebbero appropriati), sui parti eseguiti con cesareo (in Italia sono il 40% di tutti i parti, una percentuale tra le più alte al mon-do, con picchi nella sanità privata), sul ricorso agli antibiotici (anche qui siamo nelle prime posizioni della classifica per consumo pro capite di antibiotici tra i paesi industrializzati).

Andrea Peren

editoriale

Passare dal concetto

di «spending review»,

di matrice manageriale,

a quello di «appropriatezza»,

di estrazione medica

per ridurre i costi della sanità.

È questa la filosofia che sta

alla base di iniziative come

«Choosing wisely» negli Usa

e quella di Slow Medicine

in Italia. Secondo l’Oms,

almeno il 20 per cento

dell’attuale spesa sanitaria

è superflua

editoriale

Andrea [email protected]

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4 Professione Salute aprile 2015

ECM a distanza 2015IL MICROBIOTAINTESTINALEUN META-ORGANOINDISPENSABILEFabio PaceMarina Pace

NutrizioneDIETE IPERPROTEICHEE SOSTENIBILITA’ METABOLICALucio Della Guardia, Hellas Cena

Salute & BenesserePUNTUREDI IMENOTTERI,MOLTEPLICI REAZIONIDA CONOSCEREGiampiero Pilat

Integrazione alimentareMAGNESIODA SEMISCONOSCIUTOA PANACEAPER MOLTI MALIVincenzo Marra

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32

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sommario

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Pediatria e maternitàPICCOLE ALLERGIENEI BAMBINIRachele Villa

Editoriale

Attualità

NE PARLIAMO CONFARMACIE IN CRISICAUSE E POSSIBILI RIMEDIintervista ad Andrea Mandelli

Le aziende informano

Eventi e corsi

42

3

6

10

5046

Direttore responsabileGiuseppe Roccucci

Board scientifico

Hellas Cena (Direttore)

Donatella Ballardini

Silvia Brazzo

Mario Calzavara

Mariano Casali

Massimo Labate

Luca Marin

Fulvio Marzatico

Mara Oliveri

Marco Rufolo

RedazioneAndrea [email protected] [email protected] [email protected]

GraficaGrafic House, Milano

Hanno collaboratoSergio Borriello, Hellas Cena, Lucio Della Guardia, VincenzoMarra, Fabio Pace, Marina Pace, Giampiero Pilat, Renato Torlaschi

VenditeStefania Bianchi, 340 1246792Giovanni Cerrina Feroni, 346 2330694Barbara Guglielmana, 335 5803827Lucia Oggianu 338 9609937

Ufficio AbbonamentiTel. 031.789085 - [email protected]

SIDeMaSTSocietà Italiana di Dermatologiamedica, chirurgica, estetica e delleMalattie Sessualmente Trasmesse

StampaReggiani spa - Divisione Arti GraficheVia Alighieri, 50Brezzo di Bedero (VA)

Abbonamento annuale Italia: euro 0,95Singolo fascicolo: euro 0,19Tiratura del presente numero: 15.000 copie

Professione Salute periodico bimestraleAnno VI - n. 2 - aprile 2015

Registrazione del Tribunale di Comocon il n. 4 del 14/04/2010

EditoreGriffin srl unipersonale, piazza Castello 5/E22060 Carimate (CO)

Tutti gli articoli pubblicati su Professione Salute sono redatti sotto la respon-sabilità degli Autori. La pubblicazione degli articoli della rivista deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. AI sensi della legge in vigore, i dati dei lettori saranno trattati sia manualmente sia ocn strumenti informatici e uti-lizzati per l’invio di questa e altre pubblicazioni o materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previ-sto dalla legge. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Grif-fin intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio della rivista. Il titola-re del trattamento dei dati è Griffin, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra ope-razione prevista per legge. In base alle norme sulla pubblicità l’editore non è tenuto al controllo dei messaggi ospitati negli spazi a pagamento. Gli inser-zionisti rispondono in proprio per quanto contenuto nei testi.

sommario

rubriche

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In occasione di Cosmofarma 2015, Carepy, la mobile app ide-

ata da una start up pugliese per visualizzare e organizzare le pro-prie terapie personali, si è aggiu-dicata il 1° Premio Innovazione ideato da Ims Health Italia, socie-tà ai vertici nell’offerta di servizi informativi e di soluzioni tecno-logiche dedicate al mondo he-althcare. Carepy, partendo dal farmacista che inserisce tramite scanner ot-tico i farmaci acquistati e le cu-re associate, consente a chiunque possegga uno smartphone di ri-cevere in automatico indicazio-ni specifiche su quando assume-

re i medicinali o farli assumere: si rivolge a tutti coloro che seguo-no terapie farmacologiche conti-nue o a chi assume farmaci spo-radicamente.La mobile app si è aggiudicata un assegno di 5.000 euro e la possi-bilità per la startup pugliese di la-vorare un mese negli uffici di Ims Health Italia, occasione che per-metterà al gruppo di lavoro di po-ter accedere alla banca dati della società. Alla base della scelta di premiare l’innovazione progetta-ta da Carepy, l’obiettivo della app di creare un legame sempre più stretto tra farmacia e cliente. Ca-repy aiuta il farmacista a mante-

nere alto, e pro-tratto nel tempo, il livello di fedeltà dei clienti grazie a un uso integra-to di tecnologia “al banco” e tec-nologia mobile. Sergio Liberato-re, General Mana-ger di Ims Health Italia ha spiegato che la tecnologia sta assumendo un ruolo sempre più importante nell’approccio del paziente alla sa-lute: da qui è nata l’idea del Pre-mio all’innovazione. Si è scelto di

premiare una start up che si è po-sta l’obiettivo di implementare il rapporto tra medico/paziente/far-macista attraverso la lettura stra-tegica di dati.

fofi: rinnovati i vertici federali

Lo scorso 20 aprile a Roma, durante la riunione del Comi-

tato centrale, si è concluso il rin-novo delle cariche apicali della Federazione degli Ordini dei Far-macisti Italiani.

Alla presiden-za è stato elet-to Andrea Man-delli, presidente dell’Ordine di Milano, Lodi e Monza Brianza;

alla vicepresidenza Luigi D’Am-brosio Lettieri, presidente dell’Or-dine di Bari e Bat; alla segreteria Maurizio Pace, presidente dell’Or-dine di Agrigento; Mario Giac-cone, presidente dell’Ordine di

Torino, è stato designato come tesoriere. Si è così a conclusa la tornata elettorale per il rinnovo di Comi-tato centrale e del Collegio dei revisori dei conti per il triennio 2015-2017. Fanno quindi parte del Comitato centrale: Piero Ma-ria Calcatelli, Franco Cantagal-li, Andrea Carmagnini, Vitaliano Corapi, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Ferdinando Foglia, Giovanni Ge-rosa, Mario Giaccone, Giacomo

Leopardi, Maximin Liebl, Andrea Mandelli, Maurizio Pace, Giovan-ni Zorgno. Il Collegio dei reviso-ri dei conti comprende Antonino D’Alessandro, Lucio Pantano, An-gela Pellacchi (presidente) e An-drea Giacomelli (membro sup-plente). Le elezioni del Comitato Centrale si sono svolte dal 11 a 12 aprile e hanno visto la con-ferma a stragrande maggioran-za della lista della compagine uscente.

a cosmofarma, un premioper l’innovazione

attualità

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8 Professione Salute aprile 2015

attualità

Non solo licenziamenti “facili”. Il Jobs Act approvato dal governo alla fine del 2014 fa ordine tra i contratti esistenti e sosti-

tuisce la cassa integrazione con un’indennità di disoccupazione. I contratti chiave scendono a due: tempo determinato e tempo indeterminato. La seconda categoria sana i collaboratori, con-sentendone l’assunzione «a tutele crescenti» nel tempo e garantendo ferie, malattia e accesso a indennità di disoccupazione. Niente più contrat-ti atipici, a chiamata, a intermittenza, a progetto o collaborazione. Resta l’apprendistato.Tutto questo è appena partito grazie a decreti attuativi varati a febbraio, che scendono nel det-taglio delle forme contrattuali ma non di tutte: i contratti di collaborazione coordinata e conti-nuativa e a progetto attendono ancora un prov-vedimento, la cui bozza per il momento è al va-glio delle commissioni parlamentari. Le aziende che assumono “per sempre” disoc-cupati o inoccupati godranno di sgravi sul co-sto del lavoro. Gli sgravi, previsti dai decreti e da circolari Inps, riguardano anche i professionisti, come ci conferma il consulente del lavoro Paolo Barbaglia : «Arrivano esoneri contributivi trien-

jobs actcome assumere

in farmaciaCon forti sgravi contributivi e sanatorie la riforma del lavoro

premia chi assume. Il «contratto a tutele crescenti» prevede,

per i licenziamenti, un sistema di indennizzi. Così per il datore

di lavoro è possibile prevedere con certezza i costi aziendali

Sergio Borriello

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Professione Saluteaprile 2015 9

attualità

nuove regole Sui licenziamenti: indennizzo fino a Sei menSilità

Sgravi sì, se si assume a tutele crescenti: ma vanno restituiti allo Stato se il licenziamento avviene pri-ma dei tre anni da inizio rapporto. Con l’arrivo del Jobs Act restano dei meccanismi di tutela per il la-voratore, anche se sarà il tempo a dire quanto sa-ranno efficaci. L’articolo 18 dello Statuto dei lavo-ratori (legge 300/70) che assicura il reintegro nei licenziamenti discriminatori resta per sei milioni di dipendenti di grandi aziende ma cesserà per tutti i neoassunti, in grandi e piccole aziende. Il neoas-sunto ha diritto al reintegro solo se licenziato per motivi di fede religiosa, razziale o politica. «Nelle imprese con meno di 15 dipendenti – spiega

Paolo Barbaglia – il Jobs Act prevede che nel con-tratto a tutele crescenti l’indennizzo per il licenzia-mento non superi il limite delle sei mensilità». In contemporanea il lavoratore licenziato avrà diritto dall’Inps a un’indennità di disoccupazione (Naspi), mentre la cassa integrazione resterà solo come or-dinaria per temporanei cali di produzione o straor-dinaria per ristrutturazioni aziendali. La Naspi vale 24 mesi, che scendono a 18 dal 2017. L’ammonta-re non può eccedere i 1.300 euro ma dopo i primi quattro mesi di pagamento è ridotta del 3% al me-se. L’erogazione è condizionata alla partecipazione a corsi di riqualificazione.

nali e varranno per le assunzioni a tempo inde-terminato di lavoratori che nei sei mesi prima dell’assunzione non abbiano già svolto un lavo-ro a tempo indeterminato. Destinatari del bene-ficio sono i datori di lavoro “imprenditori” indivi-duati dall’art. 2082 del codice civile e i datori di lavoro “non imprenditori” tra cui sono annove-rati tutti gli studi professionali. L’esonero contri-butivo riguarda pure i rapporti a part-time, con l’eccezione dei contratti di apprendistato e di la-voro domestico. Non è cumulabile con altri eso-neri o riduzioni delle aliquote di finanziamento fruiti in base alla normativa vigente e dura tre anni dall’assunzione, che deve intercorrere tra l’1 gennaio 2015 e il 31 gennaio 2015. La soglia massima di esonero contributivo è pari a euro 8.060,00 annui riproporzionati al periodo di pa-ga mensile, ovvero – in caso di rapporti di lavo-ro instaurati e/o risolti nel corso del mese – alla misura di euro 22,08 per ogni giorno di fruizione dell’esonero in questione».

Sanatorie: le “false” partite IvaPuò essere assunto a tutele crescenti chi non ha un lavoro o chi ha un lavoro autonomo fitti-zio, ancorché organizzato e presta opera a titolo personale. Per sanare un contratto, quest’ultimo deve esserci, avere durata di oltre un anno, pre-vedere un compenso inferiore a 1.500 euro netti al mese e costituire almeno i tre quarti del red-dito del lavoratore. «I datori di lavoro che assu-mono a tempo indeterminato i propri co.co.co, co.co.pro e “false” partite Iva – riassume Barba-glia – beneficeranno dell’estinzione degli illeciti previsti in materia di obblighi contributivi assi-curativi e fiscali derivanti da un’erronea quali-ficazione del rapporto pregresso se il lavorato-re sottoscrive un atto di conciliazione, in sede sindacale o presso organi di certificazione, ri-ferito a tutte le pretese riguardanti il pregres-so. Per contro, il datore di lavoro potrà recede-re dal rapporto instaurato da meno di un anno solo per giusta causa o giustificato motivo sog-gettivo. In alternativa al contratto a tempo in-determinato è possibile sottoscrivere contratti a termine “a causale”, di massimo 36 mesi, e su-

perare in presenza di specifici accordi azienda-li la percentuale massima di utilizzo del 20% di questi contratti pagando una sanzione pecunia-ria. Non è più prevista la conversione “forzata” del contratto a termine in contratto a tempo in-determinato».E i contratti a progetto? «I contratti esistenti – dice Barbaglia – andranno trasformati in subor-dinati (termine o tutele crescenti). Si salvano le collaborazioni regolate da specifici accordi col-lettivi, quelle prestate da professionisti iscritti ad albi, i consiglieri e revisori delle società e i col-laboratori di società dilettantistiche riconosciu-te dal Coni. In una certa misura c’è anche spazio per i contratti di apprendistato, ma chi li fa do-vrà stabilizzare il 20% degli apprendisti già im-piegati. L’apprendistato di primo livello coniuga la formazione effettuata in azienda con l’istru-zione e la formazione professionale, il che per-metterà di impiegare in qualsiasi settore ragaz-zi tra i 15 e i 25 anni, ma la parte formativa non potrà durare più di tre anni. La regolamentazio-ne dei profili formativi è rimessa alle Regioni.Si può quindi utilizzare il contratto di lavo-ro dipendente a tempo indeterminato a tute-le crescenti che, come spiega Barbaglia «con-sente al datore di lavoro di contenere il costo del lavoro in virtù dell’esonero contributivo pluriennale e permette una più precisa e pon-derata valutazione dei costi aziendali anche in caso di licenziamento». n

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10 Professione Salute aprile 2015

Dopo le difficoltà, anche occupazionali, che hanno investito il settore,

l’equilibrio precario in cui si trovano le farmacie potrebbe essere

messo ancor di più a dura prova dall’apertura alle società di capitali e

dalla conseguente marginalizzazione della figura del farmacista

Negli ultimi anni la professione del farmacista si è progressivamente trasformata, da un lato adeguandosi

positivamente ai mutamenti sociali e culturali ma d’altra parte risentendo in modo forte e peculiare della crisi economica. Ad alcuni fattori comuni a tutto il mondo lavorativo e imprenditoriale italiano si aggiungono infatti alcune caratteristiche specifiche. Abbiamo chiesto ad Andrea Mandelli, presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani (Fofi), di tracciare un quadro del mercato farmaceutico attuale e delle trasformazioni che ci attendono.

Presidente Mandelli, le farmacie stanno attraversando un periodo di difficoltà economica: quali sono le cause e qualii possibili rimedi?È evidente che tutti i fattori all’opera dall’inizio degli anni duemila stanno continuando a svolgere il loro effetto: i medicinali dell’assistenza territoriale, e non soltanto quelli, scendono per effetto della genericazione, tanto che i prezzi italiani sono a tal punto inferiori a quelli europei da incoraggiare l’esportazione parallela, con i risultati che vediamo in termini di carenze

Intervista diRenato Torlaschi

Andrea MandelliPresidente Fofi

nella rete italiana. Contemporaneamente vengono continuamente ridefiniti al ribasso i tetti di spesa farmaceutica. Dal 2009 questa è diminuita ogni anno, con un calo di oltre il 6% in termini reali nel 2012 e del 14% tra il 2008 e il 2012. Una discesa che è il frutto delle restrizioni operate dalle Regioni ma anche dai molti interventi normativi a livello nazionale sui margini dei distributori e delle farmacie. Eppure è evidente che un aumento a volumi è fisiologico, in particolare della territoriale, a causa dell’aumento dei malati cronici. Se non si tiene presente questo elemento, non si fa programmazione ma, inevitabilmente, un taglio lineare mascherato.Tutto questo ha determinato e determina una crescente difficoltà della rete delle farmacie di comunità che ha un effetto gravissimo quanto inedito per la professione, e cioè la crisi occupazionale. Anche se non abbiamo dati complessivi, quelli presentati dal Sose (Soluzioni per il sistema economico Spa, una Società per azioni costituita dal ministero dell’Economia e delle Finanze e dalla Banca d’Italia) nel corso dell’ultimo convegno di FederfarmaCo, indicano in oltre quattromila le farmacie in equilibrio economico precario, e oltre quattrocento quelle prossime al

ne Parliamo con

Farmacie in crisicause e possibili rimedi

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fallimento. Il principale rimedio sarebbe finalmente svincolare la remunerazione della dispensazione dal margine commerciale sul prezzo del medicinale, passando a quella remunerazione a prestazione che, stabilita per legge già dal governo Monti, è ancora disattesa. Poi si deve passare a introdurre concretamente il modello della farmacia dei servizi, le nuove prestazioni sanitarie del farmacista prevedendo ovviamente una loro remunerazione: è la strada imboccata ormai da tempo da paesi come la Gran Bretagna.

Decreto liberalizzazioni: a che punto èe che cosa comporta per le farmacie?Intanto siamo passati da un decreto legge a un disegno di legge, quindi l’effettiva articolazione del provvedimento si consocerà al termine dell’iter parlamentare. Comunque, il dato di fondo è l’eliminazione del numero massimo di farmacie che possono essere detenute da un solo soggetto e l’apertura della titolarità alle società di capitali. Come abbiamo avuto modo di dire anche troppe volte, questa scelta conduce inevitabilmente a una serie di fenomeni negativi: aumentano le farmacie nelle aree economicamente ricche peggiorando il servizio nelle altre, si creano posizioni dominanti da parte dei soggetti economici più forti, e nemmeno si ottiene, se non nel brevissimo termine, la discesa del prezzo dei medicinali che il cittadino paga da sé. Per noi il servizio farmaceutico è innanzitutto un servizio al cittadino e non può essere considerato un “mercato” da aprire a soggetti economici forti che hanno visto inaridirsi, per effetto della crisi o per scelte imprenditoriali poco oculate, i loro settori tradizionali di attività. È poi surreale pensare che l’ingresso di un socio di capitali estraneo alla professione non abbia conseguenze sul rapporto tra il cittadino e il farmacista, un farmacista che si troverebbe a dover rispondere a chi vuole esclusivamente, e correttamente dal suo punto di vista, un ritorno sull’investimento.

interviSta ad Andrea Mandelli

Che cosa pensa della pronuncia sui farmacidi fascia C?Mi sembra la presa d’atto di una situazione che in pratica accomuna tutto l’Occidente industrializzato: i farmaci soggetti a prescrizione sono dispensati soltanto nelle farmacie che hanno un rapporto convenzionale con il Servizio sanitario.

È vero che i farmacisti frenanole liberalizzazioni?Noi non freniamo le liberalizzazioni: molto più semplicemente vogliamo che le farmacie restino presidi sanitari, con una funzione rivolta alla tutela della salute e non diventi un “pezzo di mercato” retto esclusivamente dalle logiche di mercato. Soprattutto ora che sembra finalmente aprirsi la possibilità di una nuova farmacia in cui operano professionisti in grado di prendere in carico il paziente per gli aspetti di loro competenza – la pharmaceutical care - passare allo schema di un’attività meramente commerciale, come inevitabile, significa menomare l’assistenza sul territorio. Rivendichiamo la specificità del farmaco, che non è un bene di consumo come gli altri, e della farmacia che non è un esercizio commerciale. Dimenticare questi principi di fondosignifica ridurre la persona che si rivolge al farmacista al ruolo di consumatore, che alla fine gode di diritti e benefici tutti riconducibili al prezzo. Non solo: un consumatore ha diritti soltanto nel momento in cui consuma – cioè acquista – qualcosa, mentre chi si rivolge a un farmacista libero di agire secondo scienza e coscienza, ha comunque il diritto a essere assistito, perché lo stabilisce la Costituzione e perché assistere è un dovere e un’aspirazione del professionista sanitario. n

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ECM

Corso ECM 2015Modalità di Formazione a Distanza (FAD)

risErvAto Agli AbbonAti pAgAnti*

L’apparato gastroenterico tra salute e patologia:ruolo di alimentazione e stile di vita

Responsabile scientificoprof.ssa Hellas CenaMedico Chirurgo, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Università degli Studi di Pavia

Programma del corsoIl corso L’apparato gastroenterico tra salute e patologia: ruolo di alimentazione e stile di vita si prefigge di approfon-dire le patologie dell’apparato digerente ovvero i disturbi che possono interessare i vari organi che lo compongono, i quali hanno il compito di digerire e metabolizzare le sostanze nutritive introdotte attraverso l’alimentazione e di espellere, infine, ciò che ne rimane.Il corso è stato inoltre pensato e strutturato per evidenziare la stretta connessione esistente fra alimentazione, stile di vita e salute dell’apparato gastroenterico.

Struttura del corso

z Il reflusso gastroesofageo (Silvia Salvatore)

z Il microbiota intestinale (Fabio Pace)

z La malattia diverticolare del colon: miti ed evidenze (Giovanni Brandimarte)

z Alimentazione e stile di vita nella celiachia (Mara Oliveri, Maria Luisa Fonte)

z Malattie infiammatorie croniche dell’intestino (Edoardo V. Savarino)

Obiettivi del corsoIl presente corso si prefigge di raggiungere i seguenti obiettivi:

z l’obiettivo specifico di alimentare in modo continuo le conoscenze delle figure professionali che lavorano in ambito sanitario; i contenuti forniti potranno essere “trasferiti” all’utente finale, con ripercussioni in termini di “aumento di competenze” della comunità in cui si è chiamati ad agire;

z l’obiettivo più generale di contribuire al mantenimento e rafforzamento del network comunicativo con le varie figure professionali in un percorso verso l’implementazione e lo sviluppo delle loro competenze individuali in ambito preventi-vo, che potrà avere importanti ripercussioni “a cascata” in termini di “guadagno di salute” di tutta la popolazione.

Modalità di somministrazione del corso e accreditamente ECMIn ogni numero di Professione Salute a partire dal n. 1/2015 e per tutto il 2015 (gennaio-dicembre) sarà pubblicato un modulo composto da un articolo e da un questionario di autovalutazione.A fine corso saranno disponibili online (www.fadmedica.it) tutti i moduli pubblicati sulla Rivista e sarà possibile, modulo per modulo, rispondere ai questionari di valutazione. L’erogazione dei crediti ECM, validi per l’anno 2015, avverrà al superamento di tutti i questionari.Tutti gli iscritti al corso riceveranno le informazioni necessarie per l’accesso online e la compilazione dei questionari.

*per informazioni: tel. 031.789085 e-mail: [email protected]

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ecm

Fabio PaceU.O.C. di Gastroenterologia,A. O. Bolognini, Seriate (Bg)Marina PaceUniversità degli studidi Milano

Il mIcrobIotaintestinale

un meta-organoindispensabile

Introduzione

Una delle più interessanti sco-perte degli ultimi 15-20 an-ni di ricerca medica è quella

dell’importanza che hanno le co-munità di microbi presenti nel no-stro organismo, sulla pelle e in varie cavità anatomiche (bocca, vagina, vie respiratorie, apparato digerente). In particolare, la flora (o microbiota) intestinale (MI) è stata definita come

un meta-organo con cui l’ospite (homo sapiens) ha realizzato nel corso dell’evo-

luzione naturale un rapporto simbiotico sino al punto che alcune funzioni vitali sono de-mandate a esso e il nostro organismo si può definire come super-organismo, cioè un’in-tegrazione dei due sistemi biologici, quello umano e quello microbiotico1. Il microbio-ta intestinale in effetti svolge una serie di

funzioni omeostatiche essenziali in almeno tre ambiti: la regolazione della funzione im-munitaria, in particolare la sorveglianza ver-so i germi patogeni e la tolleranza verso gli altri; importanti funzioni metaboliche, nello specifico la produzione di vitamine e la re-golazione dell’assorbimento e dell’immagaz-zinamento di energia2, e funzioni protettive dell’integrità della barriera intestinale. Inol-tre, si cominciano a considerare importan-ti funzioni nella comunicazione tra intesti-no e cervello (brain-gut axis)3. Si può quindi facilmente comprendere come alterazio-ni nel MI, di tipo qualitativo o quantitativo, abbiano importanti ripercussioni sulla salu-te dell’uomo e possano rappresentare fatto-ri scatenanti nell’insorgenza di varie patolo-gie, non soltanto gastrointestinali ma anche e soprattutto sistemiche. Lo studio del MI e delle sue interazioni con l’ospite sta pertan-to divenendo uno dei più importanti target per la ricerca biomedica.

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l’aPParato gaStroenterico tra Salute e Patologia: ruolo di alimentazione e Stile di vita

Il binomio microbiota intestinale-uomo come super-organismoIl microbiota intestinale (MI) costituisce una comunità complessa formata da circa 1.014 batteri, un numero circa 10 volte superiore e con un numero di geni all’incirca di 200 volte maggiore rispetto alle cellule del nostro corpo, e fortemente integrata con esso, tanto che si può effettivamente parlare di un super-orga-nismo. In realtà, la comunità comprende anche altri micro-organismi, come i virus, i funghi, gli archea e altri organismi unicellulari eucariotici, il cui ruolo però è meno chiaro rispetto ai bat-teri. Come già ricordato, comunità microbiche sono presenti anche in altri distretti dell’orga-nismo, anche se nel tratto gastrointestinale vi è la comunità maggiore, circa il 70% di tutti i batteri presenti nel nostro corpo. Il nostro in-testino presenta una superficie molto ampia, di dimensione analoga a quella di un campo da tennis (circa 200 m2), adatta a una colo-nizzazione batterica massiva, a sua volta faci-

litata dalla presenza di molecole che possono essere utilizzate dai microbi ma non dal no-stro metabolismo. Alla nascita il nostro intesti-no è sterile, ma rapidamente viene colonizzato

da specie la cui composizio-ne dipende dal tipo di par-to (vaginale o cesareo), dal tipo di allattamento (ma-terno o artificiale) e dal ti-po di alimentazione intro-dotta con lo svezzamento4. La maggior parte di questi batteri, che oggi vengono stimati in circa 1.000 specie diverse, è costituita da ana-erobi obbligati (che posso-no cioè svilupparsi solo in assenza di ossigeno), il che spiega perché solo in picco-

la parte i batteri intestinali siano identificabili mediante cultura del materiale fecale. I princi-pali “esponenti” (o phyla) del nostro microbio-ta intestinale sono solo due: Bacteroidetes (Gram-negativi) e Firmicutes (Gram-positi-

vi); i restanti phyla (Proteobatteri, Verruco-microbi, Fusobatteri, Attinobatteri e Cia-

nobatteri) costituiscono una minoranza (fig. 1)5. Il principale phylum è comun-que rappresentato dai Firmicutes, che comprende 200 generi diversi, come i Lattobacili, i Mycoplasma, i Bacilli, e i Clostridi. Nell’adulto, circa il 60-70% del microbiota intestinale è for-mato dai Firmicutes e il 20-30% dai Bacteroidetes.Esiste un gradiente di concentrazio-ne tra il tratto prossimale (iniziale)

del nostro apparato digerente e il trat-to distale (terminale): mentre nel colon

vi sono circa 1012 batteri, nel duodeno si scende a circa 103, e ancor meno nello sto-

maco (circa 101) che un tempo, prima della scoperta dell’Helicobacter pylori era addirittu-ra ritenuto sterile. Inoltre, ogni persona adul-

Figura 1 - Principali phyla del microbiota intestinale umano (da chassard, 2013)5

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ta presenta un particolare MI piuttosto stabi-le nel tempo, anche se l’uso di antibiotici, la variazione della dieta o esposizioni ambienta-li possono modificare transitoriamente la sua composizione. Con l’invecchiamento e/o con l’insorgere di malattie croniche, sembra che la biodiversità del MI si riduca. È probabile che l’individualità del nostro MI, paragonabile a quella delle impronte digitali, sia fortemente influenzata dalla genetica del soggetto, sia di-rettamente (tolleranza immune) che indiretta-mente (metabolismo). Le moderne interpreta-zioni circa il ruolo del MI sono in linea con le teorie evoluzionistiche: c’è stata cioè una se-lezione naturale di specie e di ceppi il cui ef-fetto finale era di vantaggio per l’organismo ospite (cioè l’uomo) ma anche per quella parti-colare specie batterica (sinergia). Come si è ri-cordato nell’introduzione, le funzioni principali del MI sono: di intervenire nella immuno-mo-dulazione, cioè nello sviluppo del sistema im-mune e in particolare di quello mucosale inte-

stinale, permettendo la tolleranza delle specie “amiche” e la sorveglianza verso quelle “nemi-che”; di proteggere in vario modo la barriera intestinale dall’invasione di patogeni, sia per competizione verso i siti di penetrazione e le fonti nutrizionali, sia per produzione diretta di sostanze nocive verso i patogeni (batterioci-ne), veri antibiotici naturali; di intervenire nella produzione di sostanze indispensabili alla vita (alcune vitamine, in particolare la K) e in mol-teplici processi metabolici, che vanno dal me-tabolismo di farmaci, tossine e altre sostanze xenobiotiche, alla sintesi di sostanze nutritive come gli acidi grassi a catena corta. Infine, il metabolismo energetico è fortemente influen-zato dal MI: si è visto infatti che animali privi di MI (cosiddetti animali germ-free) richiedo-no un introito calorico maggiore rispetto agli animali non germ-free per mantenere il pro-prio peso corporeo. I meccanismi con cui ciò si realizza sono essenzialmente due: estrazio-ne di calorie addizionali da oligo o polisacca-

ridi altrimenti non digeribili per quell’animale o promozione dell’assorbimento e dell’utilizza-zione di sostanze nutritive attraverso la modu-lazione della capacità di assorbimento dell’e-pitelio intestinale e del metabolismo finale di quelle sostanze.È chiaro pertanto che una modificazione pato-logica nell’equilibrio del MI (cosiddetta disbio-si) ha varie conseguenze, tra le quali ricordia-mo, in ambito gastroenterologico, le malattie croniche infiammatorie intestinali, la sindro-me dell’intestino irritabile, la steatosi epatica e, in ambito extra-gastroenterologico, il dia-bete di tipo 2, l’arteriosclerosi, varie forme di allergie, forse l’autismo e altre patologie psi-chiatriche, e inoltre l’incremento del peso cor-poreo fino all’obesità patologica. Le nostre conoscenze sulla fisiologia del MI e sulle conseguenze per la salute legate a sue modificazioni hanno subito un grande impul-so con lo sviluppo di tecniche di analisi micro-biologiche non più dipendenti dalla coltura.

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l’aPParato gaStroenterico tra Salute e Patologia: ruolo di alimentazione e Stile di vita

Infatti, la maggior parte delle specie microbi-che è di tipo anaerobio obbligato e non so-pravvive a contatto con l’ossigeno. Le nuove tecniche si sono basate sulla ricerca dei dif-ferenti geni prodotti dal MI, cioè tecniche di metagenomica. Se alla fine del secondo mil-lennio è stato possibile decifrare il genoma umano, che consta di circa 2.500 geni, in po-chi anni è stato possibile arrivare alla descri-zione del nostro altro genoma (o metage-noma), che conta di oltre 3.000.000 di geni6. Oltre alla metagenomica (che ci dice chi c’è nel nostro intestino) si sono rivelati essenzia-li gli studi di metabolomica (che ci dice co-sa producono i batteri nel nostro intestino), di meta-proteomica (descrizione delle proteine prodotte) e infine di meta-trascriptomica, che analizza la tipologia di RNA batterica prodotta e quindi permette di correlare meglio struttu-ra, funzione e tipologia di una comunità bat-terica. Una dettagliata descrizione dei meto-di usati nell’analisi meta-genomica trascende gli scopi di questo articolo; tuttavia va ricor-dato che sia negli Stati Uniti (Human Micro-biome Project) che in Europa (Meta-HIT) sono stati creati grandi consorzi di ricerca per co-ordinare gli ingenti sforzi umani ed economici necessari a esplorare la composizione del MI umano, anche dal punto di vista dinamico. Ciò ha permesso per esempio di esaminare le mo-dificazioni legate alle varie fasi della vita, in particolare nei primissimi giorni. Il MI del neo-

nato, ad esempio, è costituito prevalentemen-te da batteri aerobi e come si è detto è forte-mente influenzato dal tipo di parto e dal tipo di allattamento, nonché dall’eventuale uso di antibiotici, per modificarsi rapidamente ver-so una prevalente composizione anaerobica entro poche settimane7. Nell’adulto, come si è ricordato, esiste un core microbiotico piut-tosto stabile8, riconducibile sostanzialmente a tre diversi e robusti cluster, definiti enteroti-pi, verosimilmente determinati dalla tipologia nutrizionale dominante: i tre enterotipi sono quello dominato dai Bacteroides, quello domi-nato dalla Prevotella e infine quello dominato dal Ruminococcus (fig. 2)9.L’aspetto interessante è che, nonostante il profilo microbiotico individuale sia unico, tut-ti gli esseri umani condividono un pattern co-mune di MI in cui il particolare enterotipo di ciascuno probabilmente è in grado di influen-zare la risposta alla dieta o a terapie farma-cologiche. Con l’avanzare dell’età e il declino della funzione immune si assiste a un incre-mento di anaerobi facoltativi, incremento dei Firmicutes a danno dei Bacteroidetes e un’im-portante riduzione dei Bifidobatteri; nell’età avanzata sembra che la diversità microbica si riduca e la composizione microbica sia forte-mente influenzata soprattutto da fattori die-tetici e a sua volta assuma un importante ruo-lo pro-infiammatorio (cosiddetto processo di inflamm-ageing).

Alterazioni del microbiotae disturbi gastrointestinaliSi è già visto nel paragrafo introduttivo che le tre principali funzioni del microbiota so-no sostanzialmente protettive, metaboliche e trofiche. L’equilibrio tra il MI e il suo ospi-te è frutto di una lentissima evoluzione e può essere vista in termini di reciproco vantaggio (simbiosi) atto a mantenere nell’ospite una si-tuazione di omeostasi immunologica e meta-bolica10. Un’alterazione di tale omeostasi (disbiosi), ad esempio a causa di trattamenti antibio-tici, può portare a varie conseguenze: la più estrema è la colonizzazione da parte di en-teropatogeni opportunistici, come il Clostri-dium difficile, un’infezione che può portare anche alla morte. Più banalmente ma frequentemente si osser-vano patologie gastrointestinali quali la diar-rea acuta, la sindrome dell’intestino irritabi-le (IBS), probabilmente condizioni di crescita batterica nel piccolo intestino (SIBO). Altre patologie per cui sembra accertato un ruo-lo della disbiosi, almeno come cofattore, sono le patologie infiammatorie croniche intesti-nali (IBD), la steatosi epatica, l’obesità e forse anche il cancro colo-rettale.La ricerca di un ruolo patogenetico di pertur-bazioni del microbiota in queste patologie è ancora allo stato iniziale, ma è assai promet-tente immaginare che manipolazioni del mi-crobiota, ad esempio mediante l’uso di pro-biotici o prebiotici (o entrambi) possa portare a importanti progressi nella terapia. Qui di se-guito si illustrano più in dettaglio ii dati ri-guardanti l’IBS e le IBD.

La sindrome dell’intestino irritabile (IBS)Si tratta di una sindrome caratterizzata da dolore o fastidio addominale associato a mo-dificazioni dell’alvo, in assenza di alterazio-ni organiche11. Verosimilmente i meccanismi patogenetici sono molteplici: una modifica-zione del microbiota è ipotizzabile sulla base di varie osservazioni. Anzitutto il dato di una Figura 2 - il microbiota intestinale umano presenta tre diversi enterotopi (da arumugam, 2011)9

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dimostrata riduzione relativa di lattobacilli e bifidobatteri con un aumento di enterobat-teri, coliformi e bacteroides12 in un gruppo di pazienti con IBS vs controlli sani; poi, il fatto che in almeno un terzo dei pazienti con IBS vi è un episodio anamnestico di gastroenterite infettiva, dopo il quale è esordita la sintoma-tologia (cosiddetto IBS post-infettivo); e infi-ne, il fatto che un notevole numero di pazien-ti con IBS presenti uno stato di SIBO (small intestinal bacterial overgrowth)13. Altre ipotesi propendono per un’alterazione della permeabilità intestinale, sia nell’i-leo che nel colon14,15, che può portare a un’infiammazione di basso grado della parete, con produzione di citochine in-fiammatorie, a sua volta in grado di in-terferire con la funzione motoria, secre-tiva e sulla percezione viscerale (fig. 3)16. Ulteriori dati a favore di un importan-te ruolo svolto dall’interazione MI-ospi-te nei pazienti con IBS proviene dai mol-ti studi controllati che hanno evidenziato un’azione terapeutica favorevole (almeno rispetto al placebo) da parte dei probioti-ci/prebiotici in questa patologia17.

Le patologie infiammatoriecroniche intestinali (IBD)Le IBD (Inflammatory Bowel Diseases) com-prendono la malattia di Crohn (MC), la coli-te ulcerosa (CU) e la pouchite (cioè l’infiam-mazione della pouch nei pazienti sottoposti a proctoclectomia totale continente) e sono rite-nute legate a un’alterazione genetica della sor-veglianza immunologica (in particolare innata) o ad alterazioni della permeabilità della bar-riera intestinale, con un’eccessiva stimolazione da parte di antigeni microbici18. La suscettibi-lità alle IBD è infatti associata a un polimorfi-smo nei geni coinvolti al riconoscimento dei batteri (cosiddetti NOD2 e TLR4)19,20. Inoltre, l’esposizione precoce ad antibiotici che come è noto determina una riduzione della diversità batterica, costituisce un fattore di rischio per la malattia di Crohn21.

Figura 3 - Batteri intestinali e iBS. in soggetti geneticamente predisposti può innescarsi una cascata infiammatoria come conseguenza di una noxa ambientale, ad esempio una gastroenterite acuta infettiva, che danneggia la permeabilità intestinale, con una risposta th2 indotta dalla penetrazione di antigeni batterici nell’epitelio. i recettori toll-like (tlr) sui mastociti possono interagire direttamente con microbi patogeni. ciò comporta un accumulo di mastociti nella lamina propria, con rilascio di istamina (che interagisce con i recettori H1- H4), di proteasi (recettori Par 1) e forse anche di serotonina (recettori 5Ht3 e 5Ht4). attraverso l’attivazione di tali recettori si ha un’eccitazione neuronale e contrazione del muscolo liscio, con produzione di dolore addominale, risposte riflesse anomale addomino-intestinali, attivazione della peristalsi con diarrea (o stipsi) e meteorismo, quest’ultimo potenziato dalla fermentazione batterica e produzione di gas intestinali. vi è infine un rilascio di citochine infiammatorie nella circolazione sistemica con produzione di sintomi extra-intestinali (da Walker, 2011)16

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l’aPParato gaStroenterico tra Salute e Patologia: ruolo di alimentazione e Stile di vita

Alcuni autori hanno ipotizzato che almeno in un sottogruppo di pazienti con CU e MC pre-sentino alterazioni specifiche del MI22.Nel caso della MC si è visto che è significati-vamente presente un deficit del batterio anti-infiammatorio Faecalibacterium Prausnitzii23 e un’abbondanza relativa di Enterococcus fae-cium e protobacteri. Nella Uc l’emergenza del-la famiglia batterica delle Enterobacteriaceae può interagire con un microbiota alterato, au-mentando il rischio di malattia23.Ci sono relativamente pochi studi condotti in vivo che documentino un’azione favorevo-le dei probiotici nelle IBD, dai risultati peraltro contrastanti. I meccanismi ipotizzati alla base di un effetto favorevole dei probiotici sono la produzione di batteriocine (antibiotici natura-li prodotti dai batteri) potenzialmente in grado di antagonizzare i ceppi pro-infiammatori per-mettendo un aumento consensuale degli anti-infiammatori (in particolare il Faecalibacterium prausnitzii), il miglioramento della funzione di barriera attraverso un’aumentata produzione di SCFA (short chain fatty acids, acidi grassi a catena corta,) in particolare il butirrato, che ha una notevole funzione trofica verso i colonoci-ti, l’attivazione di linfociti T regolatori, in gra-do di avere un effetto di down-regulation in-fiammatoria. Le due aree terapeutiche dove si sono avuti i migliori successi sono la terapia di mantenimento della colite ulcerosa, in cui la te-rapia con E. coli Nissle 1917 consente risultati analoghi all’uso di mesalazina24 e la terapia del-la pouchite, dove la terapia con una miscela di otto probiotici consente una guarigione in una percentuale anche dell’80% dei casi25.

Influenze nutrizionali del microbiotaintestinale e possibili patologieImportanti studi recenti, che provengono per lo più dal gruppo di ricerca del dottor Jeffrey I. Gordon della Washington University, hanno studiato a fondo le relazioni tra MI e obesi-tà. Tali studi hanno dimostrato che in soggetti obesi si verifica una sostanziale modificazione della composizione e delle funzioni metaboli-

che del MI che comportano non soltanto una maggiore estrazione di energia dalla dieta da parte del microbiota “obeso”, ma anche un’in-terazione con i meccanismi di spesa energetica e di immagazzinamento delle calorie da parte dell’organismo ospite. L’esperimento che ha dato il via a moltissime ricerche successive è stato compiuto su topi germ-free, sottoposti a trapianto di flora bat-terica proveniente da topi normali (cosiddet-ta convenzionalizzazione): tali animali, pur consumando una identica quantità di cibo ri-spetto ai non convenzionalizzati diventavano rapidamente obesi, con uno sviluppo di gras-so corporeo del 42% superiore ai topi rimasti germ-free. Il nuovo MI determinava in parti-colare l’aumento dell’assorbimento di mono-saccaridi dall’intestino e “istruiva” il metaboli-smo dell’animale ad aumentare la produzione epatica di trigliceridi, con un contemporaneo aumento della resistenza all’insulina, mecca-nismi che portano alla steatosi epatica e al-la sindrome metabolica. Queste modificazioni metaboliche principalmente erano determina-te dall’effetto sul FIAF, sulla AMPK e sui poli-saccaridi vegetali complessi (vedi oltre). Si è osservato infatti che la convenzionalizzazio-ne determina la soppressione dell’espressione intestinale di FIAF (Fasting-induced adipose factor), un inibitore circolante della lipopro-tein-lipasi (LPL) prodotta non soltanto dall’in-testino ma anche dal fegato e dal tessuto adi-poso. A sua volta, l’incremento dell’attività della LPL adipocitaria determina un aumen-to della captazione cellulare di acidi grassi e di accumulo di trigliceridi negli adipociti. Un secondo meccanismo metabolico che associa il microbiota all’obesità riguarda l’azione su un enzima, la AMPK (protein-chinasi attivata dall’adenosin-monofosfato), che serve a mo-nitorizzare lo status energetico cellulare. Nei topi germ-free, che come si è detto rimango-no sempre magri, il livello di AMPK nel musco-lo e nel fegato è sempre elevato e ciò stimola l’ossidazione degli acidi grassi nei tessuti peri-ferici, determinando un basso livello di glico-

geno epatico e un incremento della sensibilità insulinica. Nei topi convenzionalizzati, l’arri-vo del MI determina la soppressione dell’ossi-dazione degli acidi grassi nei tessuti periferici attraverso una via metabolica che riguarda la fosforilazione dell’AMPK. Il terzo meccanismo riguarda la capacità del MI di produrre in ab-bondanza quegli enzimi, le idrolasi glicosidi-che (praticamente assenti nell’uomo e in mol-ti animali), che consentono di metabolizzare i complessi polisaccaridi vegetali o glicani. Il MI presenta un ampissimo arsenale di tali enzimi che permettono di trasformare tali polisacca-ridi complessi in monosaccaridi e acidi gras-si a catena corta (SCFA), e in particolare ace-tato, propinato e butirrato, che costituiscono un’importante fonte energetica per il nostro organismo e in particolare per le cellule epite-liali intestinali. I vari meccanismi (FIAF, AMPK, SCFA e aumento della permeabilità intestina-le) sopra descritti sono rappresentati grafica-mente in figura 4; l’insieme di questi mecca-nismi consente di capire come il MI e i suoi prodotti metabolici abbiano un notevole im-patto sulla spesa energetica o l’immagazzina-mento tessutale di energia dell’ospite.

Tipologia di microbiota intestinaleassociata all’obesitàGià nel 2005 Ley e colleghi26 dimostrarono che una modificazione nell’ecologia microbi-ca intestinale rappresenta un importante fat-tore nell’omeostasi energetica; questi autori hanno analizzato la flora batterica intestina-le presente in tre gruppi di topi: a) topi gene-ticamente obesi perché privi dell’ormone lep-tina, l’ormone che regola il senso di sazietà, cosiddetti topi ob/ob; b) topi magri ob/+ e; c) topi normali (wild type) alimentati tutti al-lo stesso modo. L’analisi genetica della flo-ra batterica permise di dimostrare che i primi topi (obesi ob/ob) presentavano una riduzio-ne di circa il 50% di Bacteroidetes e un incre-mento proporzionale dei Firmicutes rispetto agli altri due gruppi di animali. Dati simili so-no stati inizialmente riscontrati anche in stu-

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di condotti sull’uomo, sempre dallo stesso gruppo. Sia i topi ob/ob che i soggetti obesi presentavano un aumento del rapporto Fir-micutes/Bacteroidetes, che determina un MI capace di una maggiore estrazione di calo-rie dalla dieta rendendo gli ospiti obesi pur in presenza di un introito alimentare non di-verso dai magri. Osservazione ulteriore, parti-colarmente interessante, è che, almeno negli animali, tale fenotipo può essere trasmesso colonizzando mediante trapianto fecale i topi normopeso con un microbiota “obeso”27.In coerenza con tali osservazioni è poi l’evi-denza documentata anche nell’uomo che l’a-dozione di una dieta obesogena per elevato tenore di grassi e carenza di fibre (tipica die-ta occidentale) determina un incremento dei Firmicutes (in particolare del tipo Mollicutes) e che quando si ricorre a diete dimagranti ef-ficaci si riesce a ridurre la percentuale di Fir-micutes28. Esiste quindi non soltanto una ti-pologia di MI che predispone all’obesità, ma anche un importante “interplay” tra dieta e MI. L’interazione tra dieta, microbiota inte-stinale e obesità è esaminata più in dettaglio in un paragrafo successivo.

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Meccanismi pro-infiammatoriche stimolano l’obesitàNegli ultimi 10 anni si sono accumulati mol-ti dati che indicano come l’infiammazio-ne sistemica, epatica o nel tessuto adiposo, costituisca un meccanismo cruciale di in-sulino-resistenza, una situazione patologi-ca associata all’obesità e al diabete di tipo 229; queste ultime due patologie, insieme al-la sindrome metabolica, sono in effetti ca-ratterizzate da uno stato infiammatorio di basso-grado (cosiddetta infiammazione me-tabolica) e dalla insulino-resistenza perife-rica30. È assai probabile che il MI svolga un ruolo importante anche nell’indurre/mante-nere questo stato di infiammazione siste-mica di bassa intensità; ad esempio, è sta-to dimostrato che alterazioni geneticamente indotte dell’immunità innata possano crea-re un’alterazione microbica intestinale che a sua volta comporta obesità. Si tratta in par-ticolare di alterazioni a livello del recettore Toll-like 5 (TLR5), una proteina espressa a li-vello dell’epitelio intestinale e che riconosce le flagelline batteriche (uno dei meccanismi della sorveglianza del nostro intestino verso

i batteri patogeni). Topi geneticamente privi di TLR5 presentano un’alterazione del MI che porta a uno stato di infiammazione sistemi-ca “low grade”31, associato a un aumento del peso di circa il 20% rispetto ai corrispetti-vi topi normali, oltre che insulino-resistenza e sindrome metabolica. Tale fenotipo alte-rato di MI inoltre si modifica ulteriormen-te in senso peggiorativo sottoponendo i topi a una dieta a elevato tenore di grassi, men-tre una terapia antibiotica protratta per tre mesi è in grado di abolire la sindrome meta-bolica. Anche in questo caso, la convenzio-nalizzazione di topi germ-free col MI di topi knockout per (geneticamente privi di) TLR5 induce nei riceventi la comparsa di sindro-me metabolica. Altri studi che mettono in relazione obesità e infiammazione sono stati condotti sul Toll-like receptor 4 e sul suo ligando, il lipopoli-saccaride batterico (Lps), una molecola mol-to importante nell’indurre infiammazione. Cani32 ha dimostrato che l’Lps batterico (una componente della parete dei batteri Gram ne-gativi), detto anche endotossina, agisce co-me un importante fattore di stimolo infiam-

Figura 4 - la disbiosi del microbiota intestinale può portare all’obesità attraverso svariati meccanismi(da Sanchez, 2014)47

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l’aPParato gaStroenterico tra Salute e Patologia: ruolo di alimentazione e Stile di vita

matorio, in particolare dopo pasti ricchi di grassi, portando allo stato di infiammazio-ne sistemica low-grade e alla sindrome me-tabolica. Iniettando direttamente l’Lps in to-pi si determinava un incremento di peso e di insulino-resistenza senza modificare l’introi-to energetico; pertanto, alterazioni del TLR4 che comportino un aumento del Lps plasma-tico, di derivazione intestinale, possono de-terminare obesità. D’altra parte, come si ri-cordava in precedenza, diete ad alto tenore di grassi modificano la composizione del MI, in particolare per un effetto di riduzione dei Bi-fidobatteri, un gruppo di batteri che riduco-no la produzione intestinale di Lps e migliora-no la funzione intestinale di barriera33; infine diete “occidentali” hanno dimostrato di esse-re in grado di indurre un’aumentata espres-sione di TLR4, di aumentare l’infiammazio-ne intestinale (ileale), di alterare le giunzioni strette intercellulari e, come si è già detto, di aumentare i livelli di Lps34. Va detto che tutti questi meccanismi pro-infiammatori in gra-

do di determinare obesità/sindrome metabo-lica, ben descritti nell’animale da esperimen-to, sono solo in una fase di verifica ancora preliminare circa il loro ruolo anche nell’uo-mo. I dati disponibili tuttavia35 hanno dimo-strato che, confrontando la ricchezza genica del MI in due gruppi di soggetti (obesi vs non obesi), gli obesi presentano in media una ri-duzione di tale ricchezza genica (cioè una ri-duzione della diversità di specie microbiche intestinali), e questo si associa a una maggio-re frequenza di insulino-resistenza, dislipide-mia e in generale a una maggiore tendenza al fenotipo infiammatorio. Lo stesso gruppo di ricercatori ha peraltro messo in evidenza che quando si sottopongono a dieta dimagrante per sei settimane gli obesi, si ottiene un effet-to positivo sulla riduzione del peso corporeo e sul recupero della ricchezza genica (diversità microbica) solo nei soggetti che presentava-no in partenza una bassa ricchezza genica36. La dieta di per sé influenza enormemente la ti-pologia di microbiota intestinale, come dimo-

strano due recenti studi. Nel primo, Wu e col-leghi37 hanno correlato in 98 soggetti adulti il tipo di dieta abitualmente consumata con l’en-terotipo e hanno dimostrato che una alimenta-zione ricca di proteine animali e di grassi saturi (tipica dieta occidentale) favorisce lo sviluppo di un enterotipo stabile, ricco di Bacteroides. Di contro, una dieta più ricca di fibre, e quin-di di carboidrati e povera di grassi saturi (tipi-ca dieta mediterranea) favorisce lo sviluppo di un enterotipo ricco di Prevotella. Queste osser-vazioni sono in completo accordo con un se-condo studio, seminale, condotto da De Filip-po e colleghi38 su bambini europei (Firenze) o bambini di un piccolo villaggio rurale nel Bur-kina Fasu, abituati rispettivamente a una dieta ricca di proteine animali e grassi saturi o ricca in carboidrati complessi e povera di proteine animali; anche in questo studio la dieta occi-dentale favorisce lo sviluppo di un microbiota ricco di Bacteroides e quella rurale di un ente-rotipo dominato dalla Prevotella (fig. 5).

Prospettive futureAi tempi dei nostri antenati cacciatori-racco-glitori la capacità di estrarre energia da ogni ti-po di alimento e di immagazzinarla nel tessuto adiposo rappresentava certamente una carat-teristica evolutiva favorevole, data la relativa scarsità di nutrimento. Nel mondo contempo-raneo, la grande disponibilità di cibo, relativa-mente poco costoso e ricco di calorie, che ca-ratterizza quanto meno il mondo occidentale, diviene uno svantaggio e lo stato di obesità/sovrappeso costituisce un importante fattore di rischio per una moltitudine di disturbi me-tabolici, dalla dislipidemia alla steatosi, iper-tensione, diabete di tipo 2 e malattie cardio-vascolari. Al tempo stesso, molti pazienti obesi incontrano grande difficoltà nel modificare stabilmente la propria dieta o i propri compor-tamenti alimentari per tenere sotto controllo il peso. Da più di un decennio vari dati sugli ani-mali e alcune ricerche cliniche sull’uomo han-no iniziato a indicare che l’eccessivo accumulo di grasso può essere causato non soltanto, ba-

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nalmente, da uno squilibrio nel bilancio ener-getico (maggiore introito calorico o riduzione dell’attività fisica) ma anche da fattori micro-biologici che riguardano la composizione e l’attività metabolica del microbiota intestinale. Sembra ormai assodato, o quanto meno plau-sibile biologicamente, che un microbiota al-terato nel senso pro-obesità può svolgere un ruolo fisiopatologico rilevante nel metaboli-smo energetico umano, ad esempio attraver-so un incremento dell’estrazione di calorie da alimenti sostanzialmente neutri per homo sa-piens, grazie al proprio ricchissimo patrimonio enzimatico riferibile al metabolismo di carboi-drati complessi39 o attraverso molti altri mec-canismi che sono stati descritti nel paragrafo relativo. È ancora incerto, e anche i nostri stu-di non hanno permesso di creare un identikit del microbiota “obeso”, se questo implichi una variazione a livello di phylum, di genere o di specie, ma in ogni caso sappiamo con sicurez-za che l’obesità è sinonimo di un microbiota meno ricco, meno diverso, e probabilmente più pro-infiammatorio.Sappiamo inoltre che diete ricche di grassi e di proteine animali modificano stabilmente il no-stro microbiota e lo rendono funzionale all’au-mento di peso.Tutto ciò apre le porte a sforzi della ricerca bio-medica rivolti a ipotizzare nuove strategie di trattamento dell’obesità che consentano ri-duzioni di introito energetico, di assorbimen-to calorico e di immagazzinamento dell’ener-gia basate sulla manipolazione del microbiota, per riportarlo a una tipologia normale, sana. Si tratta, come è evidente, di target di enor-me importanza socio-economica, di cui non è facile prevedere i prossimi sviluppi. È intuiti-vo che il primo step potrebbe essere quello di utilizzare diete o integratori in grado di mani-polare specifiche specie batteriche intestinali40. Da questo punto di vista, i pre/probiotici rap-presentano gli strumenti più interessanti an-che se fino ad ora le evidenze favorevoli sono limitate. Tuttavia, è noto da moltissimo tem-po che in agricoltura già da molti anni sono

utilizzati, e con successo, tratta-menti antibiotici o probiotici con lo scopo contrario, os-sia quello di fare aumen-tare il peso corporeo agli animali da allevamen-to41, attraverso proprio una modificazione del microbio-ta in senso pro-obesità. I dati sull’uomo al momento di-sponibili sono solo pochi trial clinici che indicano come alcuni probiotici possono effet-tivamente contribuire al trattamento dell’obe-sità o della steatosi epatica42,43,44.Tuttavia, dati italiani molto recenti, relativi a uno studio controllato condotto su una popo-lazione pediatrica, hanno dimostrato una con-sistente sinergia tra l’uso di una miscela di probiotici e un programma di attività fisico/dietetico nel ridurre addirittu-ra la fibrosi epatica bioptica-mente documentata, in bam-bini obesi con steatoepatite non alcolica45. Inoltre, l’enorme suc-cesso del trapianto fecale46 nel trattamento della colite pseudo-membranosa, una condizione assai grave e potenzialmente mortale lega-ta all’uso di antibiotici, e che rappresen-ta il paradigma della disbiosi con l’emergenza di ceppi resistenti di Clostridium difficile, apre di fatto una nuova era in medicina, in cui sa-rà forse possibile trattare malattie metaboliche (obesità, diabete) con il trapianto di un micro-biota intestinale sano. n

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Figura 5 - utilizzando l’analisi mediante sequenziazione genica del frammento 16S

dell’rna ribosomiale è possibile osservare come le due popolazioni di bambini studiati: in alto (a)

bambini del Burkina Fasu (BF) e in basso (B)di Firenze (eu) presentino un microbiota totalmente diverso. nel primo gruppo predomina un enterotipo

ricco di Bacteroides, nel secondo gruppodi Firmicutes (da de Filippo, 2010)38

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Professione Saluteaprile 2015 23

l’aPParato gaStroenterico tra Salute e Patologia: ruolo di alimentazione e Stile di vita

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24 Professione Salute aprile 2015

ecm

DOMANDE ECM

A. Quale di queste patologie è stata messa in relazionead alterazione del microbiota intestinale?1 Diabete di tipo 22 Diabete di tipo 13 Sindrome dell’ovaio policistico4 Reflusso gastroesofageo

B. Il rapporto tra ospite e microbiota intestinalesi può definire come:1 sinergico2 mutualistico3 antagonistico4 competitivo

C. In quali distretti non si trova un microbiota?1 Cute2 Vagina3 Pancreas4 Intestino

D. Qual è il più rappresentato philum del microbiota intestinale?1 Actinobacteria2 Bacteroides3 Firmicutes4 Fusobacteria

E. Quale di queste -omiche è indicativadella funzione biologica del microbiota intestinale? 1 Proteomica2 Metatrasrittomica3 Metabolomica4 Metagenomica

F. Quando si raggiunge una relativa stabilitànella composizione e biodiversità del microbiota intestinale?1 Alla nascita2 A circa 1-2 anni3 A circa 10 anni4 Nell’età adulta

G. Quale tra queste non è una funzione del microbiota intestinale?1 Attività anti-rigetto post trapianto di organo2 Attività di sorveglianza immune3 Attività anabolica energetica4 Attività di rinforzo della barriera intestinale

H. La dieta occidentale:1 favorisce la proliferazione dei Firmicutes a sfavore dei Bacteroidetes2 favorisce la proliferazione dei Bacteroidetes a sfavore dei Firmicutes 3 favorisce l’aumento di entrambi, Bacteroidetes e Firmicutes4 determina il decremento di entrambi, Bacteroidetes e Firmicutes

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nutrizione_diete dimagranti

Negli ultimi decenni si è assistito, in par-ticolare nei Paesi industrializzati, a un considerevole aumento nell’incidenza

di sovrappeso e obesità, fenomeno che ha col-pito tutte le fasce sociali e le differenti classi di età. La tendenza osservata si pone come di-retta conseguenza del cambiamento nello sti-le di vita della popolazione, che oggi prevede un dispendio energetico nettamente ridotto e una maggiore disponibilità di alimenti per lo

Diete iperproteichee sostenibilità metabolica

Se il calo ponderale assicurato dal regime iperproteico è rapido e

consistente, anche in fase di mantenimento, gli effetti negativi che

queste diete possono avere sull’organismo sono ancora tutti da chiarire

più raffinati e a elevata densità energetica. Dati statistici dimostrano che in Italia circa il 36% della popolazione è in sovrappeso, men-tre il 10% è affetta da obesità1.Strettamente connesse a queste due condizio-ni ritroviamo patologie quali il diabete, le di-slipidemie e l’ipertensione che, seguendo lo stesso trend di crescita, hanno provocato un deciso aumento dell’incidenza delle malattie cardiovascolari.In questo contesto, al fine di arginare il fe-nomeno e in parte anche a scopo di business, dalla seconda metà del secolo scorso ad og-

gi è stata formulata una notevole quanti-tà di trattamenti dietetici differenti per

tempistica, modalità di esecuzione e scelta degli alimenti che verto-

no al raggiungimento del me-desimo obiettivo: la perdita di peso.

Le diete iperproteiche(high protein diets)Le diete più note nel campo della dietologia indirizzata

al dimagramento sono quelle a elevato contenuto proteico.

Queste prevedono la sostituzio-ne dei substrati energetici lipidi-

26 Professione Salute aprile 2015

Lucio Della GuardiaHellas CenaDipartimento di Sanità Pubblica,Medicina Sperimentale e ForenseUnità di Scienza dell’AlimentazioneUniversità degli Studi di Pavia

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Professione Saluteaprile 2015 27

ci e glucidici con fonti proteiche. Le proteine hanno due caratteristiche biochimiche impor-tanti per la perdita di peso: determinano, ri-spetto a grassi e carboidrati, una maggiore ter-mogenesi indotta dalla dieta (indice che può essere anche raddoppiato nel caso di un pa-sto ricco di proteine) e possiedono la capaci-tà di conferire al pasto un maggior effetto sa-ziante1,2. Alcune osservazioni empiriche suffragano la tesi secondo la quale la scelta di un regime iperproteico sembri determinare un calo pon-derale più consistente rispetto all’utilizzo di al-tre fonti energetiche. Secondo queste analisi, infatti, non solo il calo ponderale dei sogget-ti sottoposti a regime iperproteico sarebbe più consistente ma, anche nel periodo di manteni-mento, le proteine determinerebbero un con-trollo del peso migliore rispetto ai soggetti che consumano principalmente carboidrati3,4.Il limite delle diete di questo tipo risiede nel fatto che l’utilizzo del substrato proteico come fonte energetica provoca l’accumulo di meta-boliti intermedi in grado di interferire con l’o-meostasi metabolica globale. I dati presenti in letteratura relativamente agli effetti collaterali che un eccesso di proteine alimentari è in grado di determinare sull’orga-nismo sono contrastanti e rimangono ampia-mente da definire. Considerando le anche poco probanti evidenze scientifiche, rimane quan-tomeno opinabile l’idea di sottoporre soggetti sani che non richiedano supplementi proteici a terapie dietetiche di questo tipo.Una parte degli effetti collaterali è ipotizzabi-le in base alle alterazioni biochimiche indotte dall’eccesso di proteine. Questo tipo di diete, infatti, determina l’accumulo di chetoni come metaboliti di utilizzo per le attività energetiche insieme al glucosio di provenienza gluconeo-genetica. I chetoni, in questi casi, diventano una fonte importante di energia per il sistema nervoso, inibiscono l’ossidazione del glucosio6 e determinerebbero anche un effetto anores-sizzante7,8. Altro effetto correlato all’eccesso di proteine

approfoNdimeNti

In uno studio di Wycherley et al. del 2010 viene messo in evidenza come pazienti obesi, sottoposti a esercizio fisico e a una dieta iperproteica (43% carboidrati, 33% proteine), rispondevano meglio, in termini di perdita di peso e di setting metabolico, rispetto a pazienti con caratteristiche simili sottoposti a una dieta lievemente ipocalorica e a esercizio fisico5.

sembrerebbe essere quello di mobilizzare il cal-cio osseo accelerando il processo osteoporoti-co probabilmente per lo stato di lieve acidosi che si viene a creare a seguito dell’ingestione di un’eccessiva quantità di aminoacidi solfora-ti; tuttavia, la possibilità di un’osteoporosi o di osteopenia di origine iatrogena rimane ampia-mente da confermare9.Anche l’azione negativa che un tale regi-me dietetico provocherebbe a livello renale è una questione non del tutto chiarita. L’ipotesi che una dieta iperproteica possa provocare un danno da sovraccarico non è sufficientemente suffragata da evidenze scientifiche che, inve-ce, si limitano a sottolineare come, a livello re-nale, si assista soltanto a un aumento della fil-trazione glomerulare in funzione dell’aumento del contenuto proteico. In uno studio di Knight et al. infatti viene evidenziato come l’eccesso di proteine, pur non provocando complessiva-mente un deterioramento della funzione glo-merulare, può accelerare o peggiorare il danno renale in pazienti affetti da insufficienza rena-le10,11,12.A dispetto di queste evidenze, sul piano lipidi-co le diete iperproteiche sembrano non destare importanti effetti collaterali. Alcuni studi dimo-strano come in realtà diete di questo tipo pos-sano addirittura apportare un effetto positivo

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28 Professione Salute aprile 2015

al profilo lipidico svolgendo un’a-zione soprattutto su trigliceridi e acidi grassi liberi4.Un noto regime alimentare ap-partenente a questa categoria è la Zone Diet13. Lo schema è con-gegnato in modo tale da man-tenere un basso rapporto in-sulina/glucagone durante i pasti, al fine di prevenire l’accumulo di massa gras-sa. Questo target metaboli-co viene raggiunto aumen-tando l’apporto proteico (intorno agli 1,8-2,2 g/kg di peso corporeo) e mode-rando l’intake di carboidra-ti, secondo la proporzione “Cho: grassi : proteine = 40 : 30 : 30” con un rapporto proteine/carboidrati di 0,75 che deve essere rispettato in ogni pasto; riman-gono comunque serie perplessità circa il criterio dell’utilizzo di un tale rapporto tra i nutrienti per tenere bassi i livelli di insulina14.Anche considerando una possibile imperfezione nella forma in cui è strutturata, la Zone Diet re-sta un presidio nutrizionale che, secondo alcune evidenze empiriche, determina dei risultati non marginali in termini di perdita di peso15,16 anche se meno efficiente rispetto ad altri schemi die-tetici molto in uso16.Meno attendibili sarebbero i risultati sull’effica-cia di questa dieta nel miglioramento delle per-formance atletiche; la Zone Diet, infatti, è stata formulata come schema nutrizionale in gra-do di incidere positivamente sulle performance atletiche grazie, in particolare, alla presenza di una quantità di proteine più alta e a un presun-to effetto di controllo nella modulazione degli eicosanoidi a livello del letto vascolare musco-lare, effetti che rimangono supposizioni teori-che17 e che non sempre sembrano avere riscon-tro nella pratica sportiva. A tal proposito Jarveis et al.18 hanno osservato che in un gruppo di at-leti sottoposti a una dieta a zona per una set-timana, il tempo di esaurimento del V(O)2 max

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Professione Saluteaprile 2015 29

nutrizione_diete dimagranti

(parametro che dimostra il grado di resistenza aero-bica) si riduceva di circa 3 minuti.C’è anche da ricorda-re come la Zone Diet sia una dieta tenden-zialmente ipoglucidica e, come tale, determina un

settaggio metabolico ten-denzialmente poco produt-

tivo dal punto di vista della funzione muscolare19,20.

Fra le diete iperproteiche si anno-vera anche la dieta Dukan21, dal no-

me dell’omonimo medico francese. Tale regime dietetico, anche se di larga diffusio-

ne, non gode di alcuna validazione scientifica.Dal punto di vista pratico, lo schema si compo-ne di un percorso diviso in quattro fasi: si inizia da una fase piuttosto breve a impronta decisa-mente ipocalorica, nella quale è previsto l’uti-lizzo di alimenti a elevato contenuto proteico,

per poi arrivare lentamente verso un’alimenta-zione meno selettiva che prevede anche verdu-re e quantitativi di proteine decisamente minori rispetto alla prima fase. Il tempo richiesto dal-le fasi successive dipende dalla quantità di pe-so perso all’inizio (in cui avverrebbe la gran par-te del calo ponderale).La dieta prevede un utilizzo massiccio delle fonti proteiche: sui 100 alimenti strettamente indicati, 72 sono ad alto contenuto di proteine. Lo sche-ma proposto da Dukan è un prototipo di dieta iperproteica, per cui solleva le stesse perplessi-tà dal punto di vista metabolico già menzionate.

ConclusioniGli schemi dietetici passati in rassegna, a ec-cezione dei casi estremi o privi di fondamen-ti scientifici, risultano spesso avere un discreto valore nel raggiungimento dell’obiettivo del-la perdita di peso in soggetti in sovrappeso od obesi. Il calo ponderale, nella maggior parte dei casi, è riferibile al contenuto calorico piuttosto basso dei regimi piuttosto che alla scelta di dif-ferenti fonti energetiche. Va altresì considerato il fatto che, a prescinde-re dagli aspetti strettamente nutrizionali dei va-ri regimi, per ottenere validi risultati è fonda-mentale l’educazione del paziente e la metodica di controllo.Inoltre è stato spesso e volentieri sottolinea-to come i dati estrapolati dagli studi in meri-to all’efficacia clinica e alla sicurezza dei trat-tamenti dietetici considerati appaiano, non di rado, contrastanti e incompleti e come finisca-no per non definirne in toto l’affidabilità. È stato anche più volte evidenziato come gli studi ab-biano dei limiti temporali piuttosto consisten-ti che rendono difficoltosa la comprensione dell’impatto metabolico di un sistema dieteti-co sull’organismo. In ogni caso esiste un margi-ne di rischio che, anche se teorico, come nel ca-so delle diete iperproteiche, è bene considerare.A questo poi va aggiunta la difficoltà reale nel creare un regime dietetico paradigmatico che non tenga conto della variabilità individuale e che rischi di ridurre l’aderenza del soggetto. n

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32 Professione Salute aprile 2015

SALUTE & BENESSERE_PUNTURE DI INSETTO

Ma quali sono gli imenotteri? È un ordine di insetti che comprende vespe, api, calabroni, formiche, per un totale di circa 100.000 specie diverse, ma non le zanzare, gli animali big kil-ler per eccellenza, che ogni anno sono respon-sabili della morte di oltre 600.000 persone. A differenza di queste ultime, che pungono per nutrirsi, gli imenotteri lo fanno per difendersi, tuttavia anch’essi possono essere molto perico-losi: non uccidono inoculando germi patogeni ma attraverso il loro veleno, in grado di provo-

punturedi imenotteri,

molteplici reazionida conoscere

Giampiero Pilat Un geroglifico ritrovato nella tomba del faraone Menes descrive la sua mor-te avvenuta nel 2621 a.C. quasi imme-

diatamente dopo la puntura di un calabrone. L’episodio è riportato dal “Manuale per la pre-venzione, diagnosi e terapia delle reazioni al-lergiche al veleno di imenotteri” recentemente emesso dall’apposito gruppo di studio costitu-ito presso la Sezione regionale della Campania di Aaito, l’Associazione allergologi e immuno-logi territoriali e ospedalieri.

In primavera e durante la stagione estiva, quando si trascorre più

tempo all’aria aperta, il rischio di incorrere in punture di api o vespe

diventa più alto e spesso le reazioni possono essere pericolose

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Professione Saluteaprile 2015 33

SALUTE & BENESSERE_PUNTURE DI INSETTO

care una sinto-matologia estre-mamente variabile, da una lieve reazio-ne locale a una siste-mica, fino allo shock anafilattico.Anche nella nostra socie-tà, sempre più urbanizza-ta, la puntura di imenottero è un evento familiare a molti, an-zi a quasi tutti. «Dai lavori sulla prevalen-za nella popolazione generale di soggetti punti da imenotteri – riferiscono gli esperti dell’Aai-to – emerge che, soprattutto nell’area medi-terranea, la quasi totalità della popolazione è venuta a contatto con un pungiglione almeno una volta nella propria vita. Uno studio con-dotto in Italia su giovani reclute ha evidenzia-to che il 56,6% ricordava di essere stato pun-to nei primi venti anni della propria vita. I dati confermano che la percentuale sale notevol-mente con l’aumento dell’età degli intervistati e delle ore trascorse all’aria aperta per ragioni lavorative o sociali».

Reazioni locali e reazioni sistemicheSia le reazioni locali che sistemiche al vele-no di questi insetti sono solitamente media-te dalle immunoglobuline IgE. Come spiegano gli allergologi della Cleveland Clinic, «è neces-saria almeno una prima puntura per sensibi-lizzare le persone al veleno ed è più probabile che la sensibilizzazione si verifichi dopo pun-ture multiple simultanee o punture successi-ve che si verificano nel corso di un periodo di tempo relativamente breve». A sensibilizzazio-ne avvenuta, una singola puntura può causa-re la degranulazione, ossia lo svuotamento dei granuli citoplasmatici presenti in determina-te cellule (mastociti e basofili) con fuoruscita dal corpo cellulare di istamina e altri media-

approfondimenti

Per la diagnosi di allergia a veleno di imenotteri l’anamnesi è molto importante e alcune domande sono indispensabili. La prima è quale tipo di reazione (locale o sistemica) si è verificata. La seconda domanda è se è stato riconosciuto l’insetto pungitore e a questo scopo è fondamentale far vedere gli insetti imenotteri nelle loro dimensioni reali.

tori chimici responsabili dei segni e dei sinto-mi dell’anafilassi.Piccole reazioni locali senza implicazioni me-diche significative sono la conseguenza più comune di una puntura di imenottero. Le re-azioni tipiche sono caratterizzate da dolore, prurito, arrossamento e gonfiore localizzato, che si risolvono entro poche ore e sono dovute alle proprietà farmacologiche del veleno.A un livello superiore di gravità si collocano le reazioni locali estese, dovute a una reazione IgE mediata inizialmente lieve che però pro-gredisce tra le 12 e le 24 ore successive alla puntura fino a raggiungere un diametro su-periore ai cinque centimetri e arrivare al picco di intensità dalle 48 alle 72 ore. Queste reazio-ni sono contigue al sito colpito dal pungiglio-ne, ma occasionalmente coinvolgono un in-tero arto e si risolvono gradualmente entro cinque o dieci giorni. Praticamente tutti i sog-getti che sperimentano questo tipo di reazio-ni continueranno ad averle in caso di punture successive e un’immunoterapia non modifica la situazione.Le reazioni sistemiche sono quasi sempre IgE-mediate e causano un ampio spettro di mani-festazioni, che vanno da segni cutanei (prurito, rossore, orticaria, angioedema) a coinvolgimen-

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to respiratorio (tosse, senso di oppressione al to-race, dispnea, respiro affannoso) e compromis-sione cardiovascolare (vertigini, ipotensione, perdita di coscienza). Occasionalmente si pos-sono verificare crampi uterini o disturbi ga-strointestinali come nausea, vomito o diarrea. Anafilassi cardiaca con vasospasmo coronari-co, aritmie o bradicardia possono colpire anche senza alcuna patologia cardiaca preesistente. In generale, prima si verificano i sintomi e più gra-ve è la reazione. Data la varietà delle reazioni possibili alle pun-ture di imenotteri e della loro gravità, il tratta-mento farmacologico della fase acuta è diffe-renziato. In caso di reazioni locali estese può essere suffi-ciente l’applicazione di ghiaccio, eventualmen-te associato ad antistaminici e corticosteroidi, topici o a somministrazione orale. Quando le reazioni locali sono particolarmente estese op-pure se si osservano reazioni sistemiche di lie-ve entità, il trattamento rimane lo stesso ma è necessario sorvegliare il paziente per interveni-re tempestivamente in caso di peggioramento.L’iniezione intramuscolare di adrenalina è indi-cata per forme estese di orticaria e, il più ra-

SALUTE & BENESSERE_PUNTURE DI INSETTO

pidamente possibile, in tutte le forme di ana-filassi con interessamento cardiorespiratorio, per prevenire complicanze che potrebbero an-che essere fatali. Ovviamente i soggetti allergici sono quelli a maggior rischio e dovrebbero ad-destrarsi in modo da riconoscere prontamente i sintomi dell’anafilassi e intervenire con adrena-lina autoiniettabile, da portare con sé negli ap-positi kit di emergenza ogni volta che si trova-no in aperta campagna o luoghi a rischio.Alcuni ricercatori britannici hanno approfon-dito i casi di 32 persone decedute dopo esse-re state punte da imenotteri, scoprendo che in 29 di loro l’adrenalina non era stata impie-gata, mentre negli altri tre era stata utilizzata troppo tardi, dopo l’arresto cardiaco. Una vol-ta effettuata l’iniezione, chi è stato punto deve comunque recarsi immediatamente al più vici-no presidio di emergenza o di pronto soccor-so perché l’adrenalina ha un’azione rapida, ma di breve durata e potrebbe richiedere successi-ve somministrazioni. I medici completeranno la terapia con farmaci ad azione di durata mag-giore e, nei casi più gravi, con una terapia an-tishock.

Immunoterapia per soggetti allergicie più espostiPer affrontare in anticipo il problema della pun-tura di imenotteri, la soluzione è un’immunote-rapia specifica, efficace nel 95-98% dei pazien-ti trattati e in grado di modificare la risposta immunitaria che nei soggetti allergici è altera-ta. Gli esperti dell’Aaito la raccomandano «in ca-so di documentata sensibilizzazione allergica IgE mediata, a quanti hanno presentato una rea-zione sistemica con interessamento cardiova-scolare e respiratorio, con potenziale pericolo di vita. È inoltre indicata in apicoltori, agricolto-ri e adulti cardiopatici che hanno presentato an-che soltanto una sola reazione cutanea sistemi-ca. Può essere consigliata anche a bambini con manifestazioni sistemiche meno impegnative, se fortemente esposti, come i figli di apicoltori o contadini, oppure a quanti possono subire riper-cussioni psicologiche da una riduzione dell’atti-

approfondimenti

La quantità di veleno contenuta nel sacco velenifero varia da specie a specie e anche nell’ambito della stessa specie. Il sacco velenifero delle api contiene una quantità che varia tra 32 e 160 μg di proteine del veleno. Pertanto, è importante fare attenzione nell’estrarre il pungiglione, al fine di evitare di iniettarlo tutto.

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SALUTE & BENESSERE_PUNTURE DI INSETTO

vità all’aria aperta per paura di essere ripunti. In ogni caso la valutazione deve essere effettuata da un allergologo esperto». Cosa fare in caso di punturadi imenotteroQuali comportamenti adottare in caso di pun-tura da parte degli imenotteri? Riportiamo i consigli dell’Associazione allergologi e immu-nologi territoriali e ospedalieri. z I pazienti allergici al veleno degli imenotteri dovrebbero evitare l’uso di farmaci che posso-no aggravare un’eventuale reazione allergica, quali betabloccanti e Ace-inibitori.z Tutti i soggetti sensibilizzati dovrebbero por-tare una piastrina o un cartoncino nei docu-menti, che segnali la propria condizione di al-lergico e, adeguatamente istruiti, una fiala di adrenalina autoiniettabile.z In caso di puntura cercare di allontanarsi il più velocemente possibile ma con la dovuta cautela dal luogo dell’incidente.z In caso di puntura di ape, se il pungiglione è rimasto conficcato nella cute rimuoverlo im-mediatamente raschiandolo con le unghie o con una lama, evitando di schiacciare il sacco velenifero tra le dita.z È bene controllare immediatamente l’ora-rio, può essere utile per valutare il tempo di

comparsa della sintomatologia.z Se si è soli cercare di raggiungere al più pre-sto un luogo abitato o un posto di pronto soc-corso, ai primi sintomi segnalare al 118 la pro-pria condizione e posizione.z Se si è in compagnia informare immediata-mente chi c’è vicino e insieme avviare le pro-cedure precedenti.z In caso di comparsa di uno o più dei seguen-ti sintomi, come senso di costrizione alla base della lingua con difficoltà a deglutire, cambio del tono della voce o difficoltà a respirare, di-sturbi della vista, vertigini, calo della pressio-ne arteriosa, tosse, difficoltà a respirare, forti dolori addominali, vomito o diarrea, praticare una dose di adrenalina autoiniettabile secon-do le modalità indicate dall’allergologo.z Dopo l’autosomministrazione di adrenalina, raggiungere rapidamente un presidio medico di emergenza o un posto di pronto soccorso per completare la terapia antiallergica, perché l’adrenalina ha un’azione rapida ma di breve durata e va associata ad altri farmaci.z Nei giorni immediatamente seguenti rivol-gersi a un centro allergologico specializzato, che potrà sia prescrivere la terapia necessa-ria per affrontare l’emergenza, sia praticare gli esami diagnostici e attuare una eventuale im-munoterapia. n

approfondimenti

Sulla gravità della manifestazione influiscono anche il numero delle punture e la loro sede (quelle al capo e al collo provocano le reazioni più gravi), il tipo di insetto, la quantità di veleno inoculata, l’età e le condizioni cliniche generali. Sono più a rischio i soggetti affetti da rinite e asma su base allergica e i pazienti affetti da patologie cardiovascolari.

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integrazione alimentare_MAGNESIO

Regola i livelli di glucosio nel sangue, il battito cardiaco e la pressione sangui-gna. È parte integrante del ciclo me-

tabolico di produzione dell’energia e del-la sintesi proteica, lipidica e glucidica ed è

indispensabile per la salute delle ossa e del sistema immunitario. Rientra nella categoria di sostanze che aiu-tano a mantenere la normale funzio-nalità nervosa e muscolare.

Potremmo proseguire a lungo nell’e-lencare le oltre 300 reazioni biochi-

miche ed enzimatiche in cui è coinvol-to il magnesio (Mg), sulla cui rilevanza,

nell’ottica di un mantenimento ottimale dello stato di salute e dell’efficienza fisica, non sussistono dubbi, così come la scienza ha conclamato incontrovertibilmente.Ecco perché non può in alcun modo esse-re trascurata, come invece spesso capita, la raccomandazione che giunge dai nutrizio-nisti sulla necessità di un adeguato appor-to quotidiano di tale elemento (calcolato in 350 mg per l’uomo e 300 mg per la donna, la

magnesioda semisconosciuto

a panaceaper molti mali

Vincenzo Marra

Oltre ad essere coinvolto in quasi tutte le reazioni

biochimiche dell’organismo, al magnesio

vengono attribuite numerose proprietà benefiche

per la salute, ecco perché è importante assumerlo

con regolarità, attraverso la dieta e, se necessario,

con specifici integratori alimentari

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Professione Saluteaprile 2015 39

cui dose sale a 450 mg durante la gravidan-za e l’allattamento), se non si vuole incorre-re in tutta una serie di fastidiosi disturbi che possono sfociare in una severa degradazione delle funzioni vitali.

L’utilizzo durantela prima guerra mondialeFu il medico francese Pierre Debelt, nel 1915, a riconoscere per primo le proprietà benefi-che del magnesio - cloruro di magnesio nel-lo specifico - utili all’organismo, quando nel corso della prima guerra mondiale intuì che poteva essere impiegato per pulire le ferite, essendo innocuo per i tessuti, a differenza delle altre sostanze antisettiche adoperate per la disinfezione di lacerazioni, escoriazio-ni e tagli.Da allora le conoscenze evidence-based a pro-posito di questo minerale si sono massiccia-mente consolidate, designando il magnesio come una delle “sostanze nobili” per il nostro organismo. La ricerca clinica volta ad appro-fondire gli effetti del magnesio sulle funzio-ni del corpo umano, e sulle interazioni nei più disparati processi biochimici, è costantemente impegnata a individuare nuovi effetti positivi di cui tale minerale è portatore.

Corretta assunzionee proprietà beneficheIl magnesio, elemento chimico facente par-te della famiglia dei metalli, presente in mi-sura considerevole in natura ma raramente allo stato puro, è contenuto in una serie di alimenti - oltre all’acqua che beviamo, ov-viamente - di facile reperibilità: noci, man-dorle, banane, avocado, cereali, grano sa-raceno, cacao, lenticchie, verdure a foglia verde e, anche se in misura molto mino-re, nelle carni e nei prodotti lattiero-caseari (vedi tabella a lato).

A tal proposito va ricordato quanto la cot-tura riduca sensibilmente il contenuto di magnesio nei cibi e che solo il 30-40% del magnesio assimilato con gli alimenti viene effettivamente assorbito a livello dell’inte-stino tenue. L’organismo umano contiene complessivamente circa 25 grammi di ma-gnesio (è il quarto minerale per presenza), localizzati per oltre il 60% nel tessuto osseo, e poi a livello di muscoli, cervello e in altri organi quali fegato, reni e testicoli. Solo l’1% si trova nel circolo sanguigno.A proposito delle influenze sulla salute, il magnesio non solo regola il battito cardia-co, ma favorisce altresì il mantenimento di un ph sanguigno equilibrato, mostrando an-che un’azione vasodilatatrice. Sono diverse poi le ricerche che hanno evi-denziato la stretta correlazione tra i livelli di magnesio nel sangue e il rischio di insor-genza di patologie cardiache e di ipertensio-ne: un’alta presenza di magnesio, infatti, è in grado di ridurre il rischio di infarto, cardio-patie, aritmie.

Fonte: Istituto nazionale di ricercaper gli alimenti e la nutrizione (Inran)

aliMenti e COntenUtOdi MagnesiO

ALIMENTI Magnesio (mg/100g p.e.)Crusca di frumento 550Mandorle dolci, secche 264Anacardi 260Germe di frumento (composizione mediafra germe di frumento duro e tenero) 255Arachidi, tostate 175Fagioli crudi 170Fagioli - Cannellini secchi crudi 170Fagioli - Borlotti secchi crudi 163Nocciole, secche 160Frumento duro 160Miglio decorticato 160Pistacchi 158Noci, secche 131Ceci secchi crudi 130Noci pecan 121Mais 120Farina di frumento duro 120Macadamia 118Sardine fritte 102Lenticchie secche crude 83

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Per ciò che attiene alla pressione sanguigna, poi, gli studi scientifici ed epidemiologici indi-cano in modo univoco quanto una dieta ricca di magnesio, potassio e calcio (e povera di so-dio e grassi) sia capace di mantenerla nei limi-ti, scongiurando tutta quella serie di rischi as-sociati all’ipertensione arteriosa.E in tema di diabete - che com’è noto determi-na una produzione non adeguata di insulina, ormone rilasciato a livello pancreatico e coin-volto nella conversione degli zuccheri e degli amidi in energia imprescindibile per la funzio-nalità cellulare - il magnesio, è stato ampia-

integrazione alimentare_MAGNESIO

mente palesato, influenza in positivo il rilascio e l’attività dell’insulina.Anche a livello nervoso ha mostrato di ave-re effetti benefici, con un’azione distensiva e calmante capace di attenuare l’eccitabilità di nervi, riducendo al contempo la secrezione di adrenalina.Ed ancora, favorisce il sonno, intervenendo nella produzione della melatonina, il rilassa-mento muscolare, scongiurando la compar-sa di crampi e lesioni, mentre, al contrario, un non sufficiente apporto di tale minerale deter-mina un maggiore accumulo di acido lattico che si traduce nella comparsa di contratture muscolari e rigidità. A livello gastrico il magnesio è in grado di agi-re sugli acidi dello stomaco, facilitare una cor-retta digestione e controllare la proliferazione della flora intestinale; interviene, inoltre, nel mantenimento di un giusto equilibrio ormo-nale, rivelandosi utile perfino nella prevenzio-ne e attenuazione dei dolori mestruali.Gioca un ruolo decisivo anche nel preservare la salute renale, e nella fissazione di calcio e fosforo a livello osseo e dentale, contrastando pertanto osteoporosi e carie.

Ipomagnesemia: sintomi e conseguenzeI sintomi maggiormente evidenti che fungo-no da campanello d’allarme di una carenza di magnesio (ipomagnesemia) nell’organi-smo sono: nausea e vomito, diarrea, spa-smi muscolari, debolezza, tremori, confusio-

gli italiani aManO gli integratOri aliMentari:i dati di MerCatO (2014)

Il mercato degli integratori alimentari non conosce crisi: ad attestarlo è la recente indagine condotta da Gfk Eurisko, e realizzata per FederSalus (Associazione nazionale aziende prodotti salutistici). L’80% degli intervistati, infatti, ha confermato di aver utilizzato almeno un integratore alimentare nell’ulti-mo anno, con un più 15% rispetto al 2012. A trainare il comparto sono: fermenti lattici, integratori sa-lini (tra cui quelli contenenti magnesio), prodotti ginecologici, integratori di ferro, antireumatici, anti-dolorifici e gli integratori per il controllo del colesterolo. Il dato di vendita nelle sole farmacie durante l’ultimo anno è arrivato a 2.164,4 milioni di euro, per un totale di 144,1 milioni di confezioni vendute.Medico e farmacista, inoltre, si confermano gli interlocutori di riferimento per il consumatore: in due casi su tre ci si rivolge a loro per un consiglio su scelta e modalità d’impiego degli integratori. La ricerca ha rilevato poi che il 52% dei medici di medicina generale e il 33% dei medici specialisti con-siglia abitualmente integratori alimentari in base alle esigenze manifestate dal paziente.Anche Federfarma conferma il trend positivo, con il canale di vendita delle farmacie che fa la parte del leone in termini di vendite totali di integratori (quasi l’80%).Il farmacista, dunque, riafferma con forza il proprio ruolo di counseling e di orientamento, essendo sempre più coinvolto dal paziente nella scelta del prodotto più adatto da impiegare. E proprio al fine di incrementare il livello di competenza dei professionisti in tale settore, Federfarma ha deciso di av-viare insieme ad Aiipa (Associazione italiana industrie prodotti alimentari) un progetto di formazione a distanza di due anni denominato Farmintegra, che prevede l’acquisizione di crediti Ecm, per titolari di farmacie e collaboratori dedicato al mondo degli integratori, e basato su nozioni legislative, scientifi-che, di marketing e di conoscenza del consumatore.Per maggiori informazioni: www.federfarma.it

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ne e disorientamento, cambiamenti d’umore, ipertensione, stati d’ansia, ipereccitabilità muscolare, cefalea, vertigini, insonnia, asma, alterazioni del ritmo cardiaco, fiacchezza persistente. L’alcolismo rientra tra le condi-zioni che si associano a un deficit da magne-sio, a causa dell’eccessiva escrezione renale legata all’etanolo.La penuria può essere indotta anche da un cattivo o ridotto assorbimento a livello in-testinale, come quando ci si trova in presen-za di morbo di Crohn, celiachia, pancreatite, colite ulcerosa, oltre che di patologie riguar-danti la tiroide. Digiuno prolungato, intensa attività sportiva, stress psicofisico e insuffi-cienza renale cronica possono contribuire ad abbassare sensibilmente i livelli di magnesio all’interno dell’organismo. Per di più, non è affatto raro che l’insuf-ficienza di magnesio sia addebitabile al-la scarsa qualità degli alimenti che inge-riamo, i quali a livello industriale subiscono raffinazioni massive che ne alterano ineso-

rabilmente proprietà nutritive e valore bio-logico. Oggigiorno, difatti, la nostra dieta è sempre più condizionata dal cosiddetto ci-bo-spazzatura e questo la rende poco ric-ca dei nutrienti nobili indispensabili al cor-retto funzionamento dell’intero organismo. Per questo può capitare che il fisico, a cau-sa di tali specifiche condizioni, necessiti di un apporto aggiuntivo di magnesio rispetto a quello assunto con la normale alimenta-zione e quindi risulti necessario ricorrere al-la gamma di integratori a base di magnesio presenti sul mercato. Tali integratori, somministrati per via orale

o endovenosa a seconda delle singole esi-genze, contengono uno o più dei suoi

sali, come il magnesio citrato o su-premo, il magnesio carbonato, il ma-gnesio solfato, il magnesio aspartato o il cloruro di magnesio, e consento-no di evitare il deterioramento psi-cofisico dovuto alla carenza dell’ele-mento Mg.

Non appaia pleonastica, infine, la rac-comandazione di non eccedere nelle

dosi consigliate, poiché anche l’iperma-gnesemia (valori eccessivi di magnesio) comporta conseguenze gravi, molto si-mili a quelle connesse a una condizio-ne deficitaria di tale elemento. n

appRofondimenti

Irritabilità, apatia o stato ansioso, sonno disturbato da continui risvegli o problemi di palpitazioni e aritmie possono essere i segnali più evidenti di un basso livello di magnesio.

letteratUra sCientifiCa: il MagnesiO e le patOlOgie CardiOVasCOlari

Nella vastità di studi scientifici disponibili a sup-porto dell’efficacia del magnesio in termini di prevenzione da patologie, risulta interessante menzionare una revisione sistematica della let-teratura pubblicata nel 2013 sulla prestigiosa ri-vista The American Journal of Clinical Nutrition.Tale meta-analisi, volta a rafforzare l’ipotesi se-condo cui la mancata assunzione di una corret-ta dose di magnesio nella dieta, e quindi una minore presenza in circolo della sostanza, sia correlata all’insorgenza di patologie cardiova-scolari, ha preso in considerazione 16 ricerche cliniche per un totale di oltre 300.000 individui coinvolti. Ebbene, l’indagine ha evidenziato l’esi-

stenza concreta di un rapporto di proporziona-lità inversa tra concentrazione di magnesio nel sangue e incidenza di cardiopatie. I ricercatori hanno riconosciuto, al tempo stesso, la neces-sità di ulteriori approfondimenti scientifici per fornire maggiori evidenze sul ruolo che ricopre il magnesio nella prevenzione dalle malattie car-diovascolari.

Del Gobbo LC, Imamura F, Wu JH, de Oliveira Otto MC, Chiuve SE, Mozaffarian D. Circulating and dietary magnesium and risk of cardiovascular disease: a systematic review and meta-analysis of prospective studies. Am J Clin Nutr. 2013 Jul;98(1):160-73.

integrazione alimentare_MAGNESIO

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pediatria e maternità_allergie

S i tratta di una questione di grande im-patto sanitario e sociale: le patologie al-lergiche in Italia sono in costante au-

mento e colpiscono oltre 15 milioni di persone, prevalentemente bambini e adolescenti. Nella classifica Istat delle malattie croniche più dif-fuse si posizionano al terzo posto, dopo iper-tensione e artrosi/artrite, tanto da essere con-siderate una delle epidemie del XXI secolo.Le malattie allergiche interessano soprattut-

Piccole allergienei bambini

to le prime vie respiratorie (rinite allergica), gli occhi (congiuntivite), le vie bronchiali (asma) e la pelle (dermatite).Erroneamente si crede che le allergie tendano a risolversi spontaneamente con il passare de-gli anni e il raggiungimento dell’età adulta, per questo motivo spesso sono sottovalutate tan-to da non essere nemmeno riferite al medico curante. Al contrario, è probabile che le ma-lattie allergiche peggiorino con il passare del

42 Professione Salute aprile 2015

Rachele Villa

la percentuale di bambini

che accusano i classici

sintomi allergici è in continua

crescita, soprattutto in

primavera, quando la

diffusione dei pollini nell’aria

è al suo massimo

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Professione Saluteaprile 2015 43

tempo e che un soggetto allergico a una sola sostanza diventi sensibile a più sostanze.

Bambini allergici:numeri in preoccupante aumentoNegli ultimi 20 anni la percentuale di bambi-ni allergici nel nostro paese è triplicata, pas-sando dal 7% al 25%.La forma infiammatoria più diffusa è la rinite allergica, che interessa il 35% dei tredicen-ni italiani, mentre la percentuale in età pe-diatrica sale addirittura al 40% colpendo di più i maschi rispetto alle femmine, anche se il rapporto tra i due sessi è quasi di 1:1 ne-gli adulti. Si tratta di una forma allergica in costante aumento in tutto il mondo: secondo l’Orga-nizzazione mondiale della sanità sarebbero oltre 400 milioni le persone nel mondo af-fette da rinite allergica e la patologia si svi-lupperebbe prima dei 20 anni di età nell’80% dei casi.La seconda patologia allergica più comune è l’asma, che interessa il 9,5% dei bambini ita-liani e almeno 300 milioni di persone in tut-to il mondo.

Via libeRa ai pRobiotici peR pReVeniRe le alleRgie

Le patologie allergiche sono considerate “malat-tie del mondo sviluppato” in quanto sono sem-pre più diffuse nei paesi occidentali. Secondo gli esperti dell’Organizzazione mondiale delle aller-gie (World Allergology Organization, Wao) le cau-se principali di questa diffusione sono da ricer-carsi nel mutamento delle condizioni igieniche e ambientali che tendono a modificare il sistema immunologico predisponendo l’organismo a svi-luppare la sintomatologia allergica, come mino-re contatto con elementi naturali, gli animali ad esempio, la qualità dell’aria che si respira, i nuclei famigliari ridotti (i primogeniti o i figli unici sono a maggior rischio di malattia allergica) e la mino-re esposizione al sole.Secondo gli ultimi studi in materia, un aiuto concreto nella lotta alle allergie potrebbe veni-

re dall’azione benefica svolta dai probiotici, mi-crorganismi vivi presenti negli alimenti di tutti i giorni (ad esempio, yogurt o latte fermentato). Ad affermarlo per la prima volta sono le linee gui-da internazionali per la prevenzione delle allergie, frutto di 15 anni di evoluzione scientifica e pre-sentate in occasione del congresso internaziona-le promosso dalla World Allergology Organization in collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bam-bino Gesù.Secondo gli esperti, che hanno pubblicato il do-cumento sul Wao Journal, la somministrazione preventiva di probiotici durante la gravidanza, nella fase dell’allattamento e al bambino stesso dopo la nascita, abbatterebbe in modo significa-tivo il rischio di sviluppare allergie, specialmente la dermatite atopica, in bambini a rischio.

Seguono le allergie alimentari, più frequenti nei primi anni di vita dei bambini (in Italia in-teressano il 3% della popolazione pediatrica entro i 2 anni d’età). Nel mondo si stima una popolazione potenzialmente allergica agli alimenti pari a oltre 250 milioni di persone.

pediatria e maternità_allergie

approfondimenti

Le giornate più a rischio per i soggetti allergici sono quelle di sole, calde e ventose, quando circolano nell’aria molti pollini. Al contrario, la pioggia dona sollievo perchè abbatte i pollini a terra.

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44 Professione Salute aprile 2015

Allergie respiratorie:di cosa si trattaL’allergia può essere definita come una condi-zione in cui l’organismo del soggetto allergico reagisce in maniera anomala al contatto con una o più sostanze, definite allergeni, solita-mente di origine proteica. Questa reazione infiammatoria è da ricondursi a un difetto dei meccanismi di regolazione del-la risposta immunitaria, per cui l’allergene pro-voca la produzione di una particolare classe di anticorpi specifici, le immunoglobuline E (IgE).A seconda del tipo di allergene, il disturbo col-pisce i vari organi: nel caso degli allergeni pre-senti nell’aria (pollini, acari, proteine di origine

pediatria e maternità_allergie

animale, ecc.) i disturbi saranno a carico degli occhi e delle vie aeree superiori (rinite allergi-ca) e/o delle vie aeree inferiori (asma allergico).Gli allergeni stagionali classici sono rappresen-tati dai pollini trasportati dal vento, in partico-lare la parietaria e le graminacee, le betulacee e l’ulivo presenti nel nostro paese.Gli allergeni perenni classici, invece, sono pre-senti negli ambienti domestici e sono rappre-sentati dagli acari della polvere, che prolifera-no in ambienti caldi e umidi, alimentati dalla forfora prodotta dal normale ricambio della pelle, e dalle proteine degli animali domestici, soprattutto cani e gatti. Questo tipo di allerge-ni, a differenza di quello degli acari che è pe-sante e viene veicolato da correnti d’aria (per esempio, dal riscaldamento domestico), è leg-gero e resta sospeso nell’aria a lungo, anche dopo l’allontanamento dell’animale.Le allergie respiratorie sono la rinite allergica e l’asma bronchiale. La rinite allergica è una patologia infiammatoria della mucosa nasale causata dall’esposizione a una sostanza cui il soggetto è allergico. Spesso è accompagnata da congiuntivite allergica, soprattutto in caso di allergia ai pollini.Prurito generalizzato, starnuti frequenti, scolo nasale e sensazione di naso chiuso sono i sin-tomi più comuni che connotano la rinite al-lergica; inoltre spesso le mucose del naso già infiammate diventano facilmente irritabili, per

i funghi della salute, un Rimedio natuRale contRo l’alleRgia da polline

Numerosi studi hanno dimostrato l’enorme po-tenziale di funghi come il Reishi, Cordyceps, He-ricium e Shiitake per combattere l’allergia da pol-line e per respirare senza problemi per tutta la stagione primaverile. I boccioli iniziano a svegliarsi a inizio febbraio, se-guono le betulle che inaugurano la stagione prima-verile e i pollini delle artemisie che fino a settem-bre si addensano nell’aria. Occhi gonfi, lacrimazione, senso di malessere, debolezza e ansia, sono alcuni dei sintomi con i quali le allergie si manifestano. La causa è una reazione del sistema immunitario a so-

stanze abitualmente innocue. Il dottor Archimede Tentindo, medico chirurgo esperto in agopuntura e omeopatia, ci illustra i benefici e il potenziale dei funghi della salute, adatti anche ai bambini, come rimedio naturale contro l’allergia da polline.

Dottor Tentindo, quali benefici danno i fun-ghi della salute nel trattamento delle aller-gie da polline?I benefici sono rappresentati da un effetto antista-minico e antinfiammatorio, correlato alla capacità di bloccare gradualmente la produzione degli anti-

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Professione Saluteaprile 2015 45

pediatria e maternità_allergie

cui il soggetto starnutisce anche quando re-spira aria fredda, odori intensi, fumo, polveri. L’asma bronchiale è una malattia infiamma-toria cronica delle vie aeree caratterizzata da sintomi quali dispnea, senso di oppressione, costrizione al torace, percezione di fischi du-rante la respirazione e fame d’aria, provocati dall’ostruzione dei bronchi dovuta all’inalazio-ne dell’allergene. Questi disturbi si associano inoltre a un aumento della responsività bron-chiale e presenza di tosse stizzosa.L’asma in età pediatrica può pregiudicare la crescita dei polmoni dei bambini, incide signi-ficativamente sulla qualità della vita e ha un elevato costo sanitario.

Tre modi per curare l’allergia Il trattamento delle allergie respiratorie può av-venire con tre approcci diversi. Il primo consi-ste nell’allontanamento dell’allergene che pro-voca la reazione allergica, ma per ovvie ragioni è piuttosto complicata da mettere in atto, basti pensare per esempio ai pollini presenti nell’aria. In questi casi, tuttavia, può essere utile seguire alcune raccomandazioni diffuse dai medici del reparto di allergologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma (vedi box a lato).Il secondo approccio prevede l’utilizzo di far-maci per tenere sotto controllo la sintomato-logia allergica. Si ricorre dunque ad antistami-nici e cortisonici locali intranasali per la cura

della rinite allergica, mentre per il trattamento dell’asma si impiegano nella fase acuta i bron-codilatatori e per il controllo dell’infiammazione bronchiale si ricorre ai cortisonici inalatori e agli antileucotrienici. L’effetto benefico tuttavia è le-gato all’azione dei farmaci e appena la loro as-sunzione viene meno, i sintomi si ripresentano.Infine, esiste un terzo approccio, la cui effica-cia è stata ampiamente dimostrata e ricono-sciuta tanto da essere considerato dall’Oms come l’unico trattamento definitivo nella pre-venzione ed eliminazione delle malattie allergi-che. Si tratta dell’immunoterapia con allergeni (AIT) e consiste nella somministrazione di alte dosi dell’allergene che causa l’allergia. Secondo la World Allergy Organization: «L’immunotera-pia con allergeni può modificare la storia natu-rale dell’allergia respiratoria prevenendo nuove sensibilizzazioni e/o riducendo il rischio di svi-luppare asma».Questo “vaccino” è in grado di compensare un difetto del sistema immunitario del soggetto allergico e permette la riduzione dei sintomi e la prevenzione di complicanze e, in secondo luogo, dei vantaggi economici non indifferen-ti quali la riduzione significativa del consumo di farmaci e della spesa sanitaria. Nonostan-te l’efficacia, la diffusione dell’immunoterapia con allergeni continua a incontrare difficoltà in Italia a causa della sua parziale rimborsa-bilità, che varia da regione a regione. n

corpi responsabili dell’allergia, le immunoglobuline E (IgE). Un secondo effetto positivo è quello ansiolitico, molto utile poiché l’asmatico spesso vive uno stato di ansietà conseguente alla imprevedibilità delle cri-si allergiche.

Quali sono i funghi raccomandati nel trattamento delle allergie da polline?È importante analizzare a fondo le necessità fisio-logiche del paziente allergico nella sua globalità per capire quale fungo della salute sia maggior-mente indicato.

Il Reishi merita, in nome delle sue proprietà intrinseche, di essere nominato per primo: la sua azione curativa nei casi anche più gravi di reazioni allergiche è un dato or-mai accertato e dimostrato da numerosi studi. Ricco di acidi ganoderici, proteine e polisaccaridi, limita la pro-duzione di istamina, ottimizzando la respirazione cellu-lare e favorendo la funzionalità epatica.Il Cordyceps, l’Hericium, e il Shiitake allo stesso tempo, possono supportare l’azione del Reishi, riossigenando i polmoni, ripristinando la flora batterica intestinale e agendo sull’intero equilibrio psico-fisico del paziente.Efficace risulta essere anche l’azione dell’estratto di

Agaricus blazei Murrill: contro allergie a pollini e gra-minacee, asma bronchiale ed eruzioni cutanee allergi-che agisce il suo alto contenuto di vitamine e fibre, at-tivando il ciclo respiratorio interno della cellula. La cosa più importante nei funghi della salute sono le certificazioni concernenti gli esami microbiologici, le analisi nutrizionali e quelle riguardanti l’assenza di pesticidi, metalli pesanti o sostanze inquinanti. Se tut-ti questi parametri sono importanti per un alimento qualsiasi o per un integratore, per i funghi della salu-te lo sono ancora di più, in quanto questi organismi hanno un potere fortemente assorbente.

allergie di primavera:il vademecum anti-polline1. Evitare in primavera i prati, i campi colti-vati e i terreni incolti.2. Evitare, se possibile, nel periodo critico di andare o vivere in campagna. Evitare le gite nelle ore mattutine, soprattutto nei giorni di sole con vento e tempo secco.3. Scegliere le ferie preferibilmente nel pe-riodo in cui sono più forti i disturbi, per re-carsi al mare o in alta montagna. Ricordare che nelle medie altitudini (600-1000 metri) le stesse piante liberano i pollini circa un me-se più tardi rispetto alla pianura.4. Evitare per le vacanze le zone di aperta campagna. Preferire per le passeggiate il sotto bosco dove, più difficilmente giunge il polline.5. In auto, se possibile, tenere i finestrini chiusi e accendere, dopo aver verificato la pulizia dei filtri, i sistemi di condizionamento.6. Nel periodo critico praticare sport preferi-bilmente in luoghi chiusi.7. Non tagliare l’erba del prato nel periodo di malessere e non sostare nelle vicinanze quando altri tagliano o hanno tagliato l’erba.8. Nel periodo critico evitare la bicicletta o il motorino. Possono essere utili mascherine a copertura di bocca e naso. Indossare occhiali da sole. Cappelli con visiera.9. Durante la stagione pollinica, cambiarsi i vestiti rientrando in casa, fare lavaggi endo-nasali, doccia e sciacquare il viso e i capelli.10. Evitare il contatto, con il fumo di tabac-co e in quel periodo, anche con polveri o peli di animali domestici.

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cosmofarma 2015: nuovi scenaridel settore farmaceutico

Cosmofarma Exhibition, fie-ra di riferimento nel setto-

re farmaceutico tenutosi a Bo-logna dal 17 al 19 aprile scorso, ha registrato 29.771 presenze (+8% rispetto all’edizione 2014), con forte incremento dall’estero (+21%). La manifestazione, giun-ta alla sua 19a edizione è stata organizzata con il patrocinio di Federfarma e di Cosmetica Italia (Gruppo Cosmetici in Farmacia).Grande affluenza di pubblico e una significativa presenza di espositori hanno caratterizzato questa edizione: si contano 910 brand di cui 320 del settore far-maceutico, 290 del settore co-smetico e 300 in quello dei ser-vizi per le farmacie.Duccio Campagnoli, presiden-te di BolognaFiere ha dichiarato che si è trattato del Cosmofarma dell’innovazione del modello di una nuova farmacia, con le solu-

zioni digitali proposte da 21 nuo-vi giovani imprenditori, presen-tate nel primo “Startup Village”, dedicate a rendere più facile e più fruibile il servizio. È stato inoltre il Cosmofarma delle farmacie ru-rali, con il loro ruolo di grande ri-levanza sociale, particolarmen-te attente ai cambiamenti che la tecnologia consente, facilitando il lavoro di chi opera anche in con-testi non metropolitani. Un’attenzione particolare è sta-ta posta sul valore crescente dei prodotti italiani per l’integrazio-ne alimentare, per la salute e il benessere, nelle nuove direzioni della nutraceutica e cosmeceu-tica. Parallelamente a Cosmofar-ma, si sono tenuti due importanti eventi, fortemente specializzati, Nuce, salone delle materie prime per l’industria nutraceutica, e Fo-od-Ing, esposizione e conferen-za dedicata agli ingredienti fo-

od & beverage per i settori dell’industria alimentare e delle bevande. I due even-ti hanno aumenta-to del 50% i visita-tori rispetto all’anno scorso, con la pre-senza dei più impor-tanti marchi.Cosmofarma 2015 si è contraddistinta anche per l’interna-zionalità, registran-do un +21% di vi-sitatori provenienti dall’estero. L’edizio-ne 2015 ha dato una spinta all’internazionalità pun-tando sui mercati in forte svi-luppo: Russia, Scandinavia, Area Balcanica, Spagna, Regno Uni-to, Polonia, Bulgaria ed Egitto, risultato ottenuto, grazie alla collaborazione delle Camere di Commercio Italiane e a un pro-gramma di Road Show durante i quali è stata presentata la mani-festazione, con l’obiettivo di dif-fondere l’immagine di Cosmo-farma e imporsi sempre più a livello internazionale.Diversi gli eventi organizzati du-rante la fiera: 80 tra convegni, workshop, incontri che hanno sottolineato il ruolo importante che la fiera ricopre nell’aggior-namento professionale e scien-tifico, offrendo soluzioni per af-frontare industria, servizi, nuove

normative negli attuali scenari in cambiamento. Di questo si è par-lato durante i convegni a cura di Federfarma, Farmindustria, Uti-far, Fenagifar, Asis, Aiipa, Feder-Salus, Sunifar, con il supporto di numerose organizzazioni.Tra gli eventi più significati-vi di questa edizione, l’iniziativa “In Farmacia con i Bambini”, re-alizzata in collaborazione con la Fondazione Francesca Rava con l’obiettivo di affiancare al busi-ness, l’attenzione verso le istitu-zioni di volontariato e di soste-gno nei confronti delle categorie più svantaggiate.Diversi sono stati i nuovi proget-ti e le nuove soluzioni presenta-ti durante Cosmofarma per af-frontare un mercato sempre più globalizzato e sempre più com-petitivo.

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al via la vi edizionedi pianeta nutrizione & integrazione

di Lara Romanelli

Da giovedì 25 giugno sono in pro-gramma tre giornate del Congres-

so “Pianeta Nutrizione & Integrazio-ne” giunto alla VI edizione, che si terrà presso il Centro Congressi di Rho “Stel-la Polare” in concomitanza con Expo Milano 2015. L’evento si rivolge a un vasto pubbli-co di medici, farmacisti, nutrizionisti e operatori del settore ed è uno tra i prin-cipali momenti di aggiornamento e for-mazione nel campo degli integratori e della corretta nutrizione. Professione Salute ha intervistato il professor Gian Vincenzo Zuccotti - di-rettore della Clinica pediatrica e del Di-partimento pediatrico presso l’Ospedale

dei Bambini Milano, non-ché membro del comita-to scientifico di Pianeta Nutrizione & Integrazio-ne - che ci ha illustrato le novità della kermes-se ricca di convegni, ag-giornamenti scientifici, dibattiti e ospiti interna-zionali.

Professore, quali sono le novità della prossima edizione di Pianeta Nutrizione & In-tegrazione?La novità più importante è che quest’an-no si svolgerà a Milano, in concomitan-za con Expo 2015, e non nella consueta sede di Parma. La seconda novità è che il

congresso Pianeta Nutrizione Kids, rela-tivo alla parte pediatrica, è stato inserito tra gli eventi sostenuti dalla Commissio-ne europea, con l’obiettivo di farlo circo-lare in tutta Europa. Si parlerà di corretti stili di vita, del ruolo dell’alimentazione nei primi anni di vita e di come si può intervenire per modificare lo sviluppo di sovrappeso e di obesità nella nostra po-polazione infantile.

A proposito della nutrizione infantile, il 25 giugno si terrà la conferenza dal titolo “International pediatric confe-rence on food, physical activity and well-being: tackling childhood obesi-ty through prevention”, che affronterà l’importante e attuale tema della pre-venzione dell’obesità infantile. Quali sono i fattori che determinano l’obe-sità dei bambini e quali i comporta-menti alimentari e gli stili di vita cor-retti da adottare per prevenirla?Purtroppo il sovrappeso, come l’obesi-tà, rappresenta un problema che inte-ressa ormai tutto il mondo: i Paesi indu-strializzati in primis ma purtroppo anche

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i Paesi in via di sviluppo. I grandi temi di Expo 2015 riguarderanno soluzioni per contrastare i problemi nutrizionali che vanno dalla malnutrizione alla eccessi-va nutrizione, dalla magrezza patologica al sovrappeso e all’obesità. Un terzo della popolazione infantile si trova infatti oggi, in condizioni di sovrappeso e di obesità.Quello che sembra emergere maggior-mente è l’importanza dell’alimentazio-ne soprattutto nei primi tre anni di vita. È fondamentale consigliare le migliori e le più corrette abitudini alimentari per contrastare il fenomeno del sovrappe-so e dell’obesità, in particolare occorre una maggiore attenzione alla modalità di alimentare i nostri bambini nei primi tre anni di vita e un’attenzione a inco-raggiare il movimento e l’attività fisica. Durante il congresso, un’intera sessione sarà dedicata a questo ultimo aspetto: il problema della sedentarietà è molto sentito nelle nostre città, dove ci sono meno spazi sicuri, rispetto a una volta, dove poter far muovere i nostri bambi-ni e cresce la tendenza da parte dei ge-nitori, a parcheggiarli davanti al com-puter e alla televisione. In passato, il movimento riusciva a contrastare quel-le che erano le cattive abitudini ali-mentari; oggi, non avendo questa am-pia possibilità di movimento, dobbiamo cercare delle soluzioni alternative e sia-

mo costretti a porre più attenzione alla qualità e alla quantità di cibi che i no-stri bimbi assumono.

Quali saranno gli altri temi trattati, in linea con le tematiche di Expo 2015?Verrà posta un’attenzione particolare an-che al ruolo dei probiotici oggi che agi-scono sulla flora batterica. Ancora una volta, tutto si gioca soprattutto nei pri-mi tre anni di vita, come attenzione a una corretta alimentazione - inclusa l’assun-zione di alimenti che possano favorire una certa flora intestinale - sia come at-tenzione all’attività fisica. Quindi è impor-tante il ruolo del microbiota intestinale che una corretta alimentazione può favo-rire o meno, contrastando di conseguen-za lo sviluppo di sovrappeso e obesità. Durante il congresso ci sarà anche una parte dedicata alla crescita e agli aspet-ti endocrinologici; saranno presentate le carte dei percentili di crescita di tut-ti i Paesi del mondo, per far capire che la genetica è importante e che i bam-bini europei non crescono esattamente come i bambini dell’Asia, piuttosto che dell’Africa e che ogni Paese ha dei per-centili di riferimento che bisogna cono-scere e ai quali bisogna riferirsi, per evi-tare di considerare impropriamente in sovrappeso e sottopeso delle popolazio-ni che invece in realtà non lo sono.

Qual è l’obiettivo di Pianeta Nutrizio-ne per questa edizione?L’obiettivo è quello di sensibilizzare il pubblico sull’importanza di una cor-retta alimentazione, di corretti stili di vita e in modo particolare nei primi an-ni di vita.Abbiamo anche realizzato un decalogo che presenteremo in occasione di que-sto evento dove abbiamo cercato di ri-assumere l’importanza di una corretta alimentazione a partire dalla gravi-danza fino alla nascita, sottolineando l’importanza dell’assunzione del latte materno, fino all’alimentazione nel se-condo e terzo anno di vita.

A quale target si rivolge il vostro con-gresso?L’evento si rivolge ai pediatri italiani, eu-ropei e di tutto il mondo che desiderino partecipare. Vorremmo comunque cer-care di utilizzare un linguaggio chiaro anche per i visitatori di Expo che saran-no presenti durante i tre giorni del con-gresso, affinché riescano a comprendere al meglio gli argomenti che discuteremo.

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le aziende informano

Una linea phyto gardaper depUrare l’organismo

per l’estate in arrivo:ecamannan, Un aiUto per perdere peso

Con l’arrivo della primavera si ha l’esigenza di depurare e pu-

rificare l’organismo sia dall’interno sia all’esterno. In primavera infat-ti, ma anche in altre particolari con-dizioni (post-gravidanza, sovrappe-so, eccessi alimentari, pelle impura) è indispensabile ripulire l’orga-nismo dalle tossine endogene, prodotti del catabolismo e radi-cali liberi, ed esogene come in-quinamento, batteri e virus, che si accumulano nei nostri organi con importanti con-seguenze negative per la sa-lute: pancia e gambe gonfie, pelle opaca, stanchezza. È im-

portante agire a livello dei principa-li organi emuntori - fegato, intesti-no, reni e pelle - che trasformano le tossine nella forma più adatta alla loro espulsione. L’organismo si

autodepura fisiologicamente, ma spesso occorre stimolare o accele-rare questo processo. Phyto Garda presenta una linea di prodotti per depurare l’organi-smo: per 3D e 3D Gold ha selezio-

nato piante come il carciofo e il tarassaco che agiscono a livello del fegato, la betul-la e l’equiseto che agiscono a livello renale, la bardana e il sambuco depurativi per la pelle, il finocchio utile per la funzione intestinale e il tè verde, un efficace antios-sidante che protegge l’in-

tero organismo dall’invec-

chiamento cellulare. Per un’azione più strettamente drenante sono state scelte piante come l’ortica e i peduncoli di ciliegio. Phyto Garda propone inoltre Aloe vera PG a base di puro succo di aloe gel, Caffè verde PG per favo-rire il sostegno metabolico e Fer-mentix Pancia Piatta Intensivo, a base di finocchio per l’eliminazio-ne dei gas e tè verde per il control-lo del peso corporeo.

Phyto GardaTel. 045 6770222

[email protected]

Per chi ha problemi di sovrappe-so inizia la corsa alla dieta più

efficace che permetta di perdere i chili di troppo, in vista dell’estate. Un aiuto può essere rappresen-tato da Ecamannan di Cadigroup, un integratore costituito esclusi-vamente da Glucomannano ad al-ta viscosità (E425): fibra alimentare pura al 100% senza additivi. Que-sta fibra di alta qualità è in grado di catturare molta acqua e di rigon-fiarsi nello stomaco, formando un gel viscoso, compatto, ma morbi-do. Tale gel, aumentando la massa gastrica, distende la mucosa e ini-bisce la secrezione di grelina (ormo-

ne oressizzante) anticipando la sa-zietà (satiation). Rallenta inoltre lo svuotamento gastrico inducendo un prolungato senso di sazietà tra un pasto e l’altro (satiety). Lo spe-ciale Glucomannano di Ecaman-nan, grazie alle sue caratteristiche è in grado di catturare parte del co-lesterolo e degli aci-di biliari, riducendo le LDL e il TC; ral-lenta inoltre l’as-sorbimento del glucosio, abbas-sando il pic-co glicemico post-pran-

diale e riducendo fino al 50% la ri-sposta insulinemica. L’integratore agisce anche a livello intestinale, stimolando la prolifera-zione della flora intestinale benefi-ca e portando a un aumento del-la produzione degli ormoni della sazietà (GLP1, CCK, PYY). Nell’inte-

stino, inoltre, la massa compatta, morbida e ricca di acqua che si forma contribuisce ad aumen-

tare e idra-

tare la massa fecale, andando a ri-solvere eventuali problemi di stipsi. Ecamannan è disponibile in capsu-le o in barattolo e si consiglia l’uso di due-tre capsule o un misurino di polvere prima di ogni pasto princi-pale. L’integratore è privo di glutine e di lattosio e privo di effetti colla-terali, adatto quindi anche in gra-vidanza e allattamento, in età pe-diatrica, e anche per periodi molto prolungati.

CadigroupTel. 06 [email protected]

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