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Dipartimento di Economia, Società, Politica SEMINARIO APERTO 18 maggio 2015 “IL LAVORO DI COMUNITÀ NELLA PROFESSIONE DELL’ASSISTENTE SOCIALE: CONTESTO TEORICO ED ESPERIENZE TERRITORIALI” Riccardo Borini

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Dipartimento di Economia, Società, Politica

SEMINARIO APERTO

18 maggio 2015

“IL LAVORO DI COMUNITÀ NELLA PROFESSIONE DELL’ASSISTENTE SOCIALE:

CONTESTO TEORICO ED ESPERIENZE TERRITORIALI”

Riccardo Borini

Da Così…

A Così…

Schema intervento

1. Guardare fuori dall’ufficio: l’urgenza del lavoro di comunità

2. Come fare: superare le resistenze, uscire dagli stereotipi e dare vita a nuovi processi.

3. Un nuovo lavoro di rete: verso responsabilità diffuse nel welfare comunitario.

4. Esperienze territoriali:

• generare famiglie affidatarie,

• puntare insieme sulla prevenzione a 360 gradi,

• una rete di gruppi di prossimità diffusa da valorizzare e sostenere.

“CHE ARIA TIRA NEI SERVIZI SOCIALI?”

è una domanda che giorni fa un ex collega, che ora si occupa di altro, mi ha posto. La mia risposta: “Stiamo cercando di fronteggiare l’onda d’urto di bisogni infiniti e urgenti con risorse sempre più esigue”.

1. Guardare fuori dall’ufficio: l’urgenza del lavoro di comunità

19/05/2015 5 Riccardo Borini

1. aumento della domanda sociale,

2. taglio delle risorse (sia a livello centrale e che a livello regionale), sbilanciamento dei servizi su un lavoro amministrativo/gestionale,

3. mancanza di una programmazione strategica che nasce da un confronto costante con gli attori del territorio,

4. aiuti economici che vengono erogati ad un quarto degli aventi diritto per mancanza di risorse sufficienti,

5. persone che attendo anche due mesi per un appuntamento con un’assistente sociale,

6. Carichi di lavoro elevati che riescono solo a fronteggiare l’emergenza con conseguente logoramento degli operatori

7. presenza di operatori sociali precari con conseguente aumento di turnover

alcune situazioni comuni a molti servizi sociali

19/05/2015 6 Riccardo Borini

• Il territorio che si muove e davanti ad una crisi “infinita”, si inventa soluzioni e iniziative varie da valorizzare, coordinare e promuovere o suscitare con costanza e determinazione.

• La lettura lucida di questo scenario ci impone un cambiamento urgente non più rinviabile verso al costruzione di un nuovo welfare denominato municipale, comunitario, locale o cittadino che ha avuto in questi anni declinazioni non sempre omogenee.

Il Territorio si muove…e ci chiede un cambiamento urgente

19/05/2015 7 Riccardo Borini

• Ma aldilà delle differenziazioni territoriali possiamo fare riferimento all’insieme degli attori sociali che attraverso i tavoli di concertazione dei Piani Sociali di Ambito intendono non solo programmare i servizi, ma co-progettare e co-gestire. I territori esprimono azioni progettuali che occorre ricomporre dentro un quadro complessivo di politiche sociali attivo a livello locale.

Il Territorio si muove…e ci chiede un cambiamento urgente

19/05/2015 8 Riccardo Borini

• Come afferma Giovanni Devastato, “lo sviluppo di un maturo welfare locale coincide con al promozione di un “welfare di servizi” non più basato esclusivamente su misure risarcitorie ma orientato a costruire “infrastrutture di cittadinanza” nel territorio;

• Occorre promuovere offerte sociali nel quadro di politiche generative in quanto l’esito delle azioni prodotte non si misura tanto sulla quantità delle prestazioni, quanto sulla qualità e densità

generativa delle relazioni attivate.

Il Territorio si muove…e ci chiede un cambiamento urgente

19/05/2015 9 Riccardo Borini

• Questo approccio richiede un cambio di passo fondamentale passando decisamente da misure passive di contrasto all’esclusione a politiche attive per l’inclusione, sapendo fin dall’inizio che includere è molto più difficile che escludere”.

• I fondi per le politiche sociali sono necessari e non vanno tagliati, ma non dipende tutto e solo dalle risorse economiche. Per mettere in atto tale strategia occorre puntare decisamente sull’accrescimento del capitale umano (acquisizione delle competenze) e del capitale sociale (reti di fiducia e di scambio nel territorio).

Il Territorio si muove…e ci chiede un cambiamento urgente

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2. Come fare: superare le resistenze, uscire dagli stereotipi e generare nuovi processi.

• superare la resistenze e le paure che derivano dal nuovo approccio che ci obbliga ad uscire dai propri schemi mentali e dalla sicurezza di percorsi già sperimentati;

• liberare gli operatori sociali dal lavoro amministrativo/burocratico a vantaggio di un lavoro di prevenzione e di rete più intenso;

• garantire agli operatori spazi di riflessione sul proprio lavoro;

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generare nuovi processi…

• proporre azioni innovative, efficaci e praticabili nel proprio

contesto;

• garantire nel lavoro sociale uno spazio per la promozione del lavoro di comunità, valorizzando le professionalità sociali in tal senso;

• superare “i corti circuiti” che spesso si verificano tra l’incontro con la persona che fa fatica, l’analisi dei bisogni, la visione delle risorse e il coinvolgimento della comunità.

• Quindi: occorre restituire i problemi alla comunità e non nasconderli, per affrontarli con il concorso di tutti. La necessità del singolo diventa un invito forte alla comunità a mettersi in cammino, trovare soluzioni per non lasciare solo nessuno e riqualificare le relazioni.

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Diventa Strategico...

• promuovere spazi di riflessione pubblica,

• fare una corretta informazione,

• far crescere la consapevolezza di un territorio.

• L’informazione e la sensibilizzazione vanno fatte curando un passaggio strategico: “dal discorso al percorso”. Ogni incontro pubblico dovrebbe concludersi declinando percorsi possibili per quel quartiere, quel territorio magari indicando gruppi e luoghi già attivi su quei fronti.

• E’ sempre l’incontro con altro con i suoi bisogni e le sue domande che ci aiuta a tirare fuori dalle persone e dai territori quelle energie che noi e i territori non sapevano di avere.

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3. Un nuovo lavoro di rete: verso responsabilità diffuse nel welfare comunitario.

LA SCUOLA

La scuola va aiutata ad andare oltre la medicalizzazione dei problemi e la richiesta dello “specialista” per ogni disagio che coglie quotidianamente nei ragazzi e nelle loro famiglie (nelle elementari 1 bambino su 3 è diagnosticato!)

Sono sempre più convinto che, invece, dobbiamo garantire competenze diffuse agli operatori e curare le reti inter-istituzionali. La scuola va sostenuta per volgere il suo insostituibile ruolo su fronte dell’educazione, dando ad essa strumenti per cogliere da subito i primi segnali di disagio e per dialogare in maniera significativa con i servizi sociali e socio-sanitari.

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LE COOPERATIVE SOCIALI

Anche l’arcipelago di organizzazioni del terzo settore devono compiere coraggiose transumanze non più rinviabili per giocare da protagonisti la partita della costruzione del welfare community. Alcuni passaggi urgenti da compiere all’interno delle organizzazioni no profit .

Le cooperative sociali non possono pensare solo alla gestione dei servizi delegati, alle alleanze con le cooperative più forti (per avere spazi di mercato), a collocarsi nei settori forti con finanziamenti garantiti. Devono recuperare spazi per dare il loro contributo nella lettura condivisa dei bisogni, nella scelta delle priorità per un territorio (e non solo per la propria cooperativa), per svolgere in prima persona un ruolo attivo nella valorizzazione delle risorse presenti nel territorio.

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IL VOLONTARIATO

• Anche il volontariato deve prendere coscienza che il proprio rinnovamento passa per la fedeltà alla propria mission che è sempre una fedeltà alle risposte da generare nel proprio territorio. Le associazioni, se non vogliono invecchiare insieme ai propri volontari, devono uscire dalla rutine, dal già fatto, dal proprio settore dove ormai hanno acquisito competenze e sicurezza e andare incontro ai nuovi bisogni, dove ancora i servizi pubblici non sono arrivatati e per ora non possono arrivare subito.

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LA SFIDA PER IL NO PROFIT

• La sfida più urgente per il no profit è proprio quella di parlare ai territori soprattutto con i gesti che riescono a generare, di tracciare percorsi possibili, di vivere la crisi come un’ampia opportunità di rinnovamento per se stessi e per il sociale in cui operano.

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VERSO RESPONSABILITÀ DIFFUSE NEL WELFARE COMUNITARIO.

• Promuovere politiche sociali attive implica, quindi, la necessità di definire il ruolo dei diversi soggetti che concorrono a definire il profilo di un welfare plurale sorretto da un sistema di responsabilità condivise.

• Allestire “arene pubbliche” è, però, un compito complesso: significa misurarsi con i temi della responsabilità, della condivisione (nel senso del governo condiviso), della concertazione, della co-progettazione, del partenariato territoriale, ma vuol dire anche confrontarsi con il problema delle pratiche integrate, della cultura del governo misto, delle forme avanzate di co-gestione rispettivamente da parte del pubblico e delle organizzazione del Terzo settore.

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NUOVA FUNZIONE DEL PUBBLICO

• occorre costruire una funzione diversa del pubblico non più ispirata forme di controllo burocratico quanto piuttosto orientata a compiti di indirizzo, coordinamento e sorveglianza attiva (cultura dei risultati).

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NUOVA FUNZIONE DEL PUBBLICO

Per passare da un welfare passivo ad un welfare attivo Donati (2009) indica tre grandi trasformazioni:

• livello istituzionale: riappropriazione di un ruolo regolativo, promozionale e orientativo dell’azione del governo locale (regia, programmazione, governance);

• nuova imprenditorialità pubblica, intesa come riadeguamento verso un’attitudine strategica ed una competenza progettuale da parte dei funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione;

• ruolo dei soggetti del terzo settore sempre più chiamati ad essere agenti di politiche e responsabilità pubbliche e non solo fornitori di servizi privato o erogatori di risposte delegate

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NUOVA FUNZIONE DEL PUBBLICO

Come afferma Devastato (2009) per un welfare plurale, in sintesi, occorre tenere insieme 3 dimensioni:

• Collocare la politica sociale nel contesto più ampio delle politiche pubbliche e della programmazione locale che cerca di costruire lo sviluppo locale;

• Costruire un sistema trasversale di attori-chiave dello sviluppo locale: va sviluppato il partenariato locale in termini di condivisione degli obiettivi e di governo collettivo del welfare;

• Coniugare crescita economica e coesione locale, innovazione e sostenibilità: lo sviluppo umano e sociale può avvenire solo in una dimensione di sviluppo locale in quei luoghi dove già

vivono e agiscono i soggetti reali dell’intervento sociale.

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4. ESPERIENZE TERRITORIALI:

• generare famiglie affidatarie,

• puntare insieme sulla prevenzione a 360 gradi,

• una rete di gruppi di prossimità diffusa da valorizzare e sostenere.

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GENERARE FAMIGLIE AFFIDATARIE

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GENERARE FAMIGLIE AFFIDATARIE

• La nostra banca dati (ASP AMBITO 9 e ASUR AVE 2 DISTRETTO DI JESI) delle famiglie valutate e disponibili per l’appoggio e per l’affido famigliare conta oggi 70 famiglie.

• Le scelte strategiche che hanno prodotto questo importante risultato sono:

• credere nel lavoro di comunità,

• creare una forte sinergia tra operatori, dirigenti e decisori politici,

• investire risorse per curare la promozione e i suoi linguaggi (abbiamo coinvolto i ragazzi dei centri di aggregazione per produrre dei video all’affido),

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GENERARE FAMIGLIE AFFIDATARIE

• andare dove la gente è già radunata e valorizzare occasioni di incontro già programmate (abbiamo utilizzato la stagione teatrale dei ragazzi).

• diversificare i percorsi con le famiglie:

1. sensibilizzazione/informazione

2. formazione

3. valutazione

4. accompagnamento (l’equipe integrata affido riunisce ogni mese il gruppo di famiglie affidatarie),

5. elevare la qualità dell’integrazione delle professioni e dei servizi.

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GENERARE FAMIGLIE AFFIDATARIE • Altre iniziative significative:

• Promozione di campagne informative (volantini, libricini, comunicati stampa, sito, gadget, Spot video con coinvolgimento dei CAG, concorsi di disegno a scuola, ecc)

• L’ATS 9 di Jesi partecipa a CNSA (Coordinamento Nazionale Servizio Affidi)

• Jesi è uno dei 9 ATS che a livello nazionale è stato individuato per la Sperimentazione linee guida nazionali sull’affido

• Gruppo affidi provinciale (auto-convocato per le seguenti esigenze: confronto, coordinamento, sinergia, economie di scala nella promozione e nella realizzazione degli affidi)

• Sito web provinciale www.miaffido.it

• Progetto Centro affidi Provinciale

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ASP AMBITO 9 – ASUR AV 2 DISTRETTO DI JESI

SERVIZIO INTEGRATO AFFIDO ADOZIONE- Anno 2013

n. appoggi 18

n. affidi 41

n. adozioni 8

n famiglie attivate per affido 41 di cui n. 14 a parenti /n. 10 famiglie affidatarie/ n. 17 affidi che continuano da anni precedenti

n. famiglie attivate per appoggio 18 di cui n. 6 appoggi attivati nel 2013/ n. 12 appoggi che continuano dai precedenti anni (2009/2012)

n. famiglie disponibili per affido e appoggio

19 famiglie disponibili all’accoglienza (affido e appoggio), di cui n. 5 disponibili all’affido

n. incontri gruppo famiglie affidatarie 12 + percorso formativo di n. 3 incontri a Jesi

n. incontri di coordinamento servizio 24

n. incontri di raccordo la scuola 4 Incontri con la scuola x alcuni post adozione

n. attività e progetti promossi sul territorio 1 Progetto sensibilizzazione affido area vasta (sito MIAFFIDO.IT) 1 progetto Centro Affidi provinciale 1 corso (n. 3 incontri a Filottrano)

1 Festival educazione 2013 (sensibilizzazione)

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Il nostro servizio integrato è stato individuato e inserito nel gruppo delle 10 realtà nazionale che partecipano al monitoraggio dell’applicazione delle Linee di indirizzo sull'affidamento familiare

A livello nazionale è stato predisposto il "Sussidiario" che rappresenta un "manuale applicativo" per gli operatori e gli altri soggetti coinvolti.

ASP AMBITO 9 – ASUR AV 2 DISTRETTO DI JESI

SERVIZIO INTEGRATO AFFIDO ADOZIONE

PREVENZIONE A 360 °

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Prevenzione a 360° GRADI

• Qui segnalo un progetto di prevenzione proposto a tutti gli istituti scolastici presenti nel territorio. Parliamo di un percorso partito circa 8 anni fa valorizzando un finanziamento regionale per gli ATS che ha favorito la nascita di un tavolo di co-progettazione e di co-gestione.

• Ora il finanziamento fa capo al Servizio Territoriale Dipendenze Patologiche.

• Il percorso propone diversi laboratori nelle scuole su unico filo conduttore dato dalla tematica annuale. Quest’anno 2015 il Tema è in contrario di uno. Idee per costruire la comunità. (educare alla partecipazione, alla solidarietà e alla cittadinanza attiva)

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Prevenzione a 360° GRADI

• Gli studenti coinvolti sono oltre 2000. Il percorso viene qualificato da diversi incontri di formazione integrata che vede la presenza di operatori sociali del pubblico e del privato sociale, di operatori sanitari, di dirigenti scolastici ed insegnanti.

• Abbiam ritenuto che per parlare di educazione dei giovani si debba parlare di formazione egli adulti. Quindi mentre si realizzano i laboratori nelle scuole e nei luoghi di aggregazione giovanile, si promuovono incontri di confronto e di formazione per gli adulti, spazi per «ragionare insieme ad alta voce in città».

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Prevenzione a 360° GRADI

• Tutte le riflessioni prodotte attraverso i laboratori vengono restituiti alla città in un Festival dell’educazione che quest’anno è giunta alla sua quarta edizione ed ha come tema educare al bene comune. Nella settimana del Festival (quest’anno dal 15 al 23 maggio) vengono programmati diversi eventi: musicali, teatrali, seminariali e una festa finale in piazza in cui ogni classe/gruppo anima uno stand.

Il valore aggiunto di questo lavoro di comunità è quello di

• avere valorizzato le competenze di ciascun organizzazione dentro un unico progetto di prevenzione

• costruire una grande sinergia per animare la città

• rilanciare temi che favoriscono coesione e responsabilità nel territorio.

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Progetto Prevenzione DDP 2013-2014

Area integrazione socio sanitaria

organizzazioni azioni destinatari

Associazione OIKOS Laboratori tematici sulla prevenzione

20 Istituti scolastici - 80classi - 2.000 studenti

Fondazione Exodus Laboratorio teatrale Istituto Alberghiero Cingoli (20)

Coop. Cooss Marche COSTESS

Potenziamento radio Web TLT dei CAG Vallesina

40 giovani

TEATRO PIRATA Laboratori di teatro extra scuola

20 giovani

Teatro in rete- teatro Otello

Laboratorio teatrale scuole superiori

30 giovani

Festival dell’educazione 3° edizione

Incontri dibattiti - Giornate formative - Film Spettacoli teatrali

32 stand (22 società sportive, associazioni, cooperative, gruppi, 10 Scuole)

I GRUPPI DI PROSSIMITA’

19/05/2015 34 Riccardo Borini

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

obiettivo primario della ricerca (luglio-ottobre 1014):

ipotesi operative volte a favorire la creazione di una rete sociale capace di fornire risposta ai bisogni delle famiglie e degli individui in difficoltà,

La ricerca ha 3 principali risultati:

• realizzare una mappatura delle organizzazioni di volontariato locali impegnate nell’area “disagio e povertà”;

• approfondire le principali caratteristiche delle organizzazioni di volontariato locale mediante un’indagine socio-statistica;

• raccogliere i suggerimenti e le indicazioni delle organizzazioni di volontariato locali nell’ottica di migliorare il sistema di risposta ai bisogni, secondo un approccio incentrato sulla metodologia del lavoro sociale di rete.

19/05/2015 Riccardo Borini 35

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

• Il campione della ricerca è costituito da n. 38 organizzazioni di volontariato presenti nei n° 21 comuni dell’ASP Ambito 9 (Jesi, Morro d’Alba, Belvedere Ostrense, San Marcello, Monsano, Montecarotto, Poggio S. Marcello, Mergo, Apiro, Poggio S. Vicino, Rosora, Castelbellino, Castelplanio, S. Maria Nuova, S. Paolo di Jesi, Staffolo, Filottrano, Cupramontana, Cingoli, Monte Roberto, Maiolati Spontini) e specificatamente impegnate nel contrasto alla povertà.

• Sull’ iniziale campione di n. 38 organizzazioni di volontariato, 37 di queste hanno dichiarato il proprio interesse a partecipare, registrando un’adesione pari al 97%.

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

A livello operativo, per poter sviluppare un efficace ed efficiente lavoro sociale di rete, l’adesione a questo modello teorico-operativo implica il rispetto di una serie di presupposti quali:

• realizzare una mappatura delle risorse del territorio con le quali poter realizzare attuali o future sinergie;

• verificare i percorsi attuati ed i risultati conseguiti, negoziare e definire gli ambiti, i limiti, le responsabilità e le competenze;

• progettare attività propedeutiche alla messa in rete dei servizi;

• assumere come struttura organizzativo-gestionale stabile, un’équipe di lavoro con contestuale e partecipata attribuzione della responsabilità del coordinamento e definizione di modalità di lavoro condivise;

• sviluppare i collegamenti e formalizzarli mediante protocolli o documenti di intesa

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

L’INTERVISTA - 1

• il lavoro di ricerca è stato condotto utilizzando come strumento un’intervista strutturata costituita da domande aperte e chiuse e suddivisa nelle 4 sezioni seguenti:

• Struttura del gruppo di volontariato: area geografica in cui opera, al numero e all’età dei volontari, alla presenza di formazione specifica e alla frequenza di riunioni tra i vari componenti.

• Organizzazione: il luogo ed i fondi di cui il gruppo di volontariato dispone per esplicare la propria attività, nonché l’identificazione dei soggetti che prendono le decisioni riguardanti la scelta di intervenire in caso di bisogno.

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9 L’INTERVISTA - 2

• Rilevazione e valutazione del bisogno: modalità di conoscenza dei bisogni, sugli interventi offerti dai gruppi di volontariato e sul numero di famiglie supportate in relazione al singolo aiuto; la presenza e la tipologia di strumenti di valutazione e registrazione utilizzati dai volontari durante il proprio servizio alla comunità.

• Servizi del territorio: il parere delle organizzazioni di volontariato in merito alla conoscenza e alla collaborazione con i servizi pubblici impiegati nel settore del disagio e della povertà, unitamente alla presenza di contatti con le altre organizzazioni no profit presenti nel territorio. Ipotesi di miglioramento del sistema di risposta ai bisogni e alla formazione specifica dei volontari, in relazione all’organizzazione e alle tematiche di interesse.

19/05/2015 Riccardo Borini 39

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

QUANTI GRUUPPI CI SONO E DOVE OPERANO

su un totale complessivo di 37 organizzazioni di volontariato:

19 sono collocate nel Comune di Jesi e

18 sono suddivise, in percentuali piuttosto ridotte, tra i restanti Comuni dell’Ambito Territoriale Sociale n° 9.

Va comunque precisato che, l’area geografica prevalente nella quale le organizzazioni di volontariato intervengono, si circostanzia a livello locale: il 31% opera, infatti, nel comune di appartenenza, il 27% nella parrocchia ed il 16% nel quartiere in cui la sede è collocata.

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

DIMENSIONI DEI GRUPPI DI PROSSIMITA’

68% 10 componenti

16% 21 – 50 volontari

13% 11 - 20 volontari

3% più di 100 volontari

19/05/2015 Riccardo Borini 41

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

ANNO DI NASCITA DEI GRUPPI

In merito alla collocazione temporale della nascita delle organizzazioni di volontariato,

• Il 46% risulta operativa all’interno del territorio locale da oltre 15 anni.

• il 24% dichiara di essere nata da 3 a 7 anni e

• l’11% da 8 a 15 anni;

• il 19% di nascita più recente e compresa entro i tre anni.

19/05/2015 Riccardo Borini 42

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

ETA’ DEI VOLONTARI

il 69% ha un’età compresa nella fascia “46 a 65 anni” mentre

il 26% dichiara di aver più di 65 anni.

Soltanto una tra le organizzazioni di volontariato coinvolte nel lavoro di ricerca risulta costituita da giovani volontari di età compresa tra i 18 e 30 anni.

LA FORMAZIONE

39% per niente formato

32% poco formato

18% sufficiente formazione

11% molto formato 19/05/2015 Riccardo Borini 43

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

CADENZA DEL INCONTRI DEI GRUPPI

• Dall’analisi della ricerca emerge la tendenza delle organizzazioni di volontariato a lavorare in gruppo mediante momenti di confronto che si realizzano prevalentemente a cadenza ravvicinata:

• il 62% dichiara di riunirsi ogni mese

• il 24% ogni settimana.

• nel 14% ogni semestre.

19/05/2015 Riccardo Borini 44

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

SETTING DI AIUTO

• nell’86% delle organizzazioni, la presenza di una sede specifica per lo svolgimento delle proprie attività.

• A seconda della specificità dell’aiuto del quale i volontari si occupano, tale luogo presenta la connotazione di:

• 26% centro d’ascolto

• 36% magazzino viveri

• 18% magazzino vestiario

• 20% locali adibiti a mensa, casa di accoglienza o sede parrocchiale condivisa da più organizzazioni e per differenti esigenze.

19/05/2015 Riccardo Borini 45

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

PROVENIENZA FONDI

• 51% offerte e raccolta fondi;

• 17% dall’Organizzazione di appartenenza,

• 11% dalla partecipazione a bandi,

• 6% da fondi 8 x 1000

• 15% altro .

IMPORTO FONDI

• 39% da € 1000 a 3000

• 22% da € 5.000 a 10.000

• 14% oltre € 10.000

• 11% da € 0 a 500

• 8% da € 3000 a € 5000

19/05/2015 Riccardo Borini 46

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

LE DECISIONI

A livello organizzativo, la decisione di fornire una qualsiasi prestazione, rientrante tra gli aiuti di cui l’organizzazione si occupa, è presa nel

62% dei casi dall’équipe dei volontari.

11% 1 volontario

11% parroco

16% altro

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9 INVIO E VALUTAZIONE DEI BISOGNI

33% dei casi la situazione problematica emerge da parte degli stessi interessati,

26% tramite segnalazione da parte dei cittadini

23% tramite invio del Servizio Sociale

• Nella valutazione dei bisogni, le organizzazioni di volontariato si avvalgono di vari strumenti:

• colloquio (28%).

• il contatto con i servizi sociali (22%),

• la richiesta di documentazione specifica come carta di identità, permesso di soggiorno e/o ISEE (18%),

• il confronto in équipe (15%),

• lo svolgimento di visite domiciliari (11%)

19/05/2015 Riccardo Borini 48

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9 LA DOCUMENTAZIONE

I dati che vengono raccolti durante la fase di conoscenza e valutazione dei bisogni sono, nella maggior parte dei casi, registrati dai volontari (73%) mediante l’utilizzo di appositi strumenti quali:

• raccolta di documenti attestanti l’identità e la cittadinanza dei soggetti richiedenti aiuto (37%);

• redazione di schede OSPO adottate dalle Caritas Parrocchiali e costituite dall’anamnesi sociale, familiare e lavorativa del singolo o del nucleo familiare (27%);

• redazione di schede specifiche di rilevazione dei dati personali del singolo o del nucleo familiare elaborate dal gruppo di appartenenza (17%);

• archiviazione informatica o cartacea dei resoconti dei volontari e degli interventi attuati (19%).

19/05/2015 Riccardo Borini 49

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

LE RICHIESTE

• più del 50% delle richieste di sostegno, riguardano interventi di natura economica ed alimentare.

• All’interno delle richieste di contributo economico, troviamo, da un lato, spese di tipo abitativo come utenze (8%) e canone di affitto (6%) e, dall’altro, spese varie (13%) come pagamento materiale scolastico, medicinali, visite ecc..

• Dal punto di vista alimentare, invece, le richieste pervenute fanno riferimento prevalentemente ai pacchi viveri (30%) o al servizio mensa (2%). Altre richieste avanzate e non rientranti negli ambiti sopra esposti, riguardano la ricerca di un lavoro (18%), il bisogno di essere ascoltati e sostenuti (13%), il vestiario (4%), l’accoglienza in strutture (1%) o altro (2%).

19/05/2015 Riccardo Borini 50

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

PERCENTUALE TIPOLOGIA DI RISPOSTE

• distribuzione di pacchi viveri (20%),

• interventi di ascolto, orientamento, accompagnamento (17%)

• contributi economici per il pagamento di utenze (12%), canone di affitto (8%) o altre spese (8%),

• raccolta e distribuzione di vestiario (11%), aiuto nella ricerca di un lavoro (10%) e altro (8%).

• Servizio mensa: nel Comune di Jesi sono presenti due mense che svolgono rispettivamente orario giornaliero e serale. Ciascuna sede dispone di circa 18/20 posti.

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9 TIPOLOGIA DI RISPOSTE

• Distribuzione pasti a domicilio: le attività attinenti alla distribuzione dei pasti a domicilio fanno riferimento al Progetto “Spreco Zero”, ampiamente descritto nel capitolo precedente del presente elaborato.

• Accoglienza e pernottamento presso proprie strutture:

• Comune di Jesi:

• una struttura di accoglienza temporanea (da una settimana ad un mese), gestita da personale ecclesiastico e destinata a donne in stato di difficoltà (economica o familiare) ed

• un appartamento, di proprietà di una parrocchia, affittato a nuclei familiari in situazione di disagio a tariffa agevolata o, in particolari situazioni, esente da pagamento.

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

RAPPORTI CON GLI ENTI ISTITUZIONALI E NO PROFIT

• l’84% dei gruppi intervistati ha dichiarato di essere a conoscenza dei servizi pubblici che intervengono nell’area “disagio e povertà”; il restante 12% ha, invece, riferito di non essere informato in merito.

• Collaborazione con enti pubblici in misura

• abbastanza (40%)

• più che soddisfacente (37%).

• ridotta (20%) o assenti collaborazioni (3%).

• l’89% dei gruppi di volontariato hanno dichiarato di interagire con altre organizzazioni caritatevoli del territorio o associazioni impegnate nella specifica area di intervento.

19/05/2015 Riccardo Borini 53

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

LA FORMAZIONE DEI VOLONTARI

• il 78% degli intervistati ritiene che sia necessario ricevere una formazione per chi opera nello specifico ambito del contrasto alla povertà;

• il 22% ritiene, invece, che la formazione non sia fondamentale.

19/05/2015 Riccardo Borini 54

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

IN SINTESI

• 39 gruppi di volontariato

• 18 a Jesi

• 19 negli altri comuni

• Circa 700 volontari (over 45)

• Molte Risorse a disposizione stimiamo circa 200.000 euro/anno

• 84% conosce i servizi sociali pubblici

• 70% Disponibilità a formarsi

• 70% Disponibilità a stare in rete

• 86% Ha una sede propria

• La maggior parte dei Gruppi si incontrano mensilmente

19/05/2015 Riccardo Borini 55

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

IN SINTESI

• Come valorizzare questo capitale sociale?

• Come coordinarlo?

• Come farlo crescere?

• Come moltiplicarlo in base alle reali necessità e alle strategie di intervento condivise?

• Quali priorità condivise?

• Quali strumenti per il lavoro di rete?

• Quali risultati attesi?

• Quali monitoraggi e verifiche?

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

• La costruzione e il potenziamento di una rete sociale fondata sulla sinergia tra pubblico e privato sociale è di fondamentale importanza sia nelle politiche di contrasto della povertà che nell’adozione di un modello di intervento fondato sulla presa in carico dell’utenza unica, senza duplicazioni e dispersione di risorse economiche e professionali

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I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

IPOTESI DI LAVORO DI RETE FUTURO -1

In relazione alle considerazioni esplicitate nelle risultanze della presente ricerca, finalità del tavolo di lavoro per la povertà locale potrebbero essere:

• l’attivazione di un percorso di formazione congiunta tra pubblico e privato sociale;

• la condivisione delle conoscenze sui bisogni del territorio da più angolature e punti di vista;

• l’unificazione delle metodologie di approccio utilizzate per la valutazione, la determinazione e la realizzazione degli interventi sociali messi in campo dalle organizzazioni di volontariato locali;

• l’ottimizzazione delle risorse economiche e professionali, evitando il duplicarsi degli interventi;

19/05/2015 Riccardo Borini 58

I GRUPPI DI PROSSIMITA’ nell’ATS 9

IPOTESI DI LAVORO DI RETE FUTURO - 2

• la predisposizione di momenti ad hoc sulle singole aree (bisogno alimentare, abitativo, lavorativo ecc..), coinvolgendo gli attori interessati nell’elaborazione di progetti operativi volti a migliorare il sistema di risposta, mediante il confronto continuo e la co-realizzazione delle attività;

• il confronto tra i vari attori della rete sociale sui singoli casi, in situazioni di particolare necessità;

• la sensibilizzazione dei cittadini verso una nuova cultura del welfare comunitario e partecipato.

19/05/2015 Riccardo Borini 59

Fare un lavoro di comunità è possibile

• Questi esempi di buone pratiche, appena accennati, ci fanno capire che nonostante le criticità esposte e la complessità del lavoro di comunità, la sua realizzazione è possibile. La sua pratica rigenera le relazioni all’interno dei territori, rinnova il lavoro sociale, ci apre una nuova visione dei bisogni e delle risorse, che diventano opportunità per la città.

• La sfida, dunque, non è quella di rimuovere i problemi dagli occhi della gente, ma di accompagnare le persone che fanno fatica prendendo per mano i territori.

19/05/2015 Riccardo Borini 60

PER APPROFONDIRE Bibliografia

AA.VV: “Costruire partecipazione nel tempo della vulnerabilità” Supplemento ad Animazione Sociale n. 259/2012

Giovanni Devastato “Nel nuovo welfare. Agire riflessivo e produzione di beni comuni” Santarcangelo di Romagna, Santarcangelo di Romagna, Maggioli, 2009

Nerina Dirindin “Perché e come salvaguardare il welfare” su Animazione Sociale n. 260/2012

POLITICHE SOCIALI 2014 Sistema Informativo Statistico Regionle.

Marche: le povertà e gli interventi di contrasto da parte dei Comuni e dei servizi del territorio http://statistica.regione.marche.it/Home/Datieprodotti/Argomenti/Societ%C3%A0servizisocialieconsumi/Pubblicazioni/tabid/108/language/it-IT/Default.aspx

Emanuele Ranci Ortigosa la povertà in italia in prospettive sociali e sanitarie n. 1.1-2014).

Margherita Barberio L’inclusione sociale e la lotta alla povertà. Le nuove sfide nella programmazione dei Fondi strutturali europei 2014–2020 in prospettive sociali e sanitarie n. 4.1.2014

Riccardo Borini “Sbandati a chi? I senza tetto nelle nostre città marchigiane.” Pubblicato sul sito del gruppo solidarietà nel mese di aprile 2014

Giovanni Devastato “Nel nuovo welfare. Agire riflessivo e produzione di beni comuni” Santarcangelo di Romagna, Maggioli, 2009

GRAZIE PER L’ATTENZIONE

E SOPRATTUTTO …

BUON LAVORO!

19/05/2015 Riccardo Borini 62