Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto...

28
ISSN 1828-7646 n. 1 - dicembre 2012 Riforma degli ordinamenti Psicologo di base Formazione in psicologia Programma IAPT Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB Po la PROFESSIONEdiPSICOLOGO Giornale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi La legge sulle “professioni” non regolamentate Giuseppe Luigi Palma Presidente Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi L’ anno che si chiude non è stato, per le Profes- sioni, un grande anno: la maggior parte vissu- to con grande apprensione per una serie di provve- dimenti alcuni annunciati, altri promessi, altri anco- ra, imposti. Tutti, sostanzialmente, contro e a dan- no dei professionisti. Tutti, certamente, a danno dei cittadini. Governo e Parlamento, entrambi colpevolmente on- divaghi sul tema professioni, hanno l'uno varato e l'altro approvato provvedimenti confusi e confusivi, costosi e potenzialmente pericolosi per la collettività. Non bastava – evidentemente – il caos determinato da alcune delle novità introdotte dalla mini-riforma dell'agosto 2012. Sembrava difficile fare di peggio: invece il Parlamento (con il complice silenzio del Governo) è riuscito a farlo allo spirare della Legisla- tura, ed ha toccato il fondo con l'approvazione di una legge, di evidente fetore elettoralistico, che regolamenta le associazioni delle cosiddette "professioni" non or- ganizzate in ordini e collegi: un atto, a dir poco, inde- cente perpetrato mercoledì 19 dicembre (in sede legi- slativa) dalla 10 a Commissione Attività Produttive della Camera. Con la pubblicazione in Gazzetta, le pseudo-professioni e gli altrettanti pseudo-professionisti potranno essere legittimati a svolgere attività per le quali i Professionisti, quelli veri, hanno dovuto acquisire una laurea, svolto un tirocinio ed infine superato un esame di Stato. E' bene non dimenticare che il sistema Professionale ordinistico del nostro Paese è strutturato in 27 organi nazionali, 118 sedi regionali e 1.759 sedi territoriali. La rete dei Professionisti partecipa attivamente al processo di innovazione del Paese con importanti risultati sul piano sociale, culturale oltre che economico. Il contri- buto delle Professioni giuridico-economiche, tecniche, sanitarie e socio-sanitarie (oltre al valore aggiunto in termini di rilevanza e valore sociale) è stimato attorno a 250 miliardi di euro, circa il 12% del Pil. Rilevante l'importanza in termini occupazionali. Giuseppe Luigi Palma - Presidente Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi segue a pag. 3

Transcript of Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto...

Page 1: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

ISSN 1828-7646 n. 1 - dicembre 2012

Riforma degli ordinamenti

Psicologo di base

Formazione in psicologia

Programma IAPT

Post

e Ita

liane

s.p

.a.

- Sp

ed.a

bb.p

ost.

- D

.L.

353/

2003

(co

nv.

in L

. 27

/02/

2004

n°4

6),

art.

1 c

omm

a 2,

DC

B Po

laPROFESSIONEdiPSICOLOGOGiornale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi

La legge sulle “professioni”non regolamentate

Giuseppe Luigi PalmaPresidente Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi

L’anno che si chiude non è stato, per le Profes-sioni, un grande anno: la maggior parte vissu-

to con grande apprensione per una serie di provve-dimenti alcuni annunciati, altri promessi, altri anco-ra, imposti. Tutti, sostanzialmente, contro e a dan-no dei professionisti. Tutti, certamente, a danno deicittadini. Governo e Parlamento, entrambi colpevolmente on-divaghi sul tema professioni, hanno l'uno varato el'altro approvato provvedimenti confusi e confusivi,costosi e potenzialmente pericolosi per la collettività. Non bastava – evidentemente – il caos determinatoda alcune delle novità introdotte dalla mini-riformadell'agosto 2012. Sembrava difficile fare di peggio:invece il Parlamento (con il complice silenzio delGoverno) è riuscito a farlo allo spirare della Legisla-

tura, ed ha toccato il fondo con l'approvazione di unalegge, di evidente fetore elettoralistico, che regolamentale associazioni delle cosiddette "professioni" non or-ganizzate in ordini e collegi: un atto, a dir poco, inde-cente perpetrato mercoledì 19 dicembre (in sede legi-slativa) dalla 10a Commissione Attività Produttive dellaCamera. Con la pubblicazione in Gazzetta, le pseudo-professionie gli altrettanti pseudo-professionisti potranno esserelegittimati a svolgere attività per le quali i Professionisti,quelli veri, hanno dovuto acquisire una laurea, svoltoun tirocinio ed infine superato un esame di Stato.E' bene non dimenticare che il sistema Professionaleordinistico del nostro Paese è strutturato in 27 organinazionali, 118 sedi regionali e 1.759 sedi territoriali. Larete dei Professionisti partecipa attivamente al processodi innovazione del Paese con importanti risultati sulpiano sociale, culturale oltre che economico. Il contri-buto delle Professioni giuridico-economiche, tecniche,sanitarie e socio-sanitarie (oltre al valore aggiunto intermini di rilevanza e valore sociale) è stimato attornoa 250 miliardi di euro, circa il 12% del Pil. Rilevantel'importanza in termini occupazionali. Giuseppe Luigi Palma - Presidente Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi

segue a pag. 3

Page 2: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

2

Indice n. 1 - dicembre 2012

La legge sulle “professioni” non regolamentate di Giuseppe Luigi Palma

1

Riforme degli ordinamenti: Luci ed ombre di Giuseppe Luigi Palma

4

Radici antiche di una idea moderna: lo psicologo di base di Glauco Ceccarelli

7

Psicologhe: tra formazione e professione. Un invito al dibattito di Marco Guicciardi

11

Manifesto per la vivibilità

Giustizia, eguaglianza e benessere oltre la crisi.Il congresso della Psicologia di comunità europea a Napoli di Caterina Arcidiacono

A che punto è il programma inglese Improved Access to Psychological Therapies (IAPT) per ansia e depressione? di Piero Porcelli

2021

22

...a proposito del futuro della formazione universitaria in psicologia di Salvatore Soresi

14

Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi

Giuseppe Luigi Palma Presidente Presidente Ordine Puglia

Antonio Telesca Vicepresidente Presidente Ordine Basilicata

Paolo Fausto Barcucci Segretario Presidente Ordine Piemonte

Girolamo Baldassarre Tesoriere Presidente Ordine Molise

Giuseppe Bontempo Consigliere Presidente Ordine Abruzzo

Max Dorfer Consigliere Presidente Ordine Bolzano

Armodio Lombardo Consigliere Presidente Ordine Calabria

Raffaele Felaco Consigliere Presidente Ordine Campania

Manuela Colombari Consigliere Presidente Ordine Emilia Romagna

Paolo Fusari Consigliere Presidente Ordine Psicologi Friuli Venezia Giulia

Marialori Zaccaria Consigliere Presidente Ordine Lazio

Piero Cai Consigliere Presidente Ordine Liguria

Mauro Vittorio Grimoldi Consigliere Presidente Ordine Lombardia

Bernardo Gili Consigliere Presidente Ordine Marche

Marco Guicciardi Consigliere Presidente Ordine Sardegna

Paolo Bozzaro Consigliere Presidente Ordine Sicilia

Sandra Vannoni Consigliere Presidente Ordine Toscana

Luigi Ranzato Consigliere Presidente Ordine Trento

Immacolata Tomay Consigliere Presidente Ordine Umbria

Alfredo Mattioni Consigliere Presidente Ordine Valle d’Aosta

Marco Nicolussi Consigliere Presidente Ordine Veneto

Floriana Angelucci Consigliere Rappresentante Sezione B

Page 3: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Editoriale

3

continua da pag. 1

Anche per questi motivi le Professioni ordinistiche hannoil dovere di rivendicare un ruolo sempre più importantenel sistema sociale, culturale ed economico del nostroPaese. Un ruolo in cui è centrale, ma di questo né il Go-verno né il Parlamento si sono minimamente preoccu-pati, la soddisfazione e la tutela del cliente/utente.Voglio ricordare alcuni dei principi essenziali, comunia tutte le Professioni, e che definiscono il professiona-lismo, quello vero: la Repubblica tutela le Professioniintellettuali, come espressione del lavoro e come pa-trimonio di conoscenze e di competenze al serviziodella collettività; sono definite Professioni intellettualiquelle basate sull'esercizio di attività lavorativa a pre-valente contenuto intellettuale e incidenti su diritti e va-lori costituzionali, su beni e risorse di interesse gene-rale collettivo e aventi consistente rilevanza sociale;l'accesso alle Professioni intellettuali è subordinato alsuperamento dell'esame di Stato, specifico di cia-scuna Professione, e all'iscrizione all'albo del corri-spondente ordine o collegio professionale; la funzionedi garanzia pubblica sull'esercizio delle Professioniintellettuali è assunta dagli Ordini e Collegi, sotto la vi-gilanza dello Stato. Questi principi sono distanti anni luce da quelli che ca-ratterizzano la legge appena approvata. Essa devolveesplicitamente – e colpevolmente – completamente adassociazioni private l'individuazione dei requisiti ne-cessari allo svolgimento di attività che non hanno alcuncarattere professionale disegnando, di fatto, un sistemainteramente ed esclusivamente fondato sull'autorefe-renzialità e sull'autocertificazione, privo, inoltre, di orga-nismi indipendenti cui affidare le opportune proceduredi valutazione, controllo e accreditamento. L'applicazione di questo principio anche nell'ambitodella salute significa che lo Stato rinuncia, apertamenteed esplicitamente, a garantire un'adeguata formazionedei professionisti ed abbandona ogni controllo sui livelliqualitativi delle loro prestazioni: abdica alla fondamen-tale funzione di responsabile della salute dei cittadini.

La professione di psicologo e le prestazioni che essa ri-comprende sono indissolubilmente legate al diritto allasalute che l'articolo 32 della Costituzione definiscecome un diritto dell'individuo e un interesse della collet-tività. Il diritto alla salute viene in tal modo calpestato,consentendo di affidare “letteralmente” anche a maghie fattucchiere la salute dei cittadini. Per questo stiamo valutando tutte le azioni possibili –ricorsi e quant'altro – contro un provvedimento cheapre scenari a dir poco inquietanti. Nel 2013 questa legge scellerata inizierà a produrre isuoi devastanti effetti: tutti stiano certi che la nostra vi-gilanza sarà massima, pronti come siamo, a controllarecon ogni possibile mezzo che siano tutelati i sacrosantidiritti dei cittadini. So per certo che – in particolare – la comunità degli Psi-cologi saprà gestire una condivisa "politica professio-nale", libera dall'autoreferenzialità e priva di scorie cor-porativistiche, ma fortemente ancorata ad una identitàprofessionale così come tratteggiata dalla nostra Leggedi ordinamento e dal nostro codice deontologico edancor più fortemente orientata alla qualità dei serviziprofessionali offerti. Sono convinto però che tutto ciò non sia più sufficienteperché la psicologia e soprattutto gli psicologi vedanoriconosciuto il ruolo che spetta loro nella nostra so-cietà. Oltre alla buona politica professionale, credo nel-l'assoluta necessità vi debba essere, parallelamente, unnostro impegno diretto anche per una buona Politica:solo così la cultura psicologica potrà essere una ri-sorsa utile per indicare buone soluzioni e costruire svi-luppo per la nostra società.

Giuseppe Luigi Palma

Page 4: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

I l Decreto sulla Riforma degli Ordinamenti è statopubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 agosto, adesso

inizia una nuova stagione per dare piena operativitàalle nuove norme. Il Decreto, ricordo, è lo strumentonormativo attraverso cui sono stati recepiti i principicontenuti nel D.L. 138/2011. Sembrava una cosa sem-plice, trattandosi di dare attuazione ad una norma pri-maria, ma, così non è stato in quanto ancor prima del-la fatidica data del 13 agosto, si sono intrecciate altrenorme che hanno creato non poca confusione.I Presidenti delle 27 professioni “ordinate” sono staticonvocati per 3 volte presso il Ministero di Giustizia;nelle prime 2 riunioni il Ministro aveva assunto impegniprecisi circa il coinvolgimento delle Professioni nellʼiterdi predisposizione del decreto. Dʼaltronde intervenire su27 ordinamenti professionali si presentava una opera-zione piuttosto complessa che certamente non potevaescludere i diretti interessati. Invece, improvvisamente,a circa due mesi dalla scadenza del 13 agosto, le 27professioni hanno appreso dalla stampa che il Ministroaveva predisposto una bozza di decreto. Solo succes-sivamente tutte le rappresentanze delle professionisono state convocate per la terza volta dal Ministro diGiustizia. Ovviamente, essendo stato un atto unilate-rale, la prima versione del decreto presentava una se-rie di incongruenze, alcune davvero inspiegabili (a vo-ler pensar bene…), come la definizione di Professioni-sta e lʼintervento in materia deontologica. La profes-sione intellettuale, nel testo iniziale del D.P.R., venivadefinita in maniera impropria, fuorviante ed al di fuoridelle indicazioni della norma primaria includendo anchesoggetti iscritti in “… albi o registri ed elenchi tenuti daamministrazioni o enti pubblici, allorché lʼiscrizione è su-

bordinata al possesso di qualifiche professionali o allʼac-certamento di specifiche professionalità”. Sulla deonto-logia, tra gli altri, uno dei principi contenuti nella normaprimaria che il decreto avrebbe dovuto recepire, riguar-dava le procedure in materia deontologica. In partico-lare si trattava di “… prevedere lʼistituzione di organi alivello territoriale, diversi da quelli aventi funzioni ammi-nistrative, ai quali sono specificamente affidate lʼistru-zione e la decisione delle questioni disciplinari e di unorgano nazionale di disciplina. La carica di consiglieredellʼOrdine territoriale o di consigliere nazionale e ̓in-compatibile con quella di membro dei consigli di disci-plina nazionali e territoriali.”, ma la bozza di decreto, sispingeva oltre nel recepire il principio, prevedendo che“ I consigli di disciplina territoriali … sono composti daicomponenti del consiglio dellʼordine o collegio territo-riale viciniore diversi dal presidente, designati dal pre-sidente stesso secondo lʼanzianità di iscrizione allʼor-dine o collegio.”, e ancora che “Sono nominati compo-nenti dei consigli nazionali di disciplina …. i primi noneletti alla carica di consigliere nazionale dellʼordine ocollegio che abbiano riportato il maggior numero dipreferenze”. Insomma lʼobiettivo doveva essere quellodi garantire la massima terzietà nella funzioni discipli-nari, ma la soluzione proposta aveva davvero dellʼin-credibile. Fortunatamente il testo finale del decretoapprovato è stato, a seguito delle segnalazioni deirappresentanti degli Ordini e del Consiglio di Stato,completamente rivisto.

Ma torniamo al testo approvato e pubblicato in G.U. il14 agosto, per evidenziarne le peculiarità e le implica-zioni per la nostra professione.

4

Riforma degli Ordinamenti

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Riforma degli ordinamenti:luci ed ombre

Giuseppe Luigi PalmaPresidente Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi

Page 5: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Deontologia. Il decreto esclude le professioni sanita-rie alle quali continuerà ad applicarsi la normativa vi-gente. La professione di Psicologo è sotto la vigilanzadel Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità dellanorma in materia deontologica, che venga nominata lacommissione centrale (D.P.R. 221/50) per il secondogrado di giudizio. Abbiamo già fatto presente la situa-zione sia al Ministero di Giustizia che della Salute inmodo da trovare una soluzione nel più breve tempopossibile. In sintesi bisognerà integrare il DPR 221/50con la previsione della Commissione centrale per gli psi-cologi e quindi procedere alla nomina.

Obbligo di assicurazione responsabilità civile. Lanorma primaria, decreto legge 138/2011 convertito inlegge 148/2011, prevedeva che “a tutela del cliente ilprofessionista è tenuto a stipulare idonea assicura-zione per i rischi derivanti dallʼ̓ esercizio dellʼattività pro-fessionale. Il professionista deve rendere noti al cliente,al momento dellʼassunzione dellʼincarico, gli estremidella polizza stipulata per la responsabilità professionaleed il relativo massimale.” Il DPR appena approvatosposta ad agosto 2013 lʼobbligo di stipulare la po-lizza. Attualmente dunque, i professionisti che hannogià la polizza devono comunicarne gli estremi ed ilmassimale al cliente al momento dellʼassunzione del-lʼincarico. Tra un anno, tutti gli iscritti allʼAlbo dovrannoavere la polizza. Alcune criticità rilevanti dal mio puntodi vista e su cui sarà necessario prendere posizione:perché costringere tutti i professionisti in quanto sem-plicemente iscritti allʼalbo a stipulare una polizza anchese non hanno alcun “cliente” cui eventualmente poterrecare un danno? Nel caso della nostra categoria,sono ben oltre 40.000 gli iscritti che non lavorano, nonproducono reddito e non hanno quindi “clienti”, ma se-condo la norma tra un anno dovrebbero avere comun-que la polizza assicurativa che rassicuri “potenziali”clienti per “potenziali” danni. Su questo punto chiede-remo con determinazione una deroga per coloro chenon lavorano.Altra riflessione. Nulla da eccepire sul fatto che sia op-portuno che tutti i professionisti che hanno “clienti”debbano avere la polizza, ma perchè obbligare il pro-fessionista a rendere noti al cliente “…gli estremi dellapolizza stipulata per la responsabilità professionaleed il relativo massimale”? In alcune aree professionali,come in ambito clinico, questo obbligo introduce un ele-mento critico nella dinamica della costruzione del rap-porto con lʼutente. Inoltre, sono convinto che tutto que-sto porterà ad un aumento dei contenziosi con relativoincremento del carico di lavoro per i Tribunali e, ovvia-mente, del costo delle polizze per i professionisti.

Infine, è necessario un chiarimento sullʼapplicabilitàdella norma ai dipendenti che potrebbero già avereuna copertura assicurativa sottoscritto dallʼEnte di ap-partenenza.

Formazione Continua. Il nostro codice deontologico,fin dalla sua prima stesura del 1998, ha previsto lʼob-bligo di aggiornamento professionale: da una ricercadel CNOP risulta che il 97% degli iscritti segue percorsiformativi/aggiornamento dopo la laurea, a conferma diuna forte attenzione allʼaggiornamento da parte degliPsicologi. Il Dpr, nel ribadire che “resta ferma la norma-tiva vigente sullʼeducazione continua in medicina(ECM)” sembra introdurre di fatto una duplice modalitàdi aggiornamento: Il Regolamento del consiglio na-zionale (da emanarsi entro agosto 2013 previo pareredel Ministero della Salute) da un parte, e lʼEducazioneContinua in Medicina (ECM) dallʼaltra. Ritengo sia op-portuno utilizzare questa doppia possibilità. Nel ribadireche lʼECM è obbligatoria per i dipendenti e/o conven-zionati del S.S.N. e/o della Sanità privata accreditata,ritengo che, attraverso il regolamento previsto dal Dpr,sia possibile rendere la formazione continua più ade-rente alle diverse aree professionali. Sarebbe oppor-tuno ed auspicabile che, coloro che non sono interes-sati alle materie trattate in ambito ECM ai fini dellʼac-crescimento della propria competenza professionale,possano utilizzare modalità di formazione continuanelle materie di loro interesse, rendendo così lʼobbligoformativo sostanziale e non solo formale. Ma è neces-sario evitare il rischio che tutto si riduca ad una corsaallʼaccaparramento di “punti” e “bollini”. Vorremmo po-ter finalmente parlare di FCP e cioè di FormazioneContinua in Psicologia di qualità, costruita sul sensodi responsabilità dello stesso professionista. Infine,non va sottovaluta lʼesigenza di garantire unʼoffertaformativa appropriata e possibilmente gratuita ai nume-rosi colleghi che non lavorano. Il mercato della forma-zione nella nostra categoria è già piuttosto sovradimen-sionato. Troppo spesso la formazione offerta dai colle-ghi ad altri colleghi appare come lʼunica opportunità la-vorativa, in questo senso non è del tutto inappropriatoparlare di una sorta di “cannibalismo professionale” incui appunto … ci si alimenta dei propri simili!

Tirocinio. Non cambierà nulla poichè è già previsto iltirocinio, dopo la laurea, di 12 mesi ed in ogni caso, inquanto professione sanitaria, siamo esclusi da quantoprevisto dal Dpr.

Pubblicità. Quando si tratta di intervenire sulle per-sone ed in particolare sulla salute è più che opportunoche, come previsto dal Dpr: “La pubblicità informativa

5

Riforma degli Ordinamenti

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Page 6: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

… devʼessere funzionale allʼoggetto, veritiera e cor-retta, non deve violare lʼobbligo del segreto professio-nale e non devʼessere equivoca, ingannevole o deni-gratoria”.

Società tra Professionisti. Nelle prossime settimanesi potrà conoscere il testo che disciplina queste società.Di particolare rilevanza rimane la questione dei soci dicapitale. Tuttavia ritengo che lʼintroduzione di normespecifiche potrebbe avere una funzione positiva di svi-luppo e stimolo anche per la nostra professione. Po-trebbe essere una opportunità di crescita, ad esempio,per quanto riguarda lʼofferta di servizi integrati e multi-disciplinari.

Parametri. Benché previsto dalla legge di ordinamentodella Professione di Psicologo sin dal 1989, in realtà iMinisteri Competenti (Giustizia e Salute) non hannomai approvato il decreto del nostro tariffario. Lʼabolizionedelle tariffe non ha introdotto alcuna novità in quanto,nel nostro caso, non cʼera alcun tariffario da abolire! Ri-cordo che la definizione dei parametri è necessaria incaso di liquidazione da parte di un organo giurisdizio-nale, ma per noi psicologi, il decreto parametri è fonda-mentale perchè conterrà il nomenclatore delle nostreprestazioni con le relative tariffe, andando quindi a de-finire, insieme alla legge 56/89 e 170/2001 gli ambiti dipertinenza della nostra Professione. Il decreto dovrà es-sere approvato dal Ministero vigilante, cioè dal Ministerodella Salute, con il quale è in corso una intensa inter-locuzione.

In conclusione, lʼagenda dei prossimi mesi avrà comeobiettivi la definizione del regolamento per la formazionecontinua, il perfezionamento dellʼiter passaggio al Mini-stero della Salute con lʼistituzione della CommissioneCentrale per la deontologia ed infine il Decreto Parame-tri, novità tutte che speriamo rilancino anche la nostraprofessione come professione moderna sostenuta e ga-rantita dalle politiche del nostro Governo.

Giuseppe Luigi Palma

6

Riforma degli Ordinamenti

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Page 7: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Dopo essersi affacciata anni or sono nella letteraturascientifica internazionale (Diekstra, 1988; Bertini,

1988a; Ceccarelli, 1996), lʼidea di una “psicologo dibase”, che cooperi con il medico di base nellʼambito deiservizi di medicina generale, è rimasta, per così dire,quasi “silente” per un lungo periodo. Molto recente-mente, in Italia, la stessa idea è ricomparsa, dandoluogo ad esperienze innovative (Tomassoni & Solano,2003; Solano & Fayella, 2007; Solano, 2011), e vieneattualmente sostenuta con determinazione da partedellʼOrdine Nazionale degli Psicologi (Palma, 2011; Fe-laco, 2011).Questo stato di cose può ben sollecitare una esplora-zione della storia remota della nostra disciplina neicontesti della salute e della malattia, per rintracciare, seesistono, i primi “segni” di una concezione che, pur con-figurandosi senzʼaltro come “moderna”, potrebbe avereantiche origini, ancorché “dissimulate” entro concet-tualizzazioni che possono oggi sembrare molto diffe-renti, se non addirittura opposte.E, in effetti, una ricerca mirata delle fonti ha permessodi reperire alcuni materiali interessanti, che confermanolʼipotesi di posizioni lontane nel tempo che, sia pure ap-parentemente “altre”, o perfino contrarie, risultano in-vece analoghe, nella sostanza di fondo, a quelle che

oggi si orientano verso lʼinterazione di due competenzedifferenti in due professionisti diversi, il medico di basee lo psicologo, nellʼaffrontare le questioni della salute edella malattia.Senza cadere in distorsioni di prospettiva di matrice pre-sentista, ma prestando la dovuta attenzione allʼoriz-zonte storicistico, sembra dunque di poter asserire chealcuni autori, anche se in numero molto ridotto, portanoallʼinizio del XIX secolo contributi in tal senso. Tra que-sti, di particolare rilevanza sembrano gli scritti di Ste-fano Stefani1 (1880-1968).In uno di tali lavori (“Dellʼatteggiamento mentale del me-dico in presenza del suo malato”), pubblicato nel 1913,Stefani muove da una netta affermazione, piuttostoscontata, ma basilare: «È un fatto indiscutibile che loscopo di ogni terapia dovrebbe essere quello di riconqui-stare allʼorganismo malato il perfetto equilibrio delle suefunzioni» (Stefani, 1913, p. 303). Da tale convinzione difondo fa scaturire un preciso auspicio, che solo in appa-renza è banale: «a questo [equilibrio delle funzioni] do-vrebbe sempre volgere lo sguardo ogni pratico che, peressere un buon medico, sentisse la necessità di essereun buon fisiologo» (ibidem). Il valore innovativo di que-sta frase, per lʼepoca, sta nel fatto che nelle parole diStefani il termine “fisiologo” non ha a che fare con la

7

Psicologo di base

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Radici antiche di una idea moderna: lo psicologo di base

di Glauco Ceccarelli Professore associato di Storia della Psicologia e di Psicologia Generale - Università degli Studi di Urbino“Carlo Bo”

1 Stefano Stefani nasce ad Osimo lʼ8 Maggio 1880. Dopo gli studi di medicina e lʼingresso nella professione, pubblica su diverse riviste scien-tifiche, tra le quali “Psiche”, di Firenze, e il “Giornale di Psichiatria clinica”, di Ferrara. Dal 1925 al 1931 è assistente volontario presso la ClinicaNeuropsichiatrica dellʼUniversità di Roma, diretta da Giovanni Mingazzini. Muore a Tivoli il 19 Gennaio 1968. Si tratta di uno studioso oggi pres-soché sconosciuto, come testimoniano anche le difficoltà incontrate per reperire almeno le notizie biografiche essenziali sul personaggio.Ringrazio per alcune di queste notizie il Comune di Osimo (sig.ra Mariella Cantori), lʼArchivio del personale dellʼUniversità di Roma “La Sapienza”(dott.ssa Mariapia Bumbaca) e la collega Valeria Paola Babini.

Page 8: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

classica (e ovvia) distinzione abitualmente istituita inmedicina tra fisiologia ed anatomia. Il senso è un altro,come viene chiaramente specificato nel testo che segue:«lʼimmagine del perfetto equilibrio funzionale psichico efisico dellʼorganismo, dovrebbe saldamente fissarsi nellamente del medico ogni volta che si trova davanti ad unedificio psicofisico da restaurare o, addirittura, da rico-struire» (ibidem). Stefani parla dunque non tanto del fun-zionamento dellʼorganismo biologico, ma del buon fun-zionamento di entrambe le dimensioni dellʼindividuo,quella psichica e quella organica.Come si vede, parecchi decenni prima che nuove con-cezioni di malattia e di salute si facessero strada, primache le stesse venissero codificate nei documenti del-lʼOMS, prima che si cominciasse a parlare di “psicolo-gia della salute”,2 idee molto simili, pur portatrici di con-seguenze differenti rispetto a quanto oggi si va propo-nendo, avevano iniziato a circolare nel nostro Paese,benché soltanto negli scritti di qualche studioso, abba-stanza isolato.

Ora, quella che viene caldeggiata da Stefani, al fine direalizzare un approccio al malato che si declini ad untempo sul versante fisico-organico e su quello psichico,è evidentemente una preparazione psicologica e psico-terapeutica del medico. E questa è la principale delle“conseguenze differenti” alle quali ho appena accen-nato: differente rispetto ai giorni nostri, appunto perchési orienta verso una doppia competenza del professio-nista della salute e della malattia, che in quegli anni èsolo ed esclusivamente il medico. Ed è pure vero, vo-lendo accennare anche ad unʼaltra rilevante conse-guenza, che proprio questa impostazione costituirà,molto tempo dopo, in Italia, uno dei più rilevanti ostacoliallʼattribuzione di compiti psicoterapeutici allo psico-logo, quando si tratterà di riconoscere e di regolamen-tare appunto le professioni di psicologo e di psicotera-peuta.3 Tuttavia, a ben vedere, questa stessa propostadella doppia competenza si fonda sul medesimo argo-mento di fondo, la considerazione dellʼintreccio di rap-porti tra mente e corpo nella salute e nella malattia, chepuò essere oggi portato a sostegno di una impostazionealternativa. Ovvero di quella che sostiene lʼopportunitàdellʼincontro e dellʼinterazione di due diverse compe-tenze, quella medico-biologica e quella psicologico-psicoterapeutica, nellʼaffrontare le questioni della salute

e della malattia, sul piano teorico e su quello operativo.Due competenze che vengono oggi intese, di norma,come proprie di due diverse figure professionali, quelladel medico e quella dello psicologo (e/o psicotera-peuta), oggi entrambe riconosciute, che possano coo-perare nei diversi stadi dellʼoperatività, a partire daquello iniziale e, ancora di più, da quello preventivo epromotivo.4

Ma nello scritto di Stefani cʼè anche qualcosa in più, digrande importanza e di valenza sicuramente anticipa-trice. Si afferma infatti a chiare lettere che «per tale re-stauro e per tale ricostruzione [dellʼ“edificio psicofisico”]è necessario che lʼimmagine mentale della salute di-venti famigliare al medico ben più di quella dello statomorboso che, invece, il più delle volte ne assorbe esclu-sivamente lʼattenzione» (ibidem). In concreto, «soloorientando la propria funzionalità psichica verso lʼimma-gine della perfetta salute, dellʼarmonia costituzionale efunzionale dellʼorganismo, potrà il medico esercitaresul paziente un influsso psichico che agirà salutar-mente anche sul fisico di lui. Giacché è proprio lʼimma-gine della disarmonia, della propria irregolarità e impo-tenza funzionale quella che, invadendo completamenteil campo psichico del malato, ne paralizza le buoneenergie che ancora gli restano e forma un ostacolo nonlieve alla sua risurrezione» (ivi, pp. 303-4).Andando alla sostanza, e “filtrando” certi modi di espri-mersi dellʼepoca, troviamo dunque non soltanto lʼaffer-mazione dellʼopportunità delle due competenze (purse in un solo operatore anziché in due), ma ancheunʼaltra idea-chiave dellʼodierna psicologia della sa-lute, vale a dire la necessità di focalizzarsi appunto sullasalute piuttosto che sulla patologia. Sembra quasi disentire le discussioni dei primi anni ʼ90 del Novecento,in Italia, quando appunto si avanzava, non senza incon-trare un certo scetticismo, lʼidea che lo psicologo nondovesse più soltanto centrarsi sul versante patologicoe che dovesse invece orientare la propria operativitàalla prevenzione e soprattutto alla promozione della sa-lute come condizione positiva, ovvero del benessere.Ed è proprio questa parola, dal sapore apparentementesolo attuale, che compare più avanti nel testo di Stefani,quando questi sostiene che «ad ogni paziente dovreb-bero per opera del medico divenire famigliari le frasi e leidee di benessere, salute, regolarità delle funzioni e simili,

8

Psicologo di base

La Professione di Psicologo n. 01/2012

2 Sulla psicologia della salute, cfr. Bertini (1988b, pp. 62-76) e Ceccarelli (1996, passim e p. 123, n15). Per una storia della Divisione 38 (HealthPsychology) dellʼAmerican Psychological Association, cfr. Wallston (1997). 3 Circa il lungo e tormentato iter del riconoscimento giuridico della professione di psicologo (e di psicoterapeuta), anche nelle sue dimensionisociali, culturali e scientifiche, possono essere consultati, tra molti, gli scritti di Ossicini (2002) e di Calvi (2008, 2009). 4 È sul rapporto mente-corpo, tematica che attraversa secoli e secoli di pensiero filosofico e scientifico, che si fondano anche i primi lavori ita-liani sulla psicoterapia, ancora di area medica, come quelli di Portigliotti (1903) e di Giachetti (1907, 1913), autori citati anche nella successivanota 6.

Page 9: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

che questi dovrebbe trasfondere in lui con una continuaed oculata azione suggestiva» (ivi, p. 304). Quello che ilmedico dovrebbe assumere è in sostanza, secondo lʼau-tore, un atteggiamento fisiologico, anziché patologico.Laddove è chiaro che fisiologico è quellʼatteggiamentoche fa perno sulla salute e non sulla malattia.Stefani avverte però che «tale sostituzione di uno statopsicofisiologico allo stato psicopatologico del malato do-vrà tuttavia essere fatta con oculatezza e potrà solo ef-fettuarsi fin dove lʼesame delle sue condizioni reali faràvederne la possibile attuazione» (ivi, p. 305). Si tratta diuna vera e propria “psicoterapia fisiologica”, nella quale«bisognerà procedere passo passo, in modo che taleorientamento psicofisiologico avvenga gradualmente,senza brusche scosse o pericolose improvvisazioni. In talcaso sarà sempre bene cominciare dallʼidea di star me-glio prima di arrivare allʼidea di star bene» (ibidem).Un esempio di questo modo di procedere, non privo diqualche semplificazione ed “ingenuità”, Stefani ce lo for-nisce facendo riferimento agli stati di depressione,esaurimento e/o convalescenza. A suo avviso, in talicasi e comunque «ogni volta che si dovrà dare alla te-rapia ordinaria un indirizzo ricostituente, dovrà il medicoriempire la propria mente di immagini tali che, proiettatesuggestivamente su quella del paziente, la orientinoverso la ricostituzione del suo organismo che precederàla sua funzionalità normale» (ivi, pp. 305-6).In questa parte dellʼarticolo di Stefani è da segnalare ilripetuto ricorrere della suggestione, in unʼepoca in cuialtri studiosi si muovevano già in una diversa direzione,e tendevano, se non ad escludere, quantomeno a mar-ginalizzare il ruolo della suggestione nella psicoterapiapropriamente intesa. E ciò a vantaggio di un altro “mec-canismo”, quello della persuasione, giudicando la primatroppo “vicina” alle precedenti pratiche di ipnotismo,da evitare in quanto eccessivamente passivizzanti.5 Èperò soprattutto il caso di sottolineare che lʼautore an-nette grande rilevanza, ai fini del reintegro delle condi-zioni di salute, allʼazione psichica sul malato, pur con-dotta secondo modalità suggestive.

Ma il tema dellʼinterazione tra competenze torna anche,e con evidenza, in un altro scritto di Stefano Stefani, in-titolato significativamente “Valutazione psichica del ma-lato” (1915). In questo caso è lʼincipit dellʼarticolo aesplicitare chiaramente la ragione per cui allora si co-minciava a pensare alla necessità di una “doppia com-petenza” da parte del medico, deputato ad occuparsi ad

un tempo e della mente e del corpo, nonché delle lorointricate relazioni. La stessa ragione, come abbiamo giàvisto, per cui oggi possiamo pensare ad un “incontro”di due competenze proprie di due distinti operatori.Questa è lʼapertura di Stefani: «Per tutti coloro che hannounʼidea non superficiale dei rapporti tra la mente e ilcorpo, tra il morale e il fisico, è cosa ben evidente che laPsicoterapia non può né deve restringere la sua beneficaazione a un determinato gruppo di malattie, ma può edeve estenderla invece a ogni genere di stati morbosi edi ammalati. Io credo che non poca parte deglʼinsuccessiterapeutici nelle malattie le più svariate sia appunto dovutaalla trascuranza da parte del medico di ogni singolo ele-mento psichico che entrava in esse e, di conseguenza,alla rinunzia, per lo più incosciente, ad un mezzo terapeu-tico di primʼordine che, usato a dovere e con tatto, avrebbedato certo frutti eccellenti» (Stefani, 1915, p. 353).Qui i punti “cruciali” sono costituiti dal riferimento ai rap-porti mente-corpo e dalla convinzione che in ogni ma-lattia entri un elemento psichico.6 Ma pure le frasi cheseguono appaiono, anche ad uno sguardo contempo-raneo, altrettanto interessanti. Stefani afferma infattiche «allʼinfuori delle malattie mentali propriamente dettee di quelle psichiche in genere, la valutazione degli ele-menti psichici che rientrano in ciascun gruppo di malat-tie si fa in modo sommario o addirittura si tralascia dalmaggior numero dei medici pratici […], quasi che unmalato, per la sola ragione di esser tale, dovesse venirconsiderato come una semplice macchina da riaccomo-dare alla meno peggio e non come un complesso orga-nismo psicofisico la cui funzionalità devʼessere riattivatae, anche, perfezionata con i metodi più squisiti e com-prensivi» (ibidem).Ecco quindi che lʼautore afferma la necessità, per il me-dico, di procedere, attraverso una attenta osserva-zione, alla valutazione psichica del malato. SecondoStefani, che a questo punto entra maggiormente neldettaglio, molto ampio è il campo in cui, nellʼintera-zione con il soggetto, può essere esercitata tale osser-vazione. Solo come esemplificazione non esaustiva, sipuò qui ricordare che lʼautore menziona, come “og-getti” sui quali dirigere lʼattenzione, lo stato generale delmalato, con precipuo riguardo al suo «grado speciale diabbattimento», lʼatteggiamento psichico del medesimoverso la propria malattia (ovvero «la diagnosi e la pro-gnosi soggettiva del paziente»), lʼanamnesi (da co-struire lasciando piena libertà di esprimersi), lʼintelli-genza del malato (importante perché «la ricostruzione

9

Psicologo di base

La Professione di Psicologo n. 01/2012

5 È questa per esempio la posizione di Cipriano Giachetti, come Stefani uno studioso oggi dimenticato, che in una sua opera del 1913 (e inpolemica con Giuseppe Portigliotti, altro autore attualmente del pari sconosciuto, che aveva scritto nel 1903 uno dei primissimi volumi italianisulla psicoterapia) si professa, argomentatamente, come fautore della “psicoterapia razionale” introdotta dal medico bernese Paul Dubois (1848-1918), centrata appunto sul ragionamento e sulla persuasione. 6 Sul “modello bio-psico-sociale” (BPS) cfr. Bertini (1988a) e Ceccarelli (1996, passim e p. 122, n. 7).

Page 10: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

psicoterapica del malato esige chʼegli capisca quelloche gli si vuol fare per guarirlo»), la recettività mentale,la volontà di questi («da non confondere con il deside-rio»), lʼaspetto morale della psiche del soggetto, la suaaffettività e la sua emotività, la sua veracità e la sua sin-cerità, i suoi pregiudizi e preconcetti, e infine lʼambientefisico e soprattutto quello psichico nel quale il malato èinserito (ivi, pp. 353-61).7Come si vede, una gamma veramente estesa di aspettida sondare e un modo di procedere del quale nella con-clusione dellʼarticolo vengono esplicitate in manieraancora più chiara le ragioni. Secondo Stefani, infatti,«tutta questa serie di osservazioni e ricerche potrà va-lere al medico per stabilire, accanto a quella ordinaria,la sua diagnosi causale psichica, rilevando se unacausa psichica è quella efficiente della malattia, oppurese una tale causa debba ritenersi produttrice occasio-nale del male stesso, oppure se tra le cause ausiliariedebba annoverarsene anche una psichica o più di una:e in ogni modo se tale causa o cause psichiche, effi-cienti, occasionali, ausiliarie siano intrinseche o estrin-seche al soggetto, permanenti o temporanee: e così sipotrà conoscere con esattezza del quanto di psichicocʼè nella malattia stessa» (ivi, p. 362).

Come si può vedere, lʼhumus fondamentale delle idee edelle proposte di Stefani, comunque innovative perlʼepoca, è indubitabilmente costituito dal rapporto mente-corpo. E va anche rilevato che lʼidea della “doppia com-petenza” del medico appare pure in linea con quello cherecentemente ho ritenuto di poter indicare come un pa-radosso nella vicenda storica della psicologia, in partico-lare di quella italiana. Che consiste essenzialmente nelfatto che allʼinizio del Novecento cominciano già a deli-nearsi quelle che saranno poi due tra le aree applicativeprincipali della psicologia, ma che allora non vengonoascritte alla psicologia stessa, stante anche lʼinesistenzadella figura professionale dello psicologo, il testing e lapsicoterapia (cfr. Ceccarelli, 2011): entrambe sembranoessere infatti riservate, allʼinizio, ad altre figure. Medici,pedagogisti e insegnanti per ciò che riguarda il testing,medici e psichiatri per quanto concerne la psicoterapia.Ma basta sostituire, operazione peraltro agevole soloconcettualmente e non certo fattualmente, lʼidea delladoppia competenza con quella delle due competenze perpassare alla prospettiva che oggi si sta facendo strada.E partendo dal medesimo nucleo di base, lʼaffermazionedellʼineludibile intreccio tra le due “dimensioni” dellʼessereumano, che è rimasto inalterato almeno dai tempi degliscritti di Stefano Stefani. Muoversi in questa direzione sa-rebbe un passo che va in sintonia con gli sviluppi della

psicologia e delle sue applicazioni e, più in generale, conlʼapprofondimento dellʼapproccio integrato alle questionidella salute e della malattia, nei loro due versanti princi-pali, quello organico e quello psicologico.

Riferimenti Bibliografici

Bertini, M. (a cura di) (1988a). Psicologia e salute – Prevenzione dellapatologia e promozione della salute. Roma: Nuova Italia Scien-tifica.

Bertini, M. (1988b). Dalla psicologia medica alla psicologia della sa-lute. In M. Bertini (a cura di), Psicologia e salute – Prevenzionedella patologia e promozione della salute. Roma: Nuova ItaliaScientifica, pp. 62-76.

Calvi, E. (2008). Amarcord – La nascita dellʼOrdine degli psicologi ita-liani – I. Psicologi a co n fron to, II (2), 9-22.

Calvi, E. (2008). Amarcord – La nascita dellʼOrdine degli psicologi ita-liani – II. Psicologi a con fronto, III (1), 9-21.

Ceccarelli, G. (1996). Prevenzione e promozione in psicologia. Pro-blemi, risorse, prospettive. In G. Ceccarelli (a cura di). La speci-ficità psicologica – Dai fondamenti teorici allʼintervento. Firenze:Pontecorboli, pp. 99-124.

Ceccarelli, G. (2011). Il primo congresso degli psicologi italiani – To-rino, 15-17 Ottobre 1911. Relazione presentata al convegnoCentʼanni di psicologia scientifica e professionale, organizzatodallʼOrdine degli Psicologi del Piemonte. Torino, 11 e 12 Novem-bre 2011.

Diekstra, R. F. W. (1988). Psychologyʼs role in the new health care sy-stem. Geneva: WHO, Division of Mental Health.

Felaco, R. (a cura di) (2011). Verso la fondazione dello psicologo dibase – Intervista al prof. Mario Bertini. La Professione di Psico-logo, 1, 7-10.

Giachetti, C. (1907). I concetti moderni della psicoterapia razionale.Rivista di Psicologia, III, 13-26.

Giachetti, C. (1913). La medicina dello spirito. Milano: Hoepli.Ossicini, A. (2002a). Per un albo ed un Ordine per gli psicologi: 21

anni di polemiche in Parlamento e fuori. In A. Ossicini, La rivo-luzione della psicologia. Roma: Borla, pp. 281-90.

Ossicini, A. (2002b). Qualche riflessione necessaria. In A. Ossicini, Larivoluzione della psicologia. Roma: Borla, pp. 290-316.

Palma, G. L. (2011). Psicologia e società moderna. La Professionedi Psicologo, 1, 1-3.

Portigliotti, G. (1903). Psicoterapia. Milano: Hoepli.Solano, L. (2011). Offrire risposte dove emerge la domanda: uno psi-

cologo di base nello studio del medico di medicina generale. LaProfessione di Psicologo, 1, 11-14.

Solano, L. & Fayella, P. (2007). Medico e psicologo insieme in studio.Occhio clinico, 7.

Stefani, S. (1913). Dellʼatteggiamento mentale del medico in presenzadel suo malato. Psiche, II, 303-7.

Stefani, S. (1915). Valutazione psichica del malato. Psiche, IV, 353-63.

Tomassoni, M. & Solano, L. (2003). Una base più sicura: esperienzedi collaborazione diretta tra medici e psicologi. Milano: Angeli.

Wallston, K. A. (1997). A history of Division 38 (Health Psychology):Healty, wealty, and Weiss. In Unification through division: Histo-ries of the divisions of the American Psychological Association(vol. 2). American Psychological Association, PsycBOOKS.

10

Psicologo di base

La Professione di Psicologo n. 01/2012

7 Sono qui evidenti echi dellʼapproccio ippocratico.

Page 11: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

La psicologia italiana ha davanti a sé rilevanti sfidedalla cui soluzione può derivare la sua stessa so-

pravvivenza quale disciplina e professione autonoma.Sono essenzialmente tre gli ambiti entro cui questesfide si stanno palesando: scientifico, accademico eprofessionale.

Sul piano scientifico lʼautonomia della psicologia èmessa in crisi da possibili fughe in avanti verso gli op-posti estremi, allo stato attuale, rappresentati da unaparte dalle neuroscienze e dallʼaltra dalle Socio-econo-mic sciences and the Humanities. Entrambe le pro-spettive corrono il rischio di trascurare il proprium dellapsicologia, vale a dire quel mondo rappresentativo-simbolico, che non può essere ridotto al substrato chelo rende possibile, né tantomeno considerato un fattoredi disturbo, allʼinterno di modelli di tipo socio-economico.

Sul piano accademico la riforma Gelmini richiede unamaggiore aggregazione di strutture didattiche e scien-tifiche e in assenza di requisiti minimi necessari, com-porta la costituzione di nuovi ibridi, in cui confluisconole facoltà, i corsi di laurea e i dipartimenti di psicologiasempre più esposti a possibili colonizzazioni e snatura-menti da parte di aree disciplinari attigue, ma accade-micamente più consolidate (es. scienze mediche o pe-dagogiche).

Sul piano professionale lo scollamento tra formazionetriennale e magistrale da una parte e acquisizione diprofessionalità di base e specialistica dallʼaltra sta di-ventando sempre più evidente. Ne sono riprova le espe-rienze fallimentari del tirocinio e soprattutto gli Esami diStato che registrano sempre più frequentemente ele-vate percentuali dʼinsuccessi, anche da parte di coloroche si sono laureati brillantemente con il massimo deivoti e/o hanno terminato il tirocinio post laurea con ot-timi giudizi.

La modernità liquida sembra celare una piccola rivolu-zione silenziosa: nuove professioni da una parte e sa-peri consolidati dallʼaltra stanno intercettando i bisogniindividuali e collettivi e spesso i loro più convinti asser-tori finiscono col dare risposte in nostra vece. Insiemeai counselor, ai mediatori, ai coach, ai reflector fiori-scono i consulenti filosofi, i pedagogisti clinici, gli psi-chiatri di consultazione e collegamento. Quali possibi-lità ci sono di invertire la rotta? “La psicologia conosciutada pochi, ma utile per molti”,1 può porsi degli obiettivi piùambiziosi di quelli sinora esplorati?

A distanza di circa quarantʼanni dalla loro istituzione,permane lʼatavica tendenza ad iscriversi ai corsi di lau-rea in psicologia per seguire una formazione clinica eterapeutica, a dispetto talvolta dei percorsi universitari

11

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Psicologhe: tra formazionee professione. Un invito al dibattito

di Marco Guicciardi Professore associato di Psicometria - Università degliStudi di Cagliari, Presidente Ordine Psicologi Sardegna

1 Si tratta di uno motto coniato in occasione della conferenza al Parlamento Europeo, organizzata dallʼEFPA, lo scorso anno a Brussels al fine dipresentare ai parlamentari, ai decisori politici e agli organismi europei, un quadro aggiornato della psicologia e di quanto essa possa offrire allasocietà europea.

Page 12: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

proposti e intrapresi (es. sviluppo e educativo o lavoroe organizzazioni), dei costi della specializzazione pub-blica e privata e della pletora crescente di psicotera-peuti. Stime recenti valutano il rapporto psicologi vs. psi-coterapeuti pari quasi a 2:1. Mentre a livello europeo ac-quistano rilevanza gli apporti della psicologia scola-stica, del lavoro e delle organizzazioni, che rendono di-sponibili ulteriori possibilità occupazionali, nel nostropaese questi sbocchi appaiono spesso transitori, unasorta di necessaria “moratoria” verso forme più maturedi sviluppo professionale, ancora identificate con lapratica clinica. Cʼè talvolta il sospetto che lʼattuale formazione univer-sitaria anticipi troppo precocemente gli sviluppi discipli-nari, favorendo una frammentazione delle conoscenzee ritardando lo sviluppo di una identità professionaleforte e duratura. Come anche le più recenti indagini con-fermano lʼidentità professionale (core) degli psicologicontinua ad essere, soprattutto in Italia, quella del tera-peuta, che per essere coronata da successo richiede unulteriore percorso di specializzazione di quattro/cinqueanni. Come la fisica ci insegna quando il baricentro ètroppo alto è sufficiente una piccola spinta … per far ca-dere tutta la impalcatura.La mancata specificazione di qualifiche professionali, ol-tre a quelle previste dalla legge 56/89 di psicologo e psi-coterapeuta, corre il rischio di trasformarsi in un involon-tario boomerang. Se sulla carta la mancata specializza-zione delle competenze lascia potenzialmente aperto ilmercato del lavoro al contributo di tutti gli psicologi, lecondizioni di precarietà lavorativa e lʼeccesso di offertafiniscono per ostacolare anche quelle poche vocazioni,scientificamente e professionalmente orientate. Bastipensare a quanto sta accadendo attualmente in temadi valutazione dello stress lavoro correlato: ambito in cuisi confrontano, quando non si scontrano, competenzee modelli di riferimento psicologico di matrice laburisticae clinica, allʼinterno di una cornice normativa (D.Lgs. 9aprile 2008 n. 81), che relega lʼassessment psicologicoad elemento accessorio e facoltativo di un processo va-lutativo quasi esclusivamente declinato in termini orga-nizzativi.

Per questi motivi occorre una forte sinergia tra gli attoriinteressati allo sviluppo della psicologia: una psicologiacapace di mantenere la propria autonomia disciplinarema al contempo aperta e capace di declinarsi in molte-

plici articolazioni (salute, lavoro, formazione) e di con-frontarsi con altre figure professionali, con cui condivi-dere comuni ambiti di esperienza (es. consulenti del la-voro, addetti alla sicurezza, orientatori, etc.) o interlocu-zioni privilegiate in ambito professionale (es. medici, in-segnanti, assistenti sociali). Particolare attenzione dovrebbe essere riposta nellʼin-dividuare, sostenere e sperimentare nuovi percorsi for-mativi e professionali, che possano meglio dotare dicompetenze trasversali gli psicologi che lavorano nellearee di confine e qualificare quelle discipline emergentiche necessitano di maggiori risorse e verifiche, anchenellʼottica di una evidence-based practice (es. traffico,emergenze, sport). Cʼè un urgente bisogno di stabilire sistemi di documen-tazione e analisi che a livello nazionale ed europeo pos-sano monitorare lʼoccupabilità dei laureati in psicologia,non solo perché lo richiede lʼANVUR e la ripartizione delFFO2, ma anche perché una seria programmazione for-mativa non può non partire dalla analisi delle compe-tenze spendibili sul mercato. Occorre istituire una mag-giore integrazione a livello nazionale tra le qualificazioniprofessionali, gli obiettivi di apprendimento e i crediti for-mativi universitari, ciò al fine di promuovere lʼapprendi-mento continuo, il riconoscimento europeo dei titoli distudio, il potenziamento delle competenze degli inoccu-pati e la mobilità dei professionisti (Rauhvargers, 2009). Per quanto la professione di psicologo sia da sempre de-clinata al femminile può sorprendere sapere che il rap-porto femmine maschi pari a 2:1 nei colleghi di età supe-riore ai 54 anni diventa di 9:1 se si considerano coloroche hanno meno di 30 anni. Da qui un ulteriore indebo-limento contrattuale – di cui occorre farsi portavoce – do-vuto alla discriminazione che colpisce le donne italianerispetto agli altri paesi europei: in Italia il 33,7% delle 25-54enni non percepisce redditi, contro la media del 19,8%(Ue27). Le madri sono molto più penalizzate dei padrinellʼaccesso al mondo del lavoro: la loro probabilità di tro-vare lavoro rispetto ai padri è 9 volte inferiore nel Nord,10 nel Centro e 14 nel Mezzogiorno (ISTAT 2011).

Non ostante le psicologhe possano vantare una lungae complessa formazione post universitaria capita sem-pre più frequentemente che, complice la crisi econo-mica, esse lavorino in condizioni di precarietà, conscarso riconoscimento del ruolo professionale, talvoltaricoprendo qualifiche meno ambite e remunerate, pur di

12

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

2 LʼAgenzia di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) istituita con DPR 1 Febbraio 2010, n.76 ha il compito di operareuna valutazione dei prodotti della ricerca, della qualità delle Università e degli enti di ricerca ed emettere pareri sui decreti attuativi della legge diriforma universitaria (L. 240/2010). Sulla base delle sue valutazioni possono essere trasferite alle Università percentuali diverse di fondi di finan-ziamento ordinario (FFO).

Page 13: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

non rimanere escluse dal mercato del lavoro. A tale ri-guardo, risultano quanto mai illuminanti i dati presentatirecentemente da Alleva (2012) relativi ai laureati in psi-cologia della Sapienza, che hanno successivamente sti-pulato dei contratti di lavoro di ogni tipologia3. Quantesono in Italia le colleghe che con la laurea in psicologiae lʼiscrizione allʼOrdine lavorano come educatrici, sor-veglianti, operatrici sociali o prestano assistenza a va-rie forme di fragilità umana e marginalità sociale? Comesono state assunte e per quanto tempo? Potrebbero, aragione o a torto, proporsi adesso quali tutor per le fu-ture colleghe in formazione? Cosa succederà a brevenel momento in cui queste persone dovranno documen-tare la loro attività di formazione continua svolta in am-bito psicologico? Sono questi alcuni interrogativi che occorre iniziare aporsi anche a seguito della recente pubblicazione delDPR n. 137 (G.U del 14 agosto 2012), che stabiliscelʼobbligo di aggiornamento professionale per ogni pro-fessionista e non solo per coloro che lavorano in ambitosanitario, giaʼ tenuti a conseguire i crediti ECM.4 Unʼoc-casione utile per ripensare la formazione di terzo livello,sinora per lo più indirizzata a perfezionare le compe-tenze dei giovani laureati, che il mercato del lavoro, percome è strutturato attualmente, quasi mai è in grado divalorizzare. Allo stato attuale il sistema universitario tende a formareuna grossa mole di laureati, privi di una precisa collo-cazione nel mondo del lavoro. Tale anomalia ostacolalo sviluppo di unʼidentità professionale riconosciuta ecerta, rallenta il processo di inserimento lavorativo emina la credibilità dellʼintero sistema (Calderone, 2010).Occorre integrare la trasmissione del sapere intesocome complesso di conoscenze culturali e tecnicheper lo svolgimento di una determinata attività lavorativa,con una concreta applicazione del sapere in un datocontesto organizzativo, al fine di non separare lʼap-prendimento e lo studio dal lavoro e dalla partecipa-zione alla vita attiva. Una maggiore attenzione al terri-torio e alle dinamiche del lavoro e delle professioni, unapiù frequente consultazione degli stakeholder, potrebbegarantire una maggiore corrispondenza tra percorso distudi e mondo del lavoro, tra bisogno formativo e ordi-namento didattico.

La richiesta di prestazioni psicologiche è paradossal-mente in aumento, ma non incontra lʼofferta professio-nale, essendo spesso espressa in modo frammentarioed eterogeneo. Eʼ necessario che iniziamo a conside-rare lʼesigenza di promuovere la qualità dei servizi e deiprodotti da noi offerti, in modo tale che corrispondanoal meglio alle esigenze ed aspettative dei clienti e ci abi-tuiamo alla certificazione della qualità, efficacia e appro-priatezza delle nostre prestazioni, riflettendo e docu-mentando lo sviluppo delle competenze maturate nel-lʼambito professionale, anche tramite la frequenza di at-tività di formazione continua.

Questi e altri spunti di riflessione vogliono essere uninvito ad un dibattito aperto su tematiche relative allaqualità della formazione scientifica e professionale inpsicologia; argomenti che in passato hanno animatole pagine di numerose riviste scientifiche e professio-nali e rappresentato il focus di estese ricerche e ap-profondite analisi. I contributi offerti da tutti gli interes-sati potrebbero consentire di chiarire alcuni cambia-menti in atto e facilitare la costruzione di un sistemaformativo attento alla qualità dei processi, alle esi-genze del territorio e allʼoccupabilità dei laureati, se-condo una strategia che coinvolge le Imprese, lʼUni-versità e la Professione. Eʼ con questo auspicio che ospitiamo volentieri il primocontributo, propostoci da Salvatore Soresi, … a pro-posito del futuro della formazione universitaria in Psi-cologia.

Riferimenti Bibliografici

Calderone M. (2010). Il valore sociale ed economico delle professioniintellettuali in Italia, In: Il valore sociale delle professioni intellet-tuali in Italia, CRESME Ricerche, Roma.

ISTAT (2011). Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2010.Roma, Istituto Nazionale di Statistica.

Rauhvargers A., (2009) Bologna Process Stocktaking. 6th BolognaMinisterial Conference Leuven and Louvain-la-Neuve, 28-29April 2009.

13

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

3 Seminario su “Occupabilità dei laureati dei Corsi di Laurea Magistrali in Psicologia (LM51)” Roma La Sapienza, 8 novembre 2012.4 Il decreto affida al Consiglio Nazionale dellʼOrdine la potestà di stabilire le modalità e le condizioni per lʼassolvimento di tale obbligo, i requisitiminimi standard dei corsi di aggiornamento e il valore del credito formativo professionale quale unità di misura della formazione continua. Occorrericordare che lʼobbligo di aggiornamento è previsto sin dalla sua prima stesura del 1998 dal nostro codice deontologico (art.5) e pertanto non puòconsiderarsi una novità lʼillecito disciplinare che si configura a seguito dal suo mancato assolvimento. Per i dipendenti della sanità e per coloroche lavorano in regime di convenzione con il S.S.N. e/o la Sanità privata accreditata da tempo è prevista lʼeducazione continua in medicina (ECM),ai sensi degli artt. 16 bis e 16 ter del decreto legislativo 501/92 e successive modifiche ed integrazioni.

Page 14: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Anche a proposito della formazione degli psicologi,in questi tempi di crisi e di transizione, aumentano

le voci di coloro che considerano urgente aprire dibat-titi ed avviare confronti in quanto sembrerebbe per lomeno ingenuo continuare nei nostri usuali insegna-menti senza domandarci cosa ne sarà del futuro diquelle migliaia di studenti che ogni anno laureiamo.Le brevi note che qui propongo derivano dalla rielabo-razione di alcuni stimoli che ho trovato in alcuni docu-menti ai quali rinvio sin dʼora per i dovuti approfondi-menti. In particolare mi riferirò:a) ai discorsi di insediamento che due Presidenti del-

lʼAPA (lʼAssociazione Americana degli Psicologi)Kazdin e Melba Velasquez hanno recentemente pro-posto allʼassemblea degli psicologi americani e daiquali traspare chiaramente che sia la professioneche la ricerca e la formazione in psicologia necessi-tano di radicali cambiamenti;

b) ai lavori del Life Designing Research Group (Savic-kas, Nota, et al., 2009) a proposito di come sarebbeopportuno riflettere in materia di “costruzione e pro-gettazione professionale”, compresa quella di inte-

resse psicologico, superando i modelli tradizionali, ditipo prevalentemente individuale e privatistico, econsiderando con particolare attenzione le determi-nanti di tipo contestuale;

c) ai lavori dello Special Task Group ʻGlobalisationʼdellʼAPA che, stimolando confronti e ricerche interna-zionali, propongono, tra lʼaltro, anche ripensamentia proposito del ruolo che in epoche di crisi globaliz-zate come quelle che stiamo vivendo dovrebbe es-sere riconosciuto al counseling psicologico1;

d) ai lavori del Network NICE, che tramite il concorsodi 44 Università Europee, tra le quali anche Padova,ha approfondito la questione della formazione nel ca-reer counseling2;

e) al documento “Migliorare la qualità della formazionein psicologia”, elaborato per incarico del ConsiglioNazionale dellʼOrdine degli Psicologi, della Confe-renza dei Presidi delle Facoltà di Psicologia, dellaConsulta dei Direttori di Dipartimento di Psicologia edellʼAssociazione Italiana di Psicologia e che, a mioavviso, non ha ricevuto, allʼinterno dei corsi di studioin scienze psicologiche, lʼattenzione che meritava.

14

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

1 Un primo confronto internazionale, a cui, assieme a Laura Nota, anche io ho avuto il piacere di partecipare, si è tenuto ad Orlando, nel corsodel Simposio ʻTraining, Accreditation, and Licensure in Psychology—A Comparison Among Four Countriesʼ, durante lʼAnnual Convention of theAmerican Psychological Association, lo scorso agosto. A questo riguardo gli interessati possono visionare il sito webʻhttp://www.div17.org/groups/special-task-groups-stgs/past-stgs/globalization-of-counseling-psychology/ ̓o contattare direttamente la collega o me([email protected]; [email protected]). 2 Gli interessati possono visionare il sito web ʻhttp://www.nice-network.eu/newsdetails00.htmlʼ. Vedasi anche il seguente volume che contiene iresoconti conclusivi dei diversi gruppi di ricerca che hanno dato vita nel triennio passato al progetto NICE: Schiersmann, C., Ertelt, B.-J., Katsa-rov, J., Mulvey, R., Reid, H. & Weber, P. (Eds.), NICE handbook for the academic training of career guidance and counselling professionals. Hei-delberg, Germany: Heidelberg University.

...a proposito del futuro della formazione universitariain psicologia

di Salvatore SoresiProfessore Ordinario di Psicologia delle disabilità e di Disabilità e integrazione sociale - Università degliStudi di Padova

Page 15: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Programmare la formazione in psicologia in tempidi crisi e transizioni

I tempi di crisi e, si spera, di transizione che stiamo vi-vendo richiedono, a livelli diversi, innovazioni e cambia-menti anche radicali che per concretizzarsi necessitanoperò di visioni nuove e originali, libere da legacci parti-colaristici e dalle usuali modalità di rappresentarsi e pro-gettare gli scenari futuri (Brown, DeLeon, Loftis, &Scherer, 2008).Per quanto concerne il tema della formazione in psico-logia si deve innanzitutto evitare di continuare a soste-nere coloro che si sono sinora preoccupati soprattuttodi gestire il presente, di rispondere in modo più o menopassivo agli inviti a “riformare” la ricerca e la didatticaprovenienti a più riprese, dal MIUR, dagli atenei o, piùrecentemente, dallʼANVUR. Se ci interessa effettiva-mente il futuro non possiamo più accontentarci di “na-vigare a vista”, di difendere con le unghie cariche acca-demiche, posizioni e spazi per sé e per i propri “simpa-tizzanti” (i “propri” settori disciplinari, associati, ricerca-tori, dottorati, dottorandi, ecc.)3. Per progettare un futurodiverso alla psicologia è ancora possibile continuare aragionare pensando alle tradizionali discipline psicolo-giche, a “cosa ne sarà della mia disciplina, del mio in-segnamento, dei miei collaboratori?” Possiamo ancoraritenere ritenere che anche il futuro necessiterà delle“specializzazioni” e dei profili di competenze a cui siamoabituati e sui quali abbiamo basato le nostre offerte for-mative? 4.A mio avviso, invece di ragionare in termini di “cosa vamantenuto” o debba “essere consentito” a questo o aquel Dipartimento, a questo o a quel Corso di Laurea,dovremmo domandarci cosa il futuro potrà ancora chie-dere alle università in materia di formazione psicologica. Per farlo dovremmo forse studiare ed immaginare unpoʼ il futuro (quale sarà, ad esempio, la domanda e lʼof-ferta di psicologia tra 10 o 15 anni?), considerando see in che modo é opportuno e legittimo promuovere an-cora le nostre offerte formative e sostenere i processidecisionali di coloro che sembrano autenticamente at-tratti delle nostre discipline. Lo scopo dellʼorientamentoe della progettazione professionale anche a livello uni-versitario, dʼaltra parte, se non si riducesse allʼorganiz-

zazione di passerelle esibizionistiche dei diversi corsi dilaura come purtroppo ancora troppo spesso avviene,sembrerebbe essere proprio quello di motivare allo stu-dio e alla ricerca, di supportare analisi approfondite edattente esplorazioni del mondo professionale, processidecisionali congruenti e vantaggiosi, instillando fiduciae speranza nei confronti del futuro (Soresi e Nota,2009; Savickas, Nota, et al., 2009).In sintonia con tutto ciò anche chi si interessa di forma-zione e di ricerca se ha effettivamente a cuore il futurodella psicologia e degli psicologi, dovrebbe, nonostantetutto, farsi portatore di entusiasmi, nutrire speranze edavere il coraggio di avanzare ipotesi di cambiamentoanche sostanziali e convogliare su di esse risorse edenergie. Troppo spesso, purtroppo, nelle adunanze deinostri Consigli di Dipartimento e dei nostri corsi di lau-rea si respirano rassegnazioni e sentimenti di depres-sione ed impotenza che portano sovente a tacciare diutopismo o come superficialmente provocatorie le rifles-sioni e gli stimoli che propongono significativi cambia-menti di rotta.Questo, dʼaltra parte, è proprio quanto Kazdin ha sug-gerito agli psicologici americani nel suo discorso di in-serimento alla presidenza dellʼAPA quando li ha espli-citamente invitati a pensare di più al benessere e acome la psicologia potrebbe contribuire a ridimensio-nare i problemi che attualmente le persone vivono, col-laborando con altre discipline (soprattutto non psico-logiche), assumendo il ruolo di ʻhub disciplineʼ allaquale molte altre, dal loro pur diverso punto di vista,potrebbero guardare con interesse e attenzione. Sem-bra tornare in auge, come alcuni certamente ricorde-ranno, quel dibattito sulla rilevanza della psicologiache molti anni fa aveva animato da noi Minguzzi e che,purtroppo, è stato troppo presto accantonato e di-menticato. Sarà forse utopistico, ma invece di innal-zare barricate tra questo e quel sapere scientifico (maanche tra questo e quel settore disciplinare)… quantopotrebbe essere stimolante e produttivo, proprio innome della “rilevanza” e discutendo di futuro e dinuove scelte formative, il confronto con colleghi pro-venienti da altri settori disciplinari, ma come noi inte-ressati al benessere delle persone e alla fusione di sa-peri distinti che vengono però generosamente messi

15

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

3 Lʼantropologo Marc Augé (2011) a proposito di futuro afferma che “Il presente ormai è diventato egemonico… Agli occhi dei comuni mortali essonon è più frutto della lenta maturazione del passato, non lascia più trasparire i lineamenti di possibili futuri, ma li impone come un fatto compiuto,schiacciante, (…) il presente fa sparire il passato e satura lʼimmaginazione del futuro (…) resta da fare il passo essenziale per diventare titolaridel nostro avvenire».4 Quelli che una trentina di anni fa, nelle prime offerte di formazione in psicologia (a Roma e a Padova), venivano presentati come esami opzio-nali allʼinterno di un ricco e variegato ventaglio di occasioni di approfondimento, sono diventati ben presto, nel migliore dei casi, esami fondamen-tali in questo o quel corso di laurea, e negli altri casi, addirittura dei veri e propri percorsi di laurea, Master e di Corsi di Perfezionamento, com-portando una drastica riduzione delle offerte opzionali e numerose “frantumazioni e disaggregazioni psicologiche”.

Page 16: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

a reciproca disposizione in un luogo (dipartimento?)condiviso ed inclusivo?5

Quanto proposto da Kazdin è stato ripreso, nel 2011,dal presidente successivo dellʼAPA Melba Vasquez,che ha invitato gli psicologi americani a darsi da fare perridimensionare gli effetti di due emergenze che nontarderanno ad essere drammaticamente evidenti in di-verse parti del mondo:a) la prima è quella dellʼimmigrazione che porrà pro-

blemi di sgretolamento sociale, di competizione, disalute mentale e di adattamento, di inserimento e disoddisfazione professionale, a molti cittadini, immi-grati e non, e che solleverà la necessità di studiaregli effetti dellʼacculturazione, di come influenzare lepolitiche sociali a vantaggio dellʼintegrazione, degliindividui, delle famiglie e delle comunità;

b) la seconda si riferisce alla necessità di prevenire ogniforma di discriminazione e di ricercare come promuo-vere la diversità, la partecipazione attiva, favorendole pari opportunità, combattendo gli stereotipi e ipregiudizi, riducendo le disparità educative a carico,soprattutto, dei poveri e delle minoranze.

Nel pensare a come programmare la formazione inpsicologia … è ingenuo, o utopistico porsi questionicome quelle riassunte da questi Presidenti dellʼAPA?

Con i tempi che corrono … quale sarà il futuro dellapsicologia?

Queste, in sintesi, le risposte che mi sono dato:1) “Il futuro non sarà più quello di una volta” come

ci aveva invitato a pensare Paul Valéry (“lʼavenir estcomme le reste: il nʼest plus ce quʼil était”) e questoper una serie di ragioni che alcuni sociologi, econo-misti e psicologici dellʼorientamento e del careercounseling hanno ben presenti: a) perché il futuro è difficile da prevedere con tassisufficientemente precisi e tali difficoltà potrannoavere ricadute anche a proposito dei problemi psico-logici delle persone e del tipo di aiuto di cui le stessepotranno necessitare;b) perché le relazioni lineari che abbiamo utilizzatoin passato per avanzare le nostre previsioni nei si-stemi lavorativi e formativi e nelle loro possibili rela-zioni non ci aiutano più ad anticipare il futuro e sisono già dimostrate superficiali e inesatte;c) perché anche il futuro della psicologica si avvarrà

massicciamente degli avanzamenti tecnologici e co-municativi che potranno influenzare le pratiche psi-cologiche e i contesti formativi nel corso dei prossimi10 anni facendone di fatto diminuire i costi pur incre-mentando il numero dei loro possibili utilizzatori efruitori (De Leon e Kazdin, 2010).

2) Anche il lavoro non sarà più lo stesso: già allʼini-zio di questo lʼUS Bureau of Labor Statistics avevaosservato che i cittadini americani di 36 anni, daquando ne avevano 16, avevano già cambiato, inmedia, 9,6 posti di lavoro, e che lʼidea di svolgereuna professione per tutta la vita, e quella del postofisso, stavano diventando praticamente delle illu-sioni. Questo sembra valere pure per lʼEuropa e an-che per le professioni che ci interessano più da vi-cino. Si può anticipare facilmente solo che il mercatofuturo non necessiterà certamente di tantissimi etradizionalissimi psicologi e che, con grande proba-bilità, anche i futuri psicologi si troveranno a dovercambiare spesso lavoro passando da un ambito oc-cupazionale ad altri richiedenti conoscenze e com-petenze anche diverse da quelle di tipo strettamentepsicologico, oggetto, magari della propria tesi di lau-rea (Rubery, 2011).

3) Il lavoro futuro degli psicologi sarà molto impe-gnativo anche da un punto di vista cognitivo, emotivoe relazionale: saranno chiamati ad impegnarsi con-temporaneamente e nel corso della stessa giornata,su più fronti, in parallelo come dicono i cognitivisti; do-vranno essere in grado di condividere più progetti emanifestare, di volta in volta, sensibilità, abilità e com-petenze diverse per risultare appropriati ai diversiruoli che dovranno ricoprire; dovranno comprendereed utilizzare linguaggi diversi ed essere in grado di col-laborare in contesti multiculturali richiedenti soventeapprocci multidisciplinari (Bagnara, 2007).

4) I posti e gli orari di lavoro cambieranno radical-mente: gli psicologi che potranno aspirare a postifissi, ad assunzioni a tempi indeterminati in servizi edagenzie pubbliche rappresenteranno sempre piùdelle eccezioni; lavoreranno di più per strada, intreno, a casa; sempre meno in studi chiusi, in con-testi di rapporto face to face e sempre più a distanzae in favore di piccoli e grandi gruppi. Ma a chi sa-ranno riservati i futuri nuovi lavori di interesse psico-logico? E quante persone potranno dedicarsi adessi dal momento che richiederanno elevata forma-zione e competenze decisamente complesse e so-

16

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

5 Il focus della ricerca futura, da questo punto di vista, dovrebbe, secondo Kazdin, riguardare massicciamente la prevenzione e lʼerogazione ditrattamenti a basso costo di cui dovrebbero beneficiare porzioni sempre più estese della popolazione e, in primo luogo, le fasce maggiormente arischio di emarginazione, di disoccupazione e sottoccupazione o di livelli insoddisfacenti di qualità di vita.

Page 17: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

fisticate come, ad esempio, quelle necessarie a la-vorare nella ricerca, nellʼalta istruzione, nella finanza,nel management, nellʼinformatica, nellʼingegneria,nellʼarchitettura, nellʼarte, nel design, nellʼintratteni-mento e nella comunicazione? (Savickas, Nota, Ros-sier, et al., 2009).

Spunti di riflessione per ipotizzare cambiamenti inmateria di formazione psicologica

Oggi più che mai, soprattutto in professioni come le no-stre, è necessario pensare alla formazione e dellʼaggior-namento continuo, al convincimento che sono sempre piùrichieste ed apprezzate le iniziative personali e lʼadattabi-lità professionale, ovvero quellʼinsieme complesso di at-teggiamenti ed abilità che riguardano lʼottimismo, la pro-pensione a pensare e a pianificare il futuro professionale,la tendenza ad adattarsi alle situazioni e alle richieste im-previste, la curiosità e lʼesplorazione professionale unitead un senso di efficacia nei confronti delle proprie capa-cità e possibilità (Savickas, 2005). Le nostre Università, inostri Corsi di Laurea intendono occuparsi di ciò? I nostriricercatori sono disponibili a confrontarsi con le richiesteche possono provenire dal mondo del lavoro? E ̓possibileprogrammare il ridimensionamento del gap esistente traricerca ed applicazione?Anche a coloro che si occuperanno di psicoterapia,counseling, educazione e lavoro, sono e saranno sem-pre più richieste dosi massicce di flessibilità, capacitàdi rispondere a bisogni e problemi diversi, di occuparsidi clienti/utenti diversi, di collaborare con altri professio-nisti, di seguire contemporaneamente progetti e pro-grammi diversi e di lavorare in parallelo.In futuro avranno spazi e possibilità lavorative soprat-tutto quegli psicologi che:• sapranno allearsi ed interagire con altri professioni-

sti, come, ad esempio, quelli interessati allo svi-luppo del cosiddetto lavoro decente (decent work,meaningful work), con coloro che si occupano disviluppo sostenibile, di una società decente, di eco-nomia decente, … con coloro che hanno a cuore ladignità delle persone, le relazioni umane, la recipro-cità, la partecipazione, ecc.;

• considereranno prioritario agire in aiuto delle per-sone a rischio di esclusione dalla formazione e dal

lavoro (disoccupati, sottoccupati precari, disabili,stranieri, ecc.) affinché vengano garantite effettivepossibilità di inclusione e partecipazione;

• sapranno presentarsi come professionisti del cam-biamento, del benessere e della qualità della vita,della prevenzione primaria proponendo interventi dicomprovata efficacia (la valutazione dellʼefficaciasarà sempre più centrale!) e a basso costo (Rivera-Mosquera et al., 2007);

• sapranno proporre letture ed analisi di tipo ambien-talista e contestualista, attribuendo molta impor-tanza agli ambienti di vita e di provenienza delle per-sone, ai loro valori e ai loro paradigmi culturali di ri-ferimento (Hage et al., 2007; Reese, 2007; Reese,Vera e Caldwell, 2006).

Nel pensare alla formazione futura non potremo piùpensare a conoscenze e competenze immediatamentespendibili nellʼambito lavorativo utilizzando unicamentele indicazioni che potrebbero discendere da job analy-sis sulle professionalità che sino ad oggi hanno avutoqualche possibilità di inserimento lavorativo. Per lastessa ragione potrebbe altresì essere fuorviante pen-sare a tanti “percorsi magistrali” quante potranno esserele tematiche che gli psicologi del futuro saranno chia-mati ad affrontare, così come riproporre progetti forma-tivi spendibili o sul versante dello sviluppo e dellʼeduca-zione o su quello della riabilitazione, del lavoro o dellʼin-tervento clinico6.Stando alle indicazioni dellʼU.S. Bureau of Labor Stati-stics che ha pubblicato il Top 10 Psychology CareerTrends si ricava che la maggior parte di coloro cheprofessionalmente si trovano impegnati ad applicare glistudi psicologici, si occupano di counseling e lo fannocome liberi professionisti e che è pertanto fuorviantepensare alle nostre tradizionali “specializzazioni” e agliambiti in cui queste si esprimono.Il futuro richiederà agli psicologici soprattutto flessibilitàe capacità di adattamento, creatività, autodetermina-zione, ecc.. Per formarli adeguatamente mi sentirei disostenere lʼipotesi di:a) un progetto di formazione di base di alta qualità

triennale uguale per tutti;b) un biennio magistrale, anchʼesso uguale per tutti

che offra una serie di approfondimenti, da scegliersifra unʼampia base di tipo multidisciplinare;

c) organizzare, a livello dipartimentale, un servizio fi-

17

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

6 In alternativa potremmo anche noi ricorrere come suggeriscono Schroeder, Minocha e Schnidert (2010) alla SWOT analysis, che potrebbe fa-cilitare lʼassunzione di decisioni e la pianificazione di cambiamenti strategici, come suggerito, ad esempio, a proposito del counseling psicologicoda Savickas (2003) negli USA e da Duarte, Paixão, e Lima (2007) e Bernaud, Cohen-Scali, e Guichard in Europa (2007). Invece di parlare di lau-ree magistrali è forse opportuno iniziare a riflette in termini di “bilancio delle conoscenze e competenze” acquisite introducendo magari unasorta di “Portfolio delle conoscenze e delle competenze” che, accompagnando la carriera universitaria di ogni studente, faciliterebbe la stesuradi progetti individuali, la creazione di “identità professionali” e consentirebbe lʼanalisi delle abilità di volta in volta acquisite in sede di formazione.

Page 18: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

nalizzato a favorire la progettazione professionalee la costruzioni di personali “profili professionali” insintonia con i propri interessi e con le proprie diverseaspirazioni e previsioni di sviluppo7;

d) numerose occasioni formative ad hoc e post lauream(dottorati, Master, Corsi di perfezionamento e Corsi diaggiornamento professionale) utili al perseguimentodi specializzazioni specifiche anche eventualmenteutilizzabili per il poter svolgere con competenza unaspecifica e temporanea attività lavorativa.

La formazione generale e di base a cui faccio qui rife-rimento dovrebbe abilitare allo svolgimento di attività dicounseling sulla falsariga di quanto prevede la divi-sione 17 dellʼAPA senza “differenziazioni triennali emagistrali”, senza ridursi a proporre, come è purtropporecentemente accaduto a Padova, sterili competizionie contrapposizioni tra dipartimenti psicologici diversi. Ciò che dovrebbe caratterizzare questa offerta è soprat-tutto la proposta di una gamma estremamente am-pia e variegata di insegnamenti opzionali di tipo psi-cologico e non e questo in evidente controtendenza aquanto in questi ultimi anni è accaduto a propositodella riduzione dei crediti liberi scoraggiando lʼattiva-zione di corsi “brevi”, degli “assaggi orientanti”, comeamo definirli, di uno, due, tre o quattro crediti apparte-nenti, magari e ad esempio, anche a raggruppamenti di-sciplinari non psicologici, al mondo dellʼeconomia, dellasociologia, delle scienze della comunicazione, dellʼan-tropologia, ecc..Tutto questo richiederà anche una rivisitazione dei criteridi valutazione della didattica e una visione decisamentenuova dellʼorientamento, dei requisiti di accesso e dei“numeri programmati” a cui siamo abituati… Qui mi limi-terò a spendere solamente alcune parole a proposito del-lʼorientamento: se ci interesserà effettivamente aiutare glistudenti a costruire il proprio progetto professionale do-vremo garantire la presenza, soprattutto a livello diparti-mentale, di un servizio di supporto in grado di aiutare igiovani a progettare e a costruire i propri profili professio-nali. Questo servizio dovrà occuparsi soprattutto delle co-siddette barriere professionali e della presenza di pregiu-dizi e stereotipi professionali (Parker, 2007). Le pratichedi orientamento a cui sto pensando derivano diretta-mente dal modello del life design che considera partico-larmente importante considerare, nella consulenza diorientamento, le concezioni e le rappresentazioni che glistudenti che si avvicinano allʼuniversità hanno a propo-sito del lavoro e dello studio psicologico, per quanto qui

ci interessa, della loro idea di successo, di autorealizza-zione e di prestigio socio-professionale. Si tratta di un ser-vizio che richiederà ovviamente costi, spazi, compe-tenze specifiche, e tutta una serie di approfondimenti che,in questa sede, purtroppo non mi posso permettere. De-sidero tuttavia portare a conoscenza che esiste al ri-guardo una proposta specifica messa a punto dal LariosdellʼUniversità di Padova al quale gli interessati potrannoeventualmente rivolgersi.

Riferimenti Bibliografici

Bagnara S. (2007) Il lavoro nella società della conoscenza. In L. Gua-glianone e F. Malzani (a cura di) Come cambia lʼambiente di la-voro: Regole, rischi, tecnologie. Milano: Giuffrè.

Bernaud, J.-L., Cohen-Scali, V. e Guichard, J. (2007). Counseling psy-chology in France: A paradoxical situation. Applied Psychology:An International Review, 56(1), 131-151.

Brown, K. S., DeLeon, P. H., Loftis, C. W., & Scherer, M. J. (2008).Rehabilitation psychology: Realizing the true potential. Rehabili-tation Psychology, 53, 111–121.

De Leon, P.H., e Kazdin, A.E. (2010). Public Policy: Extending Psy-chologyʼs Contributions to National Priorities. Rehabilitation Psy-chology, 55, 3, 311–319

Duarte, M. E., Paixão, M. P. e Lima, R. M. (2007) Perspectives oncounseling psychology: Portugal at a glance. Applied Psychology:An International Review, 56(1), 119-130.

Hage, S. M., Romano, J. L., Conyne, R. K., Kenny, M., Matthews, C.,Schwartz, J. P. e Waldo, M. (2007). Best practice guidelines onprevention practice, research, training, and social advocacy forpsychologists. The Counseling Psychologist, 35, 493-566.

Parker, D. (2007). The self in moral space. Life narrative and the good.Ithaca, NY: Cornell University Press.

Reese, L. (2007). Beyond rhetoric: The ABCs of effective preventionpractice, science, and policy. The Counseling Psychologist, 35,576-585.

Reese, L., Vera, E. e Caldwell, L. (2006). The role and function of cul-ture in violence prevention practice and science. In J. R. Lutzker(Ed.), Preventing violence: Research and evidence-based inter-vention strategies (pp. 259-278). Washington, DC: American Psy-chological Association.

Rivera-Mosquera, E., Dowd, E. T. e Mitchell-Blanks, M. (2007). Pre-vention activities in professional psychology: A reaction to the pre-vention guidelines. The Counseling Psychologist, 35, 586-593.

Rubery, J. (2011). Reconstruction amid deconstruction: Or why weneed more of the social in European social models. Work, Em-ployment and Society, 25(4), 658-674.

Savickas, M. L. (2003). Introduction to special issue. Career Develop-ment Quarterly, 52, 4-7.

Savickas, M. L. (2005). The theory and practice of career construc-tion. In S. D. Brown & R. W. Lent (Eds.), Career development andcounselling: Putting theory and research to work (pp. 42–70). Ho-boken, NJ: Wiley.

Savickas, M. L., Nota, L., Rossier, J., Dauwalder, J. P., Duarte, M. E.,Guichard, J., Soresi, S., Van Esbroeck, R., & van Vianen, A. E. M.(2009). Life designing: A paradigm for career construction in the21st century. Journal of Vocational Behavior, 75, 239-250.

Schroeder, A., Minocha, S. e Schnidert, C. (2010). The strengths, we-aknesses, opportunities and threats of using social software in hi-gher and further education teaching and learning. Journal ofComputer Assisted Learning, 26, 159-174.

Soresi, S. & Nota, L. (2009). La valutazione dellʼefficacia e della pro-duttività dei servizi universitari di orientamento. Giornale Italianodi Psicologia dellʼOrientamento, 10, 3-16.

18

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

7 A questo proposito gli interessati potrebbero considerare “Facoltà…dʼorientamento. Un progetto del La.R.I.O.S. per unʼattività mirata diorientamento alla scelta di una facoltà universitaria” (http://newsletter-sio.giuntios.it/showArticolo.do?idArt=161).

Page 19: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

19

Formazione in Psicologia

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Manifesto per la vivibilità

Gli psicologi di comunità invitano la psicologia, i politici, le associazioni, i cittadini/e e gli esperti dellescienze sociali a intervenire nellʼattuale stato di crisi mondiale. Profondamente consapevoli che la crisi

finanziaria e sociale influenza le comunità e le loro strutture in molti Paesi e che il denaro serve il profittoe non ad aiutare lo sviluppo, ci interroghiamo su come la conoscenza della nostra disciplina possa esse-re uno strumento di coambiamento per superare lʼineguaglianza e costruire una società giusta, capace dirispondere ai bisogni. Nel nostro lavoro vediamo la difficoltà del singolo a conciliare istanze individuali diaffermazione e riconoscimento con legami sociali di rispetto reciproco: vediamo come il modello socialeomologante proposto dai media pone la felicità nella acquisizione di “Mammona”, beni materiali, del restosempre più irrangiungibili. Malessere individuale, patologie relazionali, violenza e vissuti di impotenza einadeguatezza dilagano. Un crescente numero di persone guarda al futuro con ansia e impotenza. Lo subi-sce passivamente come se non gli appartenesse. Un capitalismo globale e immateriale sta distruggendole risorse individuale, le famiglie e le comunità minando il benessere, in particolare di chi è più povero esenza potere. Ciò limita anche le potenzialità dei diversi professionisti nel rafforzare le comunità e aiutarele famiglie e la gente in difficoltà. Necessità sviluppare occasioni per riflettere su come oggi si costruiscelʼinterazione tra singolo e società, individui e contesti, istanze individuali e relazionali.Necessità condividere strategie di azione e di intervento.Noi, perciò auguriamo di intensificare il nostro lavoro per una società della cura e del bene comune:

• costruendo una condivisione di saperi e azioni capaci di far fronte alle sfide del futuro;

• lavorando a livello politico per costruire coalizioni con altre discipline, altri professionisti responsabili e nuovimovimenti sociali;

• per andare adilà di una concezione della psicologia quale disciplina volta alla mera conoscenza del di-sagio in chiave individuale e relazionale senza compresione dei fenomeni globali che agiscono nella in-tersecazione di fattori individuali, intergenerazionali, organizzativi, politici, culturali e legislativi;

• per aprire un forum a livello globale e per sviluppare e condividere un “Manifesto per la vivibilità” degliindividui/e, deglle relazioni, delle città e dellʼambiente, da diffondere attraverso i media regionali e localie aprire una ampia discussione su nuove possibili ʻvision ̓del futuro nel più ampio numero di spazi rela-zionali gruppali e vituali.

Invitiamo pertanto noi tutti a essere presenti nel dibattito culturale consapevoli dei saperi della nostra disci-plina; invitiamo psicologi e docenti in programmi di insegnamento e corsi di psicologia ad approfondire ladiscussione nella didattica; come individui e come comunità scientifica invitiamo a rafforzare movimenti dicambiamento della nostra società a livello regionale e globale con lʼintento di rendere il mondo migliore dicome lo abbiamo trovato.

La 4a Conferenza internazionale di psicologia di comunità di Barcellona ha volute affrontare il tema della psi-cologia in un mondo in crisi e il prossimo congresso europeo di psicologia di comunità che si terrà a Napoliil 7-9 Novembre 2013 sarà occasione per utilizzare le competenze e gli strumenti degli psicologi di comu-nità e dellʼintera psicologia per rafforzare le comunità e lavorare al ivello politico per superare sostenibilmentequesta crisi. Vi invitiamo ad essere presenti con idee e azioni da condividere e promuovere insieme!

Testo in progress proposto e approvato in occasione della Conferenza Internazionale di Psicologia di Co-munità, Barcellona, Giugno 2012.

Page 20: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Nel dibattito culturale e politico sulle sfide e prospet-tive della società contemporanea, la voce della

psicologia sembra essere assente o tuttʼal più interpel-lata solo per descrivere le più recenti acquisizioni dellafisiologia e topografia corporea delle emozioni e dei le-gami. Allo stesso tempo, economia, sociologia epide-mologia e filosofia sviluppano pensieri e azioni sulleforme della interazione uomo-ambiente e sui legami so-ciali includendo nel proprio bagaglio saperi che tradizio-nalmente erano ascritti al patrimonio delle conoscenzepsicologiche, ma senza attribuire alla nostra disciplinaalcun peso specifico. In realtà molti si richiamano allatrasversalità delle conoscenze incluse quelle psicologi-che, ma allo psicologo viene riconosciuta prevalente-mente, se non esclusivamente, la competenza clinica.Al di fuori dello studio di consultazione, cʼè molta con-fusione. Competenze e conoscenze si declinano se-condo i percorsi individuali dei diversi esperti e nel leg-gere e intervenire su i problemi sociali più che affermarsila capacità degli psicologi emerge piuttosto la capacità

di esperti dalle molteplici formazioni a fare proprie com-petenze della psicologia sia allʼinterno del discorso delwelfare sia dellʼintervento politico e sociale. Edgar Mo-rin, propone la trasversalità della conoscenza e in am-bito psicologico lo stesso pensiero è portato avanti daStark1 e da Perkins rispettivamente nel congresso inter-nazionale di psicologia di comunità di Puebla (2010) ePortorico (2008). Altri, fra cui Sapio e Zamperini2 sono,piuttosto, consapevoli che, “sebbene la psicologia so-ciale ha contribuito alla comprensione ai processi indi-viduali e gruppali che sottostanno gli stereotipi, il pre-giudizio e il razzismo alla luce di fenomeni mondiali qualila globalizzazione delle merci e degli esseri umani, ap-pare sempre più urgente oggi riconoscere e indagarecome le strutture socioculturali possono operare modi-ficazioni a livello psicologico. La psicologia sociale del-lʼultimo secolo tra gli anni 20 e ̓ 30 al tempo della grandedepressione negli Stati Uniti e dellʼavvento del nazismoe fascimo totalitario pose attenzione a tre dimensionifondanti – povertà, pregiudizio e pace – collocando lostudio dei problemi sociali nel contesto della economia”.

20

Psicologia di Comunità

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Giustizia, eguaglianza ebenessere oltre la crisi. Il congresso della Psicologia di comunità europea a Napoli - Novembre 2013

di Caterina ArcidiaconoProfessore Straordinario di Psicologia di Comunità.Università Federico II, Napoli - Presidente della Societàeuropea di psicologia di comunità (ECPA)

1 Vedi in ZANI (2012) Psicologia di comunità, pp.101-114, Roma: Carocci.2 SAPIO, ZAMPERINI (2007) “Peace psychology: theory and practice in WEBEL C.; GALTUNG J. (Eds.) Handbook of Peace and Conflict Stu-dies pp. 265-278, London-New York: Routledge - Taylor & Francis.

Page 21: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Il bellʼarticolo di Prilleltensky3 è il contributo più recenteche la psicologia di comunità offre per continuare taleprospettiva dove individuale, contestuale ed econo-mico -culturale interagiscono. Concetti di uguaglianza,democrazia ed equità si introducono così nella defini-zione di benessere: essi sono gli assi portanti dʼunnuovo approccio alla vita relazionale degli individui edelle organizzazioni. La giustizia sociale è lʼuguaglianzanelle opportunità costituiscono un principio guida nel ri-spondere alle esigenze degli individui. Pertanto la di-mensione di accesso alle opportunità è divenuto un in-dicatore significativo della valutazione del benesseresociorelazionale e della valutazione delle relazioni,delle organizzazioni e degli spazi di vita. Il benessereindividuale e relazione viene valutato in relazione allecondizioni ottimali di giustizia e di rispetto che la per-sona percepisce, nella cosapevolezza che la persi-stenza di condizioni di ingiustizia portano alla sofferenzadelle persone e delle relazioni.Il modello ecologico che attraversa ormai diverse disci-pline inscrive lʼindividuo in un più ampio universo rela-zionale, organizzativo, valoriale ed economico-ambien-tale. Rimane il compito di operazionalizzare le forme diquesta interazione senza ideologici rimandi a dimen-sioni esterne e allo stesso tempo definendo ambiti espazi prioritari di intervento. La sfida è aperta!

Oltre la crisi: visioni della psicolo-gia per la giustizia, lʼequità e il be-nessere, è il titolo del 9 Congressoeuropeo di Psicologia di Comu-nità che si terrà a Napoli il 7-9 No-vembre 2013 e che discuterà in-terventi e visioni per far fronte ainuovi problemi umani e relazio-nali della società contemporanea.Lʼapproccio critico di psicologia dicomunità alla mancanza di democrazia, scarsità di oc-cupazione, degrado ambientale e consumismo capita-listico saranno i temi centrali. Attenzione particolaresarà sugli effetti della colonizzazione culturale della so-cietà globale e sui bisogni di convivialità responsabile.Lo scopo del congresso è sviluppare conoscenze tra-sversali, ma anche competenze specifiche della psico-logia in relazione alla interpretazione e comprensionedei cambiamenti sociali. Simposi, sessioni creative e re-lazioni affronteranno i temi della ineguaglianza, del po-tere, del benessere, del senso di comunità e di vicinato;approcci di genere, etnografici, interculturali alla ricercae allʼintervento e alla decolonizzazione; lavoro di gruppoe network; empowerment partecipativo, violenza visibilee invisibile (www.ecpa-online.eu). La crisi dellʼeconomia ha esacerbato vecchie e nuovecriticità del modello sociale delle organizzazioni socialidellʼOccidente e il compito della psicologia è offrirenuovi strumenti di lettura e specifici contributi alle stra-tegie dʼintervento.

21

Psicologia di Comunità

La Professione di Psicologo n. 01/2012

3 American Journal of Community Psychology, pp.1.22, Vol 49, 2012.Vedi anche, Modello ecologico e migrazioni, Rivista di Psicologia di Co-munità, 1/2010, numero monografico a cura di Arcidiacono e Procen-tese.

Page 22: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Nellʼambito del “Mese del Benessere Psicologico inPuglia”, lʼOrdine degli Psicologi pugliese ha orga-

nizzato a Bari il 12 ottobre 2012 un interessantissimocongresso (dal titolo “Psicoterapie efficaci: il benes-sere a portata di mano”) a cui hanno partecipato stu-diosi internazionali per illustrare i dati delle ultime cono-scenze scientifiche sulla ricerca in psicoterapia (Vitto-rio Lingiardi, Università Sapienza di Roma), sullʼeffica-cia della psicoterapia negli studi di meta-analisi (PimCuijpers, Vrije Universiteit di Amsterdam) e sullʼapplica-zione della psicoterapia in medicina di base (Luigi So-lano, Università Sapienza di Roma). Eʼ intervenuto an-che David Veale del Maudsley Hospital d Londra ilquale, insieme a David Clark, coordina lʼorganizza delprogramma inglese Improved Access to PsychologicalTherapies (IAPT). Eʼ stata quindi data la possibilità aicolleghi italiani presenti al congresso di avere informa-zioni dirette e di prima mano su quali siano i primi risul-tati del programma inglese.

Lʼesperimento inglese di psicoterapia per ladepressione

La depressione è un problema di carattere sociale nelmondo occidentale a causa delle cifre spaventose diprevalenza e comorbilità. Secondo le stime dell’OMS,sono depresse circa 330 milioni di persone al mondo.In Italia si stima che attorno ai 5 milioni di personesiano affette da depressione, 15% di tutte le donne,l’8% di tutti i maschi e l’8-10% degli adolescenti di età14-24 anni. Circa la metà dei pazienti affetti da variemalattie fisiche (cancro, ictus, Parkinson, diabete esoprattutto malattie cardiovascolari) soffrono didepressione. LʼOMS, nella Giornata Mondiale dellaSalute del 10 ottobre 2012, ha stimato che la depres-sione sarà la seconda causa di morte e di disabilità nel2020 e la prima causa di morte e disabilità nel 2030.Si tratta quindi di un problema planetario a cui sonochiamati a far fronte i singoli governi nazionali. Di que-sta drammatica situazione che sta allertando il mondointero, al pari di una incombente epidemia, in Italianon si avverte traccia nei dibattiti politici e nei docu-menti programmatici istituzionali. La cosa non dovreb-be meravigliare più di tanto se si considera che i taglidella sanità pubblica dal 2009 ad oggi sono stimatinellʼordine di oltre 30 miliardi di euro.Cosa sta avvenendo invece in altri paesi in cui si con-

22

Programma IAPT

La Professione di Psicologo n. 01/2012

A che punto è il programma ingleseImproved Access to PsychologicalTherapies (IAPT) per ansiae depressione?

di Piero Porcelli U.O. di Psicologia Clinica, IRCCS Ospedale De Bellis

Page 23: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

serva la capacità politica di guardare in prospettiva?Su La Professione di Psicologo di qualche anno faabbiamo illustrato il progetto del governo e del siste-ma sanitario inglese per il trattamento della depressio-ne con la psicoterapia (Porcelli, 2009). Questo proget-to (inizialmente definito come No Health WithoutMental Health) era stato programmato e implementa-to grazie allʼanalisi economica ed alla capacità di per-suasione politica di Lord Richard Layard, uno deidirettori della prestigiosissima London School ofEconomics (LSE) (London School of Economics andPolitical Science, 2006). Le analisi economiche dellaLSE avevano convinto il governo a stanziare 221milioni di euro entro il 2010 per impegnare migliaia dipsicoterapeuti nel trattamento della depressione alivello dellʼassistenza di base. Una vera rivoluzionesanitaria ed epocale voluta da un economista, quindi,perché Lord Layard ha dimostrato, conti alla mano,che trattare la depressione con la psicoterapia convie-ne non solo ai pazienti ma anche alle finanze pubbli-che. Nel 2008 è quindi iniziato il programma ingleseImproving Access to Psychological Therapies (IAPT)(www.iapt.nhs.uk) con uno stanziamento di 372milioni di euro per il triennio 2008-2011 e di 500 milio-ni di euro nei successivi 4 anni (2011-2015). Lo scopoè offrire trattamenti psicoterapeutici efficaci per circa il15% delle persone con disturbi di tipo depressivo eansioso al 2014. Lʼimportanza del programma IAPT ètale che Nature, rivista scientifica di altissimo livelloma tradizionalmente molto poco sensibile ai problemipsicologici, gli ha dedicato una pagina il 27 settembre2012 (vol.489, pp.473-4), dopo che sono corse voci dipressioni sullʼattuale governo laburista per ridurre ifinanziamenti.

Razionale del programma IAPT

Lʼintento del programma IAPT è offrire ai pazienti untrattamento di prima linea – nel senso di raccomanda-to come “intervento di prima linea” basato su dati dievidenza scientifica dal National Institute for Healthand Clinical Excellence (NICE) – per disturbi depres-sivi e dello spettro ansioso, in eventuale associazionecon la terapia farmacologica se appropriata. Il cambia-mento radicale di rotta è rappresentato da questʼulti-mo punto: la terapia con antidepressivi è infatti spes-so lʼunico trattamento proposto, seppur in aperto con-trasto con lʼevidenza scientifica, come dimostratoanche da P.Cujpers nella sua relazione di meta-anali-si al congresso barese (si veda anche una sorta disunto di tutti i dati disponibili in Cuijpers et al, 2011).Come già accennato, il programma IAPT nasce a

metà dello scorso decennio in base alla considerazio-ne della natura globale della depressione, come evi-denziato nel già citato Depression Report della LSEdel 2006. Con “globale” intendo che, per i dati a nostradisposizione oggi, la depressione non è semplicemen-te una sindrome psicopatologica ma un problema cheinveste multilateralmente molteplici aspetti della vitaumana in quanto a epidemiologia, ripercussioni sullasalute, fattore di rischio, associazione con malattieorganiche importanti, coinvolgimento familiare e lavo-rativo, costi socio-sanitari e, non ultimo, costituisce unpotentissimo fattore di peggioramento della qualità divita individuale. I numeri di seguito riportati, desuntidai documenti ufficiali della LSE, parlano da soli. La maggior parte dei servizi terapeutici pubblici in psi-chiatria è focalizzata sui disturbi psicotici che in realtàriguardano una prevalenza dellʼ1% nella popolazione(Kelleher et al, 2010). In realtà molte più persone sof-frono di sindromi psicopatologiche non-psicotiche,ossia di disturbi dello spettro ansioso e depressivo,allʼincirca il 15% della popolazione generale, con uncosto sociale elevatissimo stimato nel Regno Unitoattorno ai 21 miliardi di perdita economica globaleannuale che si traduce in 11 miliardi di mancati introitifiscali (diminuzione dei guadagni individuali e quindi diprelievo fiscale). In media, una persona con depres-sione ha il 50% di disabilità in più rispetto a una per-sona con patologie croniche come angina, artrite,asma o diabete. I disturbi ansiosi e depressivi spiega-no il 23% del carico complessivo di malattia ma glo-balmente il sistema sanitario inglese (National HealthSystem, NHS) investe solo il 13% per la psichiatria. Idisturbi psicopatologici spiegano il 40% della comorbi-lità (intesa come presenza di altre malattie mediche)contro il 2% soltanto dovuta al diabete e, nel comples-so, più di tutte le malattie fisiche messe insieme. Peresempio, per il diabete si calcola che la presenza dicomorbilità depressione fa aumentare del 50-75% laspesa sanitaria per paziente. Ancora, i disturbi psico-patologici costituiscono circa la metà dei motivi diassenze dal lavoro nella popolazione produttiva sottoi 65 anni. Sullʼaspettativa di vita i disturbi psicopatolo-gici hanno lo stesso effetto del fumo ed un effettomaggiore di quello dellʼobesità – due delle condizionicontinuamente sotto i riflettori di media e opinionepubblica – a causa sia delle cattivi abitudini di vita(fumo, scarse condizioni igieniche, obesità, sedenta-rietà, ecc) sia della stretta associazione con la produ-zione di citochine pro-infiammatorie e lʼalterazionedelle difese immunitarie (Blume et al, 2011). Ad esem-pio, considerando i pazienti con patologie cardiova-scolari, al pari di gravità della malattia, i tassi di ospe-dalizzazione e mortalità sono 3 volte maggiori nei

23

Programma IAPT

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Page 24: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

pazienti con depressione rispetto a quelli non depres-si. E la stessa stima si può fare per altre patologiecome asma, diabete e bronchite cronica ostruttiva,facendo aumentare i costi sanitari di circa il 45%.Nella medicina generale la situazione è ancora più cri-tica se si considera che fino al 75% dei pazienti che sirivolgono al medico di base hanno un sintomo disomatizzazione funzionale (dolore lombare, cefaleatensiva, sindrome dellʼintestino irritabile, ecc) e che il70-90% hanno disturbi depressivi ma si rivolgono dalmedico solo per i sintomi fisici. Per il sistema sanitarioinglese, nel biennio 2008/2009 i problemi psicologicisono stati causa di una visita ogni 5 dal medico dibase e di una su 4 negli ambulatori di medicina spe-cialistica, per una spesa di circa 4 miliardi di euro peranno.Di fronte allʼampiezza del fenomeno, si stima chemeno del 5% della popolazione con ansia e depres-sione riceve un trattamento psicoterapeutico ade-guato (a fronte dellʼampio uso di antidepressivi, alquarto posto di vendita in Italia secondo il RapportoAIFA 2011) mentre i pazienti stessi mostrano unanetta preferenza (rapporto di 2:1) per la psicoterapiarispetto ai farmaci, sia per lʼefficacia sul lungo perio-do che per i pesanti effetti collaterali. Considerandoun indice come il number-needed-to-treat (NnT),ossia il numero di persone trattate per raggiungereun successo terapeutico (più basso il NnT, più effica-ce la terapia), per ansia e depressione il NnT per lapsicoterapia è meno di 3, quindi per più di un pazien-te su 3 la psicoterapia si dimostra efficace, in rappor-to a placebo o trattamenti medici standard. Solo perfare un confronto, il NnT della metformina versusinsulina nel diabete di tipo II è 14, dei beta-antagoni-sti+steoroidi versus steroidi soltanto nellʼasma è di73 e delle statine versus placebo nei disturbi cardio-vascolari è di 95 (Centre for Economic Performan-ceʼs Mental Health Policy Group, 2012). I calcolieconomici di Lord Layard mostrano a riguardo risul-tati sorprendenti (Layard et al, 2007). Il costo di unapsicoterapia per un paziente depresso è stimatoattorno ai 1000 euro mentre per la società il guada-gno è di circa 1400 euro sui costi diretti per riduzio-ne delle spese sanitarie a cui vanno aggiunti circa4000 euro di QALY (Quality Adjusted Life Years;unità di misura impiegata nelle analisi costi-beneficiequivalente allʼaspettativa di vita di un anno in con-dizioni di buona salute), ossia oltre 5800 euro com-plessivi, per un guadagno netto di circa 4800 europer paziente. In questo senso, i promotori del pro-gramma IAPT ripetono come un mantra che il tratta-mento di psicoterapia non costa nulla perché sipaga da sé.

Descrizione del programma IAPT

La data ufficiale di inizio del programma IAPT è statail 2 febbraio 2011 quando il governo inglese ha pubbli-cato il documento ufficiale “No Health without MentalHealth: a cross-government mental health outcomesstrategy for people of all ages” che definisce la strate-gia per il miglioramento della salute mentale e delbenessere della nazione. Il piano quadriennale(Talking Therapies: a four-year plan of action) indica-va i finanziamenti per il progetto nella spending reviewgovernativa del 2010 per ampliare i servizi di psicote-rapia sul territorio con un investimento di 400 milioni disterline (circa 500 milioni di euro) fino ad aprile 2015.Il programma aveva in realtà ricevuto il suo esordionellʼottobre 2007 quando il governo inglese avevaannunciato un incremento di 173 milioni di sterline(circa 214 milioni di euro) nel triennio 2008-2011 perlʼindividuazione dei PCT (Primary Care Trust, unasorta di consigli di direzione generale delle unità terri-toriali sanitarie locali) da coinvolgere nel programmaIAPT, con uno stanziamento iniziale di 300 milioni disterline (circa 370 milioni di euro) per il reclutamento ela formazione degli psicoterapeuti. In particolare, sonostati considerati gli interventi psicoterapeutici indivi-duati dal NICE come efficaci in base alle evidenzescientifiche (evidence-based psychological therapies)per il trattamento dei comuni disturbi psicopatologici. Iltraining degli psicoterapeuti ha riguardato inizialmentela terapia cognitivo-comportamentale (Cognitive-Behavioral Therapy, CBT) perché indicata dal NICEcome trattamento più efficace per i disturbi di ansia edepressione, e successivamente allargato anche allaInterpersonal Therapy (IPT) ed alla terapia psicodina-mica breve (Short-Term Psychodynamic Psychothe-rapy, STPP) entrate nelle linee-guida NICE.Il programma IAPT prevede che il paziente che rientrinei criteri di ingresso (diagnosi di disturbo depressivoo di un disturbo dello spettro ansioso) (Step 1) giungaallʼosservazione del Servizio territoriale di riferimentomediante auto-invio o invio da parte del medico dibase, dei servizi ambulatoriali di medicina generale odi centri di collocamento lavorativo (job centres). Ladecisione se il disturbo è da trattare o meno ed even-tualmente quale trattamento è indicato in base ai cri-teri NICE viene effettuata insieme al paziente nel girodi circa due settimane dopo adeguato assessmentcon colloquio clinico e strumenti psicometrici per lavalutazione del livello di severità (PHQ-9 per ladepressione e GAD-7 per lʼansia). Lʼindicazione ditrattamento ha due strade possibili: una psicoterapiadefinita ad high intensity (Step 3) e interventi definiti dilow intensity (Step 2) (vedi Tabella).

24

Programma IAPT

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Page 25: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Come si vede dalla tabella, i trattamenti high intensitysono costituiti da CBT, IPT, BA (Behavioral Activation,una variante della CBT), psicoterapia di coppia com-portamentale e terapia psicodinamica breve (oltre aEMDR per il PSTD) per depressione grave (in questocaso, con lʼaggiunta di antidepressivi) e depressionemeno grave e/o disturbi dʼansia che non hanno rispo-sto ai trattamenti low intensity.

Primi risultati del programma IAPT

I primi resoconti dei risultati sono stati pubblicati in unpaio di lavori (Richards & Borglin, 2011; Clark, 2011) ein due reports scaricabili dal sito del programma IAPT(Gyani et al, 2011; IAPT, 2012).Al 2011, circa 4000 nuovi psicoterapeuti hanno ricevu-to il training necessario di un anno (sugli 8000 previ-

25

Programma IAPT

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Diagnosi Tipologia di intervento terapeutico

Step 3

Interventi high intensity Depressione (da moderata a severa) CBT o IPT (con farmacoterapia)

Depressione (da lieve a moderata per • CBT o IPTpazienti con risposta inadeguata a • BAinterventi di Step 2) • STPP

• Terapia di coppia comportamentale(se indicata, con il consenso del partner)

Disturbo di panico CBT

PTSD CBT o EMDR

Disturbo dʼansia generalizzata CBT

DOC CBT

Fobia sociale CBT

Step 2

Interventi low intensity Depressione • Guided self-help basata sulla CBT• CBT computerizzata• BA• Attività Fisica Strutturata

Disturbo di panico • Guided self-help basata sulla CBT• CBT computerizzata

PTSD Nessuna raccomandazione NICE

Disturbo dʼansia generalizzata • Guided self-help basata sulla CBT• Gruppi di psico-educazione• CBT computerizzata

DOC Guided self-help basata sulla CBT

Fobia sociale Nessuna raccomandazione NICE

Tabella. Indicazioni NICE per il trattamento psicoterapeutico (linee-guida NICE) nellʼimplementazione del programma IAPT

Legenda: CBT = Terapia Cognitivo-Comportamentale; IPT = Terapia Interpersonale; BA = Behavioural Activation; STPP = Terapia Psicodinamica Breve;EMDR = Eye Movement Desensitization And Reprocessing; PSTD = Disturbo da Stress Post-Traumatico; DOC = Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Page 26: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

sti, di cui per 6000 era stimata la necessità di un trai-ning) ed è stato attivato il 98% dei centri territoriali. Su900.000 pazienti previsti, sono stati visti nei servizi piùdi un milione di pazienti (63% donne) e 680.000 hannocompletato il corso del trattamento; su 22.147 pazien-ti previsti, 34.438 sono rientrati al lavoro da periodi dimalattia per ansia e depressione. A giugno 2012, sonoattivi 240 Servizi IAPT nellʼintero paese.Guardando i dati più da vicino, si evidenziano alcuniimportanti traguardi:- il 76% degli invii è stato effettuato su base volontariadei pazienti stessi (auto-invii), dimostrando lʼelevatis-simo bisogno sociale di psicoterapia per i più comunidisagi psicologici e la netta preferenza delle personeper la psicoterapia rispetto ai farmaci. Di contro, soloil 16% è stato inviato dal medico di base e il 5% dagliambulatori specialistici; - le diagnosi si sono divise grosso modo a metà: il54% di disturbi depressivi e il 46% di disturbi ansiosi;- il 28% dei pazienti ha ricevuto un trattamento esclu-sivamente high intensity, il 38% esclusivamente lowintensity e il 17% entrambi;- al 52% dei pazienti in trattamento high intensity sonostati prescritti anche farmaci (di cui il 75% erano costi-tuiti da SSRI, lʼ8% da antidepressivi triciclici e il 2% dabenzodiazepine), particolarmente i pazienti di età 40-59 anni, con disabilità fisica o disoccupati;- il 44% dei pazienti ha ottenuto un successo pienodallʼintervento (recovery definito in base dei punteggidi cutoff di PHQ-9 e GAD-7), che sarebbero aumenta-ti al 54% se i pazienti non-responder allo Step 2 fos-sero passati tutti allo Step 3. Significativamente, ipazienti che si sono auto-inviati hanno raggiunto ilpunteggio-soglia di recovery in minor tempo rispettoagli altri;- oltre il 70% dei pazienti ha ottenuto una riduzione cli-nicamente significativa dei punteggi alle scale di ansiae depressione allʼultima seduta rispetto allʼingresso e45.000 sono tornati al lavoro dal periodo di malattia, dicui il 7% già dopo la prima seduta. In particolare, il48% dei pazienti con livelli di depressione da modera-ta a severa (che ha avuto accesso direttamente quin-di allo Step 3 di intervento high intensity) e il 53% deipazienti con livelli di ansia da moderata a severa haottenuto una riduzione del punteggio PHQ-9 o delGAD-7 del 50% o più;- è stata registrata una proporzione diretta fra percen-tuale di recovery e numero di sedute: i centri in cui ipazienti hanno effettuato più sedute di psicoterapiahanno fatto registrare anche il maggior numero ditassi di recovery.Sulla base dei risultati ottenuti, è stato preventivatolʼimpiego e la formazione di ulteriori 2000 psicotera-

peuti nei prossimi 3 anni, lʼinizio di un programmaIAPT per bambini (10% di disturbi psicopatologici dia-gnosticabili stimati in UK nella fascia di età 5-16 anni)e lʼestensione dei Servizi IAPT alla popolazione conmalattie mediche croniche, disturbi funzionali di soma-tizzazione (i cosiddetti medically unexplained sym-ptoms) e patologie psichiatriche gravi. Al marzo 2015, ci si aspetta che vengano visti daiServizi IAPT oltre 3 milioni di persone e che 2,5milioni completino un corso di trattamento con circala metà che dovrebbe raggiungere un esito significa-tivamente positivo di recovery. Al 2017 è inoltre atte-so un guadagno netto per lo stato di circa 7,5 milionidi euro.

Conclusioni

Il programma IAPT inglese mostra una lungimiranzapolitica impressionante: un cospicuo investimentoeconomico a favore del sistema sanitario pubblico,una enorme opportunità lavorativa per gli psicologi cli-nici, la possibilità di partecipare ad un mega-progettoa favore della collettività e quindi di rendere visibile ilvalore etico-sociale della psicoterapia, il riconosci-mento di dignità terapeutica alla psicoterapia nellaprevenzione e nel trattamento dei più comuni disturbipsicopatologici, il valore economico della psicoterapiache non solo si ripaga ampiamente da sé dei costi diimplementazione ma consente un elevato guadagnoper la società (in termini di benessere) e per lo stato(in termini economici). Il bilancio complessivo dei primi3 anni del programma è sicuramente positivo. Nelleparole degli organizzatori, “per i primi 3 anni il pro-gramma IAPT è andato benissimo per quanto riguar-da il programma di formazione e i tassi di migliora-mento clinico di oltre il 40%, dato senzʼaltro positivo inconsiderazione del numero di psicoterapeuti coinvolti.Fornire il trattamento psicoterapeutico a 900.000 per-sone allʼanno per il 2014 richiederà circa 8000 tera-peuti, dei quali circa 6000 avranno bisogno di essereformati ex novo nelle terapie raccomandate dalle lineeguida NICE. Per gli psicoterapeuti con passata espe-rienza di lavoro clinico, la formazione di un anno èstata considerata sufficiente. Nei primi 3 anni, sonostati formati 3600 terapeuti, il che significa che ci saràbisogno di formare 800 terapeuti lʼanno per il2012/2012 e per ogni anno successivo. Tuttavia, ilnumero di terapeuti formati nel 2011/2012 è stato disolo 525, con quasi nessun terapeuta formato nelledue maggiori aree sanitarie del paese” (Centre forEconomic Performanceʼs Mental Health Policy Group,2012, p.19).

26

Programma IAPT

La Professione di Psicologo n. 01/2012

Page 27: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

27

Programma IAPT

Come si può facilmente notare, il programma IAPTmette sul tappeto moltissime questioni. Alcune di livel-lo politico generale, come ad esempio il ruolo del wel-fare e del SSN promuovere concretamente la salutepubblica complessiva e la capacità della classe politi-ca di pensare in prospettiva. Altre questioni sono dicarattere economico, come ad esempio la possibilitàdi investire nel futuro cospicue somme del bilanciopubblico considerando che sul lungo periodo “la psico-terapia non costa nulla poiché si paga da sé”. Altrequestioni sono di livello scientifico: ad esempio trattareansia e depressione facendo massiccio ricorso ai far-maci comporta uno squilibrio fortissimo fra spesa sani-taria complessiva (tanto per il SSN quanto per i singolicittadini) e reali risultati di efficacia sul lungo periodo.Sul rapporto tra efficacia di farmaci e psicoterapia perla depressione ci siamo occupati nel primo articolo sulprogramma IAPT (Porcelli, 2009). Qui vorrei segnala-re la presa di posizione del collegio olandese deimedici di base che invita i propri aderenti a non consi-derare gli antidepressivi (SSRI e triciclici) come tratta-mento di prima linea per i sintomi depressivi ma soloper la depressione maggiore di livello grave (Sheldon,2012). Altre questioni sono di carattere professionale einducono a qualche riflessione la categoria degli psi-cologi. Eʼ la prima volta che in Europa, e forse in tuttoil mondo, vi è una fiducia concreta nel valore incre-mentale della psicoterapia perché si dimostra cheriesce ad ottenere un risultato per la salute pubblica,oltre che individuale, non raggiungibile con altrimezzi. Da circa 30 anni è stata istituita nei PaesiBassi la figura dello “psicologo di base” (primary carepsychologist) allʼinterno del SSN ed attualmente cisono circa 6000 psicologi di base in quel paese(Dersken, 2009). Qualcosa si muove anche in Italia,a partire dallʼesperimento pioneristico coordinato aRoma da Luigi Solano (che ne ha esposto i risultatial convegno di Bari) con gli allievi della Scuola diSpecializzazione in Psicologia della SalutedellʼUniversità Sapienza in ambulatorio presso alcunimedici di base, che ha consentito un risparmio di75.000 euro in un anno (pari al 17%) soltanto dispesa farmaceutica, non essendo ancora disponibilii dati su ricoveri, visite mediche, esami strumentali,ecc. Da alcune notizie reperite sul web, risulta che

anche in altre regioni si stanno tentando esperimentisimili coordinati dagli Ordini degli Psicologi regionaliin Toscana e Piemonte. La speranza è ovviamenteche non si muova solo qualcosa in singole realtàregionali ma che la situazione si muova molto e intutto il paese, a cominciare da una reazione nellacoscienza professionale di ciascuno di noi.

Riferimenti Bibliografici

Blume J, Douglas SD, Evans DL (2011). Immune suppression andimmune activation in depression. Brain, Behavior and Immunity,25, 221-229.

Centre for Economic Performanceʼs Mental Health Policy Group(2012). How mental illness loses out in the NHS. London Schoolof Economics and Political Science, November.

Clark D (2011). Implementing NICE guidelines for the psychologicaltreatment of depression and anxiety dsorders: The IAPT exoe-rience. International Review of Psychiatry, 23, 375-384.

Cuijpers P, Andersson G, Donker T, van Straten A (2011).Psychological treatment of depression: results of a series ofmeta-analyses. Nordic Journal of Psychiatry, 65, 354-364.

Dersken J (2009). Primary care psychologists in the Netherlands:30 years of experience. Professional Psychology: Research andPractice, 40, 493-501.

Gyani A, Shafran R, Layard R Clark DM (2011). Enhancing recoveryrates in IAPT Services: Lessons from analysis of the Year Onedata. IAPT report [www. iapt.nmhdu.org.uk]

IAPT (2012). IAPT three-year report. November 2012[www.dh.gsi.gov.uk].

Kelleher I, Jenner JA, Cannon M (2010). Psychotic symptoms in thegeneral population – an evolutionary perspective. British Journalof Psychiatry, 197, 167-169.

Layard R, Clark D, Knapp M, Mayraz G (2007). Cost-benefit analy-sis of psychological therapy. National Institute EconomicReview, 202, 1-9.

London School of Economics and Political Science (2006). TheDepression Report. A new Deal for Depression and AnxietyDisorders (www.lse.ac.uk).

Porcelli P (2009). La Rivoluzione Inglese: un new deal per ladepressione. La Professione di Psicologo, 9, 31-35.

Richards DA, Borglin G (2011). Implementation of psychologicaltherapies for anxiety and depression in routine practice: Twoyear prospective cohort study. Journal of Affective Disorders,133, 51-60.

Sheldon T (2012). Reserve antidepressants for cases of severedepression, Dutch doctors are told. British Medical Journal¸ 344,e4211 (doi: 10.1136/bmj.e4211).

Page 28: Riforma degli ordinamenti Formazione in psicologia ... · del Ministero della Salute in quanto professione sanita-ria; tuttavia è necessario, per la piena applicabilità della norma

Autorizzazione Trib. di Roma, n 28 del 24/01/2002Poste Italiane s.p.a. - Sped.abb.post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma 2, DCB PoEditore: Consiglio Nazionale Ordine degli PsicologiP.le di Porta Pia, 121 - 00198 Romatel. 06 44292351 fax 06 44254348Su Internet: www.psy.it E-mail: [email protected]: Edigraf Editoriale GraficaDirettore responsabile: Giuseppe Luigi Palma

SIC - Sistema Integrato di ComunicazioneResponsabile Editoriale: Raffaele Felaco.Redazione: Paolo Fausto Barcucci, GirolamoBaldassarre, Antonio Telesca.Collaboratori di Redazione: Barbara Summo,Silvana Stifano. Redazione: “La Professione di Psicologo” c/o Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi

Chiuso in redazione il 20 dicembre 2012

Lʼeventuale cambio di indirizzo o mancato ricevimento della rivista, va comunicato esclusivamente al proprio Ordine di appartenenza.

Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi

SERVIZI GRATUITI AGLI PSICOLOGI ITALIANI: WWWWWW..PPSSYY..IITTÈ attiva lʼarea servizi sul Sito Ufficiale del Consiglio Nazionale dellʼOrdine degli Psicologi. Tutti gli psicologi italiani pos-sono iscriversi.

Allʼinterno di questa area:

☞ è possibile consultare una quotidiana rassegna stampa degli articoli apparsi su 30 principali testate riguardantila professione di Psicologo

☞ è possibile accedere alla Banca Dati EBSCO “Psychology and Behavioral Sciences Collection”, dove sonodisponibili più di 550 riviste scientifiche in full text consultabili in modo semplice e funzionale

☞ è possibile ricevere tramite e-mail notizie e aggiornamenti direttamente dal Consiglio Nazionale dellʼOrdinedegli Psicologi

COME REGISTRARSI NELLʼAREA RISERVATA

Collegarsi a www.psy.it cliccare sul link Area Riservata poi su registrazione Psicologi, inserire i dati richiesti eseguire i passaggi successivi indicati dal programma.

COME ACCEDERE ALLʼAREA RISERVATA

Una volta registrati per accedere ai servizi entrare in Area Riservata del sito cliccare su Login e inserire i propri dati.

Le linee di indirizzo per la concessione dei patrocinisono disponibili sul sito www.psy.it

La legge 28 gennaio 2009, n. 2  allʼart. 7 prevede che, dal 30 novembre 2009, “i professionistiiscritti in albi ed elenchi con legge dello Stato comunichino ai rispettivi Ordini o Collegi il proprioindirizzo di posta elettronica certificata”. Inoltre lʼart.16 comma 7 del Decreto Legge  29 novembre2008, n. 185  impone agli Ordini e ai Collegi di pubblicare in un elenco riservato, consultabile invia telematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni, i dati identificativi degli iscritti conil relativo indirizzo di posta elettronica certificata. Rivolgersi allʼOrdine Territoriale per informazioni su come attivare la propria casella PEC gratuita.PEC