Bergamo Salute - 2015 - 1 – gennaio/febbraio

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1 numero anno 5 - gennaio - febbraio 2015 PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG SCIATICA, LE SOLUZIONI PER TORNARE IN GAMBA LA DIETA DETOX PER INIZIARE BENE L’ANNO CONTRO LO STRESS IMPARA A RESPIRARE Silver UN ROCKER DAL CUORE TENERO

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BERGAMO SALUTE - Bimestrale di informazione medico sanitaria e benessere

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1numero

anno 5 - gennaio - febbraio 2015PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

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LA DIETA DETOXPER INIZIARE BENE L’ANNO

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STRUTTURE64 Habilita Clusone

ASL INFORMA67 Con le nuove norme europee Etichette più chiare e complete

REALTÀ SALUTE71 Studio di Psicologia Clinica e Psicoterapia Maggioni72 Residenza Anni Azzurri San Sisto75 Rihabilita Medical Center76 Studio Odontoiatrico Maggioni79 Ottica Skandia

Allegato centrale:AMICI DI BERGAMO SALUTE

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

anno 5 - gennaio - febbraio 20151numer

o

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE

ITALIANA PER L'EDUCAZIONE

ALIMENTARE

Editoriale 5 Nuovo look per Bergamo Salute

ATTUALITÀ6 Fecondazione eterologa: quello che dovete sapere

SPECIALITÀ A-Z8 Endocrinologia Occhi sporgenti e vista doppia, a volte è colpa della tiroide10 Farmacia Farmaci equivalenti, sicuri ed efficaci eppure ancora poco conosciuti12 Medicina fisica Sciatica, le soluzioni per tornare in gamba14 Pneumologia Russi? E se non fosse solo un problema di rumore?

PERSONAGGIO16 Silver Un rocker dal cuore tenero

IN SALUTE20 Stili di vita

Bookcrossing e scambio di libri

Alimentazione22 La dieta detox24 Banana, 7 motivi per mangiarla

IN ARMONIA26 Psicologia La paura? Non mi fa (più) paura28 Coppia Disfunzioni sessuali, serenità a rischio per quasi 1 coppia su 2

IN FAMIGLIA30 Dolce attesa Seconda gravidanza: cosa cambia? 32 Bambini Mani-Piedi-Bocca, conosciamola meglio

IN FORMA34 Fitness Sci di fondo, una montagna di benessere per corpo e mente36 Bellezza Pelle al freddo, attenzione a quali

creme e detergenti scegli

RUBRICHE47 Altre terapie Contro lo stress impara a respirare48 Guida esami Battiti sotto controllo con l'holter cardiaco 50 Animali Bau, che tosse!

RICETTA52 Cuore di cioccolato fondente

DAL TERRITORIO54 News56 Onlus Associazione Oncologica Bergamasca 58 Il lato umano della medicina Aiutando gli africani ritrovo me stesso60 Testimonianza Non ho più mani e piedi

ma guido l'auto e mi sono sposato

63 Malattie rare Associazione A.R.M.R.

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Bergamo Salute 5

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EDITORIALE

Elena BuonannoDaniele Geradi

NUOVO LOOKper Bergamo Salute

Anno nuovo, vita nuova. Chissà quante volte avete sentito questa frase in questo periodo dell’anno. Ripetuta quasi come un mantra.

Magari siete stati voi stessi a pronunciarla. Già per-ché gennaio, il cui nome deriva da Janus, dio romano degli inizi e transizioni, è un mese di cambiamenti. C’è chi annuncia che si metterà finalmente a dieta, chi giura che abbandonerà la proverbiale pigrizia, chi si promette che dedicherà più tempo a stesso e così via. Anche per noi di “Bergamo Salute” gennaio, e questo numero, è foriero di cambiamenti. No, non si tratta di mettersi a dieta e fare sport (anche se per al-cuni della nostra redazione potrebbe non essere una cattiva idea). Ma pur sempre di “estetica” si tratta. Come forse avrete notato fin dalla copertina, infatti, ci siamo rifatti un po’ il look. Dopo quasi 4 anni (il primo numero è uscito a marzo del 2011), abbiamo pensato che ci stesse una ventata di freschezza. Non un cambiamento radicale (non ce l’avremmo fatta, siamo troppo affezionati a tutti i numeri di Bergamo Salute), ma un restyling della veste grafica, più legge-ra e accattivante, con più spazio alle immagini, colori più vivaci, più libertà (per la gioia della nostra grafica o meglio art director, Catherine Coppens!).

Involucro a parte, quello che però non è cambiato è l’impegno e la passione con cui in ogni numero cer-chiamo di proporvi argomenti interessanti per la vo-stra salute e benessere, sempre trattati in modo serio e scientifico grazie al prezioso aiuto dei tanti medici che negli anni hanno collaborato (e continuano a far-lo) con noi. Ma le novità non finiscono qui. Le pagine della rivista sono passate da 72 a 80, che significa nuove rubriche e ancora più contenuti e informazioni utili per stare e vivere bene. Ciliegina sulla torta, per “festeggiare” la nuova immagine della nostra rivista abbiamo chiesto a un amico, Teo Mangione, volto e voce amatissima di Radio Alta, che tra l’altro è stato in passato su una delle nostre copertine), di trasformarsi per noi, per un giorno, in “redattore della carta stampata”. Il ri-sultato lo potete leggere a pagina 16: una bellissima intervista, coinvolgente e piena di ritmo (e non po-teva essere diversamente), a Silver, giovane cantante che sicuramente molti di voi hanno visto a X-Factor o Domenica In. Chi meglio di lui per dare un tocco di freschezza? Insomma tante novità, sempre però nel senso dello stile di Bergamo Salute, che speriamo vi piacciano!

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6 Bergamo Salute

ATTUALITÀ

È stato uno dei temi più “caldi” dell’anno appena trascor-so. Un argomento che, nel

mondo medico-scientifico ma non solo, ha tenuto banco per mesi, suscitando opinioni contrastanti e non poche polemiche. Parliamo della fecondazione eterologa. Ma in cosa consiste? E cosa prevede la legge? Lo abbiamo chiesto al dottor Rubens Fadini, ginecologo.

DOTTOR FADINI, COSA S’INTENDE PER FECONDAZIONE ETEROLOGA?Una procedura di riproduzione medicalmente assistita (PMA) ese-guita mediante la donazione dei gameti femminili (donazione di ovociti) o maschili (donazione di spermatozoi). In pratica la gravi-danza è ottenuta mediante una do-nazione esterna alla coppia (ovociti oppure spermatozoi). Si usa comu-nemente il termine fecondazione eterologa per contrapporlo alla fe-condazione omologa in cui si usa-no ovociti e spermatozoi apparte-nenti alla coppia.

IN QUALI CASI PUÒ RENDERSI NECESSARIA?Le principali motivazioni che in-ducono una coppia a richiedere una fecondazione eterologa sono: nell’uomo la mancanza totale di spermatozoi (azoospermia), nel-la donna la mancanza di ovociti. Nell’uomo è dovuta a cause ge-netiche o infiammatorie mentre nella donna a una condizione di esaurimento della funzione delle ovaie in età in cui ancora dovreb-bero avere un idoneo patrimonio di ovociti (cosiddetta menopausa precoce). Questa condizione può avvenire senza causa apparente (genetica/ereditaria), oppure esse-re conseguenza dell’uso di terapie potenzialmente dannose sull’ovaio come chemioterapie o radioterapie impiegate per contrastare un tu-more maligno (tumori ematologi-ci, mammella e altri) oppure per la cura di particolari severe malattie autoimmuni. L’età della donna non è, invece, il motivo principale di ri-

a cura di MARIA CASTELLANO

FECONDAZIONE ETEROLOGA: quello che dovete sapere

Una nuova opportunità per le coppie che non possono avere figli, al via anche nella nostra Regione

L’ETÀ DELLE DONNE CHE RICHIEDONO

LA DONAZIONE DI OVOCITI È:

meno di 35 anni (25% ), dai 36 ai 40 anni (40%), dai 40 ai 44 anni (30%) e oltre i 45 anni (5%).

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DOTT. RUBENS FADINI Specialista in Ostetricia e Ginecologia

- RESPONSABILE CENTRO DI MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE BIOGENESI

POLICLINICO SAN PIETRO DI PONTE SAN PIETRO

E ISTITUTI CLINICI ZUCCHI DI MONZA -

COSA DICE LA LEGGEL’accesso delle coppie alla procedura di fecondazione eterologa avviene secondo quanto previsto dalla Legge 40/2004 per la fecondazione omologa: •Coppia di sesso diverso coniugata o convivente. •Diagnosi di sterilità irreversibile.•Accesso possibile fino all’età della menopausa (si raccomanda comunque non oltre i 50 anni).

Caratteristiche della donatrice/donatore• Età: donatrice 20-35 anni; donatore 18-40 anni.• Numero donazioni: massimo per 10 nascite (è istituito un apposito “Registro”).• Screening per l’esclusione di malattie genetiche e infettive nei donatori.• Affinità fenotipica (stessi: razza, colore occhi, capelli e gruppo sanguigno).

Caratteristiche della donazione• È previsto l’anonimato della donatrice/donatore/nato.• È prevista la rintracciabilità per ragioni mediche della donatrice/donatore (è istituito un apposito “Registro”).

chiesta di donazione: le richiedenti in genere sono giovani donne con una patologia che ha condizionato il loro stato d’infertilità per man-canza di cellule uovo, una condi-zione irreversibile e altrimenti in-curabile.

QUAL È L’EFFICACIA DELLA FECONDAZIONE ETEROLOGA?Tra le tecniche di PMA la fecon-dazione eterologa è la più efficace. Questo è ovvio se si considera che si utilizzano ovociti o spermatozoi di donatrici/donatori sani, giovani e possibilmente fertili. La proba-bilità di ottenere una gravidanza, varia dal 60% all’80% in relazione all’età della donatrice/donatore, contro il 25-35% in relazione all’età della fecondazione omologa.

QUALI SONO LE TECNICHE UTILIZZATE?Le tecniche utilizzate sono asso-lutamente identiche a quelle della PMA omologa. Infatti, per la do-nazione di spermatozoi si utiliz-zano spermatozoi conservati (cri-oconservati) in banche del seme. Gli spermatozoi scongelati sono inseriti nella partner (moglie o convivente come prevede la Legge 40/2004) mediante un’insemina-zione intrauterina (tecnica di PMA di primo livello). La procedura di donazione di ovociti è un po’ più complessa poiché la donatrice deve essere sottoposta a una terapia far-macologica e a prelievo degli ovoci-ti che avviene mediante un piccolo intervento in sedazione. Gli ovociti donati (che potrebbero anche esse-re crioconservati) sono fecondati in laboratorio con gli spermatozoi del partner della ricevente (cosid-detta fecondazione in vitro).

MA È UNA PROCEDURA SICURA?La fecondazione eterologa, per quanto reintrodotta solo recen-temente in Italia (era stata vieta-ta dalla Legge 40 nel 2004), è una tecnica utilizzata da decenni e ru-tinaria in moltissimi Paesi. Inoltre esistono precise regole per la scel-

ta dei donatori, riprese e accettate anche in Italia. Un recente (2 e 25 settembre 2014) tavolo tecnico in cui hanno partecipato i rappresen-tanti di tutte le Regioni ha definito precise linee guida per il ricorso alla fecondazione eterologa. Si può quindi certamente affermare che rispettando tali regole la donazio-ne di ovociti è sicura sia per i dona-tori sia per i riceventi.

È SICURA ANCHE SOTTO IL PROFILO DELLA PRIVACY?Dalle regole riassunte nella tabella (vedi box), la privacy è garantita per chi dona, per chi riceve e anche per il neonato.

CHI PUÒ ACCEDERE?La legge 40/2004 in tema di pro-creazione assistita ha precise re-gole per l’accesso che sono valide anche per l’eterologa. Benché nelle linee guida si affermi la possibilità dell’accesso fino all’età della meno-pausa (fino a 50 anni), si suggeri-sce però che il Sistema Sanitario Nazionale supporti la PMA, sia eterologa sia omologa, solo fino a 43 anni. Oltre questa età la cop-pia, pur potendovi accedere, dovrà provvedere a pagare la procedura.

NELLA NOSTRA REGIONE È GIÀ POSSIBILE RICORRERVI?La Giunta Regionale Lombarda si è recentemente espressa con due delibere (12 settembre 2014 e 7 no-vembre 2014) che autorizzano la fecondazione eterologa anche nella nostra Regione. Per quanto riguar-da i costi, ancora non è del tutto chiaro: nella prima delibera si dice che il costo è a carico del cittadino mentre nella seconda si stabilisco-no delle tariffe di riferimento pre-cise, ma non si capisce a chi siano imputate. Attendiamo chiarimenti dagli organi competenti su questo argomento e sulle caratteristiche e sede (nazionale, regionale) del re-gistro cui inviare i dati relativi alla procedura.

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8 Bergamo Salute

L'ESORDIO DELLA MALATTIA PUÒ ACCOMPAGNARSI A SINTOMI PIUTTOSTO SFUMATI, SPESSO DIFFICILMENTE INQUADRABILI, COME ANSIA, DIFFICOLTÀ ALL'ADDORMENTARSI, EMOTIVITÀ ECCESSIVA, IRRITABILITÀ, TREMORI E FACILE AFFATICABILITÀ MENTALE. SUCCESSIVAMENTE, OLTRE ALL’ESOFTALMO, COMPAIONO AGLI ALTRI SINTOMI TIPICI: TACHICARDIA, ARITMIE, AUMENTATO VOLUME DELLA TIROIDE (GOZZO), TREMORI ALLE MANI, CALO DI PESO.

SPECIALITÀ A-Z ENDOCRINOLOGIA

Lacrimazione eccessiva, fo-tofobia (fastidio per la luce), sensazione di occhi secchi

(sabbia negli occhi), bruciore, fino ad arrivare, nei casi più seri, alla sporgenza degli occhi (esoftalmo), infiammazione dei muscoli ocu-lari con conseguente difficoltà a muoverli e diplopia (vista doppia). Sono questi i sintomi che possono accompagnare il morbo di Graves- Basedow, la più comune causa di ipertiroidismo a livello mondiale, con un'incidenza media intorno all'1,5-3% della popolazione (so-prattutto donne). Nonostante pos-sa manifestarsi a qualsiasi età è più frequente oltre i sessant'anni e nel terzo - quarto decennio di vita.

 UNA MALATTIA AUTOIMMUNELa causa della malattia di Graves-Basedow non è conosciuta e non è possibile nemmeno prevedere chi sia più predisposto a svilupparla. Si sa che è una malattia autoimmune in cui la produzione incontrollata di autoanticorpi diretti contro la ti-roide causa l’ipertiroidismo (distur-bo del sistema endrocrino caratte-rizzato dall’eccessiva produzione di ormoni tiroidei, T3 e T4). Tali anticorpi, misurabili nel sangue dei pazienti, si definiscono anticorpi anti-recettore del TSH (il TSH rap-

presenta il principale fattore di re-golazione della funzione tiroidea).

OCCHI A RISCHIOL’esoftalmo, o oftalmopatia base-dowiana o di Graves, è una manife-stazione clinica extratiroidea (cioè al di fuori della tiroide) presente nel 50-80% dei pazienti. Anche in que-sto caso non si conoscono le cau-se per cui l’oftalmopatia si associa all’ipertiroidismo. È ipotizzabile, però, che ci siano delle reazioni immunologiche incrociate tra alcu-ne proteine componenti il tessuto tiroideo e altre dei tessuti orbitali, in particolare i muscoli oculari, il grasso e il tessuto connettivo retro-orbitario. Una volta iniziata, questa manifestazione evolve in modo in-dipendente, presentandosi a volte anche nei pazienti con funzione tiroidea normale o dopo intervento chirurgico di tiroidectomia (aspor-tazione della tiroide).

LA CURA? CONTROLLARE I SINTOMI CON I FARMACI… Non esiste una terapia specifica per l’oftalmopatia, dal momento che non si conoscono le cause della ma-lattia. È però possibile fare molto per il controllo dei sintomi e segni clinici nei pazienti affetti. Innanzi-tutto è essenziale il monitoraggio continuo del paziente, da parte sia

Occhi sporgenti e vista doppia A VOLTE È COLPA DELLA TIROIDE a cura di MARIO SALVI

dell’endocrinologo sia dell’oftal-mologo, per definire la tempistica di intervento, che è il passo fon-damentale in questa malattia. In presenza di sintomi e segni iniziali infiammatori lievi dell’occhio, pos-sono essere utili lacrime artificiali e gel lacrimali e misure conserva-tive come la protezione degli oc-chi dall’esposizione a sole e vento, soprattutto nei casi in cui la retra-zione delle palpebre è spiccata e quindi la parte anteriore dell’occhio è più esposta.Quando invece compare diplopia o si accerta il coinvolgimento in-fiammatorio dei muscoli oculari è indicata una terapia immunosop-pressiva con corticosteroidi per via orale o endovena (più efficace e con meno effetti collaterali). Questa te-rapia può migliorare la diplopia e prevenire un’ulteriore evoluzione dell’oftalmopatia verso gradi più gravi. In alternativa agli steroidi sono ora disponibili alcuni farmaci detti immunomodulatori recente-mente introdotti nella pratica cli-

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nica in altre malattie autoimmuni soprattutto l’artrite reumatoide. Tra questi il rituximab, dimostrato-si efficace forse anche più del corti-sone in studi clinici molto recenti. Alla terapia immunosoppressiva con steroidi si può associare anche la radioterapia orbitaria che può aumentarne l’efficacia terapeutica. Nei casi in cui, infine, si accerta una progressione dell’oftalmopatia verso una neuropatia ottica acuta, ovvero una compressione del ner-vo ottico dovuta all’aumento di di-mensione dei muscoli oculari, o nei casi di sporgenza oculare marcata, superiore a 23-24 mm, non control-labile con le terapie mediche, si può procedere con un intervento chia-mato di decompressione orbitaria.

…O CON L’INTERVENTO DI DECOMPRESSIONE ORBITARIA L’intervento modifica il rapporto tra il contenuto dell’orbita, che aumen-ta di volume in seguito alle reazioni infiammatorie dei tessuti orbitali caratteristiche dell’oftalmopatia, e il contenitore orbitale che, essen-do costituito da pareti ossee, non può “allargarsi”. In particolare si aumenta il volume del contenitore attraverso la rottura di alcune delle pareti ossee orbitali. Come risulta-

ENDOCRINOLOGO E OFTALMOLOGO INSIEME PER LA TERAPIA MIGLIORELa stretta collaborazione tra lo specialista endocrinologo e oftalmologo è assolutamente necessaria per la gestione del paziente con oftalmopatia. Innanzitutto per inquadrare la malattia e definire i gradi di gravità e di infiammazione. Successivamente è fondamentale per programmare gli interventi chirurgici correttivi ai muscoli oculari e alle palpebre. È necessario che sia l’endocrinologo sia l’oftalmologo valutino il paziente secondo un protocollo di studio condiviso e in linea con i criteri definiti dal Gruppo di Studio sull’Oftalmopatia di Graves dell’Associazione Europea della Tiroide (EUropean Group On Graves’ Orbitopathy - EUGOGO), che permette di determinare i parametri clinici appropriati per l’indicazione alla terapia con immunosoppressori o chirurgica correttiva.

DOTT. MARIO SALVISpecialista in Endocrinologia,

Segretario, European Group on Graves’ Orbitopathy (EUGOGO)

- CENTRO OFTALMOPATIA BASEDOWIANA, ENDOCRINOLOGIA,

FONDAZIONE CÀ GRANDA, OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO, IRCCS

DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE E DI COMUNITÀ UNIVERSITÀ DI MILANO -

to si ottiene un riposizionamento del globo oculare nell’orbita e una riduzione della sporgenza dell’oc-chio verso l’esterno e una riduzione degli effetti compressivi dei muscoli oculari sul nervo ottico. L’interven-to rappresenta l’unica opzione nel caso di una compromissione acuta del nervo ottico nei casi più severi, che altrimenti porterebbe alla ridu-zione della capacità visiva fino an-che alla cecità, ma può essere ese-guito anche in fase non acuta, per la correzione della sporgenza oculare che permane, migliorando in modo definitivo l’aspetto del paziente e la propria percezione di sé.

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10 Bergamo Salute

SPECIALITÀ A-Z FARMACIA

Nonostante abbia compiuto i 13 anni (la produzione e la commercializzazione dei

farmaci equivalenti sono regolate in Italia dalla Legge 405/2001) e no-nostante la sua ormai lunga e ampia presenza nelle terapie degli italiani, il farmaco equivalente (o generico) nel nostro Paese continua a essere non abbastanza apprezzato, cono-sciuto e usato. Al contrario di quello che succede nel resto d'Europa, in cui l’utilizzazione degli equivalenti, regolata da leggi molto simili intro-dotte negli anni 1995-2001, è me-diamente molto più diffusa. Eppure l’uso di questi farmaci non solo è ef-ficace e sicuro, ma permetterebbe di far risparmiare sia il cittadino sia il sistema sanitario.

UNA QUESTIONE DI BREVETTOPer equivalente si intende un far-maco che può essere prodotto dal-

le industrie farmaceutiche dopo che è decaduto il brevetto detenuto dall'industria che per prima ha stu-diato, prodotto e introdotto in tera-pia il principio attivo (originatore). Non si deve però pensare che, non essendo molecole di recentissima scoperta, gli equivalenti siano far-maci “superati” da altri più “nuovi”. Basti pensare alla piena efficacia e attualità dell'Acido Acetilsalicili-co (Aspirina), scoperto nel lontano 1899.

PIÙ EQUIVALENTI, PIÙ RISPARMIO PER IL PAZIENTE E PER LA SOCIETÀGli equivalenti hanno un prezzo più basso dei corrispondenti originato-ri perché i produttori non devono recuperare gli ingentissimi costi di ricerca, sviluppo e sperimentazione clinica. Incrementare l'uso di equi-valenti significherebbe un rispar-

Farmaci equivalenti SICURI ED EFFICACIEPPURE ANCORA POCO CONOSCIUTIa cura di MAURIZIO PAGNONCELLI FOLCIERI

Negli ultimi 10 anni il mercato

dell’equivalente o generico è cresciuto

con costanza anche se lentamente, da una quota di mercato del 1% nel 2000 al 18,1% nel 2010 (riferito al

numero di confezioni).

mio importante per l'intero sistema sociale e sanitario. Il cittadino ri-sparmia sia direttamente spenden-do meno all'acquisto, sia indiretta-mente per i minori finanziamenti richiesti dal Servizio Sanitario. Le risorse economiche recuperate consentirebbero di ampliare la co-pertura sanitaria ad altre patologie e introdurre nuovi farmaci, spesso molto costosi.

I REQUISITI: STESSO PRINCIPIO, DOSAGGIO, FORMA E DOSECome previsto dalla Legislazio-ne italiana ed europea, il farmaco equivalente, rispetto all'originato-re, deve avere alcune caratteristi-che specifiche, ovvero contenere

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lo stesso principio attivo (identità chimico farmaceutica), nello stes-so dosaggio, né di più né di meno (identità quantitativa), nella stes-sa forma farmaceutica (identità nell'allestimento della singola dose) con lo stesso numero di dosi (iden-tità nella durata del trattamento). Inoltre, deve esserne dimostrata la bioequivalenza, cioè il fatto che as-sorbimento ed eliminazione avven-gono in tempi e modi analoghi a quelli dell'originatore, garantendo-ne quindi la stessa biodisponibilità. Farmaco originatore ed equivalen-te possono, invece, differire per gli eccipienti, ovvero (come definito dalla legge) un componente far-macologicamente inattivo, che non può e non deve modificare l'azione del farmaco. Pertanto, che gli ecci-pienti siano o non siano identici è farmacologicamente irrilevante e non influisce sull'efficacia della te-rapia.

I DUBBI SU EFFICACIA E SICUREZZAFarmaci originatori ed equivalen-ti sono sottoposti dalle Autorità Sanitarie, nelle loro varie compo-nenti e articolazioni, nazionali e territoriali, esattamente agli stessi controlli, nelle fasi di produzione, distribuzione, vigilanza farmaceu-tica post-marketing. Devono quin-di fornire al paziente lo stesso livel-lo di tutela e garanzia. Anche sotto il profilo dell’efficacia, la legge non prevede una diversità di efficacia degli equivalenti rispetto agli ori-ginatori; per lo stesso motivo, non sono previste variabilità fra equi-valenti di industrie diverse. Sono previsti, invece, per tutte le cate-gorie di farmaci indistintamente, i margini massimi di variabilità tol-lerati, variabilità dovute al proces-so produttivo in sé o alla personale sensibilità e reattività del paziente. È universalmente accettato che la percezione della terapia (sia del medico sia del paziente) può con-dizionare l'esito della terapia stes-sa. Scetticismo o perplessità nei confronti di un farmaco possono quindi ridurne l'efficacia.

ALCUNI PARERI ECCELLENTI“La preoccupazione dei pazienti, è una sola: i medicinali generici hanno lo stesso effetto di quelli originali da cui provengono? La risposta è: assolutamente sì. Il principio attivo è lo stesso del prodotto di marca dal quale proviene e le concentrazioni nel sangue raggiungono livelli analoghi, con una variabilità che non deve andare sotto l’85%. Il farmaco generico, infatti, è sottoposto a studi di farmacocinetica che devono confermare il livello di concentrazione ematica. Questa è una variabile che vale per tutti i farmaci e che dipende dalla capacità di ciascun organismo di metabolizzare il farmaco.” (Silvio Garattini, farmacologo e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano).

"I farmaci equivalenti contengono lo stesso principio attivo e nella stessa quantità del medicinale originale (detto medicinale di riferimento), rispetto al quale devono avere anche la stessa forma farmaceutica e la stessa via di somministrazione. Si tratta infatti di farmaci che devono rispondere agli stessi criteri di qualità, efficacia e sicurezza del farmaco originale: oltre a doverne avere la stessa composizione quali-quantitativa in principio attivo devono soddisfare il principio di bioequivalenza con il medicinale di riferimento." (Il Sole24Ore Sanità- intervista al Prof. Umberto Veronesi).

DOTT. MAURIZIO PAGNONCELLI FOLCIERI

Farmacista

- PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI FARMACISTI DELLA PROVINCIA

DI BERGAMO -

IL RUOLO DI MEDICO E FARMACISTA NELL’INFORMARE IL CITTADINOPer legge il medico deve prescrive-re utilizzando il nome del principio attivo, non il nome del farmaco commerciale. Tuttavia il medico è l'unico responsabile, professional-mente e legalmente, delle scelte terapeutiche. Pertanto è sua facol-tà e diritto indicare esplicitamente un originatore (o un equivalente di uno specifico produttore) se ne ha fondato motivo, vincolando il paziente alla prescrizione. Nor-malmente, comunque, il medico non ha motivo di esprimere que-ste indicazioni e non lo fa. Se esiste l'equivalente del farmaco prescrit-to, il farmacista deve per legge in-formarne il paziente, rispondendo a ogni sua domanda, così che il paziente scelga in piena libertà e consapevolezza. È evidente, quin-di, che per la miglior gestione delle terapie farmacologiche, garantirne il massimo successo, ottimizzare l’utilizzo delle risorse economiche necessariamente limitate, deve co-stantemente svilupparsi il dialogo fra il paziente e il suo medico da un lato, il suo farmacista dall'al-tro. Non si può fare buona terapia senza informare, coinvolgere e cor-responsabilizzare il paziente. Nel caso degli equivalenti, ambito nel quale disinformazione e diffidenza sono ancora assai diffuse, molto re-sta da fare.

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12 Bergamo Salute

NELL’ERNIA AL DISCO I DISCHI VERTEBRALI SI DETERIORANO FACENDO FUORIUSCIRE, IN PARTE O DEL TUTTO, IL NUCLEO POLPOSO CHE FUNGE DA"CUSCINETTO" FRA UNA VERTEBRA E L'ALTRA. QUESTO MATERIALE VA A PREMERE SULLARADICE NERVOSACHE, SCHIACCIATA, PROVOCA DOLORE.

SPECIALITÀ A-Z MEDICINA FISICA

Può essere intenso e continuo, tanto da non riuscire nemme-no a stare seduti e impedire le

normali attività quotidiane. È la co-siddetta “sciatica”, un problema che una volta nella vita tocca quasi tutti. I rimedi? Farmaci e terapie fisiche, ma anche e soprattutto, un po’ a sorpresa, il movimento.

UN DOLORE CHE DALLA SCHIENA PUÒ ARRIVARE FINO AL PIEDEIl termine “sciatica” viene usato co-munemente per indicare un dolore insorto all’improvviso che si irradia dalla schiena al gluteo scendendo lungo la coscia e, in alcuni casi, fino al polpaccio e al piede. In realtà, più correttamente si tratta di sciatalgia, ovvero un’infiammazione del nervo sciatico che può generare un dolore

insopportabile lungo il suo territo-rio di innervazione e conseguenze invalidanti. Al dolore si possono anche accompagnare una serie di sintomi secondari come debolezza muscolare, formicolii alle gambe o alterazioni della sensibilità, nella maggioranza dei casi da un solo lato del corpo.

ERNIA DEL DISCO, LA CAUSA PIÙ FREQUENTE (ANCHE SE NON L’UNICA)La “sciatica” è generalmente causa-ta dalla compressione di una radi-ce di un nervo spinale lombare (in genere dalla vertebra lombare L4 alla vertebra sacrale S3). La causa più nota e comune è l’ernia del di-sco intervertebrale, soprattutto nei giovani adulti in attività. Tra le al-

Sciatica LE SOLUZIONI PER TORNARE IN GAMBANon solo farmaci. Per prevenirla e “curarla” il primo passo è muoversia cura di NICOLA TAIOCCHI

DOTT. NICOLA TAIOCCHISpecialista in Medicina Fisica

e Riabilitativa

tre cause cosiddette “compressive” ci sono: restringimento del canale foraminale per artrosi avanzata, spondilolistesi, tumori, sindrome del piriforme. Ci sono poi anche alcune strutture anatomiche e/o condizioni che possono mimare un dolore sciatalgico, come patologie degenerative, infiammatorie o fun-zionali dell’articolazione sacroiliaca e dorso/lombari o sindromi miofa-sciali a carico della muscolatura a inserzione su bacino o femore.

PIÙ A RISCHIO CHI È SEDENTARIO, CHI FA LAVORI PESANTI E CHI FUMATutta la popolazione “attiva” è po-tenzialmente a rischio di incorrere nella sciatalgia, tuttavia alcune per-sone risultano più esposte a episodi singoli o ricorrenti di sciatalgia a

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farmaci steroidei, analgesici neuro-protettori) o fisica (con elettrotera-pia antalgica o tecarterapia preva-lentemente). Anche alcune terapie alternative hanno dimostrato una certa efficacia. Tra queste il tratta-mento chiropratico e manipolati-vo vertebrale, che però va sempre eseguito alla luce dei dati clinico-strumentali e trova indicazioni più convincenti in fase subacuta o cronica, e l’agopuntura che può non sortire effetti sostanziali ma contribuisce ad allentare le tensio-ni muscolari (diretta conseguenza dello stimolo doloroso).

RIPOSO ASSOLUTO? MEGLIO DI NO!A differenza di quello che si potreb-be pensare, anche durante la fase acuta di un attacco di sciatalgia è controindicato il riposo assoluto al letto. La migliore arma a dispo-sizione è sempre il movimento, sia come cura sia come prevenzione. Il nostro corpo è fatto per muoversi per cui, senza farsi prendere dal panico, bisogna continuare con la normale vita quotidiana limitan-dosi a evitare sforzi e/o sovraccari-chi e reinserendo, gradualmente e sotto guida specialistica, le attività fisiche routinarie. In caso di epi-sodi ricorrenti, è bene iniziare un trattamento kinesiterapico postu-rale, che consiste in esercizi fisici guidati dallo specialista in grado di compensare i fattori di rischio, evitando così la cronicizzazione. In molti casi questo serve a risolvere il problema. Infine importante è an-che un approccio mentale fiducioso e allontanare per quanto possibile pensieri negativi: se la paura di un dolore troppo forte provoca una fuga dal movimento si può produr-re un circolo vizioso che favorisce l’irreversibilità del problema. In fase di benessere, poi, il movimen-to diventa la chiave per prevenire le ricadute contribuendo a mantenere una fisiologica mobilità articolare e un adeguato tono muscolare, senza contare il ruolo benefico sul con-trollo del peso.

causa di fattori come età avanza-ta, lavoro manuale pesante, attività lavorativa che richiede movimen-tazione di carichi specie se con torsioni della schiena, posizione seduta prolungata o guida di veico-li a motore per lunghi periodi, ma anche diabete, vita eccessivamen-te sedentaria, scarsa forma fisica e fumo. È di un disturbo frequente anche in gravidanza, provocato dal cambiamento posturale e dal peso del bambino (si presenta soprattut-to nell’ultimo trimestre e tende a scomparire dopo il parto).

LA TERAPIA: DAI FARMACI ALLA GINNASTICA (ANCHE PER PREVENIRE)Molto spesso l’episodio acuto, a cui nei casi più gravi si può asso-ciare anche un deficit importante e repentino del movimento di un arto, regredisce spontaneamen-te nell’arco di alcuni giorni o po-che settimane spontaneamente o con assunzione di antidolorifici e antiinfiammatori. Se però oltre al dolore si manifesta una perdita di sensibilità o formicolio, se non regredisce o se si ripresenta alla sospensione della terapia farmaco-logica è opportuno rivolgersi allo specialista sia per un adeguato in-quadramento clinico/diagnostico e strumentale (radiografie standard, risonanza magnetica - consigliabili rispetto alla TAC- o esami elettro-fisiologici a seconda dei casi) sia per impostare una corretta terapia di supporto, farmacologica (con

DOTT. NICOLA TAIOCCHISpecialista in Medicina Fisica

e Riabilitativa

- PRESSO LA CASA DI CURA HABILITA DI ZINGONIA -

C’È ANCHE L’HERPES SCIATICOIl dolore alla sciatica, in alcuni casi, può essere causato anche dall’Herpes Zoster, più comunemente noto come “Fuoco di Sant’Antonio”, virus che colpisce la pelle e i nervi e si manifesta con eruzioni cutanee (bolle e vescichette). I sintomi si verificano nella zona di pelle che decorre lungo il nervo, quindi sulla gamba, e in quella in cui arrivano le terminazioni nervose.

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LE CONSEGUENZE DELLA SINDROME DELLE APNEE DEL SONNO VANNO DALL’ECCESSIVA SONNOLENZA DIURNA AI DISTURBI DELL’UMORE FINO AL PERICOLO DI VITA PER COLPI DI SONNO AD ESEMPIO ALLA GUIDA. È FREQUENTE ANCHE IL RISCONTRO DI IPERTENSIONE ARTERIOSA, ANOMALIE DEL BATTITO CARDIACO E UN AUMENTATO RISCHIO DI ISCHEMIA, INFARTO O ICTUS.

SPECIALITÀ A-Z PNEUMOLOGIA

Il russare è sempre stato ogget-to di ilarità e scherno oltre che fonte di disturbo per il partner

e origine di conflitti familiari. Solo recentemente si è compreso che non è solo una forma di “disturbo sonoro sociale” ma può provoca-re serie conseguenze sulla salute: spesso è infatti l’anticamera della Sindrome da Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS).

QUANDO IL RESPIRO VA IN “PAUSA”La Sindrome delle Apnee Ostrut-tive del Sonno è stata descritta per la prima volta nel 1965 come un’al-terazione patologica caratterizzata da “pause” del respiro normale du-rante il sonno. Tutti noi possiamo avere sporadici episodi di apnea

durante il sonno, senza alcun peri-colo, ma nel caso dell’OSAS si trat-ta di interruzioni totali (apnee) o parziali (ipopnee) della respirazio-ne, della durata di oltre 10 secondi, che si ripetono molte volte durante il sonno: si parla di OSAS quando il numero delle pause respiratorie è superiore a 5-10 per ora di sonno, che possono diventare 20-30 e, nei casi più gravi, anche 40-50 per ogni ora di sonno.

IL GRASSO TRA I FATTORI DI RISCHIOPerché si dice “cadere dal sonno”? Durante il sonno tutti noi abbiamo una fisiologica riduzione della atti-vità muscolare, tanto che abbiamo imparato a dormire sdraiati perché,

Russi? E SE NON FOSSE SOLO UN PROBLEMA DI RUMORE? Dietro questo fastidioso disturbo si può nascondere una patologia, la sindrome da apnee ostruttive del sonnoa cura di ANNALISA FIORETTI

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dell’umore o irritabilità, difficoltà di concentrazione e incidenti au-tomobilistici per colpi di sonno. Dal punto di vista clinico si tratta molto spesso di persone sovrap-peso, quando non obese, con collo corto e grosso o problemi anato-mici a livello di naso o gola. Quasi sempre inoltre sono forti russatori che rendono molto difficile la vita della compagna (o del compagno) di letto, in genere i “promotori” del percorso diagnostico. La conferma però si può avere solo con la “po-lisonnografia”, un esame non in-vasivo, privo di controindicazioni, che si effettua durante la notte, ge-neralmente a casa del paziente per riprodurre il più possibile il sonno abituale, e consente la registrazione continua e simultanea, attraverso elettrodi, dei parametri cardiaci e respiratori, dello stato di ossigena-zione del sangue e dell’attività del torace e dell’addome, del russamen-to e della posizione del corpo al fine di determinare la presenza di apnee e la loro frequenza e durata.

A VOLTE BASTA CAMBIARE POSIZIONE E MANGIARE MENOLa terapia varia in base alla gravi-tà. Fondamentale è sempre cercare di intervenire sulle abitudini e sti-li di vita: abolizione/riduzione del consumo di alcool e pasti meno abbondanti prima di coricarsi; calo

ponderale dove richiesto. Quando le apnee si verificano solo o pre-valentemente durante la postura supina, il semplice cambio di posi-zione nel sonno può dare beneficio. In casi molto selezionati vengono proposti interventi chirurgici su eventuali anomalie del palato molle e ugola. Il Gold standard della te-rapia è comunque costituito dall’u-tilizzo di C-PAP (Continuous Po-sitive Airway Pressure), un piccolo apparecchio elettrico di supporto ventilatorio che eroga aria costante, che viene connesso al paziente con un mascherina in genere nasale e permette di mantenere meccanica-mente aperte le vie aeree superiori durante il sonno. In questo modo il russamento e le apnee scompaiono e la qualità del sonno e della vita diurna migliora considerevolmente.

oltre che a essere più comodi, se ci addormentassimo in piedi cadrem-mo per terra. Questa normale ridu-zione di attività muscolare fa sì che le nostre vie aeree superiori, l’ipofa-ringe o la gola tanto per intenderci, si chiudano parzialmente durante il sonno. Questo fenomeno fisiologi-co diventa patologico nei soggetti che hanno (anche da svegli) qual-che fattore che peggiora la condi-zione di normale apertura delle vie aeree superiori (ridotta pervietà nasale, ipertrofia adenotonsillare etc.). Ma sono soprattutto le per-sone in forte sovrappeso o obese, e particolarmente quelle che pre-sentano un accumulo di grasso nel collo, quelle a maggior rischio, per-ché il grasso accumulatosi nel collo rende le vie aeree più facilmente collassabili e quindi “restringibili”. Durante un’apnea la persona cer-ca di respirare ed è costretta a fare sforzi inspiratori sempre più intensi che comportano una brusca cadu-ta dell’ossigenazione. Ma nessun allarme eccessivo: Madre Natura è previdente e ha fatto sì che il nostro cervello, anche se addormentato, si accorga di questo pericolo: ci fa svegliare e ci fa riprendere a re-spirare. In realtà si tratta di micro risvegli (definiti “arousal”) che noi non percepiamo ma permettono ai muscoli dilatatori delle vie aeree superiori di riaprire la nostra gola e quindi la ripresa del respiro, spesso sancita da una sonora russata li-beratoria. Anche se non percepiti, questi microrisvegli sono la causa principale della sonnolenza diurna che caratterizza questa patologia: “ho dormito tutta la notte, ma mi sveglio più stanco di prima” dice abitualmente chi soffre di OSAS.

POLISONNOGRAFIA: L’ESAME PER AVERE LA CERTEZZAPer riconoscere una OSAS è im-portante innanzitutto un’anamnesi accurata che identifichi i sintomi clinici legati alla scarsa qualità del sonno: sonnolenza diurna, affatica-bilità e perdita di energia, cefalea al risveglio, depressione del tono

DOTT. SSA ANNALISA FIORETTISpecialista in Malattie

dell'apparato respiratorio

- PRESSO L'ISTITUTO CLINICO QUARENGHI DI SAN PELLEGRINO TERME -

IL RUSSAMENTO O RONCOPATIA RIGUARDA

il 24% degli uomini e il 9% delle donne.

Aumenta con l’avanzare dell’età: russa il 60%

dei maschi over 60 e il 50% delle donne dopo la

menopausa.

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PERSONAGGIO

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Lavoro in radio da trentacinque anni, credo di aver-ne realizzate parecchie d’interviste. La diretta ra-diofonica per chi fa il mio mestiere è fondamen-

tale, cerco sempre di ottenere qualcosa di particolare da un artista, penso sempre che prima venga l’uomo. Ecco perché mi piace farle. Certo… ma in diretta radio! Il fatto è che mi piacciono anche le sfide e così quan-do Elena, direttore di Bergamo Salute, mi ha chiesto di fare questa intervista ho accettato con entusiasmo. Era la prima volta per me, e un pochino, non ve lo nascon-do, la cosa mi preoccupava. Allo stesso tempo però mi stuzzicava l’idea di testare un terreno a me sconosciu-to, quello della scrittura.Ho avuto la fortuna di iniziare questa “esperienza” con un amico, un artista che anche se giovane ha un background musicale non comune fra i suoi coetanei. Lui è Silver, anche se mi piace chiamarlo Silvio Barbie-ri, in arte Silver. 28 anni di Fara Olivana con Sola, in provincia di Bergamo, è ormai un volto familiare per tanti, piccoli e grandi, grazie alla sua presenza fissa a Domenica In su RaiUno, insieme a un’icona della mu-sica pop degli anni 60/70 come Mal dei Primitives, e alla sua partecipazione a X-Factor, talent show che ha lanciato il suo talento. In radio la cosa è più semplice, l’artista arriva, si va in diretta, un disco, quattro risate… e via. Qui mi devo organizzare. Già, ma dove andiamo? Decido per il bar sotto la radio, c’è un po’ di confusione ma va bene così.Silvio arriva. È in ritardo ovviamente. Gli dico che è pa-tologico, lui con una risata ammette di sì. Ci mettiamo comodi, preparo tutto, penna, taccuino, telefonino re-gistratore e finalmente si comincia.

SILVER, DA DOVE NASCE IL TUO AMORE PER LA MUSICA?La passione per la musica nasce da dentro. Bisogna, però, essere aiutati da qualcuno che ti faccia capire un po’ di cose. Tu puoi essere Maradona, o Ronaldo ma finché nessuno ti mette tra i piedi una palla non puoi sapere del tuo talento. Il mio pigmalione è stato mio padre. Attraverso di lui ho scoperto la musica con la M maiuscola. In macchina, a casa, mi faceva

ascoltare sempre musica, le cassette a nastro con un certo Bob Dylan, rimasi folgorato… avevo sette anni. La sua musica, la sua voce, l’armonica a bocca accompagnata dalla chitarra. Pensa che ho iniziato proprio così, con l’armonica a bocca incastrata nel cassettone della mia scrivania, piegandomi per suo-narla soffiandoci dentro. LA TUA NOTORIETÀ È ARRIVATA ATTRAVERSO UN TALENT SHOW COME X-FACTOR, COSA È STATA PER TE QUEST’AVVENTURA?Ne parlavo in questi giorni con un amico. È ovvio che la notorietà che ho cercato di conquistarmi passo dopo passo ha visto un'impennata grazie alla Tv, ma credo an-che che sia un'arma a doppio taglio. La Tv serve per fare sapere che esisti, poi devi coltivare il pubblico nella di-mensione live, devi creare il tuo pubblico, sei tu solo su un palco, non puoi bluffare, lo capiscono subito se non sei vero. Al tempo stesso credo che se si ha qualcosa da dire e in cui si crede fermamente, diventa importante sapere sfruttare qualsiasi mezzo di comunicazione.

A X-FACTOR C’ERA MARCO MENGONI NELLA TUA SQUADRA, LO SENTI ANCORA?Credo di essere diventato amico di Marco durante i provini, prima ancora che venissimo scelti per parte-cipare alla trasmissione, tant'è che ci scambiammo i numeri dei cellulari per il timore di perderci di vista, invece poi abbiamo condiviso l'avventura fino alla fine, stando insieme per tutti i tre mesi di durata della tra-smissione. Capii subito il grande talento di Marco, all’i-nizio sembrava intimidito da tutto quello che gli stava girando intorno, gli dicevo di non preoccuparsi, tanto avrebbe sicuramente vinto, e così è stato. Dopo l'espe-rienza di X-Factor il rapporto di amicizia è continua-to, ultimamente ci siamo rivisti a Verona al concerto di Paul McCartney, ci siamo riabbracciati da vecchi amici cantando i Beatles. Ogni tanto Silver ribalta i ruoli. È lui che fa le domande e mi chiede da quando faccio la radio. Gli rispondo da prima che i suoi genitori si conoscessero… e scoppiamo a ridere.

Teo Mangione, storico volto e voce di Radio Alta, intervista Silver, talento bergamasco lanciato da X-Factor

a cura di TEO MANGIONE

UN ROCKER dal cuore tenero

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RITORNIAMO NEI RANGHI, QUANDO INVECE TI SEI RESO CONTO CHE QUESTA SAREBBE STATA LA TUA PROFESSIONE?Da quando ho aperto la Partita IVA (risata). Scherzi a parte, essere professionista significa conoscere bene il tuo mestiere, da quando arrivi sul palco, sapere la differenza tra un jack e una presa Canon, saperti rap-portare con i tecnici con le terminologie appropriate. E poi fondamentale rimane la passione per il tuo lavo-ro, interagire con il pubblico, oltre a saper suonare e cantare come è ovvio.

MAMMA E PAPÀ CHE DICONO? SONO CONTENTI DELLA TUA SCELTA?Prima di fare il cantante ho lavorato in uno studio di termotecnica per 5 anni, so cosa significa lavorare per uno stipendio a fine mese. Poi X-Factor mi ha cambiato la vita. Per qualche mese ho continuato con un lavoro part-time, ma alla fine ho mollato. Papà e mamma sono i miei primi fans.

COME SAI IL GIORNALE CHE CI OSPITA PER QUESTA BELLA CHIACCHIERATA SI OCCUPA DI SALUTE E BENESSERE. TU SEI ANCORA NEL DECENNIO DEI VENTENNI, MA NON SARÀ COSÌ PER SEMPRE. COME TI TIENI IN FORMA?Vado a periodi, corsa, bicicletta, calcio, col freddo mi fermo un po’, però faccio parte della Nazionale Cantan-ti e nell’ultimo torneo a Modena siamo arrivati quarti! Peccato fosse un quadrangolare! (risata). Sul movi-mento fisico ho una mia idea: ci siamo impigriti di più per via della tecnologia, che è fantastica per certi versi ma porta a muoversi molto meno. Ora puoi fare la spe-sa seduto al PC, giochi al PC e purtroppo i giovanissimi si stanno abituando a questo. Io ho sempre preferito giocare a pallone in cortile, mi sono sbucciato le ginoc-chia tante volte, e soprattutto sudavo, tossine negative in meno e umore alle stelle.

E CON IL CIBO, CHE RAPPORTO HAI?Buono, ma anche qui vado a periodi, mangio tanta frutta, cerco di darmi delle regole, se decido di non mangiare un certo tipo di cibo cerco di rispettarle, questo mi aiuta a essere più controllato. Nei prossimi giorni voglio provare a fare a meno della carne per un po’ di tempo, ma non faccio di testa mia, mi affiderò

a un'amica dietologa per bilanciare l’apporto proteico. È importante, la mente deve essere sempre lucida, poi se sei sotto tensione è bene non eccedere. Le regole mi aiutano ad essere esigente con me stesso e a mettermi alla prova, se le rispetto sto bene, sono pignolissimo.

HAI PAURA DI INVECCHIARE?Si! Ti racconto questa: ero adolescente e stavo leggen-do Bound for glory, il libro autobiografico di Woody Guthrie. A un certo punto leggo di un consiglio dato a una bambina con problemi di alopecia. Il consiglio era quello di lavarsi la testa utilizzando l’albume dell’uovo, io, che ai capelli tengo moltissimo, ho continuato per mesi a lavarmeli in quel modo… mi sembra di poter dire che in fondo ha funzionato, finora non li ho persi, ma non credo sia una tecnica provata scientificamente.

TU HAI DECISO DI CONTINUARE A VIVERE A FARA OLIVANA CON SOLA, MA SE LA MUSICA DOVESSE PORTARTI IN ALTRE CITTÀ IN QUALE VORRESTI TRASFERIRTI?Io amo essere “solese”, il mio paesello mi piace… credo che la mia base sarà sempre lì, poi se dovessi lasciarlo per motivi di lavoro beh... Milano, ma soprattutto Lon-dra, cosmopolita, accogliente, musicale.

LA RADIO STA TRASMETTENDO IN QUESTI GIORNI IL TUO NUOVO SINGOLO “ORA TOCCA A ME”, DI CHE COSA PARLA?È un brano che ho scritto con il cuore e che amo molto, parla dell’avvicendamento generazionale, di chi ha vissu-to e di chi deve ricevere il testimone, il vecchio saggio che dona al giovane il suo sapere, il giovane deve accogliere il testimone con gioia e responsabilità. È la linea d’ombra che viene superata, un po’ quello che cantava un altro ar-tista che ammiro, Jovanotti, nel suo disco L’Albero o se vuoi la Linea d’ombra dello scrittore Joseph Conrad. Noi siamo fatti di quello che sono stati i nostri nonni, ognuno di noi ha qualcosa di chi ci ha creati, una sorta di citazio-ne, come vedi mi piace dare risalto a chi può insegnarci ancora molto. Proprio per questo il mio sogno sarebbe fare una canzone con un testo scritto da un grande ma-estro come Roberto Vecchioni e magari con l’energia e l’intelligenza musicale di Lorenzo Cherubini, che dici Teo, non sarebbe male, vero?Stiamo concludendo… Gli chiedo se c’è una domanda che avrebbe voluto gli facessi e che non gli ho posto. Forse avrei fatto meglio a non chiederglielo, Silver si doman-da: ma da quante onde magnetiche siamo circondati? Telefonini, wi-fi, onde radio … faranno male?Lasciamo la risposta agli scienziati. Noi dopo questa chiacchierata andiamo ad ascoltare un po’ di musica vera, quella musica che poche radio ancora trasmetto-no, un po’ di Jefferson Starship, quelli di Love too Good conditi da Manfred Mann Earth Band con You Are I Am. Perché le buone vibrazioni fanno bene all’Anima e alla salute.

PERSONAGGIO

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Libri che passione. Soprattutto se si possono leggere gratis sostituendoli con i propri già

sfogliati e magari letti più di una vol-ta. Nella Bergamasca lo scambio di volumi di ogni genere è diventato uno stile di vita che coinvolge giova-ni, meno giovani, associazioni cultu-rali, alcune librerie e anche qualche Comune, come Bolgare e Calusco d’Adda. Un’abitudine che permet-te di soddisfare la voglia di legge-re, senza spendere e con un occhio all’ambiente e all’eco-sostenibilità. Leggere un libro già letto da altri si traduce infatti in un risparmio di carta, acqua, minerali ed energia che altrimenti servirebbero per produr-lo. «È il quarto anno che proponia-mo “libro=libro”, tante serate dedi-cate a eventi culturali e allo scambio dei libri in collaborazione con il Cir-colo Arci Barrio di Colognola» spie-ga Lorenzo Nava fondatore e presi-dente dell’Associazione “La scatola delle idee”. «Siamo partiti il 12 di-cembre scorso e andremo avanti fino al 21 giugno. Stesse date dell’anno scorso quando abbiamo concluso la manifestazione nel cortile interno della Gamec e in via San Tomaso chiusa al traffico fino a mezzanotte. C’è stato un grande interesse: quasi duemila persone a scambiarsi libri per strada e almeno settecento a vi-sitare la Galleria d’Arte Moderna. Quest’anno stiamo preparando un altro grande appuntamento e vor-remmo portare la nostra manifesta-zione anche in Valle Seriana».

CONDIVIDERE CULTURA ED EMOZIONI A COSTO ZERO… ANCHE DAL PANETTIERE O NEL PARCOMa come funziona lo scambio? «Lo definirei un baratto letterario» dice Nava. «I titoli sono vari, anche se dia-mo la precedenza ai classici. È chiaro che non sono quelli appena usciti. Il libro nuovo va infatti comprato in libreria. Noi riusciamo a recuperare i volumi nelle biblioteche che se ne stanno liberando o dai privati che ci fanno delle donazioni e li mettiamo a disposizione dei nostri ospiti nelle varie serate. Tutti possono prenderli

a cura di LUCIO BUONANNO

BOOKCROSSING e scambio di libriUNA MODA CHE FA BENE A PORTAFOGLI E AMBIENTE

IN SALUTE STILI DI VITA

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Bergamo Salute 21

UNA STORIA ANTICAL’idea di scambiarsi libri è antica. Forse il primo fu il filosofo greco Teofrasto, vissuto tra il 300 e il 200 avanti Cristo, che liberava in mare alcuni testi chiusi in bottiglia. In epoca moderna lo scambio di libri, dedicato soprattutto agli studenti universitari, nasce negli anni Settanta a Belgrado. Negli Anni 90 si assiste a un altro fenomeno: i libri vengono lasciati un po’ dappertutto, in treno, sulle panchine, nei locali pubblici e ognuno li può prendere. Soltanto nel 2001, negli Stati Uniti, però viene ufficialmente registrato un dominio web (www.bookcrossing.com.) che comincia a funzionare il 17 aprile dello stesso anno. A farlo è Ron Hornbaker con la moglie Kaori, dopo aver visitato un sito che permette di seguire il tragitto delle banconote attraverso il loro numero di serie. Hornbaker lo applica ai libri che, attraverso i codici e le etichette, raccontano la storia dei volumi e dei loro lettori. E la loro tracciabilità. Il sito conta quasi due milioni di membri e oltre dieci milioni di libri registrati. In Italia (www.bookcrossing-italy.com) gli iscritti sono circa trentamila.

LORENZO NAVA

- PRESIDENTE DELLA ASSOCIAZIONE

"LA SCATOLA DELLE IDEE" -

regole del Mercatino dello scambio libri, a cui possono partecipare sol-tanto i privati con gazebo e tavoli e i libri possono essere esclusivamente barattati. E anche in diversi ospeda-li e strutture sanitarie si sta facendo strada questa “moda” con piccole biblioteche e scaffali a disposizione dei ricoverati, grandi e piccoli, dove ritrovare e condividere un momento di svago e di divertimento.

LIBRI IN VIAGGIOC’è poi un altro modo per utilizzare i libri usati: è il Bookcrossing (lette-ralmente incrociare o far viaggia-re un libro) che ruota intorno a un sito web (www.bookcrossing.com) che permette di seguire i loro spo-stamenti (vedi box). L’Associazione LeffeGiovani ha sposato questo pro-getto, coinvolgendo le Cinque Terre della Valgandino (Gandino, Leffe, Casnigo, Cazzano S.Andrea e Peia). L'obbiettivo, come si legge nel loro sito, è “rendere il mondo intero una biblioteca. Presso le postazioni certificate potrete cambiare gratui-tamente uno dei vostri libri con un altro e condividere con gli altri il pia-cere della lettura. Potreste trovare il libro che stavate cercando o essere piacevolmente sorpresi da un volu-me che non vi aspettavate di trova-re sulla vostra strada”. E le sorprese sono anche altre. “Potrebbe esservi capitato di entrare in un negozio, in una sala d’aspetto o in un bar del pa-ese e di trovarvi davanti alcuni libri apparentemente abbandonati. Non si tratta di un errore: quei libri non sono stati dimenticati, ma delibera-tamente lasciati in libertà affinché possano essere letti e poi nuovamen-te rilasciati”.Ma come funziona? Bisogna regi-strarsi sul sito bookcrossing, inserire i dati del libro da liberare, che ver-rà registrato con un codice (www.bookcrossing-italy.com). Poi si può lasciare il libro dove si vuole, meglio se in posti in cui passa gente così ci sono più possibilità che venga ritro-vato o nelle postazioni certificate, come nelle “Cinque Terre della Val Gandino”. Il libro, dopo la lettura, dovrà continuare a girare.

a patto di lasciare un loro libro. E senza spendere un euro, ma solo per il piacere della lettura e per condivi-dere opinioni ed esperienze. Inoltre portiamo i libri anche nei locali, dal panettiere, al bar organizzando dei piccoli scaffali dove ognuno può “ser-virsi” ». E di scaffali-librerie ne stan-no nascendo tanti, anche all’aperto. Ad Almenno San Salvatore c’è una casetta sorretta da un palo, vicino al parco giochi, che custodisce decine di libri. Basta aprire lo sportello e prendere il volume scelto deposi-tandone un altro. A crearla è stata una commessa amante della lettura, Tiziana Rota, 37 anni, che ha rubato l’idea a un’associazione americana, la Little Free Library che promuove piccole librerie di quartiere. Ad Al-bino invece delle casette utilizzano le cassette della frutta poste fuori dai negozi: una trentina di libri re-gistrati e catalogati in ogni cassetta, complessivamente 1500. Ognuno che passa può lasciare un libro che ha già letto e portarsene via un altro. Lo scambio dei libri usati con tanto di bancarelle viene fatto anche in al-cuni Comuni: a Calusco d’Adda c’è stato alla fine di novembre. Quelli non passati di mano sono stati riti-rati dall’impresa sociale “Di mano in mano”. A Bolgare l’Amministrazione comunale ha addirittura deliberato le

PAGINE DI SALUTE

Leggere non fa bene solo alla cultura e al vocabolario.

Fa bene alla salute. A dirlo sono diversi studi scientifici

realizzati in diverse parti del mondo. Aiuta infatti a mantenere giovane il cervello, allenandolo,

proteggendolo da malattie come il morbo di Alzheimer

e favorendo la memoria, contribuisce a diminuire i livelli degli ormoni dello stress come

il cortisolo. Inoltre abitua a immedesimarsi negli altri e

quindi a essere più empatici con chi ci sta intorno.

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IN SALUTE ALIMENTAZIONE

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DOTT. FRANCESCO NEGRINI Responsabile U.O. Gastroenterologia

- POLICLINICO SAN MARCO

DI ZINGONIA -

IL MENÙ ELIMINA-TOSSINE ColazioneTè bianco o rosso o Kukicha (tè dei 3 Anni) tutti privi di teinacereali integrali senza zucchero o 3 fette di pane integrale possibilmente con lievito madre con marmellata senza zucchero aggiunto qualche noce o mandorla(5/6)Mela cotta o altro frutto di stagioneOppure una fetta di torta fatta in casa senza proteine animali SpuntinoFrutta possibilmente di stagione3 nociPranzo Verdure, preferibilmente cotte, ceci cotti, broccoli al vapore, cereali integrali, pesce al vapore Spuntino1 fruttoTè kukicha o bancha (privi di sostanze stimolanti, aiutano a prevenire la stitichezza)1 fetta di pane integrale con marmellata senza zucchero CenaUna zuppa/passato di verduraPolpette di lenticchie con verdura cotta (no patate)1 mela cotta

Per tenere sotto controllo la voglia di dolce, dopo il pasto serale è consigliabile bere una tazza di succo di mela biologico senza zucchero, caldo.

a cura di GIULIA SAMMARCO

LA DIETA DETOXper iniziare bene l'anno

Le feste sono ormai archiviate. E molti si ritrovano con qualche chilo di troppo, complici pa-

nettoni, pasti abbondanti e ricchi di grassi e qualche brindisi di troppo. È tempo di correre ai ripari e darsi delle regole più sane a tavola. Per dimagri-re, certo, ma anche per depurarsi. È questa, ora, la parola d’ordine. Sì, ma come? Abbiamo chiesto consiglio al dottor Francesco Negrini, gastroen-terologo, e ad Antonella Crotti, na-turopata.

PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE DEPURARE IL CORPO DOPO GLI ECCESSI?Perché ci permette di liberarci dalle tossine accumulate e quindi di far-ci sentire più efficienti e carichi di energia. Le tossine sono i rifiuti che si accumulano nell’organismo (dovu-te a cibi non troppo sani, medicinali, minerali tossici, stress, fumo e smog etc.). Quando si accumulano in modo eccessivo, perché gli organi deputati alla loro eliminazione (fegato, reni, intestino, pelle, polmoni) non riesco-no a smaltirli, possono presentarsi segnali tipici come affaticamento, digestione difficile e lenta, gonfiori e irregolarità intestinale, pelle spenta, unghie fragili, mal di testa frequente.

Ecco allora che diventa necessario depurare l’organismo, a cominciare dal fegato, il più importante centro metabolico dell’organismo. Per de-purare il nostro organismo è fonda-mentale seguire una dieta adeguata, ovvero mangiare correttamente e scegliere gli alimenti giusti.

MA QUALI SONO GLI ALIMENTI GIUSTI?L’ideale sarebbe per almeno 2/3 set-timane non mangiare nessun cibo di origine animale (carne, insaccati, uova, pesce, latte, yogurt, formag-gio, burro, margarina) che per il loro grande contenuto di colesterolo e di grassi saturi affaticano tutto l’appa-rato digestivo (fegato compreso). Se proprio non si riesce, meglio consu-mare un po’ di pesce o carne bianca. Lo stesso vale per i cereali raffinati come pane e pasta con farina bianca che, oltre a non contenere più tutti i macronutrienti, sono trattati chimi-camente e possono avere sostanze che sovraccaricano i nostri organi, in modo particolare fegato e intestino. Altri alimenti che andrebbero evi-tati sono zucchero, miele, zucchero di canna, fruttosio, frutta tropicale, fichi, datteri. Anche in questo caso, se proprio non si può fare a meno di

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come tutte le bevande alcoliche che affaticano il fegato e rallentano la di-gestione (il classico amaro digestivo non fa altro che peggiorare lo stesso processo…).

QUALI SONO INVECE GLI ALIMENTI E LE BUONE ABITUDINI CHE AIUTANO A DEPURARSI?Cominciamo dalle buone abitudi-ni. La prima è masticare bene: ogni boccone andrebbe masticato da un minimo di 40 volte fino a 100 per at-tivare la digestione e quindi evitare di sovraccaricare lo stomaco. Fonda-mentale per facilitare l’eliminazione delle tossine, poi, è bere molti liqui-di, tra acqua, tisane, infusi di erbe (ad esempio con semi di finocchio e anice, semi di cardamomo, radice di liquirizia e sedano). Si può iniziare la mattina con un bicchiere di acqua tiepida con succo di zenzero, radice le cui virtù disintossicanti sono note fin dall’antichità. Per quanto riguarda invece i cibi “detox”, via libera a tutte le verdure (tranne le solanacee come pomodori, melanzane, peperoni). La cicoria, ad esempio, ha virtù diureti-che, lassative e depurative, mentre il carciofo ha la proprietà di favorire la produzione di bile e aiuta il processo digestivo. In ogni caso tutte le verdu-re a foglia verde, grazie alla clorofilla agevolano la depurazione e contribu-iscono all’eliminazione delle tossine nel sangue. Preziosa è poi la frutta. In

zuccherare si può optare per il malto di riso (non sciroppo): si usa come lo zucchero bianco, aggiungendolo al caffè, ma anche a torte. Infine meglio bandire cibi eccitanti o stimolanti come caffè, tè, cacao, cibo o spezie piccanti, che causano infiammazio-ne e sono difficili da digerire, così

BRODO DI FOGLIE VERDI Il brodo di clorofilla stimola la funzionalità epatica e rilassa il fegato, favorisce la disintos-

sicazione, aiuta ad abbas-sare il colesterolo, migliora l’ossigenazione cellulare,

aumenta i globuli rossi e mi-gliora la qualità del sangue. Per prepararlo ci vogliono 1 tazza d’acqua e ½ di foglie

verdi tritate grossolanamente, bollite per 1-2 minuti senza

sale e poi filtrate. Vanno praticamente bene tutte le

foglie verdi (cavoli, broccolo, cavolfiore, foglie delle carote, dei ravanelli, i porri, le cime di rapa, il prezzemolo e persino

l’insalata), tranne quelle degli spinaci e delle biete, troppo ricche di ossalati di calcio.

Se ne possono bere 1-2 tazze al giorno, meglio caldo e a

stomaco vuoto. Se bevuto 10 minuti prima dei pasti aiuta a ridurre eventuali gonfiori alla pancia. Le foglie cotte pos-

sono poi essere recuperate in un minestrone, in una padel-

lata di verdure etc.

questo periodo la mela la fa da regina, meglio se cotta. Contiene sostanze in grado di prevenire il tumore epatico e la pectina che aiuta le funzionalità digestive. Anche i legumi, in parti-colare ceci, fagioli, lenticchie, sono ottimi depuratori del fegato e dell’or-ganismo, che andrebbero mangiati almeno 3 volte la settimana, ad esem-pio al posto della carne (forniscono un elevato apporto proteico). Quanto ai cerali, a cui abbiamo accennato so-pra, l’ideale sono quelli integrali: con-tengono vitamine e sali minerali oltre a tutti i macronutrienti che servono al nostro organismo e hanno la capa-cità di migliorare la funzionalità del fegato. In associazione all’alimenta-zione, esistono, infine, principi fitote-rapici venduti liberamente sotto for-ma di integratori, anche se, seguendo un’alimentazione corretta, non sono necessari. Meglio rimedi che fanno parte della “terapia alimentare” e si possono preparare direttamente sui fornelli di casa, come il brodo di fo-glie verdi (vedi box).

- Le proprietà degli alimenti e le ricette che trovate in questo articolo sono state fornite dalla Naturopata Antonella Crotti esperta in terapia

alimentare e corsi di cucina naturale che collabora con il Dottor Negrini -

Adriano Merigo

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IN SALUTE ALIMENTAZIONE

24 Bergamo Salute

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

La banana è un frutto ritenuto, a torto, da evitare perché trop-po ricco di zuccheri e calorie

(quasi 90 kcal per 100 g contro le 50 della media dei frutti) e quindi poco indicato nella diete. La realtà però è ben diversa. È vero che contiene zuc-cheri, non però in misura eccessiva o dannosa per la linea. Inoltre fornisce molte sostanze preziose per la nostra salute. Insomma è un concentrato di virtù, che può a pieno titolo rientrare anche in un’alimentazione ipocalo-rica, ad esempio a colazione o come spuntino a metà mattina o pomerig-gio. «La sua consistenza ricca di fibre la rende un frutto saziante e soprat-tutto poco appetibile, nel senso che è molto difficile avere voglia di man-giare una seconda banana, una dopo l'altra. In altre parole è molto difficile

abbuffarsi di banane, cosa che non si può dire di altri tipi di frutta» con-ferma il dottor Adrian Fabio Zano-li, biologo nutrizionista. «Inoltre, la banana si presta molto bene, sempre per la sua consistenza fibrosa, a es-sere impiegata per budini o frullati, dando sazietà e soddisfacendo la voglia di dolce. Una banana da 120 grammi, di medie dimensioni, non ha che 80-100 kcal ed è dunque un ottimo spuntino (meglio scegliere ba-nane mature più facili da digerire)». Vediamo allora più nel dettaglio per-ché possiamo, anzi dovremmo, man-giarla (a eccezione di chi ha problemi renali, per via del suo eccesso di po-tassio, e di chi è diabetico, ricordan-do che man mano che la banana ma-tura acquisisce un indice abbastanza elevato di zuccheri).

… SENZA METTERE A RISCHIO LA LINEA

BANANA7 buoni motivi per mangiarla

1.È ALLEATA DEGLI SPORTIVIGli zuccheri contenuti in questo frutto la rendono particolarmente indicata per gli sportivi. «Consuma-ta anche 40-50 minuti dopo l’attività fisica è utile per rifornire di glicogeno e nuova energia i muscoli stanchi» osserva il dottor Zanoli. «Inoltre, il potassio aiuta a contrastare efficace-mente la comparsa dei crampi».

2.È AMICA DELLA PELLE E NEMICA DELLA CELLULITE«La polpa della banana, essendo ric-ca di vitamina A, vitamina B1, vita-mina B2, vitamina C, vitamina PP e, seppur in misura minore, di vitami-na E, di sali minerali (calcio, fosforo, ferro e potassio) e di carboidrati, ha proprietà nutrienti, remineralizzanti

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI (COMPOSIZIONE PER 100 GR DI PARTE EDIBILE)Energia 89 kcalAcqua 74.91 gCarboidrati 22.84 gFibre 2.6 gLipidi totali (grassi) 0.33 gZuccheri, totali 12.23 gGrassi saturi, totali 0.112 gProteine 1.09 g

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5.È UN “RICOSTITUENTE” NATURALE DOPO UN’INFLUENZAGrazie al suo notevole contenuto di zuccheri, sali e vitamine costituisce un alimento ideale per chi è depe-rito o convalescente, oltre che nelle diarree infantili. «Un pasto composto da yogurt intero, banane e fragole può essere una valida associazione in persone con inappetenza e gastralgia per aver usato aspirina durante una sindrome influenzale» suggerisce l’esperto. «In questo caso lo yogurt ripristina la normale flora batterica intestinale, le banane proteggono la mucosa infiammata dello stomaco; infine le fragole stimolano il metabo-lismo per il loro contenuto di iodio, ferro e vitamina C».

6.HA UN’AZIONE PREVENTIVA CONTRO IL CANCROLa banana giocherebbe un ruolo anche nella prevenzione del cancro. «Secondo una ricerca di un gruppo di università giapponesi, la banana completamente matura con la buc-cia scurita fa sì che si attivino delle cellule immunologiche di difesa, os-sia neutrofili e macrofagi, responsa-bili della produzione di una sostan-za chiamata TNF alfa, essenziale per combattere il cancro» osserva il biologo.

7.ABBASSA IL COLESTEROLO E REGOLA LA PRESSIONELa banana è amica anche del cuo-re e dell’apparato cardiovascolare. «Per il suo contenuto di pectine (su-periori a quelle presenti nella mela), può contribuire a ridurre il tasso di colesterolo con sangue» continua l’e-sperto. «Grazie al potassio, inoltre, è utilissima anche a chi ha problemi di ipertensione». Il potassio infatti non solo, come abbiamo già visto, aiuta a contrastare l’effetto del sale nel corpo, ma migliora la funzio-nalità dell’endotelio, cioè il tessuto che riveste internamente i vasi san-guigni e produce sostanze vasodila-tatrici importanti per mantenere la pressione bassa.

e stimolanti per la pelle» continua il biologo. La vitamina C, ad esempio, contribuisce a mantenere l’elasticità attraverso la produzione di collage-ne e protegge dai radicali liberi che portano all’invecchiamento preco-ce. Il potassio, invece, contribuisce a migliorare la circolazione sangui-gna, ossigenando meglio la pelle e dandole un aspetto più “fresco”. Come se non bastasse, aiuta anche a prevenire la cellulite. In parte il merito è ancora del potassio, che “regola” il livello di sodio nell'orga-nismo, ma anche di fibre idrosolu-bili come le pectine, che hanno la capacità intrappolare ed espellere le particelle tossiche che favoriscono la comparsa dell’inestetismo.

3.AIUTA AD ALLEVIARE BRUCIORI DI STOMACOMangiata fresca, aiuta ad alleggerire i disturbi digestivi, come bruciori di stomaco o reflusso gastroesofageo. «La polpa ha la capacità di stimo-lare le cellule della mucosa gastrica, aumentando la secrezione di fattori protettivi contro gli acidi gastrici, ri-ducendo l'irritazione delle mucose e favorendo persino la cicatrizzazione di piccole ulcere. Per questo svolge anche una funzione protettiva nei confronti di farmaci cosiddetti ga-strolesivi come l'aspirina» dice il dottor Zanoli.

4.FAVORISCE IL RELAX E MIGLIORA L’UMORESempre grazie al potassio, la bana-na svolge un’azione miorilassante (rilassante sui muscoli), sedativa e stabilizzante del tono dell’umore. «La buccia della banana, spesso, si riempie di piccole chiazze scure: è un normale processo di matura-zione dovuto alla produzione di se-rotonina, il neurotrasmettitore del benessere, da parte di un aminoa-cido chiamato triptofano presente nella buccia» spiega il biologo. «Da qui la teoria secondo cui la banana possa vantare blande proprietà an-tidepressive naturali».

DOTT. ADRIAN FABIO ZANOLI Biologo Nutrizionista

- PRESSO LA CASA DI CURA HABILITA DI ZINGONIA -

LA DIETA DELLA BANANASi chiama Asa Banana, più o meno la dieta della banana mattutina, ed è l’ultima moda “made in Japan”. Un fenomeno di successo trasformatosi in pochi mesi in una vera e propria mania collettiva, non solo in Giappone. Come spesso succede per le diete che trovano più consenso, ha due punti fondamentali: pochissime regole e tantissime promesse, ovvero il vecchio e caro desiderio di dimagrire senza fatica. In pratica basterebbe mangiare soltanto una o più banane crude a colazione. Gli altri pasti sono assolutamente liberi, con le sole indicazioni di non cenare mai dopo le otto di sera e evitare il dolce. Gli alimenti zuccherosi e il cioccolato sono invece concessi a metà mattina o a metà pomeriggio, in quantità moderate, come per il vino e la birra. Il fenomeno sta ora sbarcando anche in Italia. Ma funziona davvero? «Se i chili di troppo sono più di due o tre, l’unica soluzione realmente efficace è quella di seguire una dieta ipocalorica bilanciata, studiata da un professionista sulla base delle proprie esigenze e caratteristiche» avverte il dottor Zanoli.

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26 Bergamo Salute

IN ARMONIA

Malattie, fallimenti, cambia-menti ma anche oggetti specifici come ragni o ser-

penti. Sono tante e diverse le “fonti” che possono scatenare la paura in ognuno di noi. Un’emozione forte che a volte può paralizzare o spingere a comportamenti irrazionali. Ma non sempre. In alcuni casi infatti può tra-sformarsi anche in una spinta positi-va. Pensiamo, ad esempio, alla paura di ammalarci: se “vissuta” nel modo corretto può aiutarci ad essere più co-stanti e motivati nel seguire uno stile di vita sano per limitare i rischi. «La paura è un’emozione, al pari della felicità, della sorpresa, della rabbia,

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

DOTT.SSA MARIA RITA MILESIPsicologa e Psicoterapeuta

- SPECIALISTA IN PSICOLOGIA CLINICA A BERGAMO -

PERCHÉ, IMPROVVISAMENTE, A UN CERTO PUNTO DELLA VITA, SI MANIFESTA UN ATTACCO DI PANICO? UN’INCOMPLETA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO TRA DIPENDENZA E SPINTA ALL’INDIPENDENZA SONO ASPETTI CHE SI OSSERVANO DI FREQUENTE NEI PAZIENTI CON ATTACCHI DI PANICO, CHE SPESSO MANIFESTANO IL DISTURBO IN MOMENTI EVOLUTIVI PARTICOLARI, COME IL PASSAGGIO DALLE SCUOLE SUPERIORI ALL’UNIVERSITÀ, L’ENTRATA NEL MONDO DEL LAVORO, IL MATRIMONIO.

della tristezza. Tuttavia, è una delle emozioni più biasimate: ciascuno di noi tende a considerarla un evento negativo e spiacevole, un ostacolo, di-menticando la sua importantissima funzione cosiddetta adattiva» spiega la dottoressa Maria Rita Milesi, psi-cologa e psicoterapeuta. «La paura, infatti, è un segnale di allarme che ci consente di reagire a una situazione di pericolo. La rapida attivazione di particolari strutture cerebrali (in par-ticolare il sistema limbico), stimola, tra gli altri, il sistema cardiovascola-re: il cuore batte più rapidamente e il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici, come quelli delle gambe, rendendo così più facile l’attacco o la fuga. Viene sollecitata la secrezione di ormoni, che mettono l’organismo in uno stato generale di allerta, prepa-randolo all’azione e fissando l’atten-

PSICOLOGIA

zione sulla minaccia che incombe per valutare quale sia la risposta miglio-re. Nel processo evolutivo, dunque, la paura riveste un’importanza partico-lare, poiché più di ogni altra emozio-ne è essenziale per la nostra soprav-vivenza. Più che eliminarla, quindi, bisognerebbe imparare a gestirla».

UN SENTIMENTO CONTAGIOSOLa paura è contagiosa, poiché l’uomo vive in gruppo: se qualcuno perce-pisce una minaccia, la trasmette agli altri. «Spesso l’allarme che scatta, in-vece di essere elaborato allo scopo di trovare una soluzione adeguata per fronteggialo, si trasforma in panico incontrollabile (pensiamo a cosa suc-cede nel caso di un incendio in uno spazio chiuso e affollato)» continua l’esperta. «Nella massa l’emotività diviene intensa, aumenta la sugge-

LA PAURA? Non mi fa (più) paura

Page 29: Bergamo Salute - 2015 - 1 – gennaio/febbraio

umana. «Non teme nulla sola-mente chi non è in grado di va-lutare correttamente le situazio-ni. Quando di fronte a un evento minaccioso la paura è minima o addirittura assente, le conseguen-ze possono essere drammatiche, come nel caso della guida spe-ricolata» osserva la psicologa. «Inevitabilmente la vita ci mette costantemente di fronte a proble-mi e preoccupazioni che generano sentimenti spiacevoli: integrare e armonizzare dentro di sé le proprie ansie è la chiave del proprio equili-brio emotivo». Ma come fare? «Nel caso di paure collettive percepite come incontrollabili (quali attacchi terroristici, Ebola, etc.) è necessario affidarsi a informazioni corrette e fondate dal punto di vista scientifico, soprattutto oggi, nell’era di Internet. A fronte di paure personali, invece, il primo passo è quello dell’autoconsa-pevolezza e dell’ascolto di sé: ricono-scere la presenza di fonti di preoccu-pazione impedisce l’innescarsi di un circuito negativo che autoalimenta la

paura. La parola d’ordine è “evitare l’evitamento”: i comportamenti adot-tati per sfuggire a quanto percepito come minaccioso incrementano il senso di inadeguatezza della persona ad affrontare situazioni di vita anche semplici» spiega la dottoressa Milesi. Ci sono poi alcune tecniche di rilas-samento, come il training autogeno, che permettono di intervenire sulla componente fisiologica dell’ansia, per alleviare sintomi come batticuo-re, respiro affannoso, tensione mu-scolare, attraverso esercizi di respi-razione e di rilassamento. «Anche la psicoterapia può essere uno strumen-to prezioso per guardare dentro di sé e individuare il “senso” della paura, ossia la ragion d’essere di quella spe-cifica paura per quella singola perso-na (c’è chi teme i ragni, chi gli aghi, chi viaggiare in aereo etc.), dando voce e traducendo, piuttosto che zit-tire o correggere, ciò che l’esperienza intima propone. Nei casi più gravi, infine, sarà probabilmente necessario integrare un intervento farmacologi-co» conclude la dottoressa Milesi.

stionabilità, le valutazioni diventano superficiali. Basti pensare a quanto timore (spesso ingiustificato) hanno generato l’influenza Aviaria, la SARS, la Suina e oggi il virus Ebola».

QUANDO DIVENTA SOFFERENZAOgni persona affronta tante paure nel corso della vita: nell’infanzia la paura del buio, di andare a scuola e di allontanarsi dai genitori, più avanti la paura di crescere, dell’ignoto, di ama-re, della solitudine, della malattia, della morte. «Talvolta la paura può farsi molto intensa e persistere nel tempo, fino ad assumere i caratteri di una vera e propria malattia, come nel caso delle fobie (fobia del sangue, delle altezze, di alcuni animali, etc.), degli attacchi di panico, del disturbo ossessivo-compulsivo».

COME TRASFORMARLA DA NEMICA AD AMICACome accennato, la paura non è qualcosa da “vincere”, da “superare”, bensì andrebbe accettata come parte integrante della natura

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28 Bergamo Salute

IN ARMONIA COPPIA

Secondo recenti dati diffusi dalla SIAMS (Società Italiana di Andrologia Medica e Me-

dicina della Sessualità)13 milioni di donne italiane e 11 milioni di uomini sono insoddisfatti sessual-mente a causa di rapporti sempre più sporadici, veloci e inappagan-ti. Le motivazioni, certo, possono essere varie e diverse ma un ruolo “pesante” è giocato dalle cosiddet-te disfunzioni sessuali, sia maschili sia femminili, ovvero l’incapacità o impossibilità di portare a termi-ne un rapporto sessuale in modo soddisfacente. Condizioni che pos-sono mandare in tilt il benessere e la serenità non solo del singolo partner ma della coppia. Già, per-ché, che riguardino lei o lui questi disturbi finiscono inevitabilmente per provocare “effetti collatera-li” sull’altro/a. Se ad esempio lui ha una disfunzione erettile, non è difficile che lei lamenti vaginismo o dolore durante la penetrazione. Quando lui soffre di eiaculazione precoce lei quasi certamente avrà problemi di anorgasmia. Anche se, infatti, in molti casi esistono cause organiche e fisiologiche, la com-

a cura di ELENA BUONANNO

ponente psicologica rappresenta una fetta importante del problema: a volte, soprattutto tra i giovani, stress e ansia sono le uniche cause, altre volte una concausa che si som-ma al problema fisiologico. In ogni caso il rischio è che si instauri un circolo vizioso nel quale le difficol-tà psicologiche contribuiscono ad aggravare progressivamente quelle “fisiche”, creando ulteriore ansia e frustrazione in entrambi i partner. Il primo passo per uscirne è vince-re inutili imbarazzi e sensi di colpa. Con il proprio partner innanzitutto e con specialisti che possano in-dirizzare verso la corretta terapia (farmacologica e/o non farmaco-logica). «Le cause possono essere sia di natura fisica sia psicologica, perciò è opportuno che la persona si rivolga al proprio medico con il quale valutare il percorso diagno-stico più opportuno» conferma il dottor Corrado Scioscioli, psico-logo, psicoterapeuta e sessuologo. «In particolare l’iter prevede accer-tamenti clinici e un inquadramento psicologico. Completata questa fase e identificata la causa della disfun-zione, sarà poi possibile orientare

UNA BUONA SALUTE SESSUALE, E QUINDI UNA VITA DI COPPIA SODDISFACENTE, È RICONOSCIUTA COME PARTE INTEGRANTE DELLA QUALITÀ DI VITA DELLE PERSONE ANCHE DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ

I rimedi? Non solo farmaci. Bisogna “curare” anche le difficoltà psicologiche alla base o che ne derivano

la persona verso lo specialista più adatto a risolvere il problema. Ol-tre al proprio medico di base, gli specialisti coinvolti nella valuta-zione diagnostica e nel percorso terapeutico sono principalmente il ginecologo, l’urologo-andrologo e lo psicologo-sessuologo».

QUALI SONO, DOTTOR SCIOSCIOLI, LE DISFUNZIONI PIÙ DIFFUSE?Per gli uomini l’eiaculazione preco-ce e il deficit erettivo, mentre per le donne l’anorgasmia (cioè l’impossi-bilità di raggiungere l’orgasmo) e il vaginismo (una contrazione invo-lontaria della muscolatura dell’area genitale che rende difficile o im-possibile la penetrazione) accom-pagnata da dispareunia (dolore du-rante il rapporto). Queste difficoltà possono presentarsi fin dall’inizio della vita sessuale (disfunzioni ses-suali primarie) oppure dopo un periodo di vita sessuale normale e soddisfacente (disfunzioni sessuali secondarie).

E QUALI LE CAUSE PSICOLOGICHE CHE PIÙ FREQUENTEMENTE PORTANO A QUESTI PROBLEMI? Fattori familiari, ansia da presta-zione, conflittualità di coppia o un errato approccio alla sessualità. Il compito del sessuologo è quello di valutare le componenti psicologi-che che potrebbero essere respon-sabili dell’insorgenza del problema.

DISFUNZIONI SESSUALI serenità a rischio per quasi 1 coppia su 2

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DOTT. CORRADO SCIOSCIOLI

Sessuologo, Psicologo e Psicoerapeuta

- PRESSO LO STUDIO DI PSICOLOGIA RELAZIONALE DI MOZZO -

MA CHI IN GENERE SI RIVOLGE AL SESSUOLOGO? LA COPPIA O UNO SOLO DEI PARTNER?Di solito è la donna. In ogni caso, quando possibile, è opportuno cercare di coinvolgere entrambi i membri della relazione per poter meglio valutare le cause e i vissuti di tutti e due, affinché la soluzione della difficoltà sessuale possa esse-re parte di un’evoluzione positiva della relazione di coppia. Spesso in-fatti dietro una disfunzione sessua-le possono celarsi dubbi, conflitti, paure non solo nel “portatore” della disfunzione, ma anche nel partner. Il silenzio rappresenta, da questo punto di vista, il peggior nemico della coppia che, soprattutto con il passare del tempo, sceglie un conti-nuo rimando carico di tensione pur di non affrontare il rischio di mette-re in crisi l’assetto raggiunto. Spes-so infatti, chiedono aiuto persone che raccontano di soffrire di una insoddisfacente sessualità da molti anni, senza avere mai cercato rime-dio, pensando che con il passare del tempo il problema si sarebbe risol-to naturalmente. Cercare di uscire da questo meccanismo di silenzio è la strada per ritrovare l’armonia ne-cessaria per il benessere sessuale e affettivo della coppia.

LE CAUSE PIÙ COMUNI

PER LUI• Disfunzione erettile (DE)

Persistente incapacità, per almeno tre mesi, a

raggiungere e/o a mantenere un’erezione sufficiente

a condurre un rapporto soddisfacente. Le cause

possono essere psicologiche e/o organiche, anche se

in molti casi i due fattori possono combinarsi. Tra

quelle organiche: malattie vascolari (ipertensione,

diabete, arteriosclerosi etc.); malattie croniche; malattie

neurologiche (Parkinson, Alzhaimer, sclerosi multipla);

alterazioni ormonali; interventi di prostatectomia

radicale; obesità, stile di vita (sedentarietà, fumo, alcolismo,

abuso di droghe). Tra i fattori psicogeni: problemi di coppia,

stress, depressione e/o ansia. Colpisce almeno un uomo su 3

fra i 40 e i 70 anni.

• Eiaculazione precoce Eiaculazione che si manifesta

fuori controllo prima che si abbia la possibilità di avere un rapporto soddisfacente

per sé e/o per la partner. Può insorgere a ogni età e avere diverse cause: infiammazioni di prostata, uretra, testicoli o vescicole seminali; anomalie

dell’organo genitale maschile; pene troppo sensibile, cause

neurologiche, malattie sistemiche, cause iatrogene (da assunzione di farmaci).

La componente psicologica è sempre causa diretta

o concausa (ansia da prestazione, paura di una

gravidanza, delle malattie sessualmente trasmesse,

dell’emozione coitale, timore di perdere l’erezione). Ha

un’incidenza superiore al 20% della popolazione maschile

adulta.

PER LEI• Vaginismo Reazione condizionata in cui dolore e paura si associano ai tentativi di penetrazione vaginale. Può instaurarsi in seguito a un dolore fisico e/o a uno stato di angoscia psicologica che la donna ha correlato con un rapporto sessuale. I fattori fisici presi in considerazione più frequentemente come causa sono: eccessiva rigidezza dell’imene, resti imenali dolorosi, endometriosi, malattie infiammatorie delle pelvi, atrofia senile della vagina, tumori pelvici, etc.. Riguarda circa 1 milione di donne in Italia.

• Anorgasmia Persistente o ricorrente ritardo, o assenza, dell’orgasmo anche se preceduto da una fase congrua di eccitazione sessuale. Le cause possono essere di natura biologica (carenza di steroidi sessuali, danni al nervo pudendo post-chirurgici), psicologica e relazionale. Tra le più frequenti: restrizioni culturali, mancanza di un’educazione, durante gli anni formativi, finalizzata a valorizzare la soddisfazione dei bisogni e dei piaceri, mancanza di conoscenza dell’anatomia e fisiologia, mancanza di dialogo sulle sensazioni e i comportamenti sessuali. Colpisce circa 4 milioni e mezzo di donne.Fonte: www.siams.info

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30 Bergamo Salute

IN FAMIGLIA

DOTT. FRANCESCO CLEMENTESpecialista in Ostetricia e Ginecologia

- PRESSO L'OSPEDALE M.O.A.LOCATELLI DI PIARIO -

Quando si è alla seconda gravidanza l’approc-cio psicologico è diverso. Si sa cosa aspettarsi e questo potrebbe rivelarsi un vantaggio per

gestire e controllare con maggiore facilità i nove mesi e il momento del parto. Dolori alla schiena, senso di nausea, durata del travaglio, taglio cesareo: viene spontaneo pensare che l’attesa e il parto si svolgeran-no esattamente come la prima volta. Se però la prima gravidanza è stata problematica può insorgere la paura di dover riaffrontare i problemi e i disagi della prima volta. «In realtà ogni gravidanza ha una storia a sé, quindi è assolutamente inutile concentrare i timori sui disturbi che hanno tormentato per il primo figlio» osserva il dottor Francesco Clemente, ginecologo. Cerchiamo allora di capire, insieme al nostro esperto,

quali possono essere le differenze tra una prima gravi-danza e quelle successive.

PANCIASe dopo il concepimento del vostro primo figlio avete incominciato ad avere un pancione evidente soltanto intorno al quinto mese, per la seconda gravidanza po-trete vederlo anche molto prima, probabilmente già intorno al terzo/quarto mese di gestazione. «Questo accade perché i muscoli addominali sono diventati più “morbidi” e si adattano più facilmente alle mo-dificazioni del corpo, sebbene le dimensioni dell’utero rimangano le stesse. Infatti le sue dimensioni aumen-teranno di mese in mese, gradualmente, proprio come la prima volta» spiega il ginecologo.

SECONDAGRAVIDANZA:cosa cambia?Non solo la mente, ma anche il corpo, possono “reagire” in modo diverso al secondo figlio. Vediamo come a cura di MARIA CASTELLANO

DOLCE ATTESA

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Bergamo Salute 31

DISTURBI DELLA GRAVIDANZANausea, mal di schiena, gonfiori, vene varicose com-pariranno ancora? «Non necessariamente. Esiste una grande variabilità riguardo ai malesseri della gravidanza, soprattutto per quanto riguarda la loro intensità. Così, per esempio, può accadere che una donna che abbia sofferto di nausea, durante la seconda gestazione sia quasi del tutto risparmiata da questo tipo di inconveniente. Il discorso cambia per varici, emorroidi, incontinenza urina-ria: si tratta di disturbi per i quali, solitamente, si ha una predisposi-zione e nelle gravidanze successive, purtroppo, tendono a ripresentarsi» continua l’esperto.

MOVIMENTI DEL FETOQuando si aspetta il primo bambi-no, i movimenti del feto, descritti dalla mamma come uno sfarfallio, si avverto-no di solito intorno alla 20esima-22esima settimana di gravidanza. «Con la seconda gravidanza, invece, è facile che la mamma pos-sa cominciare ad avvertire qualcosa già verso la 16esima-18esima settimana di gestazione» dice l’e-sperto. «L’utero, infatti, è un po’ più sensibile e inoltre, avendo già provato questa sensazione, la mamma rie-sce a riconoscerla con maggiore facilità».

PATOLOGIE DELLA GRAVIDANZAAnche se, come detto, ogni gravidanza ha una sto-ria a sé ben precisa, ci sono alcune patologie che aumentano in termini di rischio con l'aumentare del numero delle gravidanze. «Il rischio di aborto spon-taneo (valutato intorno al 20 % di tutte le gravidan-ze) aumenta generalmente con l'aumentare dell'età materna e di conseguenza in una seconda gravidan-za rispetto ad una prima. Lo stesso discorso per le malattie cromosomiche (ad esempio come la Sindro-me di Down). Il diabete della gravidanza per esem-pio potrebbe ripresentarsi in una seconda gravidan-za se ne abbiamo sofferto nella prima. Cosi come la gestosi (patologia della gravidanza nella quale, tra le tante cose, vi è un' aumento della pressione arteriosa) può ripresentarsi anche nella seconda gravidanza» avverte il dottor Clemente.

TENSIONE UTERINAÈ quella tensione di peso al basso ventre che si av-verte nel corso del terzo trimestre, uno dei segni che la gravidanza è quasi giunta al termine. «Nel-la seconda gravidanza questa sensazione potrebbe presentarsi con un po’ di anticipo, perché i muscoli del pavimento pelvico sono meno tonici e quindi sono anche meno in grado di contrastare il peso del bambino» spiega l’esperto.

POSIZIONE PODALICA«Non sempre è chiaro il motivo per cui un bambino si posiziona al contrario ovvero con la testa in alto. Se questo è dovuto, per esempio, a una conformazione particolare dell’utero materno, è possibile che anche il secondogenito si presenti podalico» osserva il gine-cologo. Se, però, non c’era apparentemente alcuna causa oppure questa era contingente, come un cor-done ombelicale troppo corto che impediva al feto di mettersi con la testa in basso, non è detto che questa si ripresenti.

DURATALa durata della gestazione è variabile. Soltanto nel caso di nascita pretermine nella prima gravidanza (cioè prima della trentasettesima settimana) esiste il rischio che questa situazione si possa ripresentare.

TRAVAGLIOGeneralmente il travaglio nelle seconde gravidanze è più corto e i tempi risultano dimezzati. «Questo significa che se una donna, nella gravidanza prece-dente, aveva affrontato un travaglio di parto di nove ore, con il secondo potrebbe partorire in tempi certa-mente più brevi. E se non intervengono complicazio-ni, anche la fase espulsiva sarà più breve» conclude il dottor Clemente.

PARTO CESAREO ANCHE

LA SECONDA VOLTA?Tante donne che hanno fatto nascere il primo

figlio con parto cesareo domandano se dovranno sottoporsi allo stesso intervento anche per la nascita

del secondogenito. In senso generale è possibile partorire naturalmente dopo un taglio cesareo ma contano molto

le motivazioni che hanno indotto quest'ultimo. Sicuramente qualche rischio in più esiste. Scegliere il tipo di parto, dopo

un precedente cesareo, non significa soltanto interpretare le informazioni sul rischio ma anche valutare i fattori sociali, emo-

zionali o semplicemente organizzativi e pratici che portano alla scelta. Studi hanno confermato che la donna preferisce

avere informazioni personalizzate sull’assistenza, piuttosto che incentrate soltanto sui benefici e i rischi delle moda-

lità di parto. Le informazioni cliniche sono comunque ritenute necessarie per una scelta consapevole. Ma ogni caso va valutato singolarmente con il

ginecologo e i medici della struttura nella quale si partorirà.

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Si manifesta con bollicine acquose piccole e simili a quelle della varicella, localizzate però solo su mani e piedi e intorno alla bocca. È la Mani-Pie-

di-Bocca (Hand, Foot and Mouth in inglese o HFM), malattia infettiva dal nome curioso, molto comune e diffusa soprattutto nei bambini al di sotto dei 10 anni. Anche se in genere spaventa molto le mamme, in realtà si tratta di un’infezione banale e con pochi ri-schi. Nei bambini, infatti, le complicanze sono rarissi-me e sono le stesse di tutte le malattie infettive, ovve-

ro forme con complicanze neurologiche (le forme più gravi si presentano negli adulti, perciò occorre fare attenzione soprattutto nelle donne in gravidanza). Ma perché viene? Come si trasmette? E come affrontarla? Ce lo spiega la dottoressa Erminia Ferrari, esperta in omeopatia pediatrica.

DOTTORESSA FERRARI, DI CHE TIPO DI MALATTIA SI TRATTA?La Mani-Piedi-Bocca è una malattia infettiva che fa parte del gruppo delle malattie esantematiche (che si manifestano cioè con esantema, eruzione cutanea), causata il più delle volte da un virus che ha un nome quasi impronunciabile, Coxsackie, e più raramente da altri virus appartenenti alla famiglia degli Enterovirus (la seconda famiglia più comune nell’uomo dopo i ri-novirus, responsabili della malattie da raffreddamen-to). Una volta entrato nell’organismo, dopo un perio-do di incubazione di circa una settimana, compaiono i sintomi, cioè macchie, che si localizzano inizialmen-

Mani-Piedi-Bocca CONOSCIAMOLA MEGLIO

a cura di ELENA BUONANNO

DOTT.SSA ERMINIA FERRARIEsperta in Omeopatia Pediatrica

PER CERTI VERSI SIMILE ALLA VARICELLA, POICHÉ SI PRESENTA ANCH’ESSA CON MACCHIE E BOLLICINE, LA MALATTIA MANI-PIEDI-BOCCA, SI DISTINGUE IN PARTICOLARE PER LA TIPICA DISTRIBUZIONE DELLE LESIONI, COME SUGGERISCE IL NOME DELLA MALATTIA

IN FAMIGLIA BAMBINI

Malattia infettiva dal nome stravagante, è tra le più diffuse nei bambini dell’asilo e delle scuole primarie. Per fortuna, però, non è pericolosa

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te intorno alla bocca o anche internamente sulla mu-cosa e poi, nell’arco di due giorni, sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi (possono però essere presen-ti anche lungo l’avambraccio e la gamba, fino al gi-nocchio, oltre che sul sederino). Talvolta prima delle macchie possono comparire malessere generalizzato, febbre moderata intorno ai 38°C e dolori addominali e diarrea. Le macchie poi evolvono in bollicine piene di liquido e infine, seccandosi, in crosticine destinate a cadere da sole. Tutto questo processo dura in genere una settimana.

MA LE MACCHIE DANNO FASTIDIO COME QUELLE DELLA VARICELLA?Anche se a volte possono causare prurito, in genere, le macchie causate dalla Mani-Piedi-Bocca non danno particolare fastidio. Fanno eccezione, però, le lesioni contornate da un alone rosso vivo sulla mucosa della bocca (enantema): a volte possono diventare dolorose e quindi causare inappetenza e difficoltà a mangiare.

COME SI PRENDE?Come tutte le forme virali, il contagio avviene per con-tatto diretto con secrezioni nasali e saliva di pazienti nella prima settimana di malattia, quindi parlando, starnutendo, tossendo, scambiandosi i giochi, oppure con contatto orale di feci di pazienti anche dopo un mese dalla guarigione (non viene trasmessa dagli ani-mali, come alcuni pensano). Nelle strutture comuni-

tarie, come gli asili e la scuola primaria la Mani-Piedi-Bocca può essere facilmente trasmessa a più soggetti ed essere, quindi, causa di piccole epidemie. Per preve-nire il contagio, quindi, è opportuno utilizzare banali forme igieniche, quelle che vengono comunemente consigliate in tutte le altre forme virali, come lavarsi accuratamente le mani ed evitare il contatto orale con le feci dei piccoli pazienti. Inoltre è meglio evitare di rompere le bolle, perché questo favorisce il contagio.

UNA VOLTA CHE COMPAIONO I SINTOMI COSA SI PUÒ FARE?Non c’è una cura specifica Mani-Piedi-Bocca. In gene-re si risolve da sola. Tuttavia è sempre bene consultare il proprio pediatra di fiducia per ricevere i consigli più adatti al caso, in genere paracetamolo per la febbre e i dolori addominali, fermenti lattici e idratazione per la diarrea, prodotti lenitivi orali per le lesioni in bocca e topici per la pelle per l’eventuale prurito. Essendo una malattia contagiosa il rientro a scuola o negli asili può avvenire quando l’esantema scompare e inizia la fase delle “crosticine”, segno che l’infezione è in via di riso-luzione e non si è più contagiosi. In ogni caso, comun-que, dipende dalle regole stabilite dalla scuola o asilo. MA SI PUÒ RIPRENDERE ANCHE IN ETÀ ADULTA?Sì, anche se è raro: il paziente già colpito rimane co-munque sensibile agli altri ceppi responsabili della malattia.

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34 Bergamo Salute

Per anni considerato uno sport esclusivamen-te agonistico o per pochi appassionati, di serie B rispetto allo sci da discesa, il fondo oggi sta

prendendo piede sempre di più tra gli amatori, anche tra quelli più giovani. Una disciplina dagli innumere-voli benefici psicofisici, l’ideale per affrontare l’inver-no all’insegna del benessere. Conosciamola meglio con l’aiuto di Sergio Monaci, maestro di sci.

È UNO SPORT PER TUTTI?Lo sci di fondo, contrariamente a quanto molti pen-sano, è un’attività assolutamente adatta a chiunque. È infatti una disciplina paragonabile alla camminata, quindi, salvo poche eccezioni, alla portata di tutti. Quanto alla convinzione, ancora diffusa, che sia ec-cessivamente faticoso è da sfatare: bisogna distingue-re, come per ogni sport, tra gara e pratica amatoriale. Purtroppo, siamo abituati a parlarne solo in ambito agonistico, che, per ovvi motivi, richiede un notevole dispendio energetico, escludendo invece un approc-cio differente a uno sport che, anche praticato a livello amatoriale, apporta moltissimi benefici.

QUALI SONO QUESTI BENEFICI?Se praticato in modo regolare, i benefici fisici sono notevoli: tonifica i muscoli di gambe, braccia e glu-tei; migliora l’attività respiratoria; stimola il sistema cardiocircolatorio e migliora la forza e la resistenza; migliora la coordinazione e, non da ultimo, favorisce la perdita di calorie. Dal punto di vista mentale, es-sendo un’attività praticata in scenari naturali incante-voli, aiuta a combattere lo stress, libera la mente ed è un toccasana sotto tutti i punti di vista. Si può defini-re uno sport completo quanto il nuoto e, soprattutto, un’ottima palestra all’aria aperta.

È NECESSARIA UNA PREPARAZIONE SPECIFICA PER AVVICINARSI A QUESTO TIPO DI SCI?Come per tutti gli sport è importante essere graduali, sia per quanto riguarda l’impegno fisico sia la diffi-coltà dei percorsi. Per non rischiare basta cominciare con un maestro, che, chiaramente, partirà dalle piste facili, per educare il corpo dell’allievo alla coordina-zione richiesta. Il fondo, essendo come detto molto simile alla camminata, prevede movimenti insiti nella nostra struttura.

QUALI SONO I RISCHI A CUI SI PUÒ ANDARE INCONTRO?Quelli che si presentano svolgendo qualsiasi tipo di attività sportiva: deposito di acido lattico, dolori ar-ticolari o muscolari, soprattutto se si è poco allenati, ed eventuali traumi da caduta. Lo sci di fondo, co-munque, rispetto ad altri sport non genera particolari

a cura di ALESSANDRA PERULLO

SERGIO MONACIMaestro di sci

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LO SCI DI FONDO È UNO SPORT INVERNALE, APPARTENENTE AL GRUPPO DI SPORT DELLO SCI NORDICO, MOLTO POPOLARE NEI PAESI NORDICI, NELLE REGIONI ALPINE E NEL CANADA.

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Bergamo Salute 35

traumi a muscoli e articolazioni, il che potrebbe rap-presentare un vantaggio per chi è in sovrappeso.

A CHE ETÀ SI PUÒ COMINCIARE? POSSONO PRATICARLO ANCHE I BAMBINI?Non c’è alcun limite d’età: si può cominciare dai tre fino ai 60 anni. Chiaramente la capacità di apprendi-mento diminuisce con l’avanzare dell’età, ma questo non esclude la possibilità di approcciarsi a questo ma-gnifico sport.

QUANTE VOLTE ALLA SETTIMANA BISOGNEREBBE ALLENARSI?L’ideale sarebbe seguire un programma che preveda tre allenamenti a settimana, per una durata di 8/10 chilometri ciascuno. Se non si ha la possibilità di an-dare in montagna più giorni alla settimana ci si può preparare in palestra o correndo. L'importante è che l'allenamento sia di media intensità ma prolungato.

CHE TIPO DI ATTREZZATURA SERVE?Per iniziare ci si può rivolgere ai negozi di noleggio, a patto che ci si vada con degli esperti, evitando di farsi prestare il necessario dagli amici.Gli attrezzi più importanti sono: - sci. Per la tecnica classica hanno una soletta spe-cifica che impedisce di scivolare all'indietro durante il passo alternato, mentre per lo skating la soletta è

predisposta a scivolare sia in avanti che in indietro; - bastoncini. Per lo skating sono più lunghi e devono arrivare all'altezza delle spalle per i principianti,più alti. Per l’alternato devono arrivare all'ascella; -scarpe specifiche, più rigide quelle da skating e più basse e morbide quelle da alternato.

LE DIVERSE TECNICHE: CLASSICA O SKATING

Esistono due differenti tecniche di sci di fondo: la tecnica classica o alternata

e quella di pattinaggio o skating. La tecni-ca classica è molto simile alla camminata: gli sci scorrono paralleli tra loro all'interno di due

"binari" tracciati nella neve. A partire dagli anni Novanta, si è sviluppata una seconda tecnica che prevede movimenti più veloci, molto simili

a quelli del pattinaggio, da cui ha preso il nome: la spinta viene data premendo il

lato interno di uno sci nella neve e spinte laterali con l'altro, aiutati dal sostegno

delle braccia che viaggiano in parallelo tra loro.

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36 Bergamo Salute

Basse temperature, sbalzi improvvisi, vento, ma anche smog e inquinamento. In inverno sono molti i nemici della pelle che possono favorire

la comparsa di problemi come secchezza e arrossa-menti e renderla più grigia e spenta. Cosa si può fare per proteggerla al meglio in questo periodo dell’anno e mantenerla bella e sana? Ne parliamo con la dottoressa Marzia Baldi, dermatologa.

DOTTORESSA BALDI, COSA SUCCEDE ALLA PELLE QUANDO FA FREDDO?Durante l’inverno la pelle rallenta la fisiologica attivi-tà di rigenerazione cellulare e riduce la produzione di grassi mostrandosi quindi più secca, più arida. Questo avviene perché il nostro organismo, per difendersi dal-le basse temperature, riduce lo spessore dei vasi san-guigni della pelle (vasocostrizione) in modo da non di-sperdere calore verso l’esterno; contemporaneamente però rallenta anche i processi di produzione dei grassi, dei lipidi (sebo) che, idratando la pelle, la proteggo-no. Il film idrolipidico della pelle (ovvero lo strato di composti acquosi e lipidici naturalmente presenti sul-la superficie della pelle) si riduce e la pelle diventa più “aggredibile” dagli agenti esterni. Oltre al freddo, anche l’inquinamento atmosferico può causare problemi alla pelle che appare arrossata, secca e pruriginosa. Smog e polveri, soprattutto in città, si depositano sulla cute rendendola più sensibile e irritabile e ostacolandone la normale rigenerazione.

CI SONO PERSONE PIÙ SENSIBILI, AD ESEMPIO CHI HA LA PELLE GIÀ SECCA?Diciamo che ci sono alcune malattie della pelle che con il freddo possono peggiorare, soprattutto nei bambini

che hanno una pelle tendenzialmente più sensibile.Ad esempio l'eczema o la dermatite atopica che ren-de la cute secca, eritematosa e pruriginosa e va seguita dallo specialista con un trattamento locale (creme) o sistemico (farmaci).

COME SI PUÒ PROTEGGERE E DIFENDERE LA PELLE?Si può iniziare dai rimedi cosiddetti della nonna, limi-tando le esposizioni al freddo e coprendosi bene indos-sando indumenti adeguati come calze pesanti e guanti per proteggere mani e piedi, sciarpe e cappello per pro-teggere parte del viso. Anche i prodotti che utilizzia-mo per lavarci possono aiutarci a proteggere la pelle. È bene distinguere i detergenti che si usano in estate da quelli che si usano d’inverno: d’estate si possono utiliz-zare dei saponi più schiumogeni, che contengono cioè più tensioattivi, che puliscono ma sottraggono lipidi alla pelle; d’inverno invece è preferibile utilizzare sapo-ni cremosi o olii detergenti, più delicati e ricchi, che da un lato aggrediscono meno la pelle e dall’altra la nu-

a cura di ELENA BUONANNO

IN FORMA BELLEZZA

I consigli per proteggerla e renderla più bella e “forte” in questa stagione

PELLE AL FREDDO Attenzione a quali creme e detergenti scegli

DOTT.SSA MARZIA BALDISpecialista in Dermatologia

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trono lasciandola più morbida. Ovviamente, poi, è im-portante nutrire bene la pelle con i prodotti e le creme giuste. Come detto, con il freddo il nostro organismo produce meno grassi, quindi la pelle diventa più secca e va idratata maggiormente. Per contrastare questa sec-chezza, mantenere integro il film idrolipidico e quindi rinforzare la pelle, non deve mai mancare un velo di crema idratante e/o emolliente (sul viso e sulle mani, le parti del corpo più esposte agli agenti atmosferici): la prima serve a ridurre la perdita di acqua, la seconda ad aumentare i lipidi della pelle. Certamente la scelta di quale crema utilizzare è legata al nostro tipo di pelle.

MA COME SCEGLIERE LE CREME ADATTE AL PROPRIO TIPO?Sceglieremo creme grasse e molto cremose se la no-stra pelle è secca, fluide se la pelle è tipo normale, ed eviteremo l’uso di oli in presenza di pelli grasse.

CHE PRINCIPI O SOSTANZE SAREBBE MEGLIO PRIVILEGIARE? In generale è meglio utilizzare creme a base di retinolo, che è un importante anti-ossidante e stimolatore del-la produzione di collagene, la principale proteina del tessuto connettivo. In inverno, inoltre, va incremen-tato l’utilizzo di acidi grassi che si trovano nel burro di karitè e nell’olio di mandorla dolce che rendono emolliente la superficie della pelle. Inoltre sostanze di

origine vegetale come l’aloe hanno una azione lenitiva ed emolliente della pelle, utile contro il freddo. L’aloe infatti è un ottimo antiossidante (agisce cioè neutraliz-zando i radicali liberi, i principali responsabili dell’in-vecchiamento della pelle e dell’organismo), contiene oligoelementi importanti per il nostro corpo e può an-che essere assunta in forma di bevanda. 

ATTENZIONE IN ALTA QUOTA

Sete amanti della montagna e della piste da sci? Non scordatevi di

proteggere la pelle. In alta quota infatti freddo e raggi solari diventano un mix

pericoloso. Bisognerebbe quindi sempre usare creme solari con fattori di protezione

molto altri (oltre i 50), senza mai dimenti-care labbra e occhi, zone molto delicate

per le quali sono indicate stick ricchi di vitamine oltre a filtro solare totale. La protezione va scelta possibilmente

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la pelle.

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razione. In questo caso respiriamo solo “di pancia”, il respiro si fa corto, il torace non si espande (i muscoli respiratori secondari, gli intercosta-li, non vengono attivati). Con questa costrizione si vengono a creare ten-sioni addominali, cervicalgie, finia-mo per alterare la postura in atteg-giamento di flessione anteriore del busto, schiacciando ulteriormente la pancia e i visceri che subiscono alterazioni nelle loro funzioni (ad esempio il cuore, lo stomaco etc.). Il diaframma si può bloccare, però, anche in espirazione: respiriamo solo, o maggiormente, con il petto. Questo crea tensioni o blocchi di una o più costole, blocchi articolari fra costole e sterno o costole e ver-tebre posteriormente, terreno ferti-le per dolori.

PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE QUESTO MUSCOLO? Al diaframma sono collegate le più importanti terminazioni nervose neurovegetative (il sistema nervoso interno che difende l’equilibrio in-teriore e presiede tutte quelle fun-zioni che non sono controllate dalla nostra volontà). In una situazione di calma, relax, serenità il diaframma si muove correttamente, né troppo

velocemente, né troppo lentamente. In una corretta inspirazione ed espi-razione, è in grado di far lavorare il torace sia inferiormente (dando un sorta di pompaggio ai visceri sotto-stanti) sia superiormente (attraver-so i muscoli respiratori secondari, quelli fra le costole e quelli che col-legano le prime costole alle vertebre cervicali), innalza il petto. Respiran-do correttamente si ossigenano tutti i tessuti e si favoriscono gli scambi metabolici. È evidente quindi come una respirazione diaframmatica profonda sia importante per ripri-stinare la nostra tranquillità.

Lo sapevate che in una sola giornata respiriamo, senza accorgercene, 15 mila volte?

Non sempre però lo facciamo nel modo giusto. Spesso, a causa di ten-sioni e stress, respiriamo nel modo sbagliato anche se non ce ne ren-diamo conto. Eppure il primo passo per combattere lo stress e l’ansia è proprio imparare a controllare il re-spiro. «Esiste uno stretto legame tra le emozioni e la respirazione, il cui muscolo principale si chiama dia-framma. Quando siamo sotto stress finiamo per respirare male (solo con il petto o solo con la pancia) o addi-rittura tratteniamo il respiro, anche se per un periodo breve» conferma Sara Bani, fisioterapista.

MA PERCHÉ SUCCEDE QUESTO?Perché il diaframma non lavora più correttamente, si blocca. Può tro-varsi, per esempio, in fase di inspi-

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RUBRICHE

SARA BANIMassofisioterapista

ALTRE TERAPIE

Page 50: Bergamo Salute - 2015 - 1 – gennaio/febbraio

48 Bergamo Salute

Forse meno noto dell’holter pressorio, l’holter cardiaco rappresenta un esame im-

portantissimo nel caso di sospette aritmie. Ma come funziona? Serve una preparazione particolare? Ce lo spiega la dottoressa Roberta Rossi-ni, cardiologo.

DOTTORESSA ROSSINI, DI CHE TIPO DI ESAME SI TRATTA?L'holter cardiaco è un esame car-diologico che viene eseguito am-bulatorialmente. Prende il nome dal dottor Holter che è stato il suo ideatore. Si tratta di una registra-zione elettrocardiografica che dura 24 ore. In pratica, viene registrato il battito cardiaco in modo conti-nuativo per una giornata intera. L'apparecchio è costituto da un piccolo "registratore" e da cavi con gli elettrodi che vengono applicati sulla cute del paziente (come dei piccoli cerotti).

COME DI SVOLGE?L’apparecchio viene posizionato al paziente e avviata la registrazione. L’operazione dura pochi minuti, al termine il paziente potrà tornare a casa. In genere, viene consiglia-to che il paziente svolga le normali attività quotidiane affinché non sia falsata la registrazione. In altre pa-role, se alcuni disturbi avvertiti dal paziente, che rappresentano il moti-vo di tale esame, insorgono quando il paziente stesso svolge alcune at-tività (ad esempio, mentre lavora), è importante che nel corso della registrazione il paziente svolga la routine abituale. Al paziente viene inoltre richiesto di redigere un "dia-rio", di annotare cioè su un foglio le attività che svolge nei vari mo-menti della giornata e la comparsa di eventuali sintomi, con i relativi orari. Questo consente di associa-re l’eventuale presenza di aritmie con una particolare attività svolta

Battiti sotto controllo conL’HOLTER CARDIACOa cura di ELENA BUONANNO

ABC ARITMIEStanchezza, affanno, vertigini, dolore al petto: si manifestano così le aritmie. Si stima che abbia ''il cuore in gola'' o le palpitazioni un italiano su 5. I più colpiti sono gli anziani oltre i 60 anni, ma sono a rischio anche atleti e ''forzati'' della palestra. Si parla di aritmie in tutte le condizioni nelle quali la regolarità e/o la frequenza dell’attività elettrica del cuore sono alterate (se la frequenza e quindi i battiti sono aumentati si definiscono ipercinetiche, se ridotti ipocinetiche). Alla base della contrazione ritmica del cuore, infatti, vi è una stimolazione elettrica delle cellule cardiache, determinata da una vera e propria corrente elettrica che attraversa tutto il cuore a ogni battito. Le cause. In alcuni casi possono essere secondarie a malattie strutturali del cuore, in altri dovute a malattie extra-cardiache. Molte aritmie, però, possono insorgere in un cuore apparentemente sano e in assenza di altre patologie. Le cure. Molte aritmie sono benigne e non richiedono alcun trattamento. Tuttavia, specie in presenza di una cardiopatia, nota o di familiarità per cardiopatia in giovane età, la comparsa di un’aritmia cardiaca deve essere comunque considerata con attenzione. Se invece si tratta di aritmie serie, nel caso delle aritmie ipocinetiche la terapia può essere rappresentata dall’impianto di un pacemaker. Nel caso di aritmie ipercinetiche la cura può prevedere l'impiego di farmaci antiaritmici, l'impianto di dispositivi detti defibrillatori impiantabili o l'esecuzione di procedure percutanee.

RUBRICHE GUIDA ESAMI

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una terapia specifica. È importante sottolineare che si tratta di una pre-stazione specialistica che trova in-dicazioni in particolari situazioni. Andrebbe quindi scoraggiato l’uso “estensivo” se non esiste un quesito specifico o se la diagnosi non modi-ficherebbe la gestione del paziente.

COME SI DEVE PREPARARE IL PAZIENTE ALL’ESAME?Non è necessaria alcuna preparazio-ne specifica.

IN CHE COSA SI DIFFERENZIA RISPETTO ALL'HOLTER PRESSORIO?L'holter cardiaco registra l’attivi-tà elettrica del cuore e permette di evidenziare l’eventuale presenza di aritmie. L’holter pressorio regi-stra, invece, la pressione arteriosa a intervalli regolari e consente di verificare l’eventuale presenza di ipertensione arteriosa. Per la dia-gnosi di quest'ultima normalmente è sufficiente la normale rilevazione ambulatoriale e non è necessario il

monitoraggio delle 24 ore. Il moni-toraggio, però, potrebbe essere utile quando ad esempio si sospetti una cosiddetta “ipertensione da camice bianco”, cioè il riscontro di valori elevati di pressione a una sola ri-levazione, dovuti al fatto che il pa-ziente vive una condizione di stress o ansia, e quindi falsati.

PUÒ ESSERE UTILE ANCHE NEI BAMBINI?Sì, in età pediatrica l’holter può assumere particolare importanza nell'identificare e monitorare di-sturbi del ritmo in quanto la defini-zione dei sintomi da parte del bam-bino può non essere chiara o non esserci del tutto. In questo contesto, qualora ci sia il sospetto di aritmie, spesso è necessario monitorare il piccolo paziente più a lungo di 24 ore, con gli holter di più giorni, ci-tati sopra, o l’impianto di piccoli dispositivi sottocute che possono essere mantenuti, e quindi analizza-ti in qualunque momento, per oltre un anno.

dal paziente o sintomo riferito. Da qualche tempo sono disponibili an-che gli holter dei “7 giorni”. Si tratta di apparecchi di ultima generazio-ne, dalle dimensioni molto piccole, che vengono applicate al paziente e consentono la registrazione del battito cardiaco per una settimana. Aumentando la durata della regi-strazione, aumentano anche la pro-babilità di registrare aritmie specie se non particolarmente frequenti, non a cadenza quotidiana.

QUANDO SI RENDE NECESSARIO?È indicato per identificare eventua-li aritmie, iper o ipocinetiche (cioè battito accelerato o troppo lento). In particolare, per registrare eventuali aritmie in concomitanza di sintomi riferiti dal paziente (esempio, battito accelerato) o per escludere che vi si-ano aritmie silenti (cioè non avverti-te dal paziente) in presenza di pato-logie che si sa potrebbero associarsi ad aritmie cardiache, e che, una vol-ta diagnosticate, necessiterebbero di

Page 52: Bergamo Salute - 2015 - 1 – gennaio/febbraio

50 Bergamo Salute

Capita di tanto in tanto che il cane, sia cucciolo sia anzia-no, tossisca. Nella maggior

parte dei casi si tratta di un fatto normale e fisiologico. Ma quando la tosse diventa cronica può essere la spia di patologie gravi? Cosa fare in quel caso? Lo abbiamo chiesto al dottor Massimiliano Scandella, me-dico veterinario.

DOTTOR SCANDELLA, PERCHÉ IL CANE PUÒ TOSSIRE?Il cane, proprio come tutti i mam-miferi (uomo compreso), può es-sere soggetto alla tosse, non una patologia, ma un sintomo che può avere cause diverse. La tosse, infat-

natura infettiva, una delle più co-nosciute e sicuramente di più faci-le diffusione, è la cosiddetta “tosse dei canili” o tracheobronchite in-fettiva, dovuta, come ormai dimo-strato da numerosi studi, all’azione sinergica di diversi patogeni, sia di natura virale sia di natura bat-terica o micotica. Tra i principali ceppi virali responsabili ci sono il virus della parainfluenza canina (CPIV), l’adenovirus canino cep-po 2 (CAV2), il virus dell’influenza canina (CIV), il coronavirus re-spiratorio canino (CRCoV), l’her-pesvirus canino ceppo 1 (CHV-1) e il virus del cimurro (CDV). Tra i batteri invece il principale e più temuto è la Bordetella Bronchisep-tica. Infine anche nel cane, come nell’uomo, la tosse può essere fa-vorita dal contatto con allergeni o sostanze irritanti presenti nell’aria, come polveri, profumatori per am-bienti o detergenti chimici. Esisto-no però anche patologie che non riguardano l’apparato respiratorio, in particolare patologie cardiache,

ti, è un riflesso protettivo che serve per favorire l’espulsione di sostanze estranee o muco dalle vie respira-torie. Normalmente è un sintomo secondario a patologie dell’apparato respiratorio che possono coinvolge-re sia le alte vie respiratorie (laringe, trachea) sia le basse vie respiratorie (parte bassa della trachea, bronchi, bronchioli e alveoli). In genere si tratta di infiammazioni che posso-no essere a loro volta secondarie ad alterazioni anatomiche congenite (più comuni in animali di giovane età), a infezioni (batteriche, virali, micotiche, cioè da funghi, o miste) o anche a malattie tumorali dell’appa-rato respiratorio. Tra le patologie di

Bau, che tosse!Anche i nostri amici a quattro zampe possono soffrirne. Le cause? Nella maggior parte dei casi infezioni da virus o batteria cura di VIOLA COMPOSTELLA

DOTT. MASSIMILIANO SCANDELLAMedico Veterinario

- PRESSO LA CLINICA VETERINARIA BEMAVET DI TORRE BOLDONE -

LE DIVERSE FORME DI TOSSE• Tosse “produttiva” Si manifesta con un suono “umido”, accompagnato a volte da conati, e con l’espulsione di secrezioni (muco, sangue etc.) . In genere è dovuta a infezioni polmonari (polmonite, bronchite, tracheite, broncopolmonite, laringite).• Tosse secca È causata in genere dal batterio Bordetella bronchiseptica, responsabile della “tosse dei canili”.• Tosse leggera e acuta Può essere sintomo di mal di gola o, se accompagnata da febbre, di influenza canina. Spesso è associata a leccamento, deglutizione e impulso a vomitare.• Tosse notturna prolungata Può essere spia di patologie cardiache.

RUBRICHE ANIMALI

Page 53: Bergamo Salute - 2015 - 1 – gennaio/febbraio

può essere necessario anche una radiografia del torace, con esami del sangue (in particolare l’esame emocromocitometrico) ed even-tualmente esami di secondo livello come ecografia, Tac, endoscopia delle vie respiratorie e con raccol-ta di campioni biologici (tamponi nasali o orofaringei) per la ricerca di agenti virali, batterici o micotici.

COME SI PUÒ CURARE?Ovviamente la terapia dipende dalla causa della patologia o in-fiammazione alla base. Nei casi più frequenti, ovvero quelli di na-tura virale, in genere il problema si risolve da solo nell’arco di qual-che giorno/qualche settimana. Alla luce però della possibilità che un’infezione possa essere mista, dovuta cioè a virus e batteri o fun-ghi contemporaneamente, talvolta è preferibile, sotto stretto controllo medico veterinario, somministrare terapie antibiotiche ad ampio spet-tro (soprattutto se il nostro amico presenta secrezioni oculari o nasali e ha il respiro affannoso). Si posso-no associare anche farmaci antin-fiammatori, preferibilmente di tipo non steroideo. Oltre alle terapie prescritte dal medico veterinario, un valido aiuto è poi rappresentato dagli umidificatori ambientali, che consentono al muco di diventare più fluido e quindi lo rendono più facilmente eliminabile.

che possono favorire la comparsa di una tosse caratteristica (detta tosse cardiaca) che tende a essere più frequente nelle ore notturne.

MA QUANDO BISOGNA PREOCCUPARSI?Premesso che, come abbiamo ac-cennato, in genere non è spia di problemi gravi, nel caso in cui il cane presenti tosse persistente con frequenza respiratoria a riposo su-periore ai 30 atti per minuto, feb-bre e/o anoressia, è bene portarlo dal proprio medico veterinario di fiducia per stabilire le reali condi-zioni di salute. La visita consiste innanzitutto nella raccolta di in-formazioni relative all’insorgenza della tosse, alle caratteristiche e ai tempi, all’evoluzione, all’eventua-le produzione e espettorazione di muco o saliva bianca schiumosa e nell’auscultazione. Altri elementi da valutare sono le vaccinazioni a cui è stato sottoposto e le con-dizioni in cui vive. In alcuni casi,

VIRUS E BATTERI:

L'UNIONE FA LA FORZA

Le infezioni più temute sono quelle miste, sostenute cioè sia da virus sia da

batteri. Secondo un meccanismo chiamato

dagli inglesi “door-opener”, i virus una volta entrati

nell’organismo del nostro amico determinano un

indebolimento delle difese immunitarie consentendo

così una coinfezione a opera di batteri.

Page 54: Bergamo Salute - 2015 - 1 – gennaio/febbraio

52 Bergamo Salute

RICETTA

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TE

INGREDIENTIPER 10 PERSONE

• 150 G DI CIOCCOLATO

FONDENTE ALLE NOCCIOLE

• 3-4 CUCCHIAI DI FIOCCHI

D’AVENA

• MEZZO BICCHIERE CIRCA

DI BEVANDA VEGETALE

(LATTE DI SOIA, D'AVENA,

DI MANDORLE ETC.)

• ZUCCHERO INTEGRALE A VELO

PREPARAZIONEVersate la bevanda vegetale in una pentola, unite il cioccolato

spezzettato e fatelo sciogliere lentamente a fuoco basso, facendo

attenzione a non farlo attaccare sul fondo. Unite poi i fiocchi d’avena

e continuate a mescolare sino ad ottenere un composto piuttosto

denso; spegnete la fiamma e lasciate intiepidire ma non raffreddare

altrimenti si solidifica. Disponete su una teglia la carta da forno,

versate il composto e, aiutandovi con un cucchiaio inumidito, dategli

la forma di un cuore. Lasciate raffreddare in frigorifero per un’ora,

rimuovete la carta da forno e, prima di servire, cospargete con lo

zucchero integrale a velo decorando a piacere.

Cuore di cioccolato fondente

ROSSANA MADASCHIDietista

- E DOCENTE DI SCIENZA DELL'ALIMENTAZIONE A BERGAMO E

PROVINCIA -

Se è vero che i cibi più buoni sono anche quelli più pericolosi per la salute, il cioccolato sembra essere la classica eccezione che conferma la regola. Ad esempio è adatto a coloro che sono sottoposti a periodi di stress, è consigliato per gli sportivi ed è anche un antidoto contro il malumore! Questo soprattutto se mangiamo il cioccolato fondente, ricco di flavonoidi (l'ideale è un contenuto in cacao superiore al 65%). I flavonoidi sono antiossidanti naturali che abbassano il colesterolo cattivo nel sangue, prevengono malattie cardiovascolari e hanno effetti benefici sulla pressione arteriosa. Il rovescio della medaglia sono le calorie. 100g di cioccolato fondente forniscono circa 500 calorie, di cioccolato al latte circa 550, con le nocciole più di 600 calorie!

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54 Bergamo Salute

DAL TERRITORIO NEWS

FUMATORI IN CALO DEL 6,5%A dieci anni dall’entrata in vigore della “Legge Sirchia” (10 gennaio 2015), che ha introdotto in Italia il divieto di fumo in alcuni spazi e sui posti di lavoro, si è registrato un calo del 18% della prevalenza di fumatori (19,5% nel 2014 secondo i dati Istat), del 25% del consumo di tabacco, del 5% dei ricoveri. Buone notizie dunque, ma non abbastanza. L'Organizzazione Mondiale della Sanità nell'ambito del Piano d'azione globale per la prevenzione delle Malattie croniche, ha fissato infatti come obbiettivo la riduzione di un ulteriore 30% della prevalenza dei fumatori entro il 2025. Senza contare un altro aspetto preoccupante e cioè l’attrazione che le “bionde” continuano ad avere nei confronti dei giovanissimi, a partire dagli 11-12 anni di età. La maggior parte dei fumatori desidera smettere di fumare ma il problema è che da soli spesso si fa fatica e ci si demoralizza se non ci si riesce. Per questo è nato il sistema dei gruppi, ambito nel quale l’Asl di Bergamo è da anni in prima linea. Per informazioni su sedi date e orari dei gruppi: numero verde 800 447722 o www.asl.bergamo.it nella sezione “Qui aiutiamo a smetterla con la sigaretta”.

TREKKING PER I PAZIENTI TRAPIANTATI (MA NON SOLO)L’Ospedale Papa Giovanni XXIII ha dato vita a un programma di escursioni sulle Orobie per favorire la ripresa psico-fisica del paziente trapiantato. Ad accompagnare i gruppi l’esperto del CAI di Bergamo, Silvio Calvi, trapiantato di fegato. L’iniziativa, che si svolgerà da marzo a giugno, è pensata per i trapiantati, ma è aperta a tutti. Per iscriversi è sufficiente compilare il form di adesione che si trova sul sito web www.hpg23.it. Tra le mete proposte per il ciclo di escursioni ci sono Canto Alto, il Rifugio Gherardi, la Valsanguigno, il Rifugio Alpe Corte fino alla gita finale con pernottamento al Rifugio Laghi Gemelli. Il progetto fa parte del protocollo di ricerca “Trapianto e adesso sport” promosso dal Ministero della Salute e dal Centro Nazionale Trapianti, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con le associazioni dei pazienti trapiantati. Il Centro di Medicina dello Sport dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII è stato identificato come centro di riferimento per la Regione Lombardia.

CONOSCERE L’OMEOPATIA: UN CORSO UNIVERSITARIO PER FARMACISTISono aperte fino al 20 febbraio le iscrizioni a “Il farmacista e i prodotti omeopatici: strategie di marketing”, primo master post laurea (di II livello) dedicato ai laureati in Farmacia e Chimica e Tecnologie Farmaceutiche. Il corso, organizzato dall’Università degli Studi di Bergamo con la collaborazione di Fenagifar (Federazione Nazionale Associazioni Giovani Farmacisti) e il patrocinio dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo, prenderà il via a marzo 2015. Obbiettivo: fornire strumenti di comprensione del cliente della farmacia attraverso un percorso comunicativo e analitico; apprendere nozioni specifiche di omeopatia, posturologia e osteopatia, senza dimenticare gli aspetti economici e giuridici legati ai medicinali omeopatici, quelli relazionali con il cliente-paziente e infine quelli di management. Si può mandare la propria candidatura fino al 20 febbraio. Il corso avrà durata annuale di 400 ore complessive di lezioni frontali in aula, 175 ore di project work e un totale di 60 crediti formativi universitari. Per informazioni: [email protected] o http://sdm.unibg.it

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CANI “MEDICAL DETECTOR” PER SCOVARE LE MALATTIE Sempre più studi confermano le capacità dei cani “medical detector”, animali che, con un addestramento adeguato, riescono a captare tumori, diabete e altre malattie. L’ultimo lavoro in ordine di tempo è apparso su Plos One e ha evidenziato che i primi 17 pazienti diabetici a cui era stato affidato un cane “medical detector”

godevano di un miglior controllo glicemico, con un numero minore di ricoveri in ospedale. Il primo studio era stato fatto 10 anni fa e pubblicato sul British Medical Journal: aveva mostrato come si potesse addestrare i cani a captare il tumore dalle urine e dal fiato. Gli animali avevano avuto successo in 22 dei 54 casi presi a campione, anche se l’accuratezza è da allora aumentata sensibilmente, grazie a nuove tecniche di addestramento.

SVELATO IL MISTERO DEL DEJA-VUCapita a quasi tutti. È l’inquietante sensazione di avere già sperimentato in passato l’esperienza che stiamo vivendo nel presente. Si chiama déja-vu, già visto. Un fenomeno misterioso, almeno finora. Un gruppo di ricercatori italiani (dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare dell’Ibfm-Cnr di Catanzaro) infatti avrebbe svelato cosa c’è alla base, ovvero un’alterata sensorialità dello stimolo percepito. In altre parole un inganno percettivo che tra l'altro è condiviso da persone sane e pazienti con problemi neurologici come l'epilessia. Il déjà-vu “accende” la corteccia visiva e ippocampo, aree coinvolte nell'elaborazione di visione e memoria, che insieme formano questa fusione tra attualità e passato.

CON GLI EBOOK AUMENTA IL RISCHIO DI INSONNIASe un buon vecchio libro (cartaceo) a molti concilia il sonno, lo stesso non si può dire se si legge sull’IPad o sul PC. Anzi potrebbe favorire l’insonnia. L’avvertimento arriva da uno

studio condotto dai ricercatori del Brigham and Women's Ho-spital, che ha valutato l'effetto della luce blu emessa dagli apparecchi utilizzati per leggere i libri elettronici, svelando che può alterare la produzione di melatonina riducendola al pun-to da compromettere il buon sonno.

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56 Bergamo Salute

DAL TERRITORIO ONLUS

“Assistere l’ammalato oncologico in modo globale ponendolo

al centro di un sistema di cura e di attenzioni”. È questa la mission che da 15 anni anima l’Associazio-ne Oncologica Bergamasca onlus. Costituita nel 1999 e gestita intera-mente da volontari, opera in stretta collaborazione con le unità di On-cologia e Radioterapia e in sinergia con il Cancer Center dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, sostiene e sviluppa progetti e servi-zi di ricerca, ascolto, accompagna-mento e comunicazione a beneficio di tutta la comunità bergamasca. «In Italia la patologia tumorale oggi è la prima causa di morte nel-la popolazione adulta. E Bergamo non fa eccezione, anzi: è al secon-do posto in Italia per mortalità,

tumore ha subito cambiamenti nel settore lavorativo, tra perdite di im-piego e riduzioni di reddito. Accan-to alla priorità e alla irrinunciabile necessità di ricevere le terapie più efficaci del momento, quindi, ci devono essere nel contempo altri diversificati servizi di natura psico-relazionale, logistica, amministra-tiva e un’efficace comunicazione. L’assistenza sanitaria offre inter-venti di eccellenza nella fase acuta della malattia, ma è insufficiente la filiera delle attività e dei servizi che deve supportare la persona nei vari ambiti della propria vita sociale nelle fasi della lungo-sopravviven-za, durante e dopo la malattia» continua il presidente. Ed è qui che entrano in campo le associazioni e il mondo del volontariato oncolo-gico, tra cui appunto l’Associazio-

dopo Lodi. Fortunatamente, però, di cancro si muore sempre meno, grazie alla ricerca, alle nuove tera-pie e, soprattutto, alla prevenzione e a stili di vita più corretti. Il nu-mero dei malati però è in continuo aumento e questo pone una vera e propria questione sociale oltre che sanitaria» osserva il presidente Nunzio Pezzotta. Il tumore, infatti, genera profonde ripercussioni sulla sfera psicologica, affettiva, familia-re, lavorativa, relazionale, sessuale, sia del paziente sia dei suoi familia-ri. «Si tratta di disagi e deficit psi-cofisici con i quali i pazienti devo-no imparare subito a convivere: un elenco molto lungo e articolato di problemi fisici e psicologici che con-diziona il vivere quotidiano ai qua-li si aggiunge anche il preoccupante dato che circa l'80% dei malati di

a cura di CHIARA LORENZI

LA PRIMA DESCRIZIONE SCIENTIFICA DEL CANCRO, MALATTIA CONOSCIUTA DA PIÙ 2500 ANNI, SI DEVE AL PADRE DELLA MEDICINA, IPPOCRATE (460 A.C.) CHE CHIAMÒ LA MALATTIA KARKINOS (GRANCHIO) DALLA FORMA DEL CARCINOMA DELLA PELLE.

Il gruppo di volontari A.O.B. che ha partecipato all'incontro di aggiornamento lo scorso dicembre

DALLA PARTE DEL PAZIENTE ONCOLOGICO, oltre la malattia

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un programma di diagnosi e tera-pia oncologica si affianchi una dia-gnosi e uno specifico programma nutrizionale. Il progetto prevede, quindi, l’attivazione di un ambu-latorio nutrizionale nel reparto di Oncologia con la presenza di una dietista e di un biologo a disposizio-ne di tutti i pazienti in cura attiva o in follow up dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo» con-clude Pezzotta.Per informazioni: www.aobonlus.it

Nutrizionista». Il servizio accom-pagnamento casa-ospedale-casa, completamente gratuito, prevede l’accompagnamento dei pazienti oncologici in situazione di oggetti-va difficoltà e bisogno che devono recarsi presso i reparti di oncolo-gia e radioterapia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII per svolgere cicli di terapie, esami o visite spe-cialistiche. Il Progetto Nutrizioni-sta Curati col Cibo – Programma nutrizionale per i malati oncolo-gici, invece, in sintonia con il tema centrale dell’ EXPO 2015, affronta l’importante tema dell’alimentazio-ne. «Questo perché, ormai è certo, esiste uno rapporto stretto tra dieta e cancro. Una nutrizione adeguata può aiutare non solo a prevenire la malattia ma anche nel caso in cui sia stata già diagnosticata. Basti pensare che si stima che il 20% dei pazienti oncologici muoia a causa della malnutrizione piuttosto che per gli effetti diretti della neoplasia. È quindi importante che a fianco di

ne Oncologica Bergamasca. «Cer-chiamo di supplire a queste carenze con servizi mirati dentro e fuori le strutture ospedaliere: accompa-gnamento, accoglienza, assistenza, sostegno psicologico, riabilitazione, informazioni personalizzate». Le attività organizzate dall’Associa-zione sono varie e diverse: dal sup-porto psicologico al progetto par-rucche, dai Volontari in corsia al pronto intervento diagnostico, dal Progetto Eliot all’assistente sociale, al servizio di accompagnamento e altri ancora resi possibili dalla vi-cinanza e solidarietà di persone, famiglie e imprese bergamasche. «Tra le ultime di tempo, grande successo ha avuto il progetto “Muo-viamoci Insieme – lotta alla seden-tarietà, attivato e attuato dai Cen-tri Sportpiù in memoria di Marina Polini, un’istruttrice mancata per un tumore, grazie al quale potre-mo migliorare e ampliare il servi-zio accompagnamento ed avviare prossimamente il nuovo progetto

A Bergamo a circa 5.700

persone all’anno viene diagnosticato un tumore

maligno, con circa 15 nuovi casi ogni giorno

(55% interessa gli uomini e il restante

45% le donne).

Dott.ssa Elena Tironi 349 7744927Dott. Simone Algisi 347 6040667Seriate –via G. Marconi [email protected]

Per il bambino, l’adolescente e la famiglia Per gli insegnanti e gli educatori

Corsi di formazione e aggiornamento all’interno degli Istituti Scolastici (Screening DSA, Come leggere una diagnosi e Costruzione del PDP, La presa in carico affettiva dei Bisogni Educativi Speciali nella scuola etc.)

Corsi di formazione per educatori, insegnanti, psicologi e altre figure professionali interessati a conseguire le competenze per diventare ADHD e DSA Homework Tutor, figura specializzata a supporto del bambino, della famiglia e della scuola che lavora in collaborazione con il Centro.

Valutazione,presa in carico e mediazione

scolastica per le difficoltà di apprendimento

attenzione e comportamentali

Valutazione e terapia dei Disturbi

del Linguaggio in età prescolare Homework

tutoring: servizio di tutoring domiciliare

o in piccolo gruppo per il supporto nei compiti scolastici

SOS Genitori: percorsi di supporto per gestione

educativa dei figli

Colloqui di sostegno psicologico per

problematiche emotive e relazionali

ALBERO DI PSICHE - Studio di Psicologia e LogopediaAutorizzato dall’ASL di Bergamo alla certificazione diagnostica di DSA (dislessia e altre difficoltà scolastiche)

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58 Bergamo Salute

DAL TERRITORIO

È appena tornato dal Ghana, dove con i suoi amici volonta-ri, tra cui molti bergamaschi,

sta costruendo un pozzo per la po-polazione di Saboba che vive anco-ra in capanne senza servizi igienici, acqua potabile e suppellettili. Da quindici anni il dottor Diego Manzo-ni, 37 anni, anestesista rianimatore all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, fa la spola con il conti-nente africano in estate e in inverno usando le ferie e i permessi. Era uno studente di medicina quando scoprì questa regione nel nord del Ghana e la sua drammatica realtà legata a condizioni igieniche inesistenti.

UN PROGETTO SANITARIO CON LA SUA ONLUS« È iniziato tutto nel 2000» ci raccon-ta. «Ero andato ad Accra, la capitale, per uno scambio universitario. Lì ho avuto come compagno di stanza un collega africano originario di quella zona che mi volle portare a conoscere la sua regione. Ne rimasi affascinato e una volta tornato in Italia decisi di fare qualcosa per aiutare questa gen-te che mi aveva segnato con il suo sor-riso, la disponibilità e con un modo di vivere pieno di valori che purtrop-po noi occidentali abbiamo perduto. E così ho pensato a come costruire il progetto sanitario HEALTH-AID ONLUS (ndr. assistenza sanitaria). Devo ammettere che quando vado a trovare i miei amici africani sono io a sentirmi aiutato da loro. Mi danno una forza notevole anche se soffrono la povertà. Grazie a loro ho ritrovato

volontari, un ambulatorio, un labo-ratorio informatico per l’attività dei ragazzi che cominciano a familiariz-zare con i computer. In progetto c’è anche una terza struttura» continua il medico.

CURE E CORSI DI PREVENZIONE IN 80 VILLAGGILì le giornate sono davvero impe-gnative. «Siamo presenti in un’ot-tantina di villaggi su 408 che distano anche due o tre ore di strada tra loro. Si comincia molto presto la mattina: andiamo nei villaggi. Cominciamo insegnando come prevenire e com-battere le malattie, dalla malaria alla polmonite, dai vermi intestinali,

me stesso, ma anche quelli che vengo-no con me scoprono un’altra dimen-sione, più umana».E da allora il dottor Manzoni, resi-dente a Costa Mezzate, di aiuti ne ha portati davvero tanti grazie alle donazioni che molte persone fanno, in primo luogo la mamma, le zie, la nonna con i mercatini e lavori, e ha trasformato quel complesso di capanne in una bella comunità cer-cando di fare medicina preventiva e di aiutare i più giovani diffondendo nozioni di educazione sanitaria, por-tando farmaci e finanziando con pic-coli crediti le donne per iniziare una nuova attività. «Abbiamo costruito una casa per i

L’esperienza di un anestesista bergamasco che da quindici anni trascorre le sue ferie in una zona depressa del Ghana per salvare bambini e donne

a cura di LUCIO BUONANNO

IL LATO UMANO DELLA MEDICINA AIUTANDO GLI AFRICANIritrovo me stesso

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dale di Emergency. «Mi mancava l’esperienza della guerra. È stato ter-ribile vedere bambini che arrivavano da noi con le budella che fuoriusci-vano dal corpo. Al momento sarei voluto scappare ma mi ha mandato avanti la forza di sapere che un pic-colo gesto può avere un significato». Come è stato terribile il caso che ha vissuto in Ghana. «Un giorno è venuta in ambulatorio una mamma accompagnando due figli ammalati. Li abbiamo visitati e dato loro dei farmaci ma quando sta-va per andarsene, dopo avermi rin-graziato, mi ha detto: “ Ho un altro bambino ammalato. È nella nostra capanna, non si muove più”. Sono andato con lei. Il piccolo era in coma. Aveva l’epatite B in stadio terminale. Con i miei colleghi e gli infermieri l’abbiamo portato al centro dove ab-biamo organizzato una stanza quasi da terapia intensiva. Dopo tre giorni si è risvegliato. È stato un momento emozionante molto forte. Eravamo contenti per averlo riportato in vita. Poi purtroppo si è aggravato e non ce l’ha fatta. Per tutti noi è stato un grande dolore. Ecco io sogno che que-ste cose non debbano più accadere. E spero che la nostra associazione pos-sa dare una mano, con l’aiuto di tutti, a evitare queste tragedie».

tra tutti noi medici, infermieri, cuo-chi e il personale del centro». Che è aperto, come l’ambulatorio, tutto l’anno grazie agli infermieri locali e a David che gestisce tutte le operazioni confrontandosi con il dottor Manzoni via Skype almeno una volta alla settimana. Ora il sogno del medico bergamasco è di portare la sua esperienza e la sua onlus anche in altri luoghi, forse in India.

UNA VITA AL SERVIZIO DEI PIÙ POVERIManzoni sembra una persona tran-quilla, ma, come dice lui stesso, è alla continua ricerca della sua dimen-sione e del contatto con l’umanità. Ha cominciato quando era al liceo andando a costruire un rifugio per senzatetto in Germania, poi è stato a New York a fare da autista a un pulmino di handicappati mentali. Da medico, dopo aver lavorato al Poli-clinico di Zingonia e a Cambridge, è andato in Afghanistan in un ospe-

alle fratture, dalle infezioni urinarie ai morsi di serpente. Come usare l’ac-qua esponendo le bottiglie al sole per diminuire l’attività microbica. Quin-di sottoponiamo i nostri pazienti a visite mediche e alle fine distribuia-mo anche abiti usati che arrivano dall’Italia. Nel pomeriggio stiamo in-vece nel nostro centro: visite in ambu-latorio, medicazioni di ferite, lezioni agli studenti e altre attività come il microcredito alle donne o le borse di studio ai ragazzi. Finora abbiamo aiutato con piccoli prestiti almeno 80 donne per aprire una nuova attività, da parrucchiera, da sarta o per il commercio di cereali che è l’elemento base di questa zona oltre la pasto-rizia. E lo stesso abbiamo fatto per i giovani orfani o di famiglia nume-rosa con borse di studio, l’acquisto di libri, le uniformi, le rette. La giornata si conclude con la cena: è un momen-to particolare, importante. La defini-rei comunitaria, perché facciamo il punto sulla giornata confrontandoci

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«Bisogna prendere la vita con filosofia, ironia e tanta forza di volontà.

Non ho più le mani né i piedi, me li hanno amputati 5 anni fa per una grave infezione dovuta a uno streptococco, ma grazie alle protesi sono riuscito a superare quasi del tutto i problemi: ho avuto di nuovo la patente nel 2013 e adesso riesco a guidare la mia auto modificata per me. E il 31 dicembre, dopo 10 anni di convivenza, mi sono anche sposato con Denise». Chi raccon-ta così, con tanto coraggio, la sua drammatica storia è Renato Visi-noni, 52 anni. Lo incontriamo nella sua casa di Rusio di Castione della

DAI PROGETTI DI MATRIMONIO AL COMALa sua via crucis inizia la sera del 23 dicembre del 2009. Con Denise sta preparando i biscotti di Natale e so-prattutto stanno parlando di matri-monio: decidono di programmarlo per il 31 dicembre dell’anno dopo. All’improvviso Renato si sente male, ha un capogiro, la febbre. Chiama la guardia medica, gli dicono che for-se è una banale influenza, di non preoccuparsi. «E invece dodici ore dopo mi ricoverano in ospedale, in coma». I medici chiamano Denise e altri parenti e danno la loro terribile sentenza. “Probabilmente non ce la farà. Le sue condizioni sono gravis-

sime”. Renato passa giorni tra la vita e la morte, poi finalmente si risveglia. Ma la diagnosi è tremen-da. È stato colpito da una setticemia causata da un batterio, lo streptocoppo, e ha tutte e due le mani e i piedi in necrosi. Il re-sponso è brutale: bisogna amputarli se vuole salvar-si la vita. «Nel 1980 avevo avuto un brutto incidente stradale e mi avevano do-vuto asportare la milza a causa dell’estesa emorra-gia interna» continua nel racconto. «A quell’epoca però non esisteva nessun farmaco che sostituisse l’asportazione della milza (ndr. la milza ha un ruolo

Presolana, una piccola frazione in mezzo ai boschi. Viene lui ad aprire il cancello. Se non sapessimo che ha le protesi alle mani e ai piedi non ci accorgeremmo assolutamente della sua menomazione. Quando però ci porge la mano sentiamo che è di-versa, un po’ rigida, ma funzionale, stringe la nostra. «Mi manca però la sensibilità, il tatto. Non ho nessuna percezione» ci confida. «Non riesco più a sentire la bellezza e la gioia di toccare qualcosa o la mia Denise. Ma non posso lamentarmi. Sono in piedi, sono vivo, guido l’auto, ho una donna fantastica al mio fianco. Non posso chiedere di più. Sono davvero sereno e cerco di sdrammatizzare».

a cura di LUCIO BUONANNO

TESTIMONIANZADAL TERRITORIO

NON HO PIÙMANI E PIEDIma guido l'auto e mi sono sposato

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dura”. «È stato quasi per scherzo. Credo invece che il nostro rapporto durerà a lungo. Fortunatamente ab-biamo un grande equilibrio e tanta serenità, affrontiamo tutto insieme, con ironia» commenta. Sempre in-sieme stanno scrivendo un libro sull’esperienza di Renato, un omag-gio per ringraziare tutti coloro che l’hanno aiutato in questa grande av-ventura: le due famiglie, i medici e gli infermieri che gli hanno permes-so di continuare a vivere.

mi metto al computer, guardo un po’ di televisione, leggo e qualche volta prendo la mia auto e vado a Rovetta al bar che gestisce mio fra-tello. Anzi, se adesso tornate a Ber-gamo, vi chiedo un passaggio fino a Pontenossa perché dovrei ritirare l’auto dal meccanico». Volentieri, gli diciamo. Intanto ci parla delle protesi di “scorta”, un secondo paio da usare quando si bloccano quelle che utilizza normalmente. «Sono miolettriche, meccaniche, quindi si possono rompere. Non me le ha pas-sate l’Asl. Devono trascorrere cinque anni da quando mi hanno fornito le prime. E così ho dovuto spendere 25 mila euro per farmele. Soldi che tanti, ma proprio tanti della nostra zona e dalla Svizzera, mi hanno dato spontaneamente con grande solidarietà, permettendomi di tor-nare a camminare e muovere di nuovo le mani. Nel dramma io sono stato fortunato, ma a quelli come me, a cui hanno asportato la milza, e sono tanti, voglio consigliare di sot-toporsi alla vaccinazione per evitare quello che ho vissuto io».

UN LIBRO PER RACCONTARE LA SUA STORIA E RINGRAZIARE CHI GLI È STATO VICINOÈ un uomo forte e coraggioso Re-nato. Pieno di voglia di vivere e di progetti per il futuro. Uno, intanto, lo ha già realizzato: il matrimonio. Nella fede di Denise Renato ha fat-to incidere “Per sempre”. Lei inve-ce, quasi per scaramanzia, “Finché

nel sistema immunitario). E i vacci-ni contro lo streptococco sono arri-vati più o meno a metà degli anni Novanta (vedi box). I medici mi dicevano di tenere sotto controllo il sangue e ogni anno facevo le analisi che risultavano nella norma per es-sere senza milza. Continuavo a la-vorare come barista, ero soddisfatto. La vita mi sorrideva, avevo aperto un bar a Rovetta dove mi ero trasfe-rito. I miei genitori erano di lì, io in-vece sono nato e cresciuto in Svizze-ra dove i miei avevano lavorato per anni». E invece alla vigilia di Natale inizia il dramma. «Fu un colpo tre-mendo, ma reagii pur sapendo che avrei dovuto pagare un altissimo prezzo che mi avrebbe accompagna-to per il resto dei miei giorni. Però sono vivo e sono felice di vivere. Ho dovuto imparare a gestire quattro protesi, e vi garantisco che non è fa-cile. È un vero e proprio lavoro e sen-za la mia Denise e i miei familiari non ci sarei riuscito».

PROTESI HI-TECH PER TORNARE A CAMMINARE E GUIDARE LA MACCHINARenato è sereno, ha tanta pazienza e aiuta anche la moglie in casa fa-cendo dei lavoretti o usando l’aspi-rapolvere. «Però la mattina, quan-do mi sveglio ho bisogno dell’aiuto di Denise per mettermi le protesi. Da solo purtroppo non ce la faccio» dice. «Ecco la mia giornata comin-cia così. Denise mi aiuta ad alzar-mi, facciamo colazione insieme, poi

UN KILLER SILENZIOSOMA ORA C’E’ IL VACCINOLo streptococco, in medicina streptococcus pneumoniae, è un batterio molto diffuso che si trova soprattutto nel naso e nella gola di bambini e di adulti quasi sempre senza dare alcun disturbo. Si trasmette attraverso starnuti, tosse e nelle forme più gravi,è il maggior responsabile di polmoniti, otite media acuta, congiuntivite, bronchiti, meningiti, artrite, peritonite in special modo negli anziani e nei bambini e può provocare, sviluppandosi nel sangue, infezioni o malattie che riducono l’efficienza del sistema immunitario. Per evitare conseguenze anche letali (in Europa si registrano ogni anno più di 20 mila casi di gravi infezioni) è importante la vaccinazione. I più colpiti sono i pazienti affetti da malattie broncopolmonari croniche, cardiopatie, neoplasie, anemie, patologie che deprimono il sistema immunitario, da malattie croniche come il diabete, l’insufficienza epatica, quella renale e a tutti coloro che hanno subito l’asportazione della milza, come nel caso di Renato Visinoni.

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Codice esenzione. RCG140Categoria. Malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo e disturbi im-munitari (detta anche Mucopolisaccaridosi di IV tipo o Sindrome di Morquio).Definizione. Patologia dovuta al deficit di de-gradazione di cheratan-solfato (carboidrato strutturale presente soprattutto nella cartila-gine e nell’osso) che può essere determinata dal deficit, di origine genetico, di due distinti enzimi.Epidemiologia. È stata stimata una prevalenza inferiore a 1:100.000 nati vivi. Entrambi i sessi sono colpiti in eguale misura.Segni e Sintomi. La malattia si rende general-mente evidente verso la fine del primo anno di vita per il riscontro di lassità articolare e bassa statura. Lo sviluppo intellettivo di questi pazienti è assolutamente nella norma, mentre carat-teristica è la grave displasia scheletrica che si sviluppa nel tempo. Le alterazioni scheletriche comprendono platispondilia (malformazione delle vertebre con appiattimento del corpo vertebrale), ipoplasia del dente dell’epistrofeo (seconda vertebra cervicale della colonna ver-tebrale), cifosi, scoliosi, ginocchia valghe, alte-razione dell’epifisi delle ossa lunghe, deformità dei metacarpi e delle falangi. Caratteristico di questi bambini è la facilità alle cadute. Diagnosi. Diagnostico è il pattern tipico di escre-zione urinaria dei mucopolisaccaridi (cheratan-solfato). La diagnosi clinica e biochimica può essere confermata da analisi dell’attività enzi-matica e indagini genetiche. Terapia. Il trattamento prevede terapie di tipo palliativo; l’intervento di stabilizzazione atlanto-epistrofeo è necessario nella maggior parte dei casi. Il trapianto di midollo ha dato risultati estre-mamente modesti.

Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente

Commissione ScientificaARMR

MALATTIA DI MORQUIO

DAL TERRITORIO

Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di pato-logie (circa 6000 secondo l'OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (infe-riore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall'Unione Europea). Con base genetica per l'80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell'organismo umano. In questo numero parliamo della malattia di Mor-quio.

A.R.M.R.INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE

• LUNEDI 26 GENNAIO ORE 19:45 presso la Trattoria D’Ambrosio “ da

Giuliana” – Via Broseta, 58 - Bergamo è convocato Il Consiglio Direttivo della Fondazione A.R.M.R., aperto a Soci e Sostenitori.

Per par tec ipare è necessar io confermare al più presto la propria presenza alla Segreteria Generale - Sig.ra GABRIELLA CHISCI - Tel. 035 798518 e-mail: [email protected]

- SABATO 7 FEBBRAIO ORE 20:00 presso Palazzo Cusani - Via Brera, 13/15 a Milano - GRAN BALLO IN MASCHERA A.R.M.R. - Festa di Carnevale della Fondazione A.r.m.r. organizzata dalla Delegazione Milano

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R

Tel. +39 035 671906Fax +39 035 [email protected]

W W W . A R M R . I T

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Aria di novità al Poliambula-torio Habilita di Clusone. Da qualche mese infatti la

struttura, presente sul territorio dal 2009, non solo ha un look nuovo, merito dei lavori di restyling durati tutta l’estate del 2014, ma ha anche “raddoppiato” la sua offerta sanita-ria, ampliando e modernizzando le attività già presenti e offrendo nuo-ve specialità con la possibilità di scegliere tra prestazioni in conven-zione con il Servizio Sanitario Na-zionale (SSN) e/o in regime priva-to. Questi cambiamenti sono stati possibili grazie alla collaborazione con l’ambulatorio polispecialistico “Servizi Sanitari Alla Persona” (che

cambiamento che vuole risponde-re in maniera sempre più precisa e diversificata alla necessità del territorio: a breve, una volta col-laudata la nuova organizzazione, verranno avviati nuovi progetti clinici legati alle attività già pre-senti. La scelta di mantenere e di potenziare le attività con il Ser-vizio Sanitario Nazionale è det-tata dalla volontà di individuare in Habilita Clusone un ausilio del servizio pubblico nazionale. In questo modo possiamo coprire la maggior parte del fabbisogno sanitario di una zona che, da un punto di vista logistico-sanitario, appare spesso svantaggiata».

si trova sempre a Clusone in zona Fiorine). Un’integrazione preziosa che ha permesso di implementare le prestazioni grazie alla presenza di un maggior numero di professio-nisti e di nuove specialità.

PIÙ VICINI ALLE ESIGENZE DEL TERRITORIO«Questo potenziamento nasce dall’impellenza di fornire, in col-laborazione con la nostra ASL, una puntuale risposta ai bisogni della popolazione seriana rispetto alle offerte sanitarie già presenti in valle» spiega Andrea Rusconi, direttore amministrativo di Habi-lita. «Questa è la prima fase di un

Habilita di Clusone si fa in duea cura di GIULIA SAMMARCO

HABILITASTRUTTURE

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Habilita di Clusone si fa in due

come da indicazioni di legge, de-vono sottoporsi a visita medica per il rilascio del certificato di buona salute (sempre con l’esecuzione di elettrocardiogramma) per le attività sportive non agonistiche. Per il mo-mento il solo servizio di “Medicina del Lavoro” rimarrà nel complesso delle Fiorine. Sono state mantenute le prestazioni delle branche con-venzionate di neurologia (visite ed elettromiografie), cardiologia (visite ed esami strumentali), diagnostica per immagini (RMN aperta, eco-grafie, mammografie e radiologia convenzionale) e medicina fisica e riabilitazione (visite, rieducazione motoria e terapie strumentali). In particolare quest’ultima specialità è stata ampliata con disponibilità che coprono tutta la giornata, anche nella fascia del tardo pomeriggio, per facilitare chi lavora o chi ha al-tri impegni durante la giornata. La struttura è aperta dal lunedì al ve-nerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 ; il sabato dalle 9 alle 13. È stato mantenuto anche il servizio di Pun-to Prelievi, sempre in convenzione, attivo il martedì, giovedì e sabato dalle 7.30 alle 9.00.

PIÙ SPECIALITÀ E ORARI PIÙ AMPIA seguito della riorganizzazione, oggi Habilita Clusone eroga nuove prestazioni in regime privato affe-renti alle seguenti branche specia-listiche: cardiologia (con il dottor Tomasoni e dottor Comelli), neu-rologia (dottor Brignoli), urologia (dottor Librizzi e dottor Sozzi), ortopedia (dottor Rocca e dottor Andreoletti), ostetricia e gineco-logia (dottoressa Ermito e dottor Bardi) endocrinologia (dottor Ghi-lardi), medicina omeopatica (dot-tor Maffeis), medicina interna e pneumologia (dottor Agostoni) ol-tre a prestazioni di medicina fisica e riabilitazione, chirurgia generale (dottor Arrigoni), chirurgia vasco-lare (dottoressa Cantini), dermato-logia (dottoressa Manfredi e dottor Noto), oculistica (dottor Fumagalli), odontostomatologia, dietistica e nu-trizione (Percassi), psicologia (Rug-geri), dietologia (dottor Marzii), logopedia (Ziliani) e medicina dello sport (dottor Ventura). Non manca nemmeno la medicina dello sport, organizzata per accogliere, oltre agli agonisti, anche tutti gli atleti che,

IL VENERDÌ? IN ROSANel Poliambulatorio di

Clusone tutti i venerdì è attivo il “percorso donna”:

dalle 14 è possibile effettuare esami diagnostici dedicati alla donna, in particolare

ecografie mammarie e mammografie e se richiesto

in un’unica seduta, con una valutazione completa, evitando così alla paziente

di tornare una seconda volta. È infatti filosofia del

servizio radiologico di Habilita (Zingonia, Bergamo, Sarnico

e Clusone), diretto dalla dottoressa Daniela Arnoldi,

offrire sempre alle donne la possibilità di prenotare in

contemporanea l’esecuzione di mammografie ed ecografie.

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66 Bergamo Salute

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re il Regolamento dell’Unione Eu-ropea numero 1169 del 2011, più noto come Regolamento FIAC, che norma proprio la tipologia di infor-mazioni da garantire sugli alimenti. Le nuove disposizioni si concentra-no ovviamente sull’etichettatura, che deve essere in grado di fornire in maniera chiara e trasparente un quadro informativo completo dei cibi sui quali è apposta, all’insegna della trasparenza e della leggibili-tà. Qualche esempio: scritte sulle confezioni con caratteri più grandi e chiari, indicazioni sulla presen-za di sostanze o prodotti allergiz-zanti maggiormente in risalto, tipi di grassi impiegati espressamente

elencati. Assisteremo, dunque, a numerosi cambiamenti sulle eti-chette dei prodotti alimentari. Ecco qui di seguito una sintesi delle novità più significative.

PIÙ VISIBILI E ANCHESULLE CONFEZIONI SINGOLE Per gli alimenti preconfeziona-ti, le informazioni obbligatorie dovranno figurare direttamente sull’imballaggio o su un’etichetta applicata. Le etichette dovranno essere facilmente visibili, chiara-mente leggibili e, se necessario, indelebili. Le informazioni obbli-gatorie sugli alimenti non dovran-no essere in alcun modo nascoste,

Quante volte di fronte a una pietanza che ci viene of-ferta o a una confezione di

alimenti già pronti, siamo colti da un senso d’incertezza o diffidenza? Perché non siamo in grado di indi-viduare gli ingredienti, perché vor-remmo poter escludere la presen-za di alcune sostanze, perché non conosciamo le qualità nutrizionali di ciò che ci accingiamo a mangia-re. I motivi possono essere diversi, comunque tutti legati alla scarsa o poco comprensibile informazione obbligatoria fino a oggi a favore dei consumatori. Ma le cose stanno per cambiare. Proprio nello scorso mese di dicembre è entrato in vigo-

a cura di ASL BERGAMO

ASL INFORMA CON LE NUOVE NORME EUROPEE, etichette più chiare e complete

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68 Bergamo Salute

oscurate, limitate o separate da indicazioni grafiche o da altri ele-menti in grado di interferire con la chiarezza del messaggio. Per gli imballaggi multipli, contenenti poi articoli incartati individualmente, le indicazioni obbligatorie appari-ranno direttamente sull’imballag-gio multiplo e, se i prodotti in esso contenuti sono destinati anch’essi alla vendita, le informazioni ob-bligatorie dovranno figurare anche sulle loro singole confezioni.

INDICAZIONE DEGLI ALLERGENINell’elenco degli ingredienti gli operatori del settore alimentare dovranno mettere in evidenza il nome della sostanza o del prodot-to a rischio. Per facilitarne l’indivi-duazione, dovrà essere chiaramen-te evidenziato solo l’ingrediente corrispondente a queste sostanze. Se tutti gli ingredienti di un ali-mento fossero sostanze o prodot-ti in grado di provocare allergie o intolleranze, dovranno essere citati nell’elenco degli ingredienti ed evidenziati singolarmente. Gli Stati membri dell’Unione Europea potranno scegliere proprie diverse modalità con le quali comunicare le informazioni sugli allergeni. In linea di principio sono ammessi tutti i mezzi ritenuti idonei a ga-rantire al consumatore una scelta il più possibile consapevole e ga-rantita: un’etichetta speciale, do-cumenti informativi che accompa-gnino l’alimento o qualsiasi altro sistema, da quelli più tecnologici fino alla comunicazione verbale.

PRODOTTI CONGELATIPer questi dovrà essere indicata chiaramente la data di congelamen-to, con l’indicazione specifica di giorno, mese, anno, oltre al luogo di provenienza.

PRESENZA DI ACQUANEI PRODOTTI FINITILa presenza di acqua aggiunta, che rappresenti più del 5% del prodotto finito, può alterare il peso dell’ali-mento. Pertanto, in caso di percen-tuali uguali o maggiori, dovrà essere indicata nei prodotti a base di carne e suoi preparati, anche se in tagli o frazionati in porzioni, e nei prodotti della pesca, siano essi interi, sfilet-tati o tagliati.

È intuitivo comprendere come l’ap-plicazione di queste nuove regole accresca in termini di garanzia il consumo di molti degli alimen-ti che quotidianamente finiscono sulle nostre tavole. Ma non solo. Il percorso normativo intrapreso, che si coronerà nel 2016 con l’obbligo definitivo della “dichiarazione nu-trizionale” completa, ci consentirà anche di poter compiere scelte più consapevoli in termini di qualità de-gli alimenti. La nuova etichettatura potrà essere così un valido supporto alle campagne di educazione ali-mentare basate non esclusivamente sulla limitazione della quantità dei cibi assunti, ma anche sull’attenzio-ne ai valori nutrizionali dei singoli alimenti e sulla loro corretta alter-nanza, così da soddisfare in maniera più mirata i bisogni dell’organismo.

LA LEGGE IN SINTESIIl nuovo Regolamento dell’Unione Europea FIAC, entrato in vigore nel 2011, ma obbligatorio dallo scorso 13 dicembre, rappresenta un vero spartiacque all’interno di un percorso di educazione alimentare che coinvolge sempre più il consumatore, conferendogli un ruolo di consapevolezza all’interno della filiera alimentare. Le informazioni obbligatorie sull’etichettatura saranno più chiare e trasparenti. Gli elenchi degli ingredienti contenuti nei preparati saranno completi. Le sostanze a rischio di allergie o intolleranze evidenziate. La dichiarazione nutrizionale dettagliata, che diverrà obbligatoria dal 2016, completerà poi il quadro. Grazie alle sue informazioni sarà possibile valutare il cibo anche in termini di apporti nutrizionali conferiti al nostro organismo. Tuttavia, pur non essendo ancora obbligatoria, è già possibile imbattersi in tale informativa su alcuni prodotti preconfezionati. È bene allora sapere che dovrebbe comprendere per norma i seguenti elementi: il valore energetico, la quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale. Inoltre, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria potrà essere completata dall'indicazione delle quantità di uno o più dei seguenti elementi: acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido, fibre alimentari, vitamine e sali minerali. Le vitamine e i sali minerali potranno però essere indicati se presenti in quantità significative.

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E FISIOTERAPIAAccreditato ASL – Convenzionato ASL

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70 Bergamo Salute

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MA IN PARTICOLARE IN COSA SI DISTINGUE DAGLI ALTRI APPROCCI?Lo psicoanalista è impegnato nella ricerca continua di una “verità” del singolo uomo, anti-ideologica, an-tiassolutistica, non generalizzabile; nel progetto -oggi realizzabile- di una teoria psicoanalitica che poggia sui dati neurofisiologici (si pensi ai neuroni specchio) dotato di un suo specifico campo di indagine, di una sua strumentazione teorica e di suoi metodi e tempi (la libera associazio-ne, l’interpretazione, l’ascolto del-le tracce dell’inconscio dinamico); nella sua formazione interminabi-le e nel ricorso alla propria analisi personale per una comprensione profonda della relazione con il suo paziente.

È tra le psicoterapie quella sto-ricamente più radicata, una teoria e una tecnica fondata

da Sigmund Freud che, guardata con sospetto o con entusiasmo dal-la cultura, dalla psicologia e dalla psichiatria, secondo molte ricerche indipendenti in U.S.A. e in Europa continua a dare risultati a medio e lungo termine particolarmente ef-ficaci nel cambiamento strutturale del paziente nevrotico e psicoti-co. Parliamo della psicoanalisi e delle psicoterapie a orientamento psicodinamico che da essa si sono sviluppate. E lo facciamo con la dottoressa Daniela Maggioni, psi-cologa e psicoterapeuta di forma-zione psicoanalitica, dello “Studio Associato di Psicologia Clinica e Psicoterapia Maggioni” che, grazie alle differenti specializzazioni dei tre psicoterapeuti che lo costitui-scono, offre da decenni cure di ri-conosciuta qualità in psicoterapia dell’adulto, dell’adolescente, del bambino e della famiglia. Inoltre, i dottori Maggioni svolgono super-visioni cliniche a Psicologi, Psico-terapeuti, Comunità e Istituzioni Psichiatriche e psicosociali.

DOTTORESSA MAGGIONI, COSA SI INTENDE PER PSICANALISI?Il termine “psicoanalisi” si riferisce a una teoria della struttura e del funzionamento della personalità e a una specifica tecnica psicoterapeu-tica fondata da Sigmund Freud nel secolo scorso, imprescindibile rife-rimento culturale, scientifico e cli-nico non solo per gli psicoanalisti.

La sua scoperta centrale, e quindi l’assunto di base della psicoanali-si, è l’inconscio dinamico: accanto e spesso in conflitto con il nostro Io cosciente e manifesto, dentro di noi agisce e vive una dimensione profonda e nascosta, sempre in at-tività, dove si sedimentano affetti, desideri, emozioni ed esperienze, a partire da quelle della prima infan-zia, rimossi ma più potenti, a volte, delle parole e dei ricordi di cui sia-mo consapevoli. L’inconscio non è un luogo del cervello o della psiche, nessuna TAC può individuarlo, ma possiamo ricostruirne le tracce nei gesti inconsapevoli della vita quoti-diana, nei sogni, nelle dimentican-ze, nei lapsus. La terapia psicoana-litica non può cambiare il passato, ma può illuminarlo di senso, rimet-terci in contatto con parti di noi dimenticate o trascurate, aprirlo a nuove possibilità invece che tenerlo imprigionato nelle pieghe dei nostri sogni, pensieri, sintomi e dolori.

REALTÀ SALUTE

STUDIO ASSOCIATO DI PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA MAGGIONI

Psico...che?a cura di FRANCESCA DOGI

Per un approccio alla psicoanalisi e alle psicoterapie a orientamento psicodinamico

LA PSICOANALISI È UNO METODO PSICOTERAPEUTICO CHE SI INTERROGA SULLE CAUSE PROFONDE DEL DISAGIO SOGGETTIVO, COGLIENDO I DIVERSI MODI UN CUI L’INCONSCIO SI MANIFESTA E CERCANDO DI RENDERE CONSCE LE CAUSE DELLA SOFFERENZA. È MOLTO DIVERSA, QUINDI, AD ESEMPIO DALLA PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE, IN GENERE PIÙ BREVE, CHE SI PROPONE DI INDIVIDUARE I PENSIERI RICORRENTI E GLI SCHEMI DISFUNZIONALI D’INTERPRETAZIONE DELLA REALTÀ PER SOSTITUIRLI CON CONVINZIONI PIÙ FUNZIONALI.

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DOTT. DANIELA, MARCELLO E MATTIA MAGGIONI

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72 Bergamo Salute

STRUTTURE REALTÀ SALUTE

Esperienza più che ventennale, servizi personalizzati, tecno-logia, atmosfera “familiare”

ma con tutti i comfort alberghieri di un hotel di alto livello. È con questo “biglietto da visita” che si presenta la nuova Residenza Anni Azzurri San Sisto di Bergamo, progetto pilota di “Anni Azzurri”, realtà che in Italia ha già realizzato oltre 40 case di riposo dedicate alla terza età, recentemente inaugurata. «Questa residenza, che può ospitare 120 anziani con diversi livelli e condizioni di non autosuffi-cienza parziale e totale, nasce per dare risposte efficaci a un’esigenza sempre più sentita nella realtà di oggi: l’assistenza agli anziani» spiega il direttore Johnny Vinella. «I ritmi di vita e la struttura della famiglia moderna non sempre consentono di assistere i propri membri anziani, soprattutto non più autosufficienti, tenendo costantemente conto di tutte le loro esigenze: cure mediche, soste-gno nelle attività quotidiane, bisogni psicologici e relazionali. Il nostro im-pegno è far sentire ogni ospite come a casa propria, prendendoci cura di lui per tutto il tempo di cui ha bisogno, per brevi periodi, ad esempio dopo un intervento o una malattia acuta, oppure in modo definitivo nel caso di patologie croniche e invalidanti (par-ticolare attenzione è dedicata anche alle demenze senili e alla patologia di Alzheimer)». Nella residenza la vita è organizzata secondo orari e modalità propri di una famiglia, così da creare continuità con i ritmi e i valori precedenti. «Per favorire il più possibile questo clima “familiare”,

RESIDENZA ANNI AZZURRI SAN SISTO

Molto più di una casa di riposoa cura di FRANCESCA DOGI

con percorsi che comprendono fisio-terapia, logopedia, psicologia etc. e si avvalgono delle nuove tecnologie, come quelle computerizzate che, at-traverso giochi elettronici, permet-tono di monitorare i progressi nel tempo e calibrare i gradi di difficoltà. E non mancano nemmeno occasio-ni di svago e divertimento, come la tombola, gioco che aiuta ad allenare l’attenzione, sedute di clownterapia e pet therapy fino a lezioni dell’Uni-versità della Terza età.

i parenti dell’ospite vengono coin-volti nel percorso del proprio caro, creando una sinergia che fa bene a entrambi. Questo è possibile anche grazie alla presenza fissa di un’assi-stente sociale il cui compito è proprio quello di agevolare le relazioni e far vivere questo delicato “passaggio” nel modo più sereno possibile». Un ser-vizio personalizzato significa anche questo: mettere al centro la persona con tutto il suo mondo fatto di ricor-di, affetti, abitudini. «Ovviamente la personalizzazione si riflette anche nel lavoro di assistenza e cura, seguito da un’équipe multiprofessionale (che comprende anche un medico palliati-vista e una caposala di rianimazione) che formalizza un Piano di Assisten-za Individuale (PAI) su misura sulle esigenze assistenziali, terapeutiche e sociali della persona». Grande atten-zione è dedicata, in particolare, alla riabilitazione (fisica e/o cognitiva) e al mantenimento e potenziamento delle capacità residue degli ospiti,

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74 Bergamo Salute

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alto livello a quella del paziente po-litraumatizzato alle patologie stret-tamente connesse con l'invecchia-mento. E non mancano nemmeno la dietologia e la medicina estetica per chi tiene non solo alla propria salute ma anche al proprio aspetto esteti-co» conclude Angeletti.

Un punto di riferimento per le terapie di riabilitazione motoria e neuromotoria,

per la rieducazione e la fisiotera-pia e per tutte quelle attività che mirano a correggere e a migliorare situazioni di deficit delle capacità di movimento. È Rihabilita Medi-cal Center, realtà che quest’anno festeggia dieci anni di attività. Nata come piccolo studio di fisioterapia all’interno della casa di riposo Fon-dazione Martino Zanchi di Alzano Lombardo (dove da gennaio tornerà con un punto di fisioterapia dedica-to agli ospiti), da allora Rihabilita ha saputo ampliare e consolidare la propria esperienza stando sempre al passo con i tempi e puntando non solo sulla professionalità ma anche sull’innovazione tecnologica. «La tecnologia, fin dall’inizio, è stata il nostro pallino, il nostro fiore all’oc-chiello» conferma Ingmar Ange-letti, titolare del centro. «Abbiamo sempre creduto nelle potenzialità delle nuove tecnologie, quelle scien-tificamente validate ovviamente, introducendole nella nostra pratica clinica e terapeutica prima ancora che fossero conosciute e apprezzate universalmente. Questo ci ha per-messo, in questi anni, di mettere a disposizione dei nostri pazienti tec-nologie sempre all’avanguardia e ad alti livelli, come la laserterapia di al-tissima potenza, la Tecarterapia o le onde d’urto, solo per citarne alcune, che integrate all’esperienza manuale dei nostri terapisti rendono la riabi-litazione più efficace ottimizzando i risultati e riducendo i tempi di re-cupero» continua Angeletti. E non solo. Grazie al know how acquisito

Esperienza e tecnologia:IL BINOMIO VINCENTE PER UNA RIABILITAZIONE ALL’AVANGUARDIA

a cura di FRANCESCA DOGI

REALTÀ SALUTE

RIHABILITA MEDICAL CENTER

in questo campo, Rihabilita è anche centro di ricerca e sperimentazione per una delle più importanti aziende del settore delle terapie fisiche. Ma Rihabilita non è solo riabilitazione. «La riabilitazione e la fisioterapia sono il “cuore” della nostra attività, ma nel tempo abbiamo inserito altri servizi importanti, grazie anche alla collaborazione con medici specialisti in particolare dell'Azienda Ospeda-liera di Cremona. Inoltre, sono pre-senti due studi di medicina sportiva e cardiologia, strettamente legate tra loro, e altre specialità, come l’ortope-dia, la neurochirurgia, la neurologia e l’urologia. In definitiva il centro offre servizi medici specialisti, una riabilitazione motoria e neurologica a 360 gradi, da quella dell’atleta di

RIHABILITA MEDICAL CENTERDir. San. Dott. Oreste Zoldan

[email protected] Valle, 17

Alzano Lombardo (BG) Tel. 035 515408

340 0528774

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76 Bergamo Salute

ODONTOIATRA AL PASSO COI TEMPI e a portata di sorriso

STRUTTURE

STUDIO ODONTOIATRICO MAGGIONI

REALTÀ SALUTE

Dal bambino con i denti storti all’adulto che ha perso uno o più denti. Un bel sorriso

è importante a tutte le età. E non è una questione solo di estetica. Ma anche di autostima e di benesse-re dell’intero corpo. Aiuta a stare meglio, con se stessi e con gli altri. «Parafrasando una famosa fra-se del grande scrittore Hugo si può ben dire che “il sorriso è il sole che scaccia l’inverno dal volto umano”» conferma il dottor Maurizio Mag-gioni, odontoiatra direttore dello Studio Odontoiatrico Maggioni “Pianeta Sorriso”, diventato negli anni una piccola “clinica dei denti” con tanto di reparti diversi per le di-verse branche odontoiatriche, uno studio polifunzionale dove trovare risposte per qualsiasi problema di denti: igiene dentale, sbiancamen-to dentale, odontoiatria estetica, parodontologia, ortognatodonzia, gnatologia posturale, conservati-va estetica e riabilitativa, chirurgia orale e implantologia, protesi mo-bili e fisse. «Fin dall’inizio della no-stra attività, ormai 30 anni or sono, io e i miei collaboratori abbiamo sempre ricercato questo obbiettivo: riportare il sorriso sul viso dei no-stri pazienti». Come? Con servizi su misura, professionalità, tecno-logie sempre all’avanguardia ma un'attenzione particolare anche alle esigenze economiche dei pazienti. «Grazie all’esperienza e professio-nalità maturata in questi anni, oggi siamo in grado di seguire qualsiasi tipo di paziente e qualsiasi proble-

a cura di FRANCESCA DOGI

matica dall’inizio alla fine con tutte le metodiche più all’avanguardia, con i migliori materiali e attrezza-ture. Ognuno di noi, infatti, è spe-cializzato in ambiti specifici: c’è chi si occupa di ortodonzia pediatrica, chi di ortodonzia per adulti, chi di chirurgia protesica, chi di endodon-zia e così via, tutti professionisti che provengono da importanti ospedali e studi lombardi. L’attenzione al sor-riso dei pazienti, negli ultimi tempi in cui la crisi economica continua a ridurre il potere di spesa delle fami-glie, si è concretizzato anche in ta-riffe più flessibili e nella possibilità di accedere a pagamenti personaliz-zati e rateali in base alle esigenze e alle nuove usanze sociali. Lo scopo è consentire a tutti di potersi curare senza perdere in qualità». Qualità che fa rima anche con tecnologie all’avanguardia. Il dottor Maggioni è stato tra i primi a fare implantolo-gia in Italia negli anni Ottanta e tra i primi, negli anni 2000, a utilizzare routinariamente il laser in odonto-iatria.

DOTTOR MAGGIONI, QUALI SONO I VANTAGGI CHE DERIVANO DALL’UTILIZZO DEL LASER?Molti e diversi: l’assenza dello spia-cevole e fastidioso rumore del tra-pano e delle vibrazioni (ad esempio in conservativa), del bisturi (nella piccola chirurgia) e, nella maggio-ranza dei casi, dell’anestesia locale e dei rischi a essa connessi. La facilità nel trattamento dei bambini, grazie

MENO DOLORESeparare il binomio odontoiatra-dolore non è impossibile. Grazie ai progressi scientifici, infatti, i pazienti possono beneficiare di nuove terapie indolori. Per i pazienti più ansiosi o ipersensibili oggi c’è a disposizione la sedazione cosciente: una miscela di ossigeno e protossido di azoto viene erogata tramite una mascherina sul viso. Si resta perfettamente svegli, ma in uno stato di totale rilassamento e quindi è possibile anche rispondere alle richieste del dentista. L’effetto inizia dopo pochi minuti, sparisce subito dopo la sospensione della terapia e si può quindi tornare a casa da soli.

STUDIO ODONTOIATRICO MAGGIONI

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trattare, priva di sangue, è di facile gestione. Associato alle procedu-re di detartrasi (eliminazione del tartaro) e di scaling (pulizia sotto-gengivale) riduce la profondità di sondaggio delle tasche parodontali e aumenta il livello di attacco “pa-rodontale”. In endodonzia, che si occupa delle malattie relative alla polpa dentale, infine la fibra ottica del laser, grazie alla sua sottigliez-za e flessibilità, è ottimale nella decontaminazione dei canali radi-colari durante le devitalizzazioni (cure canalari). Aumentano note-volmente i successi endodontici e diminuiscono le complicazioni (granulomi - lesioni apicali).

a un impatto e a procedure meno aggressivi e traumatici. L’elimina-zione dell’ipersensibilità dentale e della sgradevole sensazione di caldo e di freddo, anche dopo aver esegui-to otturazioni molto profonde. L’ef-fetto emostatico, coagulante e cica-trizzante: nella piccola chirurgia la terapia con il laser è meno invasiva, evita il sanguinamento, la necessi-tà di fastidiose “cuciture” (sutura) ed elimina complicazioni e fastidi post-operatori (edema, sanguina-mento, dolore, etc.). La deconta-minazione - effetto antibatterico: il laser, riduce il rischio di infezioni e recidive, evitando il gonfiore e l’in-fiammazione che solitamente si ve-rificano dopo un intervento.

E QUALI SONO IN PARTICOLARE LE PATOLOGIE ORALI IN CUI PUÒ ESSERE INDICATO?In odontoiatria si può utilizzare il laser sia per trattare le patologie dei tessuti duri (cura e diagnosi precoce delle lesioni cariose, sbian-camento dentale, desensibilizza-zione) sia per trattare quelle dei tessuti molli (parodontologia, pic-cola chirurgia orale, herpes labiali e afte, endodonzia). In parodonto-logia, che si occupa delle affezioni a carico dei tessuti che concorrono

al “sostegno ed alla fissazione del dente”, il laser, grazie al suo pote-re battericida, riesce a ridurre la quantità di flora batterica sub-gen-givale: decontamina cioè le tasche parodontali e risulta molto effica-ce nella cura della “piorrea”, una diffusa infiammazione cronica dei tessuti attorno alla radice del dente che, nei casi gravi, può portare alla perdita del dente stesso. Nella pic-cola chirurgia orale, utilizzando il laser, si ottiene la diminuzione del dolore, l'eliminazione dell'aneste-sia, del sanguinamento e della su-tura. La guarigione è veloce e priva di complicazioni, il taglio e l’aspor-tazione sono facilitati: la parte da

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MA È UNA TECNICA SICURA?L’uso di qualsiasi tipo di lente a con-tatto è sicuro solo se ci si sottopone a una visita specialistica del medico oculista e a controlli periodici e si ri-spettano scrupolosamente le regole di utilizzo e di igiene indicate dall’ot-tico optometrista. L’uso di lenti per ortocheratologia non comporta rischi sostanzialmente maggiori ri-spetto alle lenti convenzionali.

IN QUALI CASI IN PARTICOLARE È INDICATA?I migliori risultati si possono otte-nere per miopie fino a 6 diottrie; per astigmatismi, presbiopie e iper-metropie ci sono comunque discreti risultati. L’applicazione di lenti per ortocheratologia è controindicata invece in condizioni oculari che non consentono l’uso di lenti a contatto convenzionali.

DOPO QUANTO SI OTTENGONO I PRIMI BENEFICI E QUANTO DURA IL MIGLIORAMENTO?Già dopo la prima notte di utilizzo delle lenti si possono notare risultati. I tempi per ottenere risultati dure-voli per tutta la giornata variano da soggetto a soggetto, a seconda dell’a-metropia da correggere.

Le limitazioni dovute a difet-ti della vista sono spesso un ostacolo alle normali attività

che svolgiamo ogni giorno. Al lavo-ro, nello studio, nello sport, una vista non perfetta può disturbare le per-formance. Si ricorre allora all’ausilio degli occhiali o delle lenti a contatto che però possono provocare fastidi o essere comunque mal tollerati, an-che per motivi estetici. Cosa fare al-lora? Una soluzione è rappresentata dalle lenti per ortocheratologia: si in-dossano mentre si dorme e si tolgo-no quando ci si sveglia. Il risultato? Si vede bene ad occhio nudo per tut-ta la giornata. Ma come è possibile? Ne parliamo con Giovanni e Roberto Viscardi, ottici optometristi di Otti-ca Skandia, negozio in cui è possibi-le trovare una vasta scelta di lenti a contatto per tutte le esigenze, tra cui anche quelle cosiddette a “geometria inversa” usate nell’ambito dell’orto-cheratologia.

COME FUNZIONANO L’ORTOCHERATOLOGIA E QUESTE LENTI?L’ortocheratologia è una tecnica non chirurgica e non invasiva per la ri-duzione reversibile della miopia, di alcuni casi di astigmatismo, di iper-metropia e di presbiopia, mediante lenti a contatto particolari, dette “a geometria inversa”. Si tratta di lenti gas permeabili, da mettere di notte, studiate per permettere un effetto di modellamento del profilo corneale e rimanere ben centrate sull’occhio anche con la palpebra chiusa, senza danneggiare la superficie dell’oc-

DIVERSI STUDI SCIENTIFICI DIMOSTRANO CHE LE LENTI A CONTATTO SEMIRIGIDE GAS-PERMEABILI SONO EFFICACI PER BLOCCARE O RALLENTARE LA PROGRESSIONE MIOPICA SOPRATTUTTO NEI GIOVANI. TRA QUESTI IL “SINGAPORE STUDY" DEL DOTTOR KHOO E LO STUDIO CONDOTTO DAL DIPARTIMENTO DI OFTALMOLOGIA DELL'UNIVERSITÀ DI TSUKUBA, GIAPPONE, CONDOTTI SU OLTRE 100 GIOVANI TRA I 10 E I 12 ANNI.

Lenti a contatto notturne

… E VEDI BENE TUTTO IL GIORNO

a cura di FRANCESCA DOGI

REALTÀ SALUTE

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chio. Mentre si indossano si vede bene come se si portasse una lente correttiva convenzionale. Quando si rimuovono si continua a vedere bene anche a occhio nudo grazie all’effetto di modellamento avvenuto. In prati-ca la lente lascia la sua impronta con-sentendo una visione ottimale anche quando si tolgono le lenti; una volta interrotto l’uso di queste lenti, l’oc-chio, in breve tempo, ritornerà nelle sue condizioni iniziali.

OTTICA SKANDIA [email protected] www.otticaskandia.itVia Borgo Palazzo, 104

Bergamo Tel. 035 238230

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Direttore EditorialeElena Buonanno

Direttore ResponsabileDaniele Gerardi

RedazioneRosa [email protected]

Grafica e impaginazioneCatherine Coppens | Mood Creative Studio [email protected]

Fotografie e illustrazioniShutterstock, Dollar Photo Club, Adriano Merigo

StampaGrafiche Mazzucchelli S.p.AVia Cà Bertoncina, 37/39/41 - 24068 Seriate (BG)

Casa EditricePro.Ge.Ca. srlViale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG)Tel. 035.201488 - Fax [email protected] - www.bgsalute.it

Hanno collaboratoLucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Chiara Lorenzi,Teo Mangione, Giulia Sammarco, Alessandra Perullo

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010Iscr. ROC N°21019© 2014. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L'editore si dichiara dispo-nibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non di-chiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Bergamo Salute anno 5 - n°1 - gen. -feb. 2015 Comitato Scientifico

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista• Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti

Medico Veterinario• Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo• Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione• Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale• Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo• Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra• Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale• Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo• Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa• Dott. Antoine Kheir - Cardiologo• Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa • Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico

Medico dello sport• Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista• Dott. Antonello Quadri - Oncologo• Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo• Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta• Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra• Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e

Riabilitazione• Dott. Massimo Tura - Urologo• Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

• Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell'Ordine

dei Farmacisti di Bergamo• Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo• Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista• Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra• Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo• Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI

I canali di distribuzione di Bergamo Salute

• Abbonamento• Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile consultarla nelle sale d'attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.)• Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

Comitato Etico

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Ricoveri di sollievo

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Attività occupazionalie Pet Therapy

Particolare attenzione viene dedicata alle demenze senili,alla patologia di Alzheimer e alle malattie neurodegenerative.

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