Processo Originale Degli Untori Nella Peste Di Milano - 1839
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P R O G E S S OO R I G I N A L E
DEGLIUNTORI
A 8PBSB DEGLI EDITORI
M.U.CCC.XXX1X
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Co* Torchi di G u r iu T u m
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UMAMSSIMI LETTORI.
V ra le tante raiserie di un secolo male
studiato, che il sig. A l e s s a n d r o M a n z o n i
trasse in luce ne suoi Promessi Sposi,
fu pur quella del Processo degli Untori.DalF economia del suo lavoro il gran
poeta fu costretto a quasi appena accen-
narlo, riserbando pero , come egli dice
Scorsero dodici anni da che quel Ro-
manzo immort&le usci e non fu per
(1) Promessi Sposi Cap. XXXII fine.(2 ) Giugno 1 8 2 7 , benchi colla data del 1 8 2 5.
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anco quella promessa adempita, per
quanto nel sollecitassero i voti onde
FEuropa aspetta tutte le cose sue. Tem-
perd in parte quel desiderio il sig. Ce-sare Cantu, co suoi Ragionamenti sulla
Storia Lombarda , illustrando il *gran
poeta.
Egli pero non pubblico che parte di
quel Processo , si per la natura dell o-
pera sua, si perche anch egli diceva e
credeva imminente la pubblicazione dellaColonna Infame, descritta da quel som-
mo. E)d ora la fama da una parte va
dicendo che tal pubblicazione non illu-
dera piu a lungo laspettazione universa
le , renendo in appendice alia nuova
edizione dei Promessi Sposi, dall altra
molte ragioni fanno temere che sia an-
cora lontana dal becco lerba.
Gomunque sia, per prepararla noi sia-
mo yenuti in determinazione di pubbli-
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care il Processo originate degli Untori. Viabbiamo premesso la parte informativa,
desunta dai sullodati Ragionamenti del
sig. Cant^. Seguono gli atti di esso Pro-cesso ove conservammo 1 ortografia diquel tempo, migliorandone un poco la
disposizione, e apponendo in calce la
spiegazione dei passi latini. Conchiusimocon un altro brano deprefati Ragiona-menti, acciocche i lettori potessero ve-dere 1origine, landamento e il fine di
quel famoso delirio. 11 trarne importantiappiicazioni alia morale , alia civilizza-
zione, alia storia moderna, ed incutere
salutare spavento a chi puo temere che
altre verita sortano, per quanto tardi, alialuce, sara cura del sig. A l e s s a n d r o M a n z o -
n i , della cui opera noi abbiamo voluto
con questa crescere il desiderio, che deh
egli TOglia presto soddisfare!
In tale aspettazione, la vivacita dun
linguaggio originale, la dettagliata infor-
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mazione dei costumi, la drammatica vera
e naturale, i pregiudizii, il dilatarsi di
un grande errore, le conseguenze d un
principio falso, daranno e da interessarsia chi sente, e da meditare a chi pensa.
Milano, Aprile i83g.
G l x E d i t o r i .
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c
F A C T I S P E C I E S
Mncrudelendo in Milano ]a peste, nell estate del i63o,disastri a disastri, an gas tie ad anguitie crebbero in quel gran
travaglio le superstizioni, e principalmente la credensa che
alcuni si fottero cengiurati per propagare il male e met*
tere Milano aflktto al nulla. Di coatoro toccb il Manzoni, e
promise tra ttan i A pieno al trove. Perb chi sa quanto anconsnegher& al desiMri* comune la sua Storia della Colonna It*
fame} F rattanto , importando a molti il conoscerne alcunche, is raccolsi da parecchi libri alcune coie, che esibisco
informi ai lettori; i quali oh come awanno a stupire ed im-parare quando, sotto la penna del nipote diBoccaria, vedranno
queste tradizioni diverse, morte, contraddittorie, staccale, av-ivani, e dirigersi al fine deducare la opinione popolare alia
ragione, alia giustizia I
E credenza antica, per lo meno quanto la peste di Atene
descritta da Tucidide, che la malisia umana giugnesse a tanto
da diffondere la peste ad arte. Quando la ragione sonnec-chiava servft della superstizione e dell autoiilk, o delirava
ebbriata dal fanabsmo, rinacque e si saldb una tale credenza:
Cardano, Martino Delrio, Wieiro, trattatisti di diavolerie, as*
skurano che nel i536, nel Marchesato di Saluzao, fu propa-
gata la peste cogli un ti: vi un trattato de peJte imnufactai
c il Tadini d conservb memoria di molte, diffuse, come crede-
vasi, malisiosamente. Anche nella peste del iSj6 sf ragionb di
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Untori, e raocontarono che un di costoro, in sul venire ctroz*
zato, confessossi reo, e palesb insieme un preservative contro
la peste, adoperato poi col nome di unto dell irapiccato. II 1 2
settembre di qur'lanno, il governatore Ayamonte, avendo sa-
puto che alcune pertone eon poco xelo d i caritit, e per met-tere terrore e spavento al popolo, per eccitarlo a qualche tu-mullo, vanao ungendo con unti che dicono pestiferi e contagiosile porte et i catcnacci delle cate e le cantonate, sotto pretesto
d i portar la peste, dal che risultano mold inconvenienti, e nonpoca alterations tra le gyiti, maggiormente a quei che fa cil-
mente si persuadono a credere tali cose , per ovviare a taleinsolenza, promette a chi ne denunzii gli autori 5oo scudi, ela liberazione di due banditi: e se era complice, 1impunita,
purclid non fosse il capo. Da questa grid*, ripetuta poi il ig
del mese stesso, ben appare come fosse poco piu che il so-
spetto di un insolenza, non di una tanta reita. E convien cre
dere che non a^quistasse piede, giacch il l^erta, il Giussano,
A Bugato, altre memorie di contemporanei, t t o ne fanno puroenno.
Peri) 1 ignoranza progrediva merci le cure di chi vi aveva
interesse, e i fiutti di quella sono sempre gli stessi. Fin dal i6a8j
la cattolica maesta del nostro re, con paterna premura, aiea
mandate lettere 1 senato e al Iribunale della sanila milanese,
annunziando come dalla Corte sua foisero fuggiti quattro Fran*cesi, ( i Francesi allora faceano mplta paura ai nostri padroni)
scoperti di voler infettare Madrid con unti pestilenziali: stes*
era dunque sullawiso se mai capitassero in questi paesi(i).
Poco dopo arriva in Milano all osteria dei Tre-re un Gero-
lamo Bonincontro, veslito alia franoese e civile negli atti; e
iccome allora il passaggio delle Iruppe faceva nascere paura
peste, cost egli lascia intendere d avere certi suoi specific^ co quali cinque anni innanzi area fatto del gran bene
nella terribile peste di Palermo (); e sfoggia ample altesta(i deaignasaero
aotori del duperato coniiglio -gran re e i loro ministri, e la
IdkU iei indignaaioae accagionasae quelli, che forae pifii che
altr\ ompjaugeano la noetara aciagura. Ed era *ooe comune
cbc jjdem onio congiurasae cogli uomini per icpopolare il
fMW. Su di che ( i sempre a J&ipamonti che parla) crederli
o a m crederli, io riferirb i portenti che si ipargerano. Cor-i m dunque fama che il diavolo o th m in Milano tolto a
pigione una casa, otb eraii posto a fabbricare e diflbndere
BDgwnti. k aentirli, ri aapeano dire che casa era e di cui: edm o raccontava, che trorandoai un di in piazza del Duomo,
vide una carrozsa a aei bianchi caralii e gran corteggio, t aedutori uno di grandaspetto, ma burbero quanto mai,- git
occhi infocati, irto i crini, minaccioso il labbro. 11 quale fat-
togliai dappres'so, *i aoffermb, lo fece m ontare, e dopo varii
giri e rigiri lo menb ad un'abitazione, cbe.partTail palazzo
di Circe. W miato 1' ameno e il terribile s qui hioe, b tene-bre, altrove deaerti, gabinetti, boschi, orti, caacate dPaeqba:inline mucchi doro. Dai quali gli permiae di lavarne tanto che
fosae pago, purchA rolesse apargere dellunto. E avendo ricu-aato, ai trob al luogo atesao ondera atato levato. . . . (a). *
Ma dopoche ai ritenne che il diavolo vi desse mano,
entrb quella stupida e roicidiale negligema, che &figlia c^lta
diaperaziooe: poi un indagare le cause di effetti aognati, e
u s panico lerro re: fin i pih intimi si schivaTano lun laltroc
ne aolo del Ticino e dellamico si nvera in aoapetto, ma fin*tra marito e moglie, tra fratelli e fratelli, Ira padre e figliuo-
li: e il letto, e la mensa geniale, e che che ai ha per santoiacuteva apavento. . .
(i) Dt Pott 1. II.(a) Quetto fatto ti racconUvi non da tutti a un modo, che sarebbe
ua Lroppo singolar privilegio della faToU.
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Chi non (a il caco del senatore Caccia T al quale il serro
(chiamaTati il Farleta) offr una m attina un fiore, n appena
quegli il fiut, ne contrasse il contagio a la morte. A Voi*
pedo di Tortona ti trovarono sette untori, ohe furono morti
sulla ruota : e attorno a quel tempo 'si scopersero ivi presa*
le macine da mulino unM te, sulla coi macchie fregata del
pane, datolo mangiare alle galline, subito morirono d il*
lividirono. Una' mosca che forse Vera potata t u , fenqptti
nellorecchio di un ta le , gli caus senz altro la morto. Aa-'
tooio Croce e G. B. Saracco di Gttadella deposero con gin*
ramento, che un carpentiereTar vicino ammalato, di fitta nottesent andar alcuno per oamera, sebbene fosse chiusa la prta.
Mi levai (coti linfermo) a guardare, ed etti: lzati e ci se
gui ; V fuor di citt un magnate che ti dar vasi da unger
la vicinanza, e navrai in compenso salute e vigore. Intanto
mi esibivano debei danari, e li faceano suonar sulla tavola.
F ra ci sentivo tentennare e scricchiolare il letto, tirarmisi la
coltrice e le lenzuola, ondio stava inorridito. Ma poich in
sistevano etsi, chiesi loro chi fossero. Mi risposero : Ottavio
Sassi. Io rifiatai^ e tosto ogp cosa s dilegu: solo rimase
sotto >1 letto im i. lupo che mugolava, e tre gattoni alle prode
che lavano versacci, finch apparve il di.
Anche Carlo Girolamo Somaglia (i) narra avvenimenti simili,
come a non dubitarne. Due che col fiscale Giuseppe Fossatiusavano in carrozza verso Novate, smontati ad un macello, fu
rono untati e morirono. Gio. Curione, servidore desto Somaglia,
mentre andava olire pei fatti suoi, accortosi daver unto il man
tello s lo gett, vide gli screi, addit il reo, che fu menato
^n, ma non seppui il castigo perch in prigioni molti mori-
rono prima che la Giustizia facesse la dovuta dimostrazione.Un altro giovane che gli stava in casa, unto mori entro >4
ore. Fa altrove raccontare al senator Laguna d'aver esami
nato un untore, che confess come un tale gli avea dato on
vaso e tre lecchini, promettendogli che tornando gli daria
i4
(i) Atteggiamento dello stato di Milano p. 4gf.
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altro danaro. Colo! fee* la pron ui domestic! saoi (sui do-
mesticil) poi sui n d d lf che.di dorlo morirono. Condottosi
f in f l i in cerca dell'ynicoNlal danaro, piu nol Irovb. Non
aatante scguitb ad impiastrafe per una certa Tolutta che upmmlera, come do' cacdatori che, non cepitando selvaggine,
tirano qualche volta ad uccelli da nalla; Poichi cinsegna un
altro (i), che la dia&olica fattura eras ta le , che chi prtso neveniva eon fhrle il primo conteruo, terndva tal gusto e diietto melfandar tuUando, che umano piactpc, sia qualsiyoglia, non2possibile se li agguagli.
Due illustri e benemeriti scrittori Muratori
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unse. Si sa del resto che questa non t la priraa peste falta
per u mana malizia : ne la cosa & intpossibile ad eflettuar-
si, bencht difficile assai: come dicesi degli alchimisti che
tiam utan o i m et a ll i, ma co n inesplicebile fatica lavoian*
dovi intorno tutta la vita. Negli untori saggiunga la ma
il lizia dei demouii, ch e sempre avversi agli uomini, spin gon o
ed amm aestrano al misfatto che loro procaccia messe d'ani-
m me e di corpi. Poichi mentre i magistral! cercavano gli untori, trascuravano le cure necessarie. Qu esto pub acqui-
star fede alle unzioni. Ma d altra parte, non si potea tanto
miracolo finire con ricchezze private : nessun re o principe vi fo rm roba o potere : neppur mai trovossi il capo e lau -
tore di questi unti. Ed gra nd argome nto a non crederv i
il vedere cessare di per se un delitlo , che dovea durare
sin all'estremo quando fosse stato diretto ad un fine deter-
minato. In ques t intradue c om e venire a capo del vero ?
Militari violenti , lascivi , parte nostri ma i piu foresti er i,
nojati dal rigido impero, dal tenue soldo, dalle faliclie, dall e
*> fami durate, si disse ch e cominciaron o a mulinar qualche
lerm ine d e' lo ro patimenti : ed ajutante il diavolo , inven-
tarono le unzioni, i cui elementi portarono forse dai luo-
ghi slessi, ond era venuta la peste. Da alcun tempo ancora
andava per Lombardia una brigata di uomioi facinorosi,
vanlatori di delitti, spadaccin i, che senza ne guadagno ne
> punto d onore, sfidavano chiun que valesse nell e armi. Ne
e novita che gli sceilerati, per sottrarsi al patire, ricorrano
al delitto: Catilina vel dica. Ma che questi untori fossero
> i peggiori viventi che mai, appariva dal loro mod o di nio-
rire, poiche sprezzando ogn i soccorso delle anime , anehe
sotto la mano del boja, duravano a negare. Un d'essi, colto proprio in sui fatto, e con dotto nddiritturn alia forca, visto
un carro ov erano i monatti misti ai ca dav er i, slrappossi
i a qtiei che lo menavano, c di un sallo bakb in mezzo a
quclla turba pestilente , come in sieurissimo ricovero fra
buboni e raaicm, ove ncssuno avrebbe ardito stendere la
mano. Ma preso a sassi c schioppeltate, fu rotto in mo llc
iG
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parti, e sulla bara stessa carreggiato alia fossa. Del rcsto
land fatti, le condanpe successe, I'atrocita dell'influenza,
appena lasciano dubitare del fatto delle unzioni. Cosi it
Cwdinale.
Qu el lo perf> d ie piii desta meraviglitr si e il vedere com e da
que&to ilelirio andassero presi i raedlci, e lino il T adin i. Egli
che de'priroi avea gridato contro il venire dellinfausto esercito
tedesco, egli che primo avea ricon osciuto i casi di peste dis se
minata nel paese; egli per cui istanza fin dal I11 ottobre an*
teeedente il tribunate di sanitu avea tnesso quel di provvisione
ulT avviso affinche, crescendo la peste in Fr an ci a, in Fiandra, in Germania, e gia penetrando neGrigioni ed a Poscliiavo,
la tenesse lontana di qui con J e rro , fu o c o ,fo r c a : egli, eol
Sel la la suo maestro, preso a perseguitare dal popolo perdu:
sostenevn che era la peste ; egli che per ufTicio e per zelo
ne avea segni to passo passo prima le tracce sparse poi le
gigantesehe ; egli che avea veduto le ragioni del crescer di
quell a nel mancar di pr ov iden ze , nel l ostinaz ioue del volgo
a n on crederla, nell aver raccolti gli afTamati al lazzarettu ,
nella malizia dei monatti che ad arte lasciavano cadere ccnci
e cadaveri per le vie e nelle ease, ne l casligo di Dio perchc.
ho rm ai s i vedeva pcrsa la ragione, il giudilio, la p ru d e n za ,
la carita nelle creature, egli divenne de piil caJdi a so-
stenere ch e la peste era diffusa dalla perversita degli untori.
Talmente si t rovava fondata, cosi egli , I'opin ione del volgo
e della plebe c della nobilta, die queste unzion i non fossero
solamcnte pcstilcnli, ma ancora vi concorresse Varte diabolica
p e r distrucre non solamcnte la cilia , m a lulto lo sta lo . . , c!u:
ogn i nolle p er il spa zio di tre rnesi si vedcvano w ile rnollc
conlra de della cilhl che era cosa d i stupore c meraviglia non sape re dove s i falb ricasse lanta
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fi'tio publico, ciascuno non le facesse. M a quello che ci con*
fe rm a va concorrerc V arte diabolica in queste ontioni c che
ogni nolle no n solamente si trovavano rinfrescate le untioni
nelle medesimc case de lla nolle antccedente, m a accrcsciute d i
gran lunga la su bsequcn te. . . E t che sii la vcrild non si pu o
negare che il Podcsla di M ilan o un giorno non facesse cow
durre net Tribunale della Sani ta d ied fu r b i , d' ela in circct
d i 12 in 14 ann i, li qua li confessarono a viva voce che ogni
matlina erano condo tti a ll' ojfellcria, ct doppo bene mang iato
et bcvuto, andavano ongendo le personc ehe si trovavano nel
V er za ro , con unguento, che g li era dato d alcunc personc che
si trovavano ad un hora d i no lle in quelle case che si dicono
7/iattc al bastione, con 4 0 soldi per ciascuno, et jatta diligcn
za la sera medema per farg li prig ione, non si ritrovorno. Den
e vcro che vicino a l bastione se gli trovh un tale Giovanni
Battista , che della parente lla ])er degni rispetti non *i nom i
tia, ct condotlo prigione , men tre si tonnentava re.stb sopra lacorda strangolato da l dem onio, ct quegli f igliuoli fur o n o fr u
stati, di pnoi banditi da tutto lo sla to , . . ,
JVh solamente rcsto nella cillcl d i M ila no, m a i i allargo nel
DucatO in incite tn re ct villc p er causa delle qualiju rn o presi
alcuni delinquenti et con dan na li alia liuo ta, et in particolare Un laico setvila et un altro d i S . A m brosio ad Nernus , percsser caso n olorio , fu rn o pre si con dctlo u ng uen to, ct messi
a lia lortura confessorno averlo ricepulo d a eerie personc fo
rasticri p er f a r m orire alcuni suoi ne m ici, dove poco tlopo
fu rn o ancor essi condannali alia morte.
In questo tempo non f u M edico ale uno nt> persona intelli
gente che havcssc senlimCnto diverso di queste untioni pes tilen -
li, che non fossero con arte diabolica fabricate: rnentre per lemoltc personc le qu ali morivano a lia sprovista senza segni
csterni, senza comcrcio da loro saputo di conlagio, concludc
vano tutti per necessity csser stati unti e non altrimenti.
S ' aggiunse di p iu che, oltre I' unguento pestilcnte e vcncfico,
ja bbncavano ancora una polverc della inedcsima natura c oua
lita, la qua le sp^rgzvano nclli vasi d e ll acqua bcncdctta , pi
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gh'ata d a l popo lo nelle chiese et ancora n clli luoghi della po
vertOt, dove si trovavano caminare con li piedi ignudi , atta
candose alle mani el piedi , havcva lanla fo rza che incontinen
te qu elle m isere creature s ' infiUavano et m orivano in brcviuXdi tempo. D op o tnolli altri esem pii vien c a narrar di se
ites&o, ch c -vide, in contrada di s. R afae llo, un iurfunte a ca-
vaJIo, che destramente spargeva detta polvere, ma accortosi
d essere scoperto, fugg'i a rotta di co llo : di due zitelle di An*
lonio Vailino da Caravaggio, che nel prendere 1 acqua santa
in chiesa dei Servi per segnarsi, vi scdrsero qualchc polvere
galleggia nte j e lVa 4o ore roorirono ( i ) , e d" allrc due do n- ne ch e, giunte alia chiesa delle Grazic, trafelanli dal cainini-
no e dal ca ld o , bevvero dell acqua santa, c poc o dopo uc
morirono.
C er lo vi parru mirabile co m e si torte con seguen ze polcsse-
ro tirarsi dai fatli, p er adoperar li, invece di utile ammaestra-
mento, a rincalzo del lc superst izioni. Cost 1 accorr ere di tanta
genie alia ch iesa dclle Grazic era naturale che, pel contatto>
accresces se il male: ma no; doveasi dire che un untore, tra-
vestito d a frate, era stato v e d u to , in is cam bio di quel l olio
m ir ac ol os o, porvi dell unto suo ( 2 ). In quclla 6consigliata
processione fatta I' 11 di giugno e ne l concorso per otto d*i al
Du om o a visitarc s. Carlo, Ta di ni vedeva una ragione di ere*
see re i l male s ' i per la folia esse nd o nel piil caldo della sta
te, si pel commercio colic pcrsone infette, si pel camrainare
coi pie scalzi e riscaldati sopra te vie sporche dalle reliquie
de frequenti cadaveri: pure doveasi spiegare la ruortalilii cre-
sciuta colic polveri veneliche. U n altra volta, al i5 di luglio,
* appiccb un incendio, corse voce che fosse un* arte de Fra n
ces'! nascosi fuori per sorprcndcre la cilia : onde un dar ul-Iarme, un terror panico, un accorrere, un affbllarsi, c cresceie
le mort i s'i pe l contatto , si perche ogni popolare effcrvesceuza
( 1) Ne l la peat* di Palerm o del iG x { , s5 , sG erai i to l la 1 acqua
tanta da l le p i le , com e r c ico lo de l contag io ,
( 1) La Cr oce p. 47- T u tl i i lalli
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s v i l u p p a c e r e s c e l e e p i d e m i c ; m a a n c l i e a l l o r a si d i s s e t u t t o
q u c s t o e s sc re s ta t o u n a t r a m a d e gl i u n t o r i p e r a v c r c a g e v o -
lez za d e l l o r o i n f e r n a l e p r o p o n i m e n t o ( 1). D ei p r o c c s s a t i , a l -
c u n i m o r i v a n o f r a i t o r m c n t i , gl i a l t r i d u r a v a n o p r o t e s t a n d o s i
i n n o e e n t i f in a l i a n i o i i e ; e q u c s t o s ' a v e a p e r p r o v a d e U e s s c r
c o l o r o d a t i a l d i av o l o ( i ) . P o v e r a r a g i o n e !
D o p o t u t t o cii>, m i c l i ie d c t c f o r s e q u e l c h ' i o e r e d a d e l f a t t o
d i ta l i u n z i o n i I V c r a m c n t e , a s e n t i r l o a s s e r i r e d a t a n t i c o m e
c o s a v e d u t a p r o p r i o d a l o r o , t r a l t a n d o s i d i u n g i u d iz i o d i
i m m e d i a t a , a s s o l u t a p e ic e z io n e , p a r r e b b c u n s o v c r ch i o d i c r i -
t i ea il d u b i t a r n e . M a c li i f a ce ia r a g i o n e a l ia n a t u r a d e l l ' u o -
m o e a ll ' o s e u r i t a d e i t e m p i , r e s t a c o n d o t t o a n c l i e p i n in l a
d e l d u b b i o . P e r o c c h e I u o m o , q u a n t ' e p i u g r o s s o l a n o l a n t e
p i u e r e d u l o : q u a n t e p i u p a s s i o n a l o t a u t e p i u p r e c ip i t o so n e i
g iu di zi i: e q u a n d o a c c a d e u n a m c r a v i g l i a , p i u e g r o s s a , pi ii
a g c v o l m c n t e 1-i si c i 'c d e , c o g n u n o , a l m c n o p e r a m b i z i o n e ,
p r e t e n d e e s s e r n e s t a t o t es t i m o n ie s . C l i e s a m a i vi p o n e s t e
m c n t c , i f a n e i u l l i n i q u a n d o si ie c e r o a l c u n m a l e . son t u t t a fi-
n e z z a d i a p p o r r e a q u a l c h e c a s o la c o l p a p e r i s c u s a r n e se s t es si .
A n c h e i l p o p o l o , f a n c i u l l o a d u l t o , p e r n o n d o v c r d i re io
c o n t r a s s i il e o b t a g i o c o l l a v e r e t r a s c u r a t e le d e b i t e c a u t e l c
I r o v a v n c o r o o d o 1 i n e o l p a r n e u n i n e fl a b il e m a l i g n i ta . A g g i u n g i
1 i s t in t o d e l l a c u r i o s i t a c h e v o r r c b b c t r o v a r l e r a g i o n i , v a -
d a t t e a l m o d o s u o di v c d c rc : a g g i u n g i la p c r p c t u a i n c l i n a -
z i o n e d e l v o l g o a s e o r g c r e la m a n o d e l l ' i n i q u i t a n e l l e s ci a-
g u r c , p e r c h e s e n t e n d o t r o p p o d u r o il d a r di e o zz o c o n t r o
Q u e l l o c h e c o n a r c a n a b i l a n c i a i b c n i c i m a l i s c o m p a r t e ,
(i) T
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v u o l p u r t r o v a r e q u a g g i u u n r e o , c o n l r o c u i s f og a re il d i s p c l to
d i p a t i m e n t i c h e n o n c r e d e d i in c r i ta re .
C h e s e a q t ies t o i n o d o d i v e d e r e p r o p r i o d i t u t t i i t e m p i
( e v o i n ' a v e t e i n p r o n t o e s e m p i i v c c cl ii e n u o v i ) s i n t r e c c i u o
a l t r e a c c r c d i t a t c i l l u si o n !, d i f fu s e, r a d i c a t e , c l a b i t u d i n c d i n-
c a u t e c r c d e u z e e d i o s s cr v a z io n i t r a s c u r a t e , c h i m i s u r e r k l a -
b i s s o o v c p u b g i u n g c r e I u o m o ? G r a n l e zi on e a co l o r o c h c
l i a n n o p o t e r e s u l l o p i n i o n e , agl i s c r i t t o r i p r i n c i p n l n i e n t c , ai
m a e s t r i , a i p r e l i , d i n o n l a s c ia r 1 e r r o r e n e p p u r la d o- ve p a j a
i m i o c e n t e , p e r c h e l en t o s t e n d e le s u e r a d ic i a d a n n o d el le
u ti li p i a n t e , e i f r u t t i s o n o s e m p r e i u n e s t i s s i m i . E a p p u n t o inq u e l l ' e l a il d e s i d e r i o d c m p i e r e c o n g a g l i a r d e s fa ti sa zi on i il
v u o t o , a b b o r r i t o d a l l a v o lo n t i i , c h e r c s l a v a n e l l e f a n t a s i c p e i
f a l l i t i i n te r e ss i g e n e r a l i , l a t e r r i b i l e v i c i s s i l u d i n e d i s f o r t u n a t i
e v e n t ) , Ja m a l iz i a d i c h i p o t c v n , a v c a n o r i c o n d o t t o g l ' I t a li a n i
a q u e l p a n t o , in e u i , c o m e f an ei ul li , f o s s e r o g u i d a t i c o l l a u -
t o r i t a e l a c r c d u l i l a n o n c o l l a r a g i o n c . I n o g n i p a r t e d e l s>>-
p e r e , m i s t e r i i : f i lo so f i, l e g g i s ti , t e o l o g a n t i a g i u r a r e 6 u l l a p a -
r o la d e l m a e s t r o : r i m a n e r e c o n l e n t i a c a u s e r i d i c o l e : o g ni
f c n o m c n o s p ie g a to c o n s o p r a n n a t u r a l i c a g io n i , m i r a c o l i o p r e -
J ti gi , s a n l i l a o d i a v o l e r i a : i n s u l t a t a o p u n i t a l a r a g i o n c q u a l -
T o l ta r i v c n d i c a s s e i d i r i t t i s tio i. B a s t i l ' a c c e n n a r e l ' o p i n i o n e
d e l l e s t r e g h e e d e l l a m a g i a . I t e m p o r a l i , l e m a l a t t i e u n p o
c o m p l i c a t e , l a s tc r il i l a d e c a m p i o d e l le d o n n e , f in q u e l n a -
t u r a l i s s i i n o e l l e t to d e l l ' i t in a m o r a r s i , v o l e a n o a t t r i b u i r s i a m a -
l i g n o s g u a r d o , a fi l t r i , a m a l i c. G i a a v e te p o t u t o v e d e r e i n
q u e s t i r a g i o n a m e n t i l e p r o v e d i t u t t o c i b : e d a n e h e 1j i fol-
l e t l i e r a u o st a ti v i sl i c oi p r o p r i i oc el l i: t c s t i m o n i i o c u l a r i a v c a n o
n o t a t o il t a lc e il ta l c n e l le t r e g e n d e ( i ) : i t r i b u n a l ! , l e p c r -
( ' ) Vi ricn rda lc di Bcnv ennto Cellini. Oll re i liliri di Mreijlie-
ria cilati , e capolav nro in lal r il C n m p t n d i u n m a l t f i c a r u m
pa to a .Milano noi ifiofi. Fr a le u>3 l'n lle di papi re la tive n il irn|m-.i-
z io nc , vanno di st in te i q i i e l l a di Innuren zo V 111 nel
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sone p i u e l ev a te n ' e r a n o c o n v i n t c t a n t o , d a s e g u i t a r n e p e r
un p a j o d i sccoli l e g a ll y o r r i b i l i , n o n intcrrottc carncficine ;
v i t t i m c o g g i d ' i c o m p i a n t e , non chc dai g c n c r o s i p o c l ii , m a f in
d a q u c l l i c l i c d i s p r e z z a n o altrc v i t t i m c , cadute v o l o n t a r i e a l *
l ' a n t i g u a r d o d e l l a r a g i o n e p r o g r e s s i v a . Che s c o g g i n c s s u n O j
s c n o n f o r s c qualche d o n n i c c i u o l a ^ crcdc vi s i c n o s t a l e l e s t r e -
t;hc, l i cn c l i e il f a t t o s i a a s s c r i t o d a t a n t i , b c n c l i e t a n t c lab-
b i a n o e s se s t e s sc c o n f c s s a t o ni t r i b u n a l ] , n o n p o t r e n i o a n c l i e
n o i crcdcrc c li c f o s s c r o d el tu t t o u n s o g n o q u e l l e u n z i o n i V
Trovar u n a p a r c t e i m p i a s t r i c a t a , n u l l a di p ii i facile m a s s i m e
a l l o r n . Chi l a v i d e l o d i s s e : m i l l c a l t r i a s s c r i r o n o a v c r l o ve-d u t o anche l o r o : i l fa t t o c o r r c n d o per le bocchcj m i s t o a l i o
s p a v e n t O j i n g r o n d i s c c : si v a r i a u o le c i r c o s t a n z c cos'i d a p a r c r e
diversi i fa l t i ecco t u t t o . Che s e si v o l c s s c crcilerc al-
i n c n o l a p r i m a u nz io nC j a t t r i b u c n d o l a a b u r l a o d a l t r o , c o m e
p o i s p i c g a r c q u e l l a c o n t i n u a z i o n c ? c o m c i l n u m c r o q u a s i in -
f i n it o di c a s e u n t e o g n i n fo ttc ? o v c si h i b b r i e a v a t a n t a m a
t e r i a ? c h i a r d i v a d i f fo t id u r l a e i n tal c o p i a d o p o c h e v c d c a n s i
d a t i ai p i u c r n d c l i s t ra zi i q u c ll i c h e a p p c n a n e r a n o s o s p e t -
t a t i r c i 1 E p p u r c a n c h e q u c s t e co se s o n o t u t t c a t te s t a t c c o n
a l t r c t t a n t a a s s c v c r a n z a . ( i )
scf t ic le der Medecin 8 . i 3 ) q. que l la d i Leon X ne l i5 a t ovc si d ice
r l ie cos to ro , f r a n i t r e nefa nd i ta , ami uazz ano f igl iuo l i pe r f a r lo ro so r l i -
I cg i. 3 . q u e l l a ili A d r i an o V I . d i r r t t a n e l i 5 d 3 a l l ' I n q u i s i t o r e d i Co m o ,
ovc d i r e esser s i t ro va te mol t o p er s one che si p ig l iano a s ignore i l d ia-
Yulo . e eon ineantaz. ioni offe mlo no i giuin en li , i f r ul l i ee. 4> quoll a
d i Si s to V n e l i i 8 f i co n l r o la G cn tn au z ia , l d r o m an z i a , A e r eo m an z ia ,
l ' i r o in an z ia , O n o m a i i7 i a , C l i ir om a i iz i a , N e r r o m an z i a , co n t r o ch i fa
p a t to co l l a m o r l e d e s c r iv en d o c i r co li e s cg n i ecc. S. 0 q u e l l a d i G r e
gor io XV nel i6 a3 , ovc si assr r iscc r l i r dai cos tor o n ia lcf ic i i, sc ancl ie
n o n v en g a l a m o r t e , n e s e g u o n o m a la l l i e . d iv or z ii , s t e ri l it a e cc. P iu chn
tu l le lc l eyg i e le bo l le g iovu a ip c rd er e a f la t to que s la r azza il 11011
c r ed e r v i .
( i ) N c s s u n o c h e s ia s c n s a io p i w n e g a r e n o n s ie n o s e g u i tc q u e s t *
U n z i o n i d i c e n t i n a j a d i cni
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l i Se poi ci fo sse stato ancora chi non cretlessc esscr qu cg
unli un'arte diabolica, vennero i padri del S. UfKizio dell'In-
quisizione ad annunziare al presidente A icon a to, siccome il
tal d'l appunto era stato da essi prefinito al de mon io perche
cessasse ogni suo potere soyra il popo lo milanesc ( i ) : pa
role, dice il Ripamonti, che sembrano togliere ogni dqbbio
sugli unti, essendovi interposta Tautorita apostolica, ch e non
pu6 ne ingannare ne essere ingannata (a).
Q u an d ancbe fosse provato cbe i governanti siano sempre
i piu retti pensatori, no n yi farebbe rneraviglia il yederli cn-
trar an ch essi a due piedi neliu credenza degli un ti , e cosial risen timen to istintivo del pop olo aggiungere quello dclibe-
rato de lla legge. Fin sulle prim e il Senalo cxcellentissimo non
rcslava m arc ogni diligenza bcnclte straordinaria per rilrovarc
l i m alfallor i, acci'o si potessero castigarc, e per le.vare ancora
taiito lerrore die seguiva per la ciuii quan do fosse anco faUo
per burla o per spavento del popolo (3).
II tribunale d ella sanita poi pubb licb il s egu ent c editto :
Avcndo alcuni tamerarj e scellerati avuto ardire di an-
dare un ge nd o molte porte delle case, diversi catenacci di esse
e gran parte dei muri di quasi tut te lc case di questa cilta,
con unzioni parte bia nch e e parte g ia ll e, il che ha causato
negli animi di questo po polo di Milano grandissimo terrore
e sp ave nto , dubitandosi che tali untuosita siano state fatte
per auincntare la peste chc va serpendo in tante parti di que-
sto stato, dal ch e po tendon e seguire molti mali effetti cd in-
convenienti pregiudiciali alia pub blica sa lu te, ai quali do-
yendo gli signori Presideoti e Conseryatori della sanita dcllo
stato di Milano per debito del loro carico proredcre, hanno
risoluto per beneficio publico e per quiete e contolazion c
degli abitanti di questa cit ta, oltre tante diligenze sin qui
d ord ine loro usate per raetter in chiaro i d el in qu en ti, far
pubblicare la presente grida.
( i ) Per chc non far prima l ' int iw ata a colui ?
(3) Rip. D e P i i t c 1. 1 .
(}) Tadini 11J-
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C o d la quale promettono a ciascuna persona di qualsi-
voglia grado , stato e condiz ione si sia che nel termine di
giorni 3o prossimi a venire dop o la pub blicaz ione della pre-
sente mettera in chiaro la persona o le per sonc che hann o
co mm esso , favorito, ajutato o dato il man dato, o rcccttato, o
avuto parte o scicnza ancorche minima in cotal dclitto,
scudi 2 0 0 de danari delle condann c di questo T ri b u n al e: e
sc il notificantc sara un o dc complici, pui che non sia il prin
c ip a l , se gli promette 1'inapunita, e parimentc guadagnerii il
suddetto premio.
E d a questo efietto si dep utano per giudici il sig. Ca-pitano di Giust izia, il signor Podesta di questa citta ed il
sig. Auditore di questo tribunale a quali o ad uno di essi
avranno da ricorrcrc i propalatori di tal delitto, quali volcndo
saranno anco tenuli segrcti.
Dato in Milano l i 1 9 Maggio i63o .
M . A h t o j h u s M o n t i u s Praeses.
J a c o d u s A u to m iu s T a x u b o s Canccll.
Aperti dun que ce nt occhi per iscoprire i rei de ll unzione,
si credettc liuaimcute avcrli trovati.
24
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PROCESSUS CRIMINALIS
e o n u
DON JOANNEM GAETANUM DE PADILLA
et ceteros
impinctos de aapersione facta Mediolani
TJnguenti pestiferi
anno kdcxxx
PARS OFFENSIVA
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C v h instrucretur processus contra nonnullos reos de
unctionibus pestiferis in hac Civitate secutis, emerse
runt iwnnulla inditia contra Don Ioannem Gaie-
tanum de Padi l l ia Equitem S. Jacobi, et Dttcem
Equitum in hoc Dominio Mediolani , qui ob id fu itdetenUis, ct iiissu Senatus reus constitutus de man-
dato dato Jo. Stepha.ni B aru e llo , mediante pecu
nia, ad conficicndum, etdispargeiidum, pro extinctione
populi, unguentum pestiferum, qui suas fec it defen
siones, de quibus nunc definitive agitur.Agitur quoque de Carolo Yedano , appellato il Te-
gnone, pariter detento, et reo constitute, quod ad cffectum prce die turn fuerit mediator ad ineundam ami
citiam inter dictum Dow Ioannkm , et n. q. Io. Ste-
puanum Baruellum , qui fassus fuerat se ungtien
tum pestiferum iussu died Don Ioannis confecisse,etiam mediante pecunia, quodqae, de eoad effectum il
lud disseminandi per hanc Civitatem, diversis personis
tradiderit.
Item reo constitute, quod parentes baculo percus
seritj qiu pariter suas defensiones prccstitit.
Agitur etiam de Francisco Griono , appellato il
Saracco etiaYn detento, reo constituto de aspersione
dicti unguenti, mediante pecunia 3 qui nullas defen-
siones fecit.
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El denique dgitur de la. Baptista Sanguineto
campsore, reo constituto dc submiriistratione pecu
niarum ijs} qui dictum unguentum disseminaruntj qui
pariter pr&slitit defensiones.E t res sic se habet ulz. ()
( i ) Instrucndosi processo contro alcuni rei di unzioni pe*
stifere fatte in quesla citta, emersero alcuni indizii contro
Don Giovanni Gaetano Padillia^cavaliere di San Giacomo^ e ca- pitano della cavalleria in qu esto stato di Milano, il quale per
ci5 fu arrcstato , e per co man do del Sena to costituito reo
d ' aver non danaro dato incom benza a Giovanni Stefano Ba-
ruello di fare e spargere un unguento pestifero, per istermi-
nio del popo lo. Egli fece le sue di fe se , delle quali or si tralta
la definitiva.
Trattasi pure di Carlo iVedano detto il Tegnone , egual-
mente arrestato e costituito re o , perchi} al prenunziato cf-
fctto sia stato mediatore dell'amicizia fra il detto Don Gio
vanni e 1' ora defunto Giovanni Stefano Baruello, il quale avea
confessato d aver fatto I un gu en to pestifero per com ando di
esso Do n Giovanni, anche m cdian tc danaro: e d'averlo dato
a diverse persone ad oggetto di disseminarlo.Lo stesso c pure ioiputato d aver bastonato i 6uoi geni-
tori, del chc pure esibi le difese.
Trattasi anche di Fran ces co G riono, detto il Saracco, pure
arrestato e reo costituito di aver asperso col detto un guento,
mediante danaro; il quale fecc alcune difese.
D a ultimo trattasi di Giovanni Battista Sangu ineto ban-ch ie r e , imputato d'aver somministrato danaro a quelli che il
predetto ungue nto dis seminarono , il qual pure oflVi discolpc.
Cosi sta la cosat come si vedra.
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l63o. DIE SABBATI 2 2. MtNSIS IUNIJ.
Cum Ercellentissimus Senatus intellexisset, die an
tecedenti fu isse in vico la Vedra de Cittadini nun-cupate, pestiferum unguentum disseminatum Egr. Ca
pitaneo Iustitife mandavit, u t iilico se informaret prce
cipue (I Sacristano Ecclesife Divi Alexandri edocto 3
prout incontinenti ad dictum Sacristanum se contu
litj et ab eo intellecto id fuisse verian3et quod prce
cipue imputabatur de tali unctione quidam gener ob~
stetricis Paulce sanitatis Commissarius, ad dictum vi
cum della vedra nuncupatum pariter se contulitj et
ibi infrascripta vidit, ac fe c it ulz. (').
Entrando nella detta strada della Vedra de Cittadini
dalla parte verso il Carobio, si h visto Ja muraglia a manodritta di quelle case furaata in diversi luoglii alto da
( i ) Avendo 1 'eccellentissimo senalo inteso qualmente ieri
nella via detta la V edra de" C itta d ini, fu dis seminato 1 un
guent o pestifero, coma nd 5 allegregio capitano di giustizia, che
sub ito s informasse, principalmente dal sacristano della chie sa di S. Alessandro informalo. II quale incontanente si recb ad
esso sacristano, e da lui udito c he cib era vero, e che prin
cipalmente veniva imputato un genero della Paola c o m a r e ,
coramissario della sanita, si recb parimenti alia co nt ia da dell a
Vedra, e vide quanto sotto.
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terra circa an brazzo ct mezzo, et entrando nella porta,
dove stanno li Tradati, si h vista la muraglia fumata
sotto Iandito di quella, tanto da una parte, quanto dal-
1' altra in diversi luoghi.Di pih si b visto, che la muraglia intorno alii uschij
della barberia di Gio. Giacomo Mora, posta sii 1 altro
cantone della delta strada della vedra de Cittadini verso
il Carobio, h stata imbiancata di frcsco tanto quanto dura
la longliezza di dctta muraglia, et questo per levare altre
ontioni, che erano sopra essa muraglia, et fu detto da
diversi, che erano iv i , che quelli luoghi fumati, erano
cosi per haver dato il fuoco a quelli luoghi, dove si era
trovato ontato di onto tirante al giallo, come attestano
in effetto csso Sign. Capitano et Notaro, d' haver visto
nelli luoghi abbrugiati alcuni segni di materia ontuosa,tirante al giallo, sparsovi come con le dcta.
Quibus via is, examinavit ipse D. Capitaiicus Ilor
letisiam Castilioncam uxorem Alexandri Tradati, qua:
cum iuramento
Dicit (*), hieri mattina circa le due hore di giorno
trovassimo li muri dell andito della nostra porta imbrat-
lati di una certa cosa gialla, et in grande quantity, si
che li dassimo il fuoco con della paglia, ma Nicolo mio
ligliuolo disse che non bastava, perchc bisognava anchc
piccar il muro, ct sendo in quel mentrc concorso ivi gran
ijuantiti de donne, fu detto, chc era stato visto a ongcreil Commissario genero della Comadre Paola , et anche
( i ) Lc quali cosc viste, esso Sig. Capitano csamiiio Ortcnsia
Castigliona, mogliu d Alessaudro T rad at i, cliu con giui a-
mento dice:
3o
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tier* te a flgliuola del Sargcnte Bono disse, che pa stato
da lei uno cognato di detto Commissario & eomj&uidar-
li, che tacesse: chi sij poi detto Commissario, io non lo
conosco, nfe so perche ongesse, s6 bene, che fri le altre,che dissero, che era stato detto Commissario, che haveva
onto, fii Iappellata la Rosa, che sti sopra quel portico,
che traversa la Vedra, et dissero, che questo segul circa
le olthore.
S. g. r. salvo ut supra, non tamen etc. annorum
20 in circa. Successive etiam
Eocaminata Cattebina uxor Alexandri Rosccj tes-
tis nominata, cum iuramento
lnqui t (i), hieri mattina, che di poco erano sonate le
otto bore, io ero nella mia camera, una delle stanze, che
traversano la stradd, detta la Vedra, et viddi venire unoda verso il Carobio, qual era incappato di cappa nera,
con capello giu nelli occhi, et haveva in mano una carta
piegata al longo, sopra la quale mctteva le mani, che pa-
reva, clic scrivcssc, et viddi clic si fece presso alia mu-
raglia delle case subito voltato il cantone, venendo dal
Carobio k mano dritta, et viddi, che k luogo &luogo ti-
rava con le mani dietro al muro, per il che mi venne pen-
siero, che fosse uno di quclli, che & giorni passati an-
Javano ongendo, et viddi, che teneva taccato le mura-
glie pure della parte dritta, sino alia casa di S. Simone,
( i ) (S. g. r. >uol dire super generalibus recte, c ioe che i i -
sposc bene sulle domaode general!, da cui soglionsi princi-
piar i costituli . L e altre son form e ootarili. ) Avea ao anui
circa, success ivamcnte fu esam inala Caterina mogl ie d'Ales-
taudro l lo iu , tcsliuionio uom inato , che cou giuramento disse.
3i
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dove habitano li Tradati, ct poi viddi, che tornft indie-
tro, et volto verso il Carobio, et nel voltar il cantone,
s incontro in unhuomo, qual io non conosco, et viddi,
che costui lo saluto, et io poi dimandai a detto huomo,chi si fosse detto tale, et lui mi rispose , che era uno
Commissario della Saniti, et io dissi a questo tale, e che
ho visto colui h fare certi a tti , che non n il piacevano;
subito poi si divulgo questo negotio, et uscessimo, et si
viddero imbrattate le muraglie ili un certo onto, che pa-
reva grasso tirante al giallo , et in particolare quelli del
Tradate dissero, che havevano trovati imbrattati li rauri
dcllandito della sua porta.
A d alias ait(i), fu visto ancora detto Commissario da
Ottavia moglie del Sargente Bono, la quale dice di co-
noscere quel tale, che fu salutato da detto Commissario,il qual Commissario io in faccia non lo potei compren-
dere, mk era huomo di grandezza commune, vestito di
sargia nera, con uno capello al quale cascavano le ale
nel volto, ne se li vedevano arnic alcune.
S. g. r. annorum 5o. in circa.
O c t a v i a d e P e h s i c i s uxor Hicronjini Boni3eadcm
die tanquam nominata cxaminata cum iuramento
A it (J), hieri mattinaalle otto hore levai, et ine 11 au-
dai alia fenestra della camera, che guarda supra la stra-
da, et viddi uuo vestito di nero, che veniva da verso il
Carobio, et doppo passato il portico, che e sopra la slra-
(1 ) A d a l l r e d o m a n d e r is p os e .
( 2 ) D i c i r c a 5 o a u n i . O l l a v i a d e P e r s i c i , m o g l i e di G c m -
l a m o D o n o , l o sl es so g i o r n o e s a a i in a t a , c o m e u o i u i n a l a , d e
p o s e c o n g i u r a m e n l o .
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da, viddi, che si ferm6 in fine della tnuragBa del giar-
dino de Crivelli, et viddi, che costui haveva ana carta
in mano, sopra la quale misse la mano drittt, che pa
re va, che volesse scrivere, e poi Viddi, che levata lamano dilla carta la fregd sopra la muraglia di detto
giardino in un luogo dove era un poco di bianco, et ci&
fatto, viddi, che and& verso il corso di Porta Ticinese.
Chi si sij poi detto tale io non lo s6, ne lo conoscerei,
perchfe in volto non 1 hb visto, mi %huomo piu tosto
grande che altrimente, con uno capellaccio con falda
grande, che li cascava sil glocchi, et era vestito di on-
garina, (eraiolo, et calcette neri. D iems, doppo, che co
stui fu contrapassato, una donna chiamata la Rosa, che
st& sopra detto portico vedendo un malossaro da legne,
che sUi nella casa del Rastello li dimando chi fosse dettotale, et lui li rispose, per quanto lei mi disse, die era
uno Commissario.
Interrogate se sk k che effetto questo tale fregasse di
quella mano sopra il jnuro, Respondit, doppo iu tro-
vato onte le muraglie, particolarmente nella Porta del
Tradate, et viddi poi, che con paglia accesa andavano
abbrucciando in quelli luoghi ove si era visto onto, et
viddi, che quel tale fece quell atto qualclie due volte in
un istesso luogo, et poi ritornd per dove era venuto.
S', g. r. annorum 60. in circa.
Examinata etiam A n g e l a d e B o n i s fd. Hieronjrmi testis nominata cum iuramento
D icit('), hieri mattina circa le died hore mi levai dal
( 1) Di 6 0 anni circa. Esaminnla anche Angela de Bonis e il (1-
glio Girolamo, (estimonio nominato, con giuramento rispose.
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letto, et dalla finestra viddi gran donnef che erano per
strada, et f t detto, che erano state imbratfate le muragUe,
e cosi venar i basso, et viddi alia nostra porta , che so-
pra la muraglia vi era una cosa gialda, che pareva, chein duoi luoghi vi fosse stata buttata su con un deto, ct
viddi, che con paglia accesa andavano la gente abbruc-
ciando li muri dove dicevano, che vi erano di questi
imbrattamenti, et mia madre disse, che haveva visto uno
vestito di nero, che irabrattava, et noi facessimo piccar
via la calcina, ink chi si fosse quello vestito di nero, che
imbrattava non llio inteso, et circa verba, sibi dicta &
dicta Mathceo concordat cum matre.
S. g. r. annorum 20. in circa.
Examinatus supradictus Petrus Martyr Puuckllds
quon. Am brosij, lignorum praxeneta, u ts. nominatuscum iuramento
A it (), hieri mattina Icvai alle sett' hore, et mezza,
poi andai alia prima Messa di S. Celso, poi alia Piazza
del Castello passando per la vediy de Cittadini.
A d alias ait, quando passai per la detta Vedra, pote-
vano essere otto hore et mezza in circa, et ivi in
detta Vedra scontrai uno vestito di nero, che non s6 se
sij Commissario, o Paradore, il quale saludai, et ello mi
rese il saluto, et ^ magrotto, di statura alta, con barba
rossa, vestito di ongarina, et cappadi saglia nera, t un
capello nero alia francese di quelli, che si usano adesso,ma come habbi nome io non lo s6 , so bene, che sti al
(i) Sulle parole dettegli da ello Matteo, concorda colla ma*dre. D anni circa 30. Etaminato il sopraddetto Pietro Mar-tire Pulicello del f i Anbrogio, sensale di legna, come sopranominalp, ruponde con giuramanto.
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Tqrcfaio dellO ^ o al Carobio, et doppo ana donna, che
era ad una fenestra mi dimando chi era quel tale, et io
U ri&posi, che lo conoscevo di vista, et die ety commis-
sario, b sia paradore, et essa mi disse, che Ihaveva Vistotrigato () D, et che li haveva dato un poco di sospetto, et
poi andai per li fatti miei, et ritornato 1 casa circa le
diedotto bore, sendo in casa mia, sentei di faori in stra-
da donne, che facevano fncasso, et dicevano, che erano
state onte le porte, et che si era scoperto, che quello, die
le haveva onte, era stato un Commissario, et nomina-
rono uno Gulielmo, et frl un hora in circa passb un
carro, che andava 1 tuor m orti, et sentei, che le donne
dicevano, che qaello, che era con il carro era quello Gu-
lieluo, siche andai alia finestra, e viddi, che quello, che
era con il carro era quello medemo, che io havevo in-contrato, et saludato la mattina.
Interrogatorse passando lui per la Vedra de Cittadini,
vidde le muraglie imbrattate.Respondit, non li fed fantasia, perche fin* all'bora non
si era detto cosa alcuna.
S. g. r. annor. 4^ in circa dicta die.F uit detentus Guluclmus CoMsnssARros, et inconti-
n e n t facta ditigenti perquisitione , tam ponies eum ,
quam in eius domo, nihil ad rem fu it compertum, et
prcecipuk nulla quantitas pecuniarum. E t cum super
venisset D. Auditor d ixitt ipse D. Auditor fiusse consimile processum ab Octavio Suario ex eius
ordine, in quo inter alios examinatus fu it die 11.
Iu lij Thomas G rillus, quon. Francisci ex habi
t - 35
(i) Fcrmo.
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tdtoribus in sedanine dicti Gulielmi*suo iuramento,
D icit0), adesso detto Guglielmo A il Commissario,et per questo &sciiivato da tu tti, anche da sua moglie,
et dapoi, che h Commissario, viene &casa alle due, ettre hore di notte, et hieri mattina levo su tra le sette, et
otto hore, et trovai, che era apertt lai porta della casa,
et la camera di detto Gulielmo era chiusa, che ciredo
che.lui fosse gi& uscito di casa, per che Don lo viddi piu
fiino hieri sera alle due hore di notte..S. g. r. annorum ao. in circa.
Die 22. eiusdem Iu n ij, et comm DD. CapiL lust;
et Auditors
Constitutus quidahi homo infrascriptce qualitatiSj
idz (). Unhuomo di stalura grande, magro,'cOn barba
rossa assai lunga, capclli castani scuri, in camfoa dalmezzo in sb, con calzoni di mezzalana mischia stracciati,
calcette di stamo nero, et ligazzi di cendal nero, qui
cum iuramento
: Jnquitj.it) mi chiamo Gulielmo Piazza, figliuolo di
Domenico, et habito in Porta Ticinese nella Paroc. di
(i) Di circa anni 46- Lo stesso giorno fa arrestato Gugliel-
mo commissario, e subito fatta diligente ricerca sopra lui,
come in sua casa, nulla fu trovato in proposito, e princi-
palmente nessuna quantity di danaro. Ed essendo sopravve-
nuto il signor ascoltante, disse esso signor ascoltante essersi
fatto un consimile processo da Ottavio Suario di quellordine,
nel quale fra altri fu esaminato ai, aa di Luglio Tomaso
Grillo del fu Francesco, abitante neDa stessa porta di Gu-
glielmo, che con giuramento disse.
(a) Di circa ao anni: il aa Giugoo, in presenza dei si
gnori Capitano di Giustizia e auditore, fu coslituito un uomo
dell infrascritta qualita.
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*7
S. Pietro in Caminadella, ciofe al Torchio dell' Oglio, ethabito insieme oon mio padre*
In terrogate dicit, h6 anche un vestito di saglia neraf
di scotto, do& una cappa, et un' ongarina ktoga, et h6anche un capello alia polacea, et anchb hd tin feraiok) dipanno caviiino.
A d alias dicitj alii 46 del mese di Maggio, coihindai& far il Commissario: sopra la S&niti per fin* seqnestrtr
su gl infetti, farli coodur- via, et anche Far condor vui It
morti di peste con li earn, comraaBdando alli taonati,'
et ad altri, et quest ufficio lo faccio per Porta Ticinfcsfe;'
insieme con duoi altri Commissarij, mi prima di fer il
Commissario attendevo &scartezar filisello.
A d alias aitj la forma del mio vivere, doppo che sono
Commissario h questa; alia mattina levo ad un'hora, 6due di giomo, et havute le denuntie deUi Antiani vadoi
provedere secondo il bisogno, et alia sera saranno setn-
pre cinque, b sei hore di notte quando vado h casa, et
mangio in una camera k basso, perchfe, doppo che sono
Commissario non prattico con li miei di casa.
Interrogatus dicit, hieri mattina levai dal tetto, cheerano piii de nove hore, poi andai &tuor su la nota delli
amalati di Porta Ticinese ciofc andai al Carobio, da
S. Lorenzo, poi a S. Michele la Chiusa, dipoi andai s i
dietro al fosso trk il molino delle armi, et.il Ponte di
Porta Ticinese poi in CittadeUa, poi in Yiarenna, et poitornai al Carobbio, dove poi commisi alTApparitore, che
andasse pigliar li carri, et poi andai al Lazaretto.
Interrogate con che habito usd di casa.
Responds havevo 1 ongarina, et il feraiolo di panno-
cavdlino, perche pioveva, et sin o i sera andai con detto
feraiolo.
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Interrogate coo chi parlo hieri mattina.
Bespondit, parlai con alcuni, che vennero i chia-marmi.
. A d alum (licit, hieu non steti nella Vedra de Cilia*dini se non una folia, che erano piu de.dodeci hore, e
vi steti con li Signori Deputati della Parochia.
InterrQgaUu ait, Sig. sL, che detta Vedra hk uno pas-
sadizzo, cliela traversa, dove vi stanno dplle persone, il
qual passadiizo hk .delle fenestre, mknon mi raccordo,
die hieri mattina vedessi alcuno &dette finestre, et quan
do vi passai era tardi.Interrogate se hieri mattina fit salutato da alcuna
persona.
Bespondit* io non lo so.*
Interrogate, se hieri mattina fit salutato da alcunoalia ponta della contrada della Vedra de Cittadiqi
Bespondit, Sig. nb.
Interrogatus elicit, Sig. si, che so dove h il Pasqnaro
di S. (iprenzo, ma no& so, che ivi vi habiti alcuno ma-
lossaro da legna ,-se non fosse uno malossaro da legna,
chiamato il Spagnoletto, quale non s6 come habbi nome,ma h piccolo.
Interrogate, se. conosce un Pietro Martire Pulicello
jnalossaro da legna.Respondit, Sig. n6.
Interrogate, se si, che siano stati trovati alcuni im-brattamenti nelle muraglie delle case di questa Citti,par*
ticolarmente in Porta Ticinese.
Bespondit, mi non b s6, perdhfe non mi fermo niente
in Porta Ticinese.
DettoU, che hahitaodo lui in Porta Tictqese come
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dice, et sendo Commissario di Porta Ticinese et pratti-
cando per Porta Ticinese, non i verisimile, che non sappi
se vi sij alcana noviti, particolannente in materia di
qoesti ontumi, sendo anche cosa, che appartiene al soouffido.
Respondit, se mi stb sempre fuori di P itta Ticfciese
i far condur via morti, et amalatlDettoUj che he anche questa fc scnsa bastante, tanto
pn!i essendo di necessity dipraticare in Porta Ticinese se
non fosse per altro, ahneno per 1 occasione dandar rao-
cogliendo li morti, et amalati.
Respondit, h perche vado poi via far li fatti miei.
D ettoliy che dal processo appare^ che hieri mattina fu-
rono onte le muraglie delle case di quests Citti in di-
versi lnoghi di Porta Ticinese per la qnal causa furonoaccesi Atodu, et abbrucciati in diverse parti dove si sco-
privano tali onti; il che h cosa poblica, non solo per
Porta Ticinese mil per tutto Milano, e pero dica per
qual causa nega cosa tanto notoria, non admettendoli la
scosa , che non prattichi per Porta Ticinese, volendo la
nggione, che per il dotdicilio, et per 1*officio vi pratti
chi piii, die in altre parti della Citti.Respondit, non dico, che non praticassi; dico, che
non 1 hd saputo.
Dettoliy che hi detto liberamente di non pratticare per
Porta Ticinese, e pero dica perch& neghi cosa tanto chiara,et tanto notoria.
Respondits dico, che pratticavo per Porta Ticinese,
ma di questi onti non s&, n& ho intesd cosa alcuna.
Ad aliam a it, li Deputati con quali andai hieri alia
Vedm de Cittadini li conosco solamente di vista, ma non
di nome.
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4
Redargutus dicit, io s6 bene dove stanno, et conosco
il Sign. Giulio Lampugnano, che sta ancora lui nelh
contrada di S. Simone.
E i dido, che non h verisimile, che non sappi li loronomi, e per6 dica per qual causa mostra di non saperin.
Bespondit, k perche non 1*
D ettoli, che dica la veriti per qual causa nega di sa-
pere, che siano state onte le muraglie, et di sapere come
si chiamino li Deputati, che altrimente, come cose inve-
risimili, simetterk alia corda per haver la veriti di que-.
ste inverisimilitudini.
Bespondit, se me la vogliono anche far attacear al
collo lo faccino, che di queste cose, che mi hanno inter-
rogato non ne sb niente.
E t sic semper sine prceiuditio conuioti, et iurium Fisco acquisitorum, et ei prius reiterato iuramento etc..
fu it torturcB subiectus, qui dum retineretur in ea ele
vatus acclamavit pluries (0 : ah per amor di Dio
V. S. mi faccia lasciar g ii, che dird quello, die sb.
E t cumesset in piano depositus d ix it, non so niente
V. S. mi facd dar un poco d acqua.
E t cum persisteret, che non s& niente;fu it denuo
in. eculeo elevatus, et in ea per satis spatium tempo
ris retent us, nihil emersiL Quare fu it depositus, dis
soiutus, et reconsignatas etc. animo etc. (a).
(i) E cosi sempra seoza pregiudizio del convinto e dei di-
ritti acquistati dal fisco, e piik volte ripetulogli il giuramen-
to, ec., ec.j fu sottoposto alia tortura: il quale mentre in essa
era tenulo sollevato, pift volte esclamb.
(i ) Deposto al piano d iu e, ecc. E penistendo . . . . fa
di nuovo elevato nel tormento, e trattenutovi per ahhat m a
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4.i -
DU 25. nilSDEM.
Senatus ExceUendss., auditis M agnif. Prceside
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mattina alli a i .' del presente, li Antiani, dbe sono sotto
la mia cura mi portorno delle denontie, et de vivi, et
de m orti, segno tale, che ne feci portar via quinded
de 1morti, et dosi a rra de vivi, et le denoniie leportano oiica le tr bore di giorno, cio alle tuldeci
bare
Jairrogatxuj *eprima d'haver dette denutrite rauxko di casi
Respondit, alle nove fa ore partei 1 visitare li sequestrati , delle quali visite ne feci parecchie; ma non s il
sumero preciso, n li nomi.
Ad alias ait, cominciai le dette visite alle colonne diS. Lorenzo, poi S. Michele la chiusa, poi' k S. Pietroio Campo Lodegiano, poi venni dietro il fsso, poi andai
in Cittadella, poi in Viarenna, poi al Lazaretto, et sempre andai con lapparito.
Interrogato, se sotto la sua cura vi sotto altri sequestrati.
Respondit, ve ne sono nella contrada di S. Simone,nella contrada del Gambaro, et al Carobio.
Interrogato, che dica liberamente, che feraiolo portdetto giorno.
Restpondit, un feraiolo di panno
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ii feraiolo di panno cavdlino, unongarino di saglia nera,
et il resto era quello, che not trovo indosso.
Interrogate, che dica liberamente la veritk, se detto
giorno di Venerdi alia mattina porto il feraiolo di saglia.Bespondit, Sig. nb, portai quelb di paano sino alia
sera.E i dieto , cbe pure-si legge in processo, cbe aRa mat-
tina porto il feraiolo di saglia nera, et die si mut6 di
feraiolo, etpart& quello carelliuo.Bespgndit, dico,che n*n lo portai quello di saglia.
A d alias oat, Sig. si, die 1uffido mio vuole, cbe io
porti sempre meco un libro, b altra cosa da scriyerli
sopra.
Interrogate, se qudla mattina di< Yetterctt Baveva seeo*
il libro.Bespondit, nan lo s6 dire k V. S. non mi raccordo.
Interrogate, se 1*attioni, che fece quelia mattina rioer-
corno scrittura.
Bespondit, Signor sL
Interrogate, per qual caiisa donquehi detto, che non
si xaccorda dhaver haruto seco il libro.
Bespondit, kpercbe ne fed la memonia con uAo
quintemetto di ereta, die porto, et poi il doppo disntre
li reportai in quinternetto.
D ettoli, perchecausa portando
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- 44 -Ad aliam ait, io non ho occasione di far visite nella
Vedr de Cittadini, perche non vi altro, che una casa
serrata dalli deputati della quale non ne ho preso nota.
Dettoli j per qual causa non h tenuto nota di dettosequestro, havendo obligatione per luffidio suo di tenerla.
Respondit, perche io non lo sapevo ne anche, etquelli Signri mi menorono l per far menar via un* in
fetto, et tr al Lazaretto.
Interrogato, se di detti infetti hebbe alcuna deuontia.Respondit, l kavr havuta laltro Commissario, et poi
saranno venuti da me farli menar via, come occorre
molte volte.
Dettoli, perche causa fi questo non potendo per lo-bligatione dell ufficio, menar via ne infetti, ne morti se
non h prima il giudicio.Respondit, gl* Antiani . dicono
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satis spatiztm temporis retentus, semper negavit atittd
scire, et propterebJitit dissolutus, et reconsignatus etc.
mimo etc. >
Verum die 26. Iun ij et coram Egr. D. Auditorsfu it iterum dictus Pldtea intro ductus, et ei prius de
lato iuramento veritatis dicendce fu it ei dictum, per
dictum D. Audiiorem (0,
Che dica conforme & quello, che estraiudicialmente
confess^ &me alia presenza anco del Notaro Balbiano,
se sa, chi &il fabricatore delli unguenti con quali tante
voile si sono trovate ontate le porte, et mura delle case,
et cadenazzi di questa Citifr.
Bespondit, a me lhi datto lui 1 unguento il Barbiere.
D ettoti, che nomini detto Barbiere.
Bespondit, creddo habbi nome Gio. Giacomo, m i nons5 la parenteUa, ma habita sik. la ponta della Vedra de
Cittadini, che non ne ve sono daltri.
Interrogate, se da detto Barbiero, ne hi avuto 5 pocoo assai di detto unguento.
Bespondit, me n& h i datto tanta quantity come po-
trebbe capire questo caramale, ostendens atramentarium
( ) Allora, tempre senza pregiudizio, come topra, fu con-
dotto al luogo del- tormento, raso in prima e vestito cogli
abili della curia, ed ivi rinnovatogli il giuramento di dir laverita, fu lottoposto al tormento del canape, secondo la menle
del senato, ed anche alzato sulla tortura, e per abbastanzatempo tenutovi, sempre negb taper altro, e percib fu sciolto
e riconsegnbto, ec. ec. con animo, ec. ec.
II a6 di giugno poi, in presenza dellegregio signor Audi-
tore, fu di nuovo introdotto esso Piazza, e datogli prima il
giuramento di dir la verita, gli fu detto da esso sig. Auditore.
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parvum Notarji quorum imtiarum. trium in circa, (*)
et giallo, duro come T oglio gelato di Unguento.
A d atiam ait, Signor si, che detto Barbiere h mio
amico di botuft, et bonanno.Interrogate, con qual occasione detto Barbiere li
diede detto onto.Respondit, passai di lk, e mi chiamo, e mi disse: b i
poi da dam un non so che, et dimandandoli io die cosa
era, mi disse, che era non so che onto, et io dissi, Si si
verr6 poi &tuorlo, et cosl da li k doi, >trfc di me lo
diede nd passando , et quando disse di darmdo ero per
.contro alia sua bottega, et lui era con tr&, o quattro
persone, quali adesso non h6 &memoria chi si fossero,
ink m'informaro da Matteo fruttarolo, che vende gam-
bari al Carobbio, che all hora era con me, che saprkdire chi erano, el quando disse, che haveva tal onto da
darmi fu di sei, o otto giorni prima della mia detention^
et era passata lAve Maria della sira, che poteva essere
mezhora, o un hora di notte, et due giorni prima, chio
ontassi li ndla contrada della Vedra de Cittadini, come
gik V. S. hk visto, ricevei 1onto da detto Barbiere,
quale me lo diede mentre passai dalla sua bottegha la
mattina avanti il disnare, in uno vasetto di vetro rotondo.
Interrogate, che cosa li disse quando li consign^ detto
vasetto di onto.
Respondit, mi disse, pigliate questo vasetto, et un-gete le muraglie qui adietro, et poi venete da me, che
haverete una man de danari, et io li dimandai, chi mi
luvrebbe datto tali danari, et esso rispose ve li daro io.
(i) Mostrando il calaiaaio piccolo del Notajo, che pub tener
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Cosi pigliai 3 vasetto, et lo misi inessecntinU Venerd mattina'seguente.
Interrogato, se detto Barbiere li dine per die cusa
faoesse ongere.Respondit, non mi disse niente; m'immagino bene,
die detto onto fosse velenoso, e potesse nuocere alili corpi
Immani, poich la mattina seguente mi diede un acqua
da bevere, dicendomi, che mi sarei preservato dal veleno
di tal onto, come in effetto io la bevei, qual acqua po
teva essere un onza, et mezza, due in circa, et non
era ne bianca ne torbida, et mi pareva lambicata, e me
la diede sii lusduo della sua bottega, d ie risponde al
Carobbio alla mattina circa le otto bore, et l proprio la
bevei subito, et era in una am poiina di vetro, Subdoli,
ex se 0), se lui ne fa incetta di quelle cose.Interrogatus dicit, quando detto Barbiere mi diededetta acqua, mi disse, che la bevessi, perche haveva virt
tale, che mi havria preservato dal veleno di quell onto,
et dalla peste.
Ad aliam ait, non h avuto altronto, che quello hdetto, ne h onto in altri luoghi, che l, dove lo dispen
sai tutto, che f Venerd mattina, come ho detto.
Interrogatus dict, il vasetto nel quale era detto ontolo buttai via l nella Vedr de Cittadini sotto il porti
co, che traversa la strada contro il muro della parte del-
lhostaria, et si ruppe in cento fangaglie.Ad alias aits vedendo l 'effetto credo, che detto Bar
biere facesse detti onti, et acque mal fine, che poi li
fcbrichi di suo capricio, overo persuasione 4* altri, io
non lo s, come anche non s, eh altri ne fakricano, ne
(') Soggiungendo fra s.
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che altri n&abbino liavuto da detto Barbiere , et se k
sapessi lhavrei gii detto, mi h ben sicuro, die si com
ne ha ditto a m e, ne habbi datto ad altri ancora, cioi
me l'immagino vedendola quantiti delli onti sparsi pala Citti, -perchfe havendo io ontata la Vedra de Cittadini,
et pure essendo ontata la Citti in tanti luoghi, et tante
volte, bisogna'per necessity che da altri sij stata ontata.
Interrogate, che dica li luoghi precisi, dove lot ontd.
Respondit, cominciai ad ongere poco lungi dall'usdiio
della bottega di detto Barbiero, che guarda sii la detta
Vedra de Cittadini andando giil per la Vedra verso il
ponte de Favrici, et poi ungei fino vicino alia porta dd>
1*hostaria vicino al luogo dove Saracco tiene li cavalli
da vittora, et poi tornai indietro sotto detto portico on-
gendo, et poi sotto il medemo portico buttai il vasetto,come hi> detto.
Interrogate* se detto Barbiere assignt) klui constitnto
luogo preciso da oftgere.
Respondit, mi disse , che ungessi H nella Vedra de
Cittadini, et che comindassi dal suo uschio, come fed
cosi circa le otto hore.
Interrogate* se quella mattina, che ungfe come hadetto incontr6 alcuna persona che lo saludasse.
Respondit, fui incontrato, et salutato da uno malov
saro da legna, che sta su 'I pasquaro di S. Lorenzo, et
questo non lh& mai potato dire sc non adesso.Interrogate, perch* n0n 1 hi potuto dire altra volta.
Respondit, io non lo s6, ne so i chi attribuire la causa
se non &qudlacqua, che mi diede da bere, perche V.S.
vedda bene, per quanti tormenti m'hanno datto non hopotuto fdir niente.
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A d alias ait. Signor no, che non hi> mu havuto dal
detto Barbiere li danari, che mi h i promesso, ne ntaiglie
Vhi> ricercati, penphe non ho havuto tempo, slando che
1effetto segul fl Venerdl, et il Sabbato fui preso.D ettoli, perche causa non ha detto quests verity pri-
ma d adesso.
Respondit, io non lh6 detta, perche non ho potuto,
et sg^fossi stato cent anni sopra la corda non havrei
mai potuto dir cosa alcuna, perche non potevo parlare,
et quando mi veniva dimandato alcuna cosa circa questo
parti cola re, mi fugiva dal cuore, che non potevo re-spondere.
E t fu it reconsignatus* etc. etc.
Incontinenti p ro f. D . A uditor aecessit ad apothe
cam suprascripti Barbitonsoris Jo. lacobi, sitam su-per angulo vici Cittadinorum, iUaque sim ul cum eius
filia in dicta apotheca reperto fpnbos detineri iussit*
qui tonsor d ix it('), s6, che h Vfenfcta per quell onto;
V. S. lo vedda li, et aponto quel vasetino lhavevo ap-
parecchiato per dar al Commissario m i non b venuto :
io non h& gratia di Dio fallato, V, S. vedda per tutto>
b non ho fallato, pu6 sparagnare di fiumi tener ligata
Posted, facta diligentia in dicta domo, et primo in
dicta apotheca reperta fuere inter alia (a),
(1) E fu riconsegnato.
Incontanente il prefato signor Auditore andb alia
del sovraddetto barbiere Gio. Giacomo Mora, posla sull
della via de Cittadini, e trovatolo cola iosi^fDfcal
bedue fe arres tare; il quale barbiere d iA ef
(2 ) Poi fatta diligenza in essa casa, e prioiQ.DeQ* bottega,
si trovb fra 1 altre cose :
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Un scrittorio di noce con doi anti('), et duoi casse-
tini, "in uno de quaii si &trovata una pignatta di terra
con dentro unguento per medicar la aogna, come egli
dice.Stracci, et papelli (3) imbrattat! dalcune polvere.
Unascatoladi tolla(3)con dentro sei sorte dunguento.
Un papelo con alume di rocco abbrucciato.
Un vaso grande di vetro tondo, alto quatro detaj co-
parto & fcrrta nel quale vi era unguento di color baret-
tino^. (foal dice haver fabricato, per. preservar gl huo-
mini dal contaggio, et dice esserli stata datta la ricetta
da un Prete chiamato Antonio Bonsignorc suo amico.
Un altro vasetto piccolo con dentro dell istesso nn-
guento. che di sopra hk detto.
Un* ampolla de oglio de Scorpioni.Un vaso di terra, con dentro robba gialla, et bianca
che dice esser grasso ^e mulo rosso.
Uno vasetino di vetro quadrato alto circa due dita
con dentro, per quanto disse., oro potabile.
Uno vasetto di terra rotondo con dentro oglio di noce
puro come disse.
Un* ampolla con aceto, che dice haver morto argentovivo per prepararlo.
Uno vasetino di vetro quadro con residuo di oglio dizolfo.
Una scatola di legno con dentro unguento disse per
iJaD sciattino di vetro con dentro oglio di lucerte,
(feme dkfe H bflettino, che vi h sopra.
(i) Impoite. (2 ) Cartoodo. (3) Latta.
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Un altro simile con dentro oglio di sambuoo.
Unaltro quadretino con dentro oglio philosoforum.
Una carta con dentro balette, fatte per li cauterij,
come lui hi detto, con il levate, et cantarides. *Una carta con dentro unguento giallo, et verde.
Unaltro papero piccolo con dentro polvere rossa.
E t d ix it, h i a piacere, che li traditori siano castigatL
Un vaso con eletuario, con boletino, che dice.contra
pestem, fatto a di a i . Giugno, et fe circa quattro deta.
Un libretto di reoette.
Un vasetto alto doi dita pieno di mitridate.
Due pignatte, una delle quali hi dentro argento vivo.
Unaltro vaso piedo d ellettuario contra pestem, per
quanto lui dice.
Un ba6lotto con dentro cinque parpagliole.Una ricetta consignatali in mano da detto Signor Au
ditors , et lui 1' h i stracciata in p ii pezzi, mi poi rac-
colta, et conservata, et lui ha detto non haverla strac
ciata per malitia.Trfc lettere scritte, che non contengono cosa ad rem,
et libretti, et altre scritture che si sono portate via, ct
uno scattolino con dentro bottoni doro.
In una stanza annessa alia bottega
Un piatto di maiolica con dentro mele di Spagna.
Dicens ex se, se per sorte mi sono venuti in casa,
perche io habbi fatto questellettuario, et che non shabbipotuto fare, io non 60 che farli, I*ho fatto k fine di bene,
et per salute de povop, come si trovari, perche ne h&
datto via perlamorde Dio, et un vaso lho fatto io, et
1' altro 1 Iii fatto il Sig. Gerolamo Spcciaro alia BaUp.'
Un amolone con dentro un bocale di oglio philoto-
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phorum, ud con dentro circa due bocali di oro potabile,
disse dattoli da Davit Parin.
Un fiasco con dentro acqua di ruta capraria.
In un' altro camerino attaccato alia detta botteghaE t cum ibi inventa fuissent duo vasa stercore hu
mano plena, et Guerinus satelles dixisset ( 0 , che di
sopra vi h il condotto, ipse Mora respondit, io dormo
qui da basso, et non vado di sopra.
In uno cortino.Un fornello con dentro murata una caldara di rame
nella quale si & trovato dell'acqua torbida, in fondo
della quale si 6 trovata una materia viscosa gialla, et
bianca, la quale gettata al muro si h attaccata.
D ix it ipse tonsor, &smoglio (*).
Ivi vicino, una panara piena di fiore di calrina.D ix it tonsor, io 1haveva comprata per 6 r accomo-
dar la casa.
Due cadregbe da camera piene di stereo humano.
Sopra la detta caldara un basloto grande con dentro
acqua, et cenere.In cantina
Uno parolo (3) mezzo d acqua della sorte di quella
della caldara, con infondo unistessa materia.
Un parolo con dentro lisciva, et cenere.
D ixit ipse tonsor non h6 fallato, m i se h&vessi fid-
lato dimando misericordia.
(i) E troyatisi doe eantari pieni di iterco umano, e aven-do lo sgherro Guerino detto. . . esso Mora rispose;
(a) Ranno, Ii%civio.(3) Pajuolo.
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E t sic fu it recessum.
Dieque 36.Iu n ij in officio, et coram Egr. Capitaneo
IustituBj Auditore, et Fiscali Tom iello.
F u it dictus tonsor exam inatus, qui suo iura-mento
D ixit('), io mi chiamo Gio. Giacomo Mora, et mio
Padre si chiamava Cesare, et sono nato nella casa dove
sono stato tolto.
A d alias ait, Signor si, che prima di partire da casa
mia alia mia presenza hanno descritto ogni cosa.
E t ei lecto inventario d ix it. Signor si, che quest'fe
1 inventario delle robbe trovate in casa mia.
Interrogate, in che modo et i che fine si trova ha
ver fatto quel smoglio ritrovato in corte nella caldara,
et quello, che si & trovato nel parolo, qual era incantina.
Bespondit, sono state le donne, che ne dimandano
conto &loro: sapevo io, che quel smoglio vi fosse, come
sapevo clesser hoggi condotto prigione.
A d alias ait, ne conosco tr& Commissarij in Porta
Ticinese, doi di vista, et uno, che dicono esser stato po-
sto prigione sin Sabbato, il cui nome adesso non mi so
viene, mkk figlio d uno coriere,et lo conosco perche
passa del continuo avanti la mia bottega, et 1' istessa
mattina, che fft preso, io li dovevo dar ua vasetto di ve
tro pieno donto, per ongersi li polsi per preservarsi dalmai contagioso, mk fu posto prigione, et il vasetto b an-
( 1) E cosi s'andb.
11 2 6 giugno, in uffizio, e in presenza dell egregio Capi
tano di Giustizia, dellAuditore e del fiscale Torniello, fu
esso barbiere/^laminato, il qoale con suo giuramento disse.
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cora Ik in bottega, et fc descritto nellinventario lettomL
Interrogato, in che modo detto Commissario ricercd
k lui il detto preservative.
Respondit, m incontro sopra il Carobio, et mi disse.,so, chebavette fatto delloglio, ne voglio uno vasetto, il
che lu di trfe giorni prima della sua deteatioae.
Interrogator narrat ingredientia ad dictum oleum
conficiendi.
A d alias ait, tutto il mondo dice , che detto Com
missario h stato posto prigione per haver ontato il muro,
et le case intorno alia mia bottega, come ancora quella
mattina, che turono onte le mura della Vedra de Citta
dini , trovai onta la mia bottega in quattro luoghi, so
pra il muro, et sopra le ante della bottega, di una cosa
tirante al giallo, piu che ad altro colore 3 e stetti perpiccarlo via, mi poi volsi, che vi stasse finchc la giu-
sti ia lo visitasse, come venne la il Signor Capitano di
Giustitia, et visito per tutto, salfo la mia bottega, se bene
io ero in essa lavorando, et havrei procurato di farla
visitare, mk il Sig. Castione, et il Sig. Tradate mi dis
sero, che lasciassi la cura k loro.
Interrogato , se con detto Commissario hk mai tratr
tato daltro, che di darli il vaso.
Responditj Signor no mai mai, eccetto che unanno
fk fu a casa mia ad impremudar un serviciale (').
Interrogatus d ix it, nella mia bottegha circa al par-ticolare della Sanitk non ho mai fatto altro, che un'elle-
tuario per preservarsi della peste.
E t fu it reconsign atus, etc. animo etc.
*( 1) A prender in prestito la cannb da serviziale.
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Successive.
Examinatusn u n s w u e f a t i M o & e una cum eo a/H
carceres ductus, qui suo iuramentoInquit(0 , io mi chiamo Paolo Gerolamo Mora.
A d alias ait, Signor si, che ltggi la giustizia Jilk
fatto diligenza in casa mia, %vero, che nella nosQra&orte
vi h uno fornello fatto alia foggia di quelli delli tintori
per lavar li panni, e puo essere circa un mese, che non
si adoperato, perche si fece bugata.
Interrogate, se nella caldara del fornello resta poi
lisciva.
Bespondit, Sig. nd.
A d alias ait, Gulielmo Piazza lo conosco cosi di vi
sta, et si tratta, che habbi onto le porte, et le muragliedella Vedra de Cittadini, et quell* istessa mattina fu con
l'istesso onto imbratata ancora la nostra bottega di
un onto tirante al giallo, comeio viddi, et sentei, che
una donna di quelle, che stanno sopra il portico che tra-
versa la detta Vedra, quale non s6 come habbi nome,
disse che detto Commissario ongeva con una penna lia-
vendo un vasetto in mano, m& io non lo credeyo, per
che detto Commissario andava in mezzo la strada, et
quando parlava con qualch uno li parlavairdi lontano..
Interrogatus dicit, Signor si, che nella detta nostra
casa vi &un condotto, et &basso vi e una segietta.
( 1) E fu riconsegnato ec. ec.
Successivamente esaminato il figlio del prefalo Mora con
lui arrestato, con suo giuramento disse:
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A d alias dicit, lhi) visto detto Commissario per mezzo
alia mia bottegha i parlare con delle persone, m l non
mi raccordo con chi, et saranno quindeci giorni, 6 tri
settimane che' non 1 ho visto; mi raccordo _ancora, chequella mattina, che iurono onte le muraglie , un hora
dc ppo in circa viddi/ detto Commissario passare
noshft- ljOttega, che potevano essere circa le nove hore.
E t fu it reconsignatus ammo etc.
Incontinentique
Exam inataClara. Bbippia died M ora uxore, cumiuramento.
Inquit('), non lo conosco Gulielmo Piazza.
A d alias ait, sono forsi died, o doded giorni, che
non h& fatto bugata, et per farla adopero della cenere,del sapone, quella caldara che i la in corte, et il seo
chione.
Interrogata dicitt Signor si, che soglio goveraare (a)
della liscia, e smoglio delle bugate per far delli strentori
se occorre, come ne h& goveraato un poco in uno pa
rolo, che &li in cantina, et un poco nella detta caldara,
la quale lisciva, stando 11 si purga, et il japone cala giti
eC fa fondo brutto, et detto fondo resta bianco, et dd
smoglio avanzato dalle bugate si dopra per far delli strentori alle mani.
E t fu it licentiata etc.
(i) Di subito esaminata Chiara Brivio, moglie di delto
Mora, con giuramento disse :
(a) Guarna riporre.
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Companut successive SmsTUiras Tmta Custos
Carcerum, et
D ix it (), H6 ordinato al Bulone Fante, che si trova
prigione con il Piazza, che fatta diligenza con esso persaper la veriti del negotio, per h preso per servi-
tio pubKco. Gioanni Bulone, die sijfova prigione con il
Piazza mi dice, che detto Piazzf lir h i confessato, con t
vi sono duoi barbieri per porta, che ongiono.
E t sic statim introductus prcedictus Ioannes Bo-besj dictus il Bulone cum iuramento
Inquit (a) , sono nella prigione di S. Gioanni, nella
quale siamo dodeci, et 1*ultimo condotto h quello della
Saniti, &cui ft data la corda hieri, et per far appiacere
& Sebastiano, e cavarli di bocca qualche cosa, e dubi-
tando non si fidasse di me per esser fante, h5 datto ilcarico i Melchion pregione, che li h i cavato di bocca*
che vi era uno Barbiero dentro in questo, et che vi era
piil d uno barbiere per porta, che ongeva, et anche di
presente li &dietro k farlo parlare, il Piazza discorrendo
de gli onti con Melchione TorelIo,che ancora lui i prigione, h i detto, che credeva, che fossero doi barbieri
per porta, che ongevano.
S . g. r. ttmn&rum a3. in circa.
Melchior autem Tacrkllcs successive examinatus
cum iuramento
D icit (3), Sebastiano disse al Bulone, et il Bulone
(i) E fu licenziata. Comparve poi Sebastiano Testa, cu-
stode delle carceri e disse:
(a) E subito introdotto esso Giovanni Bobe, detto il Bulone , con giuramento depose:
(3) Di cirea anni a3. Melchiorre Torello esaminato dapoi, con giuramento disse:
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caldan, perche anche di questo ne hd cavato on poco
di quell* residenza, et si kattaccato al muro come vi-
schio, il qnal effetto non lo fa la residenza delTaltro smo-
glio. Ho poi anche visto uno parolo di lisda, ma in
quella non vi h5 conosciuto alteratione alcuna.
D ix it insuper, si .V. S. che con il smoglio guasto sifanno delli piii eccellenti yeleni, che si possono imaginare.
S. g. r. annorum 4o. in circa.
Dicta etiam die
Exam inata ex officio I a c o b d t a d s Anoaioms, quon.
Dominici P . S . Calimeri, s. g. r. annorum 5o. in
circa, pariter lavandarta , in substantiam concordat
cum dicta M argarita de ArpizareUis. D icit tamen ('),
et nel baslotto, nel quale i quella liscia mi pare, che visij qualche alteratione.
E t addit(), quanto piii si ruga in detto smoglio ai
vede, che viene piii negro, et piik infame, et con il smo
glio marzo cattivo si (anno grande porcherie, et tossid.
D icta etiam die
E x Officio, coram D. Auditore examinatus Phisi
eusA r c h e l k u s C a & c an vs cetads annorum 3 i . in circa
suo iuramento
D icit(3)jdordine di V. S. Sig. Aoditotejo h6 visto, et
( 1) Esaminata d Uffido Giacomina de Andrioni quondamDomenico della Parrocchia di S. Calimero, di 5o anni circa,pure lavandaja., in so&tanza concorda con ttargherita de Ar-
pizarelli, perb dice:(a) E aggiunge.
(