Cap 25 38 la peste

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La peste…

Nella storia

Nel romanzo

Nella letteratura

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1628 – 1629: carestie invadono il nord d’Italia; tumulti nelle città

1630: i Lanzichenecchi arrivano a Mantova inviati da Ferdinando II ed espugnano la città

Mantova è distrutta; dopo il ritiro dei mercenari dilaga la peste

Le autorità sanitarie impongono invano l’isolamento dei paesi colpiti dall’epidemia: in poco tempo la peste imperversa in tutto il settentrione

La peste nella storia

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PERSONAGGI

Come cambiano?Come giudicano la peste?

La folla I monatti

Cecilia e la madre

La peste nel romanzo

FATTI

TEMI

La follia Bene e male

LUOGHI

Ludovico SettalaAmbrogio Spinola

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FattiScoppia la peste a Chiuso, e da lì a Bellano, a Lecco e in Valsassina

Il tribunale della sanità prende provvedimenti (bullette)

Un soldato porta il contagio a Milano

La peste cova in Milano

I Cappuccini assumono l’organizzazione del lazzaretto

Esplode la prima furia contro gli untori

Dilaga il delirio collettivo (compaiono strane macchie sulle case)

Grida contro gli ignoti che hanno generato il terrore

I decurioni si rivolgono al governatore, senza ottenere aiuti

Processione con la reliquia di San Carlo

Dopo la processione, il contagio si diffonde mietendo centinaia di migliaia di vittime

Fine del contagio

1629

1630

Fine 1630

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I personaggi

Come cambiano?

Don Rodrigo: nel dramma della fine sembra ritrovare una coscienza sopita;Il Griso: si rivela un traditore;Bortolo: dimostra di essere diventato egoista;

Come giudicano la peste?

Renzo e Don Abbondio, interpretano la peste come castigo di Dio, giusta punizione contro i malvagi (Don Rodrigo). Per Fra Cristoforo, la peste è "insieme castigo e misericordia”, «perché aiuta l'uomo a comprendere il suo limite ma nel frattempo gli offre un’occasione di conversione e di riavvicinamento a Dio».

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I personaggi

è dominata da passioni irrazionali: i pregiudizi superstiziosi che impediscono anche solo di pronunciare la parola "peste"; il malinteso desiderio di giustizia, di trovare e punire i colpevoli della calamità che travolge tutti.

La folla I monatti

Il termine "monatto" indica semplicemente coloro ai quali era affidato il compito di "levar dalle case, dalle strade e dal lazzaretto gli infermi e governarli; di bruciare, di purgare la roba infetta e sospetta".Negli ultimi quattordici capitoli vengono nominati più volte.

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Professore di filosofia a Milano era uno degli uomini più autorevoli del suo tempo. Egli cercava di convincere i milanesi dell' arrivo della peste in città; riuscì a salvarsi dopo essersi rifugiato in casa di amici per sfuggire alla folla inferocita.

I personaggi

Ludovico SettalaFu governatore di Milano nel 1629-30. Quando i cittadini gli esposero i problemi della città ormai in preda alla peste e priva di risorse economiche, ottennero come risposta solo inconcludenti promesse.

Ambrogio Spinola

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Cecilia e la madreL’episodio di Cecilia e di sua madre non è essenziale per lo sviluppo della storia ma è uno dei più famosi passi del romanzo, poiché dimostra come l’essere umano possa mantenere intatta la propria dignità anche nel dolore più profondo e, anzi, ricavare da esso una forza che lo porta ad accettare serenamente la morte.

I personaggi

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I temi

La folliaManzoni ci presenta la peste come una perversa e progressiva follia che travolge tutti:

alla gente piace attribuire i mali alla follia umana;la follia nella peste non fu il risultato di condizioni storiche, ma derivava dall'animo dei singoli e dalla società.

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I temi

Bene e maleNel «guazzabuglio» del cuore umano, il male e il bene si mescolano e non c’è situazione, per quanto negativa, che non lasci intravedere aspetti positivi: la figura del prete che confessa, la dignità dolorosa della madre di Cecilia o l’abitudine di invitare la gente di riunirsi in preghiera

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I luoghi

Milano

La città appare a Renzo completamente trasformata rispetto a quella che aveva conosciuto. Prima ancora di entrarci vede alzarsi una colonna di fumo scuro per i vestiti che vengono bruciati. Le strade sono deserte (vi passano quasi solo i monatti) e piene di cadaveri.

Il lazzaretto

Il lazzaretto di Milano è stato costruito per ricoverare gli ammalati di peste

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La peste nella letteratura

Tucidide Boccaccio Defoe Poe King

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Tucidide

Tucidide è stato uno storico e generale ateniese, uno dei principali esponenti della letteratura greca grazie al suo capolavoro: “La Guerra del Peloponneso”.

Nella descrizione della peste di Atene, che colpì la città nel 430-429 a.C., Tucidide si rivela acuto e attento osservatore della realtà. Egli descrive i sintomi e gli effetti sul corpo con la precisione di un referto medico, per poi allargare il discorso sui sentimenti personali, la solitudine, lo scoraggiamento e la sfrenatezza dei costumi.

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Boccaccio

Nel 1348 una gravissima epidemia di peste colpì la città di Firenze. Di questo abbiamo molte testimonianze grazie soprattutto al romanzo "Decameron" di Giovanni Boccaccio : il manoscritto infatti, oltre a descrivere scrupolosamente i fatti realmente accaduti, racconta di dieci giovani (sette fanciulle e tre ragazzi) che per sfuggire al contagio decidono di rifugiarsi in una delle loro numerose ville di campagna, dove passeranno il loro tempo raccontandosi storie.

Nel romanzo di Boccaccio la peste è solamente un polo negativo che serve a dar risalto e valore al polo positivo che seguirà.

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Defoe

Questo scrittore inglese dedicò alla peste londinese del 1665 un'opera intitolata appunto "LA PESTE A LONDRA".

La cronaca dell'anno 1665 inizia con una descrizione sui primi casi di peste. Il protagonista, un sellaio, benché assista alla partenza di molti ricchi concittadini, decide di non abbandonare la città per non lasciare i suoi affari. Egli, come tutti, s'interroga sui possibili motivi dell'epidemia e mentre lui riesce a darsi una spiegazione basandosi su eventi naturali, la popolazione attribuisce il fenomeno al passaggio di una cometa, portatrice di sventura.

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Poe

Lo scrittore americano (1809-1849) dedicò due racconti alla nostra tematica:

"La maschera della morte rossa " e "Re peste “; il primo più drammatico e inquietante, il secondo più grottesco e comico.

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King

Ne “L'ombra dello scorpione” un'epidemia di sconvolgente violenza uccide in poco più di una settimana la maggior parte degli abitanti degli Stati Uniti. La peste viene letta in questo romanzo come una vera e propria Apocalisse, rimarcando l'aspetto esplicitamente sacro della storia narrata.

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Fine