Primo Piano - Agosto-Settembre 2011

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POLITICA Vincenzo Fiore “grande fratello” in giunta pag. 12 CRONACA I fondi Piru appesi ad un filo pag. 18 SPETTACOLI Cristo ha il volto di Ameluk pag. 43 Periodico di cultura, politica e attualità - www.primopiano.info - Numero 8/9 - Agosto - Settembre 2011 - Anno XVI - N. 154 - Sped. in abbonamento postale 70% filiale di Bari Agosto - Settembre 2011 2,00 euro Foto M.Robles

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Primo Piano - n° 8-9 Agosto-Settembre 2011

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POLITICAVincenzo Fiore“grande fratello” in giunta pag. 12

CRONACAI fondi Piruappesi ad un filopag. 18

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di Francesco Daucelli

Aperto. Così il cartello luminoso su via De Capua ha annunciato l'inaugu-razione del sottopasso di via Giovinazzo, lunedì 12 settembre, a circa due anni dall'inizio dei lavori nel luglio 2009.

Dopo anni di attesa, rinvii e intoppi tecnici e burocratici, finalmente il col-legamento tra il centro cittadino e le abitazioni e gli opifici oltre il fasco dei binari è oggi più agevole e veloce.

Il sottopasso si pone, dunque, come un importante tassello nel piano di snellimento della circolazione stradale, in una zona devastata da un traffico im-ponente in ogni ora del giorno.

Come ogni grande opera, che segna profondamente la vita di una comunità e la fisionomia del territorio, la gesta-zione della struttura è stata, tuttavia, accompagnata da un fuoco incrociato di perplessità riguardo l'opportunità, le modalità di costruzione e la fruibilità.

Il tunnel, com’è stato concepito oggi, ha dietro di sè un lungo iter politico, tec-nico e quindi realizzativo, che affonda le radici negli ultimi due decenni e che ha avuto come comune denominatore l'in-certezza sulla soluzione più idonea per risolvere l'annoso problema della viabi-lità cittadina.

Svariate le alternative prospettate

Tra viva soddisfazione e qualche dubbio, taglio del nastroper il sottopasso di via Giovinazzo

nel corso degli anni, che vanno dall'in-terramento dei binari al cavalcavia sino al sottopasso, che si è rivelata la scelta definitiva della passata giunta di cen-trosinistra, decisa a prendere di petto la situazione dopo continui rinvii.

Sono stati così intercettati finanzia-menti regionali e statali, per un am-montare di 4,5 milioni di euro: fondi dell'Unione europea, dell'Accordo di programma quadro "Trasporti" e dell'Ac-cordo di programma stato-regione ex D.Lgs. 422/97 (trasferimento delle fer-rovie locali dallo stato alle regioni).

Il ministero dei Trasporti ha, poi, curato il progetto, di concerto con i tec-nici della Ferrotramviaria, studiando le aree da espropriare, l'impatto e la per-corribilità; anche se, come sempre ac-cade nei lavori pubblici, le variazioni in corso d'opera sono state fisiologiche e tutt'ora, ad opera ultimata, sembra sia-no necessarie ulteriori migliorie.

Intitolato a "Ugo Pasquini", fonda-tore della Ferrotramviaria spa (società committente), il sottopasso è stato inau-gurato alla presenza di un nutrito par-terre di personalità politiche: il ministro Raffaele Fitto, il sen. Giovani Procacci, l’assessore regionale ai Trasporti Gu-glielmo Minervini, il presidente e ammi-

nistratore delegato di Ferrotramviaria Enrico Maria Pasquini, il sindaco Valla (che ha espresso viva soddisfazione per l’opera realizzata), l’assessore ai Lavo-ri pubblici Vito Antonio Labianca (che ha seguito da vicino l’iter burocratico ed operativo) oltre agli altri componenti della giunta.

Venendo ai dati tecnici, l'opera uni-sce al tratto veicolare, con limite di ve-

locità di 30 km/h, uno destinato ai pedoni.

In dotazione, tecno-logie di ultima genera-zione come pompe idro-vore anti-allagamento, un sistema di sensori e display che segnalano tempestivamente agli automobilisti eventuali pericoli nel sottopasso, una rete di videosorve-glianza in collegamento con la polizia municipa-le, oltre a rampe per i di-versamente abili.

Un’opera che, tutta-via, mostra qualche de-faillance, in termini di funzionalità e sicurezza. Come hanno illustrato i partiti d’opposizione alla vigilia dell'inaugurazio-ne, sostenendo il dissen-so di numerosi residenti nella zona.

Tra le criticità emerse la questione sicurezza,

LA “CERNIERA” TRA CENTRO E PERIFERIA

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in primis: nonostante le telecamere hi-tech, il passaggio pedonale presenta un certo livello di pericolosità, soprattutto nelle ore notturne, anche per via della lunghezza, di un'illuminazione inade-guata e di mancanza di protezioni nel tratto prospiciente il percorso carrabile.

Alcune delle migliorie proposte: la costruzione di un sottopasso pedonale veloce sotto le rotaie, l'isolamento della passerella a protezione da fumi, rumori

e lancio di oggetti, aspiratori, tettoie ai due ingressi contro le intemperie, spec-chi per monitorare il transito, un servi-zio di guardiania.

A tutto ciò si aggiunge una certa pe-ricolosità della curva a gomito del tun-nel e della rotatoria, troppo stretta, di via De Capua.

Al di là di ogni ragionevole dubbio, resta, tuttavia, la certezza che l’opera rappresenta un ganglio vitale per la via-

bilità cittadina, fungendo da cerniera tra centro e periferia, in una delle zone più intensamente trafficate e più ricche di insediamenti residenziali e produtti-vi.

Così, posto il primo tassello, si atten-de che la giunta dispieghi ogni sua po-tenzialità in vista della realizzazione del sottopasso di via Santo Spirito e delle opere per l'interconnessione della ferro-via con l'aeroporto di Bari-Palese.

LA “CERNIERA” TRA CENTRO E PERIFERIA

Le immagini del nuovo sottopasso. Foto M. Robles

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di Pasquale Bavaro

L'ennesima conferma che la coesione è garanzia di successo. E che i privati possono concre-tamente contribuire, con il so-stegno dell'amministrazione, al miglioramento della qualità di vita della città.

Il piano di lottizzazione del-la zona H (compresa tra via Lazzati, via Dossetti ed il sot-topasso ferroviario di via Giovi-nazzo) insegna questo e molto altro: un gruppo di professio-nisti e cittadini, rappresentati come referente dall'arch. Dol-ciamore, presenta una proposta innovativa di utilizzo dei suoli di proprietà, che, dopo qualche tempo di attesa e all'esito del-la verifica di conformità con le prescrizioni del Piano regolato-re, viene sottoposto ad istrutto-ria da parte degli uffici tecnici e successivamente adottato dal consiglio comunale.

"Il sindaco ha sollecitato con forza a portare a compimento questo piano esecutivo, che è fondato su diritti posseduti dai privati e risponde alla scelta operativa della ripartizione da me presieduta -chiarisce l’as-sessore all’urbanistica Tommaso Massarelli- di sviluppare con-cretamente le idee già da tem-po sul tappeto, prima di avviare nuovi programmi. Si tratta del primo piano di lottizzazione che si è occupato di introdurre in città un vero centro direziona-le, non limitandosi a coltivare la dimensione residenziale ed ot-tenendo tra l'altro il parere fa-

Grazie alla sinergia tra pubblico e privato, s’avvia il progetto di un complesso direzionale

L’UNIONE FA IL “CENTRO”

vorevole della neonata Consulta per l'ambiente e il territorio".

Il progetto, dunque, con-templa la realizzazione di due distinti blocchi di edifici: uno a destinazione squisitamente di-rezionale e l'altro ad uso abita-tivo e commerciale. Nel detta-glio, il primo ospiterà un grosso albergo (colmando una grave lacuna del nostro centro, sotto il profilo recettivo dei flussi turi-stici) e strutture annesse, come locali per la ristorazione, sala congressi, galleria, palestra, pi-scina sul tetto, solarium e bar con servizio panoramico. Nel secondo plesso, invece, saranno posizionati due piani di par-cheggio sotterraneo, numerose attività commerciali ed uffici e ampi ambienti di carattere resi-denziale, con appartamenti dal-le dimensioni in via di definizio-ne. L'intero centro direzionale, poi, sarà completato da un au-tosilo con 50 posti auto, un'area di parcheggio a raso, verde (con essenze arboree che richiede-ranno ridotta manutenzione, ma consentiranno di valorizzare l'edificio e di creare un'efficace barriera al rumore), viabilità in-terne di piano e opere a rete.

"Tutte queste ultime strut-ture -annuncia Massarelli- ver-ranno cedute gratuitamente al Comune, una volta costruite nel rispetto del codice dei contratti pubblici. Tale rilievo, unito alla circostanza che i privati, promo-tori del progetto di lottizzazio-ne, hanno già trasferito parte

dei propri suoli per l'edifica-zione del sottopasso ferroviario di via Giovinazzo e andranno a versare nelle casse comunali somme a titolo di oneri di urba-nizzazione e di monetizzazione degli standard, testimonia il forte interesse pubblico sotteso al piano, che tra l'altro assicu-rerà l'introduzione di manufatti di elevata qualità urbanistica ed architettonica proprio all'in-gresso della città. Gli edifici, infatti, saranno tutti ecososte-nibili, conformi alla normativa antisismica e dotati d’impianti d'avanguardia, come quelli di collezione solare passiva e di reimpiego delle acque piovane per l'irrigazione. Degno di rilie-vo, inoltre, il dato rappresentato dalla posizione semiperiferica del centro direzionale, situato in prossimità di un incrocio nodale per la circolazione cittadina e in una zona facilmente raggiun-gibile dal bitontino e dal turista, senza produrre ulteriore carico veicolare per le nostre strade".

Un autentico gioiellino dell'edilizia e dell'urbanistica, per il quale l'interesse evidente dei privati è di agire il prima possibile, realizzando tra l'al-tro in via prioritaria le opere destinate all'intera collettività. Si è in attesa, infatti, soltanto degli ultimi pareri tecnici da enti esterni al Comune, per poi cominciare concretamente ad operare, con Palazzo Gentile che conserverà un ruolo di vi-gilanza e controllo sul rispetto

delle previsioni del piano di lot-tizzazione.

"Questa iniziativa -commen-ta l'assessore all'urbanistica- dimostra una volta di più che, se i privati si accordano per elaborare proposte di utilizzo dei propri suoli, la struttura co-munale è disponibile ad aprire le porte, nella doverosa tutela dell'interesse pubblico, del Prg e della qualità architettonica. Del resto, l'attuale normativa consente la mera approvazione di questi progetti esecutivi in giunta, senza la necessità di un passaggio preventivo in consi-glio comunale".

La zona H, quindi, è pronta ad una nuova vita.

Nella speranza che la stessa sorte tocchi quanto prima anche la zona 167 (per la quale si è superata la prima fase dell'esa-me delle domande pervenute a seguito della pubblicazione del bando, con la richiesta agli istanti di doverose integrazio-ni documentali in vista della formazione della graduatoria definitiva e della successiva as-segnazione dei lotti) e la zona C2 (per cui a breve si procederà all'approvazione della variante al Prg, connessa alla realizza-zione del sottopasso ferroviario di via Santo Spirito, urbanisti-camente introduttivo all'area residenziale).

L’elaborato grafico del centro direzionale, su via Lazzati

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CORSIVETTO

di Pasquale Bavaro

ANCORA IN “SOSTA”LA STAZIONE DEI BUS

Un semaforo eternamente giallo lampeg-giante e numerose auto indebitamente par-cheggiate. Così si presenta (non solo oggi, ma fin dall'ultimazione dei lavori) l'area per la fermata degli autobus, nella piazzetta an-tistante l'istituto "Maria Cristina di Savoia".

Un progetto salutato con entusiasmo e concepito come il primo tassello di un piano complessivo per il miglioramento della circo-lazione stradale. Un'opera, tra l'altro, stret-tamente collegata con il percorso della pista ciclabile, che nel costeggiare la lama Bali-ce avrebbe dovuto prendere il via proprio in corrispondenza della zona di sosta dei bus. Un intervento completato dall'introduzione di un marciapiede per la salita e la disce-sa dei passeggeri e dall'installazione di una lanterna semaforica, destinata a regolamen-tare il movimento dei mezzi di linea.

Ma le attese della vigilia si sono ben pre-sto scontrate con la triste realtà: l'area, realizzata dalla giunta Pice, non è mai en-trata in funzione, con gli autobus che con-tinuano a raggiungere piazza Marconi come stazione di sosta. Con conseguente disagio per l'utenza (a causa dei tempi più lunghi di percorrenza) e per gli stessi autisti dei pullman, costretti a confrontarsi con spazi decisamente più angusti rispetto alla piaz-zetta davanti al "Maria Cristina". Il rischio serio è che l'opera venga dai posteri ricor-data soltanto come l'ennesimo monumento allo sperpero di denaro pubblico (ancor più grave in un'epoca paralizzata dallo spettro della crisi economica e della recessione), e non già come un contributo allo snellimento del traffico cittadino.

Tra l'altro, sulla spinosa questione a Pa-lazzo Gentile tutto (o quasi) tace: in pochi sembrano accorgersi dell'anomalia, ancor meno quelli che ne richiedono una spie-gazione. Anche perché la vera motivazione della mancata attivazione della nuova sta-zione dei bus pare sfuggire agli stessi ammi-nistratori. Insomma, l'augurio sincero è che questa segnalazione sortisca qualche frutto concreto. Magari mettendo in funzione la piazzola o, quanto meno, chiarendo la reale giustificazione dell'attuale inerzia operati-va. In fondo, anche questo sarebbe un buon punto di partenza...

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IL CASO

di Pasquale Bavaro

Davvero non si sa da che parte stare. In una guerra tra poveri che ha pochi precedenti nella storia del-la città.

Da un lato, tante famiglie che, ag-gredite dai morsi terribili della crisi economica, si confrontano con la so-stanziale impossibilità di pagare con regolarità tasse ed imposte. Dall'al-tro, l'amministrazione comunale che, falcidiata al pari degli altri enti locali dai pesanti tagli nei trasferi-menti governativi, ha necessità di reperire risorse per garantire i servi-zi minimi offerti alla collettività.

E così, a fronte della mancata corresponsione della Tarsu degli ul-timi anni, si è proceduto nelle scor-se settimane da parte della Cerin (la società incaricata della riscossione della tassa sui rifiuti) ad elevare ben 1.604 atti di pignoramento di beni mobili ed immobili (compresi anche libretti postali e canoni di locazione) nei riguardi di nuclei familiari in ri-tardo con i versamenti dovuti.

"Nel quinquennio 2005-2009 -il-lustra l'assessore al bilancio Vin-cenzo Fiore- gli utentiww negligenti nei pagamenti sono stati in totale 15.440, determinando un manca-to introito per le casse comunali di circa 3,6 milioni di euro. Tra l'altro, il trend si mostra in crescita, visto che si è passati dai 1.858 morosi del 2005 ai 4.442 del 2009, mentre si mantiene costante l'importo totale annuo riscosso dalla popolazione. E' evidente che la strada dei pigno-ramenti è quanto mai dolorosa, ma occorre individuare un sistema più sicuro per distinguere fra poveri e finti poveri, così da poter interveni-re con maggiore incisività su quanti davvero faticano ad arrivare alla fine del mese".

L'amministratore unico di Cerin, Giuseppe Donato Colapinto, spiega che "il livello di evasione nel paga-mento della Tarsu si attesta in città intorno al 40% e il nostro compito specifico è far rientrare nella dispo-nibilità dell'ente comunale le somme dovute da parte di migliaia di con-tribuenti. Questi ultimi, che si sono visti aggredire anche fondi sociali e

Una triste guerratra poveriLe famiglie non pagano la Tarsu e l’amministrazione,per far cassa, dispone i pignoramenti

conti correnti, sono stati ampiamen-te sollecitati ed avvisati, nel pieno ri-spetto dei canoni imposti dalla leg-ge, ma non hanno affatto prestato riscontro ai nostri inviti a saldare gli importi arretrati".

Ma le polemiche sulla questio-ne non sono certo mancate, con le famiglie pignorate che lamentano in particolare il blocco dei contri-buti sociali assegnati a titolo di so-stegno per gli affitti e prima dote, e con la minoranza di centrosinistra che attacca pesantemente l'operato dell'amministrazione.

"La giunta -osserva il consigliere di Sel ed ex responsabile alle finan-ze nell'esecutivo Pice, Michele Dau-celli- non ha per nulla le idee chiare sulla vicenda e non riesce, pertan-to, ad elaborare alcuna soluzione plausibile. L'errore sta a monte, senza che sia lecito muovere accu-se nei riguardi della Cerin, che ha fatto egregiamente e con zelo il suo dovere nell'eseguire le disposizioni della pubblica amministrazione: se qualcuno è moroso per un euro, ad esempio, dovrebbe ricevere il pigno-ramento soltanto dell'importo di un euro, e non invece di tutte le somme a sua disposizione. L'amministrazio-ne è chiamata con urgenza a verifi-care quali famiglie, in realtà, versi-no in condizioni di grave difficoltà, e successivamente ad intervenire con un contributo straordinario per far fronte al pagamento della Tarsu".

Intanto, al fine di alleviare i disagi dei tanti cittadini colpiti dalle pro-cedure esecutive, sono state messe in cantiere una serie di misure, die-tro sollecitazione del sindaco Valla, come uno sportello dell'ufficio tribu-ti di Palazzo Gentile dedicato ai pi-gnorati, un ingresso più agevole per i contribuenti nei locali della Cerin (onde evitare le file che si registra-no in via Rogadeo) e la rivisitazione del regolamento comunale. Forse, si tratta di interventi non ancora suf-ficienti, di fronte ai drammatici bi-sogni delle famiglie, che navigano ai confini della soglia di povertà.

Ma in fondo, è pur sempre una triste guerra tra poveri.

La stazione dei bus, di fronte al “M. Cristina”, ancora inutilizzata (foto M. Robles)

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di Emilio Garofalo

La delinquenza sembra essere l'unico, vero "vanto" della nostra città.

Quando se ne parla, infatti, i numeri non deludono mai.

Nella relazione semestrale che la Dia, Direzione investigativa antimafia, ha fornito al parlamento e al ministero dell'Interno sul quadro della criminalità organizzata, Bitonto è risultata interessata da una fortissima "pres-sione criminale".

L'antimafia ha reso noto "un aumento si-gnificativo degli episodi cruenti", dovuto alla presenza dei clan malavitosi baresi, impegnati in un feroce conflitto per il controllo del ter-ritorio. Nel rapporto, sono state illustrate le partecipazioni delle famiglie bitontine all'in-terno dei gruppi malavitosi, il ruolo svolto nel-le faide, la nascita di nuove formazioni e la disgregazione di quelle tramontate.

La lotta tra il clan Strisciuglio e la famiglia Parisi ha inciso profondamente sulla sicurezza in città, specie da quando, nelle due opposte fazioni, hanno scelto di confluire elementi di spicco della mala bitontina.

Ad abbassare la soglia della sicurezza nel-la nostra comunità, questi "fenomeni di aggre-gazione", che hanno ridotto la città a campo di battaglia, rendendola teatro di folli omicidi, intimidazioni, sparatorie e aggressioni.

La relazione della Dia, a tal proposito, ha illustrato gli omicidi di Michele Elia e Miche-le Cipriano, appartenenti agli omonimi gruppi criminali, avvenuti tra luglio ed agosto 2010, ai quali, in pronta risposta, sono seguite le intimidazioni ai danni dei fratelli Modugno, nell'agosto successivo.

Nel suo drammatico resoconto, la Direzio-ne investigativa antimafia non ha omesso di illustrare anche gl'interventi eseguiti da parte dell'autorità giudiziaria, per contrastare que-sto indomito sviluppo criminale.

Ha citato, così, il ritrovamento di un impo-nente arsenale nello stabile di Mimmo Conte e l'operazione Sylos, che ha smascherato un grosso traffico di stupefacenti condotto dalla famiglia e caratterizzato da una rete organiz-zativa imponente.

Il quadro della Dia contraddice, di fatto, gl'impegni della giunta, che della lotta alla cri-minalità organizzata ha fatto il suo principale obiettivo. La città, dunque, continua ad essere terreno fertile per una "seconda generazione di baby boss", contraddistinta da una differen-te operatività, di stampo meno delittuoso, ma molto più violenta ed aggressiva, e che vede nel traffico della droga il suo principale inte-resse.

Infine, in calce al rapporto della Dia, brevi sprazzi di luce.

Non qualche dato confortante, bensì un cenno alla piaga degl'incendi d'auto. Che, non essendo ascrivibile del tutto a piromani isolati o incendiari per diletto, può essere anch'essa ricollegata alla criminalità organizzata.

Terra di conquistaLa Dia svela l’intreccio perverso tra clan baresi e malavita locale

Militari dell’Arma in piazza Cattedrale, in occasionedel maxiblitz che portò all’arresto di centinaia dimalavitosi nel dicembre 2006. Foto IESSEPINEWS-Bari

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di Emilio Garofalo

L’EROE PIEgATORIALzA LA TEsTA

“E pensare che qui, nemmeno dieci anni fa, venivano a curarsi dalla Luca-nia”.

A parlare, è un signore di mezz’età, che non riesce a stare al passo di tempi che cambiano troppo in fretta. E’ pog-giato ad un muretto vecchio, pieno di crepe. Le mani incrociate e gli occhi ac-cesi di una rabbia nemmeno così tanto velata. Di fronte a sé l’ospedale, vecchio gigante dall’aria stanca.

Con la sua facciata alta, imponente ma decadente, il nosocomio sembra un eroe piegato da mille battaglie.

Ma, oggi possiamo dirlo, non ancora vinto.

L’uomo continua a fissarlo, trova la forza di perdersi in ultime”nostalgie ca-naglie”.

Poi, buttandosi alle spalle l’ospedale e tutti quei gloriosi ricordi, riprende il suo cammino.

E così, proseguiamo anche noi, nella scoperta di ciò che resta e, soprattutto, di ciò che si appresta ad essere l’ospe-dale.

Subito, appaiono eviden-ti alcune novità. Anzitutto, il nome della struttura. In luogo della vecchia denominazio-ne, sull’ingresso principale, campeggia la scritta “Cen-tro servizi sanitari territoriali Asl”. L’ambito territoriale è il distretto socio-sanitario n.3, Bitonto-Palo del Colle.

Entrando, si possono scor-gere i volti delle donne, degli uomini, che, il loro lavoro di cura ed assistenza, sognano di poterlo fare ancora, non ba-dando ai tagli, al depotenzia-mento, alla delocalizzazione.

A tratti, sembra che il tracollo ge-stionale sia un vecchio, brutto ricor-do.

Infatti, ba-sta raggiun-gere l’ala più nuova e fun-zionale di via Bellini, dove, in questi gior-ni, si è perfe-zionato il tra-sferimento del Punto di primo intervento per capire che, con eccezio-nale dignità, l’ospedale cerca strenuamente di non esalare l’ultimo re-spiro, aggrappandosi, con ogni forza, al pro-prio istinto di soprav-vivenza, in barba alle norme e alle ordinanze di chiusura.

Certo, all’interno dei locali, l’aria che si respira non è delle mi-gliori.

Rabbia e malcon-tento serpeggiano tra il personale ed i pazienti in attesa.

“La struttura è ca-rente, gli spazi angusti. Mancano i videocitofo-ni, i lavabi ed i condi-zionatori. Dal soffitto

pendono cavi che rendono disagevole l’attività all’interno della struttura -la-menta un operatore- e non ci sono state le nomine degli ausiliari, fondamentali durante le operazioni di soccorso ed in-tervento. Anche la stabilità contrattua-le dei medici di guardia è precaria”. E come altro potrebbe essere, con un con-tratto da rinnovarsi mensilmente?

Anche i pazienti sono provati, l’atte-

sa sfiancante rende quasi impossibile la convivenza con le loro patologie.

“Da quanto tempo aspettiamo? Cir-ca due ore”, dichiara sommessamente una signora.

Nonostante tutto, però, loro sono qui e l’ospedale, che, stando ai recen-tissimi sviluppi normativi, ai reiterati sprechi delle risorse ed ai conseguenti tagli finanziari, avrebbe dovuto serrare gli ingressi e chiudere i battenti, li sta accogliendo.

Questo piccolo miracolo non ha nul-la di soprannaturale. E’ il risultato de-gli sforzi congiunti di uomini che, non accettando l’idea di lasciare privo di assistenza sanitaria un distretto di cir-ca 90mila unità, si sono adoperati, sul territorio, per garantire il prosieguo del servizio.

A schierarsi in prima linea, una ta-sk-force, formata da cittadini-utenti, associazioni di volontariato, tra le qua-li “Più Valore”, la direzione generale dell’Asl Bari, con il direttore Domenico

La riorganizzazione dei servizi rilancial’offerta sanitaria dell’ospedale

Foto M. Robles

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Primo piano agosto - settembre 2011Colasanto e, in particolar modo, Pa-squale De Leonardis, direttore del Di-stretto n.3.

Sin dal suo insediamento, nel maggio scorso, ha promosso interventi radicali, mediando tra le richieste di assistenza sanitaria, avanzate dalle associazioni e dai comitati consultivi locali e regionali, ed i mezzi effettivamente a disposizione, forniti dagli enti e dalle istituzioni.

A volere fortemente la cooperazione, al fine di addivenire a soluzioni innovati-ve e condivise, il Ccm (Comitato consul-tivo misto dell’Asl di Bari), alla cui se-greteria siede Marilena Ciocia, referente di “Più Valore”, da tempo impegnata in pacifiche lotte per il riconoscimento di diritti e tutele per i cittadini, con parti-colare attenzione alle fasce deboli, e le articolazioni distrettuali.

Del comitato fanno parte anche mol-ti enti, gruppi e libere associazioni, tra le quali Fratres, Aisfa, Sinergia insieme alle consulte del Volontariato, presie-duta da Rosalba Cassano,che si avva-le della collaborazione del segretario Angelo Caldarola, e degli Anziani, con il presidente Concetta Tota, e alle Reti della disabilità.

Per capire quali siano le motivazio-ni che spingono associazioni, cittadini e vertici sanitari a fare fronte comune, basta snocciolare i numeri relativi alla popolazione residente nel distretto.

“Se non avessimo inseguito ed otte-

nuto il cambio di rotta del Servizio sa-nitario regionale -spiegano ad una voce Angelo Caldarola e Marilena Ciocia- ol-tre 10mila anziani, 17mila minori, tutti i soggetti inseriti nella rete della disa-bilità e quei cittadini privi di copertu-ra finanziaria non avrebbero ottenuto alcuna risposta alla loro ‘domanda di salute’. L’unico strumento valido per offrire degne risposte risiede, appunto,

nel diretto collegamento di tutte le parti sociali coinvolte, unite da comunicazio-ni intersettoriali e da un’attiva parteci-pazione”.

Ma cerchiamo di capire quali sono le novità in campo, gli obiettivi centrati e quelli ancora tutti da perseguire, per potenziare il servizio sanitario territoria-le, così come stabilito dal Regolamento regionale n.18 del 2010. “Quando ven-gono effettuate le operazioni di riordino, il rischio di creare malcontento è sem-pre piuttosto elevato -afferma il dott. De Leonardis- e la nuova locazione del distretto, il miglioramento della nuova struttura non possono prescindere da radicali interventi di cambiamento nella relativa gestione interna”.

Il direttore non omette di illustrare quelli che dovranno essere i valori ag-giunti del nuovo polo sanitario.

“E’ necessario fare propria la nuova idea di centro territoriale. Capire -pro-segue- che si tratta di una struttura dif-ferente dai vecchi ospedali, nata dalla

dismissione di questi, e che, pertanto, necessita di piani gestionali differen-ti. Se le associazioni, dall’esterno, au-spicano il potenziamento dei servizi, è all’interno che, questo, deve compiersi. In questo senso, è necessario supera-re i contrasti interni, creare armoniche convivenze negli ambienti, porre sullo stesso piano il lavoro degli enti, delle istituzioni, delle realtà associative e del

personale”.Anche il futuro, per De Leonardis, è

circondato da un’aura d’incoraggiante positività: “La direzione territoriale ha ben in mente gli obiettivi da raggiunge-re, ed intende agire nel più breve tempo possibile. Accrescere la resa della strut-tura con il potenziamento tecnologico, intensificando gli investimenti per ripri-stinare il corretto funzionamento dei re-parti. Fornire mezzi per consentire una nuova gestione dell’assistenza domici-liare, accorciare i tempi d’attesa e ga-rantire la fruibilità dei servizi alla totali-tà della popolazione”. Che sta, dunque, vivendo la speranza, augurandosi certo che non divenga illusione, di riottenere, dall’abbraccio solidale tra istituzioni e volontariato, quel diritto all’assistenza sanitaria che, nel tempo, le è stato sot-tratto dalla politica del Palazzo.

Il punto di primo intervento, negli ambientidi Via Bellini. Foto M. Robles

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E siamo così giunti al tris. Al Valla-tris. Una ridda di voci, a dire il vero, già da qualche tempo annunciava cambiamen-ti nella squadra di governo, ad appena pochi mesi dal secondo rimpasto messo in atto dall'ex prefetto. Nel tentativo di rilan-ciare l'azione programmatica dell'esecutivo, ma ancor più nel desiderio di placare i diffusi ma-lumori all'interno della maggio-ranza di centrodestra.

Sono tre gli assessorati che hanno conosciuto un avvicenda-mento alla tolda di comando. A perdere il posto, non senza sor-presa, Elisabet-ta Tonon, Giulio Cesare Ferrara e l'ex braccio destro del sin-daco Nicola An-tuofermo. Fanno il loro ingresso nell'equipe go-vernativa Sara Achille (dele-ga alla cultura, alla pubblica istruzione e alle politiche gio-vanili) e Fran-cesco Labianca (patrimonio e fondi struttura-li), esponenti di due partiti (ri-spettivamente Fli e "La Puglia prima di tutto") non sempre allineati alle poli-tiche della coalizione alla guida di Palazzo Gentile.

Ma certamente la new entry che ha destato maggiore atten-zione tra gli osservatori delle vicende politiche locali è stata quella di Vincenzo Fiore. Già, quel Fiore che ha rappresentato il mentore della vittoriosa cam-pagna elettorale di Valla, salvo poi essere polemicamente "sca-ricato" dal primo cittadino una volta indossata la fascia trico-lore. E che ora torna in primo piano, sedendosi sulla poltrona che sembrava a lui riservata già tre anni orsono.

Assessore Fiore, come mai questo suo ingresso in giun-ta a così notevole distanza di tempo dalla vittoriosa campa-gna elettorale del 2008?

"I misteri della politica mo-derna portano i singoli e le coalizioni a costruire percorsi

Da grande escluso a “grande fratello”L’ingresso in giunta di Vincenzo Fiore con delega alla comunicazione e partecipazione

spesso poco coerenti e lineari. La verità è che durante la cam-pagna elettorale non si era mai parlato di un mio ruolo da as-sessore, visto che l'unico obiet-tivo che la nostra compagine si poneva era la vittoria alle urne. Tuttavia, in molti mi avevano as-sicurato un posto nella squadra di governo".

E invece?"Dopo il trionfo alle ammi-

nistrative, ciascuno ha pensato esclusivamente a se stesso, tra-dendo clamorosamente l'impo-

stazione politico-programmatica della campagna elettorale. Ad oggi, del resto, non si è ancora compresa la reale motivazione della mia esclusione dall'esecu-tivo”.

Intanto, si sono avvicenda-te già due giunte Valla. Qual è il suo giudizio?

"La mia valutazione sull'ope-rato dell'amministrazione re-sta negativa. Chiudersi a riccio nelle stanze del potere non fa mai bene a nessuno, con il go-verno che ha messo in soffitta lo spirito costruttivo che lo ha guidato al successo, smettendo di comunicare con la gente ed interrompendo i vari canali di partecipazione del cittadino alla vita pubblica, compreso un effi-cace sistema di comunicazione istituzionale".

Poi si è giunti al suo ripe-scaggio, con l'attribuzione del-le deleghe alla comunicazione

e alla partecipazione, oltre che al bilancio, alla program-mazione e alla gestione delle risorse.

"A gennaio di quest'anno il sindaco mi ha convocato per co-noscere il mio giudizio sull'an-damento dell'amministrazione; in quell'occasione, tra l'altro, mi veniva proposto l'ingresso in giunta, che io rifiutavo, chieden-do una rimodulazione dell'ese-cutivo, non essendo disponibile a ricoprire il ruolo di decimo assessore, aggregato in corso

d'opera, e risultando del resto improponi-bile un nuovo azze-ramento complessivo della squadra di go-verno. Da fine mag-gio, poi, si è avviato un intenso percorso di confronto con il pri-mo cittadino su alcuni aspetti critici dell'azio-ne governativa, che si è concluso appunto con la mia nomina ad assessore. Ho preteso la responsabilità alla comunicazione e alla partecipazione, rite-nendolo un elemento essenziale nella vita di una comunità".

Ma ha eredita-to da Antuofermo anche il compito di occuparsi delle casse comunali.

“Certo, e non è una materia estranea

alle mie competenze. Non ho promosso nessuna guerra con-tro Antuofermo, con il quale tuttavia non ho più avuto rap-porti politici all'indomani della vittoria alle elezioni”.

Progetti per il futuro?“Premesso che è necessario

in via prioritaria riempire di contenuti concreti una delega che non è mai esistita nel no-stro comune, gli obiettivi a bre-ve termine che mi pongo sono la costituzione della consulta per la diversabilità, la rielaborazio-ne complessiva del piano citta-dino per la comunicazione e la predisposizione di un progetto ampio per la partecipazione attiva, sulla scorta di quanto stabilito sul punto dallo statuto comunale”.

Visti gli scricchiolii fre-quenti nella maggioranza di centrodestra, riuscirà la giun-ta Valla a completare il suo

mandato?"Nel momento in cui si è

eletti, i momenti critici per una coalizione capitano sempre, ma le amministrazioni devono en-trare in crisi sulla progettualità e sul metodo di guidare la città, non soltanto a causa dei mal di pancia di singoli. Ritengo, co-munque, che riusciremo ad arri-vare alla primavera del 2013".

Uno dei punti deboli dell'azione di governo non ri-schia di essere proprio l'ordine pubblico, che ha rappresenta-to uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale?

"In questo settore scontia-mo una totale inadeguatezza numerica nell'organico del cor-po della polizia municipale, con la percezione della sicurezza nella collettività che si mostra decisamente incrinata. A breve, la giunta metterà in campo una strategia completamente diffe-rente rispetto al recente passa-to, puntando con forza sullo svi-luppo del centro antico, anche attraverso agevolazioni fiscali e contributive per favorire l'aper-tura di nuove attività commer-ciali in questo quartiere oggi pesantemente degradato".

Mancano ormai meno di due anni alla prossima tornata amministrativa e le prospetti-ve non paiono troppo positi-ve...

"Certo, il consenso nel corpo elettorale non è più quello del 2008, ma penso sia possibile ri-guadagnare il terreno perduto, lavorando con autentico spirito di squadra e realizzando alcu-ni progetti importanti, come la zona 167, l'adeguamento del Prg al Putt e i tanti interventi nel campo dei lavori pubblici. Così facendo, le elezioni si pos-sono rivincere, anche perché una piattaforma programma-tica realmente alternativa ad oggi non esiste, al di là delle alchimie, con le forze di oppo-sizione che hanno impostato la loro critica sulla falsa riga della politica nazionale, limitandosi ad invocare a più riprese le di-missioni del primo cittadino".

Con Valla di nuovo candi-dato alla poltrona di sindaco?

“Può darsi, visto che fino ad oggi non scorgo all'orizzon-te altre possibili candidature all'interno del nostro schiera-mento”.

di Pasquale Bavaro

L’ass. Vincenzo Fiore. Foto F. Verriello

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Da grande escluso a “grande fratello”ACIdi d’UVA

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Il maestro Vito Clemente, tra i più giovani e apprezzati direttori d'orche-stra, impegnato a costruire un ponte artistico tra occidente e oriente, ha ca-pito (e forse l'ha sempre saputo) che la musica di Tommaso Traetta gli avrebbe offerto un'importante occasione.

Stringere in un palmo di mano mondi lontani, polarizzando su Bitonto e sulla sua centenaria tradizione artistica, l'at-tenzione di una terra, quella giappone-se, da sempre attratta dalle fascinose bellezze del vecchio mondo.

"Quando alcuni artisti giapponesi hanno percorso le nostre strade, im-battendosi nel sapore prelibato di me-raviglie millenarie, scoprendo l'Europa nella città vecchia, non hanno nasco-sto il loro entusiasmo", racconta Cle-mente. Che, parlando delle novità del Traetta Opera Festival, in programma a fine ottobre, aggiunge: "I musicisti di Tokyo hanno raccolto con entusiasmo l'invito a prendere parte alla rassegna, ad esibirsi sui palcoscenici bitontini. Loro dispongono, in patria, di sale mo-derne, all'avanguardia, con una qualità del suono perfetta, ma che non offrono l'emozione dell'antichità".

Una piacevole invasione, dunque, quella che si apprestano a compiere gli artisti giapponesi che saranno protago-nisti del festival dedicato al nostro mag-giore compositore.

Il ponte, dunque, è così realizzato, visto che, dopo essersi esibito varie vol-te nella capitale del Sol Levante, il mae-

Musicisti di Tokyo protagonisti del Traetta Opera Festival

Dal GiaPPone con amore

stro Clemente ha potuto ricambiare la cortesia, accogliendo nella sua terra i cantanti, i coristi e i musicisti d'ol-treoceano.

Si è scelto persino di ospitarli nei bed and breakfast cittadini, invece di dirottarli negli alberghi di altre città, in risposta all'esigenza di dare un impulso allo sviluppo tu-ristico di un territorio che ha tanto da offrire ai suoi visitatori.

"Durante i recenti concer-ti giapponesi, presso l'audi-torium Agnelli dell'Istituto italiano di cultura di Tok-yo, ho ritenuto che fosse giusto concedere a questi straordinari musicisti il privilegio di calcare i no-stri palcoscenici -spiega il nostro concittadino- per-ché tutti hanno mostrato un profondissimo rispetto verso la nostra cultura, ap-prezzandone l'anima artisti-ca".

Scopriamo così che l'esecuzione del "Miserere" e delle versioni di Napoli e Monaco dello "Stabat Mater" di Traet-ta hanno amplificato l'amore dei nostri amici orientali per la lirica nostrana.

In particolare, l'orchestra giappone-se ha mostrato grande apprezzamento per l'estro italiano.

"I musicisti orientali sono straordi-nari ma schematici. Dotati di eccellente capacità espressiva, dimostrano, tutta-

di Emilio Garofalo

via, insufficiente capacità d'improvvisa-zione. La musica di Traetta, coniugata al modo in cui viene interpretata dai musicisti italiani, è stata, per tutti loro, una rivelazione. I colleghi orientali ap-prezzano la nostra capacità di dar voce ad una profonda creatività interpretati-va, che non si ferma dinanzi alla rigidità degli schemi classici. E il risultato della fusione delle due diverse sensibilità ha dato frutti sorprendenti", conclude Cle-mente.

Il busto di Traetta, realizzato da Pantaleo Avellis per il foyer del teatro

PER "C R E A" NEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA SCOMPARSAVorrei fermare il tempo,ma i giorni senza tesi susseguono come in un vortice,tutti, lastricati da un profondo doloree da una grande solitudine.L'immagine del tuo corpoche vibrava leggero, la gioia che avevi di sorriderecon gli occhi e con le labbra,appartengono alla nostra memoriae non possono regalarci più nulla di concreto.Ma il tuo immenso Amore,il tuo Spirito,la tua Essenzahanno creato intorno a noiun'aura speciale.

Solo chi legge "col cuore"potrà scorgere e comprendere.

A te che, sempre, vivrai. Isabella

Carmela Cassano, insegnante, ballerina, coreografa,

molto apprezzata per la sua profes-sionalità negli ambienti "tersicorei", scompare il 9 settembre 2010, a causa di un male incurabile.

Il mondo della danza le ha reso omaggio, istituendo in sua memoria il Premio Nazionale CREA (suo acroni-mo), da destinare ai giovani ballerini pugliesi che si distinguono per la loro bravura, in campo nazionale e inter-nazionale.

Molto attenta e aperta ad altre cul-ture, aveva fatto sua la filosofia indu-ista.

Scriveva "Non desiderare alcuna cosa, mi apre al tutto e mi offre la ca-pacità di godere dell'indefinito".

Anniversario

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IL DIFENSORE CIVICOdel dott. Franco Castellucci

Com'è noto, è scaduto venerdì 30 settem-bre il termine ultimo per la raccolta delle firme, necessarie all'indizione del referen-dum per l'abolizione del cosiddetto "porcel-lum", il vigente sistema elettorale introdotto dalla legge 270/2005. Oltre un milione e 200 mila le firme depositate presso la Corte di cassazione. Un risultato che fa ben spera-re sul reale svolgimento della consultazione popolare.

Ma quali sono gli aspetti principali dell'attuale legge elettorale? Esaminiamoli insieme.

1) L'elettore esprime il voto tracciando sulla scheda un solo segno nel rettangolo contenente il contrassegno della lista pre-scelta (art. 1, comma 10, lettera b) per la Camera; art. 4, comma 6, per il Senato); per effetto di tali disposizioni, il voto è espresso per la lista, e non esiste la preferenza per l'uno o l'altro candidato.

2) I soggetti inseriti nella lista sono eletti secondo il numero di seggi assegnato alla lista e nell'ordine nel quale sono inseri-ti (art. 1, comma 13 per la Camera; art. 4, comma 8, per il Senato). Per essere eletti, pertanto, bisogna essere collocati più in alto possibile nelle liste, con piena discrezionali-tà dei partiti che le presentano.

3) Sono previsti sbarramenti affinché le liste votate siano prese in considerazione per l'attribuzione dei seggi: per la Camera il 4% dei voti a livello nazionale (art. 1, com-ma 12), per il Senato l'8% dei voti a livello regionale, poiché l'elezione per quest'ulti-mo ramo del Parlamento è organizzata su base regionale (art. 4, comma 6). Se una lista consegue meno voti, non partecipa alla ripartizione dei seggi ed i voti che ha con-seguito finiscono nel nulla, perché non sono previsti sistemi di recupero.

4) E' previsto un premio di maggioranza per la lista o la coalizione di liste, che ottie-ne la maggioranza relativa delle preferen-ze: vengono attribuiti tanti seggi quanti ne bastano per raggiungere il numero di 340 per la Camera (sempre art. 1, comma 12) oppure il 55 % di quelli spettanti a ciascuna Regione, per il Senato (sempre art. 4, com-

IL PORCELLUm hA I gIORNI CONTATIma 8). Quindi chi vince, anche di pochissimo, prende tutto.

I promotori del referendum sostengono che tale legge sia antidemocratica e pro-casta, perché i vertici dei partiti decidono in pratica chi deve essere eletto, mentre gli elettori si devono adeguare alle loro indica-zioni, senza possibilità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento.

Inoltre, durante l'attività parlamentare, gli eletti devono adeguarsi a quanto stabi-liscono i vertici dei rispettivi partiti politici, pena il mancato inserimento in pole position alle successive elezioni.

Ancora: le soglie di sbarramento ed i premi di maggioranza non consentono a molte forze politiche di essere rappresen-tate in Parlamento. Sono scomparsi, infatti, dalle aule di Montecitorio e Palazzo Mada-ma i partiti di estrema sinistra.

In caso di esito favorevole della consul-tazione referendaria (con superamento del quorum del 50%, non raggiunto nel 2009 con riferimento ad altri tre quesiti che mira-vano ad abrogare alcuni aspetti della legge Porcellum), si ritornerebbe nella sostanza al regime elettorale costruito con il cosid-detto "Mattarellum" (le leggi n. 276 e 277 del 1993, approvate a seguito del referen-dum del 18 aprile 1993 e rimaste in vigore fino al 2005).

Tale disposizione normativa prevede un sistema misto, con il maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi ed il meccanismo del recupero proporzio-nale per l'assegnazione del restante 25% delle poltrone.

A differenza dell'attuale sistema, in par-ticolare, verrebbero reintrodotti i collegi uninominali (con la garanzia di un rapporto più diretto fra corpo elettorale e rappre-sentanti alla Camera e al Senato), le prefe-renze nominative per il candidato, espresse sulla scheda dal singolo cittadino, ed una maggiore rappresentanza per le forze poli-tiche minori.

Un risultato auspicato dal comitato pro-motore del referendum abrogativo e desi-derato (almeno a parole) dai leader della

maggior parte dei partiti, dell'uno e dell'al-tro schieramento.

Il merito indiscutibile dell'iniziativa del-la raccolta di firme è stato quello di riac-cendere il dibattito sul sistema elettorale, in grado di determinare concretamente il livello di democraticità delle nostre istitu-zioni parlamentari e di influire sulla forma-zione di maggioranze ed esecutivi.

La parola passa ora, dopo il controllo formale operato dalla Suprema Corte e la valutazione di ammissibilità da parte della Consulta, al popolo, che con ogni probabilità nel prossimo mese di giugno sarà chiamato alle urne per riappropriarsi finalmente del diritto alla scelta effettiva della classe poli-tica da cui essere governato.

Una vita salvata in tempoQuesta la storia del piccolo Lollo, un bimbo di appena cinque anni, che avrebbe dovu-to frequentare la prima elementare. Bimbo dotato d’intelligenza spiccata e abbondante salute, come è giusto che sia.Ma un bel giorno, circa un mese e mezzo fa, il piccolo ha cominciato a lamentare stan-chezza, cefalea e inappetenza con la com-parsa di linfonodi laterocervicali, attribuiti erroneamente ad una mononucleosi.Grazie alla caparbietà della nonna e del-la mamma, Lollo è stato affidato alle cure della pediatra dott.ssa Elisabetta Demi-chele, che ha suggerito altri esami. Così il 10 settembre, mentre il bambino, durante il prelievo, programmava di andare al ci-nema, la sorte decideva per lui un ricovero urgente.Una misura adottata con tempestivi-tà dall’équipe del laboratorio d’analisi dell’ospedale bitontino, in particolar modo dal dott. Nicola Liso, preoccupato per la vita del bimbo.Una scelta decisiva che è servita a scongiu-rare il peggio.Ancora e per sempre la famiglia ringrazia tutti coloro che hanno collaborato a salvare la vita di Lollo. Lettera firmata

LA LETTERA

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Per una volta, comincia-mo dal finale. Che, se non è triste, lieto non lo è di certo.

Bitonto, assieme ad Ostuni e Foggia, è stata riammessa, con riserva, dopo una prima bocciatura, alla fase negozia-le del bando pubblico regio-nale dell'Azione 7.1.1 "Piani integrati di sviluppo urbano di città medio/grandi", pro-getto d'assistenza economica comunitaria.

Angela Barbanente, as-sessore regionale alla Qua-lità del territorio, sposando parzialmente il parere fa-vorevole dell'Avvocatura re-gionale, ha ritenuto di poter includere la città in una gra-duatoria separata, per la di-stribuzione dei fondi europei. Un colpo di reni, che ha quie-tato le ire di molti, partiti po-litici d'opposizione ma anche semplici cittadini interessati alle sorti del territorio, e pla-cato, in parte, gli incubi della maggioranza, che temeva di esser travolta dal disastroso ed ingiustificabile scivolone.

Ma, come si suol dire, ci si è ridotti a salvare il salvabi-le. Vediamo perché.

Questa triste storia di di-menticanze e disattenzioni prende le mosse nello scor-so mese di luglio. Sarà stato per via del caldo, che smor-za tutte le voglie, tra le quali, inevi-tabilmente, anche quella di lavorare, od una semplice di-strazione, sta di fat-to che il Comune, a causa del man-cato deposito nei t e r - mini pre-

visti

Quei milioni appesi ad un filo

dall’avviso pubblico del 19 aprile 2011, proprio come uno studente svogliato, in-cappava in una pesante boc-ciatura.

Niente inserimento nelle liste d’accesso ai fondi eu-ropei e statali per la riqua-lificazione del territorio co-munale. Assieme a Bitonto, venivano bocciati altri tre comuni "somari": Foggia e la città bianca, Ostuni.

Tutto ciò non consentiva di godere del cospicuo finan-ziamento, pari a 4 milioni di euro, da investire per la ri-nascita del centro storico e di altre aree, quali l'ex pre-tura, l'ex scuola Pantaleo e l'ex macello. Si dissolveva-no, dunque, come bei sogni interrotti al mattino da una sveglia impertinente, tutti i buoni propositi della giun-ta Valla. Rimbombava, al momento della bocciatura, ancora l'eco delle parole gloriose di Antuofermo, oggi ex della maggioranza, pro-clamate nell'aprile 2010, il quale prospettava mirabilia comu-nali finanziati da fondi co-m un i -

tari. Macchè, dei fondi resta-va solo il rammarico di non poterne fruire.

Com'è facile intuire, l'op-posizione si è divertita nel gioco al massacro, incolpan-do Valla ed i suoi d'incapaci-tà politica, gestionale ed am-ministrativa. Il Pd ha parlato di "una sconfitta, per la città, morale e soprattutto econo-mica di enormi proporzioni, di grande portata", causata esclusivamente dall'assenza di controlli adeguati all'at-tività degli uffici preposti e, naturalmente, dalla totale inettitudine dell’esecutivo. Ed, ancora, le dure parole di DeSantis, Udc, che ha defini-to "sonnambuli" i colpevoli.

Si sono susseguite, na-turalmente, giustificazioni sciorinate, senza nemmeno troppa convinzione, dalla maggioranza che, sebbene parli di pochi minuti di ritar-do o d'incerta responsabilità tutta da appurare, ha prefer-to saggiamente correre ai ri-

pari, cercan-do una

me-

di Emilio Garofalo

diazione con gli uffici regio-nali.

Ed ecco che Valla, assieme al sindaco di Foggia, Mongel-li, e a quello di Ostuni, Tana-rella, ha chiesto ed ottenuto un confronto con l'assessore regionale Barbanente, al fine di valutare una scelta strate-gica per ovviare al disastro. Se ci siano riusciti, non è dato saperlo. Innanzitutto, perchè l'inserimento con riserva in liste separate certo non suo-na come eroico intervento ri-solutivo, ma come contentino per placare il tormento poli-tico dei comuni rimasti a sec-co e che non hanno potuto, in prima battuta, beneficiare di finanze che, se richieste nei tempi previsti agli enti ero-gatori, nessuno avrebbe mai negato. Poi, perché, in via definitiva, nessuno sa se que-sti bei soldoni, da investire nello sviluppo del territorio, effettivamente arriveranno; certezza che sarebbe stata tale se la procedura fosse stata correttamente portata a termine, mentre oggi si è appesi al filo dalla mancata accettazione dei progetti dei comuni regolarmente am-messi.

Resta un dato: le casse del comune vuote erano e vuote, per ora, restano. E

questo ha un nonsochè di miracoloso: perdere

qualcosa che nemme-no si ha.

A rischio l’accesso ai fondi Piru per il recupero del centro storico

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CONTROCORRENTEdi Mimì Luiso

Berlusca o il Belpaese, quale il vero problema?

E' da tempo che un coro sempre più allargato di voci proclama ai quattro venti che il vero, unico pro-blema dell'Italia, oggi, è Berlusconi (e il suo cieco arroccamento nel suo accerchiato bunker).

Il leit motiv di questo coro, poi, si sostanzia e si coagula con l'or-mai sdrucito slogan "Berlusconi se ne deve andare, Berlusconi faccia un passo indietro, la Lega stacchi la spina". E il colmo è che il popo-lo dei berluscones alla fine ci ride su come si motteggia un ritornello tanto ripetuto da diventare risibile ("non sanno dire altro, fiato spreca-to di un'opposizione cieca e precon-cetta").

E va bene, ma, detto questo, non nego che Berlusconi costituisca il problema; forse, però, non è lui il vero problema. Quello reale si an-nida piuttosto in larghi settori della piazza Italia, di questa nostra inde-cifrabile e quasi impalpabile agorà nazionale. Mi spiego: vige da noi un sistema mediatico (giornali, Tv, blog, ecc.) che spesso si attesta su posi-zioni di staticità e di imperturbabi-lità. Voglio dire che troppo spesso ci viene fatto calare un po' di tutto, è vero, ma con brevità e fretta, quasi en passant.

Quando dico un po' di tutto, mi riferisco a episodi o, addirittura si-tuazioni che meriterebbero maggio-re attenzione e più profonda rifles-sione da parte di chi le ammannisce sui video o sulla carta stampata, impedendo, così, la dovuta atten-zione e la riflessione a quanti (tut-ti noi) sono, devono essere i diret-ti destinatari di quel "po' di tutto" così distrattamente calato alla base. Va da sé, poi, che la possibilità di rendersi compiutamente conto di certi fatti e di certe notizie, accanto a una migliore presa di coscienza, può rendere più concreta e fattiva ogni azione di contestazione e di op-posizione.

Umberto Bossi, per esempio, mi-naccia la secessione, non prevista dalla nostra Costituzione e sulla quale lui, ministro della Repubbli-ca, ha giurato. Ma la notizia si liqui-da in poche righe magari contornate dal bonario commento che si trat-ta solo di una delle solite uscite da buontempone del leader della Lega. Perché non si pensa a dimissionarlo con l'imputazione di attentato alla

Costituzione e all'unità naziona-le? Dopo un intervento (blando) del Capo dello stato, non c'è stato al-tro e la notizia non ha avuto echi di sorta. E, del resto, proprio quanto a Bossi, non si tratta della prima ma dell'ennesima sua sbavatura; come altre volte, tuttavia, tutto si è fatto passare per semplici "puttanate" e, come tali, senza peso e subito archi-viate, punto e basta.

Il nostro parlamento giace inerte per cieca obbedienza; non fa nulla dalla mattina alla sera, costretto com'è a blablare, liberamente (?) o per calcolo, solo su quello che gli vie-ne presentato come il problema del momento (una volta il processo bre-ve, un'altra quello lungo, poi Ruby nipote di Mubarack, altre volte an-cora la ricerca dell'ennesimo cavillo che serva ad evitare al padrone guai ancora più seri di quelli procurati da una magistratura accanita, defi-nita di sinistra, antropologicamente anormale).

Si dice che all'estero, in tutto il mondo ci ridono addosso. Ma non si dice che non si ride tanto sulla trista figura del prémier quanto su tutti noi che -e non se lo sanno spie-gare- continuiamo a tollerare questo grottesco capo di governo con tutta la casta che gli ruota attorno.

Aveva ragione il compianto José Saramago quando, in un suo libro che Mondadori non volle pubblicar-gli (sparlava del padrone!) afferma che il problema dell'Italia non consi-ste tanto nell'avere un "delinquente" al potere quanto nel popolo stesso che, costretto e aduso a convivere con mafia, camorra (un ministro berlusconiano diceva qualche tem-po fa che bisogna rassegnarsi a con-vivere con quelle realtà), non riesce a sentire sulla sua crosta alcun pru-rito, e quindi nessuna reazione, per la presenza di un personaggio come Berlusconi al vertice del governo.

Ci sono delle oasi, purtroppo rade e sparute, dove i "sensi" della indignazione e della protesta sono un po' più evidenti. Penso, per fare un esempio, a qualche trasmissione radiofonica come "Tutta la città ne parla", in cui viene data voce ai veri cittadini, i quali, proprio per esse-re veri, sono sul serio 'indignados'. Ma, a parte questo e qualche altro barlume qua e là, cos'altro resta?

Perché la legittima protesta di

tanti cittadini, ristretta nell'angusto spazietto della radio, non viene allar-gata, non viene "cavalcata" per pro-iettarla in sedi più ampie e visibili (lo stesso parlamento, perché no?).

Se tante volte l'opposizione subi-sce critiche per l'inerzia, la passivi-tà di fronte a questo dilagante mare di fango, si coglie nel segno. Un'op-posizione troppo spesso ridotta a un muro di gomma dove ogni palla rimbalza indolentemente, non può limitarsi a dire che Berlusconi se ne deve andare e poi basta. Intanto si offre il desolante spettacolo di anime e sottoanime, di distinguo, di vecchi e giovani leve, di alleanze di qua ma non di là o di là ma non di qua. Tut-to questo non unisce, non compatta ma disunisce e indebolisce. Vedete, poi, i sindacati che, per meglio at-tendere al proprio dovere della tutela del cittadino-lavoratore, non trovano di meglio da fare che disgregarsi, per cui Bonanno sta contro la Camusso e questa ce l'ha con Angeletti e tutti non si rendono conto che con i loro distinguo offrono sul classico piatto d'argento al despota il benefico toc-casana del "divide et impera". Altro che tutela dei lavoratori che conti-nuano ad essere il terzo stato delle fasce deboli!

Certo, Berlusconi è il male ma stento a pensare che sia il male mag-giore. Prima o, poi se ne andrà, con le buone o con le cattive; al punto in cui siamo, la sua uscita di scena appare assai probabile). Temo, però, che la sua caduta non corrisponda alla sua sparizione (che è ciò che più conta).

Dove andremo, dopo Berlusconi, se si continuerà a mistificare certa realtà, relegandola nelle pagine delle previsioni atmosferiche mentre ab-bisognerebbe di titoloni da coperti-na? Il cittadino, il popolo che, fino a prova contrario, è il vero sovrano, devono sapere. Un'utopia? Forse sì, amaramente. Ma non illudiamoci di giudicare questo fenomeno come uno strascico del berlusconismo, di un berlusconismo ultrattivo. Il di-scorso è un altro: abbiamo bisogno che l'aria si purifichi, ha detto l'altra sera il cardinale Bagnasco. E l'aria da purificare non è solo quella de-gli altri. Nell'ascesa verso zone d'aria più respirabile dobbiamo tutti sen-tirci impegnati. Specialmente se ab-biamo colpe da farci perdonare.

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di Emilio Garofalo

E’ stata lungamente at-tesa, durante i caldi giorni d’agosto.

Da un lato, gli organizza-tori, la cooperativa Pantoi-kos, il direttore artistico An-tonio Saracino di “Raffaello Comunicazione”, gli enti che hanno patrocinato l’evento, Comune e Provincia, con la loro speranza di buona riu-scita. Dall’altro, i cittadini, i visitatori delle altre città, con la loro curiosità e, si è spe-rato, con il loro entusiasmo. Ad attendere ed annunciar-ne l’arrivo, diversi spettacoli, nei giorni immediatamen-te precedenti, nelle piazze e nelle frazioni.

Al calar del sole di saba-to 10 settembre, si è aperto il sipario sulla Notte Bianca 2011. Seguendo un canovac-cio collaudato e ben struttu-rato, si sono susseguiti in-numerevoli eventi. A far da cornice, le strade del centro, il borgo antico con le piazze,

Un “sole splendente” nella notte Bianca

La città in festa grazie alla kermesse di luci, suoni e colori

la villa, il Traetta. Una raffica di colori, suoni, parole, sor-risi ha alleggerito, per l’arco (forse troppo breve) di una notte, la routine quotidiana dei bitontini, che hanno vis-suto una piacevole emozione settembrina, in lungo ed in largo zampettando, tra pal-chi e kermesse itineranti.

Musica sacra e leggera, con orchestre e bande di pa-ese, artisti noti ed innovativi, tra i quali Beppe Granieri, i Dancing society e la band dei Suoni Mudù.

Poi, il teatro, l’arte, gli eventi letterari e cinemato-grafici, con il promo di Ame-luk, lungometraggio di Mim-mo Mancini.

A seguire, il cabaret, gli stand, le gare in arene rea-lizzate in pieno centro.

L’intento degli organizza-tori è stato assecondare i gu-sti di tutti, com’è giusto che sia, in un contesto nel quale giovani e no, adulti ed ado-

lescenti, famiglie e comitive hanno camminato fianco a fianco, protagonisti anche loro della magica notte.

La scarsa qualità di al-cune performance (si pensi alla ‘terrificante’ esibizione in playback di Luca Diri-sio) è stata mitigata dall’al-ta qualità di altre e la festa non ha mai perso smalto né brio. Per una notte ci si è dimenticati delle brutture nostrane, della strafottenza della microcriminalità, delle scarse occasioni di sviluppo e crescita sociale, e persino della maleducazione impe-rante. Scomparse del tutto, sotto il manto dolce della ri-nascita civica. Lungo le vie, a godere delle tante propo-ste d’arte e cultura, solo una fiumana straripante, tra cui moltissimi forestieri, deside-rosa d’un sano divertimento, mossa da sincera passione per la cultura, bene pubbli-co dal valor inestimabile. La

scelta vincente sta nell’aver coinvolto, oltre al centro sto-rico, anche la città nuova, dando all’evento i connotati di una festa di e per tutta la cittadinanza. Animata dai colori, dai sorrisi degli spet-tatori, dal garbato coinvolgi-mento degli artisti, la città, nella notte, sembrava rico-perta dal calore mattutino di un sole alto e splendente.

I bitontini hanno alluvio-nato le strade e le piazze, bat-tendo le mani agli artisti sui palchi, sorridendo ai comici ed ai giocolieri, osservando con gaia attenzione le ope-re degli artigiani nella città vecchia (splendide le opere in legno, scolpite col fuoco), ascoltando liriche delicate o perdendosi nelle immagini colorate delle mostre pitto-riche. Una festa nella festa, verrebbe da dire.

Per una volta. Per una notte.

L’esibizione della cover band dei Beatles. Foto M. Robles

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mo avuto tempo addietro e che ora prende forma per la prima volta. Abbiamo sfrut-tato i classici contenitori d’olio, come bottiglie e latti-ne, consegnandoli alla fan-tasia e al genio degli artisti, che hanno prodotto pezzi unici. Un omaggio all’olio d’oliva che ventitré autori, me compreso, hanno accol-to con grande entusiasmo. La mostra, dopo Bitonto, toccherà i maggiori centri della provincia”. I prodromi del successo si sono potuti constatare nell’entusiastica

di Domenico Schiraldi

di Michele Cotugno

Una pianta dai tronchi nodosi e carichi di storia, l’emblema di una memoria, lo spirito identitario di una comunità legata alla sua ter-ra.

Sono questi i motivi ispi-ratori della mostra organiz-zata dagli artisti Francesco Sannicandro e Rosanna Pucciarelli. “Olio d’artista” il nome della rassegna, svol-tasi nell’atrio della cattedra-le, in occasione del Festival dell’olio. “Si tratta di un’idea -spiega Sannicandro- che io e Marco Tribuzio abbia-

Alcune opere in mostra. Foto Roberto Sibilano

Un originale omaggio al simbolo della storia e dell’economia cittadina

OLIO d’ARTIsTA

Rilancio dell'agricoltura e promozione del turismo. E' l'obiettivo del Festival dell'olio - Piazza del gusto, giunto alla sua seconda edizione e patrocinato da Comune, Provincia, Regione, Unione regionale delle Camere di commercio e Unicredit Ban-ca.

"Promuovere il nostro ex-travergine significa garantire lavoro a tanti e offrire ai con-sumatori un prodotto di grande

Nel segno dell’oro verdeSeconda edizione del festival dedicato al nostro prodotto principe

partecipazione del pubblico, che si è soffermato, curioso e divertito, su ciascun pezzo in mostra. Complice anche l’originale allestimento sce-nografico, curato da Franco Colamorea, dell’associazione culturale “Fatti d’Arte”. Così, su sgabelli e sedie dal sapore antico, interamente dipinti di bianco e illuminati da un sapiente gioco di luci, ogni singola opera ha brillato di un significato che va oltre il suo semplice apparire: botti-glie dipinte con i soggetti più vari, lattine ricoperte di foglie

d’ulivo, contenenti piccoli alberelli della pianta sacra ad Atena, ovvero completa-mente smembrate, a ripro-durre un frantoio, un campo di battaglia con soldatini a difesa della pianta, la casa di un personaggio dai trat-ti grotteschi, forse l’anima stessa dell’ulivo. Che, con il suo dolce afflato, ha ammo-nito la città a disporre sag-giamente delle mille risorse del suo territorio. Non solo per l’economia ma anche, e soprattutto, per la mente.

qualità", ha detto l'ass. Domeni-co Damascelli, promotore della manifestazione, al convegno su "Gli effetti benefici dell'olio extra vergine d'oliva nella die-ta alimentare", che ha fatto re-gistrare gli interventi del prof. Giuseppe Gambacorta, docente associato di Scienze e tecnolo-gie agroalimentari all'università di Bari, e della biologa nutrizio-nista Francesca Labianca.

Piazza cattedrale, sugge-

stivo sce-nario del festival, è stata "ar-r e d a t a " con stand dei pro-dotti tipi-ci locali, affollati dal pubblico presente. Ad allietare la serata, Pino Campagna, comico di Ze-lig, la band U'Papun, e il con-certo dei Velvet.

Il festival dell'olio ha avuto felice prosieguo nella serata successiva, presso la villa, tra bontà gastronomiche e comicità casereccia dell'esilarante Max Papappicco.

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Salvatore Lorusso

E' giunto a poco più di metà, il corso di formazione per "cuci-trice a macchina per produzione in serie di abbigliamento", orga-nizzato, presso aziende locali, dallo Ial-Cisl Puglia, nell'ambito delle attività finanziate da Pro-vincia, Regione, Ministero del Lavoro e Comunità Europea.

Il corso, iniziato ad aprile, vede interessate 16 donne in età lavorativa, giovani e adulte inoccupate o disoccupate e, co-munque, prive di un impiego re-golarmente retribuito, residenti in città.

Si tratta di una reale occa-sione di inserimento nel mercato del lavoro, in quanto le corsiste stanno accrescendo le proprie competenze sia nelle materie professionalizzanti (come tec-niche di cucitura e stilismo) sia in quelle cosiddette "trasversali" (gestione dello stress, comuni-cazione, ecc.). Grande rilevan-za hanno le ore di laboratorio formativo, svolte nelle aziende, dove le discenti possono appren-dere i sistemi di funzionamento

Un corso per cucitrici dello Ial-Cisl Puglia

Sì ai “tagli” ma solo per formazione

delle varie macchine da cucire, così come lo stage aziendale, grazie a cui le corsiste vivono un'esperienza diretta di lavoro, imparando a creare veri e pro-pri abiti personalizzati.

"Ringrazio le corsiste per l'impegno mostrato, ognuna in modo diverso, secondo le pro-prie capacità e possibilità -ha dichiarato Flavio Pedaci, am-ministratore unico di Ial Cisl Puglia-. Ma un grazie sentito va anche ai docenti e all'intero staff organizzativo per il lavoro svolto".

L'obiettivo del corso è offri-re alle partecipanti (a cui viene riconosciuta un'indennità di fre-quenza oraria) un'opportunità reale e concreta di mettersi in proprio, di essere assunte in azienda o di creare piccole co-operative.

"La mia speranza -ha ag-giunto Pedaci- è che, in linea con la mission dell'ente, si rie-scano a concretizzare i sogni di tutte le donne che frequentano il corso".

Eterna presenza (Pedro Salinas)

Non importa che non ti abbia,non importa che non ti veda.

Oggi non chiedo piùNé alle mani, né agli occhi,le ultime prove.Di starmi accantoTi chiedevo prima,sì, vicino a me, dentro.

E mi accontentavoDi sentire che le tue maniMi davano le tue mani,che ai miei occhiassicuravano presenza.

Come il vento è invisibile, pur dandoLa sua vita alla candela.Come la luce èQuieta, fissa, immobile, fungendo da centroche non vacilla maial tremulo corpodi fiamma che trema.

Come è la stella,presente e sicura,senza voce e senza tatto,nel cuore aperto.Sereno, del lago.

Quello che ti chiedoÈ solo che tu siaAnima della mia animaSangue del mio sangue

Dentro le vene.Che tu stia in me Come il cuoreMio che maiVedrò, toccheròe i cui battiti non i stancano maidi darmi la mia vitafino a quando morirò.

Quello che ti chiedoÈ che la corporeaPasseggera assenzanon sia per noi dimenticanza,né fuga, né mancanza:ma che sia per me possessione totaledell’anima lontana,eterna presenza.

I tuoi cari.

Francesco cazzolla04/06/1932 - 08/08/2011

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Verso la metà del XIV secolo, alla fine del conflitto tra la regina Giovanna I d'Angiò e il cognato re Luigi d'Unghe-ria, la cinta muraria, a nord della città, era ridotta ad un cumulo di macerie. Se ne rese, pertanto, necessaria la rico-struzione, arricchita di nuove torri, più rispondenti alle più moderne tecniche di guerra.

Tra le nuove opere, oltre alla possen-te Torre di Porta Baresana, denominata impropriamente "Castello", in quanto difesa da una milizia sotto il comando di un "castellano", fu costruita la vicina Torre Angioina, nei pressi dell'attuale Largo Teatro.

Simile alle torri cilindriche di "Sant'Agostino" (1360) e di Porta del Carmine (1345), elevata su una breve scarpa, rivestita a partire da una certa altezza da bugne a bauletto, presentava all'origine un coronamento a merlatura, con possibilità di difesa a "piombo", a "getto" e a "leva".

La difesa a "piombo" consisteva nel lancio dall'alto di pece bollente e sas-si, sporgendosi sulle mura o mediante l'utilizzo di caditoie. Inoltre, nelle piaz-zuole interne venivano posti "trabucchi" e "baliste" per il lancio di sassi e palle di fuoco.

Un piccolo ingresso immetteva nel-la torre suddivisa in due piani, carat-terizzati da ambienti a pianta circola-re, probabilmente dotati di focolare e finestrella, utilizzata come punto luce, comunicanti tramite una botola centra-le, dotata di scala retrattile. All'interno doveva esserci un corpo di guardia, in collegamento diretto con il cammino di ronda.

Eretta verso la metà del XIV secolo, quasi certamente ad opera dei proto-

mastri Tongo di Fa-magosta, Giovanni e Consiglio di Bitonto, la Torre di Sant'Ago-stino viene rappre-sentata in varie vedu-te prospettiche della città (Azzaro 1586, Carlo Rosa 1656, Pa-cichelli 1703, Rullan 1727, Orlandi 1770). Alla fine del seicen-to l'antica struttura, inglobata nella pos-sente cinta muraria, unitamente alla torre normanna retrostan-te il "Fortino", perde la sua funzione difen-siva per trasformarsi in semplice abitazio-ne con magazzino.

Da un inventario dei beni immobili di proprietà del comu-ne, redatto il 1735 per il fiscale di Tra-ni, risultano, infatti, dislocate 26 torri sul perimetro murario, due in meno rispet-to a quelle presen-ti nella planimetria tardo cinquecente-sca dell'Azzaro, che ne enumerava invece 28.

Tra il 1835 e il 1838, a seguito della costruzione del "Teatro Umberto I" (at-tualmente "Tommaso Traetta") la torre venne inglobata nelle strutture mura-rie del teatro stesso, dove attualmente,

di Pasquale Fallacara

grazie ai recenti lavori di restauro, è di-venuta parte del integrante del foyer.

Pasquale [email protected]

DA BASTIONE A FOyER DEL TEATRO

La Torre Angioina fu costruita nel XIV secoloper rafforzare il sistema difensivo

Uno scorcio della Torre Angioina,all’interno del Traetta

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DOLCEAmARO

di Mario Sicolo

Quando arrivava lui, in classe entrava la vita.

Già, era come se le fi-nestre si spalancassero d'improvviso e prendes-se a soffiare un vento di verità, tra quelle pareti antiche.

Mimmo, borsello di cuoio sotto il braccio, avanzava col passo largo d'un uomo alto e imponente, un velo di neve appena sul crine, il naso affilato.

Il cognome lo desti-nava -e per fortuna, ancora lo destina, per-ché questo pezzo non è affatto un coccodrillo- a grandi imprese: Achil-le.

Sì, perché Mimmo è stato, fino a qualche mese fa, un eroe dei giorni nostri: un profes-sore, addirittura. Per di più, dopo una gavetta grande quanto un ga-vettone, in un istituto professionale.

Ubicato in quel pa-lazzo austero che ospi-tava la scuola media Vincenzo Rogadeo -le lettere di bronzo sul frontespizio all'ingresso ancora lo rammentano-, l'I.p.s.s.t.c."Tommaso Traetta" ne ha ereditato la vocazione missiona-

Ode ad un prof che (mai) va in pensioneria.

Qui, infatti, educare ha mantenuto intatto il suo valore etimologico: tra-scinare i discenti da una condizione d'indigenza socio-culturale ad un'al-tra che quanto meno pos-sa donare loro un'ipotesi di riscatto.

Andate a vederli i do-centi che vi lavorano ogni giorno, vi sorprenderanno per la loro immensa cul-tura e profonda umanità.

Le chianche di quegli androni in penombra ser-bano ancora l'impronta indelebile dei decenni di dedizione all'insegnamen-to di chiunque vi sia pas-sato.

Sennonché, con Mim-mo, è vero che la vita ir-rompeva in aula, ma è altrettanto incontestabile che la scuola straripa-va da quelle mura grigie. E finiva per rincorrere le esistenze, spesso malcer-te, dei ragazzi che la fre-quentavano per le strade e i vicoli della nostra cit-tà.

Così, Achille diventava un punto di riferimento anche per il mondo che s'apriva e s'apre dopo la maturità. Come il faro d'un porto che dilacera le tenebre col suo fascio luminoso per indicare la

rotta più giusta. E il tut-to sempre condito con una battuta in catturante vernacolo a quando dissa-crante a quando graffian-te.

La terapia del sorriso allevia gli affanni della quotidianità.

Tuttavia, Mimmo un certo sentore di come andrà a finire la nostra scuola lo stava avendo: "Uno il tortellino può pre-pararlo nella maniera mi-gliore possibile, con tutto l'amore che ha, ma se poi lo si immerge in un'acqua salata, non ci sarà niente da fare: risulterà salato anch'esso".

La metafora gastrono-mica, oltre che icastica, è emblematica della sua passione per la cucina, che, insieme alla inclina-zione georgica e alla pen-na sensibile e ispirata -ne siamo certi- sarà il pas-satempo prediletto per i giorni della pensione.

E fanno un po' sorri-dere le espressioni che definiscono i prof (a pro-posito, questo fulmineo diminutivo, che gli stu-denti dedicano d'acchito agli insegnanti, è il titolo di un romanzo, bellissimo e toccante, che Mimmo non si decide a tirare fuori dal cassetto) che li hanno

passati tutti gli scatti di anzianità: in quiescen-za, a riposo.

Ma come si fa ad im-maginare un professo-re come Mimmo con le braccia conserte?

Impossibile, c'è trop-pa vita fuori che lo re-clama.

Soprattutto per uno come lui che mai ha messo la pedana tra la cattedra e i banchi.

Certo, oggi è diventa-to tutto troppo difficile.

Tra dirigenti diligen-ti (no, non è un refuso cinese) nell'applicare le riforme che piovono dall'alto, magari emana-te da chi nulla sa della realtà scolastica odier-na, docenti desiderosi di ingabbiare le lezioni in pochi, rigidi schemi, che donano fallace on-niscienza, ragazzi sem-pre più attratti dalle si-rene di facili guadagni, se non dalla magia in-gannevole e virtuale di facebooktweetterbadoo et orrenda similia, chi più insegnerà ai ragazzi, come faceva Mimmo, lo slancio verso la vertigi-ne dell'infinito, il volo in cieli vasti e meravigliosi, anche solo il sogno di un domani migliore?

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di Salvatore Lorusso

La Provincia di Bari, dopo la rassegna dedica-ta lo scorso anno a Andy Warhol, ha proposto, nell'ultima edizione del-la Fiera del Levante, una rassegna di Pino Pascali, il grande artista di Poli-gnano a Mare, scompar-so tragicamente a Roma l'11 settembre 1968 a soli 33 anni.

"La Provincia -ha sot-tolineato il presidente Francesco Schittulli- ri-serva un ruolo strategico alla valorizzazione del patrimonio culturale del-la Terra di Bari". Di qui l'idea di esporre, nel pa-diglione dell'ente provinciale, una cinquanti-na di opere grafiche bidimensionali, conces-se da collezionisti locali: bozzetti e disegni pubblicitari, che Pascali realizzò tra il '59 e il '64, per lo più a tecnica mista, e che ispi-rarono le pubblicità del mitico "Carosello".

I lavori costituiscono un "assaggio" delle opere tridimensionali successive, in cui l'ar-tista riunisce le radici della cultura mediter-ranea (i campi, il mare, la terra e gli anima-li) con la dimensione ludica dell'arte.

Le opere di Pino Pascali alla campionaria barese

“DALLA PROVINCIA AL mONDO”

"Pascali, noto a livello internazionale, è il nostro biglietto da visita per il mondo, per una cultura, che in sinergia col turismo, diventa volano di sviluppo del territorio", ha detto Nuccio Altieri, vicepresidente e asses-sore provinciale alla Cultura.

Un motivo di crescita, insomma, almeno a livello culturale, per la campionaria barese, per un'edizione che, in realtà, non ha certo brillato per qualità delle proposte espositive né tantomeno per numero di visitatori.

Un quadro di Pascali in mostra alla Fiera del Levante

Battesimo

Laurea

Domenica 25 settembre, un caldo sole di fine estate ha fatto da cornice ad una giornata unica ed irripetibile per il piccolo Gabriele De Fazio che ha ricevuto il sa-cro dono del battesimo.Nella chiesa del Crocifisso, don Vincenzo Cozzella ha celebrato il santo rito dell’acqua, dell’olio profumato e della candela, regalando a tutti i presenti una emozio-nante giornata nel nome del Signore.

Papà Fabio, mamma Angela, i nonni, gli zii e le cugi-nette Sara e Simona, il padrino Raffaele e la madrina Sandra.

L’11 luglio, presso l’Università di Bari “A. Moro”, Maria Carmela Veneto si è brillantemente laureata in lingue e letterature straniere, discutendo la tesi in filosofia teoretica “Globalizzazione e Fair Trade. Analisi e prospettive del mercato alternativo” con il chiar.mo prof. Giuseppe Barletta.I genitori Annamaria Luise e Gioacchino Veneto con il fratello Michele le augurano un futuro radioso.

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di Rosa Chieco

di Marino Pagano

di Emilio Garofalo

Cerimonia d'inaugurazione per la nuova agenzia della Banca Nazionale del Lavoro (gruppo BNP PARIBAS), in piazza Gugliel-mo Marconi.

A salutare l'iniziativa il sindaco Raffaele Valla, accompagnato da esponenti dell'am-ministrazione e personalità cittadine, oltre che da professionisti e operatori del mondo economico, concordi nel sostenere che il nuovo progetto rappresenti una reale possi-bilità di crescita per la città.

Un sentito ringraziamento è stato espres-so dal direttore, il bitontino dott. Franco Ri-enzo, che ha rivolto ad utenti ed operatori economici un invito a investire, per dare nuovo slancio allo sviluppo economico. A seguire, gli interventi del dott. Giuseppe Magno, capo distretto, e del dott. Gustavo Minerva, capo area.

I dirigenti dell'importante istituto di credito hanno spiegato che l'apertura della nuova sede consentirà alla Bnl di tessere rapporti diretti con i clienti sul territorio cittadino, fornendo assistenza, consulenza e validi servizi di gestione e controllo delle risorse.

La BNL sbarca in cittàInaugurata la nuova sede in piazza Marconi

L’inaugurazione della filiale bitontina.

Nella superba cornice della catte-drale risuonano magiche le melodie di Grieg, Mozart, Vivaldi, Faurè, Bach, Bartok, Rossini e Pergolesi. È il coro polifonico “Ottavio De Lillo”, diretto del maestro Francesco Lorusso, e l’orche-stra giovanile “La bottega dell’armonia” a dar vita, grazie all’esperienza e al ta-lento del direttore Bepi Speranza, ad un interessante concerto, organizzato dal-la confraternita Maria Santissima delle Grazie.

All’iniziativa, in occasione della festa liturgica in onore della Madonna del-le Grazie, ha assistito un folto pubbli-co, che ha mostrato di gradire la sera-ta, sottolineando con ripetuti applausi l’esibizione dell’ensemble.

Da segnalare, in particolare, le per-formance di Flavio Maddonni (violino solista) e Paolo De Benedetto (sax te-nore), “voce” di un inedito brano, con contaminazioni moderne, composto da Bepi Speranza.

La musica celebra il sacro

Concerto per la Madonna delle Grazie

Un restauro, le sue fasi, la fatica, il lavoro.

È quanto racconta il volume "Sant'Antonio da Padova. Storia, scienza, restauro", a firma di Lucia Schiavone, autrice del restauro del gruppo policromo, raffigurante il santo francescano con Gesù bam-bino e l'angioletto, custodito nella chiesa di San Domenico.

Il libro illustra le innovative tec-nologie del restauro, come l'utilizzo della lampada di Wood e dello ste-reomicroscopio binoculare con illu-minatore a fibre ottiche, ma anche l'importanza dello studio dei docu-menti archivistici, per comprendere "il passaggio dell'opera nella storia", e della riconoscibilità dell'interven-to, così da non realizzare dei falsi.

Il volume, ricco di immagini foto-grafiche, illustra le fasi fondamen-tali della diagnostica e del restauro della statua, di proprietà della con-fraternita di Sant'Antonio di Padova e dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto.

L'immagine del santo è una scul-

Un volume sul “nuovo” Sant’Antonio

Il restauro svelato

tura lignea policroma con piccole rifiniture in cartapesta. Gesù Bam-bino è invece a tecnica mista, lignea e cartapesta, così come l'angioletto, che regge il giglio.

"Le forme di degrado che grava-vano prima del restauro sulla sta-tua -spiega Schiavone- erano diver-se, oltre quelle naturali e fisiologiche date dai tarli, dallo sporco che si accumula nel tempo e dalla norma-le ossidazione delle vernici; le altre patologie di degrado sono tutte con-ducibili ad interventi maldestri del passato e non idonei alla conserva-zione del manufatto".

"Il restauro ha posto molti quesiti sulle diversità di manifattura tra il Gesù bambino, l'angioletto e la testa del santo, di sicuro con datazioni differenti, ma non comprovate dalla ricerca archivistica, fondamentale per comprendere la storia della con-fraternita. L'indagine resta ancora aperta", conclude l'autrice del re-stauro.

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Questa la filosofia del maestro Vito Cotugno, genio poliedrico, sempre alla ricerca della sfida. Tra lui e la tela s'in-staura un rapporto dicotomico, una sorta di lotta titanica da cui sorge, cla-morosamente, l'urlo del creatore che si fa colore, forma e simbolo.

Perché la sua arte, come egli stesso afferma, "è recupero delle nostre atavi-che tradizioni", luogo ideale dove signi-ficante e significato si fondono per offri-re al pubblico spunti di riflessione, di istruzione.

Uomo di varia e profonda cultura, Cotugno è artista nelle sue stesse mo-lecole.

Alunno tra i banchi del liceo artisti-co prima, poi dell'accademia delle Belle Arti di Bari, è da sempre dotato di stra-ordinario talento. Rapito dalle incisioni del grande Mario Colonna, già docente e quindi direttore dell'accademia bare-se fino al 2005, diviene suo assistente. È l'inizio dell'ascesa: come professore di "Tecnica dell'incisione", Cotugno ha insegnato, oltre che a Bari, nelle acca-demie di Belle Arti di Venezia, Roma, Catanzaro e Foggia. "Sono partito dal-le incisioni -racconta il maestro- primo amore mai dimenticato: mi piaceva rap-presentare la realtà attraverso reticoli e forme geometriche, espressione di quel substrato atomico di cui è composta la materia, forma della vita pulsante. Il fine era raccontare la vita stessa in tutte le sue sfaccettature". Affascinato dall'esperienza creativa e intellettua-le del grande Marcel Duchamp, perse-gue quell'idea di arte concettuale, che sviluppa in forme inedite e cariche di significati plurimi, irriverenti e voluta-mente sfuggenti.

"L'approdo a soggetti d'ispirazione classica (che ha reso Vito Cotugno uno tra gli artisti più apprezzati nel panora-ma nazionale, ndr) nasce 'naturalmen-te', così come il passaggio alla pittura, anch'essa gravida di un concettualismo intriso della sperimentazione più pura. Partendo da uno studio sui quattro ele-menti naturali, mi è piaciuto associare a ciascuno -spiega l'artista- un'illustra-zione dei miti greco-romani, di cui pe-raltro la nostra cultura è profondamen-te pervasa. E poi ho voluto pensare ad un dipinto che racchiudesse insieme tutti questi elementi; una nuova sfi-da". Nasce così "La morte di Fetonte", dove l'eroe cade dal cielo (aria) mentre è alla guida del cocchio del sole (fuoco) di suo padre Apollo, finendo rovinosa-mente nel Po (acqua), compianto dalle sorelle sopraggiunte sulla riva (terra) del fiume. Intensi e fascinosi i volti delle sue dee (tra cui spiccano Atena e Me-dusa), mediterranee e procaci le sue

Il fascinoso universo creativo del maestro Vito Cotugno

"Veneri", "simboli della donna che sa-crifica sull'altare del proprio edonismo sentimenti veri e profondi, come quello dell'amore familiare", spiega Cotugno.

di Domenico Schiraldi

Eteree eppur complesse le sue nove Muse, in cui la vocazione concettualisti-ca è al culmine.

Di qui all'arte sacra il passo è breve:

LA GALLERIA

Il mito come provocazione

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Primo piano agosto - settembre 2011scene d'ispirazione evangelica cariche di potenza, "Annunciazioni" dal sapore leonardiano, "Madonne col Bambino" che rimandano alla nostra cultura più vera e popolare, arricchite da citazioni colte e riferimenti ai grandi pittori del passato. L'artista reinterpreta il luogo comune, suggerendo significati sempre nuovi.

Degne di nota, tra le altre, le opere realizzate per la chiesa del Crocifisso: gli otto tondi, raffiguranti i quattro pro-feti maggiori ed i quattro evangelisti, e le sei tele che fotografano altrettanti episodi della vita di Gesù, disposte se-condo un ordine ben preciso all'interno dell'edificio sacro, al fine di offrire chia-vi di lettura originali.

L'ultima opera a soggetto religio-so è esposta alla Triennale d'arte sacra "La Città di Dio. La dimen-sione dell'uomo accolta da Dio", che si tiene a Terlizzi presso la Pinacoteca "De Napoli" (30 set-tembre - 29 otto-bre). Ma la poesia esula anche dalla tela: numerosi i progetti di oggetti artistici e funzionali insieme, ad uso domestico ed azienda-

le, meraviglie di in-ventiva. È il ritorno del "ready-made", rivisitato e corret-to. Questo e tanto altro è l'opera di Vito Cotugno: un lungo e impegna-tivo iter consacra-to sull'altare delle Muse, senza con-cedersi ad esse ma guidandole verso le antiche e sempiter-ne idealità, di cui esse stesse sono le

rappresentazioni più complete.

Il maestro Vito Cotugno

“Bellerofonte e Pegaso”, una delle opere più apprezzate dell’artista

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’ Dacci un capo su cui investire.<<Non ho dubbi in merito: un capo-spalla della colle-zione Woolrich>>.

Il tuo it-tip modaiolo?<<C’e‘ l’imbarazzo della scelta, ho <<C’e‘ l’imbarazzo della scelta, ho piu’ di un’idea. Per gli accessori, le scarpe ominili stringate di Mr. Wolf. Un big trend, parlando di capospalla, a parte il montgomery, e’ la giacca di pelle, magari in stile chanel e con profili gioiello>>.Un regalo da fare alla propria lei Un regalo da fare alla propria lei per salvare, almeno temporanea-mente, un rapporto in crisi?<<Una borsa in pelliccia, tipo quelle di Liu Jo o di Elisabetta Franchi: dimenti-chera‘ in un attimo ogni rancore nei vostri confronti>>.Consigli per fare acquisti smart.<<Non acquistate mai d’impulso e fatelo sempre nei negozi di fiducia. Poi, ricordatevi di tenere d’occhio i nomi nuovi: alcuni sono molto attenti al rapporto qualita’/prezzo>>.

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avere a tutti i costi, della moda del momento.<<Pensando all’offerta del mio <<Pensando all’offerta del mio negozio, mi viene in mente la cappa in lana pettinata firmata Space; del resto, sta andando letteralmente a ruba. Puo’ darsi che vada sold out nel mentre di questa intervista>>.L’it-tip tra gli accessori, invece?<<La borsa a bustina in pelle, sempre <<La borsa a bustina in pelle, sempre di Space; ce ne sono in diverse com-binazioni di colori. Tra l’altro, ha un dettaglio in vera pelliccia (volpe), che fa particolarmente tendenza in questa stagione>>.I tuoi consigli per fare acquisti smart.<<Puntare sulla qualita’, seguire l’evoluzione delle tendenze, comprare capi che si adattino al proprio fisico, ma anche alla propria personalita’>>.

Il pezzo piu’ cool di stagione?<<Il cappotto caban con riporti in mongolia di l’Autre Chose, ma potrei anche citare i pantaloni ominili in tweed di Trou Tradition, oppure il montgo-mery di Sonia Rykiel>>.E l’accessorio?<<La clutch in pelle rossa, sempre di Sonia Rykiel>>.Tre consigli per fare shopping intel-ligente.<<Due regole fondamentali da non tradire mai: non cristallizzarsi sul primo colpo d’occhio e non sposare un solo stilista. Mixare. Poi: non siate troppo “bling-bling”; non occorre brillare sempre. Completate il vostro guarda-roba basico con pezzi forti e speciali. Insomma, quando ci vuole, osate. Insomma, quando ci vuole, osate. Siate femminili, ma anche molto semplici>>.

SEE by CHLOE’

SPACE

ASPESI

ELISABETTA FRANCHI

MR. WOLF

LE LANTIER

Qui, l’interno della boutique Malibu’, in via Felice Cavallotti. Sotto, Antonio Tarantino, proprietario e manager della boutique.

FALIERO SARTI

Dacci un it-tip modaiolo.<<L’abito di See by Chloe’. E’ ispirato agli anni ‘70 e alla cultura hippy. Sembra l’eredita‘ del guardaroba di Edie Sedgwick o di Joan Baez. E’ chic, ricercato e sofisticato>>.Il capo-investimento su cui Il capo-investimento su cui puntare.<<Il Tailleur di Sportmax e’ sempre <<Il Tailleur di Sportmax e’ sempre protagonista grazie alle nuove forme. Ha volumi d’effetto, toni caldi e neutri, per una femminilita’ estrema. A tutte le amanti del minimal chic, suggerisco le maxi-sciarpe di Faliero Sarti, le cui stampe sono ideate da noti artisti contemporanei. La stampa flag e’ parcontemporanei. La stampa flag e’ par-ticolarmente attuale>>.Dacci un consiglio per fare shopping in maniera intelligente.<<Evitate i colori che abbiano una valenza puramente stagionale>>.

Qui, l’interno della boutique Sgaramella, in Via della Repubblica Italiana. Sotto, Antonia Sgaramella, titolare dell’esercizio, nonche’ buyer delle collezioni.

Bait&Switch di Roberto Panisco

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Primo piano agosto - settembre 2011

Quali

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stra

citta

’ Dacci un capo su cui investire.<<Non ho dubbi in merito: un capo-spalla della colle-zione Woolrich>>.

Il tuo it-tip modaiolo?<<C’e‘ l’imbarazzo della scelta, ho <<C’e‘ l’imbarazzo della scelta, ho piu’ di un’idea. Per gli accessori, le scarpe ominili stringate di Mr. Wolf. Un big trend, parlando di capospalla, a parte il montgomery, e’ la giacca di pelle, magari in stile chanel e con profili gioiello>>.Un regalo da fare alla propria lei Un regalo da fare alla propria lei per salvare, almeno temporanea-mente, un rapporto in crisi?<<Una borsa in pelliccia, tipo quelle di Liu Jo o di Elisabetta Franchi: dimenti-chera‘ in un attimo ogni rancore nei vostri confronti>>.Consigli per fare acquisti smart.<<Non acquistate mai d’impulso e fatelo sempre nei negozi di fiducia. Poi, ricordatevi di tenere d’occhio i nomi nuovi: alcuni sono molto attenti al rapporto qualita’/prezzo>>.

SONIA RYKIEL

MAISON SCOTCHQui, l’interno della boutique Menfi&Faro, in Via Giacomo Matteotti.Sopra, Margherita Marannino, responsabile acquisti.

fai a

cquis

ti sm

art

L’interno di Suite 43, boutique diretta

da Loretta Valentino(nella foto sopra).

SONIA RYKIEL

Qual e’ il capo con il miglior rapporto qualita’-prezzo?<<Il cappotto di Max Mara>>.

Qual e’ il capo con il miglior rapporto qualita’-prezzo?<<La camicia in seta con rouge gros-grain diMaison Scotch by Scotch&Soda>>.

Qual e’ il capo con il miglior rapporto qualita’-prezzo?<<Il cappottino thermore di Aspesi>>.Indicaci un must, un capo simbolo, da

avere a tutti i costi, della moda del momento.<<Pensando all’offerta del mio <<Pensando all’offerta del mio negozio, mi viene in mente la cappa in lana pettinata firmata Space; del resto, sta andando letteralmente a ruba. Puo’ darsi che vada sold out nel mentre di questa intervista>>.L’it-tip tra gli accessori, invece?<<La borsa a bustina in pelle, sempre <<La borsa a bustina in pelle, sempre di Space; ce ne sono in diverse com-binazioni di colori. Tra l’altro, ha un dettaglio in vera pelliccia (volpe), che fa particolarmente tendenza in questa stagione>>.I tuoi consigli per fare acquisti smart.<<Puntare sulla qualita’, seguire l’evoluzione delle tendenze, comprare capi che si adattino al proprio fisico, ma anche alla propria personalita’>>.

Il pezzo piu’ cool di stagione?<<Il cappotto caban con riporti in mongolia di l’Autre Chose, ma potrei anche citare i pantaloni ominili in tweed di Trou Tradition, oppure il montgo-mery di Sonia Rykiel>>.E l’accessorio?<<La clutch in pelle rossa, sempre di Sonia Rykiel>>.Tre consigli per fare shopping intel-ligente.<<Due regole fondamentali da non tradire mai: non cristallizzarsi sul primo colpo d’occhio e non sposare un solo stilista. Mixare. Poi: non siate troppo “bling-bling”; non occorre brillare sempre. Completate il vostro guarda-roba basico con pezzi forti e speciali. Insomma, quando ci vuole, osate. Insomma, quando ci vuole, osate. Siate femminili, ma anche molto semplici>>.

SEE by CHLOE’

SPACE

ASPESI

ELISABETTA FRANCHI

MR. WOLF

LE LANTIER

Qui, l’interno della boutique Malibu’, in via Felice Cavallotti. Sotto, Antonio Tarantino, proprietario e manager della boutique.

FALIERO SARTI

Dacci un it-tip modaiolo.<<L’abito di See by Chloe’. E’ ispirato agli anni ‘70 e alla cultura hippy. Sembra l’eredita‘ del guardaroba di Edie Sedgwick o di Joan Baez. E’ chic, ricercato e sofisticato>>.Il capo-investimento su cui Il capo-investimento su cui puntare.<<Il Tailleur di Sportmax e’ sempre <<Il Tailleur di Sportmax e’ sempre protagonista grazie alle nuove forme. Ha volumi d’effetto, toni caldi e neutri, per una femminilita’ estrema. A tutte le amanti del minimal chic, suggerisco le maxi-sciarpe di Faliero Sarti, le cui stampe sono ideate da noti artisti contemporanei. La stampa flag e’ parcontemporanei. La stampa flag e’ par-ticolarmente attuale>>.Dacci un consiglio per fare shopping in maniera intelligente.<<Evitate i colori che abbiano una valenza puramente stagionale>>.

Qui, l’interno della boutique Sgaramella, in Via della Repubblica Italiana. Sotto, Antonia Sgaramella, titolare dell’esercizio, nonche’ buyer delle collezioni.

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di Francesco Paolo Sicolo

Uno sguardo poetico sui migranti“Eclissi di fine stagione”, il nuovo corto di Vito Palmieri

La spiaggia settembrina ha la malinconia dei sogni all’alba, quando svaniscono dopo il tepore notturno. Le onde cantano confessioni, promesse, giuramenti, pre-ghiere che udirono nei giorni di piena estate. La spiaggia restituisce quel che il mare e l’uomo smarriscono, mentre l’orizzonte è il bianco disegno di un gabbiano, un desiderio leggero, un’attesa delusa.

Settembre è un mese di confine. Una sospensione del tempo. Un varco, forse. Come l’eclisse di sole, così rara, così magica. Il corto di Vito Palmieri (che ha re-centemente vinto il primo premio all’Annecy cinéma italien, prestigioso ricono-scimento francese al cinema italiano, con il documentario “Il valzer dello Zecchino”), “Eclissi di fine stagione”, ha la delicatezza di uno sguar-do, la levità di una carezza, il calore di un sorriso paterno. Un uomo cercatore di vongo-le, una donna di patria e di-gnità, un bambino di giochi. È una storia di immigrati, di sfruttamento, di sogni, am-bientata in quel di Bibbione, in Veneto, sotto lo sguardo autorevole di Hemingway.

Sentirsi ancora stranieri dopo dieci anni di soggiorno non è piacevole. Tutt’altro. E di solito a farne le spese sono i bambini. Eppure nel cortometraggio non c’è al-cun astio, alcuna denuncia gridata, alcuna polemica ris-sosa. Il dramma di chi lascia la terra natia per cercare una tranquillità economica

e sociale, infatti, viene dipin-to con pennellate delicate e sfumate, secondo lo stile del nostro regista. Che aggiunge un ulteriore tassello alla sua poetica. Lui cantastorie del-le integrazioni possibili, di contesti multietnici, di fiabe ingenue. Nei corti di Palmieri giammai v’è tristezza. Il pes-simismo scoraggiante viene sovente spazzato dal sorriso dei personaggi. Un sorriso che s’allarga nel finale, sia quando si tratta di due bam-bini che corrono mano nella mano, sia di una ragazza che impara finalmente a pronun-ciare uno scioglilingua nel dialetto dei genitori, sia di un padre che regala un tappeto di macchinine al figlio. In una vita che ci stringe dap-pertutto, un’ancora di salvez-za c’è: non dimenticare che siamo stati bambini. Dentro ogni pellicola si respira una consolante aria di miracolo. Anche in questa eclissi che ricorda i saldi di fine stagio-ne. Sogni a buon mercato, verrebbe da dire, che però scaldano i cuori inariditi dal-la cinica rincorsa all’utile a tutti i costi. Ecco, Palmieri, con innato fiuto cinemato-grafico, è stato abile a coglie-re una storia che un’onda gli ha raccontato. Una storia nata da una macchinina ros-sa in mezzo a vongole sparse per la sabbia di una battigia. Giocattolo che la mano di un bimbo smarrì e che la spiag-gia restituì. Una dolce matti-na di settembre.

Vito Palmieri

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di Francesco Paolo Sicolo

Uno sguardo poetico sui migrantiUna pellicola sull’integrazione nei progetti di Mimmo Mancini

Questo mondo si può cambiare, certo, ma dob-biamo avere il coraggio di farlo, credendo fino in fondo nelle nostre idee. Da soli, per quanto muniti di buone intenzioni, si ri-schia l'inevitabile naufra-gio. Se, invece, a sostene-re e a condividere le idee è una moltitudine, allora sarà una marea che inon-derà lavando dalle stortu-re questa bizzarra socie-tà.

Perciò credere nel "Pro-getto Ameluk" non è solo una scelta cinematografi-ca, magari per una ragio-ne di campanile, ma soprattutto culturale.

"Ameluk" è il titolo del primo lungometraggio che l'attore bi-tontino Mimmo Mancini girerà tra le campagne pugliesi, in par-ticolar modo nel nostro borgo tutto strano. Chi ha seguito le gesta del nostro artista ben presto ricorderà come egli non ami affatto le frivolezze dello spettacolo né le sto-rielle tutto cuore e amore.

Nei suoi cortometraggi, nei suoi spettacoli teatra-li pulsa l'ironica rabbia dell'onesto cittadino che

CRISTO hA IL VOLTO DI AmELUK

non si rassegna dinanzi alle ingiustizie sociali. La voce di Mimmo mescola con sagace abilità il sor-riso all'urlo, il comico al tragico. Proprio come un albero d'ulivo. Il tronco nodoso e i rami contorti denunciano un irriducibi-le dolore, una coraggiosa, mitica resistenza all'ar-sura della vita. Da quella denuncia, da quella resi-stenza, viene l'ottimo olio che rallegra piatti e bru-schette.

L'atto unico "Lo zì" e il corto "U su'" affrontano il problema della diversa

abilità nella ci-viltà del bello a tutti i costi. Il film breve "Dire-zione obbligato-ria" tratta la de-licata questione del reinserimen-to di un delin-quente nella so-cietà, dopo aver scontato anni di

carcere. "Sul mare lucci-ca" invita a sorridere per una immigrazione al con-trario, pugliesi che s'im-barcano su un gommone fai da te in Albania.

"Ameluk", invece, è la storia, assai particolare, di una sacra rappresenta-zione sui generis.

Per le strade di un pa-

esino sperso nella Murgia tutto è pronto perché vada in scena, il Venerdì Santo, la Via Crucis. Sennonché il parrucchiere Michele, che dovrebbe impersona-re Gesù, si siede inavver-titamente sulla corona di spine. Ah, mai distrazione fu più sciagurata!

Chi, dunque, scrittura-re in tutta fretta per sosti-tuire il malcapitato coif-feur? Il parroco chiede il favore all'amico Yusuf, che tutti chiamano Ameluk. Un musulmano. Da una processione nasceranno polemiche, qui pro quo, colpi di scena, tensioni e risate, finché non sarà lo stesso Ameluk a riportare serenità.

Il film s'addentra per il terreno spinato dell'in-tegrazione, che dovrebbe essere scontata in una so-cietà multietnica, ma che è ancora ostacolata da schemi mentali obsoleti, da barriere insormonta-bili, da radicati luoghi co-muni.

La macchina produtti-va già è in azione. Il cast è quasi ultimato. Si atten-dono i responsi del mini-stero dei Beni culturali se-zione cinema e dell'Apulia Film Commission. Forse per la fine di novembre si dovrebbe saper qualcosa.

Per ora, numerose sono le adesioni al progetto, dall'instancabile Mimmo Cioce a Tanino Brattoli, proprietario dell'elegante Bad & Braekfast "Palazzo antica Via Appia", a Ema-nuele Natalizio, chef de "Il patriarca", agli assessori Sara Achille e Vincenzo Fiore, a tutti coloro che condividono con raro en-tusiasmo le idee di Mim-mo sul sito www.ameluk.com e sulla pagina Face-book "Progetto Ameluk".

Perché a gridare da soli si vien presi per mat-ti e sommersi. Ma pulsare all'unisono significa cam-biare seriamente le cose. Come un'avvolgente ma-rea.

Mimmo Mancini

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di Maddalena Coviello

Una tournée lunga 46 tappe, da Mi-lano a Firenze, da Roma a Capri, tanto per citare le più importanti.

Una nuova, memorabile stagione di successi per “Sopravvissuti e Soprav-viventi”, tribute band di Luciano Liga-bue.

Un altro prezioso tassello nella sto-ria, già fitta di eventi, degli artisti, an-cora giovani ma già carichi di onori; primo fra tutti, il titolo di migliore cover band del rocker romagnolo, conquista-to qualche anno fa a Reggio Emilia, in occasione del triplo concerto dello stes-so Ligabue.

Francesco Pasculli (voce), Vito Vacca (tastiere), Marco Cotugno e Francesco Ruggiero (chitarre), Mimmo Castellano (basso), Gianluca Fallacara (batteria) i componenti del gruppo, sempre più po-polare da un capo all’altro del Belpae-se.

E forse meno proprio qui nella loro città, dove stentano a cogliersi i bagliori di un’avventura così esaltante.

Così, siamo noi di “Primo piano” ad offrire la meritata ribalta alla band, ri-percorrendone storia e trionfi, ma par-lando anche di chi fa musica in questa città.

Come nasce la cover band?“L’idea è di Marco Cotugno (rispon-

de Francesco Ruggiero, portavoce della band, ndr) che ha pensato di sfrutta-re la somiglianza vocale di Francesco Pasculli con Luciano Ligabue. Così, nel 2003 abbiamo messo su il gruppo, quando erano ancora poche le tribute band dedicate al grande cantautore”.

Qual è il brano che più vi rappre-

I “Sopravvissuti e Sopravviventi” raccontano una stagione di successi

La migliore tribute band di Ligabue

senta?“Certamente “Balliamo sul mondo” e

“Sulla mia strada”. Sono brani che evi-denziano tutto l’entusiasmo e la grin-ta che siamo in grado di esprimere. Un’energia travolgente che il pubblico recepisce e ci restituisce ad ogni con-certo”.

Come distinguere la buona musi-ca?

“Ogni genere musicale è degno di at-tenzione. La validità della musica è in stretta relazione con la capacità di por-tare avanti un progetto, con coerenza e senza fini diversi. Non ci si può chiu-dere nel proprio “orticello”, ignorando quanto di buono vi è intorno a noi. L’ar-te nasce dalla capacità di confrontarsi e di recepire l’esperienza altrui.

Cosa risponde a chi ritiene un’ope-razione ambigua, proporsi come l’al-ter ego di un artista consacrato?

“Che si tratta solo di uno stupido pregiudizio. Non v’è alcuna differenza tra chi interpreta brani propri e chi por-ta sul palco pezzi di grandi autori. L’ar-te vera, il talento, l’originalità si ricono-scono subito, a prescindere da tutto il resto. La qualità è il frutto di un lungo ed impegnativo lavoro, di una ricerca costante, di uno stimolo a confrontarsi con gli altri e a dare sempre il meglio di se stessi. Riuscire a riproporre le corde più intime di un musicista così popo-lare e amato come Ligabue, a beneficio di una platea molto più vasta di quella a cui lo stesso Ligabue può rivolgersi, significa fare arte autentica non meno apprezzabile di tanti che si esibiscono in proprio”.

Quale ruolo attribuisce la nostra città ai giovani artisti?

“in tutta sincerità, questa città non sembra porgere molta attenzione ai nuo-vi talenti. Nel bailamme dei tanti eventi e dei tanti personaggi dello spettacolo, i giovani emergenti stentano a ritagliarsi uno spazio, a guadagnarsi un’adegua-ta visibilità. Noi stessi siamo piuttosto delusi dello scarso interesse riservatoci dalla stampa locale e dalle istituzioni, al contrario dell’enfasi con cui veniamo accolti nelle piazze di tutt’Italia”.

Quali iniziative possono cambiare la situazione?

“L’amministrazione, le associazioni, i media dovrebbero sforzarsi di avvici-nare la gente alla musica. Occorre pen-sare ad una vera e propria attività di formazione dei cittadini, per valorizza-re i numerosi e talentuosi artisti locali, evitando che siano costretti a migrare in altre realtà in cerca di maggior for-tuna”.

Perché non avete partecipato alla “Notte Bianca”?

“Credo che la direzione artistica ab-bia considerato la nostra presenza già nelle precedenti edizioni, puntando su volti nuovi. Anche se poi, la kermesse ha riproposto alcuni gruppi già visti in passato. Per noi, dopo il concerto a Ca-pri, suonare alla ‘Notte Bianca’ sarebbe stato l’epilogo ideale di una stagione già ricca di soddisfazioni. Peccato, per noi ma soprattutto per quanti ci seguono da sempre. Ma ora guardiamo al futu-ro, ai prossimi concerti che ci vedranno protagonisti già dalle prossime settima-ne”.

Foto Gianvito Matarrese

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di Rosa Chieco

Un’estate d’intenso lavoro e di meritato successo per Max Papappicco.

L’istrionico attore e imitatore bitontino ha partecipato, infatti, ad una serie di spet-tacoli, da Trani a Campobasso, da Lecce a Taranto alla provincia di Catanzaro, sino ai più recenti proprio qui in città.

Ma senza dubbio i momenti di maggiore rilievo di questa impegnativa stagione sono stati due: a Maruggio e a Montauro. Nella città tarantina, l’artista si è esibito all’Hotel dei Cavalieri, di fronte ad una platea di ol-tre 1.400 spettatori, proponendo una gusto-sissima carrellata di imitazioni dei più noti personaggi dello spettacolo.

Al fianco di Papappicco, Fernando Pro-ce, noto dj e speaker ufficiale di radio Rtl 102.5. “La mia performance -racconta- ha

VaDo al maximo

Una serie di spettacoli e un nuovo film per il bravo attore bitontino

colpito positivamente Proce, il quale mi ha proposto da attivare una collaborazione professionale con la radio nella quale lavo-ra, attraverso una serie di imitazioni di Lino Banfi e non solo”.

A Montauro, in provincia di Catanzaro, invece, Max ha preso parte al festival “Una voce per lo Ionio”, inserito nel cartellone delle manifestazioni canore di risalto nazio-nale, calcando lo stesso palco su cui si è esi-bita Katia Ricciarelli (“un’artista simpatica, molto professionale e dalla grande umanità, che ha apprezzato la bontà del mio lavoro”, ricorda il comico).

Le gag di Max hanno poi allietato il pub-blico televisivo, grazie alla replica su canale 5 del film “Un’estate al mare”, nel cui cast

figura, appunto, il nostro popolare attore.Mentre sta per giungere sul grande

schermo l’ultima pellicola con Tomas Mi-lian “Roma nuda”, nella quale Papappicco interpreta il ruolo del malavitoso Peppe er pugliese.

Max, infine, già socio onorario di Unicef, polizia di stato, guardia di finanza, Faipa e vigili del fuoco, è stato anche ospite di Ra-dio Rai International.

“Il mio valore aggiunto ritengo sia rap-presentato dalla semplicità e dall’umiltà con cui svolgo il mio lavoro, nel vivo desi-derio di divertirmi e divertire il pubblico”, piega Papappicco.

A noi non rimane che confermare e au-gurargli un successo sempre maggiore.

La festa di San Pio celebra quest'anno il suo decennale e si arricchisce di nuove iniziative, oltre ai tradizionali appunta-menti liturgici.

Alla vigilia della festa, da piazza San Pio, su via Repubblica, una fiaccolata, in ricordo del transito del santo, ha percorso le strade principali sino alla chiesa di San Leone. Il 23 settembre, invece, la solenne processione, con la statua del santo di Pi-trelcina e di San Francesco d'Assisi.

Una mostra-mercato del dolce e del salato, un mercatino dei prodotti tipici, il concerto della grande orchestra italiana del maestro Simone Mezzapesa, insieme ad una pedalata ecologica, sono le novità

Festa per il decennale Carissima Lizia,solo oggi trovo il coraggio di scriverti, di espri-mere tutto il mio dolore e lo sgomento per quanto accaduto.Perdonami.Ma non è facile neanche per me vincere la pena per un evento così repentino e inaspettato, per quanto la vita sia dominata dall'incertezza.Ciccio è stato un uomo meraviglioso, la sintesi perfetta di tante virtù: buono, premuroso, dispo-nibile, schivo, sensibile, preparato. Amico fidato e, soprattutto, l'insostituibile compagno della tua vita. Il faro che ha illuminato i tuoi giorni ma anche lo specchio che rifletteva la tua immagine. Perché anche tu sei una persona speciale.Non so dirti come superare questi giorni bui; ma sono convinto che il calore dell'affetto e della sti-ma di quanti come me lo hanno conosciuto possa servire a donarti un po' di serenita e a guardare ancora con fiducia al futuro.Con infinito affetto

Mimmo Larovere

di Rosanna Schiraldi

che hanno arricchito le giornate di festa. Da segnalare, inoltre, la raccolta di viveri promossa dalla Caritas parrocchiale e la seconda edizione del corteo storico. Svi-luppato in XIII quadri, il corteo racconta come, partendo da umilissime origini, con preghiere, umiltà e sofferenze San Pio sia assurto agli onori degli altari, dimo-rando nei cuori di milioni di fedeli in tutto il mondo.

Max Papappicco

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di Carmela Loragno

Alessandro Robles è appena torna-to dalla riviera romagnola, dov'è stato protagonista della dodicesima edizione di "Ballabellaradio Festival", l'atteso ap-puntamento con la musica d'autore, or-ganizzato da Sndmusic, in collaborazio-ne con Radio1 Rai e diretto da Lorenzo Piani.

Sul palco di piazzale Roma a Riccio-ne, gremito di turisti e appassionati del genere, artisti, provenienti da ogni parte d'Italia, si sono esibiti con brani inediti, a scaldare i cuori del pubblico nelle ma-giche notti della riviera.

Per la seconda volta su questo palco, dove già nel 2009 era stato finalista con "Mediterranea Terra" (il singolo pub-blicato l'anno scorso da "Fonopoli" per il concorso "Io e altro"), Alessandro ha cantato "Quando il mondo ha gli occhi stanchi". Il pezzo, arrangiato da Nuccio Cappiello, gli è valso il premio della cri-tica, per "aver proposto un brano degno della migliore scuola cantautorale italia-na".

Parlare con Alessandro non è facile, per l'estrema riservatezza e l'umiltà che da sempre lo contraddistinguono e che gli fanno preferire alle luci dei riflettori i silenzi e le parole sommesse della com-posizione; le parole di chi ama raccon-tare il mondo, la vita con passionalità e dolcezza, con disincanto e poesia.

"Quando il mondo ha gli occhi stan-chi" è una delicata carezza di note e te-sto, ora sussurrati, ora gridati con for-za, "perché ci sono vite che si separano per cause inevitabili, eppure quelle vite continuano ad essere l'una parte dell'al-tra", spiega lo stesso Alessandro.

A metà fra dichiarazione d'amore assoluto e sommessa preghiera, il suo brano è l'immagine leggera e poetica, a tratti drammatica, del momento in cui quella fabbrica di illusioni che è la re-altà s'inceppa. E, allora, solo il sogno e il ricordo consentono di raggiungere una dimensione autentica, di esprimere le emozioni più profonde, attraverso il tempo che è, col suo scorrere dolce ma inesorabile, compagno fedele e nemico spietato. Una voce calda, suadente, sof-ferta; un pianto sommesso, una preghie-ra detta sottovoce; un sussurro dell'ani-ma, che rivela sensibilità e passione; il soffio d'un vento d'autunno, che culla i pensieri come una pioggia malinconica e meravigliosa e l'impossibilità, ad un certo punto, delle parole di descrivere a pieno la bellezza di una canzone che si ascolta prima di tutto col cuore.

Gli allori di AlessandroIl festival di Riccione premia il cantautore bitontino

Alessandro Robles

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Piazzale Prof.Gius.Tempesta,1 Tel. 080. 3740832

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Rifiuti? Un terzo è organicoL’utile sistema del compostaggio

Costituiscono circa un terzo dei ri-fiuti solidi urbani, rappresentando così la più diffusa e cospicua quantità di materiale da conferire.

Ci rife-riamo al va-sto mondo dei rifiuti d e l l ’ o r g a -nico, la cui r a c c o l t a viene effet-tuata a Bi-tonto presso gli appositi contenitori stradali di colore mar-rone (dal lunedì alla domenica , dalle 18,00 alle 5,00).

Scarti alimentari, fiori e piante sec-che, rami, fogliame e tanto altro: dav-vero molte le categorie che rientrano nell’organico.

Fatte salve le consuete e necessarie sollecitazioni affinché il cittadino non riponga il rifiuto fuori dal contenitore,

per il rispetto e il decoro dell’ambien-te o, ancora, affinché si cerchi sempre più di rispettare gli orari destinati al

conferimento, è utile passare in rassegna i materiali e gli oggetti dell’organico.

Ma anche cosa non fa parte dell’organico: innanzitutto i li-quidi e i semili- qu id i , così come i solidi (plasti-ca, vetro e metallo).

O c c h i o , intanto, a ri-spettare le normative.

Come noto, l’inosservanza dei precetti e dei divieti de-terminerà l’ap-plicazione dei

provvedimenti previsti dalle norme comunali in materia, stabilite dal Regolamento comunale sul conferimento dei ri-fiuti (ordinanza n.19 del 28/1/2010).

L’organico è spesso

noto anche come “umido” per la principale caratteristica, appun-to, dell’umidità dei rifiuti, dovuta alla loro origine. Partiamo dagli alimenti.

Formaggio, frutta, cibo cotto e crudo, pane, biscotti, cozze, von-gole, lumache: come si vede la li-sta è lunga.

Ma dal cibo stesso e dagli avan-zi ecco venir fuori numerose altre sostanze, tutte rigorosamente da aggiungere all’organico.

Si pensi ai gusci d’uovo, agli ossi di carne, alle bucce di frutta.

E poi: noccioli, semini, torsoli, lische di pesce, croste in cera per formaggi.

Ma non solo cibo e derivati.Per il mondo vegetale ecco

piante d’appartamento, paglia, fiori recisi, residui da orto (erba tagliata, sfalci e potature), essen-ze, piante selvatiche, frutti epigei (che crescono, cioè, fuori dal ter-reno), segatura.

Per finire, rientrano nella cate-goria anche la cenere da caminet-to (ovviamente spenta!), i tappi di sughero, gli stuzzicadenti, i tova-glioli di carta.

Importantissimo un altro aspetto.

Una sapiente e consapevole raccolta differenziata, come al solito, è la base perché si dia sempre più vita a fenome-ni assai virtuosi per la comunità e per il nostro tanto tartassato ambiente.

Pensiamo al compostaggio delle ma-terie dell’organico.

Più rifiuti si conferiscono con corret-tezza nei rispettivi contenitori dell’orga-nico e più ci sarà sostanza da sottoporre al sistema del compostaggio.

Esso permette al rifiuto, una volta lavorato l’organico con un accurato si-stema biologico, di diventare quello che sempre più deve essere: una risorsa.

In questo caso, la materia accumula-ta si trasforma decomponendosi in una miscela di sostanze umide, il compost, utilissimo come fertilizzante per orti e giardini, oggi diffuso nelle tecniche agronomiche sostenibili.

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STARBENEdel dott. Pasquale Lovero

La stipsi o stitichezza (dal greco styphein, cioè stretto) è un disturbo ca-ratterizzato da evacuazioni non frequenti (meno di 3 a settimana).

Il più delle volte è un fenomeno cronico, ma può essere legato anche a par-ticolari circostanze, come interventi chirurgici con prolungato allettamento, patologie acute, viaggi.

Queste forme acute si risolvono, di solito, spon-taneamente e ben presto dopo l'episodio stressante. La stipsi riguarda il 15-20% della popolazione

occidentale, più le don-ne rispetto agli uomini (il rapporto è 3 a 1).

Solitamente peggiora con il procedere degli anni, lo stress, la depressione oppure a causa dei farma-ci per la cura di quest'ul-tima.

Migliora con una mag-giore idratazione, l'eserci-zio

fisico, un maggior con-sumo di fibre (frutta, ver-dure,

pane integrale, cereali). Per combattere la stipsi oc-corre modificare l'alimen-tazione e fare movimento.

È importante bere di più, consumare cibi meno raffinati (come il farro), evi-tare pasti frettolosi ed in orari sempre diversi, con-sumare yogurt, che regola la funzionalità della flora batterica intestinale. An-

Quando l’intestino è pigroche le passeggiate a passo sostenuto sono molto utili.

La stitichezza può es-sere primaria da rallentato transito intestinale o da dif-ficile espulsione, ma anche secondaria, dovuta ad altre cause o patologie, tipo l'uso di analgesici, antiacidi, an-tidepressivi, gravidanza, di-verticolite, tumori, Crohn, depressione, diabete. Al medico bisogna rivolgersi se vi è una compresenza

di sangue nelle feci, feb-bre, dimagramento, una massa addominale,

una stipsi resistente ai lassativi, specie se insorta all'improvviso e in caso di familiarità per tumori del colon.

Un piccolo accenno ai lassativi, che vanno presi dietro consiglio medico.

Questi possono avere meccanismi d'azione diver-si: ci sono lassativi

ad azione osmotica come il lattulosio o i sali di ma-gnesio; ad azio-

ne lubrificante-emollien-te come la glicerina e l'olio d'oliva; a base di

fibre come crusca, psyl-lium, guar; ad azione sti-molante di contatto

come senna, bisacodile, olio di ricino, aloe e casca-ra, che stimola-

no il sistema neuro-mu-scolare dell'intestino.

Si è svolto nei giorni scor-si, presso il monastero bene-dettino delle Vergini, il sesto Convegno di studi sulla cul-tura popolare, "Con Maria Regina dei Martiri: amore alla Chiesa".

Promosso dall'associazio-ne internazionale "La Veste Rossa", che dal 2007 sostie-ne la conoscenza e la salva-guardia delle feste religiose, il convegno è stato organiz-zato da "Passionem tradere", l'associazione bitontina che valorizza i riti quaresimali, presieduta dal dott. Alessio Gaudimundo, priore dell'ar-ciconfraternita Maria SS. del Rosario, e coordinata dal dott. Andrea Lovascio, già priore dell'arciconfraternita Santa Maria del Suffragio.

Dopo i saluti di benvenu-to del sindaco dott. Raffaele Valla, e del dott. Gianni Tai-bi, presidente de "La Veste Rossa", è stato approfon-dito da vari relatori il tema dell'incontro: la Madre di Dio e i martiri della chiesa che manifestano la propria influenza sui fedeli tramite le reliquie come quelle espo-ste, la stauroteca con il legno della Croce e la copia della Sindone del Capitolo Catte-drale.

Il prof. Gigi Montenegro,

mariologi a convegno“Passionem tradere” riuniscealcuni studiosi di fama internazionale

vicepresidente de La Veste Rossa, ha trattato l'origine del titolo mariano di Ma-donna di Costantinopoli e di come questo culto sia diffuso in tutto il Mezzogiorno d'Ita-lia, in particolare in Puglia, dove numerosissime sono le chiese dedicate alla Ver-gine con questo appellativo. A Costantinopoli, l'antica Bisanzio, era molto venerata la madonna Odigitria, colei che indica la via: l'iconogra-fia, infatti, la rappresenta mentre indica con il dito il Bambino tenuto in braccio a significare che il Figlio è "via, verità e vita".

L'intervento del dott. Franco Stanzione ha illustra-to i misteri e le reliquie della Passione che vanno dal San-to Sepolcro di Gerusalemme alla sacra Sindone di Tori-no e ai vari frammenti della Croce, concludendo che la reliquia più importante che ci è rimasta è l'Eucarestia, segno reale e tangibile della resurrezione.

L'intervento del prof. Ste-fano Milillo, direttore della biblioteca diocesana, ha rac-contato la storia della Sindo-ne di Bitonto, perfetta copia dell'originale conservato a Torino, e del particolare de-vozionismo, iniziato il Sei-

di Rosanna Schiraldi

cento, per questa particolare reliquia.

Mons. Giovanni Lanza-fame, padre spirituale della "Hermandad de Las Aguas" di Siviglia nonché appassionato mariologo, ha illustrato il cul-to e la venerazione dei cata-nesi per la vergine e martire

sant'Agata i cui resti, e non la statua, vengono portati in processione i primi giorni di febbraio per ricordarne il martirio subito dai Romani. In occasione del convegno è stata predisposta una car-tolina tematica con relativo annullo filatelico.

I relatori Milillo, Lanzafame, Taibi e Montenegro.

Foto R.Schiraldi

L’intervento del dott. Franco Stanzione. Foto R. Schiraldi

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Primo piano agosto - settembre 2011

La tua longevità

è fonte di orgoglio

perché 102 anni sono

un grande traguardo

e perché le tue esperienze

e i tuoi saggi insegnamenti

continuano ad arricchire

le nostre vite.

I tuoi nipoti

con tutta la famiglia

Auguri Nonno Pasquale

Un insolito concerto quello che la parrocchia di San Sil-vestro ha ospitato nei scorsi giorni. Ad allietare la comunità con il canto e la testimonianza è stato l’international multi ar-tistic performing group del Gen Verde, celebre gruppo musicale al femminile nato nel 1966 in seno al movimento cattolico dei Focolarini, fondato da Chiara

Il Gen Verde ospite della Chiesa del Crocifisso

Lubich.Si può coniugare la dimen-

sione dello spettacolo, oggi sempre più spesso associata a storie di malaffare, con quella della fede? Il Gen Verde vive questo paradosso con l’entusia-smo di incarnare il messaggio evangelico. Venti donne prove-nienti dai quattro angoli del pia-neta (dall’Europa al Nord, Cen-

tro e Sud America, all’Africa, all’Estremo Oriente), unite dal fascino del messaggio cristiano: tanto basta per capire come le loro voci portino molto più che un repertorio di canti liturgici.

Anche il momento di festa “particolare” regalato alla co-munità parrocchiale, in appen-dice alla tappa del tour in quel di Terlizzi, ha conservato questo valore di esperienza integrale. Le bravissime focolarine -au-tentiche professioniste nel cam-po della recitazione, del canto, della danza, della gestione tec-nica- hanno prima animato una celebrazione eucaristica offi-ciata dal parroco don Vincenzo Cozzella, quindi “incontrato” i fedeli, alternando l’esecuzio-ne canora dei loro successi al racconto delle storie di testi-monianza evangelica vissute in giro per il mondo. Infine, spazio anche per insegnare un nuovo canto, “In famiglia”, al giova-nissimo coro parrocchiale diret-to da Vito Cuoccio. Al termine

della serata, incredibilmente, l’ultimo esempio di vita cristia-na: le straordinarie artiste del Gen Verde, con la semplicità di chi non sente su di sé il “peso” della celebrità, smontano e caricano sui camion (che loro stesse guidano) la strumenta-zione per il concerto: canta-re per loro è “servizio” non è “mercato”. Di simili esempi di umiltà evangelica la pastorale cattolica ufficiale è spesso ava-ra. Il Gen Verde continuerà ad essere presente come modello di vita cristiana attraverso le citazioni nei canti delle liturgie domenicali di molte parrocchie cittadine, come succede ormai da molti anni.

Vista la rara “sintonia” che su questa comune ispirazione la chiesa bitontina riesce a mani-festare, bisognerebbe chiedersi se in un futuro prossimo non sia possibile uno sforzo congiunto per ospitare in maniera più or-ganica il Gen Verde in città.

Beppe Martucci

Canti di fede

Le artiste del Gen Verde al Crocifisso

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Primo piano agosto - settembre 2011

di Sonia Vacca

La notte si tinge di rosso e il successo è assicurato.

Dopo la notte verde e la notte bianca, il Tricolore si ri-compone con un'ultima serata dedicata alla bellezza. Tre notti estive in onore dei colori della nostra bandiera, per ricordare e celebrare il 150° anniversario dell'Unità d'Italia.

Così l'estate bitontina si è distinta, con originalità, dagli altri comuni. Verde, bianco e rosso hanno colorato tre inte-ressanti eventi, rispettivamen-te all'insegna della solidarietà, della cultura e della bellezza.

Ed è stata proprio la bel-lezza la protagonista indiscus-sa della Notte Rossa. La città, infatti, ha ospitato la finale re-gionale di Miss Mondo Italia-tour 2012. Così nella cornice di piazza Moro, sedici meraviglio-se fanciulle ondeggiano suaden-ti sulla passerella, regalandoci tutto il loro incanto. La piazza è gremita di gente. La notte rossa

è un trionfo di eleganza e fem-minilità.

Il tutto è stato organizzato dalla Carmen Martorana Even-ti, per le province di Bari, Bat e Foggia. Le miss partecipanti giungono da Bari, Ruvo, Giovi-nazzo, Corato, Sannicandro di Bari, Modugno, Molfetta, Cano-sa, Manfredonia.

Unica bitontina Sonya Cop-pola che, a fine evento, si è aggiudicata di diritto la fascia Miss Mondo città di Bitonto, consegnata direttamente dal sindaco Raffaele Valla.

La serata si è aperta con una splendida coreografia della scuola di danza Iris di Giovinaz-zo, sulle note dell'Inno di Ma-meli. Così l'atmosfera comincia a riscaldarsi. E subito dopo, in uno scintillio di swarovski, le miss hanno sfoggiato gli abiti dell'atelier “Miss and Lady” by Giulio Lovero. Abiti da favola che hanno decisamente stregato il pubblico.

Belle nella notte rossaLe ragazze hanno solcato la

passerella anche con i costumi da bagno Fichissima, con ori-ginali coreografie, pensate dal-la direttrice artistica Carmen Martorana, presentatrice della serata.

A questi spazi dedicati alla bellezza, si sono alternati mo-menti di comicità. Ad intrat-tenere il pubblico i due comici Emanuele Tartanone e Giusep-pe Guida, entrambi provenienti dal cast della famosa trasmis-sione televisiva Mudù, che con le loro divertenti gag hanno en-tusiasmato l'intera platea.

Ad allietare lo spettacolo altre numerose esibizioni, come le meravigliose coreografie dei ballerini della scuola "Dance Team Puglia" di Giovinazzo, il ballerino-sosia di Michael Jack-son, Amatore Loiotile, in arte Rino Jackson, e la vincitrice di Stella del sud, Mia Barracane.

Alla giuria, come sempre, è spettato il compito più arduo.

E così le miss vincitrici sono risultate Anna Spadavecchia, di Molfetta, che si è aggiudica-ta la fascia di Miss Gil Cagnè, Rosa Fariello di Manfredonia e Martina Allegretta di Molfetta, che hanno conquistato il titolo di Miss Natura & Benessere, e Raffaella Cafagna di Canosa, che si è meritata la fascia di Miss EffeDi Accademia.

Ma le ragazze che accede-ranno alle prefinali per Miss Mondo Italia Gallipoli 2012 sono Miriana Di Franco di Co-rato, vincitrice della fascia Miss Canon, e Laura Procacci che ha portato a casa il titolo di Miss Fichissima.

A consegnare gli ambiti pre-mi Sara Achille, assessore alla cultura, assieme al vicesindaco Domenico Damascelli.

In piazza Moro la finale regionale di Miss Mondo

Il sindaco Valla con la bitontina Sonya Coppola

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di Mario Sicolo

Avete presente quei rebus indecrittabili che ogni tanto si incontrano sulle pagine della mirabile Settimana enigmisti-ca? Sì, di quelli difficilissimi dove tutti gli elementi disegnati sono messi al punto giusto, ma la soluzione - che pure vi pare a portata di mano - vi sfugge sem-pre per un nonnulla?

Bene, simile è stata la vicen-da del pallone bitontino, questa estate orribile.

Prima, la tragicommedia della Libertas. L'attesa spasmo-dica degli aficionados locali, che avevano riposto nel patron De Lucci tutte le loro aspettative d'un futuro radioso, venivano in-frante inesorabilmente.

Dopo lo spareggio memora-bile di Ostuni contro la coraz-zata Galatina, ci sia aspettava il tanto sbandierato cambio di denominazione della società.

Bastava aggiungere il nome della città dell'olio extravergine accanto all'emblema della bale-

QUANDO TORNA IL BITONTO?Un imprenditore locale pronto ad affiancare il presidente del San Paolo Bari

na bianca e si sarebbe celebrato il connubio che tutti quanti so-spiravano.

E, invece, niente di tutto questo.

L'imprenditore palesino, de-nunciando condizioni tutt'altro che favorevoli createsi qui, non esaudiva la richiesta di tutti, si chiudeva dinanzi alle proposte di altri appassionati di calcio citta-dini disposti a dargli una mano e proclamava una fiera autarchia. In questi casi e, soprattutto, in questi campionati, duri ed insi-diosi come quello d'Eccellenza pugliese, sappiamo dove porti la solitudine. Da nessuna parte. Così, a fine agosto, il presiden-te palesino scriveva una lettera accorata al sindaco Valla, con la quale sottolineava la sua in-capacità ad andare avanti e of-friva il titolo a chi avesse avuto intenzione d'acquisirlo.

Immediatamente, la diplo-mazia pallonara nostrana si metteva in azione.

Una minicordata si faceva avanti e partivano le trattative. Al momento di chiudere, non si trovava un notaio per sancire ufficialmente la cessione.

L'assegno, però, c'era. Quin-di, era praticamente fatta.

Troppo bello per essere vero, specie a Bitonto.

Il manager che doveva su-bentrare riceveva "consigli" che miravano a dissuaderlo dall'im-presa e clamorosamente lascia-va perdere.

Tutto sfumava. Antonio De Lucci, prima di

perdere tutto, vendeva per una cifra irrisoria a Noicattaro.

Già, avete letto bene: ai nostri rivali storici. La nuova società si chiamerà da subito Libertas Noja. Credete, lettori, che la triste storia del calcio d'alto livello sia finita, nella no-stra città?

Macché, mai dire mai. In questi giorni, sul prato

del "Città degli Ulivi", oltre ad

esibirsi nelle gare ufficiali legit-timamente Omnia e Us Bitonto - campionato di Seconda Cate-goria, con i ragazzi di mister Catucci a bastonare in Coppa Puglia gli alfieri neroverdi di Dino Custode - scendono pure i portacolori del San Paolo Bari.

Il sodalizio, che più non ri-usciva a trovare spazi adeguati nel capoluogo - ha priorità asso-luta il calcio femminile di Serie A -, s'è rifugiato sull'erta di via Megra per cercare di dare un senso alla propria stagione.

Solo valanghe di reti subi-te e qualche pedatore di rosee prospettive intravvisto, uno su tutti: l'attaccante Di Noia, ha stoffa il ragazzo.

Ora, si spera che qualcuno affianchi il giovane e ambizioso numero uno della società san-polina, Marco Di Bari, con la neppur tanto segreta speranza di una fusione futura con gli sto-rici leoncelli. Pare che ci siano e siano anche esperti addetti ai lavori, anche se i nomi restano top secret. Per noi è indispen-sabile la garanzia bitontina al progetto. Tuttavia, ci addolora, ogni anno che viene, buttarci fra le braccia di qualche forestiero, pur di vedere rotolare una sfe-ra di cuoio sull'erba smeraldina del comunale. Che non vorrem-mo fosse abbandonato ad un de-stino meretricio...

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Primo piano agosto - settembre 2011

Primo pianoBITONTO

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di Mario Sicolo

Francesco Racaniello ha franco sorriso e occhi ma-gnetici, come di chi è asseta-to di sapere.

Per questo non lascia mai nulla al caso e, anzi, ha vo-glia matta di approfondire qualsiasi argomento lo inte-ressi.

Che sia la storia o lo sport non fa differenza, tutto quel che lo cattura merita d'esse-re conosciuto a menadito.

Era poco più che un bam-bino, quando s'impratichiva dei gradoni e del loro fascino irresistibile del nostro Pa-lazzetto dello Sport, allora pullulante di sport vari, oggi ormai abbandonato e fati-scente.

Il piccolo Francesco os-servava tutto con malcelata passione - e sottolineiamo-lo questo vocabolo prezioso, perché ci piacciono davvero quelli che le passioni non le improvvisano, ma le portano amorevolmente in grembo finché non le lasciano scal-pitare nella quotidianità - e rubava immagini e segreti per immagazzinarli nella sua memoria, che era sempre lo scrigno del cuore.

Già, perché lui aveva (ed ha ancora, per fortuna) den-tro un grande sogno chiama-to "pallavolo".

Il tirocinio nelle fila della gloriosa Volley Ball Bitonto era una tappa più che do-verosa d'un cammino che si sarebbe rivelato tanto ambi-zioso quanto luminoso.

Schiacciate, battute, ri-cezioni sul parquet della struttura dell'Istituto Maria Cristina di Savoia - dove frat-tanto l'avventura meraviglio-sa della nostra storica squa-dra si fermava alle soglie del Paradiso, in B1, e poi sva-niva miseramente, distrutta da invisibili ed invide mani, come sempre succede a Bi-tonto - e lui lì ad appuntare, registrare, incamerare.

Racaniello in serie A2 a Corigliano

Francescosugli scudi

Il suo ruolo è quello di scoutman, una sorta di umana lente di ingrandi-mento che passa al vaglio anche statistico il rendi-mento di ogni giocatore per diventare un sostegno imprescindibile per il co-ach.

Perciò, molte volte lo scout è anche responsa-bile del settore giovanile. E che Francesco sappia insegnare la pallavolo, abbia cioè spiccate doti didattiche e divulgative lo dimostra anche la rubrica (seguitissima) di cui era ti-tolare qui, sul nostro gior-nale telematico.

Insomma, Racaniello ini-zia nella culla butuntina la sua cospicua gavetta, che lo porta fino a Gioia del Colle, capitale un tempo del volley pugliese.

Affianca tecnici del cali-bro di Spinelli e Canestracci e cresce in professionalità e maturità.

Sacrifici in quantità indu-striale lo attendono, ma non fa nulla, se c'è da inseguire un aquilone a mezza via tra l'azzurro del cielo ed una rete in un palazzetto.

Lui sa com'è fatto il mon-do d'uno degli sport più po-polari d'Italia e questo mon-do ha imparato a conoscerlo. Memorabile, per esempio, la sua amicizia con Mauro Berruto, oggi alla guida della nazionale azzurra, seconda agli ultimi Europei.

Dunque, quest'estate Ra-caniello è approdato in serie A2 e, dopo l'immenso Miche-le Carelli a Catania e Ugento cinque lustri fa e fischia, ci pare sia il nostro concitta-dino più in alto nel volley, insieme a Daniele Illuzzi del Molfetta. Caffè Aiello Cori-gliano è la società che si è assicurata le sue certosine prestazioni. Sarà accanto a Vincenzo Nacci e Silvio Go-

nella, che piloteranno un roster di tutto rispetto, giu-sta miscela di giovani e inte-ressanti promesse e vecchie volpi con Simone Spescha e Michele De Giorgi - il fratel-lo del più famoso Fefè, com-mentatore televisivo - Dani-jel Galic e Williams Padura Diaz.

Parentesi veloce e dolo-rosa. Stiamo parlando di Calabria, non di Trentino Alto Adige, e di una società che era fallita ed è ripartita dalle ceneri della Prima di-visione per rivedere la luce dopo sole due stagioni. Sono vicende esemplari da segui-re, se non vogliamo che tut-to muoia qui, dove la Volley non riuscirà manco a fare la serie C e mette addosso una tristezza infinita vedere tutte le nostre splendide giocatri-ci sistemarsi in compagini viciniori, neppur tanto più nobili della nostra, onusta di storia con i suoi trenta-cinque anni di vita.

Comunque. Francesco è in A2 con finestra logica-mente aperta sull'Empireo.

E, conoscendolo, sia-mo certi che non ha ancora smesso di sognare...

Francesco Racaniello

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