Primo Circolo Didattico

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Un racconto Singolare di Letizia Bognanni

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Primo circolo didattico

di

LETIZIA BOGNANNI

«Alle undici di solito mangia uno yogurt», urlò Annalisa dal bagno.

«Lo so», rispose sua madre dal piano di sotto. «Ce lo andiamo a mangiare al parco,

che ne dici bambolina?», chiese poi alla nipote, dandole un pizzicotto sulla guancia.

«Non darle quello alla fragola, quello è il mio», continuò Annalisa. «Sei pronto?»,

chiese a Sandro, che la osservava appoggiato allo stipite. Gli lanciò un'occhiata

veloce mentre sceglieva il rossetto. «Ho cambiato idea, togliti la cravatta. È troppo

formale, e poi ti fa sembrare un mafioso». Sandro ubbidì. «Con questo caldo, poi.

Non è che la gonna è troppo corta? No dai, va bene. Mica devo sembrare una

testimone di Geova. Mi metto le calze?»

«Con questo caldo?»

«Una signora elegante indossa sempre le calze. Me le metto. Non posso sembrare

sciatta proprio oggi. Ballerine o decolleté? Ballerine. Madonna, guarda che capelli

mi ha fatto quel cretino, sembro mia madre. È l'ultima volta che ci vado».

«Secondo me stai bene».

«Diosanto, sono troppo agitata. Tu non sei agitato?»

«Un po'. Ma cerca di tranquillizzarti, vedrai che andrà bene. Ti aspetto giù».

«Arrivo fra cinque minuti». La voce di Annalisa era accompagnata dal ritmo del

piede che batteva frenetico, mentre scorreva con lo sguardo le borse ordinatamente

sistemate sugli appositi scaffali della cabina armadio. Dopo attente riflessioni, optò

per un secchiello Alviero Martini, più intellettuale rispetto al bauletto Louis Vuitton.

Prima di scendere, si diede un'ultima controllata. La coda di cavallo era stata una

buona idea, adesso era in ordine ma non vecchia, e in più si vedevano gli orecchini,

costosi quanto un'auto. Se la Baronciani era la signora che tutti dicevano, li avrebbe

notati. Nemmeno una piega su camicetta e gonna. Le calze simulavano

un'abbronzatura leggera, non volgare. Scarpe basse, con le sue caviglie poteva

permettersele. Unghie smaltate, trucco naturale. Perfetta. Provò un sorriso. Era

ancora troppo teso, così prese un altro sorso di sciroppo per la tosse. Poi una

mentina per coprirne il sapore, e riprovò. Adesso andava bene. Sembrava un

sorriso rilassato, sincero e amichevole. Ricordati, si disse, non è lei che ha il potere.

Siete pari.

Grazia Baronciani aveva ancora parecchie cose da sistemare nel nuovo ufficio, ma

oggi non ne avrebbe avuto il tempo. Aveva quattordici incontri in agenda. Arrivò

con dieci minuti di anticipo, impilò tutte le carte da un lato della scrivania per dare

una parvenza di ordine e appese il crocifisso alle sue spalle. La signora Casalino, la

prima della lista, era in ritardo, e Grazia si godette cinque minuti di panorama. La

finestra era grande e permetteva di spaziare con lo sguardo dalle colline,

punteggiate di ville più o meno di lusso, alle case del centro storico che si

inerpicavano fino al castello che dominava la città. A Grazia piacevano le piccole

città. Quando le avevano comunicato la sede, ne era stata felice. Era il suo primo

incarico, ed era sicura che si sarebbe fatta benvolere dalle persone di provincia, di

cui apprezzava i valori ancora semplici e lo stile di vita rilassato.