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PREMESSA Il Movimento Per l’Alleluia (MPA) è un gruppo di fedeli laici chiamato da Dio a condividere il carisma della Fondatrice dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata (MPdA) Beata Elisabetta Renzi (E.R.) (Statuto art. 1). Ha mosso i suoi primi passi nel 1993, ma solo dopo alcuni anni la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le So- cietà di Vita Apostolica lo ha eretto canonicamente come Opera propria dell’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata e ne ha approvato lo Statuto con Decreto Prot. n. R 30 – 1/99 del 21 aprile 1999. I laici che rispondono alla chiamata del Signore ad aderire al Movimento, si impegnano ad attualizzare nel quotidiano e se- condo il proprio stato di vita nel mondo, l'amore per Cristo e a vivere lo spirito di servizio incarnato dalla Beata E.R.. La sua finalità è: vivere la fede cristiana nella famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella comunità parrocchiale, attraverso il carisma della Beata Elisabetta Renzi. “Sii felice perché il buon Dio ti ama!” dice Madre Elisabetta; lo stile di vita, quindi, proposto all’MPA, è una fede gioiosa, cari- ca di fiducia, di speranza cristiana. “La Croce! Essa ha dato la pace al mondo! E io l’amo.”: l’amore a Cristo crocifisso è uno degli elementi fondanti la spiri- tualità della Beata. “Io porto Colui che mi porta”: lo spirito di unione con Gesù Crocifisso trova alimento e suggello nella partecipazione del do- no eucaristico.

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PREMESSA

Il Movimento Per l’Alleluia (MPA) è un gruppo di fedeli laici chiamato da Dio a condividere il carisma della Fondatrice dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata (MPdA) Beata Elisabetta Renzi (E.R.) (Statuto art. 1).

Ha mosso i suoi primi passi nel 1993, ma solo dopo alcuni anni la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le So-cietà di Vita Apostolica lo ha eretto canonicamente come Opera propria dell’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata e ne ha approvato lo Statuto con Decreto Prot. n. R 30 – 1/99 del 21 aprile 1999.

I laici che rispondono alla chiamata del Signore ad aderire al Movimento, si impegnano ad attualizzare nel quotidiano e se-condo il proprio stato di vita nel mondo, l'amore per Cristo e a vivere lo spirito di servizio incarnato dalla Beata E.R..

La sua finalità è: vivere la fede cristiana nella famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella comunità parrocchiale, attraverso il carisma della Beata Elisabetta Renzi.

“Sii felice perché il buon Dio ti ama!” dice Madre Elisabetta; lo stile di vita, quindi, proposto all’MPA, è una fede gioiosa, cari-ca di fiducia, di speranza cristiana.

“La Croce! Essa ha dato la pace al mondo! E io l’amo.”: l’amore a Cristo crocifisso è uno degli elementi fondanti la spiri-tualità della Beata.

“Io porto Colui che mi porta”: lo spirito di unione con Gesù Crocifisso trova alimento e suggello nella partecipazione del do-no eucaristico.

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Animati dalla stessa spiritualità, i laici MPA sono, perciò, chiamati ad accogliere, custodire e vivere il carisma della Beata Elisabetta Renzi nella quotidianità della vita.

Il cammino annuale dell’MPA viene scandito da un incontro

mensile nei singoli gruppi, dove si segue il programma predispo-sto dalla Commissione Formazione del Movimento per tutti i gruppi, in Italia e all’estero.

La programmazione annuale segue, generalmente, le te-matiche proposte dalla Chiesa e si armonizza con la spiritualità della Beata.

La caratteristica del cammino sta soprattutto nel metodo, che vuole favorire:

l’accoglienza gioiosa di tutti i partecipanti l’ascolto della parola di Dio e della Chiesa interca-

lato dal canto la condivisione delle proprie risonanze di fede la preghiera comune il momento della fraternità

Frequentando regolarmente gli incontri, avremo occasione

di crescere in veri rapporti di amicizia dove potremo condividere i nostri pensieri, il nostro agire, il nostro cammino personale di santità con quella fede gioiosa, quella speranza e quella fiducia in Dio che caratterizzò Madre Elisabetta e che è il fondamento di una autentica fede cristiana.

Sapendo di poter essere sempre gioiosi, non perché tutto

va bene, ma perché Dio ci ama, siamo chiamati, per vocazione, a diffondere amicizia, condivisione, cordialità, accoglienza e ci im-pegniamo a incarnare, nella vita quotidiana, i messaggi che lo Spirito Santo trasmette al gruppo e ai singoli amici MPA.

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È impegno di ciascuno utilizzare personalmente il libretto, per arrivare agli incontri avendo già letto e meditato l’argomento che viene via via proposto.

È sollecitudine personale invitare nuovi amici a vivere un cammino di santità secondo la spiritualità della Beata Elisabetta, infondendo nei loro cuori pace, serenità e predisposizione all’ascolto della Parola tenendo vive e presenti le parole di Giovanni Paolo II: “Non temere di aprire il tuo cuore a Cristo”.

Tema del cammino MPA di questo anno è "EUCARISTIA: dono condiviso". Questo ci permetterà di approfondire l’amore all’Eucaristia, elemento fondamentale nella spiritualità della Beata Elisabetta Renzi.

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SVOLGIMENTO DEGLI INCONTRI MPA

1. PreparazioneIl tempo che intercorre tra un incontro e l’altro è un tempo

dedicato alla meditazione e riflessione personale. Ogni settimana dedichiamo qualche minuto a leggere e

soffermarci su qualche riga di ciò che è riportato nel libretto, per meditare, sottolineare quello che più ci ha colpito.

Iniziamo questo momento con un Segno di Croce e un Glo-ria, per metterci alla presenza del Padre, del Figlio e invocare luce dallo Spirito Santo, chiedendo la grazia di comprendere la parabola che andremo a meditare.

Leggiamo qualche riga, senza fretta, senza avere l’ansia di leggere tutto ed arrivare in fondo, anzi tornando indietro più volte, ed anche in tempi diversi, fermandoci in silenzio.

Concludiamo con l’invocazione: Beata Elisabetta Renzi, prega per noi.

Questo meditare, che diventa preghiera, è ciò che cambia e trasforma il nostro cuore, perchè è la Parola di Dio, è Dio stesso che opera e ci cambia dal di dentro.

Per chi lo desidera, si possono anche leggere i riferimenti ai passi paralleli della Parola di Dio nella Bibbia, o approfondi-re i temi nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nei documen-ti della Chiesa, oppure nella Positio che troviamo in ogni co-munità Maestre Pie e che ogni responsabile di gruppo ha in consegna.

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2. Accoglienza Tempo: 20 minuti circa

L’incontro inizia sempre con il canto, segno di accoglienza e di festa, di gioia nel ritrovarsi.

Anche il canto può darci spunti per una riflessione perso-nale e di gruppo, crea un clima fraterno e gioioso.

È il momento in cui si può cogliere l’occasione per ascolta-re e imparare un nuovo canto.

I gruppi che “fanno fatica a cantare”, possono aiutarsi con audiocassette o cd o chiedere aiuto ad un membro della Commissione Musica e canto.

3. Invocazione allo Spirito Santo Al canto segue l’invocazione allo Spirito perchè sia luce alle

nostre menti e ai nostri cuori. Lo Spirito Santo ci doni la capa-cità di metterci in ascolto della Parola di Dio, di accogliere la Sua Parola con animo aperto e docile.

4. Introduzione al tema Tempo: 10-15 minuti circa

Segue l’introduzione al tema dell’incontro fatta dall’animatore o da una persona che si è preparata.

5. Condivisione Tempo: 25-30 minuti circa

A questo punto ognuno è chiamato a condividere con gli altri la ricchezza delle sue riflessioni. È questo un momento importante e significativo perchè siamo chiamati a mettere in comune quello che lo Spirito ha suscitato nei nostri cuori: “...l’energia dello Spirito che è in uno passa contemporanea-

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mente a tutti. Qui non solo si fruisce del proprio dono, ma lo si moltiplica nel farne parte ad altri e si gode del frutto del dono altrui come del proprio” (San Basilio).

La condivisione può essere fatta semplicemente leggendo le frasi che hanno più colpito, oppure raccontando quale è stato il cammino spirituale del mese e ciò che lo Spirito ha su-scitato dentro.

6. Preghiera finale Tempo: 10-15 minuti circa

Tutte le nostre riflessioni, condivisioni diventano preghie-ra. Insieme preghiamo con un salmo, preghiera di Cristo e del-la Chiesa. Essi ci aiutano a rivolgere la mente, il cuore a Dio, a lodarlo, a ringraziarlo, a chiedergli ciò che riteniamo utile per la nostra vita e quella dei nostri fratelli.

Terminiamo con la preghiera alla Beata Elisabetta Renzi, presentando a Dio, per sua intercessione, ogni necessità no-stra, delle nostre famiglie e del mondo intero, pregando anche per ogni Laico MPA in Italia, Louisiana, Messico, Brasile, Ban-gladesh e Zimbabwe e per ogni Maestra Pia dell’Addolorata.

7. Momento di fraternità Dopo aver condiviso riflessioni, preghiera... terminiamo

l’incontro con un momento fraterno di festa, di convivialità. Anche questo momento è importante per favorire tra noi

rapporti aperti, sereni e di conoscenza reciproca.

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DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA (cfr. nn. 1322-1344)

La santa Eucaristia completa l'iniziazione cristiana. Coloro che sono stati elevati alla dignità del sacerdozio regale per mezzo del Battesimo e sono stati conformati più profondamente a Cristo me-diante la Confermazione, attraverso l'Eucaristia partecipano con tutta la comunità allo stesso sacrificio del Signore.

«Il nostro Salvatore nell'ultima Cena, la notte in cui veniva tra-dito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla sua diletta Sposa, la Chiesa, il memo-riale della sua morte e risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura». I. L'Eucaristia - fonte e culmine della vita ecclesiale

L'Eucaristia è «fonte e culmine di tutta la vita cristiana». «Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua».

«La comunione della vita divina e l'unità del popolo di Dio, su cui si fonda la Chiesa, sono adeguatamente espresse e mirabilmen-te prodotte dall'Eucaristia. In essa abbiamo il culmine sia dell'azio-ne con cui Dio santifica il mondo in Cristo, sia del culto che gli uo-mini rendono a Cristo e per lui al Padre nello Spirito Santo».

Infine, mediante la celebrazione eucaristica, ci uniamo già alla liturgia del cielo e anticipiamo la vita eterna, quando Dio sarà «tut-to in tutti» (1 Cor 15,28).

In breve, l'Eucaristia è il compendio e la somma della nostra fede: “Il nostro modo di pensare è conforme all'Eucaristia, e l'Euca-ristia, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare” (Sant'I-

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reneo di Lione). L'insondabile ricchezza di questo sacramento si esprime attra-

verso i diversi nomi che gli si danno. Ciascuno di essi ne evoca aspetti particolari. Lo si chiama:

Eucaristia, perché è rendimento di grazie a Dio… ricorda le benedizioni ebraiche che – soprattutto durante il pasto – proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione.

Cena del Signore, perché si tratta della Cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua passio-ne e dell'anticipazione della cena delle nozze dell'Agnello nella Gerusalemme celeste.

Frazione del pane, perché questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e di-stribuiva il pane come capo della mensa, soprattutto duran-te l'ultima Cena. Da questo gesto i discepoli lo riconosce-ranno dopo la sua risurrezione, e con tale espressione i pri-mi cristiani designeranno le loro assemblee eucaristiche. In tal modo intendono significare che tutti coloro che mangia-no dell'unico pane spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui un solo corpo.

Assemblea eucaristica, in quanto l'Eucaristia viene celebrata nell'assemblea dei fedeli, espressione visibile della Chiesa.

Memoriale della passione e della risurrezione del Signore.

Santo sacrificio, perché attualizza l'unico sacrificio di Cristo Salvatore e comprende anche l'offerta della Chiesa; o anco-ra santo sacrificio della Messa, “sacrificio di lode” (Eb 13,15), sacrificio spirituale, sacrificio puro e santo, poiché porta a compimento e supera tutti i sacrifici dell'Antica Al-leanza.

Santa e divina liturgia, perché tutta la liturgia della Chiesa trova il suo centro e la sua più densa espressione nella cele-brazione di questo sacramento; è nello stesso senso che lo

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si chiama pure celebrazione dei santi misteri. Si parla anche del Santissimo Sacramento, in quanto costituisce il sacra-mento dei sacramenti. Con questo nome si indicano le spe-cie eucaristiche conservate nel tabernacolo.

Comunione, perché, mediante questo sacramento, ci unia-mo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo corpo; viene inoltre chia-mato le cose sante – è il significato originale dell'espressio-ne “comunione dei santi” di cui parla il Simbolo degli Apo-stoli –, pane degli angeli, pane del cielo, farmaco d'immorta-lità, viatico...

Santa Messa, perché la liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l'invio dei fedeli (“missio”) affinché compiano la volontà di Dio nella loro vita quotidiana.

III. L'Eucaristia nell'Economia della salvezza

I segni del pane e del vino Al centro della celebrazione dell'Eucaristia si trovano il pane e

il vino i quali, per le parole di Cristo e per l'invocazione dello Spirito Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare, in memoria di lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò che egli ha fatto la vigilia della sua passione: “Prese il pane...”, “Prese il calice del vino...”. Diventando misterio-samente il Corpo e il Sangue di Cristo, i segni del pane e del vino continuano a significare anche la bontà della creazione. Così, all'of-fertorio, rendiamo grazie al Creatore per il pane e per il vino, “frut-to del lavoro dell'uomo”, ma prima ancora “frutto della terra” e “della vite”, doni del Creatore. Nel gesto di Melchisedek, re e sa-cerdote, che “offrì pane e vino” (Gn 14,18) la Chiesa vede una pre-figurazione della sua propria offerta.

Nell'Antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ri-

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cevono anche un nuovo significato nel contesto dell'Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza liberatrice dall'Egitto; il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre a Israele che egli vive del pane della Parola di Dio. Il pane quotidiano, infine, è il frutto della Terra pro-messa, pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse. Il “calice della benedizione” (1 Cor 10,16), al termine della cena pasquale degli Ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione escatolo-gica, quella dell'attesa messianica della restaurazione di Gerusa-lemme. Gesù ha istituito la sua Eucaristia conferendo un significato nuovo e definitivo alla benedizione del pane e del calice.

I miracoli della moltiplicazione dei pani, allorché il Signore pro-nunciò la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per sfamare la folla, prefigurano la sovrabbondanza di questo unico pane che è la sua Eucaristia.

Il segno dell'acqua trasformata in vino a Cana annunzia già l'O-ra della glorificazione di Gesù. Manifesta il compimento del ban-chetto delle nozze nel regno del Padre, dove i fedeli berranno il vi-no nuovo divenuto il Sangue di Cristo.

Il primo annunzio dell'Eucaristia ha provocato una divisione tra i discepoli, così come l'annunzio della passione li ha scandalizzati: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” (Gv 6,60). L'Eucari-stia e la croce sono pietre d'inciampo. Si tratta dello stesso mistero, ed esso non cessa di essere occasione di divisione: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6,67): questa domanda del Signore conti-nua a risuonare attraverso i secoli, come invito del suo amore a scoprire che è lui solo ad avere “parole di vita eterna” (Gv 6,68) e che accogliere nella fede il dono della sua Eucaristia è accogliere lui stesso. L'istituzione dell'Eucaristia

Il Signore, avendo amato i suoi, li amò sino alla fine. Sapendo che era giunta la sua Ora di passare da questo mondo al Padre, mentre cenavano, lavò loro i piedi e diede loro il comandamento

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dell'amore. Per lasciare loro un pegno di questo amore, per non al-lontanarsi mai dai suoi e renderli partecipi della sua pasqua, istituì l'Eucaristia come memoriale della sua morte e della sua risurrezio-ne, e comandò ai suoi Apostoli di celebrarla fino al suo ritorno, co-stituendoli “in quel momento sacerdoti della Nuova Alleanza”.

I tre Vangeli sinottici e san Paolo ci hanno trasmesso il raccon-to dell'istituzione dell'Eucaristia; da parte sua, san Giovanni riferi-sce le parole di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, parole che prepa-rano l'istituzione dell'Eucaristia: Cristo si definisce come il pane di vita, disceso dal cielo.

Gesù ha scelto il tempo della Pasqua per compiere ciò che ave-va annunziato a Cafarnao: dare ai suoi discepoli il suo Corpo e il suo Sangue.

“Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: "Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare". [...] Essi andarono [...] e prepararono la Pasqua. Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli Apostoli con lui, e disse: "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pa-squa con voi, prima della mia passione, poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio". [...] Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: "Questo è il mio Corpo che è dato per voi; fate que-sto in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice dicendo: "Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio Sangue, che viene versato per voi"“ (Lc 22,7-20).

Celebrando l'ultima Cena con i suoi Apostoli durante un ban-chetto pasquale, Gesù ha dato alla Pasqua ebraica il suo significato definitivo. Infatti, la nuova Pasqua, il passaggio di Gesù al Padre at-traverso la sua morte e la sua risurrezione, è anticipata nella Cena e celebrata nell'Eucaristia, che porta a compimento la Pasqua ebraica e anticipa la Pasqua finale della Chiesa nella gloria del Regno.

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«Fate questo in memoria di me» Quando Gesù comanda di ripetere i suoi gesti e le sue parole

“finché egli venga” (1 Cor 11,26), non chiede soltanto che ci si ri-cordi di lui e di ciò che ha fatto. Egli ha di mira la celebrazione litur-gica, per mezzo degli Apostoli e dei loro successori, del memoriale di Cristo, della sua vita, della sua morte, della sua risurrezione e della sua intercessione presso il Padre.

Fin dagli inizi la Chiesa è stata fedele al comando del Signore. Della Chiesa di Gerusalemme è detto: “Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli Apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. [...] Ogni giorno tutti insieme frequenta-vano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con le-tizia e semplicità di cuore” (At 2,42.46).

Soprattutto “il primo giorno della settimana”, cioè la domeni-ca, il giorno della risurrezione di Gesù, i cristiani si riunivano “per spezzare il pane” (At 20,7). Da quei tempi la celebrazione dell'Euca-ristia si è perpetuata fino ai nostri giorni, così che oggi la ritroviamo ovunque nella Chiesa, con la stessa struttura fondamentale. Essa rimane il centro della vita della Chiesa.

Così, di celebrazione in celebrazione, annunziando il mistero pasquale di Gesù “finché egli venga” (1 Cor 11,26), il popolo di Dio avanza “camminando per l'angusta via della croce” verso il ban-chetto celeste, quando tutti gli eletti si siederanno alla mensa del Regno.

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SCHEMA DEGLI INCONTRI

Lo schema proposto parte sempre dalla Parola di Dio; segue poi un testo che facilita la riflessione, infine è proposto un ap-profondimento dalla vita e dagli scritti della beata Elisabetta Renzi.

Per aiutare la riflessione personale, da fare prima di arrivare all’incontro, sono state aggiunte alcune domande ed è sempre stato lasciato dello spazio per annotare ciò che è il frutto della propria meditazione o preghiera sul testo. Questo favorirà poi la condivisione all’interno del gruppo durante l’appuntamento mensile.

Ogni incontro termina con la preghiera che è meno struttu-rata, per lasciare spazio alla libera iniziativa e creatività dei grup-pi.

Sono riportate alcune invocazioni allo Spirito Santo, da uti-

lizzare come preghiera all’inizio degli incontri o nel momento che si ritiene più opportuno.

L’augurio reciproco ad ogni gruppo e ad ogni singolo mem-

bro MPA, è di interiorizzare ciò che la Beata Elisabetta Renzi esprimeva: “Quando un’anima ha degnamente ricevuto il Sa-cramento dell’Eucaristia, nuota nell’amore; essa è umile, docile, mortificata, caritatevole e modesta, con tutti concorde; è un’anima capace di maggiori sacrifici…, non è più quella di pri-ma”.

Buon cammino!

La Commissione Formazione MPA

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PREGHIERE ALLO SPIRITO SANTO Preghiera allo Spirito Santo di Paolo VI Vieni, o Spirito Santo e do-nami un cuore puro, pronto ad amare Cristo Signore con la pienezza, la profondità e la gioia che tu solo sai infonde-re. Donami un cuore puro, come quello di un fanciullo che non conosce il male se non per combatterla e fuggirlo. Vieni, o Spirito Santo e do-nami un cuore grande, aper-to alla tua parola ispiratrice e chiuso ad ogni meschina ambizione. Donami un cuore grande e forte capace di amare tutti, deciso a sostenere per loro ogni prova, noia e stanchez-za, ogni delusione e offesa. Donami un cuore grande, forte e costante fino al sacri-ficio, felice solo di palpitare con il cuore di Cristo e di compiere umilmente, fedel-mente e coraggiosamente la volontà di Dio. Amen.

Preghiera allo Spirito Santo di Giovanni Paolo II Vieni, Spirito Santo, vieni Spirito Consolatore, vieni e consola il cuore di ogni uomo che piange lacrime di disperazione. Vieni, Spirito Santo, vieni Spirito della luce, vieni e libera il cuore di ogni uomo dalle tenebre del peccato. Vieni, Spirito Santo, vieni Spirito di verità e di amore, vieni e ricolma il cuore di ogni uomo che senza amore e verità non può vivere. Vieni, Spirito Santo, vieni, Spirito della vita e della gioia, vieni e dona ad ogni uomo la piena comunione con te, con il Padre e con il Figlio, nella vita e nella gioia eterna, per cui è stato creato e a cui è destinato. Amen.

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Preghiera allo Spirito Santo di Sant'Agostino Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l ’udito interiore, perché non mi attacchi alle cose materiali ma ricerchi sempre le realtà spirituali. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell’amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore. Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di pervenire alla conoscenza del-la verità in tutta la sua pienez-za. Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la grazia di giungere a contemplare il vol-to del Padre nella vita e nella gioia senza fine. Amen. Preghiera allo Spirito Santo di Santa Caterina da Siena O Spirito Santo, vieni nel mio cuore: per la tua potenza atti-ralo a te, o Dio, e concedimi la carità con il tuo timore. Libe-rami, o Cristo, da ogni mal pensiero: riscaldami e in-fiammami

Preghiera allo Spirito Santo di San Bernardo O Spirito Santo, anima dell’anima mia, in te solo posso esclamare: Abbà, Padre. Sei tu, o Spirito di Dio, che mi rendi ca-pace di chiedere e mi suggerisci che cosa chiedere. O Spirito d’amore, suscita in me il deside-rio di camminare con Dio: solo tu lo puoi suscitare. O Spirito di santità, tu scruti le profondità dell’anima nella quale abiti, e non sopporti in lei neppure le minime imperfezioni: bruciale in me, tutte, con il fuoco del tuo amore. O Spirito dolce e soave, orienta sempre più la mia volon-tà verso la tua, perché la possa conoscere chiaramente, amare ardentemente e compiere effi-cacemente. Amen.

______________ del tuo dolcissimo amore, così ogni pena mi sembrerà leggera. Santo mio Padre, e dol-ce mio Signore, ora aiutami in ogni mia azione. Cristo amore, Cristo amore.

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INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO

Spirito Santo, vieni! Spirito Santo, Tu che scendesti in Maria e la rendesti Madre

del Figlio di Dio, scendi nei nostri cuori e rendili fecondi, perché il Cristo continui ad incarnarsi in ciascuno di noi.

Spirito Santo, vieni!

Spirito Santo, Tu che scendesti su Gesù al Giordano sotto forma di colomba, scendi anche su ognuno di noi, perché il Padre ci riconosca come figli suoi.

Spirito Santo, vieni!

Spirito Santo, Tu che scendesti sulla Chiesa nascente e tra-sformasti quegli uomini timorosi in intrepidi diffusori del vangelo, scendi su di noi e rendici coraggiosi testimoni di Gesù vivo e risorto in mezzo a noi.

Spirito Santo, vieni!

Spirito Santo, Tu che sei sceso anche su di noi il giorno del Battesimo, in quello della Cresima e scendi ogni volta che celebriamo la Riconciliazione e l’Eucaristia, rendici coerenti con la fede che professiamo.

Spirito Santo, vieni!

Spirito Santo, che ci chiami a far parte del Movimento Laici MPA, aiutaci a rispondere con coerenza a questa chiamata del Signore a condividere il carisma della Fondatrice dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata, la Beata Elisabetta Renzi, e ad attualizzare nel quotidiano l'amore per Cristo e per i fratelli, specialmente verso i più deboli e bisognosi.

Spirito Santo, vieni!

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1° incontro

Eucaristia: dono

d'amore, sorgente di

vita

La Parola di Dio 1 Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta

la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. 2

Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, 3 Gesù

sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4 si alzò da tavola, de-pose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno al-

la vita. 5 Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si

era cinto. 6 Venne dunque da Simon Pietro e questi gli dis-se: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7 Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai

dopo». 8 Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i pie-di!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte

con me». 9 Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». 10 Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i

piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». 11

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Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi». 12 Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le ve-sti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho

fatto? 13 Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni

gli altri. 15 Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fat-to io, facciate anche voi. 16 In verità, in verità vi dico: un

servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. (Gv 13,1-16)

Riflessione

Nel quarto vangelo, il van-gelo ‘altro’, noi abbiamo un al-tro segno rispetto alla frazione del pane, il segno della lavan-da. La lavanda nel vangelo, nel-la volontà di Gesù, è un sacra-mento, come affermavano i padri e come affermava addi-rittura san Bernardo, dicendo che la lavanda dei piedi è un sacramento quanto il battesi-mo e l’Eucaristia. C’è un’azione di Gesù, che la comunità deve accogliere e che poi tutti i membri della comunità do-vranno ripetere come memo-riale per vivere concretamente la lavanda, cioè per entrare nel

servizio l’uno dell’altro, affin-ché: “… abbiano la vita, e l’ab-biano in abbondanza”. Certo, soprattutto chi è primo, chi presiede, deve lavare i piedi dell’ultimo, deve lavare i piedi per mostrare che se è primo, se presiede, è solo per un ser-vizio. Ma questo segno Pietro non lo capisce, e Gesù lo av-verte: “Se tu non ti lasci lavare, non avrai parte con me”.

Gesù intende non essere frainteso su una cosa di tale ri-lievo, e chiede: “Avete capito ciò che ho fatto?”. Avete capito che ho lavato i piedi a tutti voi, anche a Pietro che non capisce

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e anche a Giuda il traditore, colui che era più lontano a Ge-sù quella sera? Eppure Gesù ha lavato i piedi a Giuda, come a Pietro, come agli altri senza di-stinzione, senza ammonizione, semplicemente facendo il ser-vizio che dobbiamo farci gli uni verso altri nella nostra vita. Il Signore è al servizio dell’uomo, un servizio alla vita, un servizio d’amore che non conosce limiti o distinzioni.

Se Gesù ha detto conse-gnando il pane: “Il mio corpo è per voi”, noi dovremmo saper dire lo stesso: “Il mio corpo, tutta la mia esistenza è per voi”. Dovremmo dire al fratel-lo: “Il mio corpo, la mia esi-stenza è per te, perché il mio corpo è la mia vita”. Ecco, è il corpo (la vita) che è la via di Dio, non ce ne sono altre di vie, né per noi per andare a Dio, né per Dio per venire a noi. Il Signore è a servizio della vita; essere cristiani significa proprio capire che Dio ha potu-to dirci in Gesù: “Il mio corpo è per voi, la mia vita è per voi”. Ecco che cosa significa ricono-scere il corpo di Cristo per

mangiare degnamente il pane che è il suo corpo. Il Signore ci attende dunque all’Eucaristia: il Signore attende tutti i bat-tezzati che sanno discernere il corpo e il sangue di Cristo e, inchinati, stendere la mano: c’è il Signore che ci dà il suo corpo, la sua vita.

L’umanità ha fame di vita, e Gesù, che ne è il messaggero e la incarna, sazia questa fame con la condivisione del cibo, con lo spezzare il suo corpo, la sua vita, offerta a tutti. Ecco il mistero eucaristico nella sua essenza; mistero da accogliere nella sua semplicità. Cristo si dà a noi ed è cibo abbondante per tutti; una volta spezzato (sulla croce), può essere offer-to a tutti coloro che lo cercano e tentano di seguirlo.

Se è vero che la dinamica dello spezzare il pane e del condividerlo trova nella cele-brazione della santa cena eu-caristica un adempimento, es-sa però è anche paradigma di condivisione del nostro cibo materiale, il pane di ogni gior-no. L’Eucaristia non è solo ban-chetto del cielo, ma vuole es-

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sere esemplare per le nostre tavole quotidiane, dove il cibo è abbondante ma non è condi-viso con quanti hanno fame e ne sono privi. Per questo, se al-la nostra mensa non parteci-pano i poveri, se non c’è con-divisione del cibo con chi non ne ha, allora anche la celebra-zione eucaristica è vuota, per-ché le manca l’essenziale, cioè la condivisione della vita. Non è più la cena del Signore, bensì una scena rituale che soddisfa

le anime dei devoti, ma in pro-fondità è una grave menoma-zione del segno voluto da Gesù per la sua Chiesa!

E se nel mondo esiste la fa-me, se i poveri sono accanto a noi e l’Eucaristia non ha per lo-ro conseguenze concrete, allo-ra la nostra Eucaristia è scena religiosa, restiamo ingabbiati nei riti e non riusciamo a fare dell’Eucaristia il dono della no-stra vita.

Madre Elisabetta ci dice...

Lo spirito di unione con Dio della Serva di Dio si mantenne sempre alto e vitale, attraverso l’alimento classico, suggerito da Gesù, della santa comunione.

Davanti al sacramento eucaristico ella era in contemplazione adorante: “Mio Dio come qui vi amo bene per Voi medesimo”, ed è in questo connubio d’amore che ella comprende come l’Eucaristia porti radicali trasformazioni: “Quando un’anima ha degnamente ricevuto il sacramento dell’Eucaristia, ella diceva, nuota nell’amore.”

Così Madre Elisabetta viveva la sua comunione, nell’amore e nel sacrificio gioioso, perché incondizionato. Da tutto il suo con-tegno traspariva l’arcana presenza di Gesù; e le consorelle e al-lieve sapevano il significato di una sua frase così espressiva da

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essere la sintesi luminosa di tutta una vita!: “Io porto Colui che mi porta”.

Per la riflessione personale

Quanto siamo disposti a condividere, giorno dopo giorno,

le gioie e i dolori del nostro prossimo?

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Preghiamo…

Onnipotente eterno Iddio

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio, concedi a noi miseri di fare ciò che sappiamo che tu vuoi e di volere sempre ciò che a te piace affinché interiormente purificati, interiormente illuminati e accesi dal fuoco dello Spirito Santo possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo e con l’aiuto della tua sola grazia giungere a te, o Altissimo che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice vivi e regni glorioso Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli.

(San Francesco d’Assisi)

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volon-tà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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2° incontro

Eucaristia: annuncio e attesa del Signore

La Parola di Dio

14 Quando fu l'ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15 e disse: «Ho desiderato ardentemente di mangiare

questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16 poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel

regno di Dio». 17 E preso un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e distribuitelo tra voi, 18 poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché

non venga il regno di Dio». 19 Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro

dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20 Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova

alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi». (Lc 22, 14-20)

Riflessione

Siamo a Gerusalemme, la città sacra per eccellenza; il buio della notte copre l'oriz-

zonte di un giorno che sarà ri-cordato ovunque nel mondo da tutte le generazioni cristia-

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ne. Quel giorno, verrà chiama-to col tempo, giovedì santo.

I dodici apostoli del Nazare-no si trovano riuniti assieme «al piano superiore» di «una grande sala con i tappeti, già pronta» (Mc 14, 15) per il ban-chetto pasquale che si accin-gono a celebrare. Nel cenacolo si respira un'aria di solennità e insieme di mestizia. Celebrano una festa, dovrebbe regnare l'allegria, ma le parole di Gesù creano sconcerto, smarrimen-to; i discepoli sono sgomenti, il cuore pulsa forte in gola. Il sa-pore è quello del congedo. Con l'animo già triste sentono di-chiarare da Gesù che questa è la sua ultima cena pasquale, l'ora della passione lo attende, non mangerà più con loro la pasqua finché non la mange-ranno insieme nel regno di Dio (cf. Lc 22, 15-16).

Ad un certo punto, «dopo aver cenato» (Lc 22, 20), ecco la sconvolgente novità narrata dagli evangelisti con partico-lare cura. Gesù coglie i suoi di sorpresa, li prende tutti in con-tropiede. Nessuno se l'aspetta-va che proprio in quell'ora si

realizzasse la grande promessa fatta molto tempo prima nella sinagoga di Cafarnao: «Non Mosé vi ha dato il pane dal cie-lo, ma il Padre mio vi da il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cie-lo e da la vita al mondo» (Gv 6, 32-33). Metafora, simbolismo, gioco di parole? Per non inge-nerare fraintendimenti Gesù arriva al massimo dei realismi: «II pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51).

Sul finire di quell'ultima ce-na Gesù, contrariamente a quanto era previsto nel rito pasquale, prende dalla mensa uno dei pani, uno qualunque, lo benedice, lo divide in pezzi, lo dà ai vicini, invita tutti a mangiarne. Lo fa pronunciando parole semplici, ma piene di mistero, parole che sanno di immenso: «Questo è il mio corpo che è dato per voi» (Lc 22, 19).

Prende poi la coppa del vino di cui si è servito durante la cena, la solleva rendendo gra-zie a Dio, la passa a chi gli è vi-cino, ripetendo parole simili a

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quelle pronunziate nel distri-buire il pane: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per mol-ti» (Mt 26, 27-28).

Non esiste amore più gran-de di questo, donazione più radicale: Gesù Cristo si abban-dona completamente all'uo-mo, si lascia possedere total-mente, dà il suo corpo da mangiare, il suo sangue da be-re «per la vita del mondo» (Gv 6,51). (J. L. Martin Descalzo)

Evento stupendo l'Eucari-

stia! Inizio, compimento, verti-ce della creazione! Invenzione di un Amore senza confini (cf. Gv 13, 1)!

Pane del cielo, nutrimento divino, cibo nuovo per l'uomo nuovo redento dal sangue dell'Agnello! Cristo non dona "qualcosa" di sé, ma tutta la pienezza del suo essere uma-no-divino nell'Eucaristia. «Le parole spiegano i gesti. Offren-do il pane dice loro: "Prendete, mangiate: questo è il mio cor-po". La parola "corpo", nella mentalità biblica, non indica una parte della persona, ma la

indica nella sua totalità, nella sua capacità di donarsi, di rela-zionarsi, di comunicare con gli altri. La parola corpo è sinoni-mo del pronome "io". Le paro-le di Gesù vogliono dire: Que-sto sono io che voglio donarmi a voi, entrare in comunione con voi, fare di voi la mia co-munità». (M. Galizzi)

L'Eucaristia è opera dell'e-

terna Sapienza; «La Sapienza... ha preparato il vino e ha im-bandito la tavola... A chi è pri-vo di senno essa dice: "Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato» (Pr 9, 1.2.4-5).

L'Eucaristia è prodigio dell'infinita Onnipotenza che sovrasta il creato e a cui «nulla è impossibile» (Lc 1, 37).

«La Parola di Cristo, che po-té creare dal nulla ciò che non esisteva, non può trasformare in una sostanza diversa ciò che esiste? Non è minore impresa dare una nuova natura alle co-se che trasformarla» (San Am-brogio).

Le meraviglie dell'infinito Amore!

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Madre Elisabetta ci dice...

Giambattista Renzi, volle affidare il suo tesoro (Elisabetta Renzi) alle religiose del monastero di Mondaino, ove ben tosto fu ammessa alla prima comunione. A notizia nostra di quel dì beato è solo pervenuto, che, dopo aver reso i più accesi affetti e ringra-ziamenti al suo Gesù, piena d'insolito giubilo che le brillava anche sul volto, Elisabetta baciò la mano dei genitori commossi, baciò la veste della badessa, e con aria di paradiso disse loro che di lì in poi rispettassero la sua lingua e venerassero l'anima sua, che in quella mattina, erano state santificate dal contatto dell'immaco-lato suo sposo Gesù.

Davanti al tabernacolo la madre Elisabetta dimenticava la terra: "Mio Dio, come qui vi amo bene per Voi medesimo!", esclamava spesso.

Per la riflessione personale

Mi preparo seriamente alla celebrazione eucaristica, per

partecipare con piena coscienza al mistero che si compie

nell’ascolto della Parola di Dio e nel ricevere il Corpo e

Sangue di Gesù?

Faccio dell’Eucaristia il centro della mia vita, accolgo

con rispetto il dono di salvezza che mi viene offerto?

Il Signore ha fatto di tutta la sua vita un dono per gli uo-

mini; io che sono suo discepolo mi lascio trasformare dal-

la sua grazia, così da conformarmi a Lui, e divenendo in

Lui dono per gli altri fratelli?

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Preghiamo...

Recitiamo a cori alterni il Salmo 89

Canterò senza fine le grazie del Signore, con la mia bocca annunzierò la tua fedeltà nei secoli, perché hai detto: "La mia grazia rimane per sempre"; la tua fedeltà è fondata nei cieli.

"Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide mio servo: stabilirò per sempre la tua discendenza, ti darò un trono che duri nei secoli".

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I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedeltà nell'assemblea dei santi. Chi è uguale a te, Signore, Dio degli eserciti? Sei potente, Signore, e la tua fedeltà ti fa corona. Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene; È potente il tuo braccio, forte la tua mano, alta la tua destra. Beato il popolo che ti sa acclamare e cammina, o Signore, alla luce del tuo volto: esulta tutto il giorno nel tuo nome, nella tua giustizia trova la sua gloria. Non violerò la mia alleanza, non muterò la mia promessa. Benedetto il Signore in eterno. Amen, amen.

Preghiamo insieme

Signore, se ci innamorassimo di te, così come nella vita ci si innamora di una creatura, o di una povera idea, il mondo cambierebbe. Accresci la nostra tenerezza per la tua Eucaristia, verso la quale la disaffezione di tanti cristiani oggi si manifesta in modo preoccupante.

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Stiamo diventando aridi, come ciottoli di un greto disseccato dal sole d'agosto. Lascia che la nuvola della tua grazia si inchini dall'alto sulla nostra aridità. Signore, in te le fatiche si placano, le nostalgie si dissolvono, i linguaggi si unificano, le latitudini diverse si ritrovano, la vita riacquista sempre il sapore della libertà. Insegnaci a portare avanti nel mondo e dentro di noi la tua Risurrezione. Tu sei presente nel Pane, ma ti si riconosce nello spezzare il pane. Aiutaci a riconoscere il tuo Corpo nei tabernacoli scomodi della miseria e del bisogno, della sofferenza e della solitudine. Rendici frammenti eucaristici, come tante particole che il vento dello Spirito, soffiando sull'altare, dissemina lontano, dilatando il tuo "tabernacolo".

(Tonino Bello)

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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3° incontro

Eucaristia: promessa

mantenuta, mistero di salvezza

La Parola di Dio 48 Io sono il pane della vita. 49 I vostri padri hanno mangia-to la manna nel deserto e sono morti; 50 questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia

carne per la vita del mondo». 52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53 Gesù disse:

«In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in

voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera be-

vanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha

mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal

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cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e mo-rirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

(Gv 6, 48-58)

Riflessione…

Il brano del Vangelo di Gio-vanni proposto, è il discorso di Gesù sul Pane della vita, che è Lui stesso e che è anche il sa-cramento dell’Eucaristia. Qui viene presentata l’ultima parte di tale discorso, e riferisce di alcuni tra la gente che si scan-dalizzano perché Gesù ha det-to: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Lo stupore degli ascoltatori è comprensibile; Gesù infatti usa lo stile tipico dei profeti per provocare nella gente – e an-che in noi – delle domande e, alla fine, provocare una deci-sione. Anzitutto delle doman-de: che significa “mangiare la carne e bere il sangue” di Ge-sù?, è solo un’immagine, un modo di dire, un simbolo, o in-dica qualcosa di reale? Per ri-spondere, bisogna intuire che

cosa accade nel cuore di Gesù mentre spezza i pani per la fol-la affamata. Sapendo che do-vrà morire in croce per noi, Gesù si identifica con quel pa-ne spezzato e condiviso, ed es-so diventa per Lui il “segno” del Sacrificio che lo attende. Questo processo ha il suo cul-mine nell’Ultima Cena, dove il pane e il vino diventano real-mente il suo Corpo e il suo Sangue. E’ l’Eucaristia, che Ge-sù ci lascia con uno scopo pre-ciso: che noi possiamo diventa-re una cosa sola con Lui. Infatti dice: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (v. 56). Quel “rimanere”: Gesù in noi e noi in Gesù. La comunione è assi-milazione: mangiando Lui, di-ventiamo come Lui. Ma questo richiede il nostro “sì”, la nostra adesione di fede.

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A volte si sente, riguardo al-la santa Messa, questa obie-zione: “Ma a cosa serve la Messa? Io vado in chiesa quando me la sento, o prego meglio in solitudine”. Ma l’Eucaristia non è una preghie-ra privata o una bella esperien-za spirituale, non è una sempli-ce commemorazione di ciò che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena. Noi diciamo, per capire bene, che l’Eucaristia è “memoriale”, ossia un gesto che attualizza e rende presente l’evento della morte e risurrezione di Gesù: il pane è realmente il suo Corpo donato per noi, il vino è real-mente il suo Sangue versato per noi.

L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi. Nutrirci di Lui e dimorare in Lui mediante la Comunione euca-ristica, se lo facciamo con fede,

trasforma la nostra vita, la tra-sforma in un dono a Dio e ai fratelli. Nutrirci di quel “Pane di vita” significa entrare in sin-tonia con il cuore di Cristo, as-similare le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Significa entrare in un dinami-smo di amore e diventare per-sone di pace, persone di per-dono, di riconciliazione, di condivisione solidale. Le stesse cose che Gesù ha fatto.

Gesù conclude il suo discor-so con queste parole: «Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6,58). Sì, vivere in comunione reale con Gesù su questa terra ci fa già passare dalla morte alla vita. Il Cielo in-comincia proprio in questa comunione con Gesù. (tratto da Angelus di Papa Francesco - Dome-nica 16 agosto 2015)

Madre Elisabetta ci dice...

Lo spirito di unione con Dio della Beata Elisabetta Renzi si mantenne sempre alto e vitale attraverso l'alimento classico - suggerito da Gesù stesso - della santa Comunione, della parteci-

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pazione alla santa Messa e della pratica dell'adorazione al ss. Sacramento. Parlando del rapporto suo e delle consorelle con Gesù, diceva: "Egli è tutto e a tutte basta". È indescrivibile la gioia che la Serva di Dio e le sue figlie trovarono, quando, per tutta la notte, vegliarono adorando l'ostia che il sacerdote, dopo aver celebrato la santa Messa in occasione di una festa, aveva riposto nel ciborio, per la mattina seguente. Gesù volle ricom-pensare l'amore ardente delle sue spose con la promessa forma-le, che vi sarebbe rimasto per sempre, come infatti avvenne.

Per la riflessione personale

Che rapporto abbiamo noi con l’Eucaristia? È un incon-

tro di gioia con Cristo o è un incontro che “subiamo” per

abitudine settimanale?

Sono convinto che l'Eucaristia che celebriamo ogni do-

menica è questo pane del cammino che ci aiuta ad attra-

versare il deserto della nostra esistenza, che ci aiuta a su-

perare lo scoraggiamento, che ci sazia il cuore?

Credo e ho fiducia in Gesù che oggi si rivela a me come

Pane di vita, perché non abbia più fame né sete?

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Preghiamo...

Recitiamo insieme il Salmo 33 (32)

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. Come in un otre raccoglie le acque del mare, chiude in riserve gli abissi. Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli. Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità. Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. È in lui che gioisce il nostro cuore, nel suo santo nome noi confidiamo. Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo.

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Recitiamo liberamente

Signore Gesù, che disseti i credenti in te all’unico calice del tuo sangue: guida la Chiesa a comprendere che ogni norma umana trova senso e significato nella misura in cui custodisce il più povero e serve il più debole.

Noi ti preghiamo: Ascoltaci Signore! Signore Gesù, che alla Chiesa hai affidato nell’Eucaristia il

memoriale della tua passione: guida quanti sono fedeli all’appuntamento domenicale con te a viverla come memoria delle radici del loro essere tua comunità, come orientamento nel presente, come attesa del futuro che viene da te.

Noi ti preghiamo: Ascoltaci Signore! Signore Gesù, annunciato dalla Chiesa in ogni celebrazione

dell’Eucaristia: guida la nostra Chiesa perchè possa essere sem-pre viva testimone del Tuo amore e della tua misericordia.

Noi ti preghiamo: Ascoltaci Signore! Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volon-tà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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4° incontro

Eucaristia: sostegno

nella sofferenza e

fonte di guarigione

La Parola di Dio

1 Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2 Maria era quella che ave-va cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciu-

gato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era ma-lato. 3 Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ec-

co, il tuo amico è malato». 4 All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di

Dio venga glorificato». 5 Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. 6 Quand'ebbe dunque sentito che

era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trova-va. 7 Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giu-

dea!». 8 I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9 Gesù rispo-se: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cam-

mina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di que-sto mondo; 10 ma se invece uno cammina di notte, inciam-

pa, perché gli manca la luce». 11 Così parlò e poi soggiunse

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loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12 Gli dissero allora i discepoli: «Signo-

re, se s'è addormentato, guarirà». 13 Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo

del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!». 16 Allora

Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «An-diamo anche noi a morire con lui!». 17 Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quat-tro giorni nel sepolcro. 18 Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia 19 e molti Giudei erano venuti da Marta

e Maria per consolarle per il loro fratello. 20 Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria in-

vece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesù: «Signo-re, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli

te la concederà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risuscite-rà». 24 Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo

giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». 27 Gli

rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». 28 Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29 Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. 30 Gesù

non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei che erano

in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». 32 Maria, dunque, quando giunse dov'era Ge-

sù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33 Gesù

allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si

turbò e disse: 34 «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Si-

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gnore, vieni a vedere!». 35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dis-sero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». 37 Ma alcuni di

loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?». 38 Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pie-tra. 39 Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta,

la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». 40 Le disse Gesù: «Non ti ho

detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». 41 Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che sempre

mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attor-no, perché credano che tu mi hai mandato». 43 E, detto

questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44 Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e la-

sciatelo andare». 45 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di

quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.

(Gv 11, 1-45)

Riflessione…

È tipico di Giovanni far se-guire: “Io sono”, alle dichiara-zioni solenni con le quali Gesù conferma la sua condizione di-vina e Gesù nel suo vangelo lo fa per tre volte. Per tre volte Gesù afferma “Io sono”. Io so-no è il nome di Dio. Quando Mosè nell’episodio del roveto ardente chiese a Dio: “Dimmi il

tuo nome”. Dio gli rispose: “Io sono”. Non è tanto un nome, un’identità, ma un’attività che lo rende riconoscibile. Gesù ri-vendica per sé la pienezza della condizione divina.

Gesù nel vangelo di Giovan-ni per tre volte dichiara: “Io sono” la condizione divina e fa queste affermazioni: - Il pane

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vivo (Gv 6,51). - La luce del mondo (Gv. 8,12). - La resurre-zione(Gv. 11,25). A queste tre solenni affermazioni l’evangeli-sta fa precedere nel primo ca-so, seguire negli altri due, degli episodi che spiegano e fanno comprendere questa afferma-zione teologica: "Io sono il pa-ne vivo" che segue l'episodio della condivisione dei pani; "Io sono la luce del mondo" e subi-to dopo c’è la guarigione del cieco nato e infine “Io sono la resurrezione e la vita” (Gv 11,25) e l’episodio della resur-rezione di Lazzaro.

L’evangelista ci fa già com-prendere che la resurrezione di Lazzaro è la rappresentazione a quanti lo seguivano di questa solenne affermazione di Gesù: “Io sono la resurrezione e sono la vita”.

Il Signore Gesù, con la risur-rezione di Lazzaro opera il se-gno miracoloso più grande manifestandosi Egli stesso co-me la risurrezione e la vita.

Ma chi è Gesù? Come si può comprendere il mistero di Ge-sù?

Riconoscendo in Lui la vita, che è la vita di Dio, e la risurre-zione; quindi una vita che è ca-pace di vincere anche la morte.

Gesù è la Parola di Dio – è la Legge di Dio, non c’è altra Leg-ge che Lui – con quello che ha detto e ha compiuto. Dunque, tutto quello che l’Antico Te-stamento aveva annunciato si compie adesso in questo “Uo-mo” concreto che Marta si tro-va davanti: «Io sono la risurre-zione e la vita».

La vita che si lega con la ri-surrezione, quindi non è solo una vita di benessere, una vita di benedizione del Signore, come era inteso nel Libro del Deuteronomio.

No, qui è una vita che rima-ne tale anche di fronte alla realtà della morte.

Di fatto, Gesù lo spiega: «chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno». Vuole dire: la fede in Gesù di-venta esperienza di un’esisten-za nuova. Credere in Gesù vuo-le dire: ricevere, attraverso Ge-sù, la vita che Gesù possiede,

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che è la vita che gli è stata do-nata dal Padre.

Dunque, la vita di Dio attra-verso Gesù, arriva a noi nell’atto della fede. La fede è un atteggiamento di accoglien-za e di disponibilità, è ricevere e accogliere il dono di Dio che ci è trasmesso in Gesù.

Con il salmista riconosciamo che “come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima no-stra ha sete di Dio”.

Avere sete di Dio è segno di autenticità; essere consapevoli di aver bisogno di Dio nelle prove è indizio di vera umani-tà; saper vivere il dolore affi-dandolo a Dio è sorgente di pace. Ogni sete rivela che non ci bastano le cose, ma che è il Signore la nostra suprema ne-cessità. In Lui è la fonte della vita, da Lui proviene l’acqua vi-va che zampilla per la vita eterna. Abbiamo tutti delle fa-tiche e tutti abbiamo bisogno di guarigione e salvezza.

Abbiamo bisogno di entrare in relazione sempre più stretta con Gesù, necessita il contatto con Lui: l’ Eucaristia e tutti i sa-cramenti lo rendono possibile.

Tutti i sacramenti sono il se-gno visibile dell’incontro reale con Gesù, sono il contatto di-retto con la sua persona e quindi la vera fonte di salvezza e guarigione spirituale e fisica.

Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute così l’Eucaristia fortifica la cari-tà che nella vita di ogni giorno tende ad indebolirsi e ci rende capaci di troncare gli attacca-menti alle cose del mondo. Più Gesù è in noi, più le tenebre fuggiranno da noi: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vi-vrà in eterno ed il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51).

L’Eucaristia diventa fonte di guarigione dal momento in cui siamo mondi dal peccato e il nostro cuore è realmente di-sposto ad accogliere Gesù che si dona a noi, vivo, e la sua azione salvifica.

Sottolineando la forza di guarigione che dall’Eucaristia scaturisce, Don Orione diceva così: “Con l’Eucaristia Gesù vol-le fare di più. Ci ha dato se stesso. E questo dono non lo

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ha riservato alle anime vergini o a dei privilegiati, ma lo ha da-to per tutti e quasi direi di pre-ferenza ai più deboli nella vir-tù, ai più doloranti, agli infermi di ogni languore, ai poveri, ai ciechi per ignoranza, agli stor-pi, a noi tanto imperfetti. Il no-

stro posto è là alla mensa del Signore.

Là per essere guariti, là per essere illuminati, per essere consolati, nutriti, vivificati della sua stessa vita divina”. (Brani tratti da “L’Eucaristia fonte di ogni guarigione e l’amore eucaristico di san Luigi Orione”)

Madre Elisabetta ci dice...

Oggetto della speranza di Elisabetta era Dio, sommo ed eterno bene. La Serva di Dio asseriva che il Signore le aveva fatto capire che "non solo coi beni di questa terra il nostro cuore non può rimanere appagato, ma neanche con le delizie del paradiso, bensì solo nel godimento di Dio".

Elisabetta, scrivendo a suo padre della presa decisione di ab-bracciare la vita religiosa: "se è la ricchezza sfugge, se è la salute perdesi, se è la reputazione la ci viene intaccata; ah! tutte le cose se ne vanno, precipitano". Ben persuasa di questi valori, vivendo essa in una continua unione con il Signore ne derivava che "il suo conversare era più divino che umano e siffattamente nel cielo, che tutti ne esalava i profumi".

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Per la riflessione personale

Hai mai passato dei momenti in cui si mescolavano di-

sperazione e speranza, morte e vita? Che cosa, in questi

momenti difficili, ha sostenuto la tua fede, ti ha aiutato

l’Eucaristia?

In che modo Lazzaro risuscita oggi? Come accade la ri-

surrezione oggi, dando vita nuova ai poveri?

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Preghiamo...

Recitiamo a cori alterni il Salmo 41

Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. Di giorno il Signore mi dona il suo amore e di notte il suo canto è con me, preghiera al Dio della mia vita. Dirò a Dio: “Mia roccia! Perché mi hai dimenticato? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?” Mi insultano i miei avversari quando rompono le mie ossa, mentre mi dicono sempre: “Dov'è il tuo Dio?”.

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Perché ti rattristi, anima mia, perché ti agiti in me? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio.

SIGNORE, SE VUOI, PUOI GUARIRMI (Padre Emanuele Zippo)

Gesù, ti presento tutte le tristezze, le angosce, gli affanni, il senso di solitudine, di isolamento, di fallimento; tutti gli stati di depressione, disperazione, sfiducia, abbattimento, avvilimento … in cui tanto spesso mi trovo. Con le mie forze non riesco ad uscire da questi stati d’animo di tristezza e depressione. Intervieni Tu. Come sei apparso ai due discepoli di Emmaus lungo la strada ed hai rimesso la speranza nei loro cuori e sorriso sui loro volti, così vieni accanto a me. Liberami da questi stati d’animo. Riempi il vuoto del mio cuore e della mia vita, fammi emergere da ogni tristezza e abbattimento. Infondi in me lo Spirito Santo, Spirito di conforto e di gioia, di speranza e di forza. Cuore di Gesù, confido e spero in Te. Amen Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volon-tà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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5° incontro

Eucaristia: incontro,

comunione e servizio

La Parola di Dio 13 Udito ciò, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in di-

sparte in un luogo deserto. Ma la folla, saputolo, lo seguì a piedi dalle città. 14 Egli, sceso dalla barca, vide una grande

folla e sentì compassione per loro e guarì i loro malati. 15 Sul far della sera, gli si accostarono i discepoli e gli dis-sero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla

perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». 16 Ma Gesù rispose: «Non occorre che vadano; date loro voi

stessi da mangiare». 17 Gli risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci!». 18 Ed egli disse: «Portatemeli qua». 19 E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba,

prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, pronunziò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai disce-

poli e i discepoli li distribuirono alla folla. 20 Tutti mangia-rono e furono saziati; e portarono via dodici ceste piene di pezzi avanzati. 21 Quelli che avevano mangiato erano circa

cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

(Mt 14,13-21)

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Riflessione…

Nel miracolo della moltipli-cazione dei pani, all’inizio del racconto che ne fa Matteo (cfr 14,13-21), Gesù ha appena ri-cevuto la notizia della morte di Giovanni Battista, e con una barca attraversa il lago alla ri-cerca di “un luogo deserto, in disparte” (v. 13). La gente però capisce e lo precede a piedi co-sì che “sceso dalla barca, egli vide una grande folla, e sentì compassione per loro e guarì i loro malati” (v. 14). Così era Gesù: sempre con la compas-sione, sempre pensando agli altri. Impressiona la determi-nazione della gente, che teme di essere lasciata sola, come abbandonata. Morto Giovanni Battista, profeta carismatico, la gente si affida a Gesù, del qua-le lo stesso Giovanni aveva detto: “Colui che viene dopo di me è più forte di me” (Mt 3,11). Così la folla lo segue dappertutto, per ascoltarlo e per portargli i malati. E veden-do questo Gesù si commuove.

Gesù non è freddo, non ha un cuore freddo. Gesù è capa-

ce di commuoversi. Da una parte, Egli si sente legato a questa folla e non vuole che vada via; dall’altra, ha bisogno di momenti di solitudine, di preghiera, con il Padre. Tante volte trascorre la notte pre-gando con suo Padre. Anche quel giorno, dunque, il Mae-stro si dedicò alla gente. La sua compassione non è un va-go sentimento; mostra invece tutta la forza della sua volontà di stare vicino a noi e di sal-varci. Ci ama tanto Gesù, e vuole essere vicino a noi. Sul far della sera, Gesù si preoccu-pa di dar da mangiare a tutte quelle persone, stanche e af-famate e si prende cura di quanti lo seguono. E vuole coinvolgere in questo i suoi di-scepoli. Infatti dice loro: “Voi stessi date loro da mangiare” (v. 16). E dimostrò ad essi che i pochi pani e pesci che aveva-no, con la forza della fede e della preghiera, potevano es-sere condivisi per tutta quella gente. Gesù fa un miracolo, ma è il miracolo della fede, della

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preghiera, suscitato dalla com-passione e dall’amore. Così Gesù “spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli alla folla” (v. 19).

Il Signore va incontro alle necessità degli uomini, ma vuole rendere ognuno di noi concretamente partecipe della sua compassione. Ora soffer-miamoci sul gesto di benedi-zione di Gesù: Egli “prese i cin-que pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedi-zione, spezzò i pani e li diede” (v. 19). Come si vede, sono gli stessi segni che Gesù ha com-piuto nell’Ultima Cena; e sono anche gli stessi che ogni sacer-dote compie quando celebra la Santa Eucaristia.

La comunità cristiana nasce e rinasce continuamente da questa comunione eucaristica. Vivere la comunione con Cri-sto è perciò tutt’altro che ri-manere passivi ed estraniarsi dalla vita quotidiana, al contra-rio, sempre più ci inserisce nella relazione con gli uomini e le donne del nostro tempo, per offrire loro il segno concre-to della misericordia e dell’at-

tenzione di Cristo. Mentre ci nutre di Cristo, l’Eucaristia che celebriamo trasforma poco a poco anche noi in corpo di Cri-sto e cibo spirituale per i fra-telli. Gesù vuole raggiungere tutti, per portare a tutti l’amore di Dio. Per questo ren-de ogni credente servitore del-la misericordia. Gesù ha visto la folla, ha sentito compassio-ne per essa ed ha moltiplicato i pani; così fa lo stesso con l’Eucaristia. E noi credenti che riceviamo questo pane eucari-stico siamo spinti da Gesù a portare questo servizio agli al-tri, con la stessa sua compas-sione. Questo è il percorso. Il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci si conclude con la constatazione che tutti si sono saziati e con la raccolta dei pezzi avanzati (cfr. v. 20).

Quando Gesù con la sua compassione e il suo amore ci dà una grazia, ci perdona i pec-cati, ci abbraccia, ci ama, non fa le cose a metà, ma comple-tamente. Come è accaduto qui: tutti si sono saziati. Gesù riem-pie il nostro cuore e la nostra vita del suo amore, del suo

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perdono, della sua compassio-ne. Gesù dunque ha permesso ai suoi discepoli di eseguire il suo ordine. In questo modo es-si conoscono la strada da per-correre: sfamare il popolo e tenerlo unito; essere cioè al servizio della vita e della co-munione.

Invochiamo dunque il Signo-re, perché renda sempre la sua Chiesa capace di questo santo servizio, e perché ognuno di noi possa essere strumento di comunione nella propria fami-glia, nel lavoro, nella parroc-chia e nei gruppi di apparte-nenza, un segno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno, affin-ché discendano la comunione e la pace tra gli uomini e la comunione degli uomini con Dio, perché questa comunione è vita per tutti. (Papa Francesco, Udienza generale Aula Paolo VI, Mercoledì, 17 agosto 2016)

Ogni Celebrazione eucaristi-

ca attualizza sacramentalmen-te il dono che Gesù ha fatto della propria vita sulla Croce

per noi e per il mondo intero. Al tempo stesso, nell'Eucaristia Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello e sorella. Nasce così in-torno al Mistero eucaristico il servizio della carità nei con-fronti del prossimo, che consi-ste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall'in-timo incontro con Dio, un in-contro che è diventato comu-nione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento. Allora imparo a guardare quest'altra persona non più soltanto con i miei occhi e con i miei senti-menti, ma secondo la prospet-tiva di Gesù Cristo. In tal modo riconosco, nelle persone che avvicino, fratelli e sorelle per i quali il Signore ha dato la sua vita amandoli “fino alla fine” (Gv 13,1).

Di conseguenza, le nostre comunità, quando celebrano l'Eucaristia, devono prendere sempre più coscienza che il sa-crificio di Cristo è per tutti e pertanto l'Eucaristia spinge

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ogni credente in Lui a farsi «pane spezzato» per gli altri, e dunque ad impegnarsi per un mondo più giusto e fraterno. Pensando alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, dobbiamo riconoscere che Cristo ancora oggi continua ad esortare i suoi discepoli ad impegnarsi in pri-ma persona: «Date loro voi stessi da mangiare» (Mt 14, 16). Davvero la vocazione di ciascuno di noi è quella di es-sere, insieme a Gesù, pane spezzato per la vita del mondo. [...] (Benedetto XVI, Esortazione Apostolica «Sacramentum Carita-tis», parr. 88-89)

Conformarsi all'Eucaristia,

essere uomini e donne di Euca-ristia, è fare della vita di Cristo il modello irrinunciabile della nostra vita, scegliere di incar-nare in noi ciò che Gesù ha fat-to, di farsi come lui pane per la fame dei fratelli; un pane che viene spezzato “fino alla fine” nel corso di ogni giorno, in un atto d’amore incondizio-nato e gratuito, e che poi al mattino seguente torna a esse-re integro e pronto a continua-

re a spezzarsi per gli altri. È il senso reale dell’espressione “chi vuol salvare la sua vita la perderà, ma chi perderà la sua vita per causa mia e del Vange-lo la salverà” (Mc 8,35). È il mi-stero che avvolge da sempre chi segue Cristo: il perdersi to-talmente in Lui, l’offrire tutto per Lui, per ritrovare poi - tra-sfigurati in Lui - noi stessi e tut-to ciò che abbiamo offerto. Vi-sto così il servizio assume una fisionomia nuova: smette di essere una semplice scelta o un impegno per renderci utili, in cui (quasi) tutto è pianificato da noi, per divenire invece un'esigenza che ci nasce den-tro e ci fa comprendere che quello è l'unico modo di vede-re la nostra vita realizzata in pienezza. È a questo punto che il cuore si spalanca e sembra capace di abbracciare il mon-do. È lì che nasce l'offerta di sé più pura, quella che ti porta non solo alla disponibilità a spezzarti per gli altri, ma arriva a vette prima inimmaginabili, lasciare che a spezzare noi sia-no le mani di Colui che conosce fino in fondo le necessità del

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mondo, secondo la Sua volontà affermando con Sant’ Ignazio: “Prendi, Signore, e accetta tut-ta la mia libertà, la mia memo-ria, il mio intelletto e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu mi hai dato tutte

queste cose, a te, Signore, le restituisco; sono tue, disponine secondo la tua volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia, questo solo mi basta”. (Claudio Meliadò)

Madre Elisabetta ci dice...

“Io porto Colui che mi porta”

Il cuore di Elisabetta, fin dal giorno della Prima Comunione, si è dilatato per raccogliere l’Infinito che veniva a lei. Tutta la sua persona, voleva fosse rispettata, perché santificata “dal contatto dell’Immacolato suo Sposo Gesù”. (C. Giovannini-biografia E.R. pag.4)

Nel ritiro di Pietrarubbia, luogo aspro di fronte al monte Car-pegna, dove né la natura né la povertà dei mezzi umani invoglia-vano a permanere, Elisabetta trova la “dimora” dove tutto tra-suda la Presenza che inonda la sua persona, per cui la sua vita è un Paradiso anticipato (cfr C. Giovannini-biografia pag.29).

Attraverso le prove che la vita le riserva, la Madre, già a Co-riano consolida l’arte spirituale dell’imitazione di Cristo e dell’intima unione con Lui. Il Signore Gesù era ormai presenza co-stante, che cesellava il cuore e la vita della sua sposa, facendola passare dalla desolazione alla consolazione. “L’eccesso del dolo-re ha fatto discendere la pace e la forza nel mio cuore contrito; imperocchè sempre, quando si accetta di bere il calice sino alla feccia, vi si trova Gesù e il suo soccorso” (lettera del 1857). Stare alla presenza di Gesù, nutrire questa consapevolezza, permette-

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va a Madre Elisabetta una linearità di vita che si traduceva nella conformità totale alla volontà di Dio. Che spessore spirituale ac-quista l’espressione “io porto Colui che mi porta”! Anche se sgor-ga dall’unione con Dio, dopo essersi nutrita del Pane della Vita, abbraccia veramente l’esistenza intera di questa donna, che vive il distacco dal mondo e dalle esigenze del suo io come mezzo pri-vilegiato, perché il dono di sé a Cristo Crocifisso, gioioso ed irre-vocabile, la renda sempre di più dimora ospitale per Dio e, per questo aperta ai fratelli. (Circolare n.29 Madre Lina Rossi)

Per la riflessione personale

Cosa significa per te «spezzarsi per l'altro»?

Cosa sei disposto a donare di te? E a chi?

Mi sono mai chiesto quali sono il “come”, il “dove” e il

“quando” del mio spezzarmi per gli altri?

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Preghiamo...

“O Dio, che nella compassione del tuo Figlio verso i poveri e i sofferenti

manifesti la tua bontà paterna, fa’ che il pane moltiplicato dalla tua provvidenza

sia spezzato nella carità, e la comunione ai tuoi santi misteri

ci apra al dialogo e al servizio verso tutti gli uomini.”

Dal Salmo 144: Rit. Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente.

Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Rit.

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa e tu dai loro il cibo a tempo opportuno. Tu apri la tua mano e sazi il desiderio di ogni vivente. Rit.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie e buono in tutte le sue opere. Il Signore è vicino a chiunque lo invoca, a quanti lo invocano con sincerità. Rit.

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volon-tà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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6° incontro

Eucaristia: io sono il pane

della vita

La Parola di Dio 11 Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e

prese a parlar loro del regno di Dio e a guarire quanti ave-van bisogno di cure. 12 Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla, per-

ché vada nei villaggi e nelle campagne dintorno per allog-giare e trovar cibo, poiché qui siamo in una zona deserta». 13 Gesù disse loro: «Dategli voi stessi da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta

questa gente». 14 C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai di-

scepoli: «Fateli sedere per gruppi di cinquanta». 15 Così fe-cero e li invitarono a sedersi tutti quanti. 16 Allora egli pre-se i cinque pani e i due pesci e, levati gli occhi al cielo, li

benedisse, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distri-buissero alla folla. 17 Tutti mangiarono e si saziarono e del-

le parti loro avanzate furono portate via dodici ceste.

(Lc 9, 11-17)

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Riflessione

Sappiamo che nella Bibbia l´immagine del banchetto assu-me un profondo significato. È immagine degli ultimi tempi e della beatitudine e del gaudio alla fine del mondo. Le persone che hanno seguito Gesù, al calar della sera, si ritrovano in un’area desolata, senza scorte di cibo né altre comodità, e senza la possibilità di ricorrere a qualcuno che possa soddisfa-re le loro necessità. Qui, in mezzo al deserto, nel buio della notte, Dio ripete i prodigi e le imprese che in altri tempi compì a favore d´Israele. Nella notte del mondo si rivela una realtà meravigliosa: Cristo, il Verbo incarnato, sta in mezzo a noi e ci offre l´alimento ne-cessario per affrontare il cam-mino. Egli stesso ci guida e ci nutre.

Il brano della moltiplicazio-ne dei pani rivela l´amore di Cristo ed il suo atteggiamento verso l´uomo. Il Signore chiede ai suoi discepoli di seguirlo, ed egli li istruisce e li invita a fare a meno delle loro umane

certezze. Essi si ritrovano nel deserto, privi di qualsiasi uma-no sostegno, e sentono che le ombre della sera stanno calan-do e che presto, molto presto, verrà la notte e sarà buio pesto. Chi non ha mai provato qualcosa di analogo nel corso dei suoi giorni? Chi non ha mai sperimentato l´incombere del-la notte, l´incertezza delle cose umane? È proprio in quei mo-menti che Cristo si fa più pre-sente per offrirci il pane vivo, cioè per darci come sostenta-mento il suo stesso corpo, che è stato offerto in sacrificio. Grazie a questo sacrificio, sap-piamo che abbiamo già ottenu-to la riconciliazione col Padre, e che apparteniamo alla fami-glia di Dio. È questo alimento spirituale che ci sostiene nelle vicissitudini della vita, tra le ombre notturne che sembrano avvolgere il mondo intero. Cristo Eucaristia è il grande amico che sta sempre incondi-zionatamente accanto a noi e ci offre continuamente il suo amore. L´esperienza ci dimo-

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stra che, nel mezzo delle pene più grandi, ciò che sostiene la fede di coloro che soffrono è l´Eucaristia. È la possibilità di partecipare al sacrificio di Cristo e di alimentarsi con la santa comunione.

La nostra fede nell´Eucari-stia suppone principalmente tre cose: in primo luogo, credere nella presenza reale di Cristo nel sacramento. In realtà, Cristo è veramente, realmente e sostanzialmente presente nell´Eucaristia. Que-sta verità è quanto di più consolatorio si possa pensare. Dio stesso, incarnato, fatto Eucaristia, si trova lì nel tabernacolo per accompagnar-ci nel nostro peregrinare terreno. Il cristiano deve conti-nuamente ravvivare la sua fede in questo grande mistero. È, dunque, utile e conveniente venerare questo sacramento attraverso la partecipazione a processioni, ore eucaristiche, adorazioni notturne, visite spontanee... In queste espe-rienze si sperimenta l´amore che Dio ha per gli uomini e si riceve l´energia necessaria per

vivere cristianamente. In secondo luogo, la fede ci

invita ad affermare il carattere sacrificale della Messa, cioè che la Messa è un vero sacrifi-cio. È l´anticipazione sacra-mentale del sacrificio cruento della croce. Per questo motivo, ogni volta che si celebra l´Eucaristia si ripete e si rinnova quel sacrificio e si offre una degna lode a Dio. Quando condividiamo l´Eucaristia sa-pendo che essa è un autentico sacrificio, percepiamo tutta la sua grandezza, ne riceviamo tutti i suoi frutti e ci viene offerta l´opportunità di unire i nostri sacrifici al sacrificio di Cristo.

In terzo luogo, la fede eucaristica ci porta alla pratica della comunione frequente, ove possibile anche quotidia-na. L´Eucaristia è sostentamen-to per il cammino. Il percorso della vita umana e cristiana è un cammino superiore alle nostre forze. Nessuno può per-severare nel bene e restare lontano dal peccato senza l´aiuto divino, che viene dal-l´alto.

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Madre Elisabetta ci dice...

La Beata Elisabetta passava lunghe ore di giorno e di notte davanti al Tabernacolo a meditare il dono dell’Eucaristia. Dopo essersi comunicata rifletteva: “Io porto Colui che mi porta”. Era spiacente quando, per i suoi frequenti mal di gola, era costretta a non comunicarsi.

Davanti al sacramento eucaristico ella era in contemplazione adorante: “Mio Dio come qui vi amo bene per voi medesimo!”. Ed è in questo connubio d’amore che ella comprende come l’Eucaristia porti a radicali trasformazioni: “se comprendessi il valore della Santa Comunione eviterei i più lievi mancamenti, conserverei l’anima sempre pura agli occhi di Dio”.

“Quando un’anima ha degnamente ricevuto il Sacramento dell’Eucaristia è umile, dolce, caritatevole, con tutti concorde. E’ capace di maggiori sacrifici: non è più quella di prima”.

E per questo incoraggia ad unirsi spesso a Gesù, almeno spiritualmente, specie quando “rallentasi l’amore di Dio” per riprendere subito quota nel proprio itinerario spirituale.

Per la riflessione personale

Mi sono mai sentito/a bisognoso di cure ed effettivamente

curato da Gesù, mediante la Sua parola e l'Eucaristia?

Quando partecipo alla Messa, mi sento parte della comu-

nità in cui mi trovo o mi estraneo?

Sono capace di vivere l'intimità nella mia famiglia o nella

mia comunità attorno alla tavola, durante i pasti? Il mio

prendere cibo non è forse un "mangiare in piedi”?

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Preghiamo...

Signore Gesù, noi crediamo e desideriamo credere sempre più fortemente che tu sei il Pane di vita, il cibo con cui il Padre,

chinandosi pietoso su di noi, vuole saziare la nostra fame e sete di amore e di felicità.

Nutriti di te e tenendo fisso su di te il nostro sguardo,

fa’ che camminiamo in santità di vita, diffondendo attorno a noi l’amore

che da te abbiamo ricevuto. Amen.

Presentiamo al Signore la nostra preghiera personale per la conversione di uno dei nostri cari oppure di un amico/a, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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7° incontro

Eucaristia: sorgente di misericor-dia, carità

e perdono

La Parola di Dio 27 Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, 28 benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. 29 A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. 30 Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. 31 Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. 32 Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. 33 E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i pec-catori fanno lo stesso. 34 E se prestate a coloro da cui sperate ri-cevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono pre-stiti ai peccatori per riceverne altrettanto. 35 Amate invece i vo-stri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vo-stro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.

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36 Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. 37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sa-rete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; 38 date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». (Lc 6, 27-38)

Riflessione

Il brano evangelico proposto è una pagina fondamentale per la vita quotidiana del cristiano, ma una pagina esigente. Come si fa a metterlo in pratica ? Viene da chiederci. Offrire la guancia a chi ci percuote l’al-tra, pregare per chi ci fa del male, fare del bene a chi ci odia, amare i nemici è illogico, disumano, quasi masochistico!

Eppure, se ci pensiamo be-ne, le parole di Gesù sono tutt’altro che disumane. La lo-gica che prevale nella vita quo-tidiana, oggi, è spesso basata sulla contrapposizione, sul vo-lere vincere sugli altri a tutti i costi, per cui, porgere l’altra guancia è da persone deboli, perdenti, buone a nulla, senza energia…

In Gesù, invece, non c’è questa logica. Lui non vuole schiacciare l’avversario, lui non odia, Lui è Misericordia. “Siate misericordiosi…”, “Come volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.” E’, for-se, questa la chiave giusta per aprire il cuore di ogni uomo e riuscire a costruire un mondo meno violento, meno frustran-te, più onesto di quello in cui siamo abituati a vivere ogni giorno?

La parola di Gesù, i suoi in-segnamenti non sono cose astratte: in Lui diventano real-tà.

“Egli per primo ci mostra che è possibile amare i nemici. E la ragione di fondo sta nel fatto che nessun uomo per lui

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è nemico. Tutti portano iscritti nel cuore i tratti di Dio, fossero anche nascosti nei recessi più bui e profondi. Come non ri-cordare la scena dell'orto degli ulivi quando chiama Giuda "amico" proprio mentre lo tra-disce? Forse questa immagine è l'icona più bella dell'amicizia, l'immagine più chiara delle pa-role "amate i vostri nemici". (Mons. V. Paglia”).

Eppure, sperimentiamo in

tante situazioni che non è faci-le perdonare chi ci ha offeso, accogliere chi ci rifiuta, fare del bene a chi ci tradisce, ma se ri-flettiamo, capiamo che non è impossibile e Gesù non solo ce ne ha dato l’esempio, ma pri-ma di essere crocifisso ci ha donato tutto se stesso nell’Eu-caristia, si è fatto cibo per noi, perché durante il nostro cam-mino possiamo “mangiare” di quel Corpo e attingere la forza per vivere uniti a Lui ed ai fra-telli, nella comunione vera.

“L’Eucaristia è il sacramento dell’unità. Chi la accoglie non può che essere artefice di uni-tà, perché nasce in lui, nel suo

‘DNA spirituale’, la costruzione dell’unità. Questo Pane di uni-tà ci guarisca dall’ambizione di prevalere sugli altri, dall’ingor-digia di accaparrare per sé, dal fomentare dissensi e spargere critiche; susciti la gioia di amarci senza rivalità, invidie e chiacchiere maldicenti".

“E’ l’Eucaristia, che Gesù ci lascia con uno scopo preciso: che noi possiamo diventare una sola cosa con Lui. Infatti dice: ‘Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui’… La comunione è proprio una assimilazione: mangiando Lui, diventiamo come Lui. Ma questo richiede il nostro ‘sì’, la nostra adesione alla fede”. (Papa Francesco)

Gesù nel Vangelo ci dice,

inoltre: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

Il nostro cuore si riempie di fiducia e di speranza a queste parole: se vivremo con spirito di fede l’Eucaristia, noi sapre-mo amare, perdonare, donare, essere misericordiosi e avremo

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la certezza che il Signore com-pirà per noi ciò che ha promes-so: la vita eterna!

Beati noi se faremo quello che il Signore Gesù ci chiede.

Invochiamo, quindi, il Signo-re, perché ognuno di noi possa essere strumento di comunio-ne nella propria famiglia, nel lavoro, nella parrocchia e nei gruppi di appartenenza, un se-

gno visibile della misericordia di Dio che non vuole lasciare nessuno nella solitudine e nel bisogno, affinché discendano la comunione e la pace tra gli uomini e la comunione degli uomini con Dio, perché questa comunione è vita per tutti. (Papa Francesco)

Madre Elisabetta ci dice...

“Un eccezionale amore a Gesù Eucaristia colorava e riscaldava la sua pietà, assaporando gioie di cielo nel trattenersi davanti alla porticina del ciborio in dialogo con il Signore” (Summarium).

Da questo fervido amore scaturiva il suo illimitato amore per

il prossimo, anima della sua vita. Diceva alle consorelle e dice a noi: “Basta spesso una parola

ed un amabile sorriso per dilatare un’anima triste… Carità lieta e amabile… Stare attenta di non mancare alla carità del prossimo, discorrendo degli altrui difetti e molto più se fosse materia grave, ed anche quelli delle mie consorelle, senza vera necessità.

Non lasciare di fare la correzione, ma prima raccomandarsi al Buon Dio e non parlar mai in collera e di primo impeto.

Si procuri sollievo o rimedio alla miseria umana e quindi non ci si rifiuti a dar consiglio o direzione alle persone misericordiose e benefiche, anche ostili e nemiche.

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Cerca la compagnia della consorella che non ti piace per naturale inclinazione e compi a suo riguardo l’ufficio del buon Samaritano.

IO PORTO COLUI CHE MI PORTA, era solita esclamare, meditabonda, dopo essersi comunicata (Madre Giovannini).

Dalle testimonianze sappiamo: “Madre Elisabetta esercitava

la carità verso il prossimo facendo del bene a tutti… Non mandava via mai nessun povero… Si privava anche del necessario per soccorrere i poveri: spesso lasciava anche la minestra per darla ad essi…”.

“Anima profondamente eucaristica, Madre Renzi viveva la sua comunione nell’amore e nel sacrificio, gioioso, perché incondizionato. Da tutto il suo contegno traspariva l’arcana presenza di Gesù…” (Relatio e vota).

Ella passava ore ed ore davanti all’Eucaristia, non solo per

essere ispirata a guidare l’opera che aveva, per volontà di Dio, istituito, ma per riempire la sua anima di Amore di Dio da riversare nel prossimo sotto diversi aspetti: aiuto materiale e spirituale verso i bisognosi, misericordia verso quelle anime che non accoglievano Dio a causa del materialismo assai diffuso nel periodo storico in cui è vissuta, perdono verso chi offendeva il prossimo e Dio, amore generoso e soprannaturale verso le sue suore, sue figlie, verso le fanciulle che educava con dolcezza e fermezza e verso chiunque si rivolgeva a lei in qualsiasi necessità.

Non si risparmiò mai, fino alla fine della sua vita.

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Per la riflessione personale

La pagina di Vangelo meditata ci offre diversi spunti per

verificare il nostro vivere quotidiano come cristiani e

membri MPA. Ci è stata di aiuto?

L’Eucaristia come fonte di misericordia, di carità e di

perdono ci stimola ad aprirci agli altri con cuore “grande

e buono”. Riusciamo nella vita pratica?

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Preghiamo...

Rispondiamo ad ogni invocazione: Rendici, Signore, strumenti di comunione.

Preghiera conclusiva

Signore, innamorato dell'unità Che la tua presenza eucaristica sia un centro di collegamento, un focolare di unità per gli uomini! Che essa accentui il tuo dominio sulle anime, raccogliendole in uno stesso amore. Che essa attiri sempre più a te gli sguardi e i cuori, nel fulgore di una verità più luminosa e nella unanimità di una carità più ardente! Per mezzo della tua Eucaristia, ispiraci il vivo desiderio dell'unità della comunità umana, fondata sulla tua presenza. Amen.

(Jean Galot s.j)

Presentiamo al Signore la nostra preghiera personale per la conversione di uno dei nostri cari oppure di un amico/a, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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8° incontro

Eucaristia: insegnaci

Tu ad amare

La Parola di Dio

28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro

per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio

carico leggero». (Mt 11, 28-30)

Riflessione

Per cercare la santità ci vuo-le l'umiltà e la preghiera. Gesù ci ha insegnato come pregare, e ci ha detto anche di impara-re, dal suo esempio, ad essere miti e umili di cuore.

Non riusciremo ad essere né l'uno né l'altro se non sappia-

mo cos'è il silenzio e pensiamo di farcela da soli. L'umiltà co-me la preghiera provengono da un orecchio, un'intelligenza, e una lingua che hanno gustato il silenzio vicino a Dio, poiché Dio parla nel silenzio del cuore.

Diamoci veramente la pena

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di imparare la lezione di santità di Gesù, il cui cuore era mite ed umile. La prima lezione che ci dà quel cuore è l'esaminare la nostra coscienza, e il resto – amare, servire – viene subito dopo. Un tale esame non di-pende solo da noi, ma richiede la collaborazione fra noi e Ge-sù. Non vale la pena perder tempo a contemplare inutil-mente le proprie miserie; dob-biamo elevare il cuore a Dio e lascarci illuminare dalla sua lu-ce.

Se sei umile, nulla ti colpirà, né la lode, né la disgrazia, poi-ché saprai allora ciò che sei. Se ti rimproverano, non ne sarai scoraggiato; e se qualcuno ti dice santo, non ti metterai su un piedistallo. Se sei santo, ringrazia Dio; se sei peccatore, non rimanerlo. Cristo ti dice di mirare molto in alto: di essere non come Abramo o Davide o come un altro santo, ma di es-sere come il Padre celeste (Mt 5,48). “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15,16). (Madre Teresa di Calcut-ta 1910-1997)

L’Eucaristia è il dono divino perché tutta la famiglia umana abbia vita, e l’abbia in abbon-danza (Gv 10, 10); è il pane nuovo e definitivo che Cristo affida alla Chiesa pellegrina e missionaria nel deserto del mondo; un dono da scoprire e da proporre ad altri: “se tu co-noscessi il dono di Dio…” (Gv 4,10). L’Eucaristia è fonte e si-gillo di unità: essendo comu-nione con il corpo e il sangue di Cristo, deve portare tutti co-loro che vi partecipano a vivere la comunione fraterna. Dall’Eu-caristia nasce necessariamente una generosa e creativa spinta all’incontro ecumenico e all’at-tività missionaria, “perché una sola fede illumini e una sola ca-rità riunisca l’umanità diffusa su tutta la terra” (Prefazio). La persona e la comunità che fan-no l’esperienza viva di Cristo nell’Eucaristia si sentono moti-vate a condividere con altri il dono ricevuto. La missione, in quanto annuncio e presenza di Cristo, nasce dalla celebrazione eucaristica, qui trova la sua forza e riporta tutti attorno a questa mensa. L’Eucaristia in-

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segna e dà la forza di abbatte-re le barriere che impediscono o mortificano lo sviluppo della vita: 1. insegna a difendere la vita

di ogni persona, nella con-vinzione che ‘nessuno è in più!’ nel villaggio globale dell’umanità;

2. dà forza per vincere la spira-le della violenza, mediante il dialogo, il perdono e il sacri-ficio;

3. spinge a rompere le catene dell’accaparramento dei beni, promuovendo la con-divisione, la solidarietà e rapporti più giusti fra le per-sone e fra i popoli. In una parola, l’Eucaristia è

motore e progetto di autentico sviluppo, di promozione uma-na e cristiana, di trasformazio-ne delle persone e della socie-tà. Infatti, Gesù istituisce l’Eucaristia come dono d’amo-re, proprio nella notte in cui viene tradito, abbandonato, condannato… L’Eucaristia tra-muta così la morte stessa in amore, a tal punto che la mor-te è già superata e vinta nella

risurrezione: l’amore supera l’odio, l’amore vince la morte, perché l’amore trasforma le persone dal di dentro. Il Papa Benedetto XVI, commentando l’istituzione dell’Eucaristia (Vangelo), ci offre una densa ri-flessione sull’Eucaristia come forza di trasformazione di ogni persona e del mondo intero: “Facendo del pane il suo Corpo e del vino il suo Sangue, Gesù anticipa la sua morte, l’accetta nel suo intimo e la trasforma in un’azione di amore. Quello che dall’esterno è violenza brutale - la crocifissione - dall’interno diventa atto di amore che si dona totalmente. È questa la trasformazione sostanziale che si realizzò nel cenacolo e che era destinata a suscitare un processo di trasformazioni, il cui termine ultimo è la tra-sformazione del mondo… Que-sta prima fondamentale tra-sformazione della violenza in amore, della morte in vita, tra-scina poi con sé le altre tra-sformazioni… A questo punto però la trasformazione non de-ve fermarsi, anzi è qui che de-ve cominciare appieno. Il Cor-

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po e il Sangue di Cristo sono dati a noi affinché noi stessi veniamo trasformati a nostra volta. Noi stessi dobbiamo di-ventare Corpo di Cristo, con-sanguinei di Lui. Tutti mangia-

mo l’unico pane, ma questo si-gnifica che tra di noi diventia-mo una cosa sola”. (Benedetto XVI Omelia nella Giornata Mon-diale della Gioventù, Colonia, 21.8.2005)

Madre Elisabetta ci dice...

Quando Elisabetta andava ricevere i Sacramenti, lo faceva con l'intenzione di riavviare e incrementare la fede nel proprio comportamento, "dovendo - ella diceva - sin che siamo in questo mondo, vivere di fede". Procedendo con tale principio, era spon-taneo per lei, vivere sempre alla presenza di Dio; anzi, per sentir-selo più vicino, si aiutava con la recita di fervorose giaculatorie.

Scrisse all'abbadessa di Mondaino: "Come sarebbero vuote le nostre celle e i chiostri se non li riempisse Lui! Ma noi Lo ve-diamo attraverso tutto, perchè lo portiamo in noi e la nostra vita è un paradiso anticipato".

Per la riflessione personale

Hai sperimentato qualche volta il riposo promesso da Ge-

sù?

Come possono, le parole di Gesù, aiutarci ad essere a no-

stra volta una fonte di riposo e di aiuto per chi ci sta ac-

canto?

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Preghiamo... SALMO 102

Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli,

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per quanti custodiscono la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti. Il Signore ha stabilito nel cielo il suo trono e il suo regno abbraccia l'universo. Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, potenti esecutori dei suoi comandi, pronti alla voce della sua parola. Benedite il Signore, voi tutte, sue schiere, suoi ministri, che fate il suo volere. Benedite il Signore, voi tutte opere sue, in ogni luogo del suo dominio. Benedici il Signore, anima mia.

PREGHIERA LITANICA

Quando il mio cuore è triste ed io mi sento inutile e vuoto, Gesù, insegnami ad amare Quando le creature mi deludono e mi sento offeso, Gesù, insegnami ad amare Quando il tempo passa ed io non riesco a realizzare i miei sogni, Gesù, insegnami ad amare Quando la critica gratuita denigra la mia immagine, Gesù, insegnami ad amare Quando nessuno mi prende in considerazione, Gesù, insegnami ad amare

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Quando sono ripiegato su me stesso e mendico consensi umani, Gesù, insegnami ad amare Quando il desiderio di trasgredire è più forte di quello di ubbidire, Gesù, insegnami ad amare Quando Tu mi solleciti ed io non rispondo, Gesù, insegnami ad amare Quando la tua luce splende e io mi ostino a restare nel buio, Gesù, insegnami ad amare Quando il povero mi tende la Tua mano ed io non la riconosco, Gesù, insegnami ad amare Quando Ti vedo triste e solo e non ti offro la mia amicizia, Gesù, insegnami ad amare Quando Ti vedo nel fratello disonorato e mi limito a criticarti, Gesù, insegnami ad amare Quando Ti vedo raggiante di felicità, negli amici che realizzano i lo-ro sogni, ed io, preso dall’invidia, non so gioire con te, Gesù, insegnami ad amare

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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APPENDICE

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Corona dell’Addolorata

Guida: Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Assemblea: Amen

G.: Preghiamo. Signore, guarda questa tua famiglia, pellegrina nel tempo, e

fa’ che, camminando con la Beata Vergine per la via della Croce, giunga alla piena conoscenza di Cristo, compimento di ogni speranza. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

PRIMA STAZIONE Maria accoglie nella fede la profezia di Simeone.

Gesù segno di contraddizione. DAL VANGELO SECONDO LUCA (Lc 2, 34-35) Simeone li benedisse e parlò a Maria sua madre: “Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddi-zione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria, fontana attraverso cui, dalle falde dei colli eterni, è giunta fino a noi l’acqua della vita, aiutaci ad accogliere

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come dono ogni creatura che si affaccia a questo mondo. Non c’è ragione che giustifichi il rifiuto. Non c’è violenza che legittimi vio-lenza. Non c’è un programma che non possa saltare di fronte al miracolo di una vita che germoglia.

Santa Maria, grazie perché, se Gesù l’hai portato nel grem-bo nove mesi, noi ci stai portando tutta la vita. Donaci le tue fat-tezze. Modellaci sul tuo volto. Trasfondici i lineamenti del tuo spirito. PREGHIAMO INSIEME : Ascoltaci, Signore. Sostieni e conforta coloro che soffrono a causa del tuo nome. Illumina coloro che non ti conoscono perché credano in te,

unico Dio vivo e vero. Aiutaci ad accoglierti nell’ora del dolore e della prova. Fa’ che ti riconosciamo e ti incontriamo nelle membra soffe-

renti della Chiesa. ORAZIONE O Dio speranza degli uomini, che per mezzo di Simeone, uomo giusto, hai predetto alla Vergine Maria un’ora di tenebra e di do-lore, concedici di mantenere salda la fede nel tempo del dubbio e della prova. Per Cristo nostro Signore. Amen

SECONDA STAZIONE Maria fugge in Egitto con Gesù e Giuseppe.

Gesù, perseguitato da Erode. DAL VANGELO SECONDO MATTEO (2. 13-14) “Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: ‘Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo’. Giuseppe, destatosi, prese con sé il

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bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Come una emigrante qualsiasi del Meridione. Anzi peggio, perché non deve passare la frontiera per motivi di lavoro, ma in cerca di asilo politico (...).

Eccola lì sul confine. Da una parte, l’ultima terra rossa di Caanan. Dall’altra, la prima sabbia dei faraoni. Eccola lì, treman-te come una cerva inseguita. Santa Maria donna di frontiera, noi siamo affascinati da questa tua collocazione che ti vede, nella storia della salvezza, perennemente attestata sulle linee di confi-ne (...). Tu stai sui crinali che passano tra l’Antico e il Nuovo te-stamento. Tu sei l’orizzonte che congiunge le ultime propaggini della notte e i primi chiarori del giorno. Tu sei l’aurora che prece-de il Sole di giustizia. Tu sei la stella del mattino. PREGHIAMO INSIEME E DICIAMO: Ascoltaci, o Signore. Per i profughi di ogni guerra, perché il nostro cuore, prima

ancora delle nostre strutture di frontiera sappia accoglierli ri-conoscendoti in ognuno di loro.

Perché la Chiesa si riconosca Madre dei piccoli e degli ultimi che la malvagità umana ha reso schiavi.

Per tutti i bambini perseguitati dal terrore e da ogni tipo di violenza, perché la nostra società sappia reagire custodendo la loro infanzia.

Per le terre in cui visse Gesù, affinché, come un giorno lo ac-colsero come figlio del falegname, sappiano accoglierlo ades-so come unico e vero Dio.

ORAZIONE Padre Santo, con sapiente disegno hai disposto che la Beata Ver-gine sperimentasse il dolore dello smarrimento del Figlio e lo ri-trovasse nel tempio intento a compiere la tua volontà; concedi a

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noi, ti preghiamo. di cercare Cristo con generoso impegno e di scoprirlo nella tua Parola e nel Mistero della Chiesa. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

TERZA STAZIONE Maria cerca Gesù smarrito in Gerusalemme. Gesù intento a compiere la volontà del Padre.

DAL VANGELO SECONDO LUCA (2, 42-45) “Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono (a Gerusalemme) se-condo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre ripren-devano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalem-me, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella ca-rovana, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria donna obbediente, tu che hai avuto la grazia di camminare al cospetto di Dio», fa’ che anche noi, come te, pos-siamo essere capaci di «cercare il suo volto». Aiutaci a capire che solo nella sua volontà possiamo trovare la pace. E anche quando egli ci provoca a saltare nel buio per poterlo raggiungere, liberaci dalle vertigini del vuoto e donaci la certezza che chi obbedisce al Signore non si schianta al suolo, come in un pericoloso spettacolo senza rete, ma cade sempre nelle sue braccia. PREGHIAMO INSIEME: Fa’ che cerchiamo la tua volontà o Signo-re. Per coloro che hai chiamato a servirti nel tuo Tempio Santo.

Siano sempre fedeli alla tua chiamata e cerchino sempre e solo la tua volontà.

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Per noi pellegrini su questa terra. Il nostro viaggio sia una continua ricerca della tua volontà.

Per tutte le madri, affinché accolgano come dono la chiamata dei propri figli a fare la volontà del Padre.

Per tutti i giovani che sono in ricerca. Sappiano riconoscere negli avvenimenti della vita la dolce presenza della Madre Celeste.

ORAZIONE Padre Santo, con sapiente disegno hai disposto che la Beata Ver-gine sperimentasse il dolore dello smarrimento del Figlio e lo ri-trovasse nel tempio intento a compiere la tua volontà; concedi a noi, ti preghiamo, di cercare Cristo con generoso impegno e di scoprirlo nella tua Parola e nel Mistero della Chiesa. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

QUARTA STAZIONE Maria incontra Gesù sulla via del Calvario.

Gesù, uomo dei dolori.

DAL VANGELO SECONDO LUCA (Lc 23, 26-27) “Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da por-tare dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di don-ne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria, donna coraggiosa, tu che sul Calvario, pur senza morire hai conquistato la palma del martirio, rincuoraci col tuo esempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Aiutaci a por-tare il fardello delle tribolazioni quotidiane, non con l’anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo

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della mano di Dio. E se ci sfiora la tentazione di farla finita, per-ché non ce la facciamo più, mettiti accanto a noi. Siediti sui nostri sconsolati marciapiedi. Ripetici parole di speranza. E allora con-fortati dal tuo respiro ti invocheremo con la preghiera più antica che sia stata scritta in tuo onore: «Sotto la tua protezione noi cerchiamo rifugio Santa madre di Dio, non disprezzare le suppli-che di noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo, o Vergine Gloriosa e benedetta.» PREGHIAMO INSIEME: Ascoltaci Signore. Per tutti gli ammalati, perché attraverso la nostra presenza e

il nostro conforto sappiano accogliere la croce di Gesù. Per noi tutti che ogni giorno incontriamo la croce e la soffe-

renza affinché in essa sappiamo scorgere il volto del Crocifis-so che mai ci abbandona.

Per le madri che soffrono a causa delle scelte sbagliate dei fi-gli, perché ricevano dalla nostra preghiera la forza per conti-nuare il difficile cammino del calvario.

ORAZIONE Padre Santo, sotto il cui sguardo d’amore tuo Figlio, servo obbe-diente, ha incontrato sulla via del Calvario la Madre addolorata, suscita in noi il sincero desiderio di seguire Cristo portando la nostra croce e di andare incontro al fratello che soffre. Per Cristo Nostro Signore.

QUINTA STAZIONE Maria sta presso la croce del Figlio. Gesù, agnello immolato sulla croce.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (Gv 19, 25-27) “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua

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madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, veden-do la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse al-la madre: ‘Donna, ecco il tuo figlio!’. Poi disse al discepolo: ‘Ecco la tua madre!’. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria, donna coraggiosa, tu che nelle tre ore di agonia sotto la croce hai assorbito come una spugna le afflizioni di tutte le madri della terra, prestaci un po’ della tua fortezza. Alleggeri-sci le pene di tutte le vittime dei soprusi, conforta il pianto nasco-sto di tante donne che, nell’intimità della casa, vengono sistema-ticamente oppresse dalla prepotenza del maschio.

Ispira la protesta delle madri lacerate negli affetti dai sistemi di forza e dalle ideologie di potere; guida i passi delle madri-coraggio perché scuotano l’omertà di tanti complici silenzi. E quando suona la Diana di guerra, convoca tutte le figlie di Eva perché si mettano sulla porta di casa e impediscano ai loro uo-mini di uscire, armati come Caino, ad ammazzare il fratello. PREGHIAMO INSIEME: Ascoltaci, Signore. Per tutte le madri che lottano per la sopravvivenza dei loro

figli, perché siano consolate dalla materna dolcezza di Maria e confortate dalla sua intercessione.

Per tutte le madri dei soldati morti o dispersi nelle guerre di questo secolo, perché il loro pianto e le loro sofferenza trovi consolazione in te o Dio.

Per tutte le donne che soffrono perché ridotte in schiavitù, affinché la nostra società sappia reagire liberandole dalla sot-tomissione alla quale sono costrette.

ORAZIONE O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio, innalzato sulla cro-

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ce, fosse presente la sua Madre Addolorata: fa’ che, associati al-la passione di Cristo, partecipiamo alla gloria della resurrezione. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

SESTA STAZIONE Maria accoglie nel suo grembo Gesù deposto dalla croce.

Gesù, vittima di riconciliazione. DAL VANGELO SECONDO MATTEO (Mt 27, 57-59) “Venuta la sera giunse un uomo ricco di Arimatea, chiamato Giu-seppe, il quale era diventato anche lui discepolo di Gesù. Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo av-volse in un candido lenzuolo.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Santa Maria, donna del terzo giorno, donaci la certezza che nonostante tutto, la morte non avrà più presa su di noi. Che le ingiustizie dei popoli hanno i giorni contati. Che i bagliori delle guerre si stanno riducendo a luci crepuscolari. Che le sofferenze dei poveri sono giunte agli ultimi rantoli. Che la fame, il razzismo, la droga sono il riporto di vecchie contabilità fallimentari. Che la noia, la solitudine, la malattia sono gli arretrati dovuti ad antiche gestioni. E che, finalmente, le lacrime di tutte le vittime delle vio-lenze e del dolore saranno presto prosciugate come la brina dal sole della primavera. PREGHIAMO INSIEME: Ascoltaci, Signore. Per i popoli vittime di atroci e ingiuste dittature, perché

nell’unità trovino la chiave per risorgere e conquistarsi un fu-turo di pace e prosperità.

Per i popoli in guerra, perché attraverso la mediazione di

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uomini giusti sappiano ricomporre ogni divisione e iniziare un’autentica ricostruzione sociale e morale.

Perché ogni cristiano sia segno di resurrezione e di vita in un mondo lacerato dalla divisione e dalla morte

ORAZIONE Padre misericordioso, che nell’ora della prova hai consolato la madre desolata, donaci lo Spirito di consolazione, perché sap-piamo consolare i fratelli che vivono nella solitudine o gemono nell’afflizione. Per Cristo Nostro Signore. Amen.

SETTIMA STAZIONE Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù

in attesa della resurrezione. Gesù primizia dei morti.

DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (Gv 19, 40-42a) “Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero in bende in-sieme ad oli aromatici, com’è usanza seppellire per i giudei. Ora nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giar-dino un sepolcro vuoto, nel quale nessuno era stato ancora de-posto. Là dunque deposero Gesù.” Dagli scritti di mons. Tonino Bello.

Dopo la sepoltura di Gesù, a custodire la fede sulla terra non è rimasta che lei. Il vento del Golgota ha spento tutte le lampa-de, ma ha lasciato accesa la sua lucerna. Santa Maria donna del sabato santo, estuario dolcissimo nel quale almeno per un giorno si è raccolta la fede di tutta la Chiesa, tu sei l’ultimo punto di contatto con cielo... guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema.

Ripetici che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni,

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non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso; non c’è peccato che non trovi redenzione; non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. PREGHIAMO INSIEME: Ascoltaci, Signore. Per coloro che sono senza speranza. La testimonianza viva di

noi credenti diventi occasione per guardare in maniera nuova al futuro.

Per i morti di tutti le guerre. La loro testimonianza ricordi al mondo che solo in Dio si trova la vera sorgente della Pace.

Per chi si è macchiato di delitti di sangue. Il rimorso lasci spa-zio al vero pentimento e alla volontà di una vita nuova.

Per chi nella morte vede la parola definitiva sulla vita, affin-ché guardando al Cristo Risorto riconosca il valore ultraterre-no ed eterno della nostra esistenza.

ORAZIONE O Dio, nel sepolcro vuoto - segno della terra vergine - hai posto il seme della nuova creazione: concedici di essere portatori di spe-ranza e testimoni della vita nuova operata in noi da Cristo risor-to. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen. Litanie dell'Addolorata

Signore, pietà Signore, pietà Cristo, pietà Cristo, pietà Signore, pietà Signore, pietà Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici Padre che sei nei cieli abbi pietà di noi Figlio, Redentore del mondo abbi pietà di noi

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Spirito Santo Paraclito abbi pietà di noi Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi Madre del Crocifisso prega per noi Madre dal cuore trafitto " Madre del Redentore " Madre dei redenti " Madre dei viventi " Madre dei discepoli " Vergine obbediente " Madre offerente " Vergine fedele " Vergine del silenzio " Vergine del perdono " Vergine dell'attesa " Donna esule " Donna forte " Donna intrepida " Donna del dolore " Donna della nuova alleanza " Donna della speranza " Novella Eva " Socia del Redentore " Serva della riconciliazione " Difesa degli innocenti " Coraggio dei perseguitati " Fortezza degli oppressi " Speranza dei peccatori " Consolazione degli afflitti " Rifugio dei miseri " Conforto degli esuli " sostegno dei deboli " Sollievo degli infermi "

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Regina dei martiri " Gloria della Chiesa " Vergine della Pasqua " Agnello di Dio che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo ascoltaci Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi Preghiamo O Dio, tu hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore; concedici, ti preghiamo, di camminare con lei sulla via della Fede e di unire le nostre sofferenze alla Passione di Cristo, perché diventino occasione di grazia e strumento di sal-vezza. Per Cristo nostro Signore. Congedo Ci protegga la Vergine Maria e ci guidi benigna nel cammino del-la vita. Amen.

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Preghiera in preparazione al rinnovo della Promessa MPA

Introduzione In questo breve momento di preghiera siamo chiamati a medita-re sulle parole che pronunceremo quando rinnoveremo la Pro-messa. Chiediamo al Signore di vivere questo momento nel si-lenzio profondo del cuore per essere aperti ad ascoltarLo. Chie-diamo allo Spirito Santo di illuminare la nostra mente e di com-prendere appieno cosa significa rinnovare la Promessa come Lai-co appartenente all’MPA. Invocazione allo Spirito Santo:

VIENI SPIRITO SANTO, vieni ed insegnami a tacere, a fare del silenzio una preghiera, a lasciar crescere le radici del mio cuore, a diventare un albero che porta frutti per tutti gli uomini che hanno fame e sete d'amore. VIENI SPIRITO SANTO, donami la forza di fermarmi

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per ascoltare il mormorio della Parola di Vita, lontano dalla droga del rumore, dalla danza delle parole; fa' di me un albero saldamente piantato, presso un corso d'acqua che porta molto frutto. VIENI SPIRITO SANTO, insegnami a radicare la vita nella preghiera, a raggiungere le sorgenti sotterranee del mio cuore, ad ascoltare la canzone segreta che tu ripeti affinché sappia accogliere il tuo amore capace di mantenere vivi i rami della mia vita. VIENI SPIRITO SANTO, e fortifica in me l'uomo interiore. Che Cristo abiti, per la fede, nel mio cuore; che Dio diventi, giorno dopo giorno, il terreno vitale da cui trarre la linfa necessaria affinché il frutto della mia vita abbia il gusto del Suo Amore!

(Michel Hubaut)

Meditiamo sulle parole della Promessa...

Consapevole dell'infinito amore di Dio per tutte le sue creature,...

“Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi…

Egli ci ha amato per primo!” (Gv 4, 16-19). “...il tuo nome è scritto sul palmo delle mie mani”

Signore, Dio di misericordia, che rinnovi incessantemente i pro-

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digi del tuo amore verso il tuo popolo e anche verso di me, che non ti do ascolto, aiutami a far il vuoto nel mio io presuntuoso, perchè io possa riempirmi e saziarmi di te!

Vorrei che tutto il mio essere tacesse e in me tutto adorasse... Vorrei penetrare ognor più in Lui ed esserne così piena,

da poterLo dare a quelle povere anime, che non conoscono il dono di Dio. (B.E.R)

... in forza della mia vocazione cristiana... “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno pre-

parato per voi fin dalla fondazione del mondo”. (Mt 25,34) Quale grande amore ci ha dato il Padre

per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (1 Gv 3,1)

A volte mi sembra che un certo tipo di successo sia prerogativa dei prepotenti o dei disonesti... mi sembra che anche se ci sfor-ziamo di seguire le vie del Signore, non facciamo altro che colle-zionare insuccessi… Signore, che hai proclamato beati i poveri in spirito e gli umili, aiutaci a superare i momenti di delusione e di scoraggiamento, aiutaci a cercare il regno di Dio nell’umiltà dell’attesa, confidan-do sempre nella forza del tuo amore che ci prende per mano!

Schieriamoci umilmente tra gli imperfetti; stimiamoci piccole anime, che Dio debba sostenere ad ogni istante... (B.E.R)

Quando tutto si intricava, quando il presente mi era così doloro-so e l’avvenire mi appariva ancor più buio, chiudevo gli occhi e mi

abbandonavo, come una creaturella, tra le braccia del Padre, che è nei Cieli. (B.E.R)

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... alla presenza della Chiesa, nella persona del sacerdote celebrante, ... della Superiora Generale dell'Istituto delle Maestre Pie dell'Ad-dolorata, Madre Carla Bertani, del Presidente del Movimento per l'Alleluia, Stefano Nanni,...

“Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;

vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello

Spirito per l’utilità comune” (1 Cor 12, 4-7) Nella sua sapienza infinita è Dio che sceglie i fondatori degli isti-tuti religiosi. Egli distribuisce i suoi doni come a Lui piace e affida a chi vuole una particolare missione da compiere, per un’opera di servizio alla Chiesa nel piano divino di salvezza. Il carisma di un fondatore è una intensa e personale esperienza di Dio donata dallo Spirito, per la quale il fondatore interpreta il Vangelo e lo vive in modo originale e carismatico nella sequela di Cristo. In questo preciso tempo storico in cui stiamo vivendo, Dio ha scelto delle persone come garanti di unità e fedeltà a questo ca-risma: il Sacerdote ci assicura il legame e il riconoscimento della Chiesa, la Superiora Generale ci dà la garanzia di camminare se-condo la spiritualità donata da Dio a Elisabetta Renzi, il Presiden-te è colui che svolge il servizio dell’autorità all’interno del movi-mento. ...io ..... , RINNOVO la promessa di vivere, con la forza donata-mi dallo Spirito Santo e per l'intercessione di Maria Santissima Addolorata, gli impegni del mio Battesimo secondo la spiritua-lità della Beata Elisabetta Renzi e in base a quanto espresso

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nelle norme statutarie del Movimento per l'Alleluia. Il Battesimo ci fa’ membra del corpo di Cristo, ci incorpora alla Chiesa: “Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25). I battezzati diventano “pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1 Pt 2,5). Incorporati a Cristo per mezzo del Battesimo, i cristiani vengono conformati a Cristo. Rigenerati per essere figli di Dio, i battezzati sono tenuti a pro-fessare pubblicamente la fede ricevuta da Dio. Poichè nel Batte-simo hanno ricevuto “la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9), i battezzati “dopo essere stati illuminati” (Eb 10, 32) sono divenuti “figli della luce” (1 Ts 5,5) e “luce” essi stessi. (Ef 5,8)

Perchè viva ancor sono io? Per conoscere, amare e servire Iddio,

per amarti, o Gesù mio! (B.E.R) A tutti apparve un fragile velo che ricopriva Gesù

(testimonianza sulla B.E.R) In questo momento di silenzio ognuno di noi rinnovi le proprie promesse battesimali, chiedendo anche alla Beata Elisabetta Renzi di sostenerci e aiutarci ad essere coerenti ad esse nel no-stro quotidiano. Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo mi aiutino nell'affrontare, con allegrezza di spirito, ciò che la vita mi riserverà nelle varie realtà in cui sarò chiamato/a a testimoniare l'amore di Dio per me. “Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tri-

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bolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata, e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perchè l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. (Rm.5, 3-5) Signore Gesù, mia forza e mia salvezza, fa’ che con l’aiuto della tua grazia possa vincere il male col bene, testimoniando in ogni circostanza il tuo amore a quanti mi circondano!

“Quando lavori, Gesù è lì per risparmiarti metà di pena, quando piangi Egli ti si avvicina per asciugarti le lacrime” (B.E.R)

Certamente dovremo ancor molto e sempre patire, ma senza il Venerdì Santo non vi è il giorno di Pasqua.

L’Alleluia sta di casa al di là del Calvario. (B.E.R) La Beata Elisabetta Renzi mi sostenga in questo cammino di crescita nella fede, vissuta nel quotidiano, che si alimenta ai piedi di Cristo Gesù Crocifisso e Risorto, e interceda per me affinché: “Io me stia sempre sotto la grande visione di Dio!”. AMEN. Dammi un cuore aperto e generoso che non si fermi alle sue preoccupazioni, un cuore nobile, incapace di conservare rancore; un cuore forte che non ha paura delle ombre; un cuore incapace di chiusure. E donami la grazia di cercare in ogni uomo, senza mai stancarsi, la scintilla che tu vi hai posto quando lo hai creato a Tua immagine.

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INDICE

PREMESSA ................................................................................... 1 SVOLGIMENTO DEGLI INCONTRI MPA .............................................. 4 DAL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA...................................... 7 SCHEMA DEGLI INCONTRI ............................................................. 13

Preghiere allo Spirito Santo ................................................... 14

1° INCONTRO

Eucaristia: dono d'amore, sorgente di vita ......................... 17

La Parola di Dio… ..................................................................... 17 Riflessione ................................................................................ 18 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 20 Per la riflessione personale ..................................................... 21 Preghiamo... ............................................................................ 23

2° INCONTRO

Eucaristia: annuncio e attesa del Signore ........................... 24

La Parola di Dio… ..................................................................... 24 Riflessione ................................................................................ 24 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 27 Per la riflessione personale ..................................................... 27 Preghiamo... ............................................................................ 29

3° INCONTRO

Eucaristia: promessa mantenuta, mistero di salvezza ..... 32

La Parola di Dio… ..................................................................... 32 Riflessione ................................................................................ 33 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 34 Per la riflessione personale ..................................................... 35 Preghiamo... ............................................................................ 38

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4° INCONTRO

Eucaristia: sostegno nella sofferenza e fonte di guarigione ............................................................. 40

La Parola di Dio… ..................................................................... 40 Riflessione ................................................................................ 42 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 45 Per la riflessione personale ..................................................... 46 Preghiamo... ............................................................................ 48

5° INCONTRO

Eucaristia: incontro, comunione e servizio ......................... 50

La Parola di Dio… ..................................................................... 50 Riflessione ................................................................................ 51 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 55 Per la riflessione personale ..................................................... 56 Preghiamo... ............................................................................ 59

6° INCONTRO

Eucaristia: io sono il pane della vita .................................... 60

La Parola di Dio… ..................................................................... 60 Riflessione ................................................................................ 61 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 63 Per la riflessione personale ..................................................... 63 Preghiamo... ............................................................................ 66

7° INCONTRO

Eucaristia: sorgente di misericordia, carità e perdono ..... 67

La Parola di Dio… ..................................................................... 67 Riflessione ................................................................................ 68 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 70 Per la riflessione personale ..................................................... 72 Preghiamo... ............................................................................ 74

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8° INCONTRO

Eucaristia: insegnaci Tu ad amare ........................................ 75

La Parola di Dio… ..................................................................... 75 Riflessione ................................................................................ 75 Madre Elisabetta ci dice... ....................................................... 78 Per la riflessione personale ..................................................... 78 Preghiamo... ............................................................................ 80

APPENDICE .......................................................................... 83

Corona dell’Addolorata ............................................................ 84 Preghiera in preparazione al rinnovo della Promessa MPA .... 96

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