Da angolature diverse e con accenti diversi la liturgia, attraverso la Parola proclamata, invita a...
-
Upload
drina-di-matteo -
Category
Documents
-
view
213 -
download
0
Transcript of Da angolature diverse e con accenti diversi la liturgia, attraverso la Parola proclamata, invita a...
Gruppo BiblicoIV Domenica di Quaresima
15 Marzo 2015
Da angolature diverse e con accenti diversi la liturgia, attraverso la Parola proclamata,
invita a meditare sull’amore fedele e ‘serio’ di Dio nei confronti dell’uomo: un amore che sa
essere esigente, ma che vuole donare la salvezza fino all’offerta di sé. Nel Figlio Innalzato si manifesta questo indicibile mistero, fonte di vita, fonte di gioia…
Il tema unificatore delle letture è riassumibile in uno slogan:
Dalla morte alla vita.È così che la prima lettura descrive l’esilio a
Babilonia, annunciando però la ricostruzione del tempio e il ritorno.
La seconda lettura celebra Dio che, nella ricchezza della sua misericordia e del suo amore, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo.
Allo stesso modo, il vangelo di Giovanni annuncia che il Figlio unigenito è stato mandato nel mondo perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Le Letture
La prima lettura propone la pagina conclusiva del Secondo Libro delle Cronache.
Israele, tornando a riflettere sul suo lontano passato, vi si scorge la vera causa dell’esilio babilonese.
Non una infausta sconfitta militare, ma…
L’ostinato peccato di un popolo sordo ai richiami di Dio, attraverso la voce insistente dei profeti:
Prima Lettura
«Il Signore Dio dei loro padri
mandò premurosamente
e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli…»
«… Perché amava il suo popolo e la sua
dimora.Ma essi si beffarono
dei messaggeri di Dio, disprezzarono
le loro parole e schernirono i suoi
profeti…»
Questa chiave di lettura permette di rileggere l’esperienza vissuta da Israele con uno sguardo di fede, scorgendo nella distruzione di Gerusalemme e del tempio il segno e la misura di un…
Peccato senza misura.
È quello che l’anonimo autore denuncia all’inizio della sua “cronaca”:
Prima Lettura
«In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i
sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli
altri popoli, e contaminarono il
tempio che il Signore si era consacrato…».
È impossibile sottovalutare il peso di simili parole, che suonano come una confessione e un monito perenne:
Tutto il popolo di Israele, con capi e sacerdoti, moltiplicano le loro infedeltà alla legge di Dio, giungendo a profanare il luogo più santo della sua dimora, Gerusalemme e il tempio.
Nessuno l’avrebbe più ritenuto possibile!
Prima Lettura
Come può permettere Dio, il custode e padre di
Israele, una siffatta sciagura? Come può abbandonare la sua
dimora, Gerusalemme, il
tempio, il popolo?
In realtà, scrive l’autore sacro, è stato Israele a voltare le spalle al suo Dio.
Quando si è accecati dal peccato, cioè dal tenace orgoglio di bastare a se stessi, non c’è altra via che il castigo.
Esso costringe ad aprire gli occhi, ritrovando la giusta direzione.
Il castigo di Dio diventa incomprensibile e assurdo, fin tanto che non viene letto alla luce della Parola:
Prima Lettura
«Finché il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso
riposerà per tutto il tempo della
desolazione, fino al compiersi di 70
anni».(Geremia)
È così che la Parola di Dio illumina gli avvenimenti umani e permette di scoprirne il senso vero:
La distruzione di Gerusalemme non è un disastro senza rimedio.
La “morte” dell’esilio non è definitiva e lascia sperare in una nuova vita.
Le ultime parole del libro delle Cronache annunciano la realizzazione di tale speranza.
Prima Lettura
Il re persiano Ciro incarna inaspettatamente questa speranza.
Egli fa ricostruire il tempio e rimpatriare gli esuli che lo vorranno.
Come Nabucodonosor fu strumento dell’ira di Dio su Gerusalemme, così Ciro diventa strumento della sua misericordia verso Israele.
Prima Lettura
Questa lettura di fede non è affatto scontata e chiede
una riflessione che solo la Parola
di Dio rende possibile.
Anche oggi, come in ogni momento della
storia, i credenti sono chiamati a
leggere i fatti della vita con la stessa
profondità e verità…
Solo così è possibile
scongiurare due gravi
rischi per il credente:
La tentazione
di rimproverare Dio per
le omissioni dell’uomo
…
O di rassegnarsi
a un destino che
guida la nostra
storia e le sorti del mondo.
Senza una lettura credente della storia, non è
possibile corrispondere alla
missione che Gesù affida ai
suoi:
Essere…LUCEDEL
MONDOE
PER ILMONDO!
Con la Lettera agli Efesini (seconda lettura) siamo introdotti nel “cuore” di Dio e della sua mirabile opera di salvezza a favore dell’uomo.
Fin dalle prime righe, Dio ci è svelato come ricco di misericordia e di amore.
È per questo grande amore che “ci ha fatti rivivere in Cristo”, strappandoci alla morte del peccato.
Seconda Lettura
La conseguenza di questo atto di
amore incondizionato è che siamo salvati
per grazia.
In queste parole si può leggere una sorta di definizione della vita cristiana che è:
Dono di grazia assoluto, indipendente da qualsiasi azione o merito umano.
Seconda Lettura
Questa idea è profondamente radicata nella vita e nel cuore di Paolo che, nella 1 Corinzi, scrive ancora:
“Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (15,10).
Seconda Lettura
Per contemplare la bellezza di questo disegno di salvezza, è sufficiente riandare al sublime inno di benedizione che, come un portale, apre l’intera lettera:
“Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale, nei cieli, in Cristo. In Lui ci ha scelti… per essere santi e immacolati… nella carità”.
Seconda Lettura
Dopo averci immersi in questo sconfinato amore e nell’ineffabile dono della salvezza, la Lettera ritorna alla precedente definizione e la precisa:
“Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede”.
L’iniziativa della salvezza parte esclusivamente da Dio, che la dona gratuitamente.
La fede è la risposta dell’uomo a questo dono.
Seconda Lettura
È la fede a ricordare che
la salvezza non viene da noi stessi, ma
è dono.È la fede a
ricordarci che la salvezza non viene
dalle nostre opere.
Questo non significa che i credenti debbano starsene con le mani in mano, dal momento che tutto è grazia e dono.
La Lettera ce lo rammenta:
Siamo stati “creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo”.
Seconda Lettura
La fede non è dunque qualcosa di teorico, ma…
“Si rende operosa per mezzo della carità” (Galati 5,6).
La Lettera agli Efesini ci ricorda chi siamo per grazia e come siamo chiamati a operare con frutto nel mondo.
Prima di tutto ci rivela che cosa Dio ha fatto per noi nella ricchezza della sua misericodia.
Seconda Lettura
“Chi invece fa la verità…”.
In contrapposizione a fare il male, Gesù parla di fare la verità…
La verità non va creduta. Perché può diventare una
dottrina. La verità va fatta! Ecco perché Gesù in
questo vangelo non dirà mai che lui ha la verità, ma….
Che lui è la verità! Chi ha la verità, in base a
questa verità, a questa dottrina, si sente in grado di giudicare, condannare e dividersi dagli altri, a differenza di chi è nella verità.
Vangelo
Cosa significa allora essere nella verità?
Se è in contrapposizione con “fare il male”…
Essere nella verità significa “fare il bene”.
Significa inserirsi nel progetto salvifico di Dio creatore che ama e che vuole il bene della sua creatura.
Per questo chi ama è nella verità.
Per questo chi lotta per il bene dell’uomo è dalla parte di Dio, è suo figlio!
Vangelo
Le sue opere
sono fatte in Dio perché Dio è
colui che fa il bene dell’uomo
Quindi invita a fare la verità, a inserirsi nel
suo medesimo dinamismo di amore, al servizio del
bene dell’uomo.
Chi ha la verità si
divide dagli altri.
Chi è nella verità
comunica vita a tutti!
Gesù sulla croce
umanamente sembra
il più terribile dei fallimenti.
Per Giovannirappresen
ta il più alto
dell’amore di Dio
per l’uomo.
È la luce della sua
gloria, della sua
verità.