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li rgia CALENDARIO LETTURA DEL VANGELO DI MARCO

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CALENDARIO LETTURA DEL

VANGELO DI MARCO

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Premessa Se gli altri fascicoletti erano incompleti, questo non sarà da meno. Anzi: tende ad essere ancora più essenziale. Ecco da dove la nasce la raccomandazione necessaria per chi legge queste paginette: amplificate il percorso che qui è solo abbozzato, per di più rapidamente. Perché farlo allora? Per iniziare a leggere, con calma e spirito di Preghiera il Vangelo di Marco, sull’onda e sulla spinta della “Domenica della Parola” vissuta nel Congresso Eucaristico Diocesano. Il percorso però che porta all’Ascolto della Parola, per quanto personale e potente per sua natura, non può essere semplicemente improvvisato. Del resto non possiamo mai scordare che per secoli e per loro natura i testi della Bibbia avevano un contesto liturgico e comunitario: avevano ed hanno cioè un contesto chiaro, la

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Preghiera, uno strumento utile, la Comunità. Il Vangelo non si legge, dunque, si ascolta nella Comunità orante. Ma quella lettura può e deve essere personalizzata in un percorso in cui la Fede di ciascuno viene sollecitata e nutrita. Il percorso, da sempre, prende il nome di Lectio Divina, “Lettura Sacra, divina”. Molti sono i maestri di questa preghiera attorno alla Parola di Dio. A me piace suggerirvi il Card. Martini. Qui di seguito vi riporto le sue belle indicazioni. 0. Martini Lectionis "La lectio divina è un approccio graduale al testo biblico e risale all'antico metodo dei Padri, che a loro volta si richiamavano all'uso rabbinico. La suddivisione classica in memoria, intelletto, volontà è molto antica ed è sviluppata in particolare da

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sant'Agostino per quanto riguarda il tema della memoria. Più tardi questa triade diviene sinonimo di un processo meditativo riferito alla Scrittura o a una verità di fede. Ricorderò anche, brevemente, il metodo della "contemplazione evangelica", termine usato ordinariamente per indicare il modo di meditare una pagina del Vangelo: un significativo esempio l'abbiamo nel libretto de Gli Esercizi spirituali di Ignazio di Lojola, che a partire dalla II settimana parla di "contemplazione" perché al lavoro dell'intelletto subentra prevalentemente il coinvolgimento esistenziale e orante con la scena evangelica. Tutto questo ci sarà utile per comprendere meglio quale sia la caratteristica specifica della preghiera cristiana." "Il metodo patristico della lectio divina è semplicissimo e lo raccomando

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sempre ai giovani per entrare nella preghiera. Fondamentalmente prevede tre grandi gradini o momenti successivi: la lectio, la meditatio, la contemplatio. La lectio consiste nel leggere e rileggere la pagina della Scrittura, mettendo in rilievo gli elementi portanti. Per questo consiglio di leggere con la penna in mano, sottolineando le parole che colpiscono, oppure richiamando con segni grafici i verbi, le azioni, i soggetti, i sentimenti espressi o la parola-chiave. In tal modo la nostra attenzione viene stimolata, l'intelligenza, la fantasia e la sensibilità si muovono facendo sì che un brano, considerato magari arcinoto, appaia nuovo. A me che da tanti anni leggo il vangelo succede, ad esempio, che riprendendolo in mano scopro ogni volta delle cose nuove proprio attraverso il metodo della lectio. Questo primo lavoro può occupare parecchio tempo, se siamo aperti allo Spirito: si

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colloca il racconto letto nel contesto più vasto, sia dei brani vicini, sia dell'insieme di un libro, sia dell'intera Bibbia, per capire che cosa vuol dire. La meditatio è la riflessione sui valori perenni del testo. Mentre nella lectio assumo le coordinate storiche, geografiche, culturali anche, del brano, qui si pone la domanda: Che cosa dice a me? Quale messaggio in riferimento all'oggi viene proposto autorevolmente dal brano come parola del Dio vivente? Come vengo provocato dai valori permanenti che stanno dietro alle azioni, alle parole, ai soggetti? La contemplatio è difficilmente esprimibile e spiegabile. Si tratta di dimorare con amore nel testo, anzi di passare dal testo e dal messaggio alla contemplazione di colui che parla attraverso ogni pagina della Bibbia: Gesù, Figlio del Padre, effusore dello

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Spirito. Contemplatio è adorazione, lode, silenzio davanti a colui che è l'oggetto ultimo della mia preghiera, il Cristo Signore vincitore della morte, rivelatore del Padre, mediatore assoluto della salvezza, donatore della gioia del Vangelo. Nella pratica i tre momenti non sono rigorosamente distinti, però la suddivisione è utile per chi ha bisogno di incominciare o di riprendere questo esercizio. Il nostro pregare è come un filo rosso che collega un po' le giornate l'una all'altra e può succedere che sullo stesso testo della Scrittura ci soffermiamo un giorno soprattutto con la meditatio mentre un altro giorno passiamo rapidamente alla contemplatio." "La triplice distinzione, tuttavia, esprime in maniera appena embrionale il dinamismo della lectio divina, che in qualche mio libro ho spiegato in tutta la sua ampiezza. Tale ampiezza, infatti,

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prevede otto progressivi gradini: lectio, meditatio, oratio, contemplatio, consolatio, discretio, deliberatio, actio. Mi sembra opportuno accennarli brevemente. L'oratio è la prima preghiera che nasce dalla meditazione: Signore, fammi comprendere i valori permanenti del testo, che mi mancano, donami di capire qual è il tuo messaggio per la mia vita. E a un certo punto, questa preghiera si concentra nell'adorazione e nella contemplazione del mistero di Gesù, del volto di Dio. L'oratio si può esprimere anche in richiesta di perdono e di luce o in offerta. La consolatio è molto importante per il nostro cammino di preghiera e sant'Ignazio di Lojola ne parla più volte nel suo libretto de Gli Esercizi spirituali. Senza questa componente, la preghiera perde di sale, di gusto. La consolatio è la gioia del pregare, è il sentire intimamente il gusto di Dio, delle cose di

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Cristo. t un dono che ordinariamente si produce nell'ambito della lectio divina, anche se evidentemente lo Spirito santo è libero di effonderlo quando vuole. Solo dalla consolatio nascono le scelte coraggiose di povertà, castità, obbedienza, fedeltà, perdono, perché è il luogo, l'atmosfera propria delle grandi opzioni interiori. Ciò che non viene da questo dono dello Spirito dura poco ed è facilmente frutto di moralismo che imponiamo a noi stessi. La discretio esprime ancora più chiaramente la vitalità della consolatio. Infatti, mediante il gusto del Vangelo, mediante una sorta di fiuto spirituale per le cose di Cristo, diventiamo sensibili a tutto quello che è evangelico e a ciò che non lo è. Si tratta quindi di un discernimento importante perché noi non siamo chiamati solo a osservare i comandamenti all'ingrosso, ma a seguire Cristo Gesù. E la sequela non ha un'evidenza immediata nelle scelte

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quotidiane se non siamo per così dire entra- ti nella mente di Gesù, se non abbiamo gustato la sua povertà, la sua croce, l'umiltà del suo presepio, il suo perdono. Questa capacità di discernere, nelle ordinarie emozioni e nei movimenti del cuore, il marchio evangelico è un dono così grande che san Paolo lo chiedeva per tutti i fedeli: "Vi sia data abbondanza di sensibilità - páse aistései, nel testo greco - perché possiate discernere sempre il meglio, ciò che piace a Dio e ciò che è perfetto" (cf Fil 1, 9-10, Rm 12, 2). Oggi la Chiesa ha estremamente bisogno della discretio perché le scelte decisive non sono tanto sul bene e sul male (non ammazzare, non rubare), ma su ciò che è meglio per il cammino della Chiesa, per il mondo, per il bene della gente, per i giovani, per i ragazzi. La deliberatio è un successivo passo. Dalla esperienza interiore della consolazione o della desolazione,

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impariamo a discernere e, quindi, a decidere secondo Dio. Se analizziamo attentamente le scelte vocazionali, ci accorgiamo che hanno, magari inconsapevolmente, questo andamento. La vocazione, infatti, è una decisione presa a partire da ciò che Dio ha fatto sentire e dall'esperienza che se ne è fatta secondo i canoni evangelici. Anche la deliberatio, come la discretio, viene coltivata in particolare mediante il dinamismo della leccio divina. L'actio, infine, è il frutto maturo di tutto il cammino. La leccio e l'actio, perciò, la lezione biblica e l'agire, non sono affatto due binari paralleli. Non leggiamo la Scrittura per avere la forza di compiere quello che abbiamo deciso! Invece, leggiamo e meditiamo affinché nascano le giuste decisioni e la forza consolatrice dello Spirito ci aiuti a metterle in pratica. Non si tratta, come spesso pensiamo, di pregare di più per agire meglio; ma di pregare di più per

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capire ciò che devo fare e per poterlo fare a partire dalla scelta interiore." (da Card. Carlo Maria Martini, "La gioia del Vangelo", 1988) 1. Vangelo? Parola del Signore! Il Vangelo (che letteralmente significa “buona notizia”) è il racconto meditato ed annunciato della vita, delle opere, dei miracoli e del Messaggio di Gesù fatto sotto la guida ed una garanzia duplice: da una parte la potenza dello Spirito Santo che fa da garante e ha il potere di elevare il suono di quella Parola dalle orecchie fino al cuore; dall’altra la Chiesa, la Comunità dei Discepoli che, nell’annunciare Gesù nato per noi, per noi morto e risorto ha voluto consegnare un tesoro scelto e vero a tutti coloro che non hanno avuto la Grazia di viverlo in presa diretta come loro ma hanno scoperto Gesù ancora

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vivo in mezzo a noi e desiderano incontrarlo. Il Vangelo è dunque Parola di Dio, in tutti i modi in cui possiamo comprenderla. La sua caratteristica è quella di essere, in particolare, come ci insegna la proclamazione liturgica, Parola del Signore. Questo titolo riferito al Vangelo sottolinea che, tra tutte le Parole che Dio ha detto e noi ascoltiamo nella Bibbia, queste del Vangelo sono quelle dette e vissute da Gesù stesso. Egli è la Parola certa di Dio, senza mediazioni. E’ la Parola che ha accorciato le distanze diventando viva in mezzo a noi. Gesù è il Verbo (che significa Parola) fatta carne. E’ la Parola chiara e vincolante di Dio detta al mondo intero. Questa Parola, il cui culmine è Gesù, merita rispetto e passione ma allo stesso tempo sete, curiosità e tanto, tanto ascolto.

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2. Quanto parla!!! Dio parla, dunque, e lo fa e lo ha fatto in diversi modi. Il più diretto, come detto, è per sua stessa bocca. Il più tipico dei modi, invece, è quello di farlo parlando al cuore delle persone, ispirando cuore e mente. Così “nascono” gli Evangelisti: Dio ha parlato direttamente al loro cuore, ha ispirato le loro idee, ha suggerito le parole… Più che privilegiati, dovremmo pensare a loro come un dono fatto a ciascuno di noi. Sono i traduttori della Parola di Dio. Con i loro strumenti. Gli evangelisti, infatti, sono gente comune, gente attraverso la quale Dio ha voluto dar voce alla sua Parola. Un’unica Parola anche se la pronunciano 4 persone diverse tra loro, come gli Evangelisti. La Parola che Dio dice è unica al di là di chi la pronuncia. Ma è multiforme perché esce attraverso bocche e caratteri diversi. Il Vangelo, così, è come acqua fresca per il nostro

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cuore: che importa se prende la forma del bicchiere in cui la versi? Gli Evangelisti sono 4 ma il Vangelo è unico. Ognuno di loro è un autore sacro nel senso che, sotto la guida dello Spirito, per esperienza diretta del Signore e per frequenza con gli Apostoli, ognuno di loro ha restituito con i suoi mezzi, le sue espressioni, la sua esperienza la Parola di Dio. Non solo: gli Evangelisti sono discepoli, sono persone che hanno conosciuto con il cuore il Signore fino a sceglierlo con la vita. Non sono biografi senza sentimento ma discepoli coinvolti da quella Parola che ridonano. Accecati dall’Amore fino ad inventare e sognare? No, tanto che, spesso, di fatti essenziali, come la Resurrezione, non dicono “nulla” e resta per loro stessi un Mistero da contemplare e faticoso. Chi è accecato inventa, chi è testimone racconta.

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In questa breve riflessione sugli Evangelisti occorre non scordare che loro stessi, come noi, sono parte di una Comunità. La vivono, la vedono crescere, ne intuiscono i punti di forza ed i bisogni. Così sanno anche fare delle scelte nel restituire la Parola del Signore. Non dicono tutto di Gesù ma, tra tutto, scelgono quello più utile alla Comunità perché cresca nell’amore del Signore. Così magari un Evangelista ama sottolineare più un miracolo ed un altro uno diverso. Non sono contraddizioni ma le scelte di chi tiene conto dei destinatari che ha davanti, ovvero la Comunità. 3. Così debole da essere forte Quello che ha portato alla nascita dei Vangeli sembra un sistema molto fragile da spiegare ad un amante della scienza e pericoloso per chi ha dei dubbi: ispirazione, Dio che parla ai cuori, persone che fanno delle scelte sul cosa

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riportare e cosa no... Allo stesso tempo, però, è proprio questa fragilità che ci racconta la Potenza della Parola… E’ così modernamente “criticabile” il sistema Vangelo che è evidente che non può essere frutto di una strategia o un plagio: alla prima critica non sta in piedi questo sistema! Ma Dio agisce così: ispira e dona lasciando piena libertà accessibile dalla Fede. Lo Spirito fa da garante, l’evangelista da guida per addentrarsi nel tesoro dell’esperienza di Gesù. L’evangelista Luca ce lo dice così: “Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della

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solidità degli insegnamenti che hai ricevuto” (Lc 1,1-4). Ecco come ci avviciniamo al Vangelo: con lo spirito di chi vuole trovare solidità. Non troveremo dettagli fisici di Gesù, elementi di civiltà ebraica, percorsi cronologici perché il Vangelo non è una biografia, non una guida Michelin né una ricostruzione storica. E’ ciò che dice di essere: un resoconto utile alla Fede che contiene quindi ciò che ti serve per cercare Gesù, amarlo, scoprirlo e farti prendere per mano addentrandoti nel Mistero di Salvezza. L’evangelista Giovanni ci fa capire con quale spirito si è arrivati a questa narrazione: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 21, 30-31).

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La Fede e la Vita. Questo solo serve. Esse si raggiungono seguendo la via del Vangelo sapendo che cosa cercare: ciò che il Signore mi dona per la mia Vita Eterna. E’ chiaro allora che il contesto della lettura del Vangelo, in quanto Parola del Signore in vista della Fede e della Vita, è la Preghiera. Il Vangelo non si legge nel tempo libero (anche ma non solo); non si legge da letto (anche) come un romanzo della buona notte né tutto d’un fiato, senza lasciare depositare nulla di questa Parola, come si fa con un thriller avvincente. Il Vangelo si legge con calma, con un ascolto lento e meditato, con uno spirito di Preghiera ed una fiducia grande nella sua azione. Il Vangelo lo si legge come un nutrimento da “sbocconcellare” durante un intero giorno, riprendendolo più volte tra le mani, rileggendo più volte gli stessi versetti perché quella Parola scenda in

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profondità. Quella Parola sa fare il suo dovere, come il seme potente delle Parabole. A noi è chiesto di essere solo buon terreno. 4. Frammenti, rotoli… Marco In questo primo approccio vi suggerisco il Vangelo di Marco senza, come vi ho detto, che pensiate che stia tirando l’acqua al mio mulino! Scegliamo Marco perché è storicamente il primo Vangelo ad essere redatto, tra il 50 ed il 60 dC o lì attorno. Non immaginatelo però come un piano a tavolino. Ogni Vangelo, infatti, prima nasce annunciato da Gesù, poi riannunciato dagli Apostoli ed infine diffuso nel mondo e tutto sempre di bocca in bocca…. Solo in un secondo momento si senta l’esigenza di mettere per iscritto alcune Parole essenziali perché, passando di bocca in bocca, nulla vada perduto o cambiato. Si tratta di frammenti prima e di

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pergamene poi, niente di più. Queste parole scritte vengono lette nella Comunità fondata dall’annuncio degli Apostoli perché l’efficacia di quell’annuncio non svanisca. Nasce così il Vangelo di Marco, fatto un po’ di questi frammenti e pergamene (dette fonti) e molto della sua esperienza con Gesù fatta alla scuola degli Apostoli. Il garante è sempre lo Spirito, il custode la Chiesa che ha come guide ancora gli Apostoli, quando nasce il Vangelo: sono loro a dire “sì” o “no” su quello che è Vangelo, cioè vere parole e fatti di Gesù. Poi saranno i successori degli Apostoli, inizialmente detti Padri, a continuare la funzione di garanti finchè il Vangelo non prende la forma definitiva e d attuale Il Vangelo di Marco è dunque il primo dei 4. Essendo il primo è anche essenziale: un primo annuncio senza giri di parole, se si può dire così (credo di

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no!). Ha ritmo, immediatezza e chiarezza. Ha in mente due cose come fondamentali: capire che Gesù è il Cristo e scoprire che è contemplando la croce che scopri il vero volto d’Amore di Dio. Ma mettiamo ordine sul Vangelo di Marco e Marco stesso. 5. Marco chi? Chi sia Marco lo intuiamo da un testo del 130 dc, scritto da Papia, vescovo di Gerapoli: «Marco, che era stato interprete di Pietro, scrisse con accuratezza, ma non in ordine, quanto ricordava delle cose dette o compiute dal Signore. Egli infatti non aveva ascoltato ne ́ seguito il Signore, ma piu ̀ tardi ascolto ̀ e segui ̀ Pietro. Questi dava le sue istruzioni secondo le necessita ̀ degli uditori e non come una sintesi ordinata delle parole del Signore, cosicche ́ Marco non ha commesso alcun errore a metterne per iscritto alcune come se le ricordava. Non ebbe

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infatti che una preoccupazione: non omettere nulla di cio ̀ che aveva udito e in esse non falsare nulla» Prima di Papia basta ascoltare gli Atti degli Apostoli dove si parla di un Giovanni detto Marco figlio di una signora di Gerusalemme, di nome Maria, che ospita nella propria casa la primitiva Comunita ̀ cristiana ed accoglie Pietro dopo la liberazione dal carcere (At 12,12). Lo stesso Pietro, alla cui “scuola” Marco cresce lo cita, addirittura chiamandolo figlio: «Vi saluta la comunita ̀ che e ̀ stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio» (lPt 5,13). Dal suo linguaggio, dal suo modo di scrivere, dall’uso della lingua scopriamo che Marco è un giudeo-cristiano (cioè: si “converte” dall’ebraismo al cristianesimo; meglio: compie la sua Fede ebraica riconoscendo Gesù come il Cristo, ovvero il Messia atteso),

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probabilmente originario di Gerusalemme. Sa bene il greco, con cui scrive il suo Vangelo, l’aramaico, come sua lingua (è un dialetto ebraico per dirla così) ma anche qualcosa di latino (imparato convivendo con i romani che sono in quella terra da quasi 60anni). Se è di Gerusalemme, come sembra dalle diverse testimonianze, forse ha vissuto in diretta tutta la vicenda della Pasqua di nostro Signore (forse è, dice qualcuno, quel giovinetto di cui egli stesso parla in 15,1-52). 6. Amico di Pietro, attento ai pagani Certo cresce nella Fede. Cresce anche nell’amicizia con Pietro tanto che, come ci ricordano gli Atti degli Apostoli, Marco e ̀ a Roma come suo collaboratore. A Roma fa l’esperienza più ampia del paganesimo, di gente cioè che si trova ad ascoltare l’annuncio di Gesù senza sapere nulla della Promessa (l’Antico Testamento),

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Gerusalemme ed il contesto. E’ per gente “come loro” che Marco redige il suo Vangelo, arricchendolo delle piccole spiegazioni quando si parla di qualcosa strettamente legato alla tradizione, ai luoghi e alla Fede di Israele, senza tralasciare riferimenti chiari agli Ebrei che diventano cristiani mostrando loro che Gesù è realmente l’atteso (tanto da chiamarlo con i titoli tipici dell’ebraismo: Figlio dell’uomo, Cristo, Messia). Il suo Vangelo è per chi non conosce e vuole scoprire Gesù, per chi ha la possibilità di fare un passo in più partendo dalla sua Fede e per chi, dal paganesimo, si è convertito diventando cristiano. Ma i tempi in cui scrive sono terribili per i cristiani. A Roma sono gli anni di Nerone, il persecutore violento e pazzo. A Gerusalemme la “vecchia guardia” è spietata contro i cristiani. Forse anche per questa esperienza dolorosa, Marco fa spesso riferimento alla Croce di Gesù

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raccontandola sempre come tappa, come potenza di Dio, come Speranza che non delude. 7. Che sia chiaro! Vuole che sia chiaro, insomma, che è Gesù il crocifisso, è il motivo di ogni cosa. Anche per questo inizia il suo Vangelo dicendo: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio…” ma usando un termine greco per “inizio” che significa origine, motivo, senso, fonte di tutto. E’ come se dicesse: è da qui che parte tutto. Per arrivare dove? Dove lui stesso dice fin da questo primo versetto: per scoprire che Gesù è il Cristo, quindi l’atteso dalle mille promesse fatte ad Israele, ed è Figlio di Dio, qualcosa di più, insomma, di un profeta o una persona. Anche per questo organizza tutto ciò che vuole annunciare attorno a due pilastri, due culmini: il primo è rispondere alla domanda di chi è Gesù (8,31). Gesù è il Cristo. L’atteso, l’atteso

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che salva. Lo aspettavi? Eccolo. Il secondo è svelare che Dio agisce in modo diverso rispetto agli uomini: nella sconfitta apparente della croce, Dio salva il mondo. Lui è il Figlio di Dio, veramente (14,21) l’unico che dalla morte può far uscire la vita! Il “Gesù di Marco” ha una bella umanità fatta di sentimenti, di fatiche, di gioie che Marco racconta perché sia chiaro che Egli è Dio incarnato veramente nella vita umana: non una recita ma una presenza vera nella vita degli uomini. Egli è allo stesso tempo davvero Dio. Per farlo comprendere più facilmente Marco racconta molti miracoli che attestano non solo che Gesù è Dio ma che Dio, in Gesù, ha portato tutto sé stesso tra noi (ovvero il Regno di Dio). Il miracolo più grande resta però la Croce: Dio stesso, umiliato per noi! Veramente è Dio!

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Marco, per questo annuncio, compone il suo Vangelo in modo originale e brillante: e ̀ un buon narratore e mira a scrivere un racconto vivace per guidare alla professione di fede in Gesu ̀, Messia e Figlio di Dio. E ̀ stato detto che l’opera di Marco si puo ̀ considerare il Vangelo dei catecumeni (di coloro che iniziano un cammino di scoperta). 8. Il Vangelo di Marco: struttura Esistono diverse ipotesi e suggerimenti su quale sia la struttura portante (la divisione in parti) del Vangelo di Marco. In linea di massima io amo quella essenziale che vede Marco diviso in due grandi sezioni seguite da un prologo introduttivo. In schema: • Prologo: 1,1-13 • Prima parte: 1,14-8,26. Rivelazione

progressiva del mistero dell’identita ̀ di Gesu ̀ come Messia.

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Questa prima parte, a sua volta, possiamo dividerla in due sezioni: • Prima sezione: 1,14-3,6. Attivita ̀ di Gesu ̀ e risposta dei farisei e degli erodiani.

• Seconda sezione: 3,7-6,6a. Attivita ̀ di Gesu ̀ e risposta del popolo.

Ogni sezione di questa prima parte inizia con un sommario, cioe ̀ un riassunto dell’attivita ̀ di Gesu ̀ e continua con un episodio nel quale intervengono dei discepoli. Segue uno sviluppo costituito da scene varie. Le tre sezioni terminano con una reazione di incomprensione o di rifiuto: 3,6 (rifiuto da parte dei farisei e degli erodiani); 6,1-6 (incredulita ̀ della gente della sua patria); 8,14-21 (incomprensione dei discepoli). • Seconda parte: 8,31-16,8. Mistero

dell’uomo e andata verso Gerusalemme dove Gesu ̀ si rivela Messia.

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Questa seconda parte, a sua volta, possiamo dividerla in tre sezioni: • Prima sezione: 8,31-10,52.

“Cammino” del Figlio dell’uomo. • Seconda sezione: cc. 11-13. Attivita ̀

di Gesu ̀ a Gerusalemme prima della passione.

• Terza sezione:14,1-16, 8. Compimento della missione di Gesu ̀ e rivelazione del mistero del Figlio dell’uomo.

La prima sezione contiene tre annunci della passione, nonche ́ molte incomprensioni e istruzioni; in essa il termine cammino, come pure i verbi di movimento, rivestono una particolare importanza. Nella seconda, l’attivita ̀ di Gesu ̀ si svolge in un’unita ̀ di tempo di tre giorni e nel quadro della citta ̀ santa o delle sue vicinanza. La terza sezione corrisponde alla Pasqua di Gesu ̀, durante la quale egli muore in croce e viene intronizzato Re-Messia.

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9. Brevissimo vocabolario Alcuni termini sono chiari a molti, altri forse un po’ meno. Ripetiamole tutte, solo per comodità: • Pericope: letteralmente dovrebbe

tradurre questa parola con “tagliata intorno”. E’ la parte del Vangelo che viene proclamata o letta nella Lectio divina, presa da un capitolo del Vangelo.

• Parallelo: è un brano le cui identiche o simili parole sono riprese da un altro evangelista.

• Sinossi (o sinottico): è il riferimento ai tre evangelisti (Luca, Marco e Matteo) che hanno testi e parte in comune. Sinottico significa “con un solo colpo d’occhio”: i tre evangelisti, infatti, sono evidentemente simili.

• Versetto: frase del Vangelo.

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IL CALENDARIO Leggi, prega, ascolta ogni giorno la pericope assegnata così in 100 giorni hai letto e pregato con il Vangelo di Marco! Fai una crocetta a fianco al testo che hai meditato per ricordarti sempre a che punto sei!

o Mc 1,1-8 o Mc 1,9-13 o Mc 1,14-15 o Mc 1,16-20 o Mc 1,21-28 o Mc 1,29-34 o Mc 1,35-39 o Mc 1,40-45 o Mc 2,1-12 o Mc 2,13-17 o Mc 2,18-22 o Mc 2,23-28 o Mc 3,1-6 o Mc 3,7-12 o Mc 3,13-19 o Mc 3,20-30

o Mc 3,31-35 o Mc 4,1-9 o Mc 4,10-12 o Mc 4,13-20 o Mc 4,21-25 o Mc 4,26-29 o Mc 4,30-34 o Mc 4,35-41 o Mc 5,1-10 o Mc 5, 11-20 o Mc 5,21-24 o Mc 5,25-43 o Mc 6,1-6a o Mc 6,6b-13 o Mc 6,14-29 o Mc 6,30-34

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o Mc 6,35-44 o Mc 6,45-52 o Mc 6,53-56 o Mc 7,1-13 o Mc 7,14-19 o Mc 7,20-23 o Mc 7,24-30 o Mc 7,31-37 o Mc 8,1-10 o Mc 8,11-13 o Mc 8,14-21 o Mc 8,22-26 o Mc 8,27-30 o Mc 8,31-33 o Mc 8,34-9,1 o Mc 9,1-8 o Mc 9,9-13 o Mc 9,14-29 o Mc 9,30-32 o Mc 9,33-37 o Mc 9,38-41 o Mc 9,42-50 o Mc 10,1-12 o Mc 10,13-16

o Mc 10,17-22 o Mc 10,23-27 o Mc 10,28-31 o Mc 10,32-34 o Mc 10,35-45 o Mc 10,46-52 o Mc 11,1-11 o Mc 11,12-14 o Mc 11,15-19 o Mc 11-20-26 o Mc 11,27-33 o Mc 12,1-12 o Mc 12,13-17 o Mc 12,18-27 o Mc 12,28-34 o Mc 12,35-37 o Mc 12,38-40 o Mc 12,41-44 o Mc 13,1-4 o Mc 13,5-8 o Mc 13,9-13 o Mc 13,14-23 o Mc 13,24-27 o Mc 13,28-32

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o Mc 13,32-37 o Mc 14,1-9 o Mc 14,10-16 o Mc 14,17-21 o Mc 14,22-26 o Mc 14,26-31 o Mc 14,32-42 o Mc 14,43-52 o Mc 14,53-65 o Mc 14,66-72

o Mc 15,1-5 o Mc 15,6-15 o Mc 15,16-20 o Mc 15,21-28 o Mc 15,29-32 o Mc 15,33-41 o Mc 15,42-47 o Mc 16,1-8 o Mc 16,9-13 o Mc 16,14-20

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