PRATO Book

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•• 12 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011

AcasadiNonnoGiorgioLavisita alQuirinale, unagiornatameravigliosa

IL 6 DICEMBRE la 3ª F è stata avisitare la nostra Capitale. Alle4:45 era prevista la partenza per laCittà; vista l’ora molti di noi sonostati vinti dal sonno. Circa alle9:00 siamo arrivati a destinazione.Lì abbiamo incontrato il Preside,e ci siamo ritrovati circondati daun rettangolo di importanza stori-ca: le mura del Quirinale. La gui-da, molto cortese, ci ha condottiall’ interno dell’edificio.Il Palazzo del Quirinale sorgesull’omonimo colle, il più alto. E’la residenza ufficiale del Presiden-te della Repubblica italiana eduno dei simboli dello Stato. Co-struito a partire dal 1583, è unodei più imponenti palazzi della ca-pitale, sia dal punto di vista artisti-co che da quello turistico. L’attua-le inquilino del Quirinale è Gior-gio Napolitano, Presidente dellaRepubblica dal 15 Maggio 2006.Il palazzo è composto dal corpocentrale, e si sviluppa attorno almasteoso cortile d’Onore. Abbia-mo visitato le varie sale del Palaz-zo. Decorate da lampadari di cri-

stallo (Boemia) e specchi antichi,le sale mostravano “orgogliose”l’incontro di due stili: il barocco eil rococò. Poi, con gli occhi che an-cora non credevano alle mille bel-lezze dinnanzi a loro, abbiamo vi-sitato il museo interno, allestitoin onore dei 150 anni d’italia. Quivi erano i ricordi dei personaggi

che hanno fatto la nostra storia:dai testamenti ai ritratti, dalle ge-sta ai gioielli, dalle curiosità ai bu-sti... insomma, un posto magico.Dopo la visita al Palazzo del Qui-rinale abbiamo continuato la gitaper le strade di Roma. Siamo an-dati a Piazza Trevi, dove abbiamovisto la famosissima fontana. Do-

podichè ci siamo incamminativerso il Pantheon dove ci siamofermati per una pausa. Già prontiper ripartire, siamo andati versogli altri palazzi dell’Istituzione.Dopo la visita al tempio ed il pran-zo a base di pizza e patatine,ci sia-mo recati in un altro luogo digrande importanza, ossia PiazzaNavona.Qui abbiamo trovato decine dibancarelle e venditori ambulanti;alcuni vendevano oggetti natalizio comunque delle festività, altriinvece mostravano giocattoli, fi-schietti o modellini e altri ancorale classiche calamite con la Fonta-na di Trevi.Come ultima tappa, stremati dal-la fatica e con i piedi dolenti, ab-biamo ammirato, qualcuno per laprima volta, il segno della gran-dezza di Roma: il Colosseo. Nelpercorso fatto per raggiungere ta-le monumento, siamo passati pro-prio accanto all’ Altare della Pa-tria, il quale custodisce il MiliteIgnoto, simbolo di tutti i soldatimorti nella Prima Guerra Mon-diale.

NONOSTANTE la gita a Roma, un gruppo di ra-gazzi della classe 3 F il giorno seguente si è recatoad una corsa campestre, organizzata dal Comune. Iragazzi partecipano ogni anno alle gare che vengo-no proposte dai professori perchè ritengono chesia un ottimo modo per avvicinarsi al mondo dellosport, il quale ripaga a piene mani.La gara si è svolta dietro il campo da calcio dellaZenith; essa si organizzava in più mandate. Primacorrevano le classi superiori alternandosi ragazzi eragazze. Successivamente hanno cominciato a cor-rere le prime medie, seguite dalle seconde fino alleterze dove hanno gareggiato i nostri compagni.Gli alunni che hanno partecipato alla campestre so-no: Bernardo Goti (schermitore) e Lorenzo Ciuffa-telli (calciatore); entrambi campioni regionali del-le loro rispettive attività sportive. Il primo ha avu-

to una buona partenza, infatti per i primi cinque-cento metri si trovava in testa, poi, sfortunatamen-te, una caduta gli ha impedito di vincere la gara,ma è riuscito a qualificarsi nelle prime dieci posi-zioni.Il secondo, alla partenza si trovava invece nelle ulti-me posizioni per il blocco postogli dagli avversari.Con spinte e gomitate, è riuscito a qualificarsi nel-le prime cinquanta posizioni. Purtroppo Tomma-so Porporini non ha potuto partecipare per un in-fortunio al piede destro. Lo ringraziamo ugual-mente per il supporto dato ai compagni. Le dueprofessoresse di educazione fisica si sono ritenutesoddisfatte dei propri alunni, che saranno premia-ti con un incremento della valutazione finale.(Redazione: Bernardo Goti, Lorenzo Ciuffatelli,Gaetano Amoroso, Marco Sautariello e MattiaBrienza).

L’INIZIATIVA TANTA FATICAMABUONI RISULTATI ALLA CORSACAMPESTRE PER LE SCUOLE

La«Convenevole»simette ingioco

GRUPPO I ragazzi della III F durante la visita a Roma

REDATTORI INCLASSE

LE LETTERE inviate alPresidente della Repubbli-ca dagli alunni della 3F.Javed A. , Martini F. , ChitiC. , Mocarini V. e Di SantoS. desiderano chiedere alPresidente della Repubbli-ca: - una maggior sicurezzanelle nostre città; - una mi-gliore sicurezza del patrimo-nio; - un impiego per tutti igiovani che cercano un futu-ro sereno. Vorrebbero, inol-tre fare i complimenti alPresidente per tutto ciò cheha fatto e che farà per la no-stra Italia.Claps L. ,Cartei N. e CarliS. hanno chiesto al Presi-dente della Repubblica direalizzare alcuni loro deside-ri : - sconfiggere la crisi convari progetti; - diminuire ilnumero dei parlamentari; -diminuire i costi superfluida parte dei cittadini convo-gliando la spesa su altri fron-ti.Sara, Emma, Tommaso,Erika, Bernardo e Mattiahanno chiesto al Presidentedella Repubblica di: - indi-rizzare la maggior parte delpatrimonio statale alla scuo-la per migliorare alcune co-se come la mancanza di sus-sidi didattici; - la mancanzadi personale addetto all’igie-ne e alla pulizia dell’edifi-cio.Ciuffatelli L., AmorosoG.,Luccarelli A., Tosa S.,hanno chiesto al Presidentedella Repubblica, nella suaautorevolezza d’intercedereper indirizzare i giovanid’oggi verso una passioneche li accomuna: la musicapassata. Potrebbe essere unprogetto interessante, attra-verso anche oggetti pratici (libri, portaoggetti...). Ciò av-vicinerebbe i giovani d’oggia entrare nei panni di colo-ro che hanno vissuto inquest’epoca straordinaria.

Scuola

ConvenevolePrato

RAGAZZI Un gruppo diragazzini alla corsa campestre

LA REDAZIONE: Gaetano Amoroso, Mattia

Brienza, ClarissaCapobianco, SimoneCar-

li, Niccolò Cartei, Giulia Chen, Chiara Chiti,

RebeccaCirilli, LorenzoCiuffatelli, Loren-

zoClaps, GiadaCraparo, SaraDi Santo,Ma-

riafrancesca Gabino, Bernardo Goti,

Abroo Javed, SaraLanni, Andrea Luccarel-

li,WilliamMancini, FrancescaMartini, Va-

lentinaMocarini, TommasoPorporini, Em-ma Quiriconi, Marco Sautariello, BeatriceSulas, Samuele Tosa, Erika Zampieri.L’insegnante tutor professoressa Cateri-na Cafarelli. Preside: Valerio Bandini.

RIFLESSIONI

Le lettereal presidenteNapolitano

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••13CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011

Ledistanze si accorcianoIlmondoè semprepiùunito grazie al fenomenodella globalizzazione

PENSATE davvero di sapere checos’è la globalizzazione? Bastaguardare la televisione, navigaresu internet o leggere un quotidia-no per incontrare questa parola.Ma cosa significa veramente?Il termine globalizzazione derivadall’unione di “economia globa-le” e “integrazione” ed è stato in-trodotto per riferirsi ai cambia-menti che stava subendo l’econo-mia a livellomondiale. Col tempoil suo significato si è ampliato eoggi si riferisce ad un fenomenoche ha cambiatomolti aspetti del-la nostra vita. A determinare i no-stri cambiamenti sono lemultina-zionali, grandi aziende che produ-cono e vendono prodotti e serviziin tutto il mondo.La vita di noi tutti oggi sta suben-do un processo di omologazione.Molti aspetti della nostra esisten-za si stanno uniformando, comese in ogni paese del mondo si se-guisse uno stesso modello: inogni posto vanno di moda le stes-se cose, si sentono le stesse canzo-ni, troviamo gli stessi cibi, ci piac-ciono gli stessi passatempi. Cosìsi può dire che una persona cheviaggia oggi si senta dappertutto a

casa sua, perché ovunque trovagli stessi prodotti.Colmiglioramentodelle vie di co-municazione e grazie alle nuovetecnologie, le distanze si sono ac-corciate: il globo è diventato ununico grandemercato e perciò tut-ti ci assomigliamo sempre di più.Il mondo, in qualche modo, è di-ventato più unito.

Ma la globalizzazione è un feno-meno positivo o negativo?Le multinazionali stabiliscono leloro sedi in zone povere del mon-do. Spesso lì trovano materie pri-me a buon prezzo, governi che of-frono vantaggi e la manodoperacosta meno. Le persone che sonoa favore della globalizzazione pen-sano che così si creino posti di la-

voro nei paesi in via di sviluppofacendo diminuire la povertà eche, grazie alla circolazione diidee e informazioni, la globalizza-zione metta i popoli di fronte anuove realtà e favorisca cambia-menti culturali positivi.Altre persone attribuiscono allaglobalizzazione responsabilità dimolte conseguenze negative. So-no nati così gruppi e associazioniche nel loro insieme formano ilmovimento no-global e che inmolte occasioni manifestano coniniziative di protesta contro lemultinazionali e ciò che è legatoai processi di globalizzazionedell’economia. Questi movimentisostengono che la globalizzazionestia facendo arricchire ancora dipiù i paesi già ricchi,mentre i pae-si poveri non ne ricavano occasio-ni di sviluppo: le multinazionalisfruttano luoghi e popolazioni,creando benefici apparenti e nonduraturi, e spesso danni all’am-biente.La globalizzazione dunque, fa or-mai parte della nostra società, manon tutti apprezzano la sua com-pagnia.

COME vivevano i nostri nonni? Che abitudini eche aspirazioni avevano? Noi della III C ci siamoposti queste domande e per questo abbiamo fattoun’intervista al “nonno” Giovanni Gistri, carabi-niere in pensione, nato nel 1923.Come trascorreva il suo tempo libero e che abitisi portavano quando era un ragazzo?«Quando avevo la vostra età trascorrevo ilmio tem-po libero con gli amici delmio paese; i giochi prefe-riti erano il pallone, con il quale giocavamonell’aia del contadino, e le carte. D’estate invecepassavamo il tempo a fare il bagno nell’Arno. Il sa-bato andavamo alla casa del fascio per l’addestra-mento da carabiniere. Vestivamo con i pantalonialla moda, cioè alla zuava».Come faceva a mettersi in contatto con i suoiamici?

«Mimettevo in contatto con amici e parenti andan-do a piedi alle loro case. Poi mi hanno comprato labicicletta e mi spostavo con questo mezzo».Senza apparecchi elettronici, come faceva ad in-formarsi su ciò che succedeva nel mondo?«L’unico modo per informarmi su ciò che accade-va era andare al circolo del paese e ascoltare la ra-dio che trasmetteva le notizie; oppure leggere ilgiornale che il bottegaio metteva a disposizione ditutti».Si allontanava spesso dalla sua città? E con qua-li mezzi?«Per spostarmi da unpaese all’altro utilizzavo, a se-conda della distanza, la bicicletta o la carrozza coni cavalli. L’allontanamento dal mio paese comun-que avveniva raramente: mi spostavo solo in casodi visite a parenti o amici oppure per andare al ci-nema».

L’INTERVISTANONNOGIOVANNI, 88 ANNI, RACCONTA COME SI VIVEVA QUANDOERARAGAZZO

Quando i pantaloni alla zuavaeranodimoda

PANGEA Quando i continenti erano tutti uniti

REDATTORI INCLASSE

Scuola

PierCironiPrato

INTERNET è molto im-portante nel mondo odier-no enel fenomenodella glo-balizzazione. Può avere in-fatti vari scopi: chi lavora inborsa lo usa per comprare evendere azioni da paesi lon-tani e uno studente può ap-profondire le proprie cono-scenze sentendo le opinionidi persone che non conosce.Ma la rete può essere usataanche per il divertimento,giocando con gente che vi-ve in posti lontani del mon-do.Un ruolo fondamentale perle comunicazioni via inter-net lo ha Facebook. Graziea questo social network riu-sciamoa rimanere in contat-to con più persone nellostesso momento, sentendo-ci più vicini anche con chisi trova a chilometri e chilo-metri di distanza. Inoltre lenuove tecnologie permetto-no di fare una videochiama-ta tramite la webcam con al-tra gente, in modo da poterparlare con una persona evederla nello stesso tempo.Internet ha vari pro e con-tro. Un vantaggio può esse-re il fatto che ci fornisce in-formazioni di ogni tipo, conla possibilità però che que-ste ultimepossano essere fal-se, dato che non sempre sipuò verificare l’autenticitàdelle fonti. Inoltre uno deimaggiori rischi di internetè il fatto che crei dipenden-za: spesso i giovani preferi-scono rimanere chiusi in ca-sa e navigare nelwebpiutto-sto che uscire all’aria aper-ta.Così internet è una grandeinvenzione, che però va sa-puta usare nella manieracorretta.E allora? Navigare sì, maconmoderazione.

LATESTIMONIANZA

Giovanni Gistri, classe 1923

ECCO i nomi degli alunni della classe III Cdella scuola secondaria di primo gradoPier Cironi che hannopartecipato alla rea-lizzazione della pagina.Giancarlo Aidara, Giulio Bardazzi, Cristia-

noBiacchessi,MoniqueBianco, IreneCam-melli, Liyi Chen, Andrea Cirillo, Laura Ci-rillo, Simone De Feo, Francesca Giannelli,Fransi Hamolli, Darko Kocev, FrancescoLucianò, Cosimo Lunetti, Giulia Marino,

Francesca Nencetti, Simona Russo, Luca

Scatizzi, Manuel Sesti, Xhesi Skota, Lucia

Pia Stirparo, Serena Zhao, Rachele Zizza-

mia. Professoressa tutor Barbara Duccini.

APPROFONDIMENTO

Internet:un’arma

adoppio taglio

Page 4: PRATO Book

•• 10 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011

Vernio, la scuoladelbenessereStretching in classeprimadelle lezioni e fumo fuori dai cancelli

A CHI, seduto da diverse ore adun banco o ad una scrivania, nonè mai capitato di sentire un’im-mensa voglia di sgranchire le gam-be e allungare i muscoli? A Ver-nio si sta cercando di dare una ri-sposta a questa naturale esigenzafisica: pochi minuti di stretchingin classe due volte al giorno, tuttii giorni; questa è l’iniziativa presadall’Usl 4 di Prato e dall’IstitutoComprensivo Sandro Pertini diVernio dove dodici classi (tra ele-mentari e medie) stanno speri-mentando questa nuova “mate-ria” rivolta a correggere la scorret-ta postura che si assume passandomolto tempo chinati sul banco.Il modo migliore, infatti, per evi-tare l’insorgere di malattie legatealla scorretta postura è appunto laprevenzione. A questo scopo i do-centi, dopoun’adeguata formazio-ne e, servendosi di cartelloni cheillustrano i vari esercizi, fanno fa-re agli alunni pochi minuti distretching. Questo, oltre a correg-gere la postura, dovrebbe anche ri-lassare i ragazzi e permettere lorodi sciogliere la tensione accumula-

ta durante la lezione. Inoltre ilprogetto di «educazione alla salu-te» sempre in collaborazione conla Usl 4 promuove un’altra inizia-tiva che mira ad insegnare ai ra-gazzi corretti stili di vita: la San-dro Pertini sarà la prima scuolanel comprensorio Vernio-Prato apotersi presto definire «scuola li-

bera dal fumo».

A SEGNALARLO a studenti, ge-nitori e visitatori sarà una targa af-fissa fuori dal cancello, frutto del-la creatività di alcuni alunni dellascuolamedia: unanuvoletta bian-ca intenta a scacciare unanubene-ra, simbolo sia del fumodi sigaret-

ta sia in generale di tutti gli atteg-giamenti negativi che danneggia-no la nostra salute.L’insegna invi-terà tutte le persone a non fumareall’interno del perimetro scolasti-co, compreso il giardino circostan-te l’edificio. Questa iniziativa mi-ra a dissuadere gli adulti dal fuma-re in quanto essi sonomodelli im-portanti per i ragazzi sia nei loropunti di forza che in quelli di de-bolezza. Ilmessaggio che si inten-de far passare, secondo il dottorLuciano Gheri, psicologo dellascuola, è questo: «Un corretto sti-le di vita e il non uso di sostanzecome il fumo ci fa stare megliocon noi stessi e con gli altri».Gheri inoltre aggiunge: «La Uslorganizza questi progetti per tute-lare la vita dei cittadini, soprattut-to dei più giovani: infatti se il vi-zio del fumo viene preso da ragaz-zi perderlo è molto difficile. Inol-tre iniziare a fumare in giovaneetà rende più vulnerabili anche al-la dipendenza da droghe e alcol».Queste iniziative non sono chetentativi per far si che nelle scuolevi sia uno stato dimassimobenes-sere fisico, mentale e sociale.

QUANDO si è accesa la prima sigaretta? Perchè siè deciso di provare il gusto del fumo?Quanti geni-tori in casa fumano?Le classi terze dell’ Istituto Comprensivo StataleSandroPertini diVernio hanno effettuato un’inda-gine per approfondire il rapporto deimembri dellapropria famiglia col fumo. Da queste interviste èstato possibile stilare una piccola statistica.Le persone attualmente prese come campione so-no 316 tra i quali 80 (il 25.50%) sono risultati fuma-tori e 55 sono ex fumatori. Si è smesso di fumareper tutelare la salute, perchè sempre più luoghipubblici lo vietano e anche perchè il vizio del fu-mo può incidere anche sul budget familiare.Oltre al numero di fumatori ed ex-fumatori l’inda-gine ha voluto individuare l’età in cui si è iniziatoa fumare e i motivi che hanno spinto verso questascelta.

E’ STATO riscontrato che l’età media in cui que-ste persone hanno iniziato a fumare è 17 anni, manon manca chi ha cominciato anche in tenera età(10/12 anni).Fra i motivi principali che spingono un giovanead accendere la sigaretta vi sono il desiderio di“sentirsi più grandi”, essere al centro dell’attenzio-ne, omologarsi al gruppo di amici e non venireemarginati, dimenticare i problemi personali maanche la semplice curiosità di provare sensazioninuove.Infine, anche le fiction televisive e il cinema mo-strano personaggi con la sigaretta fra le dita e so-prattutto sul pubblico giovanile, il desiderio di im-medesimarsi in quel personaggio può portare a vo-ler provare il fumo.

LA STATISTICA INDAGINE SUUN CAMPIONE DI 316 PERSONE: COME È COMINCIATO IL RAPPORTO CON LE “BIONDE”?

Sigaretta, il vizio inizia in casae congli amici

VIGNETTA Il fumo è tenuto rigorosamente alla larga

REDATTORI INCLASSE

ALUNNI in cattedra per in-segnare ai coetanei l’educa-zione alla salute. Ricomin-cia la peer education, il pro-getto dell’Usl di Prato incollaborazione con l’Istitu-to comprensivo SandroPer-tini. Questa iniziativa nascedall’esigenza di prevenireinmododiverso i comporta-menti a rischio degli adole-scenti: fumo, alcol, droghee cattiva alimentazione.L’obiettivo è aiutare i ragaz-zi a riconoscere i condizio-namenti sociali che spingo-no ad adottare stili di vitadannosi per la salute, qualiil tabagismo. I maggiori fat-tori di influenza per gli ado-lescenti sono rappresentatidalle amicizie, dai modellifamiliari e dalla pubblicità.Ed è proprio sulla forza per-suasiva del gruppodei coeta-nei che il progetto si propo-ne di agire: infatti non sonoprofessori o esperti a guida-re l’attività ma studenti del-le classi terze chiamati ap-punto “peers” (pari).Gli studenti prescelti svolge-ranno a gennaio un corsoformativo con il dr. Lucia-no Gheri e Lucia Tronconi,formatrice dei progetti diEducazione alla Salutedell’Usl.

UNA VOLTA formati, i pe-ers svolgeranno nelle classiseconde tre lezioni durantele quali verrà redatto un de-calogo sui sani comporta-menti e saranno prodotti al-cuni materiali come cartel-loni e slogan. Il progetto ter-minerà con un campus,un’uscita di due giorni incollaborazione con l’AltaviaTrekking di Prato. Qui i ra-gazzi saranno coinvolti indiversi giochi di squadra. Ilpranzo, sarà costituito da ci-bi freschi e genuini, per edu-care ad una corretta alimen-tazione.

ScuolamediaScuolamedia

AlighieriAlighieriVernioVernio

FORMAZIONE

Studenti-tutorcon lapeereducation

DISTRIBUTORE

Un self service di sigarette

GLI STUDENTI cronisti: La pagina è statarealizzata per la 3B: Amicucci, Bartoloni,Biagioli, Cangioli, Carmagnini, Cauteruc-cio, Cecconi, Chiaramonti, Corsi, Erizma,Ferrarello, Ghrairi, Gori, Gualtieri, Gurie-

ri, Lena, Maglione, Marinaccio, Mensurati,Minelli, Peroni, Pieratti, Pieri, Querci, Ste-fan, Timpano. Per la 3A: Bagni, Baldini,Ballini, Bartolini, Bertucci, Biagi, Bogani,Bolognesi, Brachi, Corriere, De Biasi, Do-

ti, Elmi, Gaeta, Gurieri, Logli, Morganti,Muka, Pelagatti, Pucci, Saidi, Salvatore,Silvestri, Toccafondi, Venuto, Volpe, Zulfa-nelli. I docenti tutor sono Sara Galantuccie Vincenzo Mauro.

Page 5: PRATO Book

••11CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011

Chi si prende curadi loro?Unagiornata al canile: tanteemozioni, tra lacrimeesorrisi

AVETE mai provato a guardarenegli occhi dei cani in gabbia?Noi sì, e vi assicuriamo che nessu-no ha resistito congli occhi asciut-ti. E c’è da dire che il canile di Pra-to è davvero ben tenuto; ospita uncentinaio di cani, accuditi e con-trollati da volontari. La struttura,esistente da circa trent’anni, è co-munale ed è gestita dall’associa-zione “Qua la zampa”. Quello checolpisce quando si entra nel cani-le è l’impegno dei volontari e de-gli addetti, che mantengono lastruttura sicura e adatta per ognitipo di animale. Le gabbie sonocapienti e i cani hanno a disposi-zione un giardinetto in cui corre-re. Inoltre il canile si appoggia adun gruppo di veterinari esterni,che tengono sotto controllo la sa-lute delle bestiole e le curano semalate. All’interno del canile pos-siamo trovare vari tipi di cani,che aspettano con ansia di essereadottati da un padrone che siprenda veramente cura di loro.Gli ostacoli maggiori per questiamici sono la vecchiaia, ma soprat-

tutto la gente che li abbandonaper la strada o davanti al cancellodel canile. I fondi sono sufficientiper mandare avanti la strutturasenza troppi problemi e la mag-gior parte delle sovvenzioni vienedal Comune, a cui si aggiungonodonazioni da altre associazioni.Tutti possono contribuire, portan-

do cibo come scatolette oppure og-getti utili come coperte e ciotole,donando soldi via internet e com-prando il loro calendario. L’ado-zione dentro il canile è fatta dapersone di tutte le età e gli ospitiche sono scelti più facilmente so-no i più giovani e i meno ingom-branti. Ogni anno sul nostro terri-

torio vengono adottati circa centocani, ma purtroppo ne vengonoabbandonati altrettanti. Chi trovaun cane abbandonato, può chia-mare direttamente il canile. I vo-lontari controllano se l’esemplareha il microchip, che permette dirisalire al padrone attraverso gliarchivi dell’Asl e lo ospitano persessanta giorni; se entro quel limi-te di tempo il proprietario non sipresenta, il cucciolo rimanenel ca-nile e può essere adottato. Nel da-re in adozione i cani, i volontariscelgono l’animale giusto in baseal carattere delle persone e, perevitare il fenomeno del riabbando-no, consigliano ai futuri padronidi “pensarci dieci volte prima in-vece che una dopo!”. Per chi è in-teressato il canile è aperto tutti igiorni, anche la domenica, dalleotto alle tredici e dalle quattordicie trenta alle diciassette e trenta. Ivolontari sono sempre disponibi-li e per informazioni è possibileconsultare il sito:www.canilerifu-gioprato.it, dove compaiono tuttele indicazioni utili e i numeri deivolontari.

DAVVERO innovativa è l’idea dell’associazione“Una Uomo-Natura-Animali” di istituire un cor-so di formazione per i volontari del canile, promos-so dal Cesvot, che si chiamerà «Gabbie Aperte». Ilcorso, come ci spiega Francesca Gheri, psicologacoinvolta nel progetto, vuole approfondire la cono-scenza dei cani in tutti i loro aspetti per una gestio-ne più corretta all’interno del canile e per diminui-re il fenomeno sempre più frequente del riabban-dono dopo l’adozione.

In base a cosa avviene la scelta di un cane daparte del padrone?

«La scelta di un cane è spesso poco razionale: lapersona è pervasa da moti emotivi (la vista di uncucciolo o il ricordo di un vecchio amico a quattrozampe che non c’è più) e a volte sono lasciati insecondopiano dati di realtà importanti, quali lo sti-

le di vita, il contesto domestico, le relazioni familia-ri che coinvolgeranno appieno la diade cane-padro-ne».

Questeconsiderazioni comepossono influen-zare il lavoro dei volontari?

«E’ importante che i volontari del canile imparinoa indagare le caratteristiche emotive e di vita dellepersone intenzionate ad adottare un cane, così dapoter consigliare l’amico più adeguato al fine diuna convivenza serena per entrambi».

Quali sono gli obiettivi specifici del corso?«Il corso vuole insegnare i metodi e le tecniche perdiminuire lo stress dei cani in gabbia e aumentareil loro benessere. Allo stesso tempo intende forni-re le competenze basilari per gestire l’incontro coni futuri proprietari, capire cosa cerchino esattamen-te e comunicare efficacemente come affrontare ipossibili problemi post-adozione».

IL PROGETTOPRESTO AL VIA IL NUOVO CORSODI FORMAZIONE PER VOLONTARI DI CANILE

’Gabbieaperte’, il canegiustoper ogni famiglia

UMORISMO Chissà cosa farebbero gli animali al posto nostro

REDATTORI INCLASSE

AL CANILE si trovano ca-

ni di ogni età. Menta, un ca-

ne da caccia abbandonato a

causa di una zampa ferita

che non gli avrebbe permes-

so di essere un abile caccia-

tore, è stato avvistato in pro-

vincia di Prato pochi giorni

fa, che gironzolava solo per

i campi.

Un uomo si è preso cura di

lui per quindici giorni, pe-

rò, non potendosi assumere

la responsabilità di tenerlo,

loha portato al canile diPra-

to proprio mentre lo visitia-

mo. Ora il cane cercherà di

crearsi una nuova vita; per

il momento si è ritrovato in

una gabbia senza capirne il

motivo. E’ confuso, sente

abbaiare centinaia di cani

intorno a sé. Fa molta pena

e tenerezza.

Speriamo solo che un gior-

no riesca a trovare un padro-

ne onesto che si prenda ve-

ramente cura di lui e gli vo-

glia bene. «Lasciare Menta

è stato molto difficile, mi è

venuto anche da piangere,

ma purtroppo non posso te-

nerlo, nonostante mi abbia

fatto molta compagnia» rac-

conta il signore che l’ ha ac-

cudito in questi quindici

giorni.

Tilda, al contrario di Men-

ta, vive nel canile da diciot-

to anni. La nostra amica a

quattro zampe, vista l’età

avanzata, sta in una casetta

per i cani più anziani. Nes-

suno ha voluto adottarla

perché è un cane di grande

taglia ed ora è inferma e

non può muoversi dalla sua

cuccia, tanto che i volontari

devono imboccarla per farla

mangiare.

Scuolamedia

SanNiccolòPrato

ADOZIONE Uno degli amici aquattro zampe del canile di Prato

ECCO I redattori in classe della III A di SanNiccolò: Francesco Agostini, Niccolò Balli,ClarissaBardazzi, LorenzoBini, Mario Bo-nechi, Rebecca Cecconi, Emanuele Corti,Lisa Delle Rose, Filippo Giagnoni, Ludovi-

ca Gori, Margherita Iannelli, Riccardo In-nocenti, Rachele Mariotti, Viola Melani,Alessandro Mercantelli, Beatrice Pacini,Alessia Panerai, Virginia Passini, MattiaPierozzi, Caterina Tatti, Virginia Ucchino.

I docenti tutor che seguono il progetto so-

no Francesca Galli e Paolo Puggelli, sotto

la supervisione del dirigente scolastico

Alessandra Bardazzi.

LESTORIE

VeteraniomatricoleAvoi la scelta

Page 6: PRATO Book

•• 10 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012

Elena e Leonetto: due cuori, un’arcaL’amoreper l’arte legavaquei personaggi dai caratteri opposti

GLI ARTISTI spesso vengonoconsiderati come figure perfetteanziché come uomini. LeonettoTintori, pittore e scultore, ne erala prova vivente, conoscendol’amore che lui provava per lamo-glie. Un amore esemplificato inuna frase da lui stesso pronuncia-ta con grande trasporto: «In tuttele luci, con tutte le materie possi-bili ho cercato me stesso in Ele-na». Siamo entrati nella sua vital’anno scorso tramite la partecipa-zione ad un progetto offerto dalcomune di Prato. Non sapevamoche oltre quel cancello, che deli-mitava una villa di campagna, cifosse tutto un mondo da esplora-re. Il giardino caratterizzatodadu-ne, è disseminato da sculture inceramica e in bronzo, tra le qualiunmaestoso elefante. Tintori, pri-ma di diventare l’artista noto aPrato, era un semplice garzone in-gaggiato da un fattore, poi appren-dista in unamodesta filanda e do-po commesso fattorino di merce-ria. Alla sera frequentava la scuo-la d’arte “Leonardo”, dove incon-trò Elena Berruti, la futura mo-glie. L’amore per l’arte legava idue, anche se i loro caratteri era-

no diversi. Lui schivo e silenzio-so: non che fosse scorbutico, maera un uomo di poche parole; leiestroversa, le piaceva conoscerenuove persone, che spesso invita-va a cena. Tutto cominciò nel1935 quando, durante una passeg-giata a Vainella, rimasero affasci-nati da una casupola piccola e di-roccata con un po’ di terreno cir-

costante. Era da tutti definita «lacasa delle buche» poiché situatain una zona nella quale preceden-temente era attiva la Fabbrica Fe-lici che estraeva l’argilla per fab-bricare le stufe in cotto. Ma comecomprare quella casa? Per un col-po di fortuna a Leonetto venneroofferti 1200 lire per restaurare gliaffreschi in Duomo di Filippo

Lippi: un lavoro importante chelo rese famoso nella città, portan-dolo anche a restaurare la casa diFilippino Lippi (all’inizio di viaMagnolfi) e dimolte sue opere, al-cune delle quali visibili al MuseodiPitturaMurale.Grazie alla nuo-va attività, i coniugi arredarono lacasa con gusto artistico ma anchecon alcuni “vizi” come un’ampiapiscina rettangolare, ora sostitui-ta dall’attuale Laboratorio per af-freschi. Negli ultimi anni dellasua vita, Leonetto costruì un’arcanel giardino, non una sculturaqualunque, bensì una tomba nel-la quale avrebbero trovato riposole sue ceneri e quelle di Elena.Le-onetto realizzò due sculture che liraffiguravano, vuote all’interno econ uno squarcio sotto lo sterno,a rappresentare le anime libere:Elena tiene in mano un mazzo difiori, segno della sua passione peril giardinaggio. ProbabilmenteLeonetto costruì un’arca perchéad Elena piaceva molto il mare, operché l’arca è simbolo della vita,che continua anche dopo la mor-te.Oggi la casa è diventata unmu-seo, visitabile su appuntamentocontattando l’ Associazione “La-boratorio perAffrescoElena eLe-onetto Tintori”di Vainella.

ABBIAMO incontrato Iva Toccafondi, minuta edistinta signora, orgogliosa di raccontarci i suoianeddoti sull’artista.

QuantianniavevaquandohaconosciutoTin-tori?

«Vivevo in una casa comunicante con quella diTintori e di Elena Berruti. Ho dei ricordi vaghiche iniziano nel 1945, all’età di tre anni. I tedeschiavevanomesso una contraerea dietro casa, che allo-ra era la sede delle BelleArti, e imiei nonni ne era-no i custodi. Poi arrivarono gli americani eTintoritornò a lavorare nel suo studio, sopra la mia came-retta. Ogni tanto scendeva e mi diceva: “Puoi can-tare più pianoper favore? Sto creando”. Elena eLe-onetto, dopo che la luce tornò (durante la guerraera stata tolta), iniziarono ad invitarmi a cena e ri-cordo che, vicino aNatale, Leonettomi regalò del-le statuine per il presepe che aveva fatto qualchegiorno prima».

L’hamai visto lavorare? Cosa ha provato?«Quando lavorava non volevo disturbarlo, era co-me un secondo padre per me. Spesso mi capitavadi vedere le sculture plasmate dalle sue mani posi-zionate nel giardino.Mi piaceva osservarlomentrecreava. A volte provò ad insegnarmi a disegnare oa fare piccole sculture: mi sento fortunata ad aver-lo conosciuto».

Quando è tornata nella casa, che emozioniha provato?

«Trovarmi lì dentro è stato come fare un tuffo nelpassato,mi sembrava di rivedereLeonetto che pas-seggiava in giardino con suamoglie e io che invecegiocavo con l’erba, dove ora si trova l’arca. Tutti iricordi sono tornati a galla, come se fossi rimastaquella piccola bambina che ascoltava con attenzio-ne i Tintori raccontare dei loro viaggi all’estero odelle loro opere. E’ stato magico».

L’INTERVISTA ECCO I RICORDI DI IVA TOCCAFONDI, “FIGLIA ADOTTIVA” DEL GRANDE ARTISTA

Un tuffonel passato con il geniodi Tintori

ULTIMA OPERA L’arca dove sono conservate le ceneri dei due coniugi

REDATTORI INCLASSE

«LA PITTURA scorre nelsangue di Elena sempre. Se-duta scomoda su uno sco-glio davanti al mare e im-mersa nei cespugli del bo-sco. Goccia fra le onde dellesue marine, fronda nel bo-sco, fiore tra i fiori effondein esaltata contemplazionequanto raccoglie nel suo ab-bandono». Leonetto Tinto-ri usa amabili parole per de-scrivere la moglie. Nata il23maggio 1909 aMontevar-chi, la Berruti si trasferiscea Prato per seguire il padre,professore di francese alConvittoCicognini. Sogget-to frequente nei suoi qua-dri, che firmava T. Elena, èla natura morta (in partico-lare i fiori). Era infatti ap-passionata di giardinaggio:i suoi fiori preferiti erano igiaggioli.Dipingeva su falsi-te con pittura ad olio e im-piegava solo treminuti a raf-figurare i fiori, che chiama-va “ripulitura di pennello”.L’amore per i fiori emergeanche dalla scultura che leha dedicato Tintori, oraall’interno dell’Arca. Erauna donna molto bella e lepiaceva vestirsi in modonormale per noi,mapartico-lare per quell’epoca: infattiportava volentieri i pantalo-ni, un abbigliamento nonconsono per una donna del-la primametà del Novecen-to. La sua estrosità si mani-festava anche in alcuneocca-sioni ufficiali: si raccontache alla presentazione diuna mostra indossasse unturbante. Talvolta scappavadi casa senza preavviso perrifugiarsi nell’adorata resi-denzamarinadiQuercianel-la, dove maggiore era l’ispi-razione per via della quiete.Forse l’unico suo sogno,mai condiviso da Leonetto,è stato quello di trascorrerela vita interamente al mare,la sua vera passione.

Convitto nazionaleConvitto nazionale

CicogniniCicogniniPratoPrato

MEMORIE La piccola Iva conElena sulla porta di casa Tintori

ECCO i redattori in classe della III B delConvittoCicognini che si sono occupati del-la stesura della pagina: Eleonora Bartoli-ni, Allegra Bechi, Edoardo Biagini, AlessiaBresci, Elena Cartei, Carlotta Colzi, Simo-

ne Corti, Edoardo De Luca, Simone Ding,MarcoDipace, GaiaFanti,Maria Vittoria La-neve, Ylenia Levanto, Francesco Mancan-telli, DorianaMoretti, Giovanni LorenzoOt-tanelli, Alessio Palmieri, Matilde Perini,

Sara Pierattini, Marco Pierozzi, FrancescoPratesi, Giulia Videtta, Angelo Zhan, ZhuZhiwei, Hao Fu Zheng. La docente tutordel progetto è Paola Puppo, il rettore del-la scuola è il professor Daniele Santagati.

ILPERSONAGGIO

LadyBerrutiunamusa

conpersonalità

Page 7: PRATO Book

••11CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012

Quando lamoda faepocaIl punto di vista degli adolescenti: pregi e difetti di unmondo complesso

PRATO, 30 novembre 2011: neilaboratori dellaNTT (NextTech-nology Tecnotessile) viene pre-sentato il progetto Otir 2020, ilnuovo Polo dell’Innovazione re-gionale della moda, nato per rida-re competitività alle aziende tosca-ne del settore. Questa notizia, tro-vata in rete, ci ha inorgogliti, inquanto pratesi, e ci ha fatto riflet-tere su un tema, che, forse, solo ap-parentemente è effimero e futile:la moda, appunto. Ci siamo chie-sti che funzione abbia per noi gio-vani la moda e ci siamo resi contoche, forse, il modo in cui la inten-diamooggi non èun concetto tan-to “nuovo”.

DI CERTO, l’uomo primitivonon la conosceva: coprirsi, per ri-pararsi dal freddo, era solo un bi-sogno primario. Ma, ben presto,lamoda ha distinto e rappresenta-to ogni società, in ogni epoca, congli abiti ricamati degli Egizi, i chi-toni e i pepli dei Greci, le tunichee le toghe dei Romani, dalla cuilingua, il latino, deriva la parolastessa, “modo,maniera”, le teben-

ne degli Etruschi, gli abiti econo-mici della Rivoluzione Industria-le, quando anche i ceti più bassipossono permettersi di “essere al-la moda” e la moda diventa acces-sibile a tutti. E così via, fino al no-stro secolo: abiti da uomo per ledonne che, durante la PrimaGuerra Mondiale, restano sole e

svolgono anche lavori maschili;abbigliamenti “uniformanti”, co-me jeans, minigonna, bikini, perl’ideale di uguaglianza degli anniSessanta; abiti colorati e bizzarri,tuniche e camicioni multicolori,fiori sgargianti, per gli Hippy de-gli anni Settanta; “made in Italy”,con stilisti come Armani, Dolce

&Gabbana eVersace, per gli anniOttanta; stile sobrio, vicino a quel-lo attuale, comodo ed elegante,ma sempre “firmato”, negli anniNovanta. Insomma, ogni epoca siriconosce anche per lo stile della“sua”moda!E questo ci riporta al-la domanda iniziale: che funzio-neha lamoda?E’ espressione, cre-atività e libertà o, al contrario,condizionamento, trappola, omo-logazione, segnale di conformi-smo? Forse, non è del tutto nél’una, né l’altra cosa.

E’ VERO che, per noi ragazzi, es-sere alla moda è spesso un modoper sentirci uguali agli altri, pernon essere “diversi”, per giocare adiventare, attraverso il look, an-che chi non siamo e veramentevorremmo essere, ma, forse, ci dàanche qualcosa in cambio. E’ laprima forma d’arte che conoscia-moda vicino e ci aiuta anasconde-re o mostrare “pezzi” di noi e del-la nostra identità, ogni volta chefacciamo una scelta, ogni voltache, tra i tanti stili proposti, nepreferiamo e adottiamo propriouno, e non un altro!

SOS emergenza peso. Nella vita quotidiana biso-gna impegnarsi per raggiungere il massimo dei ri-sultati. Ma è giusto mettere a rischio la salute purdi essere alla moda? Qual è il prezzo che le modellepagano per essere perfette? Non è un segreto chesono disposte a privazioni enormi. Ne è un esem-pio il cake sniffing cioè annusare le torte: una tecni-ca in uso per ‘saziarsi’ in maniera virtuale. La spa-smodica ricerca di corrispondere a certi canoni diperfezione, ha causato il sorgere nel settore moda enell’intera società di gravi patologie: anoressia e bu-limia. E, purtroppo, è facile trovare sul web raccon-ti di adolescenti che considerando l’anoressiaun’amica, da difendere. Vengono dati pericolosiconsigli per dimagrire velocemente, si esortano leragazze e i ragazzi a rifiutare il cibo, minimizzando

le conseguenze. Per fronteggiare questi problemi,alla vigilia della settimana della moda è uscita lacampagna “100% fashion, 100% salute” in collabo-razione con l’Aba, che aiuta persone affette dallemalattie alimentari. Tra le tante associazioni ne ènata una formata da parenti delle vittime: la ‘Loo-king glass fondation’, che esamina l’influenza chepuò avere lo specchio sulla vita delle persone. Lamoda pretende modelle magrissime: stereotipi enon persone, perciò il modello da seguire è “magroe bello”. Ciò genera un eccesso di perfezionismo siaverso se stessi come desiderio di eccellere, sia undisagio sociale nella convinzione di essere accettatidagli altri solo se perfetti. Il nostro vuole essere unurlo di aiuto: lamoda quando crea dipendenzamet-te in pericolo la vita, un dono prezioso.Non cercatenella magrezza estrema la perfezione!

APPROFONDIMENTO IL PERFEZIONISMO UNA SPINTA PER RIUSCIRE, SE ECCESSIVO DIVENTA PERICOLOSO

Belle a tutti i costi: rischi e conseguenze

VIGNETTA La moda vista con gli occhi degli adolescenti

REDATTORI INCLASSE

A SCUOLA abbiamo con-dotto un sondaggio sul rap-porto di noi ragazzi con lamoda, a cui hanno parteci-pato le classi terze. Cosa èemerso? Non è una sorpre-sa che i capi d’abbigliamen-to preferiti sono le felpe egli immancabili jeans(60%). Nel guardaroba deiragazzi non possonomanca-re gli accessori: 25% orec-chini, 10% collane, 25%sciarpe, 10%borse, 15% cin-ture, 5% cappelli, 10% oc-chiali. I colori che prevalgo-no sono il blu e il nero. Il40% ha dichiarato che, perun acquisto-investimento,sceglie le scarpe, a costo dirinunciare alla paghetta perun mese. Inoltre, alla do-manda se si è soliti vestirecon abiti firmati, il 40% hadetto di sì.Maper quanto ri-guarda lo stile personalenessuno si è dichiarato ‘truz-zo’ o ‘alternativo’: il 65% ri-tiene di avere uno stile spor-tivo, il 35% uno stile casual.Il sondaggio ha messo inevidenza che i nostri compa-gni si considerano “modaio-li”, ma con uno stile del tut-to personale: decidono gliabbinamenti da fare,mesco-lano i capi, sono interessati,ma non si sentono schiavidei dettami del fashion sy-stem (85%), solo il 15%se-gue la moda perché sente didover piacere agli altri. Lametà degli intervistati haammesso sì di passare oredavanti allo specchio primadi decidere cosa indossare,ma solo per sentirsi più sicu-ri. Balza, infatti, agli occhila crescente ricerca dellaconsapevolezza di sé: per il49% dei ragazzi, l’abito mi-gliore è quello che ti fa senti-re “te stesso” durante il gior-no.

Scuolamedia

Zipoli GandhiPrato

RISCHI

Una statua «anoressica»

LA PAGINA è stata realizzata da: Alessia

Angiolini, YessicaBenfari, FilippoBocchic-

chio, Matteo Cappelli, Chiara Fioravanti,

Francesco Ghelardini, Lavinia Guarducci,

Guendalina Guasti, Camilla Legnini, Gine-

vraLimberti, Alessia Lombardi, Bianca Lu-

carelli,MatildeMagni, EdoardoMarchi, Lo-

renzoMazzanti, ChiaraMenici, NoemiNie-

ri, VirginiaPelagatti, Lucreazia Pifferi, Be-atrice Preziuso, Daria Reali, Antea Scroc-co e Lorenzo Stabile. Gli insegnanti tutorsono i professori Cocchi, D’Ambrosio, Fer-rante. La Dirigente è Daniela Mammini.

ILSONDAGGIO

Felpee jeanssul podiodei ‘preferiti’