PRATO Book Finale

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•• 12 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011

AcasadiNonnoGiorgioLavisita alQuirinale, unagiornatameravigliosa

IL 6DICEMBRE la 3ª F è stata avisitare la nostra Capitale. Alle4:45 era prevista la partenza per laCittà; vista l’oramolti di noi sonostati vinti dal sonno. Circa alle9:00 siamo arrivati a destinazione.Lì abbiamo incontrato il Preside,e ci siamo ritrovati circondati daun rettangolo di importanza stori-ca: le mura del Quirinale. La gui-da, molto cortese, ci ha condottiall’ interno dell’edificio.Il Palazzo del Quirinale sorgesull’omonimo colle, il più alto. E’la residenza ufficiale del Presiden-te della Repubblica italiana eduno dei simboli dello Stato. Co-struito a partire dal 1583, è unodei più imponenti palazzi della ca-pitale, sia dal punto di vista artisti-co che da quello turistico.L’attua-le inquilino del Quirinale è Gior-gio Napolitano, Presidente dellaRepubblica dal 15 Maggio 2006.Il palazzo è composto dal corpocentrale, e si sviluppa attorno almasteoso cortile d’Onore. Abbia-mo visitato le varie sale del Palaz-zo. Decorate da lampadari di cri-

stallo (Boemia) e specchi antichi,le sale mostravano “orgogliose”l’incontro di due stili: il barocco eil rococò. Poi, con gli occhi che an-cora non credevano allemille bel-lezze dinnanzi a loro, abbiamo vi-sitato il museo interno, allestitoin onore dei 150 anni d’italia. Quivi erano i ricordi dei personaggi

che hanno fatto la nostra storia:dai testamenti ai ritratti, dalle ge-sta ai gioielli, dalle curiosità ai bu-sti... insomma, un posto magico.Dopo la visita al Palazzo del Qui-rinale abbiamo continuato la gitaper le strade di Roma. Siamo an-dati a Piazza Trevi, dove abbiamovisto la famosissima fontana. Do-

podichè ci siamo incamminativerso il Pantheon dove ci siamofermati per una pausa. Già prontiper ripartire, siamo andati versogli altri palazzi dell’Istituzione.Dopo la visita al tempio ed il pran-zo a base di pizza e patatine,ci sia-mo recati in un altro luogo digrande importanza, ossia PiazzaNavona.Qui abbiamo trovato decine dibancarelle e venditori ambulanti;alcuni vendevano oggetti natalizio comunque delle festività, altriinvece mostravano giocattoli, fi-schietti o modellini e altri ancorale classiche calamite con la Fonta-na di Trevi.Come ultima tappa, stremati dal-la fatica e con i piedi dolenti, ab-biamo ammirato, qualcuno per laprima volta, il segno della gran-dezza di Roma: il Colosseo. Nelpercorso fatto per raggiungere ta-lemonumento, siamo passati pro-prio accanto all’ Altare della Pa-tria, il quale custodisce il MiliteIgnoto, simbolo di tutti i soldatimorti nella Prima Guerra Mon-diale.

NONOSTANTE la gita a Roma, un gruppo di ra-gazzi della classe 3 F il giorno seguente si è recatoad una corsa campestre, organizzata dal Comune. Iragazzi partecipano ogni anno alle gare che vengo-no proposte dai professori perchè ritengono chesia un ottimomodo per avvicinarsi al mondo dellosport, il quale ripaga a piene mani.La gara si è svolta dietro il campo da calcio dellaZenith; essa si organizzava in più mandate. Primacorrevano le classi superiori alternandosi ragazzi eragazze. Successivamente hanno cominciato a cor-rere le primemedie, seguite dalle seconde fino alleterze dove hanno gareggiato i nostri compagni.Gli alunni che hannopartecipato alla campestre so-no:BernardoGoti (schermitore) eLorenzoCiuffa-telli (calciatore); entrambi campioni regionali del-le loro rispettive attività sportive. Il primo ha avu-

to una buona partenza, infatti per i primi cinque-centometri si trovava in testa, poi, sfortunatamen-te, una caduta gli ha impedito di vincere la gara,ma è riuscito a qualificarsi nelle prime dieci posi-zioni.Il secondo, alla partenza si trovava invece nelle ulti-me posizioni per il blocco postogli dagli avversari.Con spinte e gomitate, è riuscito a qualificarsi nel-le prime cinquanta posizioni. Purtroppo Tomma-so Porporini non ha potuto partecipare per un in-fortunio al piede destro. Lo ringraziamo ugual-mente per il supporto dato ai compagni. Le dueprofessoresse di educazione fisica si sono ritenutesoddisfatte dei propri alunni, che saranno premia-ti con un incremento della valutazione finale.(Redazione: Bernardo Goti, Lorenzo Ciuffatelli,Gaetano Amoroso, Marco Sautariello e MattiaBrienza).

L’INIZIATIVA TANTA FATICAMABUONI RISULTATI ALLA CORSACAMPESTRE PER LE SCUOLE

La«Convenevole»simette ingioco

GRUPPO I ragazzi della III F durante la visita a Roma

REDATTORI INCLASSE

LE LETTERE inviate alPresidente della Repubbli-ca dagli alunni della 3F.Javed A. , Martini F. , ChitiC. , Mocarini V. e Di SantoS. desiderano chiedere alPresidente della Repubbli-ca: - una maggior sicurezzanelle nostre città; - una mi-gliore sicurezza del patrimo-nio; - un impiego per tutti igiovani che cercano un futu-ro sereno. Vorrebbero, inol-tre fare i complimenti alPresidente per tutto ciò cheha fatto e che farà per la no-stra Italia.Claps L. ,Cartei N. e CarliS. hanno chiesto al Presi-dente della Repubblica direalizzare alcuni lorodeside-ri : - sconfiggere la crisi convari progetti; - diminuire ilnumero dei parlamentari; -diminuire i costi superfluida parte dei cittadini convo-gliando la spesa su altri fron-ti.Sara, Emma, Tommaso,Erika, Bernardo e Mattiahanno chiesto al Presidentedella Repubblica di: - indi-rizzare la maggior parte delpatrimonio statale alla scuo-la per migliorare alcune co-se come lamancanza di sus-sidi didattici; - la mancanzadi personale addetto all’igie-ne e alla pulizia dell’edifi-cio.Ciuffatelli L., AmorosoG.,Luccarelli A., Tosa S.,hanno chiesto al Presidentedella Repubblica, nella suaautorevolezza d’intercedereper indirizzare i giovanid’oggi verso una passioneche li accomuna: la musicapassata. Potrebbe essere unprogetto interessante, attra-verso anche oggetti pratici (libri, portaoggetti...). Ciò av-vicinerebbe i giovani d’oggia entrare nei panni di colo-ro che hanno vissuto inquest’epoca straordinaria.

Scuola

ConvenevolePrato

RAGAZZI Un gruppo diragazzini alla corsa campestre

LA REDAZIONE: Gaetano Amoroso, Mattia

Brienza, ClarissaCapobianco, SimoneCar-

li, Niccolò Cartei, Giulia Chen, Chiara Chiti,

RebeccaCirilli, LorenzoCiuffatelli, Loren-

zoClaps, GiadaCraparo, SaraDi Santo,Ma-

riafrancesca Gabino, Bernardo Goti,

Abroo Javed, SaraLanni, Andrea Luccarel-

li,WilliamMancini, FrancescaMartini, Va-

lentinaMocarini, TommasoPorporini, Em-ma Quiriconi, Marco Sautariello, BeatriceSulas, Samuele Tosa, Erika Zampieri.L’insegnante tutor professoressa Cateri-na Cafarelli. Preside: Valerio Bandini.

RIFLESSIONI

Le lettereal presidenteNapolitano

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••13CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011

Ledistanze si accorcianoIlmondoè semprepiùunito grazie al fenomenodella globalizzazione

PENSATE davvero di sapere checos’è la globalizzazione? Bastaguardare la televisione, navigaresu internet o leggere un quotidia-no per incontrare questa parola.Ma cosa significa veramente?Il termine globalizzazione derivadall’unione di “economia globa-le” e “integrazione” ed è stato in-trodotto per riferirsi ai cambia-menti che stava subendo l’econo-mia a livellomondiale. Col tempoil suo significato si è ampliato eoggi si riferisce ad un fenomenoche ha cambiatomolti aspetti del-la nostra vita. A determinare i no-stri cambiamenti sono lemultina-zionali, grandi aziende che produ-cono e vendono prodotti e serviziin tutto il mondo.La vita di noi tutti oggi sta suben-do un processo di omologazione.Molti aspetti della nostra esisten-za si stanno uniformando, comese in ogni paese del mondo si se-guisse uno stesso modello: inogni posto vanno di moda le stes-se cose, si sentono le stesse canzo-ni, troviamo gli stessi cibi, ci piac-ciono gli stessi passatempi. Cosìsi può dire che una persona cheviaggia oggi si senta dappertutto a

casa sua, perché ovunque trovagli stessi prodotti.Colmiglioramentodelle vie di co-municazione e grazie alle nuovetecnologie, le distanze si sono ac-corciate: il globo è diventato ununico grandemercato e perciò tut-ti ci assomigliamo sempre di più.Il mondo, in qualche modo, è di-ventato più unito.

Ma la globalizzazione è un feno-meno positivo o negativo?Le multinazionali stabiliscono leloro sedi in zone povere del mon-do. Spesso lì trovano materie pri-me a buon prezzo, governi che of-frono vantaggi e la manodoperacosta meno. Le persone che sonoa favore della globalizzazione pen-sano che così si creino posti di la-

voro nei paesi in via di sviluppofacendo diminuire la povertà eche, grazie alla circolazione diidee e informazioni, la globalizza-zione metta i popoli di fronte anuove realtà e favorisca cambia-menti culturali positivi.Altre persone attribuiscono allaglobalizzazione responsabilità dimolte conseguenze negative. So-no nati così gruppi e associazioniche nel loro insieme formano ilmovimento no-global e che inmolte occasioni manifestano coniniziative di protesta contro lemultinazionali e ciò che è legatoai processi di globalizzazionedell’economia. Questi movimentisostengono che la globalizzazionestia facendo arricchire ancora dipiù i paesi già ricchi,mentre i pae-si poveri non ne ricavano occasio-ni di sviluppo: le multinazionalisfruttano luoghi e popolazioni,creando benefici apparenti e nonduraturi, e spesso danni all’am-biente.La globalizzazione dunque, fa or-mai parte della nostra società, manon tutti apprezzano la sua com-pagnia.

COME vivevano i nostri nonni? Che abitudini eche aspirazioni avevano? Noi della III C ci siamoposti queste domande e per questo abbiamo fattoun’intervista al “nonno” Giovanni Gistri, carabi-niere in pensione, nato nel 1923.Come trascorreva il suo tempo libero e che abitisi portavano quando era un ragazzo?«Quando avevo la vostra età trascorrevo ilmio tem-po libero con gli amici delmio paese; i giochi prefe-riti erano il pallone, con il quale giocavamonell’aia del contadino, e le carte. D’estate invecepassavamo il tempo a fare il bagno nell’Arno. Il sa-bato andavamo alla casa del fascio per l’addestra-mento da carabiniere. Vestivamo con i pantalonialla moda, cioè alla zuava».Come faceva a mettersi in contatto con i suoiamici?

«Mimettevo in contatto con amici e parenti andan-do a piedi alle loro case. Poi mi hanno comprato labicicletta e mi spostavo con questo mezzo».Senza apparecchi elettronici, come faceva ad in-formarsi su ciò che succedeva nel mondo?«L’unico modo per informarmi su ciò che accade-va era andare al circolo del paese e ascoltare la ra-dio che trasmetteva le notizie; oppure leggere ilgiornale che il bottegaio metteva a disposizione ditutti».Si allontanava spesso dalla sua città? E con qua-li mezzi?«Per spostarmi da unpaese all’altro utilizzavo, a se-conda della distanza, la bicicletta o la carrozza coni cavalli. L’allontanamento dal mio paese comun-que avveniva raramente: mi spostavo solo in casodi visite a parenti o amici oppure per andare al ci-nema».

L’INTERVISTANONNOGIOVANNI, 88 ANNI, RACCONTA COME SI VIVEVA QUANDOERARAGAZZO

Quando i pantaloni alla zuavaeranodimoda

PANGEA Quando i continenti erano tutti uniti

REDATTORI INCLASSE

Scuola

PierCironiPrato

INTERNET è molto im-portante nel mondo odier-no enel fenomenodella glo-balizzazione. Può avere in-fatti vari scopi: chi lavora inborsa lo usa per comprare evendere azioni da paesi lon-tani e uno studente può ap-profondire le proprie cono-scenze sentendo le opinionidi persone che non conosce.Ma la rete può essere usataanche per il divertimento,giocando con gente che vi-ve in posti lontani del mon-do.Un ruolo fondamentale perle comunicazioni via inter-net lo ha Facebook. Graziea questo social network riu-sciamoa rimanere in contat-to con più persone nellostesso momento, sentendo-ci più vicini anche con chisi trova a chilometri e chilo-metri di distanza. Inoltre lenuove tecnologie permetto-no di fare una videochiama-ta tramite la webcam con al-tra gente, in modo da poterparlare con una persona evederla nello stesso tempo.Internet ha vari pro e con-tro. Un vantaggio può esse-re il fatto che ci fornisce in-formazioni di ogni tipo, conla possibilità però che que-ste ultimepossano essere fal-se, dato che non sempre sipuò verificare l’autenticitàdelle fonti. Inoltre uno deimaggiori rischi di internetè il fatto che crei dipenden-za: spesso i giovani preferi-scono rimanere chiusi in ca-sa e navigare nelwebpiutto-sto che uscire all’aria aper-ta.Così internet è una grandeinvenzione, che però va sa-puta usare nella manieracorretta.E allora? Navigare sì, maconmoderazione.

LATESTIMONIANZA

Giovanni Gistri, classe 1923

ECCO i nomi degli alunni della classe III Cdella scuola secondaria di primo gradoPier Cironi che hannopartecipato alla rea-lizzazione della pagina.Giancarlo Aidara, Giulio Bardazzi, Cristia-

noBiacchessi,MoniqueBianco, IreneCam-melli, Liyi Chen, Andrea Cirillo, Laura Ci-rillo, Simone De Feo, Francesca Giannelli,Fransi Hamolli, Darko Kocev, FrancescoLucianò, Cosimo Lunetti, Giulia Marino,

Francesca Nencetti, Simona Russo, Luca

Scatizzi, Manuel Sesti, Xhesi Skota, Lucia

Pia Stirparo, Serena Zhao, Rachele Zizza-

mia. Professoressa tutor Barbara Duccini.

APPROFONDIMENTO

Internet:un’arma

adoppio taglio

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•• 10 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011

Vernio, la scuoladelbenessereStretching in classeprimadelle lezioni e fumo fuori dai cancelli

A CHI, seduto da diverse ore adun banco o ad una scrivania, nonè mai capitato di sentire un’im-mensa voglia di sgranchire le gam-be e allungare i muscoli? A Ver-nio si sta cercando di dare una ri-sposta a questa naturale esigenzafisica: pochi minuti di stretchingin classe due volte al giorno, tuttii giorni; questa è l’iniziativa presadall’Usl 4 di Prato e dall’IstitutoComprensivo Sandro Pertini diVernio dove dodici classi (tra ele-mentari e medie) stanno speri-mentando questa nuova “mate-ria” rivolta a correggere la scorret-ta postura che si assume passandomolto tempo chinati sul banco.Il modo migliore, infatti, per evi-tare l’insorgere di malattie legatealla scorretta postura è appunto laprevenzione. A questo scopo i do-centi, dopoun’adeguata formazio-ne e, servendosi di cartelloni cheillustrano i vari esercizi, fanno fa-re agli alunni pochi minuti distretching. Questo, oltre a correg-gere la postura, dovrebbe anche ri-lassare i ragazzi e permettere lorodi sciogliere la tensione accumula-

ta durante la lezione. Inoltre ilprogetto di «educazione alla salu-te» sempre in collaborazione conla Usl 4 promuove un’altra inizia-tiva che mira ad insegnare ai ra-gazzi corretti stili di vita: la San-dro Pertini sarà la prima scuolanel comprensorio Vernio-Prato apotersi presto definire «scuola li-

bera dal fumo».

A SEGNALARLO a studenti, ge-nitori e visitatori sarà una targa af-fissa fuori dal cancello, frutto del-la creatività di alcuni alunni dellascuolamedia: unanuvoletta bian-ca intenta a scacciare unanubene-ra, simbolo sia del fumodi sigaret-

ta sia in generale di tutti gli atteg-giamenti negativi che danneggia-no la nostra salute.L’insegna invi-terà tutte le persone a non fumareall’interno del perimetro scolasti-co, compreso il giardino circostan-te l’edificio. Questa iniziativa mi-ra a dissuadere gli adulti dal fuma-re in quanto essi sonomodelli im-portanti per i ragazzi sia nei loropunti di forza che in quelli di de-bolezza. Ilmessaggio che si inten-de far passare, secondo il dottorLuciano Gheri, psicologo dellascuola, è questo: «Un corretto sti-le di vita e il non uso di sostanzecome il fumo ci fa stare megliocon noi stessi e con gli altri».Gheri inoltre aggiunge: «La Uslorganizza questi progetti per tute-lare la vita dei cittadini, soprattut-to dei più giovani: infatti se il vi-zio del fumo viene preso da ragaz-zi perderlo è molto difficile. Inol-tre iniziare a fumare in giovaneetà rende più vulnerabili anche al-la dipendenza da droghe e alcol».Queste iniziative non sono chetentativi per far si che nelle scuolevi sia uno stato dimassimobenes-sere fisico, mentale e sociale.

QUANDO si è accesa la prima sigaretta? Perchè siè deciso di provare il gusto del fumo?Quanti geni-tori in casa fumano?Le classi terze dell’ Istituto Comprensivo StataleSandroPertini diVernio hanno effettuato un’inda-gine per approfondire il rapporto deimembri dellapropria famiglia col fumo. Da queste interviste èstato possibile stilare una piccola statistica.Le persone attualmente prese come campione so-no 316 tra i quali 80 (il 25.50%) sono risultati fuma-tori e 55 sono ex fumatori. Si è smesso di fumareper tutelare la salute, perchè sempre più luoghipubblici lo vietano e anche perchè il vizio del fu-mo può incidere anche sul budget familiare.Oltre al numero di fumatori ed ex-fumatori l’inda-gine ha voluto individuare l’età in cui si è iniziatoa fumare e i motivi che hanno spinto verso questascelta.

E’ STATO riscontrato che l’età media in cui que-ste persone hanno iniziato a fumare è 17 anni, manon manca chi ha cominciato anche in tenera età(10/12 anni).Fra i motivi principali che spingono un giovanead accendere la sigaretta vi sono il desiderio di“sentirsi più grandi”, essere al centro dell’attenzio-ne, omologarsi al gruppo di amici e non venireemarginati, dimenticare i problemi personali maanche la semplice curiosità di provare sensazioninuove.Infine, anche le fiction televisive e il cinema mo-strano personaggi con la sigaretta fra le dita e so-prattutto sul pubblico giovanile, il desiderio di im-medesimarsi in quel personaggio può portare a vo-ler provare il fumo.

LA STATISTICA INDAGINE SUUN CAMPIONE DI 316 PERSONE: COME È COMINCIATO IL RAPPORTO CON LE “BIONDE”?

Sigaretta, il vizio inizia in casae congli amici

VIGNETTA Il fumo è tenuto rigorosamente alla larga

REDATTORI INCLASSE

ALUNNI in cattedra per in-segnare ai coetanei l’educa-zione alla salute. Ricomin-cia la peer education, il pro-getto dell’Usl di Prato incollaborazione con l’Istitu-to comprensivo SandroPer-tini. Questa iniziativa nascedall’esigenza di prevenireinmododiverso i comporta-menti a rischio degli adole-scenti: fumo, alcol, droghee cattiva alimentazione.L’obiettivo è aiutare i ragaz-zi a riconoscere i condizio-namenti sociali che spingo-no ad adottare stili di vitadannosi per la salute, qualiil tabagismo. I maggiori fat-tori di influenza per gli ado-lescenti sono rappresentatidalle amicizie, dai modellifamiliari e dalla pubblicità.Ed è proprio sulla forza per-suasiva del gruppodei coeta-nei che il progetto si propo-ne di agire: infatti non sonoprofessori o esperti a guida-re l’attività ma studenti del-le classi terze chiamati ap-punto “peers” (pari).Gli studenti prescelti svolge-ranno a gennaio un corsoformativo con il dr. Lucia-no Gheri e Lucia Tronconi,formatrice dei progetti diEducazione alla Salutedell’Usl.

UNA VOLTA formati, i pe-ers svolgeranno nelle classiseconde tre lezioni durantele quali verrà redatto un de-calogo sui sani comporta-menti e saranno prodotti al-cuni materiali come cartel-loni e slogan. Il progetto ter-minerà con un campus,un’uscita di due giorni incollaborazione con l’AltaviaTrekking di Prato. Qui i ra-gazzi saranno coinvolti indiversi giochi di squadra. Ilpranzo, sarà costituito da ci-bi freschi e genuini, per edu-care ad una corretta alimen-tazione.

ScuolamediaScuolamedia

AlighieriAlighieriVernioVernio

FORMAZIONE

Studenti-tutorcon lapeereducation

DISTRIBUTORE

Un self service di sigarette

GLI STUDENTI cronisti: La pagina è statarealizzata per la 3B: Amicucci, Bartoloni,Biagioli, Cangioli, Carmagnini, Cauteruc-cio, Cecconi, Chiaramonti, Corsi, Erizma,Ferrarello, Ghrairi, Gori, Gualtieri, Gurie-

ri, Lena, Maglione, Marinaccio, Mensurati,Minelli, Peroni, Pieratti, Pieri, Querci, Ste-fan, Timpano. Per la 3A: Bagni, Baldini,Ballini, Bartolini, Bertucci, Biagi, Bogani,Bolognesi, Brachi, Corriere, De Biasi, Do-

ti, Elmi, Gaeta, Gurieri, Logli, Morganti,Muka, Pelagatti, Pucci, Saidi, Salvatore,Silvestri, Toccafondi, Venuto, Volpe, Zulfa-nelli. I docenti tutor sono Sara Galantuccie Vincenzo Mauro.

Page 5: PRATO Book Finale

••11CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 21 DICEMBRE 2011

Chi si prende curadi loro?Unagiornata al canile: tanteemozioni, tra lacrimeesorrisi

AVETE mai provato a guardarenegli occhi dei cani in gabbia?Noi sì, e vi assicuriamo che nessu-no ha resistito congli occhi asciut-ti. E c’è da dire che il canile di Pra-to è davvero ben tenuto; ospita uncentinaio di cani, accuditi e con-trollati da volontari. La struttura,esistente da circa trent’anni, è co-munale ed è gestita dall’associa-zione “Qua la zampa”. Quello checolpisce quando si entra nel cani-le è l’impegno dei volontari e de-gli addetti, che mantengono lastruttura sicura e adatta per ognitipo di animale. Le gabbie sonocapienti e i cani hanno a disposi-zione un giardinetto in cui corre-re. Inoltre il canile si appoggia adun gruppo di veterinari esterni,che tengono sotto controllo la sa-lute delle bestiole e le curano semalate. All’interno del canile pos-siamo trovare vari tipi di cani,che aspettano con ansia di essereadottati da un padrone che siprenda veramente cura di loro.Gli ostacoli maggiori per questiamici sono la vecchiaia, ma soprat-

tutto la gente che li abbandonaper la strada o davanti al cancellodel canile. I fondi sono sufficientiper mandare avanti la strutturasenza troppi problemi e la mag-gior parte delle sovvenzioni vienedal Comune, a cui si aggiungonodonazioni da altre associazioni.Tutti possono contribuire, portan-

do cibo come scatolette oppure og-getti utili come coperte e ciotole,donando soldi via internet e com-prando il loro calendario. L’ado-zione dentro il canile è fatta dapersone di tutte le età e gli ospitiche sono scelti più facilmente so-no i più giovani e i meno ingom-branti. Ogni anno sul nostro terri-

torio vengono adottati circa centocani, ma purtroppo ne vengonoabbandonati altrettanti. Chi trovaun cane abbandonato, può chia-mare direttamente il canile. I vo-lontari controllano se l’esemplareha il microchip, che permette dirisalire al padrone attraverso gliarchivi dell’Asl e lo ospitano persessanta giorni; se entro quel limi-te di tempo il proprietario non sipresenta, il cucciolo rimanenel ca-nile e può essere adottato. Nel da-re in adozione i cani, i volontariscelgono l’animale giusto in baseal carattere delle persone e, perevitare il fenomeno del riabbando-no, consigliano ai futuri padronidi “pensarci dieci volte prima in-vece che una dopo!”. Per chi è in-teressato il canile è aperto tutti igiorni, anche la domenica, dalleotto alle tredici e dalle quattordicie trenta alle diciassette e trenta. Ivolontari sono sempre disponibi-li e per informazioni è possibileconsultare il sito:www.canilerifu-gioprato.it, dove compaiono tuttele indicazioni utili e i numeri deivolontari.

DAVVERO innovativa è l’idea dell’associazione“Una Uomo-Natura-Animali” di istituire un cor-so di formazione per i volontari del canile, promos-so dal Cesvot, che si chiamerà «Gabbie Aperte». Ilcorso, come ci spiega Francesca Gheri, psicologacoinvolta nel progetto, vuole approfondire la cono-scenza dei cani in tutti i loro aspetti per una gestio-ne più corretta all’interno del canile e per diminui-re il fenomeno sempre più frequente del riabban-dono dopo l’adozione.

In base a cosa avviene la scelta di un cane daparte del padrone?

«La scelta di un cane è spesso poco razionale: lapersona è pervasa da moti emotivi (la vista di uncucciolo o il ricordo di un vecchio amico a quattrozampe che non c’è più) e a volte sono lasciati insecondopiano dati di realtà importanti, quali lo sti-

le di vita, il contesto domestico, le relazioni familia-ri che coinvolgeranno appieno la diade cane-padro-ne».

Questeconsiderazioni comepossono influen-zare il lavoro dei volontari?

«E’ importante che i volontari del canile imparinoa indagare le caratteristiche emotive e di vita dellepersone intenzionate ad adottare un cane, così dapoter consigliare l’amico più adeguato al fine diuna convivenza serena per entrambi».

Quali sono gli obiettivi specifici del corso?«Il corso vuole insegnare i metodi e le tecniche perdiminuire lo stress dei cani in gabbia e aumentareil loro benessere. Allo stesso tempo intende forni-re le competenze basilari per gestire l’incontro coni futuri proprietari, capire cosa cerchino esattamen-te e comunicare efficacemente come affrontare ipossibili problemi post-adozione».

IL PROGETTOPRESTO AL VIA IL NUOVO CORSODI FORMAZIONE PER VOLONTARI DI CANILE

’Gabbieaperte’, il canegiustoper ogni famiglia

UMORISMO Chissà cosa farebbero gli animali al posto nostro

REDATTORI INCLASSE

AL CANILE si trovano ca-

ni di ogni età. Menta, un ca-

ne da caccia abbandonato a

causa di una zampa ferita

che non gli avrebbe permes-

so di essere un abile caccia-

tore, è stato avvistato in pro-

vincia di Prato pochi giorni

fa, che gironzolava solo per

i campi.

Un uomo si è preso cura di

lui per quindici giorni, pe-

rò, non potendosi assumere

la responsabilità di tenerlo,

loha portato al canile diPra-

to proprio mentre lo visitia-

mo. Ora il cane cercherà di

crearsi una nuova vita; per

il momento si è ritrovato in

una gabbia senza capirne il

motivo. E’ confuso, sente

abbaiare centinaia di cani

intorno a sé. Fa molta pena

e tenerezza.

Speriamo solo che un gior-

no riesca a trovare un padro-

ne onesto che si prenda ve-

ramente cura di lui e gli vo-

glia bene. «Lasciare Menta

è stato molto difficile, mi è

venuto anche da piangere,

ma purtroppo non posso te-

nerlo, nonostante mi abbia

fatto molta compagnia» rac-

conta il signore che l’ ha ac-

cudito in questi quindici

giorni.

Tilda, al contrario di Men-

ta, vive nel canile da diciot-

to anni. La nostra amica a

quattro zampe, vista l’età

avanzata, sta in una casetta

per i cani più anziani. Nes-

suno ha voluto adottarla

perché è un cane di grande

taglia ed ora è inferma e

non può muoversi dalla sua

cuccia, tanto che i volontari

devono imboccarla per farla

mangiare.

Scuolamedia

SanNiccolòPrato

ADOZIONE Uno degli amici aquattro zampe del canile di Prato

ECCO I redattori in classe della III A di SanNiccolò: Francesco Agostini, Niccolò Balli,ClarissaBardazzi, LorenzoBini, Mario Bo-nechi, Rebecca Cecconi, Emanuele Corti,Lisa Delle Rose, Filippo Giagnoni, Ludovi-

ca Gori, Margherita Iannelli, Riccardo In-nocenti, Rachele Mariotti, Viola Melani,Alessandro Mercantelli, Beatrice Pacini,Alessia Panerai, Virginia Passini, MattiaPierozzi, Caterina Tatti, Virginia Ucchino.

I docenti tutor che seguono il progetto so-

no Francesca Galli e Paolo Puggelli, sotto

la supervisione del dirigente scolastico

Alessandra Bardazzi.

LESTORIE

VeteraniomatricoleAvoi la scelta

Page 6: PRATO Book Finale

•• 10 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012

Elena e Leonetto: due cuori, un’arcaL’amoreper l’arte legavaquei personaggi dai caratteri opposti

GLI ARTISTI spesso vengonoconsiderati come figure perfetteanziché come uomini. LeonettoTintori, pittore e scultore, ne erala prova vivente, conoscendol’amore che lui provava per lamo-glie. Un amore esemplificato inuna frase da lui stesso pronuncia-ta con grande trasporto: «In tuttele luci, con tutte le materie possi-bili ho cercato me stesso in Ele-na». Siamo entrati nella sua vital’anno scorso tramite la partecipa-zione ad un progetto offerto dalcomune di Prato. Non sapevamoche oltre quel cancello, che deli-mitava una villa di campagna, cifosse tutto un mondo da esplora-re. Il giardino caratterizzatodadu-ne, è disseminato da sculture inceramica e in bronzo, tra le qualiunmaestoso elefante. Tintori, pri-ma di diventare l’artista noto aPrato, era un semplice garzone in-gaggiato da un fattore, poi appren-dista in unamodesta filanda e do-po commesso fattorino di merce-ria. Alla sera frequentava la scuo-la d’arte “Leonardo”, dove incon-trò Elena Berruti, la futura mo-glie. L’amore per l’arte legava idue, anche se i loro caratteri era-

no diversi. Lui schivo e silenzio-so: non che fosse scorbutico, maera un uomo di poche parole; leiestroversa, le piaceva conoscerenuove persone, che spesso invita-va a cena. Tutto cominciò nel1935 quando, durante una passeg-giata a Vainella, rimasero affasci-nati da una casupola piccola e di-roccata con un po’ di terreno cir-

costante. Era da tutti definita «lacasa delle buche» poiché situatain una zona nella quale preceden-temente era attiva la Fabbrica Fe-lici che estraeva l’argilla per fab-bricare le stufe in cotto. Ma comecomprare quella casa? Per un col-po di fortuna a Leonetto venneroofferti 1200 lire per restaurare gliaffreschi in Duomo di Filippo

Lippi: un lavoro importante chelo rese famoso nella città, portan-dolo anche a restaurare la casa diFilippino Lippi (all’inizio di viaMagnolfi) e dimolte sue opere, al-cune delle quali visibili al MuseodiPitturaMurale.Grazie alla nuo-va attività, i coniugi arredarono lacasa con gusto artistico ma anchecon alcuni “vizi” come un’ampiapiscina rettangolare, ora sostitui-ta dall’attuale Laboratorio per af-freschi. Negli ultimi anni dellasua vita, Leonetto costruì un’arcanel giardino, non una sculturaqualunque, bensì una tomba nel-la quale avrebbero trovato riposole sue ceneri e quelle di Elena.Le-onetto realizzò due sculture che liraffiguravano, vuote all’interno econ uno squarcio sotto lo sterno,a rappresentare le anime libere:Elena tiene in mano un mazzo difiori, segno della sua passione peril giardinaggio. ProbabilmenteLeonetto costruì un’arca perchéad Elena piaceva molto il mare, operché l’arca è simbolo della vita,che continua anche dopo la mor-te.Oggi la casa è diventata unmu-seo, visitabile su appuntamentocontattando l’ Associazione “La-boratorio perAffrescoElena eLe-onetto Tintori”di Vainella.

ABBIAMO incontrato Iva Toccafondi, minuta edistinta signora, orgogliosa di raccontarci i suoianeddoti sull’artista.

QuantianniavevaquandohaconosciutoTin-tori?

«Vivevo in una casa comunicante con quella diTintori e di Elena Berruti. Ho dei ricordi vaghiche iniziano nel 1945, all’età di tre anni. I tedeschiavevanomesso una contraerea dietro casa, che allo-ra era la sede delle BelleArti, e imiei nonni ne era-no i custodi. Poi arrivarono gli americani eTintoritornò a lavorare nel suo studio, sopra la mia came-retta. Ogni tanto scendeva e mi diceva: “Puoi can-tare più pianoper favore? Sto creando”. Elena eLe-onetto, dopo che la luce tornò (durante la guerraera stata tolta), iniziarono ad invitarmi a cena e ri-cordo che, vicino aNatale, Leonettomi regalò del-le statuine per il presepe che aveva fatto qualchegiorno prima».

L’hamai visto lavorare? Cosa ha provato?«Quando lavorava non volevo disturbarlo, era co-me un secondo padre per me. Spesso mi capitavadi vedere le sculture plasmate dalle sue mani posi-zionate nel giardino.Mi piaceva osservarlomentrecreava. A volte provò ad insegnarmi a disegnare oa fare piccole sculture: mi sento fortunata ad aver-lo conosciuto».

Quando è tornata nella casa, che emozioniha provato?

«Trovarmi lì dentro è stato come fare un tuffo nelpassato,mi sembrava di rivedereLeonetto che pas-seggiava in giardino con suamoglie e io che invecegiocavo con l’erba, dove ora si trova l’arca. Tutti iricordi sono tornati a galla, come se fossi rimastaquella piccola bambina che ascoltava con attenzio-ne i Tintori raccontare dei loro viaggi all’estero odelle loro opere. E’ stato magico».

L’INTERVISTA ECCO I RICORDI DI IVA TOCCAFONDI, “FIGLIA ADOTTIVA” DEL GRANDE ARTISTA

Un tuffonel passato con il geniodi Tintori

ULTIMA OPERA L’arca dove sono conservate le ceneri dei due coniugi

REDATTORI INCLASSE

«LA PITTURA scorre nelsangue di Elena sempre. Se-duta scomoda su uno sco-glio davanti al mare e im-mersa nei cespugli del bo-sco. Goccia fra le onde dellesue marine, fronda nel bo-sco, fiore tra i fiori effondein esaltata contemplazionequanto raccoglie nel suo ab-bandono». Leonetto Tinto-ri usa amabili parole per de-scrivere la moglie. Nata il23maggio 1909 aMontevar-chi, la Berruti si trasferiscea Prato per seguire il padre,professore di francese alConvittoCicognini. Sogget-to frequente nei suoi qua-dri, che firmava T. Elena, èla natura morta (in partico-lare i fiori). Era infatti ap-passionata di giardinaggio:i suoi fiori preferiti erano igiaggioli.Dipingeva su falsi-te con pittura ad olio e im-piegava solo treminuti a raf-figurare i fiori, che chiama-va “ripulitura di pennello”.L’amore per i fiori emergeanche dalla scultura che leha dedicato Tintori, oraall’interno dell’Arca. Erauna donna molto bella e lepiaceva vestirsi in modonormale per noi,mapartico-lare per quell’epoca: infattiportava volentieri i pantalo-ni, un abbigliamento nonconsono per una donna del-la primametà del Novecen-to. La sua estrosità si mani-festava anche in alcuneocca-sioni ufficiali: si raccontache alla presentazione diuna mostra indossasse unturbante. Talvolta scappavadi casa senza preavviso perrifugiarsi nell’adorata resi-denzamarinadiQuercianel-la, dove maggiore era l’ispi-razione per via della quiete.Forse l’unico suo sogno,mai condiviso da Leonetto,è stato quello di trascorrerela vita interamente al mare,la sua vera passione.

Convitto nazionaleConvitto nazionale

CicogniniCicogniniPratoPrato

MEMORIE La piccola Iva conElena sulla porta di casa Tintori

ECCO i redattori in classe della III B delConvittoCicognini che si sono occupati del-la stesura della pagina: Eleonora Bartoli-ni, Allegra Bechi, Edoardo Biagini, AlessiaBresci, Elena Cartei, Carlotta Colzi, Simo-

ne Corti, Edoardo De Luca, Simone Ding,MarcoDipace, GaiaFanti,Maria Vittoria La-neve, Ylenia Levanto, Francesco Mancan-telli, DorianaMoretti, Giovanni LorenzoOt-tanelli, Alessio Palmieri, Matilde Perini,

Sara Pierattini, Marco Pierozzi, FrancescoPratesi, Giulia Videtta, Angelo Zhan, ZhuZhiwei, Hao Fu Zheng. La docente tutordel progetto è Paola Puppo, il rettore del-la scuola è il professor Daniele Santagati.

ILPERSONAGGIO

LadyBerrutiunamusa

conpersonalità

Page 7: PRATO Book Finale

••11CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2012

Quando lamoda faepocaIl punto di vista degli adolescenti: pregi e difetti di unmondo complesso

PRATO, 30 novembre 2011: neilaboratori dellaNTT (NextTech-nology Tecnotessile) viene pre-sentato il progetto Otir 2020, ilnuovo Polo dell’Innovazione re-gionale della moda, nato per rida-re competitività alle aziende tosca-ne del settore. Questa notizia, tro-vata in rete, ci ha inorgogliti, inquanto pratesi, e ci ha fatto riflet-tere su un tema, che, forse, solo ap-parentemente è effimero e futile:la moda, appunto. Ci siamo chie-sti che funzione abbia per noi gio-vani la moda e ci siamo resi contoche, forse, il modo in cui la inten-diamooggi non èun concetto tan-to “nuovo”.

DI CERTO, l’uomo primitivonon la conosceva: coprirsi, per ri-pararsi dal freddo, era solo un bi-sogno primario. Ma, ben presto,lamoda ha distinto e rappresenta-to ogni società, in ogni epoca, congli abiti ricamati degli Egizi, i chi-toni e i pepli dei Greci, le tunichee le toghe dei Romani, dalla cuilingua, il latino, deriva la parolastessa, “modo,maniera”, le teben-

ne degli Etruschi, gli abiti econo-mici della Rivoluzione Industria-le, quando anche i ceti più bassipossono permettersi di “essere al-la moda” e la moda diventa acces-sibile a tutti. E così via, fino al no-stro secolo: abiti da uomo per ledonne che, durante la PrimaGuerra Mondiale, restano sole e

svolgono anche lavori maschili;abbigliamenti “uniformanti”, co-me jeans, minigonna, bikini, perl’ideale di uguaglianza degli anniSessanta; abiti colorati e bizzarri,tuniche e camicioni multicolori,fiori sgargianti, per gli Hippy de-gli anni Settanta; “made in Italy”,con stilisti come Armani, Dolce

&Gabbana eVersace, per gli anniOttanta; stile sobrio, vicino a quel-lo attuale, comodo ed elegante,ma sempre “firmato”, negli anniNovanta. Insomma, ogni epoca siriconosce anche per lo stile della“sua”moda!E questo ci riporta al-la domanda iniziale: che funzio-neha lamoda?E’ espressione, cre-atività e libertà o, al contrario,condizionamento, trappola, omo-logazione, segnale di conformi-smo? Forse, non è del tutto nél’una, né l’altra cosa.

E’ VERO che, per noi ragazzi, es-sere alla moda è spesso un modoper sentirci uguali agli altri, pernon essere “diversi”, per giocare adiventare, attraverso il look, an-che chi non siamo e veramentevorremmo essere, ma, forse, ci dàanche qualcosa in cambio. E’ laprima forma d’arte che conoscia-moda vicino e ci aiuta anasconde-re o mostrare “pezzi” di noi e del-la nostra identità, ogni volta chefacciamo una scelta, ogni voltache, tra i tanti stili proposti, nepreferiamo e adottiamo propriouno, e non un altro!

SOS emergenza peso. Nella vita quotidiana biso-gna impegnarsi per raggiungere il massimo dei ri-sultati. Ma è giusto mettere a rischio la salute purdi essere alla moda? Qual è il prezzo che le modellepagano per essere perfette? Non è un segreto chesono disposte a privazioni enormi. Ne è un esem-pio il cake sniffing cioè annusare le torte: una tecni-ca in uso per ‘saziarsi’ in maniera virtuale. La spa-smodica ricerca di corrispondere a certi canoni diperfezione, ha causato il sorgere nel settore moda enell’intera società di gravi patologie: anoressia e bu-limia. E, purtroppo, è facile trovare sul web raccon-ti di adolescenti che considerando l’anoressiaun’amica, da difendere. Vengono dati pericolosiconsigli per dimagrire velocemente, si esortano leragazze e i ragazzi a rifiutare il cibo, minimizzando

le conseguenze. Per fronteggiare questi problemi,alla vigilia della settimana della moda è uscita lacampagna “100% fashion, 100% salute” in collabo-razione con l’Aba, che aiuta persone affette dallemalattie alimentari. Tra le tante associazioni ne ènata una formata da parenti delle vittime: la ‘Loo-king glass fondation’, che esamina l’influenza chepuò avere lo specchio sulla vita delle persone. Lamoda pretende modelle magrissime: stereotipi enon persone, perciò il modello da seguire è “magroe bello”. Ciò genera un eccesso di perfezionismo siaverso se stessi come desiderio di eccellere, sia undisagio sociale nella convinzione di essere accettatidagli altri solo se perfetti. Il nostro vuole essere unurlo di aiuto: lamoda quando crea dipendenzamet-te in pericolo la vita, un dono prezioso.Non cercatenella magrezza estrema la perfezione!

APPROFONDIMENTO IL PERFEZIONISMO UNA SPINTA PER RIUSCIRE, SE ECCESSIVO DIVENTA PERICOLOSO

Belle a tutti i costi: rischi e conseguenze

VIGNETTA La moda vista con gli occhi degli adolescenti

REDATTORI INCLASSE

A SCUOLA abbiamo con-dotto un sondaggio sul rap-porto di noi ragazzi con lamoda, a cui hanno parteci-pato le classi terze. Cosa èemerso? Non è una sorpre-sa che i capi d’abbigliamen-to preferiti sono le felpe egli immancabili jeans(60%). Nel guardaroba deiragazzi non possonomanca-re gli accessori: 25% orec-chini, 10% collane, 25%sciarpe, 10%borse, 15% cin-ture, 5% cappelli, 10% oc-chiali. I colori che prevalgo-no sono il blu e il nero. Il40% ha dichiarato che, perun acquisto-investimento,sceglie le scarpe, a costo dirinunciare alla paghetta perun mese. Inoltre, alla do-manda se si è soliti vestirecon abiti firmati, il 40% hadetto di sì.Maper quanto ri-guarda lo stile personalenessuno si è dichiarato ‘truz-zo’ o ‘alternativo’: il 65% ri-tiene di avere uno stile spor-tivo, il 35% uno stile casual.Il sondaggio ha messo inevidenza che i nostri compa-gni si considerano “modaio-li”, ma con uno stile del tut-to personale: decidono gliabbinamenti da fare,mesco-lano i capi, sono interessati,ma non si sentono schiavidei dettami del fashion sy-stem (85%), solo il 15%se-gue la moda perché sente didover piacere agli altri. Lametà degli intervistati haammesso sì di passare oredavanti allo specchio primadi decidere cosa indossare,ma solo per sentirsi più sicu-ri. Balza, infatti, agli occhila crescente ricerca dellaconsapevolezza di sé: per il49% dei ragazzi, l’abito mi-gliore è quello che ti fa senti-re “te stesso” durante il gior-no.

Scuolamedia

Zipoli GandhiPrato

RISCHI

Una statua «anoressica»

LA PAGINA è stata realizzata da: Alessia

Angiolini, YessicaBenfari, FilippoBocchic-

chio, Matteo Cappelli, Chiara Fioravanti,

Francesco Ghelardini, Lavinia Guarducci,

Guendalina Guasti, Camilla Legnini, Gine-

vraLimberti, Alessia Lombardi, BiancaLu-

carelli,MatildeMagni, EdoardoMarchi, Lo-

renzoMazzanti, ChiaraMenici, NoemiNie-

ri, VirginiaPelagatti, Lucreazia Pifferi, Be-atrice Preziuso, Daria Reali, Antea Scroc-co e Lorenzo Stabile. Gli insegnanti tutorsono i professori Cocchi, D’Ambrosio, Fer-rante. La Dirigente è Daniela Mammini.

ILSONDAGGIO

Felpee jeanssul podiodei ‘preferiti’

Page 8: PRATO Book Finale

•• 8 MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

I pirati non conoscono crisiIl fenomeno (vecchiodi secoli) cresceaunritmoallarmante

CRESCE, a un ritmo allarmante,il fenomeno della pirateria al lar-go delle coste della Somalia. Il nu-mero degli attacchi è passato dai 7del 2004 ai 354 del 2011, quasiuno al giorno.Poco primadiNata-le, il 21 dicembre, è stata liberatala petroliera Savina Caylyn, bat-tente bandiera italiana, ostaggiodei pirati per 11 mesi. La nave,con 5 italiani fra i membridell’equipaggio, era stata attacca-ta all’alba dell’8 febbraio mentrenavigava nelle acque dell’OceanoIndiano. Solo una settimana piùtardi, la petroliera italiana EnricoIevoli dellaMarnavi è stata seque-strata nelle acque del Golfodell’Oman.La tecnica di attacco è sempre lastessa: una nave madre “sgancia”barchini carichi di pirati che si av-vicinano al mercantile sparandoraffiche diKalashnikov e lancian-do sul ponte granate incendiarie.A nulla servono i tentatividell’equipaggio di allontanare ibucanieri aumentando la velocitào lanciando getti d’acqua con gliidranti.Le navi più vulnerabili so-no quelle più lente e con le fianca-te più basse, ma i “corsari del2000”hanno attaccato e sequestra-to anche grandi petroliere.Lo sco-

ponon è tanto quello di imposses-sarsi del carico, ma di rapirel’equipaggio e tenerlo in ostaggioper chiedere poi un riscatto all’ar-matore. Le richieste aumentanodi anno in anno: all’inizio, i riscat-ti si aggiravano in media intornoalle decine di migliaia di dollari,mentre per la liberazione della Sa-vina Caylyn son stati pagati 11,5

milioni di dollari.

LE ORIGINI di questo fenome-no si perdono nella notte dei tem-pi: nel I secolo a. C i pirati diven-nero un vero flagello per le navimercantili nel Mediterraneo; ilgiovaneGiulio Cesare, nel 75 a. C,fu catturatomentre si stava recan-do a Rodi per studiare e rimase

prigioniero su un’isola greca perpiù di 5 settimane, fu liberato solodopo il pagamento di un riscatto.E anche oggi la pirateria è un veroe proprio business: un pirata puòguadagnare fino a 10.000 dollari asettimana, a fronte di un prodottointerno lordo pro capite in Soma-lia di circa 600 dollari.Le cause di questo fenomeno van-no ricercate nell’instabilità politi-ca della Somalia: lo scoppio dellaguerra civile e la conseguentemancanza di governo effettivo dal1991 hanno reso insicure alcuneregioni del paese, creando una si-tuazione favorevole alla pirateriae ad altre forme di attività crimi-nale. Diverse le conseguenze peril commercio marittimo: un au-mento delle spese, sia per la sicu-rezza – alcuni armatori ingaggia-no compagnie di sicurezza priva-te con squadre a bordo armatementre altri preferiscono fortifica-re la nave e installare a bordo cas-seforti – sia per l’assicurazioneper il trasporto commerciale viamare. Inoltre la pirateria potreb-be portare a un cambiodi rotta na-vale dal Canale di Suez alla circu-mnavigazione dell’Africa con ilconseguente aumento dei prezzi acarico dei consumatori europei.

DOPO mesi di siccità, da novembre, piove in ab-bondanza nella regione del Corno d’Africa. Il cam-biamento delle condizioni meteorologiche e unamaggiore assistenza umanitaria hanno ridotto cosìla malnutrizione e i livelli di mortalità, che pur re-stano allarmanti. La crisi alimentare è iniziata inluglio per la più grave siccità degli ultimi 60 anniche ha provocato la morte di molti animali e dan-neggiatomolte coltivazioni. La carestia ha interes-sato circa 12milioni di persone fra Etiopia, Kenyae Somalia.Molta gente è stata costretta a vendere ilpoco cibo disponibile per comprare acqua e le ma-dri a scegliere quali figli nutrire e quali lasciare alloro destino: per questo oltre 2milioni di bambinisono malnutriti.Sono in tanti a dover lasciare i loro villaggi per rag-giungere il campo profughi di Dabaad, in Kenya,il più grande e il più affollato delmondo che ospita

450 mila persone (ha una capienza di 90 mila) do-ve però trovano la salvezza. Tutti hanno una storiadrammatica da raccontare e a raccoglierle ci sonogli operatori umanitari.Christopher Tidey, Unicef, è uno di loro: «Mi hacolpito molto la storia di Adbile. Con la moglie,quattro figli e la nonna ha lasciato la casa in Soma-lia per cercare acqua e cibo: la siccità ha distrutto iloro raccolti e ucciso il bestiame.Hanno affrontato25 giorni di viaggio, durante i quali sua moglie èmorta per la debolezza. Ma il viaggio verso la sal-vezza è dovuto continuare. Così Adbile ha caricatotre dei suoi quattro figli sulle spalle ed è arrivato aDabaad. Il figlio minore ha tre anni e si chiamaAden. Pesava solo cinque chili. Era talmente mal-nutrito che non riusciva più ad alzare la testa perdeglutire. Ora Aden sta però recuperando. Dopouna settimana di trattamento qui al campo avevagià raggiunto i 6 chili».

FOCUSDOPOMESI ALL’ASCIUTTO, FINALMENTE LAPIOGGIA E’ TORNATANELLE ZONE PIU’ POVERE

Siccitàe carestianel cornod’Africa

ASSALTOMilitari italiani coi pirati assalitori del cargo Valdarno

REDATTORI INCLASSE

Ist. comprensivoSalvemini La PiraMontemurlo

IL CORNO d’Africa è unapenisola a Est del continenteche si affaccia sul golfo diAden a sud della penisola ara-ba. Il vertice nord-orientale èrappresentato dal Capo Guar-dafui. Questa regione è famosain tutto il mondo per la suaestrema povertà ed instabilitàpolitica, tanto da occupare gliultimi posti nel continente e nelmondo nella graduatoriadell’indice di sviluppo umano.La storia coloniale del Cornod’Africa ha inizio negli ultimidecenni del XIX secolo quan-do anche l’Italia, come le altregrandi Potenze europee, cercòdi conquistare possedimenti co-loniali fuori d’Europa, sia perdirigere in territori di sua ap-partenenza la manodopera inesubero, che già si avviavaall’emigrazione transoceanica,sia per aprire nuovi sbocchi alsuo commercio. Prima Depre-tis, poi il governo Crispi con-quistarono Eritrea e Somalia.Quando le truppe italiane ten-tarono di conquistare anchel’Etiopia, furono duramentesconfitte nella battaglia diAdua.Anni dopo Mussolini mirò al-la conquista dell’Etiopia permostrare a livello mondiale lasolidità del suo regime e l’effi-ciente capacità militare. Nel1935 le truppe italiane invase-ro l’Etiopia usando anche i gasiprite. Il 5 maggio del 1936 ilcorpo italiano di spedizioneguidato da Badoglio entrò adAddis Abeba, la capitale. Il 9maggio dal balcone del Palaz-zo Venezia, Mussolini annun-ciò al popolo italiano che i terri-tori (1.149.000 kmq) e le genti(8 milioni di abitanti) già ap-partenenti all’Impero Etiopicovenivano posti sotto la sovrani-tà piena ed intera del Re d’Ita-lia, il quale assumeva anche iltitolo di Imperatore.

RICERCA

A caccia del bene più prezioso

Classe III C: Jacopo Bartolini, MattiaBoeddu, Ylenia Bozzi, Asia Falteri,Francesco Ferri, Aldo Gega, MartinaGiampaolo, Marco Gianassi, MaikolGiunta, Giulia Grallo, Serena Hazbardhi,

Simone Iacovone, Ilias Iljazi, ImranKhalid, Rigers Kukaj, Rachid Lamrabete,Martina Lastrucci, Serena Moroni, LucaOloferne, Giada Orobello, SaraPastacaldi, Luigi Rangino, Salvatore

Turco, Isabella Zhang, Giulia Yang.

Tutor: professoressa Alessandra

Piccioli.

Dirigente Scolastico Stefano Papini.

STORIA

Il colonialismoitalianoinAfrica

Page 9: PRATO Book Finale

••9MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

Sport giovanile aPratoTanti centri d’eccellenza e discipline bellissime, non ci resta che scegliere

SPORT giovanile a Prato? Lacuriosità ci è balenata grazie alnostro prof di educazione fisica,Andrea Nuti, che regolarmenteorganizza incontri con campionidi ogni sport nella palestra dellaSer LapoMazzei, invitandoatleti nazionali, campioniinternazionali e nazionali di ognisport, dal pattinaggio artistico, alrugby, al calcio, all’hokey: questicampioni perché e dove dabambini hanno iniziato la loroattività sportiva? Ognuno di loroci ha raccontato il suo percorsopersonale che lo ha portato ascegliere lo sport, ma la rispostadi tutti è stata che fin dagiovanissimi sono la passione e ildivertimento che li spinge apraticare la disciplina che hannoscelto, e non solo il denaro e ilsuccesso che sono arrivati dopo.

ASCOLTANDO le loro storiedi vita, ci siamomoltoappassionati al mondo dellosport, soprattutto a quellopraticato dai giovani e

giovanissimi e abbiamo cercatodi capire a Prato cosa si muove.Ne è venuto fuori un quadrointeressante e vivace di societàsportive su tutto il territoriocittadino che curano lo sportgiovanile. Prato eccelle concentri di alto livello per lo sportgiovanile, che hanno insegnato

diverse discipline sportive e fattodivertire generazioni di ragazzi,ma anche creato diversicampioni nazionali,internazionali e olimpionici.La maggior parte dei ragazzipratesi praticano sport comecalcio danza e basket, ma ci sonoaltri sport «minori» davvero

molto belli per i quali i giovanipratesi sembrano avere unagrande passione: sono rugby,ginnastica artistica, hockey, judo,i più praticati.Tra le realtà d’eccellenza per losport giovanile a Prato c’è il Cgfs,Centro Giovanile di FormazioneSportiva, unico esempio italianodi associazione sportivapartecipata da amministrazionipubbliche e da privati, che sioccupa di educare bambini eadolescenti a discipline come lapallavolo, pallacanestro, baseball,judo, ginnastica, scherma, minirugby.

LA MITICA e ultracentenariaEtruria che ha allevato tanticampioni, tra cui il grandeolimpionico Yuri Chechi. LaAsd, associazione sportivadilettantistica Paisan di PratoVolley. Il Gispi rugby che hadato i natali sportivi al bravonazionale Edoardo Gori.E allora scegliamo uno sport,non importa quale purché cidivertiamo!

LA LORO società, la gloriosa Etruria che ha com-piuto 110 anni nel 2007, ha sede proprio a due pas-si da quella della scuola primaria del comprensivoMarco Polo. Loro sono due grandi atleti, Gabrielee Leonardo Mattei, che abbiamo invitato alla SerLapo Mazzei, il 20 dicembre. Ci hanno parlato diuno sport stupendo che richiede sacrificio, corag-gio, forza, concentrazione e passione.Leonardo ha vinto il campionato italiano tre voltenel 2005, nel 2006 e nel 2010 e ora punta ancorapiù in alto.Gabriele si dedica a fare l’allenatore. In-segna anche ai più piccoli, bambini di quattro ocinque anni. «La ginnastica artistica dei grandi - cispiega Gabriele - non è quella dei piccoli. I bambi-ni iniziano giocando. Fanno esercizi per abituarsia poco a poco all’equilibro, ad avere coraggio, a con-

servare la scioltezza muscolare. Infine si passa agliattrezzi, sotto forma di gioco, inmodo che loro im-parino senza nemmeno accorgersene».Mentre gli adulti fanno anche tre ore di allenamen-to al giorno, come Leonardo che sta preparandosiai campionati nazionali di ginnastica, i più piccolisi allenano solo sei ore a settimana in tre giorni di-versi. L’Etruria è certo una dei vivai della Ginna-stica pratese e toscana.E oltre a praticare ginnastica, cosa fanno i nostridue campioni? Hanno le fidanzate, ovviamenteginnaste pure loro, però impegnate nella ritmica.Altre passioni: il calcio (tutti e due sonomilanisti)e una divertente partita di riscaldamento all’inter-no della palestra dell’Etruria non manca mai pri-ma dell’allenamento alle parallele, agli anelli o alcorpo libero.

I PERSONAGGIUNOHA VINTO TRE VOLTE IL TITOLO ITALIANO. L’ALTRO FA L’ALLENATORE

Gabriele e Leonardo, fratelli nella ginnastica

DUE VOLTE CAMPIONE Christian Giagnoni nella nostra scuola

REDATTORI INCLASSE

Scuolamedia

LapoMazzeiPrato

SI CHIAMAChristianGia-gnoni ed è stato per cinqueanni e fino al 2010 scorso il«centravanti» e il capitanodella Mgs, che milita nellaserie A1 di hockey a rotelledopovarie vicissitudini, dal-la retrocessione al ritornonella massima serie dopotre anni.A5 anni prese i pri-mi contatti con l’hockey,che da allora non hamai la-sciato. La passione lo ha fat-to diventare un campione,capace di segnare 32 reti inuna stagione, più 5 in nazio-nale con la quale ha affronta-to le più importanti squa-dre europee. «La gara piùemozionante - racconta - fucontro i campioni del Porto-gallo».

CHRISTIAN è un grandecampione anche nella vita.Il pomeriggio 22 dicembre2010, giorno del 35˚ com-pleanno, mentre era in mo-to una macchina l’ha inve-stito, lasciandolo in coma.«Quando mi sono svegliatoho capito subito che avevoperso l’uso delle gambe».Ma non si è mai arreso. Hacontinuato a praticare losport che gli ha consentitodi avere salva la vita: «Gra-zie al fatto che sono unosportivo e non fumo, sonoriuscito a sopravviverequando i miei polmoni so-no risultati per un certo pe-riodo gravemente compro-messi per l’incidente».Ades-so continua a seguire la suasquadra da allenatore. Curaanche i bambini principian-ti. Ha iniziato a praticaretennis e fra poco cominceràl’agonismonel tennis in car-rozzina e noi, avendolo co-nosciuto, siamo sicuri cheriuscirà a raggiungere obiet-tivi da campione anche inquesto settore.

FRA DI NOI Leonardo eGabriele Mattei nostri ospiti

GLI ALUNNI CRONISTI:Allmeta Mehmet, Assunta Ciardi, AhmedElmrabti, Lucrezia Fantacci, AndreaGiachin, Alice Guan, Elena Huang, LindaHuang, Cai Xiang Yun, Jin Kai, Lorela

Keka, Esmerald Mehmetay, Valentina

Mo, Alessio Piccioli, Weng Rouxue, Shen

Zi Wei, Eglis Struga, Anna Turyak,

Lucilla Zauli, Melissa Zekaj, Maria Elena

Zenobio di Fusco, SIlvia Zhou.

Tutor scolastico: professoressa

Giovanna Vitrano.

Dirigente: Cristina Magelli.

LASTORIA

Campionenell’hockeyenella vita

Page 10: PRATO Book Finale

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

Il cuorediPratononbatte piùIl centro storico vienedisertatodagiovani enonpiùgiovani

MOLTI SONO stati i tentatividi ravvivare il centro di Prato, siail pomeriggio sia la sera.L’affluenza di giovani stadiminuendo radicalmente. Ilpericolo aumenta, le risse sonosempre più frequenti.«Alcuni mesi fa – dicono alcuniintervistati – hanno aggreditoalcuni ragazzi senza motivo».Ma la sicurezza non è l’unicacausa di quello che moltiresidenti definiscono aunabbandono in costante». I ragazzidai sedici ai venticinque anninon vanno più in centro perchési annoiano. Girare per i negozi èdivertente, ma fino ad un certopunto. Ecco perché c’è pocaaffluenza: andresti in un postoper non fare niente? Allora iragazzi si organizzano e siriuniscono in pub, discoteche efeste organizzate da coetanei.Valutando attentamente lenotizie che siamo riusciti araccogliere, siamo arrivati allaconclusione che i ragazzipreferiscono andare altrove.

FORSE TUTTO nasce da uncambiamento sociale, i luoghi e

gli interessi sono cambiati, noisiamo l’epoca dei centricommerciali. La nuova societàha bisogno di centri diaggregazione, una necessità cheha creato spazi economicicondivisi.Infatti, documentandoci,abbiamo appreso che questicentri commerciali, come Parco

Prato, creano eventi checoinvolgono sempre più giovani,accompagnandosi a strutturelegate puramente allo svago e aldivertimento. Da questa analisipossiamo capire che è avvenutoun decentramento. Inoltre ilcentro storico non è più ritenutoun luogo affidabile e i genitorinon hanno piacere di mandare i

propri figli, soprattutto di sera.La mancanza di giovani inalcune ore del giorno staandando di pari passo alla crisieconomica, che negli ultimi anniha peggiorato la vita deinegozianti.

GIRANDO per il centro, solonella zona di Piazza Mercatale, sivedono trentacinquesaracinesche di negozi abbassatecon su scritto «Affittasi».Nonostante in centro si vedanonegozi chiudere uno dopo l’altro,il comune non la vede così, diceche i negozi che chiudonostanno diminuendo rispetto aglianni passati. Riguardo agli eventil’assessore di Prato ha detto che«Il comune organizza circa 150eventi l’anno divisi in mostre edeventi culturali».Il fatto sta, che, i ragazzicomunque preferiscono andarealtrove invece di partecipareattivamente a tali attività. E’ unproblema di cultura o sonoeventi davvero poco interessanti?

IL CENTRO di Prato secondo l’assessore Goffre-doBorchi che affronta gli aspetti economici, cultu-rali e sociali che hanno caratterizzato Prato negliultimi anni. «Nelle ultime settimane, ho notato unaumento di frequentazione, del centro storico daparte dei pratesi, soprattutto nel fine settimana—spiega l’assessore Borchi—Penso che Prato si stiariscoprendo. Gli eventi nonmancano, un esempiorecente è quello del Palazzo Pretorio e la filatricedi Bartolini, che spero diventi il simbolo della no-stra città». Riguardo alle inziative per i ragazzi , ag-giunge l’assessore «la fascia d’età tra i tredici e i di-ciotto anni è tuttavia la più difficile da soddisfarenel campo delle iniziative, poiché spesso sono po-co conosciute e l’interesse deve nascere dai ragaz-zi. Un nostro progetto è però quello di far avere atutte le scuole degli opuscoli con i vari eventi».«Riguardo ai punti di ritrovo per i giovani—conti-

nua l’assessore—potrebbero appunto essere i luo-ghi legati ad eventi culturali o le biblioteche, madal punto di vista dei locali ce ne sono pochi».Parlando della sicurezza della nostra città, il vice-sindaco afferma «sono convinto che il monitorag-gio più efficace è quello da parte dei cittadini, poi-ché abbiamo cercato dimilitarizzare,ma è difficileperché ci sono poche pattuglie ed è impossibilecontrollare tutte le parti di Prato».Riguardo alla salute economica del centro l’asses-sore Borchi elenca una serie di cambiamenti «latassa per far collocare, sul suolo antistante, i tavolidei bar, è stata diminuita del 90%; è stato permes-so ai negozi di acquistare anche i piani superiori,vista la necessità di alcune grandi catene; infine, cisiamo occupati del rifacimento delle facciate im-brattate dai graffiti. Negli ultimi tempi le aperturedei negozi superano le chiusure e si ha un saldopositivo di circa quaranta negozi».

L’INTERVISTA LUCI E OMBRE ENTRO LEMURA: L’ANALISI DEL VICESINDACOBORCHI

«Lacittà si riscopre anchegrazie agli eventi»

LA VIGNETTA Così gli alunni della Fermi interpretano il tema

REDATTORI INCLASSE

LA CULTURA fa centro.Il centro culturale della no-stra città ha visto in questianni un declino economico,manon culturale. La bellez-za delle opere che costitui-scono l’attrazione e il vantodei pratesi risiede: negli af-freschi del Lippi, in Palaz-zo Pretorio, nel suggestivoCastello dell’Imperatore,nelle case torri. Che creanounveromuseo all’aperto, ac-cessibile a tutti. NonostantePrato non vanta una fioren-te tradizione turistica, negliultimi anni è aumentato ilnumero di visitatori anchestranieri che hanno fattotappa in città. Non ci sonosolo opere e beni artistici davisitare, ma anche punti diaggregazione. Ci sono luo-ghi storici, da sempre centridi socialità, come i circoli ri-creativi oppure spazi di stu-dio e aggregazione come lebiblioteche, i musei e i tea-tri. Unodei fiori all’occhiel-lo della città è la bibliotecaLazzerini creata per aprire,ai cittadini di ogni prove-nienza, una finestra su: cul-tura, formazione, tempo li-bero. Molto importante è lasezione ragazzi dove si tro-vano oltre 17.000, che rap-presenta uno degli spazi piùgrandi e importanti della bi-blioteca. L’offerta della bi-blioteca nata dal recuperodell’ex Campolmi, storicafabbrica pratese, è davverovasta: ci sono libri anche inalbanese, arabo, cinese, rus-so e varie altre lingue. I nu-meri della Lazzerini sonodavvero da record: 250milavolumi, di cui 120mila adaccesso libero, 450 seduteper la lettura, 110 postazio-ni con computer, 6mila tito-li multimediali, 700 quoti-diani on line da tutto ilmondo, giusto per citarequalche cifra.

ScuolamediaScuolamedia

Enrico FermiEnrico FermiPratoPrato

AMMINISTRATORE

Il vicesindaco Goffredo Borchi

GLI STUDENTI della classe III B che hannocollaborato alla stesura della pagina delcampionato di giornalismo. Adele Cecco-ni, Alessia Bracale, Aziz Charage, ClarissaCini, Essalhi Soukaina, Federico Lepore,

FrancescaPaoletti, Gianluca Boscolo, Giu-lia Piperato, Ilaria Nigro, Isabella Cheme-ri, Laura Scala, Lorenzo Lanzini, LorenzoRoberti, Lucrezia Gori, Margherita Tesi,MatteoVannucci, NoemiFabbri, PietroBia-

gi, Raul Romeo Fulco, Riccardo Ciulli, Ro-naldo Riska, Tommaso Golfieri, VivianaManasci, YangMinghuang. La professores-sa che ha collaborato per coordinare la pa-gina è Filomena Del Guacchio.

APPROFONDIMENTO

E’ il fulcrodi culturaebellezza

Page 11: PRATO Book Finale

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

Caccia: passione o ingiustizia?Peralcuni è unhobby divertente, per altri un’attività barbarada abolire

UNA STORIA lunga quantoquella dell’uomo. La caccia harappresentato fin dalla notte deitempi una importante fonte di so-stentamento, ancor prima dell’in-venzione della lancia e degli ar-chi. Oggi, in gran parte del mon-do, non rappresenta più un’attivi-tà indispensabile per ottenere delcibo, ma in alcune società ancoranondel tutto evolute ricopre anco-ra una funzione importante. Neipaesi industrializzati invece ha as-suntouna funzione ricreativa.Ne-gli ultimi anni però l’arte venato-ria vive una fase di lento declino.In Italia il numero dei cacciatori èin progressiva diminuzione, si èpassati infatti dai 1.701.853 del1980 ai 751.876 del 2007. E a Pra-to?Anche la nostra provincia con-fermaquesto dato. Secondoquan-to riportato dagli esperti del setto-re, si tratta di un’usanza praticatadalle persone più anziane. Circa3600 persone vi si dedicano anco-ra,ma pochi anni fa questo nume-ro era all’incirca il triplo.Questi i dati forniti da un mem-bro dell’associazione WWF(Fon-do Mondiale per la Natura), Ra-nieri Ghiardi, il quale ha spiegato

che «la gente caccia generalmenteo per divertimento, o per conti-nuare una tradizione di famiglia.Una realtà a parte è quella dei cac-ciatori di frodo, ovvero quei cac-ciatori privi di documentazione,anche se non numerosi come unavolta, e i bracconieri, cioè quegliuomini che cacciano animali pro-tetti, o per proprio tornaconto per-

sonale, cioè per guadagnare dena-ro o per usare le prede come tro-feo, o perché non hanno alcun ri-spetto per essi. Coloro che vengo-no colti a praticare questo tipo dicaccia, vengono per fortuna puni-ti penalmente».Le regole comunque ci sono, apartire dalla delimitazione dellezone in cui questa attività si può

praticare. Nella provincia di Pra-to si trovano nella Val di Bisen-zio, in particolare nella zona deilaghi artificiali di Vernio e Vaia-no. In questemacrozone si caccia-no soprattutto lepri, molti cin-ghiali, fagiani e daini, spesso conl’ausilio dei cani da caccia.La cosa che, purtroppo, fa da rove-scio della medaglia a questa tradi-zione millenaria è il fatto che, se-condo attente stime,molti anima-li, un tempo numerosissimi, stan-no scomparendo, come i lupinell’Appennino toscano. Nellavallata, invece, gli animali in viadi estinzione sono alcune speciedi uccelli.«La caccia è una cosa buona e giu-sta soltanto se gli animali cacciatisono troppi e minacciano la vita ela sopravvivenza delle altre spe-cie, ma— concludeGhiardi— sele ragioni sono altre, è un’usanza“neolitica”, perché non ci si puòdivertire sulla pelle di essere vi-venti innocenti. Molti sono co-munque i ragazzi che oggi trova-no la caccia un’attività barbara daabolire». Per fortuna, aggiungia-mo.

ALTRO che barbarie da abolire. A sentir loro si trat-ta di un’attività tutt’altro che ingiusta, anzi l’amore eil rispetto della natura sono i valori che gli appassio-nati di caccia riconoscono come tra i più importanti.Allora per comprendere meglio il loro mondo e lemotivazioni dei suoi sostenitori abbiamo deciso diintervistare il padre di un nostro compagno di clas-se, Ettore Baldi. La famiglia Baldi vanta una lungatradizione venatoria, interrotta dal figlio Cosimo,che per il momento non vuole saperne di imbraccia-re il fucile.

Perché ha iniziato a cacciare?«E’ una tradizione che nella mia famiglia persiste dagenerazioni. Ho cominciato all’età di 18 anni e hoimparato presto a cacciare ogni tipo di animale».

Quali sono i luoghipiù frequentati davoi cac-ciatori?

«Solitamente le nostre mete preferite sono l’Appen-

nino tosco-emiliano e le zone circostanti, perché lì lafauna è più concentrata. Ame, come amolti altri, pia-ce molto cacciare cinghiali, fagiani e beccacce».

Preferisce cacciare da solo o in compagnia?«Dipende. Io preferisco stare in compagnia perché lacaccia non è solo uno sport ma è anche unmomentoper stare insieme. Inoltre, porto con me il mio cane,con il quale c’è un rapporto molto stretto».

Perché pensa che quello che fa sia giusto?«Io penso che mantenere un equilibrio tra la faunaselvatica e la natura sia giusto, la crescita eccessiva diun certo tipo di animali danneggerebbe tutto il re-sto».

Cosa pensa del fenomeno del bracconag-gio?

«I bracconieri sono una piccola parte di cacciatori,che mettono in cattiva luce tutta la nostra categoria,ed è giusto che vengano puniti penalmente».

L’INTERVISTA LA STORIA DELLE ATTIVITÀ VENATORIE ATTRAVERSO I RACCONTI DELLA FAMIGLIA BALDI

Dipadre in figlio, una tradizione interrotta

UMORISMO Per fortuna gli animali non sanno usare armi da fuoco

REDATTORI INCLASSE

BASTA dare un’ occhiataalla mitologia classica perrendersi conto di quanto ilbinomio caccia e donna ab-bia radici profonde.Artemi-de era la divinità femminileche proteggeva la caccia, laselvaggina e i boschi; leAmazzoni erano donneguerriere alle quali piacevacacciare. Nella realtà di og-gi non mancano esempi didonne alle prese con le dop-piette. Circa il 5% degliamanti della caccia in Italiaè rappresentato da loro. E’ ilComitato Nazionale Cacciae Natura ad aver stimato a30 mila le donne italianeche ad oggi amano tantoquanto gli uomini l’ arte ve-natoria e la svolgono contutta la passione, la profes-sionalità ed il rispetto richie-sto. Ma che cosa spinge ledonne ad imbracciare il fu-cile? Testardaggine, passio-ne per la natura e adrenali-na. A volte non è facile esse-re accettate dai cacciatori,ma, come affermano tuttequelle che sono state intervi-state: “Appena i cacciatori,soprattutto quelli più anzia-ni, capiscono che sai perfet-tamente quel che fai e quelche dici, ti accolgono nelgruppodi caccia senza riser-ve. E il vincolo di amiciziache si crea, è sincero e sem-plice.” Alla base resta unapassione smisurata per i bo-schi, per le sfide, per la natu-ra, per i cani che sono amicie ottimi compagni di cac-cia. Nel bel paese è comun-que certo che la maggiorconcentrazione di donneche imbracciano un fucilesi trovi al nord e nel centro,ma sono in aumento anchenel sud.

Scuolamedia

S. CaterinaPrato

IN AZIONE Ettore Baldi altermine di una battuta di caccia

ECCO l’elenco completo dei ragazzi della

III B di Santa Caterina che si sono impe-

gnati nella stesura di tutti gli articoli del-

la pagina: Adrian Aguilar, Cosimo Baldi,

Leonardo Cavigli, Sofia Ceccatelli, Ales-

sandro Cianchi, Lorenzo Conti, Edoardo

Corrieri, Sara Gensale, Andrea Guida,

Giulia Guidotti, Massimo Hu, Ester Maria

Megera, Camilla Nencetti, Giulia Valen-te, Ilaria Wu.La professoressa che ha seguito e consi-gliato la classe durante il progetto è Na-dia Vinciprova.

LACURIOSITA’

Doppiette rosaUn fenomenoinaumento

Page 12: PRATO Book Finale

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

Noi e il tempo liberoCosapreferiscono i ragazzi di oggi: scelte obbligate o consapevoli?

NONPOSSIAMO lavorare sem-pre e per tante ore di seguito, oc-corre un tempo di riposo, cioè iltempo libero, che comprende an-che il tempo dedicato agli svaghi,agli amici e altre attività scelte danoi. In classe abbiamo discusso sucosa pensiamo del nostro tempolibero e come lo trascorriamo, eabbiamo fatto un sondaggio sultempo libero del giorno d’oggi edel passato, intervistando i coeta-nei, i genitori e i nonni.Alcuni sostengono che il tempo li-bero è come un tempo perso per-ché è improduttivo, ma quasi tut-ti siamo concordi nell’affermareche il tempo libero non è necessa-riamente il tempo del non farenulla o tempo del vuoto: il verotempo libero è legato al piacere eallo svago. La sensazione per mol-ti di noi è quella di non avernemolto perché spesso le nostre gior-nate sono scandite da un susse-guirsi di attività che a volte sonoscelte da noi e altre volte sono de-cise dagli adulti. Non è raro sentir-si dire, con aria di rimprovero,che passiamo troppo tempo incompagnia del nostro computer.Chi lo dice afferma una sicura ve-rità. Dal computer si possono sca-ricare una grande varietà di video-

giochi che facciamo anche allaplay, oppure giochiamo alla Wiidavanti allo schermo. Oggi il com-puter è diventato un mezzo poten-te di comunicazione che ha sur-classato di gran lunga il cellulare,il quale, a sua volta, ha tante fun-zioni simili allo stesso computer.Facebook, Twitter, Messenger e ivari social network sono tra i no-

stri passatempi più gettonati. At-traverso di essi entriamo in con-tatto con i nostri amici all’istanterisparmiandoci il tempo degli spo-stamenti per incontrarci, possia-mo immediatamente soddisfarele nostre curiosità in fatto di musi-ca, di sport, di qualche notiziadell’ultima ora, oppure consultia-mo il pc per approfondire certi

contenuti di scuola. Certo l’usosmodato di questo strumento cirende pigri perchè incollati al vi-deo per ogni questione, abituati altutto e subito senza sentire tantola fatica della conquista di cose ot-tenute con pazienza e con l’eserci-zio nel tempo.Per fortuna tanti di noi, almenoin base al campione da noi scelto,si dedicano allo sport durante iltempo libero e lì è più possibilemisurarsi con se stessi e con gli al-tri. Pochi ragazzi scelgono la lettu-ra e sempre meno si incollano da-vanti alla TV ingozzandosi di pa-tatine e sorseggiando Coca Cola.Comunque ci riteniamo fortuna-ti. Prato, con la sua periferia, èuna città che offre tante opportu-nità per il tempo libero. Ci sonocinema, centri commerciali, salegiochi, pizzerie, pub, palestre, cen-tri sportivi, scuole di ballo e altriluoghi dove trascorrere il nostrotempo libero. E non mancano i va-ri luoghi in cui ci incontriamo:l’Omniacenter, il Parco Prato,Wee-meet. Il tempo libero infineè anche il tempo della gratuità,possiamo scegliere di fare qualco-sa di piacevole e di interessanteper noi stessi ma anche con gli al-tri.

Da meno di un anno a Prato. La nostra compa-gna cinese racconta...Nel tempo libero potrei essere sia contenta che tri-ste. Contenta quando c’è qualcuno che mi tienecompagna, triste quando sono sola. Di solito, quan-do ho tempo, guardo i libri scaricati da internetnel mio cellulare o se no accompagno Francesca afare shopping, vado su internet e chatto, ascoltomusica, riposo, e certe volte mi reco anche a casadi Elisa a giocare a Badminto. Anni prima, in Ci-na, i giovani andavano in montagna a raccoglierel’erba per gli animali, aiutavano i genitori nelle fac-cende domestiche, portavano a pascolo le pecore.Secondo me i ragazzi di 15 anni che lavorano sonopiù responsabili di quelli che non lavorano, dicoche sono più responsabili perché hanno provato inprima persona la fatica e sanno cosa significa sacri-ficare del tempo per essere utili agli altri.

Il nostro compagnopakistano racconta alla clas-se...Il tempo libero dei miei genitori e dei miei nonniera molto, molto diverso. In quel tempo i nostri fa-cevano le cose diverse: mio nonno diceva che gio-cava con le bambole e lavorava in età di 13 anni. Ilmio babbo diceva che quando aveva 16 anni era an-dato in Cina, poi in Turchia e dopo alla fine eraarrivato in Italia. Noi invece fino a 17 o 18 anninon possiamo lavorare. Questa è una cosa diversa.Noi nel tempo libero si gioca con i computer, alcu-ni stanno molto sul facebook.Quando ero in Pakistan nell’estate i ragazzi dellamia età lavoravano sulle strade quando non eranosulle strade lavoravano nelle fabbriche. Quando ioli guardo a me viene da piangere perché sono ragaz-zi di mia età e spesso mi chiedono aiuto. Non rie-sco a parlare davanti a loro.

LA PAROLA AI GIOVANI LE ESPERIENZEDEI COMPAGNI: UNA VIENEDALLACINA EUNODAL PAKISTAN

«Iomi dedico a...»: i racconti degli studenti

DISEGNO Una vignetta dei ragazzi dedicata al tempo libero

I REDATTORI INCLASSE

È CAMBIATO il modo diimpiegare il proprio tempolibero. I nostri genitori e inostri nonni stavano moltopiù all’ aria aperta, a contat-to con la natura. Si ingegna-vano molto più di noi per di-vertirsi: costruivano giochie mettevano insieme gio-chi. Invece noi oggi stiamomolto in luoghi chiusi, se-duti davanti al computer. Siè perso il piacere di stareall’aria aperta e di giocare incompagnia. I nostri nonninel tempo libero giocavanoa palla, andavano in bici, co-struivano le altalene agli al-beri con le corde, stavanonei campi, giocavano a bi-liardo e uscivano con gliamici. I nostri genitori face-vano più o meno le stesse co-se: giocavano molto in grup-po ma passavano anche tan-to tempo davanti alla Tv eascoltavano musica. Spessoi nostri genitori e soprattut-to i nonni aiutavano in casa,nel lavoro e nelle faccendedomestiche. Chi viveva incampagna andava nei cam-pi o portava fuori gli anima-li. In tante situazioni dove-vano imparare a cavarselada soli e a crescere senzal’aiuto di nessuno erano sti-molati nella creatività e nel-la manualità per costruire ipropri giochi. Una costantedel nostro tempo libero e diquello dei genitori e dei no-stri nonni è cercare la com-pagnia degli amici.Oggi siamo certamente aiu-tati a frequentare gli amicianche lontano attraverso in-ternet. Questo sembra ren-dere più stabili e durature lenostre amicizie, ma anchevero che tra i nostri coeta-nei un uso smodato dei mez-zi tecnologici ha distrattomolti di noi rendendociignoranti su alcuni aspettiimportanti della vita.

Scuolamedia

Sem BenelliPrato

STUDIO Gli alunni si sonodivertiti anche a fare statistiche

I REDATTORI della II C: Achak Mehdi,Adamski Dominik, Annunziata Fortunato,Serena Bogani, Lucrezia Borgianni, Mar-got Brescia, Alessia Carrante, Giulia Cle-mentini, Valentina D’Agosta, Alì Ehtisham,

Nohaila Fadil, Alex Giaquinta, MatteoGouessey, Elisa Hu, Matteo Hu, Qing QingHu, Francesca Hu, Christian Maione, Mi-chele Moccia, Elisa Poli, Khadija Rayyad,Steven Suffer, Emanuele Terpini, Giulia

Vargiu, Marisa Wu, Marco Xia.

Tutor: profesoressa Maria Laura Cheli.

Dirigente scolastico istituto comprensivo

Don Milani: Maria Grazia Ciambellotti.

IL PASSATO

Ritornoal tempodei nonni

Page 13: PRATO Book Finale

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

La crisi? Si vince col volontariatoValbisenzio, un fiumedi solidarietàma le forzenonbastanomai

SONO DAVVERO tante e svol-gonoun ruolo importante nella vi-ta sociale della nostra cittadina.La solidarietà, il volontariato, l’as-sociazionismo hanno delle radiciantiche sul territorio.Alcune asso-ciazioni svolgonoun’attività di as-sistenza sociale, oltre che di soli-darietà, come la Pubblica Assi-stenza e laMisericordia; ve ne so-no altre che si occupano dei pro-blemi degli anziani, sia per aiutar-li nella cura delle malattie che permantenere la loro vita ancora atti-va ed utile per la comunità. Ci so-no poi quelle che operano per farconoscere e valorizzare la cultura,l’arte e le bellezze della Val Bisen-zio, e quelle impegnate nel settoresportivo.La solidarietà, l’aiuto re-ciproco, l’unione delle personeall’interno di questi organismi, ècertamenteuna risorsa che puòdi-ventare ancora più importanteper affrontare il periodo di gravecrisi che stiamo vivendo, quandoun numero sempre maggiore dipersone si trova in difficoltà edhannobisogno di sostegno econo-mico, certamente, ma anche dinon sentirsi sole ed avere l’atten-zione e l’aiuto “morale” dei loro

concittadini. Molti dei soldi rica-vati dalle tante iniziative organiz-zate appositamente, vengono uti-lizzati per aiutare le popolazioni,soprattutto bambini, che vivonoin zone del mondo meno ricche efortunate delle nostre; un soste-gno che può essere offerto ancheraccogliendo indumenti, medici-nali, cibo, come fa l’associazione

“MatoGrosso”, dedicandosi ai pa-esi dell’America latina. E tra le as-sociazioni che operano nel settoredell’educazione, la Don LorenzoMilani, oltre al sostegnodato ai ra-gazzi con difficoltà scolastiche,aiuta numerosi giovani stranieri aconoscere ed integrarsi meglionella nostra società e nella nostracultura. Il volontariato femmini-

le, con l’associazione “Dora – fo-rum delle donne onlus”, ha aper-to uno sportello di “Ascolto-Aiu-to”, un nome che ben riassume ilsignificato del’impegno socialedelle volontarie: gli anziani, maanche tutte le persone sole e indif-ficoltà, possono trovare chi leascolta e si occupa di loro; spessoquesto aiuto è l’unico modo chehanno per ritrovare un po’ di spe-ranza e di serenità.Un sondaggio effettuato a scuola,ha mostrato che il volontariato èancora poco diffuso tra i giovani.Alcuni ragazzi intervistati hannoriferito quanto sia positiva la loroesperienzanel campodella solida-rietà e quanto possa essere impor-tante conoscere i problemi dellepersone e maturare quindi anchenoi stessi. E’ certo più importantedare un aiuto concreto ad unaper-sona che trascorrere le ore davan-ti al computer o alla playstation.La solidarietà può essere per tuttiuna buona “maestra di vita”.La crisi è certamente un proble-ma, ma se provassimo a staccarcidi più dalle cose materiali, forseriusciremmo a comprendere chel’aiuto e la solidarietà sono le chia-vi per aprire le nostrementi e i no-stri cuori.

COME NASCE a Vaiano la solidarietà e cosa si fadi concreto per gli altri. Lo spiega il sindacoAnnali-sa Marchi. Facendo riferimento anche ad un libro,tra i tanti, che ha scritto proprio assieme ai ragazzidella scuola Bartolini.

Quale situazione c’è oggi nell’ambito delle as-sociazioni e del volontariato?

«In questo periodo di crisi il ruolo delle associazioniè anche più importante. E’necessario utilizzare nelmiglior modo possibile le risorse che abbiamo, evi-tando gli sprechi. Il Comune ha creato un “Albo del-le associazioni” e nel territorio ve ne sono ben 65, ditutti i tipi. Il volontariato e la solidarietà contanomolto. Ma essere solidali dovrebbe anche voler direche chi ha più ricchezza è disposto ad aiutare chi neha di meno».

Nella sua vita ha partecipato a qualche asso-ciazione od alla loro creazione?

«Come forse sapete, un tempo vi era la “Settimanavaianese”. Fu poi deciso di fare una grande manife-stazione che raggruppasse tutte le associazioni inte-ressate. Nacque “Vaiano a tavola”. Su proposta deimembri delle associazioni, già nel mese di maggioviene stabilito come utilizzare i guadagni. Un annofu deciso di destinare tutto il ricavato al Comitato disolidarietà; in altri anni il ricavato è stato destinato apiù organismi e progetti benefici».

Ci può parlare del Comitato di solidarietà?«Il Comitato ha un regolamentomolto preciso e ven-gono valutate con cura le situazioni di maggiore dif-ficoltà, come quelle di chi ha perso il lavoro. Vienequindi deciso un aiuto, cercando di soddisfare i biso-gni, quelli più urgenti, una volta soltanto, in mododa non creare una “dipendenza”, per dare insomma“una spinta” alla persona, in modo che possa poi ri-sollevarsi da sola».

L’INTERVISTA IL SINDACO DI VAIANO ANNALISAMARCHI FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE SULL’ASSOCIAZIONISMO LOCALE

UnComitatoperaiutare chi è indifficoltà

LA VIGNETTA Lungo il fiume Bisenzio scorre la solidarietà

I REDATTORI INCLASSE

ERA GIÀ attiva la Societàdi Mutuo Soccorso quandola Farmacia Cooperativa fuinaugurata: era il 21 febbra-io 1909. Non c’era un pro-prietario unicoma tutti i so-ci avevano una piccola fettadi proprietà e questo per-mettevadi vendere imedici-nali ad un prezzo più basso.Questa forma cooperativa èrimasta fino ad oggi e laFar-macia di Vaiano è l’unica inItalia ad avere questo tipodi gestione; per Statuto uti-lizza i guadagni a beneficiodi tutti gli abitanti. Un’altra“invenzione” vaianese è“La sartoria”, che è nata cir-ca 20 anni fa su iniziativadella “mitica” Licia, unarammendatrice pensionata,la quale propose ad alcunedonne sue colleghe di cuci-re, ricamare e creare “pigot-te” (le bambole di pezza)nel suo garage. Aumentatedi numero, le donne sonostate ospitate in un localepiù grande. Il ricavato delloro lavoro è ancora oggi uti-lizzato a scopo benefico.Dal 2009 è attivounComita-to che fornisce un sostegnoeconomico, “una tantum”,alle persone e alle famigliein particolare difficoltà,provvedendo talvolta ancheal pagamento delle bollette,delle rate del mutuo e dellespese per il riscaldamento.Ed infine, “Vaiano a tavo-la” è il festival delle associa-zioni locali e si svolge agliinizi di Luglio. E’ una gran-de manifestazione durantela quale si possono gustare,a prezzomodico, vari tipi dipiatti, da quelli tradizionalia quelli etnici e vi sonomol-ti intrattenimenti per gran-di e piccini.Tutte le associa-zioni contribuiscono all’or-ganizzazione ed il ricavato èdestinato anche a vari scopibenefici.

ScuolaMedia

BartoliniVaiano

SINDACO Annalisa Marchidurante l’intervista in classe

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti della II D della scuolamedia dell’istitutocomprensivo Lorenzo Bartolini di Vaiano.Redattori in classe: Beatrice Barfucci, Fe-derico Barsaglini, Simone Brachi, Bianca

Cecconi, Cosimo Fabbri, Sara Fabiani, Sa-ra Farinacci, Giada Fioretti, Giulia Franca-lanci, Davide Giarrè, Alessia Guidoni,ScianTangGui, SamuelMontesi, ElenaNu-ti, AndreaParisi, Gabriele Pecchioli,Marti-

na Pescari, Enrico Pini, Munir Raza, GiadaRocco, Carmen Rosati, Ginevra Russillo,Mattia Russillo, Daniele Vekony. Dirigentescolastico Sandra Bolognesi e docente tu-tor il professor Leonello Rabatti.

IDEELOWCOST

Il risparmiodalla farmaciaalla sartoria

Page 14: PRATO Book Finale

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

Sosgiocattoli nociviBambiniminacciati da sostanzeemateriali pericolosi

AVENDO avuto delle esperienzepersonali con vari tipi di giochipericolosi, possiamo ben dire chela salute dei piccoli e dei ragazzi èspessomessa a rischio. I giocattolipossono essere nocivi per varimo-tivi: le vernici utilizzate, il mate-riale di cui sono fatti o il loro con-tenuto. L’esempio più famoso èquello che riguarda gli “Skifidol”che come ha scoperto la Finanzadi Ragusa, la prima ad accorgerse-ne, eranodi una sostanza pericolo-sa. Dopo l’ordine di ritiro del pro-dotto dato dal Ministro della Salu-te, il gioco è stato rimosso dalcommercio.La famosa gelatina, umidiccia e si-mile allo “Slime”, messa sul mer-cato in diverse varianti, è infattinociva per i bambini, poiché sipuò “spezzettare”, diventando fa-cile da ingerire e introdurre nellecavità del naso e delle orecchie ap-portando gravi problemi di salu-te.Inoltre sono state riscontrate altretipologie di materiali rischiosicon cui i bambini vengono facil-mente a contatto: tappetini in ma-teriale plastico costituito da ele-menti-tasselli di vari colori utiliz-

zati in asili nido o ludoteche. Iltappetino potrebbe infatti esseredannoso se ingerito accidental-mente e irritante per gli occhi seesposto ai vapori emanati dalleformelle.Anche le candele a forma di cioc-colatino risultano rischiose per-ché facilmente scambiabili per

dolci veri e quindi ingerite.

LE BOMBOLETTE schiumaspray di Carnevale, prodotte ecommercializzate da una ditta diCremona sono dannose per le cor-nee. Nel 2007 la Mattel (una dellepiùnote aziende di giocattoli) riti-rò a Chicago 18,6 milioni di gio-

chi tossici prodotti in Cina per-ché contenenti magneti che pote-vano essere ingeriti da bambini.Ci fu poi l’allarme mondiale perla notizia sulla “vernice al piom-bo”, come quella che ricopriva cir-ca 436mila giocattoli ispirati alpersonaggio del film di animazio-ne “Cars”. Per lo stesso motivoavrebbero lasciato gli scaffali deinegozi per bambini anche 680mi-la “Barbie”, 350mila “Batman” ealtri eroi. Sempre nell’Agosto2007 la distribuzione “Toys” habloccato la vendita di più di unmilione di bavaglini per la pappacon personaggi della “Disney”perché contaminati con la verni-ce al piombo in una quantità tri-pla rispetto ai livelli consentiti.Dei ragazzi della nostra classe in-vece hanno avuto delle esperienzecon palline pericolose: esse comerivestimento hanno una plasticaelastica, mentre al loro interno c’èuna “farina” che emana bruttiodori.Il consiglio di noi ragazzi è di ave-re sempre una grande attenzionenell’acquistare i giocattoli e con-trollare sempre bene i marchi digaranzia.

ABBIAMOmesso a confronto i pareri sui giocattoli diunamammaediuna commerciante di giocattoli. Inizia-mo dalla mamma…

È sicuradeigiocattoli che compraai suoi figli?«Per essere sicura del giocattolo che sto per acquistare,controllo sempre che sulla confezione ci sia il marchioCE, che dovrebbe garantire la sicurezza del giocattolo, eanche l’azienda che ha prodotto il materiale».

Cosanepensadialcunigiocattoli tossicie/operi-colosi?

«Penso che non siano adatti a nessun bambino, in parti-colare a quelli di età inferiore ai 6 anni, in quanto sonogiochi“inutili”epericolosi: il bambinopotrebbe inalarlio ingerirli».

Le sonomai successi episodi in cui il giocattolo siè rottoo comunquenonè rimasto integro?

«No, perché prima di dare il giocattolo al bambino, mi

accerto che il giocononposseggaparti staccabili e dipic-cole dimensioni, facilmente ingeribili dal bambino».Ora il parere della commerciante di giocattoli.

Controlla la provenienza e la sicurezza dei gio-cattoli chevende?

«Sì, sto attenta alla provenienza dei giocattoli e controllosempre che ci sia il marchio CE e l’età consigliata».

Ha saputo di quella notamarca di giocattoli riti-ratadal commercioperché considerata tossica?

«Sì, comunque ora sono ritornati in commercio, arriva-no tramite giornali e quindi dovrebbero essere più sicu-ri».

Quali tipi di giocattoli vendedipiù?«I giocattoli che vendo di più sono quelli che vengonopubblicizzati in televisione».

I giochi più sicuri costanodipiù?«Nonèdetto.L’essenzialeperòè stareattenti allapresen-za del marchio CE».

PUNTI DI VISTA «CONTROLLARE SEMPRECHE CI SIA LA CERTIFICAZIONE ’CE’ E L’ETÀ CONSIGLIATA»

Ecco i consigli dimammeecommercianti

DANNOSI Necessario controllare sempre i marchi di garanzia

STUDENTI-CRONISTI

CI SIAMOmessi a indaga-re se, accanto a chi vendegiocattoli che possono rive-larsi dannosi e pericolosi, cisono anche venditori parti-colarmente attenti alla salu-te e alla personalità del bam-bino... E li abbiamo scovati.Il negozio si chiama “Cittàdel sole”, vende giocattolieducativi e creativi. Cittàdel sole nasce a Milano nel1972; oggi ha 60 punti ven-dita in Italia. Dietro c’è unagrossa azienda che selezio-na giocattoli da tutto ilmon-do e la maggior parte è diconcezione nordica: l’assor-timento è una selezione del“meglio” dei produttori digiochi inglesi, tedeschi,scandinavi, francesi e ameri-cani, ma accanto a notissi-me marche troviamo anchenomi di piccoli produttori.Non dovendo sottostare al-le “mode”, sono tutti pro-dotti soggetti a controlli ri-gorosi, sono testati e devo-no rispettare criteri di asso-luta a-tossicità e di soliditànell’assemblaggio dei com-ponenti.Siccome la priorità è la sicu-rezza, se succede che unaparte si stacca dal giocatto-lo, l’articolo viene immedia-tamente ritirato dal merca-to.Lo scopo principale è pro-porre giochi creativi, diver-tenti, capaci di creare nelbambino idee, emozioni estimoli.All’interno del negozio, ab-biamo, inoltre, notato unastanza ricreativa dove i bam-bini possono sfogare la lorofantasia in totale libertà: inquesto spazio i bambini im-parano divertendosi.

ScuolaMediaScuolaMedia

CastellaniCastellaniPRATOPRATO

TOSSICO Molti giocattolihanno sostanze tossiche

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti: AlessioArena, AlessioBucciantini, Ales-sandroCuppari, AlessiaNieri, Alessio Pug-gelli, AliceMacchi, AndreaCurcetti, Camil-la De Luca, Elena Biagi Ciappina, Emanue-

le Frasconi, Federica Bozzoni, FrancescaHu, Giada Hu, Giulia Scuffi, Greta Feregot-to, Ivan Tognaccini, Leonardo Cuzzava-glio, Letizia Falangi, Maila Detti, MatildeBresci, Michela Buscioni, Riccardo Mor-

gantini, Sara Martinelli, Serena Hu, Sere-

na Pollini, Simona Ghita, Simone Cocci.

Drigente: dott. ssa M. Grazia Ciambellotti

Tutor: professoressa Angela Minuti.

INEGOZI

Prodotti sicuriper impararedivertendosi

Page 15: PRATO Book Finale

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 8 FEBBRAIO 2012

Televisione, fenomeno socialeUnapparecchio chedastrumentoutile si è trasformato in amico

TUTTI in casa ne abbiamo alme-no due,ma non è sempre stato co-sì, un tempo si era veramente for-tunati a possederne una: stiamoparlando della televisione!Tutto cominciò il 7 settembre del1927, anno in cui Farnsworth, in-ventore americano, creò il primoprototipo della “scatola magica”!Negli anni ‘50 le persone iniziaro-no a riunirsi nei circoli o nelle ca-se per assistere ai programmi tele-visivi serali: “Il Musichiere”,“Canzonissima”, “Lascia o Rad-doppia?”( famosi programmi tele-visivi RAI). La televisione era,quindi, in quel periodo, un fortestrumento di aggregazione socia-le, che permetteva alla gente distare insieme e godersi la seratacome se fosse sempre un giornodi festa.La televisione, negli anni ’60, vie-ne usata comemezzo per insegna-re a leggere e scrivere. L’Italia, aquei tempi, era per gran parte abi-tata da contadini analfabeti o se-mianalfabeti. Molti di loro segui-vano in tv le lezioni del maestroManzi.Funegli anni ‘70 che la tanto ama-ta televisione passò dal “nebbio-

so” bianco e nero al più realisticocolore e furono le Olimpiadi diMonaco del ‘72 a dare l’avvio aquesta “Nuova Era”. In questi an-ni iniziano anche ad arrivare nel-le nostre case i famosi cartoni ani-mati, sia dall’ Oriente chedall’America. Dall’ America arri-vò anche il programma cult deldecennio e della generazione dei

nostri genitori, “Happy Days”,con il mitico Fonzie.Non si può dimenticare, secondoi nostri genitori, la domenica po-meriggio, quando tutta l’Italia sifermava per vedere i “goal” dellaserie A con Paolo Valenti ed ilsuo “90˚ minuto”.Negli anni ‘80 continua la maniadei telefilm americani con “I Ro-

binson”, “I Jefferson”, “Il mioamico Arnold”, oppure “Tre Ni-poti e unMaggiordomo” e lamiti-ca e indimenticabile “FamigliaAddams”.Avvicinandosi sempre più ai gior-ni nostri, si arriva agli anni ‘90:nasce la tv satellitare, comincianoad essere trasmessi film in antepri-ma e partite del campionato di se-rie A e B, in più si possono vederetelefilm come “Friends” e “I Sim-pson”.Negli anni 2000 la scelta di tele-film è aumentata smisuratamen-te, riscuotendo grande successodi pubblico, insieme ai reality co-me il “Grande Fratello” o “L’Iso-la dei Famosi”.Percorrendo tutte le fasi della tele-visione abbiamo notato un fortecambiamento di fondo: agli inizila tv aggregava le persone ed eraeducativa, mentre adesso ne in-fluenza i comportamenti, spessonegativamente, soprattutto quellidei giovani.E’ opinione diffusa che chiunquesogni di apparire in un program-ma sarebbedisposto a fare qualsia-si cosa pur apparire nel mondodello spettacolo, lasciando così“l’intelligenza a casa.”.

NEGLI ANNI ‘50 ebbe inizio una potentissima ri-voluzione giovanile che partì da un nuovo tipo dimusica: il rock’n’ roll. In questo primo periodo sidistinse in modo particolare Elvis Presley che datimido ragazzo divenne, grazie a vari album,un’icona che non tramonta ancora. Nel ‘58 lasciala scena, ma dietro di lui ci sono altri idoli: LittleRichard, Jerry Lee Lewis e Chuck Berry.All’inizio degli anni 60 tutti loro si ritirano dalmondo della musica e l’America sembra aver per-so i suoi simboli.Nel ‘61 emergono due giovani de-stinati a rimanere nella storia, Bob Dylan e JimiHendrix.Negli stessi anni, in Inghilterra, un grup-petto di quattro ragazzi ottiene un contratto e pub-blica il suo primo singolo col nome “Beatles”. Pro-seguendo di successo in successo segneranno pro-

fondamente la musica fino al loro scioglimentonel ‘70. Il ‘67 è l’anno della psichedelia e nasconoformazioni quali Pink Floyd, Grateful Dead e Jef-ferson Airplane. Gli anni 60 finiscono col festivaldiWoodstock dove si esibisce ancheHendrix. Ne-gli anni 70 nasce l’Hard Rock con Led Zeppelin,Deep Purple e Black Sabbath che durerà, insiemeal Glam Rock di Bowie e dei Queen, fino al ‘77,quando scoppia la rivolta Punkdi SexPistols eRa-mones. Gli 80 iniziano con il fenomeno della Di-sco Music e della musica elettronica, il Rock peròc’è ancora grazie agli U2 e ai Rem. Arrivano, quin-di, gli anni 90 e i Nirvana, che suonano la nevroti-ca musica Grunge fino alla morte di Cobain nel‘94. Poi, dalla famosaDiscoMusic, si arriva alle ul-time “stars”: Shakira, Lady Gaga, Justin Bieber.E’ nata la nuova musica?

I MITI DI OGGI BREVE STORIA DELLA MUSICA LEGGERA DAGLI USA DI ELVIS ALL’INGHILTERRA DEI BEATLES

Rock, quando la canzonediventauncult

EROI I cartoon hanno appassionato intere generazioni

STUDENTI-CRONISTI

DAGLI anni ‘70 a oggi icartoni animati giapponesihanno spopolato nelle casedi tutto il mondo, influen-zando le abitudini di bambi-ni, ragazzi e adulti.Chi inventò queste fantasio-se storie? E in che anno?La prima edizione dei fu-metti giapponesi (maschili)fu ideata nel 1914 col titolodi Shònen Kurabu. Arrivò,nove anni dopo, il primofemminile, Shòjo Kurabu.I primi lavori italiani illu-stravano le avventure delGrande Mazinga e furonopubblicati grazie alla Fab-bri Editori nel dicembredel 1979.Il primo a portare la culturaasiatica in tv fu HakujaDen, ma nel 1974 fu il giap-ponese Youko Matsushitaad ideare il primo “manga”su carta a colori.Il vero e proprio “boom”dei cartoni avvenne neglianni ’90 connuove storie ap-parse in tv.Sicuramente tutti noi abbia-mo sentito parlare dei carto-ni che seguivano i nostri ge-nitori: Jeeg Robot d’acciaio,Heidi, Goldrake, CandyCandy, Lupin...Pensate a quanto lavoro èservito per arrivare ai più re-centi che hanno caratteriz-zato la nostra infanzia, ovve-ro i vari Dragon Ball oSanpei. Ultimamente i no-stri televisori sono occupatida nuovi cartoni, solitamen-te americani. Nessuno, pe-rò, dimenticherà le straordi-narie creazioni giapponesi.Visto il continuo progressodelle tecniche grafiche, pre-sto anche i “nostri” sarannogià vecchi…

ScuolaMediaScuolaMedia

ConvenevoleConvenevolePRATOPRATO

IL ROCK Leggende chevirtualmente si incontrano

Questa pagina è stata realizzata dagli stu-denti-redattori della classe III F dellascuola media “Convenevole da Prato”.I redattori: Amoroso G..,Brienza M.,Capo-

bianco C., Carli S., Cartei N., Chen G.., ChitiC., Cirilli R, Ciuffatelli L.,Claps L..CraparoG., Di Santo S., Gabino F.,Goti B., Javed A.,Lanni S., Luccarelli A., Mancini W., Martini

F.,MocariniV.,Poporini T.,Quiriconi E., Sau-tariello M., Sulas B.,Tosa S., Zampieri E.Insegnanti tutor le professoresse Cateri-na Cafarelli e Laura Chiesi.Preside: professor Valerio Bandini.

LACURIOSITÀ

Il primomangaènatonel 1974inGiappone

Page 16: PRATO Book Finale

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012

«Ragazzemadri non siete sole»Il centrodi aiutoalla vita sostienedasempre legravidanzedifficili

ESSERE madre oggi è una gran-de responsabilità. Esserlo senza ilsupporto di un compagno è anco-ra più difficile.Questa è però la si-tuazionenella quale si trovanode-cinedi future giovanimadri all’in-terno della società nella quale vi-viamo. A Prato, solo nel 2011, piùdi 400 ragazze italiane si sono ri-volte all’associazione di sostegnoallamaternità “Centro diAiuto al-la vita”. L’idea di crescere unbambino in povertà o nel disagiospaventa la maggior parte delledonne. Preoccupa il futuro incer-to dei nascituri, dato i gravi pro-blemi economici di chi a stentoriesce a sostenersi. Avere dei figliè diventato un lusso e il solo pen-siero di non essere all’altezza del-la situazione e non poter contaresul sostegno di una figuramaschi-le, spesso spinge le donne a intra-prendere la dolorosa stradadell’aborto.Molte ragazze hanno bisogno diaiuto, di qualcuno che possa soste-nere loro e il figlio e garantire auna maternità serena. Nella no-stra città a rispondere a questo bi-sogno c’è il “Centro di Aiuto alla

vita”, un servizio composto per lamaggioranza da volontari, rivoltoad ogni donna che, per qualsiasimotivo, si trovi in ansia per la suamaternità. Il suo scopo è creare lepremesse concrete perché ogni vi-ta iniziata possa essere accolta, evi-tandone l’interruzione.L’associazione con la sua attività

ha contribuito a salvare centinaiadi gravidanze dall’aborto, offren-do ospitalità per la madre e per ilbambino, assistenza domiciliare,erogazioni di beni in natura per ilneonato,ma soprattutto garanten-do interventi economici in casi ri-tenuti di particolare necessità.Parlando con alcuni membri

dell’associazione, ci hanno fattocapire come la vita sia un’opportu-nità, bellezza, una sfida, un dove-re, un’avventura, ma soprattuttosia qualcosa di prezioso.Dalla no-stra visita alla struttura è emersoche nessuna mamma che ha chie-sto aiuto al Centro abbiamai rim-pianto la scelta fatta di tenersi ilproprio bambino. Il centro offrelocali molto accoglienti e ospitali,con personale disponibile e quali-ficato. Un vero esempio di solida-rietà in mezzo alla nostra città diPrato che, senza alcun dubbio,avrebbe bisogno di maggiore at-tenzione da parte di tutti.L’associazione infatti è sostenutaesclusivamente dalle iniziativedei volontari, guidati da due pro-fessionisti, ma soprattutto dalbuon cuore di tutte quelle perso-ne che, nonostante le difficoltàdelmomento, riescono a dare spe-ranza a chi sembra averla persa, at-traverso piccoli contributi o la do-nazione di beni di prima necessi-tà. Il messaggio che il Centro diAiuto vuole trasmettere e noi conlui è quindi molto chiaro: «la vitaè un immenso tesoro, va rispetta-ta e amata!»

ABBIAMO intervistato la signora Bertilla Venco,una volontaria del centro “Un aiuto per la vita”.

Quando è nata la vostra associazione? Per-ché?

«Questa associazione è nata il 7 marzo 1977, giornoin cui entrò in vigore la legge che afferma che ledonne incinte possono abortire.L’associazione è na-ta per aiutare le donne a riflettere sull’aborto».

Quante persone si rivolgono a voi ogni anno?«Sono moltissime. E molte sono anche le personeche decidono di proseguire la gravidanza piuttostoche abortire. La loro età varia dai 19/20 anni ai40/45 anni. Queste donne sono prevalentemente diorigine straniera, in particolare nigeriane, cinesi,marocchine e rumene. Ma vi sono anche molte ra-gazze italiane (secondo le statistiche del 2011 più di400 ragazze italiane si sono rivolte all’associazione).In questi ultimi anni il fenomeno dell’aborto è for-

tunatamente diminuito, in media i dati di inciden-za a Prato sono uguali a quelli delle altre città italia-ne».

C’è a livello nazionale un ente a cui fate riferi-mento?

«Sì, esiste una confederazione. Inoltre abbiamo con-tatti con altre associazioni presenti sul territorio ita-liano (oltre 315). La prima associazione del centrodi aiuto fu fondata a Firenze nel 1975».

Avete degli aiuti dal Comune o ricevete dona-zioni?

«Il Comune di Prato ci aiuta economicamente confondi per la casa di accoglienza, ma molte donazio-ni arrivano anche dai privati. Un’iniziativa che cipermette di avere molte entrate è quella delle “pian-tine della solidarietà”. Periodicamente le volontariedell’associazione organizzano dei mercatini, di soli-to la domenica all’uscita della chiesa, dove si vendo-no queste piantine».

L’INTERVISTA IL RACCONTODI BERTILLA VENCO, UNA VOLONTARIA DELL’ASSOCIAZIONE

Lamano tesadi “Unaiutoper la vita”

INCONTRO Alcuni dei redattori in classe durante la visita al centro

REDATTORI INCLASSE

COME vengono aiutatequeste ragazze? Una volon-taria ci ha spiegato che laprima cosa è rivolgersi allasede principale dove trova-no un “centro di ascolto’’.Qui vengono raccolte e valu-tate le problematiche espo-ste dalle gestanti e mammein difficoltà e vengono cer-cate le risposte ai loro biso-gni. Se necessario possonoessere accolte a Casa Auro-ra, una struttura di ospitali-tà gratuita e temporanea, do-ve le donne che hanno appe-na partorito, se non hannouna casa privata per ragionieconomiche, possono allog-giare a tempo indetermina-to.La struttura comprendeun’ampia sala da pranzo,una stanza giochi per i bam-bini, un angolo cucina emolte camere da letto. Se in-vece hanno solo bisogno dialimenti e oggetti per la gra-vidanza sono indirizzate al“Centro di distribuzione edi aiuti in natura”, dove set-timanalmente vengono di-stribuiti alimenti, sanitari ealtri articoli per la prima in-fanzia. Fra le altre iniziativedel centro, da segnalare ilprogetto nazionale “Gem-ma”, che propone l’adozio-ne a distanza di una mam-ma tentata di abortire permotivi economici, dandoleun contributo mensile per18mesi. Un’altra, importan-te per il sostegno dell’asso-ciazione, è la vendita dellepiantine della solidarietà,all’uscita delle chiese duran-te i giorni festivi di gennaioe febbraio. Una donna indifficoltà può contattare ilnumero verde di Sos vita:0574/448932. Il centro si tro-va in via del Seminario ed èaperto lunedì e martedì dal-le 16 alle 19 e giovedì e ve-nerdì dalle 9 alle 12.

Scuolamedia

SanNiccolòPrato

IN AZIONE Bertilla Venco coni ragazzi del Cicognini

ECCO gli studenti della III B di San Niccolò

che si sono occupati della stesura pagina.

Benedetta Baldi, Carlo Brunelli, Carlotta

Ciabatti, MarcoCossu, BiancaCurrà, Fran-

cesca D’Ambrosi, Filippo Ferrari, Gugliel-

mo Ferrari, Vittoria Iannelli, Rudy Impe-

riale, Filippo Maranghi, Costanza Monti-

glioni, CamillaMotola, Francesca Truscel-

li, Gherardo Vanni, Alberto Zanobetti.I docenti che hanno aiutato la classe nelprogetto sonoFrancescaGalli e PaoloPug-gelli, mentre il dirigente scolasticodell’istituto è Alessandra Bardazzi.

SOCIALE

Unacasapergiovaniin difficoltà

Page 17: PRATO Book Finale

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012

Integrazione, oasi omiraggio?Convivere con le etnie presenti in città è difficile,ma non impossibile

PRATO, “melting pot” della To-scana. Partito dagli Stati Uniti,questo termine inglese sta a indi-care un crogiolo, ovvero un conte-nitore dove molti gruppi etnici sisono fusi, formando un solo popo-lo. Passeggiando per la nostra cit-tà, facendo bene attenzione allepersone che passano e non alle ve-trine con scarpe e vestiti tutte del-la stessa marca, capiterà di vederepersone straniere che indossanocose particolari come donne afri-cane che portano capi vivaci esgargianti, donne indiane con tu-niche e pantaloni decorati conmotivi e colori orientali, arabicon lunghe vesti, ciabatte dallapunta all’insù e cappelli strani(chiamati shashia) a forma di ca-lotta. La convivenza tra etnie di-verse non è mai facile a causadell’intolleranza tra i vari popoli,diffusa in tutto il mondo. Alcuneparti dell’Asia o dell’Africa sonostate teatro di vere e proprie guer-re, mentre nei luoghi più svilup-pati questa diffidenza si manife-sta con la discriminazione. È diffi-cile che persone di origini e cultu-re differenti riescano a conviverepacificamente, rispettando tutti

gli aspetti della diversità gli unidegli altri, ma non impossibile.Infatti conviviamo conmolte per-sone provenienti da altri paesi,qui a Prato, sia nelle scuole che allavoro, senza nemmeno accorger-cene.Adesso alla base di discrimi-nazione e intolleranza ci sono so-prattutto la provenienza, la reli-gione e le tradizioni delle etnie

differenti dalla nostra, perchétroppo spesso ciò che non si cono-sce a fondo crea paure ed ansie ir-razionali. Quante volte i genitoriraccomandano ai figli piccoli distare lontanodagli zingari?Quan-te volte vediamo persone che,camminando per la strada, cerca-no di evitare gli stranieri? Perchésiamo così diffidenti? Vediamo

tutte queste persone come dei fo-restieri, dei “diversi”, ma non ciaccorgiamo di avere torto: la no-stra terra è tonda, come un pallo-ne, dov’è l’inizio e la fine di quelpallone? Qual è il centro? È inogni punto e in nessuno. Tutti sipossono considerare al centro del-la terra, ma nessuno lo è. Anchenoi siamo stati stranieri, quandosi è registrata una forte migrazio-ne verso l’America, verso i primidel’900, e siamo stati visti malepermolto tempo.Ma le cose cam-biano; noi ragazzi della “terza ge-nerazione” abbiamo meno diffi-coltà a relazionarci con questi“stranieri”, proprio perché sonocon noi fin da quando eravamopiccoli e siamo cresciuti insiemetra i banchi di scuola. Tra le etniepresenti a Prato, la comunità cine-se, essendo anche quantitativa-mente più vasta, ha intrapreso ne-gli ultimi anni unpercorso di inte-grazione che si sviluppa in variedirezioni. Un esempio è la dona-zione di un’ambulanza alla Mise-ricordia di Prato, effettuata dallacomunità cinese e ora a disposizio-ne anche di tutti i pratesi.

TRAIVARI tipi di kebab (letteralmente “carne ar-rostita”), il più conosciuto è il döner kebab, dettoanche “kebab da passeggio”, per l’abitudine diman-giarlo per strada. Il metodo di cottura tipico del ke-bab è lo spiedo rotante. La carne (in Europa solita-mente dimanzo) viene tagliata a fettine, sagomata einfilzata nello spiedo verticale fino a formare ungrosso cilindro rastremato. La carne così preparataviene poi servita all’interno di panini o piadine, ac-compagnata a vari condimenti. Insomma un’esplo-sione di sapori mischiati insieme: per noi ragazzi èdiventato un’alternativa al classico panino, piadina,o pizza. A Prato, soprattutto nel centro storico, so-no presenti molti kebab, alcuni dei quali assai fre-quentati da noi studenti, come Ali Hamza e Farid.Proprio Farid ci ha concesso un’intervista.Daquanto tempo sei in Italia ?

«Sono in Italia da 16 anni, vengo dal Pakistan. Pri-ma di arrivare a Prato sono stato in molte altre na-zioni e regioni: Grecia, Turchia, Francia e Germa-nia, Sardegna, Lazio, Emilia Romagna. Prima lavo-ravo in fabbrica come tessitore, nel 2004 ho apertoil punto di ristorazione».Come ti è venuta l’idea ?

«I parenti, gli amici mi hanno aiutato con i soldi adavviare questa attività, per il resto, ho rischiato tut-to e sono fiero della scelta che ho fatto, anche se miè costato lasciare il mio paese. La rifarei se dovessitornare indietro».Con cosa è fatto il kebab, lo produci tu ?

«Nella ricetta originale sarebbe fatto con pollo, tac-chino, agnello emanzo, ma io non ci facciometteregli ultimi due per lasciare la carne leggera e ben di-geribile. No,me lo portano già pronto, ame rimanesolo da cuocerlo, manmano che gira sullo spiedo».

L’INTERVISTA LA STORIA DI FARID, DALLA FABBRICA TESSILE ALNEGOZIO DI KEBAB

«Ho rischiato tutto,mane è valsa la pena»

CONVIVENZA Il corteo del Capodanno cinese per le vie del centro

REDATTORI INCLASSE

NÉCINESI, né italiani. Frai problemi di integrazione,spicca la confusa identità et-nica dei nostri compagni delceleste impero, che hanno ac-quisito le nostre tradizionipur mantenendo anche le lo-ro. Il matrimonio, per esem-pio, è sempre stato importan-te nella tradizione orientaleperché si situa a metà tra na-scita e morte. In origine ladonna non poteva conoscereilmarito e si doveva presenta-re con un velo rosso (coloreportafortuna in Cina) ornatodi gioielli, frange e pietre pre-ziose che le copriva il viso.Questo “velo” si chiama“cuf-fia ornata di fenici” (in cine-se “fengguan”) e secondo gliantichi serviva sia a nascon-dere la timidezza della sposasia ad allontanare gli spiritimaligni. Oggi le spose cinesipreferiscono l’abito biancosecondo la moda occidenta-le, ma in alcuni negozi sonoancora esposti abiti rossi. Gliamici e i parenti lanciavanocereali agli sposi, mentre oralanciano il riso allo stessomo-do dei matrimoni occidenta-li. In occasione del matrimo-nio viene appeso alla porta dicasa, su un oggetto della ca-mera nuziale e nella sala delricevimento, un pezzo di car-ta rossa con inciso il caratte-re “doppia felicità” (per en-trambe le famiglie). Duranteil ricevimento gli sposi distri-buiscono a ciascun invitatouna busta rossa contenenteuna banconota come auguriodi ricchezza. Un tempo le fa-si del matrimonio erano sei,ora sono tre: dopo che l’uo-mo ha scelto la donna, amicio parenti vanno a chiedere lamano; se la donna accetta, lafamiglia dello sposo mandauna somma di denaro a casadella sposa (che verrà restitui-ta insieme ad un cappellino eunpaio di scarpe); si celebra-no le nozze.

Scuolamedia

CicogniniPrato

IMPRENDITORE

Farid nel suo negozio

ECCOgli alunni della classe III Bdel convit-to Cicognini che hanno lavorato alla stesu-ra della pagina: Eleonora Bartolini, Alle-gra Bechi, Edoardo Biagini, Alessia Bre-sci, Elena Cartei, Carlotta Colzi, Simone

Corti, EdoardoDeLuca, SimoneDing,Mar-co Dipace, Gaia Fanti, Maria Vittoria Lane-ve, Ylenia Levanto, Francesco Mancantel-li, DorianaMoretti, Giovanni LorenzoOtta-nelli, Alessio Palmieri, Matilde Perini, Sa-

ra Pierattini, Marco Pierozzi, FrancescoPratesi, Giulia Videtta, Angelo Zhan, ZhuZhiwei, Hao Fu Zheng. Rettore: Prof. Da-niele Santagati. La docente tutor è PaolaPuppo.

CURIOSITA’

Cinesisemprepiùitaliani?

Page 18: PRATO Book Finale

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO MERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012

Energia pulita eaccessibileFonti rinnovabili per limitare i danni dell’inquinamento atmosferico

«2012: anno internazionaledell’energia sostenibile per tutti».Così affermaBanKi-moon, segre-tario generale dell’Onu, lancian-do la sfida che, entro il 2030, dataannunciata come critica perl’espansione massima delle città,l’energia diventi pulita e accessibi-le a tutti. Perché pulita e accessibi-le? Perché l’energia che producia-mo oggi è molto inquinante e an-che molto costosa, come si capi-sce dalle nostre bollette e dal pie-no delle nostre auto. Insomma, èchiaro a tutti che il tema energia,con i suoi mille volti e mille usi,mille benefici emille rischi, ci po-ne tanti dubbi e ci spinge a do-mande importanti, sull’uso - abu-so che le fonti energetiche e l’am-biente subiscono per le nostre esi-genze. Uno sviluppo basato suconsumi intensivi come quelli at-tuali non potrà durare a lungo, siaper l’esaurirsi delle risorse, sia perproblemi ambientali, come deser-tificazione, disboscamento, defo-restazione, effetto serra, pioggeacide, buco dell’ozono. Se le ener-

gie fossili e nucleari sono non rin-novabili emolto inquinanti, in fu-turo, per ridurre i danni, dovre-mo scegliere fonti a minor impat-to ambientale, cioè rinnovabili eche non rovinano l’ambiente, co-me l’energia solare, eolica, geoter-mica, le biomasse, le maree. Delresto, il mercato delle fonti alter-

native e sostenibili si sta svilup-pando enormemente, offrendotante opportunità: soluzioni con-crete e già praticabili, come i pan-nelli solari, che sfruttano l’ener-gia del Sole; occasioni lavorative,come quelle proposte da impresedel settore a caccia di talenti che,prendendo inprestito un titolo ap-

parso su “La Nazione” solo qual-che giorno fa, offrono ai giovani“un posto al sole” nel fotovoltai-co; progetti nuovi e geniali, comequelli presentati lo scorso dicem-bre all’UrbanCenter diPrato, nel-la mostra “La casa del III millen-nio”, ispirata al piacere di abitaresecondo un design sostenibile,con case belle e lussuose,ma a bas-so consumo. Una scoperta sor-prendente è stata, poi, per noi labiomimetica, che studia la naturae la usa come modello, misura eguida per progettazioni di ogni ti-po, tra cui un’architettura sosteni-bile, capace di ridurre i consumienergetici. Architetti guru del set-tore realizzano opere incredibili,come un centro commerciale inZimbabwe, che, nel caldo tremen-dodi quel luogo,mantiene 31 gra-di, senza condizionatori, ma gra-zie alla sua struttura a termitaio,oppure “sognano” città futuristi-che, con sistemi integrati che mi-gliorino l’uso delle fonti energeti-che naturali, ispirandosi a funghie foreste pluviali equatoriali e…fa-cendo sognare un po’ anche noi.

Come si diventa bio-architetti? In cosa consisteil suo lavoro?

«Non esiste una facoltà; ci si specializza dopo la laureain Architettura. Faccio attenzione ai materiali usati e aicicli della terra, perché ciò che per noi è rifiuto può esse-re cibo per altri».

Cosa l’ha spinta a questa scelta?«Negli anni ‘90 ho iniziato ad appassionarmi alla bio-ar-chitettura, utile per sfruttaremeno il petrolio e di più lefonti rinnovabili».

Quali sono le caratteristicheprincipali dellabio-architettura?

«Usare o riusare materiali che, demoliti, si possano im-piegare in altri campi. Il primo risparmio, però, è elimi-nare gli sprechi».

E quelle dell’architettura sostenibile?«La sobrietà, il riutilizzo, il riciclo. Ora, ad esempio,stiamo rinnovando una vecchia fabbrica, che sarà lanuova Camera di Commercio di Prato».

Quanto è sensibile l’Italia all’edilizia sostenibi-le?

«L’Italia, eccetto Bolzano subito sensibile al problema,ha iniziato da poco a usare fonti sostenibili; altri statisono molto più avanti».

Si può considerare la certificazione energeticadegli edifici un primo passo verso l’ecologia?

«Sì: migliorando le proprie case, si contribuisce al ri-sparmio».

Pensa che le energie rinnovabili siano una vali-da alternativa ai combustibili fossili?

«Saranno un obbligo, poiché i combustibili fossili siesauriranno. A Prato una risorsa è il legno».

Cosa pensa dei pannelli fotovoltaici?Producono soprattutto energia per illuminazione, perònon si sa ancora come smaltirli.

“Siate voi il cambiamento che volete vedere nelmondo”: cosa significaquesta frasediGandhi?

«Che ognuno può fare tanto per l’ambiente».

L’INTERVISTA AURELIO IMBROGNO, BIOARCHITETTO, PARLADI EDILIZIA SOSTENIBILE

«Piccoli gesti possono aiutare l’ambiente»

LA VIGNETTA Il disegno sul tema dell’energia di Virginia Finetti

REDATTORI INCLASSE

CATTURARE l’energiache giunge dal sole sulla ter-ra ed utilizzarla per produr-re acqua calda è la funzioneche svolge unpannello sola-re. Con la professoressa ditecnica, proveremo a costru-ire un modello di pannellosolare. Il modello sarà for-mato da quattro elementiprincipali: una scatola in le-gno, con il coperchio incli-nabile, per orientarlo per-pendicolarmente ai raggidel sole; un cilindro parabo-lico, una superficie inmate-riale riflettente con il profi-lo a parabola; una caldaia tu-bolare; una torre, con la bot-tiglia dell’acqua fredda e labottiglia dell’acqua riscalda-ta. Provateci anche voi. Pri-mo passo: costruite una cas-setta rettangolare con all’in-ternoun puntone inclinabi-le. Questo servirà a sostene-re il coperchio, con deglispinotti di legno che corri-spondono alle inclinazionida 20˚ a 70˚. Occorreran-no: pannelli in truciolato,puntone inclinabile, borda-ture del coperchio. Dopoaver costruito il puntone ela scatola, procedete alla co-struzione del coperchio sucui si costruirà un cilindroparabolico formato da 5ponticelli. Procuratevi dueelastici, due mollette da bu-cato e un termometro daesterni. L’acqua, dal reci-piente in alto uscirà,inizieràa scendere nella spirale digomma e quì si riscalderà fi-no a circa 30 ˚C; l’acqua cal-da uscirà dal tubo fissatoconunamolletta nella botti-glia e verrà raccolta nel reci-piente posto in basso. Men-tre l’altra bottiglia si riempi-rà, osservate sul termome-tro l’aumento della tempera-tura. Il gioco è fatto!

Scuolamedia

Zipoli-GandhiPrato

DISEGNO Un esempiodi costruzioni sostenibili

LA PAGINA è stata realizzata da: Edoardo

Marchi, FilippoBocchicchio,MatildeMosca,

Murad Lahrach, Gaia Cannone, Chiara Fio-

ravanti, Guendalina Guasti, Daria Reali,

Matteo Cappelli,Lorenzo Stabile,Lorenzo

Mazzanti, Virginia Finetti, Matilde Magni,

Francesco Ghelardini, Bianca Lucherelli,

Camilla Legnini, Antea Scrocco, Carla

Zhang, Hu Xu Yang, Virginia Pelagatti,Alessia Angiolini, Noemi Nieri, Chiara Fa-nelli. Insegnanti tutor: Cocchi, D’Ambro-sio, Ferrante, Tagnani. La dirigente è Da-niela Mammini

L’ESPERIMENTO

Pannelli solariEccocome

si costruiscono

Page 19: PRATO Book Finale

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOMERCOLEDÌ 22 FEBBRAIO 2012

Tribùa rischio di estinzioneMultinazionaliminacciano la sopravvivenzadegli indigeni

ANCHE Prato può fare moltoper salvare le tribù indigene a ri-schio di estinzione. Diventa criti-ca la situazione per gli indigeni, lemultinazionali fanno pressionesu di loro permandarli via. In pas-sato, oggetti del desiderio eranol’oro, la gomma e il legno.Oggi, leminacce più gravi sono legate alboom del petrolio, alle prospezio-ni di gas, al taglio illegale della fo-resta, alla realizzazione di impo-nenti progetti idroelettrici e allarapida espansione dell’allevamen-to e delle imprese agricole. Negliultimi anni, più del 70%dell’Amazzonia peruviana è statafrazionata in concessioni per laprospezione di gas e petrolio. Perproteggerli, dobbiamo sostenere efirmare la petizione che proponeal governo italiano di aderire e co-noscere la convenzione 169dell’Organizzazione internaziona-le del lavoro, formulata dall’Onunel 1989 e che salvaguarda i dirit-ti che gli indigeni hanno da sem-pre e che devono continuare adavere. Per questo l’Italia dovreb-be sottoscrivere la convenzioneed ergersi a paladina dei diritti an-cestrali di queste popolazioni.Ogni singola persona può farequalcosa firmando la petizione

sul sito www.survival.it.Sono un milione gli indigeni chevivono nella regione amazzonica:di questi 150 mila sono entrati incontatto con gli uomini “bian-chi”, ma mantengono la loro cul-tura, la loro religione, il loro stiledi vita.Altri si sono aperti alla civiltà co-me i Mapuce e i Guaranì , ma so-

no costretti a vivere in fazzolettidi terra e in capanne di sacchettidi plastica, continuamente sogget-ti all’attacco di bande armate chevogliono sterminarli.Tra gli indigeni che versano inuna condizione di particolare peri-colo ci sono gli indiani incontatta-ti, i più vulnerabili della terra. Gliesterni entrano illegalmente nei

loro territori al solo scopo di sfrut-tarne il legname o i minerali, co-struire dighe e strade, aprire alle-vamenti, insediamenti di coloni etanto altro; spesso il contatto conloro avviene in modo violento eostile. Ma il problema più grave èquello portato dal contagio dima-lattie comuni, come influenza emorbillo, verso cui i popoli incon-tattati non hanno difese immuni-tarie.Mediamente il 50%della tri-bùmuore entro il primo anno dalcontatto. Ci sono 69 tribù di cuisappiamo pochissimo. Jose Car-los Meirelles, antropologo brasi-liano, è riuscito a riprenderne al-cune sorvolando la foresta amaz-zonica: la sua testimonianza vi-deo è importante per dimostrareche esistono e così difendere i lo-ro diritti.Per comprendere veramente ciòche succede ogni giorno a questipopoli è utile guardare Avatar.Lo stesso regista, James Came-ron, è diventato un paladino degliindiani: ha voluto incontrare i ve-ri «uomini azzurri», gli indios bra-siliani sulle rive di uno dei fiumisimbolo dell’Amazzonia, il RioXingu per sostenerli nella lottacontro la costruzione della diga diBeloMonte.

SARA Fumagalli è la responsabile di Survival,un’associazione internazionale, fondata a Londranel 1969 per aiutare i popoli indigeni di tutto ilmondo a difendere le loro vite, a proteggere le loroterre e a decidere autonomamente del loro futuro.

Qual è adesso la situazione degli indigeni inAmazzonia?

«In Amazzonia vivono quasi unmilione di indiani,divisi in 400 tribù diverse, ognuna con la sua lin-gua, la sua cultura, la sua storia. La maggiore con-centrazione si trova lungo le frange occidentali delbacino amazzonico, in Bolivia, Perù, Ecuador e Co-lombia; altri 350.000, invece, abitano nell’estremitàorientale del Brasile. Il loro numero varia moltissi-mo, dai 60.000 Ashàninca del Perù ai solo 5 Akunt-su del Brasile. I loro problemi derivano dalla terra edalle sue risorse, di cui molti stranieri vogliono im-padronirsi ad ogni costo».

Comeaiutate questi popoli?«I popoli tribali non hanno, in genere, bisogno, diabiti, medicine o cibo. Quello che essi principal-mente chiedono è che le violazioni di cui sono vitti-ma vengano denunciate e portate all’attenzione deimedia e dell’opinione pubblicamondiale. Voglionosemplicemente poter continuare a vivere sulle loroterre, in pace, decidendo da soli del proprio futuro.Per questo, senza fare in nessun caso assistenziali-smo, Survivalmette a loro disposizione un’organiz-zazione internazionale in grado di sostenere campa-gnemondiali di informazione e pressione pianifica-te insieme agli indigeni stessi. Incoraggia le organiz-zazioni indigene a svilupparsi in modo autonomo,fornendo loro la consulenza tecnica e legale che èloro necessaria per conoscere e capire il mondoesterno, mettendo anche in comunicazione fra lorogruppi minacciati dagli stessi problemi».

L’INTERVISTA PARLA SARA FUMAGALLI RESPONSABILE DELL’ASSOCIAZIONE SURVIVAL

Unmilionedi indiani vivono inAmazzonia

SOPRAVVIVENZA Le tribù indigene sono a rischio di estinzione

REDATTORI INCLASSE

NON CE l’hanno fatta: laterza diga più grande delmondo si farà. Sorgerà inBrasile, nello stato amazzo-nico del Parà. Le 24milapersone che hanno fatto ri-corso contro ilmega proget-to dovranno rassegnarsi.Verranno cacciate dalle pro-prie terre senza pietà. Fra lo-ro,molte tribù indigene, an-che incontattate. Il Brasile èuno stato talmente grandelanciato nella corsa allo svi-luppo da avere un costantebisognodi energia. Il consu-mo elettrico passerà dai 472mila gigawattora di oggi ai736mila previsti per il 2021e per colmare questa diffe-renza il governo è dispostoa calpestare i diritti di mi-gliaia di vite. La centraleidroelettrica di Belo Montesorgerà sul fiume Xingu ilcui corso verrà notevolmen-te ridotto. Le conseguenzesarannodisastrose per l’inte-ro ecosistema: centinaia dispecie di pesci si estingue-ranno e la biodiversità saràcompromessa. Inoltre i lavo-ri di costruzione finirannocon l’attrarre ungrannume-ro di operai, con il rischiodi introdurre nell’area vio-lenze emalattie, che potreb-bero mettere in pericolo lavita degli indigeni. Alla finedi settembre ungiudice bra-siliano aveva dato ragionealla popolazione sospenden-do la costruzione della digaper ‘’ l’impatto negativo sul-le comunità che vivono dipesca’’ . Questo mostro eco-logico si aggiunge a un al-tro: laTransoceanica, un au-tostrada da 2500 km cheunisce la costa peruviana alBrasile. La sua costruzioneha comportato deforestazio-ne, erosione del terreno,esproprio di terreni indige-ni e inquinamento dei fiu-mi.

Scuolamedia

Salvemini-LaPiraMontemurlo

AIUTI Oltre 400 tribùdiverse vivono in Amazzonia

ECCO i cronisti della classe III C della scuo-la Salvemini-La Pira: Jacopo Bartolini,Mattia Boeddu, Ylenia Bozzi, Asia Falteri,FrancescoFerri, AldoGega,MartinaGiam-paolo, Marco Gianassi, Maikol Giunta, Giu-

lia Grallo, SerenaHazbardhi, Simone Iaco-vone, Ilias Iljazi, Imran Khalid, RigersKukaj, Rachid Lamrabete, Martina La-strucci, SerenaMoroni, LucaOloferne, Gia-da Orobello, Sara Pastacaldi, Luigi Rangi-

no, Salvatore Turco, Isabella Zhang, Giu-

lia Yang, tutor prof.ssa Alessandra Piccio-

li, Dirigente Scolastico Dott. Stefano Papi-

ni.

ILFATTO

Diga in BrasileIn24miladicono«no»

Page 20: PRATO Book Finale

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 1 MARZO 2012

Sognare aiuta aviveremeglioI luoghi di desideri edemozioni indispensabili per lanostrasalute

IL SOGNO è un fenomeno lega-to al sonno in cui si ha la percezio-ne di immagini e suoni che ci pos-sono apparire come reali. I sogniche siamo in grado di ricordare,quelli chenon avvengononella fa-se REM, sono a confronto più ba-nali. Un uomo sogna mediamen-te, in totale, sei anni nella sua vita(circa due ore ogni notte). Il son-no esiste già prima della nascita eun feto di due settimane sogna(con due fasi ben differenziate)per circa metà del tempo. Questosignifica che durante il periododella gestazione non esiste la ve-glia, ma solo due tipi differenti disogno, di cui uno è molto attivocon movimenti oculari e contra-zioni muscolari (il predecessoredel sogno REM), mentre l’altro èrilassato e tranquillo.Ci possono essere stimoli esterni,ma la mente li rielabora e li fa di-ventare parti del sogno. Tuttaviala mente sveglia un individuo sedovesse trovarsi in pericolo.Freud (fondatore della psicoanali-si) sosteneva che gli incubi lascia-no che il cervello controlli emo-zioni che sono il risultato delleesperienze dolorose. Egli inoltreaffermava che i sogni sono la “sce-neggiatura di undesiderio infanti-

le represso”. Questi desideri sonospesso di natura sessuale; Ferenc-zi disse che il sogno può comuni-care qualcosa che non si sta dicen-do completamente. Un tipo di so-gno e quello lucido in cui capitadi acquistare consapevolezza delfatto di star sognando: è quindipossibile manipolare a piacimen-to gli oggetti e gli eventi del son-

no. I sogni sono un’attività dellamente, e, anche se possono sem-brare un attività inutile, in realtàè importante. Non sognare persei-sette mesi crea malattie cele-brali e mentali, proprio perché isogni sono uno sfogo dove vengo-no cestinati tutti i pensieri dellacoscienza vigile (cioè il tuo cervel-lo quando sei sveglio) chiamato

comunemente subconscio. Alcu-ni psicoanalisti sostengono chenel sogno, in tutti i personaggi, ve-diamonoi stessi. Le emozioni vis-sute, sono così reali da condiziona-re, nel bene e nel male, il nostroumore al risveglio.Secondo alcuni i sogni possono es-sere interpretati. Alcuni sognanonumeri e li giocano al lotto e altriinvece voglio approfondire e ma-gari sperano di trovare informa-zioni riguardanti il futuro o consi-gli sul presente. Ecco uno studiodi alcuni psicoanalisti olandesi:se sogniamo in bianco e nero ab-biamo bisogno di fare chiarezzasu alcuni aspetti della nostra vita,il rosso è simbolo di ottimismo edenergia, il verde indica che il so-gnatore è in fase di crescita spiri-tuale, il blu è il colore della saggez-za, l’azzurro e il turchese appartie-ne a chi è particolarmente altrui-sta, il viola suggerisce la necessitàdi riposare la mente ed infine ilmarrone denota un forte bisognodi stabilità. I sogni degli uominisono sempre più attivi e fisici ri-spetto a quelli delle donne che so-no spesso più emotivi. Chi se li ri-corda nei minimi dettagli, chi af-ferma di non farne mai: in ognicaso, tutti sogniamo.

IL SONNAMBULISMO è un disturbo del son-no caratterizzato da attività motorie automaticheche, solitamente, sono semplici e fatte quotidiana-mente. La fascia di età compresa tra i 5 e i 12 anniè quella maggiormente colpita e l’incidenza tendea scomparire dopo l’adolescenza. I casi di sonnam-bulismo si verificano nelle prime due, tre ore delsonno. La durata deimovimenti raramente superai 5 minuti. Studi più recenti hanno individuato lacausa del sonnambulismo inun’alterazione geneti-ca del cromosoma 20. Il gene responsabile, tutta-via, non è ancora stato identificato. Gli esperti so-stengono che di sonnambulismo si può anchemo-rirema si tratta di un evento assai raro. Per risalirealle cause del sonnambulismo si ricorre alla psicoa-nalisi. La psicoanalisi è la teoria dell’inconsciodell’animo umano su cui si fondano una prassi e

unadisciplina psicoterapeutica, e che hapreso l’av-vio dal lavoro di Sigmund Freud. Quest’ultimo eBreuer arrivarono così a sostenere che ricordi digrande impatto emotivo venivanodimenticati per-ché considerati inaccettabili alla mente cosciente;tali emozioni, però, spingevano per esprimersi e ilsintomo isterico era proprio il risultato di taleespressione.Un altro concetto riguardante la psico-analisi è: l’inconscio, il subconscio e il supercon-scio. L’inconscio è senza dubbio la nozione cardi-ne della psicoanalisi. Il subconscio è l’esecutore.Non riflette, obbedisce, come un servo potentemaprivo di discernimento. Il superconscio è la nostraenergia di saggezza e di amore, veniamo condotti eguidati verso le risposte giuste.Attraverso la consa-pevolezza nei confronti di ciò che ci accade possia-mo entrare in comunicazione col nostro supercon-scio e attingere alla nostra luce interiore.

APPROFONDIMENTO ESPRESSIONI DEL SUBCONSCIO CHE PORTANO ALTERAZIONI NELLA FASE ONIRICA

Unaspettodel sogno: il sonnambulismo

RIPOSO I redattori in classe hanno prodotto una vignetta sul sonno

REDATTORI INCLASSE

IL COMA viene definitocome uno stato di profondaincoscienza che può essereprovocato da intossicazioni,alterazioni delmetabolismoo da danni e malattie del si-stema nervoso centrale: fraqueste, le cause più comunisono le alterazioni delmeta-bolismo.È stato provato, at-traverso testimonianze, chedurante il coma si può peròsognare. Ci sono personeche presentano i sogni co-me surreali ed altre pensa-no che non abbia niente ache vedere con l’aldilà. Unquarantenne ex tossicodi-pendente , ad esempio rac-conta: «In rianimazione hovisto tutto quello che si dicea proposito del tunnel di lu-ce. Ho visto i medici intor-no a me, ricordo perfetta-mente di aver provato la vo-glia di restare di là, ma sonosicurissimo che tutto ciònon abbia niente a che vede-re con l’aldilà. Penso chequello che ho provato inquell’occasione sia l’effettodi alterazioni di natura fisi-co-chimica». Altre personela vedono in modo diverso,credono di incontrare Diodurante il coma. Come unacinquantenne che dopo uncoma durato cinque giornisi è salvata. Questa la rispo-sta del dottore: «Signora ioho fatto l’impossibile, manon il miracolo. Lei era incondizioni disperate e nonl’ho salvata io!Lei è stata ri-mandata indietro…”. Ladonnaha fatto la stessa espe-rienza del quarantenne mal’ha interpretata inmododi-verso. Crede di aver varcatola soglia del “tunnel” e diaver vissuto «una vita oltrela vita». Quindi il sogno du-rante il coma è una cosa so-vrannaturale o un avveni-mento di tipo fisico del qua-le non abbiamo ancora sco-perto le cause?

Scuolamedia

FermiPrato

VAGARE NEL SONNO

Una vignetta dei ragazzi

QUESTI gli alunni della III B che hanno re-datto la pagina del campionato di giornali-smo. Adele Cecconi, Alessia Bracale, AzizCharage, Clarissa Cini, Essalhi Soukaina,Federico Lepore, Filippo Meoni, France-

scaPaoletti, GianlucaBoscolo, Giulia Pipe-rato, IlariaMele, IlariaNigro, IsabellaChe-meri, LauraScala, LorenzoLanzini, Loren-zo Roberti, Lucrezia Gori, Margherita Te-si, Matteo Vannucci, Noemi Fabbri, Pietro

Biagi, Raul Romeo Fulco, Riccardo Ciulli,Ronaldo Riska, Tommaso Golfieri, VivianaManasci, Yang Minghuang. Professoressache ha seguito il progetto: Filomena DelGuacchio.

TESTIMONIANZE

Pazientichehanno

vissuto il coma

Page 21: PRATO Book Finale

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 1 MARZO 2012

Rifiuti, Prato all’avanguardiaL’amministrazionepunta sul riciclo e sulla raccolta portaaporta

PRATO: una città all’avanguar-dia nella gestione dei rifiuti. Cene parla il vicesindaco, GoffredoBorchi, anche assessore all’am-biente, dell’impegno politico eamministrativo del Comune diPrato sul fronte della raccolta, ge-stione e smaltimento rifiuti. Ci ri-ceve nella Sala consiliare, predi-sposta per accogliere i giornalistidella classe IIB della Ser LapoMazzei. Goffredo Borchi è statoeletto nel giugno del 2009, quan-do si sono svolte le ultime ammi-nistrative in città.Quasi immedia-tamente è stato nominato vicesin-daco e assessore all’ambiente delComune, entrando nella giunta,la squadra del sindaco Cenni.Inizia col dirci che «la cosa più im-portante è seguire attentamentela politica e mai delegare agli altrisui problemi che ci riguardano inprima persona», come quello del-la gestione dei rifiuti.Ha una grande passione per la po-litica e ha fatto tanti anni di espe-rienza nell’opposizione, occupan-dosi di controllare che la maggio-ranza di governo lavorasse corret-tamente. Oggi, a Prato siamo

all’avanguardia nella raccolta dif-ferenziata e nel trattamentodei ri-fiuti e certo non si presentanoquei problemi che assillanomoltecittà del Sud, dove ancora per varimotivi non funziona un correttociclo dello smaltimento e si utiliz-zano quasi unicamente le discari-che, dove vengono conferiti tutti i

rifiuti. «L’amministrazione comu-nale—dice l’assessore— ha scel-to, invece, da tempo la strada delriciclo per far fronte al problemadelle discariche che nella zona diPrato hanno raggiunto la capien-za massima». Attualmente, in di-scarica arriva una quantità moltolimitata di rifiuti.

«A Prato lavorano circa 400 ope-rai nel settore, la maggior partenell’Asm», impiegati in vari com-parti. La Asm, la sigla per interosignifica ambiente servizi mobili-tà, viene creata dal Comune nel2003, da una società del settorepreesistente, e si occupa di racco-gliere e rielaborare lamaggior par-te dei rifiuti prodotti a Prato, se-condo il regolamento comunaleper la gestione dei rifiuti urbani,modificato dal consiglio comuna-le nelmaggio del 2011 per render-lo più adeguato alle recenti neces-sità della città di Prato.«Ci sono zone della città in cui laraccolta differenziata avviene por-ta a porta — spiega Borchi —ogni giorno della settimana vieneraccolto un tipo diverso di rifiuti(organico, carta, indifferenziato,vetro plastica ecc.)».Questo tipo di raccolta funzionanelle zone del centro storico, dovele strade sono strette e non c’è lapossibilità sia di installare i casso-netti che di far passare i camionper la raccolta. Nelle altre zonedella città sono gli abitanti che de-vono portare i rifiuti differenziatiai diversi cassonetti

ILDIRETTORE generale dell’Asm, SandroGen-sini, ci ha ricevuti per spiegarci come funzional’Asm, l’azienda nata nel 1949 che si occupa di rac-colta e trattamento dei rifiuti in città. Attualmentel’Asm è una delle più grandi aziende in assolutodella provincia. All’unico socio fino a questo mo-mento, il Comune di Prato, si sono aggiunti i Co-muni di Cantagallo, Carmignano, Montemurlo,Poggio a Caiano, Vaiano e Vernio.Ma come funziona il riciclaggio nella nostra città?«Ogni anno — spiega Gensini — una famiglia aPrato produce in media 400kg di rifiuti. I negozine producono 800Kg. Attualmente l’Asm riesce agarantire la raccolta differenziata e il riciclo del70%dei rifiuti. Il resto vengono smaltiti attraversol’incenerimento, un procedimento per ottenereenergia».

Molti sono i prodotti che vengono riciclati come:ilvetro, che viene utilizzato nuovamente per fare al-tre bottiglie; gli i scarti di cucina, che diventanofertilizzanti.Il lavoro delAsm inizia all’alba. Alle cinquedimat-tina gli impianti di via Paronese sono già attivi efinisce alle 2 di notte: appena tre ore di pausa.Perché scegliere il riciclaggio? «L’aumento di rifiu-ti, porta la necessità di recuperare materiale edenergia — spiega Gensini — a riciclare i rifiuti eriutilizzare i materiali di riciclo».Ad esempio, il vetro può essere riciclato più volte.Dopo la raccolta viene pulito e frantumato in pez-zetti piccolissimi che vengono riusati per fabbrica-re nuove bottiglie, il tutto con un grande rispar-mio di energia. Un lavoro che si può sintetizzarenelle tre “R” che sono ridurre, recuperare e ricicla-re i rifiuti.

L’APPROFONDIMENTO IL DIRETTORE SANDROGENSINI PARLADELLANASCITA DELLA SOCIETÀ

Ecco come funzionanoAsme il ciclo dei rifiuti

SALONE CONSILIARE I ragazzi nel salone del consiglio

REDATTORI INCLASSE

SI CHIAMA Paolo Bale-stri, responsabile per i rifiu-ti del circolo Legambienteper Prato e ex-assessoreall’ambiente del Comune.La tutela ambientale è ilsuo interesse principale chesegue da volontario sin dal1983.Ha condotto tante bat-taglie in difesa dell’ambien-te, tra le quali la denunciadi 3 discariche non a normatra Vernio e Contagallo, poichiuse grazie alle denunce ealle proteste di vari cittadi-ni. Lo abbiamo invitato allaSer Lapo Mazzei e lui è ve-nuto volentieri a trovarci inclasse. «Legambiente —spiega— si occupa anche dieffettuare dei corsi di educa-zione ambientale nelle scuo-le, attraverso dei giovanimolto preparati su queste te-matiche».Gli abbiamo chiesto di rac-contarci la storia della rac-colta differenziata a Prato:«E’ partita negli anni 80 cir-ca, con la sola raccolta di car-ta e vetro.Adesso si sono fat-ti tanti passi in avanti e sispera di raggiungere e supe-rare entro qualche anno lepercentuali europee». Se-condo Balestri, la raccoltaporta a porta dovrebbe esse-re fatta in tutta la città: «per-ché èmolto utile ed efficien-te». Inmerito al conferimen-to dei rifiuti ci dice che «icontenitori sotterranei cheil Comune costruirà sonomolto complessi da gestiree occorre spazio per instal-larli. Sono preferibili le iso-le ecologiche dove i cittadi-ni possono portare i rifiuti».Gli chiediamo cosa ne pen-sa dell’incenerimento:«Non è il sistema ottimale emi sono opposto».

Scuolamedia

LapoMazzeicomprensivoM. Polo

ESPERIENZA

I redattori in azienda

ECCO gli alunni-redattori che hanno cura-to la realizzazione della pagina.Allmeta Mehmet, Assunta Ciardi, AhmedElmrabti, Lucrezia Fantacci, Andrea Gia-chin, Alice Guan, Elena Huang, Linda

Huang, Cai Xiang Yun, Jin Kai, LorelaKeka, Esmerald Mehmetay, Valentina Mo,Alessio Piccioli, Weng Rouxue, Shen ZiWei, Eglis Struga, Anna Turyak, LucillaZauli, Melissa Zekaj, Maria Elena Zenobio

di Fusco, SIlvia Zhou; professoressa Gio-

vanna Vitrano e prof. Nicola Gallelli.

Dirigente: Cristina Magelli, Vicepreside:

Andrea Nuti

L’INTERVISTA

Vivereperdifenderel’ambiente

Page 22: PRATO Book Finale

•• 10 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 8 MARZO 2012

QuandoXiao si chiamavaMarioIlmassacro di Aigues-Mortes e il pregiudizio xenofobo verso gli italiani

ERANO gli anni duri di fine Ot-tocento. La condizione di vita nel-le campagne italiane si stava fa-cendo sempre più precaria. Persfuggire a tale situazione tanti cer-cavano fortuna all’estero. La Fran-cia era una delle mete privilegiatedei nostri emigranti. Molti si stan-ziarono ad Aigues Mortes, grazio-sa cittadina della Franciameridio-nale, sulle Bocche del Rodano a25 chilometri da Nîmes e daMon-tpellier. Trovarono occupazionenelle vicine saline di Perrier e Pec-cais. Il lavoro era duro e mal retri-buito.La fatica degli operai era ac-centuata dal caldo torrido, dai rit-mi serrati, dalla carenza d’acqua edall’ambiente insalubre, paludo-so in cui erano sempre in agguatole febbri malariche. Gli italianierano preferiti ai colleghi francesiperché disponibili ad accettare pa-ghe basse e pessime condizioni dilavoro. Questo scenario ricorda inmodo impressionante l’Italia dioggi: gli italiani nelle saline di Ai-gues-Mortes sono come gli extra-comunitari in alcune fabbricheitaliane del nord-est o nei campi

di pomodori della Campania. Pro-prio ad Aigues-Mortes tra il 16 eil 20 agostodel 1893 l’odio xenofo-bo si scagliò contro gli italiani pro-vocando un numero imprecisatodi morti e di feriti. Chiamati ingiudizio gli accusati della stragefurono tutti assolti.Questo tragico episodio di violen-

za razzista è stato per lungo tem-po rimosso dalle memorie stori-che italiane e francesi.Fa impressione leggere che i gior-nali locali scrivevano che gli italia-ni sono generalmente di dubbiamoralità, fra loro “il tassodi crimi-nalità è elevato, del 20%, mentrenei nostri non è che del 5%”. Que-

ste accuse vergognose, formulatepiù di cento anni, fa somiglianoin modo stupefacente agli insultiche ancora oggi sentiamo in certiambienti a proposito degli extra-comunitari.In un momento in cui in cui unpo’ dappertutto i lavoratori immi-grati vengono indicati come i re-sponsabili delle difficoltà, spessoreali, delle popolazioni, ricordareun evento come questo può aiutar-ci a comprendere il valore dell’ar-ticolo 3 della nostra Costituzione.Studiando ci stiamo rendendoconto che la storia, nel bene o nelmale, è sempre contemporanea.La lezione che da questi fatti sipuò trarre per il presente è che,purtroppo, tragedie di questo tipopossono sempre ripetersi. Succe-de, infatti, ancora oggi che popolieuropei, uniti da una lunga storiacomune, da matrimoni misti espesso anche dalla stessa lingua ereligione, siano capaci di dilaniar-si. Il miglior modo per evitare cheepisodi simili si ripetano in unprossimo futuro è quellodi mante-nere viva la conoscenza e la me-moria del passato.

PER CAPIRE meglio la condizione dei tanti stranieriche arrivano nella nostra città abbiamo intervistatoAlessandraSalvati, insegnanteesociologadell’immigra-zione.

Perché tanti stranieridecidonodivenire in Ita-lia e, in particolarmodo, nella nostra città?

«Gli immigrati sono mossi dalla ricerca di condizionilavorative e di vita migliori. Inizialmente si trasferisceun solo componente del nucleo familiare, poi, quandole sue condizioni economiche si stabilizzano, viene rag-giuntodall’intera famiglia oda granparte di essa».

Gli immigrati sono ben inseriti nella nostrasocietà?

«Glistranieri residentiaPratosonoalmeno35mila.Chivive qui da tempo si trova generalmente bene, sia per iservizi che la nostra città offre che per il clima che vi sirespira.La situazione èpiù complessa, invece, per chi èarrivatodapoco,nonconoscelalinguaenonhaunlavo-ro. In questo caso si possono incontrare atteggiamenti

di ostilità.

Gli immigrati trovanoaPrato ciò chesiaspet-tavano?

«Ingenerenellanostracittàriesconoatrovarelavoro, inparticolarmodocolorochehannoconoscenze.Ipiù“fa-cilitati”sono icinesiperchédisolitovengonoimpiegatiinditte di loro connazionali».

Prato è una città razzista?«Sono rari gli atteggiamenti esplicitamente razzisti. Sipuòparlare piuttostodi pregiudizi».

Cosa potrebbe fare lo Stato italiano per mi-gliorare le condizionidei lavoratori immigra-ti?

«Nelmondodel lavoroitalianoci sonotantiproblemi. Icontratti non vengono rispettati ed è diffusa l’evasionefiscale.Segli italianiperprimi fosseropiùrispettosidel-le regole ne beneficerebbero anche gli immigrati e loStato sarebbe più agevolato nel favorire l’integrazionelavorativa».

L’INTERVISTA IL PARERE ESPERTO DI ALESSANDRA SALVATI, DOCENTE E SOCIOLOGA DELL’IMMIGRAZIONE

«Niente razzismo in città,ma tanti pregiudizi»

UNIONE

Nella scuola

media

di Santa

Caterina

è di casa la

multiculturalità

REDATTORI INCLASSE

POLEMICHE per il confe-rimento della cittadinanzaitaliana ad un giovane cine-se. Pregiudizi, luoghi comu-ni e scritte di carattere offen-sivo verso stranieri. Questoè quello che un turista in vi-sita a Prato avrebbe potutoleggere ultimamente nei no-stri quotidiani.Ma la città che noi ragazziconosciamo è davvero que-sta? In classe ce lo siamochiesti spesso. Discutendo-ne insieme è emerso che lanostra città non può esseredefinita razzista. Come intante altre metropoli italia-ne sono successi, e succede-ranno in futuro, episodi chepossono essere riconducibi-li al razzismo. Ma questonon fa diPrato una città raz-zista, perché sono piùnume-rosi i fenomeni di integra-zione che di discriminazio-ne. Istituzioni e singoli citta-dini sono da sempre in pri-ma linea nell’attivare inizia-tive volte alla promozionedi una conoscenza recipro-ca, per il riconoscimento eil rispetto delle differentiidentità culturali.Chi definisce Prato razzista,dovrebbe fare un giro per lenostre scuole e così si rende-rebbe conto che fra noi gio-vani il problemadella diver-sità nemmeno si pone.Il Cnel (Consiglio Naziona-le di Economia e Lavoro) ciha recentemente inseriti aiprimi posti della classificadei territori con il migliorindice di integrazione.Siamo orgogliosi di viverein una città multietnica co-me la nostra perché ci per-mette di conoscere e com-prendere le numerosissimeculture e a non aver più pau-ra del “diverso”.

Scuolamedia

S. CaterinaPrato

INSIEME Tante etnie diverse si

mescolano sui banchi di scuola

ECCO l’elenco completo dei redattori in

classe della III A di Santa Caterina che si

sono occupati della stesura di tutti gli arti-

coli di questa pagina: Oliwia Angino, Enri-

co Buscicchio, Niccolò Buti, Chiara Cala-

mai, Oleg Conti, Francesca Fedi, Giulia Hu,

Chiara Lorenzoni, Martina Paolieri,

Niccolò Picchi, Willyen Pieri, Elisa Reali,

Pietro Sanesi, Angela Shan, TommasoStacchini.L’insegnante che ha coordinato il progettoinsieme conun giornalista della nostra re-dazione è invece Sonia Barni.

RIFLESSIONI

Prato razzista?Noi diciamo

di no

Page 23: PRATO Book Finale

••11CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 8 MARZO 2012

Integrazione, consigli per l’usoAscuola uno degli ostacolimaggiori è lamancanza di comunicazione

IL PROBLEMA dell’integrazio-ne è legato al fenomenodell’immi-grazione che in Italia è relativa-mente recente poiché ha raggiun-to dimensioni significative intor-no ai primi anni ’70, per poi diven-tare un aspetto caratterizzante diquesto millennio. Nel 2010 l’Ita-lia era il quarto paese europeo peril numero di stranieri residentidopo Germania, Spagna e RegnoUnito. Secondo gli ultimi datiIstat in Italia ci sono 4.570.317stranieri. Negli ultimi anni anchea Prato sono arrivate molte fami-glie da Cina, Marocco, Pakistan,India, Albania. Gli stranieri arri-vano con la speranza di trovareun lavoro e per vivere meglio. Laloro difficoltà più grande è l’inte-grazione, cioè imparare la lingua,le abitudini e soprattutto entrarein contatto con le persone del pae-se in cui vanno ad abitare. Fare in-tegrazione a scuola fra ragazzi del-la nostra età non è semplice, so-prattutto perchè alcuni siedono albanco di scuola e non sanno unaparola della nostra lingua. L’alfa-betizzazione è l’aspetto principaleche può aiutare l’integrazione.Purtroppo le risorse del sistemascuola sono spesso insufficienti.APrato, tra l’altro, esiste una com-

plessa realtà multiculturale che sirispecchia nel contesto scolastico.La presenza più rilevante è quelladella comunità cinese. Fuori dal-la scuola le varie culture non sem-pre riescono a interagire. I cinesi,poi, hanno una forte identità e so-no portati a conservare le proprieabitudini con alcune difficoltà d’integrazione. A volte si verificano

discriminazioni nei loro confron-ti per pregiudizi legati al mondodel lavoro.Di questo fanno le spe-se soprattutto i ragazzi stranieridi seconda e anchedi terza genera-zione. La voglia di fare amicizia avolte riesce a risolvere tanti pro-blemi.Conosciamo la fatica e l’im-pegno di alcuni nostri compagniche, studiando l’italiano, scopro-

no una lingua difficile. Tanti han-no difficoltà a imparare la gram-matica e a parlare correttamente.Spesso succede che appena l’han-no imparata si mettono a inse-gnarla ai loro genitori, togliendoore al sonno. Alcuni ci hanno de-scritto cosa significa arrivare inun ambiente completamente sco-nosciuto per farci capire la diffi-coltà del completo isolamento. So-lo chi l’ha provato può però capir-lo davvero. A volte anche tra dinoi nascono dei conflitti quasi in-sanabili. Sono l’eredità di unmon-do di adulti che usano luoghi co-muni, pregiudizi e discriminazio-ni, perdendo di vista la personanella sua individualità. In tuttoquesto la classe è un vero laborato-rio di integrazione. Su 26 ragazzi13 provengono da altri paesi, so-no “stranieri” nati in Italia e si so-no ambientati senza grosse diffi-coltà, tanto che alcuni di loro esco-no con il nostro gruppo e hannonomi italiani. L’integrazione è unfatto positivo; è unpercorso già se-gnato che non possiamo fermare.E’ un bene scambiarsi tradizioni,abitudini e culture. Ognuno peròha le sue radici, che vanno rispet-tate, perché sono un arricchimen-to per il domani di tutti.

ABBIAMO preso contatti con Agnese eMalìa perinvitarle a parlare del loro progetto e per sapernedi più. E’ venuta a trovarciAgnese,Malìa è aPechi-no per motivi di studio e non poteva essere connoi,ma ci ha fatto arrivare un suo videomessaggio:«Molti di voi vivono quello che io ho vissuto e que-sto progetto vuol cercare una soluzione permiglio-rare l’integrazione in Italia. Io mi sento come glialtri mi fanno sentire: nel mio percorso a volte misono sentita troppo straniera. Integrazione è darevalore alla propria cultura arricchendosi di un’al-tra». Abbiamo chiesto ad Agnese come era nata laloro amicizia. Il loro incontro è avvenuto al labora-torio di teatro interculturale del Metastasio doveerano coinvolte nello spettacolo “Un angelo neisobborghi”. Dal condividere questa esperienza ledue sono passate a concretizzare un progetto cheaiutasse i ragazzi cinesi di seconda generazione asentirsi ben integrati in Italia, raccontando le loro

storie. «In Italia si mantiene sempre la nazionalitàdei genitori, anche se ci siamo nati e cresciuti —spiegaAgnese—Questo ostacola l’integrazione so-ciale. Noi non vogliamo distinzioni, vorremmoche tutti indistintamente fossero considerati italia-ni senza avere la necessità di chiedere la cittadinan-za». E ancora: «Ci interessano soprattutto ragazziintorno ai 18 anni—ha proseguito Agnese—per-ché in quel momento si pone la scelta se prendereo no la cittadinanza italiana. I percorsi di integra-zione sono diversi, non c’è una risposta valida pertutti, ognuno prende una decisione personale e ri-spettabile». Ascoltando Agnese e Malìa abbiamocompreso che saremo noi a tracciare nuovi percor-si di integrazione. «Siamo la prima generazionemulticulturale del nostro paese— conclude Agne-se — Mantenere vivi i propri sogni, coltivare leproprie passioni e condividerle con altre cultureaiuta a costruire una società serena e unita».

L’INTERVISTA AGNESE EMALIA, IDEATRICI DI WGR, RACCONTANO LA LORO AMICIZIA E IL LORO PROGETTO

«Noalle distinzioni per un futuromigliore»

AMICIZIA Fra i banchi di scuola i ragazzi superano le diversità

REDATTORI INCLASSE

ALCUNE considerazionisulle difficoltà d’inserimen-to degli alunni stranieri nel-le scuole ha messo in evi-denza la scarsità di materia-le relativo a questo fenome-no. La cosa è preoccupante,visto l’aumento esponenzia-le di stranieri registrato ne-gli ultimi anni. Ci siamomessi, così, su internet allaricerca di progetti che inten-dono favorire l’integrazio-ne. Il progetto “Wgr”, chevogliamo presentarvi, è cu-rato da due ragazze pratesi:Agnese, fotografa italiana, eMalìa, una giornalista natae vissuta nella nostra città,ma di nazionalità cinese.«Wgr» è un’applicazioneper iPad, un fotolibro che èstato pubblicato a febbraiodall’editore Jumper PhotoMagazine di Milano. In es-so Agnese eMalìa racconta-no storie di ragazzi cinesi diseconda generazione. Conla raccolta di foto, video el’elaborazione di testi scrittiviene ricostruita l’esperien-za vissuta. L’intenzione èquella di mettere in eviden-za, attraverso il racconto,l’individualità dei ragazziper riuscire a vedere lo stra-niero comeuna personauni-ca e irrepetibile con sogni,interessi e progetti per il fu-turo. Nelle storie raccontateemergono i sentimenti, leaspettative: si va dritti alcuore e alla vita dei ragazzi.Si parla di belle amicizie, disolidarietà e di discrimina-zione. Leggere queste storieci aiuta a comprendere ilpunto di vista dell’altro e fa-cilita il processo di integra-zione. Sono storie che fan-no bene a noi ragazzi cheimpariamo l’amicizia congli “stranieri” fin dalle ele-mentari, ma che, a volte,per appartenere al gruppo,assumiamo comportamentiche possono ferirli.

Scuolamedia

Don MilaniPrato

AMICHE Agnese e Malia insiemedavanti ad un buon piatto

ECCO i redattori in classe della II Cdell’istituto comprensivo Don Milani chehanno redatto la pagina: Mehdi Achak, Do-minik Adamski, Fortunato Annunziata, Se-rena Bogani, Lucrezia Borgianni, Margot

Brescia, Alessia Carrante, Giulia Clementi-ni, VAlentina D’Agosta, Alì Ehtisham,Nohaila Fadil, Alex Giaquinta, MatteoGouessey, Elisa Hu, Matteo Hu, Qing QingHu, Francesca Hu, Christian Maione, Mi-

chele Moccia, Elisa Poli, Khadija Rayyad,Steven Suffer, Emanuele Terpini, GiuliaVargiu, Marisa Wu, Marco Xia. La professo-ressa tutor è Maria Laura Cheli; il dirigen-te scolastico Maria Grazia Ciambellotti.

IL PROGETTO

Con«Wgr»la fratellanzaviaggia su i.Pad

Page 24: PRATO Book Finale

•• 8 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 15 MARZO 2012

Costa, la città affondataLa tragedia, le polemiche, il rischio ambientale: il drammadel Giglio

LA COSTA Concordia venerdì13 gennaio ha superato il tristeprimato del Titanic. Una dellepiù grandi navi con ilmaggior nu-mero di passeggeri delmondo do-tata di grandi tecnologie affonda.La nave Costa Concordia alle21.07 si avvicina all’isola del Gi-glio.Alle 21.45 si avvicina agli sco-gli delle Scole e frena bruscamen-te ma non riesce ad evitare l’im-patto provocando uno squarcio di70metri sulla parte sinistra e inco-mincia a imbarcare acqua. La ca-pitaneria di Livorno rintraccia lanave e chiama a bordo chiedendose hanno bisogno di aiuto, ma ilcomandante dell’imbarcazioneSchettino dice che «è solo unblackout, che è tutto sotto control-lo» e continua la cena. La navecontinua a imbarcare acqua eSchettino la abbandona senza da-re l’allarme di evacuazione deipasseggeri: sarà il vice comandan-te a fare evacuare la nave e calarele scialuppe.L’articolo 303del Co-dice della navigazione dice che «ilcomandante non può abbandona-re la nave prima dei passeggeri» einvece amezzanotte emezzo il co-

mandante Schettino viene vistoda una scialuppa, su uno scoglio,asciutto. Il comportamentodel ca-pitano mette a rischio la vita deipasseggeri, infatti non tutti riusci-ranno a salvarsi.Subito dopo la tragedia si è scate-nata la polemica del risarcimentodanni. Ma è possibile dare un

prezzo alla vita umana? A quella,per esempio, di una bambina di 5anni? Questa tragedia umana siaccompagna anche a quella am-bientale. La Concordia ha deigrandi serbatoi con enorme quan-tità di gasolio ed è noto l’impattonegativo che ha il gasolio nel ma-re. Oltre a ciò va ricordato che la

Concordia aveva scorte alimenta-ri per 3.780 passeggeri, frutta, ver-dura, carni, dolci, insieme ai de-tergenti per il corpo, pulizia dellanave e da non dimenticare che ilsistema fognario con un grandeserbatoio che è ancora lì in mare!Tutto questo, se non viene rimos-so, puòdanneggiare la flora, la fau-na, la costa e conseguentementel’economia dell’isola, visto che ilturismo ne è la principale risorsaeconomica.Il processo per accertare le respon-sabilità del comandante Schetti-no e della compagnia Costa Cro-ciera è cominciato. Al tribunaledi Grosseto, i magistrati hannoascoltato la scatola nera, che con-tiene tutte le conversazioniminu-to per minuto tra il capitano el’equipaggio. Queste registrazionipermettono di capire ciò che è re-almente successo. Quest’episodiodi cronaca ha messo in evidenzache, per delle abitudini sbagliate(si veda il saluto al Giglio), o perleggerezzanel prendere alcune de-cisioni è stato pagato un prezzo al-tissimo in vite umane, economicoe d’impatto ambientale.

A SCUOLA abbiamo intervistato GiovanniGigli, geologo dell’Università di Firenze,che ha esaminato la nave Concordia pochigiorni dopo la tragedia.

Perché è stato chiamato un geologo?Il geologo studia la terra, io in particolare mioccupo delle frane: per quanto riguarda l’Iso-la delGiglio controllo ilmovimento della na-veConcordia dovuto allo slittamento del fon-dale marino sottostante.

Come si è avvicinato alla nave?Uno scoglio facilmente raggiungibile è a 10metri dalla nave,ma a noi non interessava ac-cederci direttamente, quanto collocare glistrumenti necessari alle nostre indagini.

Quali strumenti ha utilizzato?Abbiamo utilizzato ben otto strumenti: gps

(rileva gli spostamenti); accelerometro (unoscillatore, serve per vedere se la nave si spo-sta); benchmarks (laser che ogni quindicimi-nuti rileva l’angolazione della nave); laserscanner (fa una mappa 3D, due volte al gior-

no);Mimo sar (stesse funzioni del laser scan-ner, solo con una maggiore precisione); Co-smo skymed (satellite che controlla la defor-mazione del terreno sottostante alla nave); si-smometri (servono per sapere il rapporto trala nave e la terra sottostante) e l’estensimetro(mediante un filo attaccato alle due estremitàdella nave se ne verificano gli spostamenti).

Le indagini hanno rilevato che la nave èstabile?

No, rispetto a come era inizialmente si è spo-stata molto, quasi un millimetro l’ora.

Perqualemotivosivuole capirese lana-ve si muove o meno?

Perchépotrebbe affondare creandouna situa-zione troppo rischiosa, soprattutto per i som-mozzatori che impiegano già molto tempoper entrare e uscire dalla nave.

L’ESPERTOPARLA IL GEOLOGOGIOVANNI GIGLI, DELL’UNIVERSITA’ DI FIRENZE

«InsoccorsodellanaveConcordia»

FALLA Meno male che un capitano affonda sempre insieme alla nave!

REDATTORI INCLASSE

IL 26 LUGLIO del 1956 allargodella costa nordameri-cana si inabissa l’AndreaDoria, il gioiello della nauti-ca italiana del dopoguerra.Lo scontro avviene alle23.10: la nave si imbatte inuna fitta nebbia e viene spe-ronata da una nave svedese.I dispersi furono 48, i soc-corsi fortunatamente arriva-ronovelocemente; il coman-dante Calamai rimase sullanave fino alla fine, attenden-do che tutti i passeggeri fos-sero messi in salvo. Si rac-conta che fu costretto con laforza a lasciare la nave.Il 13 gennaio 2012 la Con-cordia affonda. A bordodell’imbarcazione c’eranotante persone. La maggio-ranza si è messa in salvo,ma in tanti sono morti. Lanave è andata a sbattere con-tro uno scoglio nei pressidell’Isola del Giglio e si èsquarciata la parte inferioredella nave. Le operazioni disalvataggio sono state fattemolto rapidamente ma nonè bastato per salvare tutte lepersone. Le conseguenzeambientali sono: i liquami,il ferro e gli oggetti. Moltisono coloro che sostengonoche il comandante Schetti-no abbia abbandonato la na-ve tra le prime persone.Entrambi sono grandi trage-die. Emergono alcune diffe-renze importanti: le cause esoprattutto il comportamen-to dei due comandanti. Lanebbia fitta nel primo caso,un «inchino» ad un’isola,una cena con una misterio-sa bionda nel secondo. Uncomandante reticente a la-sciare la sua nave nel casodell’Andrea Doria e unoche scende tra i primi inquello della Costa Concor-dia.

Scuolamedia

TintoriPrato

INSIEME Il geologo Giovanni Gigliincontra la 2˚E

La pagina è stata realizzata dagli studentidella classe 2˚E della scuola media « Tin-tori»: Alessandro Cuppari, Alessia Nieri,Alessio Arena, Alessio Bucciantini, Ales-sio Puggelli, Alice Macchi, Andrea Curcet-

ti, Camilla De Luca, Elena Biagi Ciappina,Emanuele Frasconi, Federica Bozzoni,FrancescaHu, GiadaHu, Giulia Scuffi, Gre-ta Feregotto, Ivan Tognaccini, LeonardoCuzzavaglio, Letizia Falangi, Maila Detti,

Matilde Bresci, Michela Buscioni, Riccar-do Morgantini, Sara Martinelli, SerenaHu, Serena Pollini, Simona Ghita, SimoneCocci. Dirigente scolastico Maria GraziaCiambellotti, insegnante Angela Minuti.

ILPRECEDENTE

AndreaDoriaeConcordiaRiflessioni

Page 25: PRATO Book Finale

••9CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 15 MARZO 2012

Una«discarica solare» a VaianoSopra i rifiuti unparco fotovoltaico: energia pulita pergli edifici pubblici

FINOAVENT’ANNI fa vi veni-vano riversate tonnellate di rifiu-ti, che col tempo hanno formatouna collina artificiale. Poi il Co-mune di Vaiano decise che era illuogo adatto per impiantare unparco fotovoltaico. L’anno scorsol’inaugurazione. Sono 3.500 me-tri quadri di pannelli; produconoannualmente circa 395.500 Ki-lowattora di energia, che viene im-messa in rete tramite un converti-tore (“inverter”), che trasformal’energia continua assorbita dal so-le in energia elettrica “alternata”.Grazie al parco, vengono illumi-natimolti edifici pubblici della zo-na, compresa la nostra scuola me-dia, la scuola materna de La Ti-gnamica, le scuole elementari diVaiano e de La Briglia. I vantaggidell’impianto? Ridurre l’emissio-ne di anidride carbonica di 210tonnellate annue, con un rispar-mio di oltre 87 tonnellate equiva-lenti di petrolio; nonproduce con-seguenze negative per il territo-rio: non emette gas inquinanti,non disperde calore, non crea ru-more, si integra col paesaggio cir-costante. Si è inoltre potuto recu-perare un’area degradata, non uti-lizzabile per altri scopi. Il parco ècostato al Comune intorno ai

950.000 euro e durerà oltre 20 an-ni. L’energia prodotta viene paga-ta dal gestore della rete (l’Enel) aduna tariffa “incentivante”; inoltresi ottiene anche un risparmio inbolletta. In questo modo il costodi installazione verrà ammortizza-to in 7 anni. Al termine dei 20 an-ni il Comune avrà un guadagnonettodi ben1.570.000 euro! Il pro-

getto è stato realizzato assieme al-laAsmdi Prato, che costruirà nel-la stessa area un impianto di com-postaggio e biostabilizzazione:l’energia necessaria al suo funzio-namento sarà prodotta dai pannel-li fotovoltaici. Si è riusciti a conci-liare vantaggi per l’ambiente evantaggi economico.

LANOSTRA classe ha visitato ilparco con la guida dell’ingegnereresponsabile del progetto: abbia-mo osservato dal basso la “fore-sta” di pannelli allineati, posizio-nati in direzione sud-ovest per ri-cevere al meglio la luce del sole,regolati al giusto grado di inclina-zione tramite delle viti, controlla-ti spesso perché il terreno della exdiscarica è instabile. La discarica,in località Pozzino, risale agli an-ni ’60. Negli anni ’90 il comuneha deciso di bonificare la zona,ammassando i rifiuti e mettendodei teli impermeabili; sotto i teli èstata fatta una specie di fognaturae i liquidi della ex discarica vengo-no mandati in dei tubi che sonocollegati al depuratore. I gasmale-odoranti sono invece raccolti inun grosso contenitore, posto vici-no ai pannelli, dove vengono bru-ciati. Più in basso è stata costruitala cabina dove è installato l’inver-ter. I pannelli non hanno bisognodi grandemanutenzione: basta co-spargervi uno spray protettivo;ma gli apparati elettrici sono deli-cati. Le risorse del pianeta si stan-no esaurendo ed allora diventasempre più importante e vantag-gioso utilizzare fonti di energianaturale, come quella del sole.

PERCHÈVaianoha fatto questa scelta del fotovol-taico? Scelta con la quale ha vinto pure il premioLegambiente “per la Buona Pratica” del Campio-nato Solare 2011. Ne parliamo con l’assessoreall’ambiente Elisabetta Ciolini.

Quali sono le particolarità dell’impianto?«I pannelli sono formati da 1536 celle di siliciomi-cro amorfo che sfruttano anche la luce diffusa, cioèhanno una resaminore quando il sole batte “a pic-co” sulla cellama in generale rendonodi più in tut-to il corso della giornata. L’anno scorso, essendostato caldo, con la produzione di energia già ad ot-tobre avevamo incassato più della rata del mutuoche dobbiamo pagare».

Com’è stato realizzato l’impianto ?«Abbiamo calcolato i consumi di tutti gli edificidel Comune ed abbiamo visto che serviva un im-

pianto che producesse almeno 226.000 Kilowatto-re all’anno. Abbiamo quindi dimensionato l’im-pianto sulla base di questi consumi, in modo daavere il rendimentomigliore. Per fare un esempio,nell’edificio della scuola media è stato fatto unostudio energetico, cioè si è visto quanto consuma,quanto calore viene immagazzinato, ecc. Si è quin-di stabilito che il primo intervento era cambiaregli infissi per evitare la dispersione di calore. Inquesto modo si è risparmiato il 18% di energia inun anno»

Cosa succederà dopo20anni, quando i pan-nelli non saranno più utilizzabili ?

«Nei costi di ammortamento annuali c’è già calco-lato il costo di smaltimento degli impianti. I pan-nelli del nostro parco verranno “rigenerati”, cioè ilsilicio, il minerale da cui sono fatti, verrà trattatoper poter essere utilizzato di nuovo; i pannelli po-tranno quindi durare altri 20 anni».

L’INTERVISTA CIOLINI: «RIQUALIFICATO UN TERRENO CHE PER 25 ANNI SAREBBE RIMASTO INUTILIZZATO»

La«buonapratica»hadato i suoi frutti

VIGNETTA Il parco fotovoltaico di Vaiano come... la via Gluck

REDATTORI INCLASSE

ESISTONOdue tipi di im-pianti che utilizzano l’ener-gia del sole: i pannelli termi-ci, che forniscono acqua cal-da alle abitazioni, facendorisparmiare sulla bollettaEnel; i pannelli con modulifotovoltaici che trasforma-no l’energia assorbita dal so-le in energia elettrica: oltreal risparmio in bolletta, que-sti ultimi tipi di pannellipermettono di rivendere algestore l’energia prodottain più.Abbiamo fatto un’in-dagine sulle ditte produttri-ci di impianti fotovoltaicidella nostra zona. I costi de-gli impianti per le abitazio-ni dipendono da molte va-riabili (la potenza, il tipo diimpianto e le sue dimensio-ni; il luogo di installazio-ne). Per un’abitazione eduna famigliamedia (4 perso-ne), con un consumo annuodi 3.500 kilowattora, instal-lare i pannelli fotovoltaicicosta tra i 9.000 e i 14.000 eu-ro. Per i piccoli impianti icosti maggiori riguardano ipannelli (50%); il montag-gio e la progettazione inci-dono ognuno per il 15% cir-ca, mentre l’inverter, i cavie supporti, ognuno per il10% circa.

LA SPESA può essere am-mortizzata in 5–7 anni, siarisparmiando sulla bolletta,sia rivendendo al gestorel’energia in più, prodottama non utilizzata e immes-sa nella rete: trascorso que-sto periodo si inizia a guada-gnare. Molti impianti ades-so sono garantiti per 10 an-ni, ma la garanzia del buonfunzionamento arriva an-che a 25 anni. La spesa puòessere detratta fiscalmenteal 55% e viene rimborsatain 5 anni. Da tempo i prezzidegli impianti continuano adiminuire: il solare è quin-di sempre più conveniente.

Scuolamedia

L. BartoliniVaiano

AMBIENTE ElisabettaCiolini assessore a Vaiano

Pagina realizzata dalla II D della scuola se-condaria di primo grado dell’Istituto Com-prensivo “Lorenzo Bartolini” di Vaiano.Studenti-redattori: Beatrice Barfucci, Fe-derico Barsaglini, Simone Brachi, Bianca

Cecconi, Cosimo Fabbri, Sara Fabiani, Sa-ra Farinacci, Giada Fioretti, Giulia Franca-lanci, Davide Giarrè, Alessia Guidoni, Sa-muel Montesi, Elena Nuti, Andrea Parisi,Gabriele Pecchioli, Martina Pescari, Enri-

co Pini, Munir Raza, Giada Rocco, CarmenRosati, Ginevra Russillo, Mattia Russillo,Gui Scian Tang, Daniele Vekony.Il dirigente scolastico è Sandra Bolognesi.Docente tutor: Leonello Rabatti.

SPESAECONSUMI

Quanto costainstallareun impianto?

Page 26: PRATO Book Finale

•• 10 CAMPIONATODIGIORNALISMO GIOVEDÌ 22 MARZO 2012

Vernio, la filiera corta inmostraDomenica all’exMeucci rassegna di prodotti tipici locali e degustazioni

LA FIERA del bestiame per ricor-dare SanGiuseppe. Appuntamen-to domenica 25 marzo con l’anti-ca fiera del bestiame di San Giu-seppe nelle due frazioni di SanQuirico e Mercatale di Vernio.L’evento è organizzato dal Comu-nedi Vernio e dall’Unione dei Co-muni della Val di Bisenzio, miraa valorizzare i prodotti tipici dellazona tramite numerosi stand eno-gastronomici, florovivaistici emo-stre di bestiame.Nell’ex stabilimento Meucci saràpresente un’area ristoro per deli-ziare il palato dei visitatori: i pro-dotti venduti provengono dastrutture e agriturismi della Valdi Bisenzio, sono biologici e sen-za Ogm. Regina di tutti i prodottiesposti è sicuramente la castagnache in antichità sfamava la popola-zione nei periodi difficili.Ma si potranno degustare fra le al-tre cose: polenta con cinghiale ofunghi, stracotto di mucca calva-na, castaghiotti, frittelle di riso, la-sagne di patate, crostini rustici,pan di ramerino, pappa al pomo-doro e tante altre specialità.Questa è l’occasione per riscopri-re i piatti tipici della tradizione to-

scana e contadina, semplici e sa-ni, che tendono a scomparire a fa-vore di alimenti poco genuini e in-dustriali.Il consumo di prodotti naturali elocali porta benefici non solo allanostra salute ma anche all’am-biente e al nostro portafoglio.La cosiddetta filiera corta presen-ta infatti molti vantaggi: i produt-

tori vendono direttamente alcliente finale evitando i passaggiintermedi e quindi i prodotti co-stano meno.Inoltre diminuisce l’inquinamen-to perché si riduce il tragitto chelemerci devono compiere per arri-vare al consumatore e gli alimentidi conseguenza sono più freschi.Questa festa risale al 1800, inizial-

mente era considerata un salutoall’inverno che se ne va e un ben-venuto alla primavera: in passatoquesta fiera era il momento in cuigli allevatori e gli agricoltori delterritorio scendevano in paese perfare acquisti; qui si rifornivano distrumenti da lavoro (come forbiciper potare le piante), assaggiava-no il cibo tipico e si procuravanoanimali da fattoria secondo il biso-gno.Questa antica fiera è stata rilancia-ta solo cinque/sei anni fa ma lasua importanza è notevole, datoche è l’unico evento dedicato allarazza bovina della Calvana. Oltreai bovini, alla fiera saranno pre-senti anche i cavalli, le pecore, lecapre e una varia selezione di ani-mali da allevamento e da cortile,dalle galline, ai conigli alle pape-re.Quindi la manifestazione saràun’occasione per far conoscerepiù da vicino gli animali da fatto-ria ai bambini di città. Chi lo vor-rà potrà montare anche a dorso dipony e di “ciuchi” per calarsi finoin fondo in un’atmosfera rurale ebeneficiare del contatto con la na-tura e con gli animali.

IL RINASCIMENTO torna a rivivere come ognianno sulle tavole di Vernio: domenica, 26 febbraiosi è svolta la 436ma rievocazione storica della po-lenta, famosa come “Festa della Miseria” o anche“della Pulendina”. L’ evento si è tenuto in piazzadi S. Quirico nei pressi dell’antico Casone, oggi se-de del Comune di Vernio.“La Pulendina” è una delle più antiche manifesta-zioni storiche italiane e viene organizzata princi-palmente dalle società di volontariato locali, fracui la “Società della Miseria”, in collaborazionecon il Comune di Vernio. Oggi l’evento si festeg-gia la prima domenica di Quaresima mentre origi-nariamente si celebrava il mercoledì delle Ceneri.Storicamente, la festa vuole ricordare la grave care-stia del 1512, che si diffuse in tutta Prato e nellaVal di Bisenzio in seguito ai saccheggi dei merce-nari spagnoli, responsabili anche del famoso “Sac-

codi Prato”.All’epoca il Comunedi Vernio era sot-to il dominio dei Conti Bardi, famiglia molto po-tente, che generosamente sfamò la popolazione inquesto terribile momento distribuendo polentadolce, aringhe e baccalà. La protagonista di questafesta è quindi la polenta di farina dolce di casta-gne, tagliata con grande maestria e come ricorda latradizione “a fette con un filo di cotone” e distribu-ita a tutte i partecipanti. Piero Sarti, presidente del-la Società della Miseria, sottolinea l’ampia parteci-pazione dei cittadini di Vernio alla manifestazio-ne, animata dal corteo storico, che conta più di 600figuranti, gli sbandieratori di Siena, la banda delComune di Luicciana e gruppi folcloristici di altriComuni Toscani. Sarti aggiunge: «Dagli anni ’80la Società della Miseria ha l’onore di essere presen-tata in molte regioni italiane e nazioni stranierecon cui Vernio è gemellata».

L’EVENTO RIEVOCAZIONE DELLA “PULENDINA“ OMEGLIO LA “FESTA DELLA MISERIA”. UNA GIORNATA FRA TRADIZIONE E FOLCLORE

Storia del piatto che sfamò la Val di Bisenzio

FESTA Il pubblico ritratto da Ernesto Bartolozzi

REDATTORI INCLASSE

POLENTA, tradizione con-tadina e fiera degli animali:cosa hanno in comune que-sti eventi? Oltre ad esseremotivo di svago e diverti-mento, sono occasione perriscoprire uno stile di vitasano e contribuire alla no-stra salute. La globalizzazio-ne in campo culinario e lapubblicità hanno portato alconsumo di cibi spesso mol-to amati dagli adolescentima ricchi di grassi e conser-vanti. Snack, panini, patati-ne fritte non ci devono fardimenticare la nostra tradi-zione e l’importanza dellaprovenienza stessa degli ali-menti: il cibo viaggia mol-tissimo, frutta e verdura at-traversano l’oceano, ma cisiamo mai chiesti che sensoconsumare cibi che hannofatto il giro delmondoquan-do l’agricoltore dietro casapuò fornirci alimenti fre-schi ad unprezzo ragionevo-le? Gli alunni di Vernioquest’annohanno partecipa-to e parteciperanno con laconsapevolezza che già allaloro età possono iniziare adavere uno stile di vita corret-to. L’istituto Sandro Perti-ni ha infatti aderito a diver-si progetti promossidall’Asl 4 che hanno pro-prio questo obiettivo:“Stretching in classe”, percontrastare la sedentarietà,“Peer Education” e “Scuolalibera dal fumo” per allonta-nare gli adolescenti dal taba-gismo. Nella scuola prima-ria invece compie il terzo an-no “frutta nelle scuole”, atti-vità che prevede una forni-tura di frutta per due volte asettimana: frutti di stagio-ne, anche sotto forma dispremuta, vanno a sostitui-re la tradizionale merendadurante la ricreazione.

ScuolaMedia

D. AlighieriVernio

EDIZIONE L’ultima sfilata della“pulendina” a Vernio

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti della 3B: Amicucci, Bartoloni, Biagioli,Cangioli, Carmagnini, Cauteruccio, Cecco-ni, Chiaramonti, Corsi, Erizma, Ferrarel-lo, Ghrairi, Gori, Gualtieri, Gurieri, Lena,

Maglione, Marinaccio, Mensurati, MinelliPeroni, Pieratti, Pieri, Querci, Stefani eTimpano. E dagli studenti della 3A: Bagni,Baldini, Ballini, Bartolini, Bertucci, Biagi,Bogani, Bolognesi, Brachi, Corriere, De

Biasi, Doti,Elmi, Gaeta, Gurieri D., Logli,Morganti, Muka, Pelagatti, Pucci, Saidi,Salvatore, Silvestri, Toccafondi, Venuto,Volpe e Zulfanelli. Docenti tutori professo-ri Sara Galantucci e Vincenzo Mauro.

PROGETTOPILOTA

Cresceresanicon la fruttanelle scuole

Page 27: PRATO Book Finale

••11CAMPIONATODIGIORNALISMOGIOVEDÌ 22 MARZO 2012

Videogame, i nuovi amici virtualiEcco comesononate le consolle e le conseguenzedel loro utilizzo

VIDEOGAME: sono troppo po-che due parole rispetto al tempoche i giovani trascorrono davantiad una console. Oggi molti ragaz-zi preferiscono un amico virtualeanziché un amico reale con il qua-le uscire o confidarsi, ma pochi diloro sanno che il primo video-game risale al 1947, si chiamava«Cathode-ray tube amusement de-vice» e si ispirava agli schermi ra-dar della seconda guerra mondia-le, basandosi sul lancio di unmis-sile verso un bersaglio. Goldsmi-th e Mann, che lo progettarono,mai avrebbero pensato di averetanto successo e certamente nonpotevano immaginare che in po-chi decenni i videogiochi si sareb-bero così evoluti, fino a raggiunge-re gli elevati livelli di tecnologia,grafica e dinamiche di gioco chehanno ai nostri giorni.Ma cosa ha di speciale un video-gioco rispetto alla buonamusica oalla Tv? Il “giocatore” mette allaprova la propria abilità, si senteprotagonista e determina il desti-no dei personaggi, cosa che nellavita non è possibile. Ed è difficilenon farsi catturare dall’emozione

che si prova ad immergersi in unarealtà virtuale, ma così realisticache sembra tutto vero. Così unbambino che torna da scuola, do-po ore di studio, e cerca uno sva-go, prende subito il video-gioco.E per convincere una persona adabbandonare la console, le si deveproporre un’alternativa altrettan-

to coinvolgente.Con l’avanzare della tecnologia,poi, i videogiochi sono semprepiù intriganti e attirano i desideridi molta più gente. Non sono in-fatti solo i ragazzi ad usarli, senzadare peso alle possibili conseguen-ze: anchemolte persone delmon-do degli adulti passano il proprio

tempo davanti a una console. Co-sì i negozi che vendono videogio-chi sono sempremolto affollati edè possibile anche acquistare video-games in rete, da quelli simulativia quelli arcade, o procurarsi gio-chi di seconda mano. E anche inquestomomento di crisi economi-ca molte persone usano i loro sol-di per comprare video-giochi, chestanno per diventare un bisognoprimario.La questione èmolto dibattuta daesperti e genitori: c’è chi ritieneche i videogiochi stimolino positi-vamente il cervello, invece per al-tri essi provocano conseguenze co-me offuscamento della vista, dan-ni al sistema nervoso, distorsionedella realtà, cambiamenti alleemozioni. Una cosa certa è che laquestione video-giochi fa semprenotizia e frequenti sono gli artico-li su riviste e quotidiani a riguar-do. Naturalmente occorre trovarela giusta via di mezzo e fare unuso moderato di questo tipo digiochi, senza dimenticare maiche si tratta di un passatempo co-me altri e che la realtà virtualenon deve sostituire la vita vera.

LO PSICOLOGO Salvo Ragonesi ci invita a ri-flettere sulla questione dei videogame e su come iragazzi potrebbero comportarsi facendo anche al-tre attività.Cosa ne pensa dei videogame?

«I videogame, al giorno d’oggi, sono uno strumen-to di divertimento non solo per ragazzi ma ancheper adulti, perché si utilizza una tecnologia partico-lare che venti anni fa non esisteva».I ragazzi d’oggi stanno molte ore davanti aivideogame invece di stare all’aria aperta:stare troppo tempo alla consolle che conse-guenze può portare?

«La persona che sta molte ore davanti ai video-game potrebbe iniziare ad essere troppo passiva ri-spetto a quel tipo di stimolo, visto che non si con-fronta con nessuno e sta ferma. Ciò succede ancheperché effettivamente i ragazzi d’oggi sono attratti

dai videogiochi e dalla loro curiosità, invece di fareattività e movimento all’aria aperta».Per lei èmegliousare ivideogiochioguarda-re la televisione?

«Si possono fare tutte e due le cose purché si usinocoscienza emoderazione. Le consolle e i computersonodellemacchine dove lo stimolo si dice “unidi-rezionale”: quello che viene dato parte cioè dalloschermo e arriva solo al cervello, così il ragazzonon può intervenire come quando gioca con un’al-tra persona».Secondo lei un ragazzo può subire cambia-menti o assumere atteggiamenti diversi do-po aver giocato con i videogame?

«Nonnecessariamente; se l’esposizione davanti al-la console diventa lunga e prolungata si possonoperò avere delle conseguenze anche a livello di per-sonalità e sul sistema nervoso centrale. Oggi infat-ti si parla di forme di dipendenza».

L’INTERVISTA I CONSIGLI DELLO PSICOLOGO SALVO RAGONESI PER UN CORRETTO USO DEI GIOCHI VIRTUALI

«Sistemanervoso a rischio con i videogiochi»

LA VIGNETTA Un neonato già impegnato davanti al computer

REDATTORI INCLASSE

NOVE. È questo il numerodei ragazzi che preferiscegiocare ai videogame rispet-to ad altre attività, su 157 in-tervistati. Da un’indaginesvolta sulle classi terze dellascuola media Cironi è statoinfatti rilevato che, contra-riamente a quanto si pensi,i ragazzi che preferisconogiocare ai videogame sonoil 6%, mentre la maggiorparte (65%) privilegia usci-re con gli amici. Al secondoposto troviamo “fare sport”con 17% delle preferenze,mentre al 9% degli intervi-stati piace suonare uno stru-mento.Il dato più alto indica che il44% dei ragazzi gioca duevolte a settimana ai video-gameper circa un’ora emez-zo, anche se imaschi tendo-no a passare circa mezz’orain più a giocare rispetto alleragazze.Le console più diffuse sonola Play Station e laWii, pre-senti quasi nel 50% delle ca-se; solo pochissimi nonhan-no alcuna console (6%),mentre molti ne posseggo-no almeno due (40%).Per quanto riguarda il gene-re di videogioco preferito,la situazione è molto diver-sa fra maschi e femmine:moltissimi ragazzi previle-giano i videogames di azio-ne e guerra (65%), quasiesclusi dalle ragazze, che in-vece preferiscono giochi disport (47%).Questa indagine sfata quin-di alcuni “miti”, comequel-lo che i ragazzi giochino aivideogames per molte oreogni giorno, il che è una no-tizia confortante per moltigenitori; allo stesso tempoconferma idee quali quellache i ragazzi preferiscono igiochi violenti a quelli più“calmi”, privilegiati invecedalle ragazze.

Scuolamedia

PierCironiPrato

L’ESPERTO

Lo psicologo Salvo Ragonesi

ECCO gli alunni della classe III C dellascuola Pier Cironi: Giancarlo Aidara, Giu-lio Bardazzi, Cristiano Biacchessi, Moni-queBianco, IreneCammelli, Liyi Chen, An-drea Cirillo, Laura Cirillo, Simone De Feo,

Francesca Giannelli, Fransi Hamolli,Darko Kocev, Quingna Lin, FrancescoLucianò, Cosimo Lunetti, Giulia Marino,Francesca Nencetti, Simona Russo, LucaScatizzi, Manuel Sesti, Xhesi Skota, Lucia

Pia Stirparo, Serena Zhao, Rachele Zizza-mia. Dirigente scolastico: Paola Toccafon-di. Tutor la professoressa Barbara Ducci-ni. Alla pagina ha collaborato anche la pro-fessoressa Paola Giovannardi.

ILSONDAGGIO

Megliouscirecongli amiciche stare al Pc