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PRAN OTERAPIA:LACURA CONLEMANI

BENCHÉLA MEDICINARIFIUTISPESSOPERFINODI PRENDERLAINCONSIDERAZIONE,LA PRATICADI «GUARIRE»CONL'IMPOSIZIONE

DELLEMANIDIFFUSAIN 1\10LTI AMBIENTIDIMOSTRADI AVEREUNADIMENSIONESOCIALEE PSICOLOGICADI TUTTORILIEVO.PER

COMPRENDERNEL'EVENTUALEVALIDITÀOCCORREAFFRONTAREILDISCORSOCHELA RIGUARDACONMOLTASERENITÀE DAMOLTI

PUNTIDI VISTA.

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Sia che venga chiamata «pranoterapia»,«guarigione p~r imposizione delle ma-ni», «guarigione spirituale» - o in qua-

lunque altro modo -la sostanzadel fenomenorimane la stessa: alcune persone sembranoessere in grado di produrre una guarigione,almeno apparente, di sindromi cliniche o dimalattie organichesenzal'ausilio di alcunmez-zo terapeutico ritenuto valido dalla medicinaortodossa.Utilizzano solo le mani, ma in ma-niera diversada quanto avviene nei massaggi,nella chiropratica o nella «medicina della ma-nipolazione». Le mani vengono, cioè, «impo-ste»sulcorpo del p~ziente, adiretto contatto oaqualchedistanza.Ciò sembraprodurre, dopotempi variabili, la guarigione.

CQmefenomeno non è nuovo. La pretesa diguarire per imposizione delle mani è documen-tata non solo dalla storia della medicina, maanchedall'etnologia. Dono divino, appannag-gio di santi e monarchi in odore di santità,l'arte di guarire per mezzo delle prodigiosevirtù terapeutiche delle mani appartiene senzaombra di dubbio alpatrimonio culturale dell'u-manità. Seperò, sino a qualche tempo fa l'ar-gomento era confinato nelle riviste occultisti-che, o trattato in volumi altamente specifici,oggi il tema dei guaritori èdiventato persino dimoda. I mass-media - televisione di Stato

compresa- vi dedicano ampio spazio. Si sonomoltiplicati centri e istituzioni che avanzanopretesescientifiche relative al suostudio e allasua applicazione, il numero di medici che viprestanoattenzioneèaumentatoa dismisura,ela pubblicistica in questo campo è ormaienorme.

Insomma, non si puòpiù eludere l'esistenzadel fenomeno, almeno dal punto di vista socia-le. I pranoterapeuti esistono e lavorano, non

SCIENZADUEMILA...-..

di GIOVANNI IANNUZZO

nell'antro della strega, ma spessoin «studi»con tanto di moquette e segretaria; i medici liseguonotalvolta nelle loro attività, indirizzan-do loro pazienti ammalati di gravi patologie;questi si rivolgono fidueiosi a siffatta reginadella medicina non ortodossa.Senon bastasse,convegni scientifici, con patrocini cheperfino icongressi medici stentano ad ottenere, si dif-fondono a macchia d'olio e non pochi studiosidi tutto rispetto per un motivo o per l'altro viprendono parte.

Una valutazione scientifica e medica delfenomeno è ormai un problema autentico disanità pubblica e di medicina sociale. Questepersone, i guaritori, cioè, «funzionano»? E sein realtà le loro pratiche sono efficaci, entroquale fUngeclinicolo sono? È possibiledavve-ro indirizzare loro responsabilmente dei pa-zienti? E, se ottengono davvero risultati, comeli si può spiegare? Uno dei maggiori problemidelle ricerche su questo fenomeno è stato quel-lo di averloritenuto, per molto tempo, un temaafferente alla vasta area dell'occultismo.D'al-tra parte, l'alone di mistero che ha circondatoper anni le attività dei guaritori ha ritardatosicuramente un corretto approccio al proble-ma. Che è poi un approccioche riguarda da unIato la medicinaclinica, dall'altro la ricerca dibase.

L'approccio clinico

I guaritori, questi «uomini medicina», rie-scono davvero a produrre risultati terapeuticidegni di nota? Si tratta di un campo ancoraquasi totalmente inesplorato. Infatti, sino adora, la stragrande maggioranza degli studicompiutisul fenomenoha seguitoun «raziona-le» non in accordo con i parametri richiestiad

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una. attendibile ricerca clinica. Se si vuole spe-r1mentare l'efficacia di un nuovo farmaco o diun nuovo trattamèntò in genere, i metodi concui procedere sono standardizzati: sommini-strazione del farmaco a gruppi sperimentali, agruppi placebo, a gruppi di controllo, dopo unaaccurataoperadi campionamento. .

Studi simili su questo argomento non sonosinora disponibili. Sono state invece portateaventi ricerche di tipo diverso, il cui risultatopiù importante è' stato quello di evidenziarel'esistenza di un fenomeno che andrebbe inda-gato più approfonditamente. In tali studi ildisturbo di un paziente viene accuratamentediagnosticatoprima che il soggetto si sottopon-ga all'azione di un guaritore, senza o con con-temporanea assunzione di farmaci. Quest'ulti-mo parametro è reso necessario dal fatto chegli studi avvengono in ambito extraospedalie-ro, ed è quindi necessario cautelarsi da even-tuali problemi di tipo clinico.

Facciamo un esempio: se si tratta di unsoggetto epilettico con accessi convulsivi (di.«grande male») e un medico in pratica privatavuole tentare la pranoterapia, non può correreil rischio di scatenare una crisi di «male epiletti-co» per una sospensione improvvisa dei farma-ci. Naturalmente, in questo modo, si ovvia adun problema deontologico, ma non ad un pro-blema scientifico: non sapremo mai così facen-do se il soggetto è stato bene o male a causadella pranoterapia o a causa dei farmaci. Cer-to, esiste una evidenza clinica, ma è grossola-na: essa si basa sul fatto che alla pranoterapiaspesso si sottopongono soggetti che già hannotentato altre cure. Seguarisconosembrerebbeimplicito che il miglioramento sia dovuto allapranoterapia e non ad altre strategie terapeuti-

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ched che da sole e precedentemente si sonorivelate inefficaci. Ma questo «sembrerebbe»in verità, non ha peso scientifico.

Ci si deve confrontare con tutta un'altraserie di problemi ben noti alla ricerca medica:guarigionispontanee, remissioniimprovvisedimalattie o sue eventuali esacerbazioni; tuttifattori che vanno tenuti presenti. Gli studi diquesto tipo sinora compiuti hanno avuto unmerito: quello di presentare al pubblico e allaopinione scientificadei dati grezzi, delle indi-cazionigeneraliche andrebbero approfondite.

Dal punto di vistaclinico,quindi, non si dispo-ne a tutt'oggi di dati definitivi, ma solo diindicazioni. Come vanno considerate?

Si può dire che esiste una certa evidenza,non dimostrata indubitabilmente, che alcunepersone con l'imposizionedelle mani riesconoa migliorarelo stato di salute di altre persone,almeno per quanto riguarda certe forme dimalattia tra le qualisipossono citare (secondoidati oggi disponibili), le artrosi e le artriti, lecefalee, le epilessie, le verruche, l'angina pec-toris, le malattie ~<infiammatorie»del piccolobacino nelle donne. È facile criticare questo

approccio, con il dire che non è fondato suregole scientifiche. E si tratta di una criticavera. Però teniamo presente che questa situa-zione può essere considerata anche da un altropunto di vista, quello dell'ippocratico primumnon nocere.

In medicina non tutti i farmaci e i trattamenti

sono «scientificamente giustificati».. Gli esem-pi in questo campo sono innumerevoli; a co-minciare dall'irragionevole uso ottocentesco.dei salassi sino a giungere all'abuso di antibioti-ci, all'utiHzzazione irrazionale di antipiretici eantinfiammatori, o a incredibili protocolli psi-

cofarmacologiciin psichiatria. Di molte pre-scrizioni mediche si conosce perfettamenteoggi non solo l'inutilità, ma anche il dannopotenziale che può derivarne all'organismo.La pranoterapia, al contrario, di sicuro non famale.

Non vi è quindi nulla di irragionevole nelfatto che un clinico, anche con le modesteevidenzesinoradisponibili,consiglila pranote-rapia: non è sicuramentepiù irragionevolecheconsigliarecerti tipi di psicoterapia, l'agopun-tura 0- al limite - una cura omeopatica.

L'unico serio problemaè quellodella regola-mentazione dell'attività di questi «taumatur-ghi».Poichénon esiste alcunmezzoper stabili-re la differenzatra «veri»e «falsi»guaritori, sipotrebbero applicare regole molto semplici,dibanale deontologia, per evitare che i tanticiarlatanicheinfestanoil campoCquelli,cioè,palesemente in malafede) possano prosperaresulla credulità altrui, e soprattutto sull'altruisofferenza. Poiché il problema della «praticapranoterapeutica» esiste, ignorarne la dimen-sione sociale significherebbe semplicementeadottare la politica dello struzzo.

Quale potrebbe essere un corretto atteggia-mento del medico? Allo stato attuale dei fatti,potrebbe essere opportuno considerare il gua-ritore qualcosa di simile a un placebo - un buonmodo, peraltro, per non escludere aprioristica-mente una possibilità, senza nemmeno propa-gandarla come certezza. Il problema di fronteal quale ci si trova è quello di una tecnica che amolti pazienti reca un miglioramento dei sinto-mi, dello stato psicofisico generale, e in ognicaso porta con sé una motivazione e una spe-ranza. Perché non utilizzarla? Se si consideral'assenza di effetti collaterali, il bilancio è sicu-ramente in attivo.

Ben più rilevante è invece il problema dellaspiegazionedegli effetti della pranoterapia.

Caccia ai fluidi

Una delle spiegazioni più frequentementeinvocate è quella per cui alla base dell'azioneterapeutica di un guaritorevi sarebbe un fluidomisterioso,presente nella natura e che consen-tirebbe l'equilibrioe la salute dell'organismo.Iguaritori, che lo possiderebbero in eccesso,sarebbero in grado di «donarlo» a personemalate, riequilibrandoledal punto di vista psi-cofisico.

Questa energia è definitain vari modi. Simi-le al «Qi» della medicinacinese, assimilatadaalcuniautori alla «libido»di Freud, o all'orgo-ne di Reich, è in genere definita «prana»,riprendendo un termine sanscrito che sta aindicare un principio filosficoanzichéun prin-cipiofisico.L'osmosidi «fluido»sarebbe dovu-ta alle mani, in quanto queste sono il terminaleche ne consente il trasporto e l'immissionenell'altrui organismo.

Sebbene diffusissima,questa teoria non haalcun credito scientifico,e, da questo punto divista, è solo un'illazione.

Riguardogliesperimentisvolti,c'è dadirecheanche i più affidabili,compiuti su animali daparte di guaritori per documeutare un effettoterapeutico in condizionidi rigoroso controllo,non convinconoper due fondamentali motivi:l'esiguitàdel loro numero e spessole condizioniin cuisonostatitenuti. Nonv'è dubbiochealcunidi essi siano interessanti, come quelli di duestudiosiamericanicheriportanodi essere riusci-

SCIENZA DUEMILA

ti, con imposizione delle mani, a diminuire signi-ficativamente la durata della anestesia in topi, o aguarire più velocemente ferite provocate in ani-mali da esperimento.

Ma tali studi sono stati scarsamente ripetuti.Anzi spesso gli effetti si sono rivelati addirittu-ra contrari all'aspettativa: in un esperimentotendente a vedere quali effetti producesse l'im-posizione delle mani su colture di cellule leuce-miche, ci si aspettava una loro diminuzione einvece si ebbe un aumento. Sebbene molti

diano affidamento a tali ricerche Ce non c'èdubbio che siano suggestive) sino ad ora nonhanno dimostrato nulla, tranne la buona fededegli sperimentatori.

Ma allora, se fluidi, bioenergie e simili nonsono stati dimostrati, come si spiegano i risul-tati?

Psicosomatica e pranoterapia

La verità è che probabilmente il misteroche circonda la pranoterapia è lo stesso che èstato rilevato in tante altre, ben più ortodos-se, terapie, anzi in quello che potremmochiamare il «processo -terapeutico» stesso.D'altra parte basta dare un'occhiata alle ma-lattie sulle quali la pranoterapia sortisce imigliori risultati per poter ipotizzare una«dimensione psicosomatica» in questo feno-meno. Una terapia suggestiva, una psicotera-pia elementare, dunque? Probabilmente sitratta dell'unica spiegazione possibile allostato attuale delle conoscenze. Il carisma delguaritore, le aspettative del paziente e quelledei suoi familiari possono configurare quella -

che uno psicoanalista americano, Ian Ehren-wald, ha chiamato la «triade terapeutica», icui effetti sulla guarigione, specialmentednel caso di malattie psicosomatiche, possonoessere davvero rivoluzionari.

D'altra parte si sa perfettamente oggi che glistimolipsichiciagisconoa livelloorganicogra-zie a complessimeccanismidi mediazioneneu-ropsicoendocrina, per esempio di tipo endorfi-nico. Non è necessario forse ricordare che lasuggestioneche un guaritore può esercitare suun paziente che si rivolge a lui come ultimaspiaggia può avere effetti potenti. Ciò che sipone in atto nel rapporto medico paziente ~ancora assai poco noto. Che il medico, o co-munque il terapeuta, siaeglistesso«medicina»- tanto più efficacequanto più il medico,comedice Balint, è in grado di «prescrivere se stes-so» - è un dato di fatto.

Certo, è una ipotesi molto meno suggesti-va di quella «fluidica», di mesmeriana memo-ria,mai fatti finora disponibili non ne còn-sentono altre attendibili. È anche vero che inbase a ciò che è stato riferito alcuni casisembrano sfuggire a questa ipotesi del mec-canismo d'azione della pranoterapia. Ma glistudi svolti sinora sono veramente esigui.Essi consentono solo di dire che la pranotera-pia sembra essere, in certi casi e per certemalattie, un presidio realmente fruibile. Per-ché ciò avvenga è ancora da capire, ma si puòessere ragionevolmente certi che in tuttoquesto non v'è nulla di misterioso. O alme-no, nulla in più di quello che può esservi nellapsicoterapia o nell'effetto placebo.

Giovanni Iannuzzo

'PER S~ERNE DI PIÙ, VEDI A PAG. 95/

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A quanti siano interessati adapprofondire il tema della «pra-noterapia» nei suoi risvolti medi-ci, consigliamo la consultazionedei volumi seguenti:P. CASSOLIE G. IANNuzzo:Ri-cercasulla pranoterapia esui gua-ritori, Edizionidi red.lstudiore-dazionale, Como 1983;G. IANNUzzo: Domande e risposte

sulla pranoterapia, Edizioni dired./studio redazionale, Como1985;P. CASSOLI:Il guarito re, Armeniaeditore, Milano 1978 (ripubblica-to di recente nella collana degliOscar Mondadori).

Per un approfondimento, inve-ce, degli aspetti antropologici dellepratiche popolari di guarigione,ancora sopravviventi in Italia, sipuò far riferimento al volume:P. GIOVETII: I guaritori di campa-gna, EdizioniMediterranee.Ro-ma 1984.