I punti di contatto - studiopsichiatricoiannuzzo.com · su parapsicologia e antropologia e che è...

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  • I fenomeni paranormali nelle culture primitive.I punti di contatto

    tra parapsicologia e antropologia.

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    l li antropologi culturali e gliernologi hanno sempre avuto unnotevole interesse per le pratichemagiche. D'altra parte, la stessaMargareth Mead, la fondatrice del-l'antropologia culturale, definl'antropologia come una scienza chestudia lingue vive parlate da per-sone vive, che scava resti archeolo-gici ancora in situ, osserva il com-portamento di veri zii materni neiconfronti dei veri figli delle sorelle,raccoglie il folklore dalla bocca dialtri uomini, misura i corpi e ana-lizza il sangue di uomini che vivo-no nella loro terra - terra che, perl'appunto, l'antropologo deve per-correre da un capo all'altro per stu-diarne la popolazione (Mead,1970).

    Se le pratiche magiche sonofo/klore, non c' dubbio sul fattoche esse debbano essere oggetto distudio dell'antropologia. E se lepresenze magiche si basassero su e-venti reali? Se, cio, nei fatti magi-ci fosse rintracciabile un fondamen-to reale, e magari una componenteparanormale? Gli antropologi ingenere non si sono occupati delproblema. Ernesto De Martino ebbea scrivere in proposito:

    Appena lo studioso si volge almondo magico, nell'intento di pe-netrarnc il segreto, subito si imbat-te in un problema pregiudiziale dalquale dipende in sostanza l'orienta-mento e il destino della ricerca: ilproblema dei poteri magici. Ordi-nariamente tale problema viene e-luso con molta disinvoltura, inquanto si assume come ovvio pre-supposto che le pretese magichesiano tutte irreali e che le pratichemagiche siano tutte destinate al-l'insuccesso: onde sembra addirittu-ra ozioso sottoporre a verifica ilpresupposto, e si ritiene assai pi

    di Giovanni lannuzzo

    proficuo stabilire come la magiapossa sorgere e mantenersi ad ontadella ovvia irrealt delle sue pretesee ad onta degli inevitabili insuccessia cui sono sottoposte le sue prati-che. Eppure proprio in questo pre-supposto ovvionon meritevole diverifica, si cela in realt un intrecciodi gravissimi problemi, tralasciati eoccultati da una pigrizia mentalecos stranamente tenace da costitui-re per se stessa un problema (DeManino, 1973).

    Se gli antropologi hanno spessodimostrato un notevole disinteresseper il problema del potere magi-co, i parapsicologi non sono statida meno. Per molto tempo la pa-

    Uno stregone zul. In questi soggetti presente una forte facolt paranormaleusata da loro professionalmente.

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    rapsicologia si occupata quasi e-sclusivamente di ricerche sperimen-tali, privilegiando quella che statagiustamente definita ricerca di la-boratorio. l motivi di questa sceltasono indiscutibilmente validi: lanecessit di un avvicinamento allealtre scienze, e i problemi di buonvicinato con esse, hanno impostoalla parapsicologia di adeguarsi aimetodi e, in parte, ai modelli, del-la scienza sperimentale. Da ci lanecessit storica di guardare ai fe-nomeni psi come il fisico guarda aifenomeni fisici, in maniera distac-cata e rigorosa. Ci ha portato a ri-sultati indiscutibili. La parapsicolo-gia ha affinato le sue tecniche d' in-dagine, si trasformata da discipli-na dagli incerti confini a disciplinascientifica. Per fare questo, per, hadovuto disinteressarsi di quei feno-meni rilevabili esclusivamente con imetodi propri delle scienze d'osser-vazione e non sperimentali.

    Attualmente l'interesse dei pa-rapsicologi nei confronti delle cre-denze magiche di popoli di culturaprevalentemente non occidentale si andato affermando e il confrontocon l'antropologia ha acquisitoquell'importanza che gli dovuta.

    Basti pensare che ai meetings an-nuali dell' American Anthropologi-cal Association, nel 1974 e nel1979, sono stati organizzati simposisu parapsicologia e antropologia eche stato recentemente pubblicatoun ponderoso volume sull'argo-mento (Extrasensory Ecology: Pa-rapsychology and Anthrop%gy),con i contributi di numerosi studio-si, definito come il primo libromai scritto su parapsicologia e an-tropologia per antropologi , al qua-le una delle pi importanti rivisteinternazionali di parapsicologia hadedicato ben sei pagine di recensio-

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    ne (Barker, 1979).L'importanza dell'argomento in

    effetti enorme. Per i parapsicologi,se fosse evidenziabile la natura pa-ranormale degli eventi magici ri-levati presso le pi diverse culturenon solo si avrebbe una importanteconferma della presenza della para-normalit spontanea a tutte le lati-tudini, ma si potrebbe verificarequale sia la differenza - se esisteuna differenza - tra gli eventi psiregistrati presso popoli primitivi epopoli progrediti, con particolareriferimento alla dinamica di questotipp di eventi. Per gli antropologi,d'altra parte, esisterebbe la possibi-lit di comprendere meglio fatticulturali che sinora non sono statipresi in considerazione. Figure e-nigmatiche e fraintese, per esempio.(lo stregone, lo sciamano, il medi-cine-man) , potrebbero essere me-glio valutate e si potrebbe studiarenel contempo l'importanza che laparanormalit pu assumere pressodiverse culture.

    Il problema della paranormalitpresso culture primitive, o comun-que non occidentali, va consideratoda due punti di vista diversi: il pri-mo riguarda la presenza (e l'evi-denza) di capacit psi in soggettiprofessionisti o non professionisti,che utilizzano cio professional-mente la loro paranormalit (ad e-sempio gli stregoni delle comunittribali) o che sono comunque pro-tagonisti di eventi paranormali. Poioccorre considerare le ricerche con-dotte da quei pochi studiosi chehanno rilevato sperimentalmentefenomeni psi presso soggetti appar-tenenti a tali culture. Cominciamocon l' occuparci di fenomeni para-normali spontanei rilevati da antro-pologi - o ricercatori psichici - insoggetti appartenenti a popoli noncivili o, come dicono gli antropo-logi, non acculturati.

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    Ricerche sul'campo

    Uno dei primi resoconti quellofornito dal reverendo Callaway(1884) che indag a lungo il siste-ma religioso degli Zulu. Presso talepopolo egli rilev un sistema di di-vinazione che permetteva agli Zuludi indovinare dove si trovasse unoggetto che si era perso e che risul-tava apparentemente introvabile.Utilizzando un metodo che Cal-laway definisce di divinazione in-teriore, gli uomini della trib si

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    introflettevano cercando dentro diessi la soluzione del problema. Adun certo punto lo zulu sentiva di a-ver trovato l'oggetto che cercava, i-dentificando il luogo ove potevarinvenirlo. Il reverendo si stupiva dicome questa visione puramente in-teriore fosse vivida almeno quantola visione reale dell'oggetto. Unaprova del loro potere era data an-che dal fatto che i veggenti zulupotessero' trovare l'oggetto anchequando erano erroneamente instra-dati. Le loro capacit si estendevanoanche alla possibilit di predire e-venti futuri. Lo stregonezulu, sem-pre secondo Callaway, sentiva dipoter divenire stregone quando eraposseduto dagli spiriti. Se questaera una sorta di iniziazione natura-le, ad essa'seguiva una severa provache tendeva ad accertare le sue realicapacit. Se la prova, che consistevanel nascondere alcune cose e chie-dere all'aspirante stregone di rin-tracciarle, era coronata da successo,lo stregone diveniva tale per la co-munit.

    Molto pi recentemente, Boshier(1974) narra di alcuni fenomenimagici (la cui natura paranormale presumibile) presso trib sudafri-

    Margaret Mead, ricercatrice di famainternazionale e fondatricedell'antropologia culturale.

    cane, e d testimonianza di ritualimolto simili a quelli riferiti da Cal-laway per iniziare un individuo allearti magiche. Innanzitutto il futurostregone (sangoma) inizialmenteafflitto da una inspiegabile malattiache dura per parecchio tempo e chescompare da sola: questo il segno

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    del potere che il soggetto ha acqui-sito per intervento degli spiriti.Successivamente l'aspirante sango-ma deve riuscire a trovare degli og-getti che i compagni di trib hannoaccuratamente nascosto nei luoghipi impensati: il superamento dellaprova la condizione necessaria perl'iniziazione a stregone.

    Un altro religioso, padre Trilles,riferisce (1932) altri episodi di divi-nazione rinvenuti in Africa equato-riale presso i Pigmei. Egli raccontadi uno stregone che era capace, sene veniva richiesto, di predire nelcorso di una danza propiziatoriaqu~i sarebbero stati i risultati dellacaCCIa.

    Lo stregone cadeva in trance emimava i movimenti degli animalie dei cacciatori,. indicando cosa sa-rebbe avvenuto e quale sarebbe sta-to l'esito della caccia. Lo stregonenon si limitava a descrivere fatti ge-nerici, ma forniva un notevole nu-mero di particolari. Sempre sui po-teri degli stregoni, Lang (1900) rac-conta un caso di precognizione an-ch'esso relativo ad una battuta dicaccia. Un cacciatore sudafricano,giunto nel luogo dove aveva datoappuntamento ai suoi cacciatori peruna battuta di caccia all'elefantenon vi trov nessuno. Si rivolse al-lora ad uno stregone del luogo peravere qualche informazione, e que-sto gli chiese nome e numero deicacciatori. Avute queste notizie, ac-cese un fuoco per ogni cacciatore(erano otto, quindi otto fuochi) e vigett sopra radici profumate. Dopoessere stato in trance per qualchetempo, svegliandosi raccolse le ce-neri di ognuno dei fuochi che rap-presentavano i cacciatori, e disegna-ta l'immagine degli uomini con es-se, disse per ogni cacciatore cosa gliera accaduto. Il resoconto si dimo- ,str esatto. Mattheus (1886) descri-ve invece un episodio che concernele ragazze appartenenti ad un par-ticolare culto, che cadevano in tran-ce contemporaneamente - anchese separate tra loro da grandi di-stanze - e che erano in grado didescrivere con dovizia di particolarifatti che si svolgevano a grande di-stanza. Prince (1967) fece inveceun' esperienza personale con unostregone dell' Africa occidentale chegli predisse la nascita di un figlio diun suo socio, episodio che avvenneregolarmente. Massaia (riportato inCaimpenta, 1935) descrive con scet-ticismo e unilateralit pratiche ma-giche dell' Africa Orientale, ma