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G UIDA AGLI I NVESTIMENTI R igore. Equità. Crescita. Sono le direttrici che si è dato il governo Monti. E la crescita non può che passare attraverso una riduzione delle imposte sui redditi. Un altro impegno preso dal governo è quello di spostare l’asse del sistema tributario; meno imposte su chi lavora, di più sui beni, sulle ricchezze e sulle rendite. Questi principi non si sono, per la verità, visti finora, ma il governo ha cercato solo di uscire dall’angolo. Non ancora di riconquistare il centro del ring. E qui, in questo spostamento, un ruolo di rilievo lo può giocare Vittorio Grilli, viceministro all’Economia e gran conoscitore dei meccanismi della contabilità pubblica. Ma su ogni manovra di alleggerimento delle tasse per favorire budget familiari sempre più risicati, pesa la cambiale lasciata in eredità dal governo Berlusconi. Una cambiale monstre: vale 16 miliardi nel 2013 e 20 dal 2014. Monstre nell’entità e nella struttura. Perché? Perché obbligherà il governo a riformare Fisco e assistenza incassando quel bel po’ di miliardi previsti. Ma l’unica cura di cui il nostro Fisco ha bisogno è quella dimagrante. Certo si può allargare la base imponibile, incassare qualcosa dagli evasori, ma i conti non tornano. E allora ci vorrà a Grilli e Monti un bel po’ di coraggio e di fantasia per evitare di dover coprire la cambiale, scaduta, con i previsti aumenti dell’Iva e i tagli alle agevolazioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ anno si chiude con una stretta fiscale, necessaria, probabilmente, per avere, dai mercati finanziari e dall’Unione Europea, un voto che rasenti almeno la sufficienza. Sperando in una promozione (rapida?) nel 2012. Il nuovo governo ha ridisegnato il volto del Fisco dovendo incassare, in breve tempo, un bel gruzzoletto. Ha reintrodotto l’Ici sull’abitazione principale, aumentando la taglia su cui sarà calcolata, ha trasformato il bollo sul deposito titoli in patrimoniale sugli investimenti. Mini patrimoniale anche su immobili esteri, beni di lusso, capitali scudati. E poi aumento delle accise. Rincaro dell’addizionale regionale. Schedatura dei conti correnti. Solo l’Iva è stata risparmiata (per ora). Conclusione volto nuovo, adagio vecchio: pressione tributaria che sale al 44,5%. T Investiamo in base alle emozioni odierne, non riusciamo a immaginare un futuro diverso S ono tempi duri. Le co- se vanno male. Ed è difficile pensare che possano andare meglio. E' difficile pensarlo in sen- so letterale. Perché per co- me è fatta la nostra men- te, è difficile pensare in modo diverso da come pensiamo. Capita infatti di cadere in trappola. La trappola in questo caso scatta quando restiamo in- castrati nel qui e ora, fa- cendo dipendere i nostri giudizi e le nostre decisio- ni dalle emozioni che stia- mo provando nel presen- te assumendo che saran- no le stesse che provere- mo in futuro. La trappola, nota ap- punto come «distorsione proiettiva» dei nostri stati viscerali, ci porta per esempio a scegliere un luogo di vacanza (troppo) caldo se sfogliamo il cata- logo mentre fuori è inver- no, e a ordinare a inizio pasto, perché affamati, più di quello che desidere- remo quando arriveremo alla fine. In generale le persone tendono a sottostimare quanto il futuro possa es- sere differente dal presen- te, e quindi a non anticipa- re correttamente ciò che arrecherà loro piacere e felicità in un momento di- verso da quello che si tro- vano a vivere. Questo meccanismo mentale è documentato da un esperimento piutto- sto superficiale ma che rende bene l'idea. Ai sog- getti veniva chiesto che ti- po di snack avrebbero de- siderato a una settimana da oggi. Potevano optare per un alimento sano e dietetico oppure per una più goloso e calorico. A un primo gruppo la do- manda veniva rivolta a pancia piena dopo pran- zo, mentre a un secondo a pancia vuota a metà po- meriggio. Ebbene, gli affamati del pomeriggio sceglievano lo snack poco salutare e ingrassante oltre il dop- pio delle volte rispetto ai componenti del primo gruppo. Dimostrando co- sì come lo stato viscerale presente fosse proiettato in avanti di una settima- na, determinando le loro preferenze. Un caso limite riguarda i pazienti clinicamente de- pressi. Costoro hanno la tendenza a proiettare la propria condizione di mi- seria non solo nel futuro ma anche nel passato. In- capaci di pensare a mo- menti in cui si sentiranno più felici o un po' meno tristi; e incapaci di far emergere quei ricordi in cui lo sono stati. Oggi l'economia è de- pressa. I mercati sembra non vogliano fare altro che scendere, e noi non riusciamo a fare altro che pensare che sarà così per sempre. Questo discorso è valido in generale: se i mercati sono tranquilli, gli investitori tendono a proiettare questa tranquil- lità anche in futuro. Se i mercati salgono, tendono a pensare che continue- ranno così. Se scendono e sono volatili come in que- sti mesi, i risparmiatori vi- vono ansia e paura come stati viscerali che permar- ranno per sempre. E ma- gari si liberano dei titoli solo per sfuggire da que- sta afflizione dolorosa. Ma il futuro tende ad as- somigliare al passato mol- to meno di quanto noi cre- diamo; da cui un consi- glio e una speranza. Il con- siglio: non andate al su- permercato a stomaco vuoto. E non svendete i vostri titoli sopraffatti dal- l’ansia. La speranza: che la trappola per cui non riu- sciamo a vedere un futuro diverso dal presente sia veramente tale, cioè ap- punto solo un inganno della mente. © RIPRODUZIONE RISERVATA Vittorio Grilli I tagli da fare e la cambiale del vecchio governo ASSE Scenari Dai problemi del debito alla frenata dell’economia: il 2012 non si apre sotto buoni auspici, anche se un miglioramento del clima di sicuro Consigli per l’anno nuovo Noi, prigionieri dell’attimo presente di MASSIMO FRACARO Borsa e bond Affrontare i mercati Economia Il vice ministro Vittorio Grilli di MATTEO MOTTERLINI 2012 DI GIUDITTA MARVELLI 2011 D i certezze ce ne sono pochissime. Di preoc- cupazioni molte di più. Di sogni e di spe- ranze finché ne volete. Se solo un paio diventassero reali, il 2012 dei mercati potrebbe an- che lasciare la storia (e i gufi) a bocca aperta. Che ne dite di una recessione solo accenna- ta? Oppure, osando di fanta- sia, del ritrovamento di un’an- tica ricetta Maya in grado di sciogliere al sole il più ostina- to debito pubblico europeo? La verità è che per i mercati finanziari non sarà una pas- seggiata. Impossibile procla- mare dei vincitori: gli studi de- gli esperti di tutto il mondo si limitano a dire, abbastanza in coro, che gli asset più rischio- si (cioè la Borsa e i bond emes- si dalle aziende) potrebbero rivelarsi scelte migliori del re- sto, non fosse altro per il fatto che, con i tassi di interesse al minimo storico, il capitale di rischio in genere prospera. Quadro Le jatture già in corso, pur- troppo, sono quasi esclusiva- mente europee, a cominciare dalla recessione per arrivare ai piedi della montagna del debito pubblico. Questa, in re- altà ce l’hanno anche altri, ma solo contro la nostra si può speculare con agio e gran- de quantità di strumenti. C’è però anche chi ammette con spirito ecumenico che il mag- gior rischio rimane una reces- sione globale. Che potrebbe venire sì dalla stressatissima Europa — spiega per esempio l’outlook 2012 della banca svizzera Ubs — ma anche, per- ché no, da un improvviso peg- gioramento degli Stati Uniti piuttosto che da un «atterrag- gio duro» dell’economia cine- se. Il più diffuso elemento con- solatorio è la definitiva scom- parsa di timori inflattivi: «la caduta dell’inflazione — scri- ve Keith Wade, chief econo- mist di Schroders, «potrebbe sostenere i redditi e fortificare le spese dei consumatori». E il raffreddamento del ciclo por- terà poi con sé ulteriori tagli dei tassi di interesse in Euro- pa: ne è convinto Giordano Lombardo di Pioneer im, che «vede» il costo del denaro nel Vecchio Continente dell’euro allo 0,5% nel giro di qualche mese. Una simile idea viene sposata da una folta maggio- ranza di money manager che hanno risposto al sondaggio di Bofa Merrill Lynch tra centi- naia di gestori in tutto il mon- do nelle prime due settimane di dicembre. Il secondo elemento positi- vo è invece «la solidità delle aziende, che hanno accumu- lato cassa e costruito profitti», prosegue Wade. «Molte socie- tà restituiscono liquidità agli azionisti attraverso sostanzio- si dividendi — aggiunge Mark Burgess di Threadneedle —. Inoltre, in base a svariati para- metri, le valutazioni azionarie sono molto interessanti rispet- to all’andamento storico e a gran parte delle altre asset class». Vero. Anche questa idea è condivisa da molti studi. Ma non bisogna dimenticare che i profitti, per lo meno in Euro- pa, sono sempre più a rischio di revisioni al ribasso. Se vo- gliamo però limitarci allo sta- to attuale delle cose, le azien- de sono messe decisamente meglio degli Stati. Hanno tira- to la cinghia dopo il 2008 e hanno archiviato buoni risul- tati negli ultimi due anni. Idee Che fare allora con il pro- prio portafoglio? CorrierEco- nomia ha messo insieme alcu- ne idee che tengono conto di tutti gli scenari possibili. Di quelli più ottimisti, che spera- no e vogliono credere in una svolta nella capacità europea di gestire il problema del debi- to pubblico e di rimettersi su un sentiero di crescita. Ma an- che di quelli più pessimisti, dove l’uscita dal tunnel resta lunga e faticosa, e dove la ri- monta dei Btp e delle azioni europee (forse con l’eccezio- ne della sola Germania) è ri- mandata ad un futuro più lon- tano del 2012. Se è vero che in un’ipotesi di recessione «selettiva» la cre- scita che serve al mondo per continuare a girare verrà dai Paesi Emergenti e, forse, dagli Stati Uniti, nessun portafo- glio, nemmeno il più piccolo, dovrebbe escludere l’idea di investire lontano, lontano al- meno una piccola parte di sé. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le azioni e i prestiti societari potrebbero beneficiare dei tassi di interesse sempre più bassi e dell’inflazione in calo. Ma la 18 CORRIER ECONOMIA LUNEDÌ 19 DICEMBRE 2011

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GUIDA AGLI INVESTIMENTIR igore. Equità. Crescita. Sono le direttrici che si è dato il governo

Monti. E la crescita non può che passare attraverso unariduzione delle imposte sui redditi. Un altro impegno preso dalgoverno è quello di spostare l’asse del sistema tributario; meno

imposte su chi lavora, di più sui beni, sulle ricchezze e sulle rendite. Questi principi non si sono,per la verità, visti finora, ma il governo ha cercato solo di uscire dall’angolo. Non ancora diriconquistare il centro del ring. E qui, in questo spostamento, un ruolo di rilievo lo può giocareVittorio Grilli, viceministro all’Economia e gran conoscitore dei meccanismi della contabilitàpubblica. Ma su ogni manovra di alleggerimento delle tasse per favorire budget familiari semprepiù risicati, pesa la cambiale lasciata in eredità dal governo Berlusconi. Una cambiale monstre:vale 16 miliardi nel 2013 e 20 dal 2014. Monstre nell’entità e nella struttura. Perché? Perchéobbligherà il governo a riformare Fisco e assistenza incassando quel bel po’ di miliardi previsti.Ma l’unica cura di cui il nostro Fisco ha bisogno è quella dimagrante. Certo si può allargare labase imponibile, incassare qualcosa dagli evasori, ma i conti non tornano. E allora ci vorrà a

Grilli e Monti un bel po’ di coraggio e di fantasia per evitare di dover coprire lacambiale, scaduta, con i previsti aumenti dell’Iva e i tagli alle agevolazioni.

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L’ anno si chiude con una stretta fiscale,necessaria, probabilmente, per avere, dai

mercati finanziari e dall’Unione Europea, un voto cherasenti almeno la sufficienza. Sperando in una

promozione (rapida?) nel 2012. Il nuovo governo ha ridisegnato il volto delFisco dovendo incassare, in breve tempo, un bel gruzzoletto. Ha reintrodottol’Ici sull’abitazione principale, aumentando la taglia su cui sarà calcolata, hatrasformato il bollo sul deposito titoli in patrimoniale sugli investimenti. Minipatrimoniale anche su immobili esteri, beni di lusso, capitali scudati. E poiaumento delle accise. Rincaro dell’addizionale regionale. Schedatura deiconti correnti. Solo l’Iva è stata risparmiata (per ora). Conclusione voltonuovo, adagio vecchio: pressione tributaria che sale al 44,5%. T

Investiamo in base alle emozioni odierne, non riusciamo a immaginare un futuro diverso

Sono tempi duri. Le co-se vanno male. Ed èdifficile pensare che

possano andare meglio.E' difficile pensarlo in sen-so letterale. Perché per co-me è fatta la nostra men-te, è difficile pensare inmodo diverso da comepensiamo. Capita infattidi cadere in trappola. Latrappola in questo casoscatta quando restiamo in-castrati nel qui e ora, fa-cendo dipendere i nostrigiudizi e le nostre decisio-ni dalle emozioni che stia-

mo provando nel presen-te assumendo che saran-no le stesse che provere-mo in futuro.

La trappola, nota ap-punto come «distorsioneproiettiva» dei nostri stativiscerali, ci porta peresempio a scegliere unluogo di vacanza (troppo)caldo se sfogliamo il cata-logo mentre fuori è inver-no, e a ordinare a iniziopasto, perché affamati,più di quello che desidere-remo quando arriveremoalla fine.

In generale le personetendono a sottostimarequanto il futuro possa es-sere differente dal presen-te, e quindi a non anticipa-re correttamente ciò chearrecherà loro piacere efelicità in un momento di-verso da quello che si tro-vano a vivere.

Questo meccanismomentale è documentatoda un esperimento piutto-sto superficiale ma cherende bene l'idea. Ai sog-getti veniva chiesto che ti-po di snack avrebbero de-

siderato a una settimanada oggi. Potevano optareper un alimento sano edietetico oppure per unapiù goloso e calorico. Aun primo gruppo la do-manda veniva rivolta apancia piena dopo pran-zo, mentre a un secondoa pancia vuota a metà po-meriggio.

Ebbene, gli affamati delpomeriggio sceglievanolo snack poco salutare eingrassante oltre il dop-pio delle volte rispetto aicomponenti del primo

gruppo. Dimostrando co-sì come lo stato visceralepresente fosse proiettatoin avanti di una settima-na, determinando le loropreferenze.

Un caso limite riguardai pazienti clinicamente de-pressi. Costoro hanno latendenza a proiettare lapropria condizione di mi-seria non solo nel futuroma anche nel passato. In-capaci di pensare a mo-menti in cui si sentirannopiù felici o un po' menotristi; e incapaci di far

emergere quei ricordi incui lo sono stati.

Oggi l'economia è de-pressa. I mercati sembranon vogliano fare altroche scendere, e noi nonriusciamo a fare altro chepensare che sarà così persempre. Questo discorsoè valido in generale: se imercati sono tranquilli,gli investitori tendono aproiettare questa tranquil-lità anche in futuro. Se imercati salgono, tendonoa pensare che continue-ranno così. Se scendono e

sono volatili come in que-sti mesi, i risparmiatori vi-vono ansia e paura comestati viscerali che permar-ranno per sempre. E ma-gari si liberano dei titolisolo per sfuggire da que-sta afflizione dolorosa.

Ma il futuro tende ad as-somigliare al passato mol-to meno di quanto noi cre-diamo; da cui un consi-glio e una speranza. Il con-siglio: non andate al su-permercato a stomacovuoto. E non svendete ivostri titoli sopraffatti dal-l’ansia. La speranza: chela trappola per cui non riu-sciamo a vedere un futurodiverso dal presente siaveramente tale , cioè ap-punto solo un ingannodella mente.

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Vittorio Grilli I tagli da fare e la cambialedel vecchio governo

ASSEScenari Dai problemi del debito alla frenata dell’economia: il 2012 non si apre sotto buoni auspici, anche se un miglioramento del clima di sicuro

Consigli per l’anno nuovo

Noi, prigionieri dell’attimo presente

di MASSIMO FRACARO

Borsa e bond Affrontare i mercati

Economia Il viceministro Vittorio Grilli

di MATTEO MOTTERLINI

2012

DI GIUDITTA MARVELLI

2011

D i certezze ce ne sonopochissime. Di preoc-cupazioni molte dipiù. Di sogni e di spe-

ranze finché ne volete. Se soloun paio diventassero reali, il2012 dei mercati potrebbe an-che lasciare la storia (e i gufi)a bocca aperta. Che ne dite diuna recessione solo accenna-ta? Oppure, osando di fanta-sia, del ritrovamento di un’an-tica ricetta Maya in grado disciogliere al sole il più ostina-to debito pubblico europeo?

La verità è che per i mercatifinanziari non sarà una pas-seggiata. Impossibile procla-mare dei vincitori: gli studi de-gli esperti di tutto il mondo silimitano a dire, abbastanza incoro, che gli asset più rischio-si (cioè la Borsa e i bond emes-si dalle aziende) potrebberorivelarsi scelte migliori del re-sto, non fosse altro per il fattoche, con i tassi di interesse alminimo storico, il capitale dirischio in genere prospera.

QuadroLe jatture già in corso, pur-

troppo, sono quasi esclusiva-mente europee, a cominciaredalla recessione per arrivareai piedi della montagna deldebito pubblico. Questa, in re-altà ce l’hanno anche altri,ma solo contro la nostra sipuò speculare con agio e gran-de quantità di strumenti. C’èperò anche chi ammette conspirito ecumenico che il mag-

gior rischio rimane una reces-sione globale. Che potrebbevenire sì dalla stressatissimaEuropa — spiega per esempiol’outlook 2012 della bancasvizzera Ubs — ma anche, per-ché no, da un improvviso peg-gioramento degli Stati Unitipiuttosto che da un «atterrag-gio duro» dell’economia cine-se.

Il più diffuso elemento con-solatorio è la definitiva scom-parsa di timori inflattivi: «lacaduta dell’inflazione — scri-ve Keith Wade, chief econo-mist di Schroders, «potrebbesostenere i redditi e fortificarele spese dei consumatori». E il

raffreddamento del ciclo por-terà poi con sé ulteriori taglidei tassi di interesse in Euro-pa: ne è convinto GiordanoLombardo di Pioneer im, che«vede» il costo del denaro nelVecchio Continente dell’euroallo 0,5% nel giro di qualchemese. Una simile idea vienesposata da una folta maggio-ranza di money manager chehanno risposto al sondaggiodi Bofa Merrill Lynch tra centi-naia di gestori in tutto il mon-do nelle prime due settimanedi dicembre.

Il secondo elemento positi-vo è invece «la solidità delleaziende, che hanno accumu-

lato cassa e costruito profitti»,prosegue Wade. «Molte socie-tà restituiscono liquidità agliazionisti attraverso sostanzio-si dividendi — aggiunge MarkBurgess di Threadneedle —.Inoltre, in base a svariati para-metri, le valutazioni azionariesono molto interessanti rispet-to all’andamento storico e agran parte delle altre assetclass».

Vero. Anche questa idea ècondivisa da molti studi. Manon bisogna dimenticare chei profitti, per lo meno in Euro-pa, sono sempre più a rischiodi revisioni al ribasso. Se vo-gliamo però limitarci allo sta-

to attuale delle cose, le azien-de sono messe decisamentemeglio degli Stati. Hanno tira-to la cinghia dopo il 2008 ehanno archiviato buoni risul-tati negli ultimi due anni.

IdeeChe fare allora con il pro-

prio portafoglio? CorrierEco-nomia ha messo insieme alcu-ne idee che tengono conto ditutti gli scenari possibili. Diquelli più ottimisti, che spera-no e vogliono credere in unasvolta nella capacità europeadi gestire il problema del debi-to pubblico e di rimettersi suun sentiero di crescita. Ma an-

che di quelli più pessimisti,dove l’uscita dal tunnel restalunga e faticosa, e dove la ri-monta dei Btp e delle azionieuropee (forse con l’eccezio-ne della sola Germania) è ri-mandata ad un futuro più lon-tano del 2012.

Se è vero che in un’ipotesidi recessione «selettiva» la cre-scita che serve al mondo percontinuare a girare verrà daiPaesi Emergenti e, forse, dagliStati Uniti, nessun portafo-glio, nemmeno il più piccolo,dovrebbe escludere l’idea diinvestire lontano, lontano al-meno una piccola parte di sé.

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Le azioni e i prestiti societari potrebbero beneficiare dei tassi di interesse sempre più bassi e dell’inflazione in calo. Ma la

18 CORRIER E C O N O M I A LUNEDÌ 19 DICEMBRE 2011