Polizia Penitenziaria - Maggio 2010 - n. 173

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 Riccardo Turrini Vita è il nuovo Direttore Generale del Personale

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. D

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Riccardo Turrini Vita è il nuovo Direttore Generaledel Personale

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La Copertina

Riccardo Turrini Vita fotografato dietro la scrivania del suo ufficio(© fotomarty)

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L’EDITORIALE IL PULPITOFesta del Corpo? No Grazie!di Donato Capece

IL PULPITOTurrini Vita è il nuovo DG del Personaledi Giovanni B. De Blasis

IL COMMENTOAumenta la presenza delle donnedi Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICOI tribunali condannano il DAPdi Giovanni Battista Durante

LO SPORTIl Presidente Napolitano premia le FF.AA.a cura di Lalì

LE FIAMME AZZURRE“Graecia docet”a cura di Lionello Pascone

ANNUALE 2010A Roma l’Annuale del Corpo 2010la festa della Polizia Penitenziaria

Organo Ufficiale Nazionaledel S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVIINumero 173Maggio 2010Direttore ResponsabileDonato [email protected]

Direttore EditorialeGiovanni Battista De Blasis [email protected]

Direttore OrganizzativoMoraldo Adolini

Capo RedattoreRoberto [email protected]

Comitato di RedazioneNicola Caserta Umberto Vitale

Redazione PoliticaGiovanni Battista Durante

Progetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director)

Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Web: www.poliziapenitenziaria.net

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionalidi: “Polizia Penitenziaria - Società Giustizia & Sicurezza”

RegistrazioneTribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

StampaRomana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare:Maggio 2010

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

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Donato CapeceSegretario Generale Sappe

[email protected]

Direttore Responsabile

l Sappe non ha presenziato alla Festa nazionale della Po-lizia Penitenziaria che si è tenuta a Roma il 18 maggio2010, alla presenza del Presidente della Repubblica. Abbiamo ritenuto non vi fosse proprio nulla da festeg-

giare. Le carceri scoppiano per il pesantissimo sovraffollamento e laclasse politica tutta assiste inerte all’implosione del sistema pe-nitenziario, che con l’avvicinarsi dell’estate arroventerà certa-mente le carceri italiane. Gli unici a pagare lo scotto di questo dramma sono le donne egli uomini della Polizia penitenziaria,che è l’unica rappresentante delloStato che sta fronteggiando concre-tamente questa emergenza anchemettendo a repentaglio l’incolumitàfisica dei suoi Baschi Azzurri, comecertificano le decine e decine digravi ed inaccettabili aggressioni av-venute fino ad oggi a nostri Agenti unpo’ in tutta Italia. Agenti che stanno lavorando logoratidallo stress generato da condizioniparticolarmente difficili come quelladi essere gli unici esposti a malattiecome l’HIV, la tubercolosi, la menin-gite e altre malattie che si ritenevanodebellate in Italia e che invece spo-polano nelle celle delle carceri ita-liane. E devono far riflettere anche itroppi suicidi di Agenti di Polizia Penitenziaria, l’ultimo deiquali proprio giorni addietro a Campoli Appennino (Fr). Per l’assenza di provvedimenti concreti a tutela dei poliziottipenitenziari che lavorano ogni giorno in precarie condizionidi sicurezza ed in Istituti di pena sovraffollati oltre ogni misura,noi, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria, non siamointervenuti alla Festa del Corpo del 18 maggio 2010. Non ha proprio senso presenziare ad una cerimonia che allostato tutto può essere meno che una Festa per coloro che ognigiorno, 24 ore su 24, vivono la tensione nella prima linea dellesezioni detentive delle sovraffollate carceri italiane. Perché qualcosa si faccia, subito e concretamente, ci appel-liamo al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E, per farlo nella maniera più diretta e visibile possibile, ab-

biamo organizzato un presidio di protesta il 26 maggio, perquello che sta avvenendo all’interno degli istituti penitenziaridella Repubblica Italiana, dove la situazione è ogni giorno sem-pre più allarmante. La capienza detentiva degli istituti penitenziari di ben 12 Regioniitaliane è stata superata oltre il limite tollerabile, l’indice cioèche individua il limite massimo per la stessa amministrazionepenitenziaria di vivibilità delle carceri: stiamo parlando di realtàimportanti, anche sotto il profilo della criminalità organizzata,come la Calabria, la Campania, la Puglia e la Sicilia che insieme

all’Emilia Romagna, al Friuli VeneziaGiulia, alla Liguria, alla Lombardia,alle Marche, al Trentino Alto Adige,alla Valle d’Aosta ed al Veneto chehanno registrato il tutto esaurito. Tutte le altre Regioni hanno superatocomunque di gran lunga la capienzaregolamentare degli istituti, il numerodi posti letto previsti. Più dell’84% delle carceri in Italia,dunque, ospita più detenuti di quantine prevede la capienza regolamentare:e più del 51% supera addiritturaquella tollerabile. Dal 13 gennaio 2010 ad oggi, è cre-sciuta di 163 posti la capienza rego-lamentare delle carceri italiane (429quella tollerabile), mentre nello stessoperiodo i detenuti presenti sono au-

mentati di 2.475 unità. In 57 istituti penitenziari su 204 rilevati dal DAP (quasi il 28%)il numero degli stranieri è superiore a quello degli italiani men-tre in 106 carceri si registra una presenza di stranieri detenutisuperiore alla media nazionale del 37%. Solo 11 dei 98 restanti istituti che ospitano una percentuale distranieri inferiore alla media nazionale, sono situati al Nord. Insomma, l’analisi penitenziaria nazionale è impietosa ed im-porrebbe l’adozione di urgenti provvedimenti. Ma la classe politica sta a guardare, ed allora non ha propriosenso presenziare ad una cerimonia che allo stato tutto può es-sere meno che una Festa per coloro che ogni giorno, 24 ore su24, vivono la tensione nella prima linea delle sezioni detentivedelle sovraffollate carceri italiane.

La Festa del Corpo?NO, Grazie

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Giovanni Battista De BlasisSegretario Generale Aggiunto [email protected]

Direttore Editoriale

Riccardo Turrini Vita èil nuovo direttore Generale

del Personaleinisce, dopo poco più di tre anni, l’esperienza di Mas-simo De Pascalis a capo del personale dell’ammini-strazione penitenziaria.La direzione De Pascalis è stata caratterizzata da due

periodi ben distinti: il primo sotto la guida del dipartimento diEttore Ferrara nel quale ha, sicuramente, esercitato un ruolodi grande rilievo ed ha esercitato un potere rilevante, propor-zionato (se non superiore) alle funzioni svolte; il secondo, sottola guida del dipartimento di Franco Ionta, sicuramente di piùbasso profilo, in posizione defilata e con poteri inadeguati allefunzioni svolte.Entrambi i periodi, e non poteva essere altrimenti, sono staticontraddistinti da risultati alterni, che hanno più o meno rag-giunto gli obiettivi prefissati ed hanno più o meno soddisfattopersonale, utenza e organizzazioni sindacali.In altre parole, la gestione De Pascalis ha avuto alti e bassi epotrebbe essere riassunta con quella formuletta che comparivasulle mie pagelle scolastiche, e che tanto mi ha perseguitatodurante la mia adolescenza: «E’ molto intelligente, ma po-trebbe fare di più...»La fine del mandato del dott. De Pascalis è coincisa con il ten-tativo di segnare la discontinuità con il passato sull’attribuzionedelle funzioni di direttore generale del personale ai dirigentigenerali dell’amministrazione penitenziaria, con la nomina diun magistrato.Assai convinto di questa scelta il Capo del Dap Ionta che, pare,avesse convinto anche il Ministro Alfano.Alla fine, però, la nomina di un Magistrato non si è concretizzataper la mancanza di convergenza sul nome da scegliere.Premesso, però, il predetto segnale di discontinuità si è addi-venuti, alla fine, ad una soluzione di compromesso cosicché lepreferenze di Ionta ed Alfano sono convenute su Riccardo Tur-rini Vita, attualmente dirigente generale dell’amministrazionepenitenziaria ma proveniente, però, dai ruoli della Magistraturaed inquadrato per effetto della recente legge Meduri.Il nuovo capo del personale, quindi, rimane sempre un diri-gente dell’amministrazione penitenziaria ma con l’imprintingdesossiribonucleico della magistratura.Per quello che ci riguarda, poco importa se il direttore generaledel personale sia un dirigente o un magistrato: la cosa più im-portante è la scelta della persona.(Certo non possiamo nascondere le nostre ambizioni a vedereun uomo in divisa seduto su quella poltrona, o su un’altra, even-tuale, della direzione generale del Corpo.)Per il momento, come abbiamo fatto sempre, aspettiamo di ve-dere cosa sarà in grado di fare e di darci Riccardo Turrini Vitache, comunque, conosciamo come uomo di grande valore e di

grande cultura, molto preparato sotto il profilo amministrativoe giuridico e con un esperienza più che decennale nel ministerodella giustizia e nell’amministrazione penitenziaria.Sappiamo, però, come sicuramente saprà anche lui, che unacosa è la teoria ed un’altra è la pratica e che la capacità di benamministrare uomini e cose della Polizia Penitenziaria va di-mostrata sul campo, con i fatti e con i risultati.Tutto il resto sono soltanto chiacchiere e perdita di tempo.F

Riccardo Turrini Vita è nato a Roma 1'8 agosto 1961, è entrato in magistratura il 22 dicembre1987, è stato magistrato di corte d'appello ed è oggi dirigente generale dell’Amministrazione.Dottore in giurisprudenza ed in diritto canonico ha conseguito il perfezionamento in dirittoromano; è cavaliere di gran croce jure sanguini del S.M.O costantiniano di San Giorgio;Commendatore dell'ordine pontificio di San Gregorio Magno; Medaglia d'argento al meritodella Croce Rossa Italiana, cavaliere di grazia magistrale dell’Ordine di Malta. E' stato docente incaricato presso le Università di Roma Tor Vergata e di Roma La Sapienza. Ha iniziato la carriera come giudice del tribunale di Pordenone e successivamente al tribunaledi Roma, nelle sezioni civili. Dal primo luglio 1994 presta servizio al Ministero della Giustizia, prima come capo della se-greteria del sottosegretario di stato, poi come direttore dell'ufficio affari legislativi dell'orga-nizzazione giudiziaria, direttore dell'ufficio rapporti con il parlamento del gabinetto delministro, addetto al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ove ha presieduto il co-mitato ministeriale di studio sui circuiti penitenziari.Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 20 giugno 2002 è stato nominato diret-tore generale dell’esecuzione penale esterna, con incarichi rinnovati nel 2004 e nel 2006.Con decreto 16 aprile 2010, del Ministro della Giustizia, è stato nominato direttore generaledel personale e della formazione.E' stato rappresentante del Governo italiano nel Consiglio D'Europa, all'assemblea plenariadel comitato direttivo per i problemi penali e penitenziari e consulente giuridico presso l'ONU,Alto Commissariato dei diritti umani. E’ altresì esperto del Consiglio d’Europa e vicepresidentedell’Organizzazione europea della Probation.Quale membro del comitato sulle misure alternative in Europa ha elaborato la proposta diraccomandazione sulle misure alternative, accolta dal Consiglio dei Ministri presso il consiglioe divenuta Raccomandazione 29 novembre 2000, n. 22. Presso l’ONU, Alto Commissariato dei diritti umani, è stato consulente giuridico della posizionecomune dell’unione Europea per un protocollo contro la tortura ed i trattamenti inumani.Sempre per l’ONU è stato consulente internazionale del Piano per l’Algeria.

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Roberto MartinelliSegretario Generale Aggiunto Sappe

[email protected]

Capo Redattore

Corte dei ContiAumenta la presenza

delle donne ma ancora poche ai vertici

a presenza delle donne tra i di-pendenti pubblici aumenta maresta bassa soprattutto nelle po-sizioni di vertice.

E’ quanto emerge dalla Relazione an-nuale sul costo del Lavoro pubblico2010, a cura della Corte dei Conti e direcente pubblicazione, in relazione aisingoli comparti.

I posti chiave infatti, stando all’analisisvolta sulle risultanze gestionali relativeal 2008, sono appannaggio degli uominiin vari ambiti dalla magistratura contabilea quella militare, nella carriera diploma-tica, e in particolare tra gli ambasciatori,tra i dirigenti dei penitenziari (anche secresce in percentuale) e ancora nei corpidi Polizia. Diverso è il caso delle donne prefetto che

raggiungono il 52% nel 2009. Per quanto riguarda magistraturae Avvocatura dello Stato, le donnerappresentano il 40% del totale,si registra nel 2008 un incre-

mento rispetto al 2007di 155 unità. “Ciò nonostante, lapresenza delle donne ai

vertici delle magistratureè’ ancora assai ridotta -osserva la Corte dei Conti

- In percentuale, le donnesono maggiormente pre-senti nella magistraturaordinaria (42%); se-

guono l’Avvoca-tura dello Stato (35%), la

Corte dei conti (21%), il Con-siglio di Stato/Tar (18%) e la

magistratura militare (11%)”. Se si considerano i dati al 1° gennaio2010, peraltro ancora non ufficiali, siosserva un incremento della pre-

senza delle donne in tutte le cate-gorie di personale in esame,

ad eccezione del-l’Avvocatura

d e l l o

Stato dove è confermata la percentualedel 35%: nella magistratura ordinariacirca il 44% del totale della categoria,nella Corte dei conti circa il 24%, nelcomparto Tar/Consiglio di Stato circa il20%. Complessivamente, a questa data ledonne sono 4.295 con un incremento ri-spetto al 31 dicembre 2008 di 162 unità.Scarsa anche la quota rosa tra il perso-nale diplomatico - appena il 16% nel2008 (15% nel 2007) - che continua apresentare divari più accentuati nellequalifiche alte. Leggendo i numeri nel 2008 figura infattiuna sola donna nel ruolo di ambasciatore(1 nel 2007 e 2 nel 2006); in quella diministro plenipotenziario, sempre nel2008, le donne sono aumentate di 2 unità(16 nel 2007). Mentre il dato relativo alla qualifica diconsigliere d’ambasciata si è mantenutostabile, le altre qualifiche di consiglieri dilegazione e di segretario di legazione ve-dono una leggera diminuzione della pre-senza femminile. Al 31 dicembre 2009, le donne rappre-sentano il 17% (155) delle unità in ser-vizio. La carriera diplomatica, tra l’altro, ha su-bito una certa trasformazione in quantoha visto una riduzione delle qualifiche dasette a cinque (ambasciatore, ministroplenipotenziario, consigliere di amba-sciata, consigliere di legazione, segretariodi legazione) e ora prevede una perma-nenza minima di almeno quattro anniall’estero presso gli uffici all’estero o inorganizzazioni internazionali, prima della

Una poliziottapeniten-

ziaria

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promozione a consigliere di legazione.Tuttavia tra il personale dirigente dellacarriera penitenziaria aumenta, anche sedi poco, la presenza femminile in per-centuale. Infatti a fronte di una diminu-zione dell’organico dal 2006 al 2008 delpersonale in servizio del 6,5% e del calodella presenza femminile del 5%, au-menta l’incidenza delle donne (60%) sultotale del personale in servizio. Da 298 che erano scendono a 283, manel 2006 era 506 il totale dei dirigentimentre nel 2008 era 473. La percentuale si conferma anche neidati provvisori relativi all’anno 2009.L’esercito delle donne nei Corpi di Poli-zia, limitatamente alle categorie per lequali è stato possibile effettuare la rile-vazione - osserva la Corte dei Conti - è inaumento anche se, peraltro, riguarda an-cora in misura limitata le posizioni divertice. Complessivamente nel 2008erano 21.543 su un organico di358.026. Nel dettaglio, nell’Arma dei Carabinierile donne erano 913, nella Polizia di Stato14.894, nella Guardia di finanza 707,nella Polizia penitenziaria 3.427 e nelCorpo forestale 1.602. Quanto ai Vigili del Fuoco le donne vihanno fatto il loro ingresso nel 1989. Da allora le presenze sono aumentate neisettori amministrativo-contabile ed infor-matico, oltre che nei ruoli tecnici edanche in quelli strettamente operativi; ri-sulta in crescita il numero delle volonta-rie. Dopo la nomina avvenuta nel maggio2005 della prima donna comandante deivigili del fuoco, sono state nominate altretre donne dirigenti del Corpo. Fa eccezione la carriera prefettizia dovel’incidenza delle donne sul personalecomplessivo supera di poco il 50% chesi e’ incrementato al 52% nel 2009. A tutto il 2008 la dotazione organicacomplessiva era di 1.699 unità, con1.478 presenze in servizio ed una ca-renza del 34,2% nella sola categoria deivice prefetti aggiunti, a fronte di ecce-denze per le qualifiche superiori del pre-fetto e del vice prefetto.

C’è ancora molto da lavorare, dunque,perché venga adeguatamente valorizzatoil ruolo delle donne nel mondo del la-voro e nel Pubblico impiego in partico-lare? Probabilmente si: puntiamodunque maggiormente sulla meritocra-zia dell’individuo (sia esso uomo odonna, sia chiaro) ma teniamoci benlontani da soluzioni assolutamente illi-berali come quote rosa. Sono molto diffidente, in generale, versoquote di qualsiasi colore perché man-dano il messaggio sbagliato: che il mer-ito non conta e che la strada verso ilsuccesso è di soffiare sul fuoco della po-litica delle identità. Il sistema delle quote rosa è certamenteilliberale anche e soprattutto perché so-vrimpone il criterio dell’ equilibrio fra igeneri a quello del merito. E’ ad esempio quel che sta succedendonel paese ritenuto tra gli Stati assoluta-mente all’avanguardia nella realizzazionedelle pari opportunità: la civile, moder-nissima Svezia. Nel grande regno del nord, le leggi sullapari opportunità sono, dal 2003, parti-colarmente rigide. E adesso sono le donne a dire basta e achiedere la loro abrogazione o sostan-ziale rettifica perché in alcuni rami ac-cademici per professioni di grandeimpegno, in cui le donne qualificatesono più numerose degli uomini, a co-minciare da Medicina e Psicologia, im-

Suffragetta al voto

porre una parità numerica 50 e 50 di fattodiscrimina le donne brave e decise ma re-spinte perché in eccesso di numero ri-spetto alla parità assoluta o quasi richiestadalla legge. Ma esistono anche altre ragioni, più so-stanziali. Le donne formano una categoriasociale particolare. Nelle società europee sono state spessooggetto di una evidente discriminazione,anche giuridica. La famiglia è stata lungamente regolata daiprincipi della patria potestà e della tra-smissione dei beni ai figli maschi.La donna ha avuto il diritto di voto sol-tanto nel Novecento.

Poliziotta emamma

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Dopo Milanoanche i tribunali

civili di Bologna e Roma condannano

l’AmministrazionePenitenziaria

opo Milano anche i Tribunalicivili di Bologna e Romahanno condannato il Diparti-mento dell’Amministrazione

penitenziaria a risarcire i famigliari didue detenuti morti rispettivamente nelcarcere bolognese della “Dozza” e inquello romano di Rebibbia. Per quanto riguarda quello di Rebibbia,l’uomo, Marco Zodiaco, era decedutomentre era in attesa di giudizio, a se-guito di insufficienza cardiorespiratoriadeterminata da assunzione di sostanzestupefacenti. All’interno del carcere, harilevato il giudice del Tribunale civile diRoma, sarebbe stata introdotta delladroga in dosi sufficienti per almeno duepersone, il che deporrebbe per un’evi-dente carenza nei controlli da parte deidipendenti dell’Amministrazione peni-tenziaria in servizio presso il carcere diRebibbia. Sempre in base alla sentenza,la mancanza di controlli avrebbe inte-grato una chiara violazione di quelle di-sposizioni dell’ordinamentopenitenziario che pongono a caricodell’Amministrazione l’obbligo di garan-tire il diritto di ogni detenuto all’inte-grita’ fisica. In secondo luogo,l’omissione sarebbe stata una concausadell’evento letale, in quanto soltanto gra-zie alla carenza (o alla superficiale ese-cuzione) dei doverosi controlli suidetenuti stessi fu possibile a Marco Zo-

diaco (o ad altro detenuto che lui fre-quentava) entrare in possesso di so-stanza stupefacente e, quindi, assumerla.Pertanto, il giudice ha stabilito che la re-sponsabilità dell’Amministrazione consi-ste nel non aver impedito, come era suodovere istituzionale, che il detenuto po-tesse avere la disponibilita’ di sostanzastupefacente. Il giudice ha dunque stabi-lito che il danno risarcibile e’ costituitosoltanto da quello morale, patito dai fa-migliari, ed e’ quantificabile in 75.900euro ciascuno in favore dei genitori,42.900 ciascuno in favore delle due so-relle del detenuto morto e 49.500 del-l’altro fratello minore. Sulle suddettesomme dovranno essere calcolati gli in-teressi, per un totale complessivo dicirca 350.000 euro. A Bologna, invece, il 21 febbraio 1996FU arrestato un giovane franco-tunsino,Georges Alain Laid, colpevole di aver ru-bato nel negozio di scarpe GianfrancoPini, nel centro di Bologna. Sette mesidopo, Georges Alain Laid fu trovatomorto alla Dozza. Si era impiccato conla giacca del pigiama alla maniglia delbagno della cella di isolamento, dove erastato rinchiuso in seguito a una rissa conaltri detenuti. Sarebbe uscito dopo seigiorni. Dopo 13 anni l’Amministrazionepenitenziaria è stata condannata a pagare100 mila euro (con la rivalutazione e gliinteressi dal ’96). Il risarcimento stabi-

La reginaElisabetta Id’Inghilterra

Le prime lauree femminili risalgono agliinizi del secolo scorso. E nel mondodell’educazione vi furono anni, nonmolto lontani, in cui le insegnanti veni-vano relegate nelle aule delle scuoleelementari. Ma la letteratura cortese le ha esaltate.Le monarchie non hanno esitato a col-locarle sul trono. La Chiesa le ha santificate. Il culto Ma-riano le ha nobilitate. La letteratura e l’arte ne hanno ricono-sciuto, anche se tardivamente, i talenti.Mi rendo conto che il loro potere,quando l’hanno conquistato, era troppospesso il risultato della loro attrazioneo della loro situazione familiare. Mapochi contemporanei pensarono cheIsabella di Castiglia, Elisabetta d’ Inghil-

terra, Caterina de’Medici o Caterinadi Russia – tuttedonne con unruolo centralenella Storia - fos-sero esseri infe-riori. Il metodo dellequote rosa è poifondato sul prin-cipio femmini-sta che ledonne vogliano,tutte o quasi,

fare il mestiere degli uomini.E ignora il fatto che molto donne sianosoprattutto desiderose di fare quelli percui hanno una insostituibile vocazionenaturale. Fare la madre è un mestiere. Educare ifigli è un mestiere. Governare la famiglia è un mestiere. Pretendere che le donne facciano sol-tanto quelli è maschilismo. Supporre che quei mestieri siano menoimportanti di una carriera politica oaziendale, è stupido. Non varare politiche sociali adeguate,in grado anche di armonizzare il fonda-mentale ruolo della donna nella fami-glia con quello nel mondo del lavoro èdesolante e grave. F8

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Giovanni Battista DuranteSegretario Generale Aggiunto [email protected]

Responsabile redazione politica

lito dal Tribunale di Bologna è stato con-fermato dalla Corte d’Appello per i dannimorali ed esistenziali subiti dalla madredi Georges Alain. I giudici hanno stabilitoche, almeno in sede civile, il carcere èresponsabile del decesso, anche se do-vuto a suicidio. All’inizio della vicenda fu ipotizzatol’omicidio, tant’è che la Procura aprìun’inchiesta e due agenti della poliziapenitenziaria e un ispettore furono ar-restati con l’accusa di voler coprire l’as-sassino e di averlo aiutato a mettere inscena un finto suicidio. Un’ipotesi cheagli occhi dei più apparve fin da subitoassurda, tranne che a pochi, compresoqualche politico prevenuto nei nostriconfronti. I periti dell’accusa e quellidella difesa arriva-rono a conclusioniopposte, i primi af-fermarono che Ge-orges Alain erastato ucciso, i se-condi che si erasuicidato. Alla fine,proprio per l’im-possibilità di stabi-lire la dinamica, ilpm chiese l’archi-viazione e il gip la accolse. L’opposizioneall’archiviazione fu respinta, ma la causacivile andò avanti. E, per due volte, laparte offesa ha avuto ragione: nel 2004,con la sentenza di primo grado, e nel-l’ottobre scorso, con quella d’appello.Sulla base della motivazione sia in casodi omicidio, sia di suicidio la responsa-bilità dell’amministrazione penitenziariasussiste comunque in virtù del rapportoche a essa lega funzionari e agenti.Si tratta di una responsabilità oggettiva.Nonostante il proscioglimento degliagenti in sede penale, in ogni caso, se-condo i giudici civili, la vigilanza non fusufficiente e il detenuto non sarebbe do-vuto restare solo, in isolamento. Questa, secondo i magistrati, fu una de-cisione inopportuna, perché Laid era so-lito procurarsi traumi ripetuti, perchépochi giorni prima della morte gli erastato diagnosticato uno stato ansioso-depressivo per la morte del fratello,

perché questo stato era caratterizzatoda idee autosoppressive. Per tutti questimotivi i medici avevano segnalato la ne-cessità di sottoporlo ad attenta sorve-glianza e di tenerlo in cella con altridetenuti. Non solo, il giovane era tossi-codipendente e, poche ore prima dellasua morte, fu accertato che era ubriaco.Una tesi, questa, diversa da quella soste-nuta dal Pubblico Ministero, secondo ilquale si trattò di un evento imprevedi-bile.A questi due casi si aggiunge quello diMilano, di cui abbiamo già reso ampiadocumentazione in un precedente arti-colo.Si tratta di tre casi diversi l’uno dall’altro:quello di Milano, come si ricorderà, era

riferito ad un dete-nuto morto peraver inalato gas dauna bomboletta. Isuicidi per impicca-gione e per inala-zione del gascostituiscono quellipiù frequenti in car-cere, potremmodire la totalità,tranne rare ecce-

zioni, come quello avvenuto a Rebibbia,per assunzione di sostanze stupefacenti.Com’è noto, la media dei suicidi in car-cere è di circa settanta all’anno. Visto il principio giurisprudenziale dimerito (speriamo in un’inversione ditendenza della Cassazione) che si sta af-fermando, se tutti i famigliari dei dete-nuti morti suicidi in carcere dovesseroottenere una sentenza di risarcimento lasituazione diventerebbe davvero difficileda sostenere per l’Amministrazione, maciò che ci preoccupa maggiormente è ilrischio di una possibile rivalsa nei con-fronti del personale, laddove dovesse ri-scontarsi la colpa grave nelcomportamento degli stessi; cosa nonimpossibile, viste le enormi difficoltà incui opera lo stesso personale di poliziapenitenziaria.Forse è il caso che l’Amministrazione co-minci a preoccuparsi di stipulare delleassicurazioni.F

Il Gruppo FIAT ha confermato per il 2010il Premio Fedeltà per gli acquisti dl vetturenuove di Lancia, Fiat, Alfa Romeo e VeicoliCommerciali. Lo sconto riservato sarà immediatamentefruibile presso la Rete Concessionaria inItalia, in forma dl sconto aggiuntivo dietropresentazione di dichiarazione in originalerilasciata dal Comando o dall’Amministra-zione di appartenenza con cui si attesta chel’interessato presta servizio attivo. Il suddetto premio è cumulabile solo conle Iniziative commerciali mensili.E’ possibile la cointestazione della vettura,purché il primo intestatario sia il benefi-ciario della presente iniziativa. Per ogni eventuale ulteriore informazioneci si può rivolgere al numero:

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esta doveva essere e festa è stata la 44° finale dellaCoppa Italia Dilettanti ospitata dall’impianto di CasalDel Marmo. L’ambito trofeo è andato alla Tuttocuoio,la formazione toscana (già vincitrice del campionato

di Eccellenza e della Coppa Italia regionale) è riuscita a trion-fare sulla molisana Capriatese Boys per 3 a 1. La Tuttocuoio e la Capriatese erano già matematicamentepromosse in serie D per la prossima stagione ma, non paghedell’obiettivo già raggiunto, si sono affrontate senza concedersisconti sul campo. Partita molto combattuta e molto seguita dastampa e tv locali oltre che dalle telecamere Rai. Effetto particolarmente suggestivo è stato vedere gli spalti, ingenere mai al completo di sostenitori, interamente gremiti datifosi festanti e colorati. L’impianto ha superato a pieni voti la prova grandi eventi. Il giudizio più autorevole e più convinto sulla struttura e sul-l’ospitalità ricevuta è giunto da Carlo Tavecchio, presidentedella Lega Nazionale Dilettanti e vicario della FIGC. Il presidente ha dichiarato come quella di Casal Del Marmosia infatti una struttura all’altezza di eventi professionistici e lacosa non può che far piacere alle Fiamme Azzurre e all’Astreache ne hanno fatto la loro casa sportivamente parlando. Sull’evento sportivo ancora Tavecchio ha commentato «Ab-biamo assistito ad una sfida esaltante - ha commentato -che è stata la logica conclusione di una fase nazionale dellacompetizione che ha dimostrato ancora una volta l’altis-simo valore raggiunto dal calcio di Eccellenza. Faccio icomplimenti alle due squadre che si sono affrontate congrande agonismo. A loro va il mio ‘in bocca al lupo’ per l’av-ventura in Serie D: sono certo che si faranno ben valere».

Coppa Italia Dilettanti

Disputata a Casal del Marmola finale del trofeo nazionale

Annuale 2010Il PresidenteNapolitanopremia dueatleti delleFiamme Azzurre

Federico Colbertaldo e FrancescaQuondamcarlo delle Fiamme Az-zurre, alla presenza delle più alteautorità dello Stato, sono stati me-ritatamente premiati e celebrati nelcorso della 193° edizione dellaFesta del Corpo di Polizia Peniten-ziaria che si è tenuta a Roma il 18

maggio all’Arco di Costantino nell’am-bito delle celebrazioni di rito riguardanti tutti gli appartenential Corpo. Vertici dei grandissimi risultati riportati da tutto ilgruppo sportivo della Polizia Penitenziaria nel corso dell’anno2009, Federico e Francesca, accompagnati davanti al Capo

Nelle fotol’esultanza

dei giocatoridella

Tuttocuoiodopo la vincita

della CoppaItalia

Dilettanti

A fiancoIl Presidente

della RepubblicaNapolitanoconsegna ilpremio a Francesca Quondam-

carlo

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a cura di Lalì

[email protected]

Redazione sportiva

Nelle fotoil team vincitore degli Europei dipattinaggiodi Nantescon la nostra FrancescaCiani Passeri(la terza inpiedi da sx - accantoalla mascotte)

Nantes Francesca Ciani Passeri ha regalato alleFiamme Azzurre il 26° titolo continentale dellaloro storia. La rassegna europea nella cittadina francese si è

tenuta dal 6 all’8 maggio al Palais des Sports di Beaulieu. Francesca, in forza al Team della Polizia Penitenziaria e perl’occasione al gruppo costituente la squadra vincitricecomposto dalla Roma Roller Team, dal Pool PattinaggioRoma e dal Fonte Roma Eur, ha dato il suo prezioso ap-porto ad un collettivo meraviglioso che è vanto e ed espres-sione del miglior pattinaggio a rotelle italiano. Nella rassegna appena conclusasi, per dare un po’ di nu-meri, erano presenti 1000 atleti, 90 gruppi e 10 nazioni intotale.Che il pattinaggio azzurro sia fortemente quotato e perfor-mante è stato dimostrato da un podio alla fine interamenteoccupato dalle tre formazioni italiane presenti.Alla fine Zodiac, il tema dell’esercizio del consorzio ro-mano, per così dire, è stato premiato con il più alto deipunteggi e con il più prezioso dei metalli. Un’esibizione nella quale, come recitava la presentazionedel programma ufficiale: Lo Zodiaco torna in vita: ilpotere di alcuni segni prevale sugli altri, ma in perfettaarmonia nell’intero Universo.Complimenti a Francesca, portacolori del Gruppo SportivoFiamme Azzurre per aver trionfato con la squadra aNantes portando a casa meritatamente una medaglia sicu-ramente tutta per Valerio, suo figlio di appena otto mesi,prima stellina di un firmamento di cui lei stessa è stata pro-tagonista.

dal pattinaggioun TitoloEuropeo per leFiamme Azzurre

LA CLASSIFICA DEGLI EUROPEI – PICCOLI GRUPPI(8/5/2010)1. Roma Skating Club (con FRANCESCA CIANI PASSERI/Fiamme Azzurre)ITA 94.90 (47.00/merito tecnico + 47.90/impressioneartistica)2. Portogruaro Division ITA 94.303. Pattinaggio Malo ITA 93.704. Blanes ESP 93.005. Sant Celoni ESP 90.906. Orvault Roller Skating FRA 85.707. Deslizar POR8. Fundacio Vilanova ESPseguono altre 11 formazioni di 8 Paesi

dello Stato Giorgio Napolitano, al Ministro della GiustiziaAngelino Alfano e al Capo del Dipartimento dell’Ammini-strazione Penitenziaria Franco Ionta dal Responsabile delGruppo Sportivo, Comm. Marcello Tolu e dal Vice Respon-sabile, Comm Francesco Pennisi, hanno avuto l’emozionedi apprendere personalmente la gioia delle istituzioni edegli appartenenti per i successi agonistici raggiunti. AFrancesca Quondamcarlo è stata conferita la promozioneper merito straordinario ad Assistente mentre Federico Col-bertaldo è stato promosso al grado di Agente Scelto.Doveroso e mesto è stato il ricordo dei due militari uccisiad Herat il 17 maggio: il loro è stato l’ennesimo tributo disangue nell’ambito di una lunga e difficile transizione verso

una possibile democrazia tutta da insegnare e impiantare interre controllate da Taliban che agiscono spesso come scheggeimpazzite in un teatro di povertà e arre-tratezza. Al di là del rispetto del doverosoricordo, per tornare alle vicende sportiveche più da vicino riguardano il Corpo,complimenti a Francesca , Federico e atutti gli altri protagonisti delle Fiamme Az-zurre, orgoglio della Polizia Penitenziariatutta, per i risultati raggiunti nella stagionepassata e in quella già in corso nell’ambitodelle competizioni nazionali ed internazio-nali disputate in cui a vario titolo si sono resi protagonisti.F

F

Sotto, ancora ilPresiidenteNapolitanoche si congratulacon Federico Colbertaldoalla Festadel Corpo2010

11Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

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Ufficiali degli Agenti di CustodiaEvoluzione o involuzione

del sistema organizzativo del Corpo?

el rispetto della linea editorialedi questa Rivista che, fin dallasua nascita nel lontano 1994,ha voluto rappresentare una

sorta di melting pot dell’amministra-zione penitenziaria dove ospitare pa-reri, opinioni e punti di vista di tuttele figure professionali che si muovonoe lavorano al proprio interno, siamoben lieti di ospitare l’apprezzato equalificato intervento del gen. AlfonsoMattiello, direttore del Gom e illustrerappresentante della categoria degliufficiali del Corpo.Il Gen. Mattiello ci ha onorato di unbell’articolo di carattere storico cheracconta efficacemente alcuni aspettidel nostro passato professionale.Ci auguriamo che questa possa esseresolo la prima occasione di una colla-borazione editoriale che diventi fissae continuativa, non solo con AlfonsoMattiello ma con chiunque altro,ufficiale del Corpo, voglia in-viarci un suo contributo.

In occasione dell’Annuale delCorpo di Polizia Penitenzia-ria è stato fatto omaggioagli invitati di una pub-blicazione inedita sullaPolizia Penitenziariache fa espresso ri-ferimento allastoria, ai sim-boli e ai va-lori delCorpo.Debbo direche sono stato profon-damente colpito dal contenuto diquesta pubblicazione che, ripercorrendocon immagini e con parole la nostra sto-ria recente, mi ha ricondotto alla mentequella che è stata anche parte della miastoria, avendo ormai più di 33 anni diservizio effettivo nel Corpo ed essendo,tra l’altro figlio d’arte - mio padre e mio

nonno hanno servito lo Stato con questadivisa fin dal 1921-.La nostra storia è una storia di sacrifici edi sofferenze ma soprattutto è una storiadi uomini e donne, servitori dello Stato,che hanno sempre rispettato quei prin-cipi, quei simboli e quei valori che ven-gono di nuovo richiamati nellapubblicazione a cui facevo riferimento.Rivedere le vecchie fotografie e rileggerele motivazioni delle onorificenze con-cesse ai nostri colleghi che hanno sacri-ficato la vita, mi ha motivato a scrivere suquello che era il nostro mondo primadella riforma e di come esso si sia tra-sformato dopo il 1990.Alla fine della guerra gli Agenti di Custo-dia non superavano le10-12.000 unità enei 40 anni successivi gli organici furonoincrementati di circa 20.000 unità, moltidei quali furono assunti dopo gli anni ’70

per contrastare in modo efficacel’insorgere della vio-

lenza terro-

ristica ecriminale che in-sanguinò il Paese richie-dendo un grande sacrificio di viteanche all’Amministrazione Penitenziaria.Il Corpo disponeva di tre Scuole (Portici,

Cairo Montenotte e Parma), che lavora-vano a pieno ritmo per addestrare i gio-vani che venivano arruolati negli Agentidi Custodia e nei periodi di sospensionedei corsi il personale delle Scuole venivamovimentato per alleviare il lavoro deglialtri colleghi o per intervenire nelle ri-volte che spesso animavano la vita degliIstituti Penitenziari.La nostra organizzazione era tale che alivello centrale il cd. Comando del Corpodegli Agenti di Custodia era inserito al-l’interno dell’Ufficio II della DirezioneGenerale degli Istituti di Prevenzione ePena e si occupava solo del personalemilitare, era diretto da un Magistrato etutti i capi-reparti e capi-sezione eranoUfficiali e Sottufficiali degli Agenti di Cu-stodia. L’Ufficio aveva più o meno le stesse com-petenze che oggi ha la Direzione Gene-rale del Personale e della Formazionecon la differenza che, allora, la presenzadi numerosi appartenenti agli Agenti diCustodia a capo delle varie articolazioni

dell’Ufficio poteva garantire unacompetenza specifica che,almeno in teoria, doveva es-sere migliore.

Vorrei, per il momento, sof-fermarmi su quest’aspettodell’organizzazione dell’epoca

per meglio comprenderequal’era la posizione

degli Ufficiali degliAgenti di Custodia eanche per chiarirecerte valutazioniche oggi vengono

fatte sui vari forumdalle Organizzazioni

Sindacali da persone cheparlano per sentito dire, senza

però aver avuto la possibilità di cono-scere quello che è stata l’evoluzione ol’involuzione, per come la si voglia me-glio intendere, del sistema organizzativodel Corpo.

Nella fotola pubblica-

zione distribuitain occa-sione

dell’Annuale del Corpo

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Come si può apprendere dalla pubblica-zione edita dall’Amministrazione Peni-tenziaria, e che raccomando a tutti dileggere, il ruolo degli Ufficiali fu istituitonel 1945 con un organico di pochissimeunità e fu delegato ad occuparsi solo del-l’addestramento nelle scuole e della di-sciplina, senza mai chiarire qualedovesse essere effettivamente il lorocompito all’interno di un Corpo, che, dacivile fu trasformato in militare con unDecreto Luogotenenziale negli anni in cuiil Ministro di Grazia e Giustizia era To-gliatti che, mi sembra di ricordare, nonfosse né democristiano né appartenentea schieramenti di destra. In poche parolele stellette agli Agenti di Custodia furonodate da un Ministro Comunista.In tutti gli anni che vanno dal ’45 al ’71l’organico degli Ufficiali fu di pochissimeunità impiegate a Roma (Ufficio del per-sonale militare e di Custodia), nelleScuole e nei Comandi Regionali.I famosi Comandi Regionali istituiti concircolari interne non ebbero mai un ri-conoscimento normativo, e gli Ufficialiche vi erano impiegati si occuparono permolti anni di casermaggio, dell’arma-mento e del vestiario.Nel periodo di massimo splendore delruolo degli Ufficiali, l’organico non su-però le 66 unità complessive senza maiessere completamente coperto. In que-gli anni iniziò anche ad essere ani-mata la discussione, fra le variecategorie professionali, circa lanecessità di affidare agli Uffi-ciali, negli istituti, le attribu-zioni già proprie delmaresciallo degli Agenti diCustodia con la qualifica diTitolare del servizio dicustodia.Ricordo benissimoche alla fine deglianni ’70 l’allora Mi-nistro Morlino riunìi vertici della Dire-zione Generaledegli Istituti di Pre-venzione e Pena persapere se gli Ufficiali fos-sero d’accordo ad essere in-viati come titolari del servizio dicustodia negli Istituti più grandi. Su questa riunione e su i suoi esiti si ri-

ferì che gli Ufficiali si fos-sero rifiutati di fare i Co-mandanti degli Istituti,ma nessuno chiarì che l’Uf-ficiale più elevato dell’epoca,che svolgeva le funzioni di Co-mandante del Corpo Col. Spi-naci, rispose al Ministro che nonc’era nessuna preclusione da partedegli ufficiali a ricoprire quei ruoli acondizione che fossero chiariti, con attiformali, le competenze che avrebberoavuto gli ufficiali ed i rapporti da tenerecon il Direttore dell’istituto, al fine di evi-tare d’essere considerati semplicementedei sostituti dei marescialli e che, comecostoro, non avrebbero avuto la possibi-lità di comandare un bel niente ma diassumere solo gli oneri dovuti ad una si-tuazione gestionale molto critica.Gli anni ’70 furono anni bruttissimi perl’Amministrazione Penitenziaria e per ilCorpo degli Agenti di Custodia, perché illoro organico limitato non era sufficientead arginare le continue esplosioni di vio-lenza che si verificavano all’interno dimolti Istituti Penitenziari.Parlo di anni che videro il verificarsi dimigliaia di evasioni e di diverse decinedi omicidi fra detenuti con il sacrificio ditanti appartenenti al Corpo.Sarebbe interessante oggi parlare con al-

cuni degli appartenenti al corpo degliAgenti di Custodia dell’epoca, tut-

t’oggi in servizio, e farsi narrarele storie di quegli anni, ancheper farsi spiegare come in

molte delle situazioni piùdrammatiche e negli epi-sodi più cruenti di queglianni fossero presentianche alcuni degli Ufficiali

del Corpo.Oggi la maggior

parte del personalein servizio è stataassunta dopo il1990 e quindi

poco sa dell’orga-nizzazione prece-dente, molti infatti

ritengono che gli Ufficialisiano stati esclusi dalla riforma

perché considerati strumentid’oppressione nei confronti del Corpo daparte dei vertici dell’Amministrazione.

In alto un distin-tivo delCorpodegliAgenti diCustodia

sottoil fregioper il berrettodegli ufficiali del CorpoAA.CC.

Vorrei chiarireche dal ’45 al

’90, nonostante lecontinue richieste,

non fu mai emanatauna Legge che chia-

risse lo status giuridicodegli Ufficiali e le loro com-

petenze, la preoccupazione prin-cipale dei vertici dell’epoca fu quella

di continuare ad assicurare lo statusquo dei rapporti di poteri esistenti all’in-terno del sistema carcere.E’ anche doveroso ricordare che il ruoloesercitato da alcuni Ufficiali dell’epocaall’interno dell’Ufficio Centrale, soprat-tutto negli anni precedenti la riforma,non fu certamente esaltante e i contrastiesistenti fra di loro non consentirono,nel momento in cui il testo di riforma na-sceva, di intervenire per renderlo più ap-propriato alle nuove esigenze che siandavano affermando.Gli Ufficiali dell’epoca hanno anche pa-gato lo scotto della provenienza dai ruolidell’Esercito, quindi, senza un prepara-zione culturale e professionale specifica,così come sarebbe stato necessario perchi aspirava ad esercitare funzioni di ver-tice in un Corpo di Polizia.Molte di queste problematiche eranonote agli Ufficiali dell’epoca e, alcuniprogetti di riforma del Corpo, tenevanoconto di tutti questi aspetti che era ne-cessario trattare, ma furono messi daparte nelle lunghe discussioni parlamen-tari che portarono poi alla riforma del’90.Alla fine la soluzione fu trovata con la fa-mosa legge 395/90 che, riformando ilCorpo, lo ha privato per 10 anni di unruolo direttivo e oggi, a circa 20 annidalla riforma, il Corpo non ha ancora ri-solto molti dei problemi che già furonooggetto di manifestazioni e di protestenegli anni pre-riforma.Ringrazio dell’ospitalità concessami inqueste pagine dalla redazione del SAPPEe spero di poter nuovamente intervenireper trattare argomenti molto più specificied importanti che riguardano gli aspettioperativi dei servizi affidati al Corpo diPolizia Penitenziaria.

* Generale di BrigataDirettore del

Gruppo Operativo Mobile

di Alfonso Mattiello*

13Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

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li appelli in merito alle pensioni d’annata non hannoancora sortito effetti.La questione si trascina irrisoltasin da quando venne scardinato il principio, fino adallora costantemente seguito dal Governo, della liqui-

dazione delle pensioni in base agli aumenti periodici concessial personale in attività di servizio. Peraltro, dal 1975, con la modifica del vecchio ordinamentogiuridico, venne cambiato il sistema della dinamica di adegua-mento delle pensioni, sganciandola dai parametri della quali-fica gerarchica e dal servizio prestato.All’abolizione di tale sistema fu introdotta una dinamica annua

Pensioni d’annata:Ancora un’appello

di rivalutazione inflazionistica che ha, di fatto, reso diversissimele pensioni molto datate da quelle attuali. Esistono, quindi, un crescente malessere del personale cessatodal servizio vari decenni fa ed una forte spinta a creare le pre-messe per un riallineamento tra le pensioni d’annata in parolae gli attuali valori delle pensioni più recenti. Note sono le istanze, per non dire le suppliche, rivolte in piùlegislature alle Autorità politiche, al fine di aggiornare le vecchiepensioni con argomentate riflessioni, contenute in concreteproposte di legge, intese ad alleviare l’attuale disparità. Ma puressendo tutti a conoscenza della situazione non si fa nulla! F

F

“Graeciadocet”

Lionello PasconeCoordinatore Nazionale

Anppe

Associazione NazionalePolizia Penitenziaria

n questi giorni, il Governo grecosta ricevendo gli aiuti economicida parte della Unione Europeaper far fronte alla temuta banca-

rotta, cioè alla insolvenza per debiti con-tratti, che non potevano più esseresaldati. Il popolo ellenico pagherà caramentetale dissesto, dal momento che sono statisoppressi i rinnovi contrattuali per untriennio e, parimenti, le tredicesime e lequattordicesime, quando spettanti e sa-ranno ridotte le retribuzioni dei dipen-denti e dei pensionati pubblici; misureanaloghe non interessano i lavoratori delsettore privato.In Italia, più di trent’anni fa, le indennitàdi buonuscita di coloro che andavano inpensione furono trasformate in obbliga-zioni cedolari del Tesoro, da riscuotere,in modo frazionato, negli anni a seguire;circa venti anni or sono, fu formulatal’ipotesi, poi fortunatamente subito rien-trata, di sospendere l’erogazione degli

stipendi per un mese, ferma restando,comunque, la liquidazione, in epoca suc-cessiva, magari rateizzata. Per l’occasione della ricorrenza del 1°Maggio, festa del Lavoro, celebrata dasempre a livello internazionale, i Verticisindacali, riuniti a Rosarno in Calabria,hanno voluto stigmatizzare l’importanzadi riforme radicali e sostanziali delmondo del lavoro; uno di essi ha, però,anche testualmente richiamato l’atten-zione sulla necessità di ridurre le tasseper i lavoratori e per i pensionati. Ecco, una parola dimenticata! C’è qualcuno che ancora si ricorda cheesistono i pensionati, una categoria diex lavoratori, composta da 12 milioni dipersone, vale a dire da un quinto dellapopolazione, peraltro tuttora in grado dioffrire molto alla società, nonostantesiano poste in un dimenticatoio mortifi-cante. Viene da riflettere sulle misure adottatein Grecia, temendone conseguenze simili

per il nostro Paese: infatti, dal momentoche, nell’ultimo quinquennio, il potered’acquisto per i pensionati si è ridottoper lo meno del 30%, senza che sia in-tervenuto alcun sostegno finanziario delreddito, cosa succederebbe se venisse di-sposta una ulteriore decurtazione sultrattamento economico mensile? Certamente molti andrebbero a chiederel’elemosina all’angolo delle strade, unobolo sulle scale di una chiesa. Eppure l’attuale maggioranza parlamen-tare, e governativa, prima della consul-tazione elettorale faceva promesse, siimpegnava per una rivisitazione dellepensioni d’annata, per compensazioni erecuperi di carattere fiscale: tutto dimen-ticato, anzi si è avuto il coraggio di sta-bilire, in un decreto, che, nell’anno2008, l’adeguamento ISTAT era stato ec-cessivo!Senza voler essere pessimisti, preparia-moci responsabilmente ad affrontare unaGrecia italiana.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

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Prima uscita istituzionale per il Labarodella Sezione ANPPe di Reggio Calabria.Domenica 25 Aprile 2010, una delega-zione della Sezione ha partecipato allacerimonia celebrativa del 65° Anniver-sario della Liberazione. Presso la Stele del Partigian, alla pre-senza di numerose autorità cittadine e dimolte Associazioni delle Forze dell’Or-

L’ANPPE partecipa alle Celebrazioni del 25 aprile:

dine e delle Forze Armate, è stata depostauna corona d’alloro in onore dei Cadutiper la libertà. Inoltre, nel mese di maggio2010, un’altra delegazione dell’ANPPesarà presente alla festa della Polizia diStato che si svolgerà a piazza Duomo. Grande soddisfazione per il personale inquiescenza del Corpo di Polizia Peniten-ziaria che ha partecipato all’evento e diquello che dovrà partecipare alla festadella Polizia di Stato.

BRESCIA:lutto

in sezione

La Sezione ANPPe di Brescia è inlutto per la scomparsa del collegaGaetano Vitale, avvenuta il 29aprile 2010. Tutti gli iscritti si sonostretti intorno alla famiglia per lascomparsa del caro Gaetano.La Redazione e la Segreteria Nazio-nale si uniscono alla sconforto e for-mulano le più sentite condoglianze.

Nella Sala Consiliare del Comune di Ro-vigo una delegazione dell’A.N.P.Pe. hapresenziato alla cerimonia del 25 aprile2010. Nel corso della manifestazioneoltre all’intervento del Sindaco Prof. Fau-sto Merchiori ha preso la parola ancheil Vice Sindaco del Consiglio Comunaledei Ragazzi Andrea Simone Tramacere.La Sezione ANPPe di Rovigo ringrazia ilComune di Rovigo per l’invito alla ceri-monia.

Nella splendida cornice della Citta’ di Ve-nezia, sabato 17 aprile 2010, ha avutoluogo la manifestazione Vittime del Do-vere - Madonna della Sfida.Alla cerimonia, organizzata dalla localeSezione di Venezia, hanno partecipatomolte sezioni ANPPe di tutte le regioniitaliane. Da segnalare la sezione di Ragusa, la piùdistante dal capoluogo veneziano. Pre-sente in grande numero la Sezione di Ro-vigo con il referente per il Nord Est cheintende complimentarsi con il Presi-dente dell’ANPPe di Venezia VitantonioPetrelli per la riuscita della cerimonia.

A Reggio Calabria... ...e a Rovigo

Si ringrazia il Segretario ANPPe della Si-cilia Giovanni Raffaele La Magra per laconsegna della targa Semper Justitia Fi-delis donata alla Sezione di Rovigo, in-sieme ad un’altro riconoscimento che, difatto, ha siglato un gemellaggio Veneto/Si-cilia.Presenti alla manifestazione il Prof. Lio-nello Pascone Coordinatore Nazionale,gradito ospite della Sezione di Rovigo eil Signor Giuseppe Santoro, figlio delcompianto Maresciallo Antonio Santorocaduto vittima, a Udine, di un attentatoterroristico.

Roberto Tramacere

Rovigo: Partecipazione allacelebrazione “Vittime del dovere”

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MADONNA DELLA SFIDA: conclusione della manifestazioneche proietta l’ANPPE oltre oceano

Nella foto,le manife-stazioni

di Venezia

i chiama Progetto Memoria-Ma-donna della Sfida la manifesta-zione organizzata dall’ANPPe(Associazione Nazionale Polizia

Penitenziaria) di Venezia, in collabora-zione con il Comites di Houston, il Comi-tato Tricolore per gli Italiani nel Mondoe l’Associazione Culturale Terra e Vita diBarletta e l’Associazione argentina Celtye The Nassau County Sheriff’s Depar-tment Columbia Association di NewYork, per onorare tutte le vittime del do-vere e del terrorismo.

La manifestazione, che ha avuto luogo il17 aprile nella Chiesa di San Luca Evan-gelista a Venezia, è iniziata con la cele-brazione di una Santa Messa in onore

della Madonna dellaSfida; celebrazione svoltacontemporaneamenteanche in Texas, a San An-tonio, visto che que-st’anno, per la primavolta, alla città lagunare sisono gemellate anche Ro-sario, Buenos Aires eCordoba (Argentina). In tutte le città, dunque,le comunità si sono ritro-vate in un momento dipreghiera, per onorare lamemoria delle vittime di origine italianadel terrorismo argentino, in particolarel’Ingegnere Reinaldo Dal Bosco (profugofiumano).A Venezia e San Antonio, dopo la celebra-zione, c’è stato un ricevimento seguitodalla premiazione del concorso di dise-gno sul tema Il mio amico poliziotto: alconcorso, dedicato alla memoria dei Ma-rescialli Francesco Di Cataldo (Barletta)e Savino Sinisi (Andria), entrambi vittimedel dovere, hanno partecipato anche tre

scuole elementaridegli Stati Uniti. Facendo seguito adun progetto iniziatocon grande successonel 1999, la manife-stazione è proseguitacon la consegnadell’annuale premioAmico Forze dell’Or-dine, che per il 2010ha visto premiati ilGenerale di Brigata(Polizia Penitenzia-ria) Lionello Pascone

Coordinatore Nazionale dell’ANPPe, ilComandante Vincenzo Arcobelli, Presi-dente del Comites di Houston e il Coor-dinatore del Ctim Nord America.

Le cerimonie di Venezia e Barletta sonostate anche occasione per ufficializzarela nascita del Comitato Cerimonia Ma-donna della Sfida che, con la sezione ve-neziana dell’Associazione NazionalePolizia Penitenziaria, annualmente colla-bora all’organizzazione del Progetto Me-moria, per ricordare tutte le vittime deldovere e del terrorismo.Primo progetto del Comitato sarà la crea-zione di una Casa della Memoria, intito-lata al Maresciallo Francesco Di Cataldo(originario di Barletta) per raccogliere,catalogare e conservare materiale docu-mentario inerente agli anni di piombo ealla storia del nostro Paese.

Presidente Onorario del nuovo Comitatoè stato nominato Enzo Vanzan, papà diMatteo, il lagunare veneziano caduto inazione di guerra in Iraq.

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

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Nelle foto,le celebra-zioni svoltesi in Argentina,

il Coman-dante VincenzoArcobelli

A fianco, la lettera inviata dalCoordinatoredel NordAmerica pergli Italianinel MondoCom.te Vincenzo Arcobellie alcune immaginidella cermoniasvoltasinegli Usa

Negli Stati Uniti, il parroco Father QuangD. Tran ha celebrato la Santa Messa e haringraziato per il loro coraggio le forzedell’ordine presenti, ringraziando anchele famiglie dei Caduti per la loro abne-gazione e lo spirito di sacrificio, a nomedi tutti i cittadini.Dopo la cerimonia si è tenuto un ricevi-mento nel Salone della Societa` Cristo-foro Colombo, attigua alla chiesa, dovegli organizzatori dell’evento sono stati ri-conosciuti dal Cons. Roberto Ferruzzi,

membro del Com-it-es, tra i quali ilSign. Bobby Corbo, Richard Kohnen, JayPantusa, Ron Bucchi, il Cons. SamGreco e Paul Scrivano. Altresi’ il Cons. Ferruzzi, ha ringraziatole Signore della Societa` Altar Rosary,fra le quali le Signore Rozana Corbo,Cathy Aguirre, Della Andretti, Carol Buc-chi, Kathy Greco, Gloria Ferruzzi, Fran-ces e Terry Lopez.

In occasione della commemorazion

e del Progetto Memoria dedicato alle

vittime del terrorismo e delle stragi

che si svolgerà a Venezia nella data

odierna, vi giunga da Oltreoceano il

nostro plauso per la lodevole inizia-

tiva che vede come simbolo religioso

l’icona della Madonna della Sfida per

ricordare attorno alla sua Immagine

tutte le vittime del Dovere.

Purtroppo non potrò partecipare alla

Vostra Cerimonia, perchè in conco-

mitanza celebriamo a San Antonio i

n Texas , la S. Messa alla presenza

delle Autorità Civili, Militari e Religi

ose, del corpo dei Vigili del Fuoco e

delle Forze dell’Ordine.

Iniziativa cominciata un anno fa g

razie all’intuito, al lavoro ed il coor-

dinamento dell’amico Mimmo Porce

lluzzi che ha avuto la sensibilità di

coinvolgere i connazionali dell’Altra

Italia che credono in quei valori ed

ideali fondamentali della Patria, del

Dovere, del Ricordo.

Assieme al Comitato per gli Italiani a

ll’estero oggi si svolgerà un concorso

di disegno per i ragazzi con il tema

Il mio Amico Poliziotto dedicato ai

caduti nell’adempimento dei doveri

istituzionali.

Un’ occasione per sensibilizzare i gio

vani affinchè comprendano che per

i morti e i feriti non c’e’ pieno risar

cimento ma sola ricostruzione della

memoria, per questo occorre una co

scienza civile che onori chi si è sa-

crificato per la tutela dell’ordine pub

blico e della legalità.

A nome di tutto il Comitato Tricolor

e del Nord America e degli italiani de-

sidero esprimere la nostra vicinanza p

iù sentita alle Famiglie delle vittime

che onorerete alla cerimonia di oggi

assieme alle Autorità civili e Militari

,

a quelle religiose al Presidente ed ai

membri dell’ANPPe - Sez.Venezia e a

tutti i partecipanti, vi giunga con gr

atitudine il Saluto più cordiale

Com. te. Vincenzo Arcobelli

Dallas, Texas U.S.A

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Trapani: incontro Scuola / Polizia Penitenziaria

Nel vedere le foto della II Sezione del Carcere di Bari (oltre 270detenuti a fronte di un centinaio di posti), si potrebbe pensaredi non essere in Italia ma in un paese del terzo mondo. Nonostante le continue denunce del SAPPE, nessuno interviene,si continua a non fare niente, il DAP nel mese di settembre 2009aveva quasi deciso di chiudere la sezione ma poi qualcosa si èfermato. Si continuano a spendere milioni di euro per carceri

inutilizzate, e non si intervieneper evitare sia ai detenuti chealla Polizia Penitenziaria di vi-vere e lavorare nel più oscenodegrado.Condizioni fatiscenti si trovanoanche in altre carceri pugliesi,a partire da Foggia, Lucera, SanSevero, Turi, Altamura; tutto ciòa causa della carenza di fondiper la manutenzione.

Varese: brillante operazione del Nucleo di P.G.Nel corso di una complessa attività di indagine, condottadal Nucleo di Polizia Giudiziaria della Polizia Penitenzia-ria di Varese, su disposizione della locale Procura dellaRepubblica, personale del suddetto Nucleo, con l’ausiliodel Nucleo Regionale Cinofili di Milano, ha effettuato dueperquisizioni locali in zona limitrofa alla città di Varese,le quali si sono concluse con il sequestro di sostanze stu-pefacenti in entrambe le abitazioni. L’attività di indagine è nata a seguito dell’arresto in fla-granza in occasione di un tentativo di introduzione in Isti-tuto di sostanza stupefacente. Grazie alla sinergia con la locale A.G. e alla collabora-zione del Nucleo Regionale Cinofili si è riusciti ad otte-nere due ottimi risultati per il personale della poliziapenitenziaria: congratulazioni agli uomini del reparto diVarese per la brillante operazione di polizia.

ell’ambito degli incontri sulla legalità, anche la PoliziaPenitenziaria ha incontrato gli studenti al fine di illu-strare il ruolo di questo Corpo di Polizia nell’ambito

del contrasto alla criminalità. L’incontro che si è tenuto con tutti gli alunni della scuola mediaRubino di Fulgatore (Trapani) è stato organizzato dalla profes-soressa Cathrine Drago, e ha visto partecipare il Commissariodella Polizia Penitenziaria Giuseppe Romano e il direttore dellaCasa Circondariale Renato Persico.Gli aspetti semisconosciuti del lavoro del poliziotto penitenziarioe il grande rilievo che la Polizia Penitenziaria ha nel porre in attotutti gli strumenti affinchè la criminalità, specie quella mafiosa,venga a contatto con l’ambiente esterno; ruolo importantissimoche ancora oggi, la società mediatica che si nutre di scoop, con-ferenze stampa a seguito di retate e fiction televisive, non rico-nosce appieno.

Visto il clamoroso successo avuto tra gli alunni che sono rimastiletteralmente affascinati dai racconti carcerari del CommissarioRomano, questo incontro è sicuramente il preludio di altri - vistoanche l’interesse mostrato da altre scuole ad avere degli incontricon la Polizia Penitenziaria.

Bari: il degrado della 2ª sezione

ALESSANDRIA:3° Anniversario

La Segreteria Provinciale SAPPe di Alessandria ha celebrato,Venerdì 23 Aprile 2010, presso la Sala Conferenze dellaCasa di Reclusione di San Michele di Alessandria una SantaMessa in memoria del Sovrintendente Giorgio Melis,scomparso prematuramente tre anni or sono. Nell’occasione, hanno partecipato numerosi colleghi eamici della Casa Circondariale.

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Il 27 Aprile 2010 una delegazione del Sappe, costituita dal Vice Segretario RegionaleD’Ambola Enrico, dal Segretario Provinciale Casula Salvatore e dai delegati provincialiMezzarano Salvatore e Contini Gianni ha incontrato il Prefetto di Alessandria Dott.Francesco Paolo Castaldo, per rappresentare le drammatiche condizioni in cui ope-rano tutti i poliziotti penitenziari alessandrini. In particolar modo, dopo ampia discussione e dopo aver portato a conoscenza l’Au-torità governativa delle svariate questioni che affliggono gli istituti della città, la dele-gazione ha vivamente chiesto un autorevole intervento nelle sedi opportuneinnanzitutto per l’assegnazione di personale e per risolvere questioni annose che datempo affligono il personale.

Il 13 maggio 2010, si è svolto l’8° Consiglio Regionale delS.A.P.Pe. della Toscana. L’incontro si è tenuto presso la Sala consiliare della Provinciadi Livorno, in Piazza del Municipio. Vi hanno partecipato tuttii rappresentanti sindacali della regione. E’ intervenuto il Segretario Generale Donato Capece che haillustrato il piano straordinario nazionale delle carceri che ilGoverno dovrebbe realizzare al più presto. Il Segretario Re-gionale Pasquale Salemme ha introdotto i lavori richiamandole problematiche degli Istituti della Regione e la carenza delpersonale di Polizia Penitenziaria nelle Strutture toscane.

Il SAPPe Provinciale con una lettera aperta ha chiesto l’aper-tura di un punto di ascolto per il personale dell’istituto diBollate come già avvenuto con la Casa Circondariale diMonza.Nella lettera si legge: «Dalle vie telematiche e dai media ingenerale, apprendiamo troppo spesso di eventi tragici checolpiscono i nostri colleghi (ed i loro cari), senza alcunadistinzione di età e tanto meno sociale. In effetti, tutti noiche serviamo fiduciosi lo Stato, a priori abbiamo dovutofare delle scelte difficili, condizionando molte volte coloroche ci vivono accanto quotidianamente, o che vorrebberoviverci accanto, ma che tante motivazioni, culturali, so-ciali e nondimeno, economiche, ci costringono a viveredivisi, lontani centinaia di chilometri, con le conseguenzeche le statistiche poi ci riportano. Infatti, all’interno ditutti i Corpi di Polizia, la casistica delle separazioni è frale più alte, rispetto a tutte le altre tipologie di “attività”».Ecco allora che accade che ci si rifugi in alternative consola-torie, in conseguenza di stati depressivi.

Alessandria: il SAPPE incontra il Prefetto

Infatti, alla luce degli ultimi episodi, avvenuti nella nostra Ammi-nistrazione, ...vogliamo farci portavoce di quanto accade intornoa noi, senza voltare la testa dall’altra parte. Sull’esempio della Casa Circondariale di Monza, chiediamo di va-lutare la possibilità di attivare anche presso questa struttura, vantodi progettualità, quanto già avviato, con ottimi risultati, presso laConsorella lombarda, per non dimenticare che ogni divisa na-sconde una persona con tutte le sue debolezze ed il suo bagagliodi sofferenze.

Milano Bollate: il SAPPE chiede un punto diascolto per il personale di polizia Penitenziaria

Livorno: 8º Consiglio regionale Sappe Toscana

Roma: esibizione dellabanda del corpo per ilNatale di RomaIl 21 aprile 2010, in occasione della commemorazione del2763° anniversario della fondazione dell’Urbe, Natale diRoma, la Banda Musicale del Corpo di Polizia Penitenzia-ria si è esibita in Piazza Navona a Roma.Il concerto ha avuto il pienone di pubblico: hanno assistitoed ascoltato le bellissime arie musicali anche numerosi tu-risti che hanno trovato la rappresentanza musicale delCorpo all’altezza delle più qualificate bande musicali eu-ropee.

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Il 18 maggio a Roma, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è tenuto il

193° Annuale del corpodi Polizia Penitenziaria

ome è ben noto, quest’anno ilSappe ha deciso di disertare laFesta annuale del Corpo in segno

di protesta verso la drammatica situa-zione delle carceri.Ferme restando le proteste, vogliamo co-munque testimoniare alcune fasi della ce-rimonia con questo servizio fotografico.

Nelle foto,immagini

della Festadel Corpo

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Ancorafoto dellaCerimonia

foto: Moraldo Adolini - © 2010 SG&S

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YOL

el 1981, nel carcere di Imrali, isola dell’Egeo, cin-que detenuti turchi ottengono, dopo lunghi anni didetenzione, una sospirata settimana di permesso datrascorrere con le proprie famiglie.

Il più giovane dei cinque non riesce a compiere nemmeno ilviaggio di andata perché dimentica i documenti che attestanoil permesso e, al primo posto di controllo, viene immediata-mente arrestato e ricondotto in carcere.Gli altri quattro detenuti, invece, riescono tutti a raggiungerele proprie famiglie ed i propri clan in diverse regioni dellaTurchia, dove ognuno subirà un differente destino.Il curdo Omer raggiunge il suo villaggio del Kurdistan, dove isuoi paesani sono sempre in lotta contro i militari turchi e sidarà alla macchia coi ribelli fuggendo dalla vicina frontieracon la Siria e, forse, la sua clandestinità finirà con la morte.Melviit si riunisce alla sua fidanzata e ad i suoi genitori, maben presto si accorge di essere passato da una vita sorvegliata,quella della prigione, a un'altra vita sorvegliata, quella del-l'ambiente familiare che finisce per addolorarlo e per pesargliancora di più. Il trascorrere dei giorni in quell’ambiente gli fa prendere co-scienza dell'oppressione di certi usi e imposizioni, che gli im-pediscono di sentirsi un uomo veramente libero. Mehe met Salih tenta di fuggire in treno con la sua donna e isuoi bambini ma viene sorpreso in atteggiamento intimo e, su-scitata la furiosa reazione della gente, viene ucciso dal giovanecognato. Infine Seyit Ali, l’ultimo detenuto, è quello che esce di prigionecon uno scopo bene preciso: deve uccidere la propria moglie,secondo la legge di famiglia, per recuperare l’onore perdutoper il tradimento di lei.Questa è la parte più drammatica del film con scene ambien-tate sulle montagne, battute dalla tormenta di neve invernale,dove la donna muore congelata, in una specie di Giudizio diDio, dopo una lunga e crudele agonia e nonostante l'estremosoccorso prestato dal marito.Il film si conclude con la scena finale dove Omer, il curdo, sidà alla clandestinità al grido di Bisogna battersi!Yol è stato Palma d'oro al festival di Cannes del 1982 ed è unraro esempio di film prodotto dalle Nazioni Unite. Altra particolarità di Yol è quella di essere stato diretto, nellaprima parte, dal regista Yilmaz Guney mentre era in prigionecon l’accusa di omicidio.

La scheda del Film

In alto, lalocandinadel film

sotto,alcunescene

Regia: Serif Goren, Yilmaz Güney

Soggetto e Sceneggiatura: Yilmaz GüneyFotografia: Erdogan EnginMusiche: Sebastian Argol KendalMontaggio: Yilmaz GüneyProduzione: Edi Hubshmid K. L. Puloi G. F. CactusDistribuzione: Academy

Personaggi ed Interpreti:Seyit Ali: Tarik AkanTuncay AkcaHale AkinliSevda AktolcaHikmet CelikOmer: Necmettin CobanogluMehemet Salih: Halil ErgunMeral OrhonsoySerif SezerSemra Uccar

Genere: Drammatico Durata: 109 minuti Origine: Turchia, 1981

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a cura diG. B. De Blasis

FELON

La scheda del FilmRegia: Ric Roman WaughSoggetto: Ric Roman WaughSceneggiatura: Ric Roman WaughFotografia: Dana GonzalesMusiche: Gerhard DaumMontaggio: Jonathan Chibnall Scenografia: Vincent ReynaudProduzione: Stage 6 Films, Toley Productions, Pantry FilmsDistribuzione: Sony Pictures

Personaggi ed Interpreti:Wade Porter: Stephen DorffJohn Smith: Val KilmerLaura Porter: Marisol Nicholstenente Jackson: Harold PerrineauMaggie: Anne ArcherGordon: Sam ShepardSgt. Roberts: Nick Chinlund

Genere: Drammatico Durata: 104 minuti Origine: USA 2008

A fianco,la locandina

sotto, alcunescene del film

ic Roman Waugh è quello che si potrebbe definire unmestierante del cinema, laddove ha svolto quasi tuttele mansioni possibili. Stuntman, prima, tecnico, sce-neggiatore, attore e regista poi.

Proprio come regista, dopo un primo sfortunato tentativo nel2001 con The Specialist, si afferma nel 2008 con il prisonmovie Felon. Scritto e diretto da Waugh, Felon è stato giratonel Penitenziario di Stato del New Mexico, vicino a Santa Fe edè stato definito dal New York Times «uno dei film carceraripiù realistici mai realizzati».La sceneggiatura del film è ispirata a fatti realmente accadutinel 1990 nel carcere statale della California, Corcoran, denun-ciati dal Los Angeles Times che ha scoperto che in quel peni-tenziario per otto anni gli agenti avevano sparato ed ucciso piùdetenuti di qualsiasi altro istituto del paese.Il protagonista del film, Wade Porter, è un tranquillo cittadinomedio americano che vive con la propria compagna Laura edun figlio di tre anni in una modesta casa della California delsud. Una notte, però, un ladro si introduce nella sua abitazionee Wade scopertolo, lo insegue in strada con una mazza da ba-seball e, accidentalmente, lo uccide.Nonostante il tentativo di invocare la legittima difesa e l’omici-dio colposo, Wade viene condannato per l’uccisione del ladroe spedito nel carcere di Corcoran. Per sua maggiore sfortuna, viene subito coinvolto in una rissatra detenuti e subisce un aumento della pena e viene destinatonella sezione di massima sicurezza.Wade stringe una forte ami-cizia col suo compagno di cella John Smith (Val Kilmer), chesta scontando una condanna all'ergastolo per aver ucciso i dueuomini che avevano assassinato sua moglie, sua figlia e tutti iloro familiari. L’antieroe della storia è il Tenente Jackson, sa-dico e sanguinario capo delle guardie penitenziarie e promo-tore di combattimenti all’ultimo sangue tra detenuti.La parte più drammatica del film si sviluppa nel deterioramentodei rapporti tra Wade la sua compagna e la sua famiglia che,incapace di comprendere la tragedia che sta vivendo l’uomonel carcere, se ne distacca sempre più, travolta dai problemifinanziari che la costringono a vendere la casa ed andare a vi-vere con la propria madre. Felon, in definitiva si muove su duebinari ben distinti, uno che vuole generare sdegno per le con-dizioni carcerariedisumane, e l’altroche ammicca ai fandei film d’azione edi combattimentoestremo. Nessunadelle due anime fini-sce però, alla fine,per prevalere. 25

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’amministratore di sostegno hafesteggiato lo scorso 9 gennaio isei anni di età (L.9.1.2004 n.6)ma è ancora troppo piccolo per

essere conosciuto da tutti. Noto è o può esserlo a quelli che hannola sfortuna di doversi dividere tra la pro-pria famiglia e i genitori, zii o parenti in-capaci di provvedere da soli alle proprieesigenze di vita quotidiana, perché affettida alzheimer, da demenza senile o altremenomazioni. In realtà non è rara la nomina di un am-ministratore di sostegno anche per chi sitrova nella incapacità temporanea diprovvedere ai propri interessi a causa diuna infermità parziale o temporanea ov-vero per una menomazione fisica o psi-chica non tanto grave da richiedere ilricorso all’interdizione.La legge, che è stata fortemente volutaanche per rimediare in parte alle conse-guenze della Basaglia - la famosa legge180 del 1978 che chiuse i manicomiimponendo nuove vie per la cura dei ma-lati di mente - si applica quando non ri-corrono gli estremi per ricorrere allainabilitazione ed alla interdizione delsoggetto.L’art.404 del codice civile – così comeriscritto dalla legge in esame – stabilisceche La persona che, per effetto di unainfermità fisica o psichica, si trovanella impossibilità anche parziale otemporanea di provvedere ai propriinteressi, può essere assistita da unamministratore di sostegno, nominatodal giudice tutelare del luogo in cuiquesta ha la residenza o il domicilio.La legge, diversamente dall’interdizione(che è applicabile alle persone infermedi mente incapaci di provvedere ai pro-

pri interessi) e dalla inabilitazione ( ap-plicabile a persone affette da parziale in-fermità di mente, a quelle che perprodigalità sperperano il proprio denaro,a quanti per uso di alcool o di droghe ar-recano danni a loro ed alla famiglia)crea una sinergia tra l’amministratore disostegno ed il soggetto debole da seguiree da curare, tra questi e la sua famiglia -quando ne ha una - lasciandogli un mar-gine di autonomia, di capacità di agire,di fare scelte di vita giornaliere, tanto chei poteri conferiti all’amministratore di so-stegno non sono assoluti ma sono modu-lati sulle capacità di autonomia residuadel soggetto affidatogli.La richiesta di nomina al giudice può es-sere fatta dallo stesso interessato (anchese minore), dal coniuge, da chi stabil-mente convive con lui, dai parenti entroil 4° grado (es. figli, nipoti, genitori,nonni, cugini, etc.), dagli affini entro il2° grado, dal tutore, curatore, dal pub-blico ministero e dai responsabili dei ser-vizi socio-sanitari che seguono ilsoggetto. Nella richiesta – che non comporta al-cuna spesa per chi la propone - devonoessere contenute tutte le indicazioni pos-

sibili e utili al giudice tutelare per inqua-drare il problema e quindi la descrizionedella menomazione o della malattia, lecapacità residue, la situazione familiare,sociale e lavorativa, la giustificazione deimotivi per i quali si richiede l’ammini-stratore e, se viene proposta una per-sona, i motivi di tale scelta, le esigenzedell’interessato e gli atti per i quali sichiede la compresenza dell’amministra-tore,etc. Sarà poi il giudice, nei succes-sivi 60 giorni che ha a disposizione perfare il decreto di nomina, ad effettuarealtri accertamenti, sentendo l’interessato,i parenti, i servizi socio sanitari.La scelta del giudice avviene in genere

scegliendo una persona tra i parenti so-praindicati ma egli può anche, ove lo ri-tenga, nominare una persona estraneaalla famiglia se ritiene che tale scelta ga-rantisca maggiormente gli interessi dellapersona da seguire.Dopo la nomina del suo amministratoreil soggetto debole conserva la capacità dicompiere tutti quegli atti della vita quo-tidiana e quelli che il giudice non ha la-sciato alla competenza esclusivadell’amministratore o alla compresenzadell’interessato e dell’amministratore.Nel decreto di nomina, infatti il giudicedovrà indicare quali sono i compiti del-l’amministratore, quali atti giuridici pos-sono essere compiuti solo se è presentel’interessato e l’amministratore, quali attideve fare l’amministratore in sostituzionedella persona che assiste, quanti soldi almese deve consentirgli di spendere oveabbia una pensione, uno stipendio o unconto corrente bancario, quali sono gliobblighi reciproci tenendo presente chel’amministratore può in qualunque mo-mento essere convocato dal giudice o

Aldo Maturo*[email protected]

UNA LEGGE PER AMICA:L’AMMINISTRATORE

DI SOSTEGNO

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L’interessato, l’amministratore di soste-gno, il pubblico ministero ed i soggettidella famiglia già sopra indicati, se riten-gono che sono venuti meno i presuppo-sti per la presenza dell’amministratoredi sostegno, rivolgono istanza motivataal giudice che provvede con decreto mo-tivato, dopo aver assunto tutte le infor-mazioni e dopo aver sentito,separatamente e/o congiuntamente, l’in-teressato e l’amministratore.Nell’esercizio del suo mandato l’ammi-nistratore deve seguire rigorosamentenon solo i compiti affidatigli dal giudicema anche tutta la normativa prevista dalcodice in regime di tutela, per la partecompatibile con questa nuova figura, cheprevede in caso di violazioni anche l’an-nullamento degli atti compiuti, su istanzadei parenti, eredi o dello stesso interes-sato.

chiedere di essere da lui sentito per pro-spettargli le problematiche che gli si pre-sentano, fermo restando l’obbligo dipresentare a fine anno una relazione euna rendicontazione contabile delle en-trate e delle uscite.E’ chiaro che se il soggetto ha bisogno diuna badante perché non ha nessuno chelo accudisce materialmente e ci sono lecondizioni finanziarie per pagarla, l’am-ministratore l’assumerà, la pagherà e afine anno presenterà il rendiconto al giu-dice.L’incarico, inutile a dirsi, è assoluta-mente gratis, perché non è prevista al-cuna retribuzione fatto salvo in casieccezionali – a fronte di un grosso im-pegno e ove le condizioni economichedell’interessato lo consentano – un rim-borso spese nell’ammontare stabilito dalgiudice.

Come abbiamo visto, quella dell’ammi-nistratore è una figura delicatissima cheprotegge il soggetto senza togliergli partedei suoi diritti e ciò avviene quando ciòè assolutamente indispensabile per evi-tare che l’atto da lui compiuto possa ri-sultare dannoso per se stesso. E’ una figura che si affianca al soggetto,quasi a prenderlo per mano per aiutarloa camminare e a dribblare gli ostacoli diquesto nostro mondo, sostenendolo e la-sciandolo partecipe della maggioranzadelle sue decisioni, nell’ambito di unprogramma concordato e condiviso, fi-nalizzato non solo a curare gli aspettieconomici del soggetto ma anche a sal-vaguardare e sviluppare la sua persona-lità consentendogli una vita quotidianameno alienante..

* Avvocato, già Dirigente dell’Amministrazione Penitenziaria

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iva la libertà ! Meglio in carcere che con mia moglie

Meglio il carcere che rimanere conmia moglie, questo ha riferito ai carabinieriche stavano effettuando un controllo pressola sua abitazione dove si trovava agli arresti domiciliari, affermando di voler

andare dietro le sbarre. Non sopporta più la convi-venza forzata con il coniuge, dal quale era di fattoseparato da tempo. Protagonista di questa incredibilevicenda un trentaquattrenne, arrestato nel luglioscorso, per detenzione a fine di spaccio di sostanzestupefacenti. Era stato sorpreso in autocon 2 panettidi hashisc e il Gip del tribunale di Barcellona, in at-tesa della celebrazione del processo, gli aveva con-cesso gli arresti domiciliari, all’ottavo piano di unapalazzina, in cui risiedeva anche la moglie. Co-stretto a rimanere in casa e dopo liti continue,

non ha resistito al protrarsi di quella convivenza; il 16 ottobre scorso,quando i carabinieri hanno suonato alla porta per il controllo, ha pensatoche sarebbe stato molto meglio lasciare quella casa e andare in carcere.Detto fatto. Si è fatto trovare all’ingresso della palazzina e si è consegnato aimilitari dell’Arma. Viva la libertà, avrebbe gridato, meglio il carcere che lescenate con mia moglie. E così è stato: gli arresti domiciliari sono stati re-vocati, anche se con il suo legale aveva chiesto al tribunale della libertà diMessina di poter riottenere il beneficio della detenzione in casa, non con lamoglie, ma presso parenti. Nel riesame, però, il 23 dicembre scorso, è stataconfermata la revoca della misura dei domiciliari. Nel frattempo, dopo ilrito abbreviato, l’uomo è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione perl’accusa di detenzione di droga. Mi ha particolarmente colpito perché fa pensare che, talvolta, anche il carcerepuò essere visto come liberazione da qualcosa di peggiore. Fa pensare che,qualche volta, la prigione è dentro di noi.Certo che è davvero paradossale sentire qualcuno che grida “Viva la Libertà”andando in galera. A me ricorda il film di Totò Dov’è la libertà che raccontava,appunto, una storia molto simile, nella quale il protagonista, uscito dal carceredopo tanti anni di reclusione, non riesce ad ambientarsi nel mondo di fuori echiede di tornare dietro le sbarre dove si sentiva meglio a proprio agio.Strano il mondo… strana la vita.

Stati Uniti: detenuta aggredisceagente penitenziaria schizzandolatte dal senoStati Uniti, nella Contea di Daviess,nella città di Owensboro, nello statodel Kentucky, una donna è stata arre-stata perché sorpresa in stato diubriachezza.Nel carcere di Owensboro l’agente pe-nitenziario Lula Brown ha accompa-

gnato la donna,Toni Tramel di31 anni, nel-l’area docce peraiutarla a to-gliersi i vestiti edindossare l’uni-forme carcera-ria, perché nonera in grado difarlo da sola acausa dello stor-

dimento indotto dall’alcool.L’agente ha chiesto alla Tramel didarle la sua maglietta prima di indos-sare l’uniforme verde del carcere,quando improvvisamente la detenutaha estratto il suo seno e ha cominciatoa schizzare del latte sulla faccia e sulcollo della guardia.La donna ha poi tentato un secondoassalto, ma senza successo, perché nelfrattempo veniva immobilizzata.

Svezia: detenuto aggredisce poliziotti penitenziari a suon di flatulenze

Singolare vicenda accaduta nel carcere di Kirseberg, a Malmoe, in Svezia.Un giovane detenuto ventunenne ha inscenato una inconsueta forma di protesta nei confronti delle autoritàcarcerarie e del personale della polizia penitenziaria. Infatti, quelle che inizialmente erano state consi-derate dalla direzione del carcere come manifestazioni fisiologiche di meteorismo, erano invece delle veree proprie dimostrazioni concrete di protesta nei confronti delle guardie penitenziarie, per mezzo di quella cheDante Alighieri, nella Divina Commedia, ha definito La tromba di culo.Ovviamente, la direzione del carcere ha diffidato il detenuto dal continuare con le flatulenze minacciando seri provvedimentidisciplinari. Il giovane petomane, da parte sua, si è difeso sostenendo che i propri venticelli erano tutto rumore e nientepuzza. Ci mancava soltanto questa: i poveri poliziotti penitenziari costretti a fronteggiare anche la guerra batteriologica.

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Accadde al

Penitenziario

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fonte: www.poliziapenitenziaria.net

Anche in Italia chi è troppo grasso evita il carcere

E anche in Italia si verifica un caso di detenzione scampata a causadi eccesso di peso.Infatti, i carabinieri della Com-pagnia di San Lorenzo dopoaverlo arrestato per rissa, nonsono riusciti a tradurre in car-cere tale Salvatore Spatola,trentanovenne palermitano diprofessione tatuatore, a causadella sua enorme mole che gliimpediva di entrare a bordo deimezzi dell’Arma.A seguito dell’impedimento percausa di forza maggiore, gli stessicarabinieri, nel pomeriggio del medesimo giorno, hanno eseguitol’ordine di carcerazione emesso dal giudice del Tribunale di Pa-lermo, che ha accolto l’istanza dei militari dell’arma, notificandoglila condanna ad otto mesi di detenzione domiciliare.

Troppo grasso per stare in carcere

L’uomo raffigurato nella foto si chiama GeorgeJolicur, di 38 anni, ed è riuscito ad evitare difinire in carcere per effetto del proprio peso di273 Kg.George Jolicur, come è facile immaginare, èamante della buona cucina e per appagare que-sta sua passione ha messo in atto per mesi unatruffa ai danni di ignari ristoratori.La truffa messa in atto dal gigantesco Georgeconsisteva nell’ordinare pasti luculliani nei mi-gliori ristoranti della città, mangiarne la mag-gior parte ed, infine, lamentarsi della qualità delcibo facendo riportare indietro dai camerieri larimanente quantità, per potersi poi rifiutare, intal modo, di pagare il conto.In un frangente, ad esempio, Big George ha or-dinato cinque enormi frullati e, dopo averne be-vuti due, ha convinto i gestori del locale che illatte era avariato al punto che, gli stessi, hannorinunciato a farsi pagare quelli consumati.Dopo tanti imbrogli riusciti, però, è scattatol’arresto dopo che Jolicur aveva consumatol’ennesimo pasto pantagruelico e rimandato in-dietro le ultime briciole. Il proprietario del locale, purtroppo per lui,non è caduto nel tranello e si è rifiutato di nonfar pagare il pasto all’uomo ricorrendo alle au-torità.Jolicur, residente a Sandford, in Florida, è riu-scito, però, ad evitare il carcere: è troppograsso e lo Stato della Florida ha deciso chemantenerlo dietro le sbarre costerebbe troppo,anche e soprattutto per le cure mediche di cuinecessita. George non ha potuto nemmeno partecipare alprocesso che lo ha visto imputato per truffa,perché anche i costi per portarlo davanti ad ungiudice sono stati ritenuti troppo alti. Alla finedella vicenda si è giunti ad un accordo cheha evitato il carcere a Big George in cambio delpagamento di una multa di circa 900 euro.

Detenuto messicano in fugaresta incastratotra le sbarre

Episodio surreale nelcarcere Valle Her-moso, Stato Tamauli-pas, Messico, doveRoberto Carrillo dete-nuto di quarantadueanni si è reso prota-gonista di un tentativodi evasione degnodelle migliori gags deiclassici cinepanettonidei fratelli Vanzina.

Carrilo, infatti, ha tentato la più classica delle fughe scavando il ca-nonico “buco” per uscire dalla cella. Purtroppo per lui, però, nellafretta di evadere ha calcolato male le misure oppure non ha avutola pazienza di portare a termine l’opera di perforazione ed è rimastoincastrato a metà strada.In effetti, il buco era stato realizzato tra il soffitto ed il cancello dellacella e Carrillo è rimasto bloccato a testa in giù proprio tra il soffittoe le sbarre.Non avendo altra scelta il maldestro detenuto ha dovuto chiedereaiuto ai poliziotti penitenziari che non hanno potuto far altro che ti-rarlo giù dalla scomoda posizione e rimetterlo in cella.F

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MET: attivi inuovi Servizi

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THCARD ITALIA (valida per i viaggi ovunque in Italia)

THCARD ROMA(valida per i viaggi a Roma e provincia)

LA THCARD INTERNATIONALCon la THCARD INTERNATIONAL è possi-bile viaggiare in tutto il mondo seguito econsigliato dagli operatori della centraletelefonica del MET. Telefonando al CallCenter è possibile richiedere i servizi me-dici, di cortesia ed i trasporti (ambulanza)realizzati dal MET e dai suoi fiduciari intutto il mondo.

LA THCARD ITALIACon la THCARD ITALIA è possibile viaggiarein tutto il territorio nazionale, comprese leisole, con il numero verde della centrale te-lefonica del MET, pronta ad attivare i servizimedici, anche domiciliari i servizi di cor-tesia ed i trasporti (ambulanza) realizzatidal MET e dalla sua rete fiduciaria.

LA THCARD ROMACon la THCARD ROMA passa i tuoi giorninella capitale sicuro ed informato attra-verso la centrale telefonica del MET. Rice-verai a richiesta i servizi medici, di cortesiaed i trasporti (ambulanza) realizzati dalMET e potrai accedere ai musei comunalicon sconti e percorsi preferenziali.

LA VALIDITA’La THCARD, valida in corso di viaggio, puòessere acquistata con le seguente fasce tem-porali: da 1 a 7 giorni continuativi;da 8 a 21 giorni continuativi;da 22 a 30 giorni continuativi;da 31 a 60 giorni continuativi;Per coloro che viaggiano frequentementeall’estero o in Italia è possibile attivare unaTHCARD valida 1 anno ed utilizzabile du-rante i viaggi effettuati, per un periodo mas-simo di 60 giorni, anche frazionato neltempo. E’ possibile effettuare il rinnovo dellaTHCARD alla scadenza del periodo di co-pertura, per l’ulteriore tempo di 60 giorni.

SERVIZI SANITARI:• accesso al Call Center MET multilingue,h24, 365 giorni all’anno, tramite numerounico dedicato:• numero verde per chiamate dall’Italia;• numero per chiamate dall’estero; • consulto medico telefonico, h24, 365giorni all’anno;• consulto telefonico con un medico spe-cialista in medicina tropicale e medicinadei viaggi per consulenze durante i viaggiin paesi tropicali o disagevoli;• invio di un medico generico e segnalazionedi medici specialisti in albergo o in casa;

• attivazione di ricoveri in clinica;• richiesta ed attivazione di ambulanza.

SERVIZI DI CORTESIA: • invio, su richiesta, delle InformazioniCliniche del paziente ai familiari o ai pro-pri medici;• recapito medicinali urgenti nelle areedove il servizio è attivato;• rimborso spese per il rientro del pazienteconvalescente;• rimborso spese per il rientro di un fami-liare o di persona indicata;• rimborso spese per il familiare accantoin caso di ricovero in ospedale;• rimborso spese per il prolungamento delsoggiorno in caso di malattia accertata;• rimborso spese per il rientro dei figli mi-nori, se presenti.

ULTERIORI SERVIZI:• rientro Sanitario con aereo di linea ba-rellato o aereo ambulanza, secondo la de-cisione dei responsabili del Call CenterMET;• trasporto della salma fino a € 5.200;Rimborso spese telefoniche fino a €100;• invio somme di denaro;• trasmissione messaggi urgenti;• interprete a disposizione;• attivazione del Servizio Legale per l’Infor-tunistica (pratiche legali per Infortunisticae Medicina Legale) e per rimborso perditabagagli e ritardo / cancellazione voli.

I RIMBORSI La THCARD SAPPE - ANPPe offre la coper-tura diretta del costo dei servizi di cortesiae inoltre consente la copertura diretta delleprestazioni sanitarie, realizzate tramite l’at-tivazione del Call Center medico del MET,fino al massimale stabilito.Le fasce di rimborso stabilite sono di:€ 2.500 (THCARD base)€ 10.000 (THCARD plus)• Rimborso Diretto delle Spese Medicheeffettuate attraverso la Travel Clinic MET, icui servizi vengono attivati per i possessoridella THCARD base, è così stabilito: Fino a € 2.50030

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

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Franchigia fissa: € 50 a sinistro per speseuguali o inferiori a € 50.• Rimborso Diretto delle Spese Medicheeffettuate attraverso la Travel Clinic MET, icui servizi vengono attivati per i possessoridella THCARD plus, è così stabilito: Fino a € 10.000Franchigia fissa: € 100 a sinistro per speseuguali o inferiori a € 100.• Rimborso per smarrimento bagaglio:fino a €. 1.000 (sono esclusi dalla coper-tura laptop, notebook, palmari, cellulari edapparati audiovisivi).

I PREZZI CONVENZIONATI CONSAPPE ed ANPPePer la THCARD base con rimborso fino a€ 2.500:da 1 a 7 giorni € 8

da 8 a 21 giorni € 14da 22 a 30 giorni € 18da 31 a 60 giorni * € 22*rinnovo per ulteriori 60gg. (continuativi) al costo di € 81 anno (utilizzabile in corso di viaggio, perun periodo massimo di 60 giorni fraziona-bili)** € 52 **rinnovo per ulteriori 60gg. (frazionabili) al costo di € 28

Per la THCARD plus con rimborso fino a€ 10.000:da 1 a 7 giorni € 14da 8 a 21 giorni € 24da 22 a 30 giorni € 30da 31 a 60 giorni * € 42* rinnovo per ulteriori 60gg. (continuativi) al costo di € 14 31

1 anno (utilizzabile in corso di viaggio, perun periodo massimo di 60 giorni frazio-nabili) ** € 78**rinnovo per ulteriori 60gg. (frazionabili) al costo di € 48

MODALITA’ DI ACQUISTOPotrai acquistare la THCARD SAPPE –ANPPe entrando nel sito web www.ce-smet.com, selezionando la sezione VEN-DITA THCARD, utilizzando il sistema dipagamento sicuro attraverso la carta dicredito, indicando nome e data di partenzadel tuo viaggio,Potrai anche telefonare al numero06.39030481 prenotando la THCARD efornendo nominativi dei viaggiatori e datadi partenza e di rientro del viaggio, ed ilnumero della carta di credito. F

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 173 - maggio 2010

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ambridge, settembre 1352.L’anno accademico sta per co-minciare e Matthew Bartholo-mew, docente di arte medica

presso il Michealhouse College, vorrebbededicare gli ultimi giorni liberi al com-pletamento della stesura di un trattatosulle febbri. In realtà, sembra che la città stessa sia inpreda a una violenta febbre: dopo alcuniaspri scontri tra gli studenti e la popola-zione locale – scontri fomentati da qual-cuno che agisce nell’ombra con unoscopo tanto preciso quanto misterioso –, viene ritrovato il cadavere di James Ken-zie, uno studente scozzese, al quale èstato sottratto un prezioso anello, pegnod’amore della giovane Dominica Lydgate. Ben presto la tensione a Cambridge rag-giunge il parossismo, anche perché,mentre si avviano le ricerche per trovarel’assassino di James, Dominica scomparesenza lasciar traccia. E neppure lo straordinario ritrovamentodi alcune ossa della mano del martireSimon d’Ambrey riesce a conciliare glianimi, anzi scatena una furibonda lottatra i college, ansiosi di accaparrarsi lareliquia e soprattutto il denaro dei pelle-grini che verranno a onorarla. L’unico che si sottrae alla frenesia collet-tiva è proprio Bar-tholomew che,scettico e perspi-cace come sempre,raccoglie con pa-zienza indizi e for-mula ipotesi. E sembra purel’unico a essersiaccorto che, nellamano scheletricadel sant’uomo, èstato infilato unanello identico aquello rubato...

Un grido squarcia il velo della notte. È un nome ripetuto ossessivamente perle strade di Praga da una voce disperata.Il nome di una vittima. È una bambina. È cristiana. Ed è stata sgozzata il Venerdìsanto del 1592. Il suo corpo dissanguato viene rin-venuto in una bottega ebraica. Be-nyamin Ben Akiva, quintoservitore del ghetto, si precipitasulla scena del crimine per farluce sull’accaduto, ma le cose simettono subito malissimo. La folla reclama a gran voce unapunizione esemplare che mettafine una volta per tutte alle sor-dide pratiche giudaiche: «Ognianno gli ebrei ammazzanoun cristiano per mescolarneil sangue al loro maledettopane pasquale».Il proprietario della bottega finisce in ca-

tene con l’accusa di omicidiorituale, mentre la moglie e lafiglia vengono affidate allecure del vescovo Stempfel,l’inquisitore appena giunto inBoemia per estirpare la mala-pianta della stregoneria. E questa volta nemmeno la pro-tezione dell’imperatore Rodolfosalverà gli ebrei dalla furia ven-dicatrice della popolazione cri-stiana. Benyamin ha solo tre giorni ditempo per trovare il vero colpe-vole e consegnarlo alle autorità,

altrimenti il ghetto sarà raso al suolo.Perché salvare la vita del bottegaio vuoldire salvare tutto il suo popolo. Le sueuniche armi sono la sottile arte del ragio-namento e la millenaria sapienza eredi-tata dai tanti rabbini che l’hannopreceduto. Ma nei meandri del ghetto siaggira una realtà ben più cruda dellospettro antisemita.

In quel posto incredibile che si chiamaStati Uniti esistono, fra le mille stranezze,due piccole città: si trovano in Coloradoe una si chiama Hope, l’altra, a pochi chi-lometri di distanza, si chiama Despair.Speranza e Disperazione: due oppo-

sti che non sem-brano crearealcun problemaa Jack Reacher,in fondo luivuole soltanto uncaffè prima di ri-mettersi in viag-gio. A Despair,però, nessunovuole stranieri tra ipiedi e Reacher siritrova prima incella, poi espulso. Per vederci chiaro,

per capire che cosa nasconda di cosìoscuro e minaccioso quel piccolo paesenel nulla, Reacher ha bisogno di un al-leato. Lo trova in una poliziotta di Hope, Vau-ghan, una donna tanto bella quanto de-terminata che, come lui, vuole scoprirela verità. E, forse, riuscire così a dare unsenso al dolore che la attanaglia... JackReacher non ha legami, non ha una casa,non ha particolari speranze ma non ènemmeno disperato, non ha un passatoe del futuro non si preoccupa mai. Ha però una debolezza, forse l’unica chepuò permettersi... Ma l’amore è un lusso,per chi non ha niente da perdere.

Susanna Gregory

LA RELIQUIA DI CAMBRIDGENORD Edizioni pagg. 426 - euro 18,00

Kenneth Wishnia

IL QUINTO SERVITORELONGANESI Edizioni pagg. 494 - euro 19,60

Lee Child

NIENTE DA PERDERELONGANESI Edizioni pagg. 406 - euro 19,60

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Max, Fang, Iggy, Nudge, Gasman e Angelsono stati le cavie di un esperimento ge-netico che ha mutato per sempre il loroDNA. Fuggiti dal laboratorio in cui sono cre-sciuti, e costantemente braccati dai lorostessi creatori, i ragazzi sono costretti acombattere non solo per se stessi, maanche per la salvezza del mondo intero...È la seconda volta che, a Max e al suogruppo di amici, viene offerta la possibi-lità di stabilirsi finalmente in una casa si-cura e di frequentare una scuola, propriocome tutti gli altri ragazzi della loro età.Ma, di nuovo, lo stormo è obbligato a ri-fiutare, perché la madre di Max – la suamamma naturale – è stata rapita da unfolle assassino, il cui obiettivo ultimo èscatenare una catastrofe ecologica suscala mondiale. I sei ragazzi accettano quindi di collabo-rare con la Marina degli Stati Uniti, inprima linea nella caccia all’uomo che stamettendo in pericolo la sopravvivenzadella Terra, ma scoprono che il lorocompito è spingersi là dove si nascondela fonte del male: negli abissi del-l’oceano. E può esserci qualcosa di più terroriz-zante – per individui che sono al novan-totto per cento umani e al due per centouccelli – del doversi avventurare in unmondo sconosciuto, gelido e oscurocome il mare?

Arriva in edizione economica un libro disuccesso. Che cosa è accaduto dopo lamorte di Gesù e com’è nata la religioneche da lui ha preso il nome? Fino a che

punto gli storici, esaminando fatti e testie prescindendo da ogni considerazionedi fede, possono ricostruire gli avveni-menti che hanno trasformato quel pro-feta umiliato, ucciso su un patiboloromano, nel fondatore di una delle piùgrandi religioni? Gesù non ha mai dettodi voler fondare una Chiesa che portasseil suo nome, né di dover morire per sa-nare con il suo sangue il peccato diAdamo ed Eva, ristabilendo l’alleanza traDio e gli uomini. Non ha mai detto di es-sere nato da una vergine che lo avevaconcepito per intervento di un dio. Dadove viene allora tutto il complesso ap-parato di norme, cariche, vestimenti, li-turgie, formule, che caratterizza laChiesa che a lui si richiama? Corrado Au-gias si confronta e dialoga sulla storia delcristianesimo delle origini con lo stu-dioso Remo Cacitti. Una complessa av-ventura umana che ha il suo punto disvolta nella figura dell’imperatore Co-stantino, il primo a trasformare il cristia-nesimo in uno strumento di potere,opera che sarà poi completata, al ter-mine del IV secolo, da un altro impera-tore, Teodosio, che lo renderà religioneimperiale. Grazie a questa documentataricostruzione, si giunge a comprendereperché la fede cristiana, che inizialmente

a cura diErremme

James Patterson

MAXNORD Edizioni pagg. 288 - euro 16,60

era soltanto una corrente minoritaria delgiudaismo, sia riuscita a sopravvivere peroltre venti secoli e a imporsi come unadelle religioni più diffuse sull’intero pia-neta.

Ha trascinato la ragazza in uno scanti-nato, l’ha legata e l’ha lasciata al buio,senza acqua né cibo. Ora deve soltanto aspettare che muoia.Nessuno verrà a salvarla, perché nessunosa che è scomparsa. Chi mai si pre-occuperebbeper un’amicache non vededa qualchegiorno, ma cherisponde rego-larmente agliSMS e alle e-mail? Chi po-trebbe maicredere chequei mes-saggi rassi-curanti sonoinvece le provocazioni di uno spietato as-sassino? Sam Currie è un detective, Dave Lewis èun giornalista. Li unisce lo strazio insa-nabile per la morte violenta di ciò cheavevano di più caro al mondo: un figlioper Sam, il fratello minore per Dave. Ma li unisce anche la disperazione natadalla consapevolezza di non aver fattonulla per impedire quella morte. Sono due uomini inutili, che non hannoniente da perdere e che si ritrovano, perstrade diverse, ad affrontare il serial kil-ler, armati solo delle cicatrici del passatoe della speranza di potersi finalmente re-dimere. Ma, per farlo, dovranno prima scenderea patti con la loro coscienza che, impla-cabile, ripete la stessa accusa rivoltadall’assassino ai parenti delle vittime: Tu l’hai lasciata morire...

Corrado Augias, Remo Cacitti

INCHIESTA SULCRISTIANESIMOBIBLIOTECA REPUBBLICApagg. 276 - euro 9,90

Steve Mosby

NESSUNO VERRA’NORD Edizioni pagg. 360 - euro 18,60

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Lettera alla Redazione

pett.le Redazione, vorrei porreil seguente quesito sulle pen-sioni.

Come è noto la riforma della pensioniprevede tre sistemi di calcolo: retribu-tivo, misto e contributivo.La legge 335 del 1995, prevede per l’ac-cesso al sistema retributivo 18 anni dicontributi al 31/12/1995.Per gli appartenenti alle Forze di poliziaè stato emanato il decreto legislativo n.165 del 1997.

Sulla questione pongo tre domande, laprima: • Anche per gli appartenenti alle Forze dipolizia l’anzianità contributiva di almenodiciotto anni, per liquidazione della pen-sione con il sistema retributivo, deve es-sere posseduto al 31/12/1995 (qualcunoad esempio sostiene che deve essere pos-seduta al 31/12/97). Qual è il riferimentonormativo?

• La seconda: Ai fini del calcolo dell’an-zianità contributiva si conteggiano anchegli aumenti quinquennali per cui con 15anni di effettivo servizio e i 3 anni di au-mento si raggiunge la soglia prevista.

• La terza: I periodi di lavoro all’esterocontribuiscono al raggiungimento del-

l’anzianità contributiva dei 18 anni perl’accesso al sistema retributivo .

Lettera firmata

La Legge di riferimento è la cosidetta“Dini” del’8 agosto 1995, n. 335. Questa prevede che al 31/12/1995 sidebba essere in possesso di 18 anni dicontribuzione.Quindi almeno 15 anni di servizio piùi tre anni di riscatto. Valgono ai fini del raggiungimentodell’anzianità contributiva dei 18anni anche i periodi di lavoro al-l’estero se riscattati.Per ulteriori approfondimenti contattil’ANPPe (06.3975029).

La Redazione

© 2010 Caputi &

De Blasis

IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

NON C’E’PEGGIOR SORDO...

VA BENE CAPUTO, PUOI SMONTARE

MEZZ’ORA PRIMA OGGI

POMERIGGIO...

COMANDANTE, MA È POSSIBILE CHE IO NON VENGA MAI ASCOLTATODA NESSUNO... È FRUSTRANTE PARLARE E NON VENIRE ASCOLTATO...

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Sappe: la forza nelle radici.

radici salde e profondesostengono

gli alberi piu’ grandi.

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