Pineroloindialogo dicembre2015

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1 Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni IN DIALOGO .it Pinerolo: facciamo benchmarking territoriale? Anno 6, Dicembre 2015 Dibattito sul futuro di Pinerolo / 4 Isa Demaria di Legambiente: La città e il patrimonio ambientale n. 12 Luigi Cargnano, M5Stelle: “Prima il programma, poi il candidato sindaco” Riccardo Ru- diero: «In zona San Michele c’era una volta una cartiera...»

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N.12 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

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Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo - d i r.Antonio Denanni

INDIALOGO.it

Pinerolo:facciamo

benchmarkingterritoriale?

Anno 6, Dicembre 2015

Dibattito sul futuro di Pinerolo / 4 Isa Demaria di Legambiente: La città e il patrimonio ambientale

n. 12

Luigi Cargnano, M5Stelle: “Prima il programma, poi il candidato sindaco”

Riccardo Ru-diero: «In zona

San Michele c’era una volta una cartiera...»

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22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

www.memoro.org

La Banca della Memoria Un database per raccogliere i ricordi

Nasce nel 2008 dall’idea di un gruppo di giovani torinesi e poco per volta inizia a farsi conoscere anche fuori dall’Italia, aprendo sedi in tutto il mondo: si chiama Memoro, meglio conosciuta come Banca della Memoria. Il progetto no profit coinvolge chiunque abbia desiderio di mantenere viva la memoria su determinati fatti o situazioni e fornisce un database consultabile da tutti sul sito internet www.memoro.org e su YouTube.L’obiettivo è archiviare video e audio di persone nate prima del 1950 per raccogliere ogni tipo di testimonianza: racconti di avvenimenti storici, aneddoti personali, consigli, ricordi di infanzia... Ciò che conta è non dimenticare.I media utilizzati – video, audio, internet – sono quelli che, a parare degli ideatori, meglio si prestano a trattenere il ricordo originale, in maniera più pura possibile, conservando

e riproducendo sfumature nel tono di voce, nell’espressione, nella gestualità. Tutti elementi che contribuiscono a fornire un quadro completo del ricordo e a ricreare l’emozione di un determinato momento. Non ci sono requisiti speciali per accedere al progetto, chiunque può diventare cercatore di memoria: basta munirsi di fotocamera, cellulare o registratore e intervistare una persona nata prima degli anni Cinquanta. La testimonianza raccolta quindi, dopo essere stata valutata dalla redazione, sarà caricata sulla piattaforma apposita e potrà essere visionata o ascoltata dagli altri utenti.Diverse sono le tematiche ma l’obiettivo rimane uno solo: creare valore culturale. Non dimenticare, infatti, significa perpetuare ricordi che altrimenti andrebbero persi, mantenendo viva l’attenzione su eventi, usanze, abitudini.

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Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

S o m m a r i o

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PINEROLO / INDIALOGO.it.

DIreTTore reSpoNSABILeAntonio Denanni Collaborano: emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusil-lo, Gabriella Bruzzone, Andrea obiso, Andrea Bruno, Chiara Gal-lo, Cristiano roasio, Nadia Fenoglio, Giulia pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Con la partecipazione di elvio Fassone

phoTo: Giacomo Denanni, Andrea Costa, Lara FantoneIndialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - ed. Associazione Culturale onda d’Urto onlusreDAzIoNeTel. 0121397226 - e-mail: [email protected]: Servizi Grafici, Bricherasio

|Pinerolo: benchmarking! Anni fa mi è capitato di visitare i laboratori di ricerca della Indesit dove ho visto in funzione con mia meraviglia gli elettrodomestici delle principali marche mondiali invece che i propri. “Stiamo stu-diando le caratteristiche, i pregi e i difetti dei con-correnti per migliorare i nostri prodotti “ mi dissero. Stavano facendo quello che in termini tecnici si chiama benchmarking, un lavoro di comparazione e di studio di prodotti concorrenti per migliorare i propri, una pratica usuale nelle aziende. Da un po’ di anni il benchmarking è diventato usuale anche nelle amministrazioni pubbliche per misurare, in comparazione con altre città, i servizi erogati e la pianificazione del territorio. e se facessimo del benchmarking anche a pine-rolo, non solo per confrontare i servizi offerti con quelli di altre città, ma anche per programmare il nostro territorio, in particolare in questo periodo preelettorale nel quale si stanno preparando i pro-grammi per il prossimo quinquennio? Un po’ di aria nuova non farebbe che bene! Fare benchmarking naturalmente richiede la voglia di studiare, di uscire dal chiacchiericcio quotidiano, di fare ricerca, di andare a vedere cosa hanno fatto altre città come la nostra per emergere e innovar-si, per valorizzare il capitale umano, per sfruttare le proprie potenzialità, ecc. Insomma richiede la voglia di uscire dal proprio provincialismo, dal fer-marsi all’articolo del giornale locale o al dibattito della cultura casalinga. richiede di andare a cercare per il mondo gli esempi virtuosi e coglierne il meglio per la propria città (come ha fatto Torino nel 2002) Insomma richiede una grande voglia di uscire dal localismo che ci soffoca andando con lo sguardo oltre i confini del territorio, ben oltre quelli della vicina Saluzzo. Antonio Denanni

2 Buone News a

4 Dibattito sul futuro di pinerolo/ 4 il nostro patrimonio ambientale

6 Politica giovane young intervista a luigi Carignano, m5s

8 Urbanistica & Architettura C’era una volta una Cartiera

10 Lettere al giornale generazione “bataClan” e oltre

11 Uomini del Pinerolese m. marChiando paCChiola e l’arte 12 Vita pinerolese il CirColo sCherma pinerolese: 30 anni

13 Visibili & Invisibili amnesty: i venerdì di raif badawi

13 Tecnologia & Innovazioni la seConda vita dei pneumatiCi 14 Giovani & Lavoro la grande opportunità dei bandi

15 Tutto Bandi i bandi del mese di diCembre

16 Giovani & Animazione poesia e sCritti agli adulti

17 Teatro il visitatore

18 Per Mostre e Musei il ritorno di Caravaggio e i CaravaggesChi

19 Storiae le avventure del grande Campo

20 Officinedelsuono pika palindromo

21 Cose dell’altromondo transumanza e violenza sulle donne Cineforum 2015/16

23 Viaggiare i luoghi dei maya

24 Amici di Pinerolo Indialogo

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Proseguono gli interventi sul futuro di Pinerolo e sulle sue risorse da valorizzare (nella stesura dei prossimi programmi elettorali!): la prima risorsa, dopo quella umana, è quella naturale. Interviene la presidente di Legambiente di Pinerolo, Isa Demaria. AD

Mi è spesso capitato, arrivando a pinerolo da fuori ed osservandola come farebbe un viaggiatore capitatovi casualmente, di pensare che la città è veramente collocata in una splendida posizione, ai piedi di una corona di montagne, di fronte ad una fertile pianura, allo sbocco di valli che garantiscono buona ventilazione e poca nebbia. La natura è stata ed è benigna con la nostra città, le fornisce tra l’altro acqua di ottima qualità e sapore, un elevato numero di giorni di sole ogni anno, un clima tendenzialmente mite, innumerevoli possibilità di camminare nel verde, in collina o in montagna. Gli uomini non sempre hanno saputo apprezzare adeguatamente questi doni e mostrare in cambio cura e attenzione per l’ambiente che li circonda. Lo si nota fin dalla prima occhiata vedendo come la città abbia avuto, soprattutto negli ultimi decenni, una espansione piuttosto disordinata, disomogenea e poco aggraziata come tipologia di costruzioni (basti il confronto tra San Maurizio ed il grattacielo o tra le zone medioevali oppure ottocentesche ed alcune delle urbanizzazioni recenti). Una pinerolo che ripensi il suo futuro anche valorizzando la sua bella collocazione ambientale deve dunque in primo luogo

darsi nuove regole urbanistiche, un nuovo piano regolatore che, vista la sostanziale stabilità della popolazione residente, fermi altre cementificazioni di suolo ancora verde, potenzi la riqualificazione, anche energetica, del patrimonio edilizio esistente e promuova la ristrutturazione e la risistemazione delle aree oggi in degrado esistenti anche in centro città (si pensi alla Turk o all’ antico collegio dei Gesuiti..). Sempre entrando in città si vede da un lato l’impianto ACeA dove viene efficacemente trattata e recuperata buona parte dei rifiuti organici da noi prodotti, dall’ altro lato della circonvallazione si nota però la crescente collina della discarica e si può anche vedere, a lato delle grandi vie di accesso, una quantità significativa di plastiche e altri rifiuti abbandonati. Anche per quanto riguarda i rifiuti occorre dunque che pinerolo faccia qualche sforzo in più. Non solo dobbiamo aumentare la percentuale di raccolta differenziata oggi sostanzialmente ferma attorno al 50% (avviando, almeno sperimentalmente in qualche quartiere, la raccolta “porta a porta”, ad esempio) ma deve crescere il senso di responsabilità di tutti noi nei confronti dell’ambiente che ci circonda, anche quello del marciapiede o del viale sotto casa. Anche la intensa circolazione atmosferica garantita dalla posizione allo sbocco delle valli non basta poi a garantirci una buona qualità dell’aria che respiriamo. ogni anno gli “sforamenti” dei parametri di accettabilità , misurati dall’ ArpA, anche se non altissimi

Il nostro patrimonio ambientale

«Pinerolo è veramente collocata in una splendida posizione, con un clima mite»

«Siamo da sempre convinti che cultura e bellezza siano non solo risorse di attrazione turistica, ma elementi di benessere, capaci di produrre buona economia ed anche crescita di coscienza civica»

prIMo pIANoDibattito sul futuro di pinerolo /4

di Isa Demaria, presidente di Legambiente pinerolo

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5Isa Demaria: «pinerolo: ha una collocazione ambientale da valorizzare»

sono tuttavia decisamente troppi. Una delle cause va rintracciata sicuramente nel traffico intenso che attraversa pinerolo, soprattutto nelle sue zone centrali : centinaia di autobus ogni giorno percorrono Corso Torino , spesso senza farvi neppure sosta , ed anche il numero di spostamenti in automobile è rilevante. occorre dunque a nostro avviso elaborare un adeguato “piano per una mobilità sostenibile” (come richiesto anche dall’ associazione Salvaciclisti) piano che comprenda la rinascita della ferrovia per la Val pellice, lo spostamento sulla circonvallazione del percorso per gli autobus che non hanno fermate in centro, l’incentivazione delle piste e dei percorsi ciclabili, la moderazione della velocità nel centro urbano e in tutte le aree residenziali, l’identificazione di opportune aree di parcheggio fuori dal centro ed una corrispondente opportunità di “trasporto urbano leggero”. Una realtà che invece non si vede ad occhio nudo ma è importante nella valutazione della qualità ambientale della nostra città sono i suoi consumi energetici. Anche noi dobbiamo fare la nostra parte per limitare l’uso di energia fossile e di conseguenza le emissioni in atmosfera ed i conseguenti cambiamenti climatici. essenziale è la riqualificazione del nostro patrimonio edilizio, visto che per scaldare e illuminare gli edifici oggi consumiamo più del doppio del necessario. oggi poi le nuove tecnologie ci offrono numerosi strumenti per produrre energia «pulita» e per meglio conoscere la dinamica dei nostri consumi rendendo così possibile limitarli e risparmiare, anche per quello che attiene ad esempio l’illuminazione pubblica. Infine pinerolo dovrebbe meglio valorizzare tre fattori decisivi per la qualità non solo della sua immagine, ma della vita dei suoi cittadini: il suo patrimonio storico/artistico/culturale, la buona agricoltura , le montagne. Siamo da sempre convinti che cultura e

bellezza siano non solo risorse di attrazione turistica, ma elementi di benessere, capaci di produrre buona economia ed anche crescita di coscienza civica. per questo riteniamo necessario che la città si impegni per il recupero dei beni architettonici esistenti in pinerolo (es. la Cappella di Santa Lucia, il cosiddetto “palazzo Acaia”.....), valorizzi meglio l’esistente (completamento della sistemazione museale di palazzo Vittone, Civico Istituto musicale.....), progetti in modo innovativo e partecipato la creazione nella Caserma Bochard di una moderna “piazza dei saperi”, con una nuova ed efficiente biblioteca, servizi informativi e turistici, istituzioni e spazi culturali/ricreativi sia pubblici che privati. Importante sarà anche dare il giusto valore alla cintura agricola pinerolese, una realtà capace di fornire prodotti “del territorio” e di buona qualità, che va però messa in condizione di lavorare al meglio, fornendole servizi ed opportunità di qualificazione sempre maggiore e creando spazi adeguati e certificati di commercializzazione. Crediamo infine che le nostre montagne possano essere sempre di più uno spazio di svago e benessere sia per noi che per un ampio numero di turisti, creando anche nuove opportunità di economia e lavoro per i residenti, a condizione che alle valli siano garantiti adeguati servizi (dai trasporti, alla sanità, alla connessione telematica) e che crescano le proposte di fruizione sostenibile (meno auto e moto, più biciclette, cavalli e scarponi, niente eliski e tanti percorsi storico/culturali) per un pubblico che vuole godere la bellezza della montagna senza rovinarne l’ambiente. per pinerolo, come per l’ Italia e per la Terra che ci ospita, il futuro potrà essere buono e desiderabile solo se sapremo trovare un equilibrio tra le nostra attività e la natura che ci circonda, accettando i limiti che le risorse e l’ambiente ci indicano. Isa Demaria, presidente Circolo Legambiente pinerolo

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Luigi Carignano è il nuovo consigliere comunale del Movimento 5 Stelle subentrato in Consiglio comunale a Luca Salvai. Luigi, informatico, ha già collaborato con noi scrivendo sull’importanza della banda larga per il rilancio del territorio (cfr. pinerolo Indialogo, n.10/ 2012). Lo incontriamo per capire cosa bolle in pentola per le prossime amministrative tra i 5Stelle.

Raccontaci innazitutto delle tue impressioni sulla politica in città vista dal Palazzo. La politica vista dal palazzo è più complicata di quello che sembra da fuori. Spesso si criticano le scelte dell’amministrazione perché non si conoscono le dinamiche che portano a quelle scelte e quindi una cosa che farebbe bene a tutti sarebbe quella di entrare a far parte dell’amministrazione. Un’altra cosa che mi sento di affermare è il grande impegno di tempo che è richiesto per fare bene il lavoro di consigliere (leggere gli atti, informarsi ecc.). oltre a questo grava sul mio impegno anche quello di presidente della Commissione bilancio, che per diritto spetta alla minoranza. Un giudizio sull’attuale amministrazione? A questa amministrazione faccio due critiche fondamentali: una che non ha una visione d’insieme, sembra che si ragioni e si decida a compartimenti stagni. La seconda, legata alla prima, è che c’è stata della

inattività nelle scelte sul futuro, non ci sono state delle scelte in quale direzioni andare, che cosa si vuole far diventare pinerolo. Da questo punto di vista questa amministrazione ha perso cinque anni.Che cosa ti riproponi per questi 5-6 mesi che

rimangono? Una cosa che mi piacerebbe portare a termine e che abbiamo proposto noi del Movimento 5 stelle con Sel ed altri è il regolamento sull’istituto di partecipazione, che vuol dire istituire anche a pinerolo come in altre città la possibilità di fare referendum propositivi o abrogativi, attraverso la raccolta firme ed altre regole. Questo

per avvicinare di più la politica ai cittadini e fare in modo che le scelte non siano cadute dall’alto, ma partecipate. Insieme a questo vi è il bilancio partecipativo, dove ogni anno l’amministrazione mette a disposizione una quota del bilancio, che viene decisa dai cittadini, attraverso il coinvolgimento, la presentazione di proposte, ecc.Veniamo alle prossime elezioni amministrative. Avete già individuato un potenziale candidato, lo designerete via web? Non ci saranno delle votazioni online, per le comunali non è necessario. Noi usciremo a breve con il candidato sindaco, nel giro di

Il neoconsigliere 5Stelle Luigi Carignano

«Noi prima decidiamo in modo collettivo il programma e poi il candidato sindaco»«A questa amministrazione faccio due critiche fondamentali: una che non ha una visione d’insieme, sembra che si ragioni e si decida a compartimenti stagni. Due, non ci sono idee in quale direzione andare. Da questo punto di vista si sono persi cinque anni»

politica giovane youngIN CITTà

A. Denanni per la rubrica di emanuele Sacchetto

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poche settimane. Il programma invece lo avete già definito? per ora abbiamo dei gruppi di lavoro sul programma elettorale, non solo con gli attivisti. Stiamo ascoltando anche persone esterne della società civile, delle associazioni, del volontariato... competenti nei vari settori per sentire le loro opinioni su varie tematiche della città. Questo lavoro preliminare si collega anche ai candidati che saranno in lista, che saranno tra quelli che partecipano alla stesura del programma: prima la stesura del programma condiviso e poi le candidature. Una cosa diversa da quella degli altri partiti, dove prima si scelgono le persone e poi si fanno i programmi: noi facciamo all’inverso.Il Mov5S ha aperto le candidature anche agli esterni, avete avuto molte richieste? In questi anni abbiamo acquisito più c o m p e t e n z e anche all’interno, però abbiamo ancora bisogno della consulenza di professionisti esterni al movimento. Le persone che saranno in lista saranno però solo persone che conosciamo del movimento; per la stesura del programma invece accettiamo la partecipazione e il consiglio di tutti. per gli assessorati siamo aperti al contributo di tecnici ed esperti nelle varie discipline dove occorrono competenze, già ora stiamo cercando di individuare persone disponibili.Spesso i partiti guardano solo a se stessi e non si rendono conto che fuori ci sono persone più brave di loro.Quali sono per voi del Movimento 5 Stelle le priorità per questa nostra città? Io penso innanzitutto alla qualità della vita per i cittadini pinerolesi, a incominciare dalla viabilità, che è diventata un grosso problema per pinerolo (non solo per le buche); poi

metterei in campo tutte le azioni necessarie per rilanciare il piccolo commercio in centro, e qui mi collego al centro storico che è da valorizzare. e con queste tutte le altre piccole cose. Abbiamo anche obiettivi più ambiziosi, però prima di metterli in campo preferiamo partire da queste cose ordinarie da sistemare. I grandi temi come la Bochard, la Scuola di Cavalleria, ecc. verranno a seguire.La prima cosa che affronterete in caso di vittoria alle prossime amministrative? poichè in futuro ci saranno sempre meno risorse, la prima cosa che faremo sarà di capire se ci sono sprechi, poi sempre nell’ottica del risparmio punteremo a informatizzare completamente la macchina comunale. Tutto questo permetterebbe di liberare delle risorse per fare altre cose.Qualcuno in città sostiene che l’elezione del

prossimo sindaco sarà soprattutto una competizione tra PD e Movimento 5Stelle. Pensate di vincere? Stando ai sondaggi nazionali, che per esperienza si confermano anche a livello locale, pare che sia questo lo scenario. Naturalmente questo dipende dai cittadini. Noi sicuramente

ci impegneremo per vincere e stiamo approntando una squadra per questo. Siamo comunque convinti che andremo bene. Confidiamo anche sui problemi interni degli altri competitors che noi non abbiamo. Un’ultima domanda sulla banda larga per la quale tu ci avevi già fatto un articolo rispetto ad allora (ottobre 2012), il problema è rimasto irrisolto, il cavo è ancora fermo alla rotonda della porporata (ora la Telecom si sta muovendo con energie proprie). Anche qui come in altri campi (scuola universitaria, tribunale) si è rimasti incapaci di prevedere e programmare.

«La prima cosa che faremo, in caso di vittoria, sarà di individuare e tagliare gli sprechi»

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C’era una volta una cartiera che, insieme ad altre tre, costituiva uno dei motivi di orgoglio e di prestigio di cui pinerolo godeva nel piemonte antico e moderno. Inizio di una storia? potrebbe esserlo. Se così fosse, saremmo pronti ad aspettarci un bel lieto fine. eppure, come oramai ci hanno abituato le fiabe moderne, questo è ancora tutto da vedere! Infatti la cartiera in questione che, come le altre, si trova nella località conosciuta come “dei Battitori da Carta” (nome piuttosto eloquente con cui era conosciuta l’attuale zona di San Michele), purtroppo rischia moltissimo: in nome di una “rigenerazione urbanistica” – la stessa, famigerata, che ci ha lasciato in eredità una spianata di terra al posto della fabbrica elettrodi della Società Talco Grafite Val Chisone e dell’antico mulino di San Giovanni, in via Vigone, a ridosso della ferrovia – potrebbe essere destinata al totale abbattimento. Non c’è da stupirsi: è un edificio vecchio, malsano, improduttivo. eppure, se c’è qualcosa che ci è stato detto fin da bambini, proprio da coloro i quali ci cullavano solleticando la nostra fantasia, dai vecchi saggi c’è molto da imparare. Bisogna saperli ascoltare. e anche la cartiera in questione ha molto da dirci!essa sorgeva lungo il ramo destro della biforcazione del canale Moirano – grande propulsore dell’industria cittadina fin dal Medioevo – in fondo a via Gorizia, e fu impiantata da un mastro saviglianese a fine XIV secolo. La fiorente industria della carta pinerolese fu sempre monopolio quasi esclusivamente privato e, grazie a un’imprenditoria abile e lungimirante, era una macchina ben congeniata che dava lavoro a molte persone (oltre a rimpinguare le tasche dell’amministrazione locale

attraverso la tassazione sugli edifici industriali e sull’affitto dell’acqua del Moirano). Tanto abili erano i mastri cartai pinerolesi che i loro prodotti non servivano esclusivamente per soddisfare il fabbisogno locale, ma anche estero, con l’esportazione che talvolta passava addirittura dai porti di Genova e Savona. Lo stabilimento di via Gorizia non fece eccezione e, passando di proprietario in proprietario, giunse ad essere nelle disponibilità della contessa rosa Maffei di Boglio (tra il 1776 e il 1834), ricordata dai pinerolesi per aver acquistato, con spirito di pietà cristiana al fine di scongiurarne la demolizione, lo stabile già convento di San Francesco, attuale sede delle suore di San Giuseppe. La fabbrica produsse la sua pregiata carta fino al 1869, quando venne convertita per le lavorazioni laniere, attività ben più remunerativa in una stagione di cambi epocali legati all’industria. Nello stesso periodo, praticamente tutte le altre cartiere subirono la stessa trasformazione, e com’è andata a finire lo sappiamo tutti: infatti oggi a pinerolo non ne rimane che una, quella dei signori Cassina. Come se non bastasse, allo stesso modo non resta più neppure uno degli stabilimenti tessili, costretti a chiudere nella seconda metà del XX secolo a causa della concorrenza proveniente dall’Asia. Tornando allo stabilimento di via Gorizia, può certamente dirsi che la sorte non fu delicata con esso: nel 1922 subì un grave incendio che lo distrusse in gran parte, e tutti i macchinari vennero spostati altrove. Quando nel 1937 cambiò di proprietà, la scelta fu quella di non ricostruirlo, bensì di edificare un capannone ex novo poco distante, e di recuperare del vecchio edificio solo una

A Pinerolo in zona San Michele C’era una volta una cartiera...

In località “dei Battitori da Carta”, risalente a fine XIV sec. rischia di essere abbattuta per una “rigenerazione urbanistica”!

Urbanistica & Architettura 8

di riccardo rudiero e Marco CallieroTerrITorIo

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piccola percentuale a fini residenziali. Nel 1960 la produzione cessò definitivamente e il complesso venne affittato alla Società del parco, che utilizzò gli spazi per l’allevamento, l’esposizione e la vendita di animali. A metà degli anni Novanta l’attività della Società si spostò in Val Lemina, e questa dismissione lasciò in eredità alla città ciò che vediamo tutt’oggi: la parte bruciata su via Gorizia è praticamente in rovina, mentre le porzioni ancora in piedi sono il cascinale che affaccia sul cortile interno e il capannone industriale scoperchiato. orbene, a fronte di questa lunga (e travagliata) vicenda, l’unica idea per recuperare un importante pezzo di storia della nostra già martoriata città (ci si vuol dimenticare, nel novero degli scempi, la caserma del Vauban abbattuta nel 1960 per far spazio al parcheggio di piazza Terzo Alpini?) è la sua totale demolizione? È vero, l’area è al momento fortemente

degradata, e qualcosa bisognerà pur fare. e perseguire la riconversione di una porzione di territorio già edificato, salvaguardando quelle libere con altra destinazione d’uso è cosa saggia e apprezzabile, un ottimo punto di partenza. Tuttavia le dinamiche odierne, tra cui gran peso ha quella economica, spesso fanno perdere di vista – e questo è un grosso rischio – i valori storici e culturali che in modo più o meno evidente attraversano le varie epoche. Lo sanno i tanti appassionati di storia locale, che al patrimonio di pinerolo dedicano tempo e fatica. Lo sanno le associazioni come Italia Nostra, da sempre attive (e reattive) per preservare quanto di culturalmente importante sorge sul nostro territorio. e, prima di tutto, lo sapeva bene la contessa rosa Maffei, che a suo tempo tutelò l’ex convento di San Francesco in pinerolo, facendolo così giungere intatto a noi. ora si tratterebbe di seguire il suo esempio, e a nostra volta preservare, per riconoscenza, la sua cartiera.

«L’unica idea per recuperare un pezzo di storia della nostra già martoriata città è la sua totale demolizione?»

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Fino a non molto tempo fa era uso che se un forestiero entrava in un paese o in un centro abitato di piccole dimensioni, spesso gli si avvicinava una persona del posto, che, con l’aria di voler fare quattro chiacchiere di benvenuto, gli chiedeva se cercava qualcuno, se aveva bisogno di aiuto o se gli era utile qualche indicazione. e nel contempo, sempre con fare amichevole, gli chiedeva da dove veniva, che mestiere faceva, di chi era figlio se giovane, e simili bonarie informazioni, che non infastidivano nessuno perché facevano parte del costume. Qualcosa di simile avveniva nei quartieri più omogenei delle città. Sembra cosa dei secoli passati, ma era usanza tranquilla sino a due o tre generazioni fa: la prima applicazione di un utile mix tra una rudimentale solidarietà e un leggero controllo sociale, in un costume che considerava estraneo chi vivesse anche solo a quattro chilometri di distanza. La mobilità sociale ha reso impercettibile la mescolanza fra gli individui prossimi, e per l’effetto è scomparsa quell’usanza. Ma un nuovo trauma da integrazione si è posto, questa volta con costi pesanti, in conseguenza delle migrazioni interne degli anni ‘50 e ‘60: sembrava una cosa intollerabile, invece a qualche distanza di tempo ne godiamo i frutti positivi. Un terzo rimescolamento, non solo fra individui ma tra appartenenti a popoli diversi, si è poi verificato ad opera della “generazione erasmus” e della lenta marcia verso l’europa. Migliaia di giovani non solo si muovono disinvoltamente tra i vari Stati e trascorrono in essi segmenti della loro vita, ma scelgono partners di altra nazionalità, fondano famiglie multi-stato, intrecciano culture e abitudini, sebbene con taluno di questi altri popoli abbiamo anche combattuto guerre sanguinose. Fino ad ora queste contaminazioni sono state assorbite senza troppa fatica, perché le prime erano innocue, le seconde portavano vantaggi, la terza è stata ed è volontaria e gioiosa. oggi siamo chiamati ad un nuovo melting più impegnativo dei precedenti, per varie ragioni: perché la convivenza si sta instaurando con etnie culture e religioni molto lontane da noi; perché questa mescolanza ci è imposta e non è scelta; e soprattutto perché una quota di questo nuovo “prossimo”

ha comportamenti aggressivi e propositi di sopraffazione radicale (“con le vostre leggi vi invaderemo, con le nostre vi domineremo”). L’atteggiamento più istintivo è quello della contrapposizione: dopo i ripetuti choc di parigi e simili, i richiami alla tolleranza sembrano prediche di anime belle. e tuttavia le grandi maree della storia non si possono arginare con la diga di una violenza simmetrica. La “generazione Bataclan” ha la responsabilità non tanto di predicare quanto di inventare una vera cultura della convivenza e dell’ibridazione: ma non da sola, bensì accompagnata da quello sguardo lungo che dovrebbe essere la vera nobiltà della politica. Questo significa crescere all’ombra di nuovi modi di pensare, nei quali la flessibilità non è solo più il verbo della produzione ma l’abito della mente; si-gnifica disseminare l’occidente di luoghi istituzionali di convivenza e di conoscenza reciproca, nei quali lo

scambio non è un fatto di fol-klore e di buone maniere, ma apprendimento di come molti sono i modi di stare nel mondo. In questa revisione del modo di essere (che per certi aspetti ricorda la rivoluzione culturale dell’illuminismo, dalla quale è discesa la vera etica universale della modernità) ogni angolo della nostra terra di approdo può e deve diventare scuola e palestra di umanità nuova.

e’ difficile credere che saranno i bombardamenti a porre un freno alle atrocità del Califfato; molto più efficace sarà il prosciugare le cause reali dell’aggressività, il dare vita a una moltitudine di segni visibili, alle case della convivenza, alle scuole dell’anima, ai mille luoghi nei quali la nota risposta di einstein (“razza?”: “umana”) non sarà solo una citazione da convegno, ma un modo reale di vivere. (A proposito: non si era auspicato, proprio su queste pagine, che l’annosa questione della destinazione della ex caserma Bochard offrisse una buona opportunità in questa direzione? e non sarebbe una decisione illuminata il fare di essa un capitolo della declamata “prospettiva metropolitana” e dei piani strategici che tanto tanto ci affascinano? Se persino la storia si muove a suggerire, è un vero peccato non ascoltare).

Lettere al giornale di elvio Fassone

pINeroLo

Generazione “Bataclan”, e oltre

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11SoCIeTà

Uomini del pinerolese a cura di Sara Nosenzo

Mario Marchiando pacchiola, una vita nella scuola come insegnante di Storia dell’Arte e un’altra vita come critico d’arte e organizzatore di mostre, direttore del Museo Diocesano, della pinacoteca e tanto altro ancora. Ci racconta un po’ di sé per i più giovani che forse non la conoscono? per cominciare sono un pinerolese doc: nato a pinerolo, via del Duomo dove è nato il Galup! Sono stato lì fino a 11 anni poi ci siamo spostati verso la periferia. ho frequentato il Liceo Artistico all’Accademia Albertina, da pendolare, quando si accettavano 25 ragazzi e 25 ragazze. eravamo tutti assetati di mostre artistiche e coi miei compagni si è creato un solido rapporto di amicizia. Sono una persona molto aperta al dialogo anche se sono partito con una grande timidezza: a 11 anni, i Salesiani di Torino mi affidarono una poesia da recitare sul palco a memoria. Mi mancò l’attacco e rimasi muto. Quella poesia mancata mi servì molto e la ricordo come momento positivo perché mi spronò ad esprimermi e a smettere di essere impacciato, “genà”. Studiare all’Accademia per diventare insegnante di arte: questo era il mio proposito e lo mantenni insegnando al Buniva, alle magistrali, a Bricherasio fino alla Brignone. ora sono “l’inquilino più anziano” di palazzo Vittone.Come è nata la sua passione per l’arte? Mio padre era muratore e mia madre sarta, due persone che mi hanno permesso di diventare quello che desideravo. La passione è un piccolo dono che uno ha; io avevo la passione per l’arte e per il disegno; con dedizione e costanza ho coltivato ciò che mi piaceva di più. Disegnavo spesso sul balcone guardando il centro di pinerolo e un giorno raffigurai un panettone. Il Commendatore, in visita alle cognate mie vicine di casa, vide il mio disegno e lo mise nella sua panetteria. Il giorno dopo mi arrivò un panettone

davvero grande. Questo è stato uno dei miei successi nell’arte! Devo dire che ho sempre trovato una buona accoglienza tra le persone che incontravo, la mia passione mi ha sempre aiutato a condividere con altri emozioni e discorsi.Pinerolo è una città d’arte e di artisti? Distinguo sempre tra artisti e dilettanti, dove la seconda parola sta per le persone che per diletto e piacere dipingono o scolpiscono. Si diventa artista quando l’opera trascende e arriva a qualcosa di più alto, prima si è dilettanti. Si

diventa artisti per passione, non per raggiungere il successo.C’è in Pinerolo una politica culturale efficace, pensiamo anche al Polo Culturale… Bisognerebbe uscire dall’assolutismo, esporre le proprie idee e le proprie sensazioni ricordandoci che ci sono molte opinioni e che il bene finale è per la città, non per il singolo esponente.Lei è anche l’inventore del Pinarolium. Ha ancora senso oggi in un mondo globalizzato un premio di questo tipo? Il premio nacque perché la società inizialmente ti è grata, ma col passare degli anni la grandezza nell’agire non viene più riconosciuta. Dissi di inventare questo premio, anche perché non si

facevano più i cavalieri al merito, per poter dire «Sei stato bravo in questo». Sempre nel rispetto delle vicinanze e senza offendere nessuno, la scelta doveva mettere in luce ruoli di prestigio per la città. Col passare degli anni tutti pensano alla discendenza, a chi lasciare l’eredità. Ha già individuato qualcuno a cui passare il testimone? Ci sono dei giovani che si sono fatti avanti? Ci sono giovani collaboratori capaci e sto iniziando a pensare a come sfumare la mia posizione in favore di qualcun altro. A pinerolo, siamo fortunati, ci sono persone molto appassionate e capaci. La città è in buone mani!

Mario Marchiando PacchiolaUna vita con la scuola e con l’arte

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12 di Alessia Moroni

12CoSì per IL MoNDo Vita pinerolese

pinerolo, 1983. Il professore di Matematica e Fisica Bruno Angeli e il geometra Mario Martini aprono la prima sala di scherma. Una sala piccola, con uno spogliatoio ed uno spazio per la segreteria. poi la convezione con l’Assessorato allo Sport fa approdare il CSp nella palestra di piazza Guglielmone 1. Ancora oggi, la sala per tirare di scherma è sempre la stessa; proprio lì, incontriamo Alida Angeli, la moglie del maestro Bruno Angeli, e due dei tre istruttori del settore giovanile: Francesco Barile e Luca russo. «All’inizio non abbiamo fatto pubblicità, ma è stato un continuo passaparola – spiega Alida – La nostra politica è sempre stata quella di aprire la scherma a tutti, con tariffe basse e la possibilità di utilizzare la palestra. Abbiamo sempre continuato ad avere persone molto in gamba». Sono stati infatti numerosi i successi: ogni anno hanno festeggiato un campione regionale, tra i quali anche Francesco e Luca. Maria Francesca Angeli, la figlia di Bruno e l’attuale istruttrice di riferimento insieme al Maestro pagano (grande amico del compianto Maestro Angeli e validissimo tecnico che vanta numerosi campioni internazionali tra i suoi allievi), ha fatto parte, come atleta, della nazionale italiana under 20 e assoluta. Nonostante i riconoscimenti sportivi, sia i ragazzi sia Alida affermano che per il Circolo, e soprattutto per il maestro Bruno, «la vera vittoria è sempre stata che questi ragazzi, indipendentemente dagli impegni lavorativi, universitari o famigliari, venivano qui a tirare con regolarità e impegno». oltre ai successi e al duro lavoro, gli allievi del Circolo hanno partecipato a scambi sia nazionali, a Varese e a Torino, sia internazionali, a Gap. L’occasione dei festeggiamenti vuole dunque ricordare la storia del Circolo, ma soprattutto il maestro Bruno Angeli, che ha dato tutto sé

stesso per i suoi ragazzi, tanto da trasmettere loro la passione per l’insegnamento. Nato a Bolzano, inizia a praticare la scherma fin da giovane, arrivando a livello nazionale. Dopo aver superato gli esami all’Accademia Schermistica di Napoli, diviene maestro alle tre armi. «Ho sempre avuto una rivale, ed era la scherma», racconta la moglie Alida. Francesco Barile, Luca russo e Gabriele Adduasio sono ora istruttori a tutti gli effetti e si occupano dei bambini e dei ragazzi che imparano, giorno per giorno, non solo a tirare di scherma, ma soprattutto ad affrontare

la vita con coraggio e onestà. Luca e Francesco raccontano che si rispecchiano in quello che hanno vissuto con Bruno «è proprio il rapporto maestro-allievo che fa la differenza. La gara è un duello e bisogna prima di tutto imparare a gestire sé stessi. Quello che noi

facciamo – spiega Luca – è un ricalco di quello che il maestro ci ha insegnato». La scherma è infatti uno dei pochissimi sport in cui il maestro, durante la gara, sta proprio dietro al ragazzo, a fondo pedana. Questa accortezza serve per aiutare nei momenti di sconforto, spiega Francesco «A volte basta uno sguardo per capirsi. Se l’avversario inizia il duello in una posizione particolare o se si è in difficoltà, è difficile rimanere concentrati. Per questo noi siamo lì e questo rapporto è la gratificazione più grande». Tutti gli istruttori sono molto attenti alla loro formazione: studiano all’Università, partecipano a stage e conferenze. Sono degli esempi per tutti gli iscritti, proprio come lo è stato il loro maestro. Dunque come si festeggerà il trentennale del Circolo Scherma pinerolo? «Mi piacerebbe che fosse una sorta di rimpatriata, che guarda non solo al passato, ma anche al futuro», ci risponde Alida.

Festeggia i suoi 30 anniIl Circolo Scherma di Pinerolo

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raif Badawi è originario dell’Arabia Saudita, è marito e padre di famiglia. Il 29 luglio 2013 è stato condannato dal tribunale penale di Gedda a sette anni di carcere e 600 frustate. In realtà dal 17 giugno dell’anno precedente raif era già detenuto nel carcere Briman di Gedda. Tutto ciò perché si poneva delle domande, perché rifletteva e voleva riflettere con i suoi connazionali sul ruolo della religione. perciò aveva fondato il “Free Saudi Liberals”, un forum atto alla discussione delle dinamiche e delle varie realtà che la religione aveva instaurato in Arabia Saudita, ma così facendo ha “violato” le norme del sistema informatico e insultato le autorità religiose del paese. Succesivamente, il primo settembre 2014 la condanna di raif è aumentata a 10 anni di prigionia, 1000 frustate più una multa di 1000000 rial sauditi (196000 euro) e il 9 gennaio successivo è stato frustato pubblicamente dopo la preghiera del

venerdì davanti alla moschea al-Jafali di Gedda. A febbraio il caso fu sottoposto alla Corte Suprema della Corte d’Appello di Gedda, ma il 7 giugno le condanne a 10 anni di carcere e 1000 frustate

sono state riconfermate dalla stessa. Amnesty International si occupa di difendere ad ogni costo il diritto alla libertà e all’espressione di raif (l’appello di Amnesty http://www.amnesty.it/Arabia_Saudita_attivista_online_apostasia), ma ovviamente il blogger rischia ogni venerdì di ricevere nuovamente 50 frustate per la sua volontà di esprimere un’idea. Il prezzo di questa sua volontà è molto alto, ma il

suo valore lo è ancora di più. La pedina mossa da raif non deve essere eliminata, dev’essere protetta, aiutata e sostenuta, perché se dovesse tornare un altro venerdì nero per i diritti umani, quelle frustate inflitte fisicamente a raif sarebbero un’enorme sconfitta, una perdita di umanità.

GrUPPo GIoVANI AMNeSTy INTerNATIoNAL

Il venerdì di Raif Badawi

Visibili & InvisibiliDIrITTI UMANI

Giovani,Tecnologia@Innovazioni di Greta Gontero

La seconda vita dei pneumatici Come ben sappiamo ogni anno vengono buttate quantità enormi di pneumatici, il che, sebbene la gomma possa essere totalmente riciclata, comporta inquinamento ambientale. Ma, durante l’anno in corso, la Finnish Tyre recycling Company e Apila Group hanno effettuato in Finlandia dei test finalizzati al riutilizzo degli pneumatici vecchi. Si è così scoperto che i pneumatici triturati e pestati ottengono una superficie detta “biofilm” la quale, essendo in grado di attrarre fosforo, azoto e altri elementi presenti nell’acqua,

permette il processo depurativo dell’acqua grazie alla presenza, sulla sua superficie, della flora batterica “ghiotta” di queste sostanze.

Gli elementi presenti nell’acqua vengono così mangiati dai microbi che vivono sul battistrada e che, in tale modo, permettono la depurazione dell’acqua. Così un materiale che fino ad ora è stato

considerato “inquinante”, adesso è in parte responsabile della depurazione delle riserve idriche contaminate del pianeta.

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I bandi sono modalità con cui enti, istitu-zioni, organizzazioni mettono a disposizione della collettività somme di denaro per realiz-zare progetti, iniziative, idee. Il mondo dei bandi è talmente vasto, ric-co di opportunità e occasioni per ottenere finanziamenti per avviare un’impresa o un progetto, per realizzare uno scambio, per acquistare un computer o realizzare un concerto... che ci si perde. Al punto che di fronte alle difficoltà per reperirli e parteci-parvi molti si scoraggiano e vi rinunciano, non sfruttando così le grandi opportunità di erogazione di denaro da parte di enti vari a incominciare dalla Unione europea. La parte più impegnativa dell’utilizzo di un bando come sistema di finanziamento è innanzitutto quella del trovarlo. occorre en-trare un po’ nella logica dei bandi, e di chi li propone, per poter farsi un’idea di come parteciparvi. È uno spazio che permette ad associazioni e imprese non profit e pure profit di svilup-pare il proprio fare, dando vita a collabora-zioni diffuse e attivando network territoriali. I bandi più conosciuti sono quelli delle fondazioni (Crt, San paolo, Cariplo, ecc.), ai quali in genere si rivolgono le associazioni di volontariato, ma ci sono anche quelli de-gli enti pubblici, dei Comuni, delle regioni, dell’Unione europea, soprattutto questi ul-timi, che offrono delle grandi opportunità. Sui bandi europei ci sono delle vere e pro-prie agenzie che offrono consulenza e aiuto nella progettazione. «Nonostante i progres-si, spesso ignoriamo l’esistenza dei fondi e

poche volte ci proponiamo come capofila di un consorzio: spesso c’è scarsa compren-sione di regole e meccanismi di erogazione dei finanziamenti» affermano Achille perego e Laura Caserta,giornalisti, in una loro ricer-ca sui bandi europei. «L’immagine è quella di un paese che non approfitta adeguata-mente di una grande opportunità». Anche perchè non è facile reperire informazioni «perché sono parcellizzate su un’infinità di leggi, regolamenti, delibere a livello europeo e nazionale. Il sistema più semplice è moni-torare regolarmente i siti principali (a partire da Cordis.europa.eu) e da questi muoversi nella rete dei siti collegati affiancando la consultazione delle varie pubblicazioni della Ue come la rivista della ricerca, i manuali e le guide». Una piccola impresa per aderire ai ban-di europei ha due possibilità: «richiedere i fondi per le nuove imprese (start up) e l’im-prenditoria giovanile, che di solito sono di-stribuiti su base nazionale con bandi spesso regionali, o per il settore in cui si intende operare (agricoltura, servizi, pesca...). op-pure rivolgersi direttamente alla Comunità europea».«Il bando rimane aperto di solito 3 mesi. Nel bando ci sono i requisiti, l’indica-zione del budget, le regole per presentare la domanda. Le domande ammesse ricevono un punteggio e chi riceve i voti maggiori ot-tiene i finanziamenti. Generalmente si tratta di somme a fondo perduto che finanziano i progetti dal 50% fino al 100% e vengono erogate in 6-12 mesi. e’ una gara».

14a cura di Aurora Fusillo

Giovani & LavoroTerrITorIo

per realizzare i propri progetti

La grande opportunità dei bandi

Onda d’Urto - Consulenza bandiDa settembre onda d’Urto ha avviato il progetto Consulenza bandi, at-traverso il quale si danno informazioni e consulenza sui bandi italiani ed europei: uno sportello informativo è aperto il venerdì dalle 15 alle 18 e il sabato dalle 10 alle 12, con Francesca Villiot e Gabriella Bruzzone.Ai giovani del territorio interessati ad avere informazioni ed approfondimen-ti sui bandi onda d’Urto offre un servizio gratuito nei giorni sopra indicati. Il link dei bandi su: http://www.pineroloindialogo.it/eventi/

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I BANDI DEL MESE DI DICEMBRE

A cura di Gabriella Bruzzone

Tu t to Band iDoCUMeNTI

BANDO ENTE PROMOTORE OGGETTO SCADENZA

Digital for Social Fondazione Vodafone Italiahttp://fondazionevodafone.

digitalforsocial.it/

Sostegno a progetti di tecnologia digitale 20/12/2015

Linee guida per l’assistenza all’infanzia e alla terza età

Enel Cuore Onlushttp://www.enelcuore.it/chi-

siamo/

Iniziative volte a migliorare il benessere della persona e della famiglia (con particolare attenzione all’infanzia e alla terza età)

31/12/2015

OPEN Compagnia di San Paolohttp://www.compagniadisanpaolo.

it/ita/Bandi/OPEN

Iniziative che sperimentino nuove forme di partecipazione alla cultura mirate da ampliare e diversificare la domanda culturale

31/12/2015

Linee Guida per la valorizzazione dei beni storico-artistici

Compagnia di San Paolowww.compagniadisanpaolo.it/ita/Bandi/Linee-Guida-per-la-

valorizzazione-dei-beni-storico-artistici

Crescita culturale e sviluppo economico locale

31/12/2015

Call Open Compagnia di San Paolo

http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/

News/OPEN

Sostegno a iniziative che sperimentino nuove forme di partecipazione alla cultura e che mirino ad ampliare e diversificare la domanda culturale

31/12/2015

ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative

Compagnia di San Paolo

http://www.compagniadisanpaolo.it/

ita/Bandi/ORA!-Linguaggi-contemporanei-produzioni-

innovative

Progetti nell’ambito di arti visive, performative e degli altri linguaggi della cultura contemporanea (audiovideo, fotografia, scrittura, architettura, grafica, etc…)

7/2/2016

#diamociunamano Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/diamociunamano/Pages/default.

aspx

Attività di volontariato in progetti di utilità sociale

1/2/2017

Erasmus + Plus Agenzia Nazionale Giovani

www.agenziagiovani.it/erasmusplus.aspx

Migliorare le competenze degli studenti 2020

Stazioni ferroviarie in comodato gratuito

Ferrovie dello statowww.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=3aa298af418ea110VgnVCM1000003f16f9

0aRCRD

Riutilizzo delle stazioni per attività sociali Senza scadenza

Fondazione Lonati, richieste libere

Fondazione Lonati

http://www.fondazionelonati.it/presenta-progetto.asp

Sostegno a soggetti che operano nei seguenti ambiti: Istruzione – formazione, istituzionale, minori – giovani, anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale

Senza scadenza

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hai conosciuto il mondo, visto sorrisie sentito teneri abbracci.hai cominciato a voler bene, sei diventato sempre più grande,hai cominciato ad avere amici.hai conosciuto chi ti ha cambiato la vita, hai viaggiatohai avuto esperienze che non dimenticherai.hai visto spettacoli naturali, hai perso il controllo,hai cercato a volte disperatamente di tenerlo.hai taciuto, parlatoUrLATo.Ti sei fatto ascoltare, hai cambiato animi,hai cercato a volte di farti capire ma senza successo.hai amato, hai cercato di amare,hai odiato.Ti sei messo in mostra, sei passato in secondo pianosei stato a volte al centro dell’attenzione.hai stretto la mano a chi era vivo e lo hai rimpianto quando non c’era più a tenerla.Un giorno qualcuno terrà la tua fintantoché sarai abbastanza forte da tener la presa.e hai vissuto, in ogni caso, in ogni dove, in qualsiasi modo.e hai vissuto.e sei cresciuto. Stefano

Il libro “Come svitare un bullone”

Raccolta di poesie e lettere agli adultiFrutto dell’esperienza al campo estivo di Laval in Val Troncea nell’estate 2014 dei ragazzi dell’oratorio S.Domenico di pinerolo, in cui vengono raccolti i pensieri dei giovani partecipanti sotto forma di poesie e scritti.

LeTTUre Giovani & Animazione

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1717di Sara Nosenzo

TeatroArTe&SpeTTACoLo

Al Teatro Sociale

Il Visitatore Berggstrasse 19. Un indirizzo che gli ap-passionati di psicologia non possono non conoscere: l’ubicazione dello studio del dot-tor Sigmund Freud. È l’aprile del 1938, albori della Seconda Guerra Mondiale, e la persecuzione adottata dal nazismo inizia prepotentemente ad inva-dere l’Austria. La Gestapo permetterebbe la fuga del dottor Freud e della figlia Anna in cambio di una firma su un documento su cui viene scritto che in alcun modo ha subito offese, percosse o intimidazioni da parte del governo nazista. Una richiesta offensiva a cui la figlia Anna gli chiede di sottostare per il loro bene, per la loro salvezza. Il Sig-mund Freud di Alessan-dro haber è malato, t rabal lante e testardo: dà più im-portanza al suo orgo-glio piutto-sto che alla salvezza dal regime. La figlia Anna invece, un’incisiva Nicoletta robello Brac-ciforti, è il personaggio che maggiormente incarna la forza e la speranza. Questi due primi attori delineano il quadro dello spetta-colo di Éric-emmanuel Schmitt e calano la platea in un’atmosfera tesa e preoccupante. Si fa riferimento alla morte senza dirne il nome, ma ogni presente riesce a sentirla. Bussano alla porta. Un ufficiale della Gesta-po irrompe nell’abitazione in cerca di notizie e denaro, questi si lascia spesso corrompere dai Freud limitando le azioni contro di loro. Quella sera, purtroppo, il carattere irruento di Anna non gioca a loro favore e la visita si conclude con l’arresto della donna. Freud è sconvolto, inerme, un anziano incapace di agire.

proprio in questo momento di sconforto appare una figura in un angolo buio della stanza: un uomo trasandato inizia a parla-re con il dottore. Chi è questo “visitatore”? Niente meno che Dio! Una conversazione incredibile e ammaliante. Il confronto tra Alessio Boni (Dio) e Ales-sandro haber (Freud) è uno sviluppo irrive-rente e spassoso della pièce che fino a quel momento aveva assunto toni drammatici. Il “Dio” di Boni è a prima occhiata un gioco-so ospite, ma dopo uno sguardo più attento assume i tratti del dottore, del confidente di cui Freud ha davvero necessità: Anna è sta-ta portata alla centrale, potrebbe non veder-

la mai più. La sua paura e il suo amore per la figlia affiorano tra i tratti spigo-losi della sua personalità e l’intervento di Dio, della fede per così dire, è la for-za di cui ha bisogno per

trascorrere le interminabili ore prima del ri-lascio della figlia. Freud ci crede e non ci crede: in primo luogo è difficile credere a una persona che annuncia di essere il Cre-atore, soprattutto se si è uno psicologo; in secondo luogo ammettere l’esistenza di Dio senza delle prove, poiché il visitatore non vuole fornirne, sarebbe come ripudiare tutto il percorso professionale svolto dal dottore tramite il suo metodo sperimentale. Ma se anche Dio esistesse perché permetterebbe agli uomini di compiere stragi quali quella del nazismo e dei recenti avvenimenti a pa-rigi? Lo spettacolo è dedicato alle vittime degli attentati a parigi delle scorse settimane, un esempio di arte per l’anima della gente.

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A fine novembre è stato inaugurato il nuovo allestimento espositivo curato da Vittorio Sgarbi presso il Castello di Mi-radolo. Dopo il Beato Angelico, è l’arte rivoluzionaria di Cara-vaggio e dei Caravag-geschi a farla da padro-ne in casa Cosso fino al 10 aprile 2016. Una collettiva che raggrup-pa circa 40 opere di artisti Cinque-Seicente-schi come Mattia preti, Artemisia Gentileschi, Tommaso Salini, ribe-ra, nonché i maestri di Caravaggio: il Cavalier d’Arpino e Simone pe-terzano. Un viaggio che ruota attorno all’opera regi-na dell’esposizione “La Maddalena penitente”, della Galleria Doria pamphili di roma, re-alizzata dal Merisi nel 1597, anno in cui conobbe uno dei suoi più grandi estima-tori, il Cardinal Maria del Monte. La gra-zia e la simbologia del quadro non sono ancora espressione di quella decadenza

tipica di Caravaggio, ma la malinconia sincera e il realismo della donna ritrat-ta preannunciano già uno stile unico e influente, stile che verrà ripreso da tutti

gli artisti presentati a Miradolo. Le opere ritraggono soggetti classici della tradizio-ne caravaggesca, dal-le nature morte alle Maddalene penitenti, per terminare con un grande capolavoro quale Testa recisa di San Giovanni Batti-sta, dello spagnolo ribera, un’immagine che tra colori e gio-chi di luci riporta la vera essenza della realtà, per quanto for-te e cruda essa pos-sa risultare. Questo

era Caravaggio: la veridicità del mondo che ci circonda, niente di più, niente di meno. Una lezione che venne assimilata nel corso dei secoli e che è stata traman-data fino ai grandi rappresentanti della fotografia e dell’arte moderna.

SoCIeTà per Mostre e Musei di Chiara Gallo

AllA FondAzione Cosso

Il “ritorno” di Caravaggio e i CaravaggeschiMostraalCastellodiMiradolofinoal10aprile2016

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19Storiae....di Cristiano roasio

DAL TeMpo

Quando piove nel mais, quasi non ci si accorge dell’acqua se non fosse per il fango incanalato in quei solchetti che si fanno per rincalzarne le radici. In effetti vi starete chiedendo perché non mi sono addentrato nel Grande Campo quando questo è stato appena raccolto, e quindi le sue piante sono dei tronconi secchi e spuntati, o quando è stato da poco seminato, e perciò le piantine sono fragili erbette alte poco più dei nostri stivali: da noi non succede mai, il Grande Campo è sempre lì, atemporale e immenso, sembra non avere né passato né futuro, come le vite sempre presenti a se stesse. Ma con queste considerazioni non si procede e perciò, basta divagare. piove e fa freddo eppure riesco sempre ad addormentarmi, forse stanco per tutto questo procedere senza direzione. La mattina successiva, ma alla natura interessa davvero un concetto così personale come il tempo e il suo succedersi casuale?, Sono pimpante e prossimo alla disperazione: ho macinato chilometri seguendo tutti i vettori che l’apparente direzione giusta mi consigliava, sono perso e sono distante dal nostro sicuro villaggio dormiente, zermesio e Soriano, ma anche XXzV, sembrano ormai dei sogni di carta, quelli raccontati, sempre più dettagliati di quelli effettivamente sognati. A nulla serve imprecare, ma lo faccio lo stesso. Mi infurio col mais, lo prendo a pugni e calci e tento di soffocarlo con mosse tecnicamente ineccepibili, inefficaci con un avversario così sfuggente. Il mio canto di disperazione, stranamente, perché al solito tutti gli inni disperati sono muti, viene udito da un corvo di passaggio che decide di arrivare in mio soccorso: si chiama Germesio la prima cosa che mi confessa, e, a dir tutta la verità, mi sembra un po’ tocco; non proprio fuori di testa, ma più simile ad un corvo che voglia dimenticare in tutto e per

tutto la sua corvità: già quando arriva con una sigaretta accesa nel becco capisco che c’è qualcosa che non quadra, quando poi mi confessa il nome che evidentemente si è dato da solo, seguito da una sfilza di parolacce ho la conferma che Germesio o è una mia allucinazione, o è un corvo fuori dal comune. Muovi quelle gambe razza di usignolo bagnato! La fine non è lontana, è già più vicina dell’inizio, brutto schifoso aquilotto marcio! e così via. prima lo ignoro, poi penso che dalla sua posizione sopraelevata possa realmente salvarmi. Il problema è che quelli in basso pensano sempre che chi sta in alto possa avere le soluzioni ai loro problemi ed è per questo che o, come direbbe Germesio, leccano le ali a chi sta più in alto, o tentano loro stessi di salire più in alto possibile. Infatti,

la paradossale risposta che ricevo insieme a cenere, piume e scagazzi è:Che diavolo di una gallina dovrei sapere io, vedo solo mais! eh già! Sembra sempre una novità, una cosa balzana, capire che chi apparentemente ha le soluzioni ai tuoi problemi in realtà o ti ignora o sta per scaricarti addosso i suoi, di problemi. Se poi è più in alto ne ha solo di più grossi. Fine. D’altro canto è comunque sempre un piacere parlare con qualcuno se ci si ritrova immersi nel nulla e per questo proseguiamo insieme, io trascinando i

miei arti purulenti di prurito ferite sporco e stanchezza, lui volteggiando sulla mia testa spinto dagli improperi più crudeli mai sentiti: è come se le parolacce fossero per lui penne in grado di sostenerlo nell’aria. Sembrava essere una giornata unica, il mio nuovo amico era in alto ad indirizzarmi verso l’ignoto con gli insulti, quando non sento un colpo di fucile attraversare l’aria e da un cumulo di piumaggio nero insanguinato mi arriva, ormai fievole ed in caduta, porca di quella gallina lurida!?

Un corvo di passaggio...

Le avventure del Grande Campo

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pika palindromo, al secolo Alessio Bourcet, è un musicista, produttore e video maker di Villar perosa, con un passato poliedrico ed un presente in sviluppo su diverse direzioni.Pika, il tuo nuovo progetto musicale è un remake di una musicassetta legata al tuo passato, Fermati un Attimo dei Sinergia, gruppo locale in cui figurava tuo zio col nome d’arte di Zorro. Come è nata quest’idea, e come l’hai sviluppata? Questa musicassetta è stato il primo mattone per la mia passione musicale, prima di quel momento ero passivo alla musica, “mi prendevo” quello che la televisione o la radio passava. Ma da quella cassetta qualcosa è cambiato, ho cominciato ad appassionarmi, ho iniziato a registrare musica dalla tv alla radio su diverse musicassette in modo da avere le canzoni che mi piacevano (nella mia vita internet è arrivato molto tardi). Quindi qualche tempo fa quando avevo un pomeriggio vuoto e avevo voglia di fare musica mi sono detto “ma perché non provare a fare una mia versione di quei brani che tanto mi avevano segnato?”.Il tuo talento polistrumentistico ti ha portato a vestire questi brani, come annunci nel video di presentazione del progetto, di generi diversi, dal rock alla musica balcanica. In un momento musicale come questo, a tuo parere, quale significato si può dare al concetto di “genere musicale”? Quando mi chiedono cosa fai di lavoro non so cosa rispondere se musicista, videomaker o altro, figuriamoci quando si tratta di generi musicali. Non mi è mai piaciuta questa mania di voler schematizzare e catalogare tutte le cose, lo trovo molto limitante. Questo, secondo me, crea molti problemi perché se tu segui una band ti aspetti di sentire sempre canzoni fatte sullo stesso stile, mentre secondo me è interessante sentire un artista che prova a confrontarsi anche con cose

più lontane dal suo genere. essendo questi fra i primi miei lavori solisti nessuno si aspetta niente da me, quindi ho potuto provare a cimentarmi in qualsiasi cosa mi andasse di provare, ed è stato veramente stimolante!Nel tuo lavoro ti sei trovato ad avere a che fare con quella forma musicale molto poco considerata che sono le sigle e le sonorizzazioni di programmi TV e radio. Quali sono, per te, gli aspetti principali da curare, per questi prodotti musicali? Forse mi sono trovato bene a fare questo lavoro perché anche qui non puoi essere fossilizzato sulle cose che sai già fare. Nella televisione in una

sola giornata puoi lavorare a un sottofondo western e una manciata di ore dopo realizzare un brano funky. Devi essere molto elastico e non aver paura di lanciarti. Un aspetto fondamentale in questo tipo di produzioni è la velocità, i tempi sono risicatissimi e ti ritrovi a dover produrre una quantità enorme di musiche. Nella scorsa primavera abbiamo curato tutta la produzione musicale del programma Karaoke di Angelo pintus che andava su Italia 1,

in un mese abbiamo realizzato più di 200 basi! Avere una buona conoscenza musicale a 360° è importantissimo perché non ti capiterà quasi mai di dover fare quello di cui già sei capace e non puoi permetterti di aspettare “l’ispirazione”. Quando ti arriva un lavoro devi subito chiarirti le idee e partire alla carica.Infine, se non sono segrete, quali saranno le tue prossime mete? Sicuramente continuerò col mio canale youtube che si chiama “Compagnia dello Scatolone”, che alla fine è solo un contenitore in cui inserisco tutto quello che faccio. Da qualche tempo sto provando a scrivere uno spettacolo teatrale per bambini e spero davvero che questo progetto possa un giorno vedere la luce. Tuttavia non ho idea di quello che mi influenzerà nei prossimi mesi quindi chissà dove mi porterà il mio futuro!

MUSICA eMerGeNTe

Pika Palindromo di Isidoro Concas

MUSICA of f i c i ne de l suono

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21Cosedell’altromondo di oscar Fornaro

La Giornata contro la violenza sulle donne Il 25 novembre è stata la giornata mondiale dedicata alla violenza sulle donne. Ancora oggi macchia dell’essere umano. La data fu scelta in memoria del brutale as-sassinio delle sorelle Mirabal nel 1960, con-siderate donne esempio per l’impegno con cui contrastavano la dittatura della repubblica Do-minicana. Le tre sorelle diedero la vita per la loro causa, che ancora oggi è un fenomeno globale e resta una delle forme più gravi di violazione dei diritti umani. Una violenza barbara, che non può mai essere giustificata, neanche da ragioni affettive o paren-tali. Il rispetto delle donne deve esere sacro come quello di ogni essere umano. Nel 2007 circa 100.000 donne hanno manifestato a roma senza alcun patrocinio politico, perché non c’è schieramento politico o bandiera nazionale che possa andare contro questo tema.

Queste giornate hanno la funzione di sensibiliz-zare le coscienze; insieme a una giusta educa-zione familiare e scolastica si spera riescano ad evitare ogni tipo di bullismo e di manifestazione violenta sulle donne, abbassando così i livelli di brutalità.

La transumanza, ancora attuale Due pastori, 350 mucche e un viaggio. Tutto questo raccontato in un documentario che due giovani pugliesi hanno realizzato. Le 350 mucche in questione sono di razza podolica, una razza che ha poco più di 130.000 capi presenti nella zona centro – meridionale e in tutta Italia. ogni anno due pastori (padre e figlio) percorrono a piedi dalle montagne dell’Irpinia alle pianure di Cerignola, 110 chilometri. Viaggiano, vivono e dormono assieme agli animali. per preservare l’antica pratica della transumanza, due giovani di Cerignola, Giuseppe Valentino e Alessia Lenoci, con il documentario “Senza tempo” e con i suoi 35’ minuti di video, vogliono sottolineare l’importanza fondamentale dei pascoli, delle difficoltà di un cammino reso sempre più impraticabile

per un viaggio con gli animali e la cultura del viaggio a piedi. Considerato oramai “superato” come pratica, il documentario prodotto dalla “AGAINST The STATIC FILM” mostra come la pratica della transumanza è tutt’ora presente e racconta della razza che è in via di estinzione, la mucca podolica, che nasce e muore libera.

In Italia questa antica usanza prese inizialmente piede principalmente tra l’Abruzzo e il Tavoliere delle puglie. Nel 1447 divenne la principale fonte economica per molti paesi abruzzesi e tale rimase fino alla fine del 1800. Il trasferimento degli

animali avviene nelle maggior parte dei casi attraverso l’autotrasporto, utilizzando appositi camion.

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Sole e temperatura tra i 24 e i 27°, con un tasso di umidità intorno al 60%. Il pellegrino Mauro mi racconta su whatsapp in differita (6 ore) dei luoghi precolombiani che è andato ad esplorare. Andammo nello Yucatàn (Stati di Guatemala, honduras e Belize) nell’estate di 13 anni fa, da innamorati: ma il tasso di umidità di oltre il 90% e nuvole di zanzare fameliche non ne fecero una vacanza romantica. ora, tutto solo, sta girando a piedi e con mezzi locali la parte nord della medesima penisola, nello stato del Messico, alla ricerca di siti Maya, disseminati nella fitta foresta del petèn. partito da Città del Messico, si è recato prima dalla Virgen, di cui sorge un santuario presso la collina di Guadalupe, e dove è custodita la “tilma”, il mantello che ne reca l’effigie dal 1531, di cui studiosi e ricercatori non sanno spiegare la tecnica. ha visitato proprio in questi giorni il sito archeologico maya di Chichén Itza. Il complesso archeologico di Chichén Itza è patrimonio Unesco dal 1988, ed è considerato uno delle 7 meraviglie, copre un’area di 3 kmq e risale ai secoli VI-XI. Il più celebre degli edifici è “el Castillo”, la piramide di Kukulkan. Le piramidi mesoamericane sono nate come giganteschi tumuli, poi trasformate in piramidi a gradoni con una piattaforma, sulla cui sommità si edificava un tempio. Sono molto simili agli ziqqurat della Mesopotamia. Le funzioni sono di osservatorio astronomico, di architettura cerimoniale o imponenti tombe di re potenti. La più grande al mondo

è quella di Cholula, si trova a puebla, opera degli Atzechi, un popolo combattivo che dominò nel Messico centrale tra il 1300 e il 1500, con capitale Tenochititlan, sulle coste del lago Texcoco, (foto grande) su cui sorge l’attuale capitale messicana. I siti di Chichén Itza, Balancanché, Chacchobén, Izapa, Labnà, Mayapal, palenque, Tortuguero, Uxmal e molti altri sono testimonianze dei Maya, che si stabilirono oltre 3000 anni fa nel Messico Meridionale e nell’America Centrale. Il loro era un regno florido, la scrittura con geroglifici, una cultura astronomica e scientifica, la divisione del calendario molto complessa; l’economia era basata sul commercio e sulla coltivazione di mais, fagioli, manioca, cacao e zucche, e pure del cotone di cui era nota la tessitura; la vasta rete idrica testimonia le conoscenze tecniche; la società era coesa intorno al re di ogni città stato; delle elaborate credenze sulla vita dell’oltretomba abbiamo testimonianze scritte nei codici e nella produzione artigianale e artistica. Il declino giunse a fine 1600 per rivalità tra città stato che cedettero il passo ai conquistadores. Il pellegrino Mauro si dirigerà a palenque nel Chiapàs, patrimonio Unesco, con le più belle opere Maya. e’ diversa la loro concezione di bellezza, rimarcata pure da una pessima abitudine: fasciare la testa dei neonati tra due tavolette per far sì che la linea della fronte proseguisse lungo il naso. Una pallina di pece appesa alla fronte facilitava lo strabismo, molto apprezzato. Come cambiano i gusti!

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Dai luoghi dei Maya A cura di Angelica pons

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