Pineroloindialogo marzo2016

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1 Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni IN DIALOGO .it Anno 7, Marzo 2016 n. 3 Pinerolo, il centro storico: un capitale inutilizzato! Docenti Universitari/26 Franco Algostino: «Pinerolo è una cittadina gradevole, ma certi edifici fatiscenti sono indecorosi”» Dibattito sul futuro di Pinerolo /7 Valorizzare il centro storico: l’esempio di Martina Franca Elvio Fassone, “La rosa e il cavolo: ovvero che cosa fare della Bochard”

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N.3 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

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Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo - d i r.Antonio Denanni

INDIALOGO.it

Anno 7, Marzo 2016n. 3

Pinerolo,il centro storico:

un capitale inutilizzato!

Docenti Universitari/26Franco Algostino: «Pinerolo è una cittadina gradevole, ma certi edifici fatiscenti sono indecorosi”»

Dibattito sul futuro di Pinerolo /7Valorizzare il centro storico: l’esempio di Martina Franca

Elvio Fassone,“La rosa e il cavolo: ovvero che cosa fare della Bochard”

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22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

francia e danimarca in prima linea

La legge Spreco Zero (alimentari) Una legge che punisce lo spreco alimentare al pari di qualsiasi altro reato? Esiste ed è stata votata a dicembre dall’assemblea nazionale francese. Una misura importante che sancisce un passo avanti nella riduzione degli sprechi alimentari, a partire dalla grande distribuzione. La legge prevede, infatti, che i supermercati distribuiscano ad organizzazioni benefiche tutti gli alimenti prossimi alla data di scadenza o, in alternativa, li trasformino in compost o in mangime per gli animali. In caso di mancato adempimento le sanzioni saranno salatissime. Non sarà più possibile quindi disfarsi del cibo invenduto distruggendolo o gettandolo nell’immondizia, come molti supermercati hanno fatto per anni, ma sarà obbligatorio stipulare convenzioni con enti caritatevoli attivi sul territorio che si occuperanno di distribuirlo a chi ne ha bisogno. Anche in Italia ha iniziato a muoversi qualcosa su questo fronte. A causa della complessità della burocrazia, infatti, non era possibile donare gli alimenti invenduti, costringendo i supermercati allo smaltimento di cibo ancora commestibile. La legge Spreco Zero – ferma in Parlamento in attesa di essere discussa – prevederebbe però una serie di incentivi fiscali per quelle aziende che decidono di donare

generi alimentari. Importante anche la campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti i consumatori, considerato che lo spreco maggiore si registra, infatti, tra le mura domestiche. Altra interessante iniziativa a riguardo è il progetto Family Bag, promosso dal Ministero dell’Ambiente: nei ristoranti aderenti sarà possibile richiedere un contenitore per portare a casa i pasti avanzati ed evitare che si trasformino in rifiuti. Per ora è in fase sperimentazione in provincia di Padova, a breve si estenderà anche al resto d’Italia. Arriva invece dalla Danimarca la notizia di un supermercato non convenzionale: si chiama WeFood e vende solo cibi scaduti ancora commestibili. Tutti gli alimenti, pur avendo superato la data in cui è preferibile consumarli, rispettano tutti i criteri sanitari e possono essere perfettamente consumati. Una bella soluzione per i supermercati tradizionali che possono in questo modo appoggiarsi a WeFood per smaltire le eccedenze alimentari. La risposta dei consumatori è per ora molto positiva: grazie ai prezzi ridotti, i prodotti sono facilmente accessibili a tutti e, soprattutto, si riduce lo spreco alimentare, argomento a cui i danesi – ma non solo – sono particolarmente sensibili.

segue da pag.3 hanno e avranno sempre più una funzione strategica. Penso ad es. all’assessorato con le deleghe al Lavoro, al Turismo, all’Artigianato, all’Innovazione, al Commercio, confinato in un edificio persino fuori dal Palazzo, un assessorato che ha la delega a potenzialità enormi e che nell’amministrazione che sta per finire non ha certo brillato (ha addirittura chiuso

l’ufficio dove finora era seduto!). In questi luoghi non ci va un pensionato a fine carriera che ha tanto tempo libero, ma un giovane dinamico che sappia portare idee, energia, relazioni e progettualità nuove. Sindaco e assessori che se ne stanno nel proprio ufficio a gestire gli affari correnti, ripiegati sul territorio, non portano da nessuna parte. Antonio Denanni

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Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

S o m m a r i o

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PINEROLO / INDIALOGO.it.

DIrETTorE rESPoNSABILEAntonio Denanni Collaborano: Emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusil-lo, Gabriella Bruzzone, Andrea obiso, Andrea Bruno, Chiara Gal-lo, Cristiano roasio, Nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara Nosenzo, Valentina ScaringellaCon la partecipazione di Elvio FassonePhoTo: Giacomo Denanni, Lara FantoneIndialogo.it, Autorizzazione del Tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - Ed. Associazione Culturale onda d’Urto onlusrEDAZIoNETel. 0121397226 - E-mail: [email protected]: Servizi Grafici, Bricherasio

Un sindaco capace di guardare oltre Le elezioni amministrative di Pinerolo si avvicinano sempre di più. Gli schieramenti con il candidato sindaco si stanno posizionando e i programmi pure; ognuno cerca di convincerci della bontà dei propri contenuti. Sarebbe molto facile fare un elenco delle cose che deve mettere in conto l’amministratore di una città: la sicurezza dei cittadini, un ambiente gradevole e pulito, la possibilità di lavoro e di dignità per tutti, ecc. A nostro parere però più che un bell’elenco c’è bisogno di persone che abbiano una grande voglia di cambiamento e di innovazione intorno a 2-3 idee forza e si impegnino con tenacia a portarle avanti, consapevoli che la realizzazione non dipende solo da loro, ma anche da altri e per questo l’impegno a relazionarsi e a convincere questi altri è fondamentale (enti sovracomunali, imprese fuori territorio, Stato centrale, ecc.). Quindi c’è bisogno di un sindaco e di una squadra capaci di management, non centrati su di sè (il super sindaco!) e sul proprio territorio (localismo!), ma che siano capaci di andare nei luoghi dove si elabora pensiero e si decide, dove si allacciano relazioni e si impostano progetti. Insomma un sindaco e una squadra capaci di guardare oltre il territorio, consapevoli che Pinerolo e il Pinerolese la soluzione ai propri problemi la trovano in uno sguardo più ampio, almeno metropolitano (se non mondiale) e in una relazione sovraterritoriale. Un sindaco che abbia l’idea del “faso tuto mi” non porta da nessuna parte, così pure quello che porta un bell’elenco di cose da fare (poi magari per leggi o regole sovracomunali non potrà fare!). Questo discorso vale anche per i suoi assessori, di cui si parla sempre troppo poco, scaricando tutte le colpe sul primo cittadino. Alcuni assessorati di secondo pianoSegue a pag.2 Antonio Denanni

2 Buone news più at

4 docenti universitari / 26 franco algostino, ingegneria

6 dibattito sul futuro di pinerolo/ 7 valorizzare il centro storico

8 Benchmarking territoriale tac - l’hafen city di amburgo

9 lettere al giornale la rosa e il cavolo: cosa fare della bochard

10 Vita internazionale marta e francesca gennari

11 donne del pinerolese intervista a roberta bozzalla

12 Giovani & lavoro i 10 trend tecnologici del 2016 13 Tuttobandi i bandi del mese di marzo

14 Teatro sono nata il ventitre

15 per mostre e musei matisse a palazzo chiablese

16 Visibili & invisibili le notizie di amnesty e libera

17 cose dell’altro mondo la donna più risparmiosa del regno unito

18 Storiae... ad iniziare son bravi tutti

19 Salviamo il paesaggio no all’edificabilità in collina!

20 Officinedelsuono gli as once

21 eventi di Onda d’Urto concerto dei leos e mostra di rebor

23 Viaggiare con le lucciole della nuova zelanda

24 amici di pinerolo indialogo

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Ci parla di sé e del lavoro che ha svolto in ambito universitario? Sono entrato al Politecnico come studente nel 1962, mi sono laureato in ingegneria civile nel 1967, e, da allora, sono rimasto al Politecnico fino al 2014, anno in cui sono andato in pensione; la mia presenza al Politecnico è durata quindi per più di mezzo secolo.ho tenuto corsi per studenti di ingegneria energetica, chimica, aeronautica, e per studenti di architettura.Dal 1990, con alcuni colleghi di discipline diverse, abbiamo assunto, nell’ambito di una convenzione stipulata dal Politecnico con le famiglie delle vittime del disastro aereo di Ustica, l’incarico di consulenti di parte civile. E’ stato un periodo di attività durato una quindicina di anni, in cui abbiamo dovuto occuparci di problemi spesso molto diversi dai nostri campi di ricerca, ma è stato un periodo di attività appassionante. Sempre in quegli anni sono stato consulente nel processo riguardante i fatti avvenuti, durante il G8 di Genova, nella scuola Diaz.La mia attività di studio è quindi spesso uscita dal campo strettamente inerente alla Scienza delle costruzioni. La sua è la materia di base degli ingegneri e degli architetti. Ce ne parla? Quando ero un giovane ingegnere spesso veniva da me un amico architetto con qualche progetto particolare e mi chiedeva

se, dal punto di vista strutturale, era logico, in caso contrario lo avrebbe abbandonato. Questo mi sembra un modo molto corretto di affrontare l’architettura. La Scienza delle costruzioni comunque non riguarda solo le opere architettoniche, ma pressochè tutti i rami dell’ingegneria,

in una struttura aeronautica ad esempio è fondamentale una ottimizzazione al fine di ridurre il peso.Un docente di Scienza delle costruzioni come lei mi ha detto che i suoi migliori allievi venivano dal liceo classico. È capitato anche a lei? I migliori allievi sono quelli che hanno imparato a ragionare e si chiedono il perchè delle cose e non si accontentano di “manuali di istruzioni”, sicuramente il liceo classico fornisce questo tipo di formazione

mentale, o forse chi sceglie il liceo classico ha già questo approccio nei riguardi del sapere.In questa logica trovo che un aspetto positivo della formazione dell’ingegnere italiano è quello di preparare a ragionare più che insegnare come si realizzano determinati processi. Questo porta ad avere persone forse meno pronte per il mondo del lavoro, ma sicuramente più capaci di affrontare problemi nuovi; forse, purtroppo, questo aspetto sta cambiando con una specializzazione sempre più spinta.

a cura di Antonio Denanni

intervista a franco algostino, ingegneria«Pinerolo la trovo una cittadina gradevole a misura d’uomo... È indecorosa la presenza di vecchi edifici industriali fatiscenti»“Il Comitato rete Casa del Pinerolese, di cui faccio parte, si occupa di emergenze abitative. ha stipulato convenzioni coi comuni di Pinerolo, Cumiana, None, in cui il comune concede, a fronte di affitti ridotti o calmierati, una riduzione IMU e altre garanzie”

Città & Università /26INCoNTrI

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Dal punto di vista strutturale come vede il patrimonio edilizio pinerolese? La maggior parte delle costruzioni pinerolesi, compresa casa mia, sono state realizzate prima che si tenesse conto di criteri antisismici, fortunatamente il rischio sismico non è alto...Nelle zone montane, ci sono begli esempi di architettura rurale, spesso però rovinati da ristrutturazioni poco rispettose.Sull’archeologia industriale pinerolese invece cosa dice l’occhio dell’ingegnere? Come cittadino di Pinerolo trovo che la presenza, nel centro della città, di vecchi edifici industriali fatiscenti sia indecorosa; penso che quelle aree andrebbero utilizzate per aree verdi, servizi per i cittadini e edilizia residenziale o commerciale, in modo da non occupare con nuove costruzioni aree attualmente agricole.Veniamo a Pinerolo, sua città di residenza da 25 anni. Che cosa le piace e che cosa la disturba? Da quando sono andato in pensione vivo molto di più a Pinerolo, e quindi conosco meglio la città; la trovo una cittadina gradevole, a misura d’uomo in cui ci si può muovere a piedi. Ciò che manca maggiormente sono le opportunità di lavoro, ma questo non è un problema solo di Pinerolo.Siamo in campagna elettorale per le prossime amministrative. Qual è a suo parere la cosa che dovrebbe esserci in cima alla lista delle cose da fare? Le cose da fare sono sempre molte, purtroppo le esigenze cozzano contro la scarsità dei mezzi. In questo momento di crisi penso che la priorità fondamentale sia l’attenzione al sociale: in una comunità in cui una parte dei cittadini vive in una condizione di disagio si sta peggio tutti.Invece qual è la realtà che dovrebbe essere valorizzata di più? occorrerebbe valorizzare di più la montagna creando opportunità di lavoro in un’agricoltura montana ecosostenibile, eventualmente anche con sovvenzioni. Lei si interessa di volontariato nel settore abitativo, ce ne parla? Da quando vivo a Pinerolo mi occupo

delle case di accoglienza del “riparo”, nate per soddisfare le emergenze abitative e, da quando è nato, faccio parte del “Comitato rete Casa del Pinerolese”. Ci parla nello specifico anche del “Comitato Rete Casa del Pinerolese”? Il comitato è nato da circa due anni: ci si è resi conto che, oltre alle persone in emergenza abitativa perchè prive di reddito o con reddito insufficiente, esiste una classe di persone a basso reddito che hanno difficoltà nel far fronte alle spese per la casa e che, pur non essendo in condizioni di povertà, rischiano di caderci. Il comitato ha stipulato convenzioni coi comuni di Pinerolo, Cumiana e ora anche None, in cui il comune concede, a fronte di affitti ridotti che a Pinerolo rientrano negli affitti calmierati, una riduzione IMU e altre garanzie; nel comune di Pinerolo i proprietari usufruiscono anche della riduzione dell’IrPEF. Il comitato mette in contatto i proprietari e i potenziali inquilini, li segue negli adempimenti burocratici e, dopo, nelle eventuali difficoltà che dovessero sorgere.Nel comune di Pinerolo, abbiamo stipulato una quindicina di contratti di locazione, in alcuni casi con riduzione dell’affitto per inquilini già presenti: i proprietari si sono resi conto che ciò che prendono in meno viene compensato dalla notevole riduzione fiscale, e gli inquilini, avendo meno difficoltà, sono più puntuali nel pagamento. Fino ad ora non sono sorte difficoltà.I contratti conclusi non sono molti, avremmo voluto farne di più, sono molte le persone che si rivolgono a noi per cercare casa. Purtroppo i proprietari spesso preferiscono tenere l’alloggio vuoto, piuttosto che affittarlo. occorre che chi ha un alloggio si renda conto che, affittando a prezzo calmierato, oltre a compiere un’opera di solidarietà risolvendo il problema abitativo di una famiglia, fa un’operazione che economicamente può essere vantaggiosa.Abbiamo bisogno di trovare alloggi, se volete saperne di più potete contattare il comitato al numero 3246897043.

«Trovo che la presenza, nel centro della città, di vecchi edifici industriali fatiscenti sia indecorosa»

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Proseguono gli interventi sul futuro di Pinerolo e sulle sue risorse da valorizzare (nella stesura dei prossimi programmi elettorali!): in questo numero parliamo di valorizzazione del centro storico di Pinerolo, attraverso la storia esemplare di Martina Franca, città pugliese, che offre parecchi spunti di riflessione per il nostro centro storico di Pinerolo.

Si può parlare di Pinerolo e del suo centro storico in forma diretta oppure traslata attraverso la storia di un’altra città simile, che è riuscita ad emergere e a rivitalizzare il suo patrimonio storico in modo esemplare. Quella che vado a raccontare è la storia di Martina Franca, una cittadina pugliese di 50.000 abitanti, un po’ più grande di Pinerolo, ricca di testimonianze di arte barocca, ma simile nella storia, che attraverso l’iniziativa dell’albergo diffuso sostenuta da una saggia politica culturale e di incentivi alla ristrutturazione da parte dell’amministrazione comunale ha saputo coniugare antico e moderno, rendendo il centro storico una realtà viva, meta di turismo e di iniziative culturali. Due sono i principali alberghi diffusi di Martina Franca, uno è l’Albergo Rococo’, una moderna struttura alberghiera, situata in un palazzo settecentesco, che si è impiantata nel centro storico una decina di anni fa praticando l’attività di albergo diffuso; oggi ha 40 appartamenti tutti ristrutturati e confortevoli. L’altro è Villaggio In con 24 unità abitative a disposizione, che è stato il primo ad attivare in modo pioneristico l’ospitalità alberghiera diffusa 15 anni fa. Sessantaquattro appartamenti in tutto, un patrimonio abitativo non da poco, restaurato e curato, che fa da traino per il turismo e per le attività culturali nel

centro storico. Si legge nel sito del rococo’: «Un palazzo nel centro storico di Martina Franca, riservato e ricco di Arte Decorativa ed Architettonica, trasformato in un prestigioso Albergo. Una preziosa miscela tra antica eleganza e fascino del moderno. (...) Una formula innovativa per chi ama i soggiorni in alberghi diffusi. Diverse sono le unità abitative collocate nello stesso nucleo urbano, dove recuperare la dimensione della tradizione, della comunità “diffusa”. Una nuova concezione di turismo, che e’ in piena armonia con i nostri centri storici e i borghi d’Italia più belli». Le prime esperienze di albergo diffuso sono nate in Italia, in Friuli nel 1976 a seguito del terremoto, come forma di accoglienza e di ospitalità, divenendo poi un sistema vero e proprio di fare turismo, estendosi a partire dagli anni ‘90 in tutta Italia. A partire dal 2001 il giovane imprenditore svedese Daniele Elow Kihlgren (Gruppo Sextantio), innamorato dell’Italia, tramite il sistema dell’albergo diffuso recupera numerose abitazioni in antichi borghi dell’Abruzzo e nel centro storico di Matera, dove nelle famose grotte vengono ricavate delle residenze diffuse. Il sistema dell’albergo diffuso è una soluzione che sta incontrando sempre più favore, soprattutto nei piccoli centri, anche di montagna, in virtù del fatto che contribuisce a coniugare il mantenimento e la valorizzazione dell’esistente, specie dei centri storici, con lo sfruttamento turistico degli stessi luoghi. È un modello di sviluppo turistico territoriale rispettoso dell’ambiente e della tradizione locale, che

Valorizzare il centro storico

L’esperienza dell’albergo diffuso, per rilanciare il centro storico di PineroloA Martina Franca (TA) l’esperienza dell’albergo diffuso ha rivitalizzato il centro storico, rendendolo meta di turismo e di iniziative culturali. Due alberghi diffusi hanno la struttura ricettiva in 64 appartamenti ristrutturati del centro storico

IN CITTàDibattito sul futuro di Pinerolo /7

di Antonio Denanni

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7Martina Franca, un bell’esempio di vitalizzazione e di recupero del centro storico

rappresenta un antidoto al degrado e allo spopolamento dei borghi. Perchè non seguire anche a Pinerolo l’esempio di questa bella pratica, magari con qualche piccolo sostegno alla ristrutturazione o all’efficientamento energetico? Un bell’albergo diffuso con la location principale nel Palazzo degli Acaja o nella Casa del Vicario con decine di appartamenti ristrutturati e curati tutt’intorno non sarebbe un modo realistico per rilanciare il centro storico portando turisti e turismo in città? È illusorio pensare di rivitalizzare il centro storico con il commercio come si è fatto finora, per il semplice fatto che gli edifici attrezzati a commercio stanno in quella parte di centro storico chiamato una volta il Piano, mentre i due terzi degli edifici sono residenziali e stanno in quella parte di centro storico definito un tempo il Borgo. La via del turismo diffuso è più praticabile. È chiaro, quella che presentiamo è una ipotesi di rivitalizzazione del centro storico come altre, che proponiamo ai candidati sindaco e futuri amministratori di questa città. Un’ipotesi e una bella pratica però che in altre città ha funzionato e la storia di Martina Franca lo dimostra. Ci manca solo un’amministrazione comunale lungimirante e un imprenditore alberghiero, un mecenate o una grande famiglia che amino Pinerolo e siano disposti a spendersi per la città.

Martina Franca, situata su una collina a mt. 431 s.l.m., ad uguale distanza dal Mare Adriatico e dal Mare Ionio, densamente popolata nel corso dei secoli (oggi conta oltre 50.000 abitanti), è la città più importante della provincia di Taranto dopo il capoluogo.Già nel 1260 è attestata l’esistenza di un castrum Martinae, ma soltanto nel 1305 si costituì un vero e proprio abitato urbano, voluto da Filippo I d’Angiò, principe di Taranto, e successivamente infeudato a varie casate nobiliari del regno di Napoli.Dal 1507 al 1806, infine, Martina divenne un ducato sotto il dominio della famiglia Caracciolo, che la dotò di un superbo Palazzo Ducale costruito nel 1668 presso la Porta di Santo Stefano, su disegno dell’architetto bergamasco Giovanni Andrea Carducci, una delle prime opere in stile barocco.La città custodisce numerose testimonianze del cosiddetto barocchetto martinese o rococò, evoluzione complessa ed elegante del barocco affermatosi in loco intorno alla metà del Settecento sia nell’architettura religiosa, sia in quella civile: ne sono esempio le chiese di San Martino (1747-1775), oggi basilica minore, di San Domenico (1746), il Palazzo dell’Università (1761), sede del Comune fino ai primi del Novecento in piazza Plebiscito, nonché i palazzi delle famiglie egemoni Giuliani (1778), Magli (1748) e Fanelli (1748) nella splendida via Cavour, e Motolese (1775) in via Principe Umberto, tanto per citare gli edifici di maggiore rilievo artistico. (www.albergodiffusorococo.it/storia.html)

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L’Hafen City di AmburgoLa più grande riqualificazione d’Europa

Benchmarking territoriale 8 di TAC (Territorio, Architettura, Cultura) - www.tac-lab.it

GLoB-LoC

Amburgo è la seconda città della Germania dopo Berlino e sorge adagiata sull’estuario del fiume Elba. Famosa ai più per essere una delle città portuali (senza il mare però) più importanti d’Europa, ha tratto dall’acqua tutte le risorse necessarie per diventare sin dal medioevo una città prospera e internazionale. È proprio in questo contesto, più in particolare nell’area storica di Speicherstadt con il vecchio porto e i suoi magazzini, che la città ha deciso di puntare e di attivare il più vasto progetto di riqualificazione d’Europa per estensione, denominato Hafen City. Il progetto, approvato nel 1998 in seguito ad un concorso di progettazione internazionale, vedrà il suo completamento nel 2025 e prevederà la realizzazione di un’area di 155 ettari pari al 40% dell’estensione della città attuale, interamente circondata dalle acque del porto. Tutta la trasformazione è stata coordinata e promossa attraverso una serie di concorsi di urbanistica e architettura che hanno portato a competere le migliori firme dell’architettura

europea e mondiale, riattivando una porzione di città un tempo ritenuta marginale. Così un’area un tempo destinata soltanto al lavoro duro dei traffici mercantili e volutamente separata dal resto del tessuto cittadino, è ormai diventata una nuova centralità e accoglie un mix di funzioni che vanno dal commercio agli spazi per la cultura, alle residenze e ai luoghi di lavoro, non più soltanto legati alle attività portuali ma alle professioni creative del terzo settore, dei servizi, della creatività e della produzione digitale. Ma la cosa ancora più importante è che attirando nuovi ed enormi investimenti, questo

piano di riqualificazione ventennale di Amburgo ha accolto nuove sfide diventando un laboratorio di buone pratiche e di processi che stanno facendo da apripista per il resto della Germania e dell’Europa, tanto da meritarsi l’appellativo di Città cantiere. Nel 2013 infatti Amburgo ha ospitato la Mostra Internazionale di Architettura Iba Hamburg (Internationale Bauasstellung Hamburg) per la quale si è impegnata a realizzare una cinquantina di progetti di residenze innovative nell’area sud della città chiamata Wilhelmsburg, andando a creare un quartiere ecologico sperimentale e innovativo dove le più moderne tecnologie costruttive sono state mescolate ai nuovi modelli abitativi del co-housing in mezzo alla natura. Tutto ciò è stato possibile grazie ad una partnership tra progettisti, imprese e sponsor tecnici ed è stata sviluppata con particolare attenzione al cambiamento climatico. Come per la riqualificazione di Hafen City, anche in questa occasione si è scelta la via dei concorsi pubblici di architettura, indicendone uno anche per il nuovo parco ecologico che ha riconvertito l’area dell’ex discarica Georgswerder. Ultimo ambizioso progetto della città di Amburgo è invece legato alla mobilità: tema tra i più importanti per le agende degli amministratori e dei pianificatori, anche del nostro territorio. L’amministrazione della città tedesca, in questo ambito, si è impegnata a raggiungere l’obbiettivo di diventare la prima città in Europa Car free, ovvero di rendere la città e i suoi cittadini liberi dal traffico veicolare privato. Attraverso il progetto Green Network, ad Amburgo nasceranno percorsi pedonali e piste ciclabili per permettere a tutti i cittadini di avere a disposizione vie di comunicazione sicure che colleghino i diversi punti di interesse della città, mettendo a sistema delle aree verdi, veri e propri polmoni capaci di ridurre la Co2 e di essere luoghi di socialità. Abbiamo visto dunque come una città fortemente mono-funzione come Amburgo ha deciso di definire il suo futuro sostenibile con un Piano strategico a lungo termine attraverso tre punti semplici ma fondamentali: puntare sulla varietà, sulla qualità diffusa attraverso il recupero di aree periferiche ma dal forte legame con la storia della città, sull’innovazione, sia di processo che di tecnologie legate all’abitare e al vivere in condivisione, e cosa più importante di tutte sulla mobilità dei suoi cittadini e dei suoi visitatori e sull’infrastrutturazione verde.

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C’era qualcosa di giocoso e quasi di infantile nella “Chiamata alle arti” di martedì primo marzo, la serata nella quale i cittadini erano invitati a dire che cosa avrebbero voluto fare del complesso “Bochard”. Una galleria di splendidi sogni, dalla scuola steineriana alla biblioteca modernissima, dal luogo di ritrovo per gli studenti all’educazione sulla sostenibilità ambientale, dalla casa della cultura all’incubatore di impresa, dalla sala prove musicali allo spazio bimbi, a una sequenza quasi magica di laboratori e di esposizioni di questo e di quello. Il tutto accompagnato da una pioggia di termini alla moda, dalla democrazia partecipata ai luoghi del sapere alla gestione di eventi, ed a quel vago sociologismo che “fa fine e non impegna” con il quale si svicola dall’interrogativo cui nessuno si è dato peso di rispondere: il brutale ma necessario chi paga? con quali soldi? Una risposta è pretesa dal senso comune, e lo ha sottolineato ufficialmente il Sindaco, ricordando che ogni progetto deve essere auto-sostenibile: ma nella serata era considerato importante offrire un caleidoscopio di idee, e il resto un’altra volta, l’intendence suivra, gli amministratori sono lì per quello, no? Nonostante questo me ne sono andato confortato, perché ho visto riabilitate alcune idee che, per doverosa prudenza, consideravo con timidezza. Per esempio, che è inutile sciorinare un ventaglio di cose luccicanti, se queste non rientrano fra gli obiettivi dei possibili finanziatori o investitori di domani, pubblici o privati che siano, dato che il bilancio del Comune non sarà mai in grado di realizzarle. oppure il fatto che è illusorio sperare in qualche fondazione, o in qualche bando da qualche spicciolo, quando per il complesso Bochard le stime più prudenziali parlano di alcune decine di milioni di euro, sia pure scadenzati su vari esercizi. Così come è declamatorio invocare la dimensione della città metropolitana (o più ancora la dimensione regionale o nazionale) se si prospettano soluzioni che riguarderanno la sola città. Chi si inebria del profumo della rosa è portato a pensare che sia la rosa a fare un buon brodo, ma purtroppo ci vuole il cavolo poco odoroso.

Allora? Allora mi rifaccio a qualche idea che dalla serata dei sogni è pur emersa, e che mi autorizza a riprenderne altre già affacciate in questa sede. Alcuni hanno proposto di utilizzare una parte del complesso Bochard per ricavarne un luogo di sosta temporanea degli studenti nella parte della giornata non occupata dagli impegni scolastici, per pranzare, per studiare, per socializzare: e se si considera che a Pinerolo affluiscono ogni giorno oltre 6.000 studenti, di cui circa l’80% provenienti da altri Comuni, si coglie bene l’importanza di una simile soluzione, la quale - e qui sta il pregio che altre non hanno - è realmente spendibile in una logica di città metropolitana, poiché riguarda un territorio vasto e bisogni diffusi non

ristretti alla cerchia cittadina. Così pure, se si ambisce ad avere il sostegno di fondazioni o della regione, sarebbe apprezzabile un’idea di scuola dei mestieri della montagna, non per farne l’ennesima esposizione di prodotti tipici, ma perché capace di fortificare un’economia delle terre alte, e perciò di coinvolgere l’intera

istituzione regionale. E qualche titolo avrebbe anche un’idea che potrebbe sembrare un lusso di intellettuali, se non fosse che la sua concretezza ci è rammentata ogni tanto dai vari episodi del “Bataclan” o di “Charlie hebdo”, o altri momenti tragici che costellano la difficile convivenza tra mondi diversi. Il Pinerolese è stato per secoli terra di conflitti inter-religiosi, e poi di difficile e fruttuosa convivenza ecumenica: dunque, ha titolo per proporsi come uno dei luoghi nei quali sperimentare stabilmente il confronto e l’interazione (senza g) tra culture, religioni e tradizioni diverse, in una stagione sanguinosa nella quale essa diventa un’esigenza imprescindibile. Non sarà certamente la sola Pinerolo a diffondere questo spirito, ma una parte del complesso Bochard potrà ospitare, insieme a cento altri punti individuati da una visione nazionale del problema, un centro di cultura inter-etnica e inter-religiosa, capace, esso sì, di propiziare quegli investimenti senza i quali la bella “Chiamata” rimarrà un catalogo di vagheggiamenti, e l’immobile un rudere soggetto a degrado, per giunta in pieno centro della città. La rosa e il cavolo, appunto.

Lettere al giornale di Elvio Fassone

SoCIETà

La rosa e il cavolo: ovvero che cosa fare della “Bochard”

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10 di Alessia Moroni

10CoSì PEr IL MoNDo Vita internazionale

Due sorelle, due nazioni e un legame fortissimo. Marta e Francesca vivono e lavorano rispettivamente a Londra e Madrid, dove stanno realizzando i loro sogni. Le incontriamo insieme su Skype, dove ci raccontano la loro esperienza. Di cosa vi occupate e qual è la vostra formazione? Marta: Sono un’animatrice 2D, laureata al Centro Sperimentale di Cinematografia – Dipartimento d’Animazione. Attualmente sto facendo uno stage presso la Cartoon Network, a Londra, ed il mio lavoro consiste nel far muovere i personaggi dei cartoni animati. Si tratta di un Internship di quattro mesi, che terminerò a metà aprile. Francesca: Sono una sarta e mi o c c u p o principalmente di abiti maschili. ho studiato due anni a Napoli e mi sono diplomata all’Accademia Teatro alla Scala di Milano, dopo un anno di studi in sartoria. Lavoro presso un’azienda di Madrid, SASTrErIA CorNEJo, che si occupa di teatro, televisione e cinema, nella quale avevo già svolto un periodo di stage quando frequentavo l’Accademia a Milano. Immagino che il vostro legame sia fortissimo. Com’è essere così vicine, ma così lontane? M: Skype! Ci sentiamo spesso ed il modo di vedersi si trova sempre. Sappiamo che entrambe siamo felici in quello che stiamo

facendo ed è questo l’importante. F: Essendo sorelle, sappiamo che ci siamo sempre l’una per l’altra, anche a chilometri di distanza. Siamo nell’era digitale e ormai è facile sentirsi in qualsiasi momento. Mi raccontate la vostra routine giornaliera? Come vi trovate a parlare un’altra lingua? M: Ci metto circa una quarantina di minuti per arrivare in ufficio e durante la giornata lavoro all’animazione di personaggi: ci sono delle scadenze settimanali o mensili da rispettare. Di solito finisco verso le sette.

Gli uffici sono un ambiente m o l t o i n t e r n a -zionale e non ho particolari d i f f ico l tà con la lingua: la conoscevo già. F: Anche io ci metto c i r c a qua ran ta

minuti per arrivare in azienda. Il mio compito è quello di lavorare a dei capi di abbigliamento che prima sono stati provati dall’attore o dall’artista e, una volta finiti, passano alla produzione e alla scena. Lavoriamo molto, ma finendo alle tre riesco ad avere del tempo libero. Per quanto riguarda la lingua mi trovo bene ed ho imparato in fretta.Quali sono i vostri progetti futuri? M: Al momento sto valutando se continuare gli studi, probabilmente in Francia. F: Per due anni starò qui in Spagna, poi si vedrà. Spero di poter fare esperienza proprio in teatro.

Intervista a Marta e Francesca Gennari

Al lavoro a Londra e a MadridCosì lontane, ma così vicine nella realizzazione dei propri sogni

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11SoCIETà

Donne del Pinerolese a cura di Sara Nosenzo

Ci racconti un po’ di lei … Sono nata a Pinerolo e ho iniziato a far danza all’età di quattro anni, sotto la spinta della mia bisnonna, presso il Circolo Sociale di Pinerolo che era una succursale del Teatro regio di Torino. All’epoca a Pinerolo c’era danza, calcio e pallavolo: si può dire che la scelta era molto limitata, a differenza di adesso. ho sempre fatto stage in Italia e all’estero, fino a che il mio viaggiare mi ha condotto a New York di cui ho un bellissimo ricordo. Era un altro mondo per me: le lezioni che frequentavo, fino a dieci ore al giorno, avevano la musica dal vivo. Intanto mi sono iscritta all’ISEF per diventare insegnante di ginnastica. È proprio grazie a questo viaggio che ho potuto conoscere il mondo della ritmica ed entrarci, come coreografa, fino ad innamorarmene. Per quindici anni mi sono occupata della ritmica finché non mi sono iscritta e ho vinto un concorso per le navi da crociera. Questo lavoro mi ha permesso letteralmente di vedere tutto il mondo perché al tempo le tratte cambiavano e anche se i ritmi erano estenuanti, l’esperienza è stata davvero appagante ed emozionante. Tornata a casa ho ripreso con la ritmica a livelli più sostenuti per potermi dedicare anche alla mia famiglia che stava crescendo.Dal punto di vista sportivo iniziano ad affacciarsi alcune nuove discipline, ce le può spiegare brevemente? Una novità che offriamo è la partecipazione a un musical tramite la scuola “Voce del verbo cantare” di Grazia Di Michele e Francesca Ficara, specializzata nel canto, in collaborazione con le nostre ballerine. In questo modo le ragazze entrano in contatto con un altro tipo di danza, quella legata al teatro, la quale offre un ambiente poliedrico che non può far altro che stimolarle nella danza e nell’interazione con l’altro. Da quest’anno abbiamo anche un settore sportivo in cui rientra

il cheerleading che si sta affacciando sul mondo italiano e si divide in cheerdance dove ci sono i pon pon e il cheerleading composto di lanci, prese e figure. A differenza della danza e della ginnastica, il cheerleading permette di avere atleti di età più elevate: il mio gruppo va dai quindici ai venticinque anni; l’anno scorso avevo due atlete, quest’anno, invece, ne ho trenta divise in sei team. Questa nuova disciplina sta iniziando col piede giusto. Inoltre, la generosità del Dottor Cappellin si è tradotta in borse di studio per le ragazze più meritevoli e con difficoltà economiche

così da non precludere ad un talento la possibilità di tentare la strada della danza.Cosa può trasmettere un’arte performativa? La questione è molto complessa: quando balli devi riuscire ad entrare nel personaggio, ti devi trasformare. Ci sono ballerine molto brave che però non trasmettono nulla al pubblico; è un aspetto da non sottovalutare. Essendo arti performative necessitano del coinvolgimento di tutto il corpo, soprattutto il volto dove la maggior parte dell’emozione traspare. La danza, come molte discipline, è rigore, educazione, uno stile di vita e per questo motivo le ragazze devono attenersi a delle regole di comportamento e abbigliamento. In vista delle elezioni comunali, cosa vorrebbe chiedere al nuovo sindaco? Dal punto di vista sportivo si potrebbero adottare delle migliorie nella gestione e nella manutenzione degli spazi comunali e, in particolare, delle palestre. Spesso non si possono

utilizzare degli spazi perché il riscaldamento non è funzionante o perché se piove troppo forte c’è il rischio che si allaghi tutto. Questo crea disagio e difficoltà nel continuare il duro lavoro di ogni atleta, di qualunque sport si tratti. Infine, chiederei una maggiore attenzione sul tema sicurezza: dalle buche nelle strade, alle strutture, al degrado dei rifiuti gettati per strada quali bottiglie di vetro, mozziconi di sigaretta e altro.

Roberta Bozzalla, una vita con la danza

La danza arte performativa di tutto il corpo

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1212Giovani & Lavoro

TErrITorIo

abitudini dei consumatori e progettualità LAVORAtIVE

I 10 trend tecnologici del 2016Invisible analytics

Il mondo dei consumatori è sempre più connesso: il digitale si insinua in ogni aspetto della vita. L’analisi di questi dati raccolti in maniera passiva, in qualche

modo ‘invisibili’, sarà sempre più importante per le aziende che vogliono comprendere a fondo il consumatore e le sue abitudini

Intelligenza artificialeSiamo ancora in qualche modo lontani dal raggiungere una completa intelligenza artificiale, ma il suo potenziale è accattivante per i marchi, considerando la possibilità di

raggiungere i consumatori con messaggi più appropriati.

Realtà virtualeNonostante le sue origini nell’industria dei videogame, la realtà virtuale ha il potenziale per penetrare un più vasto insieme di settori, come i viaggi, la vendita al dettaglio e

l’istruzione

Consumo di videoDa quando il digitale è diventato il canale abituale su cui accedere ai video, le imprese hanno bisogno di sfruttare al meglio le informazioni sulle visualizzazioni per selezionare

meglio la creazione e la distribuzione del contenuto.

IndossabiliDa quando è stato raggiunto un design più accattivante e sono state individuate delle occasioni di utilizzo credibili, sono la raccolta, il processo e

la consegna dei dati personali la ragione di un più ampio utilizzo di questi dispositivi.

Metodi di pagamento portatiliI mercati in via di sviluppo stanno facendo strada; per far decollare i metodi di pagamento portatili nei mercati consolidati, le imprese devono incentivare i consumatori

e allontanare le loro preoccupazioni sulla sicurezza.

Abitazioni intelligentiLe abitazioni diventeranno intelligenti solo per incremento. I concorrenti dovranno collaborare per fornire prodotti e soluzioni

semplici e senza interruzioni per convincerne l’utilizzo da parte dei consumatori.

Automobili connesseCon l’aumento della connettività a bordo dei veicoli, i tradizionali e i nuovi operatori nel settore dell’automotive avranno sempre più bisogno di

offrire ai consumatori apparecchiature in grado di connettersi e di condividere dati.

DroniCon le loro applicazioni ad ampio raggio, il mercato dei droni è su una rampa di lancio. Potrebbero aiutare il business a ridurre i costi ed aumentare l’efficienza?

Stampa 3DIl desiderio della stampa 3d sta crescendo. Il mercato potrebbe permettere un cambiamento dalla produzione di massa ai prodotti locali su misura,

con grande coinvolgimento dei marchi.

www.p r imaon l i n e . i t / 2016 /02 /16 /228452 /dallinvisible-analytics-alle-stampanti-3d-ecco-i-10-trend-tech-che-destinati-a-cambiare-le-abitudini-dei-consumatori-nel-2016-infografica/

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MESE DI MARZO 2016

A cura di Francesca Villiot e Gabriella Bruzzone

Tu t to Band iDoCUMENTI

BANDO OGGETTO ENTE PROMOTORE SCADENZA

Horizon 2020 incentivi per progetti di ricerca e sviluppo in vari settori

Unione europea 31/12/2017

Sostegno alle Start up innovative

Servizi di sostegno alle Start up innova-tive

regione piemonte www.regione.piemonte.it/notizie/pie-monteinforma/diario/finanziamenti-

per-le-start-up-innovative.html

31/12/2020

Volontariato culturale Contributi per le organizzazioni di volonta-riato

città metropolitana di Torino http://www.cittametropolitana.torino.it/cul-tura/contributi/volont_culturale.shtml

31/05/2016

Attività culturali contributi per la promozione della tutela e dello sviluppo delle attività e dei beni culturali

“città metropolitana di Torino http://www.cittametropolitana.torino.it/cultura/contributi/attivita_culturali.shtml”

15/03/2016

Bando Orizzonti Zerosei Sperimentazioni innovative nel campo della cura e dell’educazione dei bambini della fascia 0-6 anni

compagnia di San paolohttp://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Bandi/Bando-Orizzonti-ZeroSei

15/04/2016

Bando Orizzonti Zerosei Sperimentazioni innovative nel campo della cura e dell’educazione dei bambini della fascia 0-6 anni

compagnia di San paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Bandi/Bando-Orizzonti-ZeroSei

15/04/2016

#diamociunamano attività di volontariato in progetti di utilità sociale

ministero del lavoro e politiche Socialihttp://www.lavoro.gov.it/areaSociale/dia-mociunamano/pages/default.aspx

01/02/2017

Erasmus + Plus educazione formale e informale dei giovani agenzia nazionale Giovanihttp://ec.europa.eu/dgs/education_culture/index_en.htm

2020

Stazioni ferroviarie in comodato gratuito

riutilizzo delle stazioni per attività sociali ferrovie dello stato http://www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=3aa298af418ea110VgnVcm1000003f16f90arcrd

Senza scadenza

Fondazione Lonati, richie-ste libere

Sostegno a soggetti che operano in ambiti: istru-zione (formazione, istituzionale, minori) giovani, anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale

fondazione lonati http://www.fondazionelonati.it/presenta-progetto.asp

Senza scadenza

Alla ricerca di nuove idee! famiglia, anziani, disabilità, nuove pover-tà ed inserimento lavorativo

fondazione cattolica assicurazioni http://www.fondazionecattolica.it/alla-ricerca-di-nuove-idee/

senza scadenza

Sostegno all’Attività Istituzionale (SAI)

Sostegno al complesso delle attività di un ente e nongiàadunospecificoprogettooiniziativa

compagnia di San paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/con-tributi/Sai-Sostegno-all-attivita-istituzionale

Senza scadenza

Richieste ordinarie 2016 contributi per iniziative non rientranti in altri bandi

fondazione crt 29/04/2016

Valorizzazione dei patri-moni culturali: scadenza unica 2016

domande di contributo a sostegno di iniziative volte alla valorizzazione dei patrimoni culturali presenti sul territorio

compagnia di San paolohttp://www.compagniadisanpaolo.it/ita/news-contributi/Valorizzazione-dei-patri-moni-culturali-scadenza-unica-2016

31/05/2016

Bando Fatto per bene contrasto alla povertà e miglioramento della qualità della vita

compagnia di San paolohttp://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Bandi-e-scadenze/Bando-fatto-per-bene

03/06/2016

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1414di Sara Nosenzo

TeatroArTE&SPETTACoLo

Teresa Mannino al Sociale

Sono nata il ventitre Sono nata il ventitre, spettacolo come racconto di formazione. «Ho voglia di raccontarvi qualcosa di me» sembra dire la Mannino con questo spettacolo che con ironia e leggerezza, calcolata e calibrata, porta il nome della sua data di nascita. Appare amichevole, sicura e decisa, come sa fare, sul palco del Teatro Sociale scrutando all’orizzonte la maggior parte dei presenti. In loro vede una persona con cui dialogare, da raggiungere con le sue parole e, se possibile, con cui ridere insieme. Non è scontato far ridere né tanto meno comprendersi ascoltando la storia di qualcuno che non si conosce. Benché ci separino quasi vent’anni i suoi ricordi d’infanzia trovano similitudini nei miei: è facile ritrovare nei suoi

frammenti situazioni vissute sulla propria pelle. È interessante, invece, che per rappresentare la perenne lotta tra le caratteristiche che distinguono gli uomini dalle donne la comica ricorra a uno dei libri più letti nell’ambiente scolastico: l’Iliade. Per chi non l’avesse letta negli ultimi anni troverà piacevole la digressione letteraria che permette alla Mannino di dialogare col pubblico sui temi

dell’amore, del tradimento e delle aspettative. ognuno di noi è la somma delle esperienze passate, dei drammi correnti e delle scelte future; un insieme di fatti, più o meno importanti, che delineano il nostro essere. Quindi lo spettacolo sembra voglia suggerire la domanda: cosa rende Teresa Mannino, Teresa Mannino? Un sacco di cose, come direbbe lei! Un’infanzia felice, piena di episodi divertenti, nella sua città natale, Palermo, che viene rappresentata con la scenografia: una bellissima riproduzione tridimensionale dove la comica passeggia nel corso del suo racconto, un teatro nel teatro per così dire. Non si può non apprezzare la cura nei dettagli e l’affetto che traspare dalle sue parole quando parla di questa meravigliosa città.

Le radici culturali sono la base più importante di ogni persona così come i ricordi legati alla famiglia. Si sa, per far ridere bisogna raccontare quegli episodi divertenti che ci accomunano: le ginocchia sbucciate da una caduta seguite dalle botte della mamma, gli scherzi e le gelosie tra fratelli, ma nel farlo non risulta eccessiva né pare volersi accaparrare il consenso del pubblico a tutti i costi. Questa dote è davvero apprezzabile perché permette sinceramente di sentire il suo racconto come quello di un’amica a noi vicina da tempo, che ci fa rivivere attraverso le sue parole alcuni

avvenimenti che avevamo dimenticato. A chi non capita di dimenticare qualche fatto saliente della propria infanzia? È normale! E Teresa Mannino riesce a riportavi a quel momento per apprezzarlo, assaporarlo e riscoprirlo ora che siete più grandi e più maturi. Un’esperienza travolgente consigliata vivamente e, in alcun modo, una replica degli sketch di Zelig. La creatività e la sincerità d’animo aleggiano nella sala.

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Tutti ne parlano e tutti vogliono vederla. La mostra “Matisse e il suo tempo” che prosegue fino al 15 mag-gio a Palazzo Chiablese di Torino è un appuntamento imperdibile per gli amanti dell’arte moderna, ma non solo. Un allestimento che si compone di un centinaio di opere di cui 50 del Maestro delle odalische e 47 lavori di importanti artisti a lui contemporanei. Divi-sa per sezioni la mostra illustra il percorso di Matisse dai primi lavori di pointillisme che poco si adattavano allo stile già esuberante dell’arti-sta, fino agli allestimenti per la Cappella di Vence in Francia, suo ultimo grande capolavoro. Andando con ordine, si trova-no alcune opere giovanili quali un prezioso Autoritratto del 1900, che già presenta quei colori aggressivi tipici del fau-vismo, una vita sul Pont-Saint-Michel di Parigi, abil-mente paragonata alla vista sul medesimo ponte rea-lizzata dal collega Pierre Albert Marquet. Proseguendo si apre un bell’approfondimento sulla corrente artisti-ca di cui Matisse si fece pressoché portavoce, ovvero il Fauvismo. Uno stile originale che nacque nei primi anni del ‘900 come costola del pointillisme e dell’im-pressionismo. Se Signac, Monet e renoir lavoravano sull’analisi realistica della luce, i fauves la stravolgeva-no con colori violenti, dissonanti che nulla avevano a

che vedere con il mondo reale. Espressione di questo stile sono alcuni quadri in mostra come Il sobborgo di Collioure di André Derain o Il grande interno rosso dello stesso Matisse. Un’arte che influenzò sicura-mente artisti noti al grande pubblico come il cubista Pablo Picasso, presente con diverse opere all’interno del percorso, quali Lo Studio o Nudo col berretto tur-co, nonché futuristi come Gino Severini, anch’egli

presente con un lavoro del 1912, Autoritratto. Punto focale della visita quello incentrato sul grande capolavoro di Matisse: Odalisca con pantaloni rossi, appartenente al ciclo dedicato alla figura esotica e sensuale delle odalische turche. Un tema ripreso da autori del pas-sato come Ingres e che ricorrerà spesso anche nel lavoro dei suoi contemporanei. Chiudono le ulti-

me sale alcune opere, forse le più celebri dell’artista, quelle che si rifanno all’allestimento della Cappella di Vente. Matisse, ormai anziano, non riuscendo più a dipingere su tela cominciò a usare due mezzi solo ap-parentemente semplici, carta e forbici, componendo dei collage figurativi o astratti con temi che spazia-vano dal circo alla natura. Palazzo Chiablese offre al visitatore un percorso dinamico, non solo incentrato sulla figura di Matisse, ma che coinvolge l’intera sfera di pittori e artisti del suo tempo.

SoCIETà Per Mostre e Musei di Chiara Gallo

“Il suo tempo”

Matisse a Palazzo Chiablese

Giovani,Tecnologia@Innovazioni di Greta Gontero

Ehang 184 - drone porta persone Al CES 2016 di Las Vegas, un’esposizione a tema tecnologico che si tiene ogni anno nella città statunitense, è stato da poco presentato il prototipo del primo drone in grado di trasportare un essere umano: Ehang 184, prodotto dall’azienda cinese Ehang. Il prototipo consiste in un quadricottero dalle dimensioni abbastanza compatte (3,8x3,8 metri) ma ancora, eventualmente, ripiegabile fino a giungere ad una grandezza pari a 2x2 metri, che permette una sua più facile collocazione in ambienti chiusi; ha un peso complessivo di circa 200 Kg e può trasportare un passeggero dal peso limite di 100 Kg. ha un’autonomia di 23 minuti ed è quindi stato progettato per brevi spostamenti (ad un’altezza non superiore ai 3500 metri) alla velocità massima

di 100 Km/h. Questo velivolo è completamente elettrico ed ecologico e si ricarica in sole due ore.La guida è completamente automatica: il passeggero deve solo schiacciare il pulsante per decollare e quello per atterrare e impostare la propria destinazione tramite un tablet pc 4G nella cabina.Sono presenti al suo interno anche alcuni confort come l’aria condizionata, il sistema di atterraggio automatico e un sistema di comunicazione diretta con l’assistenza.Ad oggi Ehang 184 non è ancora in commercio ma il prezzo di vendita stimato si aggira intorno ai 250.000 dollari e si prevede che questo drone potrebbe divenire il mezzo di trasporto del futuro.

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Ali al-Nimr aveva 17 anni quando è stato arrestato il 12 febbraio 2012 per aver preso parte a manifestazioni anti-governative. Chi era Ali? Sua madre dice che aveva un buon cuore, amava gli altri e aveva solidi principi morali. Fondamentalmente ottimista, è sempre stato attratto dalla varietà di culture e di realtà presenti nel mondo. Si chiedeva sempre: “I cristiani adorano Dio, i musulmani adorano Allah, quindi perché sono diversi gli uni dagli altri?”. Sua madre scrisse: “Ali è la vita, e la vita non può prosperare senza di lui; egli dà vita allo spazio e impulso al tempo. È la luce senza la quale la vita non è bella ai nostri occhi”. Ali e sua madre non hanno mai smesso di sperare in Allah e nelle persone che vanno loro accanto.Ma ora Ali ha esaurito ogni possibilità di appello e può essere messo a morte appena il re ratifica la

condanna. Il 27 maggio 2014 è stato condannato a morte dal tribunale penale speciale di Gedda, il quale si è basato sulla “confessione” estorta con tortura e maltrattamenti (sui quali nessuno ha mai indagato). In Arabia Saudita (da gennaio

ad agosto dello scorso anno) ci sono state 130 esecuzioni e molte di queste persone sono morte perché tentavano di opporsi al governo. Chi era sospettato

di sostenere o esprimere opinioni contro le autorità saudite è stato arrestato, trattenuto per settimane e spesso torturato. Potete trovare online l’appello da firmare e ulteriori informazioni sulla storia di Ali e sulla situazione in Arabia Saudita. Inoltre vi aspettiamo il 12 marzo sotto i portici di Pinerolo per riflettere insieme sui matrimoni forzati in Burkina Fasu!

GRUPPO GIOVANI AMNESTY INTERNATIONAL

Cuore esausto - Arabia Saudita

Visibili & InvisibiliDIrITTI UMANI

Come ogni anno, anche quest’anno si avvicina il 21 marzo, giornata da sempre dedicata alla memoria di tutte le vittime di mafia, ma con una differenza significativa. Infatti la Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie cambia connotazione. Libera ha scelto di vivere il 21 marzo in maniera diffusa, individuando Messina come città di riferimento e concentrando istituzioni, scuole, associazioni, cittadini sul proprio territorio. Non verrà chiesto alle persone di raggiungere altre regioni ma di concentrarsi nella propria, dando alla giornata l’effettiva struttura di Giornata regionale. A Torino, a 10 anni dal 21 marzo del 2006, invitiamo tutto il Piemonte, cittadini, istituzioni, scuole, associazioni a trascorrere una giornata che unisca la memoria all’impegno. Una giornata per ricordare le vittime innocenti delle mafie, per fare il punto sulla lotta al crimine organizzato sul nostro territorio, per partecipare a momenti formativi, per stare insieme costruendo comunità.

Da gennaio ad oggi si son già svolte numerose attività per formarsi e informarsi in vista di questa giornata, ma ora è bene comprendere meglio come si svolgerà il 21 marzo a Torino. La Giornata della Memoria e dell’Impegno a Torino avrà una struttura che permetterà un forte coinvolgimento trasversale

di tutta la cittadinanza e offrirà momenti diversi di riflessione, formazione, incontro, gioco e musica. Alle ore 9.00 partirà un corteo da piazza Vittorio Veneto e si giungerà in Piazza

Carignano dove vi sarà la lettura dei nomi delle vittime innocenti di tutte le mafie, preceduta dall’intervento di alcuni membri delle istituzioni. Nel pomeriggio vi saranno attività musicali e sportive e i workshop tematici dedicati ad alcuni tra gli argomenti più rilevanti ed interessanti concernenti lo sviluppo delle mafie. La giornata si concluderà con un concerto in uno dei locali dedicati a Libera. Invito tutti a partecipare a questa giornata e a riflettere sull’importanza della memoria e dell’impegno.

Ponti di memoria e luoghi di impegnodi Chiara Perrone

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17Cosedell’altromondo di oscar Fornaro

La donna più risparmiosa della Gran Bretagna Ilona richards, 66 anni, si considera “la donna più parsimoniosa del regno Unito”. Con soli 6,50 sterline al giorno di spesa, per un totale di circa 2.400 sterline all’anno, riesce a mettersi da parte 7.600 sterline (circa 9.700 euro). La domanda sorge spontanea; come fa? Ebbene questo risparmio deriva da una spesa oculata di prodotti alimentari scontati

e alcune volte in procinto di scadere, fa un solo bagno a settimana per risparmiare l’acqua, mangia i pasti direttamente dalla padella risparmiando così sul detersivo e acqua calda, il riscaldamento l’accende solo un’ora al giorno, è diventata donatrice del sangue così può avere una tazza di tè e biscotti gratis, utilizza le batterie ricaricabili. Addirittura cerca anche di scrivere più

piccolo per risparmiare l’inchiostro della penna. Questa maniaca attenzione al risparmio in realtà non deriva da problemi economici, ma dal fatto che la donna odia gli sprechi.Tutta questa meticolosità nel risparmio ha portato alla donna numerose critiche da parte di amici e conoscenti, accusata di essere taccagna e morbosamente gretta.

World Water Day Il 22 Marzo è stata istituita dalle Nazioni Unite, nel 1992, la Giornata Mondiale dell’Acqua.ogni anno gli Stati che fanno parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sono invitati alla sensibilizzazione sullo spreco di acqua, promuovendo attività concrete nei rispettivi Paesi.Nel 2005, oltre agli Stati membri dell’oNU, anche una serie di organizzazioni non governative hanno utilizzato tale giornata per affrontare la questione critica dell’acqua con un occhio di riguardo all’accesso all’acqua dolce e alla sostenibilità degli habitat acquatici.A partire dal 1997, ogni tre anni, il World Water Council, organizzazione non governativa, convoca il World Water Forum per

raccogliere i contributi e instaurare dibattiti intorno ai problemi locali, regionali e mondiali. Problemi che solo con una strategia comune possono essere risolti.

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18Storiae....di Cristiano roasio

DAL TEMPo

Ad iniziare son bravi tutti. E’ finire che si dimostra sempre più impegnativo di quanto uno potesse aver preventivato: è un po’ come la vita, tutti capaci a dire faccio questo faccio quello e poi, per carità, farlo effettivamente durante la giovinezza e l’età adulta, ed alla fine mi aspetto di essere accudito o la pensione o un colpo in bocca o il balcone, o la buona morte chimica, insomma avere un’idea precisa eppure semplice di quanto possa essere facile Finire... invece, non è così. Cavoli quanto è difficile finire qualcosa, provate a chiederlo a tutti quelli che vi stanno accanto e vi sembrano così vecchi ed affranti e stanchi da aver ormai pianificato la Fine, ecco capirete che non ne sanno proprio nulla, non solo della Fine, ma anche del domani, d e l l ’ o g g i , delle prossime cinque o sei ore, sono un po’ come i pendolari che leggono “ritardo” sotto l’orario del treno che non arriva, ma che o v v i a m e n t e non riescono a quantificarlo in modo adeguato da potervi porre rimedio. Perchè conosco i treni? Pensavate non ci fossero da noi? Se ne avrò modo, ho intenzione di aprire una parentesi in questa cronaca sulla combustibilità energetica della pannocchia ed il suo uso nel corso dei secoli, sull’azzeramento delle distanze, sui reattori a pop corn e le loro infinite applicazioni, sulle teorie che l’aumento della tecnica, da noi come da voi, hanno permesso il balzo teorico e su tutti quegli scenziati che partendo da piccole osservazioni innoque hanno permesso lo sviluppo che non è mai innoquo, ma al momento non credo

questo possa interessare perchè siamo già ripartiti. La nostra piccola compagnia è così composta: la bellissima figlia senza anello che ho deciso di chiamare Zermesia, in ricordo del mio amore lasciato lontano, a piccoli passi delicati si intrufola tra le piantine e bisogna stare attenti a non confonderla con loro; il grosso paio di stivali, così decisi e spaventati da ricordarmi le sparate di Soriano ed ecco che il nome è già bell’e che fatto; il donnone per la quale non ho ancora pensato un sostitutivo, ma non importa perchè lei sa esattamente cosa sta facendo e quindi non ha bisogno di un appellativo o nome o lavoro per esistere; Germesio, il cane parlante, cioè non parla veramente come il fu Germesio

corvo parlante, però pare sia un buon ascoltatore; ed infine io, il viaggiatore a ritroso nello spazio, chissà se anche nel tempo.Procediamo a ranghi serrati e sebbene, immancabilmente, ci siamo già persi non soffriamo la solitudine. Io racconto a loro

delle nostre tradizioni, della festa del raccolto, del nostro inno e di tutto quanto ci rende Noi, ma nel profondo non sono molto sicuro che tutto ciò possa essere accettato in entrambi i sensi: dalle nostri parti quelli dell’aldilà non si pensava manco esistessero, figuriamoci accoglierli. Per i miei compari sembra, invece, tutto così distante da apparire irreale ed io penso siano davvero disperati a voler abbandonare tutto per arrivare laddove tutto per loro sarà così incomprensibile. Ma in fondo sono fatti loro, no? Io torno trionfante (per quanto non mi senta trionfante) e porto novità.

Nel Campo di Mais

Ad iniziare son bravi tutti

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19Piano Paesaggistico regionale19PrIMo PIANo

Le associazioni riunite nel Forum Salvia-mo il paesaggio di Pinerolo, richiamata la dichiarazione di notevole interesse pubbli-co della Collina di Pinerolo contenuta nel Piano Paesaggistico regionale (PPr), sot-tolineano l’importanza che venga man-tenuta la più rigorosa tutela della collina stessa ed in particolare delle aree ai piedi di Monte oliveto, dove il vigente PrGC prevede una ampia possibilità edificato-ria su un’area denominata CP7 di mq. 32.646 con la costruzione di villette 2 piani fuori terra, per altro assolutamente non necessaria alla luce della dinamica demografica.

I cittadini pinerolesi hanno già dimostra-to vivo interesse alla salvaguardia del pa-esaggio collinare della città quando nel 2011 sorse un Comitato spontaneo che in breve tempo raccolse un migliaio di fir-me a sostegno della richiesta al Comu-ne di Pinerolo di disporre una variante al PrGC che eliminasse la possibilità di edificare in tale zona.

Il tentativo di bloccare l’operazione immo-biliare si era scontrato con gli interessi dei costruttori che, con il ricorso al TAr, ave-

vano minacciato di far pagare al Comune più di 8 milioni di euro di danni. L’attuale Sindaco nella primavera del 2012 ha ripri-stinato la situazione precedente e in tre anni non è stato costruito niente, causa la stagnazione del mercato immobiliare.

Sappiamo dagli organi di stampa che l’at-tuale Amministrazione Comunale intende opporsi alla dichiarazione di pubblico in-teresse del PPr con osservazioni che an-cora una volta avallano la cementificazio-ne della collina.

Il Forum del paesaggio di Pinerolo , men-tre si impegna a promuovere nelle prossi-me settimane una nuova raccolta di fir-me a conferma del consenso dei cittadini alle scelte di rigorosa tutela della collina pinerolese, esprime pertanto il più netto plauso al vincolo paesaggistico propo-sto dalla regione Piemonte, in opposizio-ne alla richiesta contraria avanzata dalla amministrazione comunale uscente.

Pinerolo 20/02/16 Il Forum salviamo il paesaggio difendiamo i territori

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cOmUnicaTO STampa del fOrUm “SalViamO il paeSaGGiO”

“No alla edificabilità in collina”il piano paesaggistico regionale avalla tale vincolo

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Gli As once sono un duo acustico di Pinerolo, formato da Marco Negro e Andrea Salmaso.Ragazzi, tra un due settimane suonerete allo Stranamore. Fino ad ora le vostre comparsate live sono state brevi e sporadiche, anche se il progetto esiste da quasi un anno: a cosa si deve questa assenza dalle scene? In questo anno abbiamo dato la priorità alla scrittura dei pezzi e prima ancora alla ricerca di un suono “nostro”. Prima di questo autunno avevamo pronti una decina di pezzi ma ci siamo accorti che non era il genere che volevamo proporre; così abbiamo deciso di azzerare tutto per riscrivere canzoni nuove. In questo percorso di scrittura però proprio assenti non siamo stati: dalla scorsa estate abbiamo fatto 8/9 concerti, una media di uno al mese, proprio perché non volevamo tralasciare un aspetto fondamentale come quello dei live. Essendo in una fase di work in progress abbiamo privilegiato eventi privati e serate in cui la nostra musica accompagnava e non era la protagonista. Tante di queste serate erano eventi privati e per ovvi motivi non potevamo pubblicizzarle: da qui la nostra apparente assenza!Nel tempo, crescendo, avete anche cambiato nome: perché avete scelto di passare a As Once, qual è la storia dietro al vostro nome? All’inizio avevamo scelto Yestreen Ease, un nome che ci piaceva molto e ci caratterizzava. Con il passare del tempo però, abbiamo cambiato il nostro modo di scrivere i pezzi, sperimentando sonorità che prima avevamo escluso. Ci è venuto naturale cercare un nome che ci rispecchiasse maggiormente in questa dimensione musicale, proprio come Yestreen Ease aveva fatto agli inizi del nostro progetto. Dopo molti dubbi e discussioni abbiamo finalmente trovato il nome che ci caratterizza, l’attuale As once. È un nome immediato, fluido e facile da ricordare. La cosa bella di un nome è che ognuno puó attribuirci il significato che più

gli piace, con tutte le sue possibili sfaccettature. Il nostro significato? Beh, vi facciamo una proposta: ascoltate la nostra musica e sarà chiaro quello che intendiamo trasmettere.Della vostra produzione inedita si è potuto sentire pochissimo, da questo aspetto quali sono le vostre direzioni? In programma abbiamo qualcosa, ma per ora preferiamo non svelare nulla!Nelle comparsate in live che avete fatto figurano luoghi come la biblioteca Alliaudi o gli aperitivi di Officina Pinerolese: non essendo la vostra

propriamente musica da ballare, qual è l’ambiente che cercate di dare, con la vostra musica? Gli eventi che hai citato erano tutte serate in cui la nostra musica accompagnava, e giustamente, visto il tipo di evento. Quindi in quelle occasioni abbiamo dato alla nostra musica un

aspetto più minimal, più soft. In realtà pensiamo che nelle nostra musica ci siano degli elementi che possano far venir voglia di muovere fianchi e testa! Chiaro, se volete ballare tutta la sera forse è meglio organizzare una serata in discoteca... Quello che proponete è molto lineare, in un’epoca di forti contaminazioni voi tornate alla formazione chitarra/voce. Come siete giunti a questa scelta?Questa in realtà non è stata una vera e propria scelta, è stato un percorso molto naturale. Entrambi sentivamo di poter esprimere noi stessi con questo tipo di musica, semplicemente abbiamo seguito le nostre inclinazioni musicali. Fin da subito abbiamo deciso di proporre questa idea e le canzoni sono state scritte proprio con quest’impronta acustica. Non neghiamo che per molte canzoni abbiamo previsto, per future registrazioni, la possibilità di includere altri strumenti.

mUSica emerGenTe

Gli As Once di Isidoro Concas

MUSICA of f i c i ne de l suono

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mUSica emerGenTe

Gli As Once

Gli Eventi di oNDA D’UrTo

20 febbraio inaugurazione della Mostra di Rebor

EVENTI

Domenica 14 febbraio, concerto dei Leoš alla Casa dell’Anziano

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22 Anda re a l c i nema

di Andrea obisoSoCIETà

Revenant – Redivivoregia: Alejandro Gonzàlez Inarritu. Attori principali: Leonardo Di Caprio, Tom hardy, Will Poulter, Domhall Gleeson. Nord degli Stati Uniti, 1823. Il Capitano henry e i sono uomini sono impegnati a procurarsi pelli e pellicce da rivendere ai vicini villaggi quando un gruppo di indiani Arikara li attacca, depredandoli di ogni bene e decimandoli. Nonostante la fuga sia avvenuta grazie al fiume, l’esperta guida hugh Glass consiglia al Capitano di proseguire via terra, dal momento che gli Arikara potrebbero facilmente rintracciarli e sterminarli seguendo semplicemente il percorso fluviale. L’equipaggio acconsente malvolentieri attribuendo a Glass la responsabilità di quanto accaduto, ciononostante Glass e il suo giovane figlio, avuto con una pellerossa Pawnee, proseguono nel loro compito di portare sani e salvi gli uomini della spedizione al forte. Le peripezie però non sono terminate, durante un imprevisto scontro con una femmina di orso Grizzly intenta a proteggere i propri cuccioli Glass rimane gravemente ferito, il Capitano henry decide di lasciarlo indietro insieme al giovane Jim e all’esperto quanto spietato cacciatore John Fitzgerald, promettendo loro una lauta ricompensa una volta raggiunto il forte.

In cerca di un guadagno e totalmente insofferente alle difficoltà di Glass, Fitzgerald decide di anticipare la morte certa della guida uccidendone il figlio e abbandonando Glass in fin di vita nel bel mezzo dell’inverno nordamericano. Ma Glass non è morto, e vuole vendicarsi. Dopo Birdman Inarritu torna nelle sale con un film profondamente differente rispetto a quello che gli ha fruttato (fra gli altri) il premio come miglior film del 2014. revenant ha infatti la particolare caratteristica di svolgersi in luoghi e tempi ben lontani dagli sfavillanti teatri di Broadway, ma ciò che resta è la maestria nel costruire una storia semplice e portarla avanti con i giusti tempi e la giusta chimica. L’esitazione su inquadrature suggestive e la ricerca di ambientazioni spettacolari non attenua il ritmo della vicenda e l’ottimo lavoro svolto dal cast tecnico viene ripagato con le grandi performance degli attori protagonisti: Leonardo DiCaprio e Toom hardy. Come previsto Inarritu e Di Caprio sono stati i protagonista degli oscar.

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23MoNDo Appunt i d i v i agg io di Angelica Pons

Mio marito Mauro in differita di +12 ore mi racconta del suo peregrinare dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda, tramite whatsapp, le ultime novità di cui vi rendo partecipi pressochè in diretta con qualche digressione. Dopo aver passato Auckland si è diretto sulla punta dell’Isola Nord. In quell’area l’attività geologica e vulcanica ha creato circa 300 grotte calcaree della regione Waitomo in un tempo per nulla breve: 30 milioni di anni. La parola Waitomo deriva dal Maori “wai” = acqua e “tomo” = foro. I popoli maori locali avevano scoperto queste gallerie molto prima che il capo locale maori Tane Tinorau e un geometra inglese, Fred Mace, andassero ad esplorarle nel 1887. La loro avventura avvenne a lume di candela su una zattera attraverso un’apertura in cui il torrente si inabissa sottoterra (questa è ora l’uscita dalla grotta). La meraviglia e la sorpresa furono il bagliore e lo scintillio proveniente dal soffitto. Mentre viaggiavano ulteriormente verso un terrapieno, restarono sbalorditi dalle formazioni calcaree che li circondavano in tutte le forme e dimensioni. Uscirono attraverso Chief Tane che ora è l’ingresso ufficiale, ad un livello superiore della grotta.

L’attrazione principale di questo luogo è l’enorme popolazione di lucciole delle dimensioni di una zanzara, Arachnocampa luminosa, che popola le grotte, una specie endemica che si

trova esclusivamente in Nuova Zelanda. La sua larva secerne una sorta di bava luminescente, che a gocce pende dal soffitto delle grotte creando un meraviglioso lampadario di perle. La funzione della decorazione è biologica: gli insetti più piccoli rimangono appiccicati alle trappole perlescenti e il verme risucchia la preda con tutta la sua stessa saliva.Vivono qui anche formiche albine rupestri, insetti più comuni, anguille d’acqua dolce nel torrente e una varietà di funghi (del genere Pleurotus) ricoprono le pareti delle cave.

Le cave furono rese visibili già dal 1889 da Tane Tironau e dalla moglie huti; nel 1906 l’amministrazione del luogo fu rilevata dal Governo, ma a causa di un’escalation di atti di vandalismo nel 1989 la terra e la grotta sono stati restituiti ai discendenti di Capo Tane Tinorau e huti. Essi ora ricevono una percentuale delle entrate della grotta e sono coinvolti nella gestione e nello sviluppo della grotta. Questi discendenti comprendono molti dei dipendenti delle grotte di oggi.

Lo stupore nel giungervi -- come l’antico capo maori - a bordo di una barchetta in questo buio impreziosito dalla luminosità diffusa di miriadi di stelline è sicuramente inenarrabile. Forse, sapendo di che cosa si tratta, siamo un po’ meno invidiosi!

waiTOmO caVeS, nUOVa Zelanda

La grotta delle lucciole

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