Pineroloindialogo aprile2016

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1 Indialogo.it , autorizz. N.2 del 16.6.2010 del Tribunale di Pinerolo - dir.Antonio Denanni IN DIALOGO .it Anno 8, Aprile 2016 n. 4 Candidati sindaci, quanto siete disposti a spendere per i giovani della città? Dibattito sul futuro di Pinerolo /8 - Valorizzare il capitale umano A Pinerolo 7000 studenti frequentano le Superiori - Intervista ai rappresentanti d’Istituto Benchmarking territoriale L’esempio di un’impresa culturale di Palermo

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N.4 Magazine d'informazione e di cultura locale per il dialogo tra generazioni

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Indialogo. i t , autor izz. N.2 del 16.6.2010 del Tr ibunale di Pinerolo - d i r.Antonio Denanni

INDIALOGO.it

Anno 8, Aprile 2016n. 4

Candidati sindaci, quanto siete

disposti a spendere

per i giovanidella città?

Dibattito sul futuro di Pinerolo /8 - Valorizzare il capitale umano A Pinerolo 7000 studenti frequentano le Superiori - Intervista ai rappresentanti d’Istituto

Benchmarking territoriale L’esempio di un’impresa culturale di Palermo

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22Buone News

A cura di Gabriella Bruzzone

Le Solar Mamas Le chiamano solar mamas e sono dei tecnici solari. Sono donne comuni, molto semplici e spesso illetterate, ma hanno avuto la possibilità di studiare in India grazie all’organizzazione non governativa Barefoot College che in sei mesi le ha formate, trasformandole in tecnici specializzati. Ora sono in grado di installare e riparare impianti solari, e di insegnare a loro volta ciò che hanno imparato. Prima lavoravano nei campi o in casa e non avevano mai lasciato i loro villaggi. Hanno apportato un notevole cambiamento nelle loro comunità, non solo a livello tecnico ma anche a livello sociale. Ogni famiglia potrà pagare il proprio impianto solare a rate, in cambio riceverà materiale utile per ogni casa: un pannello solare, un caricabatterie per il cellulare, una batteria e tre lampade. Anche la sicurezza è aumentata: adesso le ragazze dei villaggi si sentono più sicure perché la sera possono percorrere strade illuminate, hanno inoltre la possibilità di studiare, fare i compiti o frequentare lezioni serali. Il poter insegnare

le abilità acquisite è però il grande punto di partenza: le donne raggiungono in questo modo maggior autonomia, scrollandosi di dosso la posizione di subordinazione a cui sono generalmente assoggettate in alcune parti del mondo. Ai programmi di formazione possono partecipare donne di ogni età. Dal 1972, anno della sua nascita, a oggi il Barefoot College ha formato più di ottocento donne provenienti da 73 Paesi diversi. A queste donne straordinarie è stato dedicato anche un documentario che racconta la storia di Rafae, una giovane donna giordana che ha avuto l’opportunità, insieme ad altre ventisei donne di tutto il mondo e provenienti da ogni realtà sociale, di studiare e diventare un ingegnere solare. Per sei mesi hanno vissuto e studiato nel College imparando i fondamenti dell’elettronica, seguite da professori che ogni giorno scommettono su di loro. Le difficoltà si presentano quotidianamente ma loro sono donne coraggiose e non demordono, spinte dal desiderio di portare il cambiamento nelle loro comunità rurali.

Segue da pag.3 A Pinerolo sono assenti da 20 anni delle politiche per i giovani, non esiste neanche un Informagiovani! Sarà anche questa la causa della sua decadenza? Si è disposti a spendere per i giovani almeno la metà di quello che si spende per gli anziani? Il Comune di Pinerolo da al Ciss € 1.103.104 (31 euro pro capite) su un bilancio di circa 55 milioni

di euro. Di questi, facendo un calcolo grossolano, ammettiamo che ne vengano spesi almeno 300 mila per gli anziani. Quindi si è disposti a spendere per i giovani almeno 150 mila euro? È con politiche simili ed altro ancora che questa città potrà rinascere, non certo con il bel sogno di caserme ristrutturate! Antonio Denanni

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Informazione e cultura locale per un dialogo tra generazioni

S o m m a r i o

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http://www.pineroloindialogo.ithttp://www.pineroloindialogo.it/eventihttp://www.facebook.com/indialogo.apinerolohttp://www.facebook.com/ondadurtopinerolohttp://www.issuu.com/pineroloindialogo

PINEROLO / INDIALOGO.it.

DIRettORe ReSPOnSABILeAntonio Denanni Collaborano: emanuele Sacchetto, Alessia Moroni, Aurora Fusil-lo, Gabriella Bruzzone, Andrea Obiso, Andrea Bruno, Chiara Gal-lo, Cristiano Roasio, nadia Fenoglio, Giulia Pussetto, Francesca Costarelli, Michele F.Barale, Chiara Perrone, Marianna Bertolino, Federico Gennaro, Isidoro Concas, Sara nosenzo, Valentina ScaringellaCon la partecipazione di elvio FassonePHOtO: Giacomo Denanni, Lara FantoneIndialogo.it, Autorizzazione del tribunale di Pinerolo, n. 2 del 16/06/2010 - ed. Associazione Culturale Onda d’Urto OnlusReDAzIOnetel. 0121397226 - e-mail: [email protected]: Servizi Grafici, Bricherasio

Partire dal capitale umano Volendo descrivere un territorio in modo estremamente sintetico si possono distinguere tre elementi portanti: 1. le ricchezze naturali; 2. il capitale umano; 3. il patrimonio storico. Di solito nei programmi politici si parte dall’urbanistica considerata, anche per gli enormi interessi che ci stanno dietro, l’elemento che amalgama il tutto. noi invece proponiamo per le prossime amministrative di Pinerolo di partire dal capitale umano. Il capitale umano naturalmente è tutto ciò di umano che c’è nel territorio, dai più giovani ai più anziani; è tutto da difendere e valorizzare, ma quello che è più aperto al futuro, più carico di energia, di creatività e di innovazione è quello giovanile. tutti gli economisti ci dicono che crescono i Paesi che hanno energie giovani e qualificate. e Pinerolo non può essere da meno. Allora si tratta di vedere quanto i candidati oggi, potenziali sindaci domani, sono disposti a spendere per il bene di questa città per i giovani pinerolesi, intendendo come tali i giovani dai 18 ai 29 anni, quelli già formati a livello scolastico e professionale, che sono energia spendibile sul territorio, pronta a innovare, a creare, a mettersi in gioco. Quando parliamo di spendere intendiamo soldi veri, cifre da stanziare per avviare progetti, creare occasioni di lavoro, luoghi d’incontro e di incubazione d’impresa. Soldi che devono andare non ad istituzioni (scuole, enti), ma direttamente ai giovani, che a loro volta in cambio devono garantire serie progettualità di lavoro e impresa. Intere città sono rinate con politiche di sostegno economico ai giovani: una per tutte Glasgow, diventata leader mondiale nel campo dell’arte contemporanea.segue a pag.2 Antonio Denanni

2 Buone News Le SoLar MaMaS

4 Dibattito sul futuro di pinerolo/ 8 i rappreSentanti d’iStituto deLLe SMS

6 Benchmarking territoriale un’iMpreSa cuLturaLe di paLerMo

8 Lettere al giornale La “reSiStenza” deL 2000

9 Giovani del Pinerolese tanta vogLia di rigenerare La città

10 Giovani & Lavoro coMe avviare una piccoLa iMpreSa

11 Tuttobandi i bandi deL MeSe di Marzo 12 Vita Internazionale interviSta a eLiSa caSSineLLi

13 Teatro cyrano de bergerac

14 Per Mostre e Musei MoStra di ceraMiche di caterina bruno

15 Visibili & Invisibili Le notizie di aMneSty e Libera

16 Cose dell’altro mondo iL giudice cupido

17 Storiae... parLiaMo ininterrottaMente...

18 Sociale &Volontariato EquovEnto, contro Lo Spreco aLiMentare

19 Officinedelsuono LiMitLeSS

20 Musica Classica / 2 internationaL chaMber MuSic coMpetition

21 Serate di Laurea con SiMone cartini e giuLia puzzo

22 Viaggiare da zoLfo city aL “Monte fato”

23 Eventi di Onda d’Urto MoStra di benedetta picco

24 Amici di Pinerolo Indialogo

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4In CIttà

Il ruolo dei rappresentanti degli studenti è di rappresentare i bisogni del corpo studentesco di fronte alla componente insegnanti e al dirigente. Quali bisogni vi sono stati segnalati nell’anno in corso? Il più delle volte più che ricevere input dagli studenti, siamo noi ad interpretare i bisogni degli studenti. Una necessità molto sentita che abbiamo rappresentato e ci è stata concessa è stata quella di avere degli spazi per mangiare all’interno della scuola.Abbiamo anche ampliato la comunicazione con la gestione di una pagina fb. Diciamo che i rappresenati sovente hanno il ruolo di trascinatori e di stimolatori della massa degli studenti.I rappresentanti contribuiscono anche ad organizzare diverse attività all’interno della scuola. Che cosa avete organizzato in questi mesi? Siamo partiti da un questionario e a seguito di ciò ci siamo concentrati sulle giornate a tema: la giornata della donna, la giornata della memoria,

dell’informazione, la giornata autogestita sulla salute su come prendersi cura di noi, la giornata della poesia. Un’altra iniziativa è “liberammente”, giornata dibattito sull’attualità, in particolare sul terrorismo.L’iniziativa che avreste voluto realizzare e che non siete riusciti a fare? ne abbiamo una in programma con lo scrittore Catozzella, per agganciarci anche con l’attualità mediorientale attraverso delle testimonianze.Il vostro programma è tutto interno alla scuola o avete anche qualche aggancio con gruppi giovanili esterni (gli universitari)? non abbiamo collegamenti con gruppi esterni alla scuola. Invitiamo realtà esterne a parlare solo quando abbiamo le nostre iniziative.Quali sono le novità più grosse che avete trovato quest’anno all’inizio della scuola? Sicuramente il registro elettronico, che è stato vissuto da molti studenti anche in modo traumatizzante. Poi la riforma della buona scuola con le novità che introduce.

7000 giovani frequentano le scuole superiori di Pinerolo (l’80% arriva da fuori città) - Intervista ai rappresentanti d’Istituto

I rappresentanti d’istituto: “Sovente tocca a noi interpretare i bisogni degli studenti”A poco più di due mesi dalla fine dell’anno scolastco incontriamo i rappresentanti degli studenti delle scuole superiori di Pinerolo, con i quali facciamo un primo bilancio di quanto si è fatto nell’anno e di quanto ancora si vuole fare. ne parliamo con Linda della Croce, Chiara Amparore, Benedetto Perrone, Laura Vola, Filippo Mattia, elena Borgna

Dibattito sul futuro di Pinerolo/8 di Antonio Denanni

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7000 giovani frequentano le scuole superiori di Pinerolo (l’80% arriva da fuori città) - Intervista ai rappresentanti d’Istituto

I rappresentanti d’istituto: “Sovente tocca a noi interpretare i bisogni degli studenti”A poco più di due mesi dalla fine dell’anno scolastco incontriamo i rappresentanti degli studenti delle scuole superiori di Pinerolo, con i quali facciamo un primo bilancio di quanto si è fatto nell’anno e di quanto ancora si vuole fare. ne parliamo con Linda della Croce, Chiara Amparore, Benedetto Perrone, Laura Vola, Filippo Mattia, elena Borgna

Pure l’alternanza scuola-lavoro è una grossa novità. Com’è stata accolta da parte degli studenti e degli insegnanti? Alcuni sono favorevoli, altri (la maggioranza) contrari. Anche su questo tema vi è parecchia incertezza, più da parte degli insegnanti che degli studenti, soprattutto per il notevole impegno che è richiesto nell’aspetto organizzativo.Proviamo a buttarla in politica: disoccupazione, lavoro, democrazia, immigrazione, terrorismo, ambiente, gestione della cosa pubblica, partecipazione… sono tematiche che interessano, che vengono affrontate nelle vostre assemblee? Sull’ambiente e sulla raccolta differenziata abbiamo discusso più volte, abbiamo in atto nelle classi anche delle buone pratiche per differenziare i rifuti, ma su questo abbiamo difficoltà a “coordinarci” con i collaboratori scolastici: qui la catena s’interrompe. Pure sul tema del referendum sulle trivellazioni vorremmo discutere, però pure qui ci vengono messi dei paletti.

Fra un paio di mesi ci saranno a Pinerolo le elezioni per il nuovo sindaco. Qual è a vostro parere il problema più urgente che dovrebbe affrontare la nuova amministrazione? non siamo addentro alle problematiche cittadine. Però secondo noi ci sarebbe bisogno di un luogo “sano” per i giovani che proponga delle iniziative socializzanti valide.Pinerolo è una città per giovani, che ha iniziative attrattive per questa fascia di età? no! Mancano dei locali dove i gruppi musicali giovanili possano esibirsi, i ragazzi incontrarsi, dehors all’aperto dove aggregarsi, ecc.; Pinerolo ha il grande potenziale della cittadina dove tra giovani più o meno ci si conosce, mentre a torino si è in una realtà anonima più individualista.Pensate che una consulta giovanile della città possa essere utile? Sarebbe un’ottima cosa. Innanzitutto per conoscersi e coordinarsi con gli studenti delle altre scuole. Poi con il mondo giovanile della città per avanzare delle richieste e proposte all’amministrazione pubblica.

«In città c’è bisogno di un luogo “sano” per i giovani che proponga iniziative socializzanti valide»

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CLAC - Centro Laboratorio Arti Contemporanee

Un’impresa culturale resiliente di Palermo CLAC è un esempio di successo di impresa culturale impegnata dal 2003 a Palermo in progettazione e produzione culturale, sperimentazione di pratiche di innovazione sociale, sostegno allo start up di imprese culturali e sociali e membro attivo di diverse realtà di cittadinanza attiva - Un esempio importabile anche nel Pinerolese

Benchmarking territoriale 6 di tAC (territorio, Architettura, Scultura) - www.tac-lab.it

GLOB-LOC

È sempre più chiaro che la cultura ci salverà. Gli esempi li abbiamo anche vicini a noi: la mostra dedicata a Monet allestita alla GAM è stata la mostra più visitata d’Italia. torino a gennaio è stata inserita dal new York times tra le 52 città da visitare nel mondo nel 2016. È innegabile che sia in gran parte merito della cultura e dei luoghi ad essa dedicati nati negli ultimi anni. torino ha saputo reinventarsi a partire da qui e sembra che questa nuova anima stia funzionando. non è chiaro se sia stato un disegno politico o una spinta dal basso, ma è un dato di fatto che la rigenerazione urbana stia funzionando anche come fattore di ricomposizione della coesione sociale.Come sempre, però, abbiamo voluto guardarci intorno per scovare una buona pratica da presentarvi, a cui sia torino che Pinerolo potrebbero ispirarsi.Il progetto fa capo a CLAC, un’organizzazione resiliente di Palermo. Innanzitutto cerchiamo di definire cosa significa resilienza. La resilienza è la capacità di adattarsi a un cambiamento, non solo come accettazione, ma anche e soprattutto come spinta nuova proprio grazie a quelle stesse condizioni che cambiano.

Dal 2003, CLAC lavora nella città di Palermo con la cifra distintiva di adattarsi a contesti mutevoli e, nello stesso tempo, di cambiare il territorio attraverso progettazione e innovazione culturale. Si occupa di tante cose e pensa l’agire culturale come capacità di muoversi in ecosistemi sociali ed economici diversi utilizzando capacità trasversali.Arriviamo al perché ci hanno colpito (come se tutto quello che vi ho appena illustrato non bastasse!). Ci hanno colpito per un progetto molto interessante che prende il nome di “tour di Primavera”. A partire dall’idea che “bisogna trascorrere più tempo con le persone che sanno fare le cose”, CLAC ha lavorato con e sugli artigiani presenti nel centro di Palermo. Uno dei problemi più grandi che l’avanzare dei centri commerciali ai margini delle città ha creato, è stato infatti il depauperamento dei centri cittadini. Come già detto sopra, rigenerazione e presenza vanno di pari passo a coesione sociale. ecco perché un centro storico privo di negozi, di attività, è avamposto solo di criticità. non è propria solo di Palermo, però, la spinta dal basso da parte di botteghe artigiane a riprendersi gli spazi abbandonati e riscoprire

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CLAC - Centro Laboratorio Arti Contemporanee

Un’impresa culturale resiliente di Palermo CLAC è un esempio di successo di impresa culturale impegnata dal 2003 a Palermo in progettazione e produzione culturale, sperimentazione di pratiche di innovazione sociale, sostegno allo start up di imprese culturali e sociali e membro attivo di diverse realtà di cittadinanza attiva - Un esempio importabile anche nel Pinerolese

una vendita al dettaglio di qualità che si contraddistingue per diventare una vera e propria relazione e conoscenza tra cittadini, fruitori degli stessi spazi e valori ad essi connessi.Sono partiti da qui i professionisti di CLAC per studiare appunto i tour di Primavera con gli “Artigiani al Centro” per la promozione degli artigiani di Palermo.Alle spalle di questo ambizioso progetto c’è la Fondazione telecom Italia, ma l’idea arriva dal basso, da cittadini che hanno voluto riprendersi il centro storico della loro città e le attività che lo contraddistinguevano da sempre. Il tour prevede diversi itinerari a piedi per conoscere le botteghe e incontrare gli artigiani. non solo vendita ed esposizione, ma storie. Le storie di chi sa fare. Le storie di chi lavora con le mani la ceramica, il legno, il ferro, ma anche il grano, il pesce, l’uva, il latte… Da una parte chi ha scommesso sul proprio saper fare, dall’altra la città fatta di antri, viuzze, monumenti, sapori, vicoli legati a fatti storici, odori e profumi. Il tutto viene reso ancora più unico da un tema legato a volte alla musica, a volte all’olfatto, a volte al nome di una via che

evoca collegamenti con mondi lontani che sono passati da Palermo o dalla Sicilia.Questo progetto è anche diventato un’app e l’ Università lo ha studiato per trarne un’etnografia artigiana della città di Palermo. L’idea di base è assolutamente innovativa e vincente: fare della tradizione eno-gastronomica siciliana il settore trainante di altre forme di produzione artigianale che rischiano di diventare definitivamente invisibili, in modo da creare una filiera i cui prodotti si sostengano a vicenda.La nostra domanda, a questo punto, è chiara: perché non prendere spunto da questa best practice? Una città come Pinerolo dovrebbe ripartire da ciò che c’è, da ciò che ha. Un centro storico splendido, con palazzi storici di grande interesse, chiese con organi tra i più antichi d’europa. Una recente spinta a voler rivivere questi luoghi, in particolare da parte dei giovani. Una forte volontà di far tornare la produzione al centro, inteso sì come centro storico ma anche come questione fondante.Perché non porci questo obiettivo anche in vista delle prossime elezioni?

«La rigenerazione urbana sta funzionando anche come fattore di ricomposizione della coesione sociale»

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In queste settimane di attentati e di stragi abbondano le analisi sulle possibili cause della esaltazione fanatica e crudele, che induce tanti giovani a gesti omicidi e suicidi. Si legge che in questi ragazzi - in prevalenza provenienti da ambienti sociali degradati, o comunque non integrati nel contesto - la dimensione religiosa spesso ha poca rilevanza, e se mai la religione vale a giustificare un odio violento contro la civiltà e il modo di vivere occidentale: l’Islam radicale è semplicemente “l’ultima grande narrazione antagonista capace di dare identità”, anzi “l’ultima ideologia rivoluzionaria a disposizione” (Guolo). Su questa piattaforma quei giovani costruiscono a poco a poco una mentalità resistenziale che li porta a considerare il contesto come oppressivo ed emarginante, e sè medesimi come partigiani di una guerra asimmetrica e perciò nobile, sanguinosa e perciò eroica. In una terra resistenziale come è stata la nostra il pensiero corre ad altre situazioni passate (le centinaia di giovani caduti sotto il fuoco di un occupante spietato) che hanno ben diversamente legittimato l’impiego della parola; e, a rovescio, considera con perplessità altre situazioni attuali nelle quali l’alone mitico legato alla parola “partigiani” viene impiegato abusivamente. Per cui, di fronte a questo nuovo uso improprio della parola “resistenza” legata ad un valore preciso, ci si interroga se non sia necessaria una messa a punto del concetto, tanto più che si approssima quella ricorrenza che ogni 25 aprile ci spinge a ricordare il modo genuino con cui esso è stato interpretato. Io ritengo di sì, perché ogni comportamento criminoso deve essere innanzi tutto spogliato di qualsiasi alone di approvazione sociale: i concetti di “resistenza” e di “partigiano” implicano il coraggio di combattere un nemico in armi di potenza soverchiante, e anche se, a causa di questa disparità, rifiutano lo scontro frontale tipico dei belligeranti e praticano tecniche di guerriglia e di attentati, essi tengono fermo il ripudio dell’attacco ai soggetti inermi. Il giustificazionismo che talora si ascolta non può dimenticare queste nozioni fondamentali. tuttavia, a rovescio, le stragi recenti ci hanno

obbligato a riflettere sul perché di queste aberrazioni. Un numero impressionante dei combattenti dell’IS è partito per la Siria muovendo da Paesi europei di elevato benessere medio: 18 combattenti per milione di abitanti dalla Francia (ne sono stati conteggiati 1700, dei quali 250 rientrati), 8 per milione dalla Germania, 15 dai Paesi Bassi, 2 dall’Italia, e ben 46 per milione dal turbolento Belgio al centro delle cronache. Che cosa spinge migliaia di ragazzi ad un’opposizione al loro ambiente così intensa da mettere in conto addirittura il sacrificio della vita, pur di marcare il rifiuto del mondo nel quale vivono? La risposta - secondo commentatori autorevoli - non può essere che una: la loro percezione di un rifiuto eguale ed opposto praticato ai loro danni dal proprio

ambiente, e quindi l’adesione all’Islam radicale e jihadista come unico strumento efficace di ribellione. La nostra risposta, purtroppo, si muove tra la rassegnazione fatalista (“siamo destinati ad essere sommersi”) e la reazione rabbiosa e militare (“è troppo: ora basta”). Ricordo uno sgomento analogo quando, nel 2002, andarono a fuoco le banlieue parigine, ad opera di un agglomerato sociale che aveva

molti punti di contatto con il ribellismo attuale. Al netto delle reazioni esasperate, i più lungimiranti additarono le cause reali e profonde delle rivolte: la segregazione, l’espulsione scolastica diffusa, la disperante mancanza di lavoro, l’assenza di tutela sindacale e soprattutto la conseguente perdita di ogni prospettiva futura. Bonificare questo malessere ha un costo elevato, non c’è dubbio. Ma quanto ci è costato e ci costerà il gigantesco apparato di sicurezza che stiamo forzatamente mettendo in piedi? quanto la risposta militare? quanto i danni materiali immensi, presenti e futuri? quanto il dolore delle vittime e dei congiunti? e’ una domanda che dovrebbe esserci familiare, poiché la ripetiamo ogni anno, di fronte alle frane e alle inondazioni che ci obbligano a spese assai maggiori di quelle che avremmo sostenuto con una buona prevenzione. Riusciremo a tradurla in azione politica?

Lettere al giornale di elvio Fassone

SOCIetà

La “resistenza” del 2000

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9SOCIetà

Giovani del Pinerolese a cura di Sara nosenzo

La voglia di rigenerare la città è tanta. Il veder-la bella, pulita, gradevole è un sentimento molto sentito. Al punto che un gruppo di giovani mol-to intraprendenti (i giovani di “Sinistra Solidale”) hanno preso l’iniziativa di abbellire uno scorcio di questa città, i fantomatici “Porticiblu” con quattro murales, realizzati da Oscar Cauda e Marco Abra-te Rebor. Li abbiamo sentitiDa dove viene tutta questa voglia di migliorare i “Portici Blu”? I Portici Blu fanno parte di un discorso più gene-rale di rivalutazione delle aree pinerolesi dismesse e li abbiamo scelti per la loro posizione centrale, a nostro parere, strategica. Per migliorare un luogo però non basta ripulirlo dalla sporcizia, anche se è un ottimo punto di partenza, per questo moti-vo abbiamo optato per un’opera artistica così da abbellire e dare insieme un senso ad un luogo tra-scurato che noi puntiamo a far diventare un’occa-sione di aggregazione sociale all’aria aperta. È una rivalutazione incentrata solamente sull’arte di giovani per i giovani? Assolutamente no. Questo è un progetto per la città e come tale è rivolto a tutti i suoi cittadini. È per la città e i suoi abitanti. Vi limiterete a quell’area o avete in mente altri luoghi? Per prima cosa, a fine mese Oscar e Rebor (che hanno prestato la loro opera gratuitamente!) si occuperanno insieme del terzo lato del muretto amalgamando i loro stili. In seguito ci muoveremo affinché la piazzetta ottenga la visibilità e l’utilizzo che merita partendo col darle un nome: ci piace-rebbe fare un sondaggio tra i cittadini facendoli partecipare attivamente. Le aree da rivedere, pur-troppo o per fortuna, sono parecchie e intendiamo aumentare l’interesse pubblico verso questi luoghi attraverso l’arte. Ci siamo immaginati turisti alle prese con Pinerolo per la prima volta e così fa-cendo abbiamo individuato luoghi mal funzionanti, mal tenuti e in alcuni casi, purtroppo, in degra-do. Una città, come una persona, ha un aspetto esteriore ed è questo che un turista o un normale cittadino vede e vive. Migliorare questa situazione

è l’obiettivo che ci siamo posti. Perché dei giovani si dovrebbero impegnare per ren-dere più vivibile Pinerolo quando, ammettiamolo, le grandi città europee propongono molte più chance? Ce ne rendiamo conto: molte città, sulla car-ta, sono più efficienti e alla portata di ogni target, ma Pinerolo è la città in cui siamo cresciuti. e il dovere civico e morale ci spinge a fare qualcosa, a metterci in gioco. Pinerolo è la nostra città, a pochi passi da torino, merita e ha i presupposti per rifiorire. Così i giovani di Sinistra Solidale. Anche i giova-ni artisti Oscar e Marco si sono immedesimati in questo progetto. Oscar Cauda: «Nello scegliere il soggetto ho cercato di immaginarmi cosa ci fos-se sotto l’aiuola dei Portici Blu e di usare il muro assegnatomi come una finestra sul sottosuolo. Il mio disegno è un percorso, un labirinto, da destra verso sinistra. Il soggetto che ho scelto è la talpa perché tra tutti gli animali che vivono sottoterra mi sembrava il più adatto. L’ho scelto pensando soprattutto ai bambini». Marco Abrate Rebor: «Il mio soggetto è più concettuale: l’adulto di oggi è stato consumato dal suo desiderio di denaro tralasciando la vita vera fatta di affetto, gioia e benessere interiore. Pensa al profitto e si rende quindi incapace di immaginare. L’unica speranza è la creatività e la fantasia che giace nei bambini; in questo senso io e Oscar siamo della stessa idea. Anche se il mio soggetto è negativo e per questo ho voluto illuminarlo coi colori, dando spazio a ciò che potrebbe risollevare il malessere: la fantasia». Un’opera con due stili diversi. «Abbiamo un no-stro stile personale – affermano i due giovani ar-tisti - e, volendo donare la nostra opera alla città, abbiamo voluto essere autentici, mostrando noi stessi come siamo e i nostri metodi. Anche se un muro è in bianco e nero e l’altro a colori, con due tecniche diverse, i due si fondono bene insieme. A fine mese faremo il terzo lato insieme, questo ci permetterà di studiare un soggetto condiviso e dare un ulteriore filo conduttore coi primi due rea-lizzati e una nuova immagine ai Portici Blu».

I giovani dei “Portici Blu”

“Tanta voglia di rigenerare la città!”

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1010Giovani & Lavoro

teRRItORIO

progettualità lavorative

Come avviare una piccola impresa Avviare una start-up o una piccola attivi-tà commerciale a volte è anche un modo per procurarsi un lavoro (con il sostegno dei geni-tori!). Un modo indubbiamente difficile e anche rischioso, ma non impossibile. Con impegno può essere realizzato da chiunque abbia un’idea originale, un’etica professionale sviluppata e valide risorse. L’avvio di un’attività presuppone lo sviluppo di un progetto imprenditoriale, la ste-sura di un business plan, non trascurando il suo aspetto finanziario e infine le operazioni di mar-keting e lancio. Segnaliamo in modo sintetico i titoli dell’interessante schema in 6 fasi proposto da wikiHow su http://it.wikihow.com/Avviare-una-Piccola-Impresa

1.Stabilire le basiIndividua i tuoi obiettivi. Parti da un’idea. Pensa a un nome da dare alla tua attività.Seleziona il tuo team.Scegli i tuoi partner con criterio.

2.Scrivere un Business Plan Scrivi un business plan.Descrivi la tua attività.Scrivi un piano operativo.Scrivi un piano di marketing.Sviluppa una strategia di prezzo.Occupati dell’aspetto finanziario.elabora un riassunto esecutivo.

Costruisci il tuo prodotto o sviluppa il tuo servizio.

3.Gestire le tue finanzeProvvedi ai costi di start-up.Controlla i costi di gestione.Cerca di avere qualcosa in più del capitale minimo.tira la cinghia.Stabilisci la modalità di pagamento.

4.Occuparsi dell’aspetto legaleChiedi la consulenza di un avvocato o di un consulente legale.trova un commercialista.Scegli la tipologia d’impresa.

5.Pubblicizza la tua attivitàRealizza un sito web.Affidati a web designer professionisti.Scopri il pubblicitario che è in te.Impegnati a sviluppare una presenza attiva sui social network, che garantisca una maggiore visibilità della tua attività.Implementa i piani di marketing e distribuzione.

6.Lanciare la tua impresaAssicurati gli spazi necessari.Lancia il tuo prodotto o servizio.

http://it.wikihow.com/Avviare-una-Piccola-Impresa

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MESE DI APRILE 2016

A cura di Francesca Villiot e Gabriella Bruzzone

tu t to Band iDOCUMentI

BANDO OGGETTO ENTE PROMOTORE SCADENZA

Volontariato culturale Contributi per le organizzazioni di volontariato Città metropolitana di Torino http://www.cittametropolitana.torino.it/cul-tura/contributi/volont_culturale.shtml

31/05/2016

Not&Sipari Promozione e diffusione della cultura musicale e teatrale sul territorio

Fondazione CRThttp://www.fondazionecrt.it/attività/arte-e-cultura/2016-note-e-sipari.html

30/6/2016

Bando Orizzonti Zerosei Sperimentazioni innovative nel campo della cura e dell’educazione dei bambini della fascia 0-6 anni

Compagnia di San Paolohttp://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Bandi/Bando-Orizzonti-ZeroSei

15/04/2016

Bando Orizzonti Zerosei Sperimentazioni innovative nel campo della cura e dell’educazione dei bambini della fascia 0-6 anni

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Bandi/Bando-Orizzonti-ZeroSei

15/04/2016

Richieste ordinarie 2016 Contributi per iniziative non rientranti in altri bandi

Fondazione Crt 29/04/2016

Valorizzazione dei patri-moni culturali: scadenza unica 2016

Domande di contributo a sostegno di iniziative volte alla valorizzazione dei patrimoni culturali presenti sul territorio

Compagnia di San Paolohttp://www.compagniadisanpaolo.it/ita/News-contributi/Valorizzazione-dei-patri-moni-culturali-scadenza-unica-2016

31/05/2016

Bando Fatto per bene Contrasto alla povertà e miglioramento della qualità della vita

Compagnia di San Paolohttp://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Bandi-e-scadenze/Bando-Fatto-per-bene

03/06/2016

#diamociunamano Attività di volontariato in progetti di utilità sociale

Ministero del Lavoro e Politiche Socialihttp://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/dia-mociunamano/Pages/default.aspx

01/02/2017

Horizon 2020 Incentivi per progetti di ricerca e sviluppo in vari settori

Unione Europea 31/12/2017

Sostegno alle Start up innovative

Servizi di sostegno alle Start up innova-tive

Regione Piemonte www.regione.piemonte.it/notizie/pie-monteinforma/diario/finanziamenti-

per-le-start-up-innovative.html

31/12/2020

Erasmus + Plus Educazione formale e informale dei giovani Agenzia Nazionale Giovanihttp://ec.europa.eu/dgs/education_culture/index_en.htm

2020

Stazioni ferroviarie in comodato gratuito

Riutilizzo delle stazioni per attività sociali Ferrovie dello stato http://www.rfi.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=3aa298af418ea110VgnVCM1000003f16f90aRCRD

Senza scadenza

Fondazione Lonati, richie-ste libere

Sostegno a soggetti che operano in ambiti: Istru-zione (formazione, istituzionale, minori) giovani, anziani, sanitario, ricerca, cultura, sociale

Fondazione Lonati http://www.fondazionelonati.it/presenta-progetto.asp

Senza scadenza

Alla ricerca di nuove idee! Famiglia, Anziani, Disabilità, Nuove Pover-tà ed Inserimento Lavorativo

Fondazione Cattolica Assicurazioni http://www.fondazionecattolica.it/alla-ricerca-di-nuove-idee/

senza scadenza

Sostegno all’Attività Istituzionale (SAI)

Sostegno al complesso delle attività di un ente e nongiàadunospecificoprogettooiniziativa

Compagnia di San Paolo http://www.compagniadisanpaolo.it/ita/Con-tributi/SAI-Sostegno-all-Attivita-Istituzionale

Senza scadenza

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12 di Alessia Moroni

12COSì PeR IL MOnDO Vita internazionale

elisa sta svolgendo un anno di Servizio Volontario europeo in Germania. Laureata in Lingue, ha da sempre il desiderio di vivere all’estero, parlando una lingua diversa e conoscendo nuove culture. In questa intervista ci racconta la tua esperienza.Qual è la tua formazione e cosa ti ha portato all’estero? Mi sono laureata in Scienze della Mediazione Linguistica presso l’Università di torino. Ho studiato inglese, tedesco e portoghese e fin dal liceo ho sempre avuto una passione per la lingua tedesca. Sia durante il liceo che all’università, ho sempre approfittato di ogni occasione possibile per poter andare in Germania fino a giungere alla decisione di fare domanda per l’erasmus a Potsdam. Dopo ho capito che avrei voluto rimanere in Germania a lavorare, e così dopo essermi laureata mi sono informata su tutte le opzioni possibili per farlo, finché quasi per caso ho trovato la proposta del mio attuale posto di lavoro a Lipsia sul sito del Servizio Volontario europeo.Di cosa ti occupi e dove vivi? Vivo a Lipsia e lavoro a tempo pieno in un centro culturale per bambini e ragazzi, dove ogni giorno si tengono corsi di teatro, fotografia, disegno e pittura, moda, ceramica, grafica, chitarra e danza. Io aiuto i vari insegnanti durante i corsi, li sostituisco quando non ci sono, mi occupo dell’organizzazione e offro laboratori extra preparati da me su temi ed attività che io stessa posso decidere in base ai miei interessi.Cosa ti piace del lavoro che svolgi? Hai sempre voluto lavorare nel sociale? La parte del mio lavoro che mi piace di più

è una cosa che non mi sarei mai aspettata di dover fare qui nel centro artistico-culturale: lavorare a contatto con i rifugiati. Offriamo regolarmente la possibilità di venire da noi a liberare la creatività, a disegnare, o anche solamente a fare due chiacchiere in un ambiente informale ed accogliente. Mi è sempre piaciuta l’idea di lavorare a contatto con le persone, ma mai come con questa esperienza mi sono resa conto che potrei davvero immaginarmi in futuro a lavorare nel sociale, per esempio con famiglie profughe.

Hai una laurea in Lingue Straniere. Pensi che lavorare per un periodo all’estero sia d’obbligo per i neolaureati? Penso che per noi laureati in Lingue Straniere sia assolutamente fondamentale trascorrere un periodo all’estero. Il vero e proprio lavoro all’estero serve molto di più rispetto all’erasmus per quanto riguarda il miglioramento delle competenze linguistiche, poiché ci si trova quasi sempre come unici stranieri tra i madrelingua. Questo non nega il fatto che raccomando comunque di fare l’erasmus a tutti coloro che ne abbiano la possibilità.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Tornerai in Italia? Superata ormai la metà del mio anno di volontariato all’estero, mi rendo conto di avere così tante idee e desideri che non riesco a prendere una decisione chiara su che cosa farò non appena avrò finito qui. La cosa certa è che voglio viaggiare, scoprire nuovi paesi, vivere a contatto con altre culture e trovare un lavoro che non mi tenga legata ad un posto soltanto. Il mio prossimo obiettivo è imparare bene il portoghese, e trasferirmi quindi prima o poi in Portogallo. Ma penso che prima una tappa in Italia la farò, anche perché al cuor non si comanda.

Intervista a elisa Cassinelli

In Servizio Volontario EuropeoIn Germania per imparare lingue diverse e conoscere nuove culture

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1313di Sara nosenzo

teatroARte&SPettACOLO

Uno spettacolo vibrante e sincero

Cyrano de Bergerac Cyrano de Bergerac è uno spettacolo vibrante e sincero dall’interpretazione viva e coinvolgente. Il Cyrano de Bergerac incarna le figure e i valori di un’acuta rivisitazione de La Bella e la Bestia in chiave neoromantica. Il protagonista, Cyrano appunto, è un poeta/soldato che la sorte ha marchiato con un naso abnorme e un animo gentile, compassionevole e attento alle bellezze del mondo. tra tutte le più belle, Cyrano non ha occhi che per sua cugina Rossana, nobildonna in età da marito. I due, cresciuti insieme come amici fraterni, condividono un profondo affetto che agli occhi di Rossana non supera la barriera dell’innamoramento: per lei cugino appare e cugino rimane. Degno consigliere e innamorato immerso nel mistero, Cyrano occupa le sue giornate in scaramucce e scontri a colpi di spada annegando il suo malessere nella violenza fisica e verbale mantenendo tuttavia l’eleganza e la scaltrezza che lo contraddistingue. non fosse per il naso, quell’appendice che adorna e sforma il volto, il suo animo da poeta potrebbe osare e intraprendere la battaglia per conquistare il cuore della bella Rossana, ma dal suo punto di vista l’aspetto esteriore è l’unica porta per l’interiorità. La trama iniziale svela subito i toni dello spettacolo che andrà a presentarsi: un dramma amoroso che non auspica un lieto fine. Il tutto si infittisce con l’apparir di numerosi pretendenti per la mano di Rossana e, primo fra tutti, di Cristiano il giovane soldato bello d’aspetto, ma come un burattino quando si

tratta di parlar di sentimenti. e da burattino, qual è, ripete le parole di Cyrano, che per amor di Rossana, le regala l’innamoramento che vorrebbe avesse, solo con un altro volto, quello di Cristiano. La scena è struggente: l’amore e le parole sono di Cyrano, ma hanno il suono della voce di Cristiano e il suo volto è quello che Rossana vede e non può far altro che innamorarsene, lasciando che la bellezza catturi la sua attenzione, e le soavi parole il suo cuore. Jurij Ferrini dirige e interpreta uno spettacolo curato nei dettagli, fedele all’originale ed estremamente attrattivo. Il suo Cyrano ha voce fiera e profonda, autoironico e sincero cattura il pubblico strappando risate nei primi atti dello spettacolo. La scelta minimal della scenografia permette di prestare maggiore attenzione alla recitazione, allontanando le distrazioni. «Il teatro dovrebbe essere solo un incontro tra esseri umani… tutto il resto serve solo a confondere» così diceva Ingmar Bergman e così è questo spettacolo. I veri protagonisti sono i sentimenti che incarnano la storia e gli attori non sono che il tramite: corpo e voce che donano sfericità all’idea che Ferrini ha del Cyrano. Una storia da vedere e assaporare, lasciandosi scappare qualche lacrime. L’interpretazione è naturale e ricercata, la regia fine ed essenziale nelle scelte di messa in scena e nella distribuzione dei ruoli, lasciando ad ogni personaggio uno spazio per esprimersi e lasciarsi conoscere dal pubblico. Caldamente consigliato.

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Sarà inaugurata il 30 aprile 2016, in occasione della manifestazione Cavour in Fiore, la perso-nale Arboresco dell’artista Caterina Bruno pres-so l’Abbazia di Santa Maria a Cavour. A fare da cornice all’allestimento, il suggestivo ambiente del primo piano dell’ex monastero benedettino. Filrouge della mostra è l’albe-ro, elemento naturale sempre presente nella tradizione della storia umana, alla base di tut-te le civiltà, simbolo di vita e di crescita. Caterina Bruno ri-propone la figura dell’albero in una visione personale, ispirata a varie tecniche che spaziano dall’astrattismo di Piet Mon-drian, all’uso della luce se-condo le regole degli impres-sionisti francesi, dal colore inteso di Paul Klee alle cromie ancestrali delle antiche civil-tà. Opere che testimoniano l’utilizzo sapiente di un acquerello leggero e fre-sco. Grazie a questi lavori la Bruno ci presenta il frutto di una ricerca elaborata, in grado di uni-re alle esperienze del passato i ricordi personali

dell’infanzia e perchè no, dell’età adulta, dove albero vuol soprattutto dire natura, scoperta, visione e sogno. Uno stile nuovo e in continuo mutamento caratterizza l’arte di Caterina Bruno, è così che ci accolgono ritratti di alberi protesi verso la luce, solitari o affaticati, ma sempre dif-

ferenti dove prevalgono le alternate cromie. Un gioco di colori che diven-ta quasi protagonista e che comunica in manie-ra diretta con il fruitore, suscitandone emozioni e vivo interesse. Si tratta di una mostra importan-te in cui si intende analiz-zare interiorità ed espe-rienza fisica al tempo stesso. Curata da Bruna Genovesio, Arboresco è un’iniziativa voluta dall’Associazione Cultu-

rale Anno Mille e trova la perfetta collocazione all’interno della fiera cavourese dedicata ai fiori. Un modo per diffondere l’arte e la cultura attra-verso la tradizione.

SOCIetà

Giovani,tecnologia@Innovazioni di Greta Gontero

Aiploy Aipoly è un’applicazione disponibile per Android e iOS ideata da due giovani, Alberto Rizzoli e Marita Cheng, per aiutare ipo e non vedenti. L’app è molto semplice da usare ma sfrutta una tecnologia in realtà complessa: è in grado di dare un’accurata rappresentazione vocale di ciò che il non vedente inquadra con lo smartphone. Quindi, come funziona? Lo strumento base è lo smartphone, con il quale viene scattata una fotografia dell’oggetto di interesse, la quale è inviata ad un server tramite Internet. Questo server confronta la foto (divisa in

sezioni perché possa essere analizzata) con altri milioni di immagini relative a più di 300mila oggetti diversi e, trovata la riproduzione corrispondente, invia la risposta descrivendo all’utente ciò che ha fotografato.L’ideatore Alberto Rizzoli così descrive Aipoly: “Un’applicazione che non solo sa “vedere”, ma sa anche descrivere nel linguaggio umano ciò che vede”.nel futuro Aipoly sarà arricchita da un numero sempre maggiore di immagini nel suo database in modo tale da rendere i non vedenti ancora più autonomi.

Per Mostre e Musei di Chiara Gallo

Arboresco

Esposizione ceramiche di Caterina Bruno

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“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari / e fui contento, perché rubacchiavano / Poi vennero a prendere gli ebrei / e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. / Poi vennero a prendere gli omosessuali / e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. /Poi vennero a prendere i comunisti, / e io non dissi niente, perché non ero comunista. / Un giorno vennero a prendere me, /e non c’era rimasto nessuno a protestare. “ B. Brecht. India, professore universitario e tre studenti detenuti per sedizione rischiano il carcere a vita; Grecia, richiedenti asilo e migranti bloccati in condizioni disperate, senza alcun tipo di protezione; Azerbaigian, difensori dei diritti umani in costante pericolo con false accuse; Italia, dopo due mesi dal ritrovamento del corpo del giovane ricercatore in egitto, nessun passo avanti sull’indagine, ma vari sono i tentativi di

depistaggio; Yemen, migliaia di civili decimati dai bombardamenti. Questi sono alcuni dei titoli degli articoli sul sito di Amnesty International. tutto ciò può farci riflettere, a più di 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, vicino

alla ricorrenza del 25 aprile, sulla situazione attuale, a noi più o meno vicina geograficamente. non dobbiamo puntare il dito contro qualcuno e dire “e’ colpa

tua, non hai fatto abbastanza. Guarda che disastro”, dobbiamo puntare il dito contro noi stessi e domandarci: sono consapevole che al mio vicino sono stati portati via i diritti? È vero, forse per alcuni casi l’unica cosa “attiva” che possiamo fare è portare la nostra attenzione a queste realtà, anche tramite gli appelli, e ciò non è inutile: alla fine nel nostro piccolo ci permette di non distogliere lo sguardo da ciò che ci pare così “lontano” e assurdo.

GRUPPO GIOVANI AMNESTY INTERNATIONAL

I miei diritti, i diritti del mio vicino

Visibili & InvisibiliDIRIttI UMAnI

di Chiara Perrone

Lo scorso 21 marzo sono state ricordate in molte piazze italiane le vittime di tutte le mafie, più di 900 nomi letti uno dopo l’altro, alcuni noti ma altri del tutto sconosciuti. Ma a rimanere impresse sono le parole pronunciate da Don Luigi Ciotti a Messina, città in cui quest’anno ha guidato il corteo. Innanzi tutto ha voluto ricordare le ragazze morte nell’incidente accaduto in Spagna e poi ha pronunciato parole molto dure per l’accordo concluso di recente dall’Unione europea con la turchia, definendolo: “Un accordo umiliante, frutto dell’ipocrita distinzione tra profugo di guerra e migrante economico, come se la guerra non fosse frutto di un processo economico o non avesse conseguenze economiche”. egli ha inoltre espresso tutta la sua gratitudine per le 350mila persone che sono scese in piazza per testimoniare l’importanza della memoria e del ricordo. Ha rivolto un pensiero a Papa Francesco, il quale ha firmato una bandiera di

Libera che veniva sventolata da un gruppo di ragazzi argentini e ha ancora una volta evidenziato l’importanza che la giornata del 21 marzo riveste. Sul fronte della situazione nel nostro Paese si è pronunciato dicendo: “La corruzione nel nostro Paese è molto forte. La crisi economica ha fatto sì

che anche la massoneria abbia ripreso potere, dove ci sono capitali da investire e lobby che diventano protagoniste di processi finanziari. Faccio mio l’allarme del procuratore

della Corte dei Conti e dico che di fronte a tutto questo non sono possibili ambiguità. (...) Bisogna stare molto attenti. Qui si rischia di fare la guerra all’antimafia invece che alla mafia.” Parole importanti, che forse risuonano un po’ aspre ma che insieme allo slogan della giornata, “Ponti di memoria, luoghi di impegno”, ci fanno comprendere l’importanza di non dimenticare mai ciò che è accaduto e di non essere ciechi davanti agli avvenimenti del presente.

Don Ciotti in occasione del 21 marzo

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16Cosedell’altromondo di Oscar Fornaro

Il giudice CupidoFa discutere in texas una sentenza del giudice Randall Rogers che ordina all’imputato di sposare la sua fidanzata oppure passerà 15 giorni in galera. Il fatto ebbe inizio lo scorso febbraio quando Josten Bundy di 20 anni è comparso davanti al giudice per rispondere dell’accusa di aggressione e lesioni personali nei confronti dell’ex-fidanzato della ragazza, elizabeth Jaynes. Il fatto successe dopo che l’ex-fidanzato di elizabeth ebbe pronunciato parole ingiuriose ed irrispettose nei confronti della ragazza, Bundy lo sfidò a duello. Ha raccontato Bundy che: “quando si è avvicinato mi sembrava che fosse iniziata la sfida così l’ho colpito due volte in volto”. Il giudice, sentito il racconto del ragazzo ha deciso, sentendosi Cupido, di dar modo al ragazzo di dimostrare quanto tenesse alla fidanzata, condannandolo a una scelta alquanto bizzarra: sposare elizabeth entro 30 giorni, o trascorrere 15 giorni in

carcere. Racconta la sposa che non ha avuto neanche il tempo di comprare l’abito bianco e nemmeno di invitare i parenti più importanti. e così con soli 18 giorni di preavviso, i due si sono sposati. Diversi avvocati però mettono in dubbio i motivi della condanna, tanto da poter essere impugnata in appello. Ma i due ragazzi, pur sentendosi costretti al matrimonio, hanno deciso di non impugnare la sentenza e di rinunciare al ricorso.

23 Aprile, giornata Internazionale della lettura Il 23 Aprile può essere il giorno perfetto per regalare un buon libro a qualcuno, perché è la giornata Internazionale non solo per la pubblicazione, diffusione e la lettura di libri, ma anche della protezione del copyright. L’obiettivo della giornata, patrocinata dall’UneSCO, è quello di incoraggiare a scoprire il piacere della lettura e a valorizzare il contributo che gli autori danno al progresso sociale e culturale dell’umanità. La data del 23 Aprile è stata scelta in quanto è il giorno in cui sono morti tre noti scrittori nel 1616: W. Shakespeare, I. Garcilaso de la Vega e M. De Cervantes. e nello stesso giorno ma in diversi anni sono nati: Vladimir nabokov (1899 – 1977 scrittore e saggista russo che diede ispirazione ad un film per il suo libro intitolato “Lolita”), Halldór Laxness (1902 – 1998

scrittore irlandese) e Maurice Druon (1918 – 2009 scrittore francese).

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17Storiae....di Cristiano Roasio

DAL teMPO

Provo a ripercorrere la stessa strada dell’andata ma il mare di mais, come ogni mare che si rispetti, è in eterno movimento e, sebbene sarebbe del tutto possibile rintracciare una sequenza ordinata e logica nelle fluttuazioni delle onde verdi che sovrastano le nostre teste, per una mente normale totalmente incerto e sempre diverso. Ma questo pare non preoccupare il mio seguito, l’importante è fuggire e quando rimane solo la fuga, qualunque difficoltà della fuga stessa è migliore delle difficoltà che hanno obbligato alla fuga. Le abitudini diventano le stesse dell’andata, pannocchie a colazione pranzo e cena, ma ogni tanto riusciamo a variare grazie alle provviste portate dai miei compagni,

mangiano cose strane, biscotti, panini: quando uno ha fame tutto va bene. non sono tante le parole da condividere tra il terreno secco o il fango. Parliamo ininterrottamente ma senza alcuna funzione diversa da quella di tenere teso tra di noi un cordone uditivo che ci permetta di non perderci: nel labirinto verde qualunque direzione è sbagliata e giusta, per questo le parole non esistono, sono piuttosto vocalizzi utili a capire che chi ci sta di fianco, ci sta effettivamente di fianco. nel Grande Campo ho avuto finalmente questa rivelazione e così l’ho condivisa, ma la cosa divertente è che, una volta lasciata

la sede originaria, il mio cervello, la mia bocca, le mie dita, questo pensiero non è altro che un sonar utile a percepire le nostre distanze, uno scandaglio buttato in quel mare nero di rumore, parole e dialoghi. A dire il vero sono un po’ così anche perché La Bellissima Figlia non mi degna di uno sguardo, nonostante io sia la sua unica speranza di salvezza. Procede con leggiadria scansando le palizzate affilate di foglie e se i miei occhi incontrano i suoi, lei li volta subito, quasi il verde pruriginoso potesse offrire maggiori conferme e spiegazioni alla propria ridondanza in questo mondo infame. Comunque delle volte si torna indietro ed eccoci arrivati ad un triste luogo: là dove è morto Germesio, lo ricordo per i non attenti, il corvo tourettiano, ora pare essere nato un culto: chi si trova a passare di lì e sia anche, per accidente, dotato di parola ed intelletto, deve essere pronto a scagliare un bell’anatema sulla sua tomba: solo così è possibile essere liberi, lanciando una bella imprecazione sul passato. Certo i miei compagni di viaggio si rifiutano di infangare un culto così esotico e pieno di misticismo arcaico (non dimentichiamo che loro furono anche responsabili della morte di Germesio e quindi della nascita del culto stesso; dettagli si potrebbe obiettare, se non fosse per il fatto che questa loro mancanza di scetticismo sarà loro fatale, come vedremo), ma io personalmente, profeta e conoscitore di quel semidio irato, non mi faccio mancare una bella scarica di bestemmie al suo indirizzo. Finalmente più leggero, a miracolo compiuto, posso realizzare che sto tornando a casa: tutti quei tetti bassi in fibra di mais, il nostro inno, i miei compagni sputacchianti, tutto al ritorno sembra sempre dotato di una maggiore valenza, è il potenziamento dato dal ritorno al già noto a renderci più saggi. Ma non distraetevi la strada è ancora lunga e già le Praterie Interne sembrano e non sono quelle che ricordavo.

nel Grande Campo

“Parliamo ininterrottamente...”

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18Sociale & Volontariato18PRIMO PIAnO

Lo spreco alimentare sta diventando sem-pre più tematica di attualità e oggetto di re-golamentazioni legislative. nel maggio 2015 la Francia ha promulgato una legge per la quale il gaspillage alimentaire, lo spreco di cibo, è stato considerato reato e, come tale, perseguito dalla legge. Anche l’Italia, dal can-to suo, si è mostrata sensibile al tema e il 17 marzo scorso la proposta di legge “per la do-nazione e la distribuzione di prodotti alimenta-ri e farmaceutici a fini di solidarie-tà sociale e per la limitazione degli sprechi” è stata approvata dalla Camera. Fino ai più re-centi disciplina-menti è stato però l’associazio-nismo a farsi lar-go nel panorama politico-sociale e a tendere la mano verso i più bisognosi. In questo rientra l’esperienza di Equoeven-to, una onlus senza scopo di lucro che, dal dicembre 2013 a oggi, è riuscita a sfamare oltre 50.000 persone, recuperando 150.000 pasti da circa 300 eventi. numeri da capo-giro, se si pensa che equoevento ha iniziato come associazione operante nel solo hinter-land romano, ma grazie alla determinazione di cinque giovani professionisti è riuscita ra-pidamente a espandersi, raccogliendo ecce-denze alimentari da matrimoni, hotel e grandi eventi in molte parti d’Italia, per destinarle a enti caritatevoli e case famiglia. Se la mission di equoevento altro non è che il risultato di un forte senso di responsabilità individuale, localmente è stato il buonsenso delle stesse istituzioni a prevalere. I Comuni di Luserna San Giovanni e torre Pellice, ad

esempio, si sono fatti promotori di iniziati-ve volte al recupero del cibo avanzato dalle mense scolastiche per destinarlo alle persone più bisognose. Marina Bertin, Assessore per il Comune di Luserna dal giugno 2014, rac-conta: «Il progetto “Buon Samaritano” è atti-vo da oltre 3 anni. Lo spreco alimentare è una tematica alla quale siamo tutti profondamen-te sensibili e per questa ragione il riutilizzo del cibo proveniente dalle mense scolastiche può

ritenersi un’ottima inizia-tiva; nel caso del nostro Comune, il progetto si è rivelato efficiente e fun-zionale, poiché finora ha consentito di soddisfare la richiesta giornaliera di pasti caldi per tutti i più bisognosi». Sull’onda dell’iniziati-va lusernese, il Comune di torre Pellice ha avvia-to il programma “zero Sprechi” che, attraverso

la collaborazione di Comune, servizi sociali e ditta appaltatrice competente della refezione scolastica, è riuscito ad assicurare quotidiana-mente un pasto alle famiglie più bisognose del territorio. nel caso di Pinerolo, il Comune riferisce di collaborazioni tra mense scolastiche in cui vengono erogati pasti veicolati e associazioni che, per mezzo del legame caldo, possono beneficiare di cospicue porzioni di cibo. A differenza di altre città, le mense di Pinerolo erogano pasti freschi e se da un lato la cucina fresca può rendere il servizio mensa qualita-tivamente migliore, dall’altro intralcia la pos-sibilità di recupero del cibo in eccedenza, so-prattutto in forza di norme igienico-sanitarie inflessibili. http://www.equoevento.org/

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equovento CONTRO LO SPRECO ALIMENTARE

Dalle eccedenze alimentari recu-perato cibo per 50.000 persone L’esperienza esemplare anche a Luserna e Torre Pellice

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Simone Maniscalco, in arte Limitless, è un rapper pinerolese.

Simone, qualche mese fa è uscito il tuo primo mixtape, Ascension. Come è nato questo progetto, attraverso quale percorso sei arrivato a questo traguardo?

Ho sempre avuto la passione per il rap, quando ero piccolo non sono mai mancati Fabri Fibra, eminem e tutti i più famosi nelle mie cuffie. Adesso ascolto molti tipi di musica, tutto può servire, ma la mia voglia di rap ha continuato a crescere fino ad intasarmi la memoria del pc e del cellulare di hip-hop.Quando ho incominciato ad approcciarmici per scherzo, con un freestyle con degli amici che già lo facevano seriamente mi è piaciuto, ed ho deciso di provare a praticarlo. DI pari passo cominciai anche a scrivere. Fortunatamente, avendo la costanza per continuare ed amici critici quanto me, migliorare era cosa matematica. Ho sempre voluto fare un mixtape e dire “Questo l’ho fatto io, sono io!” e pomparlo in macchina da buon tamarro: ora saranno tre anni che rappo seriamente, e nell’ultimo anno ho deciso: “Basta! Fuori Ascension Mixtape!”.

Un mixtape, solitamente, lascia più libertà a chi rappa nella scelta delle strumentali. Come ti sei regolato? Sono presenti solo strumentali altrui o ci sono produzioni originali?

Per ora il mixtape è la cosa migliore per me, si trova un beat e ci si rappa subito su, così la roba gira, all’inizio devi farti sentire, mica fare lo splendido. Un album è una cosa che per ora non considero. non c’è nessun beat originale nel mixtape, ma in cantiere c’è un progetto con un amico per il prossimo mixtape, o quello dopo ancora, chissà.

Si nota una certa varietà di flow ed ambientazioni, tra un pezzo e l’altro. Tra chi cerca di proporre un proprio singolo suono e chi punta più alla poliedricità, tu sei tra i secondi: da che deriva questa scelta?

Questa è stata una scelta che ho ragionato molto, ho pensato che essendo la prima roba che la gente avrebbe ascoltato di me non volevo bruciarmi una fetta di pubblico perchè faccio un genere

che non gli aggrada, e poichè l’hip-hop mi piace nelle sue tante sfumature, anche se sono principalmente sull’hardcore new-school, ho deciso di svarionarmela un po’. La cosa mi piace molto, ed Ascension è così.

Dopo questo primo lavoro, quali sono i prossimi progetti a cui stai lavorando? Che hai fatto in questi mesi?

Io preferisco fare poche cose ma farle bene, per ora ci sono due progetti in vista: uno è un probabile Ascension Mixtape vol.2, l’altro non riguarda soltanto me, ed è ancora segreto.

MUSICA EMERGENTE

Limitless

di Isidoro ConcasMUSICA Of f i c i ne de l suono

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20eVentI

International Chamber Music Competition Dal 29 febbraio al 6 marzo 2016 la cit-tà di Pinerolo ha ospitato giovani musicisti (dai diciotto ai trent’anni) provenienti da ogni angolo della terra in occasione dell’Interna-tional Chamber Music Competition. Il con-corso ha offerto ai giovani artisti la possibilità di esibirsi di fronte a una Giuria di prestigio, composta da musicisti di fama mondiale (il cui presidente di quest’anno è stato Andrea Lucchesini), che li ha valutati in tre diverse prove: una eliminatoria, una semifinale e la finale. A partire da questa edizione 2016, grazie alla nuova collaborazione tra Città di Pinerolo, Città di torino e Città Metropolita-na di torino, la serata finale ha avuto luogo al Conservatorio di Musica Giuseppe Verdi a torino. International Chamber Music (ICM), la cui prima edizione è avvenuta nel 1994, è una competizione sostenuta dall’Accademia di Musica di Pinerolo ed è quindi radicata nel nostro territorio: molte famiglie pinerolesi ospitano i musicisti durante la loro permanen-za nella nostra città. Domenica 6 marzo 2016 si è tenuta la se-rata finale presso il Conservatorio di torino, durante la quale si sono esibiti i cinque finali-sti di fronte ad un pubblico votante. Sul palco hanno suonato: il “P.e.S. Duo”, lo “Stratos Quartet” (vincitore del primo premio della Giuria), il “Duo Hoffnung”, il “Duo Schäffer-Jegunova” e il “Duo Urba”. Alla fine della serata il premio del pubblico è stato assegnato al “P.e.S. Duo”, che ha an-che vinto il secondo premio dato dalla Giuria.Il duo è formato da due giovanissimi ragazzi di Vienna: emmanuel tjeknavorian (al violino) e Maximilian Kromer (al pianoforte), rispetti-vamente classe 1995 e 1996, che abbiamo intervistato.Come è nato il P.E.S. Duo?Ci siamo conosciuti otto anni fa e, dopo due anni di grande amicizia, abbiamo anche inizia-to a suonare insieme: è una delle esperienze musicali migliori poter condividere un’inter-pretazione con un partner su un palco. Siamo molto uniti dato che siamo amici da diverso tempo, ma forse è la passione per la musica che ci lega ancora di più. Cosa vi ha spinto a scegliere “Viennese

Rhapsodic Fantasietta” per l’esibizione al Conservatorio Verdi, con la quale avete vinto il “Premio del Pubblico”?“Viennese Rhapsodic Fantasietta” è l’ulti-mo pezzo di Fritz Kreislers. Per noi è stata un’enorme opportunità poter portare parte della cultura della nostra città a torino. Le melodie di Kreislers possono essere definite il paradigma di Vienna. Avete già partecipato ad altri concorsi prima dell’International Chamber Music Competi-tion? L’ICM competition è stata l’unica competi-zione alla quale abbiamo preso parte e ci è piaciuta molto.Per quanto riguarda questa competizione, come si sono svolte le selezioni?

Abbiamo suonato tre diversi programmi: due tra questi nel primo e nel secondo giro ad eli-minazione , il terzo alla finale a torino.Come vi ha accolti la città di Pinerolo?Abbiamo ricevuto un caloroso benvenuto no-nostante il tempo piovoso al nostro arrivo. Lo staff organizzativo dell’International Cham-ber Music è stato davvero gentile e abbiamo avuto la possibilità di vivere con una famiglia ospitante molto generosa.Quali sono i vostri progetti e piani per il fu-turo? Abbiamo in programma dei progetti per con-certi sia in Austria sia all’estero. non vedia-mo l’ora di esibirci, per esempio, a Cipro, in Finlandia e in Svizzera nel 2016.

Musica Classicadi Greta Gontero

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Serata di Laurea di venerdì 18 marzo 2016 con Giulia Puzzo, laureata in Diritto per le imprese e le istituzioni e Simone Cartini, laureato in Comunicazione Interculturale. La tesi presentata da Giulia dal titolo “Teoria e storia della fisiognomica nella ricostruzione di Lucia Rodler”, costituisce una rivisitazione degli studi di Lucia Rodler riportati nei suoi libri Il corpo specchio dell’anima, teoria e storia della fisiognomica e Leggere il corpo, dalla fisiognomica alle neuroscienze, dedicati come dicono bene i titoli alla fisiognomica, antica disciplina che studia i caratteri degli uomini interpretando la morfologia dei volti e dei corpi.

«L’analisi degli scritti analizzati - ha detto la relatrice - nasce dall’intento di indagare in modo analitico, servendosi anche di suggestioni di carattere letterario, le principali funzioni che la fisiognomica ha svolto nel corso dei secoli, ricostruendo il pensiero di Della Porta, Lavater, Lichtenberg, Lombroso, e spingendosi sino alle più recenti trasformazioni del Novecento e della nostra contemporaneità». Il lavoro presentato da Simone dal titolo «Fascismo e memoria della Grande Guerra a Torino: il monumento al Duca d’Aosta» è

invece il frutto di una ricerca sui monumenti ai Caduti della Grande Guerra: un fenomeno che ha avuto grande diffusione alla conclusione del conflitto e che è durato per tutti gli anni Venti, con risvolti luttuosi che andarono ben oltre la mera commemorazione e segnarono l’intera società dell’epoca.«Si tratta di un lavoro suddiviso in tre capitoli a diversi gradi di immersione - ha detto l’autore -; dal macro-contesto postbellico sino all’analisi di un particolare monumento torinese. Nel primo capitolo, sono state analizzate le diverse forme di memoria ai Caduti e come tali morti abbiano influenzato la memoria collettiva

dei diversi Paesi, sia essi vinti o vincitori. Nel secondo, invece, è stato analizzato il solo caso italiano: le politiche messe in atto dal regime fascista, pressoché unico interprete, per ovvi motivi temporali, del Culto dei Caduti nella penisola italiana. L’ultima parte è un caso specifico: il monumento a Emanuele Filiberto Duca d’Aosta in Torino. Un’opera, inaugurata nel 1937, costruita nella piena maturità del fascismo in un contesto cittadino atipico quale solo l’ex capitale sabauda, con il suo forte legame alla monarchia, poteva vantare».

Diritto per le imprese e Comunicazione Interculturale con Giulia Puzzo e Simone Cartini

“Teoria e storia della fisiognomica nella ricostruzione di Lucia Rodler” e “Fascismo e memoria della Grande Guerra a Torino: il monumento al Duca d’Aosta”

Serate di Laurea

SOCIetà Serate a cura di Sara nosenzo

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22MOnDO Appunt i d i v i agg io di Angelica Pons e Mauro Beccaria

nel cuore dell’Isola del nord, a 230 km a sud-est di Auckland, sorge Rotorua che ha il soprannome di zolfo City, a causa delle emissioni di idrogeno solforato, che danno il tipico odore di “uova marce”. Sembra di essere in una solfatara, non certo nella verde nuova zelanda. Rotorua è una città sulla sponda meridionale dell’omonimo lago, nella baia di Plenty, regione dell’Isola del nord della nuova zelanda; è una delle principali destinazioni turistiche del distretto. Il luogo infatti è famoso per la sua attività geotermica, le pozze di fango caldo e i geyser, in particolare il Pohutu Geyser in Whakarewarewa. L’attività termica proviene dalla caldera Rotorua, su cui la città si trova e da cui prende il nome. tutto intorno vi sono ben 17 laghi, il più grande lambisce la cittadina, in cui si praticano attività acquatiche compreso lo sci nautico e c’è l’approdo per gli idrovolanti. Questi luoghi sono stati scoperti dai Maori ed utilizzati fin dai tempi antichi per la cura degli acciacchi, ma pure per cucinare. C’è una vera e propria piscina di fango, il tikitere, il cui nome significa Porta dell’inferno. nella zona c’è pure un Villaggio sepolto (te Wairoa), così chiamato dopo esser stato sommerso dall’eruzione del Monte tarawera nel 1886. Intorno al 1800

la regione diventò di grande richiamo per i visitatori anglofoni e per questo motivo vanta edifici storici e giardini botanici, come i Government Gardens, vicino alla riva del lago al margine orientale della città, un particolare punto di orgoglio. Il Museo di Rotorua di arte e storia è ospitato nel grande edificio in stile tudor, mentre lo stile Art Deco è dei Blue Baths, noti perché già nel 1930 uomini e donne insieme vi potevano accedere alla balneazione. Le guide ed i testi scritti a volte non rendono giustizia ai luoghi e non si prevedono tempi adeguati per alcune tappe. Questa per Mauro è stata una sosta breve, avendola considerata un passaggio obbligato; così come ha rinunciato alla visita di “Hobbiton”, il villaggio del set cinematografico di “the Lord of the Rings”, ma – col beneficio del bel tempo, lì ora è inizio autunno – ha preferito una camminata di circa 20 km nel tongariro national Park, fin sulla cima del vulcano del fantastico “monte Fato”, il Ruapehu Mounth 2.797 m, la cima più alta dell’Isola nord, nel cui cratere si è formato un lago: qui è stata ambientata “Mordor”, la città degli orchi. Il pellegrino così ha ripercorso i passi degli sceneggiatori, degli attori ed ha riconosciuto una foto di Peter Jackson il regista, nel vicino villaggio di Whakapapa!

ANCORA IN NUOVA ZELANDA

Da Zolfo City al “Monte Fato”

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