PIANO DI ZONA 2012/2014 Distretto di Guidizzolo · 2012-05-22 · 5 GLI ORGANI PER LA REALIZZAZIONE...

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PIANO DI ZONA 2012/2014 Distretto di Guidizzolo Castiglione Cavriana Goito Guidizzolo Medole Monzambano Ponti s/Mincio Solferino Volta M/na

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PIANO DI ZONA

2012/2014 Distretto di Guidizzolo

Castiglione

Cavriana

Goito

Guidizzolo Medole Monzambano

Ponti s/Mincio Solferino

Volta M/na

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INDICE LA GOVERNANCE 3 GLI ORGANI PER LA REALIZZAZIONE DEL PIANO DI ZONA 2012/2014 6 IL RUOLO DELL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE 11 IL RUOLO DELL’AZIENDA SANITARIA LOCALE 13

IL CONTESTO TERRITORIALE SOCIO-DEMOGRAFICO 17 IL LAVORO E I CENTRI PER L’IMPIEGO 21 IL CONTESTO DEI SERVIZI DISTRETTUALE 29

FINALITÀ DEL PIANO DI ZONA 32 OBIETTIVI STRATEGICI 33 OBIETTIVI DI AREA 33

CONSOLIDAMENTO DEI SERVIZI 34 ANZIANI E GRAVI PATOLOGIE SANITARIE 39 DISABILITA’ 45 EMARGINAZIONE E NUOVE POVERTA’ 49 LAVORO 52 SALUTE MENTALE E DIPENDENZE 54 MINORI E FAMIGLIA 57 INTEGRAZIONE CITTADINI STRANIERI- INTERCULTURA 64 FORMAZIONE DEL PERSONALE E VALUTAZIONE 66

PIANO DELLE RISORSE 67

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GOVERNANCE

IL CONTESTO

L'Ambito Territoriale è stato istituito dalla Legge 328/2000 "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" e confermato dalla Legge Regionale 3 del 2008: "Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e socio sanitario" al fine di permettere una programmazione ed una gestione dei servizi e degli interventi socio assistenziali adeguata per dimensione territoriale. Nelle precedenti programmazioni, ciò ha significato chiedere ai Comuni di analizzare insieme i bisogni del proprio territorio e studiare le risposte più opportune; lo strumento e l'esito di un tale lavoro è stato il Piano di Zona triennale, ed il sistema di governance del welfare locale previsto, ha privilegiato in buona parte un approccio negoziale finalizzato ad implementare un processo condiviso di costruzione comunitaria delle politiche socio-sanitarie. Tuttavia, nella nuova triennalità, il piano di zona non può essere pensato senza nuove forme di esercizio di governo locale, basate sul comune interesse a collaborare nella realizzazione di una rete unitaria e coordinata di servizi; nel campo della pianificazione della zona e del suo governo locale il termine di governance appare più appropriato per rappresentare un processo che vede coinvolti una pluralità di soggetti pubblici e privati che non è possibile governare in modo gerarchico. Si innesta in questo contesto anche la questione dell’obbligo delle gestioni associate volute dal legislatore nazionale negli ultimi mesi di intense manovre governative. Il Piano di Zona del Distretto di Guidizzolo costituisce una precisa realtà di 9 comuni dei quali ben 5 al di sotto dei 5.000 abitanti e quindi obbligati alla gestione in forma associata. Peraltro, il Piano di Zona è un contenitore che accoglie proprio diversi servizi sociali che coincidono con la “funzione sociale” collocata nei bilanci dei singoli enti. Non a caso, l’Assemblea Distrettuale, nella seduta del 29 dicembre, ha manifestato il desiderio di iniziare con un’impostazione condivisa per lo svolgimento di diverse funzioni in forma associata tra gli enti del distretto. In tale ambito la Provincia di Mantova ha dato la disponibilità per un supporto formativo e di percorso operativo. La stessa Regione Lombardia con la delibera regionale IX/2505 del 16 novembre 2011 “….linee di indirizzo per la programmazione locale…”individua, per la nuova fase del welfare la necessità di:

- focalizzare l’attenzione sulla ricomposizione istituzionale e finanziaria degli interventi, delle decisioni e delle linee di programmazione;

- liberare le energie degli attori locali, semplificando il quadro degli adempimenti, armonizzando le linee di finanziamento regionali e facendo convergere le risorse regionali tradizionalmente destinate ai piani di zona verso sperimentazioni locali di un welfare promozionale e ricompositivo.

Un ruolo importante e sempre più crescente lo assume il territorio nelle sue forme decentrate che vedono il coinvolgimento dei diversi livelli: politico, con le Assemblee dei Sindaci e tecnico, con la partecipazione attiva alla progettazione di iniziative e servizi da parte soprattutto dei tecnici dei Comuni e degli altri Enti Istituzionali.

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Questa triennalità dovrà inoltre, oltre a quanto stabilito dall’art. 7 della legge 328/2000, riconoscere il ruolo fondamentale della Provincia nel coordinamento delle progettualità interdistrettuali già in essere, in particolare legate alle politiche giovanili, all’immigrazione, alla povertà e al lavoro. A tale riguardo vanno menzionati i progetti legati all’educazione interculturale, al coordinamento degli Informagiovani e a progetti quali opportunità giovane, emblematici ecc. Si ritiene inoltre che la Provincia di Mantova, interlocutore indispensabile nell’analisi del bisogno attraverso il lavoro degli osservatori, debba essere necessariamente coinvolta nel lavoro dei tavoli per tutti gli argomenti relativi a tematiche riguardanti le specifiche e nuove competenze degli enti locali. Occorrerà quindi, nel nuovo piano di zona 2012-2014, riconoscere un maggior ruolo di regia ai Comuni e alla sfera istituzionale ed un coinvolgimento diretto dei soggetti sociali all’interno della pianificazione, per consolidare sempre più modelli facilitanti di programmazione partecipata, riconoscendo la comunità locale non solo come destinataria di interventi, ma anche come realtà capace di esprimere le proprie potenzialità e risorse, ”valorizzando al meglio le risorse disponibili e aggregando risorse aggiuntive” per assicurare una risposta coordinata e continuativa ai bisogni. L’esperienza maturata nel corso della realizzazione dei tre precedenti Piani di Zona ha reso consapevoli i Comuni che il Piano di zona non è un mero adempimento burocratico e nemmeno la sommatoria degli interventi dei Servizi Sociali locali. Più che mai occorre: - garantire un processo; - anticipare un cambiamento e sostenerlo; - integrarsi con l’offerta dei servizi del territorio; - migliorare la comunicazione; - coordinare le azioni. Per raggiungere questi obiettivi è necessario rinforzare, in primis, le Azioni di Sistema tra le Istituzioni ovvero il livello interdistrettuale, il livello interistituzionale e quello con gli altri attori sociali. Nasce quindi la necessità di rendere istituzionale il Tavolo di Coordinamento Provinciale degli Uffici di Piano, che oltre a raccordare i vari Ambiti Territoriali in materia di interventi e servizi socio assistenziali, si rapporti costantemente con le Istituzioni del Territorio quali l’ASL, la Provincia, l’Ufficio Scolastico Provinciale, e così via. Esso è composto dai sei coordinatori degli Uffici di Piano affiancati ciascuno da un collaboratore tecnico sociale o amministrativo. Dalla breve esperienza in essere è emerso che questo nuovo strumento garantisce maggiormente una pianificazione coordinata ed integrata degli interventi ed un rapporto più efficace con le altre Istituzioni provinciali.

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GLI ORGANI PER LA REALIZZAZIONE DEL PIANO DI ZONA 2012/2014

IL LIVELLO TERRITORIALE PROVINCIALE

Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci Il governo politico provinciale è identificato nella Conferenza dei Sindaci a cui spetta l’esercizio della funzione di governo territoriale nel settore sociale e socio-sanitario. Il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci esercita le attribuzioni assegnate alla Conferenza dei Sindaci dell’ASL, ed in particolare: • orienta e monitora i Piani di Zona in modo da renderne unitari ed organici i processi di attuazione, soprattutto in relazione ai livelli essenziali di assistenza, facilitando eventuali sinergie e collaborazioni tra le aree distrettuali; • garantisce i rapporti con la Regione ed altri organismi di rilevanza provinciale (es. Provincia, Prefettura, Azienda Ospedaliera, Ufficio Scolastico Provinciale etc.); • promuove, d’intesa con la Provincia, le attività formative e di supporto ai Piani di Zona. Tavolo di Coordinamento Provinciale degli Uffici Di Piano Gli uffici di piano dei sei Ambiti Territoriali del mantovano nell’ultimo anno hanno dato origine ad un nuovo organismo tecnico, ovvero il Tavolo di Coordinamento Provinciale degli Uffici di Piano con le seguenti finalità:

- raccordarsi maggiormente con il Consiglio di Rappresentanza; - individuare gli interventi territoriali, sulla base degli indirizzi forniti

dall’Assemblea; - formulare la proposta di programmazione triennale ed annuale degli

interventi/servizi a livello provinciale e interdistrettuale ed eventuali ulteriori progetti con i relativi budget di spesa e di finanziamento;

- monitorare costantemente lo stato di attuazione del progetto complessivo - raccordarsi con le Assemblee distrettuali ed i sei Uffici di Piano per dare

attuazione agli indirizzi programmatori. Il lavoro sinergico di questo tavolo ha portato, alla condivisione dei sei Piani di zona di alcune tematiche a rilevanza provinciale; ne sono un esempio le linee guida per l’accreditamento dei servizi socio assistenziali, e i modelli dai contenuti univoci e condivisi di convenzione con gli Enti gestori dei servizi semiresidenziali per disabili quali CSE e CDD. Tavolo di rappresentanza del Terzo Settore provinciale La partecipazione del Terzo Settore nello spirito della Legge 328/2000 e della LR 3/2008 supera la tradizionale forma dell’affidamento o convenzionamento per la gestione dei servizi e assume un vero e proprio significato di partnership con l’Ente pubblico per la definizione del disegno complessivo del sistema di welfare locale. In questa ottica si intende sviluppare una pianificazione che assicuri la più ampia partecipazione degli Organismi rappresentativi del Terzo settore che operano nel territorio mantovano in particolare gli Organismi non lucrativi di utilità sociale, gli Organismi della Cooperazione e le Organizzazioni di volontariato.

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IL LIVELLO LOCALE

DELL’AMBITO DEL DISTRETTO DI GUIDIZZOLO

ASSEMBLEA DISTRETTUALE DEI SINDACI L’Assemblea Distrettuale dei Sindaci è composta da tutti i Sindaci dei Comuni appartenenti all’Ambito (o loro delegati), alla quale competono la definizione delle strategie di politica sociale del territorio del distretto ed il controllo sull’attuazione degli indirizzi. Spettano all’Assemblea le seguenti competenze:

- governo politico del processo di attuazione del Piano di Zona; - l’individuazione e la scelta delle priorità e degli obiettivi delle politiche distrettuali; - l’approvazione del documento del Piano di Zona e dei relativi aggiornamenti; - la verifica annuale della compatibilità tra gli impegni e le risorse necessarie; - l’allocazione delle risorse relative ai fondi inseriti nella gestione, per l’attuazione degli

obiettivi previsti dal Piano di Zona; - approva annualmente i piani economico-finanziari di preventivo ed i rendiconti di

consuntivo; - approva i dati relativi alle rendicontazioni richieste dalla Regione per la trasmissione

all’ASL ai fini dell’assolvimento del debito informativo; - la nomina/ratifica dei componenti dell’Ufficio di Piano, del Tavolo del Terzo Settore

locale e di concertazione territoriale ed i coordinatori dei Gruppi tematici. L’Assemblea dei Sindaci può essere integrata dai seguenti soggetti:

- ASL della Provincia di Mantova; - Provincia di Mantova;

- Terzo settore.

L’ UFFICIO DI PIANO E’ la struttura tecnico-amministrativa che assicura la programmazione, pianificazione, valutazione e coordinamento degli interventi sulla base degli indirizzi espressi dall’Assemblea Distrettuale. Provvede alla costruzione e gestione del budget, all’amministrazione delle risorse, all’istruttoria degli atti di esecuzione; risponde del debito informativo. Esso si compone di un coordinatore oltreché dei componenti tecnici dei servizi sociali e amministrativi dei Comuni. L’ Ufficio di Piano, così come indicato dalle linee regionali, dovrà sempre più essere in grado di: - connettere le conoscenze dei diversi attori del territorio; - ricomporre le risorse che gli enti locali investono nei sistemi di welfare, favorendo l’azione integrata a livello locale; - interloquire con le ASL per l’integrazione tra ambiti di intervento sociale e socio sanitario; - promuovere l’integrazione tra diversi ambiti. L’Ufficio di Piano rappresenta il livello tecnico/gestionale di attuazione delle azioni del Piano di Zona, di stimolo alle attività di programmazione come interfaccia dell’Assemblea Distrettuale e di supporto allo stesso. Occorre però premettere che la complessità e la varietà delle azioni da compiere impone che lo stesso sia multidisciplinare, con competenze e ruoli definiti. Vengono

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richieste competenze professionali e formazione mirata al lavoro di gruppo ed alla conoscenza delle modalità per progettare (nella varie fasi ed in particolare nella valutazione), alla conoscenza delle teorie e delle procedure della programmazione negli enti locali in integrazione con la sanità e con il sociale allargato. La precedente esperienza di programmazione di Piano di Zona ha dato origine ad alcune progettualità a gestione associata quali il Servizio Sociale Professionale di Base, il Servizio di Tutela minori, l’accesso al Servizio di Assistenza Domiciliare educativa per minori e per disabili, lo Sportello di Segretariato sociale per stranieri e la mediazione linguistico culturale. In tutti i casi, questo tipo di gestione associata riscontra una maggior efficacia ed una migliore qualità nell’erogazione dei servizi alla cittadinanza; servizi che, affidati all’esterno, necessitano di un più forte monitoraggio e coordinamento da parte dell’Ambito Territoriale. Oltre a ciò, va ravvisato che la presenza stabile del Servizio Sociale Professionale in tutti i nove Comuni porta gli operatori a confrontarsi quotidianamente con una maggiore complessità dei bisogni espressi e ciò richiede un intervento di risposta altrettanto complesso da parte dell’ operatore il quale, sempre più, deve avvalersi di tecniche di intervento “a rete” che comportano tempi e modalità diverse di approccio ed erogazione. Diviene quindi estremamente importante ragionare nel prossimo futuro sul tema della modalità di gestione, essendo necessario ridefinire il ruolo degli Enti locali, titolari della funzione di programmazione territoriale per le politiche sociali ai sensi della L.328/2000, operando su diversi livelli:

1) valutazione circa la sostenibilità dell’assetto di governance attuale del Piano di zona;

2) potenziamento delle gestioni associate di servizi; 3) verifica circa la fattibilità di nuove forme gestionali che offrano una

maggiore flessibilità organizzativa, consentano una più appropriata risposta ai bisogni della cittadinanza potenzino la programmazione ed il controllo sugli interventi in essere.

È quindi forte intenzione del Distretto di Guidizzolo addivenire ad una struttura autonoma rispetto all’attuale modalità della Convenzione. Pertanto si dà fin da subito mandato all’Ufficio del Piano di Zona di verificare la fattibilità della costituzione di un’Azienda Speciale ai sensi dell’art. 114 del D.lgs. 267/2000. Tale forma sembra infatti essere quella che il legislatore privilegia nella gestione dei servizi sociali tanto da aver inserito ultimamente delle eccezioni ai vincoli di spesa. Struttura organizzativa dell’Ufficio del Piano di Zona La struttura organizzativa del Piano di Zona viene definita dall’Assemblea Distrettuale. Anche al fine di garantire una migliore distribuzione delle spese, sarà possibile individuare lavoratori già dipendenti di altre amministrazioni appartenenti al Distretto di Guidizzolo per un utilizzo in convenzione, a tempo parziale o con altre forme di lavoro flessibile. Nella fase di stesura del Piano 2012-2014 si ritengono figure fondamentali le seguenti. 1. COORDINATORE UFFICIO DEL PIANO DI ZONA

FUNZIONE: ha la funzione di coordinamento dei responsabili di servizio del distretto e di facilitare il sistema delle relazioni a più livelli (tecnico operativo, politico strategico). E’ responsabile delle procedure di attuazione degli obiettivi del piano di zona (dalle linee guida del coordinamento politico allo studio di fattibilità e sostenibilità effettuata dall’ Ufficio del Piano al lavoro di progettazione nei gruppi di

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progetto). Supporta con funzioni di segretario il Coordinamento Istituzionale del Distretto. E ‘ responsabile della segreteria organizzativa. 2. COORDINATORE SOCIALE DI AMBITO FUNZIONE: sviluppare e coordinare progetti, interventi e azioni di comunità che partendo dal lavoro quotidiano degli operatori del servizio sociale professionale del distretto e dai tavoli di progetto per area (luogo di integrazione tra i servizi pubblici e privati, il terzo settore e la comunità locale), favorisca il consolidamento di un buon livello complessivo di welfare distrettuale. Svolge attività di coordinamento degli assistenti sociali del distretto siano essi inseriti nel servizio sociale di base che in altri specifici servizi per esempio: servizio della tutela minori, servizio affidi ecc..al fine di rendere omogeneo lo svolgimento del ruolo dell’assistente sociale dal lavoro sul caso al lavoro di comunità. È referente del tavolo di progetto Area Intercultura, Emarginazione e Nuove Povertà, Politiche attive del lavoro e Conciliazione, considerata come area trasversale a tutta la programmazione locale. 3. COLLABORATORI TECNICI - REFERENTE Area Politiche Giovanili e Famiglia: Minori- Famiglia-Affido- Agio giovanile- Scuola; FUNZIONE: coordinamento dei servizi educativi del distretto, delle azioni di promozione nell’area dell’agio e delle politiche giovanili, degli interventi a favore dei minori e delle politiche per la famiglia. Ha inoltre la funzione di raccordo con le scuole del distretto con l’obiettivo di facilitare l’integrazione tra scuola e territorio. - REFERENTE Area Socio - Sanitaria: Anziani e gravi situazioni sanitarie- disabilità Fragilità adulte (salute mentale e dipendenze); FUNZIONE: supportare e favorire l’integrazione con la rete dei servizi della Azienda Sanitaria Locale e dell’Azienda Ospedaliera con l’obiettivo di realizzare delle progettazioni sia individuali che di comunità sempre piu’ condivise ed integrate. 4. EVENTUALI ALTRI SUPPORTI Sarà altresì necessario individuare, di volta in volta, a sostegno dell’Ufficio di Piano una figura o delle figure con funzione di consulenza per il reperimento di finanziamenti e il supporto alla progettazione locale. FUNZIONE : Individuare canali di finanziamento (fund raising), supportare la progettazione (in tutte le sue fasi: ideazione, stesura, realizzazione, monitoraggio in itinere e rendicontazione conclusiva) dell’ufficio del piano di zona e dei gruppi di progetto per area d’intervento, infine favorire un raccordo territoriale tra le azioni dei contesti comunali e quelle distrettuali. 5. Una Segreteria Organizzativa per la normale gestione amministrativa.

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I TAVOLI DI PROGETTO

Sono organizzati in tre macro aree di intervento coordinate dall’Ufficio del Piano, con la partecipazione degli operatori del servizio sociale professionale in base alle aree di competenza. I tavoli di progetto hanno la funzione di garantire una lettura e un’analisi dei bisogni del territorio condivisa, sostenuta con elementi di valutazione sia qualitativi che quantitativi, necessari alla predisposizione delle proposte e dei suggerimenti da sottoporre all’Ufficio di Piano e all’organo politico. Partecipano all’attività di studio e di ricerca delle soluzioni di eventuali nodi problematici, per favorire uno sviluppo armonico dei servizi nel territorio. I Tavoli di progetto saranno di volta in volta integrati dai vari referenti istituzionali e non, in base all’area di competenza e al tema oggetto del Progetto: referenti Asl, Azienda Ospedaliera, Ministero della Giustizia, Istituzioni scolastiche, Provincia, rappresentanti del terzo settore, servizi convenzionati, accreditati, privati profit e non profit, associazioni di volontariato, Aziende, organizzazioni sindacali e cittadini portatori di interesse ecc.. Questi attori, insieme contribuiranno a migliorare la progettazione del welfare locale garantendo risposte efficaci ed efficienti. I Tavoli di Progetto - Area Socio Sanitaria: Anziani e gravi situazioni sanitarie- disabili- Fragilità adulte (salute mentale e dipendenze); - Area Politiche Giovanili e Famiglia: Minori- Famiglia-Affido- Agio giovanile- Scuola; - Area Intercultura, Emarginazione e nuove povertà- Politiche attive del lavoro e Concliazione-considerata come area trasversale a tutta la programmazione locale.

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AREA SOCIO SANITARIA- Referente: un componente

dell’ufficio del piano.

ANZIANI E GRAVI SITUAZIONI

SANITARIE (compreso PUA e CEAD)

DISABILI

Le assistenti sociali del distretto verranno ripartite per area come riferimenti

territoriali

- FRAGILITA’ ADULTA- - (dipendenze e salute

mentale)

Le assistenti sociali del

distretto verranno ripartite per area come riferimenti

territoriali

AREA POLITICHE GIOVANILI E FAMIGLIA- Referente: un componente dell’ufficio del piano

MINORI – FAMIGLIA

AFFIDO - Progetto Family Net- Progetto assistenza domiciliare

minori -

Le assistenti sociali del

distretto verranno ripartite per area come riferimenti

territoriali

AGIO GIOVANILE

(Opportunità Giovani) (Informagiovani itinerante) -

- SCUOLA- pensiero di un piano diritto alla studio distrettuale-

Le assistenti sociali del distretto verranno ripartite per area come riferimenti

territoriali

AREA INTERCULTURA- EMARGINAZIONE E NUOVE POVERTA’- POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO –

CONCILIAZIONE- Referente: un com

ponente dell’ufficio del piano.

CONSID

ERATE COME TRASVERSALE ALLA PROGRAMMAZIO

NE LOCALE

-

Progetto interculturale di am

bito mediazione linguistico culturale nelle scuole e nei servizi

sociali- sportello di segretariato sociale per stranieri- alfabetizzazione italiano come lingua 2 –

- Politiche attive del lavoro- progetti di inclusione sociale- gruppi di Auto mutuo aiuto- sportello

salvadaio- Conciliazione

IL TAVOLO DI RAPPRESENTANZA TERRITORIALE DEL TERZO SETTORE Si ribadisce l’utilità del tavolo di rappresentanza del terzo settore, così come attualmente previsto e funzionante; tuttavia, l’Assemblea dei Sindaci, tenuto conto anche dell’evoluzione del livello provinciale del tavolo del terzo settore, si riserva di introdurre modifiche all’attuale funzionamento e composizione.

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IL RUOLO DELL’AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE (a cura della Provincia di Mantova)

La fase di progettazione del Piano di zona della triennalità 2012-2014 ha visto la Provincia di Mantova, molto presente nella fase di stesura del documento, tanto da ritenere fondamentale inserire nell’area di Governo dell’ambito il ruolo “della Provincia per l’integrazione delle politiche di coesione sociale”. Nell’ambito delle competenze sulle politiche di coesione sociale rivolte alla persona, alla famiglia e alla comunità, l’approccio della Provincia di Mantova non è monodirezionale, ma multi materia, vale a dire finalizzato ad evidenziare gli ambiti di cooperazione e di condivisione con i sistemi dell’istruzione, della formazione professionale e delle politiche del lavoro, al fine di un migliore e più efficace utilizzo delle risorse e per la razionalizzazione degli interventi messi in campo nella rete dei servizi. Attraverso un approccio partecipato con i territori, che si sviluppa dall’analisi dei bisogni e delle domande, alle strategie fino alle diverse azioni messe in campo, la Provincia mira ad affrontare la complessità dei problemi e a promuovere la collaborazione con e tra i distretti per armonizzare procedure, processi, servizi e valorizzare le esperienze positive messe in campo dai diversi soggetti attori, in primis i Comuni attraverso gli Uffici di Piano. Al di là dei singoli servizi erogati ai cittadini, la Provincia promuove allora azioni di sistema nei territori e, condividendo obiettivi di sviluppo a medio e lungo termine con gli Uffici di Piano, promuove l’acquisizione di nuove competenze e capacità all’interno delle reti territoriali su cui si innesta a partire dai contenuti delle politiche sociali e, in modo trasversale, a quelle dell’istruzione, formazione professionale e lavoro. Tra gli strumenti di programmazione negoziata messi in campo, l’“Intesa per la integrazione delle politiche territoriali e delle azioni per contrastare le conseguenze sull’occupazione e sul sistema produttivo della crisi economica del mantovano”, attuata con la sottoscrizione di Patti Territoriali negli ambiti distrettuali di Suzzara, Viadana, Ostiglia, Guidizzolo, Mantova e Asola, diventa per le comunità locali l’opportunità di fornire risposte tempestive ed efficaci ai cittadini, in una logica di ottimizzazione delle risorse, di riallineamento di servizi per l’occupazione in rete con quelli erogati dai Comuni e quelli del credito, rispetto ad un obiettivo centrale costituito dalle “nuove povertà”. Per connettere l’operato delle diverse istituzioni coinvolte nelle reti distrettuali, luoghi privilegiati di programmazione partecipata, si intervene direttamente attraverso l’offerta di servizi decentrati in 5 Centri per l’Impiego e la rete Informagiovani. Inoltre, la rete segretariati sociali per l’immigrazione opera per mettere a punto strumenti, dispositivi e misure per sviluppare il coordinamento in rete dei Segretariati, l'adozione di metodologie comuni di lavoro, lo scambio fra servizi e istituzioni interessate, l'aggiornamento continuo degli operatori, procedendo verso il decentramento di questi servizi nei diversi territori. La Provincia, al fine di soddisfare bisogni sociali, raggiungere obiettivi di qualità nei servizi offerti ai cittadini, di innovazione nell’erogazione dei servizi, nella realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali, si impegna a produrre strumenti conoscitivi relativi ai fenomeni sociali che le permettono di esprimere in modo adeguato il ruolo di supporto e coordinamento alle politiche socio assistenziali locali, anche attraverso l’osservazione delle dinamiche sociali con indagini e approfondimenti tematici. La grande attenzione posta in questi mesi dalla nuova compagine amministrativa nella promozione di politiche di comunità, attraverso una struttura a rete e partecipando a

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tavoli territoriali, da conto di un territorio composto da diversi attori istituzionali e non che investe sui processi di partecipazione, su progettazioni condivise, che integra le principali politiche per leggere e rispondere all’aumentata complessità della comunità locale. Ed è proprio la progettazione all’interno delle politiche di comunità a costituire uno strumento efficace di promozione delle reti sociali. La riflessione sul concetto ormai imprescindibile del nuovo welfare, non più fondato su politiche assistenzialiste ma basato sulla sussidiarietà, parte dalle considerazioni sul significato attribuito al tema dell’innovazione dei servizi e della capacità rispondere in modo qualificato ai bisogni del territorio. Nell’ottica dell’approccio alle politiche sociali come multidimensionalità di sistema, di attori coinvolti e di risorse finanziarie da intercettare anche nelle trasversalità di contenuti, il welfare diventa moltiplicatore di risorse umane e finanziarie e sperimenta nuove forme di partecipazione che coinvolgono il terzo settore attuando il principio di sussidiarietà orizzontale per dare maggiore qualità e valore ai temi del sociale. E' evidente l'importanza che questi soggetti assumono nel sistema dei servizi, se si considera che è lo stesso quadro normativo a prevedere che gli Enti Locali riconoscano ed agevolino il ruolo del Terzo Settore non solo nella gestione ma anche nella programmazione e nell’organizzazione del sistema integrato di promozione della solidarietà sociale. In particolare, operando nella logica di forte integrazione tra attori e politiche trasversali, la Provincia nel coordinare reti territoriali sociali e per la necessità di coinvolgere soggetti che partecipano già informalmente alle logiche di supporto del sistema sociale, intende rafforzare il ruolo della cooperazione sociale, del volontariato e dell’associazionismo di promozione sociale. In un’ottica di integrazione tra politiche sociali, formative e del lavoro, diventa fondamentale il dialogo con la cooperazione sociale che si occupa del contrasto allo svantaggio, anche attraverso l’esperienza lavorativa. Le cooperative sociali sono risorse fondamentali per l’occupazione delle fasce deboli e per la sperimentazione di percorsi di occupabilità finalizzati e all’inserimento lavorativo e all’inclusione sociale. Il coinvolgimento dei soggetti impegnati nel volontariato e associazionismo locale potrà permettere di mettere in rete e condividere esperienze efficaci vissute sul campo per rispondere ai cittadini anche attraverso forme di collaborazione non convenzionali alle quali viene riconosciuto un ruolo importante verso l’acquisizione di nuovi stili di vita. Le politiche di comunità creano così un più ampio valore territoriale fondato sul senso di corresponsabilità che ne deriva e che andrà a dialogare anche con il sistema delle imprese nel suo complesso e tutto ciò alimenterà quel capitale sociale che va ad arricchire un intero sistema, rendendolo competitivo. Dare maggiore risalto alla responsabilità, d’altra parte, piuttosto che alla redditività, è una prospettiva sempre più valorizzata dal sistema delle imprese in direzione della responsabilità sociale. Il ruolo di coordinamento della Provincia, anche in direzione del supporto concreto per le gestioni associate dei servizi, attribuirà nuova importanza alla sostenibilità gestionale dei processi e dei progetti nella consapevolezza che nel nuovo welfare tendenzialmente non si devono ingenerare costi aggiuntivi che nella ristrettezza delle risorse diventano vere e proprie forme di spreco. Promuovendo e realizzando politiche basate su link orizzontali diventerà strategico l’incrocio nelle politiche di coesione tra la parte istituzionale che garantisce i diritti, le modalità e le pari opportunità di accesso ai servizi e la parte sociale che si fonda sulle relazioni di fiducia.

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IL RUOLO DELLA AZIENDA SANITARIA LOCALE PER LA PROGRAMMAZIONE SOCIO SANITARIA INTEGRATA

(a cura della Azienda Sanitaria Locale Mn)

Il percorso di costruzione dei Piani di zona dei sei ambiti in cui è suddiviso il territorio mantovano è stato oggetto di un costante confronto tra ASL e uffici di piano per arrivare a definire obbiettivi condivisi con il territorio partendo da una approfondita analisi dei bisogni socio-sanitari e sociali che ha visto coinvolti gli erogatori sanitari e socio-sanitari , i soggetti del terzo settore e i sindacati . La programmazione dei piani di zona 2012-2014 si inserisce in un importante percorso di riforma del welfare che vede impegnata Regione Lombardia a partire da alcune assunti :

• Centralità della persona e della sua famiglia • Spostamento del finanziamento dei servizi “dall’offerta alla domanda “, • Valutazione multidimensionale del bisogno e strutturazione di una rete di servizi

diversificata per fornire ai cittadini risposte sempre più personalizzate e sempre meno indistinte

• Aumento della trasparenza della spesa, dell’efficienza gestionale e della qualità dei servizi offerti

• Sperimentazione del Fattore Famiglia Lombardo. Nel percorso di riscrittura della programmazione sociale, il contributo di Asl è orientato ad una lettura dei bisogni globali della persona, attraverso una valutazione multidimensionale che rilevi tutti i bisogni espressi, socio-sanitari e sociali , e assicuri una presa in carico integrata della persona e della famiglia. Questi i più importanti macro obiettivi:

• razionalizzare, semplificare e rendere trasparenti i percorsi di accesso alla rete dei servizi da parte delle persone, della famiglia e della comunità;

• integrare gli interventi delle reti sociosanitaria e sociale; • implementare gli interventi in materia di conciliazione, famiglia e lavoro in

raccordo con la programmazione territoriale. La semplificazione dei percorsi di accesso alla rete dei servizi si è concretizzata anche con l’informatizzazione delle attività dei Punti Unici di accesso( PUA online) che gestiscono le informazioni sulle attività sociali erogate ai cittadini e ne consentono la condivisione tra operatori della rete sociale e socio-sanitaria . Il PUA online è già accessibile a tutti gli operatori dell’Asl addetti agli Sportelli informativi e a quelli dei Segretariati sociali dei settanta Comuni del territorio provinciale, si prevede l’inserimento anche della scheda di triage ( strumento filtro per l’accesso alle cure domiciliari ) nel contesto della sperimentazione sulle cure domiciliari. Nei CEAD (Centri per l’assistenza domiciliare ) sarà rafforzato un modello di valutazione multidisciplinare che vedrà impegnati gli operatori in èquipe. Ciò si realizzerà mediante il diretto coinvolgimento dei Centri per l’Assistenza Domiciliare (CeAD) già attivi in ciascun distretto. Questi ultimi, proprio per la loro composizione multiprofessionale e per la forte integrazione già presente al loro interno con gli operatori degli Ambiti territoriali, rappresentano l’unità organizzativa più idonea ad assicurare la valutazione multidimensionale del bisogno, ma anche quella

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più idonea a garantire continuità e integrazione degli interventi di cura ed assistenza tra i diversi sistemi (sanitario, sociosanitario e sociale). Questa funzione di analisi del bisogno e di progettazione integrata dei singoli piani di assistenza è destinata a vedere potenziato il ruolo dei CeAD non solo nell’esercizio delle funzioni di valutazione multidimensionale previste dalla riforma regionale delle attività di Assistenza Domiciliare Integrata (con la possibilità di coinvolgimento anche degli operatori sociali comunali nell’applicazione di strumenti di triage e di valutazione sociale della domanda ADI) , ma anche nell’esercizio delle funzioni di valutazione e progettazione integrata relative ad altri ambiti quali: - l’elaborazione dei piani di intervento individuali a favore delle persone disabili, ivi

compresi quelli a sostegno dei progetti di vita indipendente dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie (coadiuvati in ciò anche dal supporto di un apposito team provinciale di specialisti consulenti nel settore specifico della disabilità a disposizione di tutti i CeAD);

- la sperimentazione di azioni di potenziamento a sostegno del “prendersi cura” di un familiare a domicilio (azioni FNA 2010 –D.G.R. 889 del 1/12/2010), mediante interventi a mezzo voucher rivolti a pazienti a domicilio affetti da malattie neurologiche degenerative e demenze ed a disabili gravi in età evolutiva e giovanile, sia sul versante del sollievo/sostituzione del caregiver per periodi determinati, sia sul versante dell’assistenza tutelare ed educativa, con il fine di intervenire sul clima delle relazioni familiari e/o di potenziare le abilità del caregiver, comunque con caratteri complementari e non sostitutivi delle prestazioni educative già proprie degli enti locali.

Per quanto attiene alle azioni atte a promuovere integrazione nell’area della fragilità socio-sanitaria, è prevista la progressiva estensione su aree distrettuali diverse di quanto già sperimentalmente avviato nel Distretto di Suzzara in materia di stipula di protocolli d’azione interistituzionale sulla disabilità, orientati a perseguire lo scopo di giungere al superamento della frammentazione della rete delle unità d’offerta, razionalizzando e ottimizzando in questo modo l’esistente e garantendo la continuità di risposte affinché la persona sia riportata al centro e resa protagonista del sistema in tutte le fasi della vita, oltre che di sperimentare percorsi semplificati di accesso alla rete delle unità d’offerta, anche attraverso l’istituzione della figura del case manager e la formazione di tutti gli attori della rete all’impiego del linguaggio ICF (International Classification of Functioining, Disability and Health) quale strumento destinato a consentire il superamento linguaggi diversi nel descrivere e misurare la salute e la disabilità nella popolazione. Proprio al fine di potenziare le azioni di accoglienza, ascolto, sostegno e accompagnamento della famiglia della persona disabile, è destinata a proseguire la sperimentazione che l’ASL ha intrapreso nel corso del 2011 in materia di attivazione di nuove funzioni di sostegno alla famiglia della persona disabile da realizzarsi sperimentalmente all’interno di alcuni Consultori Familiari. Tale sperimentazione, prevista dal Piano d’azione regionale per le politiche in favore delle persone con disabilità (DGR 983 del 15/12/2010) e dalle regole regionali di sistema per l’anno 2011 (DGR 937 del 1/12/2010), nella realtà mantovana ha preso avvio in due Consultori Familiari afferenti a due diversi Distretti della provincia di Mantova, ed in particolare nel distretto di Mantova (presso la sede del Consultorio Familiare accreditato UCIPEM di Mantova) ed nel distretto di Guidizzolo (presso la sede del Consultorio Familiare ASL di Goito).

La valutazione delle situazioni complesse sarà svolta a domicilio con strumenti e scale di valutazione predisposti da Regione Lombardia, per dare attuazione a un approccio integrato ai bisogni, correlato ai differenti livelli di dipendenza funzionale e/o psico-

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relazionale, tenendo conto non solo della patologia ma anche della famiglia e del contesto sociale attraverso l’applicazione di una scala di valutazione sociale.

L’ampliamento dei confini territoriali dei singoli Ambiti si sta realizzando attraverso percorsi di sperimentazione, condivisi con tutto il territorio provinciale; in particolare le sperimentazioni sono e saranno orientate a percorsi di supporto per le famiglie che si prendono cura a domicilio di persone affette da demenza e Alzheimer.

Si prevede di sviluppare le attività del Tavolo del Terzo Settore attraverso accordi distrettuali su attività accessorie e di coordinamento con le associazioni di volontariato. In quest’ottica la collaborazione con il Terzo Settore si arricchirà attraverso la Convenzione provinciale per l’attività di telefonia sociale e la conseguente integrazione tra azioni provinciali e distrettuali.

Maggiore propulsione avranno le azioni relative alla promozione dell’amministrazione di sostegno, attraverso la condivisione del Progetto regionale “ADS: a sostegno di un’opportunità” , che prevede, nel corso del prossimo triennio, la possibilità di favorire la nascita i una Associazione di secondo livello su questo tema nonché l’organizzazione di focus group tra amministratori di sostegno già nominati.

Verranno implementati specifici piani di intervento nelle aree delle politiche giovanili, dell’immigrazione, della marginalità e per il reinserimento sociale degli ex detenuti anche per il tramite della partecipazione a progettazioni sperimentali integrate con il terzo settore

La centralità della famiglia andrà supportata anche lungo tutto il processo di cura e sostegno ai figli piccoli, all’impegno del percorso adolescenziale, alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. L’integrazione tra le azioni socio-sanitarie e sociali nel campo dell’affido, dell’adozione e della tutela minori dovrà prevedere un costante rapporto con i soggetti territoriali a partire dalla scuola, dal mondo del lavoro dal terzo settore.

Nello specifico, l’obiettivo si sostanzierà nella integrazione delle attività socio sanitarie con quelle socio assistenziali attraverso il coordinamento per l’utilizzo appropriato ed integrato delle risorse, allo scopo di attivare interventi a supporto delle famiglie per il sostegno della natalità, della genitorialità e della cura, potenziando le attività di ascolto e di accoglienza nei Consultori Familiari.

L’ASL promuoverà un’azione di raccordo per la realizzazione di progetti personalizzati a sostegno delle famiglie fragili in continuità con il progetti Nasko ed il pieno utilizzo delle risorse del Piano Triennale Nidi. Tali azioni troveranno continuità in applicazione alla DGR n. IX/ 2413 del 26/10/2011 che finanzia i Servizi Socio-educativi per la prima infanzia e la promozione di interventi a favore delle famiglie numerose o in difficoltà. L’ASL eserciterà un ruolo di monitoraggio per il coerente impiego dei finanziamenti dalla Legge 23/99 destinati alll’attivazione di progetti rispondenti alle necessità di sostegno alle famiglie dei singoli territori.

Tutela minori e disagio nell’età evolutiva: si prevede il potenziamento della presa in carico integrata tra servizi specialistici N.P.I., Psichiatria, Consultori Familiari e Servizi Tutela Minori per dare risposte appropriate alle problematiche familiari derivanti dal disagio e dalla disabilità di bambini ed adolescenti, attraverso la sottoscrizione di protocolli operativi tra i Servizi coinvolti.

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Rafforzamento degli interventi di Prevenzione: si procederà alla formalizzazione del “Programma Biennale della Prevenzione”, approntato e discusso dal Comitato Permanente della Rete Territoriale; alla prosecuzione, nelle 3 Unità Organizzative del Dipartimento, dei 2 Progetti Regionali, “Life Skills” (per le prime classi delle Scuole medie inferiori) e “Unplugged” (per le prime classi delle Scuole medie superiori) e al potenziamento delle attività di prevenzione in ambiente lavorativo in continuità con il progetto “Giovani Lavoratori e Sostanze” in alcune Aziende della provincia.

Conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro: prosecuzione e potenziamento delle azioni previste nel Piano Territoriale per la Conciliazione della provincia di Mantova, definite nell’”Accordo di collaborazione per la creazione della rete territoriale per la conciliazione” sottoscritto nel novembre 2010, al fine di diffondere fra le istituzioni e nei territori le finalità e le azioni delle politiche conciliative proposte da Regione Lombardia.

Prevenzione del disagio giovanile: potenziamento della prevenzione del disagio giovanile attraverso le attività dei Consultori Giovani e lo sviluppo del Consultorio Giovani on-line. Applicazione del protocollo sottoscritto da Prefettura, Ser.D e Consultori Familiari per la prevenzione dei comportamenti a rischio legati all’abuso di alcool e sostanze psicotrope. La funzione di raccordo esercitata dall’ASL favorisce l’individuazione di percorsi di prevenzione con gli ambiti territoriali anche attraverso la stesura di accordi specifici.

Per l’area promozione della salute, piena attuazione degli obiettivi previsti dai Piani integrati locali per le attività di promozione della salute e dei Piani integrati locali biennali per la prevenzione delle dipendenze, con l’ampliamento dell’attività dei gruppi distrettuali di promozione della salute e la creazione di un tavolo territoriale di lavoro che vedrà coinvolte tutte le istanze territoriali presenti. Per le integrazioni in area salute mentale riferite alle azioni sperimentali , si prevede un Protocollo per l’integrazione degli interventi di sostegno sociale per i soggetti inseriti nel percorso “presa in carico“ in due aree prioritarie: l’abitare (residenzialità leggera) e il lavoro (borse lavoro).

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IL CONTESTO TERRITORIALE 1) SOCIO-DEMOGRAFICO - A cura dell’Amm.ne Provinciale di Mantova Tab.1: popolazione residente negli anni 2008 - 2010 (al 31.12) 2008 2009 2010

COMUNE DI RESIDENZA Popolazione Totale

% Cittadini

non italiani su

pop. Totale

Popolazione Totale

% Cittadini

non italiani su

pop. Totale

Popolazione Totale

% Cittadini

non italiani su

pop. Totale

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 22.045 18,77 22.326 19,73 22.700 20,58

CAVRIANA 3.864 8,7 3.871 9,69 3.913 9,97

GOITO 10.093 10,23 10.243 10,96 10.355 11,74

GUIDIZZOLO 6.024 14,09 6.140 15,47 6.185 16,3

MEDOLE 3.878 14,49 3.947 14,87 4.026 14,75

MONZAMBANO 4.872 10,65 4.830 10,87 4.859 10,66

PONTI SUL MINCIO 2.233 8,42 2.310 8,83 2.322 8,91

SOLFERINO 2.636 11,08 2.699 11,04 2.628 10,08

VOLTA MANTOVANA 7.273 9,54 7.329 9,55 7.377 9,65 TOTALE 62.918 13,68 63.695 14,39 64.365 14,89 Fonte: elaborazioni Ufficio Statistica Provincia di Mantova su dati Anagrafici comunali (Modd.P2 e P3) Grafico 1: Percentuale dei cittadini stranieri sulla popolazione complessiva al 31.12.2008, al 31.12.2009 e al 31.12.2010 – distribuzione per Comune (Rif. Tab. 1)

0 5 10 15 20 25

CASTIGLIONE DELLESTIVIERE

CAVRIANA

GOITO

GUIDIZZOLO

MEDOLE

MONZAMBANO

PONTI SUL MINCIO

SOLFERINO

VOLTA MANTOVANA

2010

2009

2008

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Tab. 2: cittadini non italiani residenti al 31.12.2010 per macro-aree di provenienza e per Comune – valori assoluti e percentuali

COMUNE DI RESIDENZA EUROPA U.E.

ALTRI EUROPA AFRICA AMERICA ASIA +

OCEANIA TOTALE

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 781 975 1433 61 1422 4.672

CAVRIANA 79 85 70 2 154 390

GOITO 169 135 283 31 598 1.216

GUIDIZZOLO 82 211 308 14 393 1.008

MEDOLE 97 116 212 11 158 594

MONZAMBANO 151 115 114 28 110 518

PONTI SUL MINCIO 39 39 17 52 60 207

SOLFERINO 106 68 62 12 17 265

VOLTA MANTOVANA 118 162 186 16 230 712

TOTALE (n°) 1.622 1.906 2.685 227 3.142 9.582 TOTALE (%) 16,93 19,89 28,02 2,37 32,79 100 Fonte: elaborazioni Ufficio Statistica Provincia di Mantova su dati Anagrafici comunali (Modd. P3) Grafico 2: percentuali cittadini non italiani residenti al 3.12.2010 nel distretto per macroaree di provenienza (rif. Tab. 2)

16,93

19,89

28,02

2,37

32,79EUROPA U.E.

ALTRI EUROPA

AFRICA

AMERICA

ASIA + OCEANIA

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Tab. 3: MOVIMENTI MIGRATORI – SERIE STORICA 2008-2009-2010 : SALDO NATURALE, SALDO MIGRATORIO E SALDO MOVIMENTO POPOLAZIONE RESIDENTE SALDO NATURALE SALDO MIGRATORIO SALDO

COMUNE 2008 2009 2010 2008 2009 2010 2008 2009 2010

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 124 140 133 604 141 241 728 281 374

CAVRIANA -4 -4 12 4 11 30 0 7 42

GOITO -3 -14 14 75 164 98 72 150 112

GUIDIZZOLO 10 17 16 106 99 29 116 116 45

MEDOLE 8 -6 30 173 75 49 181 69 79

MONZAMBANO 5 -1 26 40 -41 3 45 -42 29

PONTI SUL MINCIO 15 19 4 -20 58 8 -5 77 12

SOLFERINO 1 8 -1 35 55 -70 36 63 -71

VOLTA MANTOVANA 7 8 16 164 48 32 171 56 48 Grafico Tab. 3

MOVIMENTI ANAGRAFICI POPOLAZIONE RESIDENTI 2010

-100 0 100 200 300 400

CASTIGLIONE DELLESTIVIERE

CAVRIANA

GOITO

GUIDIZZOLO

MEDOLE

MONZAMBANO

PONTI SUL MINCIO

SOLFERINO

VOLTA MANTOVANA

SALDO

SALDO MIGRATORIO

SALDO NATURALE

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Tab. 4- COMPOSIZIONE NUCLEI FAMILIARI AL 31.12.2010 PER COMUNE – VALORI ASSOLUTI E PER DISTRETTO - VALORI ASSOLUTI E PERCENTUALI COMPONENTI

COMUNE 1 2 3 4 5 6 7 8 + TOTALE

CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 2487 2283 1945 1465 404 148 54 37 8.823

CAVRIANA 332 367 321 258 75 36 7 9 1.405

GOITO 941 1107 911 661 203 72 17 20 3.932

GUIDIZZOLO 591 638 543 384 130 34 22 10 2.352

MEDOLE 393 413 335 259 95 26 6 10 1.537

MONZAMBANO 501 578 425 308 95 36 0 0 1.943

PONTI SUL MINCIO 387 254 198 120 45 12 2 5 1.023

SOLFERINO 334 320 218 164 38 15 0 5 1.094

VOLTA MANTOVANA 730 742 628 504 135 64 11 7 2.821 TOTALE 6.696 6.702 5.524 4.123 1.220 443 119 103 24.930 PERCENTUALI 26,86 26,88 22,16 16,54 4,89 1,78 0,48 0,41 100 Fonte: Elaborazione Servizio Statistica Provincia di Mantova su dati Anagrafici Comunali Grafico Tab. 4

COMPOSIZIONE NUCLEI FAMILIARI NEL DISTRETTO (2010)

26,86

26,88

22,16

16,54

4,891,78

0,480,41

1

2

3

4

5

6

7

8 +

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Tab. 5 - POPOLAZIONE RESIDENTE PER CLASSI DI ETA' AL 31.12.2010

COMUNE DI RESIDENZA 0-2 3-10 11-17 18-25 26-35 36-45 46-64 65 e più Tot ale

Castiglione d/S 859 2.011 1.552 1.812 3.365 4.279 5.342 3.480 22.700

Cavriana 117 303 270 274 503 652 1.042 752 3.913

Goito 306 692 668 799 1.364 1.718 2.656 2.151 10.354

Guidizzolo 210 511 386 472 910 1.069 1.445 1.182 6.185

Medole 146 361 256 259 579 763 929 733 4.026

Monzambano 137 372 296 391 611 830 1.307 915 4.859

Ponti sul Mincio 87 178 142 159 341 389 597 429 2.322

Solferino 86 180 163 207 352 436 741 463 2.628

Volta Mantovana 231 587 476 523 982 1.311 1.843 1.424 7.377

TOTALI 2.179 5.195 4.209 4.896 9.007 11.447 15.902 11.529 64.364 PERCENTUALI 3,39 8,07 6,54 7,61 13,99 17,78 24,71 17,91 100 Fonte: Elaborazione Servizio Statistica Provincia di Mantova su dati Anagrafici Comunali. Tab. 6 - MINORENNI STRANIERI NEL DISTRETTO Cittadini stranieri minorenni al 31.12.2010 residenti nei Comuni del Consorzio

COMUNE DI RESIDENZA Stranieri minorenni (nati dopo 31/12/1991)

Stranieri nati in Italia

Castiglione d/S 1243 882 Cavriana 108 75 Goito 336 237 Guidizzolo 290 174 Medole 177 119 Monzambano 113 84 Ponti sul Mincio 39 32 Solferino 56 43 Volta Mantovana 204 146 TOTALI 2566 1792

% minorenni sulla pop. Straniera 26,78 18,70 Fonte: Elaborazione Servizio Statistica Provincia di Mantova su dati Anagrafici Comunali (Mod.P2)

2) IL LAVORO E I CENTRI PER L’IMPIEGO - A cura dell’Amm.ne Provinciale di Mantova L’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Provincia di Mantova rileva mensilmente dal sistema informativo SINTESI i dati relativi alle persone in cerca di occupazione che si recano presso il Centro per l’Impiego a rilasciare l’immediata disponibilità al lavoro ai sensi del D.Lgs 181/00, acquisendo la certificazione del proprio status di disoccupato. Più in generale, gli iscritti ai Centri per l’Impiego comprendono disoccupati, inoccupati e occupati in cerca di altra occupazione e rappresentano una parte della popolazione disoccupata sul territorio provinciale. I dati di seguito evidenziati nelle tabelle sono disaggregati per Comune, per consentire un’analisi delle dinamiche e specificità territoriali.

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I dati della tabella 1, rappresentano gli iscritti domiciliati nei Comuni del distretto socio-sanitario di Guidizzolo suddivisi per genere: dal raffronto sui due anni, 2010 e 2011, si nota come l’andamento sia pressoché invariato, con una lieve diminuzione (- 4 %) e come il maggior numero di disoccupati si concentri nel Comune di Castiglione delle Stiviere (41%). Per quanto riguarda il genere è consolidata la rilevazione di una maggiore percentuale di donne che rappresentano oltre il 50% degli iscritti rispetto agli uomini. Tab. 1 Andamento delle iscrizioni al Centro Impiego suddivise per Comune di domicilio e genere. Anni 2010-2011.

Distretto socio-sanitario anno 2010 anno 2011

di Guidizzolo F M T % F M T %

Castiglione d/Stiviere 357 367 724 43% 306 349 655 41%

Cavriana 32 33 65 4% 37 38 75 5%

Goito 102 97 199 12% 111 96 207 13%

Guidizzolo 86 78 164 10% 81 67 148 9%

Medole 43 57 100 6% 66 48 114 7%

Monzambano 66 66 132 8% 69 59 128 8%

Ponti sul Mincio 44 22 66 4% 44 32 76 5%

Solferino 35 26 61 4% 32 26 58 4%

Volta Mantovana 80 75 155 9% 79 59 138 9%

T o t a l e 845 821 1.666 100% 825 774 1.599 100%

51% 49% 100% 52% 48% 100% La tabella che segue presenta l’andamento delle iscrizioni rispetto all’età. Le variazioni più significative nei due anni sono l’innalzamento, anche se lieve, della fascia dei giovanissimi fino a 19 anni e degli over 40 e over 55; sempre molto elevate rimangono le percentuali sia dei giovani dai 20 ai 34 anni che si rivolgono al Centro per l’Impiego e che rappresentano il 44% del totale degli iscritti, sia delle persone tra i 35 e i 44 anni che hanno raggiunto il 27% degli iscritti. Tab.2 Andamento delle iscrizioni al Centro Impiego suddivise per Comune di domicilio ed età. Anni 2010-2011.

classi di età anno 2010 anno 2011

F M T % F M T %

fino a 19 anni 46 63 109 7% 49 68 117 7%

da 20 a 24 anni 122 104 226 14% 109 103 212 13%

da 25 a 29 anni 133 121 254 15% 144 101 245 15%

da 30 a 34 anni 146 126 272 16% 141 108 249 16%

da 35 a 39 anni 114 128 242 15% 113 113 226 14%

da 40 a 44 anni 101 98 199 12% 84 127 211 13%

da 45 a 49 anni 85 68 153 9% 80 64 144 9%

da 50 a 54 anni 52 65 117 7% 50 41 91 6%

oltre 55 anni 46 48 94 6% 55 49 104 7%

Totale 845 821 1.666 100% 825 774 1.599 100%

51% 49% 100% 52% 48% 100%

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23

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

18%

fino a19

anni

da 20a 24anni

da 25a 29anni

da 30a 34anni

da 35a 39anni

da 40a 44anni

da 45a 49anni

da 50a 54anni

oltre55

anni

2010

2011

Le ultime tabelle relative alle iscrizioni descrivono i flussi dei disoccupati stranieri domiciliati nei Comuni del distretto di Guidizzolo iscritti al Centro per l’Impiego. La tabella 3 evidenzia come la popolazione straniera rappresenti il 33% del totale dei disoccupati e le iscrizioni abbiano subito rispetto all’anno precedente un sostanziale incremento (+ 2%). Tab.3 Andamento delle iscrizioni al Centro Impiego di cittadini stranieri suddivise per Comune di domicilio rispetto al totale degli iscritti. Anni 2010 e 2011. Distretto socio-sanitario anno 2010 anno 2011

di Guidizzolo stranieri tot % stranieri tot %

Castiglione d/Stiviere 284 724 39% 279 655 43%

Cavriana 8 65 12% 15 75 20%

Goito 55 199 28% 57 207 28%

Guidizzolo 61 164 37% 61 148 41%

Medole 28 100 28% 35 114 31%

Monzambano 41 132 31% 24 128 19%

Ponti sul Mincio 9 66 14% 12 76 16%

Solferino 12 61 20% 12 58 21%

Volta Mantovana 26 155 17% 29 138 21%

T o t a l e 524 1.666 524 1.599

31% 100% 33% 100%

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0% 10% 20% 30% 40% 50%

Castiglione d/Stiviere

Cavriana

Goito

Guidizzolo

Medole

Monzambano

Ponti sul Mincio

Solferino

Volta Mantovana

2010

2011

Il Comune con il maggior numero di stranieri disoccupati è Castiglione delle Stiviere (43% sul totale degli iscritti), seguito dal Comune di Guidizzolo (41%) e dai Comuni di Medole (31%) e Goito (28%). Da notare come da un anno all’altro si rilevino variazioni significative del numero di iscritti stranieri all’interno degli stessi Comuni, indice di una maggiore mobilità dei cittadini stranieri legata agli andamenti aziendali: ne sono esempi il Comune di Cavriana che aumenta gli iscritti dell’ 8% o il Comune di Monzambano con una flessione del 12%. L’analisi per genere mostra una prevalente componente maschile di iscritti disoccupati stranieri rispetto alle cittadine straniere, tendenza inversa rispetto agli iscritti italiani. Tab.4 Andamento delle iscrizioni al Centro Impiego di cittadini stranieri per Comune di domicilio e genere. Anni 2010-2011.

Distretto socio-sanitario anno 2010 anno 2011

di Guidizzolo F M T % F M T %

Castiglione d/Stiviere 121 163 284 54% 111 168 279 53%

Cavriana 6 2 8 2% 6 9 15 3%

Goito 21 34 55 10% 24 33 57 11%

Guidizzolo 26 35 61 12% 26 35 61 12%

Medole 13 15 28 5% 14 21 35 7%

Monzambano 21 20 41 8% 12 12 24 5%

Ponti sul Mincio 5 4 9 2% 9 3 12 2%

Solferino 5 7 12 2% 6 6 12 2%

Volta Mantovana 14 12 26 5% 17 12 29 6%

T o t a l e 232 292 524 100% 225 299 524 100%

44% 56% 100% 43% 57% 100%

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Il mercato del lavoro: assunzioni e cessazioni nel distretto di Guidizzolo L’Osservatorio del Mercato del Lavoro elabora anche le comunicazioni obbligatorie effettuate dai datori di lavoro al Centro per l’Impiego attraverso il sistema Sintesi: i dati riportati nelle tabelle seguenti si riferiscono al numero di comunicazioni di assunzione e di cessazioni dei rapporti di lavoro effettuate da parte delle aziende che hanno la sede operativa in un Comune del Distretto. Il dato è interessante perché mostra quale sia la capacità in termini occupazionali di un determinato territorio: nel distretto di Guidizzolo è evidente che sia il Comune di Castiglione delle Stiviere a detenere la maggior capacità di assorbire lavoratori, ma il numero di assunzioni è aumentato in modo evidente anche nei Comuni di Goito, Medole e Monzambano. Tab.5 Avviamenti in valori assoluti suddivisi per Comune e per genere. Anni 2010-2011. Distretto socio-sanitario anno 2010 anno 2011

di Guidizzolo F M T F M T

Castiglione d/Stiviere 1.798 1.873 3.671 1.911 1.926 3.837

Cavriana 170 239 409 212 233 445

Goito 254 443 697 321 490 811

Guidizzolo 229 442 671 260 434 694

Medole 217 378 595 234 463 697

Monzambano 245 322 567 333 379 712

Ponti s/Mincio 254 90 344 179 93 272

Solferino 147 135 282 188 161 349

Volta Mantovana 427 390 817 442 434 876

T o t a l e 3.741 4.312 8.053 4.080 4.613 8.693

46% 54% 100% 47% 53% 100%

Il mercato del lavoro nel distretto di Guidizzolo evidenzia una lieve ripresa dell'attività produttiva, ma ancora è influenzato dalla situazione di crisi economica e occupazionale. Nel corso del 2011 sono state registrate 8.693 assunzioni; rispetto all'anno precedente si osserva un incremento delle assunzioni pari al +5% dovuto ad un aumento delle assunzioni di personale sia maschile sia femminile. La tabella successiva si riferisce ai rapporti di lavoro instaurati con lavoratori di nazionalità diversa da quella italiana, la cui percentuale sul totale complessivo delle assunzioni è pari al 41%.

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Tab.6 Avviamenti in valori assoluti dei cittadini stranieri suddivisi per Comune e per genere. Anni 2010-2011.

Distretto socio-sanitario anno 2010 anno 2011

di Guidizzolo F M T F M T

Castiglione d/Stiviere 484 799 1.283 508 869 1.377

Cavriana 83 141 224 114 135 249

Goito 86 181 267 109 186 295

Guidizzolo 34 236 270 67 240 307

Medole 51 206 257 79 233 312

Monzambano 118 152 270 144 169 313

Ponti s/Mincio 205 42 247 135 44 179

Solferino 57 61 118 103 58 161

Volta Mantovana 133 185 318 155 219 374

T o t a l e 1.251 2.003 3.254 1.414 2.153 3.567

38% 62% 100% 40% 60% 100% Rispetto alla fascia d’età dei lavoratori assunti, gli avviamenti del 2011 presentano lievi variazioni rispetto al 2010, soprattutto nelle fasce di età 20-29 anni, 40-44 e 50-54 anni, questi ultimi potrebbero verosimilmente essere lavoratori inseriti nelle liste di mobilità portatori di sgravi contributivi. Tab.7 Avviamenti in valori assoluti per classi di età e genere. Anni 2010-2011.

classi di età 2010 2011

F M T % F M T %

fino a 19 anni 185 284 469 6% 200 280 480 6%

da 20 a 24 anni 601 690 1.291 16% 712 673 1.385 16%

da 25 a 29 anni 643 687 1.330 17% 729 772 1.501 17%

da 30 a 34 anni 618 732 1.350 17% 630 739 1.369 16%

da 35 a 39 anni 608 621 1.229 15% 578 671 1.249 14%

da 40 a 44 anni 465 480 945 12% 527 517 1.044 12%

da 45 a 49 anni 338 346 684 8% 329 396 725 8%

da 50 a 54 anni 147 183 330 4% 208 262 470 5%

oltre 55 anni 136 289 425 5% 167 303 470 5%

Totale 3.741 4.312 8.053 100% 4.080 4.613 8.693 100% Le tab.8 si riferisce alle tipologie contrattuali utilizzate. Il tempo determinato si conferma con il 61% il contratto maggiormente utilizzato sul totale degli avviamenti, ma è in aumento anche il ricorso alla tipologia di contratto a tempo indeterminato (+19% rispetto al 2010). L’incremento occupazionale è stato determinato anche dal lavoro intermittente o “lavoro a chiamata” che può essere stipulato per prestazioni che richiedono un impegno discontinuo o in periodi prestabiliti nell'arco della settimana, del mese o dell'anno. Il lavoro intermittente risulta quasi il triplo rispetto all’apprendistato.

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Tab.8 Avviamenti per tipologia di contratto. Anni 2010-2011.

Distretto di GUIDIZZOLO 2010 2011

Rapporto di lavoro F M T % F M T %

Apprendistato 111 211 322 4% 100 195 295 3%

Contratto di inserimento 10 10 20 0% 1 3 4 0%

Lavoro a tempo determinato 2.401 2.729 5.130 64% 2.527 2.803 5.330 61%

Lavoro a tempo indeterminato 718 1.029 1.747 22% 862 1.220 2.082 24%

Lavoro intermittente 411 246 657 8% 501 326 827 10%

Parasubordinato 90 87 177 2% 89 66 155 2%

Totali 3.741 4.312 8.053 100% 4.080 4.613 8.693 100%

2010

64%

22%

8%2% 4%

0%

2011

2%3%

24%

10%0%

61%

Apprendistato

Contratto diinserimento

Lavoro a tempodeterminato

Lavoro a tempoindeterminato

Lavoro intermittente

Parasubordinato

L’analisi degli avviamenti per settore di attività, effettuata sui dati del 2010 e 2011, mette in evidenza che sul territorio i settori preponderanti sono le attività manifatturiere, seguite dalle attività agricole, dai servizi di alloggio e ristorazione e dal commercio all’ingrosso e al dettaglio, queste ultime due in aumento. Per ciò che concerne l’analisi delle cessazioni dei rapporti di lavoro, nella tabella seguente si può osservare l’aumento dei licenziamenti tra il 2010 e il 2011, pari al + 7,3%, a confermare in maniera inequivocabile la gravità e la persistenza della crisi economica e occupazionale: in particolare aumentano le cessazioni dei rapporti di lavoro per le lavoratrici.

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Tab.9 Cessazioni in valori assoluti suddivisi per Comune e per genere. Anni 2010-2011.

Distretto socio-sanitario anno 2010 anno 2011

di Guidizzolo F M T F M T

Castiglione d/Stiviere 1.867 1.994 3.861 2.036 2.008 4.044

Cavriana 189 237 426 196 251 447

Goito 283 484 767 330 471 801

Guidizzolo 246 505 751 265 476 741

Medole 200 403 603 331 483 814

Monzambano 216 328 544 333 378 711

Ponti s/Mincio 261 110 371 177 97 274

Solferino 154 168 322 247 149 396

Volta Mantovana 454 399 853 442 450 892

T o t a l e 3.870 4.628 8.498 4.357 4.763 9.120

46% 54% 100% 48% 52% 100% Dai dati forniti dall’Osservatorio provinciale del Mercato del Lavoro si rileva che il saldo occupazionale risulta di segno negativo a fine 2011 con una riduzione effettiva di oltre 400 posti di lavoro.

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3) IL CONTESTO DEI SERVIZI DISTRETTUALI POPOLAZIONE POPOL.

TOTALE (2011)

POPOLAZ. 0-3 ANNI

POPOLAZIONE STRANIERA

PERCENTUALE POPOLAZIONE STRANIERA

FAMIGLIE CON 3 FIGLI MINORI

CASTIGLIONE 22.739 794 4.737 20,83% Dato non disponibile

CAVRIANA 3935 139 413 10,50% Dato non disponibile

GOITO 10411 391 1293 12,42% Dato non disponibile

GUIDIZZOLO 6232 287 1095 17,57% 51 MEDOLE 4076 201 594 14,57% 43 MONZAMBANO 4888 182 575 11,77% 79 PONTI S/M 2336 106 207 8.86 20 SOLFERINO 2568 101 230 8,9 % 18 VOLTA 7368 281 721 9,78% 56

TOTALE 64.553 2.482 9.865 15,28% 267 AREA ANZIANI

ULTRA 65ENNI

ULTRA 85ENNI

N. UTENTI SAD

N. UTENTI SERVIZIO PASTI

N. UTENTI TRASPORT

O

N. UTENTI CENTRI DIURNI

INTEGRATI

N. UTENTI TELESOC

C. CASTIGLIONE 3.607 433 80 42 201 9 26 CAVRIANA 778 107 13 8 50 4 5 GOITO 1837 339 80/85 15/20 196 0 7 GUIDIZZOLO 1196 193 38 34 20 0 2 MEDOLE 748 121 12 26 15 0 7 MONZAMBANO 829 125 8 0 50 0 6 PONTI S/M 444 58 7 3 16 0 4 SOLFERINO 486 75 9 8 15 0 3 VOLTA 1457 202 23 6 50 7 8

TOTALE 11382 1653 190 127 613 20 68 AREA DISABILI

SERVIZIO DOMICILIARE

– SADE H

SFA/CSE/ COMUNITA’ (anche Casa del Sole)

INSERIM. LAVORATIVI

TRASPORTI ASSIST. AD PERSONAM

CASTIGLIONE 6 37 6 62 CAVRIANA 6 1 11 GOITO 1 3 1 6 2 GUIDIZZOLO 2 13 1 21 MEDOLE 2 11 3 15 MONZAMBANO 6 8 15 10 PONTI S/M 1 SOLFERINO 1 1 3 VOLTA 4 5 6 17

TOTALE 22 85 4 35 141

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MINORI

N. UTENTI ISCRITTI SADE

N. UTENTI ISCRITTI

ASILO NIDO

N. UTENTI SPAZI EDUCATIVI (Cag, Ludoteche, NO Biblioteca)

N. UTENTI SERVIZIO EDUCATIVO ESTIVO

(grest, cred, ecc.) CASTIGLIONE 8 67 97 259 CAVRIANA 5 10 GOITO 11 16 110 GUIDIZZOLO 2 20/25 100 MEDOLE 3 35 77 149 MONZAMBANO 4 86 PONTI S/M 7 39 98 SOLFERINO 3 14 VOLTA 4 10 36 150

TOTALE 44 141 249 966 FAMIGLIA

NUMERO RICHIESTE CONTRIBUTI ECONOMICI GENERICI

NUMERO RICHIESTE

FSA

N. CONTRIBUTI MATERNITÀ E

NUCLEO NUMEROSO

NUMERO RICHIESTE SGATE

NUMERO UTENTI LISTA ATTESA ALLOGGI

CASTIGLIONE 87 373 88 721 32 non Erp 160 Erp

CAVRIANA 3 25 8 79 5 GOITO 80 93 29 105 65 GUIDIZZOLO 81 56 16 281 7 MEDOLE 28 49 19 154 50 MONZAMBANO 3 28 18 70 0 PONTI S/M SOLFERINO 8 15 17 29 VOLTA 40 60 10 15

TOTALE 330 699 205 1439 334 DISAGIO PSICHICO – FRAGILITÀ ADULTA N. CASI IN

CARICO AL COMUNE

DI CUI SEGUITI

CON IL CPS

DI CUI SEGUITI CON

IL SERT

DI CUI CON AMMINISTR. DI

SOSTEGNO

BORSE LAVORO ATTIVATE NEL

2011 CASTIGLIONE 52 26 5 3 ADS

1 Tutore 4

CAVRIANA 11 5 1 5 2 GOITO 22 16 2 5 GUIDIZZOLO 20 17 3 5 9 MEDOLE 5 3 3 MONZAMBANO 10 8 1 3 1 PONTI S/M 7 7 3 SOLFERINO 4 1 1 4 VOLTA 5 4 1 2 1

TOTALE 136 87 14 23 27

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TUTELA MINORI

N. CASI TRIB.

MINORENNI

N. CASI TRIB.

ORDINARIO

CASI NON SEGUITI DAL TRIBUNALE

NUMERO MINORI IN COMUNITÀ

NUMERO MINORI

IN AFFIDO

DI CUI CON CONTRIBUTO

AFFIDO

CASTIGLIONE 21 8 2 8 6 6 CAVRIANA 5 2 GOITO 22 3 2 2 2 GUIDIZZOLO 11 2 1 3 3 1 MEDOLE 9 6 1 4 4 MONZAMBANO 1 PONTI S/M 7 1 1 3 3 SOLFERINO 1 VOLTA 8 3 1 4 2

TOTALE 84 14 16 15 22 18

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FINALITÀ DEL PIANO DI ZONA Una delle principali finalità evidenziate dall’Assemblea distrettuale è quella di dare avvio allo studio di fattibilità per individuare la forma di gestione unitaria delle funzione sociale, più rispondente alle caratteristiche del nostro territorio. È intenzione del Distretto di Guidizzolo addivenire ad una struttura autonoma rispetto all’attuale modalità della Convenzione. Pertanto si dà fin da subito mandato all’Ufficio del Piano di Zona di verificare la fattibilità della costituzione di un’Azienda Speciale ai sensi dell’art. 114 del D.lgs. 267/2000. Tale forma sembra infatti essere quella che il legislatore privilegia nella gestione dei servizi sociali tanto da aver inserito ultimamente delle eccezioni ai vincoli di spesa. La Provincia ha garantito di affiancare i territori nell’avvio di un percorso formativo ed operativo a supporto della scelta. Come citato nelle linee guida di programmazione locale 2012-2014 della Regione Lombardia concordiamo nel ritenere che la gestione associata sia l’unica forma idonea a garantire efficacia ed efficienza delle unità d’offerta sociale di competenza degli Enti Locali favorendo: - il superamento della frammentazione dei servizi e degli interventi; - razionalizzazione dell’offerta rispetto alla domanda; - garantire uno sviluppo omogeneo dei servizi, pari opportunità e adeguati livelli di informazione a tutti i cittadini del distretto; I Comuni dell’ambito hanno partecipato alla stesura del Piano di Zona predisponendo delle schede di presentazione dei servizi gestiti in autonomia proprio con l’obiettivo di conoscere i territori e di costruire una base di partenza per la gestione associata. Dalle schede emerge che i Comuni dell’ambito hanno consolidato l’erogazione di servizi strutturati gran parte dei quali in convenzione con enti gestori - pochi sono rimasti i servizi erogati direttamente, inoltre, abbiamo osservato diversità di regolamenti e di forme di contribuzioni dell’utenza. I Servizi presenti in tutti i Comuni sono: Sad-Voucher, Telesoccorso, Trasporti, Pasti a domicilio, Sade, Sadeh, Assistenza Ad Personam, Asilo nido, Centri ricreativi estivi, Pre e Post Scuola,Contributi economici (generici e partecipazione al costo delle rette), Alloggi popolari, Servizi educativi pomeridiani con modalità di gestione diversificate: spazio compiti, c.a.g., centro di animazione, collaborazioni con le scuole per progetti educativi-didattici. Per questi servizi, i colleghi dei Comuni segnalano l’importanza di poter lavorare insieme per costruire regolamenti distrettuali o l’introduzione di linee guida comuni. Infine, abbiamo constatato che i Servizi Sociali in collaborazione con altri Servizi Comunali (Turismo, Sport, Manifestazioni, Cultura, Scuola ecc..) e con le risorse del territorio (sportive, educative, culturali, parrocchiali ecc.) offrono anche altre tipologie di servizi non sempre così strutturati e presenti in tutti i Comuni: Centro diurno anziani, Servizio sollevatore, Buoni lavoro, Farmacia al domicilio e altre esperienze di Banco alimentare e Farmaceutico, Soggiorni climatici, Gruppi di lettura, Gruppi di cammino, Attività di integrazione interculturale esempio: corsi di alfabetizzazione per adulti, Consulte giovani, Reti di volontariato, Teatro sociale, Aggregazione genitori figli, Festa della comunità: sport, terza età, del nonno, ringraziamento, sagre locali, Laboratori musicali, partenariato a progetti: esempio “Il futuro non è piu’ quello di una volta” A.s.d. Beniamino.

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In questa area, i Comuni, concordano nella necessità di condividere buone prassi, fare sinergia nelle sperimentazioni e valutare nuove opportunità per il distretto definendo linee guida comuni.

OBIETTIVI STRATEGICI DEL PIANO Vengono evidenziati i seguenti tre obiettivi a natura strategica: 1) Sperimentazione di un nuovo welfare locale che prende l’avvio da una integrazione e da un coordinamento delle politiche di ambiti diversi, delle risorse finanziarie pubbliche e private e progettuali; favorire il ruolo di “imprenditore di rete” assegnato al Piano di zona quale espressione della programmazione sociale a livello locale dei Comuni; 2) Favorire l’ integrazione tra le prestazioni sociali e quelle socio-sanitarie gestite dal’Asl. Abbiamo ritenuto importante inserire nel piano il documento di programmazione socio-sanitaria integrata elaborato dalla Asl; 3) Dare avvio a sperimentazioni sovra distrettuali con l’ambito territoriale di Asola, vicino geograficamente e con il quale condividiamo alcuni servizi importanti: Centro per l’impiego e Azienda Speciale della Provincia di Mantova per la formazione professionale. Come avvio abbiamo individuato alcune azioni strategiche nell’area del lavoro.

OBIETTIVI DI AREA

Gli obiettivi di area del triennio sono stati individuati tenendo conto del confronto avuto con gli attori sociali che agiscono sul territorio. Il lavoro è stato sviluppato dagli operatori del territorio e condiviso in gruppo insieme all’Ufficio del Piano. La scelta è stata quella di non intervenire rispetto alle diverse modalità di esposizione dei contenuti per dare il senso della diversità dei punti di vista che di fatto sono un arricchimento dell’intera attività.

SCHEDE DI AREA

1. CONSOLIDAMENTO DEI SERVIZI DI AMBITO 2. ANZIANI E GRAVI PATOLOGIE SANITARIE 3. DISABILITÀ 4. EMARGINAZIONE E NUOVE POVERTÀ 5. LAVORO 6. SALUTE MENTALE E DIPENDENZE 7. MINORI-FAMIGLIE 8. INTEGRAZIONE CITTADINI STRANIERI – INTERCULTURA 9. FORMAZIONE DEL PERSONALE E VALUTAZIONE

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1. CONSOLIDAMENTO SERVIZI DI AMBITO

o SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE DI BASE

o SERVIZIO DI TUTELA MINORI

o SERVIZI EDUCATIVI DISTRETTUALI

o Consolidare il senso di appartenenza ad un unico servizio

sociale di ambito sia di base che di tutela; o Valorizzare la ricchezza della territorialità nel servizio di

tutela minori; o Consolidare prassi operative comuni e condivise

nell’utilizzo dei servizi educativi del territorio.

SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE DI BASE La triennalità appena conclusa ha permesso di consolidare un servizio sociale professionale di base unico su tutto l’ambito; ovvero la presenza delle assistenti sociali in tutti i n. 9 Comuni del distretto, assunte a tempo indeterminato dall’azienda ASPAM- Azienda Servizi alla Persona Alto Mantovano- del comune capofila e coordinate dall’Ufficio del piano. La presenza delle assistenti sociali nei Comuni ha reso possibile:

• la suddivisione del territorio in tre mini-equipe, così da garantire un supporto e un confronto tecnico professionale quasi quotidiano-in modo organizzato circa ogni 15 giorni;

• l’ufficializzazione dell’equipe mensile di ambito coordinata dall’ufficio del piano di zona;

• una costante lettura dei bisogni e delle risorse del territorio; • un più stretto raccordo tra Ufficio di Piano, Servizio sociale professionale e i

Comuni in particolare con l’area amministrativa dei servizi sociali; • una maggior partecipazione alla progettazione e programmazione di ambito; • la sperimentazione della cartella sociale; • la condivisione di prassi operative sia nella gestione ordinaria del servizio che

nelle fase di emergenza- portando in determinati casi ad elaborare protocolli operativi.

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OBIETTIVI AZIONI

e collaborazioni al bisogno con gli amministrativi del settore servizi sociali dei Comuni e Associazioni del territorio se necessarie

Consolidamento del servizio sociale di base

o Incontri periodici di equipe sia centralizzati (circa una volta al mese) che di territorio (circa ogni 15 giorni);

o Formazione del personale sia interna che esterna; o Adozione di strumenti propri del servizio sociale professionale

cartacei/ informatici per migliorare la raccolta dati sia qualitativa che quantitativa (cartella sociale- registri- contratto di servizio sociale- progetto individualizzato);

o Partecipazione alla programmazione e progettazione di ambito nel rispetto delle aree tematiche specifiche assegnate ad ogni collega;

o Creazione di una equipe di lavoro stabile tra il referente tecnico di Aspam e il Piano di Zona- così da tenere sempre monitorato lo svolgimento del servizio nel rispetto del mandato dei Comuni dell’ambito.

Studio di fattibilità per l’attivazione del servizio di segretariato sociale – punto unico di accesso

o Incontri periodici con personale amministrativo dei Comuni; o Formazione condivisa tra assistenti sociali e amministrativi; o Adozione di modulistica comune; o Studio di fattibilità della Carta dei servizi di ambito.

Adozione di regolamenti comuni e protocolli operativi

o Studio e predisposizione di regolamenti distrettuali, in stretta sinergia con il forum del terzo settore e le organizzazioni sindacali, relativamente:

- concessione di contributi economici; - integrazione rette; - servizio di assistenza domiciliare; - telesoccorso, pasti a domicilio;

o Stesura di buone prassi- protocolli operativi per la prese in carico e la gestione in particolare di situazioni di emergenza.

Adozione di standards- o Studio e adozione di standards e livelli minimi di assistenza in tutti i servizi, sia comunali, che distrettuali, sia pubblici che privati, in collaborazione con le associazioni sindacali e con il forum del terzo settore.

SERVIZIO DI TUTELA MINORI

Nella precedente triennalità il Servizio di tutela minori, si è consolidato, è cresciuto ed è diventato sempre piu’ capillare nei territori a fianco delle Amministrazioni locali e dei Servizi Sociali nell’affrontare situazioni di minori fragili sottoposti all’autorità giudiziaria. Positiva è stata l’esperienza di dislocare gli operatori nei singoli Comuni, rispettando la suddivisione delle assistenti sociali di base in tre mini- equipe alla quale è stato assegnato un operatore che in modo specifico si occupa della tutela dei minori. Questo ha permesso una maggior collaborazione nella gestione dei casi, una miglior integrazione con le risorse socio-educative, ludico-ricreative del territorio; pur garantendo la specificità di questa area di intervento e la necessità di un confronto costante con i servizi specialistici dalla Asl (Sert- consultori)- all’ Azienda Ospedaliera (Uonpia- Cps)- servizi della Giustizia minorile.

Ponendo una particolare attenzione all’area del penale minorile e ai progetti di messa alla prova- partecipando alle azioni del progetto “inclusione sociale” della Asl di Mantova

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OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

CONSOLDIAMENTO DEL SERVIZIO

Mantenimento dell’equipe periodica nel territorio di competenza circa ogni 15 giorni circa- per una presa in carico sempre piu’ condivisa- Ponendo una particolare attenzione all’area del penale minorile e ai progetti di messa alla prova- partecipando alle azioni del progetto “inclusione sociale” della Asl di Mantova

Assistenti sociali di base; Assistenti sociali del servizio di tutela minori; altri operatori al bisogno siano essi amministrativi e/o delle associazioni del territorio; ufficio del piano;

RIPENSARE AD UN SERVIZIO MINORI E FAMIGLIA

Pur mantenendo la specificità degli operatori in un’area così delicata che necessita di competenze specifiche, è in atto un processo di avvicinamento degli operatori che si occupano di minori decretati agli operatori del servizio sociale di base per attivare sempre piu’ una presa in carico comunitaria.

Assistenti sociali di base; Assistenti sociali del servizio tutela dei minori; Uffico del piano; Referente Azienda; Altri servizi pubblici o privati, e/o associazioni che si occupano di famiglia;

MIGLIORAMENTO DELL’INTEGRAZIONE SOCIO- SANITARIA

Al fine di rendere sempre piu’ integrata la funzione dell’ assistente sociale e dello psicologo- oltre agli incontri periodici sulla gestione del caso sono stati introdotti incontri trimestrali di carattere organizzativo progettuale-

Assistenti sociali del servizio tutela dei minori- Psicologi della Asl; referenti aziendali; ufficio del piano .

FAVORIRE UNO SCAMBIO DI BUONE PRASSI TRA I SERVIZI TUTELA MINORI DELLA PROVINICA-anche invitando soggetti esterni per diffondere una cultura condivisa della tutela del minore

Stimolare incontri periodici o al bisogno con gli altri servizi tutela minori per ragionare insieme su buone prassi da potersi scambiare con particolare riguardo al:

- rapporto con la Procura, il Tribunale dei Minorenni il Tribunale ordinario.

Prima esperienza è stato l’incontro del 07.03.12 con il Procuratore Generale della Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Brescia dr.ssa Emma Avezzu’

Servizi tutela minori della Provincia; Piani di zona; Asl; Azienda Ospedaliera; altri soggetti del territorio interessati.

SERVIZIO ASSISTENZA DOMICILIARE EDUCATIVO Nella precedente triennalità abbiamo sperimentato un servizio di assistenza domiciliare educativo con un coordinamento educativo distrettuale- a fianco degli operatori del Servizio sociale professionale base, dei servizi specialisti della Tutela minori, della Uonpia e della Asl abbiamo consolidato la presenza di un coordinatore educativo per:

- rendere omogenee le prassi operative di intervento; - supportare gli operatori dalla progettazione dell’intervento alla presa

incarico tramite gli educatori delle cooperative del territorio; - diffondere una cultura progettuale nell’intervento dei minori che si colloca

nell’ottica della prevenzione, della riabilitazione e del recupero del minore in situazione di disagio clinico, sociale e educativo e si pone l’obiettivo principale della ricerca delle risorse attivabili e presenti sul territorio, allo scopo di migliorare la rete di rapporti istituzionali tra enti e servizi con le altre agenzie educative territoriali.

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Per questa triennalità il pano di zona si pone l’obiettivo di: - consolidare il servizio di assistenza domiciliare educativa a rilievo

distrettuale – nelle modalità indicate nella scheda; - ripensare l’azione di coordinamento progettuale degli educatori

professionali sperimentando un accompagnamento in equipe tramite l’attivazione di gruppi di confronto periodici.

OBIETTIVI di consolidamento

AZIONI COLLABORAZIONI

PREVENZIONE Interventi di prevenzione dei fattori clinici di rischio, di emarginazione sociale, di devianza attraverso azioni di relazionalità significative per rafforzare l’autostima e le potenzialità dei soggetti.

AGENZIE EDUCATIVE TERRITORIALIAD ES. ISTITUTI COMPRENSIVI, C.A.G. , ORATORI PARROCCHIALI, LUDOTECHE, DOPOSCUOLA, LABORATORI, GREST ECC.ECC.

PRESA IN CARICO

Interventi a supporto del minore e della famiglia attraverso azioni a domicilio e sul territorio, da parte dell’educatore professionale per quanto concerne il minore e da parte dell’assistente sociale per quanto attiene il sostegno al nucleo familiare, in stretto contatto con gli specialisti del servizio, titolari del progetto e della presa in carico del minore.

A.S.L. , U.O.N.P.I.A. , TUTELA MINORI , SERVIZIO SOCIALE DI BASE

PROGETTUALITÀ MULTIDISCIPLINARE

Attuazione del modello di progetto distrettuale condiviso da tutti gli operatori coinvolti attraverso l’avvio del coordinamento del servizio distrettuale.

A.S.L. , U.O.N.P.I.A. , TUTELA MINORI , SERVIZIO SOCIALE DI BASE

AUTONOMIA INTEGRAZIONE CAMBIAMENTO

Interventi per la promozione di processi che favoriscano il recupero e il consolidamento degli obbiettivi, attraverso azioni, rapporti significativi e relazionali tra il minore ed il contesto ambientale (scuola, famiglia, ass/ni sportive e ricreative, tempo libero ecc.ecc.)

AGENZIE EDUCATIVE TERRITORIALIAD ES. ISTITUTI COMPRENSIVI, C.A.G. , ORATORI PARROCCHIALI, LUDOTECHE, DOPOSCUOLA, LABORATORI, GREST ECC.ECC.

VERIFICA E VALUTAZIONE

Interventi di monitoraggio, supervisione e verifica attraverso azioni di condivisione a livello di equipe, sempre nel rispetto di ruoli e competenze (EQUIPÈ MULTIDISCIPLINARE).

SERVIZIO SPECIALISTICO, EDUCATORE, SERVIZIO SOCIALE DI BASE

GESTIONE DEL SERVIZIO A RILIEVO DISTRETTUALE

Attuazione incrementale del servizio a rilievo distrettuale, attraverso azioni che garantiscano i passaggi dovuti nell’ottica della continuità e nel rispetto delle professionalità e degli interventi sulle situazioni in carico. Percorso di condivisione dei tempi e dei modi di attivazione con il coordinamento istituzionale per la gestione distrettuale associata del servizio S.A.D.E. al termine delle convenzioni comunali in essere.

COORDINAMENTO ISTITUZIONALE, UFFICIO DI PIANO

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OBIETTIVO di

sviluppo AZIONI COLLABORAZIONI

Ripensare all’azione di coordinamento progettuale degli educatori

-sperimentare un accompagnamento in equipe tramite l’attivazione di gruppi di confronto periodici sia di carattere gestionale che organizzativo- dal lavoro sul caso al lavoro di comunità

UFFICIO DEL PIANO DI ZONA; UN REFERENTE TECNICO DI ASPAM, GLI EDUCATORI PROFESSIONALI SIA DIPENDENTI DEGLI ENTI LOCALI CHE DELLE COOPERATIVE ACCREDITATE AL BISOGNO OPERATORI DEL SERVIZIO SOCIALE PROFESSIONALE E DEI SERVIZI SPECIALISTICI ASL-AZIENDA OSPEDALIERA UONPIA

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2. ANZIANI E GRAVI PATOLOGIE SANITARIE

o Sostegno alla Domiciliarità; o Migliorare e rinforzare l’integrazione socio-

sanitaria; o Ridefinizione dell’offerta dei servizi socio-

assistenziali territoriali (individuazione servizi essenziali) preceduta da un’analisi in termini di bisogni e di offerta realizzata in modo coordinato con i soggetti operanti nell’area, con particolare attenzione al fenomeno delle “assistenti familiari”;

Questa area va letta in stretta connessione con l’area della disabilità- in parte anche con area dipendenze e salute mentale-

L’invecchiamento della popolazione è ormai da anni un indice in continua crescita e le politiche di welfare adottate hanno permesso lo sviluppo, a fronte di un continuo aumento del bisogno, di una rete di assistenza socio-sanitaria domiciliare ormai consolidata su tutto il territorio. Queste politiche hanno inteso favorire, prioritariamente, la permanenza al domicilio dei soggetti fragili, anziani e non, garantendo un supporto alle famiglie, titolari del progetto assistenziale. L’esito auspicato è ritardare il più a lungo possibile l’istituzionalizzazione ed evitare ricoveri impropri. Il ricovero ospedaliero, limitato alla fase acuta, in età senile o in situazione di particolare fragilità ha reso necessaria la sperimentazione di protocolli che regolamentano la continuità assistenziale con il territorio. La formalizzazione di prassi operative per le segnalazioni dei casi a particolare rilevanza sanitaria e/o sociale permette ai servizi di presidio del territorio di intercettare per tempo le situazioni che richiedono un accompagnamento nella fase di dimissione. I servizi residenziali (R.S.A.) si strutturano sempre più come centri a forte valenza sanitaria che accolgono in prevalenza soggetti non autosufficienti in situazione di cronicità, per i quali non è possibile pensare un progetto assistenziale adeguato al domicilio. Tuttavia si registra negli ultimi tempi un’inversione di tendenza rispetto alla realtà delle lunghe liste d’attesa che rappresentava una importante criticità evidenziata nella precedente programmazione triennale. Gli effetti della crisi economica in atto, che colpisce molte famiglie, ha creato una contrazione della domanda e le Strutture manifestano preoccupazioni per la scopertura di posti letto e i conseguenti mancati introiti. Per contro aumenta la richiesta di accesso ai Centri Diurni Integrati con la necessità di diversificare l’offerta in risposta alle esigenze dimostrate dalle famiglie che chiedono maggior flessibilità e un ampliamento dell’orario di funzionamento del servizio. I C.D.I. rappresentano una importante unità d’offerta che completa la gamma dei servizi territoriali per anziani parzialmente o totalmente non autosufficienti con caregiver adeguato che sceglie di farsi carico direttamente del proprio familiare. Per quanto riguarda i Servizi domiciliari socio-assistenziali e socio-sanitari (S.A.D. e A.D.I.), negli ultimi anni, si è mirato ad un sempre maggiore livello di integrazione, con l’obiettivo di intercettare il bisogno, con particolare riguardo al bisogno complesso, garantendo un approccio interdisciplinare, e definendo interventi sempre più

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individualizzati. Questo processo di integrazione, iniziato con la stesura di Protocolli interistituzionali, compie un passo significativo con la creazione del Ce.A.D. in ogni ambito distrettuale in seguito alla applicazione della D.G.R. n° VIII/10759 del 11/12/2009. La formalizzazione, mediante sottoscrizione di un protocollo d’intesa, dei Ce.A.D prevede che questi centri abbiano il ruolo di regolatori degli accessi e di erogatori delle risorse disponibili (denaro e/o servizi) in relazione alla intensità e urgenza dei bisogni, si definisce l’utenza di riferimento (prevalentemente persone anziane o disabili in condizione di non autosufficienza e loro famiglie). Nel nostro territorio è attivo un Ce.A.D. diffuso ovvero, grazie alla presenza di un servizio sociale professionale di ambito, stabile, assunto a tempo indeterminato e per un monte ore complessivo significativo, la figura dell’assistente sociale competente per l’area sociale presso il Ce.A.D, si attiva di volta in volta in base al Comune di residenza dell’utente- Ad oggi questa organizzazione è funzionale ad una buona integrazione socio-sanitaria nel distretto, ovviamente nel momento in cui non dovesse esserlo piu’ siamo disponibili a rivalutare l’organizzazione Ma il processo non è di semplice realizzazione e richiede l’eliminazione di spazi di intervento settoriali, l’abbattimento di barriere di diffidenza da parte degli operatori oltre che un investimento in termini di formazione professionale per definire un metodo condiviso di analisi del bisogno che individua gli elementi di complessità e definisce strategie di intervento stabilite in équipe multidisciplinari. Si sono pertanto sperimentati percorsi di formazione che favoriscono i processi di integrazione tra le figure professionali addette ai servizi che proseguiranno con una sperimentazione sul campo delle tecniche di analisi definite. Il Fondo Non Autosufficienza, che ha rappresentato la principale fonte di finanziamento finalizzata a questa evoluzione dei servizi, ad oggi risulta azzerato. D’altro canto Regione Lombardia ha stanziato risorse significative per finanziare, tramite le ASL, progetti individualizzati finalizzati alla domiciliarità. Queste risorse sono indirizzate alle fasce d’utenza di competenza dei Ce.A.D, con particolare riguardo ai soggetti più gravi. Saranno gli stessi Centri a monitorare e raccogliere i progetti che potranno prevedere il potenziamento degli interventi socio-sanitari domiciliari e una maggior flessibilità dei servizi Semiresidenziali per agevolare le famiglie. Pertanto è sulla domiciliarità che si ritiene indispensabile concentrare ancora una volta l’attenzione partendo da una visione d'insieme del bisogno della persona che permette di coordinare gli interventi socio-sanitari, sociali e assistenziali a suo favore, evitando duplicazioni superflue e assicurando una presa in carico efficace e rispondente alle necessità di ciascuno e affrancando la famiglia dal bisogno mettendola nelle condizioni di essere soggetto attivo. Una particolare attenzione dovrà essere rivolta alle problematiche legate alla conciliazione dei tempi di lavoro e di cura sensibilizzando il mondo delle aziende per uno sviluppo della Responsabilità Sociale d’Impresa e la sperimentazione di iniziative di welfare aziendale. Un fenomeno decisamente in aumento è quello dei care giver informali retribuiti ai quali le famiglie si rivolgono per organizzare l’assistenza e la cura del proprio congiunto. L’Assistente Familiare regolarmente assunta e con una adeguata formazione, è una figura che entra a pieno titolo nel novero delle unità di offerta che possono rappresentare una risposta a bisogni evidenziati dal contesto sociale e non intercettati dai servizi tradizionali. SERVIZI ESISTENTI NEI COMUNI:

• Attività ricreative,sociali e culturali • Assistenza domiciliare • Telesoccorso • Servizio pasti

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• Soggiorni estivi • Sollevatore; • Strutture residenziali e semiresidenziali (RSA,CDI )

SERVIZI DA SVILUPPARE: • Sad : potenziamento e miglioramento del servizio attraverso interventi mirati al

mantenimento dell’anziano nel proprio contesto familiare rendendolo più flessibile e presente alle esigenze dell’anziano e del suo care-giver (introducendo il Sad pomeridiano,festivo e prefestivo).

• Servizio Pasti a domicilio: continuità durante l’arco della settimana e introducendo il pasto serale;

• Trasporto protetto ; • Assistenti familiari • Integrazione socio-Sanitaria

Il CeAD (Centro per l’Assistenza Domiciliare) SERVIZI OFFERTI: � Punti Unici di Accesso (PUA)

I P.U.A. del Distretto Socio Sanitario e dei Comuni rispondono in modo diretto a soggetti con bisogni socio assistenziali o socio sanitari specifici e circoscritti che non presentano particolari complessità e offrono un servizio di informazione, orientamento ed accompagnamento dei cittadini (Segretariato sociale di base). � Sportello Integrato Presso lo Sportello Integrato opera una Assistente Sociale della Asl, che in base al Comune di residenza dell’utente attiva il servizio sociale del Comune di residenza. (operatore professionale stabile, assunto a tempo indeterminato dall’azienda municipalizzata Aspam). L’attività svolta prevede l’accoglienza di richieste provenienti da cittadini in condizioni di fragilità e loro familiari, dai MMG, dall’Ospedale e dai Servizi del territorio, riguardanti anziani, disabili e persone con gravi patologie. Elabora un Progetto di Assistenza Individualizzato condiviso con i Servizi della rete coinvolti e può attivare pacchetti di prestazioni socio assistenziali e sanitarie. Attività e servizi dello Sportello Integrato sono:

PER GLI ANZIANI - Dimissioni protette dall’Ospedale - Accompagnamento della persona e della famiglia per l’inserimento in

R.S.A., in C.D.I. e in I.D.R. - Accoglimento e verifica delle istanze per ricoveri d’urgenza in R.S.A.

(Convenzione) PER GRAVI PATOLOGIE

- Attivazione delle varie opzioni assistenziali dedicate al malato oncologico previa

- valutazione dell’équipe ADI - Contatti con Unità Operativa per le Cure Palliative dell’A.O. - Contatti con Hospice

PER TUTTE LE TIPOLOGIE DI UTENZA PRESE IN CARICO - Gestione Pubblico Registro assistenti familiari - Cura dell’integrazione tra S.A.D. e A.D.I. - Semplificazione dell’accesso alla fornitura di protesi e ausili - Accoglimento istanze per l’amministratore di sostegno.

Lo sportello sarà il luogo di sperimentazione dei Voucher innovativi tutelanti di tipo assistenziale/sollievo e educativi/sollievo

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� Struttura Intermedia composta da: Responsabile Medico ADI, Coordinatore Infermieristico ADI, Assistente Sociale dello Sportello Integrato e Assistente Sociale del Comune di residenza e, secondo necessità, Responsabile ASSI Distrettuale, Referenti e Operatori del servizio sociale professionale di ambito dislocate nei singoli Comuni nonché dei Servizi socio sanitari, MMG/PDF, Referente dell’ Ospedale, Specialisti. Nell’ambito della Struttura Intermedia sono definiti Progetti Individualizzati relativi a situazioni multiproblematiche che richiedono un approccio multidisciplinare con il coinvolgimento di più Servizi.

PROGETTI SPERIMENTALI � Sportello badanti gestito dagli operatori dello Sportello Integrato

Azioni svolte: - tenuta di un Pubblico registro

- Interventi finalizzati alla regolarizzazione dei contratti di lavoro (buoni mirati) - Voucher di “tutoring domiciliare” - realizzazione di corsi di formazione per le assistenti familiari di 80 ore

� Progetto Alzeimer/Demenze Il Progetto, realizzato dal Ce.A.D. e dalla Fondazione “Maugeri” di Castelgoffredo prevede la costituzione di gruppi di sostegno per familiari, condotti da una Psicologa, finalizzati ad aumentare le conoscenze e le strategie utili per fronteggiare gli aspetti più problematici che si incontrano nel corso della cura del proprio caro. Il Progetto offre inoltre l’opportunità di ricevere colloqui individuali a domicilio, da parte di un Educatore esperto, finalizzati a ridurre l’impatto negativo della malattia, a fornire sollievo ai familiari e ad aumentarne la capacità di stimolare correttamente il paziente.

PROGETTI SPERIMENTALI in corso in altri territori che potrebbero diventare buone prassi da condividere: � Equipe socio-sanitarie integrate istituite con Protocollo Operativo

Comuni/ASL per un miglioramento della qualità ed efficacia dei servizi offerti attraverso una progettazione condivisa e un approccio globale alla persona e alle sue problematiche sociali e sanitarie. Sono composte da:

- Medici di Medicina Generale e Pediatri di Famiglia - Infermieri (dipendenti ASL / Pattanti accreditati) - Fisioterapisti (dipendenti ASL / Pattanti accreditati) - A.S.A. / O.S.S. (Pattanti accreditati ASL e Comuni) - Assistenti Sociali dei Comuni

L’obiettivo è quello di coordinare e integrare gli interventi socio sanitari attraverso la stesura, il monitoraggio e la verifica condivisa dei Progetti di Assistenza Individualizzati Integrati (PAII) relativamente alle situazioni complesse assistite dai Servizi Domiciliari (ADI/SAD). Tutto il personale sociale e sanitario delle équipe ha seguito un corso di formazione specifico tenuto da docenti di due Istituti che si occupano di innovazione e ricerca rispettivamente in campo sociale e sanitario.

� Servizio ricoveri d’urgenza per anziani in condizioni di fragilità sanitaria e socio assistenziale”. In caso di necessità viene applicata la Convenzione stipulata tra il Piano di zona le RSA del Distretto, per i ricoveri temporanei d’urgenza delle persone sole assolute con aggravamento delle condizioni di salute e non più autosufficienti, o con problematiche a carico del care giver. Le Assistenti Sociali dello Sportello Integrato definiscono un progetto individualizzato che prevede preferibilmente la pianificazione del rientro al domicilio.

� Servizio di cura al malato terminale

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Protocollo d’intesa tra il Piano di zona e l’Azienda Ospedaliera “C. Poma” di Mantova Unità Operativa per le Cure Palliative (U.O.C.P.) Integrazione tra equipe SAD comunale e equipe Cure Palliative per la realizzazione di un servizio di assistenza domiciliare specializzato nella cura del malato terminale

Gli obiettivi di area per il triennio 2012-2014

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

Uniformare l’accesso al sad e ai servizi accessori- ponendo attenzione al fattore famiglia introdotto dalla Regione Lombardia ancora in fase sperimentale. migliorare l’unità d’offerta sociale dei servizi domiciliari affinchè siano sempre piu rispondenti ai bisogni delle famiglie- interventi piu’ flessibili, anche durante i giorni di festa

- Fornitura sollevatore distrettuale; - Servizio pasti a domicilio distrettuale; - Servizio di telesoccorso distrettuale; - Unificazione e voucherizzazione del SAD e dei servizi di trasporto a livello distrettuale.

-Croce Verde Mantova; -agenzie di trasporto taxi e associazioni di volontariato che effettuano trasporti protetti; -R.S.A.; -Ditte specializzate nella ristorazione e consegna a domicilio; -Comune; -Asl -Cead; -Medici di base; -Fondazioni ; -Terzo settore; -Sindacati; -Volontari (Croce Rossa- Avulls- San Cristoforo ecc); -Associazione Equatore.

Sostenere le famiglie nella gestione dei tempi di cura dell’anziano e del malato grave

• Promozione di politiche di conciliazione dei tempi di lavoro e di cura

- Organizzazioni;

- Sindacali;

-Associazioni di

categoria;

Camera di Commercio;

Ce.A.D.: Garantire sul territorio un elevato livello di integrazione tra i diversi servizi sanitari e sociali- In particolare facendo riferimento alla riforma in corso dell’assistenza domiciliare in Lombardia-

• Formazione sul campo delle Equipe Socio Sanitarie Integrate (A.D.I./S.A.D.) che dovranno essere in grado di fornire continuità tra le diverse azioni di cura e assistenza attraverso la realizzazione di percorsi integrati;

• Sperimentazione di una omogenea valutazione dei bisogni ;

• Presa in carico globale integrata e continuativa dei casi complessi;

• Individuazione della figura del case manager;

• Monitoraggio costante del bisogno e dell’appropriatezza degli interventi programmati .

-ASL;

-Provincia;

-Servizi sociali dei -

Comuni;

-Enti accreditati per

l’erogazione del Sad;

-Fondazioni.

Potenziamento Sportello badanti • Formazione del personale addetto;

• Realizzazione di una banca dati informatica;

• Erogazione di contributi per

-ASL;

-Provincia;

-Associazione

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sostenere la domiciliarizzazione dell’anziano o del soggetto affetto da gravi patologie sanitarie anche attraverso buoni sociali per l’assunzione di colf o badanti regolari .

-Equatore;

-Caritas parrocchiali e

Caritas diocesana;

- Ass. Marta Tana.

Creazione e sviluppo di sinergie con il terzo settore

• Regolamentazione (accordi, convenzioni o protocolli operativi) delle diverse forme di collaborazione con i soggetti del Terzo settore in particolare:

o la coprogettazione o la sperimentazione di

nuovi servizi, prevedendo anche una compartecipazione economica ;

o la sperimentazione di nuove modalità gestionali

• Sviluppo da parte del terzo

settore di una propria lettura del bisogno sociale e di una propria progettualità. Ma oltre ad essere protagonista autonomo dell’assistenza dovrà essere anche esploratore, ricercatore, insieme al pubblico, di un nuovo “mercato” di bisogni sociali

-Associazioni di

volontariato;

-CAFF;

-Cooperative sociali;

-Organizzazioni;

-Sindacali;

-Fondazioni;

-Enti ecclesiastici;

Potenziamento dei servizi semiresidenziali e integrazione degli interventi finalizzati alla domiciliarità

• Definizione e formalizzazione di strategie di integrazione tra i servizi offerti dai C.D.I. e dal S.A.D. che favoriscano una risposta più articolata e diversificata, offrendo alle famiglie interventi sempre più personalizzati e di reale supporto al bisogno espresso .

- C.D.I.;

- Enti gestori dei Sad

Comunali;

Prevenzione e partecipazione alla vita pubblica a supporto del welfare locale

• Promuovere iniziative di

sensibilizzazione della popolazione anziana sui temi della salute e della prevenzione in collaborazione con l’ASL, coinvolgendo i diversi soggetti del terzo settore che attivano eventi aggregativi per anziani

• Telefonia sociale; • Messa in rete delle risorse del

territorio con l’obiettivo di favorire buone prassi a supporto della collettità- stimolando l’incontro intergenerazionale

- ASL; - Terzo settore; - Auser.

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3.DISABILITÀ

o Costruire una proposta per il miglioramento

dell’organizzazione della rete dei servizi per i disabili nell’ottica del “Progetto di vita”;

o Migliorare l’integrazione socio-sanitaria e scolastica;

o Promuovere progetti che sostengano le famiglie nel pensiero del “ dopo di noi”;

o Stimolare lo sviluppo di azioni per il “tempolibero”;

o Favorire un inserimento lavorativo tramite il progetto individualizzato anche favorendo una adeguato formazione professionale;

o Sviluppare azioni nell’ambito del mutuo aiuto.

Questa scheda va letta in stretta connessione con l’area del lavoro- degli anziani e gravi patologie sanitarie.

La realtà della disabilità nel territorio distrettuale è diversificata e complessa in relazione alle tipologie di handicap, sia dei diversi bisogni espressi, che determinano la necessità di interventi di diversa natura, sia di bisogni di tipo terapeutico e riabilitativo a rilevanza sanitaria,che coinvolgono diversi servizi. A favore dei disabili si programmano, progettano e realizzano interventi che ottemperano ai compiti propri dell’Ente locale,nel rispetto delle disposizioni delle leggi specifiche e accordi programmatici. Gli interventi sono realizzati attraverso progettazioni integrate e in rete con servizi comunali e: - Il piano di zona (Protocolli condivisi per l’assegnazione delle risorse educative a supporto degli insegnanti di sostegno- nucleo di valutazione Istituti comprensivi e Enti locali- Convenzione distrettuale Enti gestori C.s.e-S.f.a.-C.d.d.) - Aziende Ospedaliere (Uonpia); - ASL (consultorio giovani- consultorio integrato- servizio psicologia dell’età evolutiva); - Provincia (piano provinciale disabili- accordi di programma Asl-Provincia sul’integrazione scolastica dei disabili); - Terzo settore (Enti Accreditati) e risorse del Volontariato; La collaborazione con i soggetti sopra indicati, consente di realizzare una rete di servizi educativi, formativi, sociali, funzionali adeguati ai disabili e alle loro famiglie. Il raggiungimento di un alto livello d’integrazione socio sanitaria richiede, comunque, la costruzione e la condivisione di accordi e protocolli tra i soggetti della rete dei servizi coinvolti. Nell’area della disabiltà, in quest’ultimi anni, il Distretto di Guidizzolo, ha cercato non tanto di creare nuovi servizi, poiché l’esistente garantisce una risposta adeguata ai bisogni presenti sul territorio, ma piuttosto di consolidare l’esistente.

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SERVIZI ESISTENTI:

• C.D.D.-CENTRI DIURNI • C.S.E.-CENTRI SOCIO-EDUCATIVI • S.F.A.-SERVIZIO FORMAZIONE ALL’AUTONOMIA • S.A.D.-SERVIZIO DI ASSISTENZA DOMICILIARE EDUCATIVA SADE H • COMUNITA’SOCIO-SANITARIA • SPERIMENTAZIONE ATTIVITÀ IN PICCOLI GRUPPI PER MINORI DISABILI • PERCORSI DI AVVICINAMENTO ALLA RESIDENZIALITÀ • SPERIMENTAZIONE SERVIZIO RESIDENZIALE PER DISABILI DI GRADO LIEVE

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

Consolidamento dell’esistente nell’ottica di un maggior coordinamento delle azioni nell’area della disabilità Introduzione dell’utilizzo delle buone prassi e di linguaggi comuni attraverso la: - sperimentazione del protocollo d’azione distrettuale sulla disabilità in uso nei distretti di Suzzara e Ostiglia ; - adozione della ICF (Classificazione internazionale di funzionalità- disabilità e cura) per migliorare la rete dei servizi nell’ottica del progetto di vita

- Accreditamento con enti gestori- e relativa sottoscrizione convenzione meglio se provinciale per la gestione; -Servizio domiciliare educativo per disabili inteso come percorso sia per i minorenni che per i maggiorenni- anche supportati da progettazioni individuali dei singoli Enti Locali per “progetti di assistenza” ex legge 162/98; - Dare avvio a percorsi di accompagnamento a particolari problematiche e bisogni in ogni specifica fase di sviluppo della persona attraverso l’attivazione di azioni di sistema per la costruzione di un progetto di vita per la persona disabile.

-Fiordaliso e altre cooperative che si occupano di disabilità; - Asl tramite il consultorio integrato, i servizi della fragilità, il Cea.d; - il Terzo settore e l’associazionismo; - I servizi sociali dei Comuni; - Rete degli Istituti comprensivi distrettuali.

Trasporto per i servizi

- regolamento ; - accreditamento; -protocolli /convenzioni; - studio di fattibilità per la gestione distrettuale del trasporto verso la Casa del Sole;

- Servizi sociali comunali; - Uff.piano di zona; - Enti gestori ; - Cooperative ; - Associazionismo; - Famiglie.

Dopo di Noi: Consentire alle famiglie dei disabili di programmare con maggiore serenità il futuro dei loro figli affrontando aspetti psicologici,residenziali finanziari e patrimoniali

- Residenzialità: 1. ricoveri di sollievo in struttura socio sanitaria RSH; 2. sperimentazioni di moduli abitativi protetti che favoriscano l’autonomia e progetti di vita indipendente - Sperimentazione degli innovativi Voucher tutelanti assistenziale/sollievo e educativo/sollievo - convenzione con il terzo settore - mantenere la collaborazione con l’ufficio di protezione giuridica dell’ASL

-Servizi Sociali del Comune; - Ufficio piano di zona; - Asl; - Coop. Fiordaliso; - Terzo settore;

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Tempo libero e Mutuo aiuto

- azioni di promozione sociale per la qualificazione del tempo libero per disabili ; -analizzare le caratteristiche del nostro territorio per poter organizzare interventi adeguati; -Promozione di gruppo di mutuo aiuto; -Creare una rete di ascolto ,formazione orientamento a sostegno delle famiglie; - abbattimento delle barriere architettoniche ;

- Servizi sociali comunali ; - Ufficio piano di zona; - Associazione sportive; -Volontariato /parrocchi;a - Famiglie; - Cooperative (Fiordaliso) - Asl; - Associazione di Mutuo Aiuto “Ama”

Inserimento lavorativo/qualificazione Da leggerersi in stretta connessione con l’area del lavoro-

-consolidare la rete della programmazione territoriale di distretto avviata grazie all’azione di sistema del piano disabili; -sensibilizzazione delle aziende del distretto con progetti mirati in collaborazione con la Provincia adottando anche dei protocolli (Progetto ampio a livello distrettuale e Provinciale) . - Accompagnamento, sostegno e formazione dei disabili nell’approccio con il mondo del lavoro (tiricini/borse lavoro); - partecipazione alle azioni del progetto di “Agricoltura sociale” che dovranno essere declinate sul distretto in base alle caratteristiche socio-lavorative ed economiche del territorio

- Servizi sociali dei Comuni; - Ufficio di piano di zona; - Provincia grazie al piano disabili provinciale; - Consorzio cooperative “Solco Mantova”; - Aziende del territorio; - Cooperative sociali; - Azienda speciale per la Formazione “For.Ma”

ASSISTENZA AD PERSONAM SCOLASTICA il distretto nella triennalità precedente ha :

condiviso con gli Istituti Comprensivi del distretto, gli Enti Locali e la Neuropsichiatria Infantile e la Asl alcuni protocolli operativi per l’assegnazione delle risorse degli assistenti ad personam per gli alunni diversamente abili; attraverso l’attivazione del nucleo multidisciplinare di valutazione delle risorse che verrà consolidato per il prossimo triennio 2012-2014 con la sottoscrizione di protocolli istituzionali con i seguenti obiettivi

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

PROGETTUALITÀ MULTIDISCIPLINARE tramite il nucleo di Valutazione.

Coordinamento delle figure specialistiche, strumentali scolastiche, e del servizio sociale di base per una progettualità multidisciplinare in accordo con i bisogni rilevati e le indicazioni ministeriali del PEI.

FUNZIONI STRUMENTALI “H”; TERRITORIO; A.S.L.; U.O.N.P.I.A.; SERVIZIO SOCIALE DI BASE

ISTITUZIONALIZZARE I PROTOCOLLI OPERATIVI

Dalla sperimentazione dei protocolli operativi alla stesura di documenti ufficiali condivisi da tutti gli attori, per:

- la valutazione delle richieste ; - l’assegnazione delle risorse per i progetti di

assistenza ad personam dei bambini con certificazione, degli Istituti Comprensivi del Distretto.

FUNZIONI STRUMENTALI “H”; TERRITORIO; A.S.L.; U.O.N.P.I.A.; SERVIZIO SOCIALE DI BASE; PIANO DI ZONA.

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DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO - PROGETTO SCREENING il distretto nella triennalità precedente ha dato avvio ad una sperimentazione per l’individuazione precoce dei disturbi dell’apprendimento attraverso il progetto “screening dsa “ per l’invio dei minori ai servizi specialistici dell’ Azienda Ospedaliera – Uonpia con la collaborazione della cooperativa Fiordaliso.

Per la prossima triennalità il distretto si impegna a consolidare il progetto Screening attraverso l’implementazione della formazione agli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, sui temi del disturbo del linguaggio e dell’apprendimento con l’acquisizione delle metodologie di screeening preventivi per la segnalazioni delle situazioni problematiche.

Nel progetto è prevista, successivamente alla somministrazione di prove ed esercizi rivolti a tutta la classe, la possibilità di alcune ore di confronto e valutazione con gli operatori della cooperativa Fiordaliso alfine di individuare con certezza i casi da segnalare alla neuro-psichiatria infantile. Gli operatori, infine, avranno a disposizione una quota progettuale oraria per indirizzare l’insegnante ad una programmazione facilitata e (previa condivisione della famiglia al percorso) un primo approccio riabilitativo logopedico, visto che i tempi di attesa per la presa in carico del bimbo nel servizio pubblico non sono inferiori ai 18 mesi.

Nello specifico gli obiettivi e le azioni sono indicate nella scheda riportata.

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI

Il progetto prevede una formazione per gli insegnanti per la lettura e l’utilizzo degli strumenti di indagine dei disturbi specifici dell’apprendimento.

INSEGNANTI ISTITUTI COMPRENSIVI; U.O.N.P.I.A. ; OPERATORI DI PROGETTO Cooperativa Fiordaliso.

RILEVAZIONE DEI CASI E PROPOSTA ALLA FAMIGLIA PER VALUTAZIONE SPECIALISTICA

Affiancamento in classe degli insegnanti con i neuropsicologi specializzati in disturbi specifici dell’apprendimento, per la somministrazione in classe delle prove.

INSEGNANTI ISTITUTI COMPRENSIVI; U.O.N.P.I.A. ; OPERATORI DI PROGETTO Cooperativa Fiordaliso.

VALUTAZIONE DEI SERVIZI COMPETENTI

Collaborazione con il servizio di neuropsichiatria che attiva una valutazione dei casi segnalati in tempi brevi garantendo una progettualità condivisa, dall’invio alla lista d’attesa fino al trattamento riabilitativo logopedico.

INSEGNANTI ISTITUTI COMPRENSIVI; U.O.N.P.I.A. ; OPERATORI DI PROGETTO Cooperativa Fiordaliso.

INTERVENTI SPECIFICI A SOSTEGNO DEL MINORE

Attivazione di un progetto per il supporto iniziale riabilitativo in collaborazione con gli insegnanti (programma individualizzato per facilitazione degli apprendimenti) con la collaborazione degli operatori di progetto, e in stretto contatto con la U.O.N.P.I.A.

INSEGNANTI ISTITUTI COMPRENSIVI; U.O.N.P.I.A. ; OPERATORI DI PROGETTO Cooperativa Fiordaliso.

VALUTAZIONE, VERIFICA e MONITORAGGIO

Monitoraggio delle azioni e della rilevazione dei bisogni in collaborazione con gli insegnanti, specialisti sanitari e coordinatore dei servizi educativi distrettuali.

INSEGNANTI ISTITUTI COMPRENSIVI; U.O.N.P.I.A. ; OPERATORI DI PROGETTO Cooperativa Fiordaliso; PIANO DI ZONA

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4. EMARGINAZIONE E NUOVE POVERTÀ o Progettare e sperimentare azioni per

contrastare le povertà; valorizzando le esperienze territoriali (banco farmaceutico, banco alimentare, ecc.) partendo dal progetto sperimentale di distretto con le associazioni “Siamo in rete”, anche attraverso interventi di sostegno al reddito;

o Sperimentare e consolidare prassi per la gestione dell’ emergenza sociale dalla fase di accoglienza alla gestione del progetto individualizzato;

o Dare avvio ad una riflessione distrettuale su come sostenere i Comuni nelle situazioni di urgenza, priorità, considerata l’attuale crisi economica e quindi tenere insieme i due livelli: quello della programmazione (sogno) e quello operativo (risposte ai bisogni immediati) ripensando anche al tema della “decrescita dei servizi” fare meno per fare meglio.

Questa scheda va letta in stretta connessione con l’area del lavoro- delle dipendenze e salute mentale.

La crisi socio-economica, le trasformazioni del mercato del lavoro e del tessuto sociale, i mutamenti demografici, la crescente difficoltà nella costruzione di legami sociali significativi hanno aperto una nuova e necessaria riflessione sulle fasce di popolazione che si trovano in condizione di maggior fragilità sociale con riferimento particolare a:

• nuclei monogenitoriali – povertà relazionale- alta conflittualità con il coniuge; • famiglie numerose; • persone sottoposte a misure alternative alla detenzione e seguite nel progetto

individualizzato dai servizi della Giustizia (Uepe); • persone uscite dal mercato del lavoro e più in generale il difficile momento per

l’accesso al mondo del lavoro; • di conseguenza difficoltà economiche- ritardi nel pagamento dell’affitto- sfratti-

indebitamento economico; • anziani soli.

Per queste categorie di popolazione è necessario prevedere obiettivi ed azioni specifici al fine di contrastare e prevenire l’insorgere di tale fenomeno. Si tratta di un fenomeno complesso e sfaccettato che necessita di un intervento coordinato ed integrato di tutti gli attori del territorio:

- I Comuni e non solo i Servizi sociali; - La Provincia; - La Asl- l’Azienda Ospedaliera; - Gli Enti gestori di strutture di accoglienza e di ascolto in particolare la Caritas

Diocesana; - L’associazionismo e la cooperazione;

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- Le Aziende del territorio; - L’intera Comunità con tutta la rete delle risorse pubbliche, private e personali

presenti; - Ministero della Giustizia – Ufficio esecuzione penale esterna; - Forze dell’ordine.

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

SOSTEGNO AL CREDITO

Avviare azioni di MICROCREDITO a livello distrettuale -Banca etica; -Servizi sociali comunali; -Associazioni di volontariato- in particolare “Lo sportello Salvadanaio” dell’associazione Ama (associazione di Mutuo Aiuto) titolare di una convenzione distrettuale da ormai tre anni;

SOSTEGNO AL CONSUMO

GRUPPI D’ACQUISTO COLLETTIVO: sensibilizzazione sul territorio attraverso l’informazione e la promozione dell’iniziativa anche con l’appoggio dei servizi comunali LAST MINUTE MARKET: campagna di promozione dell’iniziativa e affiancamento per la creazione, ove non presenti, di associazioni che possano accedere al servizio. BANCO ALIMENTARE E FARMACEUTICO: campagna di promozione dell’iniziativa e affiancamento per la creazione, ove non presenti, di associazioni che possano accedere al servizio.

-Associazioni di volontariato partendo dal progetto “Siamo in rete”: Caritas, Cav, Croce Rossa, Marta Tana- altre associazioni del territorio distrettuale Avis- Anspi- associazioni di trasporto protetto; -Servizi sociali comunali; -Cittadinanza; -Detentori di P.I. per l’acquisto all’ingrosso; -Supermercati; -Banco Alimentare; -Banco Farmaceutico.

SOSTEGNO AL REDDITO

TITOLI SOCIALI, CONTRIBUTI ECONOMICI ED AGEVOLAZIONI AL PAGAMENTO DI SERVIZI COMUNALI: uniformare l’accesso a tali prestazioni attraverso modalità di verifica e valutazione comuni per tutto il distretto (calcolo ISEE e fasce di reddito)

-I servizi sociali dei Comuni; - La Regione Lombadia; -La Provincia di Mantova.

SOSTENGNO AL LAVORO

Meglio declinato nella tabella specifica

SOSTEGNO ALLA CASA

Progettare azioni SOCIAL HOUSING FONDO SOSTEGNO AFFITTO Uniformare a livello distrettuale le modalità d’accesso agli alloggi di edilizia popolare e le modalità di controllo dei requisiti. Studio di fattibilità relativamente all’istituzione di un fondo di garanzia per gli affitti Gestione distrettuale della problematica degli sfratti- azione in stretta connessione con l’obiettivo di seguito.

- Regione Lombardia; - Organizzazioni sindacali; - ALER; - Servizi Sociali Comunali

SOSTEGNO IN FASE DI EMERGENZA SOCIALE

Attivazione di un tavolo di lavoro permanente per progettare percorsi condivisi con chi gestisce strutture di accoglienza e/o servizi per la grave marginalità con l’obiettivo di gestire l’emergenza dalla fase di accoglienza, al progetto individualizzato fino al re-

-Caritas sia locali che Diocesana- già attivo protocollo d’intesa-, -Croce Rossa; -Centro Aiuto alla vita;

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inserimento nella comunità locale; Progetti di accompagnamento individualizzati a soggetti fragili adulti- pensiamo alle donne sole con figli- nell’accompagnamento alla maternità e all’educazione dei figli; * importante progetto presente sul nostro territorio finanziato dalla Cei- con la collaborazione di Caritas Diocesana- Marta Tana e Centro aiuto alla vita- Gestione distrettuale della problematica degli sfratti- in stretta connessione con l’obiettivo di sostegno alla casa.

-Associazione Marta Tana- che si pone come riferimento anche per le Caritas locali gestendo un Centro di ascolto e una mensa- - Casa della Rosa; -Associazione Ama; - Le forze dell’ordine: polizia e carabinieri - La rete dei servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali Asl e Azienda Ospedaliera; - L’ufficiale giudiziario - Il tribunale ordinario e per i minorenni -Associazionismo in senso lato-

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5. LAVORO Lavoro- Impresa non solo come produttore di

reddito per soddisfare i propri bisogni, ma anche con l’obiettivo di: - Favorire una rete di relazioni sociali extrafamiliari; - Permettere di acquisire stima e riconoscimento dagli altri; - Assegnare un ruolo, un posto, una responsabilità nella società; - Migliorare, con il proprio lavoro, il benessere complessivo della collettività (la cosiddetta “cittadinanza d’impresa”). In stretta collaborazione e sinergia con tutti gli attori del territorio e supportati dalle competenze della Provincia di Mantova nell’area del lavoro, come indicato nel documento di programmazione territoriale gli obiettivi strategici sono:

o Promuovere il lavoro (pari opportunità, conciliazione, valorizzazione del capitale umano, formazione professionale, soggetti fragili ) e le imprese;

o Restituire armonicità ad un’area così

complessa, come quella del lavoro, che negli ultimi anni, dopo la chiusura dei servizi per l’inserimento lavorativo (servizio Asl) è stata eccessivamente parcellizzata.

Questa scheda va letta in stretta sinergia con le azioni meglio dettagliate della scheda di area salute mentale e dipendenze-disabili, relativamente all’inserimento lavorativo di soggetti fragili-

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OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

SOSTEGNO E SVILUPPO (in parte in collaborazione con il distretto di Asola)

Attivazione a livello distrettuale di un tavolo permanente sul tema del lavoro, con una particolare attenzione all’

- integrazione funzionale tra i servizi al lavoro e i servizi sociali- momenti formativi condivisi, reciproca conoscenza degli strumenti in uso, scambio di informazioni;

- creare percorsi di accesso al lavoro facilitati- affiancando i potenziali lavoratori con progetti socio-educativi- integrandosi anche con l’area della disabilità, della salute mentale e delle dipendenze;

- programmare percorsi di formazione professionale e di riqualificazione mirata alle reali necessità formative delle aziende del territorio;

- promuovere interventi di conciliazione vita e lavoro- sono attivi sul territorio due progetti uno coordinato da Solco Mantova e Cooperativa Santa Lucia- uno in fase di sviluppo per azioni di conciliazione nelle strutture socio-sanitarie e socio- assistenziali-

- favorire un dialogo costruttivo e permanente con le aziende del territorio- sul tema della “cittadinanza d’impresa” ovvero come le imprese possono partecipare alla costruzione del welfare locale- immaginarsi un sistema di incentivi per “le aziende amiche della comunità”.

Particolare attenzione verrà dedicata ai: - soggetti sottoposti a misure alternative alla detenzione- con la collaborazione del Uepe; -soggetti sottoposti ai lavori di pubblica utilità (il distretto sta valutando la possibilità di convenzionarsi direttamente con il Tribunale di Mantova).

-Dipartimento salute mentale- nello specifico lo sportello lavoro-

-Cps locali;

- Asl;

-Provincia di Mantova:

- Rete Territoriale dei centri per l’impiego: modello sperimentale di integrazione dei servizi;

- Ufficio pari opportunità- per il tema della conciliazione;

- Servizio di formazione professionale- anche quelli Regionali Forma- Casa del Giovane;

- Servizio Disabili e Piano disabili;

- Tavolo interistituzionale anticrisi;

-Aziende locali;

-Organizzazioni di imprese;

-Gli Enti locali;

-Servizi sociali di base;

-Associazione “Ama”- sportello “salvadanaio” e Vademecum;

-Cooperative Sociali e Consorzio Solco Mantova;

-Associazioni di Volontariato;

-Servizi della Giustizia Uepe- ufficio esecuzione penale esterna- Tribunale di Mantova

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6. SALUTE MENTALE E DIPENDENZE

o Sviluppare azioni nell’ambito del “tempo

libero” e del mutuo aiuto; o Favorire l’attivazione di percorsi di

inserimento lavorativo protetto migliorando anche il rapporto con la formazione professionale;

o Migliorare l’integrazione socio- sanitaria che deve essere istituzionale (relativa a collaborazione tra Enti e Istituzioni diverse: Comuni, Asl, Aziende ospedaliere, terzo settore) gestionale e operativo-funzionale. Quindi favorire la collaborazione con la Asl (Ser.t- Noa) e con l’Azienda Ospedaliera –Dipartimento salute mentale- Psichiatria (C.p.s.- Uompia ecc) adottando protocolli operativi- all’interno di una rete progettuale coerente al Piano Territoriale per la salute mentale ;

o Una particolare attenzione sarà rivolta in questo triennio alla situazione dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere. Quali trasformazioni? Quali ripercussioni sulla rete dei servizi locali?

Questa scheda va letta in stretta sinergia con le azioni meglio dettagliate nella scheda il lavoro- area disabilità e anziani con particolare riguardo alle gravi patologie sanitarie.

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI SUPPORTO EDUCATIVO ALLA QUOTIDIANITA’

supporto educativo nell’ ambito di progetti individualizzati elaborati in équipe multidisciplinari, per il reinserimento sociale e l’accompagnamento nella gestione della quotidianità attraverso l’utilizzo di operatori appositamente formati (ASA ed educatori professionali)

- Servizi specialistici (CPS, SERT, ASL); - Servizi sociali di base.

INSERIMENTO LAVORATIVO Questa parte va letta in integrazione con la scheda tematica di area “Il lavoro” e con il focus seguente.

attivazione Borse Lavoro creazione di un tavolo tecnico sul lavoro per consolidare i legami con partners sensibili e interessati alle problematiche dell’esclusione.

- Cooperative sociali; - Aziende del terittorio; -Servizi sociali comunali, -Servizi specialistici Asl e Azienda Ospedaliera; - Servizi della Giustizia Uepe; - Sindacati; - Imprese; - Centro per l'Impiego

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TEMPO LIBERO E PREVENZIONE

inserimento degli utenti in gruppi orientati alla socializzazione anche attraverso l’attivazione di convenzioni con le associazioni sportive

- Associazioni sportive; - Cooperative sociali; - Organizzazioni di volontariato; - Servizi Specialistici Azienda Ospedaliere a e Asl- con particolare riguardo ai progetti sperimentali nelle scuole medie con i Ser.t- e alla diffusine del protocollo patenti di guida in sperimentazione a Mantova ma estendibile anche ai distretti;

SOSTEGNO FAMILIARE attivazione di specifici Gruppi di Auto Mutuo Aiuto in collaborazione con i Servizi Specialistici della Asl e dell’Azienda Ospedaliera, attraverso la formazione di persone già coinvolte nella problematica, familiari e non, in grado di continuare successivamente il coordinamento dei gruppi in autonomia.

- Asl; - Azienda Ospedaliera- Servizi specialistici; - Amministrazioni Comunali; - Parrocchie; - Associazioni di volontariato; - Associazione Ama;

ATTIVARE TAVOLI TECNICI DISTRESTTUALE PER FAVORIRE LA PRESA INCARICO CONDIVISA DI SOGGETTI FRAGILI (seguiti da Sert- Cps ecc)

Realizzare concretamente e territorialmente gli obiettivi del piano provinciale Salute Mentale; Condividere modalità operative di intervento e collaborazioni stabili nella presa in carico nelle fasi del processo di aiuto:

- segnalazione/emergenza; - valutazione multidisciplinare; - presa in carico/definizione di

un progetto individuale integrato:

- interventi di bassa soglia con obiettivo di riduzione del danno;

- percorsi protetti di inserimento lavorativo;

- accoglienza residenziale non terapeutica;

- trattamento di persone non collaboranti perché non consapevoli del proprio stato di malattia o disagio;

- le reti familiari. Attenzione particolare verrà rivolta ai progetti di residenzialità leggera

Asl- con particolare riguardo al modello di valutazione regionale con i Ser.t; - Azienda Ospedaliera-tavoli di lavoro operativi C.p.s. - Umpia; - Servizio sociale di Ambito; - Medici di base; - Associazioni di volontariato - cooperative del territorio; -Forze dell’ordine.

CONSOLIDAMENTO DEL PROGETTO AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO

Supportare il programma di promozione della figura dell’amministratore di sostegno; Attivare gruppi di Auto mutuo aiuto tra i soggetti che già fanno o hanno fatto esperienza di amministratore di sostengo.; Verificare le positività e criticità di questo primo periodo.

- Asl- ufficio protezione giuridica; - Azienda Ospedaliera; - Servizi sociali territoriali; - Associazioni territoriali; - Giudice tutelare presso il Tribunale Ordinario; - Amministratori di sostegno

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Focus specifico sul tema del lavoro e delle fragilità (Sert-Noa-Cps)

- Creare iniziative di informazione, formazione alla flessibilizzazione e personalizzazione dei servizi per supportare la potenzialità di cura delle famiglie o di chi si fa carico del lavoro di cura: sviluppo di gruppi di mutuo-aiuto in collaborazione con l’ASL ed i servizi specialistici attraverso la formazione di persone già coinvolte nella problematica, in grado di continuare successivamente il coordinamento dei gruppi in autonomia.

- Mettere in rete le opportunità di tempo libero esistenti nel distretto: ad esempio

attraverso convenzioni con associazioni sportive. - Sviluppare progetti di inserimento lavorativo con azioni di tutoraggio o

accompagnamento attraverso (in stretta connessione con le azioni meglio dettagliate nella scheda tematica “il lavoro”):

1. relazioni permanenti fra sindacati, organizzazioni d’impresa, cooperazione e fondazioni,

tramite accordi finalizzati a facilitare l’attivazione di esperienze in azienda (anche solo per formazione sul campo) per lavoratori che potrebbero essere successivamente assunti all’interno delle cooperative o essere ricollocati nel mondo del lavoro esterno. Si tratta di attività da raccordare ed integrare con quelle realizzate dalla Provincia, relativamente al coinvolgimento di tutte le strutture interessate al coordinamento delle azioni volte alla creazione di percorsi mirati all’inserimento lavorativo (Enti Locali, ASL, Imprese, Sindacato Centro per L’impiego, Volontariato, Cooperazione A e B ecc…).

2. favorire una messa in rete tramite il tavolo del lavoro meglio dettagliato nella scheda di

area “Il Lavoro” le possibilità di miglioramento delle azioni volte all'attivazione di percorsi facilitati d’inserimento nel mondo del lavoro per soggetti in difficoltà, seguiti dai Servizi Sociali dei Comuni, dalla Asl (Sert, Noa, ) e dell’Azienda Ospedaliera (Dipartimento salute mentale) e dal Centro per l’impiego. Sarebbe necessario infine, avviare una rilevazione delle aziende disponibili ad accogliere persone in percorsi di inserimento lavorativo, studiando dei sistemi premiali per l’azienda stessa.

3. Sollecitare concretamente momenti comuni di confronto sulle tematiche specifiche del

disagio e dell’emarginazione, anche al fine di creare, in collaborazione con operatori dei Servizi Sociali e Sanitari, percorsi di formazione di Tutor Aziendali ed istituire alcuni momenti collegiali con gli imprenditori del territorio.

4. Sviluppare l’utilizzo delle cooperative sociali, in particolare di tipo B per la possibilità di

fornire servizi al territorio alle stesse condizioni esistenti, utilizzando soggetti svantaggiati con forme di lavoro maggiormente stabili nel tempo attraverso le seguenti azioni:

• realizzazione di incontri fra i tavoli tecnici dei Piani di zona e le cooperative sociali di tipo B presenti sul territorio, che consentano di effettuare una raccolta di informazioni sulle attività svolte nel Distretto ed eventuali disponibilità di collaborazioni future e costruire una mappatura delle cooperative sociali di tipo B presenti nel Distretto, delle attività da loro svolte, delle loro capacità (alcuni Comuni del distretto già lo stanno facendo);

• creare un raccordo fra le possibilità di attivazione delle cooperative di tipo B e le esigenze di inserimento da parte dei Comuni e Asl, al fine di creare nuove occasioni di affidamento a questi enti di servizi pubblici.

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7. MINORI - FAMIGLIA

o Coordinamento delle azioni in un’ottica di

ottimizzazione dei servizi, tenendo conto dei bisogni emersi nella ricerca della Provincia attraverso Opportunità Giovane .

o Incrementare il sistema d’offerta, investire sullo sviluppo della qualità, sia sotto il profilo strutturale che organizzativo-gestionale, mediante lo strumento dell’Accreditamento.

o Accreditamento di tutti i servizi socio-assistenziali- educativi destinati ai minori con l’obiettivo di uniformare l’offerta presente sul territorio.

o Valorizzazione delle azioni dei singoli Comuni attraverso un coordinamento delle stesse a valenza distrettuale partendo da alcune esperienze che hanno gia’ un rilievo distrettuali (Centro per le Famiglie di Volta Mantovana , Progetto L. 23/99 azioni a sostegno di minori e famiglie, Patto educativo di Comunità di Goito, Progetto Consulte con Opportunità Giovane, Informa-giovani itinerante).

o Valorizzazione delle offerte educativo-animativo-sportive (azioni di raccordo con il lavoro dei servizi sociali di base).

o Ripensare un welfare dinamico che riscopra, in uno scenario sociale di decrescita l’essenziale per ripartire con nuove forme di solidarietà e partecipazione attiva dei territori, valorizzando gli operatori, l’associazionismo e l’imprenditoria giovanile.

POLITICHE GIOVANILI Per quanto riguarda le politiche giovanili, i servizi ed i progetti sono in gran parte sostenuti a livello distrettuale e coordinate a livello provinciale tramite azioni di sistema. In particolare, ciò avviene grazie al sostegno a livello locale della rete degli Informa-giovani (uno a gestione comunale, l’altro itinerante nei comuni a gestione distrettuale) e coordinata dalla Provincia. Tra le azioni principali ricordiamo il sostegno ai progetti delle associazioni e dei gruppi giovanili attivi sui territori, grazie a risorse comunali o tramite finanziamenti provenienti da enti terzi, come, per esempio:

- Provincia (bando giovani x giovani) - Fondazioni bancarie.

Da sottolineare l’interessante movimento creato dal sostegno alle azioni inserite nel progetto biennale Opportunità Giovane, finanziato dalla Fondazione Cariverona, di cui la Provincia è capofila e al quale i sei ambiti distrettuali partecipano in qualità di partner, insieme ad enti accreditati al lavoro e alla formazione e ad alcune organizzazioni del terzo settore.

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I progetti, attualmente in fase di realizzazione, hanno permesso di sostenere nei singoli ambiti le specificità locali in termini di servizi o di “best practices” presenti, sviluppando anche, laddove possibile, elementi innovativi, sia in termini di relazioni e processi che di contenuti progettuali. Nel nostro territorio, le consulte giovani attive in quattro comuni del distretto si sono dimostrate promotrici e destinatari di azioni significative. All’interno quindi dello strumento di pianificazione territoriale locale del piano di zona e in rete con i principali attori istituzionali, e alla luce delle indicazioni regionali previste nelle linee guida, tale integrazione si svilupperà ulteriormente nel prossimo piano di intervento annuale da candidare al bando regionale sulle politiche giovanili, che avrà carattere sovra-distrettuale e sarà sottoscritto da tutti gli ambiti distrettuali e dalla Provincia di Mantova.

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI LETTURA DEI BISOGNI Attivazione, attraverso gli operatori dei servizi

educativi e degli operatori del servizio sociale di base professionale, degli osservatori per la lettura dei bisogni attraverso la rilevazione nei Comuni dei servizi minimi essenziali per offerte di qualificazione del tempo libero sul tema dell’AGIO.

C.A.G., E SERVIZI EDUCATIVI DI VARIO TIPO- TERZO SETTORE, OPERTORI, SERVIZI EDUCATIVI, SERVIZI SOCIALI, IST. COMPRENSIVI, BIBLIOTECHE, ASL, INFORMAGIOVANI, PROVINCIA- UFFICIO DEL PIANO- ENTI LOCALI.

MESSA IN RETE DELLE OFFERTE EDUCATIVE PER L’AGIO

Attraverso il coinvolgimento degli attori significativi realizzare un coordinamento distrettuale, con scambi di informazioni e iniziative con le altre agenzie educative. Possibilità di interscambi e progetti sulla prevenzione primaria (Consultorio Giovani), sulla qualificazione del tempo libero (Genius, Opportunità Giovane, Azioni Consulte Giovanili, attività educative estive, Grest, ecc.)

C.A.G., E SERVIZI EDUCATIVI DI VARIO TIPO- TERZO SETTORE, OPERTORI, SERVIZI EDUCATIVI, SERVIZI SOCIALI, IST. COMPRENSIVI, BIBLIOTECHE, ASL, INFORMAGIOVANI, PROVINCIA- UFFICIO DEL PIANO- ENTI LOCALI.

OPPORTUNITÀ E INTERSCAMBI PROGETTUALI

Informazione sui progetti attivi nel Distretto e ottimizzazione dell’offerta ricreativa con particolare riguardo alle esperienze di eccellenza per eventuali progetti sperimentali di collaborazione e di progettualità condivisa. Ipotizzare un gruppo distrettuale di lavoro permanente con le Consulte Giovanili, non solo sulle azioni ma anche come osservatorio privilegiato del distretto.

C.A.G., E SERVIZI EDUCATIVI DI VARIO TIPO- TERZO SETTORE, OPERTORI, SERVIZI EDUCATIVI, SERVIZI SOCIALI, IST. COMPRENSIVI, BIBLIOTECHE, ASL, INFORMAGIOVANI, PROVINCIA- UFFICIO DEL PIANO- ENTI LOCALI., CONSULTE.

AZIONI STRUTTURALI Valorizzare e dare continuità al Progetto “Opportunità Giovane”, alle iniziative dei progetti a valere sul bando provinciale “giovani x giovani”, potenziamento dell’offerta aggregativa attraverso gli sportelli Informagiovani.

C.A.G., E SERVIZI EDUCATIVI DI VARIO TIPO- TERZO SETTORE, OPERTORI, SERVIZI EDUCATIVI, SERVIZI SOCIALI, IST. COMPRENSIVI, BIBLIOTECHE, ASL, INFORMAGIOVANI, PROVINCIA- UFFICIO

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DEL PIANO- ENTI LOCALI., CONSULTE

DEFINIZIONE DEI SERVIZI MINIMI ESSENZIALI EDUCATIVI E AGGREGATIVI NEI COMUNI DEL DISTRETTO.

Rilevazione dei bisogni e delle opportunità presenti sul territorio, per costruire o rafforzare il circuito dell’offerta sull’agio attraverso progettualità condivise. Si potrebbero ipotizzare accreditamenti dei servizi o supporti educativi e formativi nelle realtà aggregative spontanee o di volontariato.

TERZO SETTORE, OPERTORI, SERVIZI EDUCATIVI, SERVIZI SOCIALI, IST. COMPRENSIVI, BIBLIOTECHE, ASL, INFORMAGIOVANI, PROVINCIA- UFFICIO DEL PIANO- ENTI LOCALI., CONSULTE, ASSOCIAZIONI SPORTIVE E ORATORI.

Le ultime esperienze di confronto e progettazione che hanno visto la collaborazione e il sostegno dell’Ufficio di Piano, hanno favorito progettualità condivise dalle cooperative e dalle associazioni di volontariato e promozione sociale che sul territorio del distretto operano attraverso azioni e servizi. Il mettersi in rete anche solo per partecipare ad un progetto o per partecipare ad un bando è sicuramente un’esperienza che non può prescindere da una forte collaborazione con le istituzioni. In questo senso la disponibilità dell’Ufficio di Piano e il rapporto di collaborazione attiva sempre più forti con l’Assessorato alle Politiche Giovanili della Provincia, che ci sollecita ad una progettazione allargata e partecipata, deve diventare opportunità concreta per uno sviluppo coordinato e condiviso della opportunità giovanili. La proposta avanzata alla Provincia di Mantova dall’Ufficio del Piano per un confronto attivo e partecipato sin dalle fasi iniziali della progettazione, non deve rimanere solo la solita dichiarazione a livello di intenti ma deve diventare una prassi consolidata per una fattiva collaborazione progettuale, avvicinandosi nel concreto alle esigenze e alle realtà dei territori. POLITICHE PER LE FAMIGLIE Lo scenario catastrofico con la paura “scongiurata?” del default e della prospettiva greca è terminato ma le preoccupazioni nei confronti di uno stato sociale alla deriva non sono finite. Forse siamo più lontani dal baratro della bancarotta, tuttavia, scrutiamo i mercati, l’andamento dei bund e dello spread, per vedere cosa dobbiamo aspettarci. Per il momento la crisi divide e avvelena mettendo contro diritti dei giovani e degli anziani, dei pensionati o pensionandi e di chi cerca lavoro, dei nativi e degli immigrati ecc. ecc. Non possiamo poi dimenticare la costante erosione dei finanziamenti della spesa sociale avvenuta negli ultimi anni; la pesante riduzione del Fondo sociale nazionale (FSL), l’azzeramento del Fondo nazionale per la non autosufficienza (FNA) e la riduzione al lumicino degli altri fondi (politiche familiari, servizio civile ecc. ecc.). Il rischio che possa crollare la diga posta in alcuni casi da Regioni ed Enti locali più responsabili è tutt’altro che remoto. La prospettiva da esorcizzare è quella di tornare ad un welfare minimo, residuale, assistenziale, triste e sconfitto di fronte alla crescita impetuosa di vecchi e nuovi bisogni e disagi che vanno via via a contaminare e a coinvolgere le famiglie più esposte ai rischi della decrescita. Al di là di quanto potrà avvenire sulla scena nazionale e internazionale dobbiamo ripartire dai territori e dalle comunità locali con proposte di resistenza alla crisi basate sulla creatività, l’innovazione ma anche ovviamente la concretezza e la praticabilità. In questa logica appare interessante prestare attenzione alle riflessioni che stanno crescendo sul tema dei cosiddetti beni comuni.

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Quanto costerà nel 2012 la crisi ad ogni famiglia? Mille, duemila euro a secondo dei casi? E se lo slogan “consumare meglio (e insieme) per consumare tutti” fosse l’uovo di colombo ? Politiche in grado di stimolare l’occupazione giovanile, di sperimentare nuove politiche sociali comunitarie basate sul protagonismo, la valorizzazione delle competenze personali, la creazione di reti di mutuo aiuto, vanno in questa direzione. I distretti non possono esimersi dall’essere promotori propositivi di nuove progettualità che incontrino le nuove emergenze per essere da volano verso nuove possibilità di cura e attenzione. Una nuova possibilità potrebbe essere quella di ridurre da subito, in modo tangibile il proprio deficit domestico. Una prospettiva fondamentale per chi vive serie forme di disagio ma anche per tutti coloro che sono a rischio di non arrivare alla fine del mese. Naturalmente la sperimentazione di progettualità di economia solidale e intelligente (gruppi di famiglie per acquisti collettivi, supermarket last-minute, distribuzione del “fresco” oltre la chiusura dei market, amministratore economico mensile per le famiglie o anziani soli ecc.) dovrebbero essere sostenuti inizialmente, ma si candidano a camminare con proprie gambe in tempi brevi. Al di là delle suggestioni progettuali che vogliamo tenere vive per iniziare a ri-progettare le politiche familiari dei nostri territori, vogliamo partire dall’esistente per uno sviluppo delle azioni e delle collaborazioni progettuali attive: ricordiamo l’impegno della Regione attraverso l’ASL per quanto attengono le politiche di integrazione socio-sanitaria sul nostro distretto (Fondo Nasko, Piano Nidi, Consultorio Giovani, Adozioni e Affidi) e le nuove prospettive di sviluppo della programmazione provinciale per le politiche di sostegno alla persona (Rete territoriale Sportello Badanti, Spazi di confronto e collaborazione per favorire l’integrazione delle politiche sociali) ampliando le conoscenze degli operatori relativamente agli ambiti di riferimento per le politiche sociali e socio sanitarie con attenzione particolare alla persona, alla famiglia, e alla comunità.

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

DALLA LETTURA DEI BISOGNI A NUOVI SCENARI DI INTERVENTO POSSIBILI

Monitoraggio delle azioni sperimentali a Goito (Patto Educativo di Comunità) e Volta Mantovana (Sportello Informa bimbi-famiglie del Centro per la famiglia).

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., ORATORI, SERVIZI EDUCATIVI, CONSULTORI, IST. COMPRENSIVI, CAG, ASSOCIAZIONI.

MESSA IN RETE DELLE OPPORTUNITA’ PER LE FAMIGLIE

Maggior condivisione e potenziamento degli interscambi e progetti sulle progettualità locali rispetto agli interventi di sostegno alle famiglie e alla genitorialità, maggior diffusione delle opportunità di servizi alle famiglie (coinvolgimento degli sportelli ). Informazione sui progetti attivi nel Distretto e ottimizzazione dell’offerta dei servizi alle famiglie con particolare riguardo alle esperienze di eccellenza, di collaborazione e di progettualità condivisa.

AMA, ASSOCIAZIONI DEL VOLONTARIATO, CARITAS LOCALI, TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., ORATORI, CAG, SERVIZI EDUCATIVI, CONSULTORI, IST.COMPRENSIVI.

AZIONI STRUTTURALI Progetto di Orientamento per lo sviluppo di relazioni e intrecci di vita quotidiana attraverso esperienze giovanili di contaminazione responsabile e promozione di nuove progettualità di economia solidale (gruppi di famiglie per acquisti collettivi, supermarket last-minute, distribuzione del “fresco” oltre la chiusura dei market, amministratore economico mensile per le famiglie o anziani soli).

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., ORATORI, CAG, SERVIZI EDUCATIVI, CONSULTORI, IST.COMPRENSIVI, ASSOCIAZIONI, CONSULTE GIOVANI

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Tra i progetti attivi va ricordato il Progetto “Family-net: Una rete per l’affido”, sviluppato dal privato sociale in collaborazione con gli enti istituzionali del territorio, che ha saputo costruire un percorso mirato di interventi a favore dello strumento dell’affido. L’impegno del Distretto in quest’area continuerà ancora e soprattutto con un maggior coinvolgimento degli operatori del settore, dei servizi sociali di base, degli Istituti Comprensivi, dei servizi educativi minori e delle associazioni delle famiglie affidatarie per una cultura dell’accoglienza che trovi radicamento sul territorio e promuova nuove forme di sostegno all’affido. Un altro importante capitolo dell’area Minori-Famiglia, riguarda gli interventi sulla prima infanzia che nell’ultimo periodo sono stati orientati al perseguimento di due importanti obiettivi: incrementare il sistema d’offerta, aumentando la dotazione di servizi e articolando le tipologie d’offerta per le famiglie con figli piccoli e, parallelamente, investire sullo sviluppo della qualità, sia sotto il profilo strutturale che organizzativo-gestionale, mediante lo strumento dell’Accreditamento; proprio in riferimento a tale strumento va ricordato che il Tavolo di coordinamento provinciale degli uffici di piano, attraverso una formazione specifica ed un lavoro congiunto ha portato all’adozione e all’avvio di sistemi omogenei di accreditamento in tutti i Comuni della Provincia. Le azioni in favore delle politiche per la prima infanzia sono state:

1. il riordino dell’intero sistema dei servizi prima infanzia, con la revisione dei requisiti di autorizzazione e l’introduzione di quelli di accreditamento nel 2005 e successivamente con l’applicazione dell’istituto dell’accreditamento nel sociale proprio a partire dalla prima infanzia (decreto dirigenziale del febbraio 2010);

2. le disposizioni sui titoli sociali in favore di famiglie numerose anche utilizzabili per l’accesso ai servizi a beneficio di famiglie con minori 0-36 mesi;

3. le disposizioni in merito all’utilizzo delle risorse nazionali del piano straordinario nidi destinate in prevalenza all’acquisto di posti nel privato, con l’obiettivo di contenere la lista d’attesa pubblica e promuovere una parità di condizioni nell’accesso tra pubblico-privato e, in misura minore, alla ristrutturazione e ampliamento dell’offerta esistente;

A fianco del lavoro specifico che dovrà essere condotto dal distretto con tutte le risorse pubbliche e privati presenti, il nostro territorio si è impegnato sui temi dei minori e della famiglia a lavorare per il raggiungimento di obiettivi condivisi con il coordinamento provinciale degli uffici del piano che sintetizziamo in tabella:

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Servizi Prima Infanzia

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI MANTENIMENTO DELL’ACCESSO AI SERVIZI PRIMA INFANZIA

Consolidamento rete con gli enti gestori dei servizi prima infanzia pubblici e privati, al fine di creare condizioni di confronto e collaborazione per favorire il mantenimento dell’accesso ai servizi da parte delle famiglie.

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., PROVINCIA, A.S.L., UFFICIO DEL PIANO.

IMPLEMENTAZIONE DEL LAVORO DI RETE CON GLI ENTI GESTORI SERVIZI PRIMA INFANZIA

Maggior condivisione e potenziamento degli interscambi attraverso il confronto con gli enti gestori i servizi sociali, le famiglie e l’Ufficio del piano per un’offerta congrua ai bisogni del territorio.

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., PROVINCIA, A.S.L., UFFICIO DEL PIANO

AZIONI STRUTTURALI • Confronto costante con l’ente erogatore scelto dall’utente

• Continua valutazione del bisogno • Aggiornamento degli interventi

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., PROVINCIA, A.S.L., UFFICIO DEL PIANO

Servizi residenziali minori

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

CREARE CONDIZIONI AFFINCHÉ LE BUONE PRASSI (UTILIZZO DI SERVIZI FLESSIBILI, SPERIMENTAZIONE DI NUOVE FORME DI RESIDENZIALITÀ,) POSSANO ESTENDERSI SUL TERRITORIO PROVINCIALE PER CONTRIBUIRE AD ASSICURARE UNA MIGLIORE OFFERTA DI SERVIZI PER I MINORI E NEL CONTEMPO, ASSICURARE LA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA DEGLI INTERVENTI POSTI IN ATTO DAI COMUNI.

Implementazione della rete con gli enti gestori dei servizi residenziali per minori, al fine di favorire lo sviluppo di servizi flessibili all’interno delle strutture residenziali.

• Analisi flussi dei minori in strutture residenziali nella provincia e fuori dal territorio provinciale

• Costituzione tavolo di lavoro provinciale con gli enti gestori

• Implementazione buone prassi di servizi esistenti

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., PROVINCIA, ENTI LOCALI, SERVIZI SOCIALI, A.S.L. UFFICI DEI PIANI DI ZONA DEI DISTRETTI.

Area penale minori

OBIETTIVI AZIONI COLLABORAZIONI

PIANIFICAZIONE CONDIVISA DELLE AZIONI, RISPOSTE AL DISAGIO MIRATE; AUMENTO DELLE OPPORTUNITÀ DI CONOSCENZA DEI DIRITTI E DOVERI DA PARTE DEI MINORI STRANIERI;

Rinforzare la rete dei servizi del territorio per garantire l’accesso ai servizi dei minori dell’area penale, ridurre le recidive e prevenire nuovi ingressi nel circuito penale.

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., PROVINCIA, ENTI LOCALI, SERVIZI SOCIALI, A.S.L. UFFICI DEI PIANI DI ZONA DEI DISTRETTI.

PROGETTI DI “MESSA ALLA PROVA” PIÙ ATTENTI ALLA

Ampliamento della rete territoriale delle opportunità di intervento progettuale per i percorsi di “Messa alla prova” attraverso una maggior sviluppo della

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., PROVINCIA, A.S.L.,

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GLOBALITÀ DEI PROFILI rete delle associazioni e del confronto con i servizi locali.

UFFICIO DEL PIANO

AZIONI STRUTTURALI • Costruzione della rete di risorse pubbliche e private che si fanno carico del minore autore di reato. Durata 12 mesi.

• Costruzione dei progetti di presa in carico

del minore.

TERZO SETTORE, SERVIZI SOCIALI., PROVINCIA, ENTI LOCALI, SERVIZI SOCIALI, A.S.L. UFFICI DEI PIANI DI ZONA DEI DISTRETTI.

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8. INTEGRAZIONE CITTADINI STRANIERI – INTERCULTURA

Per il nostro territorio, caratterizzato da un’alta percentuale di cittadini stranieri, il Centro Interculturale, come citato nel documento di programmazione della Provincia di Mantova, “con i suoi servizi mirati alla formazione e coordinamento degli operatori di sportello di segretariato, all’alfabetizzazione, alla mediazione linguistico culturale, all’aggiornamento e formazione e all’osservazione del fenomeno migrante” è partner indispensabile nella programmazione e progettazione di politiche sociali per l’immigrazione. Si tratta di un’area di intervento che consideriamo trasversale a tutta la programmazione del welfare locale. Nello specifico la prossima triennalità sarà caratterizzata dall’ avvio di una cabina di regia distrettuale coordinata dal Piano di zona e dal Centro Interculturale della Provincia di Mantova, che si occupi dell’integrazione dei cittadini stranieri in tutti i suoi aspetti: - amministrativo-burocratici; - socio-educativi-relazionali; - abitativi/lavorativi; - di coesione sociale. Di volta in volta, e in base all’argomento da affrontare, questo gruppo stabile di lavoro si confronterà in modo continuativo con tutti gli attori del territorio. Auspichiamo entro la fine del triennio di poter stendere un protocollo d’intesa con i reciproci compiti.

Il dossier statistico 2010 sull’immigrazione di Caritas/Migrantes, riprendendo un documento del Governo “Identità e incontro” sottolinea la necessità che immigrazione e integrazione debbano andare di pari passo e rappresentino l’obiettivo di un modello di integrazione tutto italiano. Il documento si spinge oltre, e tenta di individuare cinque assi fondamentali di intervento: - l’educazione e l’apprendimento della lingua e dei valori; - il lavoro e la formazione professionale; - l’alloggio e il governo del territorio; - l’accesso ai servizi essenziali; - l’attenzione ai minori e alle seconde generazioni. Anche se l’immigrazione non è piu’ un fenomeno nuovo e moderno per lo stato Italiano e nello specifico per il nostro territorio, ci troviamo ancora di fronte ad una strutturazione dei servizi emergenziale, poco coordinata e parcellizzata; che non favorisce la costruzione di uno spirito di coesione sociale necessaria all’integrazione.

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Partendo da questa riflessione il nostro territorio intende sviluppare una serie di azioni con l’obiettivo nel tempo di costituire una “equipe multiculturale distrettuale”quale cabina di regia della progettazione locale.

OBIETTIVI

AZIONI

COLLABORAZIONI

Favorire l’integrazione dei minori stranieri e delle loro famiglie nella scuola e nei servizi pubblici e privati del territorio.

- Consolidare il servizio di mediazione linguistico culturale attivo nelle scuole e nei servizi sociali dell’ambito- utilizzando al meglio tutte le opportunità formative- di aggiornamento e di supervisione offerte dal Centro Interculturale della Provincia di Mantova; - Apertura dello sportello di consulenza periodico per le insegnanti impegnate nel insegnamento della lingua italiana come Lingua 2; - Partecipazione dell’ufficio del piano, di un referente del Centro Interculturale e del coordinatore della mediazione linguistico culturale al tavolo mensile delle funzioni strumentali intercultura –quale luogo di condivisione di prassi operative per l’accoglienza dei minori e delle loro famiglie nella scuola; - coordinare i corsi di alfabetizzazione per adulti e minori, ad oggi gestiti in autonomia da i singoli Comuni, così da poter progettare in un calendario distrettuale rispettoso delle varie esigenze dei cittadini: orari del corso, sede ecc e facilitare uno scambio di buone prassi.

-Associazione “Equatore- titolare di una convenzione distrettuale per la gestione dello sportello di segretariato sociale e per il coordinamento della Mediazione linguistico culturale; - Centro Interculturale della Provincia di Mantova; -Azienda speciale per la Formazione “Forma” ad oggi incarica per l’intero distretto i Mediatori linguistico culturali; - La rete delle scuole per l’intercultura; - Enti (Centro Eda), associazioni (control lab, “Marta Tana”, le Caritas parrocchiali e diocesana), cooperative (Giardino dei Viandanti) impegnate nell’alfabetizzazione dei minori e degli adulti; - la rete dei servizi pubblici e privati di volta in volta coinvolti - Asl- Azienda Ospedaliera- Aspam- Gli Enti locali.

Facilitare un processo inclusione sociale dei cittadini stranieri residenti nel nostro territorio. * Importante base di partenza la ricerca sulle seconde generazioni in fase di conclusione nel Comune di Castiglione delle Stiviere con spunti di riflessione e azioni che potranno contaminare tutto il distretto .

- Consolidare l’apertura degli sportelli di segretariato sociale per stranieri, nei Comuni dell’ambito- dopo 10 anni dalla loro apertura riteniamo fondamentale ragionare con i soggetti interessati sulle prospettive di sviluppo del servizio che nel tempo ha consolidato delle abilità e competenze burocratiche- amministrative, con la necessità di sviluppare azioni di comunità che favoriscano una reale integrazione dei cittadini stranieri. - partecipazione al progetto della Provincia di Mantova relativamente all’attivazione degli sportelli badanti- per favorire l’incontro domanda e offerta di assistenza familiare.

- Assoc. “Equatore; - Centro Interculturale della Provincia di Mn; - Associazione “Marta Tana”, le Caritas parrocchiali e la Caritas Diocesana; -Azienda speciale per la Formazione “Forma”; - comunità di stranieri; -libere associazioni di cittadini e di volontariato del territorio; - l’intera comunità. -la rete dei servizi pubblici e privati di volta in volta coinvolti - Asl- Azienda Ospedaliera- Aspam- gli Enti locali.

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9.FORMAZIONE DEL PERSONALE E VALUTAZIONE Come riportato nelle schede di programmazione territoriale della Provincia è obiettivo del triennio 2012-2014: - sostenere la programmazione locale, il consolidamento dei servizi e lo sviluppo armonico dell’unità d’offerta sociale nella provincia di Mantova. Nello specifico vorremmo realizzare, nel nostro distretto, con la collaborazione delle Provincia i seguenti obiettivi: - accompagnare, con moduli formativi diversi, integrati e flessibili i coordinamenti istituzionali, l’ufficio del piano, gli operatori del servizio sociale professionale, i responsabili di servizio e gli amministrativi nello studio di fattibilità di forme di gestione associata della funzione sociale; - sostenere territorialmente, attraverso le equipe, gli operatori del servizio sociale professionale, nella realizzazione degli obiettivi del presente piano di zona; - garantire la formazione permanente agli operatori sociali dei servizi sociali attivi in provincia: dagli educatori degli asili nido, alle assistenti sociali - l’avvento dell’accreditamento anche nel sociale, obbliga gli enti accreditati a fare formazione; sarebbe interessante che questa partita venisse gestita dalla Provincia con l’obiettivo di garantire un miglioramento qualitativo dell’unità d’offerta sociale. Infine la Provincia potrebbe sostenere e promuovere a livello provinciale l’avvio di una formazione per i sei distretti di riferimento dei piani di zona, con l’obiettivo di creare una equipe stabile provinciale degli uffici del piano, coordinata dalla Provincia e aperta ai rappresentati dei singoli territori siano essi tecnici che politici (con moduli flessibili di formazione) a supporto della programmazione locale, così da favorire uno sviluppo armonico dei servizi nella Provincia di Mantova. Tanti potrebbero essere i temi aperti.

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PIANO DELLE RISORSE

2012 2013 2014FONDO SOCIALE REGIONALE (EX CIRCOLARE 4) 440.000,00 440.000,00 440.000,00 FONDO PER LE NON AUTOSUFFICIENZE - - - FONDO NAZIONALE POLITICHE SOCIALI 129.409,00 129.409,00 129.409,00 TRASFERIMENTI DEI COMUNI 538.000,00 538.000,00 538.000,00 TRASFERIMENTI DA PROVINCIA 20.000,00 20.000,00 20.000,00 SPONSORIZZAZIONI 10.000,00 10.000,00 10.000,00

TOTALE ENTRATE 1.137.409,00 1.137.409,00 1.137.409,00

2012 2013 2014Servizi sociale di base e Tutela minori 532.000,00 532.000,00 532.000,00 Integrazioni Servizi sociali (Circ. 4) 275.000,00 275.000,00 275.000,00 Integrazioni Servizi Disabili (Circ. 4) 165.000,00 165.000,00 165.000,00 Convenzioni per servizi su territorio 53.409,00 53.409,00 53.409,00 Fondo tutela minori/adozioni Asl 7.000,00 7.000,00 7.000,00 Fragilità: buoni lavoro 20.000,00 20.000,00 20.000,00 Mediazione culturale e Alfabetizzazione 20.000,00 20.000,00 20.000,00 Servizi di base per il Distretto 5.000,00 5.000,00 5.000,00 Screening scolastico 10.000,00 10.000,00 10.000,00 Funzionamento Ufficio del Piano 50.000,00 50.000,00 50.000,00

TOTALE SPESE 1.137.409,00 1.137.409,00 1.137.409,00

- - -

Il trasferimento da parte dei comuni è pari ad Euro 7,50 ad abitante per un totale di Euro 538.000,00.Il Comune di Castiglione integra la quota fino al raggiungimento dei 538.000,00 euro complessivi.Di questi, 532.000,00 sono destinata alla gestione del Servizio sociale professionale di base e tutela minori.Euro 6.000,00 sono invece destinati alla Asl per la gestione del servizio convenzionato Adozioni.La previsione per il Fondo sociale regionale è stimata sull'importo del 2011

PREVISIONE ENTRATE TRIENNIO 2012/2014

PREVISIONE SPESE TRIENNIO 2012/2014