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Piano di Zona 2012 - 2014 pianodizona2012-2014.doc Comunità locale e nuovo welfare Il governo delle risorse Piano di Zona 2012-2014 Approvato dall’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito territoriale di Seriate in data 14 marzo 2012 Allegato A

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2014 pianodizona2012-2014.doc

Comunità locale e nuovo welfare

Il governo delle risorse

Piano di Zona 2012-2014

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito territoriale di Seriate

in data 14 marzo 2012

Allegato A

Piano di Zona 2012-2014 pag 3 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Indice

Prologo provinciale .............................................................. 4

Premessa ..........................................................................22

Cap. 1 – Descrizione dell’Ambito territoriale ...........................25

Cap. 1.1 – Dati anagrafici ...............................................25

Cap. 1.2 – La spesa sociale dei Comuni dell’Ambito ............38

Cap. 2 – Dati di analisi e valutazione Piano di Zona 2009-2011 ..41

Cap. 3 – Programmazione....................................................47

Cap. 3.1 – Finalità generali… ...........................................48

Cap. 3.1.1 – Finalità generale 1................................. 50

Cap. 3.1.2 – Finalità generale 2................................. 51

Cap. 3.1.3 – Finalità generale 3................................. 54

Cap. 3.1.4 – Finalità generale 4................................. 57

Cap. 3.1.5 – Finalità generale 5................................. 58

Cap. 3.2 – Finalità specifiche...........................................60

Cap. 3.2.1 – Finalità specifica 1 ................................. 60

Cap. 3.2.2 – Finalità specifica 2 ................................. 61

Cap. 3.2.3 – Finalità specifica 3 ................................. 63

Cap. 3.2.4 – Finalità specifica 4 ................................. 65

Cap. 4 – Impianto organizzativo ...........................................67

Cap. 5 – I servizi a gestione associata ...................................71

Cap. 6 – Piano economico – finanziario ..................................74

Cap. 7 – Conclusioni ...........................................................77

Appendice – Normativa di riferimento....................................78

Prologo provinciale - Piano di Zona 2012-2014 pag 4 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Prologo provinciale

PROLOGO PROVINCIALE PIANI DI ZONA

2012-2014

Bergamo, marzo 2012

UFFICIO SINDACI Via Gallicciolli, 4 - 24121 Bergamo - tel. 035.385383-4-5 / fax 035.385089 / Cell. 3351834092

e-mail: [email protected]

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10 ANNI DI PIANI DI ZONA

In questi anni si è assistito a una ridefinizione del concetto di welfare nel quadro costituzionale

delle competenze: dall’approvazione della Legge 328/2000, che disponeva la programmazione

di politiche sociali di Ambito, all’emanazione della Legge regionale 3/2008, che ha portato

all’accelerazione del processo di revisione e di riforma dei compiti degli Enti Locali.

Il contesto demografico, le fragilità familiari, le condizioni di precarietà occupazionale, l’impatto

della condizione migratoria: sono tutte variabili che hanno determinato un quadro

generalizzato di vulnerabilità, caratterizzato da una crescita esponenziale della domanda

sociale di tutela e da un continuo aumento del divario tra esigenze e possibilità di intervento;

tutto ciò amplificato, inoltre, dalla frammentazione delle risorse e degli interventi dei diversi

attori che agiscono nel sistema di protezione sociale.

In provincia di Bergamo questi processi hanno interessato sia il versante della

programmazione delle politiche sociali sia il versante relativo alla loro effettiva realizzazione: a

partire già dalla prima triennalità dei Piani di Zona dei 14 Ambiti Territoriali della provincia di

Bergamo del 2002, la combinazione tra le indicazioni normative e le specificità locali hanno

dato vita ad un sistema di welfare territorialmente diversificato.

L’assunzione stessa del principio di sussidiarietà ha portato con sé dilemmi che hanno definito

esiti differenziati, derivanti da un mandato normativo non sempre chiaro e dall’adattamento

del sistema complessivo a variabilità, esigenze e capacità dei contesti locali.

La sovrapposizione di più livelli di competenza in cui responsabilità e compiti si suddividono in

uno stesso ambito di intervento, ha ampliato gli spazi della discrezionalità decisionale: il

rischio, in questa dimensione, diventa quello di sancire, dal punto di vista istituzionale, la

diseguaglianza dei cittadini.

La recente crisi economica del Paese, con il conseguente drastico ridimensionamento dei fondi

per le politiche sociali e dei trasferimenti agli Enti Locali, incide profondamente sulla

programmazione sociale dei Piani di Zona 2012-2014.

Il documento “Politiche sociali per lo sviluppo del welfare locale”, approvato dalla Conferenza

dei Sindaci il 15 dicembre 2011, indica la prospettiva di un ripensamento dell’intervento

pubblico e del ruolo delle Amministrazioni comunali nella funzione di programmazione degli

interventi sociali e nel tentativo di organizzare un welfare territoriale tramite una

ridistribuzione di funzioni, compiti e spazi di autonomia decisionale tra i vari livelli istituzionali,

tecnici ed operativi.

Il prologo provinciale ai 14 Piani di Zona traduce, in una dimensione tecnica ed operativa, le

indicazioni emerse nel documento dei Sindaci, prevedendo lo sviluppo di un sistema di

protezione sociale in una cornice di senso così sintetizzabile:

Prologo provinciale - Piano di Zona 2012-2014 pag 6 di 81

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Comune: luogo in cui si riconosce il livello identitario del cittadino, in cui si esercita la

prossimità degli interventi, in cui si attiva il capitale sociale e relazionale del territorio

garantendo la coesione sociale della comunità locale;

Ambito Territoriale: luogo dell’associazione dei Comuni, del raccordo e della cura della rete

sociale, dell’individuazione delle priorità di destinazione delle risorse e della

programmazione condivisa degli interventi. E’ anche lo spazio dell’investimento sul capitale

professionale, sui processi di integrazione e del prendersi cura di situazioni complesse,

nonché della capacità di utilizzare economie di scala.

Conferenza dei Sindaci: luogo di sintesi e di proposta di una possibile direzione provinciale

condivisa in relazione alle politiche sociali, con il fine ultimo di costruzione di un sistema di

protezione sociale in grado di garantire uniformità di intenti e prospettive nel territorio. La

Conferenza deve garantire la rappresentatività e la capacità di fare sistema dei Comuni

nello sviluppo relazionale e negoziale con gli altri attori del sistema sociale.

Nella consapevolezza di una prospettiva normativa incerta ed in continua evoluzione, emerge

la convinzione che la modalità più costruttiva per affrontare questo momento di crisi risieda

nella ricerca di soluzioni di sistema che possano garantire ai Comuni l’esercizio della funzione

pubblica e pertanto il perseguimento dell’intereresse generale.

Nell’area socio-assistenziale questo si esplica attraverso scelte che, al fine di garantire i diritti

civili e sociali dei cittadini, dovranno sempre più caratterizzarsi in termini di:

Sistema - la costruzione di un welfare plurale necessita del contributo di molti e non potrà

essere più prerogativa di un unico Ente o Amministrazione;

Organizzazione - le politiche territoriali per essere implementate vanno condivise tramite la

valorizzazione dell’associazione tra Comuni e quindi attraverso l’Ambito Territoriale;

Risorse - è necessaria un’oculata qualificazione della spesa sociale complessiva dei Comuni

non potendo ipotizzare, ad oggi, un suo incremento; si aggiunge l’esigenza di includere la

valutazione delle condizioni reddituali e patrimoniali nell’accesso ai servizi.

Per trasformare in risorse economiche il capitale sociale e relazionale costruito in questi anni,

serve un insieme di processi a sostegno di un sistema che appartiene non solo ai Comuni ma

alla società tutta.

In questa direzione e come premessa generale, il prologo fotografa l’attuale situazione

demografica ed epidemiologica corredata dai dati di conoscenza dell’attuale situazione dei

servizi e delle risorse presenti nei 14 Ambiti Territoriali, nell’ottica degli interventi e della

gestione associata da questi attuati.

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Segue una sezione programmatica che definisce tre obiettivi strategici del triennio:

1. incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi nell’area socio-

assistenziale;

2. ampliamento dei settori di integrazione con i diversi attori del sistema di welfare locale;

3. reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità della progettualità sociale degli

Ambiti Territoriali.

E’ indispensabile, in questa dimensione, imparare a comprendere e gestire nuove criticità e

nuovi saperi per trovare un possibile orientamento: coloro che si interfacciano ai servizi sociali

sono portatori non solo di diritti, ma anche di risorse, e in questa prospettiva la crescita e la

coesione della comunità locale sono l’oggetto centrale di impegno della funzione sociale.

Prologo provinciale - Piano di Zona 2012-2014 pag 8 di 81

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IL QUADRO DELLE CONOSCENZE

Evoluzione demografica

La popolazione presente a gennaio 2011 in provincia di Bergamo è costituita da un totale di

1.098.740 residenti, di cui 544.677 uomini e 554.063 donne (dati ISTAT 1/1/2011). Il saldo

naturale positivo (+2.795), congiuntamente ad un saldo migratorio ancor più positivo

(+8.741), ha determinato, anche nel corso del 2010, un aumento della popolazione.

La struttura demografica presenta un indice di vecchiaia pari a 121,80 con un peggioramento rispetto all’anno precedente (pari a 114,2): tale indice rimane comunque inferiore sia rispetto a quello di Regione Lombardia, sia rispetto a quello nazionale (entrambi pari a 141).

Fonte: Osservatorio Socio Sanitario ASL di Bergamo su dati 2010

La presenza di cittadini di origine straniera appare radicarsi sempre più: i maschi costituiscono

il 12% della popolazione maschile provinciale, le femmine il 10%. Il tasso di natalità della

popolazione straniera residente nella provincia di Bergamo (24‰ stranieri residenti) è

superiore ai corrispettivi indici regionale (20‰) e italiano (17,1‰). I tassi di fecondità delle

donne bergamasche rispetto alle donne straniere residenti sono inferiori della metà (34,6 vs

86,5).

Fonte: Osservatorio Socio Sanitario ASL di Bergamo su dati 2010

Tasso natalità

Indice di vecchiaia

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I dati riportati evidenziano una notevole eterogeneità del territorio provinciale rispetto a gran

parte degli indici considerati, al punto che gli Ambiti Territoriali risultano classificabili in tre

gruppi omogenei per comportamento degli indicatori demografici. Si veda in proposito il

diagramma a dispersione presentato nel grafico precedente, in cui sono riportati i valori degli

indici di vecchiaia e dei tassi di natalità per singolo Ambito.

Il primo gruppo è composto dagli Ambiti Territoriali di Dalmine, Romano di Lombardia, Valle

Cavallina, Basso Sebino, Isola Bergamasca e Valle San Martino, Treviglio, Seriate, Grumello; il

secondo gruppo da Alto Sebino, Valle Seriana Superiore, Valle Seriana, Bergamo, Valle

Imagna; il terzo gruppo dalla Valle Brembana.

Si può individuare un andamento progressivo degli indicatori, dal primo gruppo al terzo

gruppo, caratterizzato congiuntamente da una diminuzione della popolazione giovane e di

quella in età produttiva nonché da un aumento della popolazione anziana.

Nel quadro epidemiologico generale si rileva, anche a seguito dell’innalzamento dell’età, un

continuo ampliamento delle persone in condizione di fragilità, con particolare riferimento a

soggetti affetti da patologie cronico-invalidanti in forme differenziate in termini di gravità ma

caratterizzate per la gran parte da pluripatologie.

In questo contesto il concetto di cura si amplia notevolmente e aumentano sempre più le

categorie di persone portatrici di bisogni assistenziali e sociali.

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I servizi e gli interventi

Secondo quanto stabilito dalla legge 328/00 e dalla legge regionale 3/2008, i Comuni singoli o

associati sono titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali svolti a

livello locale.

Di seguito sono sintetizzate le principali aree di intervento:

AREA DI INTERVENTO

FINALITÀ DI INTERVENTO

TIPOLOGIE DI PRESTAZIONE

Cittadinanza

Servizi sociali che si rivolgono a più tipologie di utenti: attività generali svolte dai Comuni e costi sostenuti per esenzioni e agevolazioni offerte agli utenti delle diverse aree.

Pronto intervento sociale. Segretariato sociale. Servizio sociale professionale, sostegno al reddito, contributi per alloggio, mensa e trasporto.

Famiglia e minori

Interventi e servizi di supporto alla crescita dei figli e alla tutela dei minori.

Sostegno educativo scolastico. Sostegno socio-educativo territoriale e/o domiciliare, affido. Servizi semiresidenziali: asili nido, ludoteche, centri di aggregazione per bambini e ragazzi, centri diurni estivi. Servizi residenziali: case famiglia, comunità alloggio, appartamento. Contributi scolastici per mensa e trasporto.

Disabilità

Interventi e servizi a cui possono accedere utenti con problemi di disabilità fisica, psichica o sensoriale

Servizio educativo domiciliare. Sostegno socio-educativo scolastico, accompagnamento e trasporto scolastico, voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari, mensa, trasporto. Servizi semiresidenziali: centri diurni, soggiorni estivi. Laboratori protetti. Inserimento lavorativo. Servizi residenziali: case alloggio,residenze disabili.

Anziani

Interventi e servizi mirati a migliorare la qualità della vita delle persone anziane, nonché a favorirne la mobilità, l’integrazione sociale e lo svolgimento delle funzioni primarie. In quest’area, anche i servizi e gli interventi a favore di anziani affetti dal morbo di Alzheimer e le prestazioni rivolte agli anziani non autosufficienti.

Voucher, assegni di cura o buoni socio-sanitari, mensa, trasporto sociale, telesoccorso, teleassistenza, fornitura di pasti e/o lavanderia a domicilio, centri sociali e di aggregazione, soggiorni estivi. Assistenza domiciliare. Assistenza domiciliare integrata. Servizi semiresidenziali: centri diurni. Servizi residenziali: case di riposo.

Salute Mentale

Interventi e servizi per l’integrazione sociale e lavorativa.

Inserimento lavorativo. Sostegno al reddito. Contributi per l’alloggio. Residenzialità leggera.

Dipendenze

Interventi e servizi rivolti a persone dipendenti da alcool e droghe.

Inserimento lavorativo. Sostegno al reddito. Contributi per l’alloggio.

Immigrazione

Interventi e servizi finalizzati all’integrazione sociale, culturale ed economica degli stranieri.

Servizi residenziali: case famiglia, appartamento. Inserimento lavorativo. Percorsi formativi.

Povertà e

disagio adulti

Interventi e servizi per ex detenuti, donne maltrattate, persone senza fissa dimora, indigenti e persone in difficoltà non comprese nelle altre aree.

Mensa e trasporto sociale. Inserimento lavorativo: borsa lavoro. Servizi residenziali: dormitori,appartamenti protetti.

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Le tipologie di intervento sopra esposte possono essere ricomprese nei cinque Livelli Essenziali

di Assistenza Sociale (LIVEAS) indicati nella L.328/00:

servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazione e consulenza

al singolo e ai nuclei familiari;

servizio di pronto intervento sociale per le situazioni di emergenza personali e

familiari;

assistenza domiciliare;

strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con fragilità sociali;

centri di accoglienza residenziali o diurni a carattere comunitario.

Il legislatore nazionale non ha ancora dato una definizione circoscritta dei LIVEAS per una

complessa serie di motivi, tra cui: la mancanza di indicazione rispetto all’assunzione di oneri

economici, la natura stessa delle prestazioni e servizi strettamente legati ai bisogni specifici dei

destinatari e alla loro situazione personale, la forte disomogeneità territoriale nella tipologia e

nella distribuzione dei servizi esistenti a livello locale, la mancanza di standard minimi comuni

ed infine le caratteristiche socio-demografiche della popolazione differenziate a livello

nazionale.

Le risorse

Nell’ultimo decennio, l’incremento dei bisogni della popolazione e il maggior ruolo affidato agli

enti locali dalle riforme di decentramento istituzionale hanno fatto sì che la spesa sociale

subisse un continuo incremento: per garantire gli interventi descritti nel paragrafo precedente

la spesa sociale complessiva dei 244 Comuni è infatti passata dagli 89.942.592,43€ del 2004 ai

130.351.138,53€ del 2010 che, a livello di spesa procapite si traduce in un passaggio dagli

89,60 € del 2004 ai 119,90 € del 2010.

Il dato rappresenta una media a livello provinciale che poi si differenzia nei 14 Ambiti

Territoriali. Così come rappresentato nel grafico seguente vediamo come si passi dai 2 Ambiti

la cui spesa procapite non supera gli 85€ agli ultimi tre ambiti la cui spesa procapite supera i

150€, ben oltre quindi la media provinciale.

0

1

2

3

sino a 85 da 86 a 100 da 100 a 115 da 116 a 130 da 130 a 150 oltre 150

Grafico: Spesa pro capite per il sociale degli Ambiti Territoriali anno 2010

media provinciale € 119,90

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A livello provinciale i servizi per i quali si investe di più sono quelli relativi a famiglia e minori,

seguiti dai servizi per disabili.

Il grafico che segue ci mostra invece i canali di finanziamento a copertura della spesa si La

spesa sociale comunale è finanziata da risorse proprie degli enti locali, da finanziamenti

pubblici (fondi nazionali e regionali) o dalla compartecipazione alla spesa da parte degli utenti.

Di seguito l’incidenza percentuale dei vari canali di finanziamento percentuale rispetto alla

spesa sociale.

FNA3,47%

QUOTA COMUNI67,92%

Provincia0,17%

Altre entrate5,18%

Fondo Intesa Famiglia

1%

AltriFondi Regionali

1%

FRS7,00%

FNPS3,18%

Fondo Intesa Nidi

1% Utenza10,73%

Grafico: canali di finanziamento a copertura della spesa sociale

Naturalmente quello presentato è il quadro a livello provinciale. Nei singoli Ambiti e Comuni la

situazione varia sensibilmente.

Disabili25,52%

Minori-famiglia29,75%

Emarginazione povertà3,99%

Immigrazione1,04%

Salute mentale0,65%

Dipendenze 0,14%

Servizi sociosanitari integrati11,07%

Servizio sociale e segretariato

9,93%

Udp e gestione associata

1,59%

Accreditamento 0,03%

Anziani15,17%

Fondo di solidarietà

1,13%

Grafico: le voci di spesa per le principali aree di intervento anno 2010

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Forme di gestione

La gestione del Piano di Zona ha avuto, dal varo della legge 328/00 ad oggi, un’evoluzione

notevole: basti pensare che nel nostro territorio si è passati da una situazione, anno 2002, in

cui la programmazione zonale era gestita da 9 Comuni capofila e 5 Comunità Montane, alla

situazione odierna, in cui i 14 Piani di Zona si sono differenziati in relazione all’eterogeneità dei

territori.

Enti gestori Piani di Zona, anno 2010

Comune n. 4

Comunità Montana n. 4

Società n. 1Consorzio n. 1

Aziende speciali n. 4

Nei vari Ambiti diversa è poi la forma di erogazione dei principali servizi. La tabelle seguente ci

da un’idea di come alcuni di questi, pur essendo presenti in tutti i 14 Ambiti abbiano forme di

erogazione totalmente diverse. La tendenza in questi anni è stata quella di incrementare la

forma associata.

Area di intervento

Servizio Forma di erogazione N° Ambiti

(sui 14 totali) Forma singola 6

Forma associata 3 Segretariato

sociale Forma mista 5

Forma singola 4 Forma associata 2

Cittadinanza

Servizio sociale professionale

Forma mista 8

Forma singola 9 Comuni

appartenenti a diversi Ambiti, gestiscono il servizio di tutela

Forma associata 14 Tutela minori

Forma mista 0 Forma singola 2

Forma associata 11

Minori e famiglia

ADM

Forma mista 1 Forma singola 5

Forma associata 5 Disabili SADH o ADH

Forma mista 4 Forma singola 5

Forma associata 2 Anziani e

domiciliarità SAD

Forma mista 7

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Le risorse impiegate I grafici seguenti mostrano come il 24% dei 130.000.000€ spesi dai 244 Comuni bergamaschi

per le politiche sociali venga programmato e speso in forma associata mentre il restante 76%

è gestito, in autonomia, dalle singole amministrazioni comunali.

Anche questi dati però si differenziano notevolmente a livello territoriale. Il grafico seguente

infatti ci mostra che solo 4 Ambiti hanno una percentuale di compartecipazione dei Comuni alla

gestione associata che si allinea alla media provinciale, per i restanti 10 la situazione è ben

diversa. Per 3 Ambiti la quota di compartecipazione si attesta tra il 10% e il 20%.

Grafico: Compartecipazione dei Comuni alle risorse associate del Piano di Zona anno 2010.

spesa a gestione associate PdZ

24%

€ 31.284.273,24

spesa a gestione comunale76%

€ 99.066.865,28

altre entrate 6,69% € 2.092.917.87

quota comuni 44,32%

€ 13.865.189,89

trasferimenti regionali e nazionali

48,99% € 15.326.165.46

€130.351.138,53

0

1

2

3

4

0% - 10% 10% -20%

20% -30%

30% -40%

40% -50%

50% -60%

60% -70% oltre

Media provinciale

44,32%

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GLI OBIETTIVI Provinciali dei Piani di zona 2012-2014 Tre sono gli obiettivi strategici, per il triennio, a livello provinciale:

1. Incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi nell’area

socio-assistenziale; 2. Ampliamento dei settori di integrazione con i diversi attori del sistema di welfare locale;

3. Reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità delle progettualità sociale degli

Ambiti Territoriali.

AZIONI DI SISTEMA

Dotazione del software gestionale per i servizi sociali ai 14 Uffici di Piano

Entro il primo anno del Piano di Zona

Sviluppo del sistema informativo unico per i servizi sociali nei 14 Ambiti Territoriali e nei 244 Comuni della provincia di Bergamo

Dotazione del software gestionale per i servizi sociali ai 244 Comuni della provincia di Bergamo

Entro la triennalità del Piano di Zona

Accreditamento delle Unità d’offerta sociali

Prosecuzione del lavoro di definizione ed accreditamento delle diverse Unità d’offerta a livello territoriale in una cornice di uniformità provinciale

Entro la triennalità del Piano di Zona

OBIETTIVO STRATEGICO N. 1

Incremento della sinergia e del raccordo delle strategie e degli interventi nell’area socio-assistenziale

L’esperienza del prologo ai Piani di Zona 2009-2011 ha dimostrato che, pur avendo incontrato criticità, la ricomposizione provinciale ha permesso di ottenere risultati su vari fronti soprattutto nel favorire luoghi di sintesi e di ricomposizione del frammentato universo dell’area sociale e nel restituire una maggiore uniformità e una più incisiva valenza operativa al senso di rappresentanza provinciale anche in ottica negoziale.

AZIONE RISULTATO ATTESO Costruire condizioni logistiche, motivazionali ed organizzative atte a sostenere processi decisionali condivisi.

Produzione di linee guida provinciali e modelli di lavoro uniformi per gli interventi e la lettura del bisogno sociale.

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Progetti provinciali nell’area della marginalità sociale

Definire, in sinergia con i 14 Ambiti Territoriali della provincia di Bergamo, una progettualità complessiva ed istituzionalmente sostenibile a favore degli interventi di contrasto alla povertà e ai fenomeni di grave marginalità sociale, con particolare riguardo alle aree di azione sviluppate dai bandi promossi in collaborazione con la Fondazione della Comunità Bergamasca.

Entro il primo anno del Piano di Zona, ridefinizione dell’accordo con la Fondazione della Comunità Bergamasca. Entro la triennalità del Piano di Zona, la progettualità complessiva.

Attività promozionali e preventive a favore degli Ambiti Territoriali

Attivazione di raccordi utili al fine di sviluppare nei diversi Ambiti attività di prevenzione e promozione di iniziative a carattere sociale, anche attraverso bandi regionali o locali (es.: carovana per la famiglia)

Durante la triennalità del Piano di Zona,

OBIETTIVO STRATEGICO N. 2

Ampliare i settori d’integrazione con i diversi attori del sistema di welfare locale

In presenza di problematiche complesse non è pensabile ridurre le soluzioni all’interno di schemi rigidi, lineari o meramente procedurali: integrare significa condividere una rappresentazione comune delle criticità e distinguere sfere di competenza ricomponendo possibilmente il meccanismo decisionale e il sistema dei vincoli in una dimensione di governance condivisa dei problemi e delle possibili soluzioni. Nell’esperienza della triennalità precedente del prologo ai Piani di Zona 2009-2011, la capacità di integrazione e di “fare rete” con i diversi attori sociali ha consentito agli Ambiti Territoriali di divenire gestori, per conto di altri ma su obiettivi comuni, di risorse aggiuntive per il sistema sociale di competenza per circa 2.316.800,00 €.

AZIONE RISULTATO ATTESO

Implementare i luoghi e le occasioni atte a favorire processi d’integrazione che facilitano funzioni e servizi producendo modalità d’intervento concordate ed economie gestionali.

Produrre maggiore integrazione con gli altri attori del sistema. Sostenere la capacità degli Ambiti Territoriali di intercettare e gestire risorse indirizzate al benessere sociale della comunità locale.

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AZIONI DI SISTEMA

Compartecipazione: definizione di linee guida provinciale per la compartecipazione dell’utenza ai costi delle principali unità d’offerta socio assistenziali e socio sanitarie.

Entro la triennalità del Piano di Zona

Conciliazione Tempi di vita e Lavoro: favorire i processi condivisi attraverso la rete del Piano di Azione Territoriale per la Conciliazione che coinvolge vari enti appartenenti alla provincia Bergamasca proponendo gli Ambiti Territoriali quali realizzatori delle azioni rivolte alle comunità locali.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Dispersione scolastica: azioni condivise per la gestione del fenomeno della dispersione scolastica con la regia della Provincia di Bergamo all’interno della rete territoriale con la possibilità per gli Ambiti Territoriali di attivare progetti individualizzati.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Minori stranieri non accompagnati: Protocollo d’intesa per la definizione di buone prassi in merito all’affidamento dei minori stranieri non accompagnati e dei minori in affidamento a stranieri regolarmente soggiornanti con Prefettura, Questura di Bergamo,Tribunale per i Minorenni di Brescia,Giudice Tutelare di Bergamo e sua applicazione a valere per tutti gli Ambiti Territoriali.

Entro il primo anno dei Piani di Zona sottoscrizione e attuazione Protocollo

Integrazione area interistituzionale

Appalti pubblici per i servizi socio-sanitari, assistenziali ed educativi: sottoscrizione e applicazione Protocollo d'intesa per l'utilizzo di "buone prassi" con la possibilità di usufruire di linee guida condivise nonché di una commissione valutativa e di garanzia in merito alle gare d’appalto promosse dagli Enti Locali.

Entro il primo anno del Piano di Zona sottoscrizione Protocollo

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Accesso ai servizi: implementazione della rete informativa PUOI; partecipazione ai processi di standardizzazione della modulistica di accesso alle unità d’offerta socio-sanitarie.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Tutela minori: costruzione di linee guida provinciali con l’ASL per la collaborazione degli Ambiti Territoriali con i Consultori familiari e, in particolare, per la definizione del ruolo dello psicologo in merito ai casi di tutela minori.

Entro il primo anno dei Piani di Zona

Domiciliarità e continuità delle cure: implementazione dell’integrazione tra Ambito Territoriale e Distretto socio sanitario per la gestione della domiciliarità e della continuità delle cure attraverso lo spazio organizzativo del CeAD (Centro per l’Assistenza Domiciliare).

Durante il primo anno del Piano di Zona

Protezione giuridica: collaborazione per la consulenza e la formazione rispetto alle forme di protezione giuridica con particolare attenzione alla funzione dell’Amministratore di sostegno con una sua estensione a livello di Ambiti Territoriali.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Integrazione area socio-sanitaria (di competenza ASL)

Dipendenze e Prevenzione: partecipazione alla Commissione Prevenzione del Dipartimento Dipendenze ASL e attivazione degli Ambiti per la promozione sul territorio delle campagne preventive.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Educazione alla salute e piani di prevenzione: sostegno locale e partecipazione alle campagne locali di promozione della salute e di stili di vita sani.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Dimissioni protette: revisione ed aggiornamento dei protocolli per le dimissioni protette tra ASL, Aziende Ospedaliere, Ambiti Territoriali, con valutazione in merito all’efficacia e alle ricadute operative sul territorio.

Entro il primo anno dei Piani di Zona

Integrazione area sanitaria (di competenza ASL e Aziende Ospedaliere)

Salute Mentale e Neuropsichiatria infantile: partecipazione agli Organismi di Coordinamento per la Salute Mentale e per la Neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza al fine di implementare ed organizzare una possibile rete territoriale di sostegno.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Prologo provinciale - Piano di Zona 2012-2014 pag 19 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Piano provinciale disabili: partecipazione degli Ambiti Territoriali ai percorsi definiti dal Piano provinciale disabili attraverso la presenza ai tavoli territoriali e alla costante collaborazione con la Provincia di Bergamo in merito alle singole azioni intraprese.

In linea con le scadenze del Piano stesso

Integrazione area lavorativa (di competenza della Provincia di Bergamo)

Famiglia – Lavoro: rinnovo dell’intesa con la Provincia di Bergamo per la gestione da parte degli Ambiti Territoriali di un fondo per le famiglie colpite dalla crisi economica.

In attesa delle decisioni della Provincia

Integrazione area Terzo settore

Terzo Settore: valorizzazione dei diversi settori del terzo settore attraverso forme di coprogettazione con le realtà delle imprese sociali territoriali e delle organizzazioni di volontariato.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Integrazione area abitativa

Housing sociale: prevedere lo sviluppo di azioni condivise per lo sviluppo di una rete di servizi a favore dei sistemi abitativi destinati a cittadini in difficoltà.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Integrazione area aziendale e Organizzazioni Sindacali

Imprese e Organizzazioni Sindacali: monitorare il processo di costruzione di un sistema di welfare integrativo all’interno degli accordi aziendali.

Durante la triennalità dei Piani di Zona

Prologo provinciale - Piano di Zona 2012-2014 pag 20 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

L’azione trasversale a sostegno dei tre obiettivi qui definiti si sostiene con una costante attività

di formazione con le diverse agenzie del territorio ed in particolare con l’Assessorato alle

Politiche Sociali e Salute della Provincia di Bergamo.

OBIETTIVO STRATEGICO N. 3

Reperimento di risorse aggiuntive per la sostenibilità della progettualità sociale degli Ambiti Territoriali

Si assiste attualmente ad una continua diminuzione dei fondi nazionali e regionali destinati alle politiche sociali, sommata alla riduzione dei trasferimenti agli Enti locali: la crisi che il Paese sta attraversando non sembra essere congiunturale e nonostante gli sforzi di valorizzazione ed ottimizzazione delle risorse, è evidente la necessità di reperire fondi integrativi per il sostegno di progettualità territoriali già in essere e per la programmazione di nuove azioni.

Rispetto all’operatività 2011, al sistema bergamasco vengono a mancare, dei principali trasferimenti nazionali e regionali, circa 10.000.000,00 € per la programmazione sociale del 2012.

AZIONE RISULTATO ATTESO Intraprendere operazioni metodiche, condivise anche dalla società civile e dai diversi attori sociali, di fidelizzazione degli investitori sociali e di fundraising come strumento di consolidamento della cultura della partecipazione e della donazione.

Iniziative che riescano a raccogliere almeno 1.000.000,00 € per sostenere la progettualità degli Ambiti Territoriali.

Prologo provinciale - Piano di Zona 2012-2014 pag 21 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

La responsabilità politica istituzionale della realizzazione di tali obiettivi, in un’ottica sovra

comunale e provinciale, è affidata al Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e ai Presidenti

delle Assemblee Distrettuali dei Sindaci degli Ambiti Territoriali con il supporto della Consulta di

Orientamento L.328/00.

La traduzione tecnico-operativa e il raggiungimento degli obiettivi sono assegnati all’Ufficio

Sindaci e ai Responsabili degli Uffici di Piano, le cui modalità di funzionamento e raccordo sono

già state definite nel Regolamento specifico.

Il quadro delle azioni previste ha un orizzonte triennale; la sua sostenibilità economico-

operativa, ad oggi, è però garantita solamente per l’anno 2012.

Piano di Zona 2012-2014 pag 22 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Premessa

La progettazione sociale dell’ambito di Seriate per il triennio 2012-2014 ha preso avvio da un rigoroso lavoro di analisi e valutazione degli esiti del precedente Piano di Zona, che ha evidenziato le aree di miglioramento da perseguire ed i risultati da consolidare. L’individuazione delle aree strategiche di intervento ha tenuto altresì conto delle indicazioni espresse dalle linee di indirizzo regionali per la programmazione sociale (D.G.R. n. IX/2505 del 16 novembre 2011), finalizzate a costruire un sistema di welfare che valorizzi la centralità e la responsabilità della persona e della famiglia.

La realizzazione del nuovo welfare necessita anzitutto dell’assunzione di un orientamento culturale che sposti l’attenzione dall’offerta alla domanda e che miri alla costruzione di politiche integrate e sussidiarie a partire dalla famiglia, nodo centrale delle politiche sociali regionali.

Le strategie per la costruzione del nuovo welfare richiedono che la programmazione locale:

• si connetta in modo coerente ed efficace con i processi di riforma in corso di attuazione;

• integri il più possibile le politiche pubbliche a livello di ambito territoriale;

• si connoti fortemente in termini di conoscenza, ossia competenza nella lettura e analisi del territorio e del suo capitale sociale, e di sostenibilità, cioè di capacità di costruire interventi che permangono nel tempo. Si tratta di connettere risorse, attori implicati e responsabilità condivise secondo un modello reticolare nel quale l’ente locale svolga un ruolo promozionale, facilitando la creazione di condizioni che agevolino la partecipazione dei diversi soggetti alla progettazione e realizzazione dei servizi.

La programmazione di ambito ha inoltre tenuto conto delle indicazioni in merito alla realizzazione di interventi integrati a favore della famiglia (D.G.R. n. IX/2055 del 28 luglio 2011), che evidenziano quali ambiti prioritari di intervento:

1. Equità economica e revisione dell’ISEE nell’accesso ai servizi e nella determinazione della compartecipazione dell’utente: verrà sperimentato il Fattore Famiglia Lombardo, un modello di valutazione delle situazioni familiari che non tiene conto solamente della situazione patrimoniale e reddituale, ma anche dei carichi di cura familiari;

2. Lavoro di cura familiare: interventi sulla disabilità e non autosufficienza attraverso il rafforzamento dei servizi territoriali per la cura della non autosufficienza e della

Verifica PdZ 2009-2011

La famiglia

Nuovo welfare

Riferimenti regionali: equità,

cura, pari opportunità, reti

familiari

Piano di Zona 2012-2014 pag 23 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

cronicità, l’assistenza territoriale, la realizzazione di nuove unità di offerta per le cure intermedie e di low care;

3. Pari opportunità e conciliazione tra famiglia e lavoro; sia per quanto concerne lo sviluppo di buone prassi di welfare aziendale sia per quanto concerne la realizzazione di azioni di sistema e specifiche sulla conciliazione famiglia-lavoro;

4. Valorizzazione delle reti associative familiari e del terzo settore al fine di costruire rete con una pluralità di attori, pubblici e privati, posti a diversi livelli territoriali e di governo, attraverso relazioni concertative, non gerarchiche.

In considerazione delle linee di programmazione regionale, dei risultati emersi dalla valutazione, delle priorità espresse dai decisori politici, il sistema di welfare dell’ambito di Seriate si prefigge il perseguimento delle seguenti finalità:

• passaggio dalla logica dell’offerta a quella della domanda;

• protezione delle persone più fragili;

• rafforzamento della comunicazione e integrazione della rete;

• promozione di modalità uniformi di accesso ai servizi;

Nell’intraprendere il percorso delineato abbiamo acquisito i contributi di luoghi di elaborazione e confronto provinciali, quali il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci (CdRS), la Provincia di Bergamo con i suoi gruppi d’elaborazione e formazione, l’ASL con i suoi differenti ed articolati spazi di confronto, altri luoghi di rappresentanza. In particolare segnaliamo il ‘Prologo ai piani di Zona 2012-2014’ (CdRS e Ufficio Sindaci), il ‘Documento di lavoro per i piani di zona 2012-2014’ (gruppi coordinati dalla Provincia di Bergamo), il documento ‘La pratica della prevenzione: indicazioni operative per la programmazione dei Piani di Zona 2012-2014’ (ASL di Bergamo), il documento ‘Osservazioni e orientamenti per i piani di zona 2012-2014’ (Coordinamento provinciale delle comunità alloggio e delle reti familiari).

La programmazione di ambito delinea delle linee generali, che rimandano alla necessità di progettazioni esecutive - relative ai diversi ambiti d’intervento - governate dagli organi politici e tecnici dell’Ambito e aperte, in modo sistematico e continuativo, ai contributi del territorio. La declinazione puntuale e la realizzazione degli interventi del piano richiedono un significativo investimento nella governance e nella manutenzione della rete, strumento privilegiato che garantisce, in una logica di co-progettazione, il coinvolgimento di tutte le forze vive delle nostre comunità.

Questa programmazione deve obbligatoriamente confrontarsi con dei vincoli di contesto e di risorse che vedono oggi gli enti locali in significativa difficoltà. È tuttavia necessario guardare ad un

Finalità Riferimenti provinciali

Piano di Zona 2012-2014 pag 24 di 81

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orizzonte più lontano, delineando con coraggio i possibili percorsi futuri. Ciò significa verificare le condizioni nel prossimo triennio per una gestione associata più marcata, caratterizzata da regole comuni e, con la giusta gradualità, da gestioni associate dei diversi servizi ora in capo ai singoli Comuni. Tutto questo deve avvenire nel rispetto delle singole autonomie, che devono essere non solo salvaguardate ma valorizzate.

L’instabilità di questo periodo, determinata in particolare dalla contrazione delle risorse economiche, determinano uno scenario di difficile governo. Nonostante questo, riteniamo che il Piano di Zona possa e debba essere uno strumento per leggere il territorio, approfondire le conoscenze, definire le priorità e le alleanze; ciò al fine di agire quella funzione di governo intercomunale in grado di operare le migliori scelte possibili, con responsabilità e lungimiranza, per i cittadini.

La strategia di azione resta quella di garantire un equilibrio tra il valore aggiunto della programmazione associata, in una logica di corresponsabilità, e il rispetto delle prerogative di ciascun Comune, coniugando l’autonomia dei Comuni e la vocazione associata dell’Ambito.

L’esito finale è un welfare locale, istituzionale, territoriale e sussidiario, che consenta di connettere visioni, soggetti e responsabilità differenziate, e che sappia coniugarli con le risorse disponibili per lo sviluppo della persona, della famiglia e della comunità.

La gestione associata

Il governo del territorio

Tra autonomia e corresponsabilità

Il nostro welfare

Piano di Zona 2012-2014 pag 25 di 81

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Cap. 1 – Descrizione dell’Ambito territoriale

Cap. 1.1 – Dati anagrafici

L’Ambito territoriale di Seriate si colloca nella fascia est della provincia di Bergamo a ridosso del comune capoluogo. Costituito da 11 Comuni, che si configurano in modo molto diverso tra loro per dimensioni e caratteristiche (dai 24.297 abitanti di Seriate ai 2.326 abitanti di Torre de’ Roveri – tab. 1), rappresenta una realtà socio economica, urbanistica e demografica complessa e diversificata, attraversata da un vivace processo di evoluzione e crescita.

Il territorio, non particolarmente ampio, si conferma densamente abitato con una media nettamente superiore a quella provinciale (graf. 1).

Tab. 1 – Popolazione dei Comuni dell’Ambito territoriale di Seriate al 31.12.2009 e al 31.12.2010 (Fonte Comuni dell’Ambito - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

Comuni Ambito Altitudine

m. Superficie

kmq Abitanti

2009 Abitanti

2010 % ab. su

tot. Ambito Albano S.Alessandro 243 5,3 8.001 8.075 10,7%

Bagnatica 220 6,3 4.119 4.190 5,6%

Brusaporto 255 5 5.250 5.354 7,1%

Cavernago 199 7,5 2.340 2.450 3,3%

Costa di Mezzate 218 5,1 3.326 3.369 4,5%

Grassobbio 225 8,3 6.252 6.322 8,4%

Montello 229 1,7 3.173 3.253 4,3%

Pedrengo 262 3,6 5.622 5.777 7,7%

Scanzorosciate 279 10,8 9.767 9.843 13,1%

Seriate 247 12,4 23.877 24.297 32,3%

Torre de' Roveri 271 2,7 2.320 2.326 3,1%

Totale Ambito Media 240 m. 68,7 74.047 75.256 100%

Graf. 1 – Densità demografica per kmq al 31.12.2010 (Fonte Comuni dell’Ambito - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

1098,15

403,52 415,70201,20

0

200

400

600

800

1000

1200

Ambito diSeriate

Provincia diBergamo

RegioneLombardia

Italia

La struttura demografica del territorio, descritta nelle tabelle e nei grafici seguenti, evidenzia come l’Ambito di Seriate conferma una costante crescita della popolazione. La presenza sul territorio di insediamenti produttivi, infrastrutture, servizi sanitari e territoriali e la vicinanza con la città capoluogo, ha una discreta capacità

Gli abitanti al 31.12.2010: 75.252 Famiglie: 29.995

Abitanti al 31.12.2010

Seriate32%

Scanzorosciate13% Pedrengo

8%

Montello4%

Albano S.Alessandro

11%Bagnatica

6%

Grassobbio9%

Costa di Mezzate

4%

Cavernago3%

Brusaporto7%

Torre de' Roveri

3%

Densità demografica: 1.095,42 ab/Kmq

Piano di Zona 2012-2014 pag 26 di 81

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attrattiva con l’effetto di concorrere all’aumento della popolazione.

In particolare nel grafico seguente risalta il fatto che il trend di crescita della popolazione negli ultimi 10 anni è quasi perfettamente lineare (graf. 2).

Graf. 2 – Serie storica della popolazione residente nel periodo 2001-2010 (Fonte Comuni dell’Ambito - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

56.00058.000

60.00062.00064.00066.000

68.00070.00072.00074.000

76.00078.000

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

Si evidenzia che in tutti i comuni dell’Ambito si registra una variazione positiva, anche se con un intervallo tra il valore più alto e quello più basso quasi otto punti percentuali (vedi graf. 3). In particolare la crescita percentuale più alta si è verificata nei Comuni medio piccoli posti a sud-est quali Cavernago (+9,3%) e Montello (+6,4%). Mentre la maggior parte dei comuni si assestano su una percentuale di crescita tra il 2% e il 4%.

Graf. 3 – Variazione percentuale della popolazione residente nel triennio 2008-2010 nei Comuni dell’Ambito (Fonte Comuni dell’Ambito - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

0% 2% 4% 6% 8% 10%

Grassobbio

Torre de' Roveri

Scanzorosciate

Bagnatica

Albano S.Alessandro

Seriate

Pedrengo

Brusaporto

Costa di Mezzate

Montello

Cavernago

Il Bilancio Demografico riporta, quindi, un saldo positivo che conferma le dinamiche degli ultimi anni, con una prevalenza del saldo migratorio rispetto al saldo naturale che mostra in modo evidente non solo il contributo degli stranieri ma anche la mobilità

Trend di crescita 2001-2010:

+ 18,8%

Piano di Zona 2012-2014 pag 27 di 81

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interna diretta verso il nostro Ambito (tab. 2).

Tab. 2 – Bilancio demografico anni 2009 e 2010 (Fonte ISTAT e Comuni dell’Ambito)

Bilancio demografico 01.01.2010 Bilancio demografico 01.01.2011 Pop. inizio anno: 72.577 Pop. inizio anno: 74.047

nati morti saldo naturale nati morti saldo naturale 935 521 414 895 518 377

immigrati emigrati saldo migratorio immigrati emigrati saldo migratorio 3.607 2.539 1.068 3.842 3.010 832

Pop. Fine anno 74.047 Pop. Fine anno 75.256 di cui: di cui: in età 0-14 anni 11.988 16,2% in età 0-14 anni 12.599 16,7% in età 15-39 anni 25.369 34,3% in età 15-39 anni 24.551 32,6% in età 40-64 anni 25.891 35,0% in età 40-64 anni 26.911 35,8% in età da 65 anni 10.799 14,6% in età da 65 anni 11.195 14,9%

Minorenni 14.633 19,8% Minorenni 14.670 19,5%

Stranieri 7.500 10,1% Stranieri 8.228 10,9% minori stranieri 1.943 2,6% minori stranieri 2.182 2,9%

Tasso var. popolazione 2,0% Tasso var. popolazione 1,6%

Particolarmente interessante è la strutturazione demografica che mostra la distribuzione della popolazione per le diverse classi d’età (graf. 4 – tab. 3).

Graf. 4 – Piramide delle età riferita alla popolazione residente al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

In particolare la piramide delle età, riportando l’incidenza di ciascuna classe d’età quinquennale distintamente per sesso (graf. 4), mette in evidenza il peso delle classi d’età più giovani, di

classi di età

maschi femmine totale

00-04 2.202 2.218 4.420

05-09 2.213 2.003 4.216

10-14 2.042 1.921 3.963

15-19 1.874 1.689 3.563

20-24 1.936 1.850 3.786

25-29 2.306 2.276 4.582

30-34 3.014 2.810 5.824

35-39 3.577 3.219 6.796

40-44 3.460 3.153 6.613

45-49 3.246 3.117 6.363

50-54 2.596 2.539 5.135

55-59 2.215 2.143 4.358

60-64 2.156 2.286 4.442

65-69 1.603 1.704 3.307

70-74 1.433 1.620 3.053

75-79 926 1.244 2.170

80-84 555 974 1.529

>=85 299 837 1.136

Totale 37.653 37.603 75.256

Tab. 3 – Popolazione residente al 01.01.2011 (Fonte ISTAT).

Piano di Zona 2012-2014 pag 28 di 81

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quelle lavorative e degli anziani, tra i quali si registra sempre più una netta prevalenza delle donne sugli uomini, dovuta alla maggiore longevità dei soggetti di sesso femminile.

I grafici che seguono confrontano la distribuzione della popolazione degli Ambiti della provincia di Bergamo per età attraverso un diagramma ternario, dove la struttura per età viene sintetizzata in tre soli parametri: % di bambini (0-14 anni); % di adulti (15-64 anni) e % di anziani (65+ anni), che segmentano le tre altezze di un triangolo equilatero, così che la configurazione di ciascun Ambito è identificata da un punto all’interno dello spazio così costruito (graf. 5).

Il diagramma ternario offre una descrizione sintetica e completa dei valori numerici comunemente usati per descrivere la struttura demografica della popolazione degli Ambiti considerati, in quanto le tre percentuali precedenti si combinano tra loro per definire i principali indicatori di struttura (indice di carico sociale, indice di vecchiaia).

Graf. 5 – Diagramma ternario distribuzione della popolazione per sesso ed età della popolazione residente al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura di Antonio Rinaldi).

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0% 10%

15%

20%

25%

12,5%

17,5%

22,5%

27,5%

77,5

%

72,5

%

67,5

%

62,5

%

Romano di L.dia

Treviglio

Isola Bergamasca

V.Imagna

V.BrembanaV.Seriana e Scalve

V.Seriana

Alto Sebino

Basso Sebino

V.Cavallina

Grumello

SeriateDalmine

Bergamo

I diagrammi seguenti descrivono la collocazione di ciascun Ambito, dove le dimensioni dei cerchi sono proporzionali alle dimensioni demografiche, mentre i colori indicano i saldi migratori (graf. 6).

In particolare vengono evidenziate le percentuali dei bambini, che vanno dal 13,7% dell’Ambito di Bergamo al 17,2% dell’Ambito della Val Cavallina (graf. 7), degli adulti dal 63,7% dell’Ambito di Bergamo al 68,6% dell’Ambito di Romano di L.dia (graf. 8) e degli anziani, dal 14,6% dell’Ambito di Grumello del Monte al 22,6% dell’Ambito di Bergamo (graf. 9). La differenza tra i valori minimo e massimo indicano, quindi, come la composizione della popolazione negli Ambiti non è omogenea, ma rispecchia le peculiarità dei singoli territori, che vanno lette anche in rapporto al saldo migratorio.

Da una parte, Bergamo si identifica come l’Ambito con la struttura demografica più pesante: pochi bambini e molti anziani, seguito

Distribuzione della popolazione

per età

Provincia Ambiti

Piano di Zona 2012-2014 pag 29 di 81

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da vicino dagli Ambiti delle Valli; dall’altra, tutti gli altri Ambiti, Valle Cavallina, Grumello e Seriate su tutti, mostrano una struttura decisamente più giovane. I saldi migratori sono tutti positivi ma le differenti intensità (rappresentate in ordine crescente da verde chiaro, verde scuro e azzurro) segnalano pochi movimenti verso le Valli, e una forte capacità attrattiva nell’Ambito di Bergamo e poi in quello di Seriate e nell’Isola Bergamasca.

Graf. 6 – Diagramma ternario distribuzione della popolazione per sesso ed età della popolazione residente negli Ambiti al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura di Antonio Rinaldi).

10%

15%

20%

25%

12,5%

17,5%

22,5%

27,5%

77,5

%

72,5

%

67,5

%

62,5

%

Romano di L.dia

Treviglio

Isola Bergamasca

V.Imagna

V.BrembanaV.Seriana e Scalve

V.Seriana

Alto Sebino

Basso Sebino

V.Cavallina

Grumello

SeriateDalmine

Bergamo

Graf. 7 – Percentuale di bambini (età 0-14 anni) nella popolazione degli Ambiti al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura di Antonio Rinaldi).

10%

15%

20%

25%

12,5%

17,5%

22,5%

27,5%

77,5

%

72,5

%

67,5

%

62,5

%

Romano di L.dia

Treviglio

Isola Bergamasca

V.Imagna

V.BrembanaV.Seriana e Scalve

V.Seriana

Alto Sebino

Basso Sebino

V.Cavallina

Grumello

SeriateDalmine

Bergamo

La percentuale di bambini (soggetti in età 0-14 anni) va dal 13,7% dell’Ambito di Bergamo al 17,2% dell’Ambito della Valle Cavallina. La differenza tra valore minimo e valore massimo è di poco più di 3 punti percentuali. Nel diagramma ternario è rappresentata dall’altezza dei cerchi rispetto al vertice in alto.

Piano di Zona 2012-2014 pag 30 di 81

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Graf. 8 – Percentuale di adulti (età 15-64 anni) nella popolazione degli Ambiti al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura di Antonio Rinaldi).

10%

15%

20%

25%

12,5%

17,5%

22,5%

27,5%

77,5

%

72,5

%

67,5

%

62,5

%

Romano di L.dia

Treviglio

Isola Bergamasca

V.Imagna

V.BrembanaV.Seriana e Scalve

V.Seriana

Alto Sebino

Basso Sebino

V.Cavallina

Grumello

SeriateDalmine

Bergamo

La percentuale di adulti (soggetti in età 15-64 anni) va dal 63,7% dell’Ambito di Bergamo al 68,6% dell’Ambito di Romano di L.dia. La differenza tra valore minimo e valore massimo è di quasi 5 punti percentuali. Nel diagramma ternario è rappresentata dall’altezza dei cerchi rispetto al vertice a destra. Le stesse altezze rappresentano anche l’indice di carico sociale: una percentuale di adulti del 67,5% corrisponde a un indice di carico sociale del 48,1%.

Graf. 9 – Percentuale di anziani (età + 65 anni) nella popolazione degli Ambiti al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura di Antonio Rinaldi).

10%

15%

20%

25%

12,5%

17,5%

22,5%

27,5%

77,5

%

72,5

%

67,5

%

62,5

%

Romano di L.dia

Treviglio

Isola Bergamasca

V.Imagna

V.BrembanaV.Seriana e Scalve

V.Seriana

Alto Sebino

Basso Sebino

V.Cavallina

Grumello

SeriateDalmine

Bergamo

La percentuale di anziani (soggetti in età 65+ anni) va dal 14,6% dell’Ambito di Grumello del Monte al 22,6% dell’Ambito di Bergamo. La differenza tra valore minimo e valore massimo è di quasi 8 punti percentuali. Quindi la percentuale di anziani è quella che è capace di discriminare di più gli Ambiti. Nel diagramma ternario è rappresentata dall’altezza dei cerchi rispetto al vertice a sinistra.

Infine, nel grafico seguente viene rappresentata l’evoluzione demografica dell’ultimo decennio (graf. 10). Sono, infatti, rappresentati gli spostamenti intervenuti in ciascun ambito dal 2000 al 2010. Per tutti quanti è evidente lo spostamento a destra, indice di un generale invecchiamento misurato dall’aumentare della percentuale degli anziani. Per quasi tutti, inoltre (eccezion fatta per l’Alta Valle Seriana – Val di Scalve e la Valle Brembana), si osserva anche un moderato spostamento verso l’alto, segno di un leggero innalzamento nel peso delle classi di età più giovani. Insieme questi due trend comportano però un forte aumento dell’indice di carico sociale, dovuto alla riduzione della percentuale dei soggetti in età produttiva.

Piano di Zona 2012-2014 pag 31 di 81

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Graf. 10 – Evoluzione demografica nella popolazione degli Ambiti dal 200 al 2010 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura di Antonio Rinaldi).

10%

15%

20%

25%

1

23

45

6

78

910

11

121314

12,5%

17,5%

22,5%

27,5%

77,5

%

72,5

%

67,5

%

62,5

%

Ambiti di: 1. Bergamo 2. Dalmine 3. Seriate 4. Grumello 5. Valle Cavallina 6. Basso Sebino 7. Alto Sebino 8. Valle Seriana 9. Valle Seriana e Scalve 10. Valle Brembana 11. Valle Imagna 12. Isola Bergamasca 13. di Treviglio 14. Romano di Lombardia

Si conferma che l’Ambito di Seriate ha una popolazione strutturalmente più giovane della media provinciale, con un numero medio di componenti per famiglia pari a 2,5 persone.

I dati relativi alla popolazione possono fornire alcuni indicatori significativi per dare un’immagine sintetica del quadro complessivo di partenza, al fine di effettuare una analisi territoriale utile per impostare le azioni del prossimo triennio. La dinamica demografica, infatti, risulta maggiormente significativa se confrontata con gli indici provinciali, regionali e nazionali.

Nell’Ambito di Seriate si conferma una situazione con un tasso di natalità leggermente più alto e un tasso di mortalità significativamente più basso rispetto alla media, pertanto questo indicatore combinato con il saldo migratorio, entrambi positivi, evidenzia e conferma un trend di crescita costante come per il triennio precedente (tab. 4 – graf. 11).

Tab. 4 – Indicatori demografici relativi agli indici di natalità e mortalità al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

Popolazione residente al 01/01/2011

Indice di natalità Indice di mortalità Indice di crescita naturale

nati vivi*1000/pop.totale decessi*1000/pop tot indice di natalità-Indice di mortalità

Ambito di Seriate 11,9 6,9 5,0 Provincia di Bergamo

10,7 8,2 2,5

Regione Lombardia

9,9 9,1 0,8

Italia 9,3 9,7 -0,4

Numero medio di componenti per famiglia: Ambito: 2,5 Provincia: 2,4 Regione: 2,3 Italia: 2,0

Piano di Zona 2012-2014 pag 32 di 81

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Graf. 11 – Confronto tra gli indici di natalità e mortalità al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

11,9

6,9

5,0

10,7

8,2

2,5

9,99,1

0,8

9,3 9,7

-0,4-2,0

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

Ambito diSeriate

Provincia diBergamo

RegioneLombardia

Italia

Indice di natalità Indice di mortalità Indice di crescita naturale

La tendenza demografica sopra descritta riesce in parte a contenere il fenomeno del progressivo invecchiamento della popolazione che a livello nazionale è ormai rilevante.

Nelle tabelle e nei grafici che seguono vengono illustrati alcuni indicatori demografici relativi alla struttura per età della popolazione che mostrano il fenomeno che caratterizza l’Ambito di Seriate rispetto alla provincia di Bergamo, alla Regione Lombardia e all’Italia.

Graf. 12 – Indicatori demografici relativi alla struttura per età riferiti alla popolazione residente al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

16,7

%

15,5

%

14,2

%

14,0

%

32,6

%

30,9

%

29,6

%

30,3

% 35,8

%

35,8

%

36,1

%

35,3

%

14,9

%

17,8

%

20,1

%

20,3

%

3,5

%

4,7

%

6,8

%

6,5

%

0,0%

5,0%

10,0%

15,0%

20,0%

25,0%

30,0%

35,0%

40,0%

0-14 (%) 15-39 (%) 40-64 (%) ≥65 (%) ≥80 (%)

Ambito di Seriate Provincia di Bergamo Regione Lombardia Italia

Graf. 13 – Indicatori demografici relativi al tasso di incidenza della popolazione infantile (0-4 anni) e minorile (0-17 anni) al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

5,9%

19,5%

5,4%

18,4%

5,0%

16,8%

4,7%

16,9%

0,0%

2,0%

4,0%

6,0%

8,0%

10,0%

12,0%

14,0%

16,0%

18,0%

20,0%

Ambito di Seriate Provincia diBergamo

Regione Lombardia Italia

Tasso di incidenza Pop. Infantile (0-4) Tasso di incidenza Pop. Minorile (0-17)

Indicatori demografici: una

popolazione giovane

Piano di Zona 2012-2014 pag 33 di 81

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Tab. 5 – Indicatori demografici relativi al peso della popolazione anziana rispetto alla popolazione complessiva al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

Popolazione residente al 01/01/2011

Indice di vecchiaia

Indice di invecchiamento

Indice di carico sociale negli

anziani

popolazione età >= 65 anni*100/popolazione

0-14 anni

popolazione età >= 65 anni*100/popolazione

totale

popolazione età >= 65 anni*100/popolazione

15-64 anni

Ambito di Seriate 88,9 14,9 21,8

Provincia di Bergamo 114,2 17,8 26,6

Regione Lombardia 141,1 20,1 30,5

Italia 144,5 20,3 30,9

Tab. 6 – Indicatori demografici relativi al peso dei soggetti in età lavorativa e fuori dall’età lavorativa (indice di carico sociale) rispetto alla popolazione complessiva al 01.01.2011 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

Popolazione residente al 01/01/2011

Indice di carico sociale

Indice di lavoro Indice di

popolazione attiva

(popolazione 0-14 anni + pop. >= 65

anni)*100/popolazione 15-64 anni

popolazione 15-64 anni*100/pop totale

popolazione 40-64 anni*100/popolazione

15-39

Ambito di Seriate 46,2 68,4 109,6

Provincia di Bergamo 49,9 66,7 116,1

Regione Lombardia 52,2 65,7 122,2

Italia 52,3 65,7 116,5

Gli indicatori illustrati offrono un quadro significativo rispetto alla programmazione dei servizi. Nell’ambito di Seriate si configura una situazione “positiva” rispetto alla popolazione sia anziana che in età lavorativa, con un basso indice di vecchiaia (88,9%) e di carico sociale (46,2%) a fronte di un buon indice di lavoro (68,4%) e di popolazione attiva (109,6%) ovvero di un ricambio generazionale che rispecchia una popolazione più giovane delle medie provinciali, regionali e nazionali.

Un elemento da tenere in considerazione è legato alla popolazione straniera, passata da 5.909 nel 2007 (pari all’8,3% della popolazione) a 8.228 nel 2010 (pari al 10,9% della popolazione), con un trend di crescita continua sia in termini assoluti che percentuali (graf. 14).

La popolazione straniera

Piano di Zona 2012-2014 pag 34 di 81

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Graf. 14 – Serie storica e crescita percentuale della popolazione residente straniera nel periodo 2007-2010 (Fonte Comuni - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

6,0%

7,0%

8,0%

9,0%

10,0%

11,0%

12,0%

2007 2008 2009 20105.000

5.500

6.000

6.500

7.000

7.500

8.000

8.500

Crescita % Valore assoluto

Nelle tabelle e nei grafici che seguono viene analizzata la popolazione straniera dell’Ambito di Seriate, dove si evince che a fronte di una media in linea con il dato provinciale esistono notevoli differenze fra i Comuni del territorio.

Stranieri: le presenze 2010 nell’Ambito nella Provincia

Stranieri residenti 8.228 120.807 Percentuale degli stranieri sulla pop. residente 10,9% 11,0%

Tab. 7 – Presenza della popolazione straniera nell’Ambito di Seriate al 31.12.2010 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

Comune residenti stranieri

presenze assolute stranieri

presenze %

Albano S.Alessandro 8.075 966 12,0% Bagnatica 4.190 343 8,2% Brusaporto 5.354 235 4,4% Cavernago 2.450 435 17,8% Costa di Mezzate 3.369 396 11,8% Grassobbio 6.322 570 9,0% Montello 3.253 722 22,2% Pedrengo 5.777 496 8,6% Scanzorosciate 9.843 604 6,1% Seriate 24.297 3.299 13,6% Torre de' Roveri 2.326 162 7,0% Totale Ambito 75.256 8.228 10,9%

Il grafico seguente illustra in che modo i Comuni differiscono tra loro rispetto all’incidenza percentuale di stranieri residenti. La forbice tra la percentuale più alta e quella più bassa è di circa 18 punti percentuali, elemento che mette in evidenza specifiche dinamiche di immigrazione e presenza di stranieri, per cui esistono territori di forte attrazione.

Piano di Zona 2012-2014 pag 35 di 81

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Graf. 15 – Presenza della popolazione straniera nell’Ambito di Seriate al 31.12.2010 (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500M

onte

llo

Cav

ernag

o

Ser

iate

Alb

ano

S.A

less

andro

Cos

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te

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Pedre

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Bag

nat

ica

Torr

e de'

Rov

eri

Sca

nzo

rosc

iate

Bru

sapor

to

0,0%

5,0%

10,0%

15,0%

20,0%

25,0%

presenze assolute presenze %

In particolare la presenza degli stranieri nasce all’interno di un territorio caratterizzato dalla presenza di attività produttive che risultano essere una fonte di attrazione lavorativa per gli stranieri, in particolare nei Comuni di Montello, Cavernago, Seriate e Albano Sant’Alessandro.

Questo dato che è rimasto costante rispetto al triennio precedente, necessita di essere riconsiderato anche nello scenario più ampio della crisi economica e finanziaria, con il carico di domanda di integrazione che ciò comporta, anche se una prevedibile progressiva stabilizzazione deve portare ad evitare l’automatismo che connette il cittadino straniero al portatore di bisogni sociali specifici.

Le principali nazionalità presenti provengono da tre direttrici: Africa (Marocco e Senegal), Asia (India e Pakistan) ed est Europa (Romania e Albania). Tuttavia sul territorio sono presenti immigrati provenienti da 97 nazioni diverse.

Graf. 16 – Stranieri: le principali nazionalità. Il grafico elenca i sei principali paesi di provenienza e il loro peso relativo nonché l’incidenza percentuale degli altri stati non riportati (Fonte ISTAT - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

Maro

cco

14,1

%

Rom

ani a

13,0

%

India

9,3

%

Alb

ania

8,3

%

Pakis

tan

7,0

%Senegal

5,9

%

Altri

4

2,5

%

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Principali nazionalità: Marocco 14,1% Romania 13,0% India 9,3%

Piano di Zona 2012-2014 pag 36 di 81

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Infine, va evidenziata la forte presenza di minorenni stranieri che richiama alla necessità di prevedere una adeguata progettualità volta a contrastare i fenomeni di esclusione o emarginazione, anche e soprattutto in rapporto alla scuola.

Minorenni stranieri 2010 nell’Ambito

Tasso pop. minorile negli stranieri 26,5% Tasso stranieri nella pop. minorile 14,9% (Fonte Comuni - elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

Di seguito vengono riportati alcuni dati di tipo socio-sanitario che servono ad illustrare la situazione dell’Ambito rispetto agli utenti assistiti con un particolare sguardo ai temi della salute mentale, della non autosufficienza e delle tossicodipendenze.

Soggetti residenti in carico nel 2010 ai servizi psichiatrici territoriali Ambito Provincia

N. soggetti (valore assoluto) 569 9.692 Prevalenza x 1000 Ab. 13,7‰ 15,3‰ (Fonte A.S.L. di Bergamo – Anno 2010).

Utenti in carico alla Neuropsichiatria infantile Ambito Provincia

N. soggetti (valore assoluto) 522 8.355 Soggetti in carico ogni 1000 ab. 5,9‰ 6,1‰ (Fonte A.S.L. di Bergamo – Anno 2010).

Invalidità civile Ambito Provincia

N. soggetti 3.335 58.613 N. soggetti invalidità 100% 762 13.315 N. soggetti invalidità 100% con accompagnamento 1.078 20.300 Tasso st. prevalenza IC 37,8‰ 43,1‰ Tasso st. prevalenza IC 100% 8,6‰ 9,8‰ Tasso st. prevalenza IC 100% + accompagnamento 12,2‰ 14,9‰ (Fonte A.S.L. di Bergamo – Anno 2010).

Graf. 17 – Invalidità civile % soggetti per tipologia - anno 2010 (Fonte A.S.L. di Bergamo).

IC

IC

IC 100%

IC 100%

IC 100% + acc

IC 100% + acc

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Ambito di Seriate

Provincia

Invalidità civile - età Ambito Provincia

Età media 63,01 64,66 Età mediana 68,00 69,00 Deviazione standard 21,85 21,32 (Fonte A.S.L. di Bergamo – Anno 2010).

Minori stranieri

Dati socio-sanitari

Psichiatria

Neuropsichiatria infantile

Invalidità

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Infine presentiamo i dati relativi all’attività dei consultori provinciali, dove quello di Seriate si configura come un consultorio molto vicino alla media provinciale in quasi tutte le aree di intervento, con l’eccezione dell’area della tutela dei minori che assume un’importanza maggiore (graf. 18).

Graf. 18 – Prestazioni dei consultori. Le dimensioni delle bolle rappresentano il peso assoluto di ciascuna voce (in termini di numero di interventi), mentre i colori rappresentano il peso relativo, cioè l’importanza della voce rapportata alle altre dello stesso consultorio o dello stesso Ambito (Fonte A.S.L. di Bergamo - elaborazione a cura di Antonio Rinaldi – Anno 2010.)

Ber

gam

o

Dal

min

e

Ser

iate

Gru

mel

lo

d.M

onte

Valle

Cav

alli

na

Bas

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o

Alto S

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Val

le S

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Val

le S

eria

na

Sup

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Val

le

Bre

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Val

le I

mag

na

Isola

Berg

amasc

a

Trevi

glio

Rom

ano

di

L.dia

Prevenzione

ginecologica e onco logica

Gravidanza e preparazione

alla nascita

Tutela M inori

Indiv idua lità - Re lazioni di

coppia e

Cura e sa lute del bambino

Post partum / urperio / dopo

nascita Adozione

nazionale e internazionale

Contraccezione - Procreazione

Infanzia

Adolescenza

Menopausa

Sostegno a lla genitorialità

I.V.G.

Affido preadottivo / inserimento

sotto la media nella media , , sopra e molto sopra la media

I dati che seguono fanno riferimento al Servizio tossicodipendenze dell’A.S.L. di Bergamo. Nel 2009, gli utenti tossicodipendenti residenti nell’Ambito di Seriate sono stati 159, di cui 126 maschi e 33 femmine, dato lievemente in calo rispetto agli anni precedenti (167 nel 2008, 166 nel 2007). Analizzando la composizione dell’utenza per età (graf. 19), si evidenzia la presenza della quota di soggetti giovanissimi (tra i 15 e i 24 anni), inferiore alla media provinciale e la più bassa tra tutti gli Ambiti, mentre c’è una prevalenza della fascia d’età sopra i 35 anni (quasi il 60% dell’utenza).

Media provinciale 44,32%

Le prestazioni dei consultori Ser.T.

Piano di Zona 2012-2014 pag 38 di 81

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Graf. 19 – Utenti in carico ai Ser.T. di età compresa tra i 15 -24 anni – Valori % - anno 2009 (Fonte A.S.L. di Bergamo).

Cap. 1.2 – La spesa sociale dei Comuni dell’Ambito

Al fine di avere un quadro territoriale significativo non può mancare l’aspetto economico legato agli investimenti che i Comuni dell’Ambito di Seriate sono impegnati a sostenere annualmente per far fronte ai bisogni sociali sempre crescenti che i dati sopra riportati sintetizzano nella loro complessità.

In particolare questa analisi risulta efficace se raffrontata con i macro dati nazionali, regionali e provinciali di cui di seguito si riportano alcune analisi grafiche di sintesi.

La spesa per i servizi sociali a livello nazionale nel 2008 è stata 6 miliardi e 662 milioni di euro con una media pro capite nazionale di € 110,00 e regionale di € 120,00 (graf. 21 e 21)

Graf. 20 – Spesa sociale a livello nazionale anno 2008 (Fonte ISTAT).

75%

25%

Gestione singola Gestione associata

Piano di Zona 2012-2014 pag 39 di 81

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Graf. 21 – Spesa pro capite a livello nazionale anno 2008 (Fonte ISTAT).

Nel 2010 la spesa sociale nella provincia di Bergamo è stata di € 130.351.138,53 di cui il 67,9% sostenuta direttamente dai Comuni, il 10,7% dall’utenza, mentre il restante 21,4% circa frammentata su diverse fondi di finanziamento.

Graf. 22 – Spesa pro capite a livello nazionale anno 2008 (Fonte ISTAT).

FNA3,47%

QUOTA COMUNI67,92%

Provincia0,17%

Altre entrate5,18%

Fondo Intesa Famiglia

1%

AltriFondi Regionali

1%

FRS7,00%

FNPS3,18%

Fondo Intesa Nidi

1% Utenza10,73%

In questo quadro è interessante quindi conoscere dove si colloca l’Ambito di Seriate rispetto alla compartecipazione dell’utenza. Dall’analisi dei dati risulta che l’Ambito di Seriate con una compartecipazione pari al 5% si colloca al di sotto della media provinciale pari al 12,7% (graf. 23).

Graf. 23 – Compartecipazione degli utenti alla spesa dei Comuni anno 2010 (Fonte Comuni – elaborazione Ufficio Sindaci).

0

1

2

3

4

5

6

0-5% 5% - 10% 10% - 15% 15 -20% 20% -25% 25% - 30%

Ambiti territoriali

Piano di Zona 2012-2014 pag 40 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

È inoltre significativo conoscere come si orienta la spesa dei Comuni rispetto a servizi e interventi di carattere sociale nelle varie aree di intervento. I grafici e le tabelle sono l’elaborazione dei dati raccolti con le schede di rendicontazione del debito informativo regionale riferite all’anno 2010 e servono per capire come è orientata la spesa dei Comuni rispetto all’Ambito pur considerando che i due soggetti sono complementari tra di loro e si rivolgono allo stesso bacino di popolazione.

Nel 2010 la spesa sociale complessiva dei Comuni dell’Ambito è stata pari a € 7.089.067,00 mentre quella dell’Ambito è stata pari a € 1.637.422,00.

Rispetto alle aree di intervento si può notare un impegno percentuale maggiore dei Comuni rispetto alla spesa totale nell’area della disabilità mentre l’Ambito si è caratterizzato per una maggiore percentuale di spesa rispetto al totale nell’area dei minori e della famiglia.

Graf. 24 – Spesa per area di intervento – anno 2011 (Fonte: Comuni e Ambito di Seriate – elaborazione a cura dell’Ufficio di Piano).

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Ambito

Comuni

Anziani DisabiliMinori e famiglia ImmigrazioneEmarginazione e dipendenze Salute mentaleServizi Socio-Sanitari integrati Servizio socialeGestione Associata e Ufficio di Piano

Piano di Zona 2012-2014 pag 41 di 81

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Cap. 2 – Dati di analisi e valutazione Piano di Zona 2009-2011

Il triennio 2009-2011 ha visto l’Ambito di Seriate impegnato su diversi fronti, dal consolidamento dei servizi e delle attività intraprese fin dalla prima triennalità, allo sviluppo di nuove progettualità volte a potenziare e ampliare gli interventi in atto.

Tra i punti di attenzione fissati dal Piano di Zona 2009-2011 è presente il tema dei titoli sociali, che nel triennio si è consolidato raggiungendo nel 2011 l’adozione di un regolamento unico per l’erogazione i titoli sociali, al fine di ottenere una razionalizzazione e semplificazione del sistema complessivo.

Di seguito vengono riportati i dati complessivi di Ambito riferiti agli utenti e alla spesa sostenuta nel triennio, dove si evidenzia in particolare per anziani e disabili una sostanziale crescita della domanda a fronte di una stabilità delle risorse a disposizione. Rispetto ai titoli per minori e assistenti familiari non è possibile effettuare delle valutazioni sul trend in quanto i dati si riferiscono solo all’ultimo anno del Piano di Zona.

Tab. 1 – Andamento storico dell’erogazione dei titoli sociali nel triennio 2009-2011 riferiti agli utenti, ai richiedenti e al numero di buoni (Fonte: Ufficio di Piano).

Tipologia N. Richiedenti N. Beneficiari N. Buoni erogati 2009 2010 2011 2009 2010 2011 2009 2010 2011 Buono Anziani 90 73 69 57 40 36 521 434 415 Buono Ass. fam. 34 37 32 24 25 10 205 210 120 Buono Disabili 59 62 50 44 22 22 282 204 211 Buono Minori 89 69 61 89 55 53 465 353 246 Totale 272 241 212 214 142 130 1473 1201 990 Totale triennio 725 486 3.664

Tab. 2 – Andamento storico della spesa per l’erogazione dei titoli sociali nel triennio 2009-2011 (Fonte: Ufficio di Piano).

Tipologia titolo Importo totale erogato 2009 2010 2011 Buono Anziani € 177.425,00 € 147.600,00 € 122.100,00 Buono Ass. familiari € 61.500,00 € 63.000,00 € 36.000,00 Buono Disabili € 60.000,00 € 47.800,00 € 36.000,00 Buono Minori e famiglie € 109.000,00 € 85.007,58 € 60.000,00 Totale € 407.925,00 € 343.407,58 € 254.100,00 Totale triennio € 1.005.432,58

Nel complesso la situazione consolidata nel triennio risulta positiva soprattutto per quanto riguarda il meccanismo del buono mirato, per cui i beneficiari e le loro famiglie ricevono il titolo sociale a seguito della condivisione e sottoscrizione di un progetto con il Servizio sociale di base del Comune di residenza.

I dati complessivi del triennio sotto riportati illustrano l’attività e l’impegno finanziario complessivo dell’Ambito. I titoli sociali erogati nel triennio hanno permesso a persone e famiglie in

Titoli sociali

Piano di Zona 2012-2014 pag 42 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

situazione di disagio di far fronte ai diversi ed elevati bisogni assistenziali di cui erano portatrici.

L’importo medio dei buoni nel triennio è stato pari a € 274,00 per complessivi 3.664 titoli sociali erogati, con un tasso complessivo di soddisfazione della richiesta (domanda/beneficiari*100) del 67,0%, pari a 486 utenti beneficiari a fronte di 725 richiedenti.

Tab. 3 – Dati complessivi relativi ai titoli sociali erogati nel triennio 2009-2011 (Fonte: Ufficio di Piano).

Beneficiari Richiedenti Tasso sodd.

N. Buoni erogati

Importo totale erogato

Buono Anziani 140 232 60,3% 1.368 € 447.125,00

Buono Ass. familiari

61 103 59,2% 535 € 160.500,00

Buono Disabili 88 171 51,5% 697 € 143.800,00

Buono Minori e famiglie

197 219 90,0% 1.064 € 254.007,58

TOTALE triennio 09-11

486 725 67,0% 3.664 € 1.005.432,58

Graf. 1 – Rapporto tra domanda e offerta nei termini delle richieste soddisfatte nel triennio 2006-2008 (Fonte: Ufficio di Piano).

140

6188

197

232

103

219

171

0

50

100

150

200

250

Buono Anziani Buono Ass. familiari Buono Disabili Buono Minori e famiglie

Beneficiari Richiedenti

La gestione associata definita dal Piano di Zona ha visto tra i suoi punti di maggiore investimento il Servizio “Tutela Minori” dell’Ambito territoriale di Seriate, che, avviato nel 2005, è stato posto all’interno del Piano di Zona 2009-2011 tra i punti di attenzione con l’intento di sviluppare un percorso di maggiore integrazione con gli interventi e i servizi del territorio, con particolare attenzione ai servizi di tipo consultoriale, all’implementazione di una rete affidi di Ambito e all’avvio dell’Assistenza Domiciliare Minori in forma associata.

Si conferma anche in quest’ultimo triennio il progressivo e costante aumento dei casi, dove la forbice tra nuovi casi e casi chiusi si sta lentamente ampliando.

Grado di soddisfazione

della domanda nel triennio:

67,0%

Servizio tutela minori

Piano di Zona 2012-2014 pag 43 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Graf. 2 – Tutela minori: andamento del triennio 2009-2011 (Fonte: Ufficio di Piano).

278 286 294

76 6790

39 35 430

50

100

150

200

250

300

350

2009 2010 2011

N. Casi N. Casi nuovi N. Casi chiusi

Anche il S.I.L., affidato all’esterno per la gestione in forma associata con l’Ambito di Grumello del Monte, nel corso del triennio ha realizzato gli obiettivi posti dal Piano di Zona, rafforzando la connessione del servizio con le attività della legge 13/03 (con conseguente affinamento - quantitativo e qualitativo - della conoscenza dei potenziali destinatari del servizio, ampliamento degli interventi sui disabili fisici e ottimizzazione delle risorse a disposizione) e aprendosi ad interventi a favore di persone che hanno subito gli effetti della crisi economica.

Il S.I.L. ha mantenuto le sue attività specifiche come la raccolta del bisogno, la stesura di schede professionali e bilanci di competenza, la mappatura aziende, la collaborazione con i servizi territoriali e specialistici, l’orientamento, l’avvio di tirocini e le consulenze, che sono state integrate con la partecipazione alle azioni previste dai Bandi provinciali sulla L.R. 13/03 (azioni di sistema e sistema dotale).

L’utenza presa in carico dal servizio è stata caratterizzata dalla presenza sia di disabilità psichica che fisica o mista. Tali utenti dopo una prima valutazione del servizio sono poi stati inseriti nel sistema dotale del Piano Provinciale disabili 2010/2012. In particolare, le situazioni psichiatriche hanno richiesto una gestione particolarmente attenta e monitorata, mentre per alcuni casi con invalidità fisica è stato necessario attivare raccordi con servizi specialistici come la Medicina del Lavoro dell’A.S.L. e degli OO.RR., il reparto Malattie Infettive (OO.RR. di Bergamo), i Medici Competenti delle aziende interessate nei casi di mantenimento del posto di lavoro, oltre che i consueti raccordi con il CPS di Trescore, il CRA di Sarnico o il CPS di Bergamo.

I dati del servizio evidenziano che il lavoro svolto nel triennio è stato costante sia rispetto ai casi seguiti in valore assoluto che per i risultati raggiunti, dove però si evidenzia una crescente attività di monitoraggio post assunzione.

Servizio Inserimenti Lavorativi (S.I.L.)

Piano di Zona 2012-2014 pag 44 di 81

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Graf. 3 – S.I.L.: andamento del triennio 2009-2011 (Fonte: Ufficio di Piano).

57

44 43

20

411

29 11

0

10

20

30

40

50

60

2009 2010 2011

N. utentiN. utenti avviati al lavoroN. utenti monitoraggio post assunzione

Graf. 4 – S.I.L.: tipologia utenti del triennio 2009-2011 (Fonte: Ufficio di Piano).

32

25

28

23

10

7

3

8

2

6

0% 20% 40% 60% 80% 100%

2009

2010

2011

Probl. fisica Probl. psichica Probl. mista Svantaggio sociale

L’Ambito di Seriate si è attivato anche per la realizzazione del sistema di accreditamento delle unità d’offerta sociali. In particolare è stato implementato il processo di accreditamento delle strutture per la prima infanzia (ad oggi 16 strutture sono accreditate presso l’Ambito), con l’erogazione di voucher per la riduzione delle rette, e dei Centri diurni per disabili (CDD) con l’erogazione di voucher per il trasporto e i servizi aggiuntivi.

L’Ambito oltre al consolidamento dei servizi sopra descritti ha garantito nel triennio l’impegno alla prosecuzione degli interventi attivati rispetto alle cosiddette leggi di settore in particolare consolidando i progetti “Neo mamma” (L. 285/1997), “Nogaye” (L. 40/1998) e “Jonathan” (L. 45/1999).

Il progetto “Neo mamma”, nato con lo scopo di realizzare una prima azione di sostegno al puerperio, è ormai un’attività consolidata che, attraverso interventi domiciliari da parte di un’ostetrica, fornisce un sostegno alle donne che si trovano a vivere la loro prima esperienza di maternità. L’azione principale del progetto ha quindi come destinatari principali le madri al primo figlio, lavorando nell’area della normalità per sostenere un

Il sistema di accreditamento

I progetti di Ambito

Progetto “Neo mamma”

Piano di Zona 2012-2014 pag 45 di 81

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periodo particolarmente delicato della vita delle donne e delle giovani famiglie. A questo si accompagnano ulteriori azioni di sostegno quali l’accompagnamento educativo, ove necessario, i gruppi di confronto e alcuni momenti di informazione e formazione. Il progetto ha confermato nel triennio i suoi buoni risultati con riscontri positivi confermati dai dati sotto riportati.

Tab. 4 – Dati attività progetto “Neo mamma” nel triennio 2009-2011 (Fonte: Ufficio di Piano).

Attività "Neo mamma" 2011 2010 2009 n. nuovi nati nell'Ambito 935 901 860 n. visite ostetriche domiciliari al primo figlio 264 266 269 n. visite ostetriche domiciliari a figli succ. al primo 12 13 19 n. seconde visite 13 20 18 copertura del servizio (visite/nati) 30% 35% 33% n. incontri del gruppo neomamma 11 11 11 n. interventi educativi 5 7 12

Il progetto “Nogaye”, nel contesto di una responsabilità condivisa tra i Comuni dell’Ambito, ha visto nel corso nell’ultimo triennio il consolidamento delle sue attività, diventando un teso a sviluppare un’attività di mediazione interculturale tra i cittadini immigrati e la comunità locale accompagnando entrambe le parti nella rimozione di barriere culturali e linguistiche, valorizzando le culture di appartenenza e promuovendo la conoscenza dei diritti/doveri vigenti in Italia e dei servizi del territorio.

Il servizio, rivolto a migranti (famiglie, minori, donne, adulti), istituzioni (Comuni e Istituti Comprensivi) e comunità locale, si è concretizzato principalmente in azioni di mediazione interculturale e linguistica a supporto delle attività dei Comuni e degli Istituti Comprensivi dell’Ambito, nonché in azioni di raccordo tra comunità locale, istituzioni e terzo settore. La logica di intervento è quella della mediazione di territorio, ovvero della presenza in una comunità locale di un mediatore unico, in grado di lavorare sulle dinamiche di integrazione a prescindere dai gruppi nazionali e dalle aree di provenienza dei migranti.

Tab. 5 – Dati attività del servizio “Nogaye” anni 2010-2011 (Fonte: Ufficio di Piano).

Attività "Nogaye" 2011 2010 n. stranieri/famiglie seguite 372 377 n. interventi di mediazione sociale 276 280 n. interventi di mediazione scolastica 136 157 n. interventi di mediazione linguistica 97 119

Il terzo progetto consolidato nel corso di questa triennalità del Piano di Zona ha riguardato la prevenzione rispetto all’uso di sostanza psicoattive, in particolare tra i giovani. Il progetto “Jonathan” ha visto sia la realizzazione di interventi di infopoint sul territorio, ma soprattutto una nuova linea di intervento in collaborazione con le polizie locali e altri soggetti del territorio, volta a diffondere la conoscenza tra gli operatori e condividere

Servizio di mediazione interculturale “Nogaye” Jonathan – Giovani sicuri

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buone prassi per interventi che hanno come oggetto la prevenzione e la sicurezza tra i giovani.

Infine l’Ambito di Seriate ha promosso nel corso dell’ultimo triennio alcuni interventi specifici come la consulenza psicopedagogica per le scuole dell’infanzia pubbliche e paritarie e le scuole primarie (primo ciclo), la collaborazione con l’Azienda Ospedaliera per il Servizio adolescenti, la collaborazione con l’ASL per il Centro di assistenza domiciliare (CeAD) e la collaborazione con la Provincia di Bergamo per l’assistenza ai disabili sensoriali.

Rispetto ai finanziamenti con cui l’Ambito conduce le sue attività una prima nota da evidenziare è legata all’aumento di competenze che anche nel terzo triennio (2009-2011) sono state gestite e che si sono tradotte in entrate maggiori legate in particolare a finanziamenti specifici (fondo non autosufficienze, fondo intese, fondo nidi, ecc.).

Graf. 5 – Le risorse finanziarie I^, II^ e III^ triennalità del PdZ (Fonte: Ufficio di Piano).

1.224.768,33

3.938.590,75

4.859.767,25

0,00

1.000.000,00

2.000.000,00

3.000.000,00

4.000.000,00

5.000.000,00

I° Triennio II° Triennio III° Triennio

Dal grafico seguente si evidenzia come negli ultimi due anni si è assistito sia ad una progressiva diminuzione del F.N.P.S. e del F.S.R. che ad un incremento di risorse finalizzate (FNA, fondo intese, fondo nidi, ecc.).

Graf. 6 – Le risorse finanziarie del triennio 2009-2011 (Fonte: Ufficio di Piano).

1.179.101,501.524.489,25 1.659.907,18

€ -

€ 500.000,00

€ 1.000.000,00

€ 1.500.000,00

€ 2.000.000,00

2009 2010 2011

Altro

FNA

Comuni

FSR

FNPS

Altri interventi

Le fonti di finanziamento

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Cap. 3 – Programmazione

Tenendo conto delle priorità dettate dalla Regione Lombardia, dei dati territoriali, illustrati nei capitoli precedenti, e dei risultati raggiunti nel precedente piano, andiamo ora ad articolare in modo dettagliato finalità, strategie ed attività che prevediamo di realizzare nel prossimo triennio.

La prospettiva del Piano di Zona è, dunque, quella di una programmazione che contempli azioni di sistema che da una parte aiutino a determinare orizzonti condivisi in merito all'integrazione delle politiche (non solo sociali e sanitarie ma anche dell’istruzione, della casa, formative e del lavoro) e dall'altra consentano una crescita di tipo culturale, in grado di diffondere idee, pensieri, elaborazioni, riflessioni, ma anche buone prassi, crescita economica e sociale nella nostra comunità.

Questa prospettiva di condivisione è costruita con la necessaria e opportuna gradualità, attraverso un percorso comune di indirizzo e raccordo delle politiche municipali, sempre nel rispetto dell’autonomia, dell’originalità e della specificità di cui ciascun Comune è portatore. L’integrazione delle politiche sociali comunali è quindi raggiunta attraverso la valorizzazione e la salvaguardia delle singole esperienze, in un’ottica di scambio reciproco e nel rispetto della libertà dei comuni nell’autodeterminare le proprie politiche.

Azioni di sistema Integrazione delle politiche Autonomia e condivisione

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Cap. 3.1 – Finalità generali…

Il n

uo

vo

welf

are

1 Configurazione e sviluppo nuovo welfare, tra domanda e offerta

- Analizzare la domanda, il sistema d’offerta e la spesa sociale

- Riconfigurare, in un disegno d’Ambito, iniziative e servizi dei comuni nelle diverse aree d’intervento

2 Protezione delle persone e delle famiglie più fragili

- Contenere la fragilità e la vulnerabilità sociale legata alla crisi

- Aumentare la protezione sociale nell’area minori e famiglia - Garantire attenzione specifica alla salute mentale - Attivare e/o mantenere spazi dedicati di interlocuzione e

programmazione con i partner istituzionali in ordine alle fragilità

- Sostenere azioni di prevenzione specifica

3 Rafforzamento della integrazione, anche in termini di risorse, delle politiche e della rete

- Consolidare la programmazione associata - Allargare il perimetro di azione dell’Ambito - Ottimizzare l’utilizzo dei servizi territoriali - Consolidare politiche di prevenzione integrate - Sviluppare la fase matura del progetto interculturale

dell’Ambito

5 Sviluppo modello di welfare comunitario e innovativo

- Creare i presupposti per una politica sussidiaria - Interagire in modo continuativo con il mondo delle

imprese - Individuare modalità integrate per finanziare il sistema

4 Promozione modalità uniformi di accesso ai servizi

- Sviluppare una modalità omogenea di informazione inerente i servizi

- Raccogliere e gestire in modo uniforme i dati della domanda e dell’offerta sociale

- Omogeneizzare l’offerta sociale dell’Ambito

Piano di Zona 2012-2014 pag 49 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

… finalità specifiche

Inte

rven

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er

la f

am

igli

a

Sviluppare l’integrazione con il Centro Assistenza Domiciliare (CeAD)

Sperimentare forme di domiciliarità integrata (famiglia/servizi) per la non autosufficienza

Assumere il ‘Progetto di vita’ quale criterio degli interventi per la disabilità

Cura

- Rivedere la compartecipazione alle spese dei servizi orientata a nuovi criteri di equità sociale

- Sperimentare una compartecipazione alla spesa più equa nelle aree d’intervento consolidate

Equità, ISEE

Sviluppare le politiche sulla conciliazione in sede locale

Garantire un’attenzione specifica alla neogenitorialità

Curare la filiera dei servizi per l’età evolutiva (0-6 ed extrascuola)

Conciliazione

Condividere il ruolo futuro del terzo settore in sede locale

Favorire l’evoluzione delle politiche del lavoro locali

Prefigurare un ruolo più attivo del terzo settore nella filiera dei servizi alla persona

Sostenere la Rete Affidi di Ambito Sostenere la mutualità familiare Promuovere la terza età attiva

Terzo settore

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Cap. 3.1.1 – Finalità generale 1

Configurazione e sviluppo nuovo welfare, tra domanda e offerta

Riconfigurare il sistema di protezione sociale a livello territoriale: questa la sfida da lanciare in questo triennio per evitare di vivere una transizione (dal ciclo ‘328’, in via di esaurimento, al ‘welfare che verrà’) in modo passivo e per immettere nelle nostre comunità elementi in grado di prefigurare il sistema nuovo che ci attende.

Punto di partenza inevitabile: chiedersi se l’offerta attuale è la migliore possibile, stante la domanda e considerate le possibilità economiche a disposizione. In altri termini, con una forte assunzione di responsabilità da parte dei decisori, si giunge ad una nuova rilevazione del bisogno, riclassificando le priorità con la comunità.

Di conseguenza, una volta individuate le priorità, ciò che può fare la differenza non è tanto la risposta ad ogni necessità quanto l’assunzione di una prospettiva d’insieme del sistema d’offerta che per gli 11 Comuni dell’Ambito sia in grado di dare conto innanzitutto della vita delle persone (dei loro bisogni, non solo delle loro domande) e delle loro famiglie e, entro certi limiti e laddove possibile, in grado di favorire scelte consapevoli in ordine ai propri percorsi di benessere e di cura.

Strategia Analizzare la domanda, il sistema d’offerta e la spesa sociale

Attività Avvio osservatorio territoriale, tenendo conto dei dati disponibili (Regione, ASL e Comuni)

Indicatori Redazione di due report specifici, per consentire di tenere aggiornato il quadro della situazione a livello di Ambito

Soggetti Gruppo Tecnico e Coord. A.S.

Tempi Secondo semestre 2012 (1° report) e secondo semestre 2014 (2° report)

Strategia Riconfigurare in un disegno d’Ambito iniziative e servizi dei comuni nelle diverse aree d’intervento

Attività Condivisione ‘portafoglio’ sistema d’offerta da parte degli 11 comuni

Indicatori Stesura di un documento riguardante gli interventi previsti in ambito sociale dai comuni dell’Ambito per il biennio 2013 e 2014

Soggetti Assemblea Sindaci, Assessori alle Politiche sociali dei Comuni, Gruppo tecnico e Coord. A.S.

Tempi Secondo semestre 2012

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Cap. 3.1.2 – Finalità generale 2

Protezione delle persone e delle famiglie più fragili

I sistemi più all’avanguardia nella protezione sociale (quelli, per intenderci, che garantiscono il sostegno allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno) non possono non considerare quale propria specifica vocazione l’attenzione alle persone (bambini, ragazzi, giovani, adulti e anziani) che, per motivi diversi, si trovano a vivere serie difficoltà nella sfera personale, familiare e sociale.

In termini generali, la crisi in cui siamo attanagliati ci sta portando a modificare abitudini consolidate nell’approcciare il cosiddetto disagio e ad approfondire il fenomeno della vulnerabilità sociale, caratterizzata da profili che, sul territorio, non sono sempre così bene individuabili.

Permane la necessità di una specifica attenzione alla salute mentale, per integrare e raccordare la presa in carico sociale in capo ad ogni singolo comune.

Valore strategico assume il completamento della ‘filiera minori’, a partire dal buon lavoro condotto sinora, oltre che il sostegno ad azioni di prevenzione (Consulenza psicopedagogica).

Dal punto di vista metodologico la specificità e il limite delle competenze comunali rispetto a situazioni in cui il confine del problema non è sempre così definito, impongono il raccordo con i servizi specialistici, con i quali condividere obiettivi e azioni.

Nota: L’attenzione specifica alla disabilità (con le differenti implicazioni legate alle diverse sue manifestazioni – congenite o connesse a traumi) e agli anziani fragili trova luogo nella finalità specifica della cura (vedi pag. 41 e seguenti).

Strategia Contenere la fragilità e la vulnerabilità sociale legata alla crisi

Attività Garanzia di uno strumento specifico condiviso tra i comuni

Indicatori Budget annuo dedicato per titoli sociali i cui beneficiari siano le situazioni di maggiore fragilità (da individuare secondo criteri definiti)

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Gruppo tecnico e Coord. A.S.

Tempi In sede di previsionale e consuntivo dei budget 2012, 2013 e 2014

Strategia Aumentare la protezione sociale nell’area minori e famiglia

Attività Completamento filiera minori (Tutela, Affidi, ADM, Inc. protetti)

Indicatori

1. Conferma livello di prestazioni della Tutela minori (in termini di ore annue front line)

2. Messa a regime Servizio Affidi (a. Assestamento del gruppo dedicato, con minimo 20 famiglie; b. Approvazione regolamento affidi di Ambito)

3. Messa a regime Servizio ADM (a. Report di valutazione dell’operato del servizio di Ambito e della soddisfazione dei Comuni; b. Estensione servizio a tutti comuni dell’Ambito)

4. Avvio nuovo servizio della filiera (incontri protetti)

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Gruppo tecnico, Coord. A.S., enti partner e gestori dei servizi

Piano di Zona 2012-2014 pag 52 di 81

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Tempi

1. Intero triennio

2. a. Secondo semestre 2012

b. Secondo semestre 2012

3. a. Primo semestre 2013 e secondo semestre 2014

b. Entro fine triennio

4. Secondo semestre 2013

Strategia Garantire attenzione specifica alla salute mentale

Attività Condivisione con i Comuni di una prospettiva d’insieme che si traduca in una progettualità d’Ambito, integrata a quella del DSM

Indicatori

1. Presidio esigenze sul fronte abitativo ed occupazionale delle persone in cura al DSM (report specifico)

2. Continuità nella collaborazione all’azione d’intervento precoce sul disagio psichico in adolescenza (messa a disposizione sede dell’Ambito)

3. Azioni territoriali di sensibilizzazione e contrasto allo stigma (uno all’anno)

Soggetti Assemblea sindaci, Gruppo tecnico, Coord. A.S., DSM, SIL

Tempi

1. Aggiornamento annuale (entro giugno di ogni anno – 2012, 2013, 2014)

2. Intero triennio

3. Intero triennio

Strategia Attivare e/o mantenere spazi dedicati di interlocuzione e programmazione con i partner istituzionali in ordine alle fragilità

Attività Raccordo con servizi ASL (Consultorio, Dipartimento Dipendenze, Ufficio Protezione Giuridica) e dell’A.O. Bolognini (Dipartimento Salute Mentale, Neuro Psichiatria Infantile)

Indicatori

1. Funzionamento equipe integrata (UdP-Consultorio) in ordine alle casistiche inerenti le fragilità familiari (5-6 incontri l’anno)

2. Definizione protocollo rapporto tra Comuni e Dipartimento Dipendenze in ordine a cura e trattamento

3. Attivazione presidio territoriale per la protezione giuridica (Amministratore di sostegno)

4. Incontri tra Comuni e DSM per monitoraggio casistiche psichiatriche (un ciclo d’incontri ogni anno)

5. Incontri tra Comuni e NPI per monitoraggio casistiche neuropsichiatriche in età evolutiva (1-2 cicli d’incontri ogni anno), anche per quanto concerne lo specifico dell’assistenza educativa scolare (e della scuola potenziata) entro una logica di politica scolastica d’Ambito

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Gruppo tecnico, Coord. A.S., Assessori politiche sociali, ASL e AO

Tempi

1. A decorrere dal primo semestre 2012 2. Primo semestre 2013 3. A decorrere dal primo semestre 2012 4. Entro giugno di ogni anno (2012, 2013 e 2014) 5. Entro ottobre di ogni anno (2012, 2013 e 2014)

Piano di Zona 2012-2014 pag 53 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Strategia Sostenere azioni di prevenzione specifica

Attività Partnership per progetti mirati quali la Consulenza Psicopedagogica per le scuole dell’infanzia e primarie del territorio

Indicatori Definizione percorso, compatibile con le risorse disponibili, per la continuità della Consulenza psicopedagogica (oggi in carico all’Ambito)

Soggetti Scuole dell’infanzia, Istituti comprensivi, UdP

Tempi Secondo semestre 2012

Piano di Zona 2012-2014 pag 54 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Cap. 3.1.3 – Finalità generale 3

Rafforzamento dell’integrazione, anche in termini di risorse, delle politiche e della rete

Dieci anni di programmazione e gestione associata sono per gli undici comuni del nostro Ambito un bel traguardo. Ora bisogna insistere e, guardando oltre i problemi contingenti, immaginarsi cosa c’è oltre il guado per essere pronti alle sfide dei prossimi decenni, continuando a garantire il coordinamento, la razionalizzazione, l’omogeneizzazione e mantenendo uno sguardo d’insieme sulle comunità del nostro Ambito territoriale.

Questo sguardo lungo e responsabile ci porta a definire passaggi ulteriori oltre quelli già condivisi sinora, da tradurre innanzitutto in un irrobustimento della convenzione dell’Ambito, strumento agile e forte se utilizzato in tutte le sue potenzialità, su cui innestare in termini coerenti e per evitare frammentazioni, i percorsi di aggregazione sulle funzioni fondamentali dei comuni sotto i 5000 abitanti.

Ciò che si fa come comuni però non basta; occorre ‘allargare il perimetro’, collegarsi ad altri interventi che, pur avendo una loro specificità all’interno dei diversi ambiti d’azione, sono chiamati all’integrazione tra le politiche (sociali, sanitarie, dell’istruzione, della casa, formative e del lavoro), nella convinzione che questa sia benefica ai fini della crescita economica e sociale del territorio.

In alcuni casi specifici che si decide di ‘trattare’ (Strutture socio sanitarie, “Giovani sicuri” e “Nogaye”) l’integrazione dipende da stimoli all’evoluzione della rete di accesso ai servizi, delle politiche giovanili (secondo quanto previsto dalla recenti linee regionali) e delle politiche per le migrazioni a partire da quanto consolidato sinora.

Laddove ci siano le condizioni si possono consolidare logiche di sovra ambito, avviate negli ultimi anni per esempio con la gestione del SIL insieme all’Ambito di Grumello del Monte.

Strategia Consolidare la programmazione associata

Attività Rinforzo ruoli e funzioni dell’Ambito

Indicatori

1. Analisi congiunta della Convenzione di Ambito e delle implicazioni derivanti, per le funzioni fondamentali da associare (tra cui quella sociale), ai Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti, con relativo report

2. Redazione documento indicante il percorso integrato tra Ambito e Comuni chiamati ad associare le funzioni fondamentali

3. Definizione documento indicante gli indirizzi per la gestione associata dal 2015 in poi nel rispetto (e con piena valorizzazione) dell’autonomia comunale

4. Continuazione azioni legate all’accreditamento dei servizi 5. Azioni formative mirate per amministratori e tecnici (1 per ogni anno) 6. Report specifico inerente l’individuazione delle aree su cui implementare

un percorso nella prospettiva di sovra ambito

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Sindaci e Giunte comunali, segretari comunali, Gruppo Tecnico

Piano di Zona 2012-2014 pag 55 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Tempi

1. Primo semestre 2012 2. Primo e secondo semestre 2012 3. Primo semestre 2014 4. Intero triennio 5. Intero triennio 6. Secondo semestre 2013

Strategia Allargare il perimetro di azione dell’Ambito

Attività Integrazione tra sociale, socio sanitario e sanitario e con gli altri ambiti di policy

Indicatori

1. Documento istituzionale specifico che, a partire dal PdZ, attesti una pianificazione territoriale condivisa con ASL (distretto) prioritariamente in ordine a CeAD, area materno infantile e consultoriale e con AO Bolognini per quanto concerne NPI e psichiatria adulti e preveda specifici protocolli operativi

2. Documento istituzionale specifico che, a partire dal PdZ, attesti una pianificazione territoriale condivisa con Provincia di Bergamo per quanto concerne l’area formativa e le politiche del lavoro (riguardanti in particolare l’inserimento lavorativo dei disabili – fisici e psichici – e l’orientamento scolastico e lavorativo dei ragazzi e dei giovani)

3. Documento istituzionale specifico che, a partire dal PdZ, attesti una pianificazione territoriale condivisa con l’Ufficio scolastico per la Lombardia – Ambito territoriale di Bergamo e le rappresentanze delle scuole paritarie per quanto concerne l’area dell’istruzione (in particolare per la dispersione scolastica e la disabilità)

4. Linee d’indirizzo di Ambito per quanto concerne le politiche abitative

Soggetti Comuni, ASL, AO Bolognini, Provincia di Bergamo, Ufficio Scolastico per la Lombardia, Istituti comprensivi, CTRH

Tempi

1. Secondo semestre 2012 2. Secondo semestre 2013 3. Secondo semestre 2014 4. Primo semestre 2015

Strategia Ottimizzare l’utilizzo dei servizi territoriali

Attività Convenzioni tra le strutture socio sanitarie territoriali (CDI, RSA, CDD, RSD) e l’Ambito per favorire l’accesso e la fruizione dei servizi

Indicatori Coinvolgimento di un numero significativo strutture (3) interessate e vaglio ipotesi di convenzionamento Definizione convenzioni ritenute prioritarie in base all’analisi

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Gruppo tecnico, Coord. A.S.

Tempi Secondo semestre 2012 e primo semestre 2013

Strategia Consolidare politiche di prevenzione integrate

Attività Messa a sistema di “Giovani sicuri”

Indicatori

1. Definizione annuale delle iniziative formative e di sensibilizzazione previste nei Comuni dell’Ambito, tramite calendario specifico

2. Attuazione ‘Codice etico’ (inerente le feste nei territori) 3. Incontri (5/6 ogni anno) gruppo di referenti territoriali (‘moltiplicatori’)

sulle tematiche della prevenzione

Piano di Zona 2012-2014 pag 56 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

4. Collaborazione ai progetti di prevenzione denominati ‘Life Skill Training Program’, ‘Giovani Spiriti’ e ‘Unplugged’ (con almeno 1 azione specifica di promozione concertata con Dipartimento Dipendenze dell’ASL e rivolta alle scuole del territorio)

Soggetti ASL (Dipartimenti Prevenzione e Dipendenze), Comuni, gestori locali, gruppi e associazioni del territorio interessati/e

Tempi

1. Entro Ottobre di ogni anno (2012, 2013 e 2014), per l’anno successivo 2. Dal secondo semestre 2012 in poi 3. Per l’intero triennio 4. A partire dal secondo semestre 2012

Strategia Sviluppare la fase matura del progetto interculturale dell’Ambito

Attività Configurazione del ‘secondo tempo’ di Nogaye

Indicatori

1. Documento che indichi la prospettiva del progetto nel triennio (con un’attenzione particolare a donne e minori)

2. Definizione modello organizzativo che contempli la sintesi tra salvaguardia della figura del mediatore di territorio e l’utilizzo dei mediatori linguistici

3. Progettualità specifica per il coinvolgimento, come risorse, degli immigrati residenti da molti anni in Italia

Soggetti Gruppo tecnico, Coordinamento A.S. ente gestore del progetto

Tempi 1. Primo semestre 2012 2. Primo semestre 2012 3. Dal secondo semestre 2013

Piano di Zona 2012-2014 pag 57 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Cap. 3.1.4 – Finalità generale 4

Promozione di modalità uniformi di accesso ai servizi

Pensare ad ogni cittadino e non solamente a coloro che abitualmente si rivolgono ai servizi sociali è il criterio che, se ben declinato, può consentire la costruzione di un sistema di accesso ai servizi funzionale ed efficace. Ciò significa da una parte garantire un’informazione rapida e dall’altra offrire servizi con regole condivise tra i Comuni dell’Ambito, per una gestione in grado di ottimizzare le risorse salvaguardando l’autonomia e le specificità comunali. Sul fronte dell’informazione è opportuno utilizzare al meglio il percorso promosso da ASL e Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci relativo al progetto PUOI.

Per quanto concerne i servizi, a partire dalla maturità della filiera minori e del SIL, tenuto conto delle buone esperienze di Neomamma, Nogaye e Jonathan, considerato quanto si andrà a sperimentare con l’ADM associata, l’Ambito è chiamato a rinforzare, facendolo evolvere, il proprio sistema d’offerta, con regole e gestioni condivise anche nelle aree storiche che riguardano anziani e disabili.

Strategia Sviluppare una modalità omogenea di informazione inerente i servizi

Attività Implementazione Punto Unico Offerta Informativa (PUOI)

Indicatori Avvio, nei comuni interessati, del PUOI (minimo 5 comuni entro il triennio)

Soggetti A.S.L. e Comuni interessati

Tempi Dal primo semestre 2013

Strategia Raccogliere e gestire in modo uniforme i dati della domanda e dell’offerta sociale

Attività Implementazione del software unico provinciale dei servizi sociali

Indicatori Coinvolgimento nei comuni dell’Ambito nell’utilizzo del software

Soggetti A.S.L., Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e Comuni dell’Ambito

Tempi Dal primo semestre 2013

Strategia Omogeneizzare l’offerta sociale dell’Ambito

Attività

Regolamentazione e gestione comune, previa verifica di fattibilità e salvaguardia della qualità e nel rispetto delle prerogative di ogni singola autonomia locale, di alcune unità d’offerta oggi in capo ai Comuni (a partire da Servizio Assistenza Domiciliare e Assistenza Educativa Scolare)

Indicatori

1. Piano di fattibilità gestione SAD di Ambito (comprensivo di ipotesi di Regolamento unico)

2. Raccordo e presidio di Ambito dei servizi di AES dei Comuni (con il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti – scuola, NPI, gestori servizi)

3. Piano di fattibilità gestione AES di Ambito

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Comuni, Gruppo Tecnico, Coordinamento A.S., enti e partner territoriali

Tempi 1. Secondo semestre 2012 2. Primo semestre 2013 3. Primo semestre 2014

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Cap. 3.1.5 – Finalità generale 5

Sviluppo di un modello di welfare comunitario e innovativo

La base su cui abbiamo costruito sinora il rapporto con le forze vive del tessuto sociale richiede di essere rifondata su basi che contemplino la condivisione non solo di obiettivi e metodologie d’intervento, ma anche delle risorse (umane, strutturali, economiche).

Alcune eccellenze presenti sul nostro territorio, riconducibili alle realtà del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione sociale, possono costituire il punto da cui partire per orientare lo sviluppo di un modello comunitario rispondente ai bisogni territoriali.

Un campo nuovo d’azione su cui sviluppare connessioni è quello del rapporto tra welfare pubblico e welfare privato (a partire dal cosiddetto welfare contrattuale e/o aziendale).

Attenzione specifica andrà garantita allo studio di forme specifiche di finanziamento del sistema, stante la graduale e costante diminuzione delle risorse pubbliche disponibili.

Strategia Creare i presupposti per una politica sussidiaria

Attività Sviluppo modelli d’intervento comunitari, valorizzando le reti associative territoriali, del terzo settore, delle imprese sociali

Indicatori

1. Apertura confronto con i soggetti (singoli ed associati) interessati ad un progetto che lanci nel nostro territorio proposte per l’innovazione (che si concludono con 2 incontri plenari)

2. Definizione piano territoriale per l’innovazione

3. Avvio azioni

Soggetti Da individuare previa selezione

Tempi 1. Primo semestre 2013

2. Secondo semestre 2013

3. Primo semestre 2014

Strategia Interagire in modo continuativo con il mondo delle imprese

Attività Connessione tra welfare pubblico e welfare aziendale

Indicatori

1. Ricognizione esperienze di welfare aziendale presenti nell’Ambito territoriale

2. Pubblicizzazione c/o le aziende dei servizi di cura presenti nel territorio

3. Sperimentazioni connessioni tra servizi territoriali e aziende

Soggetti UdP, Gruppo tecnico, SIL e aziende del territorio

Tempi 1. Secondo semestre 2012

2. Primo semestre 2013

3. Secondo semestre 2013

Piano di Zona 2012-2014 pag 59 di 81

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Strategia Individuare modalità integrate per finanziare il sistema

Attività Piano dedicato per recupero fondi

Indicatori

1. Analisi fonti possibili per contributi connessi alle aree presidiate dal piano di Zona

2. Selezione bandi su cui puntare nel triennio per possibili erogazioni (puntare ad 1 progetto ogni anno)

Soggetti Ufficio di Piano e Gruppo Tecnico

Tempi Dal secondo semestre 2012

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Cap. 3.2 – Finalità specifiche

Cap. 3.2.1 – Finalità specifica 1

Equità economica e revisione dell’ISEE nell’accesso ai servizi e nella determinazione della compartecipazione dell’utente

La disparità ancora presente nell’accesso ai servizi nei diversi Comuni, l’intento di superamento dell’ISEE da parte della Regione con la prevista introduzione di un nuovo sistema di classificazione, la tenuta economica dei servizi che richiede la definizione di criteri più serrati di compartecipazione alla spesa da parte dei fruitori comportano la necessità di un impegno specifico per il prossimo triennio in ordine allo stabilire regole e comportamenti che determinino una sostanziale equità di trattamento all’interno del sistema d’offerta del nostro territorio.

Ambito che si presta da subito ad essere campo di sperimentazione in tal senso è la compartecipazione alle spese sociali e socio sanitarie nell’area della disabilità (es. CDD) e nell’area anziani (es. servizi domiciliari).

Strategia Rivedere la compartecipazione alle spese dei servizi orientata a nuovi criteri di equità sociale

Attività Definizione di linee guida per la compartecipazione al costo dei servizi da parte dei cittadini (revisione ISEE)

Indicatori

1. Acquisizione elementi di novità provenienti dai livelli istituzionali sovraordinati (Stato, Regione), con report specifico

2. Approfondimenti inerenti le rette dei servizi sociali e socio sanitari, con report specifico

3. Definizione documento d’indirizzo

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Gruppo Tecnico, Coordinamento A.S.

Tempi 1. Secondo semestre 2012

2. Primo semestre 2013

3. Secondo semestre 2013

Strategia Sperimentare una compartecipazione alla spesa più equa nelle aree d’intervento consolidate

Attività Rivisitazione compartecipazione alla spesa area disabilità (es. CDD) e area anziani (es. servizi domiciliari)

Indicatori

1. Articolazione nuova modalità di suddivisione dei costi tra famiglia e comuni per la frequenza ai Centri Diurni Disabili (CDD)

2. Definizione criteri per suddividere i costi tra famiglia e comuni per l’utilizzo di servizi domiciliari

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Assessorati ai servizi sociali, Gruppo tecnico, Coord. A.S, Associazioni familiari

Tempi 1. Secondo semestre 2012

2. Primo semestre 2013

Piano di Zona 2012-2014 pag 61 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Cap. 3.2.2 – Finalità specifica 2

Lavoro di cura familiare: interventi sulla disabilità e non autosufficienza

L’andamento demografico da qui a vent’anni determinerà sempre più un’attenzione specifica al lavoro di cura inerente i grandi anziani.

La sensibilità e l’attenzione cresciute gradualmente nei confronti delle persone con disabilità si traducono sempre più in politiche di aiuto alla cura familiare.

La non autosufficienza e la disabilità (nelle sue diverse manifestazioni) sono pertanto due grossi ambiti su cui investire energie, per trovare, insieme alle famiglie, una strada che si traduca realmente in un percorso di accompagnamento e sostegno, capace di dare conto delle specifiche storie di vita delle persone.

L’utilizzo intelligente del CeAD, servizio a scavalco tra il sanitario e il sociale, ci sembra essere la leva tramite cui assumere la giusta prospettiva rispetto al sostegno al lavoro di cura familiare. Siamo al contempo convinti che non basterà questo servizio ed occorrerà indirizzare gli sforzi dei prossimi anni da una parte nell’integrazione operativa, in sede domiciliare, tra famiglie e servizi (secondo quanto previsto dalla riforma regionale sull’A.D.I.) e dall’altra nella declinazione in sede locale del Piano Disabilità deliberato da Regione Lombardia.

Strategia Sviluppare l’integrazione con il Centro Assistenza Domiciliare (CeAD)

Attività Presidio strutturato del CeAD

Indicatori 1. Attivazione di un’equipe integrata Distretto/UdP

2. Monitoraggio periodico delle prestazioni rese dal servizio

3. Avvio presidio AdS (Amministratore di Sostegno)

Soggetti Gruppo tecnico, Coordinamento A.S., UdP e distretto

Tempi

1. Primo semestre 2012, prevedendo 5/6 incontri ogni anno (2012, 2013 e 2014)

2. In continuità con quanto già previsto, report semestrali

3. Primo semestre 2012

Strategia Sperimentare forme di domiciliarità integrata (famiglia/servizi) per la non autosufficienza

Attività Avvio modello d’intervento d’Ambito omogeneo ed integrato

Indicatori

1. Analisi stato dell’arte dei servizi esistenti in ogni comune, con report specifico

2. Definizione linee d’indirizzo per una progettualità integrata

3. Sperimentazione almeno in 2 comuni dell’Ambito

Soggetti Gruppo Tecnico, Coordinamento A.S., distretto e partner territoriali (es. gestori ADI)

Tempi 1. Secondo semestre 2012

2. Nel corso del 2013

3. Nel corso del 2014

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Strategia Assumere il ‘Progetto di Vita’ quale criterio degli interventi per la disabilità

Attività Sviluppo in sede locale del Piano di Azione regionale a favore delle persone con disabilità

Indicatori

1. Coinvolgimento gruppi, associazioni e cooperative del territorio, che si conclude con due incontri in plenaria con i soggetti interessati

2. Analisi politiche e servizi degli 11 comuni dell’Ambito sul fronte disabilità, con report specifico

3. Definizione Piano di Azione per la disabilità (con inclusione di progettualità specifica per autismo)

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Gruppo Tecnico, Coordinamento A.S., Istituti comprensivi, CTRH, enti territoriali interessati

Tempi 1. Primo semestre 2012

2. Secondo semestre 2012

3. Primo semestre 2013

Piano di Zona 2012-2014 pag 63 di 81

Approvato dall’Assemblea dei Sindaci - 14 marzo 2012

Cap. 3.2.3 – Finalità specifica 3

Conciliazione famiglia e lavoro

È un elemento che sempre più si configura come un’opportunità per modernizzare l’impianto di welfare, in connessione con le ipotesi di ricalibratura del sistema tradizionale di protezione sociale.

Per sfruttare l’opportunità occorre però tradurre in sede locale una politica specifica che si connetta ai sistemi tradizionali di welfare e possa configurare l’attenzione del nostro territorio alle pari opportunità e alla conciliazione, sull’onda del notevole dispiegamento di forze ed energie messe in campo da Regione Lombardia negli ultimi anni.

Ciò significa collegarsi compiutamente al piano territoriale provinciale da poco approvato e inserire entro questo alveo le azioni di sostegno alla neogenitorialità, ai servizi per la prima infanzia (servizi di nido e servizi educativi integrativi per bambini e genitori) e l’extrascuola (vero e proprio laboratorio di rete capace di integrare soggetti diversi della comunità), alle importanti e significative esperienze territoriali animate dal volontariato e dall’associazionismo.

Strategia Sviluppare le politiche sulla conciliazione in sede locale

Attività Definizione in sede locale di un piano territoriale per le pari opportunità e per la conciliazione tra famiglia e lavoro

Indicatori

1. Coinvolgimento aziende, pubbliche e private, interessate all’ipotesi, con 2 incontri conclusivi in plenaria

2. Condivisione, tra Comuni e aziende, delle priorità in ordine ad un progetto territoriale sulla conciliazione, con report specifico

3. Redazione progetto

Soggetti Assemblea dei Sindaci, Comuni, Aziende, UdP

Tempi 1. Secondo semestre 2012 2. Primo semestre 2013 3. Secondo semestre 2013

Strategia Garantire un’attenzione specifica alla neogenitorialità

Attività Evoluzione del progetto Neo mamma

Indicatori

1. Definizione progettualità condivisa sulla neogenitorialità tra Ambito e ASL, attraverso convenzionamento in cui collocare anche l’attuale Neomamma

2. Ipotesi di nuove modalità di gestione e/o erogazione del progetto “Neo mamma” (documento specifico)

3. Evidenziazione e messa in rete delle esperienze territoriali sulla neogenitorialità (Report specifico sulla presenza di esperienze, spontanee e organizzate, nel nostro territorio; definizione progetto di messa in rete e attuazione iniziative che saranno previste nel progetto)

Soggetti Udp, Gruppo Tecnico, distretto, gruppi di mamme e associazioni per la genitorialità, servizi per la prima infanzia, operatori Neomamma

Tempi 1. Secondo semestre 2012 2. Primo semestre 2013 3. Dal secondo semestre 2012

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Strategia Curare la filiera dei servizi per l’età evolutiva (0-6 ed extrascuola)

Attività Raccordo tra i servizi della stessa tipologia presenti nei diversi territori

Indicatori

1. Formazione, supporto ed accompagnamento, condivisi con e per i servizi 0-3 e per gli extrascuola, con programmi annuali dedicati

2. Incontri periodici tra i servizi (5/6 incontri l’anno), su un programma definito

3. Evento annuale di Ambito

4. Formazione per i genitori

Soggetti Comuni, enti gestori, UdP

Tempi

1. Definizione programma entro giugno di ogni anno (2012, 2013, 2014) per l’anno successivo

2. Intero triennio

3. A partire dal 2012

4. A partire dal 2013

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Cap. 3.2.4 – Finalità specifica 4

Valorizzazione e promozione delle reti associative familiari e del terzo settore

Quanto maturato nelle diverse comunità locali dell’Ambito in ordine al ruolo del volontariato, dell’associazionismo e del terzo settore va collocato entro un disegno più ampio teso a rendere compiuto il valore di queste specificità nel rappresentare le forme attive di partecipazione del tessuto sociale alla costruzione della sussidiarietà orizzontale.

Strumenti privilegiati a tal fine sono da una parte un vero e proprio piano locale di valorizzazione del terzo settore (coinvolgendo organismi di rappresentanza) e dall’altra azioni tese a far emergere le capacità di produzione di capitale sociale (Affidi e mutualità familiare) e gestionali (SIL, SFA e altri servizi).

In relazione alle azioni possibili su tale fronte si riconosce il ruolo strategico di organismi di rappresentanza (ad es. quelli della cooperazione), di coordinamento (ad es. il Centro Bergamasco per l’Integrazione) o di service (ad es. il Centro Servizi Volontariato), quali soggetti in grado di garantire da una parte una forte conoscenza delle istanze territoriali più profonde e dall’altra una capacità di risposta ai bisogni sociali.

Strategia Condividere il ruolo futuro del terzo settore in sede locale

Attività Piano locale di sviluppo del terzo settore

Indicatori Coinvolgimento rappresentanze del terzo settore per condividere un piano locale, con due incontri plenari. Definizione Piano territoriale ad hoc

Soggetti Gruppi, associazioni, cooperative, altre realtà non profit, UdP, Gruppo tecnico

Tempi Primo e secondo semestre 2013

Strategia Favorire l’evoluzione delle politiche del lavoro locali

Attività Riconfigurazione SIL

Indicatori

1. Verifica sviluppi politiche del lavoro a livello regionale, provinciale e territoriale, con report dedicato

2. Condivisione con enti di terzo settore dell’evoluzione del SIL, con linee guida definite

3. Piano gestionale di riconfigurazione del servizio

Soggetti Provincia di Bergamo, Enti accreditati, Gruppo tecnico, gruppi e associazioni familiari dei disabili

Tempi 1. Secondo semestre 2012

2. Primo semestre 2013

3. Secondo semestre 2013

Strategia Prefigurare un ruolo più attivo del terzo settore nella filiera dei servizi alla persona

Attività Verifica possibile evoluzione gestione servizi pubblici comunali (es. NIDI, SFA)

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Indicatori

1. Condivisione con i comuni interessati circa l’evoluzione di alcune unità d’offerta, con report dedicato

2. Analisi implicazioni giuridiche, tecniche ed economiche, con report specifico

3. Piano di ‘riconversione’

Soggetti Comuni, Gruppo tecnico, partner di terzo settore

Tempi 1. Primo semestre 2012

2. Secondo semestre 2012

3. Primo e secondo semestre 2013

Strategia Sostenere la Rete Affidi di Ambito

Attività Evoluzione gruppo famiglie della Rete

Indicatori 1. Valutazione possibilità di costituzione di associazione ad hoc per

rinforzare la rete di famiglie, con report dedicato

2. Piano specifico per la messa a regime della rete

Soggetti UdP, gruppo di famiglie, Servizio Affidi

Tempi 1. Secondo semestre 2012

2. Primo semestre 2013

Strategia Sostenere la mutualità familiare

Attività Azioni territoriali dedicate (con attenzione specifica alle famiglie numerose)

Indicatori

1. Connessione alle reti familiari presenti a livello provinciale, con un incontro plenario

2. Definizione piano di lavoro territoriale

3. Implementazione azioni

Soggetti UdP, gruppi di famiglie, gruppi e associazioni territoriali

Tempi 1. Secondo semestre 2012

2. Primo semestre 2013

3. Dal secondo semestre 2013

Strategia Promuovere la terza età attiva

Attività Iniziative ad hoc

Indicatori

1. Collegamento con le azioni specifiche per la terza età del Dipartimento Prevenzione ASL, con due incontri dedicati di programmazione comune

2. Definizione piano di lavoro territoriale

3. Progetto dedicato per “Anziani che si prendono cura di Anziani”

4. Iniziative per la valorizzazione del patrimonio culturale locale

Soggetti UdP, gruppi di famiglie, gruppi e associazioni territoriali

Tempi

1. Secondo semestre 2012

2. Primo semestre 2013

3. Secondo semestre 2013

4. Primo semestre 2014

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Cap. 4 – Impianto organizzativo

Partiamo da un semplice considerazione: siamo in un momento di passaggio ad un nuovo sistema di welfare, in cui il governo delle risorse diventa fondamentale per il mantenimento e lo sviluppo dei servizi. Perché questo piano di zona possa essere reale ed avere possibilità di successo è necessario che ci sia la consapevolezza di fondo che oggi siamo chiamati ad utilizzare al meglio le risorse che ci sono sia quelle economiche e soprattutto quelle umane.

In questo momento di incertezza e difficoltà è necessario puntare il più possibile alla valorizzazione di chi opera nei comuni, nelle associazioni, nelle cooperative, negli organismi istituzionali che a diverso titolo interagiscono nella dinamica di una programmazione associata, che rimane – ad oggi – un percorso lungo su cui ancor più è necessario investire e che richiede impegno e determinazione da parte di chi vi concorre.

Ormai alla quarta triennalità, possiamo oggi parlare di consolidamento dell’assetto organizzativo, che comunque è sempre in divenire per quanto riguarda il coinvolgimento di altri soggetti o per nuove funzioni assegnate al piano. Tuttavia continuiamo a porre attenzione alla gradualità nel raggiungere gli obiettivi della programmazione e della gestione associata, che richiede lungimiranza e capacità di aggregare creando consenso intorno alle scelte utili agli obiettivi comuni.

Per continuare il percorso intrapreso, delineamo di seguito l’impianto organizzativo (che è anche metodologico) del Piano di Zona, i livelli di responsabilità e le funzioni operative, le risorse strutturali ed umane.

L’attenzione al terzo settore e, più in generale, alle prerogative di chi rappresenta la comunità locale (gruppi, associazioni, cooperative, sindacati, organismi di rappresentanza), richiede oggi uno sforzo in più per mettere a frutto la logica della partecipazione attiva di pubblico e privato sociale alla funzione di programmazione (che e continua e non si limita alla fase di stesura del piano). Questo significa per noi curare il coinvolgimento di queste realtà sia nei gruppi di lavoro che in momenti di condivisione e verifica degli obiettivi del piano.

Assemblea dei Sindaci

L’Assemblea dei Sindaci è l’organo politico di governo generale dell’Ambito. Ad essa sono attribuite tutte le funzioni di scelta, indirizzo, pianificazione, programmazione e controllo degli interventi e dei servizi associati previsti dal Piano di Zona facendosi carico di promuovere l’adozione dello stesso nelle sedi istituzionali competenti con i necessari atti deliberativi. È composta dai Sindaci o dagli Assessori alle Politiche Sociali dei

Governare le risorse Valorizzare le risorse Aggregare creando consenso Attenzione al terzo settore

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Comuni dell’Ambito delegati. Svolge le proprie funzioni avvalendosi delle proposte, della consulenza e dell’operatività delle altre configurazioni tecniche e organizzative interne all’Ambito (Ufficio di Piano, gruppi di lavoro, Coordinamento A.S.).

L’Assemblea, pertanto, ha il compito di:

decidere la politica sociale di Ambito esprimendo gli indirizzi, le finalità, i programmi e gli obiettivi specifici da realizzare nonché le loro modalità generali di attuazione;

approvare il Piano di Zona; stabilire le priorità di intervento; approvare i piani operativi annuali, gli interventi e i progetti

specifici; approvare il bilancio preventivo annuale e triennale

dell’Ambito, con specificazione delle quote che i Comuni associati dovranno versare per il funzionamento di uffici, servizi e interventi comuni previsti dal Piano di Zona e dalla Convenzione intercomunale;

approvare il Consuntivo annuale e triennale dell’Ambito e verificare il raggiungimento degli obiettivi del PdZ;

approvare le richieste di adesione da parte di eventuali altri Comuni o soggetti pubblici;

approvare i criteri e regolamenti che disciplinano gli interventi sociali a livello di Ambito;

definire gli indirizzi generali organizzativi e gestionali per l’attività di realizzazione degli interventi e dei servizi comuni;

approvare i contenuti degli Accordi di Programma; scegliere le forme di gestione per l’Ambito approvando gli atti

(Statuti, convenzioni, regolamenti) che le definiscono.

Ufficio di Piano

L’Ufficio di Piano è l’organismo tecnico di studio, consulenza, proposta e di supporto all’Assemblea dei Sindaci per la programmazione e gestione degli interventi e dei Servizi di Ambito. Ha anche il compito di attuare le indicazioni dell’Assemblea dei Sindaci e di realizzare le azioni necessarie alla realizzazione del Piano di Zona garantendo la consultazione e il coinvolgimento delle diverse espressioni del territorio e delle formazioni sociali.

Assume, infine, le funzioni di organismo tecnico di coordinamento e di supporto all’Assemblea dei Sindaci per il monitoraggio e la valutazione del raggiungimento degli obiettivi del Piano di Zona.

L’Ufficio di Piano è un organismo tecnico collegiale di raccordo e coordinamento (Gruppo tecnico) che trova poi esecuzione delle proprie attività di programmazione nella struttura esecutiva attivata dal Comune Capofila e composta dal Dirigente Servizi alla Persona, dal Responsabile Servizi Sociali di Ambito, dal

I compiti dell’Assemblea

dei Sindaci

Consulenza

Attuazione

Valutazione

Staff ufficio di piano

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Coordinatore Sociale di Ambito e dagli Istruttori Amministrativi (Staff dell’Ufficio di Piano).

L’organismo di coordinamento dell’Ufficio di Piano è composto da:

Dirigente Servizi alla Persona del Comune capofila; Responsabile Servizi Sociali di Ambito; Coordinatore Sociale di Ambito; Responsabili Servizi Sociali dei Comuni associati; Direttore del Distretto A.S.L.; Coordinatore sociale del Distretto A.S.L. di Seriate; Coordinatori dei servizi associati di Ambito; Referenti di area.

Coordinamento Assistenti Sociali

La funzione di Servizio Sociale professionale è stata individuata tra le questioni rilevanti del PdZ di Seriate. Il gruppo professionale del servizio sociale di base è ormai una realtà consolidata all’interno del Piano di Zona. Nel gruppo sono impegnate tutte le Assistenti Sociali che operano presso i Comuni dell’Ambito e nel servizio associato della Tutela dei Minori.

Si conferma la funzione del gruppo che è quella di:

implementare la gestione coordinata del servizio sociale professionale del territorio;

presidiare l’applicazione del Piano per le parti di competenza e promuovere l’introduzione della cosiddetta metodologia del “Case Management”;

attuare forme di coordinamento e condivisione metodologiche; stabilire forme di connessione e collaborazione tra i servizi

sociali presenti nell’Ambito, anche mediante la definizione di “protocolli operativi” che facilitino la gestione degli interventi sociali gestiti da figure professionali appartenenti ad organizzazioni diverse;

attuare le indicazioni sviluppate nel documento comune di servizio sociale;

realizzare forme di raccordo con le altre forme di ascolto di bisogni sociali che avvengono in contesti non professionali.

Il gruppo di lavoro è coordinato da un’assistente sociale comunale.

Aree di intervento

In coerenza con il presente Piano di Zona e i suoi obiettivi, si conferma la scelta di non impostare l’attività su aree tematiche, per valorizzare la trasversalità dei temi trattati (fragilità, conciliazione, accesso ai servizi, ecc.). Pertanto viene confermata la volontà di operare nei confronti del territorio attraverso gruppi

Gruppo tecnico Gruppo professionale Gruppi di lavoro

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di lavoro attivati su oggetti specifici previsti dal piano. L’attivazione e il raccordo tra i gruppi di lavoro e gli obiettivi del piano sarà garantita dal Coordinatore sociale dell’Ambito.

I gruppi di lavoro sono composti da rappresentanti degli enti pubblici, del terzo settore, della scuola, della realtà ecclesiale e del volontariato, che garantiscono una partecipazione competente e ancorata al territorio, con la funzione di allargare la partecipazione e la corresponsabilità, confrontare e integrare le diverse esperienze, approfondire aspetti tematici specifici con l’obiettivo di formulare proposte innovative, progettuali ed operative, all’Ufficio di Piano.

In particolare i gruppi di lavoro devono consentire lo scambio e lo sviluppo di modelli condivisi e definire gli strumenti da adottare per i servizi e le attività riferiti sia ad aree di intervento specifiche (anziani, disabili, minori, ecc.) che trasversali (famiglia, disagio, povertà, ecc.), in una logica di integrazione.

I gruppi che verranno attivati saranno composti da tecnici segnalati all’Ufficio di Piano dai rispettivi enti e/o organizzazioni di riferimento, rappresentativi delle diverse realtà del territorio sia pubbliche sia del privato sociale. In termini generali la partecipazione deve essere omogenea e coerente alle indicazioni di cui all’art. 1 comma 4 e 5 della Legge n. 328/2000.

Secondo le aree di lavoro la composizione potrà essere diversamente articolata, ma si dovrà cercare il più possibile di consentire un’equilibrata e attiva partecipazione delle diverse realtà del territorio. Alle diverse agenzie e organizzazioni verrà richiesto di individuare operatori “competenti”, che lavorano nel settore e sono attivi nelle formazioni sociali delle comunità locali dell’Ambito territoriale di Seriate.

Modelli condivisi

Attenzioni trasversali

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Cap. 5 – I servizi a gestione associata

La sfida del nuovo welfare richiede una gestione strategica e di “governo” delle politiche sociali più che di produzione e gestione diretta degli interventi. Questa partita si gioca soprattutto a livello territoriale attraverso una revisione dei modelli di gestione e un nuovo approccio ai problemi da parte delle professionalità tecniche e amministrative per riuscire a compiere una sintesi spendibile tra i bisogni crescenti e le risorse economiche sempre più limitate.

Il territorio diviene, pertanto, il luogo fondamentale col quale confrontarsi per individuare le risorse in grado di sostenere e sviluppare i servizi, ma anche per leggere i bisogni di assistenza e definire le modalità gestionali più opportune per fornire risposte adeguate e coerenti. La gestione associata deve allora esser orientata principalmente a “governare” e coordinare la "rete integrata per l’offerta dei servizi e degli interventi". In questo contesto è sempre più importante promuovere l’affermazione di logiche di governance da parte della Pubblica amministrazione e di sviluppo del partenariato pubblico – privato.

Per quanto riguarda il modello di governo della gestione associata si prevedono gli strumenti dell’Accordo di Programma e della Convenzione intercomunale. L’Accordo di Programma è anche il principale strumento per la definizione delle premesse di regolamentazione della partecipazione delle altre istituzioni e degli enti del territorio oltre che delle realtà di terzo settore; la convenzione assume la funzione di strumento per la gestione degli interventi e dei servizi associati (Tutela minori e affidi, SIL, Titoli sociali, accreditamento, ADM, ecc.).

Struttura tecnica dell’Ufficio di Piano

La gestione associata del PdZ viene affidata alla struttura tecnica dell’Ufficio di Piano istituita presso il Comune di Seriate, quale ente capofila. L’organizzazione e il funzionamento dell’Ufficio di Piano è regolata da apposita convenzione intercomunale sottoscritta ai sensi dell’art. 30 del D.Lgs. n. 267/2000. In particolare all’Ufficio di Piano è affidata la gestione tecnico-amministrativa e l’esercizio delle funzioni pubbliche relative all’accordo per l’attuazione operativa del PdZ. Per la gestione economico-finanziaria l’Ufficio di Piano si avvale del supporto del Comune di Seriate, quale ente capofila.

La sede degli uffici e servizi è individuata presso l’ente capofila, che si doterà delle risorse umane e strumentali necessarie da porre a carico del bilancio del PdZ. Per il funzionamento dei suddetti uffici/servizi si applicano le procedure e le responsabilità previste dall’ente capofila, all’interno del quale gli uffici/servizi sono organicamente inseriti per la parte amministrativa e gestionale, rimanendo dipendenti dall’Assemblea dei Sindaci per

Gestione strategica Governo e coordinamento Accordo di programma Convenzione intercomunale Gestione tecnico-amministrativa Uffici e servizi

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la parte funzionale di indirizzo politico.

L’Ufficio di Piano può avvalersi di consulenti o collaboratori esterni per l’esecuzione dei compiti ad esso affidati. Gli incarichi verranno attribuiti con appositi atti dall’Ente capofila in conformità con la normativa vigente per la Pubblica Amministrazione e sulla base dei bilanci dell’Ambito approvati dall’Assemblea.

Oltre all’Ufficio di Piano e ad esso funzionalmente e gestionalmente dipendenti, vengono individuati per la gestione associata dei servizi di Ambito l’Ufficio Tutela Minori e Affidi e il Servizio Inserimenti Lavorativi (S.I.L.).

La Tutela Minori

Il Servizio per la “Tutela dei Minori” è il primo vero servizio gestito dall’Ambito di Seriate in forma associata e coordinata, con una specifica convenzione ai sensi dell’art. 30 della Legge n.267/2000. L’equipe per la tutela dei minori, pur costituendo un servizio dedicato ad alta specializzazione, fa pienamente parte a tutti gli effetti del servizio sociale di Ambito e collabora quindi attivamente con le assistenti sociali dei singoli Comuni dell’Ambito di Seriate, in un rapproto reciproco.

L’equipe psico-sociale dell’Ufficio Tutela Minori (costituita da operatori dell’Ambito e dell’A.S.L.) si avvale di collaborazioni con servizi socio-sanitari specialistici: consultorio, Neuropsichiatria infantile, ecc., allo scopo di garantire al minore ed alla sua famiglia, dove necessario, interventi specialistici di valutazione del danno e di cura psicoterapeutica. Una particolare attenzione deve essere posta a quest’ultimo aspetto, nodo cruciale nell’intervento che necesita di maggiore considerazione.

Nel corso dell’utima triennalità il servizio si è arricchito con l’attivazione del servzio affidi di Ambito, con un’equipe specializzata su questo tema. Il servizio collabora strettamente con la tutela minori, pur mantenedo la sua specificità che è rappresentata dagli interventi di sensibilizzazione del territorio sul tema e dall’accompagnamento della rete delle famiglie dell’Ambito in un percorso di crescita e di accoglienza dei minori.

Inoltre, nella logica della filiera dei servzi, è stato attivato il servzio assistenza domiciliare minori (A.D.M.) di Ambito.

L’inserimento lavorativo degli svantaggiati

Il Piano di Zona si propone, alla luce dei buoni risultati conseguiti, da una parte di consolidare il servizio di inserimento lavorativo rivolto a persone segnalate dal territorio con disabilità fisica e psichica e dall’altra di garantire attenzione alle esigenze occupazionali di altre fasce di popolazione (persone svantaggiate e/o a rischio di emarginazione, giovani, persone senza lavoro a

Incarichi esterni

Servizio specialistico

Servizio affidi

Il lavoro come priorità

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seguito della crisi, ecc.).

Le disposizioni regionali, infatti, invitano i comuni - attraverso l’organizzazione dei Piani di Zona – a prestare attenzione al tema del lavoro come una delle priorità anche per le politiche pubbliche.

Nell’ottica dell’avvicinamento dei servizi ai cittadini la collocazione del Servizio di Inserimento Lavorativo direttamente a livello di Ambito territoriale consente una maggiore articolazione delle azioni di incontro tra domanda e offerta, che può nel nostro caso contare sul coinvolgemento attivo delle risorse della comunità (l’associazionismo, la famiglia, i servizi sociali, le aziende), quali protagonisti del processo.

In una logica di razionalizzazione degli interventi, si conferma la gestione unitaria del servizio con l’Ambito di Grumello del Monte.

I titoli sociali

Pur in uno scenario di contrazione delle risorse, l’approvazione del nuovo regolamento per l’erogazione di titoli sociali destinati alle famiglie residenti nei Comuni dell’Ambito territoriale di Seriate è la conferma della volontà di dotarsi di uno strumento per il sostegno delle situazioni di maggior fragilità, che possa essere efficace e flessibile al fine di rispondere adeguatamente ai bisogni del territorio.

Questo nuovo strumento conferma la gestione consolidata per cui a livello di Ambito si trattano tutte le fasi dell’istruttoria quali la valutazione delle domande, l’erogazione dei benefici, il monitoraggio e la valutazione di sistema realizzata dall’Ufficio di Piano; la raccolta delle domande, la definizione dei progetti personalizzati e le verifiche degli stessi sono invece realizzate dai singoli servizi sociali comunali. Tuttavia l’aver individuato la famiglia nel suo insieme come beneficiario permette una visione complessiva dell’intervento e una valutazione del bisogno assistenziale più precisa.

Il sistema d’accreditamento

Come previsto dalle norme regionali, l’Ambito si conferma come promotore e gestore del sistema di accreditamento delle unità d’offerta sociali, attraverso l’attività di istruttoria e verifica delle domande di accreditamento e la gestione delle procedure per nuovi settore da accreditare.

Gestione unitaria con Grumello del Monte Gestione consolidata Attenzione alla famiglia

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Cap. 6 – Piano economico – finanziario

La logica che sottende le risorse a disposizione dell’Ambito è quella del budget unico, per cui si può parlare di Fondo unico di Ambito, in cui confluiscono le varie voci di finanziamento.

In particolare la realizzazione del Piano di Zona è supportata dalle seguenti fonti di finanziamento gestite in modo associato dall’Ambito: • Fondo Nazionale Politiche Sociali; • Fondo Sociale Regionale; • Fondi erogati da leggi speciali; • Cofinanziamento dei Comuni aderenti al presente Accordo

sottoforma di quota pro capite, definita in € 5,00/ab., con la possibilità da parte dell’Assemblea dei Sindaci di modificarla in fase di approvazione del Bilancio annuale di previsione;

• Eventuali finanziamenti di altri Enti pubblici e/o privati; • Eventuale compartecipazione degli utenti.

I fondi di Ambito costituito dalle fonti di finanziamento sopra descritte saranno destinati alla copertura dei costi derivanti dal funzionamento degli uffici/servizi comuni e dall’attuazione degli interventi/progetti/attività previsti dal PdZ.

Il Piano finanziario è soggetto a riconferma annuale da parte dell’Assemblea dei Sindaci. In caso di necessità l’Assemblea dei Sindaci provvederà in base agli obiettivi indicati nel Piano alla ri-definizione delle modalità di copertura finanziaria per la realizzazione dei relativi interventi.

Previsione economica – prima annualità 2012

La previsione economica per la prima annualità è indicata per macro voci, soggetta a revisioni in corso d’anno da parte dell’Assemblea dei Sindaci a seguito dell’accertamento di ulteriori entrate e/o all’attivazione degli interventi previsti dal piano.

ENTRATA:

Finanziamenti dallo Stato € 405.886,00 Fondo Nazionale Politiche Sociali € 151.305,00 Fondo Non Autosufficienze residuo 2010 - DGR 889/2011 € 133.806,00 Fondo prima infanzia - DGR 11152/2010 € 110.775,00 Residuo FNA 2009 € 10.000,00

Finanziamenti dalla Regione € 220.000,00 Fondo Sociale Regionale € 220.000,00

Finanziamenti dalla Provincia € 15.000,00 Assistenza disabili sensoriali 14.000,00 Contributo extrascuola € 1.000,00

Altri finanziamenti € 38.000,00 Fondazione Cariplo per progetto affidi (II annualità) € 30.000,00 Altro € 8.000,00

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Totale Finanziamenti esterni € 678.886,00

Fondo di Ambito € 766.280,00 Quote di compartecipazione per la gestione associata € 376.280,00 Fondo di Ambito - residuo € 390.000,00

Totale fonti di finanziamento € 1.445.166,00

USCITA:

Gestione associata e Ufficio di Piano € 147.500,00

Servizio Tutela Minori e Affidi € 228.300,00

Servizio Inserimenti Lavorativi € 47.500,00

Titoli Sociali (buoni e voucher) € 252.581,00 Titoli sociali per non autosufficienza € 43.806,00 Voucher CDD € 98.000,00 Voucher prima infanzia € 110.775,00

Progetti e Servizi di Ambito € 130.000,00 Progetto Neo mamma € 23.000,00 Progetto Nogaye € 41.500,00 Progetto Jonathan – Giovani sicuri € 5.000,00 CeAD € 10.000,00 Consulenza psicopedagogica € 7.500,00 Assistenza disabili sensoriali € 14.000,00 Altre iniziative territoriali € 7.000,00 Fondo di solidarietà per minori € 22.000,00

Riparto Fondo Sociale Regionale € 220.000,00

Fondo di riserva € 419.285,00

Totale uscite € 1.445.166,00

Previsione economica – seconda annualità 2013

Il Piano di Zona prevede aggiornamenti annuali con approvazione in Assemblea dei Sindaci dei relativi piani operativi ed economici.

In entrata e uscita vengono riproposte le medesime voci generali che non vengono ulteriormente dettagliate.

ENTRATA:

Finanziamenti dallo Stato € 0,00

Finanziamenti dalla Regione € 220.000,00

Finanziamenti dalla Provincia € 14.000,00

Totale Finanziamenti esterni € 234.000,00

Fondo di Ambito (compart. Comuni e residui) € 795.565,00

Totale fonti di finanziamento € 1.029.565,00

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USCITA:

Gestione associata e Ufficio di Piano € 129.500,00

Servizio Tutela Minori e Affidi € 224.500,00

Servizio Inserimenti Lavorativi € 40.000,00

Titoli Sociali (buoni e voucher) € 50.000,00

Progetti e Servizi di Ambito € 117.000,00

Riparto Fondo Sociale Regionale € 220.000,00

Fondo di riserva € 248.565,00

Totale uscite € 1.029.565,00

Previsione economica – terza annualità 2014

Il Piano di Zona prevede aggiornamenti annuali con approvazione in Assemblea dei Sindaci dei relativi piani operativi ed economici.

In entrata e uscita vengono riproposte le medesime voci generali che non vengono ulteriormente dettagliate.

ENTRATA:

Finanziamenti dallo Stato € 0,00

Finanziamenti dalla Regione € 220.000,00

Finanziamenti dalla Provincia € 14.000,00

Totale Finanziamenti esterni € 234.000,00

Fondo di Ambito (compart. Comuni e residui) € 624.845,00

Totale fonti di finanziamento € 858.845,00

USCITA:

Gestione associata e Ufficio di Piano € 129.500,00

Servizio Tutela Minori e Affidi € 224.500,00

Servizio Inserimenti Lavorativi € 40.000,00

Titoli Sociali (buoni e voucher) € 50.000,00

Progetti e Servizi di Ambito € 117.000,00

Riparto Fondo Sociale Regionale € 220.000,00

Fondo di riserva € 77.845,00

Totale uscite € 858.845,00

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Cap. 7 – Conclusioni

La prospettiva del Piano di Zona, come di qualsiasi altra pianificazione pubblica, richiede un governo strategico di ampio respiro che presuppone di non lasciarsi assorbire dalla gestione quotidiana e dal governo dell’emergenza.

In questa prospettiva è necessario monitorare in modo continuativo il grado di raggiungimento degli obiettivi, in una logica valutativa che, in corso d’opera, consenta di riconoscere gli scostamenti, valutare le performance delle varie aree e prevedere la possibilità in itinere di revisione dei programmi di attività o degli stessi obiettivi strategici.

Questo triennio si apre su uno scenario economico-finanziario drammatico. Anche per questo è necessario partire dalle possibili azioni di ciascuno dei nostri Comuni per affrontare con coraggio e pragmatismo il futuro, sapendo che solo se si sta insieme si possono raggiungere risultati insperati.

I nostri interventi, i molteplici servizi, i luoghi dell’educazione e della cura che progettiamo, sono le risposte possibili per affrontare nel miglior modo le istanze dei nostri cittadini. Per fare questo dobbiamo lavorare sempre di più insieme noi Comuni dell’Ambito, rinforzando le reti di connessione con l’ASL, la Provincia e tutti i soggetti del Terzo settore che agiscono nelle nostre comunità.

Solo così noi riusciremo a costruire una società orientata al benessere, al rispetto reciproco e, in ultima analisi, alla fiducia tra le persone e le istituzioni. Questa è la sfida che affrontiamo con consapevolezza e determinazione per il futuro delle nostre comunità.

Respiro ampio Presidio degli obiettivi Immaginarsi il futuro La nostra sfida

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Appendice – Normativa di riferimento

Di seguito la cornice normativa di riferimento con particolare attenzione ai provvedimenti attuativi della legislazione.

Nazionale:

L. 11-8-1991, n. 266 “Legge-quadro sul volontariato”;

L. 8-11-1991, n. 381 “Disciplina delle cooperative sociali”;

D.Lgs. 18-08-2000, n. 267 “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali”;

L. 08-11-2000, n. 328 “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”;

L. 07-12-2000, n. 383 “Disciplina delle associazioni di promozione sociale”;

L.Cost. 18-10-2001, n. 3 “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”;

D.P.C.M. 14-02-2001 “Atto di indirizzo e coordinamento in materia di prestazioni socio-sanitarie”;

D.P.C.M. 30-03-2001 “Atto di indirizzo e coordinamento sui sistemi di affidamento dei servizi alla persona ai sensi dell'art. 5 della L. 8 novembre 2000, n. 328”;

D.M. 21-05-2001, n. 308 “Regolamento concernente «Requisiti minimi strutturali e organizzativi per l'autorizzazione all'esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale, a norma dell'articolo 11 della L. 8 novembre 2000, n. 328»”;

D.P.C.M. 29-11-2001 “Definizione dei livelli essenziali di assistenza”;

L. 05-02-1992, n. 104 “Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”;

L. 21-05-1998, n. 162 “Modifiche alla L. 5 febbraio 1992, n. 104, concernenti misure di sostegno in favore di persone con handicap grave”;

L. 12-03-1999, n. 68 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili”;

L. 28-08-1997, n. 285 “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza;

L. 4-5-1983 n. 184, “Diritto del minore ad una famiglia”;

L. 28-3-2001, n. 149 “Modifiche alla L. 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori», nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile”;

L. 06-03-1998, n. 40 “Disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”;

D.Lgs. 25-07-1998, n. 286 “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”

L. 18-02-1999, n. 45 “Disposizioni per il Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga e in materia di personale dei Servizi per le tossicodipendenze”;

Regionale:

L.R. 11-07-1997, n. 31 “Norme per il riordino del Servizio sanitario regionale e sua integrazione con le attività dei servizi sociali”;

Leggi e provvedimenti

nazionali

L. 328/2000

Leggi di settore

Leggi e provvedimenti

regionali

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L.R. 06-12-1999, n. 23 “Politiche regionali per la famiglia”;

L.R. 05-01-2000, n. 1 “Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia. Attuazione del D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 112 (…)”;

L.R. 23-11-2001, n. 22 “Azioni di sostegno e valorizzazione della funzione sociale ed educativa svolta dalle parrocchie mediante gli oratori”;

L.R. 14-12-2004, n. 34 “Politiche regionali per i minori”;

L.R. 14-02-2008, n. 1 “Testo unico delle leggi regionali in materia di volontariato, cooperazione sociale, associazionismo e società di mutuo soccorso”;

L.R. 12-03-2008, n. 3 “Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario”;

L.R.Stat. 30-08-2008, n. 1 “Statuto d'autonomia della Lombardia”;

L.R. 30-12-2009 n. 33/2009 “Testo unico delle leggi regionali in materia di sanità”;

Reg. 24-04-1998, n. 1 “Regolamento regionale concernente le attribuzioni e il funzionamento della conferenza dei sindaci e del consiglio di rappresentanza dei Sindaci ….”;

Reg. 12-06-1999, n. 1 “Regolamento di funzionamento del dipartimento per le attività socio-sanitarie integrate delle Aziende Sanitarie Locali …”;

D.C.R. 28 settembre 2010, n. 56 “Programma Regionale di Sviluppo della IX Legislatura”

D.C.R. 17 novembre 2010, n. 88 “Piano Socio Sanitario Regionale 2010-2014”

D.g.r. 30-09-2003, n. 7/14369 “Linee di indirizzo per la definizione delle nuove unità di offerta dell'area socio sanitaria per persone disabili gravi: Centri diurni semiresidenziali (CDD); Comunità socio sanitarie residenziali (CSS)”;

D.g.r. 11-02-2005, n. 7/20588 “Definizione dei requisiti minimi strutturali e organizzativi di autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali per la prima infanzia”;

D.g.r. 16-02-2005, n. 7/20762 “Definizione dei requisiti minimi strutturali e organizzativi per l'autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali di accoglienza residenziale per minori”;

D.g.r. 16-02-2005, n. 7/20763 “Definizione dei requisiti minimi strutturali e organizzativi per l'autorizzazione al funzionamento dei servizi sociali per le persone disabili”;

D.g.r. 16-02-2005, n. 7/20943 “Definizione dei criteri per l'accreditamento dei servizi sociali per la prima infanzia, dei servizi sociali di accoglienza residenziale per minori e dei servizi sociali per persone disabili”;

D.g.r. 13-06-2008, n. 8/7433 “Definizione dei requisiti minimi per il funzionamento delle unità di offerta sociale «servizio di formazione all'autonomia per le persone disabili»”;

D.g.r. 13-06-2008, n. 8/7437 “Determinazione in ordine all'individuazione delle unità di offerta sociali ai sensi dell'articolo 4, comma 2 della l.r. 3/2008”;

D.g.r. 13-06-2008, n. 8/7438 “Determinazione in ordine all'individuazione delle unità di offerta sociosanitarie ai sensi dell'articolo 5, comma 2 della l.r. 3/2008”;

L.R. n. 3/2008 Regolamenti, D.C.R. D.G.R. e …

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D.g.r. 30-07-2008, n. 8/7797 “Rete dei servizi alla persona in ambito sociale socio-sanitario - Istituzione del Tavolo di consultazione dei soggetti del Terzo settore (art. 11, c. 1, lett. m), l.r. n. 3/2008);

D.g.r. 30-07-2008, n. 8/7798 “Rete dei servizi alla persona in ambito sociale e socio-sanitario - Istituzione degli organismi di consultazione degli Enti Locali, dei soggetti di diritto pubblico e privato, delle organizzazioni sindacali (Art. 11, comma 1, lett. m), l.r. n. 3/2008)”;

D.g.r. 22-10-2008, n. 8/8243 “Realizzazione di interventi a favore delle famiglie e dei servizi socio-educativi per la prima infanzia. Attuazione della d.g.r. n. 6001/2007 e della intesa del 14-02-2008”;

D.g.r. 26-11-2008, n. 8/8496 “Disposizioni in materia di esercizio, accreditamento, contratto, e linee di indirizzo per la vigilanza ed il controllo delle unità di offerta sociosanitarie”;

D.g.r. 11-12-2009, n. 8/10759 “Determinazioni in ordine alla realizzazione del Centro per l’Assistenza Domiciliare nelle Aziende Sanitarie Locali”;

D.g.r. 17-03-2010 n. 11496 “Definizione dei requisiti minimi di esercizio dell’unità di offerta sociale –Centro Ricreativo Diurno per Minori”;

D.g.r. 5-8-2010 n. 381 “Determinazioni in ordine al recepimento e all’attuazione Intesa Stato Regioni in tema di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro”;

D.g.r. 15-12-2010 n. 983 “Determinazioni in ordine al Piano d’Azione Regionale per le politiche in favore delle persone con disabilità e alla relativa relazione tecnica”;

D.g.r. 25-02-2011 n. 1353 “Linee guida per la semplificazione amministrativa e la valorizzazione degli enti del Terzo Settore nell’ambito dei servizi alla persona e alla comunità”;

D.g.r. 18-05-2011, n. 9/1746 “Determinazioni in merito alla qualificazione della rete dell’Assistenza domiciliare in attuazione del PSSR 2010-22014”;

D.g.r. 04-08-2011, n. 9/2185 “Determinazioni in ordine al processo di individuazione e accompagnamento dell’alunno con disabilità ai fini dell’integrazione scolastica”;

D.g.r. 16-11-2011, n. 9/2505 “Approvazione documento Un welfare della sostenibilità e della conoscenza – linee di indirizzo per la programmazione sociale a livello locale 2012-2014”;

D.g.r. 16-11-2011, n. 9/2508 “Approvazione documento “Linee di indirizzo per una governance delle politiche giovanili in Lombardia 2012-2015”;

D.g.r. 6-12-2011, n. 9/2933 “Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio-sanitario regionale per l’esercizio 2012”;

D.g.r. 20-04-2011 n. 9/1576 “Determinazioni in ordine all’attuazione del Piano regionale per favorire la conciliazione dei tempi di vota e lavoro”;

D.g.r. 24-05-2011 n. 1772 “Linee guida per l’affidamento familiare”;

Circ. 17-12-2003, n. 42 “Competenze in merito agli oneri per minori inseriti in strutture residenziali ed in affido familiare”;

Circ. 02-02-2004, n. 6 “Indicazioni per l’attivazione e l’erogazione dei buoni sociali e dei voucher sociali”;

Circ. 24-08-2005, n. 35 “Primi indirizzi in materia di autorizzazione,

… circolari attuative

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accreditamento e contratto in ambito socio-assistenziale”;

Circ. 18-12-2006, n. 31 “Indirizzi per la sperimentazione di titoli sociali finalizzati al sostegno della famiglia ed in via principale delle famiglie numerose”;

Circ. 6-11-2007, n. 35 “Oneri per minori inseriti in strutture residenziali o in affido familiare”

Circ. 07-04-2008, n. 5 “Prime indicazioni sui provvedimenti da adottare in ottemperanza alla L.R. 12 marzo 2008, n. 3”;

Circ. 20-06-2008, n. 8 “Seconda circolare applicativa della L.R. n. 3/2008 "Governo della rete degli interventi e dei servizi alla persona in ambito sociale e sociosanitario";

Circ. 27-06-2008, n. 9 “Costituzione dell'Ufficio di protezione giuridica delle persone prive di autonomia o incapaci di provvedere ai propri interessi”;

Circ. 16-01-2009, n. 1 “Accreditamento delle Unità d’Offerta Sociali”;

Circ. 11-05-2009, n. 10 “Ufficio di Protezione Giuridica”;

Circ. 20-06-2011, n. 5591 “Determinazione in ordine agli schemi di convenzione tra pubblica amministrazione e soggetti del Terzo settore”;

Decreto del Direttore Generale Famiglia e Solidarietà sociale 15-02-2010 n. 1254 “Prime indicazioni operative in ordine a esercizio e acreditamento delle unità d’offerta sociali”;

Decreto del Direttore Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale 20-12-2010, n.13304 “Composizione conferenza delle associazioni rappresentative degli enti gestori delle unità d’offerta sociali e socio-sanitarie”;

Decreto del Direttore Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà sociale 28-12-2011 n. 12884 “Indicazioni in ordine alla procedura di co-progettazione fra comune e soggetti del terzo settore per attivita’ e interventi innovativi e sperimentali nel settore dei servizi sociali”;

Decreto del Direttore Generale Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione 13-07-2011 n.6459 “Indirizzi inmateria di affidamento dei servizi e convenzioni tra Enti Pubblici e Coperatove Sociali in attuazione della D.G.R. n.1353/2011”.

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