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PERIODICO DI

VITICOLTURA

DI MONTAGNA

NUMERO 16

GIUGNO 2007

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AnnaSchneider', Luca Cavallo', Quseppe Zeppa",Luca Ralle"' CNR, Istituto di Virologia VegetaleUnità di Crugtiasco, Via L. da Vinci 4410095 Crugliasco ITO, Italy)' Università di Torino, DI.Va.P.R.AMicrobiologia e Industrie Agrarie, Vìa L do Vinci 4410095 Crugliasco (TO. Italy)

Introduzione

La Valle di Susa, situata nelle Alpi Occidentali e percorsa dalla Dora Riparia, per la sua disposizione est-ovest eper l'orografia che ne rendono il climarelativamente mite, la disponibilità diacqua e la rilevante densità abitativa,è stata da secoli sede di una fiorente

attività viticola. La viticoltura, di cui sihanno testimonianze scritte già dall'anno mille, ha anzi rappresentatospesso una voce importante dell'attività agricola della valle, favorita peri suoi scambi commerciali dalla posizione geografica e dall'essere la vianaturale più comoda e più frequentala delie Alpi Occidentali.La coltura della vite, come in molterealtà viticole di montagna, ha modellato per un lungo periodo la morfologia del territorio: un imponentesistema di terrazzamenti e di ciglionisi snodava sui terrazzi fluvio-glacialidai 1100 m della località Serre la Vou-te, in alta valle, sin presso l'abitato diSusa {nella parte mediana della valle),dove le pendici si facevano più dolci ei vigneti trovavano posto sui conoididei torrenti e dei ruscelli che solcanole piccole valli laterali. Ciò che rimanedi quell'ampia superficie vitata occupa oggi lo stesso ambiente colturale:in questo suggestivo contesto la viteè allevata con forme poco espanse,che ben si adattano alle scarse risorse idriche e nutrizionali che i piccoliterrazzi possono garantire (fig. 1). Untempo venivano allevati vitigni che inparte sono ora scomparsi, ma di cuirimangono tracce nella tradizione popolare e nei racconti degli ultimi testimoni di quel periodo (Di Maio, 1997).A questi vitigni, più propriamentealpini, perché a testimonianza degliscambi commerciali e culturali suidue versanti delle Alpi, si ritrovavanoanche in Francia e talora in Svizzera(Schneider et a!., 2001; Schneider etal, 2003), se ne aggiunsero altri cheprovenivano dalia zona pedemontanapiemontese e più in generale dal resto della regione, soprattutto a seguito della ricostituzione dei vigneti cheseguì alla crisi fillosserica.Il clima e l'adattamento alle condi

Viticoltura di Montagna

^Valutazione di vitigni autoctoni alpini inAlta

Valledi Susa nell'ambito del progetto Eagle Wines:

aspetti ampelografici edagronomici

zioni colturali alpine, insieme conuna radicata tradizione viticola e allafrequenza di scambi con altre realtà colturali limitrofe, hanno fatto diquesta valle un rilevante serbatoiodi biodiversità. Tuttavia, una fortissima erosione delle aree vitate haportato In circa cinque decenni allaperdita di oltre 9/1 0 della estensione vitata e con essa di molti vitignilocali. Il processo di contrazione della superficie a vite non si è arrestatoneppure oggi in valle, anche se nelcontempo si è osservata la nascita dialcune aziende specializzate, a dinamico spirito imprenditoriale, soprattutto a seguito del riconoscimento aDOC delle produzioni. Gli ettari oggiIscritti alla DOC Valsusa sono 15 einteressano una quindicina di aziende vitivinicole valligiane. Lo sviluppo della viti-enologia locale è statoanche supportato da una vivace attività di ricerca e sperimentazione,sostenuta dalle amministrazioni locali (Zeppa et al, 1997; Zeppa etal, 2001; Rolle et al. 2004; Cerbiet al, 2005). La valorizzazione deivitigni locali, primo fra tutti l'Avanà,il più diffuso, è stato un modo perprodurre vini di buona personalità,legati ad un "terroir" alpino particolare, che proprio per questo trovanofacile sbocco commerciale. Ma perl'ottenimento di vini destinati ad unpiù lungo affinamento, l'Avanà vaunito ad altre uve e altri vitigni dovrebbero sostituirlo per prodotti dimaggior complessità. Inoltre, a tut-t'oggi, manca in valle un vino biancoottenuto da vitigni autoctoni alpinidi buona qualità e originalità.Altre cultivar oltre ali'Avanà, tra letipiche e tradizionali, ma ormai prossime alla scomparsa, sono state inrealtà censite e recuperate (Schneidere Bronzai, 1995; Cerbi et al, 2005).Di queste cultivar minori e rare si avevano però scarse conoscenze circal'attitudine agronomica e le potenzialità enologiche. Proprio alio studio ditali vitigni e alla valutazione delle lorocaratteristiche colturali e qualitativeè stato indirizzato il progetto EACLEWines (Sustainable Enhancement of

Wine Grapes in Mountain Areas) cheha riguardato una sperimentazionesvolta su quattro vitigni a bacca bianca e quattro a bacca nera impiantati aChiomonte, in Alta Valle di Susa.Tra le uve bianche sono stati esa

minati tre vitigni autoctoni minorirecuperati in Valle di Susa (Bian ver.Grò blanc e Baratuciàt) ed una varietà proveniente dal Vallese svizzero e coltivata con successo in Valled'Aosta, la Petite Arvine. Per le cultivar ad uva nera le prove sono statecondotte su Chatus e Becuét, vitignialpini tradizionalmente presenti inValle di Susa, sul Petit rouge, specialità della Valle d'Aosta (Morion-

do, 1999), e sulla Mondeuse, cultivar tipica delle regioni alpine francesi (Savoia) (Calet, 2000). Il Pinotnero, impiantato nelle medesimecondizioni, è stato utilizzato comevitigno di riferimento.

Condizioni di sperimentazioneIl campo sperimentale è localizzatonel comune di Chiomonte, in altavalle, a circa 750 m di quota. Il territorio chiomontino che, con i suoiattuali 8 ha vitati, rappresenta il comune con la maggiore superficie avigneto della Valle di Susa (dati schedario vitivinicolo regionale 2001),offre tutte le caratteristiche tipichedella viticoltura di montagna: frammentazione particellare, pendenzemedie superiori al 30%, ostacolonell'accesso agli appezzamenti conconseguente difficoltà nella meccanizzazione delle operazioni colturali, età media degli impianti e deglioperatori piuttosto alta. Nel vignetosperimentale, messo a dimora nel1998 (fig. 2), le viti sono allevate acontrospalliera e potate a Cuyot, conun solo capo a frutto per ceppo. Malgrado una elevata densità d'impianto(6000 ceppi/ha), la meccanizzazioneè possibile con l'Impiego di piccoletrattrici. L'impianto è localizzato sulla sinistra orografica della valle, sullato deir"adrèt", ha pendenza di circa 15 % ed esposizione sud. Il suoloè franco-sabbioso, con una moderata capacità di scambio cationico, pH

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sub-alcalino e relativamente buona

dotazione di sostanza organica.Nel corso di due anni di sperimentazione (2003 e 2004), si è monitoratol'andamento climatico stagionale mediante capannina meteorologica postain vigneto e si sono confrontati i datidi piovosità e temperatura ottenuticon quelli della serie storica 1951-1986 (Biancotti et al., 1998). Sullabase dei parametri termometrici delledue annate di prova è stato calcolatoInoltre l'indice bioclimatico di Winkler

(Winkler ef al., 1962), che tiene contodella somma delle temperature attiveper lo sviluppo della vite.Si sono inoltre rilevati i principali stadi fenologici raggiunti dalle piante(germogliamento, fioritura, invaia-tura), si è seguito l'andamento dellamaturazione dell'uva e rilevati alla

vendemmia i parametri quali-quan-titativl della produzione, oltre che I!vigore vegetativo delle piante. Le uvedi ogni vitigno sono quindi state vinificate separatamente ed i risultati relativi alla valutazione dei vini ottenuti

sono riportati in altro lavoro presentato su questa stessa rivista da Rolle ecollaboratori.

Risultati ottenuti

Monitoraggio dell'andamentoclimatico

Il clima dell'Aita Valle di Susa è caratterizzato da una temperatura mediaannua di 9.7 ' C e da un regime pluviometrico tipico delle zone sub-continentali, con due picchi precipitativiin autunno e in primavera ed una piovosità media annua di 915 mm (datidel trentacinquennio 1951-86 del comune di Chiomonte). La valle è inoltrecaratterizzata da correnti dominantidi direzione est-ovest che spesso danno origine a violenti venti di ricadutache abbattono in modo consistentel'umidità atmosferica. Per questa ragione, durante il periodo estivo, sonodecisamente frequenti condizioni anche prolungate di stress idrico nellepiante, fenomeni ulteriormente accentuati dalla tessitura grossolana edalla scarsa profondità dei suoli neiterrazzi fluvio-glaciali solitamente destinati alla viticoltura.

Le due annate in cui si è svolta la sperimentazione sono state entrambe dipiovosità limitata (con valori di precipitazioni da aprile ad ottobre di 174e 244 mm rispettivamente nel 2003e nel 2004), ma con regime termico decisamente diverso. Nel 2003 latemperatura media del periodo vegetativo ha abbondantemente superato

le medie trentacinquennali (1 951-86),

Viticoltura di Montagna

tanto da esser definita sotto questoprofilo un'annata anomala nell'intero continente europeo. La stagione2004, pur avara di precipitazioni,quanto a temperature si è allineataalla media trentacinquennale o ne èstata di poco superiore (fig. 3).I valori dell'indice bioclimatico di

Winkler, che calcola la sommatoriadelle temperature giornaliere al di sopra dei 10 ' C, dando un'indicazionedella somma termica disponibile per10 sviluppo e la maturazione dell'uva,sono particolarmente elevati nei mesiestivi del 2003 rispetto al 2004, mentre hanno fatto registrare nel 2004valori superiori nei mesi di settembree ottobre, periodo chiave per la maturazione dell'uva (tab. 1). In generale ivalori di tale indice suggeriscono per11 sito di Chiomonte l'adattabilità di

cultivar a maturazione medio-precoce, mentre le temperature elevate del2003 hanno permesso una maturitàottimale anche per le uve medio-tardive.

L'andamento climatico molto differen

ziato nelle due annate ha influenzato

in modo marcato il comportamentoagronomico dei vitigni in prova: nel2003 la produttività è risultata moltoridotta, sia per una moderata induzione a fiore nell'anno precedente,sia per l'effetto negativo dello stressidrico sulle viti in fase di maturazione.Nel 2004, invece, grazie anche allecondizioni favorevoli nel periodo dellafioritura, la rilevante fertilità è in genere accompagnata da una maggioredimensione e maggior peso del grappolo alla raccolta. Nel 2003 la temperatura media, soprattutto dei mesiestivi, è risultata di molto superiore aquella fatta registrare nel 2004, ma inquest'ultima annata si è avuta un'ampia escursione tra temperature diurnee notturne (mediamente di almeno 11

Fig. 5 - Bian ver.

gradi nei mesi dì agosto, settembreed ottobre), con conseguente effettopositivo sull'accumulo nelle uve dimetabollti Importanti per lo sviluppodegli aromi.La sperimentazione ha pertanto fornito interessanti risultati sul comportamento degli 8 vitigni in prova in dueannate molto diverse dal punto di vista climatico, dando indicazioni sullaloro adattabilità a condizioni differen

ziate.

Valutazione del comportamentodei vitigniPer quanto riguarda il periodo di germogliamento, fioritura ed invaiatura,si osservano differenze tra i vitigniin prova fino a 10-14 giorni (tab. 2).Tranne la Petite arvine, le cultivar abacca bianca hanno ciclo più breve epiù anticipato; tra i vitigni ad uva neralo Chatus si è distinto per essere tardivo in tutti gli stadi fenologici.Nel 2003 si sono avuti in media 149

giorni tra il germogliamento e la vendemmia: i vitigni a ciclo più cortosono risultati il Pinot nero e il Petit

rouge, mentre a ciclo lungo sono stati Chatus e Mondeuse; nel più fresco2004 sono stati necessari in media

20 giorni in più dal germogliamentoalla raccolta, con Petite arvine e Mondeuse tra le cultivar più esigenti sottoquesto profilo.

Per la valutazione dei vitigni in provasi sono confrontati i parametri agronomici e qualitativi rilevati nelle dueannate di sperimentazione, anche rispetto alla cultivar di riferimento (tab.3). Tranne che nel caso del Baratuciàt,le prove sono state condotte su piantegiovani, spesso al quarto anno di età,come nel Bian ver, e dunque con capacità vegeto-produttiva non ancorastabilizzata.

Come già accennato, le due annate,nettamente diverse sul piano climatico, hanno influito fortemente sullosviluppo e la produzione di alcuni vitigni, come si desume dai valori delladeviazione standard. Nel capitolo chesegue viene presentata una valutazione sintetica delle attitudini colturalimostrate da ciascuna delle cultivaresaminate.

I vitigni a bacca biancaContrariamente ad altre aree viticolead elevata altitudine, in Valle di Susanon si è mai tradizionalmente affermato un vino bianco. Le cultivar ad uvabianca, pur presenti da lungo tempo,venivano tradizionalmente utilizzate per l'ottenimento di uva da mensa, spesso conservata in fruttaio per

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diversi mesi all'anno o, se destinatealla vinificazione, erano generalmente unite ad altre uve rosse e nere. Da

Indagini effettuate in valle, è emersoinfatti che la qualità enologica delleuve bianche presenti non sempre erasoddisfacente, anche perché le viti,allevate a pergola In prossimità dellecase e degli abitati, erano non soloparticolarmente vigorose, ma spessoeccessivamente produttive.Per questo, da parte delle aziende vitivinicole locali, si è sentita la necessitàdi individuare una o più varietà bianche autoctone, idonee ad ottenere unvino di pregio. Oggetto di sperimentazione sono state: il Baratuciàt, tipica specialità della Bassa Valle di Susa,e il Grò bianc, proveniente dall'altavalle (entrambe localmente utilizzatecome uva da tavola), il Bian ver, recuperato anch'esso nel vigneti montanipiemontesi, ma un tempo presenteanche in Savoia con il nome di Ver-

desse, dove è oggetto di un recenteinteresse, e infine la Petite arvine, cultivar tipica del Vallese svizzero, marecentemente affermatasi anche inValle d'Aosta per vini di personalità ecarattere.

Baratuciàt (fig. 4); è forse la varietà abacca bianca più interessante di quelle oggetto di studio. Vitigno con vigoria elevata, è stato allevato utilizzando una potatura a doppio archetto di12-14 gemme per capo a frutto, alloscopo di assecondarne l'esuberanzavegetativa. E' un vitigno con ciclo ve-geto-produttivo di media durata, mapiuttosto anticipato (tab. 2) La fertilitàsi è presentata diversa nelle due annate, e generalmente ridotta a livellodelle gemme basali del capo a frutto,ma il minor numero di grappoli dellastagione 2004 è stato compensato dalloro maggior peso. L'uva ha una composizione particolarmente equilibratatra livello di zuccheri ed acidità, convalori piuttosto stabili in entrambe leannate, nonostante le evidenti differenze climatiche; inoltre presenta anche all'assaggio un aroma particolare.Il vino ottenuto è molto caratteristico:fresco, con evidenti note di eucalyp-tus e di mela verde, è risultato uno deipiù apprezzati in diverse occasioni didegustazione.

Bian ver (fig. 5): deve il suo nome alcolore verdastro dell'uva. Nel vignetodi Chiomonte il Bian ver è stato messoa dimora soltanto nel 2001: pertantola raccolta delle uve e la vinificazione hanno potuto essere condotte nelsolo 2004. I dati relativi alle caratteristiche agronomiche sono incorag

Viticoltura di Montagna

gianti, anche se per esprimere ungiudizio definitivo sarebbe opportunocontinuare il monitoraggio ancora peralcune annate, ovviando così di darepeso eccessivo a caratteristiche ve-geto-produttive ancora instabili perla giovane età dell'impianto. Vitignodi media epoca di maturazione tra ibianchi, in generale il Bian ver ha dimostrato uno sviluppo vegeto-produt-tivo equilibrato, richiedendo scarsi interventi in verde per la gestione dellachioma; i grappoli e gli acini sono dipiccole dimensioni e la composizionedell'uva Interessante. La giovane etàdel vigneto e l'unica annata di vinificazione, forse critica per questo vitigno, hanno probabilmente influito suideludenti risultati a livello enologico.

Grò bian (fig. 6): varietà autoctonadella valle, utilizzata un tempo comeuva da mensa e allevata con pegolespesso addossate alle abitazioni, èrisultata vigorosa e mediamente fertile. Il peso medio del grappolo, masoprattutto quello dell'acino, sonopiuttosto elevati nel Grò bian, che haun ciclo vegeto-produttivo piuttostocorto e dunque idoneo all'ambientealpino. Le gemme e i germogli in primavera sono particolarmente appetitidagli ungulati, che nel 2004 hanno inparte compromesso il raccolto. In quest'annata, pertanto, si è deciso di nonprocedere alla vinificazione delle uve,anche per i modesti risultati enologici ottenuti nell'anno precedente. Lacomposizione dell'uva del Grò bian,poco zuccherina ed eccessivamenteacida, è infatti risultata inadatta allavinificazione e il vino che se è ottenu

to nel 2003 deludente all'assaggio.

Fig 7 - Petite arvine.

Petite arvine (fig. 7): è un vecchio vitigno tradizionale del Vallese svizzero,dove gli impianti stanno recentemente aumentando (Malgre et al., 2003)e da dove è giunto in Valle d'Aosta,destandovi interesse e favore del pubblico. Cultivar vigorosa e fertile, si èmostrata fortemente alternante nella

produzione, che tuttavia risulta moderata anche a causa della piccolissima dimensione degli acini. Lo sviluppo vegetativo, particolarmente esuberante, deve essere opportunamenteequilibrato con un'attenta gestionedella chioma; anche eventuali diradamenti e sfogliature vanno consideratiper ottenere uve di buona qualità. LaPetite arvine è cultivar di maturazionepiuttosto tardiva e dal ciclo vegeto-produttivo lungo, ma dali'interessan-te qualità delle uve, che si presentanoben dotate di zuccheri e di acidità.Complessivamente il giudizio su questo vitigno è positivo, anche in virtùdei risultati enologici incoraggianti.

I vitigni a bacca neraAl due tradizionali della Valle di Susa,

Becuét e Chatus, sono stati affiancatinelle prove altri due vitigni affermati in due altre regioni alpine; la Mon-deuse, base dei più originali vini rossisavoiardi e li Petit rouge, tipico dellamedia Valle d'Aosta, dove dà origineai rossi DOC Enfer d'Arvier e Torrette.

Becuét (fig. 8); conosciuto oltralpe come Persan e tradizionalmentepresente in Valle di Susa dove, insieme all'Avanà, rappresenta il vitigno autoctono più diffuso, ha mostrato caratteristiche agronomiche eproduttive assolutamente di rilievo,confermandosi uno dei vitigni me

glio adattati all'ambiente delie valle.Cultivar con buona fertilità, concentrata sulle prime 4-5 gemme del capoa frutto, costante, e con ottima attitudine all'accumulo zuccherino, hamostrato anche una buona resisten

za allo stress idrico verificatosi nel2003 (malgrado qualche scottaturadel grappolo) e alle patologie funginedell'uva come la Botrytìs cinerea edil marciume acido. Anche la gestionedella vegetazione non è onerosa, perché la cultivar ha un vigore moderato(più esuberante nelle piante giovani)e non richiede particolari interventi.II germogliamento è medio-tardivo epermette perciò al Becuét di sfuggirealle gelate primaverili; in annate conautunni freddi e piovosi, si possonotuttavia avere problemi per il raggiungimento di una idonea maturazione

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delle uve, poiché quest'ultima risultamedio-tardiva, e l'acidità è sempreparticolarmente accentuata.

Chatus {fig. 9): altro importante vitigno autoctono delle vallate alpineoccidentali (dove è chiamato Nebbiolo, Neiret o Brunetta), lo Chatus trovain Valle di Susa un ambiente ideale

di coltivazione, purché lo si destinisempre alle migliori esposizioni, inmodo da consentire una buona ma

turazione delle uve, di norma mediotardiva 0 tardiva. Seppur di minorefertilità rispetto al Becuét, lo Chatusha fornito, in entrambi gli anni di studio, risultati produttivi elevati e costanti, compensando la produzionecon grappoli di grande dimensione.Le altitudini elevate di Chiomonte

(750 m s.l.m.) sono da considerasi allimite per questo vitigno quantitativamente generoso e tardivo; quandola produttività è elevata, come nel2004, l'accumulo zuccherino ne risulta penalizzato e un diradamentodelle uve si rende quanto mai opportuno, accompagnato eventualmenteda una moderata sfogliatura. Aspettipositivi, in compenso, sono il germogliamento tardivo, che gli permettedi sfuggire ai ritorni di freddo primaverili, e la ottima resistenza alla muffa e al marciume dei grappolo, che sipresenta sano anche in annate menofavorevoli.

Mondeuse (fig. 10): questo vitigno,originario e diffuso soprattutto inAita Savoia, ha dato nel corso delleprove risultati agronomici ed enologici di più difficile interpretazione.Da un lato, la marcata sensibilità allasiccità e la eccessiva fertilità ne fannoun vitigno di difficile affermazionenelle condizioni colturali della Valledi Susa, dove in entrambe le stagioniha mostrato difficoltà nel raggiungere accettabili livelli di maturazione,malgrado nel secondo anno si sia Intervenuti con diradamenti sul prodole gemme basali del capo a frutto, ela resistenza ai freddo e ai patogenifungini ne fanno tuttavia un vitignorustico e poco sensibile all'andamento climatico dell'annata, perchéha dato risultati del tutto omogeneinei due anni di osservazione, pur tra

loro cosi diversi. Malgrado la dotazione di zuccheri veramente scarsa,

le uve di Mondeuse sono risultateparticolarmente ricche di colore e disostanze tanniche, e II prodotto ottenuto, nonostante l'astringenza, dinotevole complessità olfattiva.

Petit rouae (fig. 11): anche se è ri-

Viticoltura di Montagna

Fig. 11 - Petit rouge.

sultato uno dei vitigni a ciclo vegeto-produttivo più corto (di poco superiore al Pinot nero) e dunque in gradodi giungere a maturazione anche nella annate climaticamente meno favorevoli, il Petit rouge si è dimostratomolto sensibile alle scottature da sole

sul grappolo e al disseccamento delrachide, cui si è accompagnato unoscarso accumulo nell'uva di colore e

tannini; anche l'acinellatura verde èpiuttosto frequente. Proprio per questo, pare un vitigno poco adatto allecondizioni climatiche della valle (for

te insolazione, siccità) e comunquesi dovranno sempre evitare sul Petitrouge le sfogliature. Il vigore è moderato e la fertilità scarsa, soprattutto a livello delle gemme basali, tantoda richiedere una potatura lunga. Vatuttavia ricordato che, malgrado ilcolore sempre scarico, il vino di Petit rouge ha presentato interessantinote olfattive.

ConclusioniSe pure due anni di sperimentazione non sono considerati sufficientiper un giudizio definitivo sulle attitudini colturali delle cultivar in esame, vitigni Interessanti da un puntodi vista agronomico e qualitativo sisono dimostrati tra quelli con uve abacca bianca il Baratuciàt, autoctonodella Valle di Susa, e la Petite arvine,coltivata in Svizzera e Valle d'Aosta.Il Bian ver, valutato per un anno soltanto, sembra meritare attenzioneper indagini ulteriori. Tra i vitigni aduva nera, ben adattati all'ambientevalsusino sono risultati il Becuét e loChatus, avendo cura di tener conto,soprattutto per quest'ultimo, di unamaturazione tardiva e dunque dellanecessità di un sufficiente accumulotermico.

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Fig. 3 - Valori delle temperature medie mensili (curve) e dell'entità delle precipitazioni (colonne) registrati a Chiomonte,Alta Valle di Susa, durante il periodo di sviluppo vegetativo della vite nelle due annate di sperimentazione e In unaserie storica trentacinquennale (1951-86).Températures moyennes par mais (courbes) et précipìtatlons (colonnes) enregistrées à Chiomonte. dans le hautVal de Suse, pendant la pérìode de développement végétatif de la vigne au cours des deux années d'essai et deÌ95Ì à 1986.

•12003

sa 2004

B 19S1-&6

2003

-2004

— 1951-86

Tab. I • Valori dell'indice bioclimatico di WInkler (' C)calcolato nelle due annate oggetto di sperimentazionenel sito di Chiomonte, in Alta valle di Susa.Valeurs de l'indice bioclìmatique de Wìnkler C C) calculé pour les deux années d'essai à Oifomonre,dans le haut Val de Suse.

Aprile I Maggio | Giugno | Luglio | Agosto I Settembre | Ottobre I Aprile-Ottobre

2004 27.S 144 330,5 283 110 1.601

Tab. 2 - Date fenologiche medie e numero medio di giorni tra germogliamento e vendemmia del vitigni ad uva bianca (B) enera (N) derivanti dalle osservazioni compiute nel due anni di sperimentazione (2003 e 2004) a Chiomonte in AltaValle di Susa.

Dates moyennes des phases phénologìgues et nombre moyen dejours du bourgeonnement aux vendanges pour lescepages a raisms blancs (B) et noirs (N), d'après les observations effectuées pendant les deux années d'essai (2003et 2004) à Chiomonte, dans le haut Val de Suse.

Baratuclàt

Bian ver *

Petite arvine

Chatus

Moridifis

Petit rouge

Pinot ner

' valori del solo 2004

Colore dell'uva I Germogliamento I Fioritura

r

22-apr 11-gìu

Invaiatura

15-ago

22-apr 14-giu 22-ago

29-apr 14-giu 22-ago

22-apr Ì4-glu.

22-apr 1 1-giù 19-ago

28-apr 11-giù 1é-agd " "i

N. giorni tra germogl. e vend.

165

153

Viticulture de Montagne

Page 7: PERIODICO DI VITICOLTURA DI MONTAGNA NUMERO 16AnnaSchneider',Luca Cavallo', QuseppeZeppa", Luca Ralle" ' CNR, Istituto di Virologia Vegetale Unità di Crugtiasco, Via L. da Vinci 44

[

Tab. 3 - Parametri medi agronomici e di quaiità deile uve dei vitigni ad uva bianca (B) e nera (N) riievati nei vignetosperimentaie di Chiòmonte in Aita Vaile di Susa (medie 2003-2004 ± deviazione standard).Paramètres agronomiques et de qualità des raisins des cépages à baie bianche (B) et noires (N)enregistrés dans levignoble expérimental de Chiomante, dans le haut Val de Buse (moyennes 2003-2004 ± déviatlon standard).

Baratuciàt 8

Bian ver 6 '

Grò bian 8

Petite arvine B

Chatus N

I; I 'j^ondeui^.

Petit rouge N

Pinot noirNr''.

Fertilità

(N.

grappoli/

ceppo)

(kg/

ceppo)

1.15

grappolo

(9)

Peso acino

(9)

sarmenti

potatura

(kg)

1,45:*?91 0,6a^i;0.43

155 1.6 0.29

Ac. totale

18.0 7.3 3.02

-8^6l:0-67.' ! l,.72ifcp.71 197Sfc66 2.8 ±0.24 0.39 ±0.06: 17;6**^ •..-nw.n •_j. '.HI .1

10.7±7.2 1.69±1.43 146±33 0.9±0.17 0.36 +0.10 19.7+0.71 10.1 +0.64 2.91 ±0.11

6.8 ± .8 2.39 ±1.12

8.1 ±0.07 1.58 ±0.55

'T5Ì;0.Ì03S .2.12 ±0.32

344 ±71 2.0 ±0.41

Oli -ìZOjS

0.33 ±0.01 7.8 ± .4 10.3±1.84 2.77 +0.15

•j*»rwao.26:so.o3 16.^0,0 ..

195 ±69 1.9 ±0.08 0.26 ±0.05 19.4 ±0.84 7.0 ±1.06 3.01 +0.13

14.1±.18' 1.5±g.44 . ,0,28±.013 20.9±0.14 6.6±0.78

• valori del solo 2004; •" valori del solo 2003.

Viticoltura di Montagna