Percorso didattico "Conosciamo gli Alberi" di Basosi e Lachina

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1 CONOSCIAMO GLI ALBERI (Daniela Basosi & Lucia Lachina) PREMESSA Pensare percorsi di educazione ambientale per la scuola di base non è cosa semplice, infatti significa tradurre in itinerari didattici comprensibili per i bambini il “pensiero complesso”, cioè la complessità delle dinamiche e delle relazioni in gioco nell’ambiente. L’educazione ambientale non è un ambito disciplinare, ma un campo di indagine che deve necessariamente coinvolgere più discipline e a vari livelli, è trasversale e interdisciplinare, è uno strumento educativo teso a sviluppare una sensibilità interpretativa delle interazioni complesse fra l’uomo e l’ambiente, interessa la dimensione scientifica, ma anche quella antropologica e quella sociale. La difficoltà sta proprio nel riuscire a tradurre in termini didattici accettabili per la fascia scolare dell’obbligo questo paradigma. Dice il fisico Zanarini “ciò che è complesso non può essere ricondotto agli elementi semplici senza che si perda irrimediabilmente qualcosa di essenziale”; d’altra parte noi ci dobbiamo rivolgere ad una fascia d’età in cui gli strumenti di base e le conoscenze nei vari ambiti sono in fase di strutturazione, e quindi in soggetti che in partenza hanno pochissime conoscenze per sviluppare un approccio complesso . Così spesso noi docenti proviamo ad aggirare l’ostacolo e proponiamo agli alunni lavori di ricerca d’ambiente, talvolta lunghi e noiosi, spesso rispondenti a molti obiettivi, anche riguardanti situazioni distanti dalla realtà dell’alunno. Senza voler levare nulla alla ricerca d’ambiente, che di per sé ha un suo valore nell’insegnare all’alunno l’importanza della documentazione, essa tuttavia è solo una delle componenti che possono intervenire quando si fa educazione ambientale. Inoltre, prevedere macro-argomenti che si sviluppano in itinerari lunghi vari mesi, se non per l’intero anno, è spesso controproducente. Pensiamo dunque che un lavoro serio di educazione ambientale debba prima di tutto far ripensare tempi e spazi del fare scuola, debba insomma svilupparsi su più percorsi di due, tre mesi al massimo e debba prevedere di lavorare in luoghi facilmente raggiungibili con la classe, dove recarsi più volte, vicini al vissuto degli alunni, perché essi se ne sentano parte integrante.

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Indicazioni dettagliate per la realizzazione nella scuola secondaria di primo grado di un percorso di educazione naturalistica sulla conoscenza degli alberi di D. Basosi e L. Lachina

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CONOSCIAMO GLI ALBERI

(Daniela Basosi & Lucia Lachina)

PREMESSA

Pensare percorsi di educazione ambientale per la scuola di base non è cosa semplice, infatti

significa tradurre in itinerari didattici comprensibili per i bambini il “pensiero complesso”, cioè la

complessità delle dinamiche e delle relazioni in gioco nell’ambiente.

L’educazione ambientale non è un ambito disciplinare, ma un campo di indagine che deve

necessariamente coinvolgere più discipline e a vari livelli, è trasversale e interdisciplinare, è uno

strumento educativo teso a sviluppare una sensibilità interpretativa delle interazioni complesse fra

l’uomo e l’ambiente, interessa la dimensione scientifica, ma anche quella antropologica e quella

sociale.

La difficoltà sta proprio nel riuscire a tradurre in termini didattici accettabili per la fascia scolare

dell’obbligo questo paradigma.

Dice il fisico Zanarini “ciò che è complesso non può essere ricondotto agli elementi semplici senza

che si perda irrimediabilmente qualcosa di essenziale”; d’altra parte noi ci dobbiamo rivolgere ad

una fascia d’età in cui gli strumenti di base e le conoscenze nei vari ambiti sono in fase di

strutturazione, e quindi in soggetti che in partenza hanno pochissime conoscenze per sviluppare un

approccio complesso .

Così spesso noi docenti proviamo ad aggirare l’ostacolo e proponiamo agli alunni lavori di ricerca

d’ambiente, talvolta lunghi e noiosi, spesso rispondenti a molti obiettivi, anche riguardanti

situazioni distanti dalla realtà dell’alunno.

Senza voler levare nulla alla ricerca d’ambiente, che di per sé ha un suo valore nell’insegnare

all’alunno l’importanza della documentazione, essa tuttavia è solo una delle componenti che

possono intervenire quando si fa educazione ambientale.

Inoltre, prevedere macro-argomenti che si sviluppano in itinerari lunghi vari mesi, se non per

l’intero anno, è spesso controproducente.

Pensiamo dunque che un lavoro serio di educazione ambientale debba prima di tutto far ripensare

tempi e spazi del fare scuola, debba insomma svilupparsi su più percorsi di due, tre mesi al massimo

e debba prevedere di lavorare in luoghi facilmente raggiungibili con la classe, dove recarsi più

volte, vicini al vissuto degli alunni, perché essi se ne sentano parte integrante.

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E’ fondamentale inoltre limitare lo spazio di lavoro per condurre le osservazioni in modo mirato su

pochi soggetti familiari al ragazzo, (un muro del giardino, qualche albero, un pezzetto di prato,un

piccolo tratto di strada…) così da sollecitare atteggiamenti e comportamenti di riflessione.

Infine riteniamo che un lavoro di educazione ambientale non debba aggiungere nuovi contenuti al

curricolo, ma piuttosto debba stare all’interno del curricolo, per produrre una valorizzazione di

esso.

Il lavoro sviluppato in questo percorso è nato con questi intenti, infatti è un lavoro di educazione

naturalistica, una parte fondamentale dell’educazione ambientale, perché contribuisce a dare pre-

requisiti utili per successivi possibili percorsi.

Questo lavoro è proponibile fino dalla prima media, al termine del percorso sulla conoscenza delle

piante superiori. ( vedi primo percorso per la media).

Esso si propone come obiettivo principale di mettere in grado gli alunni di riconoscere e classificare

piante superiori nell’ambiente, se non come specie, almeno come genere.

Il percorso è anche in senso più ampio un percorso di educazione ambientale, perché si pone come

altro obiettivo una più approfondita conoscenza “dell’ambiente” pianta nel divenire delle sue

trasformazioni morfologiche, per cogliere le relazioni fra le sue parti e per comprendere la pianta

nel suo ciclo vitale.

________________________________________________________________________________

* Gruppo di ricerca e sperimentazione didattica di educazione scientifica del CIDI di Firenze

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PREREQUISITI:

- conoscere le parti di cui è costituita una pianta superiore (radici, fusto, rami, foglie, fiori, frutti,

semi)

FINALITA’:

- riconoscere gli alberi attraverso l’uso di guide

- classificare gli alberi

- ricostruire le fasi di una esperienza

- abituare all’uso di diversi linguaggi

TECNICHE DI LAVORO E METODI:

- osservazione libera e guidata

- problematizzazione attraverso discussioni

- ricerca

- progettualità ( proposte dei ragazzi)

- verifica del lavoro

OBIETTIVI SPECIFICI:

- riconoscere le chiavi di lettura per identificare e classificare un albero

- costruire ed usare schede di osservazione e di informazione

- prelevare e conservare campioni di vegetali

- effettuare stime su peso, altezza, forma degli alberi

MATERIALI:

- blocco per appunti

- gomma, matite, carboncino

- tempere, cere

- macchina fotografica

- schede di osservazione

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- sacchetti di plastica tipo da surgelazione di varie misure e guanti usa e getta

- attrezzi da giardiniere (palette, cesoie ecc.)

- manuali per il riconoscimento di piante

- carta millimetrata

- riga e squadra

- tavoletta da erbario

- decametro

VERIFICHE:

- orali, questionari, schede, disegni

- produzione di testi collettivi

- produzione di riflessioni singole

Questa unità didattica è pensata per la scuola media e può essere usata al termine di un lavoro

approfondito sulla morfologia e la funzione delle parti che costituiscono le piante. Il lavoro impegna

per circa due mesi due ore la settimana ed è utilizzabile successivamente per lo sviluppo di unità di

didattica ambientale, ai fini del riconoscimento e della classificazione di vegetali presenti in un

ambiente.

Questa unità concorre alla elaborazione del concetto di struttura della pianta.

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ITINERARIO DIDATTICO

Consigliamo di scegliere zone comode da raggiungere, per poter effettuare più uscite, anche il

giardino della scuola può diventare luogo di esplorazione.

1 - Prima di uscire con la classe, discutete con i ragazzi l’organizzazione dell’attività.

Alcuni alunni saranno muniti di macchina fotografica (si trovano sempre quattro o cinque volontari,

ma in caso contrario potete comprare macchine usa e getta e tutti potranno fotografare a turno).

Altri si organizzeranno con sacchetti, palette da giardiniere e guanti per prelevare campioni. (all. 1 e

2)

Altri ancora saranno muniti di blocchi e matite per fare schizzi dei vari alberi.

Una volta scelto il luogo di osservazione, fate la prima uscita con gli alunni suddivisi a gruppetti di

due o tre al massimo.

Ogni gruppetto sceglierà un albero da osservare, ne farà fotografie, schizzi dal vero. Gli alunni

annoteranno liberamente le osservazioni, raccoglieranno foglie, semi e tutto ciò che riusciranno a

trovare, ben inteso senza arrecare danno agli alberi.

2 – Una volta rientrati in classe, date inizio alla fase della discussione e del confronto.

Concede ai gruppetti un tempo ragionevole per elaborare il racconto delle fasi salienti dell’uscita e

fate poi leggere a ciascun gruppo la sua relazione.

In questa prima fase del lavoro lasciate che gli alunni si esprimano in assoluta libertà.

Inizialmente le loro relazioni saranno ricche di spunti utili per riflettere e discutere, ma saranno

anche presenti pensieri ed osservazioni poco pertinenti all’indagine in corso.

Tuttavia, dalle prime osservazioni, sarà bene gradualmente guidare gli alunni su percorsi più mirati,

attraverso l’uso di schede e questionari da voi predisposti, o elaborati insieme ai ragazzi stessi,

attraverso discussioni collettive.

L’osservazione “ scientifica” e, di conseguenza, la relazione “scientifica” non possono essere

prerequisiti, ma obiettivi a cui tendere. Ciò è da tenere sempre ben presente attraverso tutto l’iter

proposto.

E’ quindi determinante che i ragazzi diano senso alle loro osservazioni attraverso le continue

verbalizzazioni personali e che esse diventino, di volta in volta, più consapevoli ed organizzate.

In questo modo consentirete di far crescere la loro dimensione linguistica di pari passo alla

dimensione cognitiva.

3 – Dalla lettura delle singole relazioni dunque nasceranno confronti, discussioni, dubbi e domande,

occorrerà sicuramente a questo punto fare ordine fra le domande, le curiosità e i materiali raccolti.

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Può essere utile perciò creare dei cartelloni o far tenere un “diario di bordo” ai ragazzi in cui

selezionare le domande a seconda del tipo di risposta di cui necessitano. Ad esempio, è proficuo per

le fasi di lavoro successive, che gli alunni separino le domande che portano ad una ricerca di tipo

botanico vero e proprio da quelle che conducono ad una ricerca di tipo storico o geografico , da

quelle che portano a formulare ipotesi o nuove proposte. (all. 3)

La terza fase di lavoro è quella della documentazione e della sperimentazione e necessita di tempi

più lunghi.

4 – Ogni gruppo deve prima di tutto riconoscere la propria pianta.

A questo scopo viene dedicata una seconda uscita. I ragazzi saranno muniti di manuali per il

riconoscimento. (all. 4)

5 – Una volta in classe ciascun ragazzo elaborerà la propria relazione su come ha, o non ha,

individuato la pianta, da ciò scaturirà una nuova discussione. Potrete elaborare un testo collettivo

che terrà conto delle osservazioni di ciascuno. (all. 5 e 6)

6 – Avvenuto il riconoscimento, gli alunni possono approfondire la conoscenza della loro pianta

attraverso ricerche su testi e preparare schede informative. (all. 7)

7 – Potete fare effettuare anche misurazioni degli alberi scelti, usando schede predisposte che

spiegano metodiche di stima del peso (all. 8), dell’altezza (all. 9), della forma della chioma (all. 10)

e del profilo della pianta (all. 11).

Sarà utile anche il frottage della corteccia per esaminarne la struttura e fare confronti. (all. 12)

Tutte queste attività prevedono almeno altre quattro uscite con possibilità di lavorare sul campo.

8 – Durante queste uscite, fin dalla seconda volta, è utile che i ragazzi siano muniti di schede di

osservazione precedentemente preparate con loro sulla base delle domande raccolte, così che

potranno di volta in volta arricchire di notizie utili e osservazioni le loro relazioni.

Un esempio viene dato negli allegati n. 13 e 14. Essi aprono anche altre possibilità di lavoro e di

ricerca sull’ambiente.

I ragazzi stessi, se la scuola è fornita di un buon laboratorio informatico, potranno elaborare e

stampare le schede con il computer.

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9 – Un ulteriore ampliamento dl lavoro può essere la raccolta di curiosità legate al “proprio” albero,

per esempio usi erboristici di alcune parti della pianta, ricette, leggende. (all. 14, 15, 16 )

10 – A conclusione dei lavori proponete ai ragazzi di rielaborare i dati raccolti, ma anche di

documentare le curiosità scoperte, le fasi di lavoro, le tecniche apprese.

Discutete insieme a loro la forma con cui raccontarle.

Possibili suggerimenti sono: costruire un audiovisivo, allestire una raccolta di schede, cartelloni,

una mostra di disegni, un erbario, una mostra fotografica.

Quest’ultima parte del lavoro è molto importante, infatti rappresenta il momento di sintesi e di

riflessione sul percorso didattico fatto, ne è verifica finale e concorre in modo decisivi a sviluppare

le capacità progettuali dei ragazzi.

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PIANO OPERATIVO Scansione settimanale

USCITE

PREVISTE

ORARIO INSEGNANTE COSA FANNO

GLI ALUNNI

MATERIALI

1a uscita

10.30/ 12.30

Scienze

Fanno foto

Schizzi

Raccolgono campioni

Prendono appunti

Tavoletta

Matita

Blocco

Macchina foto

Sacchetti

Palette

Guanti

2a uscita

10.30/ 12.30

Scienze

Riconoscono le piante

Guide

3a uscita

10.30/ 12.30

Scienze

Valutano altezza e

Peso dell’albero

Schede di lavoro

Lapis

Decametro

4a uscita

10.30/ 12.30

Scienze

Valutano la forma della

chioma

Schede di lavoro

Lapis

Decametro

5a uscita

10.30/ 12.30

Scienze

Approfondiscono le

Osservazioni

Scheda guidata

6a uscita

10.30/ 12.30

E. A.

Applicano la tecnica del

“frottage”

Struttura della corteccia

Scheda di lavoro

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ALL.3

CARTELLONE DELLE DOMANDE

TIPO BOTANICO

che albe

ro è?

come faccio a riconoscerlo?

quanto vive?

è sano?

fiorirà?

che frutti avrà?

che foglie avrà?

TIPO STORICO-GEOGRAFICO

da dove proviene questa pianta?

chi l’ha piantata nel giardino?

è nata spontaneamente?

è un albero vecchio?

IPOTESI E INDAGINI

SPERIMENTALI

quanto sarà alto?

quanto è grande?

che forma ha?

come posso conservare le sue foglie?

come è il terreno intorno all’albero?

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All. 4

IL MANUALE PER IL RICONOSCIMENTO DEGLI ALBERI

Esistono vari tipi di manuale per il riconoscimento degli alberi, tuttavia, per lavorare con i ragazzi

della scuola media, è necessario che le guide proposte siano di semplice lettura e nello stesso tempo

mettano in grado di riconoscere con facilità alberi ed arbusti.

Ogni buona guida è dunque corredata di chiavi di lettura chiare, arricchite con disegni e fotografie

che riproducono fedelmente gli elementi vegetali da osservare.

Le chiavi di lettura sono costruite in base all’osservazione di foglie, gemme, corteccia, fiori e frutti,

aghi e coni per le conifere e infine portamento e aspetto generale dell’albero.

La chiave di identificazione più importante è quella delle foglie e degli aghi, perché ci consente di

individuare il gruppo di appartenenza della pianta. (forma della foglia)

Una volta individuato il gruppo più ampio, sempre in base alla foglia, si può identificare la specie di

appartenenza e la pianta stessa.

Per le conifere in particolare un’ottima chiave di lettura è offerta dalla classificazione dei loro coni.

Per le latifoglie esistono chiavi di lettura dei rametti con gemme e della forma e del colore delle

cortecce che aiutano l’identificazione della pianta d’inverno, in assenza delle foglie.

Guide consigliate:

• Alberi e arbusti d’Italia, Selezione dal Reader’s Digest

• Che albero è questo?, Franco Muzzio Editore

• Flora mediterranea vol. I e II, Giunti- Martello Editore

• Gli alberi d’Italia, Giunti- Martello Editore

• Guida agli alberi e arbusti d’Europa, Zanichelli, Bologna.

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All. 5

DALLA RELAZIONE DI GIULIA E LUISA (classe prima)

………………per riconoscere un albero, per prima cosa si guarda

la foglia (se ce l’ha) caducigoglie

sempreverde

le gemme (se ce l’ha) piccole o grandi

raggruppate o singole

appuntite o alterne

il frutto (se c’è)

il fiore (se c’è)

la corteccia

il portamento tronco/rami

la forma della chioma

Riconoscere un albero non è cosa facile. Gli elementi più importanti sono le foglie. La loro forma,

il colore, la lunghezza, l’odore, la sensazione al tatto.

Se siamo fortunati perché troviamo foglie sul nostro albero, seguendo le chiavi di lettura sulla

guida, riusciamo a individuare la specie di appartenenza.

Se l’albero è un caducifoglie e la stagione in cui lo vedi le foglie non ci sono, il riconoscimento è

più difficile.

Se ci sono le gemme, un cosa importante è guardare che dimensioni e che forma hanno, se stanno

da sole o raggruppate, se stanno attaccate al ramo o se hanno un peduncolo.

Riconoscere l’albero dalle sole gemme è molto difficile, perché ci sono specie diverse con gemme

molto simili.

Allora possiamo aiutarci guardando la corteccia e il portamento.

Quando uno diventa esperto, riconosce l’albero anche completamente spoglio dalla sola corteccia

e dal portamento.

Con le guide un albero si riconosce bene anche dai frutti e dai fiori, che però sono presenti solo in

una certa stagione per un tempo limitato…………………………………………..

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All. 6

DALLA RELAZIONE DI CAMILLA E GIULIA (classe prima)

………………………..il nostro albero, un eucalipto, l’abbiamo riconosciuto

soprattutto per merito delle foglie.

Esse sono persistenti, alterne, a forma di falce, acuminate ed emanano un intenso

profumo di balsamo.

L’abbiamo riconosciuto anche dall’aspetto del tronco: esso è liscio, di colore giallo e

rosato, a volte bianchiccio.

Il legno è duro e compatto…………………………………………..

E’ molto alto e ha una forma slanciata e flessuosa.

Esso è cresciuto nel giardino della scuola, quindi deduciamo che si adatta facilmente

al nostro clima, anche se è esotico.

Non abbiamo trovato né frutti né fiori……………………………………………….

Di tipi di eucalipti ce ne sono diversi, per cui abbiamo consultato l’indice della

guida, per vedere tutti i tipi riportati.

Dalla particolare forma delle foglie abbiamo riconosciuto il nostro che si chiama

eucalipto globoso.

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