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L’Economia sociale di Mercato 1. Prospettiva culturale-antropologica Si tratta di un concetto ancora aperto. Nasce negli anni ’30, con la scuola di Friburgo. È a questa scuola di pensiero che si deve la ricerca della c.d. “Terza via” (non coma quella di Blair) tra il capitalismo “laissez faire” e il collettivismo sovietico d’oltre cortina. Il cuore di questa corrente di pensiero va ricercato nel tentativo di conciliare: mercato e giustizia sociale! Particolarmente interessante è il contributo fornito dalla dottrina sociale della Chiesa per caratterizzare il contenuto di questa Terza via. Come sottolineato dai vescovi europei, “il concetto di economia sociale di mercato è più di un semplice modello economico e affonda le sue radici nel patrimonio filosofico e religioso, specialmente cristiano, dell’Europa” 1 . In questa visione culturale, l’accento deve essere posto sul “sociale” più che sulla “competitività”. L’uno è il fine ed il secondo il mezzo. Il punto non è superare l’idea dell’Economia di Mercato, ma l’idea di un Mercato esclusivamente ripiegato sull’obiettivo del profitto a tutti i costi, a prescindere dall’eticità dei mezzi e degli effetti. L’Economia civile 2 anziché contrapporre Stato, Mercato e Società civile, mira ad unirli 3 . Riconoscere al Terzo Settore la capacità di scambiare liberamente beni o servizi sul Mercato in funzione di un fine diverso dal profitto o la possibilità, per un’impresa come quella sociale, di anteporre ad esso un fine di utilità sociale, rientra in quella che la Caritas in veritate 4 chiamerebbe civilizzazione dell’economia 5 . 1 Dichiarazione dei vescovi europei (COMECE) del 2012: “Una Comunità Europea di solidarietà e responsabilità”. 2 Sul concetto di Economia civile e sul contributo dell’Umanesimo civile alla stessa formazione della moderna Economia di Mercato, v. gli studi di S. Zamagni e L. Bruni. Tra gli altri, dei medesimi autori: L’Economia civile, il Mulino, 2015. 3 Vedi il par. 38 della Caritas in veritate: “Serve, pertanto, un mercato nel quale possano liberamente operare, in condizioni di pari opportunità, imprese che perseguono fini istituzionali diversi. Accanto all'impresa privata orientata al profitto, e ai vari tipi di impresa pubblica, devono potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici e sociali. È dal loro reciproco confronto sul mercato che ci si può attendere una sorta di ibridazione dei comportamenti d'impresa e dunque un'attenzione sensibile alla civilizzazione dell'economia. Carità nella verità, in questo caso, significa che bisogna dare forma e organizzazione a quelle iniziative economiche che, pur senza negare il profitto, intendono andare oltre la logica dello scambio degli equivalenti e del profitto fine a se stesso4 Occorre che nel mercato si aprano spazi per attività economiche realizzate da soggetti che liberamente scelgono di informare il proprio agire a principi diversi da quelli del puro profitto, senza per ciò stesso rinunciare a produrre valore economico” (Caritas in veritate par. 37). 5 Vedi La Riforma del Terzo Settore, una svolta culturale in Civiltà cattolica n. 3941 del 2014.

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L’Economia sociale di Mercato

1. Prospettiva culturale-antropologicaSi tratta di un concetto ancora aperto. Nasce negli anni ’30, con la scuola di Friburgo. È a questa scuola di pensiero che si deve la ricerca della c.d. “Terza via” (non coma quella di Blair) tra il capitalismo “laissez faire” e il collettivismo sovietico d’oltre cortina. Il cuore di questa corrente di pensiero va ricercato nel tentativo di conciliare: mercato e giustizia sociale!

Particolarmente interessante è il contributo fornito dalla dottrina sociale della Chiesa per caratterizzare il contenuto di questa Terza via. Come sottolineato dai vescovi europei, “ il concetto di economia sociale di mercato è più di un semplice modello economico e affonda le sue radici nel patrimonio filosofico e religioso, specialmente cristiano, dell’Europa”1. In questa visione culturale, l’accento deve essere posto sul “sociale” più che sulla “competitività”. L’uno è il fine ed il secondo il mezzo.

Il punto non è superare l’idea dell’Economia di Mercato, ma l’idea di un Mercato esclusivamente ripiegato sull’obiettivo del profitto a tutti i costi, a prescindere dall’eticità dei mezzi e degli effetti. L’Economia civile 2 anziché contrapporre Stato, Mercato e Società civile, mira ad unirli3.

Riconoscere al Terzo Settore la capacità di scambiare liberamente beni o servizi sul Mercato in funzione di un fine diverso dal profitto o la possibilità, per un’impresa come quella sociale, di anteporre ad esso un fine di utilità sociale, rientra in quella che la Caritas in veritate4 chiamerebbe civilizzazione dell’economia5.

2. Prospettiva europea“L’Ue si è considerata fin dall’inizio non solo una zona di libero scambio, ma anche una comunità politica che è una comunità fondata su valori. Uno dei valori centrali della cultura europea è quello della giustizia sociale”6.

L’art. 3, co. 3, del Trattato di Lisbona, annovera tra i propri obiettivi quello di uno “sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su un’Economia sociale di mercato, fortemente competitiva”7.

1 Dichiarazione dei vescovi europei (COMECE) del 2012: “Una Comunità Europea di solidarietà e responsabilità”.2 Sul concetto di Economia civile e sul contributo dell’Umanesimo civile alla stessa formazione della moderna Economia di Mercato, v. gli studi di S. Zamagni e L. Bruni. Tra gli altri, dei medesimi autori: L’Economia civile, il Mulino, 2015.3 Vedi il par. 38 della Caritas in veritate: “Serve, pertanto, un mercato nel quale possano liberamente operare, in condizioni di pari opportunità, imprese che perseguono fini istituzionali diversi. Accanto all'impresa privata orientata al profitto, e ai vari tipi di impresa pubblica, devono potersi radicare ed esprimere quelle organizzazioni produttive che perseguono fini mutualistici e sociali. È dal loro reciproco confronto sul mercato che ci si può attendere una sorta di ibridazione dei comportamenti d'impresa e dunque un'attenzione sensibile alla civilizzazione dell'economia. Carità nella verità, in questo caso, significa che bisogna dare forma e organizzazione a quelle iniziative economiche che, pur senza negare il profitto, intendono andare oltre la logica dello scambio degli equivalenti e del profitto fine a se stesso”4 “Occorre che nel mercato si aprano spazi per attività economiche realizzate da soggetti che liberamente scelgono di informare il proprio agire a principi diversi da quelli del puro profitto, senza per ciò stesso rinunciare a produrre valore economico” (Caritas in veritate par. 37).5 Vedi La Riforma del Terzo Settore, una svolta culturale in Civiltà cattolica n. 3941 del 2014.6 Vedi nota 1.7 Art. 3, co. 3 TUE: “L’unione instaura un mercato interno. Si adopera per uno sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’Economia sociale di mercato, fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell’ambiente… Combatte l’esclusione sociale…promuove la giustizia e la protezione sociale… la solidarietà tra le generazioni… Promuove la coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri”.

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In questa linea, Europe 20208 ha fissato 3 priorità strategiche per il decennio 2010-2020: una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva. Da Europe 2020 sono derivati altri documenti fondamentali, tra i quali la Social business initiative e alcuni importanti regolamenti in materia di CSR, di imprenditoria sociale e di investimenti ad impatto sociale (finanza sociale; da non confondere con quella etica). Secondo un rapporto commissionato dal CESE9 “l’economia sociale in Europa è molto importante, sia in termini umani che economici, dal momento che fornisce un impiego retribuito ad oltre 14,5 milioni di persone, ossia circa il 6,5 % della popolazione attiva dell’UE a 27. Queste cifre sottolineano che l'economia sociale è una realtà che non può e non deve essere ignorata dalla società e dalle sue istituzioni”.

3. Prospettiva economicaSecondo i dati dell’ultimo Censimento Istat (2011) e il rapporto Euricse (2014), il valore dell’economia sociale in Italia oscilla tra i 64 mld e i 150 mld. È uno dei pochi settori produttivi ad aver registrato segnali in costante crescita.

In termini economici, economia civile (o sociale), significa riconoscere un modello nuovo di impresa che abbia come obiettivo la massimizzazione dell’impatto sociale con un vincolo di sostenibilità economica10.

La specificità di questo modello è quella di concorrere a diminuire il numeratore e aumentare il denominatore del fatidico rapporto Deficit/PIL.

Tali imprese mirano ad offrire una risposta a bisogni sociali che altrimenti resterebbero a carico dello Stato e quindi della spesa pubblica. Ne deriva che la loro attività produttiva aumenta il PIL ma anche l’avanzo primario, ovvero concorre anche alla diminuzione del Deficit.

4. Prospettiva giuridica – La Riforma del c.d. Terzo SettoreLa cornice giuridica dentro la quale si colloca il c.d. Terzo Settore risale al ’42. Il codice civile dedica agli enti morali pochi articoli del Libro I, separandoli nettamente dal mondo produttivo disciplinato dal libro V.

Il quadro assiologico di riferimento guardava con sospetto i corpi intermedi. Di questo sospetto è in qualche misura figlio anche il corpo normativo che si è venuto a creare dopo. Si tratta di norme, per lo più speciali, frammentate e disorganiche. La Riforma del terzo Settore, attesa da oltre un ventennio, mira a ridisegnare questo quadro.

Tra gli aspetti più importanti c’è il rapporto tra non lucratività soggettiva ed oggettiva. In gioco vi è la possibilità di sprigionare la potenzialità economica e sociale che l’attuale quadro giuridico ha imbrigliato.

8 Il più importante documento strategico della UE per il proprio rilancio economico.9 Relazione elaborata dal CIRIEC per il Comitato economico sociale (CESE), p. 31.10 Anziché la sola massimizzazione del profitto con l’eventuale vincolo di sostenibilità sociale e ambientale.

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Esempi grafici

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