PDF n° 11 28-4-2009

24
 NUMERO DEL 28/4/2009 Ambiente e scienza IL PICCIONE Riccardo Lo Schaivo Sporca, imbratta, rovina ed è rumoroso, ma si è il piccione! Simpatico volatile che allietava le piazze ed i palazzi delle città italiane con i loro gorgheggi e i loro rituali di accoppiamento piuttosto articolati.Il simbolo delle cartoline da Venezia davanti alla cattedrale di San Marco o da Milano in piazza del Duomo. La classica foto della solita coppia in gita del tutto rivestita da piccioni o il solito bambino con in mano il granone che sorride allobiettivo della macchina fotografica. In realtà oggi più che di simpatici volatili parliamo di bombe batteriologiche ad alto potenziale (leggi Aviaria) che oltretutto devastano monumenti ed immobili.Sono portatori di innumerevoli malattie e tra queste citiamo solo alcune tra le più comuni e pericolose: Salmonellosi, Criptococcosi, Istoplasmosi, Ornitosi, Aspergillosi, Candidosi, Clamidosi, Coccidiosi, Encefalite, Tubercolosi, ecc. Dopo aver letto ciò ti faresti fotografare circondato dai piccioni in piazza Duomo a Milano? Ma neppure per sogno…..  Lambiente cittadino è divenuto un habitat ottimale per un considerevole numero di specie animali, variamente distribuite lungo la scala zoologica, è caratteristico per la sua eterogeneità e per la rapidità dei cambiamenti che possono verificarsi. In generale,gli animali che riescono ad adattarsi agli ambienti urbani sono quelli che possono definirsi “generalisti” per quanto riguarda lalimentazione, dotati di flessibilità nelle scelte come il luogo per nidificare e che sono molto tolleranti al disturbo derivante da attività umane.Tra le specie sinantrope il colombo (Columba livia) è una di quelle che ha conosciuto in questi ultimi anni un vero e proprio boom demografico, raggiungendo in alcune aree del nostro paese, la densità media di 3000 individui/km2, con un numero di colombi che supera le 100.000 unità nelle grandi città …… http://www.biblio.vet.unipi.it/annali2002/185.pdf  Non auspico certo di liberare uno stormo di rapaci che al suono della cavalcata delle valchirie in piazza Duomo attaccano i nostri paffuti piccioni che razzolano sul sagrato del Duomo , ma non sarebbe male come rimedio …..  Se una specie animale va a devastare lhabitat di unaltra ,vedi cosa succede.Se una specie come il piccione devasta lhabitat della specie dominante sul pianeta (homo sapiens) ,si alza il primo bischero e protesta se qualcuno propone di arginare il fenomeno od eliminarlo. Il piccione è lungo 30-35 cm con apertura alare di 62-68 cm La parte posteriore sotto le ali bianca è la migliore caratteristica identificativa del piccione, ma anche le due linee nere che corrono sulle ali grigie. La coda è bordata di bianco. La testa e il collo sono grigio blu scuro nell'adulto con riflessi smeraldini. Gli occhi sono arancioni e possono essere circondati da anelli grigio-bianco. Le zampe sono rossastre. È resistente e veloce nel volo. La vita di un piccione comune varia dai 3 ai 5 anni allo stato selvatico, ma può raggiungere anche 15 anni per le razze addomesticate. È una razza di una specie non migratrice, capace di orientarsi egregiamente per ritrovare la sua colombaia: ciò le ha permesso di essere addomesticata. wikipedia Blob Piccione Dal Sito di Regione Lombardia I piccioni possono costituire un veicolo di influenza aviaria? No, finora non è stata mai documentata linfezione dei piccioni con linfluenza aviaria H5N1. In realtà, i piccioni possono avere linfluenza aviaria, ma finora non sono stati documentati casi di infezione da H5N1. http://www.sanita.regione.lombardia.it/veterinaria/inf_aviaria_faq.htm  Ma già nel lontano 1993 sul CdS appariva l’articolo: la Lega contro i piccioni: " Milano sta diventando come Calcutta "un' interpellanza del consigliere regionale Michele Corti, dura replica dell' Enpa e degli animalisti http://archiviostorico.corriere.it/1993/aprile/10/Lega_contro_piccioni_Milano_sta_co_0_9304103496.shtml  Nel 2006 intanto , in piena bufera aviaria (ANSA) - MILANO, 13 FEB 2006 - 'I piccioni sono immuni al virus dell'aviaria'. Lo ha affermato il virologo dell'Universita' di Milano Fabrizio Pregliasco. 'Mamme

Transcript of PDF n° 11 28-4-2009

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 1/24

NUMERO DEL 28/4/2009

Ambiente e scienzaIL PICCIONERiccardo Lo Schaivo

Sporca, imbratta, rovina ed è rumoroso, ma si è il piccione!Simpatico volatile che allietava le piazze ed i palazzi delle città italiane con i loro gorgheggi e i loro rituali diaccoppiamento piuttosto articolati.Il simbolo delle cartoline da Venezia davanti alla cattedrale di San Marcoo da Milano in piazza del Duomo.La classica foto della solita coppia in gita del tutto rivestita da piccioni o il solito bambino con in mano ilgranone che sorride all‟obiettivo della macchina fotografica.In realtà oggi più che di simpatici volatili parliamo di bombe batteriologiche ad alto potenziale (leggiAviaria) che oltretutto devastano monumenti ed immobili.Sono portatori di innumerevoli malattie e traqueste citiamo solo alcune tra le più comuni e pericolose: Salmonellosi, Criptococcosi, Istoplasmosi,Ornitosi, Aspergillosi, Candidosi, Clamidosi, Coccidiosi, Encefalite, Tubercolosi, ecc.

Dopo aver letto ciò ti faresti fotografare circondato dai piccioni in piazza Duomo a Milano?Ma neppure per sogno….. L‟ambiente cittadino è divenuto un habitat ottimale per un considerevole numero di specie animali,variamente distribuite lungo la scala zoologica, è caratteristico per la sua eterogeneità e per la rapidità deicambiamenti che possono verificarsi.In generale,gli animali che riescono ad adattarsi agli ambienti urbani sono quelli che possono definirsi“generalisti” per quanto riguarda l‟alimentazione, dotati di flessibilità nelle scelte come il luogo per nidificare e che sono molto tolleranti al disturbo derivante da attività umane.Tra le specie sinantrope ilcolombo (Columba livia) è una di quelle che ha conosciuto in questi ultimi anni un vero e proprio boomdemografico, raggiungendo in alcune aree del nostro paese, la densità media di 3000 individui/km2, con unnumero di colombi che supera le 100.000 unità nelle grandi città…… http://www.biblio.vet.unipi.it/annali2002/185.pdf

Non auspico certo di liberare uno stormo di rapaci che al suono della cavalcata delle valchirie in piazzaDuomo attaccano i nostri paffuti piccioni che razzolano sul sagrato del Duomo , ma non sarebbe male comerimedio….. Se una specie animale va a devastare l‟habitat di un‟altra,vedi cosa succede.Se una specie come il piccionedevasta l‟habitat della specie dominante sul pianeta (homo sapiens) ,si alza il primo bischero e protesta sequalcuno propone di arginare il fenomeno od eliminarlo.Il piccione è lungo 30-35 cm con apertura alare di 62-68 cm La parte posteriore sotto le ali bianca è lamigliore caratteristica identificativa del piccione, ma anche le due linee nere che corrono sulle ali grigie. Lacoda è bordata di bianco. La testa e il collo sono grigio blu scuro nell'adulto con riflessi smeraldini. Gli occhisono arancioni e possono essere circondati da anelli grigio-bianco. Le zampe sono rossastre.È resistente e veloce nel volo. La vita di un piccione comune varia dai 3 ai 5 anni allo stato selvatico, ma puòraggiungere anche 15 anni per le razze addomesticate.È una razza di una specie non migratrice, capace di orientarsi egregiamente per ritrovare la sua colombaia:ciò le ha permesso di essere addomesticata. wikipediaBlob PiccioneDal Sito di Regione LombardiaI piccioni possono costituire un veicolo di influenza aviaria? No, finora non è stata mai documentatal‟infezione dei piccioni con l‟influenza aviaria H5N1. In realtà, i piccioni possono avere l‟influenza aviariama finora non sono stati documentati casi di infezione da H5N1.http://www.sanita.regione.lombardia.it/veterinaria/inf_aviaria_faq.htm Ma già nel lontano 1993sul CdS appariva l’articolo: la Lega contro i piccioni: " Milano sta diventando come Calcutta "un' interpellanza del consigliere regionaleMichele Corti, dura replica dell' Enpa e degli animalistihttp://archiviostorico.corriere.it/1993/aprile/10/Lega_contro_piccioni_Milano_sta_co_0_9304103496.shtml

Nel 2006 intanto , in piena bufera aviaria(ANSA) - MILANO, 13 FEB 2006 - 'I piccioni sono immuni alvirus dell'aviaria'. Lo ha affermato il virologo dell'Universita' di Milano Fabrizio Pregliasco. 'Mamme

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 2/24

d'Italia, non abbiate alcun timore – continua Pregliasco -, portate tranquillamente i vostri bambini nei parchi'.http://news.excite.it/cronaca/297121/Aviaria-i-piccioni-sono-immuni

Nel 2008:Milano sporca? Colpa di gatti e piccioni “Abito a Milano, Via Lattanzio, purtroppo ogni mattina, dovendomi recare al lavoro sono costretta a correrevia facendo mille peripezie, perchè la solita signora, alle 7-55 8-05 arriva con la sua borsa con il mangiareper i piccioni…….. milano.blogolandia.it/2008/08/30/milano-sporcacolpa-di-gatti-e-piccioni/ Convegno “Piccioni, problema e soluzioni”- 26 novembre 2008……la presenza deipiccioni torraioli nelle nostre città e campagne è assai diffusa.Evidenti e gravi i danni alpatrimonio artistico urbano: statue, monumenti, palazzi, chiese vengono deturpati dai nidi e dagli escrementiche imbrattano e, peggio, corrodono pietre e metalli… http://instat.wordpress.com/2008/11/18/convegno-piccioni-problema-e-soluzioni-26-novembre-2008/ Piccioni in citta’, problema serio 4 /12/ 2008Si è svolto di recente a Milano un convegno organizzato da Assoedilizia – l‟associazione dei proprietari diimmobili – incentrato sulla problematica dei piccioni torraioli e degli ingenti danni che arrecano alpatrimonio storico-architettonico nonché ai rischi igienico-sanitari derivanti dalla loro ingombrante presenza.

…… http://www.ilcacciatore.com/public/?p=1673 Dicembre 2008 -Comunicato Stampa Comune di Milano da:L‟ assessore alla salute Giampaolo Landi di Chiavenna conferma:” A Milano un‟ ordinanza del 1996 vieta ddare da mangiare a piccioni. E‟ necessario farla rispettare… http://piccioninoproblem.blogspot.com/2008/12/milano-non-date-da-mangiare-ai-piccioni.html

ApprofondimentiALCUNE COSTANTI GENETICHE DELLO “STILE MILANESE” Alberto Mioni

[Abbiamo visto che] a Milano, come dappertutto, si sono susseguite diverse città del presente, ciascuna dellequali ha interferito con quelle dei rispettivi passati e ha alterato la loro configurazione e il loro modo difunzionare. Le forme e la struttura delle preesistenze sono le materie prime di un processo di trasformazioneche avviene sia attraverso una miriade di modifiche minute apportate giorno dopo giorno, sia in seguito ainterventi di ristrutturazione urbana alla grande che invece sono episodici (ogni generazione ha fatto i suoigrandi progetti urbani). Nulla di straordinario, sono fenomeni che vanno ascritti al metabolismo delle compagini sociali, economichee politiche che producono tutte le città. [Gli esempi che ho portato rivelano che] da noi, però, talemetabolismo ha alcune caratteristiche piuttosto particolari le quali non solo improntano il voltocontemporaneo di Milano, ma hanno improntato anche quelli che via via abbiamo voluto darci nel corsodegli ultimi due secoli. Queste caratteristiche riguardano a) il modo peculiare in cui si concepisce e sigestisce l‟interferenza tra la città che c‟è e quella che si desidera per il futuro, e b) la lunga persistenza neltempo degli assunti culturali e tecnici adottati in questa materia. [Da essi emerge chiaramente] che a Milano,nei meccanismi di costruzione della forma urbana che coinvolgono la città del passato, sono presenti alcunecostanti che fanno pensare alla presenza di un vero e proprio patrimonio genetico della milanesitàarchitettonica e urbanistica, rimasto immutato nel corso di molte generazioni.La prima è il rispetto del ferreo e inamovibile principio del monocentrismo, mai smentito dai fatti concreti.Questa scelta viscerale rende vana ogni altra ipotesi di assetti spaziali e funzionali più complessi, ricchi,articolati, efficaci e stimolanti, e induce i milanesi a vanificare qualsiasi intento venga adombrato in talsenso. Il monocentrismo milanese non solo è rovinoso per la città del passato, la quale viene stritolata sotto il peso della “macchia d‟olio” che le si dilata attorno, ma anche perché il suo automatismo ha fatto sempre

apparire inutile una meditata strategia - o meglio una politica - della forma urbana, politica e strategia chesono tuttora negate pur in un frangente specialissimo e irripetibile come questo della Expo alle porte.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 3/24

Correlata alla prima costante c‟è la seconda, che è la particolare inclinazione di Milano a concentrarsi susingoli progetti urbani non connessi tra loro in un disegno unitario della città desiderata, o correlatiex post equindi con grande difficoltà ed esiti aleatori.All‟interno di questoimprinting di base ce ne sono altri per così dire subordinati, come per esempiol‟autoreferenzialità e quindi la non adattività di queste iniziative, il distacco fra quanto si dichiara di voler fare con essi e quanto si realizzai, la frequenza con cui avviene che le cose prefigurate in origine sianotravisate in corso d‟opera o rimangano incompiute. Costante è pure l‟indifferenza circa la pubblica utilità ditali interventi, i loro effetti nei rispettivi contesti, i loro reali costi e benefici, la loro qualità in dimensioni chenon siano soltanto quelle commerciali, finanziarie e di propaganda politica. E molto milanese è ilconseguente divario tra le grandi dichiarazioni e la modesta capacità di attuarle concretamente, i cui fruttisono la regolare parzialità delle realizzazioni e il prolificare sistematico e inevitabile di fossili o ruderiprecoci, con i quali la città è tollerantissima. Altrettanto tipicamente milanesi, infine, sono la regolare escontata strumentalizzazione di quel tanto di cultura architettonica di cui i grandi progetti urbani si fannoportatori, da parte di promoters che in genere non rappresentanola componente culturalmente o civilmentepiù "avanzata" del corpo sociale, né quella più sensibile e orgogliosa della storia urbana cittadina.In una terza costante convergono da un lato la veste tendenzialmente esibizionista dell‟architettura con cui lasocietà milanese che conta ama rappresentare la sua opulenza e il suo lussoii, e dall‟altro la parallela

indifferenza per la qualità dell‟edilizia corrente, alla quale è consentita una disordinata mediocrità e che èaffidata all‟indirizzo e al controllo di figure istituzionali che col passare del tempo tendono a diventaresempre più grigie e anonime. Queste inclinazioni non hanno effetti positivi sulla qualità della forma urbana,quella di cui - per intenderci -duecento anni fa si occupava la Commissione d‟Ornato, e di cui oggi non sioccupa più nessunoiii.La quarta costante significativa è la spregiudicatezza con la quale, nelle pratiche della costruzione materialedella città e del suo aspetto, le convenienze pubbliche e quelle private sono confuse in funzione di certi valoriche - assumendo vesti via via più aggiornate -coltivano l‟etica della rendita fondiaria, dello spiritoaffaristico, del successo economico, esaltano l‟ideologia suprema del mercato, ecose del genere. Un soloesempio per mostrare come oggi il Comune sia inteso quale strumento degli interessi privati che logovernano, ai quali quelli generali della collettività vengono senz‟altro subordinati: gli attuali piani per iparcheggi sotterranei, che ho nominato più volte e che sono in corso di un‟esecuzione molto faticosa e

controversa.Il vero genius loci di Milano La piccola Milano di centocinquanta anni fa aveva ancora, molto probabilmente, una sua tipica ciframorfologica, un garbato e unitariogenius loci spaziale, che poi in parte è stato annacquato, in partedisarticolato dietro i volti delle diverse città del passato che sono succedute a quella di allora, in partedisperso al vento dal disinteresse e dalle distruzioni. (Osservando che - lasciando da parte Attila, i Goti, iLongobardi e Federico Barbarossa - le sole violenze fisiche subite da nemici esterni alla grande e alla piccolascala da Milano negli ultimi 800 anni sono state solo quelle causate dai Lancaster inglesi e dai B17 americanidurante l‟ultima guerra. Le altre se le è fatte tutte da sola). Nella costruzione delle successive città del presente nessuno ha voluto trarre un supporto creativo dal DNAspirituale degli organismi delle preesistenze, sulle quali ci si sarebbe potuti innestare per ideare e costruire lacittà futura. L‟esercizio costante di queste attitudini nei processi della morfogenesi urbana non può essereattribuito alla stupidità della gente, all‟ignoranza, a un‟indole rozza, irruente e incolta della città o allasuadistrazione per le cose del passato, rivolta com‟è sempre al futuro, bensì a valutazioni e scelte ponderate emeditate, che sono sempre state compiute da uomini ritenuti seri, esperti, onorati e rispettati negli ambitiprivati e pubblici, i migliori della migliore società. Scelte e valutazioni mai improvvisate o tenute celate,bensì dibattute a lungo, approfonditamente e di norma formalizzate in atti ufficiali di governo.

Sempre le stesse scelte. Chi le ha fatte, in concreto, chi le fa? Chi decide e produce la città, chi le imprime ilproprio marchio genetico?Dalla rassegna che ho presentato emerge una sola risposta: ildominus di Milano è un soggetto plurale,sempre lo stesso, appunto, e precisamente quello che ha ricevuto il suo nome - politicamente scorretto mamolto efficace - quando si rifletteva seriamente su queste cose, trenta-quaranta anni fa. Questodominus è ilcosiddetto “blocco edilizio”iv.Il blocco edilizio milanese che tiene solidamente nelle mani il meccanismo dei processi morfogenetici dellacittà è il solidissimo aggregato politico-economico - più o meno ampio a seconda delle circostanze, ma

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 4/24

sempre molto compatto - nel quale convergono la grande proprietà immobiliare, la rendita fondiaria e laspeculazione edilizia in generale, i cosiddettidevelopers del settore, le banche e il capitale finanziario che lofiancheggiano, vi immettono energia e lo indirizzano, le imprese di costruzione con il loro indotto, lecooperative di abitazione e infine i tecnici progettisti e i funzionari municipali della partita, ciascuno con lerispettive strutture di formazione e le rispettive organizzazioni di categoria, e tutti dotati di unarappresentanza politica che invece è assai omogenea. Questa potente compagine di interessi è in azione dasei-sette generazioni senza alcuna mutazione. I soggetti sono sempre gli stessi. Al di là di modearchitettoniche che invece sono effimere, restano uguali lo stile e il gusto, le logiche che ispirano le mosse e iloro risultati.A mio avviso i cromosomi della milanesità edilizia e urbanistica risiedono proprio qui, nell‟imbattibileblocco edilizio, e ne fanno il vero e proprio principio attivo che determina la figura della città. A Milano lasua presenza immanente promana da ogni luogo. Se le cose stanno così, come credo, non mi resta chechiudere con una metafora che non è affatto paradossale, e cioè che - benché non abbia nulla di poetico e nonsia neppure uno spirito - il blocco edilizio rappresenta davvero il nostro più genuino e vitalegenius loci .

Estratto della parte finale di una relazione intitolata “Anche Milano ha un genius loci: l‟imprinting della

milanesità edilizia e urbanistica”, svolta al simposio internazionaleCiudad sobre ciudad: interferencias entre pasado y presente urbano en Europa , svoltosi a Salamanca, 12-14 novembre 2008.

1 Lo testimoniano diversi grandi progetti urbani in corso come quello celeberrimo della Bicocca, quello menonoto e ancor più pasticciato della Bovisa, e soprattutto quello del distretto ex Garibaldi-Repubblica, uno deipiù grandi affari sul tappeto del momento.

2 primo a scrivere del lusso come di una caratteristica tipica dei domini di Milano (a partire da Azzone Visconti,il fondatore del Duomo) è il cronista del XIV s Galvano Fiamma.

3 Anche qui un esempio recentissimo per tutti: l’edificio che dopo d ecenni di concorsi, meditazioni e decisioniannullate ha riempito un gran buco in piazza Fontana, a due passi dal Duomo.

4 Il termine “blocco edilizio” è stato coniato da Valentino Parlato, che così ha intitolato un suo celebre saggiopubblicato su “il manifesto”, quotidiano comunista, nei nn. 3 -4 del 1970 (poi ripreso in AA.VV., Lo spreco edilizio , a cura di F. Indovina, Marsilio, Padova 1972). Oggi non è più usato neppure dall’estrema sinistra, manaturalmente il blocco edilizio esiste sempre, secondo me tale e quale. Diversamente da allora, però, nongenera più indignazione e repulsione, ma anzi tutti gli fanno la corte, ritenendo che senza il blocco edilizio lo“sviluppo” della città sarebbe semplicemente impossibile.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 5/24

ArteBALLO/BALLO: UNA MOSTRA AL PAC CON UNA LEZIONE DI STILE.Antonio Piva

Il Padiglione d‟Arte Contemporanea di Milano, meglio noto come PAC, tra il 1979 e il 1989 aveva goduto diuna stagione culturale di primo piano tanto che i giovani affollavano le inaugurazioni e non solo, per coglierequei pensieri sull‟arte contemporanea, sull‟architettura, sul design e sulla fotografia che nessun‟altraistituzione milanese poteva garantire con tanto impegno, coerenza e continuità. Quando le magies‟interrompono vi è sempre un motivo che non lenisce il rimpianto eil desiderio d‟essere informati conmetodo sulle strade dell‟arte fuori dai canali commerciali, pure necessari, comunque nonaffidabili quanto lopossono essere le istituzioni che si avvalgono di critici, studiosi e appassionati ricercatori.

La mostra fotografica dedicata ad Aldo e Marirosa Ballo Toscani sembra riprendere una tradizione interrottaed anche non fosse così vale la pena segnalare al pubblico il lavoro straordinario che non è fatto solod‟immagini ma anche di valori morali che contano assai di più quando appaiono tanto nitidi e determinanti inun lavoro corale. La prima scena si apre a destra sulla facciata d‟ingresso al PAC in cui appare un‟immaginedel gruppo Ballo & Ballo con tutti i loro collaboratori: una scuola in cui gli allievi hanno imparato prima dipartire per il mondo.Alla sinistra dell‟ingresso Oliviero Toscani e suo figlio Rocco stanno fotografando un gruppo di famiglia inesterno. Marirosa è circondata della sua famiglia, tra nipoti e figli di nipoti. Il primo messaggio è partito earrivato: è dal gruppo di lavoro ed dal gruppo famigliare che parte tutto. La storia inizia dal bisnonno (perl‟ultima generazione) Fedele, pure fotografo-reporter, di cui il Corriere della Sera ha recentemente ricordatoil laboratorio nella “ casa gialla” in via Montebello 3. All‟interno è ricostruito con “ombre cinesi” lo studio Ballo di via Tristano Calco dove sono stato tante volte

a parlared‟immagini d‟architettura e di design. Avevo messo in contatto Albini – Helg con i Ballo negli anni‟70 e da quel momento il nostro archivio si era arricchito distraordinarie sequenze con spazi di architettura edi oggetti. Aldo e Marirosa, pazienti interpreti di desideri e sensazioni, sapevano ascoltare e tramutare larealtà in qualcosa di diverso e inun‟inconfondibile atmosfera in cui ci si poteva riconoscere. Quel processocostruttivo dell‟immagine richiedeva molto tempo e una grande passione; richiedeva un atteggiamentogeneroso e discreto perché, pensavo allora, non tutto poteva essere condiviso, non tutto avrebbero potuto farecon la stessa convinzione, eppures‟impegnavano con accanimento senza semplificazioni.Grande professionalità dunque dove il dettaglio tecnico e quello legato alla sensibilità facevano la differenzacon un valore aggiunto incalcolabile. Era un piacere scendere nella loro cucina per prendere un caffè ediscutere di quei dettagli: luci ed ombre, riflessi dei grigi che amavo molto e del nulla che avvolgeva gliargenti della San Lorenzo o le lampade della Sirrah per ricordare qualche oggetto che ormai appartiene alsecolo passato e nella sua immagine invece è presente. All‟interno un‟esplosione di ritratti di architetti edesigner, in gran parte milanesi, tra cuis‟intravede il giardino con i Sette Savi di Melotti. Gli ambienti sononeri e lo spazio esalta le immagini, nei loro espositori bianchi e luminosi, di architetture e di oggetti prodottinel secolo passato. Ma tutto è diun‟attualità straordinaria: intelligenza, sensibilità, professionalità diffusaovunque.Mario Botta, presente alla serata inaugurale, mi diceva che in quegli spazi del PAC era rappresentata laMilano migliore: da tutti i punti di vista questo incontro è positivo perché rilancia valori immutabili neltempo, concettiche richiedono studio, tenacia, determinazione, coraggio ed il senso dell‟amicizia: rilancia,con la tenacia di Marirosa, il valore di un mestiere ben fatto, della sua continuità e di Milano.Alla realizzazione della mostra hanno collaborato con grande efficacia Luigi Baroli, Studio Azzurro,Salvatore Gregorietti.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 6/24

Città e societàDORMI-VEGLIA. MOVIDA, CONFLITTO E SPAZI D’INTESA Francesca Zajczyk

Che la vita notturna, il rapporto tra giovani e città, i conflitti che da ciò possono scaturire siano questionedelicata è indubbio e non sono, certo, i recenti episodi di tensione avvenuti a Milano ad insegnarcelo.Tuttavia, tali vicende rendono evidente come la questione stia assumendo dimensioni non più trascurabili,ammesso che mai lo siano state. E confermano, una volta di più, quantole strategie d‟intervento del governocittadino non siano in grado, ad oggi, di trovare una soluzione definitiva e condivisa.La fallacia delle politiche messe in atto a Milano sta, infatti, sia nell‟approccio sostanzialmenteemergenzialistico che sottende questo tipo di interventi, sia nella logica di mantenimento dell‟ordineche

orienta le decisioni in materia. Atteggiamento, quest‟ultimo, legittimato e favoritoanche dal generale climad‟incertezza che pone, non a caso, ai vertici delle agende politiche e delle preoccupazioni dell‟opinione pubblica la questione della sicurezza, della quale le “piazze notturne” appaiono minacciose attentatrici.È evidente che, data la complessità del tema, sia irrealistico pretendere politiche risolutive una volta per tutte.Ma è altrettanto vero che proprio la pluralità dei soggetti e degli interessi coinvolti, nonché il peso dellaquestione nelle dinamiche economiche e funzionali della città, devono impegnare ad un maggiore sforzo dinegoziazione e costruzione concertata di possibili strategie anche, e soprattutto,in un‟ottica di lungo periodo. Gli assessori Terzi e Rizzi stessi, in un articolo apparso su La Repubblica lo scorso 11 aprile, definisconotransenne e cancellate (quelle davanti al Mom pronte entro inizio maggio) una «scelta estrema», da sostituirepresto attraverso «una decisione democratica sui progetti in programma».Ma, nonostante l‟attivazionedell‟indirizzo di posta elettronicaper raccogliere suggerimenti e proposte dei cittadini possa rappresentare unpasso avanti verso una maggiore intesa tra istituzioni e società civile, ciò non sembra corrispondere ad un piùampio disegno politico volto alla risoluzione concreta e condivisa di una questione ancora sottovalutata. Amaggior ragione, se questo appare come unico elemento positivo accanto ad una serie di provvedimentirestrittivi che lasciano ben poche possibilità di dialogo.Cancellare la movida nelle zone in cui è più rumorosa, fastidiosa, fonte di disagio, non risolve la questionedella vita notturna a Milano. Sposta il problema altrove - ammesso che gli interventi abbiano gli effettiauspicati da chi li progetta - e nerinvia il momento dell‟effettiva risoluzione.Dato il numero dei frequentatori e delle piazze coinvolte, il fenomeno dell‟appropriazione degli spazi urbanidurante la notte non è marginale. E‟quindi il momento di concedergli il giusto spazio e coglierne lepotenzialità. È uncampanello d‟allarme, una denuncia spontanea delle condizioni in cui parte dei milanesivive. D‟altronde, se in città vengono ridotti spazi dei quali sia possibile un utilizzo spontaneo e non regolato,né si predispongono servizi ed aree attrezzate per i giovani, non ci si può stupire che questi trovino soluzionialternative e rispondano autonomamente alle proprie esigenze. Le aree interstiziali, lasciate incustodite dallelogiche di controllo ed‟irreggimentazione dei comportamenti, saranno il luogo di nuovi, indisciplinati,imprevisti usi dello spazio urbano.Giovani e residenti delle zone della vita notturna hanno uguale diritto di utilizzazione di quegli spazi e, allostesso modo, si comprendono le buone ragioni chemuovono il “conflitto urbano”. D‟altra parte, non si puòpretendere che una situazione di conflittualità, apparentemente insanabile, si risolva da sola. A nulla serveaffidarsi al buon senso e alla spontanea comprensione dei bisogni altrui da parte di entrambi,com‟è tropposbrigativo condannare il fenomeno della movida facendo appello a facili moralismi.Se si vogliono risultati concreti, è bene che la Politica faccia la sua parte, fornendo servizi adeguati agli usieffettivi (non sempre previsti) degli spazi e ponendo paletti non troppo restrittivi ma capaci di ridurre i disagiper le diverse parti in causa.Bisogna, dunque, prevedere meccanismi di partecipazione attiva – reale - dei cittadini ai tavoli decisionaliper progettare interventi realmente condivisi e, così, promuovere processi di riappropriazione non esclusivadegli spazi, ovvero responsabilizzare e creare nuova identità con il territorio, anche educando al dialogo.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 7/24

Dal PalazzoLA SETTIMANA DI COMUNICATI DA PALAZZO MARINO Settimana dominata da parole importanti. “Sto con chi ha combattuto per la libertà” ha affermato SilvioBerlusconi il 25 Aprile. Tirato per la giacca dal leader del Pd, Dario Franceschini, è vero. Ma le ha dette. Quia Milano, a ricordare la lotta di Liberazione c‟erano tutti. C‟era persino Roberto Formigonisul palco dipiazza del Duomo, preso a fischi per dieci minuti, ma c‟era. Mancava soltanto Letizia Moratti, il sindaco. Hafatto sapere che era malata. Così ha evitato il confronto con la piazza più importante di Milano, cittàMedaglia d‟oro della Resistenza. Settimana dominata, anche, da male parole. Quelle che sono volate tra la Moratti, De Corato e il ministroMaroni a proposito dei rifugiati. “Milano non può essere lasciata sola”, si era lamentata Letizia Moratti.“L‟accoglienza dei rifugiati spetta ai Comuni, Milano faccia la sua parte”, aveva replicato seccamente il

ministro dell‟Interno. “La questione è di ordine pubblico”, l‟ha contraddetto Riccardo Marshal De Corato,distraendosi per un attimo dalla compilazione quotidiana dei suoi bollettini di guerra.Settimana contraddistinta, sul piano del presenzialismo comunale, dalla prepotente e verbosa rimontadell‟assessore Finazzer Flory che, in virtù del doppio cognome e diun‟irrefrenabile passione per i giochi diparole,s‟impone sul vicesindaco-sceriffo, più incline a dare i numeri e a esprimersi in uno stile “FirmatoDiaz”. Ma ecco comel‟indimenticabile settimana viene raccontata dai comunicati stampa di Palazzo Marino.NUOVE FRONTIERE - Milano, 20 aprile 2009 – “Artdesign, la nuova frontiera della culturacontemporanea su cui stiamo lavorando” ha detto l‟assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory. UBIQUITA‟- Milano, 20 aprile 2009 – Domani, martedì 21 aprile, alle ore 11.30, in Sala Stampa, a PalazzoMarino, l‟assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory interverrà alla presentazione del 63° ciclo“Musica e poesia a San Maurizio. Primavera 2009”. Milano, 20 aprile 2009 – Domani, martedì 21 aprile, alle ore 12.00, nella Sala Otto Colonne di PalazzoReale, l‟assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory interverrà alla presentazione della mostra“Magnificenza e Progetto. Cinquecento anni di grandi mobili italiani a confronto”.CULTURA DEL SOSPETTO - Milano, 20 aprile 2009 – “Declinare il contemporaneo, chiedersi cosasignifichi conformismo anche in campo culturale, sospettare che vi siano ancora ideologie che si nascondonodietro i vizi e le virtù”. L‟ha detto questa mattina l‟assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory.CALAMITA 1 – Milano, 21 aprile 2009 – “Intrecciare una trama di relazioni e scambi interculturali capacidi fare di Milano una calamita emotiva per un pubblico sensibile”, detto l‟assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory.CALAMITA 2 - Milano, 22 aprile 2009 –Intervenendo all‟inaugurazione dei Saloni 2009 il Sindaco diMilano Letizia Moratti, ha sottolineato come “la nostra città si conferma ancora una volta un luogo diattrazione per i giovani”.MINIMA MORALIA - Milano, 22 aprile 2009 – “Un piccolo gesto estetico può produrre grandi risultatietici”. L‟ha annunciato l‟assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory.NEOREALISMO - Milano, 22 aprile 2009 – “Attraverso il cinema si mettono in moto altri generi culturali,in quanto il cinema è fattore di sviluppo per la città” ha detto l‟assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory.EMOTIVITA‟- Milano, 21 aprile 2009 – “L'energia del futuro è un tema di cui abbiamo un grande bisognoche deve partire da noi. E che significa emozionarsi per la cultura".L‟ha detto Massimiliano Finazzer Flory,assessore alla Cultura.MA QUANDO LAVORA? - Milano, 22 aprile 2009 – Domani, giovedì 23 aprile, a Palazzo Reale, alle ore19.30 e, in replica, alle 20.15 e alle 21.00, l‟assessore alla Cultura Massimiliano Finazzer Flory interpreteràletture da testi futuristi di Filippo Tommaso Marinetti, Aldo Palazzeschi e Giovanni Papini, conl‟accompagnamento musicale al sax di Riccardo Bianco e coreografie ispirate al futurismo di Giusi Orsino.CITTADINI SI NASCE - Milano, 20 aprile 2009 – Il Sindaco ha poi aggiunto: “Possiamo annunciare cheAlitalia rilancerà l‟aeroporto che continuerà ad essere l‟aeroporto di Milano non solo per i cittadini, maanche per tutti coloro che arriveranno in città”.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 8/24

LIBERTA‟ DI MOVIMENTO- Milano, 21 aprile 2009 – Domani, mercoledì 22 aprile, alle ore 18.00, nellaSala Alessi di Palazzo Marino, il Sindaco Letizia Moratti e il Presidente del Consiglio comunale ManfrediPalmeri interverranno alla presentazione del libro “Storia della libertà” di Egidio Sterpa. Oltre all‟autore, è prevista la partecipazione dell‟assessore alla Mobilità, Trasporti e Ambiente Edoardo Croci. VIETATO L‟INGRESSO AI CANI E AI GIORNALISTI- Milano, 21 aprile 2009 – Da domani 22 adomenica 26 aprile, dalle 18.00 alle 24.00, nell'area di via Tortona sarà in vigore una zona a traffico limitato,temporanea, istituita per tutta la durata degli eventi del “Fuorisalone”che si svolgeranno al polo fieristico diMilano Rho. Negli orari di chiusura al traffico non sono ammessi gli organizzatori dell‟evento,gli espositorie i giornalisti.LA CITTA‟ REGIONE- Milano, 22 aprile 2009 – “Milano- ha commentato l‟assessore alle AttivitàProduttive Giovanni Terzi – diventa, per una settimana, la capitale mondiale della creatività, senzadimenticarsi delle criticità che un‟altra regione italiana, come l‟Abruzzo, sta vivendo”. STELLA DI LATTA 1 Milano, 20 aprile 2009 -“Le violenze sessuali a Milano continuano a costituire unacriticità, anche se non va fatto del facile allarmismo”. Lo afferma il vice Sindaco e assessore alla SicurezzaRiccardo Marshal De Corato.STELLA DI LATTA 2 - Milano, 20 aprile 2009 -“Il tempestivo intervento dei Blue Berets ha permesso che

la lite scoppiata nel bar sudamericano non degenerasse, come di solito avviene”. Lo comunica il viceSindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshal De Corato.STELLA DI LATTA 3 - Milano, 20 aprile 2009 -“Dobbiamo constatare tra l‟altro che ancora una volta sonogli stranieri i maggiori responsabili di reati. Oggi, in pochi minuti, il senegalese ne ha commessi ben tre”. Loafferma il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshal De Corato.STELLA DI LATTA 4 - Milano, 21 aprile 2009 -“Nei primi 3 mesi di attivitàcongiunta il nucleo ha giàeffettuato in ristoranti e laboratori artigianali 80 controlli, 15 sequestri di merce per cattiva conservazione,denunciato 25 persone, di cui 16 per frode in commercio, ed elevato 270 verbali per violazione a normeigienico-sanitarie e 184 per altre violazioni”. Lo dichiara il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza RiccardoMarshal De Corato.STELLA DI LATTA 5 - Milano, 21 aprile 2009 -“Nei primi tre mesi del 2009 la Polizia Municipale diMilano ha denunciato 376 clandestini per violazione alla legge sull‟immigrazione, circa 4 al giorno, di cui 43arrestati per non aver rispettato i provvedimenti di espulsione della Questura. Nei dodici mesi dello scorsoanno gli irregolari foto segnalati dai vigili erano stati 1013, una mediadi tre al giorno, di cui 90 fermati”.Locomunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshal De Corato.STELLA DI LATTA 6 - Milano, 22 aprile 2009 – “Non stupisce che molti dei cinesi scoperti sonoclandestini. A Milano, infatti, secondol‟ultimo rapporto Ismu, su 37mila irregolari stimati, più di 11mila proviene dall‟Asia”. Lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshal De Corato. STELLA DI LATTA 7 - Milano, 23 aprile 2009 – “Nell‟ex Marchiondi più volte le Forze dell‟ordine e laPolizia locale sono intervenute secondo la politica della „moral suasion‟”.STELLA DI LATTA 8 - Milano, 23 aprile 2009 – Nel 2008 sono stati eseguiti ben 1300 interventi nelle solearee abusive, 7.769 controlli a persone e 2.628 a veicoli, 42 accompagnamenti per identificazione e 6 arresti. Nei primi tre mesi dell‟anno, sono state sgomberate altre 4 aree, effettuati circa 578 controlli, 3117 su persone e 1477 a veicoli”. Lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshal DeCorato.STELLA DI LATTA 9 - Milano, 23 aprile 2009 -“Oltre 500 bottiglie di birra sono state sequestrate questanotte in viale Monte Nero”.Lo comunica il vice Sindaco e assessore alla Sicurezza Riccardo Marshal DeCorato.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 9/24

Dall’Arcipelago MILANO: LO SGUARDO DI GIANO BIFRONTEFrancoD‟Alfonso

Chi è nato e cresciuto nella Milano capitale morale d‟Italia, il concetto di “decadenza” era abituato a trovarlonelle cronache cittadine che narrano il calare della burocrazia spagnolesca che mette fine all‟indipendenzadella città rinascimentale e si porta pure dietro la peste; oppure nella fine della città degli illuministi cadutanelle mani della disprezzata corona sabauda, che come primo atto della “Liberazione”, equipara lo statusdella città a quello delle province del Monferrato; oppure ancora alla cacciata definitiva del sindacoMangiagalli, conservatore ma eletto dal popolo e con il difetto di essere medico e scienziato di suo, per farposto alla grigia schiera degli anonimi podestà incaricati di tenere in sonno la città dove era nato il Fascismomentre il suo Duce si era spostato a Roma. In quella stagione si affermava una nuova classe politica e

dirigente, mettendo fine al potere sonnacchioso delle grandi famiglie borghesi, che si rivelò presto in gradodi assecondare ealmeno in parte guidare l‟energiae la forza sprigionatasi dallo sviluppo industriale,dall‟arrivo di migliaia d‟immigrati dal Sud trasformatisi in pochi anni nei nuovi milanesi, essendo, ancorauna volta, “laboratorio “ politico e sociale in anticipo sul resto dell‟Italia.Per questi cittadini, come chi scrive, è difficile credere che molte cose del dopo Tangentopoli fossero reali:sembra impossibile che, seriamente, una città come Milano abbia potuto avere dei nuovi grigi podestà, comeFormentini e Albertini, prima di sancire anche formalmente il ritorno all‟esercizio diretto del potere da partedelle grandi famiglie, spostando il luogo stesso del potere pubblico di poche centinaia di metri, da PalazzoMarino a salotto di casa Moratti. Siamo rimasti come attoniti, a guardare indietro con nostalgia che si facevarimpianto di fronte ad ogni atto, a ogni scelta dei vecchi padroni di Milano tornati in sella e quasi increduli dinon dover pagare più mance e stipendi alla servitù. E siamo rimasti ammutoliti di fronte al disinvoltocapovolgimento dei canoni stessi della logica, che portano a costruire case e uffici quando si registra il piùalto livello di cubatura inutilizzata nella storia di Milano o al raddoppiare dei costi della politica ad opera dichi dell‟antipolitica ha fatto la sua bandiera: più o meno come la stampa e l‟informazione cittadina, che, prima di tornare all‟antica pratica della “laudatio” del potere in carica, ha osservato un lunghissimo,interminabile minuto di silenzio su tutto quanto non fosse addebitabile ai “politici della prima Repubblica”.Pur versando in questo stato catatonico, abbiamo però avuto figli, abbiamo visto arrivare nuove facce enuove braccia, abbiamo in una parola visto nascere econsolidarsi come presenza l‟ennesima, nuova Milano,senza ricordi che somigliano troppo a rimpianti,che ha a che fare con l‟inettitudine dell‟attuale classe diamministratori locali che ci mette un anno per scegliere tra un tuttofare di famigliae l‟ennesimo manager discarso successo Ibm in pensione per guidare niente di meno che il “futuro” dell‟Expo. Questa nuova Milanoha i cromosomi dell‟attivismo, della spinta verso il futuro del milanese di ogni tempo e presto, molto prestocomincerà a premere, a chiedere conto a chi non ha nulla per poterla guidare e indirizzare verso il futuro,magari con una delle quelle esplosioni di rabbia incontrollata, come quella dei milanesi che pensarono diuscire dalla crisi linciando il povero Prina ministro delle tasse di Napoleone.A noi tocca quindi guardare avanti e indietro allo stesso tempo, per dare occhiali costruiti con la conoscenzae la tecnica del passato per guardare il presente e soprattutto il futuro.Pensando che si “stava meglio quandosi stava peggio” eche non ci piace vivere un periodo di decadenza, ma sapendo anche che questo periodopuò durare secoli, come al tempo degli spagnoli, o un ventennio, come al tempo del fascismo: sono già passati quasi venti anni dall‟inizio di questa crisi per Milano, chenon ne passino ancora molti altri dipende(anche) da noi.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 10/24

LavoroUN TERREMOTO A MILANO … Claudio De Albertis

Secondo una recente indagine dell'ISTAT oltre due milioni e mezzo di edifici sono interessati da uno stato diprofondo degrado e neppure importanti interventi di restauro e consolidamento statico potrebbero recuperarlie renderli a norma. Una casa italiana su tre infatti è costruita sulla base della prima normativa antisismica,che risale al 1974. La soluzione migliore, per gli edifici compromessi e altamente a rischio in base anche allazona sismica, sarebbe quella di procedere, anche in termini di costi/ efficacia dell‟azione, alla demolizione ealla ricostruzione ex novo.Alla luce di ciò, ritengo utile anche per gli edifici privati, nuovi ed esistenti, la redazione di un fascicolo delfabbricato che attesti, la data di realizzazione del manufatto, le figure imprenditoriali e professionali

coinvolte, gli interventi eseguiti nel tempo, quelli che si ritiene opportuno programmare e lo statomanutentivo complessivo.Il fascicolo consentirebbe di monitorare nel tempo lo stato prestazionale e qualitativo dell‟edificio,consentendo ai proprietari di immobili e alle pubbliche amministrazioni di acquisire una realeconsapevolezza sullo stato del bene e sulle strategie manutentive da adottare e, in taluni casi, di valutarel‟opportunità di una demolizione e ricostruzione per fine vita del prodotto stesso, come accade del resto amolte altre tipologie di beni presenti sul mercato. Già alcuni anni fa Assimpredil Ance aveva realizzato unmanuale per la redazione di questo strumento ed esperienze di adozione di un fascicolo tecnico di fabbricatosono rilevabili in vari contesti. Per gli edifici pubblici occorrerebbe invece un vero e proprio catastoqualitativo e prestazionale, oltre a un impegno finanziario concreto dello Stato, ben diverso da quello attuale.L‟immane tragedia che ha colpito l‟Abruzzo ha indiscutibilmente posto al centro del dibattito, non solo politico, la qualità dei progetti, in particolar modo quelli strutturali, la qualità dell‟esecuzione, la bontà omeglio la rispondenza alle norme e ai contratti dei materiali impiegati, nonché la correttezza dei collaudi.È necessario in questo senso che sia finalmente applicata, in modo diffuso e generalizzato, la legge210/2004, che ha introdotto una normativa specifica per la tutela dell‟acquirente di immobili infase dicostruzione. Il provvedimento, infatti, pone a carico del costruttore, tra l'altro, l‟obbligo di stipula di una polizza assicurativa indennitaria (cosiddetta "postuma decennale") a beneficio dell‟acquirente e a coperturadei danni materiali e diretti all‟immobile, compresi i danni a terzi, che derivino da rovina totale o parziale,oppure da gravi difetti costruttivi delle opere, per vizio del suolo o per difetto di costruzione. Affinché talenormativa inneschi un meccanismo virtuoso è però essenziale che sia uniformemente applicata in tutto ilterritorio nazionale, che siano eseguiti controlli rigorosi e che il rilascio di tale polizza sia subordinatoall'esecuzione di un perizia tecnica da parte di un professionista accreditato che certifichi la correttaprogettazione e fabbricazione dell'edificio.È inoltre importante che l'acquirente sia pienamente informato della possibilità di stipulare tale polizza, inmodo tale che possa richiederla, anzi pretenderla da parte del costruttore-venditore all‟attodel trasferimentodella proprietà e con decorrenza dalla data di ultimazione dei lavori.I fatti dell'Abruzzo, aldilà del doveroso accertamento di eventuali responsabilità, spingono a ripensareseriamente ad una politica industriale per il settore delle costruzioni che sappia rigenerare l'intera filieraammodernando prodotti e processi.È impensabile infatti che in Italia vi sia un numero di iscritti alle facoltà di architettura e di ingegneria civilemaggiore del totale dei professionisti che esercitano tale attività in tutta la Francia; è sorprendente che dalle32.945 aziende abilitate nel 2007 ad eseguire opere pubbliche, secondo i dati forniti dall'Autorità per lavigilanza sui contratti pubblici nel mese di luglio 2008, si sia passati a 50.214 imprese attestate ad oggi dallamedesima Autorità, ossia circa il 50% in più in un solo anno; è altrettanto paradossale che alle Camere diCommercio Italiane risultino iscritte circa 620.000 imprese esercitanti l‟attività edilizia che hanno avutodiritto ad esercitare tale professione con la sola presentazione della carta d‟identità e del codice fiscale. È urgente e necessario un intervento legislativo urgente volto a definire parametri selettivi per l‟iscrizionedelle imprese edili alle Camere di Commercio. Bisogna subordinare la possibilità di creare una nuova

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 11/24

impresa a stringenti requisiti posseduti dall‟imprenditore, nonché alla preventiva e indispensabile iscrizionealla Cassa Edile.L‟attenzione va inoltre posta ai processi di qualificazione nel settore deilavori pubblici dove è in vigore ilsistema SOA che deve essere rivisto, sia nei parametri selettivi sia nel numero, oggi eccessivo, di enticertificatori. Occorre introdurre riferimenti alla consistenza patrimoniale delle aziende e ad alcuni indici dibilancio tali da supportare la capacità delle imprese di far fronte agli impegni contrattuali e alle garanzie diadempimento.Nel mercato privato, invece, come prima accennato, non esiste ad oggi alcun sistema di qualificazione.Abbiamo ultimamente lavorato in questa direzione con il Sindacato e con il Comune di Milano, siglando unaccordo fortemente innovativo.Tale accordo, sul fronte della qualificazione nei lavori privati, rappresenta un passo avanti considerevole,reso possibile dal Testo Unico sulla sicurezza e dalla volontà delle parti firmatarie di intervenire per colmareuna lacuna legislativa. Stiamo ora approntando con la Cassa Edile di Milano un sistema di accreditamentodelle imprese al fine di mettere a disposizione di tutti uno strumento di trasparenza e di conoscenza. Nella speranza che l‟Italia non debba più subire una tragedia di simili dimensioni, come sistemarappresentativo dell'industria delle costruzioni, che lo Stato intervenga in modo più concreto in ambito

legislativo rendendo finalmente operativo il D.M 14 gennaio 2008 che ha introdotto le Nuove NormeTecniche per le Costruzioni. Uno strumento che ha fornito agli operatori del settore indicazioni, elementiinformativi ed integrazioni per una più agevole e univoca applicazione delle norme tecniche per lecostruzioni in quelle aree soggette a rischio naturale, in particolare quello sismico. Ma è altrettantonecessario che vengano svolti maggiori controlli in fase di esecuzione e collaudo degli edifici e che venganoattribuite le responsabilità in maniera non equivoca.

LetteraDA MORETTI A MEILI, ALLA RICERCA DI NOVITÀAlberto Caruso

Dopo il concerto al Conservatorio, camminando in via Corridoni alzo gli occhi sul fronte di via Respighidella casa-albergo di Moretti in corso di ristrutturazione, e scopro con orrore che la geometria perfetta deipiani che scompongono il fronte è rivestita da un ridicolo cappello di lamiera di rame lungo quanto il fronte.Moretti ha progettato il setto perimetrale del primo piano staccato dalla parete e avanzante in aggetto sulmarciapiede, stabilendo così una relazione tra il fabbricato e la strada pubblica mentre, in secondo piano, laparte alta del fronte svetta verso il cielo. Mal‟effettoaffascinante, che eraesaltato dall‟ombra formatatra idue setti bianchi, viene violentemente annullato dai lavori in corso: il bordo superiore del setto è ricoperto dauna enorme lattoneria in rame, appiccicata alla superficie precisa di mosaico bianco. Certo, bisogna proteggere l‟aggetto dall‟acqua, ma con la “scossalina” che il lattoniere dell‟impresaha applicato a memorianei precedenti cantieri di villette, o applicando un velo di resina idrorepellente e più efficace?Tra l‟altro,facendo il giro dell‟isolato, mi avvedo che la stessa lattoneria ignorante è stata appiccicata in cima a tutti ifronti, che appaiono così finiti da una larga fascia scura, invece di essere conclusi dalla sottile copertinachiara e aggettante, concepita da Moretti come una modanatura. Così, con un dettaglio decisivo sbagliato, laspeciale tensione urbana di quest‟opera di Luigi Morettiè irriconoscibile, negata alla nostra esperienza.Lo scandalo di questo modo di rovinare una bella e nota architettura milanese diventa poi vergognoso, dopola lettura del cartello di cantiere, dal quale impariamo che il committente di questo appalto è il Politecnico.E‟ un dettaglio, se paragonato ai progetti edilizi a grande scala che il governo cittadino progetta di praticare per raggiungere l‟obiettivo di due milioni di abitanti?Forse sì, ma il fatto che la più prestigiosa istituzionedella cultura tecnica milanese, il Politecnico, che dovrebbe essere luogo per eccellenza della ricerca piùavanzata, sia nella conoscenza delle fonti necessarie al progetto di restauro del moderno, che nelle relativetecnologie, contribuisca invece alla rovina di una importante architettura milanese, è un indice terribile dellostato della cultura urbana cittadina.Nelle scorse settimane ho guidato un gruppo di architetti elvetici, interessati a conoscere le novitàarchitettoniche milanesi.L‟opera nella quale è stato ravvisata la maggiore intensità di rappresentazione delgenius loci cittadinoè stato l‟ampliamento delle Assicurazioni Helvetia (in viaMarochetti, da piazzaleCorvetto verso Rogoredo) di Marcel Meili e Markus Peter, che …proprio milanesi non sono. Ancora in

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 12/24

cantiere, è un‟operacomplessa, che rivela il fascino suggestivo, interpretato in forme e tecnicheaggiornatissime, subito dagli autori zurighesi per l‟architettura dellungo dopoguerra milanese. Vi è possibileleggere in filigrana la conoscenza delle opere di Ponti e di Moretti, di Caccia Dominioni e di Magistretti, conla densità e la tensione formale propria delle architetture concepite come attività del pensiero.Marcel Meili, figlio di Armin Meili autore del cosiddetto“grattacielo svizzero” di piazza Cavour, fa parte diquella generazione di architetti elvetici che hanno seguito l‟insegnamento di Aldo Rossied hanno coltivatouna relazione sottile tra Milano e Zurigo, che traspare nelle loro opere, nonostante il lungo periodo dismarrimento e scomparsa dalla scena internazionale subito dall‟architettura milanese.“Nei primi anni ‟70 del secolo scorso- ha scritto recentemente Carlos Martì Arìs – la freccia che puntavadalla Spagna all‟Italia era molto più potente della sua reciproca. La cultura architettonica italiana era inquegli anni affatto più ricca di quella spagnola o portoghese. Per gli studenti di architettura di Barcellona cheterminavano gli studi allora, il viaggio di studio a Milano era quasi un rito obbligato, e l‟interesseera rivoltonon solo ai maestri consolidati (Albini, Gardella, Rogers, etc.), ma anche alle personalità allora emergenticome Vico Magistretti o Luigi Caccia Dominioni….Vorrei solo sottolineare come, a partire da un certomomento, attorno al 1990, la freccia cambi di direzione…”. Se è vero che nella storia delle città, a fasidi stasi ed oblìo dell‟architettura succedono fasi di attività e

rinnovamento architettonico, è altrettanto vero che il rinnovamento è realmente tale, e non fragile eapparente, quando si impone una condivisaidea di città , o una condizione di sfida e confronto sul terreno trapiù idee di città , e non soltanto un programma quantitativo. Ma se da una parte c‟è il pessimo modo diabitare realizzato sull‟area ex Innocenti, o quello altrettanto vecchio e premodernodell‟area ex Redaelli,edall‟altro l‟architettura pubblicitario-spettacolare costruita sul bordo dell‟autostradaper Genovanell‟areaMilanofiori Nord, il confronto è arretrato, privo di memoria elaborata, non offre niente di nuovo.

MetropoliL’EDILIZIA SOCIALE, MIRACOLO A MILANO Claudio Cristofani

Chi fosse in grado di scorrere gli archivi del TG Regionale potrebbe confermare che, qualche anno fa, ilVicesindaco e Senatore Riccardo De Corato, dichiarò, con grande enfasi, che i valori immobiliari dellostorico quartiere di Baggio avevano raggiunto livelli tali da poter considerare ormai affrancati da unatradizionale povertà i residenti-proprietari, tutti resi finalmente più ricchi. Attribuì il meritoall‟Amministrazione comunale, manon saprei dire quanti condivisero la sua affermazione, che metteva inrelazione diretta la ricchezza dei cittadini con il valore/prezzo delle loro case, prescindendo dalla lorocapacità di spesa o, se preferite, dal loro reddito.Questo esempio è utile, non per criticare il Senatore, il quale probabilmente, come me, non è esperto diquestioni economiche, ma solo per ricordare quanto fosse diffusa, prima dell‟attuale crisi, l‟idea che ilvalore/prezzo degli immobili potesse costituire un indicatore di benessere. Questa idea è poi la stessa che haportato, nel mondo finanziario, a ritenere che il valore/prezzo dei titoli mobiliari fosse, di per sé, indice digenerale benessere e, per citare Milena Gabanelli, “come poi sia andata a finire, l‟abbiamo visto tutti”. A dispetto delle altalenanti fasi di mercato, generalmente tendenti al rialzo, resta il fatto che Il costo per laproduzione di case destinate a chi dispone di un reddito che risulta ai livelli inferiori, dovrebbe gravare sugliutilizzatori stessi solo per la quota che, nel tempo, non debba subire grandi variazioni, anche grazie allescelte di politica urbanistica. Per fare ciò è necessario che l‟edilizia sociale sia tenuta il più possibile lontanadal mercato e che gli enti pubblici proprietari non siano “invidiosi” delle speculazioni portate a termine, daaltri operatori, sul mercato degli alloggi e delle aree edificabili. Quindi dovremmo dire che la “corsa” deivalori immobiliari tende sempre ad ostacolare la costruzione di edilizia sociale, che sia destinata allalocazione o alla vendita.Ma osservando la realtà milanese, da almeno 15 anni si deve segnalare come la stessa Amministrazionecomunale abbia costantemente dichiarato, e tuttora dichiari, il suo ruolo di “sviluppatore immobiliare”, nelsenso che vuole accrescere il valore anche delle aree di sua proprietà o di altre proprietà demaniali, alloscopo di partecipare al banchetto, alla pari degli operatori commerciali. Ma come si accresce il valore diun‟area? E chi stabilisce quale era il valore “prima” per potere misurare l‟accrescimento che la stessa areaavrebbe “dopo”?. E poi “prima” e “dopo” che cosa? Almeno l‟obiettivo, pare dichiarato: i due Assessori

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 13/24

attualmente competenti, descrivono un percorso molto preciso nella sua tecnica estimativa, secondo il qualead elevatissimi prezzi di mercato delle abitazioni, dedotto il costo di costruzione, resterebbe, per semplicedifferenza, un altrettanto elevato valore delle aree edificabili. Di conseguenza, secondo gli assessori, ognivolta che il Comune decidesse di mettere a disposizione un‟area per l‟edilizia sociale, avrebbe assoltoampiamente il proprio compito senza necessità di impegnarsi nell‟attività costruttiva, la quale potrebbeessere messa in atto da altri, con soddisfacente remunerazione nonostante prezzi di vendita e canoni sociali,proprio grazie alla gratuità del terreno fornito dal Comune! Gli interessati si facciano avanti.Tutto potevamo aspettarcima che si potesse aiutare l‟edilizia sociale facendo leva sulla rendita fondiariarisulterebbe un vero e proprio “miracolo a Milano”.

Urbanistica e architetturaLA POETICA DELLO STORTO.Pietro Cafiero

Giro per Milano e vedo che tutti i nuovi edifici progettati dai miei colleghi più famosisono storti. L‟angoloretto, fondamento dell‟architettura tradizionale e dell‟arte del costruire (“metto in squadra, architè?”michiedeva giusto ieri il capomastro di un cantiere) è stato sostituito da geometrie oblique e scalene prospettive.E dove mancano gli angoli, sono protagoniste forme organiche e sinuose, frutto di oniriche ed onanisticheelaborazioni computerizzate. Questo avviene non solonell‟edilizia per uffici. Ormai è difficile trovare unacasa che abbia tutte le stanze con le pareti ortogonali. Ma l‟Ikeadi Carugate vende ancora mobili perabitazioni “rette”.E quindi i falegnami brianzolidel “su misura” ringraziano e si fregano le mani anche intempi di crisi. Si potrebbe forse obbiettare che le case storte hanno spazi interni più interessanti e gradevoli.Ora, se prendiamo ad esempio le organicissime serpentine di Zaha Hadid a City Life, ci accorgeremo che, per quanto cerchino di intortarci all‟ufficio vendite, il bagno principale rimane sempre e solo accessibiledalla camera matrimoniale; che i soggiorni ad “L” sprecano molto spazio nel disimpegnoesagerato (spazioche paghiamo comunque 8-12 mila euro al metro quadro); che l‟angolo più panoramico con vista parcoospita la finestra del suddetto bagno e non del suddetto soggiorno.Altri esempi? Rimanendo in zona ci sono gli eleganti edifici di Cino Zucchi al Portello, che tra una citazionenostalgica diCaccia Dominioni e una strizzatina d‟occhio all‟architetturamainstream , ostentano qualchepiccola stortura, più che altro nelle logge e nei balconi. Un isolato più a nord incappiamo negli smargiassitorracchiotti del WJC che offrono a caro prezzo planimetrie inarredabili. Nello stesso quadrante cittadino c‟èil cantiere della Torre delle Arti, che forse mai vedrà l‟onore della seconda pietra (la prima è stata posata contanto di cerimonia il 12 novembre 2008, poi Babcock & Brown, la finanziaria australiana proprietariadell‟area ha subito gli effetti nefasti di qualchesubprime di troppo e ha fermato i cantieri).L‟edificio èstorto, ma in modo intrigante e gli spazi interni sono interessanti. D‟altra parte si possono pure progettare gliedifici più cubici e squadrati del mondo e tuttavia inventarsi suddivisioni interne degne di un gironedantesco. Ogni riferimento alle residenze (ma non solo a quelle) della Bicocca è puramente voluto.È vero anche che non tutto lo storto viene per nuocere...se mi passate la facezia. Luigi Moretti (1907-1973),con la sua maestosa prua protesa su Corso Italia, dimostra che si può trasgredire l‟ortogonalità con classe eintelligenza.Tornando a City Life, mi ha divertito la descrizione che Gianni Biondillo dà dei tre grattacieli nel suo libro“Metropoli per principianti”(Guanda,2008): “Sembrano due amici che reggono il terzo in mezzo, mentrevomita, ubriaco”. Se aggiungiamo che “ubriaco” nelloslang giovanile si traduce in “storto”, tutto tornaperfettamente.Il giro turistico continua.L‟NH Hotel Rho Fiera di Dominique Perrault è costituito da due torri a basequadrata, inclinate di 5 gradi. Le vedo spesso percorrendo l‟autostrada Milano Torino e tutte le volte mipongo la stessa domanda: perché?!?La nuova sede della Regione reinterpreta nelle sue curve“l‟armonia prodotta dall'accostarsi edall'allontanarsi dei crinali dei monti lombardi”, ovviamente secondo Pei, Cobb, Freed & Partners (quellidella piramide del Louvre). A Milanofiori un masterplan dello studio OBR aggrega edifici sfaccettati epuntuti come un mucchio di scaglie di selce.L‟architettura è una strana bestia. Coniuga arte, genio e soggettività con la sapienza del mestiere e laconcretezza della tecnica. Ma è molto sensibile al richiamo delle mode, in assenza di modelli. Soprattutto in

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 14/24

un momento storico, quello contemporaneo e successivo alla postmodernità, in cui i linguaggi e gli stilisembrano essere scomparsi. Oggi, a parte qualchearchistar della vecchia generazione ancora attiva, risultadifficile riconoscere da un‟opera l‟architetto che l‟ha concepita. Certo Richard Meier fa ancora le cose allaMeier, e Piano ha una cifra stilistica inconfondibile, ma non è così scontato distinguere un Chipperfield da unKoolhaas, un Libeskind da un Hollein.Questa mancanza di un linguaggio proprio o, se si preferisce, la scelta di avere uno stile sempre diverso(indice di poca personalità o di grande flessibilità intellettuale?), rende gli stessi architetti più attenti alletendenze e alle mode. Se qualcuno inizia a proporre edifici storti e la cosa funziona, presto tutti andranno in branco dietro al capo. Un po‟ come negli anni ‟80,quando in pieno postmodern , le nostre città, Milanocompresa, si sono riempite di timpani, colonnine e colori pastello, declinando prospetti di perifericicondomini secondo retoriche vernacolari e passatiste, solo perché sulle riviste di allora Aldo Rossi, MichaelGraves e Ricardo Bofill godevano di una superesposizione, che li rendeva ahimè noti e graditi -ma nonveramente compresi- anche ai geometri più corrivi.Che riflessi avràla poetica contemporanea dello storto sull‟edilizia corrente, che tradizionalmente è gestita – nel bene e nel male- da figure professionali sicuramente capaci, ma non sempre dotate degli strumenti criticiappropriati per interpretare questo nuovo stile?

RUBRICHE

ARTE

Questa rubrica è curata da Silvia Dell‟Orso

Un nuovo appuntamento a Brera per ricordare il bicentenario della nascita della Pinacoteca milanese. Dopo iCaravaggio e dopo la presentazione del restauro delloSposalizio della Vergine di Raffaello, ora stabilmentereinserito nel percorso espositivo, è la volta di uno sguardo al passato recente della galleria per riproporne lasala dedicata ai paesaggi. Per tutto l‟800 Brera ha sfoggiato una sala interamente consacrata a questo generepittorico, nella quale figuravano opere di Marco Gozzi, Bernardino e Gaspare Galliari, Luigi Basiletti, RosaMezzera e molti altri, tra cui anche Andrea Appiani, nume tutelare dell‟Accademia e della sua Pinacoteca,presente però con due opere di soggetto mitologico,Giove incoronato dalle Ore e Apollo . Dipinti che sipossono rivedere ora, in una rassegna a cura di Isabella Marelli, allestita al centro della sala XV. La mostradocumenta le trasformazioni che hanno caratterizzato la pittura di paesaggio nel corso del XIX secolo, ungenere del quale fu protagonista Marco Gozzi (1759-1839) artefice di vedute che sancirono l‟abbandono delpaesaggio arcadico a favore di un approcciò più sensibile al vero. La collezione venne ripartita tra Pinacotecae Accademia al momento della separazione dei due istituti e nel 1902, col riallestimento di Brera, le operedell‟800 vennero date in deposito al Comune di Milano, dapprima per dare vita al Museo del CastelloSforzesco, quindi trasferite nella Villa Reale di via Palestro, sede della Galleria d‟arte moderna e in parte poicollocate in uffici periferici. In mostra si vedono anche dipinti di proprietà dell‟Accademia di Brera. La Sala dei Paesaggi. 1817 – 1822.Pinacoteca di Brera, via Brera 28, Sala XV – orario: martedì-domenica 8.30/19.15. Fino al 2 giugno.

L‟opera incisa di James Ensor è al centro di una mostra, a cura di Flavio Arensi, allestita nelle sale diPalazzo Leone da Perego a Legnano. Sono esposte 188 stampedel maestro belga vissuto a cavallo tra „800 e„900, provenienti dalla collezione Kreditbank; tra queste 134 acqueforti, a delineare un percorso influenzatoinizialmente dall‟esperienza impressionista che lascia ben presto il passo a un deciso espressionismo, tramiteper una dissacrante e spietata critica della società del tempo. Occupa una posizione rilevante, la stampa, nellaproduzione di Ensor, un medium che si addice alla sua vena di solitario fustigatore del compassato mondoborghese, ma anche alle sue sfrenate escursioni nei territori del fantastico e del grottesco. Non mancano, peraltro, anche i paesaggi, le marine, le nature morte, i ritratti e gli autoritratti, con un‟attenzione particolare

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 15/24

riservata alla figura di Cristo che ricorre in almeno una dozzina di incisioni e a cui è dedicato l‟albumlitografico dal titoloScènes de la vie du Christ .Parallelamente, al Castello di Legnano si possono visitare un‟antologica diTino Vaglieria nove anni dallamorte dell‟artista triestino, milanese d‟adozione, di cui si segue il percorso dapprima legato al Realismoesistenziale eapprodato quindi all‟informale e una personale della giovane artista di Merate,Marta Sesana.James Ensor. L’opera incisa. Legnano, Palazzo Leone da Perego - orario: martedì-venerdì 16/19.30; sabato 15.30/19.30; domenica efestivi 10/13 e 15.30/19.30; mercoledì 21/23. Fino al 28 giugno.

Gli spazi della Fondazione Pomodoro sono letteralmente occupati dalle grandiose installazioni dellasettantanovenne artista polacca, protagonista della nuova mostra, a cura di Angela Vettese. È davvero unarifondazione del linguaggio della scultura quella che si avverte nell‟opera di Magdalena Abakanowicz.Monumentale non solo per le dimensioni degli 11 lavori esposti, ma anche per il respiro, per la vastità dellaconcezione, per il modo in cui le sue creazioni interagiscono con lo spazio, occupandolo, appunto etrasformandolo. Lo si vede per esempio in Embriology , installazione acquistata nel 2008 dalla Tade Modern

di Londra e ora a Milano.Un lavoro imponente ideato nel „78, fatto di centinaia di sacchi di iuta imbottiti, divarie dimensioni e a forma di patata, già intrinsecamente destinati a trasformarsi nelle sue folle di figureumane e animali, arricchendosi a un tempo con l‟uso di altri materiali: ceramica, acciaio, alluminio, bronzo.Nata in una famiglia aristocratica, Magdalena Abakanowicz ha sempre vissuto e lavorato a Varsavia e si èvista poco in Italia a parte le Biennali di Venezia e una mostra al Mart di Rovereto.Magdalena Abakanowicz. Space to experience.Fondazione Arnaldo Pomodoro, via Andrea Solari 35 – orario: mercoledì-domenica 11/18 (ultimo ingresso alle17); giovedì 11/22 (ultimo ingresso alle 21). Fino al26 giugno.

Accompagnati da Giovanni Testori in una rassegnache sa di nostalgia nell‟epoca del mostrismo spinto, deisupermanager e dell‟arte intesa come merce di scambio. Quattordici dipinti, testimonianza della pittura a Novara e dintorni tra fine „500 e „700, restaurati dalla Soprintendenza del Piemonte grazie al sostegno dellaBanca Popolare di Novara, e collocati eccezionalmente nella navata della basilica di San Gaudenzio.Capolavori tra i capolavori perché il percorso espositivo, ideale omaggio alle passioni di Testori alimentatesidi arte novarese, sacri monti e qualità della pittura coniugata a forte tasso di umanità, si snoda tra le cappellegrandiosamente affrescate e riccamente ornate di opere d‟arte della stessa San Gaudenzio. Quindi le tele diGaudenzio Ferrari, Cerano, Tanzio da Varallo, Morazzone si trovano a dialogare con opere di questi stessiartisti abitualmente custodite nella chiesa novarese, fino a sortire accostamenti inediti come la pala di SantaCaterina di Gaudenzio Ferrari, proveniente dal Duomo di Novara, e il Polittico di San Gaudenzio; oppure ilbozzetto di Tanzio da Varallo per la tela della battaglia di Sennacherib a fianco della tela definitiva nellaCappella dell‟Angelo Custodeche rinvia alla suggestiva lettura comparata testoriana Tanzio-Géricault.Senza trascurare il Ceranino, Francesco Cairo e il settecentesco Giuseppe Antonio Pianca.Da Gaudenzio a Pianca. Omaggio a Testori. Capolavori restaurati nel novarese.Novara, Basilica di San Gaudenzio – orario: martedì-venerdì 15.30/18.30; sabato 10/12.30 e 15.30/18.30;domenica 15.30/18.30; chiuso lunedì. Fino al 17 maggio.

Il soggiorno di Leonardo da Vinci a Vigevano, testimoniato dallo stesso maestro nei suoi appunti, è ilpretesto per una serie di iniziative in zona che ruotano attorno a questo genio poliedrico, tra cui una mostradecisamente insolita. Anzi “impossibile” perché riunisce l‟intera opera pittorica di Leonardo, operazione insé inimmaginabile se non attraverso il ricorso alle tecnologie di riproduzione digitale. È così che 17 opereleonardesche, ricostruite in dimensioni reali e retroillluminate (al punto da essere apprezzabili analiticamentetalvolta meglio degli originali), sono esposte tutte assieme negli spazi del castello vigevanese. DallaGioconda alla Vergine delle Rocce , alla Dama con l’ermellino e persinol‟Ultima Cena , quest‟ultimapresentata nella vicina chiesa sconsacrata di San Dionigi, da poco restaurata come anche l‟imponente paladel Cerano, qui custodita, raffigurante il martirio del santo. Questa rassegna non è la prima del genere.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 16/24

L‟ideatore del progetto, Renato Parascandolo, ha cominciato a pensarci nel 2000, quando, allora direttore diRai Educational, strinse un accordo col Ministero per i Beni e le Attività culturali per fotografare eriprendere in video i maggiori capolavori dei musei italiani. Cominciò da lì la sua avventura nei territori dellariproduzione delle opere d‟arte e nacque così l‟idea di utilizzare quei materiali per realizzare una sorta digrandetrailer dei capolavori italiani da esportare nel mondo per richiamare turisti a vedere gli originali. Eccoallora le mostre di Leonardo, Raffaello e Caravaggio, curate da studiosi qualificati, cui seguiranno a breve,quelle non meno impossibili sulla Cappella degli Scrovegni di Giotto e su Piero della Francesca.Leonardo: una mostra impossibile.L’opera pittorica di Leonardo da Vinci nell’epoca della suariproducibilità digitale.Castello di Vigevano - orario: martedì-domenica 10/19. Fino al 30 giugno

Questa volta, diversamente dal Caravaggio Odescalchi esposto a Palazzo Marino, la presentazione a Milanodi un‟opera che ci si aspetta richiami molto pubblico, gioverà non soltantoai Musei civici del Castello, maservirà soprattutto a ricordarsi che la nostra città possiede un capolavoro del rilievo della Pietà diMichelangelo. Vero è che il piccolo Crocefisso in legno di tiglio acquistato dallo Stato per 3,25 milioni di

euro dall‟antiquario torinese Giancarlo Gallino, ritenendola opera di Michelangelo giovane, fa storcere ilnaso a una serie di studiosi che dubitano dell‟attribuzione al Buonarroti. Fatto sta che la temporaneacollocazione al Castello di questa comunque preziosa scultura, presentata al pubblico per la prima volta nel2004 al Museo Horne di Firenze, non potrebbe essere più appropriata: nella Sala degli Scarlioni che giàospita, si diceva, l‟emozionante e troppo dimenticata Pietàdi Michelangelo. Proporzioni perfette in non piùdi 41 centimetri di altezza, l‟opera è datata attorno al 1495 e assegnata al Buonarroti sulla sola base delleanalisi stilistiche, poiché nessun documento ne attesta la paternità. La rassegna è arricchita non soltanto daalcune immagini di Aurelio Amendola, il cui obiettivo ha magistralmente e più volte immortalato l‟opera diMichelangelo, ma anche da una serie di fotografie che il tedesco Thomas Struth ha dedicato ai visitatori dellaGalleria dell‟Accademia di Firenze,straniti davanti dal David.Struth ha iniziato nell‟89 con le MuseumPhotographs. Quelle esposte al Castello, nella Sala delle Asse, tutte di grandi dimensioni, appartengono allaserie Audiencee riflettono sulla singolare relazione che si instaura fra individuo e opera d‟arte.Michelangelo. La Pietà Rondanini e il Crocefisso ritrovato. Castello Sforzesco, Museo d‟arte antica, Sala degli Scarlioni – orario: 9/17.30, chiuso lunedì. Fino al 5maggio.

È un mostra costruita attorno al ritrovamento di un quadro di Cagnaccio di San Pietro del quale si erano perse le tracce, quella che propone in questi giorni la gallerista e storica dell‟arte Claudia Gian Ferrari. Undipinto di notevole vigore espressivo, intitolatoPrimo denaro ed eseguito dall‟artista veneto nel 1928,pubblicato all‟epoca della sua realizzazione, ma che sembrava sparito nel nulla. Al secoloNatalinoBentivoglio Scarpa, conosciuto però come Cagnaccio di San Pietro, per via del grosso cane di suo nonno Natale, che terrorizzava l‟intero paese di San Pietro in Volta sull‟isola di Pellestrina, vicino a Venezia,questo pittore in realtà non ha certo bisogno del suo curioso pseudonimo per essere ricordato. Bastano leopere taglienti, enigmatiche e spesso spietate che ha creato nel corso della sua breve vita (è morto a soli 49anni il 29 maggio 1946), rivendicando la vitalità della tradizione classica all‟interno del cosiddetto“Realismo magico” di cui fu, tuttavia, un esponente eccentrico. Cagnaccio di San Pietro. Un quadro ritrovato.Claudia Gian Ferrari Arte contemporanea, via Filippo Corridoni 41 – orario: lunedì-venerdì 10/14 e15.30/19, sabato solo su appuntamento. Finoall‟8 maggio.

Nella sua lunga carriera ha avuto modo di frequentarela poesia, l‟arte, il romanzo, il teatro, il radiodramma,il giornalismo, la musica. Un artista poliedrico e multiforme Emilio Isgrò, ora al centro di una mostra, curatada Marco Meneguzzo, che verrà riproposta nell‟estate anche in Sicilia, dove l‟artista è nato nel 1937. Connumerosi riconoscimenti alle spalle, la partecipazione a quattro edizioni della Biennale di Venezia e a decinedi rassegne in tutto il mondo, Isgrò è un artista concettuale, ma anche un poeta visivo che ha fatto della

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 17/24

“cancellatura” una delle modalità espressive privilegiate, ma certamente non la sola. Cardinedi questamostra è, tuttavia, proprio l‟installazione inedita Fratelli d’Italia , che oltre a suggerire il titolo della personale, è anche stata concepita cancellando o in parte occultando l‟inno nazionale che si snoda lungo unastriscia di carta, per fare emergere solo i passaggi più significativi del testo. La mostra riunisce una settantinadi opere dagli esordi a oggi e altre due installazioni: L’ora italiana e L’avventurosa vita di Emilio Isgrò ,l‟una concepita nell‟83 per ricordare l'attentato alla Stazione di Bologna, l‟altra nel 1971, pensata come unaserie di dichiarazioni sulle caratteristiche fisiche e morali dell'artista, che identificano il personaggio inmaniera "concettuale" attraverso la descrizione.Emilio Isgrò. Fratelli d'Italia. Galleria Gruppo Credito Valtellinese. Corso Magenta 59 – orario: martedì-venerdì 12/19, sabato e domenica10/19, chiuso lunedì. Fino al 13 giugno.

Vale la pena visitare in questi giorni il Museo Diocesano e in particolare la sezione dei Fondi oro che si èarricchita, qualche tempo fa, della collezione di Alberto Crespi. Di quella donazione generosa faceva parte

anche una tavola raffiguranteSanta Cecilia, oggetto ora di una piccola, ma importante mostra che segna iltemporaneo ricongiungimento di questo pannello con gli altri 4 elementi del polittico di cui ha fatto partefino a circa il 1745, anno in cui l‟insieme venne smembrato. Si tratta delPolittico del Carmine che si trovavain origine nella cappella dei Santi Bartolomeo e Lorenzo, nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine,giudicato dagli studiosi opera della maturità di Bernardo Daddi, artista morto nel 1348, tra i migliori seguacidi Giotto. Dal Castello Reale del Wawel a Cracovia arriva la Madonna col Bambino e due angeli musicanti che stava al centro del pentittico,San Bartolomeo e San Lorenzo , in posizione laterale, sono ora conservatialla Galleria dell‟Accademia di Firenze, mentre all‟estrema destra, si trovava laSanta Caterinad’Alessandria , ora in collezione privata. LaSanta Cecilia stava, dunque, all‟estrema sinistra del polittico: danotare la descrizione sontuosa delle vesti, la delicatezza dell‟incarnato e una ricchezza narrativa e decorativache rinvia a opere precedenti del maestro.Il Polittico del Carmine di Bernardo Daddi. Museo Diocesano, corso di Porta Ticinese 95 – orario: martedì-domenica 10/18, chiuso lunedì. Fino al 24maggio.

È un prestito decisamente fuori dal comune quello che ha consentito di realizzare la mostra bergamasca.Cinquanta icone selezionate tra gli oltre 6mila esemplari conservati nel museo Museo Tretyakov di Moscache vanta in materia di arte sacra russa la più imponente collezione al mondo. “Visibili rappresentazioni dispettacoli misteriosi e soprannaturali": lo studioso russo Pavel Florenskij usò queste parole per definire leicone, non semplici opere d'arte, ma immagini dotate di una loro vitalità, veri e propri momenti di comunionecon il divino. Le opere esposte sono datate dalla fine del XIV- inizio XV secolo, a partire da una Nativitàdella Madre di Dio con santi , tipico esempio delle icone di Novgorod, fino al XVIII secolo. Una serie diimmagini che illustrano le tappe principali del calendario liturgico -le feste, la venerazione della “Madre diDio”, la devozione ai santi locali- raffigurate di volta in volta secondo schemi iconografici che gli artistihanno ripetuto nei secoli senza sostanziali variazioni, al solo scopo di suggerire un contatto diretto conl'archetipo. In mostra anche alcune icone di Pskov, caratterizzate da una maggiore concretezzanell‟interpretazione dell'immagine divina. L’oro dell’anima. Icone russe dal XIV al XVIII secolo del Museo Tretyakov di Mosca. Bergamo,Palazzo della Provincia di Bergamo - Spazio Viterbi, via Torquato Tasso 8 – orario: lunedì-venerdì 15/19;sabato, domenica e festivi 10/19; chiuso giovedì. Fino al 14 giugno.

L‟hanno inaugurata il 14 febbraio, per approfittare della complicità tematica offerta dalla ricorrenza di SanValentino, ma in realtà la mostra attualmente in corso al Castello Visconteo di Pavia può ben vivere di vita propria, anche senza la “festa degli innamorati”. Il tema è quello del “bacio”, e non soltanto il bacio sensualee carico di pathos immortalato da Francesco Hayez in uno dei suoi dipinti maggiormente celebrati, di cui la

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 18/24

redazione più nota si trova a Brera, mentre a Pavia sono esposte una prima idea del soggetto e una versionedel 1861, entrambe in collezione privata. La rassegna, infatti, che ripercorre l‟iconografia del bacio traRomanticismo e „900, è molto più variegata e prende in considerazione, come dichiarano le curatrici,Susanna Zatti e Lorenza Tonani, le diverse valenze del bacio: “materno o filiale, di circostanza,appassionato, atteso, negato, rubato, ben augurante, immateriale”, nella mitologia, nella storia sacra, nellaletteratura e anche nel cinema. Il percorso si snoda attraverso una sessantina di opere di artisti celebri e dialtri meno noti, in prevalenza dipinti, ma anche qualche scultura, come l‟ Abbraccio materno di PaoloTroubetzkoy o il Bambino al seno di Medardo Rosso. Tra i baci dipinti spiccano quello lussurioso diCleopatra, come ce lo ha restituito Giuseppe Amisani, o il bacio voluttuoso di Alciati, smorzati dalleeffusioni composte e pudiche deiFidanzati di Lega, o ancoraAminta baciato da Silva del Piccio,Paolo eFrancesca di Previati, per arrivare a De Chirico, Manzù, Casorati, Rotella o Franco Angeli. E poi il bacio nelcinema, restituito in un video che, memore dei baci prima tagliati e quindi ricomposti in un‟unica lungapellicola, nel film di Tornatore Nuovo cinema Paradiso , ripercorre la storia dei baci più famosi dellacinematografia italiana.Il bacio. Tra Romanticismo e Novecento. Pavia, Scuderie del Castello Visconteo, viale XI Febbraio 35 – orario: martedì-venerdì 10/13 e 15/19, sabato,

domenica e festivi 10/20. Fino al 2 giugno.

Un vero e proprio affondo nella personalità del fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. A lui èconsacrata la rassegna allestita nella Sala del Collezionista alle Stelline che, in onore di tanto ospite,raddoppia i suoi spazi conquistando il seminterrato, invaso per l‟occasione dalle parolibere marinettiane, Trale tante novità di questa rassegna - a cura di Luigi Sansone, autentico segugio degli archivi del Futurismo -spicca Il bombardamento di Adrianopoli , una grande china su carta realizzata da Marinetti nel 1913-‟14,esposta per la prima volta grazie al prestito concesso dalla University of California di Los Angeles (Ucla)dove è custodito l‟archivio del poeta inglese Harold Monroe (1879-1932), grande ammiratore del Futurismo,da cui proviene questa tavola. Ma la mostra riserva molto altro, tra ritratti e caricature di Marinetti, opere diBoccioni, Balla, Cangiullo, Depero, e altri protagonisti, affiancate da fotografie, cataloghi d‟epoca, cartoline, riviste e volumi marinettiani come Zang Tumb Tuuum - Adrianopoli ottobre 1912- Parole in libertà(Edizioni futuriste di “Poesia”, Milano 1914) , il primo libro parolibero di Marinetti ispirato dalla guerra,intesa come spettacolo simultaneo di situazioni, rumori, odori, polifonie: perché il Futurismo era anchequesto.F.T. Marinetti=Futurismo. Fondazione Stelline. Sala del Collezionista, corso Magenta 61 - orario: martedì-domenica 10/20.Fino al 7 giugno.

Ha impiegato meno di tre anni per diventare uno dei maggiori collezionisti di armature giapponesi fuori dalGiappone. Bisogna chiamarsi Luigi Koelliker per riuscire in una simile impresa così rapidamente e anchevoracemente ed è bene avvalersi di un antiquario specializzato in arte giapponese come Giuseppe Piva cheper il suo committente ha rastrellato il rastrellabile, e che adesso cura, in collaborazione con la FondazioneMazzotta, la mostra di Palazzo Reale.Samurai , appunto, allestita nell‟appartamento della reggiapiermariniana con una minima presenza di pezzi provenienti dalle Raccolte extraeuropee del CastelloSforzesco – tra i quali spicca una finissima scatola laccata per documenti dell‟inizio del periodo Edo el‟unica armatura da cavallo presente in mostra – e un massimo dalla raccolta milanese di Koelliker. Unanovantina di pezzi in tutto, tra armature complete, elmi, finiture per spada e altri accessori dasamurai ,realizzati tra il periodo Azuchi Momoyama (1575 – 1603) e il periodo Edo (1603 – 1867). Le sale del palazzosi animano di guerrieri severi e magnifici,samurai di alto rango edaimyo (signori feudali) che dalle guerresono stati ben lontani, come testimonia il perfetto stato di conservazione delle circa trenta armature esposte;per lo più di rappresentanza, visto anche che il periodoesaminato fu all‟insegna della pace. Il percorso sichiude con i super robot Goldrake e Gundam che tutto devono al mondo dei samurai, da cui hanno attinto apiene mani anche fumetti e disegni animati.Samurai. Palazzo Reale, piazza del Duomo 12 – orario: 9.30/19.30, lunedì 14.30/19.30, giovedì 9.30/22.30.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 19/24

Fino al 2 giugno.

MUSICA

La rubrica MUSICA è a cura di Paolo Viola

ANDREA BACCHETTI

Un paio di mesi fa, su questa rubrica, accusavamo la critica musicale milanese che si occupa solo delle“star ” e, salvo rare occasioni, non prende in alcuna considerazione chi, pur avendoqualità e capacità tali dameritare grandissima attenzione, ancora non appartiene a quel firmamento.Ebbene, per diverse ragioni vorremmo parlare di un artista un po‟ fuori dal comune, di un giovane ma nongiovanissimo pianista, di cui non si legge mai un rigo nonostante venga regolarmente, da più di dieci anni, a

suonare al Conservatorio milanese, sorprendendoci ogni volta per la sue doti eccezionali, tecniche edinterpretative.Andrea Bacchetti è un pianista genovese, appena più che trentenne, che a Milano si è affermato e che aMilano sta eseguendo poco a poco - anno dopo anno e senza clamore -l‟integrale delle opere per tastiera diBach (all‟epoca di Bach il pianoforte era agli albori, e Bach stesso scriveva “per tastiera” senza indicare se ipezzi erano pensati per cembalo o per organo) avendo già inciso le Suites francesi ed inglesi e le VariazioniGoldberg; dunque un percorso già ben avviato e con successo ben consolidato.Coloro che hanno avuto la ventura di assistere ai suoi concerti non possono essere rimasti indifferenti aquesto ragazzo che mostra ancor meno dei suoi anni, di statura minuta, stretto in una camicia lucida che lorende ancor più magro, che prima di appoggiare le mani sul pianoforte dimostra una sorta di apparentepanico o di ansia da prestazione (honni soit qui mal y pense! ) con la quale mette il pubblico in enormeimbarazzo ma poi, appena si decide ed “attacca”, dimostra una sicurezza, una padronanza della tastiera e deltesto, da lasciaresenza fiato; per incanto passa la tosse a tutti e non si sentono più rumori in sala.Bacchetti è l‟opposto delloshowman , sembra dare la definitiva dimostrazione che non vi è alcun rapporto frail portamento del musicista ed il risultato del suo lavoro; dai movimenti del corpo e dalla espressione del visonon trapela nulla delle sue intenzioni e del suo sentire, sembra quasi un pianista meccanico, e tuttaviaraggiunge risultati sempre emozionanti.Giovedì scorso 23 aprile, in una serata non molto brillante, ha suonato per le Serate Musicali il Concerto indo maggiore K. 415 di Mozart ed era accompagnato dall‟orchestra sinfonica della Valle d‟Aosta- unacompagine che non ha ancora 10 anni, impegnata solo per una ventina di concerti all‟anno- che tuttavia,diretta dal bravo Giorgio Mezzanotte, èriuscita a donarci quanto meno un egregio primo tempo dell‟Eroica(sugli altri tempi ci sarebbe qualcosa da dire, ma parlavamo di Bacchetti).Nonostante dunque non ci fossero le condizioni per trasmettere grandi emozioni, Bacchetti è riuscito asbalordire il pubblico per la freschezza e lanaïveté con la quale ha presentato questo concerto - che(possiamo dirlo, riferendoci a Mozart?) non è proprio un capolavoro - e ci ha come rappresentato il quasicoetaneo Wolfgang quando raccontava a papà Leopold i suoi progressi di musicista in quelle lettere semplicie maliziose che per secoli interi hanno fatto la delizia di storici e critici.Venerdì 8 maggio suonerà, ancora al Conservatorio, due Suites bachiane (la sesta inglese in re minore e laquinta francese in sol maggiore), le Variazioni in fa minore di Haydn e tre sonate di Galuppi (l‟ultima dellequali, in do maggiore, resa celebre da una magistrale esecuzione di Arturo Benedetti Michelangeli!); unconcerto che accontenterà le orecchie più esigenti, anche per la saggia impaginazione di musiche totalmentesolari e sopratutto di pensiero positivo, cosa di cui sentiamo gran bisogno.

Anniversari

Stiamo per infilare - anzi abbiamo già iniziato - una serie di importanti anniversari musicali, quasi tutti bicentenari di nascite illustri. Come si sa questo è l‟anno diMendelsshon, l‟anno prossimo toccherà aChopin e a Schumann, nel 2011 sarà la volta diListz e due anni dopo, nel 2013, festeggeremo insieme i

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 20/24

duecento anni della nascita diWagner e di Verdi. Poi abbiamo la celebrazione di alcune scomparse:quest‟anno è il duecentocinquantesimo anniversario della morte diHändel e il bicentenario di quella diHaydn, fra due anni i cento anni dalla morte diMahler.Questo insieme di ricorrenze ci invita ad osservare con una particolare angolazione alcuni aspetti della storiadella musica, e a domandarci cosa accadeva 100, 200, 300 anni fa: chi era al mondo, che età aveva, in parolepovere quali musicisti erano fra loro contemporanei.Così nell‟anno1809, appunto, mentre come si è detto stavano per nascereMendelssohn, Chopin eSchumanne morivaHaydn, lo scenario era occupato quasi per intero dal grandeBeethoventrentanovennementre si affacciavano al successoVon Weber (23 anni)Bizet(21) eRossini(17); nello stesso anno eranoentrambi dodicenniSchubert e Donizettie già facevano la scuola elementareBellini, Berlioze JohannStrauss.Se ci spostiamo di cinquant‟anni – nel 1859 – al centro della scena vi eranoListz, quarantottenne, suogeneroWagner e il grandeVerdi (entrambi di 46 anni ed eterni nemici), e poiSmetanae Bruckner (35)Brahms e Borodin(26) eSaint-Saens(24); mentre avevano già superato la cinquantinaBerlioze Rossini (56 e 67 anni), erano ancora minorenniFauré (14),Janacek (5)Leoncavallo(2) -Pucciniaveva appena unanno! - e diventavano maturiMusorgskij (20) Čajkowskij (19) Dvořák (18) eHofmann (17). Mahler

nasceva l‟anno successivo,Schumann era morto da tre anni,Chopin e Mendelssohnerano da pocoscomparsi, entrambi giovanissimiiv.Facciamo un salto di altri cinquant‟anni e andiamo a vedere chi c‟era nel1909: avevano superato icinquant‟anniSaint-Saens(74)Fauré (64)Janáček (55)Leoncavallo(52) ePuccini(51); ne avevano piùdi trenta Mahler (49),Debussy(47),Mascagni(46),Richard Strauss (45),Busoni(43),Rachmaninoff (36), Schönberg (35) eRavel (34), mentre avanzavano i più giovani comeStrawinskij (27), Casella eWebern (26), Berg (24) Prokof’ev(18) ma esistevano giàHindemith quattordicenne eŠostakovičdiappena 3 anni.L‟ésprit de geometrie ci obbliga a ricordare che di tutti questi grandi, tralasciandone molti altri e ovviamentele generazioni successive, nel1959 - solo mezzo secolo fa - ci erano rimasti soloStrawinskijsettantasettenne eŠostakovičdi cinquantatre anni.Già che ci siamo, facciamo ancora un passo indietro e ricordiamo che, mentre nel1709erano nel pieno dellaloro creativitàVivalditrentunenne e tre coetanei ventiquattrenni -Bach, Händele Domenico Scarlatti -nel1759(morivaHändel quandoMozart aveva appena 3 anni eClementi7) fra le celebrità rimaneva solo ilgrandeHaydnappena ventisettenne.

P.S. Sappiamo di aver fatto un’operazione a dir poco temeraria scegliendo alcuni nomi e tralasciandonetanti altri, altrettanto e forse ancor più importanti; ma voleva essere una sbirciatina alla storia, fors’anchesolo per capire meglio i nostri tempi, certamente non il riassunto di un’eciclopedia.

TEATRO

Questa rubrica è curata da Maria Laura Bianchi

UOVO – PERFORMING ARTS FESTIVALUovo è un festival internazionale che presenta le espressioni più innovative delle performing arts,privilegiando artisti che promuovono un approccio indisciplinare e indisciplinato alla creazione artistica.L‟edizione 2009 della manifestazione si sviluppa attorno alle suggestioni dello sguardo, della scoperta. Inlinea con le passate edizioni, Uovo unisce ospitalità prestigiose come la Socìetas Raffaello Sanzio/RomeoCastellucci, che torna a Uovo con l‟installazione “Paradiso”,la compagnia inglese Lone Twin Theatre per laprima volta in Italia con lo spettacolo“Daniel Hit By A Train”, Jérôme Bel, con la prima italiana del nuovolavoro “A spectator”, Mammalian Diving Reflex con l‟insolito “taglio di capelli” e i giovani talenti italianiPathosformel, vincitore del premio Ubu 2008, Francesca Grilli, Plumes dans la tête, DemetrioCastellucci/Black Fanfare.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 21/24

Uno degli elementi di novità è il primo episodio del progetto Uovo 0_11, non una sezione del festival ma un percorso di avvicinamento all‟esperienza performativa contemporanea dedicato ai più giovani. I bambinisono qui protagonisti nella duplice veste di spettatori e performer. L‟infanzia diventa la lented‟ingrandimentoattraverso cui leggere alcuni aspetti oggi centrali della società come il rischio, ilcambiamento, la speranza, la fiducia, la responsabilità, il potere.Il 29 aprile (replica il 30) al DiDstudio, in occasione dell‟anteprima del festival, debutta in prima assoluta“Figure”, suggestivo lavoro della compagnia Plumes dans la têtedi Silvia Costa coprodotto da Uovo esostenuto da Eti Nuove creatività e dal progetto Next 08 Regione Lombardia. Dopo il successo riscossol‟anno passato, la giovane coreografa e interprete della Socìetas Raffaello Sanzio torna al festival con un progetto performativo incentrato sul corpo e sull‟immagine figurata. Il 30 aprile, negli spazi di O‟, Roberto Paci Dalò/Giardini Pensili presenta in prima assoluta “Roter Schnee”una performance/live set magnetica che ricrea uno stato di sospensione atemporale. A cura di O‟. Dal 6 al 12 maggio Christina Kubisch crea per Milano il progetto itinerante “Electrical Walks- Passeggiateelettriche” nell‟ambito diinContemporanea 09. Attraverso delle sofisticate cuffie capaci di percepire eamplificare l‟acustica di correnti elettriche soprassuolo e sottosuolo, l‟artista tedesca invita i partecipanti ascoprire un‟altra dimensione della città. A cura di O‟.

Il 7 maggio (replica l’8), presso il Teatro Out Off, Jérôme Bel, uno degli artisti più talentuosi e originalidella scena performativa internazionale,ripercorre in “A spectator”la sua esperienza di spettatore attraversoun racconto intimista e ironico. Un lavoro che apre uno spazio di riflessione sul concetto stesso di“performance”, rimettendo in discussione la relazione tra performer e pubblico. Una messa in scena che èuna celebrazione del teatro. “A spectator” viene presentato in collaborazione con il progetto “La Francia simuove”, promosso dalla Fondazione Nuovi Mecenati.Dall’8 al 10 maggioUovo presenta, in collaborazione con Teatro Versace, la Socìetas Raffaello Sanzio, ilgruppo performativo italiano più conosciuto e apprezzato al mondo, con l‟installazione teatrale “Paradiso”.Un nuovo capolavoro visionario della compagnia cesenate ispirato al paradiso dantesco che toccherà Londra,Bruxelles, Atene, Seul, Los Angeles.Dall’8 al 10 maggioal DiDstudio pathosformel, gruppo rivelazione della giovane scena performativaitaliana, sarà a Uovocon “La più piccola distanza”, spettacolo delicato e poetico incentrato sulle possibilitàdi ripensare la presenza del corpo in scena, qui evocata a partire da un‟assenza. Inoltre, dal 21 al 23 maggio,pathosformel terrà al Teatro Franco Parenti il workshop “La collezione”, prima fase d‟indagine destinata auna nuova produzione della compagnia.Dall’8 al 10 maggio presso La Triennale di Milano, nell‟ambito diinContemporanea 09, verrà presentatal‟installazione stereoscopica del collettivo ZAPRUDERfilmmakersgroup. Le immagini di “Pletora. Il dono”sono create con l‟ausilio della tecnica dell‟anaglifia e vengono fruite attraverso appositi occhialini 3D,costruendo illusioni di realtà e invitando lo spettatore a una visione immersiva e totalizzante.Il 9 maggioal Teatro Out Off sarà per la prima volta in Italia Lone Twin Theatre, una delle compagnie piùacclamate della nuova scena inglese, con “Daniel Hit By A Train”. La performance riprende lo spirito delvaudeville con toni al contempo comici e malinconici, sottolineando l‟originalità e il fascino del percorsoartistico del gruppo.Il 20 maggio all‟Alcatraz, nell‟ambito del festival Indeepandance, Claudio Sinatti e DemetrioCastellucci/Black Fanfare presentano in prima italiana “Rhomboide”, performance multimediale prodotta daUovo e dal Kaaitheater di Bruxelles, dove la produzione ha debuttato a febbraio 09 nell‟ambito del festivalinternazionale Performatik. Nel centenario della nascita del Futurismo, Uovo presenta e firma unaproduzione che rielabora inchiave contemporanea l‟estetica e la poetica dell‟avanguardia capeggiata daTommaso Marinetti.Il primo episodio del progetto Uovo 0_11 si svolgedal 22 al 24 maggio, grazie alla collaborazione con ilTeatro Franco Parenti che ospita l‟iniziativa.Il 22 maggio la giovane artista Francesca Grilli presenta due sue recenti produzioni: la performance “Laterza conversazione” e la videoinstallazione “La quarta conversazione”. Uno spiazzante e affascinanteprogetto articolato in più episodi che coinvolge performer sordomuti, qui reinterpretato per la prima voltaanche per un pubblico di bambini. Una ricerca tra la dimensione ordinaria e fantastica della realtà.Il 22 maggio Kinkaleri sarà presente a Uovo con la performance “Pinocchio” e il23 maggiocon unlaboratorio per bambini. Un progetto che si sviluppa a partire dal racconto di Collodi e disegna una serie dipercorsi immaginari che si intersecano secondo logiche impreviste.

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 22/24

Il 23 maggio un nuovo capitolo della creazione di Virglio Sieni “Uno sguardo che si concede al corpo”,lavoro che si inscrive nel percorso dell‟Accademia sull‟arte del gesto, fondata e diretta dal coreografofiorentino con lo scopo di porsi come contesto inedito di formazione, di studio e creazione artistica. “Unosguardo che si concede alcorpo” parte dalla visione della Deposizione di Jacopo Pontormo per sviluppareun‟indagine sul corpo e sulla sua capacità di relazionarsi ad elementi esterni.Il 23 maggio verrà inoltre proiettato “Adamo ed Eva” di Virgilio Sieni, documentario della serie “Danza inscena” di Francesca Pedroni e Maria Mauti, prodotto da Classica tv in onda su Sky.Lo stesso giorno,Claudio Sinatti, uno dei maggiori artisti multimediali italiani, condurrà“Mostronica”, laboratorio interattivoper e con i bambini dedicato alle nuove tecnologie digitali e al live media.Il 24 maggio, presso il salone 3.14 parrucchieri e con la collaborazione di Orea Malià, in chiusura delprogetto Uovo 0_11, il festival ospita la pluripremiata compagnia canadese Mammalian Diving Reflex con“Haircuts by Children”, una curiosa e divertente performance sull'emancipazione dei bambini e sulla lororesponsabilità. Bambini- parrucchieri “armati” di forbici inviteranno gli spettatori a mettersi in giococonfrontandosi col rischio, la fiducia e il potere nelle nuove generazioni.Incontri con gli artisti sono previsti durante le giornate del festival.

Dal 29 aprile al 24 maggioLuoghi:Alcatraz via Valtellina 21/27;DiDstudio via Procaccini 4 c/o La Fabbrica del Vapore;LaTriennale di Milanoviale Alemagna 6;O’ via Pastrengo 12;Teatro Franco Parenti via Pier Lombardo14;Teatro Out Off via Mac Mahon 16;Teatro Versace piazza Vetra;3.14 parrucchieri via Ozanam 8.

Biglietti: Uovo Card 35 euro (27 euro per studenti, t friends, soci centri culturali stranieri) compresaprevendita.La Uovo card dà diritto all‟ingresso a tutti gli spettacoli (a eccezione di “Figure” e “Haircuts byChildren”) previa prenotazione e fino a esaurimento posti.Info: uovoproject.it; 348.80.39.149; skype: uovoproject

IL SILENZIO DI DIOArriva a Milano il progetto di Silvio Castiglioni “Il silenzio di Dio”, affiancato da 3 eventi collaterali: il 29aprile l‟incontro “Il silenzio di Dio. Dostoevskij e i fratelli Karamazov“ con Fausto Malcovati e AndreaNanni (ore 18 presso Associazione Italia Russia Lombardia. via Silvio Pellico, 8), per tutta la permanenzadello spettacolo la mostra di Georgia Galanti “Ore quotidiane. 200 santini rivisitati” e dal 7 al 10 maggio lamostra di Patrizio Esposito “Milano, quattro secondi. Fotografie per il sottopalco”. Che cos‟è il silenzio di Dio? Quali sono le domande degli uomini che non trovano risposta? SilvioCastiglioni ha concepito un percorso artistico con una squadra di collaboratori scelti ad hoc per sviluppare unlavoro giocato sullasottrazione, sulla purezza della parola e dell‟azione. Il risultato è un‟esperienzaparticolare e unica per lo spettatore,che può seguire d‟un fiato le due parti del progetto: la prima, “Casad‟altri”, è un radiodramma teatrale tratto dall‟omonimo racconto di Silvio D‟Arzo, la seconda, “Domani tfarò bruciare”, è un‟invettiva tratta da I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij. Questo viaggio inconsueto,in cui Castiglioni accompagna lo spettatore, ha la regia di Giovanni Guerrieri, la drammaturgia di AndreaNanni, la cura del suono di Luca Berni e Gianmaria Gamberini.“Uno stesso silenzio – il silenzio di Dio – risuona sia in Casa d‟altri (tratto dal racconto di Silvio D‟Arzo) siain Domani ti farò bruciare (ispirato a I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij)” si legge nelle note didrammaturgia. “Alla sommessa domanda di una vecchia che vorrebbe togliersi la vita, fa eco la furenterequisitoria di un demone che vorrebbe incarnarsi. In entrambi i casi non c‟è risposta, poco importa che laresa alla morte lasci il posto alla tentazione di vivere. Nel silenzio che accompagna queste figure tragiche,entrambe prive di un posto sulla terra, risuona il sibilo di una lama che separa vita e morte, umano e divino.Una lama che ci gira intorno come un satellite dall‟orbita cieca, incurante del vuoto di senso che nonriusciamo a colmare. E se dietro le maschere vocali di Casa d‟altri non ci sono che specchi, in Domani ti faròbruciare tutto avviene oltre lo specchio, dove le forme perdono i loro contorni per bruciare in un fuocoincessante”. In Casa d‟altri una donna decisa al suicidio pone le sue domande a un prete e si spalanca l‟attesa di unarisposta che rimane sospesa, nel silenzio carico di una responsabilità difficile da sostenere. Capolavoro diSilvio D‟Arzo, “Casa d‟altri” , definito da Eugenio Montale sulle pagine delCorriere della Sera un“racconto perfetto”, è trasposto in forma di radiodramma, lasciando allo spettatore la possibilità di incontrare

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 23/24

la parola e le domande dell‟anziana donna nella loro ingenua e nuda schiettezza, senza ostacoli o“distrazioni”. Violenza e malinconia si respirano in “Domani ti farò bruciare”, un “finale di partita tra un demone di mezzatacca e un Cristo consegnato al silenzio. Un interrogatorio che si rivela una confessione”come scrive Andrea Nanni, “uno specchio ustorio in cui l‟aguzzino e la vittima finiscono per fondersi in un‟unica figura. Se nonc‟è salvezza possibile, tanto vale cedere alla tentazione di vivere”.Dal 28 aprile al 10 maggio 2009CRT Teatro dell‟Arte, viale Alemagna 6Orario: 20.45 (domenica alle 16)Info: 02.89.01.16.44

Arlecchino servitore di due padroniSpettacolo-simbolo del Piccolo Teatro, reduce da trionfali tournée in Italia e nel mondo, l‟Arlecchino torna acasa. Lungi dal trasformarsi in uno “spettacolo-museo”, Arlecchino conferma la sua funzione di “memoria inazione”, capace di trascinare lo spettatore – come diceva Strehler – “nell‟empireo del grande teatro comico,inno gioioso di liberazione”. Il fatto che, in oltre sessant‟anni, il ruolo di Arlecchino sia stato interpretato

Da due soli attori, Marcello Moretti e Ferruccio SOleri, che ne raccolse l‟eredità nel 1963, accresce il suocarattere di eccezionalità. Soleri, che ha raccolto l‟eredità di Strehler per la regia dello spettacolo, è“diventato Arlecchino” e ha restituito con una straordinaria longevità scenica l‟energia senza tempo del suopersonaggio.Fino al 10 maggioTeatro Studio, via Rivoli 6Orario: Martedì e sabato alle 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì alle 20.30; domenica alle 16 (lunedìriposo).Venerdì 17, mercoledì 22, lunedì 27, mercoledì 29 aprile e mercoledì 6 maggioalle 15 (pomeridiana per le scuole) e alle 20.30Sabato 25 aprile, venerdì 1 e lunedì 4 maggio: riposoInfo e prenotazioni: 848.800.304

La licenzaUna classe, un tema da comporre. Enzo e Mino sono due studenti che devono prendere la licenza e realizzarecosì i loro sogni. Si sono allenati, sono pronti su ogni argomento, non chiedono molto -un lavoro, l‟amore, lafamiglia, e se ci scappa anche l‟amaro.I due riversano un numero infinito di parole sui quei fogli chesembrano non riempirsi mai e tra un argomento e l‟altro emergono piano piano le loro pulsioni e le loropaure. Ogni argomento diventa così la scusa per confessarsi, per dirsi qualcosa di sé e vederel‟effetto che fa.Scritto da Claudio Autelli a quattro mani con la drammaturga Viviana Salvati, lo spettacolo usa unlinguaggio teatrale denso e tagliente. Il tempo della storia è il tempo di un tema, il tempo del tema è il tempodi una vita. Una vita sublimata nel suo stesso raccontarsi. Nel tempo dell‟attesa scorrono i propri sogni, le proprie illusioni e vengono svelate le proprie debolezze. Enzo e Mino rappresentano l‟incertezza di fronte aduna scelta. Sono lì sulla soglia, pronti per uscire, stanno solo aspettando che quello accanto si senta pronto apartire mentre il tempo nella classe si dilata e si contrae assecondando le divagazioni, i dubbi e le confessionidi questi due studenti “fuoricorso” tenacemente chini sui loro banchetti, costretti, legati ad essi come ad unazattera che prima o poi lì porterà a riva. Tutta la loro vita, mossa dall'irrinunciabile necessità di partire, ècongelata nell'attesa di un momento che non arriva mai... e allora ognuno, con i propri mezzi, cerca diadeguarsi, per costruirsi la propria tana, per raccontarsi le proprie piccole bugie. La classe è un luogometaforico, un posto della mente in cui si è rimasti imbrigliati, è una condizione di eterna preparazione allavita. Lo spazio ha le coordinate di una classe, ma allo stesso tempo mantiene tutti i germi di una casa, le sueabitudini e i suoi tempi.Dal 16 aprile al 3 maggioCRT Salone, via Ulisse Dini 7Orario: 21 (domenica alle 16)Info e prenotazioni: 02.89.01.16.44

8/3/2019 PDF n° 11 28-4-2009

http://slidepdf.com/reader/full/pdf-n-11-28-4-2009 24/24

Tutti i santi giorniAndrea Brambilla, in arte Zuzzurro, ritorna sul palcoscenico come protagonista e "alter ego" di una dellenostre penne più lucide e graffianti, Michele Serra, e dà voce a un percorso di visioni e commenti in cui sitraccia la quotidiana "discesa agli inferi" di un uomo comune, impegnato a districarsi tra una selva dicomunicati, veline, proclami, vip, giornalisti di guerra, di pace, di caldo e di freddo, di insegne sempre piùinsulse. È l‟antologia ideale di una quotidianità assurda, ma non per questo meno reale. A guidare le reazioni violente e tenere sono le lungimiranti osservazioni sul mondo che ci circonda, osservato attraverso lagraffiante e comica satira dell‟autore, che suggerisce, scuote, indaga. L‟uomo appare in fuga da tutto, maqualcosa non torna, non tutto è come sembra, e una verità grottesca e misteriosa minaccia di prendere ilsopravvento. Eppure è solo un attimo di lucidità, e tutto ritorna come prima, nell‟impossibilità di sfuggire da"tutti i santi giorni". Fino al 3 maggioNuovo Teatro Oscar, via Lattanzio 58Orario: 21 (mercoledì alle 19.30, domenica alle 17)Info e prenotazioni: 02.36.50.37.40

Il gabbianoDopo il buon esito di critica e di pubblico al Festival di Castiglioncello 2007, “Il Gabbiano” di Cechov nellaversione di Martin Crimp per la regia di Sandro Mabellini è in scena al Teatro Litta di Milano dal 21 aprile al10 maggio. Un lavoro che cerca il vuoto della scena e della messa in scena, non per un vezzo formale osperimentalistico, ma perché lo richiede il tempo in cui viviamo, e lo richiede Martin Crimp (vincitore delPremio Ubu 2005 come Migliore novità straniera), grande autore europeo, che si interroga costantementesulla moltiplicazione dei piani di rappresentazione e sull'idea dell'amore, sul problema dell'altro. In scena cisono sei attori – tre coppie, in una scena vuota – il teatro, due microfoni - l'amplificazione del vuoto, laricerca dell'amore, lo spettatore. Il“Progetto Gabbiano Cechov / Crimp” proposto dal Battello Ebbro mette alcentro del lavoro la comunicazione tra attore-attore-spettatore. Un triangolo fondamentale all‟interno delquale si svolge la relazione/comunicazione fatta di parole e azioniche gli attori sono chiamati a “cercare” aogni prova, ogni replica, in modo autonomo e originario. Il testo si ripete invariato per ogni replica, ma ciòche lo spettatore vedrà in scena ogni sera, sarà uno spettacolo diverso in merito a ciò che accade. Un progettoche muove dalla necessità di portare l'attore a “pensare con il corpo” e non con la testa il suo essere in scena,relazionarsi al luogo-teatro, agli altri attori e agli spettatori, al suo interno-esterno secondo una modalità direlazione aperta, in cui non esistono quarte pareti ma solo un triangolo comunicativo attore-attore-spettatore.Fino al 10 maggioTeatro Litta, corso Magenta 24Orario: 20.30 (domenica alle 16.30)Info e prenotazioni: 02.86.45.45.45