Notiziario 2009-11

36
ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC ONLUS Associazione Famiglie Adottive Pro I.C.Y.C. - ONLUS Ente Autorizzato per le Adozioni Internazionali Piazza Campitelli, 9 - 00186 Roma Tel. e Fax 06.68806528 - E-Mail: [email protected] Internet: www.adozionefamiglieicyc.org

description

 

Transcript of Notiziario 2009-11

Page 1: Notiziario 2009-11

ASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC

ONLUS

Associazione Famiglie Adottive Pro I.C.Y.C. - ONLUSEnte Autorizzato per le Adozioni Internazionali

Piazza Campitelli, 9 - 00186 RomaTel. e Fax 06.68806528 - E-Mail: [email protected]

Internet: www.adozionefamiglieicyc.org

Page 2: Notiziario 2009-11

sono tanti i motivi per cui ricorderemo a lungo il convegno di Trevi: l’anniversario dei 20 anni, la grande

partecipazione di famiglie, l’ingresso dei ragazzi in pianta stabile nell’Associazione, l’aria di festa che si

respirava, la cordialità e la simpatia degli ospiti cileni, gli incontri sempre utili con i professionisti.

Lo ricorderemo per i tanti, preziosi momenti di questo nostro stare insieme: ritrovare gli amici, parlare,

scherzare, chiedere un consiglio, confessare una preoccupazione, vedere i nostri ragazzi sempre più

maturi e attenti e i nostri bambini sempre pieni di esuberante vitalità, riflettere sul nostro essere genitori,

accogliere con commozione le spoglie di San Giovanni Leonardi per il IV centenario della sua morte.

Storie, affetti, emozioni che rendono la nostra esperienza unica.

Sappiamo bene che il percorso adottivo non è sempre facile, che ci sono momenti duri in cui temiamo

di non farcela, ma questi incontri ci danno una nuova forza, sentiamo di non essere soli, di far parte noi

e i nostri figli di una famiglia più grande.

Ed io voglio ringraziare di cuore quanti hanno collaborato nell’organizzazione: il Consiglio Direttivo, i

referenti regionali, i responsabili dei vari progetti, i nostri operatori e tutti voi amici che avete partecipato

con l’affetto di sempre.

Un grazie particolare agli ospiti venuti dal Cile: Nelson Barrios Orostegui Sindaco di Quinta de Tilcoco,

Maria Fernanda Galleguillos Pizarro rappresentante del Sename, Padre Memo e Lya Hald componenti

della Fondazione Icyc, Gianni Casoni referente in Cile del nostro Ente, Guillermo Galindo Troncoso

rappresentante dell’Associazione cilena Arcoiris.

A loro un arrivederci in Cile per il prossimo anno, in occasione della ricorrenza dei 40 anni della

fondazione dell’Istituto di Quinta.

E infine un pensiero affettuoso per Padre Francesco Petrillo che ci segue sempre e ci sostiene con

grande amicizia.

Il nuovo anno si preannuncia carico di impegni, soprattutto per il nuovo Consiglio Direttivo appena

eletto, ma anche pieno di soddisfazioni perchè presto accoglieremo in Italia i primi bambini adottati

attraverso la nostra Associazione. È questo il motivo per cui Padre Alceste ha lavorato per tutta la sua

vita ed è questo il motivo per cui 20 anni fa siamo nati.

Gianni Palombi

2

Cari amici

Page 3: Notiziario 2009-11

3

La mattina del 28 agosto, nell’incon-

tro con i genitori e le nuove coppie,

prima di passare alla relazione della

dr.ssa Borghetti, ho introdotto i lavori

evidenziando l’apparente contraddi-

zione del tema “post adozione” per il

neonato Ente che ancora non ha con-

cretizzato nessuna adozione ma

indubbiamente appropriato per la

“maggiorenne” Associazione pro

ICYC al suo ventesimo anno di atti-

vità a sostegno delle coppie.

Abbiamo deciso di parlare di post-

adozione per evidenziare l’importanza

di costruire il rapporto genitori/figli

in tutto il percorso adottivo avendo

presenti i molti momenti di proble-

maticità che in questo rapporto pos-

sono determinarsi.

È indubbio che non si può in un solo

incontro affrontare tutti gli aspetti,

ma l’obiettivo era quello di approfon-

dire alcuni elementi significativi del

percorso adottivo visto anche nell’ot-

tica di sussidiarietà, degli aiuti da

dare ai minori in stato di abbandono

ed a rischio giuridico.

È importante essere consapevoli del

concetto di sussidiarietà, cioè del

fatto che l’adozione internazionale,

quale noi sosteniamo, deve essere

l’ultimo tentativo che si espleta per

sostenere un bambino che non ha

una famiglia. Quale Associazione e

quale Ente il nostro compito è quello

di aiutare i paesi di origine a cercare

tutti i modi possibili per dare una

famiglia al bambino nel suo paese:

reinserimento → affido →adozione

nazionale e solo come ultima risorsa

per permettere al bambino di proget-

tare un futuro migliore l’adozione

internazionale.

Due sono i motti di Padre Alceste che

ho voluto sottolineare, il primo “Il

bambino è oggi, da oggi è indispen-

sabile dare una famiglia al bambino”

(e non un bambino ad una famiglia),

e il secondo “Il genitore deve abbas-

sarsi all’altezza del bambino” farsi

cioè guidare rispettando i suoi tempi

di crescita e inserimento.

È, e deve sempre essere il bambino il

fulcro del nostro agire, è lui che i

genitori devono accompagnare nella

crescita.

Questo è vero per ogni genitore,

Adozione… e poi? Il saluto dell’Assessore

alle Politiche Sociali del Comune di Trevi

Page 4: Notiziario 2009-11

4

adottivo e non, ma per noi è più vero

perché significa accettare totalmente

questo bambino che viene da lontano

con una sua cultura, un suo modo di

esprimersi e di comportarsi e soprat-

tutto con un suo vissuto, parola

densa di significato sulla quale spes-

so non ci soffermiamo abbastanza.

E’ bene essere consapevoli che

anche il bambino ci adotta e deve

riuscire ad accettarci. Tutto questo

può avvenire soltanto con il rispetto

reciproco. Rispetto quindi che vuol

dire accettazione piena dell’altro che

è diverso da noi perchè viene da un

altro paese, perchè crescendo nella

ricerca di sé passa attraverso il biso-

gno di riscoprire la propria terra, la

cultura dei propri antenati, i sapori e

gli odori dell’ambiente naturale.

Quando si torna in Italia, la famiglia

è sola, spesso i servizi sono assenti

o non riescono a sostenere tutte le

situazioni, anche gli Enti, tutti con-

centrati nel pre-adozione, nel prepa-

rare la coppia prima dell’incontro

con il figlio, spesso non sono pre-

senti nel momento in cui il rapporto

con questo figlio deve costruirsi,

deve mettere le radici per crescere.

Ci si sente spesso spaventati, inade-

guati, si pensa di non essere accetta-

ti dal bambino e, a volte, viene la

La Dott.ssa Maria Fernanda Galleguillos Pizzarro, rappresentante del Sename, e Gianni Palombi

Page 5: Notiziario 2009-11

5

tentazione di gettare la spugna.

Per questo motivo, come Ente/Associazione,

ci siamo posti il problema del “post

adozione” e di come aiutare una cor-

retta integrazione del minore nella

nuova famiglia .

Durante il convegno si è cercato di

dare una risposta a quanti chiedono

proposte concrete per il post adozione

con particolare attenzione al periodo

pre e adolescenziale dei nostri figli. Si

è sottolineata l’importanza di avere

disponibile una rete di relazioni com-

posta dagli operatori dell’Ente, dai ser-

vizi sociali nazionali e dalle coppie

con i loro figli. Proprio le coppie che

hanno già adottato, “coppie tutor”,

possono, nei momenti di difficoltà,

costituire un ponte tra la famiglia, i

servizi sociali e/o i professionisti.

Un altro modo per sostenere la

nuova famiglia è dare maggiore voce

ai ragazzi della nostra Associazione

che vogliono entrare come parte atti-

va in progetti, anche per essere

“ragazzi tutor” dei nuovi arrivati e

delle coppie stesse.

Consapevoli che non è sufficiente

essere genitori adottivi “anziani”“ per

essere di aiuto come “tutor” ad altre

coppie, stiamo organizzando incontri

e corsi formativi per chi volesse met-

tersi a disposizione degli altri in un

rapporto di mutuo aiuto.

Dopo la relazione della dottoressa

(psicologa, psicoterapeuta ) Giuditta

Borghetti che ha illustrato efficace-

mente i punti focali dell’adozione

come “un progetto in divenire, di un

unico grande percorso, di un cam-

mino, il cui filo conduttore è la

costruzione di nuovi legami affettivi”,

si è aperto il dibattito tra i presenti.

Sono state evidenziate le grandi diffi-

coltà nell’inserimento scolastico, il

rapporto conflittuale con la scuola e

gli insegnanti e l’impreparazione della

scuola ad accogliere i nostri figli.

Gli interventi si sono caratterizzati per

la loro sincerità, molti genitori hanno

dimostrato una grande capacità di

analisi con una introspezione perso-

nale approfondita e notevole com-

prensione dei problemi di inserimen-

to scolastico e sociale che i figli devo-

no affrontare quotidianamente .

A fine riunione ho ritenuto doveroso

prendere l’impegno come Associazione

di approfondire questo tema specifico e

cercare i modi più opportuni per sensi-

bilizzare il mondo scolastico all’acco-

glienza dei nostri figli.

Enrico Paucchi

L’Umbria ci ha ospitati, Assisi era vicinissima; pace, fra-tellanza, accoglienza, diversità, amore per i colori

che uniscono il cielo e la terra, da sempre sim-boli comuni a tutti i popoli...

Come i colori dell’arcobaleno, pur essendodiversi, insieme creano un’armonia tale dadare vita alla purezza del bianco, cosi tuttii popoli uniti per il bene comune possonolasciare un futuro migliore per i loro figli.Con questi simboli si sono realizzati piat-ti e piastrelle per gli ospiti e i partecipanti

al nostro 20° convegno, per sottolineareche non puo esserci comprensione e accetta-

zione piena del vissuto dei nostri figli se in noinon è presente l’accettazione e l’accoglienza del

diverso, di chi ha un’altra storia e altre radici culturali.

Page 6: Notiziario 2009-11

6

“Adozione...e poi?” In realtà l’adozio-

ne è un progetto in divenire, quindi

più che parlare di post-adozione,

preferisco parlare di momenti diversi

di un unico grande percorso, di un

cammino, il cui filo conduttore è la

costruzione di nuovi legami affettivi.

Tale percorso inizia nella “mente” di

due persone, di una coppia e nella

loro voglia di genitorialità e si con-

cretizza nell’incontro con “quel”

bambino o “quella” bambina ed è qui

che ha inizio il “poi”. L’incontro è un

momento estremamente delicato nel

cammino dell’adozione. È il momen-

to in cui la realtà, fatta di sensazioni

ed emozioni prende il posto delle

fantasie, dei sogni, delle aspettative

e raccoglie in sé le potenzialità per

un positivo attaccamento e per il

riconoscimento reciproco, di sé

come genitori e del bambino come

figlio. È bene, però, tenere a mente

che conoscenza non equivale ad

attaccamento; non sono sufficienti la

voglia, il bisogno dell’altro per per-

cepirsi autenticamente e profonda-

mente genitore e figlio, ma l’attacca-

mento è un processo che, in tutte le

sue fasi necessita di gradualità, inte-

sa come un tempo adeguato di tran-

sizione per ogni cambiamento, (ad

es. la diversità delle abitudini di vita

dall’istituto alla nuova famiglia) e

continuità, intesa come la possibilità

di costruire “ponti” fra il vissuto pre-

cedente e quello futuro. La coppia ed

il bambino vivono questa fase in

modo molto diverso ed avere questo

Un progettoin divenire

La Dott.ssa Giuditta Borghetti interviene al Convegno

Page 7: Notiziario 2009-11

7

ben presente può aiutare i genitori a

costruire le basi per un buon attacca-

mento.

I genitori arrivano all’incontro con il

bambino dopo un lungo percorso di

elaborazione, riflessione, che li ha

portati ad una scelta consapevole;

provano paura ed incertezza, ma

soprattutto gioia e spesso, dopo

tanta attesa, sentono un forte biso-

gno di “normalità”, di iniziare questa

nuova vita insieme. Questo bisogno,

comprensibile e legittimo, ha in sé

però un rischio grande, quello di non

rispettare i tempi del bambino, che al

contrario ha bisogno di gradualità e

continuità. In questo momento il

bambino ha davanti a sé un compito

estremamente complesso, deve

separasi da ciò che è familiare e

quindi rassicurante ed adattarsi a

nuove figure di riferimento; è domi-

nato dall’ambivalenza perché da una

parte sente il desiderio e l’interesse

verso di lui, ma dall’altra deve

abbandonare ciò che è noto per

qualcosa di sconosciuto e si sa che

anche le situazioni più difficili e

deprivanti innescano meccanismi di

sicurezza, proprio in quanto situazio-

ni conosciute.

È fondamentale, quindi, che i genitori

sostengano il bambino in questo pro-

cesso di separazione e per fare ciò

può essere utile raccogliere più infor-

mazioni possibili, sulla sua vita di

“prima”, sull’Istituto, informazioni che

possano aiutarlo a costruire ricordi e

facilitino un racconto realistico del-

l’incontro. (L. Paradiso, 1999).

L’arrivo del bambino comporta, inevi-

tabilmente, una nuova organizzazione

della famiglia e dà l’avvio ad una fase

estremamente complessa del percor-

so: quella dell’inserimento.

I genitori devono fare i conti con la

perdita della dimensione di coppia,

con una riorganizzazione dei propri

tempi e spazi ed al contempo devono

confrontarsi con la gestione del

nuovo ruolo, quello di genitore. Il

bambino, oltre a vivere una fase di

grande disorientamento, in quanto

sono cambiati tutti i suoi riferimenti,

esprime, più con il comportamento

che con il linguaggio, il bisogno di

sentirsi ascoltato ed accolto nelle

sue difficoltà. Diventa fondamentale,

quindi, per i genitori, soprattutto in

questa fase, chiedersi sempre cosa

ci sia dietro un determinato compor-

tamento, aiutarlo a sperimentare

relazioni “esclusive” con le figure di

Page 8: Notiziario 2009-11

8

attaccamento, per aiutarlo nella

costruzione di quel senso di fiducia

che sta alla base di un buon legame

di attaccamento.

La nuova famiglia adottiva si trova a

dover fare i conti con due ordini

diversi di “compiti”. Da una parte i

normali “compiti evolutivi” di ogni

famiglia, biologica o adottiva che sia;

dall’altra ha di fronte compiti specifi-

ci, quali: il confronto e la gestione

della diversità, l’elaborazione e rico-

struzione della storia familiare, (ossia

il tema dell’abbandono), il manteni-

mento della continuità nella disconti-

nuità. (M. Chistolini, 2003)

Nella storia della famiglia adottiva que-

sti due ordini diversi di compiti saran-

no più o meno in primo piano a

seconda dei momenti e delle “fasi” di

vita della famiglia stessa, come in un

gioco percettivo di “figura-sfondo”,

per il quale talvolta in primo piano sarà

la parola “famiglia” e quindi la quoti-

dianità e i “compiti” di tutte le famiglie;

talvolta invece ad essere in primo

piano sarà la parola “adottiva”, con il

portato di complessità e ricchezza che

questo vuol dire.

Parlare di famiglia adottiva significa,

inevitabilmente, fare i conti con la

dimensione della diversità, che si

declina in tanti aspetti diversi, (diversi-

tà di origine, somatica, etnica, cultura-

le) ed il contesto relazionale della fami-

glia si gioca proprio sull’integrazione

di tali diversità. (L. Paradiso, 1999)

Compito fondamentale di tutti i geni-

tori, ed in particolare dei genitori adot-

tivi è quello di trasmettere tranquillità

in relazione alla diversità, attraverso,

ad esempio, l’accoglienza e l’attribu-

zione di stima e valore delle parti per-

cepite come “diverse” dal bambino,

perché per ogni bambino l’accettazio-

ne delle caratteristiche personali è

data dal confronto con gli altri e dai

rimandi che adulti e “pari” danno.

Sul piano della relazione, quando le

nostre diversità sono rifiutate, evitate,

dall’altro “significativo” si attua il

meccanismo dell’assimilazione (“...se

vuoi essere amato devi essere uguale

a me”), che genera, inevitabilmente il

conflitto. Quando, invece, le diversità

sono eccessivamente rimarcate si

attua il meccanismo dell’estraniazio-

ne, (“...sei troppo diverso da, me, non

ti riconosco”), che produce isola-

mento. Al contrario, riconoscere le

diversità dell’altro, accoglierle,

rispettarle e renderle un elemento

della storia familiare, produce inte-

grazione. (L. Paradiso, 1999)

La diversità con cui, inevitabilmente

e necessariamente ogni famiglia

adottiva dovrà fare i conti è la diver-

sità di origine; adozione è, infatti,

l’incontro di storie iniziate in contesti

relazionali, sociali, culturali differen-

ti ed inoltre, il bambino avrà sempre

dentro di sé una doppia appartenen-

za: quella biologica e quella adottiva.

(L. Paradiso, 1999)

L’integrazione di queste due apparte-

nenze è condizione fondamentale

affinché il bambino possa provare a

dare un senso a quanto accaduto,

possa confrontarsi con la sua storia

e quindi riesca a costruire un senso

del Sé, che sia integrato e non fram-

mentario. Per fare ciò è necessario

che abbia accesso alla sua storia,

che significa avere accesso a quella

verità “narrabile”, (D. Guidi, 1997), o

ancora meglio a quella verità

“sostanziale”, (M. Chistolini), che

Page 9: Notiziario 2009-11

9

chiarisca al bambino che chi aveva

titolo per occuparsi di lui, i suoi

genitori biologici, non lo ha fatto

perché non aveva quella stabilità

psicologica, quelle risorse emotive,

affettive ed educative necessarie per

farlo e ciò dipende dal contesto in

cui si è cresciuti, dalle esperienze

che si sono fatte, dai vissuti che si

hanno. (M. Chistolini, 2003)

Capire, per il bambino è più impor-

tante di sapere, le informazioni sono

importanti, ma non sufficienti, ciò

che conta è la possibilità di elaborare

sia cognitivamente, che affettivamen-

te, la propria storia, il proprio vissuto

e compito dei genitori è quello di

stare accanto al proprio figlio in que-

sto processo, non solo come spetta-

tori passivi, ma stimolandolo, seppur

con sensibilità e cautela, a riflettere.

(M. Chistolini, 2003)

Giuditta BorghettiPsicologa-psicoterapeuta

Bibliografia • Chistolini M., (1999), “Meglio

non avere fretta”, in L’Albero

Verde, CIAI, Milano.

• Chistolini M., (a cura di) (2006),

“Scuola e Adozione. Linee guida e

strumenti per operatori, insegnan-

ti, genitori”, FrancoAngeli, Milano

• Chistolini M., (2003), “Le informa-

zioni nell’adozione”, Minorigiustizia,

n. 3, 2003

• Paradiso L., (1999), “Prepararsi

all’adozione. Le Informazioni, le

leggi, il percorso formativo per-

sonale e di coppia per adottare

un bambino”, edizione UNCOPLI

Minori, Milano.

Page 10: Notiziario 2009-11

10

Sono certamente ricordi indelebili

che lasceranno il segno per sempre.

Elias è “precipitato” nella nostra

famiglia quando aveva 6 anni e

mezzo; subito è sembrato un bambi-

no esuberante e vivace, ma altrettan-

to affettuoso e felice.

Io l’ho soprannominato “Taz”, il

Diavolo della Tasmania, quel perso-

naggio dei cartoni animati che gira

come una trottola e mangia in conti-

nuazione.

La sua voracità infatti era un’altra

caratteristica che emergeva prepo-

tentemente.

A proposito di questo, c’è un piccolo

aneddoto legato all’indimenticabile

Padre Alceste (che il bambino ha

conosciuto, ma noi purtroppo no):

quando Elias aveva più o meno 4

anni e si presentava bello cicciotello,

il Padre lo aveva categoricamente

messo a dieta. Elias ci ha raccontato

che vagava nelle cucine, inutilmente

si aggrappava alle “Tie” e piangendo

disperatamente diceva: “Tengo

ambre, tengo ambre!”.

Forse sarà stato anche un pochino

arrabbiato con Padre Pier, ma con

commozione ricordo ancora la

nostra ultima sera all’Hogar. Elias

prendendoci per mano, ci portò alla

tomba del Padre e inginocchiatosi

chiuse gli occhi e pregò in silenzio.

Poco dopo, uscendo ci disse in spa-

gnolo: “Ho ringraziato Padre Pier

perché mi ha aiutato a trovare una

mamma e un papà”. Quella sera c’era

la luna piena in cielo, così bella e

così diversa da quella che si vede nel

nostro emisfero, e sembrava sorride-

re di tanta dolcezza…

Il mio post adozione

Page 11: Notiziario 2009-11

11

Il giorno dopo eravamo a Santiago,

era Venerdì Santo quel giorno…

volevo andare un po’ in Chiesa, ma

forse ho insistito troppo. Elias prima

si è seduto sulla panca, poi ci si è

coricato, poi ha iniziato a contorcersi,

poi si è alzato e come se niente fosse

è andato a fare Tarzan appeso alle

enormi acquasantiere poste all’in-

gresso della cattedrale; non pago si è

anche arrampicato al portone d’in-

gresso che cigolava rumorosamente

attirando troppa attenzione… Allora

abbiamo capito che forse era il caso

di andar via e rinunciare all’ascolto

del racconto della Passione perché

già la stavamo vivendo!

Al nostro arrivo in Italia iniziò la

nostra nuova vita in tre; una vera e

propria rivoluzione!

La sveglia tre volte a notte per fargli

fare la pipì che, qualche volta, gli

scappava prima che quella suonasse;

le stelline rosse nel calendario per

ogni giorno che si trovava il letto

asciutto, le favole da raccontare che

non erano comprese, ma servivano

solo per tenere la mamma lì e sentire

la sua voce; il bagno nella vasca dalla

quale non voleva più alzarsi finché

non gli venivano le labbra viola

(mentre oggi non vuol più entrare

nemmeno in doccia); le “note” delle

maestre che collezionava ogni giorno

per la sua vivacità… e tante altre pic-

cole e grandi rivoluzioni quotidiane

che hanno segnato questi quattro

anni volati così in fretta!

Mi ricordo il primo Convegno delle

famiglie insieme ad Elias: scappava

da tutte le parti per andare a giocare,

giustamente, ed era inutile rincorrer-

lo e richiamarlo. Mi avvicinai ad

Adam chiedendogli per favore di

tenerlo d’occhio e lui mi disse che

Elias gli ricordava tanto se stesso

quando aveva la sua età. Allora io,

ammirando la sua attuale calma e

responsabilità, gli chiesi: “Davvero

anche tu eri così? E a quanti anni hai

iniziato a calmarti?”. Lui, pacifico mi

rispose: “A undici anni”. Elias ne

aveva appena 7… ciò inequivocabil-

mente significava altri 4 lunghi anni

di ansia e panico!

Oggi Elias ha 11 anni e forse Adam

faceva solo un discorso molto molto

relativo…

Ma insieme allo stato di ansia che

probabilmente è un fatto congenito

in me, ci sono stati e ci sono tanti

altri momenti di assoluta gioia ed è

una gioia di cui sono molto gelosa e

che quasi mi fa sentire “egoistica-

mente” una mamma unica e diversa.

Le gioie delle mamme adottive, così

come i dolori, sono esperienze dav-

vero uniche.

Non ci sono stati i dolori del parto, è

vero, né i pianti a notte fonda per le

poppate, ma la lacerazione mia, ben-

ché non fosse nella carne, l’ho senti-

ta nel profondo dell’anima.

Ogni volta che mi sono sentita una

mamma inadeguata, ogni volta che

avrei voluto scappare, ogni volta che

ho soffocato i singhiozzi e le lacrime

nel silenzio, io sentivo (e ancora oggi

sento) la lacerazione nell’anima…

Ma poi basta un suo sorriso, un

abbraccio, e tutto passa…

E allora comprendo che tutta la pena

vissuta e ancora da vivere, vale per

quell’unico, meraviglioso momento in

cui i suoi occhi restano fissi nei miei.

Giusy Rombi

Page 12: Notiziario 2009-11

12

IntroduzioneL’intervento-laboratorio svolto con il

gruppo di ragazzi adottati si è svilup-

pato seguendo le tematiche del post

adozione e dei relativi disagi in fami-

glia, nel gruppo dei pari, a scuola,

della riflessione sull’identità: conflit-

ti e difficoltà sì ma anche proposte,

punti di vista e supporto alla pari

(peer education) nel gruppo.

Proprio la gestione del gruppo è

risultata di fondamentale importanza:

più che i contenuti(che sono emersi

spontaneamente), è stato fondamen-

tale instaurare un clima collaborativo

di fiducia, sostegno e rispetto tra i

ragazzi e tra ragazzi e formatore.

Indispensabili sono state le espe-

rienze e le tecniche di cooperative

learning e team building acquisite

negli anni come insegnante, pedago-

gista e mediatore dei conflitti.

L’incontroL’ incontro con i ragazzi è partito pra-

ticamente subito, allorché ho inizia-

to ad osservarli la sera prima del

momento di formazione; mi sono

sentito come un estraneo timida-

mente esaminato mentre mi trovavo

a cena tra di loro accanto alla colle-

ga psicologa. Educatamente ci

hanno fatto accomodare e si sono

presentati: immediatamente ho avuto

Mediazione e comunicazione interculturalenelle relazioni e conflitti dei ragazzi adottati

Incontro-laboratoriocon i ragazzi adottati

Giulio D’Addio e alcuni ragazzi pro Icyc

Page 13: Notiziario 2009-11

13

il forte sentimento di trovarmi all’in-

terno di un gruppo frammentato,

chiuso e carismatico, attraversato da

dinamiche represse da far emergere;

ho avvertito il loro timore di scoprir-

si e, contemporaneamente, l’urgente

desiderio di aprire il loro vissuto a

me ed ai loro coetanei, adrenalina

che di li a poco, li avrebbe portati ad

aprirsi spontaneamente ad un rac-

conto di aneddoti riguardanti Padre

Alceste, disagi e traumi ancora forti.

Non essendo ancora pronti ad espri-

mere i sentimenti su un livello

comunicativo empatico e in un set-

ting appropriato, ho assorbito quello

che i ragazzi mi hanno raccontato, ho

a malincuore declinato l’ invito al

pub con loro, e ho fatto tesoro dei

vissuti e delle informazioni raccolte

per l’incontro strutturato del giorno

seguente.

La mattina l’incontro è partito con un

sentore di scetticismo, sfiducia e

moderata disponibilità. Purtroppo

una decina di ragazzi hanno deciso

di non partecipare non presentando-

si o uscendo dall’aula prima che si

inaugurasse l’incontro. I ragazzi mi

hanno da subito comunicato, anche

senza aprire bocca, il loro desiderio

di sentirsi ascoltati; così ho pensato

di modificare il programma inverten-

do alcune attività ed interventi: sono

col tempo emersi i sentimenti indivi-

duali attraverso un primo dialogo

dinamico tra presentazioni, pareri,

desideri ed aspettative.

Abbiamo parlato della comunicazio-

ne, abbiamo posto attenzione alla

riflessione meta comunicativa,

seguendo le regole del linguaggio

assertivo e della comunicazione

empatica positiva(comunicazione

non violenta). Ai ragazzi è stato pre-

sentato, in un primo livello base, un

modello di comunicazione alternati-

vo nel quale si sono personalmente

messi alla prova, attraverso le attivi-

tà ludiche come quella del gioco del

girasole e con discussioni nelle

quali senza quasi rendersene conto,

il gruppo si sforzava di usare gli

strumenti appena scoperti.

I ragazzi hanno recepito l’importan-

za dell’ascolto nella comunicazione,

l’ascolto vero e profondo; hanno evi-

denziato i disturbi connessi a questo

tipo di comunicazione come il giudi-

zio, le esperienze personali e l’inter-

pretazione, la qualità dell’ascolto ed

infine l’intromissione all’interno di

una situazione di dialogo empatico

profondo.

Ho presentato loro questa nuova

prospettiva come un utile strumento

per migliorare la comunicazione con

genitori, amici, fidanzati/te, profes-

sori: un “ trucchetto ” che se usato a

dovere evita il giudizio facendo tutta-

via recepire il nostro messaggio

come importante, non fornisce agli

altri la possibilità di sentirsi giudica-

ti e poiché parliamo di quello che

sentiamo nessuno ci potrà a sua

Page 14: Notiziario 2009-11

14

volta giudicare (questa modalità

necessita tuttavia di un secondo

livello di formazione ed una speri-

mentazione costante da parte di

chiunque, risulta faticosa anche per

gli esperti).

Non sono mancati momenti di ten-

sione, rabbia e frustrazione. Siamo

riusciti a sfruttare queste situazioni a

nostro vantaggio (tutelando i vissuti

profondi dei ragazzi): l’intervento

inaspettato di una persona estranea

al gruppo dei ragazzi, oltre al mal-

contento del gruppo stesso che stava

condividendo sentimenti con rispet-

to e fiducia, ha fatto emergere pen-

sieri, intenzioni e riflessioni molto

forti che hanno contribuito a legare

ulteriormente gli individui tra loro.

Cosa ancor più importante ha dato

loro un senso di responsabilità e

rispetto che non si aspettavano

venisse fuori in questa circostanza,

si sono auto candidati come parte

attiva del progetto di adozione col

sentimento comune di dare ognuno a

modo suo qualcosa in cambio della

luce che ha lasciato in loro Padre

Alceste e pro ICYC. I ragazzi hanno

iniziato a riconoscersi come un

gruppo condividendo gli stessi valo-

ri di rispetto e fiducia reciproca.

A questo punto ho deciso per un

momento di pausa e riflessione per-

sonale, per poi riprendere successi-

vamente con maggiore serenità ed

affrontare la tematica dei disagi subi-

ti attraverso l’iter del post adozione.

L’ultima parte dell’ incontro si è svi-

luppata sull’argomentazione centrale

del convegno: ho invitato i ragazzi a

dividersi in gruppi e preparare una

drammatizzazione teatrale seguendo

Page 15: Notiziario 2009-11

15

delle tracce da me preparate in pre-

cedenza. La funzione di queste tracce

era quella di far emergere in gran

numero più disagi del post adozione

in diversi ambienti (scuola, casa,

fuori per la città) e in rapporto a più

persone e situazioni (con i genitori,

con compagni ed insegnanti). Una

volta preparate e recitate le scenette

in tre gruppi, attraverso un confronto

tra attori e spettatori sono state bril-

lantemente riportate e sintetizzate le

situazioni di maggior disagio per

ogni scenetta che sono emerse sotto

forma ludica ma che si portano

ancora addosso diversi ragazzi come

• l’accettazione sociale;

• il giudizio/pregiudizio personale

e degli altri;

• l’ identità multipla italiano/cileno

con l’accettazione o il rifiuto di

una delle due culture a seconda

del caso.

Abbiamo parlato a lungo di queste

tre tematiche che gli stessi ragazzi

hanno identificato come maggiori

possibili disagi del post-adozione,

portando in diversi casi la propria

esperienza personale in regalo al

gruppo, gruppo che l’ha custodita

con cura e premura confrontandosi e

rispettandosi vicendevolmente.

Molto più tempo sarebbe servito a

questa fase, ma l’incontro si avviava

ormai alla conclusione.

ConclusioniTirando le somme i ragazzi hanno

voluto sottolineare l’importanza dei

tre punti precedenti, hanno espresso

il desiderio di esser riconosciuti

come parti attive e nuove risorse per

gli adottati più giovani, poiché hanno

vissuto spesso gli stessi disagi qual-

che anno prima, hanno voce in capi-

tolo e voglia di fare. Molti i commen-

ti positivi nel giro finale di interventi

sulla mattinata di formazione, i ragaz-

zi hanno riportato che “ si sono sen-

titi finalmente ascoltati, dato ciò, si è

potuto partire per lavorare insieme”.

Personalmente credo molto in un

percorso parallelo ma in più direzio-

ni, che possa nel tempo dare identi-

tà, fiducia e profonda conoscenza di

se stessi ai ragazzi del gruppo che ho

avuto il piacere di incontrare, consa-

pevolezza delle delicate dinamiche

che vivono, ma anche vorrei che in

un futuro abbiano la possibilità ed il

coraggio di lavorare sui propri con-

flitti, per poi poter un domani esser

una spalla amica in più per i ragazzi

giovani, per i genitori più freschi o

più preoccupati. I ragazzi che ho

conosciuto hanno la disponibilità, le

potenzialità e la gioia per fare questo

percorso insieme …. insieme anche

a quelli che hanno saltato l’incontro

quest’anno (vi aspettavo io, ora vi

aspettano anche Luis Marcello Ivan

Maribel Rosamel Vianca Stefany e gli

altri,coraggio!).

Per confronti chiacchierate e consu-

lenze con ragazzi o genitori già

conosciuti e non, vi lascio con gran-

de piacere la mia mail e il mio cellu-

lare (disponibile la sera ).

Grazie di cuore al sig. Gianni Palombi

e al sig. Maurizio Corte.

Buon Viaggio, dove è importante e fa crescere il

percorso, non solo l’arrivo.

Giulio D’Addio [email protected]

3286669150

Page 16: Notiziario 2009-11

16

“Marcello, guarda un po’ la sala da

pranzo, non c’è quasi più nessuno; ti

ricordi quando c’era il Padre come

era piena fino all’ultimo? La domeni-

ca arrivavano tutti per vederlo e per

mangiare un dolce insieme a lui e

abbracciarselo tutto; ora la domenica

è diventata la giornata dove tutti

scappano…”

Noi ragazzi eravamo pressoché al

completo, nell’aria si sentiva quella

fastidiosa malinconia che anticipa i

saluti con i loro arrivederci, i nostri

sguardi si incrociavano, interrotti

solamente dal movimento frenetico di

un vassoio ansioso di portare via

piatti e bicchieri sporchi.

C’era voglia e bisogno di dirsi anco-

ra molte cose, forse troppe ed ecco

arrivare il consueto silenzio imbaraz-

zante ed imbarazzato spezzato dalla

riflessione ad alta voce di come era

diverso quando c’era lui.

Inutile ma si torna e si tornerà sempre

ad un unico e costante pensiero,

Padre Pier ma che hai combinato, te

ne sei andato?!

La sua grandezza è visibile nel fatto

che ognuno di noi, a proprio modo,

vive questa mancanza; anche il con-

vegno di Trevi non poteva non essere

caratterizzato da questo fattore.

Forme, colori e rumori scorrevano

molto velocemente ed io con lo

sguardo oltre il finestrino del treno

ricapitolavo questi 20 anni di incontri

e allo stesso tempo non potevo non

pensare a come ero cresciuto anche

io assieme e grazie ad essi; comin-

ciando col stare seduto nel seggioli-

no in macchina, proseguendo con

un’altra auto ma senza seggiolino mi

sono trovato io al volante con amico

o fidanzata e adesso con i miei geni-

tori mi trovavo in un vagone di treno

Protagonisti consapevolidi un cambiamento

inevitabile

È il momento dei ragazzi

Page 17: Notiziario 2009-11

17

per un’altra emozionante esperienza.

Quanti saremo? Chissà se le coppie

in attesa e chi per molto tempo non

ho visto saranno presenti? 20 anni è

incredibile…

..E tutto ha inizio naturalmente in

piscina con i primi saluti, i tuffi e gli

schizzi di chi non riesce a trattenere

la propria gioia ed esuberanza nel

rincontrarsi dopo un anno.

L’interno dell’hotel pare vuoto ma in

realtà tante persone sono già al lavo-

ro per accogliere altre famiglie, nuovi

bambini e coppie in attesa che sono

da sempre protagonisti del primo

giorno.

Anche quest’anno i futuri genitori

hanno dimostrato consapevolezza del

loro “status” portando il solito impe-

gno condito di tenacia e fiducia nel

buon esito del loro cammino; Gianni

ha spiegato a loro e a tutti i presenti

il percorso e le tappe conquistate in

questi anni dall’Icyc e dal consiglio

direttivo, dimostrando che l’operato

che portiamo avanti da anni è costan-

temente in progresso e si arricchisce

di nuove nomine ed incarichi.

Mentre alle parole del presidente

fanno seguito interventi di psicologi,

funzionari del SE.NA.ME. e coppie

desiderose di sapere di più, ho le

prime avvisaglie che qualcosa sta

mutando, gli incontri porta a porta di

Padre Alceste si sono evoluti fino a

divenire convegni, eventi annuali, le

responsabilità del consiglio direttivo

sono aumentate a pari passo con la

loro esperienza, l’essere diventato un

ente autorizzato ha fatto maturare la

posizione di tutti noi portando

responsabilità che hanno scosso

quello stato in cui eravamo caduti

con la scomparsa del Padre.

Poi il convegno è tornato ai suoi

momenti spensierati, al gioco, allo

svago e alla felicità di poter stare

insieme e raccontare di tutto e di più

con naturalezza senza che la “pausa”

di un anno abbia fatto sentire il pro-

prio peso.

Il tempo corre e già mi ritrovo seduto

in una stanza con gli altri ragazzi

pronto per il lavoro di gruppo del

sabato mattina che ogni anno è pre-

ceduto da molta diffidenza e dubbi

sull’effettiva importanza per noi e ai

fini della nostra associazione.

In fondo noi siamo i ragazzi del

Padre, i suoi figli, ci conosciamo e

non servono parole per esprimere il

nostro amore, la gratitudine e il

costante pensiero per colui che ci

chiamava “angeli”.

Tra di noi poche volte nominiamo il

suo nome, figuriamoci adesso arriva

lo specialista di turno con il suo per-

corso di studio e la sua teoria appli-

cata e applicabile (non a noi) che ci

vuole studiare, prova a farci parlare,

scrivere, disegnare, ballare o chissà

cos’altro: intanto alla fine gli spie-

ghiamo da dove veniamo, chi era

l’uomo che ha dato vita a tutto ciò, lo

impressioniamo e il lavoro da pre-

sentare al pomeriggio è completo.

Quest’anno c’è stato un cambiamento

anche in questo perché abbiamo

capito l’importanza di parlare di noi,

tra noi, di tenere viva ed evidenziare

la nostra particolarità di sentirci più

Page 18: Notiziario 2009-11

18

che fratelli; ma cosa è successo?

Abbiamo lavorato con un ragazzo che

si è presentato sin dal venerdì sera

come uno di noi, come uno che vole-

va conoscerci come associazione ma

che all’opportunità lavorativa ha

aggiunto un ingrediente fondamenta-

le: Giulio, questo il suo nome, davan-

ti alla parola Icyc non si è fermato a

chiedersi cos’è ma ha proseguito

chiedendosi perché.

Ci presentiamo e ci segue sedendosi al

tavolo come si fa tra amici di vecchia

data, chiacchiera del più e del meno,

incomincia a conoscerci come persone

e come ragazzi provenienti da Quinta.

Vedo in lui reale interesse nell’ascol-

tare i nostri ricordi, nell’assaporare le

nostre sfaccettature, nell’essere

assorbito dall’atmosfera magica dei

convegni: sembra quasi dimenticarsi

che tuttavia all’interno del program-

ma ha un ruolo e deve svolgerlo.

Possiede fascino per cui cattura l’at-

tenzione delle ragazze, ha età, cari-

sma e sicurezza necessarie per entra-

re in confidenza con noi maschi; in

pochissimo tempo può assistere ad

una delle rare aperture del nostro

mondo verso uno che fino a poco

prima era a tutti gli effetti uno scono-

sciuto, si instaura un rapporto che

aiuta entrambe le parti e che ci porte-

rà ad un buon lavoro di gruppo.

Tra un sorriso e un bicchiere di birra

c’è il tempo per qualche aneddoto

personale e alcune riflessioni molto

interessanti sul nostro essere cileni e

adottati.

Giulio è sempre lì con noi e i suoi

occhi brillano e registrano immagini

e parole che non scorderà.

Si fanno le 4 di mattina eppure il gior-

no dopo siamo presenti, sia che ad

attenderci ci sia il discorso in sala con-

vegni o la partita al campo di calcio.

Questo accade perché siamo diventati

grandi, la nostra età è pressoché quella

dell’associazione, sentiamo la respon-

Page 19: Notiziario 2009-11

19

sabilità verso coloro che verranno

anche se a volte ci pare strano dover

già assumere cariche o impegni che

fino a ieri guardavamo come lontani.

Siamo uniti e lo saremo sempre impe-

gnandoci ad allargare questa grande

famiglia, porteremo il nostro appoggio

e la nostra esperienza a chi dovrà

lasciare e a chi dovrà subentrare in

incarichi fondamentali per la vita

dell’Icyc, faremo in modo che nessuno

facente parte dell’associazione urli con

dignità ed orgoglio “mi sento solo!”.

Sta cambiando tutto molto veloce-

mente, nella vita di tutti i giorni (lau-

ree, lavoro, figli, matrimonio..) e

parallelamente la vita dell’opera di

Padre Alceste ci chiede di aver tempo

e forza anche quando sembra impos-

sibile o eccessivamente dispendioso.

Pertanto continuiamo con le nostre

poesie, i nostri racconti, ma facciamo

anche sì che tutta l’intensità e l’impe-

gno con cui esprimiamo le nostre

emozioni si ripropongano in ogni

nostra iniziativa all’interno dell’asso-

ciazione (convegni annuali e incontri

regionali, forum o gruppo su facebo-

ok, suggerimenti e disponibilità ad

eventuali responsabilità riguardanti

l’ente e, perché no, coerenza ed

inventiva nel far conoscere sempre

più la nostra realtà).

Senza Padre Alceste il lavoro è molto

più duro e continuo, dobbiamo esse-

re protagonisti al convegno e durante

l’anno (emblematico il fatto che il

consiglio direttivo discuteva, si con-

frontava e quindi lavorava non appe-

na le ultime persone salutavano il

ventesimo convegno), protagonisti di

un cambiamento inevitabile ma fon-

damentale.

P.S: Padre, una cosa non cambierà

mai, in ogni parte del mondo e a tutte

le età saremo sempre i tuoi angeli.

Marcello Rocchi

Partita di calcio Italia-Cile (papà contro figli) 6-6

Partita di pallavolo

Italia-Cile (mamme

contro figlie) 2-3

Page 20: Notiziario 2009-11

20

Il convegno di quest'anno a Trevi (in

Umbria) è stato bello e per certi

aspetti molto coinvolgente. Mi riferi-

sco all'incontro fra i ragazzi del Cile

e Giulio D’Addio, pedagogista ed

esperto di mediazione interculturale.

All’incontro dedicato a noi giovani

c’erano quasi tutti i ragazzi “grandi”,

dei ragazzi sotto la fascia d’età dei 18

anni abbiamo partecipato sino alla

fine solo io e un altro. Alcuni ragaz-

zi, infatti, hanno partecipato solo alla

prima parte dell’incontro. Il tema

della discussione è stato sin dall'ini-

zio Padre Alceste. Sono uscite delle

parole stupende sul Padre, commo-

venti e che venivano dal cuore.

Questo mi ha fatto riscoprire la figu-

ra del Padre per il quale all’inizio non

sentivo un grande trasporto, avendo-

lo conosciuto solo un anno, anche

se dentro me l'ho sempre ringraziato

per quello che mi ha donato. Non me

lo ricordavo così come l’hanno

descritto i giovani che l'hanno cono-

sciuto meglio, forse anche perché in

questi 6 anni in Italia ne ho parlato

veramente poco.

Dopo, Giulio ci ha dato una traccia di

storie di ragazzi che dopo essere arri-

vati in Italia hanno dovuto subire una

serie di prese in giro da parte dei coe-

tanei. Ragazzi che si dovevano

ambientare nel nuovo Paese, costretti

a fare i conti con la nostalgia e la soli-

tudine e con la voglia di negare le

proprie origini e il proprio passato.

Tutte storie che molti di noi hanno

subito sulla loro pelle. A me per fortu-

Un incontro utileStefani con gli amici

Page 21: Notiziario 2009-11

21

na non è successo che mi insultasse-

ro perché ero la più grande della clas-

se, ma qualcuno mi ha preso in giro

per il colore della pelle e per il fatto di

essere cilena. Il primo e il secondo

fatto mi sono successi alle medie,

precisamente in terza. Non mi sono

affatto abbattuta per una sciocchezza

simile. Avevo più di un asso nella

manica e uno di questo l’ho giocato.

Un giorno ad educazione fisica ho

fatto notare a tutti che il mio colore

della pelle era identico al bulletto

della classe, al nipote dell’ex sindaco

di Verona, a uno nato e cresciuto in

Italia e a una ragazza che era presa in

giro perché non vestiva alla moda.

Quegli insulti non sono più usciti

dalle loro bocche. Dopo però sono

stata presa in giro perché non ero

nata in Italia ma in un paese “extra-

comunitario”. E io risposi così: “

Grazie per avermelo fatto notare,

come se non ci fossi arrivata. Sarà

pure come dici tu sfortuna mia di

non essere nata in questo paese, ma

bisogna vedere l’altra faccia di que-

sta sfortuna. Non sono italiana di

nascita, ma ho la cittadinanza; poi

sono nata in Cile, quindi sono a tutti

gli affetti una cittadina cilena, e lo

sono tuttora, e sai perché? Perché ho

la fortuna di avere la cittadinanza

anche cilena, oltre a quella italiana, e

credo che questa fortuna tu non ce

l’abbia, dico giusto o sbaglio? Perciò

è meglio che prima di fare uno dei

tuoi soliti interventi schiocchi, usi la

tua testa in modo più sano, e che la

tua intelligenza venga a galla.

Sono sicura che tu ce l’hai, altrimen-

ti se ti va di insultare ancora, infor-

mati su certe cose per non fare la

solita figura dello scemo davanti a

tutti i tuoi compagni perché poi quel-

lo preso in giro sarai tu, non io”.

Da lì in poi non sono più stata presa

in giro. Anzi. Io in Italia mi trovo

benissimo proprio perché mi sono

fatta amicizie con persone italiane

che mi hanno accettata così com’ero.

Quindi io mi sono posta una doman-

da per tutti quei ragazzi che conti-

nuano a lamentarsi e a dire che in

Italia si trovano male e che vorrebbe-

ro ritornare in Cile: “Ma voi che dite

buh Italia, W Cile, avete mai provato

a coltivare amicizie con persone del

posto, ragazzi italiani e non solo

come noi, di origine straniera?

Perché se non lo avete fatto, è inuti-

le che vi lamentiate. Se non vi trova-

te bene qua non è per colpa dei

ragazzi o dell’Italia che fa schifo, ma

vostra, perché non vi siete messi di

buona volontà nel riuscire in questo

compito. Certo, un compito per nien-

te facile, ma alla fine pensi a quanto

hai faticato e ti ritrovi con un enorme

sorriso perché sei felice di essere

riuscito a diventare uno del gruppo,

e non uno di quelli della “banda

degli stranieri” mal visti da tutti.

Perché fai male a te stesso, ma anche

ai tuoi genitori che vedono in te una

persona trascurata, e per giunta non

felice della vita che ti stai creando.

Quindi devi essere anche tu quello

che deve dire: “Non è questo il tipo

di vita che mi sono immaginato, non

sono questi gli amici giusti per me,

Voglio essere qualcuno e fare qual-

cosa”.

Perché solo così si può aiutare il

prossimo. E come dice mia madre:

”Se non ti crei una cultura, non studi

e non diventi una donna emancipata

che sa farsi rispettare, come potrai

mai aiutare, magari anche solo, la

tua famiglia in Cile? Studiando non ti

farai mettere i piedi in testa da perso-

ne che non ti vorranno bene nella

vita e che cercheranno in qualche

modo di farti stare male e ti insulte-

ranno. Se studi saprai difenderti e

riconoscere le persone giuste da

quelle sbagliate”. Questo è stato l'ar-

gomento principale del nostro

incontro e mi è stato di grande aiuto.

Che dire? Un grazie a tutti i ragazzi e

le ragazze. Anche a quelli che non

c'erano all’incontro e con cui ho pas-

sato delle splendide ore a Trevi.

Stefani Paola Corte Cellore

Page 22: Notiziario 2009-11

22

Il Convegno di Trevi del 28-29-30

agosto 2009 imperniato sul tema del

post-adozione dal titolo “Adozione e

poi?” è stato l’occasione per incon-

trare i referenti regionali e riflettere

insieme sulla funzione delle coppie

tutor e sui percorsi da intraprendere

in futuro.

Nella mattina del 29 agosto i parteci-

panti si sono divisi in tre gruppi: i

ragazzi più grandi si sono riuniti,

guidati da un conduttore-pedagogi-

sta, le coppie in attesa e le famiglie

nel gruppo condotto da una psicolo-

ga, sul tema del post-adozione.

Il resto (formato da 15 partecipanti,

referenti-tutor per le Regioni: Calabria,

Veneto, Campania, Lombardia, Emilia

Romagna, Lazio, Sardegna, Toscana,

Marche) ha partecipato all’incontro

guidato dalla scrivente, psicolga e psi-

coterapeuta dell’Ente ProICYC, coa-

diuvata dall’assistente sociale dello

stesso Ente, Dott.ssa Federica Tavanti.

Quest’ultima è stata la memoria del

gruppo “registrando” gli interventi e

le riflessioni dei partecipanti, conser-

vando così traccia di quanto detto.

Inoltre, ha partecipato, a questa ses-

sione di lavoro, la Dott.ssa Elvira

Da dove iniziamo?L’importanza della coppia tutor

Io ho sempre trovato la parola

per tutti i miei pensieri, tranne uno;

e quest’uno mi sfida, come se

volesse la mia mano disegnare

il sole per le razze delle tenebre.

Da dove cominciare?

E.Dickinson, Poesie

Intervento della Dott.ssa Marcella Bove

Page 23: Notiziario 2009-11

23

Parasileno, psicologa-psicoterapeu-

ta, gruppoanalista, che ha fornito il

suo prezioso contributo.

È stata la prima volta che incontrava-

mo, in questa forma, la maggior parte

di loro e, data la ristrettezza del tempo

a nostra disposizione si è discusso, in

particolare, su alcuni temi specifici:

• Cosa vuol dire essere tutor?

• Cosa fa il tutor?

A proposito del primo tema, le risposte

fornite da ogni partecipante, sono state:

Condividere un’esperienza - Essere un

gradino più su - Avere una visione diver-

sa - Supportare tutta la fase adottiva -

Essere un punto di riferimento - Aiutare

a riflettere - Sostegno e forza - Suggerire

soluzioni utili - Tutor verso i ragazzi -

Comunicazione - Formazione - Auto-

formazione - Esserci - Incoraggiamento.

Qualcuno ritiene il tutor una persona

che ha maturato un’esperienza,

(avendo già sperimentato la genito-

rialità) che si trova “un gradino più

su” nella conoscenza delle problema-

tiche legate al tema dell’essere geni-

tori (avendole già vissute). Altre per-

sone trovano importante il ruolo del

tutor in quanto supporta la famiglia in

tutto il percorso adottivo, prima e

dopo l’adozione. Altri ancora vedono

il tutor come colui che aiuta a riflette-

re sulle proprie responsabilità, una

volta iniziata l’esperienza, che dialoga

e comunica con la coppia/famiglia.

Per molti l’attività di tutoring dovreb-

be essere svolta anche a favore dei

ragazzi, che potrebbero trarre da que-

sta esperienza un “rispecchiamento

positivo” utile per la loro vita.

Altri mettono in evidenza come il

tutor incoraggi, laddove esistano dif-

ficoltà di relazionarsi per “chiusure

mentali” e stimoli a mostrare corag-

gio, mettendosi in gioco.

Per alcuni è importante il tema della

comunicazione.

Dunque il tutor è “un punto di riferi-

mento”, qualcuno a cui rivolgersi,

capace di indossare “altri occhiali”

per offrire una visione diversa con cui

guardare la realtà circostante.

Nell’incontro si è discusso intorno al

tema della PAURA: si è detto “quando

si ha paura non si può teorizzare,

bisogna farsi coraggio, perché la

paura è come un vestito”. Altri hanno

aggiunto “insieme ci si può aiutare,

soprattutto nei momenti di difficoltà”.

Credo di poter dire, alla luce di quan-

Page 24: Notiziario 2009-11

24

to finora esposto, che siamo partiti da

un “fare concreto” declinato nello

scrivere su alcuni fogli i propri nomi,

i recapiti telefonici, per andare poi a

esprimere le proprie opinioni sui tanti

temi di cui ci siamo occupati per arri-

vare a un “fare diverso”, più profondo,

ovvero riflettere insieme e, poi, da

soli, sui significati di pensieri ed

emozioni (es. la paura), gesti e com-

portamenti nel tentativo di valorizzare

“l’agire simbolico”, come base per il

lavoro di attribuzione di significati.

È nell’agire che gli individui proietta-

no sé stessi ed è dal loro agire che

emergono significati talvolta scono-

sciuti agli stessi.

Se “fare insieme” vuol dire costruire

scenari relazionali, non basta sempli-

cemente pensare o desiderare di fare:

bisogna ridare valore all’agire come

mezzo privilegiato di ricerca ed

espressione creativa della personalità

di ciascuno. Come diceva Winnicott

“il cercare può venire soltanto da un

funzionare sconnesso, informe o

forse dal giocare rudimentale, come

se avesse luogo in una zona neutra”.

Ritengo che lavorare in gruppo, può

essere un ritrovarsi in una “zona neu-

tra” dove sperimentare sé stessi, nei

propri pensieri e nel proprio agire

concreto e simbolico.

Le riflessioni del gruppo sul secondo

tema “Cosa fa il tutor”, sono state:

sostiene - fa conoscere - consiglia -

mette a disposizione la sua esperien-

za - incoraggia chi si deve avvicinare

all’adozione e consiglia, dopo l’avve-

nuta adozione - segue un protocollo

- propone un punto di vista diverso o

alternativo - informa - ascolta - con-

divide - comunica la propria espe-

rienza - promuove contatti - favorisce

relazioni tra le famiglie adottive.

Secondo alcuni il tutor sostiene, per

altri, ascolta, consiglia, fornisce

risposte pratiche e affettive, scam-

biandosi cure e attenzioni.

Alla luce dei cambiamenti avvenuti

nella società moderna, i partecipanti

al gruppo ritengono che “per aiutare,

bisogna condividere” e che l’attività

del tutor dovrebbe svolgersi attraver-

so un protocollo, dettato da chi è

esperto, ovvero da un professionista.

La partecipazione ai Convegni è

senza dubbio formativa, rappresenta

l’occasione per conoscere, ricaricar-

si, confrontarsi, stringere amicizie.

È importante avere una formazione ad

hoc, attraverso il ricorso a figure

competenti che aiutino le coppie

tutor a sviluppare la capacità di dare

un aiuto che non sia “a caso”, che

consenta alla coppia tutor di accom-

pagnare la coppia nel periodo che

precede l’adozione e, la famiglia,

dopo aver adottato. Si tratta, infatti, di

un tempo lungo, pieno di eventi, un

tempo ricco e proficuo per confron-

tarsi, disapprendere e apprendere.

Una caratteristica fondamentale che il

tutor deve avere é la pazienza, ci

vuole forza fisica e mentale per dare

un aiuto valido.

Alla domanda emersa “dove trovo la

forza?” la risposta è: parlando con le

altre famiglie adottive e biologiche,

leggendo, comunicando, formandosi.

Inoltre il tutor informa, mette in con-

tatto la coppia/famiglia con la rete di

Servizi conosciuti, presenti nel terri-

torio, dovrebbe creare una rete pro-

muovendo contatti con le famiglie

adottive per “arrivare prima” ad aiuta-

re la famiglia, evitando, il più possi-

Page 25: Notiziario 2009-11

25

bile, laddove vi siano problemi, che

si possa verificare un “danno irrecu-

perabile”.

L’autoformazione è fondamentale per

aiutare, per esserci, mettendosi a

disposizione della coppia e della nuova

famiglia e fornendo agli altri la propria

esperienza. Le coppie tutor devono

“prestarsi, essere disponibili per una

formazione continua” perché “non ci si

può fermare al particolare ma bisogna

passare al generale “occorre qualcosa

che duri nel tempo”.

Lasciare parlare le coppie, farle sfo-

gare (nel periodo dell’attesa di un

abbinamento, per es.) partendo dal

fatto che le coppie tutor non sanno

più degli altri, hanno solo più infor-

mazioni, una ricchezza in più ma

occorre sapere dove arrivare, dove

bisogna fermarsi senza fare danni: il

professionista può aiutare in questo.

Occorre fare un passo avanti attraver-

so news-letter, e-mail, condividendo

i temi nel forum, acquisendo una

maggiore visibilità, se possibile, con

incontri più frequenti. Importante ela-

borare degli schemi/scalette con

l’aiuto degli operatori per essere poi

pronti a rispondere ai bisogni delle

coppie/famiglie.

Alla luce di quanto emerso ritengo

che, nel corso di questa prima espe-

rienza, si è avviata una discussione

sulla formazione del tutor.

Dalla riflessione sul primo tema,

relativo alla domanda-stimolo fornita

dal conduttore“ ”Cosa vuol dire esse-

re tutor?” emerge una figura di tutor,

che facilita, motiva, accompagna e,

talvolta, se occorre, indica una strada

alternativa, attraverso le sue idee ed

esperienze.

Il materiale prodotto dal gruppo dei

referenti regionali, che si sono impe-

gnati in modo attivo e partecipe, mi

pare un contributo importante.

L’Associazione, preso atto di quanto

espresso dai partecipanti, si impe-

gnerà a mettere a punto un progetto

che risponda a questi bisogni ed esi-

genze.

Dott.ssa Marcella [email protected]

Gli amici cileni: Padre Memo, Lya Hald con il marito Reinaldo e l’Avv. Gianni Casoni

Page 26: Notiziario 2009-11

26

Finalmente!

Ammetto, è proprio quello che ho

pensato quando ho saputo che si

sarebbe tenuto un incontro dei refe-

renti regionali durante il convegno

annuale. Il primo da quando siamo

diventati Ente autorizzato.

E poi il tema scelto mi è sembrato

particolarmente attuale ed anche

strategico: “I referenti regionali

discutono sulla figura della coppia

tutor”. Una splendida occasione per

confrontare le idee e le esperienze di

ciascuno di noi.

I referenti regionali nella nostra

associazione svolgono già oggi un

delicato ruolo di cerniera tra il diret-

tivo dell’associazione e il territorio

con le sue famiglie. E proprio da

questa consapevolezza, e con la forza

delle storie personali di ciascuno di

noi e delle famiglie che conosciamo,

che siamo partiti per mettere in

comune le nostre idee su quale

dovrà essere il ruolo delle famiglie

tutor nel lavoro dell’Ente.

Si è parlato molto e in modo molto

approfondito, sono emerse molte

idee e molti bisogni. Ne vorrei ricor-

dare alcuni anche se molto, molto

sinteticamente:

• i referenti regionali e le coppie

tutor dovranno avere a disposi-

zione delle “linee guida” a cui

fare riferimento nel lavoro con le

famiglie - famiglie in attesa e

famiglie che hanno adottato - per

rendere omogeneo e coerente sul

territorio il supporto che viene

fornito;

• i referenti regionali e le coppie

tutor hanno bisogno di formazio-

ne specifica e continua sul ruolo,

sulle linee guida, sulle modalità

di gestione dei problemi…

Incontri annuali di formazione,

ma anche aggiornamenti periodi-

ci specifici dal direttivo, dal-

l’equipe professionale che segue

le coppie, dalla sede centrale;

• Il supporto delle famiglie tutor

Verso nuoveavventure…

Page 27: Notiziario 2009-11

27

dovrà essere rivolto alle famiglie:

alle coppie di genitori, ma anche

ai ragazzi (i nostri sono abba-

stanza “grandi” da poter deside-

rare o anche solo gradire un rap-

porto a tu per tu con altri ragazzi

più grandi che hanno vissuto

prima di loro le loro stesse espe-

rienze);

• I referenti regionali hanno neces-

sità di mettersi “in rete” , da subi-

to, per scambiarsi idee, espe-

rienze concrete, spunti di rifles-

sione e … ottimismo!

• La sede di Roma e l’equipe pro-

fessionale dovranno avere un

ruolo centrale: fornire linee

guida (partendo proprio dalla

sintesi di quanto emerso durante

la riunione con i referenti),

aggiornamenti periodici, forma-

zione annuale e soprattutto

dovranno prendere in carico i

casi più complessi e fornire con-

sigli su come affrontare situazio-

ni di difficoltà non gestibili dalla

singola famiglia tutor;

• Il direttivo potrebbe indicare un

referente per i rapporti con i refe-

renti regionali e con le famiglie

tutor proprio per semplificare e

coordinare l’assistenza alle fami-

glie ed il lavoro di referenti e

famiglie tutor sul territorio;

• I referenti regionali dovranno col-

laborare con le famiglie tutor per

supportarle, incoraggiarle e aiu-

tarle a gestire le varie situazioni

in una logica di costruzione di

una “rete” sul territorio tra le varie

famiglie dell’associazione che

decidono di volta in volta di met-

tersi in gioco al servizio degli

altri.

Cos’altro dire?

Siamo stati molto bene insieme e

non vediamo l’ora di risentirci, rive-

derci e iniziare a scambiarci informa-

zioni, idee ed esperienze.

Siamo stati felici di aver potuto

apprezzare il comune impegno per

rafforzare l’associazione sul territorio

e per fornire quel supporto, quell’as-

sistenza alle famiglie - nelle fasi di

attesa e di post adozione – che ren-

dono particolarmente attraente la

nostra associazione per quanti si

avvicinano a noi.

Una mattinata di particolare intensità

e di grande concretezza.

E adesso siamo pronti a partire per

una nuova avventura.

Paola Cutaia

Page 28: Notiziario 2009-11

Il 29 agosto, durante il Convegno di Trevi, si sono svolte le elezioni delnuovo Consiglio Direttivo che guiderà l’Associazione per i prossimi tre anni. I consiglieri Anna Sorci e Roberto Zanolini avevano deciso, per motivi per-sonali, di non rinnovare la loro candidatura, al loro posto sono stati elettiMassimo Scodavolpe e Francesco Schiavello.Il nuovo Consiglio Direttivo risulta quindi costituito da Gianni Palombi,Enrico Paucchi, Maria Rita Bonafede, Luca Federici, Caterina Spezzigu,Massimo Scodavolpe e Francesco Schiavello.Nella stessa giornata sono stati eletti i Revisori dei Conti nelle perso-ne di Daniela De Fortuna, Domenica Laurenzana, Marco Cocucci.A tutti il ringraziamento per la disponibilità e l’augurio di proseguire illavoro intrapreso con determinazione consapevoli dei nuovi più gran-di impegni che ci attendono.

Durante il primo Consiglio Direttivo, convocato a Roma il 10 otto-bre, Gianni Palombi e Enrico Paucchi sono stati confermati rispet-tivamente Presidente e Vice Presidente dell’Associazione.

Rinnovatoil ConsiglioDirettivo

28

Il 2009 è stato l’anno in cui abbiamo iniziato il nostro cam-

mino di Ente Autorizzato.

Il 28 febbraio/1 marzo è stato organizzato a Roma il primo

corso propedeutico all’adozione internazionale durante il

quale i nostri operatori hanno incontrato 7 coppie, interes-

sate alla metodologia e alla procedura della nostra struttura.

Attualmente sono 8 le coppie che ci hanno conferito il

mandato. Due hanno già i documenti in Cile, le altre cin-

que stanno terminando la preparazione e legalizzazione

dei loro documenti. Ad esse si è aggiunta una coppia che

si sta preparando ad accogliere la sorellina di 7 anni del

loro bambino adottato due anni fa e che ora ha nove anni.

Per i primi mesi del nuovo anno organizzeremo il secon-

do corso e, nello stesso periodo, aprirà la sede in Umbria,

ora solo sportello informativo.

Per la fine dell’anno sarà inoltre pronta la nostra Carta dei

servizi, strumento essenziale per far conoscere a tutti la

metodologia e la particolarità del nostro Ente.

Attivitàdell’Ente

Page 29: Notiziario 2009-11

29

La nostra organizzazioneASSOCIAZIONE FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC ONLUS

ASSEMBLEA DEI SOCI

CONSIGLIO DIRETTIVO

PRESIDENTEGIOVANNI PALOMBI

VICE PRESIDENTE: ENRICO PAUCCHICONSIGLIERE: MARIA RITA BONAFEDECONSIGLIERE: LUCA FEDERICICONSIGLIERE: FRANCESCO SCHIAVELLOCONSIGLIERE: MASSIMO SCODAVOLPECONSIGLIERE: CATERINA SPEZZIGU

REVISORI DEI CONTIMARCO COCUCCIDOMENICA LAURENZANADANIELA SPOLAOR

COMMISSIONE ENTESARA AZZALIROBERTA CELLOREPAOLA CUTAIA

REFERENTI ASSOCIAZIONE

LOMBARDIA LOREDANA CALDIEROVITO FUCILLIFRANCESCO SCHIAVELLODOMENICO RAMUNNOROBERTO ZANOLINI

PIEMONTE FRANCESCO CAPEZIO

LIGURIA MARILENA PROTO

VENETO MICHELE BENASSUTIMAURIZIO CORTEMAURIZIO LUGATO

EMILIA ROMAGNA ANNA DEL PRETEROMANA ZAVATTA

MARCHE LUCIANO BERTUCCIOLIMICHELE D’ANNARENZINO SACCOMANDI

TOSCANA E SARDEGNA PAOLO BONCRISTIANOCARLO CARRARESICATERINA SPEZZIGU

ABRUZZO ANNAMARIA ESPOSITO

LAZIO PAOLA CUTAIADOLORES FERRARIANNA SORCI

UMBRIA ENRICO PAUCCHI

CAMPANIA GIUSEPPE LA SALA

CALABRIA ROCCO MAMONEGIOVANNA MUSICO’

OPERATORI ENTE

ROMAAVVOCATO CLAUDIO BASILIPSICOLOGA MARCELLA BOVEASSISTENTE SOC. FEDERICA TAVANTIRESP. UFFICIO ELENA CAVASSA

BETTONA (PG)AVVOCATO MARCO PAOLIPSICOLOGA SIMONA FELICETTIASSISTENTE SOC. MARTA ROCCHIPEDAGOGA MONICA MATTONELLI

RESPONSABILE NAZIONALE SADMASSIMO SCODAVOLPE

PUGLIA ROSARIA FAVATA’PIEMONTE FRANCESCO CAPEZIOLIGURIA FILIPPO DE MICHELI

MARIA T. DE MICHELIEMILIA ROMAGNA ANNA DEL PRETECALABRIA ANNA VITALE

DON MICHELE FONTANALOMBARDIA LOREDANA CALDIERO

GIOVANNI MONTALBETTITOSCANA YOANS DI GRIGOLI

RAPPRESENTANTI RAGAZZIALAN GAMBONIMARIBEL PROTOMARCELLO ROCCHI

Page 30: Notiziario 2009-11

Dopo il gemellaggio dell’ aprile 2008

in Cile tra Tuscania e Quinta de

Tilcoco, le due città più care a Padre

Alceste, il primo settembre il

Sindaco di Quinta, Nelson BarriosOrestegui, venuto in Italia per par-

tecipare al nostro convegno, ha

ricambiato la visita e ha incontrato a

Tuscania il Sindaco della città

Massimo Natali. L’incontro si è

svolto nella casa comunale alla pre-

senza di altri Amministratori, di

Padre Guillermo Arceu, Presidente

della Fondazione ICYC, del nostro

Presidente Gianni Palombi e di alcu-

ni amici di Padre Alceste. È stata una

cerimonia semplice ma molto senti-

ta. Dopo lo scambio dei doni è stata

ricordata dai presenti la figura di

Padre Alceste e il particolare legame

che unisce le due città ed è stata riaf-

fermata la volontà delle due ammini-

strazioni di coltivare rapporti di ami-

cizia e di scambio.

Nel pomeriggio una visita guidata

nell’antica città etrusca poi la messa

nella Chiesa di Santa Maria della

Rosa in Largo Padre Alceste

Piergiovanni.

GemellaggioTuscania - Quinta de Tilcoco

30

Page 31: Notiziario 2009-11

31

Sono nata in Cile il 2 agosto 1988, ho vissuto finoall’età di 7 anni in un istituto. La mia vita è cambiataquando mi è stata data la possibilità di avere una nuovafamiglia. Rispetto a tutti gli altri bambini, io all’età di 4anni avevo già capito come era fatta la vita. La mia nuova famiglia mi ha dato quella stabilità esicurezza di cui ha bisogno un bambino. Ho cercato di rimuovere la mia vita precedente, ma misono resa conto che anche quella mia prima vita mi hainsegnato che la vita è preziosa e va vissuta nel modomigliore possibile. Sui miei genitori biologici non so niente. Prima davo lacolpa a mia madre del mio abbandono, ora invece misono resa conto che c’è sempre un motivo alle cose eniente viene per niente, forse ha deciso di abbandonar-mi per darmi una seconda possibilità per essere felice.

Pensieri nel tempo1969In quest’anno sei nata, a sedici anni sei diventata grande. A diciannove sei diventata madre e in quell'anno non ti sei resa conto di avermi persa per sempre.

Lei La prima volta che ti ho visto mi sembravi un’altra, quando ti ho rivisto eri lei, lei che non ho mai visto, lei che ha preferito farsi una vita da solapiuttosto che stare con me. Lei che mi ha lasciata, lei che non si è girata neanche un attimoper vedere se faceva la cosa giusta, lei che non ci ha pensato due volteprima di lasciarmi lì, lei che non mi ha mai cercata, lei che ora non riesco a chiamaremamma. Lei che non si è preoccupatadi cosa avrebbe pensato sua figlia di lei.

Per Te A te che ci sei sempre stata, a te che mi hai amata e che ti sei fatta amare, a te che non hai mai chiesto niente in cambio ma solo di essere amata, a te che hai solo dato l’amore ed è a te che io ora chiamo mamma.

Alla ricercadel perdonoOra, ora sono grande, sono in grado di capire perché ti sei dovuta allontanare da noi. Solo ora, che sono più grande ho potutocapire il tuo dolore, la tua sofferenza, ti chiedo scusa se ti ho giudicata, se a volte avrei preferito non avere una madre, ora so che se ti sei dovutaallontanare da noi era per una cosa seria.Ora che sono grande e so di te, non voglio chiudere la porta con te fuori,voglio lasciarla aperta, la speranza, è che un giorno ti possa incontrare.

Ora io ho 20 anni e tu 40 e siamo cresciute, anche se lontane, da 19 anni ti penso e non faccio altro.Di te non ricordo niente, non so come sia fatto il tuo viso. Non so niente ma so che mi amavi e lo hai dimostrato in due circostanze.La prima è stata quando mi hai riconosciuta come figlia e la seconda quando hai volutoconcedere a me e a mio fratello una possibilità per essere amati. Per questo ti ringrazio perché sarai comunque sempre mia madre,comunque vadano le cose.

T.V.B. Ti stringo la mano, immagino che sia la tua, quella che ho sempre sognato di poter tenere.Cerco di immaginarmi il tuo viso, ti immagino bella, molto bella e ti continuo ad immaginare perchè è l'unica cosa che posso fare.

Page 32: Notiziario 2009-11

32

Bre

vi

Incontro a BettonaIl 4 luglio scorso si è tenuta a Bettona la seconda plenaria del nostro Ente.

Ha aperto i lavori il Presidente Gianni Palombi alla presenza di tutte le

operatrici delle sedi di Roma e Bettona e di alcuni componenti del

Consiglio Direttivo.

Si è parlato dell’organizzazione delle sedi e soprattutto della metodologia

da seguire per operare al meglio nel sostenere e accompagnare le coppie

prima e dopo l’adozione.

Sedie numeri Sede Centrale dell’AssociazionePiazza Campitelli, 9 - 00186 Roma

Orario Ufficio: lunedì, mercoledì,

venerdì dalle ore 16,00 alle ore 20,00

Tel / fax 0668806528email: [email protected] Sportello informativo di Bettona (PG)Tel. 320.4984243

Page 33: Notiziario 2009-11

33

Bre

vi

Progetto Nigeria 2009

Il 2009 era iniziato con un impegno

preso dalla nostra Associazione a fian-

co della EsseGiElle cooperazione inter-

nazionale onlus, per la costruzione di

un frantoio per la spremitura di olio di

palma a Uzo Ngwoma, periferia di

Owerri, in Nigeria dove ha sede la

Comunità dell’Ordine della Madre di

Dio. Il progetto comprendeva la costru-

zione di locali con un magazzino di

stoccaggio delle bacche, l’acquisto di

una pressa, di uno sterilizzatore e di

altre attrezzature necessarie alla spre-

mitura e la formazione tecnica di opera-

tori agricoli.

A meno di un anno dall’inizio dei lavori

l’obiettivo è stato raggiunto, il progetto

è terminato per la gioia degli abitanti

della zona.

L’olio di palma è infatti un prodotto indi-

spensabile per il loro sostentamento.

Vogliamo ringraziare la EsseGiElle e le

persone che hanno contribuito alla

realizzazione di quest’opera.

Devolvi il 5 per mille all’Associazione FAMIGLIE ADOTTIVE PRO ICYC onlus

COD.FISC. 97181810587firmando il primo riquadro del Modello 730-1 bis “Sostegno del volontariato…” ed inserendo il nostro codice fiscale

Page 34: Notiziario 2009-11

34

Bre

vi

Per associarsiVersare l’importo di euro 35,00 aAssociazione Famiglie Adottive pro Icyc Onluscc postale 17179045 Causale: Quota associativa anno 2010

Per contributi all’AssociazioneAssociazione Famiglie Adottive pro Icyc Onlus cc postale n. 17179045IBAN: IT76G0760103200000017179045Associazione Famiglie Adottive pro Icyc Onlus cc n. 35459IBAN: IT18P0832703202000000035459Banca di Credito Cooperativo di Roma Ag. 2 Via Casilina, 1888/L-00132 Roma

Carissimi amici,le testimonianze su Padre Alcestegiunte fino ad ora non sono tante(una quindicina) però sono tutte bel-lissime. Piene di significato e gratitu-dine, raccontano l’incontro personalecon questa persona straordinaria chenon solo ci ha permesso di adottarema, magari “maltrattandoci” un po’,ha commosso la nostra vita.Sto pensando di chiudere la raccolta

a gennaio e puntare all’ambiziosoprogetto di pubblicare il libro per ilprossimo Convegno 2010.Lancio un ultimo appello: mandatemial più presto la vostra personale testi-monianza!Capisco che sedersi, recuperare fattiaccaduti e mettersi a scrivere non èfacile dentro una vita che ci chiedeinnumerevoli impegni e responsabi-lità. Sono però convinto che la fatica

di questo esercizio è utile perché,prima che essere per altri una testi-monianza, è una maggiore presa dicoscienza per sé (memoria).Grazie per quello che riuscirete a fare.

Francesco [email protected]

fax 02/700.50.10.96via Mameli 44 - 20129 Milano

Raccontiamo Padre Alceste

Page 35: Notiziario 2009-11

35

Ciao NazzarenoL’appuntamento era per il convegno a Trevi, per festeggiare

insieme i nostri 20 anni. Invece il 6 luglio Nazzareno

Piergiovanni è morto, improvvisamente. Ne siamo rimasti

tutti addolorati.

Neno, come lo chiamava Padre Alceste, era un uomo buono

e gentile, un vero signore. Seguiva con la sua consueta

discrezione tutte le nostre iniziative e ogni volta non finiva

mai di ringraziarci e immancabilmente si commuoveva: “Con

il vostro impegno e la vostra attività mantenete vivo il ricor-

do di mio fratello e di tutto ciò che ha fatto, ve ne sono grato”.

Grazie a te Neno per la tua vicinanza, per le tue parole di

stima, per il tuo esserci sempre.

Siamo vicini alla tua famiglia con grande affetto.

Sentite condoglianzeagli amici Renato Musicò per la morte della mamma,

a Stefania Randisi e Laura Selli per la morte dei rispettivi papà.

RingraziamentiSi ringraziano per il contributo

Centro Missionario Tuscania Banca di Credito Cooperativo di Roma Comunità di S.Pier di Canne Gasparini NicolaSoci e sostenitori del SADSi ringraziano per la collaborazione

durante il Convegno di Trevi

Bernardino Proietti e Silvia Sommarivache hanno tradotto per i nostri ospiti cileni

Lucia Mencarelli, Lucia Catarinucci e Francesca Salemmi che hanno intrattenuto

i bambini più piccoli.

Da sinistra Franco Piergiovanni, Gianni Palombi e Nazzareno Piergiovanni B

revi

Page 36: Notiziario 2009-11

Lombardia Roberto Zanolini 335/327078Francesco Schiavello 027610436Vito Fucilli 333/9456633Loredana Caldiero 339/2159267Domenico Ramunno 339/5090285

Piemonte Francesco Capezio 3355272243

0117410596

Liguria Proto Marilena 010/5220178

Veneto Maurizio Corte 339/1188733Michele Benassuti 045/6305145Daniela De Fortuna 3384318731Maurizio Lugato 3381817825

Emilia Romagna Romana Zavatta 0541 /656285Anna Del Prete 348/0311198

Marche Luciano Bertuccioli 0721/282056Renzino Saccomandi 0721/282166Michele D’Anna 335/7657437

Toscana Caterina Spezzigu 335/8410913& Sardegna Paolo Boncristiano 335/7696908

Carlo Carraresi 338/2371883

Abruzzo Annamaria Esposito 0861841151

Lazio Anna Sorci 338/4266556Dolores Ferrari 349/0639770Paola Cutaia 338/9795049

Umbria Enrico Paucchi 333/9831127

Campania Giuseppe La Sala 338/9047194

Calabria Giovanna Musicò 338/3683014Rocco Mamone 338/5210326

Referenti dell’Associazione nelle varie Regioni italianeLa nostra Associazione è diventata una realtà molto importante su tutto il territorio nazionale. Sono molte le coppie che si rivol-gono a noi per avere informazioni, consigli e sostegno nel loro percorso, prima e dopo l’adozione. Per facilitare colloqui e incontriabbiamo pensato di indicare dei referenti dell’Associazione, residenti nelle diverse Regioni.

B E N V E N U T I

Kevin e BryanGenitori: Carlo Carraresi e Lucia Provvedi

CristhoperGenitori: Sergio Borgianni e Cristina Di Marco